PROGETTO RECUPERO AMBIENTALE
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PROGETTO RECUPERO AMBIENTALE
COMUNE DI REGGELLO Provincia di Firenze Opera: PROGETTO di COLTIVAZIONE della: “CAVA PER L’ESTRAZIONE DI PIETRAFORTE”, in località “Riscaggio”, utilizzata dalla Società “Italbuild S.r.l. Costruzioni Generali”. Elaborato: RELAZIONE: - Progetto di Recupero Ambientale - Simulazione fotorealistica - Computo Metrico Estimativo - Modulo Tipo Impianto Vegetazione Elaborato: 5 Data: FEBBRAIO 2012 Progettisti delle varie prestazioni specialistiche per il Progetto di Coltivazione e la Geologia: Dott. Geol. Pellegrino INNOCENTI dello Studio STG Dott. Geol. Iacopo PARENTI dello Studio Parenti per il progetto di ripristino: Dott. For. Luca GHEZZI dello Studio Garden & Landscape Design per l’inquadramento urbanistico e paesaggistico: Dott. Arch. Marco LUNGANI dello Studio Tecnico Lungani-Pacini per lo studio sull’impatto acustico: Dott. Ing. Giovanni CORSI dello Studio Tecnico Associato Euro Studio Servizi Committente: Italbuild S.r.l. Costruzioni Generali Via Pian dell’Isola, n° 53 50067 Rignano sull’Arno (FI) Indice 1 - ANALISI DELLO STATO ATTUALE............................................................................................................ 3 1.1 - Caratteri del paesaggio ..................................................................................................................... 3 1.2 - Visibilità dell’area............................................................................................................................... 3 1.3 - Caratteri del suolo ............................................................................................................................. 4 1.4 - Uso del suolo ..................................................................................................................................... 4 1.5 - Caratteri della vegetazione................................................................................................................ 4 2 - DESCRIZIONE DELL'INTERVENTO DI SISTEMAZIONE AMBIENTALE................................................... 6 2.1 - Criteri generali.................................................................................................................................... 6 2.2 - Fasi dell'intervento: contestualità del ripristino con la coltivazione della cava........................... 6 2.3 - Assetto morfologico .......................................................................................................................... 8 2.4 - Riporto di materiali per la sistemazione .......................................................................................... 8 2.5 - Smaltimento acque meteoriche ........................................................................................................ 9 2.6 - Lavorazioni agronomiche ................................................................................................................. 9 2.7 - Tipologie d’intervento e opere di rinverdimento............................................................................10 - 2.7.1 - Sistemazione della scarpata di coronamento e di raccordo del fronte estrattivo..........10 - 2.7.2 - Sistemazione quinte arboree di mascheramento..............................................................10 - 2.7.3 - Sistemazione aiuole zona ingresso cava...........................................................................11 - 2.7.4 - Sistemazione gradoni sul fronte estrattivo .......................................................................11 - 2.7.5 - Sistemazione rilevato a tombamento del piazzale di cava...............................................11 - 2.7.6 - Sistemazione a prato del piazzale di lavorazione .............................................................12 3. TECNICHE DI SISTEMAZIONE....................................................................................................................13 3.1 - Modalità di impianto della vegetazione...........................................................................................13 3.2 - Modalità di semina............................................................................................................................13 - 3.2.1 - Semina tradizionale.............................................................................................................13 - 3.2.2 - Idrosemina a matrice di fibre legnose ...............................................................................14 3.3 - Epoca di intervento..........................................................................................................................14 3.4 - Fase di manutenzione ......................................................................................................................15 ALLEGATI.......................................................................................................................................................16 2 RELAZIONE: PROGETTO DI RECUPERO AMBIENTALE 1 - ANALISI DELLO STATO ATTUALE 1.1 - Caratteri del paesaggio La “cava di pietraforte” della società Italbuild s.r.l. fa parte del sito estrattivo di Riscaggio che comprende, oltre a quella in esame, la adiacente e tutt’ora attiva cava Guerri, ed è unico per la pietraforte in Toscana, la cui valenza storica e significato per il patrimonio storico-architettonico della zona e di Firenze è ben nota. L’area di cava è collocata lungo la fascia basale dei rilievi collinari che si elevano in destra idrografica dell’Arno e che salgono fino a Vallombrosa e che fanno parte dei contrafforti del massiccio del Pratomagno. La sua ubicazione prossima alla viabilità principale, la vecchia Via Aretina, sul fondovalle dell’Arno è giustificata, oltre che dalla disponibilità della risorsa, dalla facilità del prelievo e del trasporto dei materiali già in tempi antichi. Il paesaggio di area vasta è caratterizzato dalla orografia incentrata sul corso del fiume che scorre da nord a sud, incassato tra cigli di sponda spesso ripidi e difficilmente accessibili, disegnando un tratto di vallata piuttosto stretto. Sul fondovalle trovano infatti sede le principali infrastrutture della valle, la via Aretina e la vecchia linea ferroviaria Firenze-Roma. Il paesaggio antropico è caratterizzato dalla presenza di numerosi piccoli nuclei e, soprattutto, da case sparse, insediate in un territorio con una forte vocazione per un’economia agro-silvo-pastorale. Poco più a valle del sito estrattivo si trova l’abitato di Rignano, costruito per buona parte sulla sponda sinistra dell’Arno, dove la morfologia è più dolce rispetto al versante opposto. In corrispondenza dell’area estrattiva di Riscaggio il territorio presenta caratteri diversificati in relazione all’uso del suolo. Si nota ad esempio che in riva destra del fiume è predominante l’uso agricolo del suolo, con presenza di estesi appezzamenti a seminativo che rivestono buona parte dei versanti collinari. Attorno alle cave di pietraforte e, a salire, fino a quote superiori invece domina il bosco. Qui le colture hanno uno sviluppo più contenuto, probabilmente anche in virtù delle pendenze più elevate. Il bosco scende alle quote inferiori fino a lambire la Via Aretina e circonda entrambe le cave del sito estrattivo. Il fondovalle, tra la via Aretina e il fiume e tra quest’ultimo e la ferrovia, è caratterizzato da formazioni a carattere più spiccatamente ripariale. La vegetazione di alto fusto scende fino alla quota dell’alveo, anche per la scarsa accessibilità delle sponde. Il paesaggio agrario è dominato dai terreni a seminativo. Nella zona di fondovalle sono quasi assenti sia oliveti che vigneti, la cui presenza diviene più significativa alle quote superiori. L’estensione degli appezzamenti a vite e ad olivo è sempre comunque piuttosto ridotta. Il fenomeno dell’abbandono delle colture agrarie è diffuso anche in quest’area e si assiste come da altre parti alla progressiva colonizzazione spontanea da parte della vegetazione ed all’espansione progressiva del bosco. 1.2 - Visibilità dell’area La collocazione della “cava di pietraforte” è tale che, nonostante la ridotta distanza dalla strada statale, la sua visibilità sia molto ridotta. Ciò è dovuto sia alle ridotte dimensioni della cava, che alla scarsa presenza di punti sensibili di intervisibilità nell’intorno. Rispetto alla strada statale il fronte estrattivo attuale, al pari di quello futuro, rimane nascosto dal rilevato che divide l’area dalla strada stessa. La morfologia dell’area circostante e la presenza del bosco fa sì che la cava sia non visibile dai quadranti da nord a est. A livello della linea ferroviaria la cava risulta nascosta dalla quinta arborea di fondovalle. I punti di maggiore visibilità sono rappresentati dalla adiacente cava Guerri e dalle colline in riva sinistra dell’Arno, a nord dell’abitato di Rignano. In quest’ultimo caso la visibilità è comunque limitata alle aree coltivate attorno alla località Cuvigliano. Uscendo da Rignano in direzione verso nord, la cava non è infatti visibile, se non in minima parte per la porzione superiore del fronte estrattivo, né dal cimitero, né dalla Pieve di San Leolino, né dalle abitazioni della lottizzazione di Via M. Ferroni. Percorrendo Via del Molinaccio la cava diviene visibile quasi completamente, solo parzialmente schermata dalle formazioni arboree circostanti. In prossimità di Cuvigliano si ha la visibilità maggiore anche in virtù della 3 quota altimetrica. Scendendo verso la località Agresto la cava via via sparisce per effetto dell’abbassamento di quota e per la schermatura dovuta alla quinta di vegetazione lungo la sponda dell’Arno. 1.3 - Caratteri del suolo La conoscenza dei caratteri pedologici ha rilevanza in funzione del riutilizzo del suolo di scoperchiatura presente nelle aree di cava da impiegare nelle operazioni di sistemazione finale del sito. Nel caso di Riscaggio l’intervento di coltivazione va ad interessare solo in minima parte aree vergini, mai interessate da escavazione. Il terreno che dovrà essere impiegato sarà di provenienza esterna per la quasi totalità. I suoli della zona in esame appartengono alla serie VILLA (Aquic Haplustepts fine, mixed, mesic). Si tratta di terreni in genere ubicati su versanti generalmente lineari a pendenza da debole a moderata, caratterizzati erosione diffusa e da movimenti di massa, con pietrosità da comune a frequente e rocciosità assente. L’uso prevalente del suolo, come nella zona di studio, è a vigneto specializzato, oliveto e, subordinatamente, a bosco ceduo di latifoglie e a prato pascolo. Riguardo alle caratteristiche fisiche e fisico-chimiche i suoli della zona di Riscaggio sono moderatamente profondi, a profilo Ap-C-Cr, ghiaiosi, a tessitura franca e franco argillosa, da moderatamente a molto calcarei e da debolmente a moderatamente alcalini. Il grado di drenaggio è da buono a moderato. Nei versanti coperti dal bosco, lo spessore della lettiera è di 2-3 cm, costituito da foglie di specie quercine, aceri, orniello e altre latifoglie. La presenza di abbondanti apparati radicali, moderatamente profondi, assicura un discreto contenuto di materiale organico. 1.4 - Uso del suolo Prendendo in considerazione un’area vasta di cui la cava rappresenti l’ipotetico centro, l’uso agricolo del suolo è prevalente nel territorio, in particolare, come accennato in precedenza, sui rilievi collinari in sinistra idrografica dell’Arno. Le aree a seminativo non irriguo rappresentano l’uso agricolo più rappresentato. Le altre destinazioni agricole della zona che presentano una distribuzione significativa sono rappresentate dalle colture permanenti: vigneto specializzato e oliveto, questi ultimi più diffusi nella zona a monte delle cave di pietraforte. L’abbandono diffuso delle colture ha determinato la presenza frequente di incolti, spesso trasformatisi in cespuglieti con un elevato grado di copertura di vegetazione di specie pioniere. L’uso forestale del suolo è predominante nella porzione a monte delle cave di pietraforte. Tra le aree boscate, il ceduo di latifoglie costituisce la categoria maggiormente rappresentata, con variazioni dovute alla specie predominante. Per la maggior parte si tratta di aree a dominanza di specie quercine. Anche all’interno della fascia di territorio che corre lungo l’asse fluviale dell’Arno rientra nelle aree a destinazione forestale per la presenza pressoché continua di boschi di alto fusto di latifoglie. Tra le zone artificiali, oltre ovviamente alle due aree a destinazione estrattiva, si individuano zone urbanizzate di tipo residenziale a tessuto discontinuo, rappresentate dalle numerose case sparse e dalle resedi di pertinenza. 1.5 - Caratteri della vegetazione La zona di intervento, dai parametri termo-pluviometrici e dagli aspetti vegetazionali, può essere inserita nella zona fitoclimatica del Lauretum medio-freddo. La condizione stazionale lascia comunque spazio a situazioni marginali che consentono la presenza di specie già presenti anche nella fascia del Castanetum caldo. La vegetazione forestale è dominata dalle specie quercine. I boschi sovrastanti le aree di cave sono infatti a prevalenza di roverella (Quercus pubescens), alla quale si associano il leccio (Quercus ilex) ed il cerro (Quercus cerris). Tra le specie accessorie troviamo sia l’acero campestre (Acer campestre), l’olmo campestre (Ulmus minor) e l’orniello (Fraxinus ornus). Quest’ultimo tende a dominare lungo le fasce marginali del bosco o dove l’illuminazione al suolo è maggiore, come ad esempio nel caso della parte immediatamente soprastante la “cava di pietraforte”, nella fascia compresa tra il coronamento di quest’ultima e il bosco. E’ significativa nella zona, dal punto di vista della caratterizzazione dei tipi forestali, anche la presenza del carpino nero (Ostrya carpinifolia), che risulta specie dominante in alcuni tratti di soprassuolo in prossimità del comparto estrattivo e si associa anche con il castagno (Castanea sativa) alle quote superiori del versante. Il 4 carpino è anche presente in maniera significativa nella fascia di bosco che occupa la parte alta delle sponde dell’Arno, dove le formazioni forestale sono caratterizzate da una vegetazione mista con prevalenza di specie arboree a temperamento più o meno igrofilo: Pioppo bianco (Populus alba), pioppo nero (Populus nigra), Salice (Salix alba). Qui troviamo anche la robinia (Robinia pseudoacacia), la cui elevata capacità di disseminazione ne facilita la presenza in presenza di chiarìe e vuoti di copertura. Il degrado delle scarpate stradali e del terrapieno che nasconde ad ovest la cava di pietraforte, favorisce la colonizzazione della robinia che tende da qui a diffondersi anche nelle aree circostanti. Nelle aree agricole presenti nella zona la vegetazione arborea è più che altro legata all’indirizzo colturale (vite, olivo, piante da frutto). Sono frequenti elementi vegetali legati alla gestione agricola del territorio quali il cipresso, isolato e in filare, il noce, il gelso. La divisione tra gli appezzamenti è spesso determinata da siepi naturali di campo, formazioni continue a prevalenza di specie arbustive e con specie arboree in forma cespugliosa, il cui valore paesaggistico e ambientale è molto elevato. All’interno dell’area estrattiva si nota a tratti una copertura di specie arbustive dalla elevata tendenza colonizzatrice. La più diffusa è senz’altro la ginestra odorosa (Spartium junceum), che tende a coprire anche da sola interi tratti di terreno detritico, grazie alla sua notevole frugalità ed alla capacità di rinnovazione. Tra le altre specie osservabili all’interno dell’area di cava si ricorda il prugnolo (Prunus spinosa), il biancospino (Crataegus monogyna), il ginepro (Juniperus communis), la rosa selvatica (Rosa spp.), il ligustro (Ligustrum vulgare). Di seguito riportiamo un elenco delle specie arboree ed arbustive più rappresentate nella zona interessata dalla cava di Riscaggio: NOME SCIENTIFICO specie arboree Ostrya carpinifolia Scop. Quercus cerris L. Quercus pubescens Willd. Quercus ilex L. Fraxinus ornus L. Acer campestre L. Castanea sativa Mill. Populus alba L. Populus nigra L. Salix alba L. Robinia pseudoacacia L. Ulmus minor Mill. NOME VOLGARE carpino nero cerro roverella leccio orniello acero campestre castagno pioppo bianco, gattice pioppo nero salice bianco robinia olmo campestre Specie arbustive Juniperus communis L. Lonicera etrusca L. Cornus mas L. Cornus sanguinea L. Spartium junceum L. Crataegus monogyna Jacq. Hedera helix L. Rubus fruticosus L. Rosa sp. Prunus spinosa L. Euonymus europaeus L. Coronilla emerus L. Ligustrum vulgare L. ginepro caprifoglio corniolo sanguinello ginestra biancospino edera rovo rosa selvatica prugnolo berretta del prete coronilla ligustro 5 2 - DESCRIZIONE DELL'INTERVENTO DI SISTEMAZIONE AMBIENTALE 2.1 - Criteri generali L’intervento di recupero ambientale della “cava di pietraforte” segue un criterio di inserimento paesaggistico ed ambientale del sito estrattivo nel contesto circostante. La modellazione morfologica del versante in fase di rimodellamento dovrà consentire di recuperare una superficie adeguata da destinare ad un intervento di rimboschimento che sia in grado di ricucire l’attuale “strappo” nel tessuto vegetazionale del versante collinare di Riscaggio. Gli elementi di continuità paesaggistica con l’intorno risiedono nella riproposizione di una composizione floristica compatibile con quella del bosco circostante l’attuale cava. Dal momento che la cava viene realizzata come una sorta di grande catino, la porzione centrale, di riempimento, sarà quella che ospiterà il corpo principale della vegetazione. La porzione superiore del fronte di cava, con la tipica morfologia a gradoni, rimarrà in vista a rappresentare una memoria dell’attività di una delle cave di pietra ornamentale di più antica data esistenti nell’Alto Valdarno nei dintorni di Firenze in generale. L’intervento segue inoltre un criterio di difesa dall’erosione superficiale del suolo, adottando tecniche di rinverdimento a carattere protettivo che garantiscono la rapida copertura del suolo. Allo stesso tempo vengono anticipati i naturali processi di colonizzazione dell’area da parte della vegetazione spontanea, che tenderà a prendere possesso delle aree lasciate libere dall’attività a partire dal confine con il bosco e con le formazioni arbustive che già oggi contornano la cava di pietra. Il progetto segue infine un criterio di mitigazione degli impatti della lavorazione legati alla riapertura del fronte di cava attraverso la posa a dimora di una quinta vegetale all’esterno del margine operativo della cava che contribuisca, integrando la vegetazione già oggi esistente, a creare una barriera sempreverde verso sud ovest. La realizzazione dell’impianto vegetale di imboschimento generale dell’area di cava consente di porre le condizioni per lo sviluppo negli anni di una formazione vegetazionale stabile, con un elevato grado di evoluzione e di complessità. Le opere di drenaggio e di rinverdimento dovranno assicurare la protezione del suolo da fenomeni erosivi che potrebbero pregiudicare la stabilità del sito in fase di ripristino. 2.2 - Fasi dell'intervento: contestualità del ripristino con la coltivazione della cava Il progetto di recupero ambientale si svolge in tre fasi, contestualmente e al termine delle corrispondenti fasi di coltivazione della cava, come illustrato negli elaborati grafici allegati. Gli interventi, suddivisi per tipologia di area, comprendono: 1. scarpate di coronamento e di raccordo del fronte estrattivo 2. superficie rimboschimento lato nord (esterna all’area di coltivazione) 3. superficie dei gradoni del fronte di scavo 4. superficie del rilevato a tombamento del piazzale di cava 5. superficie aiuole area di ingresso alla cava 6. quinte arboree di mascheramento lungo i confini (esterne all’area di coltivazione). Nella figura relativa alla successione delle fasi di sistemazione è riportata la distribuzione delle diverse aree nelle singole fasi di recupero, le cui superfici sono calcolate al lordo delle scarpate del gradonamento del fronte di cava: Fase Prima Seconda Terza Totale Superficie Superficie (mq.) 1.430 1.000 11.200 13.630 6 Con riferimento alle singole tipologie d’intervento, considerando le superfici in pianta delle varie tipologie di intervento e la superficie dei gradoni al netto delle scarpate del fronte di scavo, la distinzione delle fasi appare la seguente: FASE 1 2 3 Tot. Mq Scarpate Rimboschidi corona mento mento e settore raccordo nord 870 160 570 320 1.760 160 Rilevato sul piazzale Gradoni 330 430 130 890 Aiuole area accesso cava 70 7.900 7.900 70 Per ogni fase sono previsti i seguenti interventi: Prima fase di sistemazione (nel corso ed al termine della prima di coltivazione) • Sist. aiuole zona di ingresso area di cava ° Semina e piantagione • Sist. quinte arboree di mascheramento (terrapieno lato ovest) ° Piantagione cipressi • Sist. scarpata di raccordo terrapieno lato ovest ° Idrosemina potenziata • Sist. gradone quota 150 (quota indicativa della parte centrale del gradone) ° Riporti ° Semina Seconda fase di sistemazione (nel corso ed al termine della seconda di coltivazione) • Sist. scarpata di raccordo fronte nord ° Idrosemina potenziata • Sist. gradone quota 140 (quota indicativa della parte centrale del gradone) ° Riporti ° Semina Terza fase di sistemazione (al termine della terza di coltivazione) • Sist. gradone quota 130 (quota indicativa della parte centrale del gradone) ° Riporti ° Semina e piantagione • Sist. scarpata di raccordo fronte ovest (parte basale) ° Idrosemina potenziata • Sist. rilevato a tombamento del piazzale di cava ° Movimenti di terra e modellamento ° Lavorazione ° Drenaggio superficiale ° Semina e piantagione • Sist. piazzale (area di lavorazione) ° Riporto di terreno ° Lavorazione ° Drenaggio superficiale ° Semina • Sist. quinte arboree di mascheramento (confine sud) ° Piantagione cipressi 7 Prato 2.850 2.850 Sup. Totali (mq) 1430 1000 11200 13630 2.3 - Assetto morfologico La porzione centrale dell’area estrattiva, corrispondente al piazzale di cava, al termine della coltivazione e degli interventi di rimodellamento dei rilevati presenta una conformazione caratterizzata da un ampio spazio incassato pianeggiante posto ad una quota leggermente più elevata dell’ingresso dalla Strada Regionale. Il rilevato che occupa la porzione est del piazzale presenta invece una morfologia caratterizzata da un pendio regolare che sale verso il fronte di cava, a est, coprendone una buona porzione fino ad inglobare parte del terzo gradone. Il rilevato risulta pertanto delimitato dal fronte estrattivo ad est e dalla scarpata di raccordo col bosco a nord. Verso sud è delimitato dal Borro del Piano, che lo divide dall’area della adiacente cava Guerri. La pendenza media del rilevato è pari al 35-37% ed il gradiente massimo di quota va da un massimo di circa 34 metri ad un minimo di 20 metri. Il fronte estrattivo, in buona parte coperto dal rilevato del piazzale, presenta due gradoni con sviluppo lineare coincidente all’incirca con l’ampiezza del fronte stesso, ed un terzo gradone che verrà coperto per oltre due terzi dal rilevato. Le due scarpate di raccordo tra i primi due gradoni avranno un assetto molto regolare, con pendenza pari a circa 3:1 ed un’altezza di circa 10 metri. La scarpata a nord avrà uno sviluppo in altezza di circa 30 metri nel punto di maggiore dislivello col bosco soprastante. Verrà in parte mascherata nel tempo dalla formazione del bosco sul rilevato. Il piazzale di lavorazione rimarrà separato fisicamente dalla viabilità esterna grazie alla presenza del rilevato già oggi esistente a ovest. Il margine sud del contrafforte che chiude la cava rispetto al fondovalle viene riprofilato per la collocazione delle attrezzature di servizio e degli uffici, lasciando un varco aperto verso la strada esterna largo circa 20 mt, nel cui ingombro è contenuto anche l’accesso alla viabilità secondaria oggi esistente. 2.4 - Riporto di materiali per la sistemazione Il progetto di coltivazione della cava di pietraforte prevede il riporto di un quantitativo di materiale inerte per riempimento dello scavo nell’area del piazzale pari a circa 117.500 mc. Detto riporto, che rientra nelle operazioni di coltivazione della cava, viene eseguito mediante stesa e compattazione a strati, fino ad ottenere le pendenze e le sagome di progetto. La finitura del rilevato ai fini della sistemazione ambientale, ed in particolare del rinverdimento, prevede il riporto di terreno di coltivo per la formazione del substrato atto ad ospitare la vegetazione, sia erbacea che forestale. Tale riporto interessa, oltre alla superficie del rilevato, quella dei gradoni nella parte alta del fronte estrattivo che rimangono scoperti a fine intervento. Per l’intervento di sistemazione del rilevato si considera necessario il riporto di uno spessore andante di 35 cm sull’intera superficie di imboschimento, pari a circa 7.900 mq. Il terreno di coltivo da riportare è pertanto pari a circa 2.750 mc. Per la sistemazione dei gradoni, sui quali si esegue soltanto un rinverdimento mediante semina di un tappeto erboso, è previsto il riporto di terreno di coltivo per uno spessore di 25 cm. Data una superficie di intervento pari a circa 810 mq, il volume di terreno da riportare è pari a circa 200 mc. Infine, per la sistemazione della porzione di piazzale dedicato alla lavorazione, posto al piede del rilevato di cui sopra, la cui superficie è pari a circa 2.850 mq, si prevede il rinterro andante con 25 cm di terreno di coltivo, per una volumetria pari a circa 700 mc. Complessivamente il riporto di terreno per l’esecuzione delle opere di sistemazione ambientale è stimato pertanto in circa 3.650 mc. La maggior parte di tale materiale viene evidentemente impiegato nella terza e ultima fase di intervento, nella quale è prevista la sistemazione dell’intero corpo del rilevato. Durante le operazioni di riporto del materiale inerte per la formazione del rilevato è necessario evitare il compattamento dello strato superiore, per una profondità non inferiore ad 1 metro. Soltanto quando saranno stati ultimati i riporti e la rimodellazione del detrito si procede con il riporto di terreno agrario. All’atto del riporto del terreno di coltivo sarà necessario che la superficie di calpestio sia stata adeguatamente predisposta mediante una completa scarificazione che acconsenta l’apparentamento del materiale di riporto e non vi siano ostacoli per gli apparati radicali. 8 Nel caso della cava di Riscaggio non è prevedibile il riporto di suolo di scoperchiatura data l’assenza quasi totale dello stesso all’interno del perimetro destinato all’ampliamento della cava. Sarà possibile reimpiegare il terreno vegetale di scoperchiatura soltanto nel caso della risistemazione del tratto di bosco oltre il confine nord della cava, dove viene eseguita una rimodellazione del profilo esistente per la messa in sicurezza di un tratto di versante di dimensioni molto modeste. Il terreno che potrà essere recuperato da questo intervento preliminare verrà accumulato al margine della zona da scavare e reimpiegato subito, al momento della riconfigurazione morfologica del sito stesso. 2.5 - Smaltimento acque meteoriche Le opere per lo smaltimento delle acque meteoriche comprendono lo scavo di un sistema di fossette a cielo aperto in grado di convogliare, a lavori di sistemazione finali eseguiti, le acque superficiali nel Borro del Piano. L’intervento di regimazione delle acque superficiali sul rilevato svolge una essenziale funzione di difesa nei confronti dell’erosione al piede delle piante forestali poste a dimora con le sistemazioni finali dell’area del terreno riportato. Nelle fasi intermedie di coltivazione lo smaltimento delle acque prevede la creazione di un accumulo temporaneo nella zona sud del piazzale. Le fossette a cielo aperto sono distribuite sia sul piano dei gradoni, dove corrono lungo il lato di monte sfruttando la contropendenza del ripiano stesso, che sul corpo del rilevato. In quest’ultimo caso i drenaggi formano un reticolo a spina di pesce con fossette di prima e seconda raccolta. Le acque raccolte sui gradoni e lungo il pendio del rilevato afferiscono all’interno di una fossetta posta al piede del pendio. Il conferimento finale delle acque raccolte alle quota del piazzale di lavorazione è all’interno del Borro del Piano. In corrispondenza della viabilità esterna alla cava che costeggia il Borro è prevista la realizzazione di un sotto attraversamento con pozzetto munito di griglia e tubazione in cls il cui diametro sarà verificato in fase di progetto esecutivo. I fossi di prima raccolta avranno una sezione di 0,15 mq circa, quelli di seconda raccolta una sezione minima di 0,25 – 0.30 mq. 2.6 - Lavorazioni agronomiche In linea generale la tipologia e l’entità lavorazioni agronomiche preparatorie per la semina e la posa a dimora della vegetazione sono da valutare in sede di esecuzione dei lavori di sistemazione ambientale e sono strettamente legati alle caratteristiche del substrato (trattandosi di terreno di riporto da siti esterni non è possibile fare previsioni precise in questa sede), al tempo che intercorre tra la posa del terreno e la realizzazione del rinverdimento ed, infine, alla stagione di intervento. Considerando che la sistemazione dei gradoni sul fronte di cava prevede il riporto dell’intero volume di materiale per l’impianto vegetale, la loro superficie verrà la lavorazione potrà essere limitata ad un livellamento meccanico, ad una erpicatura e ad una fresatura, in base alla stagione di semina. Per la superficie del rilevato realizzato sul piazzale di cava, dove il materiale riportato sarà distribuito da mezzi pesanti e subirà pertanto un parziale compattamento, è prevista una erpicatura alla profondità di 25-30 cm con successivo affinamento meccanico, previa scarifica della superficie prima del riporto del terreno vegetale. Sulle superfici da seminare con il metodo di semina tradizionale – manuale o meccanizzata - si prevede l’impiego di compost verde come ammendante e miglioratore delle caratteristiche fisiche e chimiche del terreno e per una adeguata dotazione di sostanza organica. L’impiego di compost nell’area di intervento prevede un dosaggio in ragione di 300 q.li/ha e l’interramento fino a 20 cm nel corso delle lavorazioni agronomiche. L’utilizzo del compost per le sistemazioni ambientali dell’area estrattiva è subordinato alla fornitura di materiale rispondente alle caratteristiche ed ai parametri di cui al D.Lgs. 75 del 29/4/2010, allegato 2. 9 2.7 - Tipologie d’intervento e opere di rinverdimento La sistemazione finale dell'area prevede il rinverdimento delle varie parti della cava utilizzando diverse tipologie di intervento in base alle specifiche caratteristiche di ogni settore, alla morfologia del terreno ed alla finalità dei singoli interventi. L’intervento tende globalmente alla rinaturalizzazione del tratto di versante interessato dall'attività estrattiva, prediligendo quindi un tipo di sistemazione atto a garantire la riuscita dell'impianto grazie all'uso di consociazioni vegetali proprie del luogo, in grado di automantenersi e svilupparsi nel tempo. In allegato sono riportati gli schemi delle tipologie di rimboschimento previste per la sistemazione delle diverse aree. 2.7.1 - Sistemazione della scarpata di coronamento e di raccordo del fronte estrattivo Le scarpate che delimitano a nord e ad est l’area di intervento hanno una superficie complessiva in pianta di circa 1.760 mq, corrispondente ad una superficie effettiva di circa 2.110 mq (coefficiente di moltiplicazione 1,20) e presentano pendenze comprese tra il 140 % e il 165 %. L’intervento prevede il rinverdimento con la tecnica della idrosemina a matrice di fibre legate. Lo scopo prevalente dell’intervento, come già detto, è la protezione del suolo dall’erosione superficiale e dal dilavamento. La tecnica di idrosemina individuata – tipo soil-guard - è quella che fornisce le maggiori garanzie di riuscita del rinverdimento nella situazione morfologica della scarpata. La pendenza elevata, oltre 45°, e la assenza di sostanza organica rendono indispensabile utilizzare una miscela arricchita rispetto ai componenti della idrosemina tradizionale. Il metodo conosciuto come Soil-Guard per il controllo dell'erosione assomma alla tecnica della tradizionale idrosemina i vantaggi della protezione delle biostuoie, con un unico intervento che si adatta a situazioni morfologiche difficili e alla carenza di sostanza organica nel substrato, dove altri interventi, anche combinati presenterebbero evidenti difficoltà di riuscita. La tecnica operativa consiste nella aspersione tramite seminatrice idraulica a pressione di una miscela la cui composizione indicativa, da verificare in sede di esecuzione dell’intervento, è la seguente: Componente Matrice di fibre legate (Soil-Guard) Miscuglio di semente Humus vagliato Concime organico e minerale Collante naturale Ammendante organico Dose 350 g/mq 35-40 g/mq 200 g/mq 150 g/mq 10 g/mq 150 g7mq La composizione della matrice di fibre legate (MFL) "Soil Guard" comprende: a) 80-90% fibre vergini di ontano ricavate con metodo termomeccanico, esenti da tannino, lunghezza > 10 mm per oltre il 50%; b) 10% di collante premiscelato polisaccaride estratto dal legume di Guar, ad elevata viscosità, in grado di creare legami stabili tra le fibre ed il terreno; c) 2% di attivatori organici e minerali atti a stimolare la germinazione. La miscela, da applicare generalmente in un unico passaggio, si dovrà adattare perfettamente alla superficie del terreno senza dare luogo a ruscellamenti. La quantità di M.F.L. applicata non dovrà essere inferiore a 350 g/mq per ottenere una adeguata copertura del suolo che consenta alla miscela impiegata di svolgere le molteplici funzioni: ritenzione idrica per creare un microclima ideale alla germinazione; legame tra terreno, seme e fertilizzante; attenuazione del dilavamento dei semi, del concime e del terreno; rilascio nel terreno di sostanza organica, attraverso la progressiva decomposizione, a beneficio delle piante. La funzionalità della M.F.L. è garantita dal legante di natura organica, viscoso, che diventa insolubile subito dopo l'essicazione. 2.7.2 - Sistemazione quinte arboree di mascheramento E’ prevista la formazione di quinte arboree di cipresso da realizzare sia sul terrapieno che delimita la cava dalla viabilità esterna che lungo il confine sud. Nel primo caso si tratta di un intervento preliminare, coincidente con la prima fase di coltivazione, che può essere messo in atto fin dall’inizio dell’attività. Le piante vengono 10 poste a dimora su più file secondo lo schema indicato in planimetria. Il fatto che la quinta arborea sia interrotta nella parte centrale dipende dall’andamento del confine di proprietà. Per la piantagione non sono previste lavorazioni, ad esclusione di una locale ripulitura della vegetazione infestante presente. Le piante da porre a dimora sono cipressi allevati in contenitore, di classe di altezza 125150 cm. E’ importante che le piante non siano di innesto, con chioma troppo stretta, bensì allevate da seme e di entrambe le varietà - horizontalis e pyramidalis. La disposizione è per file sfalsate. La formazione de filare lungo il confine sud del piazzale di cava viene eseguita al termine della terza fase di recupero ambientale, in concomitanza con le altre opere di rinverdimento previste. Anche in questo caso vengono poste a dimora cipressi con caratteristiche analoghe alle precedenti, utilizzando unicamente piante della varietà pyramidalis. E’ prevista in totale la posa a dimora di 70 cipressi, di cui 37 per la formazione della quinta di mascheramento a est, e 33 per la formazione del filare di confine a sud. 2.7.3 - Sistemazione aiuole zona ingresso cava L’intervento prevede, all’inizio dell’attività di coltivazione ed in concomitanza della realizzazione dell’accesso e dell’edificio di servizio, la sistemazione di due aiuole poste ai lati dell’accesso dalla Strada Regionale. E’ prevista la formazione di un prato rustico e la piantagione di 3 esemplari di Acero campestre (Acer campestre) in prossimità dell’area di parcheggio dipendenti e dell’isola ecologica. 2.7.4 - Sistemazione gradoni sul fronte estrattivo Il mantenimento a vista della porzione alta del fronte di cava è determinato dall’intento progettuale di lasciare una testimonianza della storicità del sito di Riscaggio e dell’attività che qui si è svolta nel lungo periodo dell’estrazione della pietraforte. L’intervento, che mantiene visibile la stratigrafia dei filari della pietraforte, è pertanto minimo e non prevede l’impiego della vegetazione a mascheramento come invece indicato per altre porzioni della cava. Si prevede quindi un riporto di terreno di coltivo sul ripiano dei tre gradoni che rimangono scoperti dopo il tombamento del piazzale di cava. Come già indicato sopra, lo spessore di terreno da riportare è pari a circa 25 cm. Il rinverdimento avviene in questo caso soltanto mediante la formazione di un manto erboso il cui scopo è prevalentemente protettivo rispetto a fenomeni di erosione superficiale. La superficie effettiva dell’intervento di sistemazione ambientale, nel caso dei gradoni, è pari a circa 810 mq. 2.7.5 - Sistemazione rilevato a tombamento del piazzale di cava La sistemazione del rilevato rappresenta l’intervento di maggior rilievo nell’ambito del recupero ambientale dell’area Italbuild di Riscaggio. Qui è infatti prevista la formazione di un soprassuolo boschivo misto per una estensione di quasi a 8.000 mq, pari a quasi 2/3 dell’intera area estrattiva. L’intervento prevede anche in questo caso il riporto di terreno di coltivo sulla superficie del rilevato, che dovrà essere adeguatamente livellata. Il compattamento del corpo del rilevato dovrà essere moderato nella porzione più superficiale, evitando di costipare l’ultimo metro di spessore della stesso. Per ottenere una buona stabilità della superficie si rileva l’opportunità di predisporre in fase di preparazione del rilevato, una microgradonatura con formazione di scalini estesi secondo le curve di livello che possano costituire un valido ancoraggio per il riporto superficiale. Riguardo alla tempistica di esecuzione dell’intervento, il riporto di terreno può avvenire anche nel corso della formazione del rilevato, anziché essere concentrato al momento della sua conclusione. Ciò faciliterà sia il reperimento della terra necessaria alla formazione del substrato nonché il suo assestamento. Sarà inoltre possibile procedere con la semina e la piantagione anche per “sottofasi” progressive all’interno della terza fase di sistemazione ambientale della cava. Successivamente al riporto di terreno ed al livellamento verrà predisposto il sistema di drenaggio superficiale con lo scavo delle fossette di prima e seconda raccolta. Verranno quindi eseguite le lavorazioni agronomiche come sopra specificato e la semina per la formazione di un manto erboso con funzione preminente di protezione dall’erosione. La semina viene eseguita con metodo tradizionale, manuale o meccanizzato. 11 L’intervento di imboschimento del pendio del rilevato viene eseguito una volta che il manto erboso si è affermato realizzando la protezione superficiale del suolo dall’erosione. La tipologia vegetazionale per questa fase del recupero ambientale è realizzata secondo il modulo tipo riportato in allegato alla relazione ed è composta prevalentemente da roverella (Quercus pubescens) e cerro (Quercus cerris), con orniello (Fraxinus ornus), carpino nero (Ostrya carpinifolia) e acero campestre (Acer campestre) come specie accessorie consociate. Tutte le specie individuate sono molto comuni nella zona dell’intervento e compongono le associazioni vegetazionali più diffuse. Le scelte botaniche, elaborate in base ad un criterio stazionale, vanno a comporre una struttura vegetazionale che consentirà la copertura totale del terreno e potrà garantire un rapido sviluppo vegetativo. Di seguito riportiamo la specifica della distribuzione delle specie botaniche utilizzate per l’imboschimento del rilevato, con indicazione delle percentuali e delle quantità per ciascuna di esse. Composizione bosco misto sul rilevato del piazzale di cava: n° Nome scientifico Specie arboree 1 Quercus pubescens 2 Quercus cerris 3 Fraxinus ornus 4 Ostrya carpinifolia 5 Acer campestre Nome volgare % n° piante roverella cerro orniello carpino nero acero campestre Totale piante 30 30 15 15 10 100 378 378 189 189 126 1.260 2.7.6 - Sistemazione a prato del piazzale di lavorazione L’area del piazzale di lavorazione, posta tra il rilevato artificiale e il terrapieno sul confine ovest, viene sistemata a prato. E’ previsto il riporto di terreno di coltivo per uno spessore di circa 25 cm andanti, previa la scarifica del piano di calpestio. Lungo i margini dell’area a prato vengono realizzate le fossette a cielo aperto di raccolta delle acque meteoriche superficiali che afferiscono sia dalla scarpata sui lati ovest e nord del piazzale, che dal pendio del rilevato a est. La superficie del terreno sarà modellata per lo sgrondo delle acque meteoriche mediante una baulatura con pendenza sia verso ovest che verso est. La formazione del prato prevede una semina eseguita con tecnica tradizionale, manuale o meccanizzata. Prima della semina è prevista una lavorazione senza rovesciamento della zolla, con interramento dell’ammendante – compost o letame – distribuito in ragione di 300 q.li/ha. 12 3. TECNICHE DI SISTEMAZIONE 3.1 - Modalità di impianto della vegetazione L'impianto della vegetazione, previsto per la zona di imboschimento sul rilevato nel piazzale di cava, avviene secondo il modulo-tipo allegato in calce alla relazione. La messa a dimora prevede lo scavo con attrezzi manuali di buche su terreno di riporto e precedentemente lavorato e inerbito, di adeguata profondità per consentire il riempimento delle buche stesse con terra mista a torba. La profondità della buca deve essere circa pari a 1,5 volte la dimensione del pane di terra delle piantine. Il materiale vegetale da impiegare per l’imboschimento è di tipo forestale, proveniente dai vivai della Regione e regolarmente certificato. Si tratta sempre di piantine in fitocella di 1 o 2 anni di età, di cui la direzione lavori verificherà la rispondenza ai requisiti standard di: assenza di patologie o imperfezioni; apparato radicale ben sviluppato; sviluppo in altezza proporzionato in relazione all’età e alla specie. All'impianto viene effettuata una concimazione localizzata con concime minerale o organico a composizione ternaria N:P:K, a titolo da determinare in fase di esecuzione dell'opera. Immediatamente dopo la messa a dimora, va effettuata una abbondante irrigazione localizzata alle piantine (almeno 5 l di acqua), anche nel caso di impianto autunnale. Per le piante di cipresso impiegate per la composizione delle quinte arboree di confine e di mascheramento, oltre alle operazioni sopra ricordate, si prevede l’ancoraggio per la stabilizzazione delle piante con infissione di un singolo palo posto dal lato della pianta opposto alla direzione delle raffiche dominanti, da nord-nord ovest. 3.2 - Modalità di semina 3.2.1 - Semina tradizionale La tecnica tradizionale di semina riguarda una superficie complessiva di circa mq 11.700, formata da: i gradoni sul fronte di cava; il pendio del rilevato sul piazzale; il prato sul piazzale di lavorazione; il settore di rimboschimento a nord. La semina deve poter provvedere, in particolare nelle porzioni in pendenza, alla protezione rapida del suolo dall'erosione, limitare gli interventi di manutenzione e al tempo stesso consentire nel tempo la graduale introduzione delle specie naturali. L’operazione viene effettuata su queste superfici dopo aver operato le lavorazioni sopra ricordate, distribuendo un miscuglio di semente, che garantisca una copertura veloce ed efficace del suolo, composto da alcune specie con apparati radicali superficiali ad accrescimento orizzontale e altre con accrescimento ipogeo in profondità, operando l'interramento del seme mediante rullatura. Il miscuglio è costituito principalmente da graminacee microterme, caratterizzate da differenti gradi di velocità d’insediamento e persistenza, e da una limitata presenza di leguminose miglioratrici. Viene effettuata una concimazione con concime minerale o organico a composizione ternaria N:P:K il cui titolo va determinato in base ad analisi del substrato ed all'epoca di semina. La quantità di seme da impiegare è pari a 30 gr/mq, corrispondenti a 300 Kg/ha. Composizione del miscuglio per la semina n° 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Nome scientifico Festuca arundinacea Lolium perenne Lolium multiflorum Dactylis glomerata Bromus inermis Festuca rubra Agropyron repens Medicago lupulina Trifolium hybridum Nome volgare Festuca Loglietto Loglietto italico Erba mazzolina Bromo Festuca rossa Gramigna Erba medica lupulina Trifoglio ibrido Famiglia Graminacee Graminacee Graminacee Graminacee Graminacee Graminacee Graminacee Leguminose Leguminose 13 Percentuale 25% 20% 10% 10% 10% 10% 5% 5% 5% 3.2.2 - Idrosemina a matrice di fibre legnose Data l'impossibilità di realizzare una semina secondo un metodo analogo al precedente, come già ricordato, sulla superficie della scarpata si interviene effettuando una idrosemina mediante seminatrice idraulica a pressione. Oltre alle caratteristiche della miscela di fibre legnose, già descritte nei capitoli precedenti, specifichiamo qui di seguito gli altri componenti da impiegare per eseguire l’intervento: - torba, nella dose di 5 lt/mq, con funzione di ammendante; - collante organico a base di cellulosa, nella dose di 100 gr/mq (variabile secondo la qualità del prodotto). - fertilizzante ternario N:P:K a pronta, media e lenta cessione, nella dose di 80 gr/mq; - acqua, in quantità da determinare in base alle condizioni ambientali al momento dell'intervento, che funge da veicolo alla miscela e imbibisce la semente. - semente, nella dose di 25 gr/mq, composta dal miscuglio della tabella. Per il miscuglio di seme riportiamo una composizione indicativa che andrà verificata in sede di direzione lavori di recupero ambientale. Composizione del miscuglio di specie erbacee per idrosemina. n° Nome scientifico Nome volgare Famiglia 1 Dactylis glomerata erba mazzolina Graminacee 2 Festuca arundinacea Festuca Graminacee 3 Lolium perenne Loglietto Graminacee 4 Agropyron repens Gramigna Graminacee 5 Bromus inermis Bromo Graminacee 6 Lotus corniculatus Ginestrino Leguminose 7 Trifolium repens Trifoglio ladino Leguminose 8 Trifolium hybridum Trifoglio ibrido Leguminose Percentuale 25% 20% 15% 10% 10% 10% 5% 5% Come si nota dalla tabella, mentre la composizione di graminacee è simile al miscuglio visto per la semina tradizionale, nel caso della idrosemina si aumenta la percentuale di leguminose. 3.3 - Epoca di intervento L’epoca di intervento è differenziata per tipologia di lavorazione, ed ogni operazione è dipendente dall’andamento stagionale (precipitazioni e andamento termico). Tra una operazione e l’altra normalmente trascorre un periodo di tempo che consente l’assestamento dei processi innescati. In alcuni casi (es.: dalla semina alla piantagione) è opportuno che l’intervallo di tempo abbia una durata adeguata alla stabilizzazione del terreno. Per quanto riguarda le operazioni di semina da eseguire con metodo tradizionale, l’epoca di intervento è preferibilmente l’autunno (ottobre-novembre), così da sfruttare le piogge autunnali in un periodo di temperature ancora accettabili e adatte alla germinazione e da consentire l’emergenza delle graminacee prima dell’inverno. Con la primavera possiamo avere già una valida copertura erbacea in grado di proteggere il terreno dall’erosione delle acque meteoriche. Vanno comunque evitati periodi a rischio di gelata ed è opportuno intervenire con temperature superiori a 6 – 8° C. Per la idrosemina, è opportuno che l’intervento venga eseguito durante la stagione vegetativa, preferibilmente in primavera avanzata, anticipando adeguatamente i periodi di temperature eccessive e di eventuale carenza di precipitazioni. In alternativa si può intervenire all’inizio dell’autunno. E’ comunque preferibile evitare le settimane asciutte. Le piantagioni possono essere eseguite nell’arco temporale tra novembre-dicembre e febbraio-marzo. In assenza di un impianto di irrigazione non è consigliabile eseguire la piantagione oltre la fine di febbraio, se non predisponendosi ad eseguire più irrigazioni di soccorso. Come già detto, per eseguire l’impianto delle piante forestali è necessario che la copertura erbacea del suolo sia affermata, pertanto, a seconda dell’epoca di semina, possono intercorrere dai 6-8 a 10-12 mesi prima di eseguire la piantagione. Riguardo alla posa a 14 dimora dei cipressi che formano le quinte di mascheramento e di confine, l’epoca di intervento è la stessa indicata sopra, con possibilità di anticipare a ottobre la piantagione autunnale. 3.4 - Fase di manutenzione La manutenzione della vegetazione comprende anzitutto il risarcimento delle piantine non attecchite con un margine di tolleranza di piante non attecchite pari al 10% dell’impianto generale. Il periodo dedicato alle cure colturali ai nuovi impianti ha una durata di 3 anni successivi all’impianto. Dette cure comprendono una ripulitura periodica attorno alle piantine per la rimozione della vegetazione infestante, una concimazione organica ed una leggera eventuale potatura di allevamento. Allo scopo di ridurre l’emergenza di erbacee infestanti verrà posta al piede delle piantine uno strato di pacciamatura in materiale sciolto di origine vegetale con appositi dischi pacciamanti. Nelle fasi di siccità estiva prolungata dovranno essere eseguite una o più irrigazioni di soccorso. L’eventuale presenza di rinnovazione spontanea - all’interno o al margine dell’area imboschita - di specie arboree e arbustive che possono diffondersi dalle aree naturali circostanti dovrà essere mantenuta ed eventualmente favorita nel corso delle operazioni di manutenzione dei nuovi impianti. 15 ALLEGATI SIMULAZIONE FOTOREALISTICA ILLUSTRATIVA DELLO STATO FINALE DELL’AREA ESTRATTIVA DI RISCAGGIO ITALBUILD COMPUTO METRICO ESTIMATIVO DEGLI INTERVENTI DI RECUPERO AMBIENTALE MODULO TIPO PER IMPIANTO DELLA VEGETAZIONE (ITA-012) 16