12. IL DARE - Parola della Salvezza

Transcript

12. IL DARE - Parola della Salvezza
IL DARE
La parola consacrazione non è sempre bene intesa da coloro che l‟adoperano.
Consacrare vuol dire dedicare cose o persone ad uno scopo speciale. La consacrazione
non è un puro sentimento, ma una decisione della volontà, seguita da fatti comprovanti
la sincerità di cuore. La consacrazione di una persona al servizio del Signore si estende
a tutti i suoi beni materiali. In altre parole, nell‟atto di consacrazione non si possono
separare la persona e il suo possesso, né vi può essere una vera consacrazione a Dio
senza il mettere a Sua disposizione tutto ciò che siamo e tutto ciò che ci appartiene. La
consacrazione, dunque, è il riconoscimento della padronanza di Dio su noi; e
consacrarsi è l‟arrendersi completamente a Lui. Il consacrare l‟anima al Signore,
tenendo per noi stessi i nostri beni, è quindi una ribellione contro Dio.
Dio chiede ad ognuno di noi fedeltà e che questa fedeltà può manifestarsi in piccole,
come in grandi cose.
Fra i popoli antichi gli Ebrei si distinsero nell‟applicazione della decima, la quale
serviva per il mantenimento del culto, per i poveri e per l‟opera missionaria.
La decima non fu mai considerata dai primitivi cristiani un obbligo legale, ma piuttosto
un dovere morale che ogni cristiano s‟imponeva. Nel Nuovo Testamento non si parla di
decima si fa solo qualche riferimento, perché i primi cristiani erano dei giudei
convertiti, era per loro naturale che continuassero il sistema della decima.
La decima è il migliore metodo per raccogliere mezzi per l‟opera del Signore. Atti
20:35 - 2 Corinzi 9:7.
Non possiamo dare a Dio gli scarti o quello che ci rimane alla fine dopo aver pagato
tutte le spese ecc…Dio merita le primizie perché Lui ci ha dato la primizia.
Questo è uno dei compiti del cristiano e, non ci sono eccezioni. Sia cristiani ricchi che
quelli poveri dovrebbero dare.
Infatti, il concetto espresso dalla Bibbia è questo: "Tutto quello che c‟è nel mondo è
stato creato da Dio, perciò tutto è di Dio. L‟uomo riceve in deposito i beni di Dio e li
riceve soltanto per il tempo della sua vita. Prima di nascere non gli appartengono e,
quando muore, deve lasciarli ad altri, ma anche gli altri li lasceranno perché i beni
rimangono sempre di Dio.
Il «compito del dare» rappresenta un incarico dato da Dio attraverso la Scrittura. Esso è
tanto importante, quanto qualsiasi altro compito, ed è tanto spirituale quanto sono
spirituali tutti gli altri servizi cristiani. Trascurare il «compito del dare» è uguale al
trascurare la predicazione o togliere la preghiera.
Quando gli uomini accettano la grazia divina, acquistano il diritto di nominarsi cristiani,
quindi, il cristianesimo è soprattutto l‟accettazione, mediante la fede, del dono di Dio.
Iddio si è manifestato in Cristo come il «Grande donatore».
Egli «ha dato» il Suo Unigenito Figliuolo; Egli «ha dato» lo Spirito Santo; Egli «ha
dato» il perdono, la giustificazione, la santificazione, le benedizioni, la conoscenza,
l‟eredità............ Il cristiano è dunque colui al quale è «stato dato». E‟ stato dato da Dio,
da Cristo, dallo Spirito Santo; è stato dato altresì dalla Chiesa.
www.paroladellasalvezza.it
45
Ma, se è vero che il cristiano è cristiano, perché «ha ricevuto» è altrettanto vero che egli
riesce a manifestare quello che ha ricevuto soltanto attraverso atti di altruismo –
dedizione (impegno attaccamento amore) – amore per gli altri. Quindi, un uomo è
cristiano, perché ha accettato i doni divini, ma dimostra di essere cristiano soltanto
quando partecipa agli altri i beni di Dio.
 ONORARE DIO
La Bibbia afferma energicamente questo concetto fondamentale, quando rende
testimonianza dei credenti delle comunità nel Nuovo Testamento, che vengono
costantemente presentati, come uomini, che «hanno ricevuto da Dio» ed, altresì, come
uomini premurosi «nel dare» a tutti - generosità.
I cristiani hanno reso la propria testimonianza attraverso la generosità. Queste azioni
naturali del popolo di Dio hanno dimostrato, sin dal sorgere della Chiesa, che il
cristianesimo non è egoismo, non è avarizia, non è calcolo, ma è generosità nel senso
più vasto e più profondo di questo termine. Il «dare», perciò rappresenta una
manifestazione della grazia di Dio e una testimonianza chiara di quanto il credente ha
ricevuto da Dio.
Il credente sente il bisogno di «dare» per compiere, attraverso quest‟azione, un atto di
gratitudine e di adorazione davanti a Colui che ha dato. Sente il bisogno di dare per
onorare e rispettare il diritto di Dio. Sente il bisogno di dare per partecipare
positivamente al servizio di Dio. Sente il bisogno di dare per comunicare in modo
concreto il suo amore fraterno alla comunità ed infine sente il bisogno di dare per
compiere così un atto di assoluta fiducia in Colui, il quale ha promesso benedizione ed
assistenza per tutti i suoi figliuoli. Quindi «dare» è una manifestazione così diretta del
cristianesimo da poterci far concludere che dove non si manifesta questo compito non
c„è il cristianesimo.
Il cristiano che chiude le sue viscere e la sua borsa, che cova l‟egoismo e culla
l‟avarizia, oppure che pensa di vivere il suo cristianesimo donando qualche rara ed
arida elemosina, rinnega l‟essenza del cristianesimo che è sopratutto dare, dare e dare.
Accostarsi al cristianesimo esclusivamente per ricevere, significa, infatti, voler
accettare soltanto una parte di esso. Le gioie più vive del cristianesimo, le esperienze
più palpitanti, le benedizioni più calde sono tutte contenute nel dare e quando noi
vogliamo spogliare il cristianesimo di queste gioie, di queste esperienze e di queste
benedizioni, lo abbiamo spogliato del suo manto regale, cioè, lo abbiamo tratto giù dal
suo trono divino.
Sin dall‟antichità, le decime furono incluse nel servizio sacro: i servitori dell„Eterno
hanno sempre accettata la rivelazioni delle Scritture che dichiarano che «il dare»
rappresenta una parte del servizio a Dio. La Chiesa nel Nuovo Testamento non si è
allontanata da questo principio già sancito nel Vecchio Testamento e noi possiamo
leggere «dei beni» portati ai piedi degli apostoli o delle «collette fatte nelle chiese» o
«degli appelli» lanciati dai servitori di Dio. Queste testimonianze rivestono un evidente
carattere sacro e dimostrano il concetto della Chiesa del Nuovo Testamento
relativamente al dare. Per i cristiani dell‟epoca erano azioni spirituali di devozione
cristiana.
www.paroladellasalvezza.it
46
 FEDELTA’ E PERSEVERANZA
Noi vogliamo ministri, nuovi ministri, ministri consacrati. Preghiamo il Signor della
raccolta che susciti operai e che mandi, nelle messi ormai biondeggianti, lavoratori
fedeli. Vogliamo, vogliamo, vogliamo, ma «non vogliamo» dare. Noi possiamo ottenere
ministri, sopratutto ministri consacrati, ma dobbiamo pregare e... «dare». Ai giorni tristi
dell‟esilio d‟Israele il santuario era rimasto deserto ed il servizio era cessato per la
mancanza di ministri, risultato dell‟avarizia del popolo che non aveva più continuato a
portare al Signore le decime e le offerte (Malachia).
Un secondo benefico vantaggio delle contribuzioni è rappresentato dai locali di culto,
cioè, dai luoghi necessari per la comunione fraterna e per l‟adorazione collettiva.
Riteniamo inutile soffermarci ad illustrare l‟importanza di questi locali perché tutti
sappiamo che il cristianesimo è comunione: abbiamo bisogno di essere uniti oltre che
per presentare un unico culto spirituale a Dio, anche per ricevere un solo insegnamento,
per comunicarci i doni e le esperienze, per edificarci nell‟amore e nella comunione.
Anche i locali di culto sono un risultato del dare. Se i cristiani compiono fedelmente il
proprio dovere nel portare a compimento, il dare, i locali vengono facilmente eretti
come risultato della loro fedeltà.
Dare con fedeltà e perseveranza, possono far vivere un così notevole numero di attività
cristiane, da sbalordire anche i più indifferenti.
Consideriamo i risultati immensamente grandi che potrebbero essere raggiunti con
l‟esercizio della «decima». E‟ molto utile se la pratichiamo come metodo. Gli israeliti,
sotto la legge mosaica, riconoscevano i diritti di Dio e onoravano il Nome di Dio col
versamento della decima. Noi cristiani siamo stati beneficiati dal cielo in misura
infinitamente più abbondante degli Israeliti e, perciò, non compiamo nulla di
eccezionale se offriamo a Dio «almeno» la decima delle nostre entrate.
I problemi finanziari che ostacolano tutti i movimenti cristiani e che paralizzano le
attività, non sono la conseguenza della povertà, ma soltanto il risultato dell‟avarizia, del
disordine e della mancanza di metodo e fedeltà. Se riusciremo ad attuare il ministerio
del dare su basi regolari – costanti, noi potremo raccogliere i frutti più abbondanti anche
mediante i sacrifici più lievi.
 Il dare è un’azione di fede.
Molti pensano che nei momenti difficili si assurdo dare, si promettono però di farlo non
appena le loro finanze lo permetteranno. Questo significa perdere di vista il vero valore
del dare, quanto maggiore è la difficoltà, tanto maggiore è la necessità di avere fede in
Dio.
Proverbi 3:9-10 - Onora l'Eterno con i tuoi beni e con le primizie di ogni tua rendita; i
tuoi granai saranno strapieni e i tuoi tini traboccheranno di mosto.
Dare a Dio è uno dei privilegi che scaturiscono dal fatto di essere parte del popolo
con cui Dio ha stretto alleanza.
www.paroladellasalvezza.it
47
 DISCIPLINA
Già al tempo di Abramo (Genesi 14:18-20) e di Giacobbe (Genesi 28:22), la decima è
un criterio del dare che sancisce un rapporto di rispetto e di dipendenza tra chi la dà e
chi la riceve. In seguito, nella legge di Mosè essa diventa una disposizione qualificante
del patto tra Dio ed il suo popolo. Il prelievo di un decimo del reddito annuale e la sua
destinazione secondo i propositi esposti nella legge esprimono il diritto di Dio su tutto
quanto uno possiede (Levitico 27:30). Concretamente, essa serve a provvedere
annualmente il sostentamento dei Leviti i quali si occupano esclusivamente del culto a
Dio legato al tabernacolo prima e al tempio poi. A loro volta, i Leviti sono chiamati a
devolvere la decima di quanto ricevono ai sacerdoti (Numeri 18:21-32).
Come si è visto, il dare, appartiene al culto dovuto a Dio, ma dare la decima appartiene
al culto voluto da Dio. Il dare è una disciplina che deve fare i conti con il criterio della
decima se si vuole essere rispettosi dell‟insistenza con cui la Parola parla della decima e
se si vuole rispondere adeguatamente alla grazia di Dio. L‟esercizio della liberalità
cristiana passa per lo meno attraverso il rispetto della disciplina della decima. Si può
dare di più, non si dovrebbe dare di meno.
Ecco, si può considerare la decima come la soglia della liberalità cristiana. La decima è
la soglia che fa la differenza tra la responsabilità cristiana e la frivolezza religiosa. Chi
rimane al di qua rischia di essere imbrigliato nel peccato di avarizia e di prendere la
grazia di Dio sotto gamba. Chi va al di là lo deve fare secondo le “possibilità” e le
“disponibilità” del momento, senza costrizioni ma con generosità.
La
soglia
però
dev‟essere
raggiunta
ed
attraversata.
Vivere nell‟ambito dell‟alleanza significa rispondere alla grazia di Dio prendendosi
impegni ed esercitando responsabilità. Dato che le improvvisazioni legate alle
circostanze o i sentimentalismi del momento non sono atteggiamenti appropriati per la
vita cristiana, la decima è un criterio che deve essere tenuto presente per onorare Dio
nella misura in cui l‟onore di Dio merita di essere riconosciuto.
Perche' i santi degli ultimi giorni pagano la decima quando la legge e' stata abolita con
la morte di Cristo?" Non mi sembra che tutta la legge di Mose' sia stata abolita con la
morte di Cristo, ciò che sia stato tolto e' ciò che era adempiuto, o meglio completato da
Cristo. Per esempio i sacrifici di sangue, simbolo della sua espiazione non avrebbero
più avuto un significato prossimo ma passato e quindi inutile e così via. Matteo 5:1719. Nel Nuovo Testamento non si parla molto della decima e non viene spiegato se sia
stata abolita o meno. In Luca 11:42.
Se dovesse venir considerata come una tassa o meglio ancora come un modo per certe
chiese di arricchirsi, queste persone dovrebbero almeno tenere in mente che l'idea non e'
stata di queste chiese ma di Dio stesso. Lo sdegno di Dio nei confronti di coloro che
non osservavano questa legge ai tempi del Vecchio Testamento. Malachia 3:7-12 Non
mi sembra che Dio sarebbe contento nel sentire che se una chiesa pratica la decima
debba vergognarsene, mi sembra invece che vengano promesse delle benedizioni e
questo era il modo di Dio che permetta agli uomini non solo di edificare il suo regno ma
anche di mantenerlo ad un livello decente e mostrasse agli altri popoli quanto amore
avesse il fedele per il suo Dio.
www.paroladellasalvezza.it
48
 SOSTENERE IL REGNO DI DIO
Dove sta scritto nel Nuovo testamento che la decima è stata abolita? Non vi e' una
scrittura così pratica e concisa. Siete sicuri che la decima fosse nella Legge? La decima
non era un fatto specifico della legge, infatti Abramo pagava la decima secoli prima che
la legge fosse introdotta sarebbe interessante toccare il tasto di Melchisedec.
La decima non fu introdotta con la Legge questo lo prova proprio la Bibbia quindi voler
inserire la decima nel contesto della Legge e' solo una scusa per cercare di dire:finita la
legge finita la decima. La decima non e' nata con la legge anche perché se lo fosse
sarebbe lo stesso! Avete mai sentito parlare di Atti 3:19-21. Prima del ritorno di Cristo
sarebbe restaurata, infatti la parola "tutte" non esclude niente. Da un‟attenta analisi si
comprende l‟importanza data da Dio alla decima nello stabilire il Regno di Dio in terra.
Il fedele che paga la decima e' una persona che sostiene il Regno di Dio non solo a
PAROLE ma praticamente con i suoi propri SACRIFICI.
L‟Apostolo Paolo quando scrive ai Corinzi e soprattutto nei capitoli 8 e 9 della seconda
lettera ai Corinzi, sottolinea l‟importanza della generosità dei veri discepoli di Gesù
Cristo, come cristiani siamo chiamati a dare e di condividere con altri quanto il Signore
ci ha provveduto. Quando Gesù, mandò in missione i 12 disse loro: “gratuitamente
avete ricevuto, gratuitamente date (Matteo 10:8)”, questa è una regola che vale sia per i
doni spirituali che quelli materiali.
Gesù più volte sottolinea nei Vangeli a sentirci responsabili verso quelli che sono in
difficoltà e soffrono.
Giovanni 13:34-35 – dobbiamo ricordare di dare per amore di Gesù, il dare non è un
aspetto accessorio della vita cristiana, ma qualcosa di fondamentale. Non dobbiamo
neanche avere paura né timore di parlare del dare.
Ebrei 10:24 – Proverbi 19:17.
2 Corinzi 8:1-5 – l‟apostolo Paolo scrivendo alla chiesa di Corinzi sottolinea i loro
doveri e le loro responsabilità, li mette davanti ad un esempio concreto quello dei
Macedoni. L‟apostolo Paolo vuole dimostrare che è possibile mettere in pratica gli
insegnamenti del vangelo. Più volte nelle sue lettere usa la parola imitatemi alcune
volte prende come esempio Timoteo, Epafrodito e dimostra che quello che dice la
Parola di Dio non è gravoso.
Su un argomento spinoso in cui si richiedeva di mettere mano al portafoglio, Paolo non
vuole fare suscitare uno spirito di concorrenza che è negativo e porta all‟orgoglio che è
peccato, ma c‟è un fine la Gloria di Dio.
L‟apostolo Paolo attira l‟attenzione dei Corinzi sulle chiese di Filippi, di Tessalonica e
di Berea che formavano le comunità della Macedonia. L‟intenzione di Paolo non è di
fare dei Macedoni degli eroi, ma vuole dimostrare che quando si permette alla grazia di
Dio di agire nella e sulla propria vita, avvengono cose meravigliose e straordinarie.
I macedoni erano consacrati al Signore, ma Paolo vuole dimostrare che non erano i
Filippesi, i Tessalonicesi o i Colossesi ad essere persone eccezionali ma la grazia di Dio
che operava in loro.
www.paroladellasalvezza.it
49
 GENEROSITA’
Permettevano allo Spirito Santo di operare nella propria vita. Quello che avevano fatto i
Macedoni, potevano farlo i Corinzi.
Spesso si pensa, ci troviamo in certe condizioni difficili, si è poveri non si può donare. I
Macedoni erano poveri queste chiese erano nate in mezzo alle difficoltà e alle
persecuzioni.
Ma erano consapevoli della grazia di Dio, questi credenti abbondavano nella gioia,
perché la vera allegrezza non proviene né dagli agi (comodità), né dall‟assenza di
difficoltà e persecuzioni, ma dalla consapevolezza (guarda nel vocabolario di lingua
italiana cosa vuol dire questa parola) che io e tu siamo in Cristo e Cristo è dentro di noi
e siamo stati riconciliati grazie al sangue versato dal Figlio di Dio.
I Macedoni accanto a questa ricchezza interiore, si trovavano in uno stato di profonda
povertà. Erano sottoposti a tasse molto pesanti da parte dei romani ma davanti a tutto
questo dice l‟apostolo Paolo hanno saputo abbondare nelle ricchezze della loro
generosità.
Tutto questo ci dimostra che la generosità non dipende se abbiamo possibilità
economiche, ma dalla disposizione interiore del cuore.
[cerca nel vocabolario il significato della parola generoso, generosità, ti
accorgerai che intende colui che è di nascita nobile]
Dio vuole farci uscire dall‟avarizia, per farci conoscere la ricchezza e l‟abbondanza
delle Sue benedizioni.
Aggeo 2:8
1 Timoteo 6:17-18
Cosa fecero i Macedoni? Dimostrarono in modo pratico quello che c‟era nel loro cuore,
non hanno detto andate in pace, scaldatevi e saziatevi ma hanno dimostrato in modo
pratico il loro sentimento verso l‟Iddio vivente.
Ci vuole ubbidienza e concretezza nell‟azione, il Signore ci vuole rendere responsabili.
(Matteo 21:28-30).
1 Corinzi 6:10
Proverbi 11:25
Dobbiamo rallegrarci nel constatare che il Signore si serve di noi per realizzare i Suoi
piani. Deuteronomio 15:7
Bisogna capire che Dio non ha bisogno dei nostri averi, ma essi costituiscono un banco
di prova (Matteo 25:34-40), attraverso il quale Egli può formarci e disciplinarci.
Dobbiamo imparare a guardare oltre a ciò che vediamo, per mettere a fuoco i beni
eterni – 2 Corinzi 4:18.
Il Signore vuole renderci Suoi collaboratori, non solo per condividere con gli altri i beni
spirituali, ma anche quelli materiali.
- La nostra fede deve essere fatta di gesti concreti.
1Cronache 29:14
www.paroladellasalvezza.it
50
CONCLUSIONI:
- La decima: un diritto di Dio
L‟offerta è volontaria riconoscenza per ciò che Dio ha donato, la decima è, invece, il
riconoscimento di ciò che a Dio appartiene, dei Suoi diritti sovrani (Gen.14:20-22). In
tale senso la decima non si offre, ma si paga al Signore (Gen.28:22; Lev.27:26,30). È
significativo che i Leviti, sostenuti nel loro servizio con le decime, dovevano anche essi
dare la decima, poiché questa non era un loro diritto, bensì un diritto di Dio
(Num.18:21, 24-26). La decima era una misura che dava a tutti la possibilità di onorare
i diritti divini in proporzione alle proprie entrate, quindi doveva essere restituita in ogni
caso a Dio (Deut.14:24,25;16:17).
È importante precisare che Dio non ha mai rinunciato ai Suoi diritti sovrani (Ger.27:5),
neanche nella dispensazione della grazia (Sal.24:1; I Cor.10:26). Dio è ancora il
proprietario di tutto: Egli ha creato la terra e ne ha soltanto affidato agli uomini la
gestione (Gen.12:6,7; Sal.50:10-12; Aggeo 2:7,8; I Tim.6:7).
La decima va, quindi, separata subito e restituita al Signore quale legittimo proprietario,
non data o trattenuta in seguito a vari calcoli di bilancio familiare (Eso.22:29,30;
Deut.26:12,13; I Re 17:13,14); sottrarci ai nostri doveri verso Dio significa derubare
Lui e derubare noi stessi, poiché si chiude l‟accesso alle benedizioni divine e comunque
le “borse chiuse” saranno bucate con spese inutili (Aggeo 1:4-11; Mal.3:7-11).
- Le origini spirituali della decima
Alcuni sinceri credenti obiettano che insegnare a versare la decima sia un ritornare alla
Legge. In realtà, il principio spirituale della decima ha origine con Abramo, prima della
Legge, quando era in rapporto con Dio tramite la fede (Gal. 3:6-9,29). Gesù non ha
abolito ma confermato la decima, condannando soltanto il modo errato di osservarla
(Matt.23:23).
Nel Nuovo Testamento non c‟è necessità di dare particolari ordini sul dare, poiché il
cristiano realizza più profondamente i diritti di Dio nella propria vita (I Cor.6:19;
IICor.8:8). Nella grazia il dare non è più costrizione esterna, bensì manifestazione di
vita spirituale (II Cor.8:3,4); il fatto che non siamo più sotto la Legge non ci porta a
sminuire i diritti di Dio, ma ad esaltarli con maggiore passione (Efe.6:6-8; Ebrei
13:5,6).
Il principio della decima non è mutato (Deut.14:22,23; II Cor.9:10), la salvezza
dell‟anima ci rende ancor di più debitori a Dio d‟ogni cosa (Eso.13:11-16;
Rom.15:26,27).
- La decima misura minima
La decima fu per Abramo la misura minima, per poi arrivare a quella massima del
sacrificio del figlio Isacco. Sotto la Legge, specie in tempi di risveglio, la decima era
misura minima (II Cron.31:5). Con Gesù si passa dalla decima del Fariseo (Luca
18:12), alla metà dei beni di Zaccheo (Luca 19:8), al tutto della vedova (Luca 21:4).
Ovviamente, questi sono soltanto esempi significativi, ma fanno già comprendere come
nella grazia la decima resterà più che mai la misura minima, perché oltre l‟obbligo
legale dei servi, si manifesta la gioiosa riconoscenza dei figli di Dio (Atti 2:44, 45;
4:32-37).
www.paroladellasalvezza.it
51