PROGETTO RECUPERO AMBIENTALE

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PROGETTO RECUPERO AMBIENTALE
COMUNE DI REGGELLO
Provincia di Firenze
Opera:
PROGETTO di COLTIVAZIONE della: “CAVA
PER L’ESTRAZIONE DI PIETRAFORTE”, in
località “Riscaggio”, utilizzata dalla Società
“Italbuild S.r.l. Costruzioni Generali”.
Elaborato:
RELAZIONE:
- Progetto di Recupero Ambientale
- Simulazione fotorealistica
- Computo Metrico Estimativo
- Modulo Tipo Impianto Vegetazione
Elaborato:
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Data: FEBBRAIO 2012
Progettisti delle varie prestazioni specialistiche
per il Progetto di Coltivazione e la Geologia:
Dott. Geol. Pellegrino INNOCENTI
dello Studio STG
Dott. Geol. Iacopo PARENTI
dello Studio Parenti
per il progetto di ripristino:
Dott. For. Luca GHEZZI
dello Studio Garden & Landscape Design
per l’inquadramento urbanistico e paesaggistico:
Dott. Arch. Marco LUNGANI
dello Studio Tecnico Lungani-Pacini
per lo studio sull’impatto acustico:
Dott. Ing. Giovanni CORSI
dello Studio Tecnico Associato Euro Studio Servizi
Committente:
Italbuild S.r.l. Costruzioni Generali
Via Pian dell’Isola, n° 53
50067 Rignano sull’Arno (FI)
Indice
1 - ANALISI DELLO STATO ATTUALE............................................................................................................ 3
1.1 - Caratteri del paesaggio ..................................................................................................................... 3
1.2 - Visibilità dell’area............................................................................................................................... 3
1.3 - Caratteri del suolo ............................................................................................................................. 4
1.4 - Uso del suolo ..................................................................................................................................... 4
1.5 - Caratteri della vegetazione................................................................................................................ 4
2 - DESCRIZIONE DELL'INTERVENTO DI SISTEMAZIONE AMBIENTALE................................................... 6
2.1 - Criteri generali.................................................................................................................................... 6
2.2 - Fasi dell'intervento: contestualità del ripristino con la coltivazione della cava........................... 6
2.3 - Assetto morfologico .......................................................................................................................... 8
2.4 - Riporto di materiali per la sistemazione .......................................................................................... 8
2.5 - Smaltimento acque meteoriche ........................................................................................................ 9
2.6 - Lavorazioni agronomiche ................................................................................................................. 9
2.7 - Tipologie d’intervento e opere di rinverdimento............................................................................10
- 2.7.1 - Sistemazione della scarpata di coronamento e di raccordo del fronte estrattivo..........10
- 2.7.2 - Sistemazione quinte arboree di mascheramento..............................................................10
- 2.7.3 - Sistemazione aiuole zona ingresso cava...........................................................................11
- 2.7.4 - Sistemazione gradoni sul fronte estrattivo .......................................................................11
- 2.7.5 - Sistemazione rilevato a tombamento del piazzale di cava...............................................11
- 2.7.6 - Sistemazione a prato del piazzale di lavorazione .............................................................12
3. TECNICHE DI SISTEMAZIONE....................................................................................................................13
3.1 - Modalità di impianto della vegetazione...........................................................................................13
3.2 - Modalità di semina............................................................................................................................13
- 3.2.1 - Semina tradizionale.............................................................................................................13
- 3.2.2 - Idrosemina a matrice di fibre legnose ...............................................................................14
3.3 - Epoca di intervento..........................................................................................................................14
3.4 - Fase di manutenzione ......................................................................................................................15
ALLEGATI.......................................................................................................................................................16
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RELAZIONE: PROGETTO DI RECUPERO AMBIENTALE
1 - ANALISI DELLO STATO ATTUALE
1.1 - Caratteri del paesaggio
La “cava di pietraforte” della società Italbuild s.r.l. fa parte del sito estrattivo di Riscaggio che comprende, oltre
a quella in esame, la adiacente e tutt’ora attiva cava Guerri, ed è unico per la pietraforte in Toscana, la cui
valenza storica e significato per il patrimonio storico-architettonico della zona e di Firenze è ben nota.
L’area di cava è collocata lungo la fascia basale dei rilievi collinari che si elevano in destra idrografica dell’Arno
e che salgono fino a Vallombrosa e che fanno parte dei contrafforti del massiccio del Pratomagno.
La sua ubicazione prossima alla viabilità principale, la vecchia Via Aretina, sul fondovalle dell’Arno è
giustificata, oltre che dalla disponibilità della risorsa, dalla facilità del prelievo e del trasporto dei materiali già in
tempi antichi.
Il paesaggio di area vasta è caratterizzato dalla orografia incentrata sul corso del fiume che scorre da nord a
sud, incassato tra cigli di sponda spesso ripidi e difficilmente accessibili, disegnando un tratto di vallata
piuttosto stretto. Sul fondovalle trovano infatti sede le principali infrastrutture della valle, la via Aretina e la
vecchia linea ferroviaria Firenze-Roma.
Il paesaggio antropico è caratterizzato dalla presenza di numerosi piccoli nuclei e, soprattutto, da case sparse,
insediate in un territorio con una forte vocazione per un’economia agro-silvo-pastorale.
Poco più a valle del sito estrattivo si trova l’abitato di Rignano, costruito per buona parte sulla sponda sinistra
dell’Arno, dove la morfologia è più dolce rispetto al versante opposto.
In corrispondenza dell’area estrattiva di Riscaggio il territorio presenta caratteri diversificati in relazione all’uso
del suolo. Si nota ad esempio che in riva destra del fiume è predominante l’uso agricolo del suolo, con
presenza di estesi appezzamenti a seminativo che rivestono buona parte dei versanti collinari. Attorno alle
cave di pietraforte e, a salire, fino a quote superiori invece domina il bosco. Qui le colture hanno uno sviluppo
più contenuto, probabilmente anche in virtù delle pendenze più elevate. Il bosco scende alle quote inferiori fino
a lambire la Via Aretina e circonda entrambe le cave del sito estrattivo.
Il fondovalle, tra la via Aretina e il fiume e tra quest’ultimo e la ferrovia, è caratterizzato da formazioni a
carattere più spiccatamente ripariale. La vegetazione di alto fusto scende fino alla quota dell’alveo, anche per
la scarsa accessibilità delle sponde.
Il paesaggio agrario è dominato dai terreni a seminativo. Nella zona di fondovalle sono quasi assenti sia oliveti
che vigneti, la cui presenza diviene più significativa alle quote superiori. L’estensione degli appezzamenti a
vite e ad olivo è sempre comunque piuttosto ridotta. Il fenomeno dell’abbandono delle colture agrarie è diffuso
anche in quest’area e si assiste come da altre parti alla progressiva colonizzazione spontanea da parte della
vegetazione ed all’espansione progressiva del bosco.
1.2 - Visibilità dell’area
La collocazione della “cava di pietraforte” è tale che, nonostante la ridotta distanza dalla strada statale, la sua
visibilità sia molto ridotta. Ciò è dovuto sia alle ridotte dimensioni della cava, che alla scarsa presenza di punti
sensibili di intervisibilità nell’intorno.
Rispetto alla strada statale il fronte estrattivo attuale, al pari di quello futuro, rimane nascosto dal rilevato che
divide l’area dalla strada stessa. La morfologia dell’area circostante e la presenza del bosco fa sì che la cava
sia non visibile dai quadranti da nord a est. A livello della linea ferroviaria la cava risulta nascosta dalla quinta
arborea di fondovalle.
I punti di maggiore visibilità sono rappresentati dalla adiacente cava Guerri e dalle colline in riva sinistra
dell’Arno, a nord dell’abitato di Rignano. In quest’ultimo caso la visibilità è comunque limitata alle aree coltivate
attorno alla località Cuvigliano.
Uscendo da Rignano in direzione verso nord, la cava non è infatti visibile, se non in minima parte per la
porzione superiore del fronte estrattivo, né dal cimitero, né dalla Pieve di San Leolino, né dalle abitazioni della
lottizzazione di Via M. Ferroni.
Percorrendo Via del Molinaccio la cava diviene visibile quasi completamente, solo parzialmente schermata
dalle formazioni arboree circostanti. In prossimità di Cuvigliano si ha la visibilità maggiore anche in virtù della
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quota altimetrica. Scendendo verso la località Agresto la cava via via sparisce per effetto dell’abbassamento di
quota e per la schermatura dovuta alla quinta di vegetazione lungo la sponda dell’Arno.
1.3 - Caratteri del suolo
La conoscenza dei caratteri pedologici ha rilevanza in funzione del riutilizzo del suolo di scoperchiatura
presente nelle aree di cava da impiegare nelle operazioni di sistemazione finale del sito. Nel caso di Riscaggio
l’intervento di coltivazione va ad interessare solo in minima parte aree vergini, mai interessate da escavazione.
Il terreno che dovrà essere impiegato sarà di provenienza esterna per la quasi totalità.
I suoli della zona in esame appartengono alla serie VILLA (Aquic Haplustepts fine, mixed, mesic). Si tratta di
terreni in genere ubicati su versanti generalmente lineari a pendenza da debole a moderata, caratterizzati
erosione diffusa e da movimenti di massa, con pietrosità da comune a frequente e rocciosità assente. L’uso
prevalente del suolo, come nella zona di studio, è a vigneto specializzato, oliveto e, subordinatamente, a
bosco ceduo di latifoglie e a prato pascolo.
Riguardo alle caratteristiche fisiche e fisico-chimiche i suoli della zona di Riscaggio sono moderatamente
profondi, a profilo Ap-C-Cr, ghiaiosi, a tessitura franca e franco argillosa, da moderatamente a molto calcarei e
da debolmente a moderatamente alcalini. Il grado di drenaggio è da buono a moderato.
Nei versanti coperti dal bosco, lo spessore della lettiera è di 2-3 cm, costituito da foglie di specie quercine,
aceri, orniello e altre latifoglie. La presenza di abbondanti apparati radicali, moderatamente profondi, assicura
un discreto contenuto di materiale organico.
1.4 - Uso del suolo
Prendendo in considerazione un’area vasta di cui la cava rappresenti l’ipotetico centro, l’uso agricolo del suolo
è prevalente nel territorio, in particolare, come accennato in precedenza, sui rilievi collinari in sinistra
idrografica dell’Arno. Le aree a seminativo non irriguo rappresentano l’uso agricolo più rappresentato. Le altre
destinazioni agricole della zona che presentano una distribuzione significativa sono rappresentate dalle colture
permanenti: vigneto specializzato e oliveto, questi ultimi più diffusi nella zona a monte delle cave di pietraforte.
L’abbandono diffuso delle colture ha determinato la presenza frequente di incolti, spesso trasformatisi in
cespuglieti con un elevato grado di copertura di vegetazione di specie pioniere. L’uso forestale del suolo è
predominante nella porzione a monte delle cave di pietraforte.
Tra le aree boscate, il ceduo di latifoglie costituisce la categoria maggiormente rappresentata, con variazioni
dovute alla specie predominante. Per la maggior parte si tratta di aree a dominanza di specie quercine.
Anche all’interno della fascia di territorio che corre lungo l’asse fluviale dell’Arno rientra nelle aree a
destinazione forestale per la presenza pressoché continua di boschi di alto fusto di latifoglie.
Tra le zone artificiali, oltre ovviamente alle due aree a destinazione estrattiva, si individuano zone urbanizzate
di tipo residenziale a tessuto discontinuo, rappresentate dalle numerose case sparse e dalle resedi di
pertinenza.
1.5 - Caratteri della vegetazione
La zona di intervento, dai parametri termo-pluviometrici e dagli aspetti vegetazionali, può essere inserita nella
zona fitoclimatica del Lauretum medio-freddo. La condizione stazionale lascia comunque spazio a situazioni
marginali che consentono la presenza di specie già presenti anche nella fascia del Castanetum caldo.
La vegetazione forestale è dominata dalle specie quercine. I boschi sovrastanti le aree di cave sono infatti a
prevalenza di roverella (Quercus pubescens), alla quale si associano il leccio (Quercus ilex) ed il cerro
(Quercus cerris). Tra le specie accessorie troviamo sia l’acero campestre (Acer campestre), l’olmo campestre
(Ulmus minor) e l’orniello (Fraxinus ornus).
Quest’ultimo tende a dominare lungo le fasce marginali del bosco o dove l’illuminazione al suolo è maggiore,
come ad esempio nel caso della parte immediatamente soprastante la “cava di pietraforte”, nella fascia
compresa tra il coronamento di quest’ultima e il bosco.
E’ significativa nella zona, dal punto di vista della caratterizzazione dei tipi forestali, anche la presenza del
carpino nero (Ostrya carpinifolia), che risulta specie dominante in alcuni tratti di soprassuolo in prossimità del
comparto estrattivo e si associa anche con il castagno (Castanea sativa) alle quote superiori del versante. Il
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carpino è anche presente in maniera significativa nella fascia di bosco che occupa la parte alta delle sponde
dell’Arno, dove le formazioni forestale sono caratterizzate da una vegetazione mista con prevalenza di specie
arboree a temperamento più o meno igrofilo: Pioppo bianco (Populus alba), pioppo nero (Populus nigra),
Salice (Salix alba). Qui troviamo anche la robinia (Robinia pseudoacacia), la cui elevata capacità di
disseminazione ne facilita la presenza in presenza di chiarìe e vuoti di copertura. Il degrado delle scarpate
stradali e del terrapieno che nasconde ad ovest la cava di pietraforte, favorisce la colonizzazione della robinia
che tende da qui a diffondersi anche nelle aree circostanti.
Nelle aree agricole presenti nella zona la vegetazione arborea è più che altro legata all’indirizzo colturale (vite,
olivo, piante da frutto). Sono frequenti elementi vegetali legati alla gestione agricola del territorio quali il
cipresso, isolato e in filare, il noce, il gelso. La divisione tra gli appezzamenti è spesso determinata da siepi
naturali di campo, formazioni continue a prevalenza di specie arbustive e con specie arboree in forma
cespugliosa, il cui valore paesaggistico e ambientale è molto elevato.
All’interno dell’area estrattiva si nota a tratti una copertura di specie arbustive dalla elevata tendenza
colonizzatrice. La più diffusa è senz’altro la ginestra odorosa (Spartium junceum), che tende a coprire anche
da sola interi tratti di terreno detritico, grazie alla sua notevole frugalità ed alla capacità di rinnovazione. Tra le
altre specie osservabili all’interno dell’area di cava si ricorda il prugnolo (Prunus spinosa), il biancospino
(Crataegus monogyna), il ginepro (Juniperus communis), la rosa selvatica (Rosa spp.), il ligustro (Ligustrum
vulgare).
Di seguito riportiamo un elenco delle specie arboree ed arbustive più rappresentate nella zona interessata
dalla cava di Riscaggio:
NOME SCIENTIFICO
specie arboree
Ostrya carpinifolia Scop.
Quercus cerris L.
Quercus pubescens Willd.
Quercus ilex L.
Fraxinus ornus L.
Acer campestre L.
Castanea sativa Mill.
Populus alba L.
Populus nigra L.
Salix alba L.
Robinia pseudoacacia L.
Ulmus minor Mill.
NOME VOLGARE
carpino nero
cerro
roverella
leccio
orniello
acero campestre
castagno
pioppo bianco, gattice
pioppo nero
salice bianco
robinia
olmo campestre
Specie arbustive
Juniperus communis L.
Lonicera etrusca L.
Cornus mas L.
Cornus sanguinea L.
Spartium junceum L.
Crataegus monogyna Jacq.
Hedera helix L.
Rubus fruticosus L.
Rosa sp.
Prunus spinosa L.
Euonymus europaeus L.
Coronilla emerus L.
Ligustrum vulgare L.
ginepro
caprifoglio
corniolo
sanguinello
ginestra
biancospino
edera
rovo
rosa selvatica
prugnolo
berretta del prete
coronilla
ligustro
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2 - DESCRIZIONE DELL'INTERVENTO DI SISTEMAZIONE AMBIENTALE
2.1 - Criteri generali
L’intervento di recupero ambientale della “cava di pietraforte” segue un criterio di inserimento paesaggistico ed
ambientale del sito estrattivo nel contesto circostante.
La modellazione morfologica del versante in fase di rimodellamento dovrà consentire di recuperare una
superficie adeguata da destinare ad un intervento di rimboschimento che sia in grado di ricucire l’attuale
“strappo” nel tessuto vegetazionale del versante collinare di Riscaggio. Gli elementi di continuità paesaggistica
con l’intorno risiedono nella riproposizione di una composizione floristica compatibile con quella del bosco
circostante l’attuale cava.
Dal momento che la cava viene realizzata come una sorta di grande catino, la porzione centrale, di
riempimento, sarà quella che ospiterà il corpo principale della vegetazione.
La porzione superiore del fronte di cava, con la tipica morfologia a gradoni, rimarrà in vista a rappresentare
una memoria dell’attività di una delle cave di pietra ornamentale di più antica data esistenti nell’Alto Valdarno
nei dintorni di Firenze in generale.
L’intervento segue inoltre un criterio di difesa dall’erosione superficiale del suolo, adottando tecniche di
rinverdimento a carattere protettivo che garantiscono la rapida copertura del suolo. Allo stesso tempo vengono
anticipati i naturali processi di colonizzazione dell’area da parte della vegetazione spontanea, che tenderà a
prendere possesso delle aree lasciate libere dall’attività a partire dal confine con il bosco e con le formazioni
arbustive che già oggi contornano la cava di pietra.
Il progetto segue infine un criterio di mitigazione degli impatti della lavorazione legati alla riapertura del fronte
di cava attraverso la posa a dimora di una quinta vegetale all’esterno del margine operativo della cava che
contribuisca, integrando la vegetazione già oggi esistente, a creare una barriera sempreverde verso sud
ovest.
La realizzazione dell’impianto vegetale di imboschimento generale dell’area di cava consente di porre le
condizioni per lo sviluppo negli anni di una formazione vegetazionale stabile, con un elevato grado di
evoluzione e di complessità.
Le opere di drenaggio e di rinverdimento dovranno assicurare la protezione del suolo da fenomeni erosivi che
potrebbero pregiudicare la stabilità del sito in fase di ripristino.
2.2 - Fasi dell'intervento: contestualità del ripristino con la coltivazione della cava
Il progetto di recupero ambientale si svolge in tre fasi, contestualmente e al termine delle corrispondenti fasi di
coltivazione della cava, come illustrato negli elaborati grafici allegati.
Gli interventi, suddivisi per tipologia di area, comprendono:
1. scarpate di coronamento e di raccordo del fronte estrattivo
2. superficie rimboschimento lato nord (esterna all’area di coltivazione)
3. superficie dei gradoni del fronte di scavo
4. superficie del rilevato a tombamento del piazzale di cava
5. superficie aiuole area di ingresso alla cava
6. quinte arboree di mascheramento lungo i confini (esterne all’area di coltivazione).
Nella figura relativa alla successione delle fasi di sistemazione è riportata la distribuzione delle diverse aree
nelle singole fasi di recupero, le cui superfici sono calcolate al lordo delle scarpate del gradonamento del
fronte di cava:
Fase
Prima
Seconda
Terza
Totale Superficie
Superficie
(mq.)
1.430
1.000
11.200
13.630
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Con riferimento alle singole tipologie d’intervento, considerando le superfici in pianta delle varie tipologie di
intervento e la superficie dei gradoni al netto delle scarpate del fronte di scavo, la distinzione delle fasi appare
la seguente:
FASE
1
2
3
Tot. Mq
Scarpate Rimboschidi corona
mento
mento e
settore
raccordo
nord
870
160
570
320
1.760
160
Rilevato
sul
piazzale
Gradoni
330
430
130
890
Aiuole
area
accesso
cava
70
7.900
7.900
70
Per ogni fase sono previsti i seguenti interventi:
Prima fase di sistemazione (nel corso ed al termine della prima di coltivazione)
• Sist. aiuole zona di ingresso area di cava
° Semina e piantagione
• Sist. quinte arboree di mascheramento (terrapieno lato ovest)
° Piantagione cipressi
• Sist. scarpata di raccordo terrapieno lato ovest
° Idrosemina potenziata
• Sist. gradone quota 150 (quota indicativa della parte centrale del gradone)
° Riporti
° Semina
Seconda fase di sistemazione (nel corso ed al termine della seconda di coltivazione)
• Sist. scarpata di raccordo fronte nord
° Idrosemina potenziata
• Sist. gradone quota 140 (quota indicativa della parte centrale del gradone)
° Riporti
° Semina
Terza fase di sistemazione (al termine della terza di coltivazione)
• Sist. gradone quota 130 (quota indicativa della parte centrale del gradone)
° Riporti
° Semina e piantagione
• Sist. scarpata di raccordo fronte ovest (parte basale)
° Idrosemina potenziata
• Sist. rilevato a tombamento del piazzale di cava
° Movimenti di terra e modellamento
° Lavorazione
° Drenaggio superficiale
° Semina e piantagione
• Sist. piazzale (area di lavorazione)
° Riporto di terreno
° Lavorazione
° Drenaggio superficiale
° Semina
• Sist. quinte arboree di mascheramento (confine sud)
° Piantagione cipressi
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Prato
2.850
2.850
Sup.
Totali
(mq)
1430
1000
11200
13630
2.3 - Assetto morfologico
La porzione centrale dell’area estrattiva, corrispondente al piazzale di cava, al termine della coltivazione e
degli interventi di rimodellamento dei rilevati presenta una conformazione caratterizzata da un ampio spazio
incassato pianeggiante posto ad una quota leggermente più elevata dell’ingresso dalla Strada Regionale.
Il rilevato che occupa la porzione est del piazzale presenta invece una morfologia caratterizzata da un pendio
regolare che sale verso il fronte di cava, a est, coprendone una buona porzione fino ad inglobare parte del
terzo gradone. Il rilevato risulta pertanto delimitato dal fronte estrattivo ad est e dalla scarpata di raccordo col
bosco a nord. Verso sud è delimitato dal Borro del Piano, che lo divide dall’area della adiacente cava Guerri.
La pendenza media del rilevato è pari al 35-37% ed il gradiente massimo di quota va da un massimo di circa
34 metri ad un minimo di 20 metri.
Il fronte estrattivo, in buona parte coperto dal rilevato del piazzale, presenta due gradoni con sviluppo lineare
coincidente all’incirca con l’ampiezza del fronte stesso, ed un terzo gradone che verrà coperto per oltre due
terzi dal rilevato. Le due scarpate di raccordo tra i primi due gradoni avranno un assetto molto regolare, con
pendenza pari a circa 3:1 ed un’altezza di circa 10 metri.
La scarpata a nord avrà uno sviluppo in altezza di circa 30 metri nel punto di maggiore dislivello col bosco
soprastante. Verrà in parte mascherata nel tempo dalla formazione del bosco sul rilevato.
Il piazzale di lavorazione rimarrà separato fisicamente dalla viabilità esterna grazie alla presenza del rilevato
già oggi esistente a ovest.
Il margine sud del contrafforte che chiude la cava rispetto al fondovalle viene riprofilato per la collocazione
delle attrezzature di servizio e degli uffici, lasciando un varco aperto verso la strada esterna largo circa 20 mt,
nel cui ingombro è contenuto anche l’accesso alla viabilità secondaria oggi esistente.
2.4 - Riporto di materiali per la sistemazione
Il progetto di coltivazione della cava di pietraforte prevede il riporto di un quantitativo di materiale inerte per
riempimento dello scavo nell’area del piazzale pari a circa 117.500 mc.
Detto riporto, che rientra nelle operazioni di coltivazione della cava, viene eseguito mediante stesa e
compattazione a strati, fino ad ottenere le pendenze e le sagome di progetto.
La finitura del rilevato ai fini della sistemazione ambientale, ed in particolare del rinverdimento, prevede il
riporto di terreno di coltivo per la formazione del substrato atto ad ospitare la vegetazione, sia erbacea che
forestale.
Tale riporto interessa, oltre alla superficie del rilevato, quella dei gradoni nella parte alta del fronte estrattivo
che rimangono scoperti a fine intervento.
Per l’intervento di sistemazione del rilevato si considera necessario il riporto di uno spessore andante di 35 cm
sull’intera superficie di imboschimento, pari a circa 7.900 mq. Il terreno di coltivo da riportare è pertanto pari a
circa 2.750 mc.
Per la sistemazione dei gradoni, sui quali si esegue soltanto un rinverdimento mediante semina di un tappeto
erboso, è previsto il riporto di terreno di coltivo per uno spessore di 25 cm. Data una superficie di intervento
pari a circa 810 mq, il volume di terreno da riportare è pari a circa 200 mc.
Infine, per la sistemazione della porzione di piazzale dedicato alla lavorazione, posto al piede del rilevato di cui
sopra, la cui superficie è pari a circa 2.850 mq, si prevede il rinterro andante con 25 cm di terreno di coltivo,
per una volumetria pari a circa 700 mc.
Complessivamente il riporto di terreno per l’esecuzione delle opere di sistemazione ambientale è stimato
pertanto in circa 3.650 mc. La maggior parte di tale materiale viene evidentemente impiegato nella terza e
ultima fase di intervento, nella quale è prevista la sistemazione dell’intero corpo del rilevato.
Durante le operazioni di riporto del materiale inerte per la formazione del rilevato è necessario evitare il
compattamento dello strato superiore, per una profondità non inferiore ad 1 metro.
Soltanto quando saranno stati ultimati i riporti e la rimodellazione del detrito si procede con il riporto di terreno
agrario. All’atto del riporto del terreno di coltivo sarà necessario che la superficie di calpestio sia stata
adeguatamente predisposta mediante una completa scarificazione che acconsenta l’apparentamento del
materiale di riporto e non vi siano ostacoli per gli apparati radicali.
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Nel caso della cava di Riscaggio non è prevedibile il riporto di suolo di scoperchiatura data l’assenza quasi
totale dello stesso all’interno del perimetro destinato all’ampliamento della cava. Sarà possibile reimpiegare il
terreno vegetale di scoperchiatura soltanto nel caso della risistemazione del tratto di bosco oltre il confine nord
della cava, dove viene eseguita una rimodellazione del profilo esistente per la messa in sicurezza di un tratto
di versante di dimensioni molto modeste. Il terreno che potrà essere recuperato da questo intervento
preliminare verrà accumulato al margine della zona da scavare e reimpiegato subito, al momento della
riconfigurazione morfologica del sito stesso.
2.5 - Smaltimento acque meteoriche
Le opere per lo smaltimento delle acque meteoriche comprendono lo scavo di un sistema di fossette a cielo
aperto in grado di convogliare, a lavori di sistemazione finali eseguiti, le acque superficiali nel Borro del Piano.
L’intervento di regimazione delle acque superficiali sul rilevato svolge una essenziale funzione di difesa nei
confronti dell’erosione al piede delle piante forestali poste a dimora con le sistemazioni finali dell’area del
terreno riportato.
Nelle fasi intermedie di coltivazione lo smaltimento delle acque prevede la creazione di un accumulo
temporaneo nella zona sud del piazzale.
Le fossette a cielo aperto sono distribuite sia sul piano dei gradoni, dove corrono lungo il lato di monte
sfruttando la contropendenza del ripiano stesso, che sul corpo del rilevato. In quest’ultimo caso i drenaggi
formano un reticolo a spina di pesce con fossette di prima e seconda raccolta. Le acque raccolte sui gradoni e
lungo il pendio del rilevato afferiscono all’interno di una fossetta posta al piede del pendio.
Il conferimento finale delle acque raccolte alle quota del piazzale di lavorazione è all’interno del Borro del
Piano.
In corrispondenza della viabilità esterna alla cava che costeggia il Borro è prevista la realizzazione di un sotto
attraversamento con pozzetto munito di griglia e tubazione in cls il cui diametro sarà verificato in fase di
progetto esecutivo.
I fossi di prima raccolta avranno una sezione di 0,15 mq circa, quelli di seconda raccolta una sezione minima
di 0,25 – 0.30 mq.
2.6 - Lavorazioni agronomiche
In linea generale la tipologia e l’entità lavorazioni agronomiche preparatorie per la semina e la posa a dimora
della vegetazione sono da valutare in sede di esecuzione dei lavori di sistemazione ambientale e sono
strettamente legati alle caratteristiche del substrato (trattandosi di terreno di riporto da siti esterni non è
possibile fare previsioni precise in questa sede), al tempo che intercorre tra la posa del terreno e la
realizzazione del rinverdimento ed, infine, alla stagione di intervento.
Considerando che la sistemazione dei gradoni sul fronte di cava prevede il riporto dell’intero volume di
materiale per l’impianto vegetale, la loro superficie verrà la lavorazione potrà essere limitata ad un livellamento
meccanico, ad una erpicatura e ad una fresatura, in base alla stagione di semina.
Per la superficie del rilevato realizzato sul piazzale di cava, dove il materiale riportato sarà distribuito da mezzi
pesanti e subirà pertanto un parziale compattamento, è prevista una erpicatura alla profondità di 25-30 cm con
successivo affinamento meccanico, previa scarifica della superficie prima del riporto del terreno vegetale.
Sulle superfici da seminare con il metodo di semina tradizionale – manuale o meccanizzata - si prevede
l’impiego di compost verde come ammendante e miglioratore delle caratteristiche fisiche e chimiche del
terreno e per una adeguata dotazione di sostanza organica.
L’impiego di compost nell’area di intervento prevede un dosaggio in ragione di 300 q.li/ha e l’interramento fino
a 20 cm nel corso delle lavorazioni agronomiche.
L’utilizzo del compost per le sistemazioni ambientali dell’area estrattiva è subordinato alla fornitura di materiale
rispondente alle caratteristiche ed ai parametri di cui al D.Lgs. 75 del 29/4/2010, allegato 2.
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2.7 - Tipologie d’intervento e opere di rinverdimento
La sistemazione finale dell'area prevede il rinverdimento delle varie parti della cava utilizzando diverse
tipologie di intervento in base alle specifiche caratteristiche di ogni settore, alla morfologia del terreno ed alla
finalità dei singoli interventi.
L’intervento tende globalmente alla rinaturalizzazione del tratto di versante interessato dall'attività estrattiva,
prediligendo quindi un tipo di sistemazione atto a garantire la riuscita dell'impianto grazie all'uso di
consociazioni vegetali proprie del luogo, in grado di automantenersi e svilupparsi nel tempo.
In allegato sono riportati gli schemi delle tipologie di rimboschimento previste per la sistemazione delle diverse
aree.
2.7.1 - Sistemazione della scarpata di coronamento e di raccordo del fronte estrattivo
Le scarpate che delimitano a nord e ad est l’area di intervento hanno una superficie complessiva in pianta di
circa 1.760 mq, corrispondente ad una superficie effettiva di circa 2.110 mq (coefficiente di moltiplicazione
1,20) e presentano pendenze comprese tra il 140 % e il 165 %.
L’intervento prevede il rinverdimento con la tecnica della idrosemina a matrice di fibre legate. Lo scopo
prevalente dell’intervento, come già detto, è la protezione del suolo dall’erosione superficiale e dal
dilavamento. La tecnica di idrosemina individuata – tipo soil-guard - è quella che fornisce le maggiori garanzie
di riuscita del rinverdimento nella situazione morfologica della scarpata. La pendenza elevata, oltre 45°, e la
assenza di sostanza organica rendono indispensabile utilizzare una miscela arricchita rispetto ai componenti
della idrosemina tradizionale.
Il metodo conosciuto come Soil-Guard per il controllo dell'erosione assomma alla tecnica della tradizionale
idrosemina i vantaggi della protezione delle biostuoie, con un unico intervento che si adatta a situazioni
morfologiche difficili e alla carenza di sostanza organica nel substrato, dove altri interventi, anche combinati
presenterebbero evidenti difficoltà di riuscita.
La tecnica operativa consiste nella aspersione tramite seminatrice idraulica a pressione di una miscela la cui
composizione indicativa, da verificare in sede di esecuzione dell’intervento, è la seguente:
Componente
Matrice di fibre legate (Soil-Guard)
Miscuglio di semente
Humus vagliato
Concime organico e minerale
Collante naturale
Ammendante organico
Dose
350 g/mq
35-40 g/mq
200 g/mq
150 g/mq
10 g/mq
150 g7mq
La composizione della matrice di fibre legate (MFL) "Soil Guard" comprende: a) 80-90% fibre vergini di ontano
ricavate con metodo termomeccanico, esenti da tannino, lunghezza > 10 mm per oltre il 50%; b) 10% di
collante premiscelato polisaccaride estratto dal legume di Guar, ad elevata viscosità, in grado di creare legami
stabili tra le fibre ed il terreno; c) 2% di attivatori organici e minerali atti a stimolare la germinazione.
La miscela, da applicare generalmente in un unico passaggio, si dovrà adattare perfettamente alla superficie
del terreno senza dare luogo a ruscellamenti.
La quantità di M.F.L. applicata non dovrà essere inferiore a 350 g/mq per ottenere una adeguata copertura del
suolo che consenta alla miscela impiegata di svolgere le molteplici funzioni: ritenzione idrica per creare un
microclima ideale alla germinazione; legame tra terreno, seme e fertilizzante; attenuazione del dilavamento dei
semi, del concime e del terreno; rilascio nel terreno di sostanza organica, attraverso la progressiva
decomposizione, a beneficio delle piante. La funzionalità della M.F.L. è garantita dal legante di natura
organica, viscoso, che diventa insolubile subito dopo l'essicazione.
2.7.2 - Sistemazione quinte arboree di mascheramento
E’ prevista la formazione di quinte arboree di cipresso da realizzare sia sul terrapieno che delimita la cava
dalla viabilità esterna che lungo il confine sud. Nel primo caso si tratta di un intervento preliminare, coincidente
con la prima fase di coltivazione, che può essere messo in atto fin dall’inizio dell’attività. Le piante vengono
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poste a dimora su più file secondo lo schema indicato in planimetria. Il fatto che la quinta arborea sia interrotta
nella parte centrale dipende dall’andamento del confine di proprietà.
Per la piantagione non sono previste lavorazioni, ad esclusione di una locale ripulitura della vegetazione
infestante presente. Le piante da porre a dimora sono cipressi allevati in contenitore, di classe di altezza 125150 cm. E’ importante che le piante non siano di innesto, con chioma troppo stretta, bensì allevate da seme e
di entrambe le varietà - horizontalis e pyramidalis. La disposizione è per file sfalsate.
La formazione de filare lungo il confine sud del piazzale di cava viene eseguita al termine della terza fase di
recupero ambientale, in concomitanza con le altre opere di rinverdimento previste. Anche in questo caso
vengono poste a dimora cipressi con caratteristiche analoghe alle precedenti, utilizzando unicamente piante
della varietà pyramidalis.
E’ prevista in totale la posa a dimora di 70 cipressi, di cui 37 per la formazione della quinta di mascheramento
a est, e 33 per la formazione del filare di confine a sud.
2.7.3 - Sistemazione aiuole zona ingresso cava
L’intervento prevede, all’inizio dell’attività di coltivazione ed in concomitanza della realizzazione dell’accesso e
dell’edificio di servizio, la sistemazione di due aiuole poste ai lati dell’accesso dalla Strada Regionale.
E’ prevista la formazione di un prato rustico e la piantagione di 3 esemplari di Acero campestre (Acer
campestre) in prossimità dell’area di parcheggio dipendenti e dell’isola ecologica.
2.7.4 - Sistemazione gradoni sul fronte estrattivo
Il mantenimento a vista della porzione alta del fronte di cava è determinato dall’intento progettuale di lasciare
una testimonianza della storicità del sito di Riscaggio e dell’attività che qui si è svolta nel lungo periodo
dell’estrazione della pietraforte.
L’intervento, che mantiene visibile la stratigrafia dei filari della pietraforte, è pertanto minimo e non prevede
l’impiego della vegetazione a mascheramento come invece indicato per altre porzioni della cava.
Si prevede quindi un riporto di terreno di coltivo sul ripiano dei tre gradoni che rimangono scoperti dopo il
tombamento del piazzale di cava. Come già indicato sopra, lo spessore di terreno da riportare è pari a circa 25
cm.
Il rinverdimento avviene in questo caso soltanto mediante la formazione di un manto erboso il cui scopo è
prevalentemente protettivo rispetto a fenomeni di erosione superficiale.
La superficie effettiva dell’intervento di sistemazione ambientale, nel caso dei gradoni, è pari a circa 810 mq.
2.7.5 - Sistemazione rilevato a tombamento del piazzale di cava
La sistemazione del rilevato rappresenta l’intervento di maggior rilievo nell’ambito del recupero ambientale
dell’area Italbuild di Riscaggio. Qui è infatti prevista la formazione di un soprassuolo boschivo misto per una
estensione di quasi a 8.000 mq, pari a quasi 2/3 dell’intera area estrattiva.
L’intervento prevede anche in questo caso il riporto di terreno di coltivo sulla superficie del rilevato, che dovrà
essere adeguatamente livellata. Il compattamento del corpo del rilevato dovrà essere moderato nella porzione
più superficiale, evitando di costipare l’ultimo metro di spessore della stesso.
Per ottenere una buona stabilità della superficie si rileva l’opportunità di predisporre in fase di preparazione del
rilevato, una microgradonatura con formazione di scalini estesi secondo le curve di livello che possano
costituire un valido ancoraggio per il riporto superficiale.
Riguardo alla tempistica di esecuzione dell’intervento, il riporto di terreno può avvenire anche nel corso della
formazione del rilevato, anziché essere concentrato al momento della sua conclusione. Ciò faciliterà sia il
reperimento della terra necessaria alla formazione del substrato nonché il suo assestamento.
Sarà inoltre possibile procedere con la semina e la piantagione anche per “sottofasi” progressive all’interno
della terza fase di sistemazione ambientale della cava.
Successivamente al riporto di terreno ed al livellamento verrà predisposto il sistema di drenaggio superficiale
con lo scavo delle fossette di prima e seconda raccolta.
Verranno quindi eseguite le lavorazioni agronomiche come sopra specificato e la semina per la formazione di
un manto erboso con funzione preminente di protezione dall’erosione. La semina viene eseguita con metodo
tradizionale, manuale o meccanizzato.
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L’intervento di imboschimento del pendio del rilevato viene eseguito una volta che il manto erboso si è
affermato realizzando la protezione superficiale del suolo dall’erosione.
La tipologia vegetazionale per questa fase del recupero ambientale è realizzata secondo il modulo tipo
riportato in allegato alla relazione ed è composta prevalentemente da roverella (Quercus pubescens) e cerro
(Quercus cerris), con orniello (Fraxinus ornus), carpino nero (Ostrya carpinifolia) e acero campestre (Acer
campestre) come specie accessorie consociate. Tutte le specie individuate sono molto comuni nella zona
dell’intervento e compongono le associazioni vegetazionali più diffuse.
Le scelte botaniche, elaborate in base ad un criterio stazionale, vanno a comporre una struttura vegetazionale
che consentirà la copertura totale del terreno e potrà garantire un rapido sviluppo vegetativo.
Di seguito riportiamo la specifica della distribuzione delle specie botaniche utilizzate per l’imboschimento del
rilevato, con indicazione delle percentuali e delle quantità per ciascuna di esse.
Composizione bosco misto sul rilevato del piazzale di cava:
n° Nome scientifico
Specie arboree
1 Quercus pubescens
2 Quercus cerris
3 Fraxinus ornus
4 Ostrya carpinifolia
5 Acer campestre
Nome volgare
%
n° piante
roverella
cerro
orniello
carpino nero
acero campestre
Totale piante
30
30
15
15
10
100
378
378
189
189
126
1.260
2.7.6 - Sistemazione a prato del piazzale di lavorazione
L’area del piazzale di lavorazione, posta tra il rilevato artificiale e il terrapieno sul confine ovest, viene
sistemata a prato. E’ previsto il riporto di terreno di coltivo per uno spessore di circa 25 cm andanti, previa la
scarifica del piano di calpestio.
Lungo i margini dell’area a prato vengono realizzate le fossette a cielo aperto di raccolta delle acque
meteoriche superficiali che afferiscono sia dalla scarpata sui lati ovest e nord del piazzale, che dal pendio del
rilevato a est. La superficie del terreno sarà modellata per lo sgrondo delle acque meteoriche mediante una
baulatura con pendenza sia verso ovest che verso est.
La formazione del prato prevede una semina eseguita con tecnica tradizionale, manuale o meccanizzata.
Prima della semina è prevista una lavorazione senza rovesciamento della zolla, con interramento
dell’ammendante – compost o letame – distribuito in ragione di 300 q.li/ha.
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3. TECNICHE DI SISTEMAZIONE
3.1 - Modalità di impianto della vegetazione
L'impianto della vegetazione, previsto per la zona di imboschimento sul rilevato nel piazzale di cava, avviene
secondo il modulo-tipo allegato in calce alla relazione.
La messa a dimora prevede lo scavo con attrezzi manuali di buche su terreno di riporto e precedentemente
lavorato e inerbito, di adeguata profondità per consentire il riempimento delle buche stesse con terra mista a
torba. La profondità della buca deve essere circa pari a 1,5 volte la dimensione del pane di terra delle piantine.
Il materiale vegetale da impiegare per l’imboschimento è di tipo forestale, proveniente dai vivai della Regione
e regolarmente certificato. Si tratta sempre di piantine in fitocella di 1 o 2 anni di età, di cui la direzione lavori
verificherà la rispondenza ai requisiti standard di: assenza di patologie o imperfezioni; apparato radicale ben
sviluppato; sviluppo in altezza proporzionato in relazione all’età e alla specie.
All'impianto viene effettuata una concimazione localizzata con concime minerale o organico a composizione
ternaria N:P:K, a titolo da determinare in fase di esecuzione dell'opera. Immediatamente dopo la messa a
dimora, va effettuata una abbondante irrigazione localizzata alle piantine (almeno 5 l di acqua), anche nel
caso di impianto autunnale.
Per le piante di cipresso impiegate per la composizione delle quinte arboree di confine e di mascheramento,
oltre alle operazioni sopra ricordate, si prevede l’ancoraggio per la stabilizzazione delle piante con infissione di
un singolo palo posto dal lato della pianta opposto alla direzione delle raffiche dominanti, da nord-nord ovest.
3.2 - Modalità di semina
3.2.1 - Semina tradizionale
La tecnica tradizionale di semina riguarda una superficie complessiva di circa mq 11.700, formata da: i gradoni
sul fronte di cava; il pendio del rilevato sul piazzale; il prato sul piazzale di lavorazione; il settore di
rimboschimento a nord.
La semina deve poter provvedere, in particolare nelle porzioni in pendenza, alla protezione rapida del suolo
dall'erosione, limitare gli interventi di manutenzione e al tempo stesso consentire nel tempo la graduale
introduzione delle specie naturali.
L’operazione viene effettuata su queste superfici dopo aver operato le lavorazioni sopra ricordate, distribuendo
un miscuglio di semente, che garantisca una copertura veloce ed efficace del suolo, composto da alcune
specie con apparati radicali superficiali ad accrescimento orizzontale e altre con accrescimento ipogeo in
profondità, operando l'interramento del seme mediante rullatura. Il miscuglio è costituito principalmente da
graminacee microterme, caratterizzate da differenti gradi di velocità d’insediamento e persistenza, e da una
limitata presenza di leguminose miglioratrici.
Viene effettuata una concimazione con concime minerale o organico a composizione ternaria N:P:K il cui titolo
va determinato in base ad analisi del substrato ed all'epoca di semina. La quantità di seme da impiegare è pari
a 30 gr/mq, corrispondenti a 300 Kg/ha.
Composizione del miscuglio per la semina
n°
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Nome scientifico
Festuca arundinacea
Lolium perenne
Lolium multiflorum
Dactylis glomerata
Bromus inermis
Festuca rubra
Agropyron repens
Medicago lupulina
Trifolium hybridum
Nome volgare
Festuca
Loglietto
Loglietto italico
Erba mazzolina
Bromo
Festuca rossa
Gramigna
Erba medica lupulina
Trifoglio ibrido
Famiglia
Graminacee
Graminacee
Graminacee
Graminacee
Graminacee
Graminacee
Graminacee
Leguminose
Leguminose
13
Percentuale
25%
20%
10%
10%
10%
10%
5%
5%
5%
3.2.2 - Idrosemina a matrice di fibre legnose
Data l'impossibilità di realizzare una semina secondo un metodo analogo al precedente, come già ricordato,
sulla superficie della scarpata si interviene effettuando una idrosemina mediante seminatrice idraulica a
pressione.
Oltre alle caratteristiche della miscela di fibre legnose, già descritte nei capitoli precedenti, specifichiamo qui
di seguito gli altri componenti da impiegare per eseguire l’intervento:
- torba, nella dose di 5 lt/mq, con funzione di ammendante;
- collante organico a base di cellulosa, nella dose di 100 gr/mq (variabile secondo la qualità del prodotto).
- fertilizzante ternario N:P:K a pronta, media e lenta cessione, nella dose di 80 gr/mq;
- acqua, in quantità da determinare in base alle condizioni ambientali al momento dell'intervento, che funge
da veicolo alla miscela e imbibisce la semente.
- semente, nella dose di 25 gr/mq, composta dal miscuglio della tabella.
Per il miscuglio di seme riportiamo una composizione indicativa che andrà verificata in sede di direzione lavori
di recupero ambientale.
Composizione del miscuglio di specie erbacee per idrosemina.
n° Nome scientifico
Nome volgare
Famiglia
1 Dactylis glomerata
erba mazzolina
Graminacee
2 Festuca arundinacea Festuca
Graminacee
3 Lolium perenne
Loglietto
Graminacee
4 Agropyron repens
Gramigna
Graminacee
5 Bromus inermis
Bromo
Graminacee
6 Lotus corniculatus
Ginestrino
Leguminose
7 Trifolium repens
Trifoglio ladino
Leguminose
8 Trifolium hybridum
Trifoglio ibrido
Leguminose
Percentuale
25%
20%
15%
10%
10%
10%
5%
5%
Come si nota dalla tabella, mentre la composizione di graminacee è simile al miscuglio visto per la semina
tradizionale, nel caso della idrosemina si aumenta la percentuale di leguminose.
3.3 - Epoca di intervento
L’epoca di intervento è differenziata per tipologia di lavorazione, ed ogni operazione è dipendente
dall’andamento stagionale (precipitazioni e andamento termico).
Tra una operazione e l’altra normalmente trascorre un periodo di tempo che consente l’assestamento dei
processi innescati. In alcuni casi (es.: dalla semina alla piantagione) è opportuno che l’intervallo di tempo
abbia una durata adeguata alla stabilizzazione del terreno. Per quanto riguarda le operazioni di semina da
eseguire con metodo tradizionale, l’epoca di intervento è preferibilmente l’autunno (ottobre-novembre), così da
sfruttare le piogge autunnali in un periodo di temperature ancora accettabili e adatte alla germinazione e da
consentire l’emergenza delle graminacee prima dell’inverno. Con la primavera possiamo avere già una valida
copertura erbacea in grado di proteggere il terreno dall’erosione delle acque meteoriche. Vanno comunque
evitati periodi a rischio di gelata ed è opportuno intervenire con temperature superiori a 6 – 8° C.
Per la idrosemina, è opportuno che l’intervento venga eseguito durante la stagione vegetativa, preferibilmente
in primavera avanzata, anticipando adeguatamente i periodi di temperature eccessive e di eventuale carenza
di precipitazioni. In alternativa si può intervenire all’inizio dell’autunno. E’ comunque preferibile evitare le
settimane asciutte.
Le piantagioni possono essere eseguite nell’arco temporale tra novembre-dicembre e febbraio-marzo. In
assenza di un impianto di irrigazione non è consigliabile eseguire la piantagione oltre la fine di febbraio, se
non predisponendosi ad eseguire più irrigazioni di soccorso. Come già detto, per eseguire l’impianto delle
piante forestali è necessario che la copertura erbacea del suolo sia affermata, pertanto, a seconda dell’epoca
di semina, possono intercorrere dai 6-8 a 10-12 mesi prima di eseguire la piantagione. Riguardo alla posa a
14
dimora dei cipressi che formano le quinte di mascheramento e di confine, l’epoca di intervento è la stessa
indicata sopra, con possibilità di anticipare a ottobre la piantagione autunnale.
3.4 - Fase di manutenzione
La manutenzione della vegetazione comprende anzitutto il risarcimento delle piantine non attecchite con un
margine di tolleranza di piante non attecchite pari al 10% dell’impianto generale.
Il periodo dedicato alle cure colturali ai nuovi impianti ha una durata di 3 anni successivi all’impianto. Dette
cure comprendono una ripulitura periodica attorno alle piantine per la rimozione della vegetazione infestante,
una concimazione organica ed una leggera eventuale potatura di allevamento. Allo scopo di ridurre
l’emergenza di erbacee infestanti verrà posta al piede delle piantine uno strato di pacciamatura in materiale
sciolto di origine vegetale con appositi dischi pacciamanti.
Nelle fasi di siccità estiva prolungata dovranno essere eseguite una o più irrigazioni di soccorso.
L’eventuale presenza di rinnovazione spontanea - all’interno o al margine dell’area imboschita - di specie
arboree e arbustive che possono diffondersi dalle aree naturali circostanti dovrà essere mantenuta ed
eventualmente favorita nel corso delle operazioni di manutenzione dei nuovi impianti.
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ALLEGATI
SIMULAZIONE FOTOREALISTICA ILLUSTRATIVA DELLO STATO FINALE DELL’AREA
ESTRATTIVA DI RISCAGGIO ITALBUILD
COMPUTO METRICO ESTIMATIVO DEGLI INTERVENTI DI RECUPERO AMBIENTALE
MODULO TIPO PER IMPIANTO DELLA VEGETAZIONE
(ITA-012)
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