Sos ditzis lodinos - I proverbi lodeini

Transcript

Sos ditzis lodinos - I proverbi lodeini
Tel. 0784898018 int. 8
E-mail [email protected]
Leze 482/99
Lodè
Dott. Angelo Canu
Sos ditzis lodinos - I proverbi lodeini
Sos ditzis lodinos est una cherta cumintzata in
su ‘eranu de su 2008 e in parte cuncruita su
mese de Sant’Andria de su 2010, pro ‘achere
in modu de los ponnere in su libru “Lodè:
contributi antropologici alla sua storia”. Naro
in parte, ca s’idea de custa cherta vit e est
non de jucheret sa barrosia de pessare chi est
aggabbata, ma de pessare chi est semper
aberta ca cataunu de nois potet azuare
‘achende ischire sos ditzis chi connoschet e
narande fintzas, si si potet ite cheren narrere.
Manu manu chi an a arrivare an a essere
postos in custa gollitura. Jeo pesso chi custa
cherta potet essere de importu mannu pro sa
‘idda de Lodè ca grassia a issa si poten, pro
primu, cumintzare a gollire paritzas paraulas
chi nos semos immenticande e pro sicundu
pessare de poter ‘achere unu ditzionariu de
su lessicu lodinu. Su prozetu est mannu, ma
dae carchi locu si devet cumintzare. E apustis,
pro restare in tema de ditzis, “chie no ‘achet
faina, no ‘achet faddina”! Chie cheret dare
una ghettata ‘e manu a custu prozetu potet
imbiare sos ditzis a custu indiritziu de posta
eletronica [email protected] o telefonare a su
0784898018 int. 8. Gratzia a totus.
1
Sos ditzis lodinos è una ricerca iniziata nella
primavera del 2008 e conclusa in parte a
novembre del 2010, per permettere di
inserire, quelli già censiti, nel libro “Lodè:
contributi antropologici alla sua storia”. Dico
in parte perché l’obiettivo di questa ricerca
era ed è non avere la presunzione di ritenersi
completata, ma pensare che è sempre
aperta, in quanto ciascuno di noi può
contribuire al suo miglioramento suggerendo
proverbi non ancora censiti e spiegandone,
se possibile, il significato. Man mano che
arriveranno verranno inseriti nella raccolta.
Io credo che questa ricerca possa essere di
grande importanza per il paese di Lodè
poiché grazie ad essa si possono,
innanzitutto, iniziare a raccogliere parecchie
parole che stanno uscendo fuori dall’uso
comune e in secondo luogo pensare di poter
elaborare un dizionario del lessico lodeino. Il
progetto è ambizioso, ma in qualche modo si
deve pur cominciare. E poi, per rimanere in
tema di proverbi: “chi non fa non sbaglia”.
Chi vuol collaborare a questo progetto può
inviare i proverbi all’indirizzo di posta
elettronica [email protected] o telefonare al
n. 0784898018 int. 8. Grazie a tutti.
“A”
A bentu in favore donzunu ischit navigare
Con il vento a favore ognuno sa navigare (con la
fortuna a favore si può fare tutto)
A borta a borta a caddu a s‟ainu
A turno in sella all‟asino (è un ammonimento sulla
vita: alcune volte va bene, altre va male)
A caddu etzu, vune noa
Ad
A caddu fresatu sa sedda li pithicata
Al cavallo con screpolatura gli pizzica la sella (una
persona, scottata da una situazione, conosce bene il
dolore provato in determinati momenti)
A caddu lanzu musca meta
Al cavallo magro (si attacca) tanta mosca (vi è
un‟implicita condanna delle persone opportuniste: le
persone in difficoltà sono spesso insidiate dalla
malvagità dei profittatori)
A caddu malandratu sa sedda li pìthicata
Al cavallo con guidalesco gli pizzica la sella (sa
malandra è il guidalesco, una piaga prodotta sul
garrese degli animali da tiro o da soma dall‟attrito dei
finimenti. Vedi a caddu fresatu sa sedda li pìthicata)
A un cattivo cavallo una buona razione di biada. A un
buon cavallo una cattiva razione di biada (si dice in
riferimento alla fortuna: alle cattive persone spesso le
cose vanno meglio che a quelle buone)
A caddu malu, proenda ona. A caddu onu, proenda
mala
un
cavallo
vecchio,
una
fune
nuova
A caddu onu non li mancat sa sedda
Ad un buon cavallo non gli manca la sella (se una cosa
è buona sicuramente viene sfruttata. Ha lo stesso
significato di a grìndalu onu non li mancat sa errata )
A cataunu s'arte sua
A ognuno la sua arte (ognuno deve fare ciò che sa fare
realmente)
A chie at izoso non mancan fastizoso
Chi ha figli non gli mancano i fastidi (gli impicci)
A chie izu, a chie izastru
Chi figlio, chi figliastro (non tutti i figli vengono
trattati allo stesso modo)
A chie dolet, fringhete
A chi fa male (interessa), preme (è l‟esatto contrario di
a chie non dolet non fringhète)
A chie non dolet non fringhète
A chi non fa male (interessa) non preme (non importa)
A chie totu a chie nudda
A chi tutto a chi nulla (riferito a qualcosa - soldi,
salute, forza, bellezza ecc. -)
A contos malos si bi torrata
Sui conteggi errati si ritorna (sui conteggi errati si
devono rifare i conti)
A cosa ata non balet s‟imputu
A cose fatte il rimpianto non conta (e‟ una differente
versione del più usato atu s'ilbagliu non balet s'imputu)
A cresia bi nd‟intrat mannos e minores
In chiesa entrano adulti e bambini
A donzi male b‟est sa meichina
Per ogni malattia esiste una medicina
A fortza de su disizu si manicat su crapuicu
La forza del desiderio (di fico) spinge a mangiare il
caprifico (fico selvatico)
A fuste netu no intrat pupuìne
Al fusto (dell‟albero) sano non entra la tarlatura (ossia
l‟albero sano non permette l‟ingresso dei tarli. Il senso
2
traslato è che le persone giuste non sono intaccate dal
desiderio dell‟illecito)
A grìndalu onu non li mancat sa erràta
A un buon puledro non manca la ferratura
Dove le porte stanno aperte entrano i cani (insegna a
non essere troppo ospitali, poiché potrebbero arrivare
anche persone indesiderate)
A jannas abèrtasa sos canes b‟ìntrana
A ite mi juches s‟alche in pedes?
Perché mi tieni la falce nei piedi? (Perché dici il falso?)
A ite ses annande e cacande?
Perché stai andando e cagando? (si dice ad una persona
poco riservata e pettegola)
A ite ses chi a cudde chi l'at postu cunnu e lettu?
Perché sei come quello che gli ha messo la vagina e il
letto? (Si dice di uno che nel momento in cui si è
sposato ha trovato tutto pronto: donna e casa)
A ite ses che sa musca a sa malandra?
Perché sei come la mosca che va al guidalesco? (è un
rimprovero mosso a una persona accusata di
sciacallaggio. La a iniziale è una particella
interrogativa che deriva dal lat. aut. In questa variante
locale della lingua sarda, il dittongo latino au alcune
volte ha l‟esito in a (es.: paucus - poco  pacu;
auscultare – ascoltare  ascultare; augustus - agosto
 agustu), altre volte in o (caudam - coda  coa;
faucem - foce  oche)
A ite ses gherrande chin sos jutulìos?
Perché stai a combattere (perdi tempo) con cose
sporche? (vedi nota finale su jutulìu)
A ite ti nde ses picande sas terras de su papa?
Perché ti stai prendendo le terre del papa? (in italiano il
proverbio più affine è dare un dito e prendersi tutto il
braccio)
A lavare sa conca a s‟ainu si perdet tempus, abba e
sapone
A lavare la testa (fare lo shampoo) all‟asino si perde
tempo, acqua e sapone (è un‟esortazione a non perdere
tempo in cose inutili)
A manicàre e a grattare, s‟ora est de cumintzàre
A mangiare e a grattare, è l‟ora di cominciare (in
qualunque azione iniziare a fare è una buona partenza)
A murrunzu a murrunzu e ingrassande su porcu
Brontolando brontolando e il maiale sta ingrassando (si
dice di una persona che pur lamentandosi sempre sta
accumulando una certa fortuna o che comunque le cose
gli stanno andando relativamente bene. Una versione
simile è su porcu, a murrunzu a murrunzu e
ingrassande)
Uscirne nelle nuvole (si dice di quando una persona fa
delle opere e lo si critica dicendo che non farà delle
grandi cose)
A nd‟essire in nues
A ocru a ocru no.nde ocamos s‟ocru
A pagare e a morrere b‟at semper tempusu
A pranghere e a ridere, toccat a die e die
3
Ad occhio ad occhio ci togliamo un occhio (si dice di
due persone che stanno a guardare mentre dovrebbero
compiere un‟azione, intraprendere un qualcosa senza
mai iniziare)
Per pagare e per morire c‟è sempre tempo (lo si dice a
chi accampa scuse per non pagare un conto)
Il piangere e il ridere ci tocca ogni giorno (è un
insegnamento di vita: le cose vanno alcune volte bene
altre no)
A precare est a cresia
Si prega in chiesa (il senso è che le persone non vanno
supplicate)
A primu sos de perra 'e janna, a urtimu sos de su
ichinàtu
Per primi quelli vicini alla porta, per ultimi quelli del
vicinato (più lontano)
A ridere est cando as a ischire su sale chi si bi ghettat a
sa pattedda
Ci sarà da ridere quando saprai quanto sale si mette
alla pentola (è un ammonimento alle giovinette: la loro
situazione spensierata cambierà quando metteranno su
famiglia)
A s‟ape chi punghet nde li àlat sa matha
A s‟omine onu non li mancan sas armas pro si
difendere
All‟ape che punge gli si stacca la pancia (il proverbio,
prendendo spunto da ciò che realmente succede in
natura, ossia che l‟ape dopo aver punto muore poiché il
pungiglione rimane attaccato con l‟intero ventre
all‟animale o alla persona pizzicata, mette in guardia
che l‟aver fatto del male è foriero di nuovi mali)
All‟uomo giusto non gli mancano le armi per potersi
difendere
A su caddu s‟isprone, a s‟emina sa rejone
Al cavallo lo sperone, alla donna la ragione (è un
parallellismo sottinteso: come al cavallo si deve dare lo
sperone, così alla donna bisogna dare la ragione)
A su dolore „e sa dente, sa limba si bi colat
La lingua batte dove il dente duole (il pensiero è
sempre rivolto ai problemi, ai pensieri, ai ricordi
dolorosi)
A su mariane sa coa l'impìdzat
Alla volpe l‟ostacola la coda (si dice quando una
persona ribatte sempre un argomento: significa che è
un qualcosa che gli sta particolarmente a cuore)
A su mortu, perdonàlu
Il morto, perdonalo
A su ocu, prus linna bi ghettas prus mannu si achet
Al fuoco, più legna ci aggiungi più diventa grande (il
senso è vicino al proverbio italiano: gettare benzina sul
fuoco)
A su thoppu s'ispìna
Allo zoppo (anche) la spina (la sfortuna si accanisce su
persone già sfortunate)
A su truncu si b‟ajùan totu
Al tronco si attaccano tutti (le persone indifese sono
maggiormente soggette ad azioni di sciacallaggio)
A s‟arvore puppuinatu onzi bubuitu si l‟afèriti
All‟albero malato ogni insetto gli giunge (si attacca) (il
verbo afèrit ha come infinito afèrrere e il significato è
giungere. È una metafora che ammonisce sul fatto che i
più deboli sono più facilmente soggetto all‟azione degli
sciacalli)
A s‟omine onu non li mancant sas armas pro si
difendere
All‟uomo giusto non mancano le armi per difendersi
A ti timere feroze est….
C‟è da aver paura di te in modo feroce…. (riferito in
senso ironico)
“A trivagliare!” si narat a s‟ainu…
“A lavorare!” si dice all‟asino…
4
A ucchìere toccat a Deus
A un‟ala ascoltu, a s‟ater‟ala mi.nd‟essiti
Ad uccidere spetta al signore (la condanna “didattica”
per l‟omicidio volontario pare totale. In realtà poi la
morte di un assalitore, di una persona malvagia o
violenta, di un ladro colto sul fatto, trova una sua
giustificazione morale nella frase si l’at chircata,
ovvero se l’è cercata - la morte -)
Da una parte (da un‟orecchio) ascolto, dall‟altra mi
esce (si dice di un‟argomento o di un pettegolezzo di
cui non si prova interesse)
Abba,abba; inu, inu!
Acqua (è) acqua; vino (è) vino (espressione usata
quando si stanno paragonando due cose o due persone
per sottolinearne la sostanziale differenza)
Abba colata no tirat mulinu
L‟acqua passata non fa girare il mulino (è inutile
rimuginare sul passato)
Abba „e eranu, proet e sessiat
L‟acqua di primavera, piove e finisce (subito)
Abba e focu non si negan a niune
Acqua e fuoco non si negano a nessuno (prima c‟era
l‟usanza di andare a chiedere un tizzone ardente nelle
case dal cui comignolo usciva del fumo - segno che il
fuoco era acceso - per poter accendere il camino a casa
propria. Questo tizzone non poteva essere negato
poiché altrimenti era ritenuto un grave segno di
scortesia. Ugualmente succedeva per l‟acqua: se un
istranzu, un viandante o comunque uno straniero,
bussava alla porta per chiedere un bicchiere d‟acqua
questo doveva essere inevitabilmente offerto)
Acqua e sole: grano in grande quantità
Abba e sole: tricu a muntone
Abbàitati sa coa a issecus
Guardati la coda dietro (in italiano è l‟equivalente di
guardarsi alle spalle)
Àche nodu pro non perder puntu
Fai il nodo per non perdere il punto (proviene dalla
sapienza delle massaie che cucivano: così come quando
si rammenda si deve fare un nodo al filo affinchè il filo
stesso non si levi dalla cucitura, così l‟invito alla
persona è quello di concludere un‟opera prima che
possa rovinarsi)
Fai il bene e non guardare a chi lo fai
Àche su ene e non mires a chie
Àchere a feche
Fare ad una feccia (insultare una persona sino a ridurla
ad una feccia)
Àchere comente àchene in Bosa: cojuana e no isposana
Fare come fanno a Bosa: vanno a vivere insieme ma
non si sposano. (Esiste anche una versione volgarizzata
di questo proverbio che gioca sull‟assonanza delle
parole: achere comente achene in Bosa: coddana e no
isposana, che in italiano va tradotto Fare come fanno a
Bosa: fanno sesso ma non si sposano. La versione
“ufficiale” riporta la condanna morale per chi si sposa a
sa sardisca, ossia di due persone che d‟improvviso
vanno a vivere insieme – oggi sarebbe a convivere –
mettendo così davanti al fatto compiuto le rispettive
famiglie, senza che ci fosse l‟assenso delle famiglie
stesse e la benedizione della Chiesa. Il secondo
proverbio invece esacerba il significato più profondo
del primo, limitandolo alla condanna – forse più di
facciata che non in realtà - dell‟atto sessuale, anche se
viene posto in dichiarati toni sarcastici)
5
Àchere comente s‟abba a su ocu
Fare come l‟acqua al fuoco (si dice per es. di una
medicina che ha guarito una malattia)
Àchere comente sa manu „e Deus
Fare come la mano di Dio (la traduzione letterale non
rende assolutamente il senso del proverbio: esso è
utilizzato in seguito ad una azione o ad una cosa che ha
prodotto un notevole benessere nella persona che lo
dice. Quindi può essere enunciato in seguito ad un bel
riposo preceduto da un lavoro massacrante, riposo che
ha prodotto nella persona un tale benessere come se
fosse effetto “della mano di Dio” oppure quando in
seguito ad un malore si è preso un medicinale che ha
sortito effetti quasi miracolosi. Può essere detto anche a
mò di consiglio: prendi questo…. mangia questo….,
fai così…… : produce degli effetti miracolosi come
fatti dalla mano di Dio!!! )
Àchere dinari a umpritùra
Fare soldi a palate
Àchere s‟andata de su corvu
Fare il cammino (strada, viaggio) del corvo (si dice ad
una persona che è andata ma non è più rientrata.
Solitamente si dice in senso ironico a chi è andato a
fare una visita in casa altrui e si è trattenuto più del
dovuto)
Àchere s‟essìta de su poleddu
Fare l‟uscita dell‟asino (ossia non concludere nulla. Si
dice quando magari un individuo è uscito di casa per
sbrigare diverse faccende ma vi ritorna senza aver
concluso nulla – vedi anche àchere sa resessìta de su
poleddu)
Àchere sa corda a s‟urmica (oppure achere sa corda a
su pùliche)
Fare la corda alla formica (oppure fare la corda alla
pulce) (sa corda è un tipico piatto sardo fatto con le
interiora degli animali: per farlo è necessario parecchio
tempo. In questo caso vuole dire fare un grosso lavoro
che a prescindere si sa già produrrà un risultato poco
fruttuoso)
Àchere sa resessìta de su poleddu
Fare l‟adempimento dell‟asino (ossia portare a termine
un lavoro assegnato senza avere compreso ciò che si è
fatto. Si dice ironicamente di chi esegue gli ordini
senza riflettere più di tanto su ciò che sta facendo:
come un asino esegue e basta)
Àchere sas fricas in ocros
Fare le friche agli occhi
Àcher sa vigura de s‟assu „e cupas
Fare la figura dell‟asso di cuori (ossia fare una
bruttissima figura, in quanto l‟asso di cuori, nel gioco
di carte della scopa, non vale nulla)
Àcher su bellu in cara e a palas s„istillu
Fare buon viso davanti e alle spalle il coltello (vedi
àcher su bellu in cara e a pala s'istoccata)
Àcher su bellu in cara e a pala s'istoccata
Fare buon viso davanti e pugnalarlo alle spalle
Àchirrare sos carches
Pressare i calci (picchiare una persona)
Àghera ruia: entu ponet!
Cielo rosso: ci sarà vento!
Àinu amitu non timet uste
L‟asino affamato non ha paura del bastone (l‟uomo, di
fronte all‟avversità, non ha paura di nulla)
6
Àinu est andatu, burrincu est torratu
È andato asino, è tornato somaro (si dice di una
persona uscita per fare un qualcosa e tornata senza aver
combinato nulla)
Alàre lestru che lampu
Scendere veloce come il lampo
Alet prus s‟esperientzia chi non sa grammatica
È più valida l‟esperienza che non la grammatica
Alet prus unu vonu ichininàtu, chi no unu malu
parentatu
È più valido un buon vicinato che non un cattivo
parentado (ricorda il significato del detto italiano:
parenti serpenti, anche se poi stona con l‟altro
proverbio chie no at fide in parente no at fide in niente)
Alet prus su zèniu chi non sa bellesa
È più valida l‟intelligenza che non la bellezza
Alet prus unu cacu „e voe chi non chentu „e grundinese
È più valido un escremento di bue che non cento di
rondini (è meglio una grande ed importante azione che
non cento piccole e insignificanti)
Ama si cheres esser amatu
Ama se vuoi essere amato
Andare a s‟imbarcare pro cussos regnos…. (est andatu
a s‟imbarcare pro cussos regnos…)
Andare ad imbarcarsi per quei regni…. (è andato ad
imbarcarsi per quei regni…) (è un modo di dire riferito
alle persone che sono emigrate, non tanto nel
continente, ossia nell‟Italia continentale, quanto
all‟estero. Spesso non si conosceva neanche la nazione
cui andava la persona in questione e l‟espressione
cussos regnos più che indicare un Paese ove vigeva la
monarchia, indicava più semplicemente un Paese
straniero. Oggi, pur consapevoli di questa distinzione, è
rimasta come espressione comune che però si sta
perdendo tra i più giovani.)
Vai al mare e non trovi acqua?
Andas a mare e no acàtas abba?
Anima in corpus, aspettu in Deusu
Anima in corpo, aspetto in Dio (l‟anima dell‟uomo è il
riflesso di Dio)
Annànghere linna a focu
Aggiungere legna al fuoco (istigare una persona già
adirata)
Annànghere paza a focu
Aggiungere paglia al fuoco
Annànghere pane a brou
Aggiungere il pane al brodo (aggiungere lavoro ad
altro lavoro)
Aprile at mortu sa mama a fritu
Aprile ha ucciso la madre con il freddo (in aprile,
nonostante il tempo sia apparentemente bello, il freddo
può tornare intenso)
Aprile torrat cane a cuile
In aprile torna il cane all‟ovile (tanti informatori si
ricordavano di questo proverbio, ma nessuno ha saputo
fornire una spiegazione esauriente sul senso)
Arcu „e manzanu, abba „e sero. Arcu „e sero, abba „e
manzanu
Arcobaleno di mattino, acqua la sera (ha piovuto la sera
prima). Arcobaleno la sera, acqua la mattina (ha
piovuto la mattina prima)
Arina cola cola, de su chi mi so tìmita, non mi so
mancàta
Farina che passa (attraverso il setaccio), ciò che avevo
paura mi è successo (la farina è riferita alla persona che
parla sempre: a forza di dire che le succede qualcosa,
prima o poi le è successo veramente)
Ascùrta, abbàita e ista a sa muta
Ascolta, osserva e stai zitto
7
Ata sa leze, acatatu s'ingannu
Fatta la legge e trovato l‟inganno
Athapulàtu su pannu pro nde inghiràre s‟annu
Rammendato il panno (l‟indumento) per far finire
l‟anno (è un invito a non sprecare)
Arraganàtu ses? Mindicu mòrisi!
Sei avaro? Muori mendicante! (cfr. con avaru ses?
Mindicu moris! Il termine arraganatu è di certo più
arcaico di avaru, anche se quest‟ultimo oggi risulta
alquanto diffuso, soprattutto presso la popolazione più
giovane)
Arrivata s‟ora su izu a foras
Arrivata l‟ora il figlio fuori (al nono mese di
gravidanza, il figlio deve uscire)
Ata sa leze, atu s'ingannu
Fatta la legge, fatto l‟inganno
Atu s'ilbagliu non balet s'imputu
Fatto lo sbaglio il rimpianto non conta
Atùnzu ispilìtu, accagliu amitu
Autunno pelato
affamato
Avaru ses? Mindicu moris!
Sei avaro? Muori mendicante!
Azùati, ca Deus t‟azuata
Aiutati che Dio t‟aiuta (il corrispettivo in italiano è
aiutati che il ciel t’aiuta)
Azùati ca t‟apo a azùare, narat Deus
Aiutati che t‟aiuterò, dice Dio
(senza
vegetazione),
mandriano
"B"
B‟at de timere de sos poveros irrichìtos
C‟è da temere dei poveri che si sono arricchiti (perché
spietati e senza scrupoli)
Bellesa non achet domo
La bellezza non fa la casa
Bellos e malos nde intran a mesusu
Belli e brutti ci vanno di mezzo (tutti) (un esempio:
certe azioni o opere le compiono anche persone
insospettabili)
Bellu in praza, malu in domo
Bravo in piazza (pubblicamente), cattivo in casa (nel
privato)
B‟est su male e sa meichìna
C‟è il male e la medicina (per ogni male esiste una
cura)
Bi cherìata sa gana „e su barantotto…..
Ci voleva la fame del millenovecentoquarantotto……
(è un proverbio che viene utilizzato soprattutto dagli
anziani quando vedono qualche ragazzo che fa lo
schizzinoso verso il cibo)
Beato chi invecchia
Biatu chie imbetzat
Biatu s‟omine chi isperat in Deus
Beato l‟uomo che spera (ha fiducia) in Dio (chiara la
matrice biblica del proverbio)
Binu onu fintzas a feche
Vino buono fino al fondo (una cosa buona la si gusta
sino in fondo)
Bonos printzìpios e mentzus fìnese
Buoni inizi e fini migliori (è il proverbio che di dice a
Capodanno, in cui si augura un buon inizio e una fine
migliore)
8
Brullande, brullande e s‟ocru ocande
Scherzando, scherzando e cavando l‟occhio (vedi
anche Nande nande e s'ocru ocande. Lo dice una
persona che “accusa” una seconda di dire cose pesanti
sotto forma di parole spiritose. L‟interlocutore nel fare
delle affermazioni vuol farle apparire come se fossero
dette in tono scherzoso, mentre in realtà sono ben
pungenti e mirate)
"C"
Ca ti nde aches sa randa!
Perché ci fai il pizzo! (si dice solitamente di una cosa
che risulta inutile)
Camìnu curzu imbètzat s‟ainu
Cammino corto invecchia l‟asino (è un invito a non
scegliere scorciatoie che potrebbero rivelarsi più
impervie della strada maestra, metafora della retta via)
Campanèdda ruinzàta no sonat che noa
Campanella arrugginita non suona come nuova
Cando Deus non cheret, sos santos no an potere
(oppure cando Deus non cheret sos santos an pacu
potere)
Quando Dio non vuole, i santi non hanno potere
(oppure quando Dio non vuole i santi hanno poco
potere)
Cando essit su santu achimos esta
Quando esce il santo (in processione) facciamo festa
(riporta il senso di “non fasciarsi la testa prima di
rompersela”)
Cando est tropu, cando est nudda….
Quando è troppo, quando è nulla…
Cando ligaìan sos cane a sartìtza….
Quando legavano i cani con le salsicce…. (è un incipit
di frase completamente sarcastico ed ironico che
presuppone che ciò che segue è falso. Infatti è un
immaginare un mitico periodo in cui l‟abbondanza era
tale da poter legare i cani addirittura con le salsicce!!!)
Cando non l‟at de natura non balet fricatura
Quando non ce l‟ha di natura (il senno), il danno non
vale (se un danno è compiuto da uno che la comunità
riconosce come pazzo, non puoi chiedere un
risarcimento. C‟è una giustificazione morale alle azioni
dannose di una persona fuori di senno)
Cando s‟abba torrat a punta in susu
Quando l‟acqua scorre verso l‟alto (si dice
ironicamente quando una cosa è impossibile. Per
esempio in una promessa: ti prometto che quando
l‟acqua scorrerà verso l‟alto….)
Can che abbaia non morde
Cane chi apèddat non mòsset
Cane ingulimàtu a capras, mentzas sa morte nd‟acàtata
Cantu est mannu est maccu
Carchitàre che caddu malu a domare
9
Cane attratto dalle capre (per mangiarle), trova anche la
morte (si dice di una persona che ha talmente voglia di
un qualcosa che sino a quando non la ottiene non trova
pace. Ingulimàtu significa abituato a cose piacevoli)
Quanto è grosso è stupido
Scalciare come un cavallo cattivo a domare
(solitamente riferito a chi non ha un buon carattere)
Cataùnu àntat s‟ortu de su ichìnu
Catheddu impressatu, catheddu chentza ocros
Cavalieri in bidda anzena miseru mannu paret
Che.i s‟eranu a s‟ainu
Che.i su poleddus‟est abitzatu de su erànu cando nde
vit colatu
Ognuno loda l‟orto del vicino (l‟origine è molto
dubbia: riferito da un informatrice ultrasettantenne, il
proverbio è stato riproposto anche ad altri informatori i
quali sostengono di non averlo mai sentito.
L‟impressione è che sia una semi-traduzione di quello
italiano l’erba del vicino è sempre più verde)
Cagnolino partorito in fretta, cagnolino senza occhi (è
l‟equivalente di la gatta per la fretta ha fatto i gattini
ciechi. Si dice quando si sta facendo una cosa,
invitando una persona a farla con calma e senza fretta)
Un cavaliere in terra straniera appare infelice (il senso
è vicino a nemo profeta in patria, nessuno è profeta in
patria)
Come la primavera all‟asino (si dice per esempio di
una persona che non sa apprezzare una bellezza, un
regalo, una buona parola: proprio come l‟asino non sa
apprezzare le bellezze della primavera)
Come un asino si è accorto della primavera quando era
già passata (mette alla berlina una persona distratta che
non si accorge di ciò che gli capita davanti)
Chentza alas non si potet olàre
Senza le ali non si può volare (senza i giusti mezzi non
si può fare nulla)
Chentza defètos est solu Deus
Solo Dio è senza difetti
Chentza dinàri non si cantat missa
Non si canta (celebra) messa senza soldi (il senso è che
una cosa o un‟azione non viene fatta se non c‟è un
compenso o un contraccambio. Personalmente ritengo
questo proverbio molto interessante per due aspetti: il
primo è perché rileva l‟antica usanza, tuttora in pratica,
di celebrare una messa in suffragio all‟anima di un
defunto dietro rimunerazione del sacerdote. Il secondo
è che il proverbio utilizza il verbo cantare, nel senso di
celebrare la messa, in quanto sino agli anni ‟50 la terza
messa domenicale non veniva “recitata”, bensì
propriamente cantata in latino dal sacerdote con
l‟accompagnamento de sos cantores, ossia uomini
adulti preposti al canto, che solitamente stavano dietro
l‟altare. Oggi la terza messa domenicale è rimasta nel
linguaggio comune sa missa cantàta ed in parte ha
mantenuto l‟antica usanza)
Chentza s‟azutu de Deus non potìmos acher nudda
Senza l‟aiuto di Dio non possiamo fare niente
Chentu concas, chentu berrìtas
Cento teste, cento cappelli (le opinioni sono tante
quante le persone)
Chèrcos abbassiàtos, mutrècos artziàtos
Roverelle curvate verso il basso, cisti sollevati (i ricchi
si riducono in miseria, i poveri si arricchiscono. Il
senso riporta però non solo una situazione materiale,
ma anche morale)
Volere la botte piena e la moglie ubriaca (nonostante
sia stato riferito da un informatore over 70 lascia
notevoli dubbi: sembra una traduzione letterale del
proverbio italiano, quasi a dimostrazione delle
interconnessioni tra lingua sarda e lingua italiana)
Chèrrer sa cupa prena e sa muzère imbriaca
10
Chervèddu lezèru, pacu pessamentu
Cervello leggero, pochi pensieri (chi non ha pensieri
vive tranquillo)
Chie a sos vinti non pessat, a so trinta non messat, a sos
baranta non frorit e miseru mannu morit
Chi ai venti (anni) non ragiona, ai trenta non miete, ai
quaranta non fiorisce e muore da grande poveraccio
Chie a urtimu s'istat o perdet o achìstata
Chi tentenna sino all‟ultimo o ci rimette o (bene)
acquista
Chie achet faìna, àchet faddìna
Sbaglia chi fa (chi non fa nulla non sbaglia)
Chie àchet prèstitu, deretu si nde pèntiti
Chi fa un prestito, se ne pente subito
Chie andat a ascurtare sos males anzenos, males suos
intendet
Chi va ad ascoltare i pettegolezzi altrui, sente i suoi
Chie andat a pianu andat a sanu
Chi va piano va sano (origine incerta: sembra
l‟italianizzazione di chi va piano, va sano e va lontano)
Chie andat a tzitate, su chi idet àchete
Chi va in città, ciò che vede, fa (c‟è una leggera
sarcasmo verso l‟uomo di paese, ritenuto ignorante, che
nell‟andare in città si adegua a fare ciò che vede dagli
altri, senza perciò tenere e rivendicare la propria
identità)
Chie andat e torrata, bonu viazu at fatu
Chi va e poi torna, ha fatto un buon viaggio
Chie ascùltat in domo anzèna sos males suos intendet
Chi origlia in casa altrui sente i mali (i pettegolezzi)
propri
Chie at arte, at parte
Chi ha l‟arte, ha guadagno
Chie at aza at parte
Chi ha audacia, ha guadagno
Chie at Deus in favore non devet timer de nudda
Chi ha Dio dalla sua parte non deve temere nulla
Chie at dinari andat e toccat su culu a su re
Chi ha soldi va e tocca il culo al re (il senso non è tanto
“chi è ricco” quanto invece “chi è potente”, poiché
esiste una forte corrispondenza tra soldi e denaro)
Chie at dolore narat “ohi”
Chie at favore in corte non morit de malasorte
Chi ha un dolore dice “ohi” (è un proverbio che tratta
in parte l‟esternazione di uno stato d‟animo - dolore è
inteso in senso metaforico, non in senso fisico: Chie at
dolu ponet dolu)
Chi ha un dolore (dispiacere, amarezza, angoscia,
sofferenza) mette (intorno a sè) dolore (in questo
proverbio s‟intravede il senso della condivisione
comunitaria di un sentimento. Un dolore, così come
una gioia o un qualunque altro stato d‟animo deve
essere condiviso con gli altri e non tenuto nascosto)
Chi ha favore in corte non muore di malasorte
Chie at favore in corte non morit de mala morte
Chi ha favore in corte non muore di cattiva morte
Chie at ite àchere no est mortu
Chi ha da fare (impegni) non è morto (è una denuncia
alle persone inerti)
Chie at ocu no morit de vritu
Chi ha il fuoco non muore di freddo
Chie at oro non cazat prata
Chi ha l‟oro non esibisce l‟argento
Chie at pane non at dentes, chie at dentes no at pane
Chia ha il pane non ha i denti, chi ha i denti non ha il
pane
Chie at runza si la grattet
Chi ha una rogna se la gratti
Chie at dolu ponet dolu
11
Chie at salute, at totu
Chi ha la salute ha tutto
Chie at umu at ocu
Chi ha fumo ha fuoco
Chie beffe àchet, beffe prànghete
Chi fa una beffa, piangerà di una beffa (è un proverbio
che sta a metà strada tra chi la fa l’aspetti e chi di
spada ferisce di spada perisce)
Chie brullat chin Deus o chin Santu o est fertu o est
maccu
Chi scherza con Dio o con i santi o è ferito o è pazzo
Chie càmpata mezòrata
Chie cantat in mesa o in lettu o est maccu o est fertu
Chi vive migliora (per capire meglio questo proverbio
bisogna entrare nell‟ottica di un proverbio simile nel
significato: de su viu b'est s'imbiu, de su mortu non b'at
acunortu)
Chi canta a tavola o a letto o è pazzo o è ferito
Chie cheret fachere cantu cheret, perdet cantu ata
Chi vuol fare quanto desidera, perde quanto ha
Chie cheret gudìre devet patire
Chi vuol essere felice deve patire
Chie cheret piscàtu su culu s'iffùndet
Chi vuole pesce si bagna il culo
Chie chircat a Deus a Deus acàtata e chin Deus
s‟incòntrata
Chi cerca Dio, Dio trova e con Dio s‟incontra
Chie chircat a Deus non pèriti
Chi cerca Dio non muore
Chie chircat accatat e chie istat si sicat
Chi cerca trova e chi si sta fermo si essicca
Chie de erru vèriti, de erru pèriti
Chi di ferro ferisce, di ferro perisce
Chin sa manu cacàta fintzas a pròere
Con la mano sporca di escrementi fino a piovere (si
dice come critica verso una persona ritenuta talmente
inetta che, sporcatosi la mano di escrementi, aspetta
che piova per potersi pulire, senza invece attivarsi a
trovare un‟altra soluzione)
Chin s‟umiltàte si balànzat su chelu
Con l‟umiltà si guadagna il cielo
Chitho o tardu sa vàula essit
Presto o tardi la bugia(il falso) esce fuori
Chie cumandat achet leze
Chi comanda fa legge
Chie cumandat no istracat
Chi comanda non si stanca
Chie daet pranzu, chena isettat
Chi offre il pranzo si aspetta la cena (in cambio)
Chie dispretziat, còmporata
Chi disprezza, compra
Chie est cuntentu est riccu
Chi è felice è ricco
Chie est iscaddàtu dae s‟abba caente timet fintzas
s‟abba vrita
Chi è impaurito (per precedenti esperienze negative)
dall‟acqua calda teme anche l‟acqua fredda
Chie est lestru manicànde est lestru trivagliande
Chi è svelto mangiando è svelto lavorando
Chie est mere cumàndata
Chi è padrone comanda
Chie est zelosu morit currutu
Chi è geloso muore (sicuramente) cornuto
Chie iscùrtat sos males anzènos, males suos intendet
Chi spettegolezza sente i pettegolezzi su di sè
12
Chie istat bene su culu li dolet
Chi sta bene (e sta comodamente seduto) gli fa male il
sedere
Chie istat in domo anzena, sa domo sua sos canes si la
mànicana
Chi abita in casa straniera, la propria casa (natia) è
mangiata dai cani (il senso di casa è più di patria. Chi
esce fuori dal proprio paese, chi emigra, causa la
disgrazia dei beni familiari perché abbandonati agli
sciacalli che approfittano della lontanza del
proprietario)
Chie la chèret cotta chie la chèret crua
Chi la vuole cotta, chi la vuole cruda (la carne)
(utilizzato per riportare una discussione su una qualche
decisione da prendere, in cui però c‟è disaccordo totale
e non si riesce a trovare un‟intesa. Questo proverbio
però è dal mio punto di vista importantissimo perché è
arrivato a noi tramandandoci l‟antica consuetudine di
mangiare la carne totalmente cruda)
Chie lassat su caminu ezzu pro su nou acatat s‟ingannu
Chi lascia il cammino vecchio per quello nuovo
incontra l‟inganno
Chie lavat sa conca a s‟ainu perdet tempus, abba e
sapone
Chi fa lo shampoo all‟asino perde tempo, acqua e
sapone (si dice di quando si fa una cosa totalmente
inutile)
Chie menzus no nd'at chin sa muzere si corcata
Chi non ha di meglio si corica con la moglie
Chie narata cantu idete pèrdete cantu ata
Chi racconta quanto vede, perde quanto ha (è un
ammonimento: i pettegoli hann una brutta fama)
Chie narat cantu ischit pèrdet cantu ata
Chi racconta quanto sa perde quanto ha
Chie naschit lepore non morit mariane
Chi nasce lepre non muore volpe
Chie naschit tundu non morit cuadratu
Chi nasce tondo non muore squadrato (l‟origine è
alquanto dubbia: sembra una traduzione del proverbio
italiano. Fornito da un informatore nato nel 1981 – e
riportato dal nonno – risulta però essere sconosciuto
agli altri informatori più anziani)
Chie nd‟at meta prus nde cheret
Chi ne ha tanta (di ricchezza) ne vuole ancora di più
Chie no abàitat in cara est unu traitòre
Chi non guarda in faccia (negli occhi) è un traditore
Chie no àjulat brullas, non si ponzat a brullare
Chi non sopporta gli scherzi non si metta a scherzare
Chie no at amicos no andet a sa esta
Chi non ha amici non vada alla festa
Chie no at domo no at ichinàtu
Chi non casa non ha un vicinato
Chie no at fide in parente no at fide in niente
Chi non ha fiducia in un parente non ha fiducia in
niente (nessuno) (cfr. con alet prus unu vonu ichinàtu,
chi no unu malu parentatu)
Chie no at fide in sos animales nemmancu in sos
omines
Chi non ha fiducia negli animali (non ha fiducia)
neanche negli uomini
Chie no at fide no nde potet dare
Chi non ha fiducia non ne può dare
Chie no at istìre, a biatu est ispozu
Chi non ha vestiario, quando muore è spoglio
Chie no at ite „e achere ispizat su culu a su gattu
Chi non ha niente da fare pettina il culo al gatto
13
Chie no at sorte non si peset chitho
Chi non è fortunato non si alzi presto (è inutile che si
alzi presto)
Chie no imbàgliata est galu a naschìre
Chi non sbaglia deve ancora nascere
Chie no onorat su babbu e sa mama non bivit in eternu
Chi non onora il padre e la madre non vive in eterno
(sembra chiara la matrice biblica)
Chie non faeddat in cara est traitore
Chi non parla in faccia è un traditore
Chie non l'at in pala l'at in cossas
Chi non l‟ha sulle spalle (il male), ce l‟ha nelle cosce
Chie non l'at in pala l'at in costas
Chi non l‟ha sulle spalle (il male), ce l‟ha nelle costole
Chie non s‟inzeniat non campat
Chi non s‟ingegna non campa(non sopravvive) (vedi
anche Iscuru chie non s’inzeniat)
Chie non riscat non piscat
Chi non rischia non pesca
Chie non trampat non campat
Chi non imbroglia non campa
Chie non molet no at arina
Chi non macina non ha farina
Chie non potet iscùtere a su caddu, iscùtet a sa sedda
Chi non può bastonare il cavallo, bastona la sella
Chie non potet messàre, ispìcata
Chi non può mietere (il grano), spigola (Ispicare è
spigolare, ossia raccogliere il grano caduto sul campo
durante la mietitura. Questo proverbio è utilizzato
quando, facendo un qualche lavoro, qualcuno si ferma
lamentando un dolore. L‟invito è allora fare comunque
un‟altra cosa, ma darsi comunque da fare)
Chi non sente le parole non sente le botte
Chie non sentit paràula no intendet cària
Chie pacat oje est chitu cras
Chi paga oggi, domani non ha debiti (chitu deriva dal
verbo chitare, ossia saldare i debiti)
Chie prima nàschiti, prima pàschete
Chi ci mette un dito ci lascia un gomito (è un
ammonimento per un pericolo: esorta a non sfidarlo
perché potrebbe essere molto più grande di quanto
appare)
Chi prima nasce, prima pascola (il riferimento è
relativo a ciò che succede al bestiame, ma il sottofondo
pedagogico e morale avvisa che le persone anziane
hanno già fatto prima delle più giovani determinate
azioni, quindi hanno maggiore esperienza)
Chie si achet sos afarios suos non si brutat sas manos
Chi si fa i propri affari non si sporca le mani
Chie ridet dopo ridet de mancu
Chi ride dopo ride di meno
Chie ridet e beffata a su suo non pessata
Chi ride e si fa beffe, a sé stesso non pensa (è un invito
a non giudicare gli altri senza prima aver fatto un
accurato esame di coscienza)
Chie ridet in chenàpura, prànghet in duminìca
Chi ride il venerdi, piange la domenica (il destino
prima o poi gira all‟inverso: se prima ho riso, poi
piangerò)
Chie ridet in mesa o in letu o est maccu o est fertu
Chi ride a tavola o a letto, o è stupido o è menomato
Chie ponet unu poddighe bi lassat su cuitale
14
Chie sedet a caddu est suzetu a nde rùere
Chi va a cavallo è soggetto a cadere (alle cadute da
cavallo)
Chie semenat males, gollit malannos
Chi semina colpe, raccoglie disgrazie
Chie si antat, pacu si sentit
Chi si vanta, ha poca considerazione di sé stesso
Chie si umìliata si esàltata
Chi si umilia si esalta
Chie tenet inza tenet tinza
Chi ha una vigna ha una tigna (è un gioco di parole.
Dalla tradizione contadina deriva un insegnamento che
riporta l‟avviso che chi ha un bene ha comunque una
seccatura)
Chie tenet mele sos poddighes si linghet
Chi possiede il miele si lecca le dita
Chie tenet pane in saccu, non si addit né est maccu
Chi ha pane nella bisaccia, non si sbaglia e non è matto
Chie tenet runza si la grattet
Chi ha una rogna se la gratti (se ne occupi)
Chie timet abba no andet a mare
Chi ha paura dell‟acqua non vada al mare
Chie toccat mele sos poddighes si nde linghet
Chi tocca il miele si lecca le dita
Chie totu cheret totu lassat
Chi tutto vuole tutto lascia (Chi troppo vuole nulla
stringe)
Chie vene comintzat, menzus aggabat
Chi ben inizia meglio finisce (è l‟equivalente di chi ben
comincia è a meta dell’opera)
Chie vivet in zitate, comente ìdete àchete
Chi vive in città, come vede fa
Chie vivet isperande, morit cantande ( o cacande)
Chi vive sperando, muore cantando (o defecando)
Chin maccos e chin santos non bi brulles
Non scherzare con pazzi e con santi
Chin s‟isperàntzia de Deus amus a fàchere sas cosas
Con la speranza in Dio faremo le cose
Chin sos annos ènini sos afannos
Colare che pilu in mesu „e othiche
Passare come un capello in mezzo alla forbice
Con gli anni arrivano gli affanni
“Comare”, “comare” sa vide su cane
(dire) “comare”, “comare” (e poi avere) la fiducia del
cane
Comente at cheffitu Deus….
Come Dio ha voluto……. (le cose sono andate come
dovevano andare)
Comente su grinile, s'intenzione
Come l‟aspetto l‟intenzione (una persona assomiglia
alla propria famiglia non solo nell‟aspetto ma anche
nelle inclinazioni; detto anche a persona brutta che così
come l‟aspetto è l‟intenzione)
Testa senza cassa toracica (si dice ad una persona
sciocca, stupida)
Conca chentza cassiu!
Contr‟a Deus non bi andat niune
Nessuno va contro Dio
Contr‟a Deus non si bi potet andare
Non ci si può mettere contro Dio
Contr‟a su vatu non b‟at remediu
Contro il fato non c‟è rimedio
Cosa baràta t‟est àvara
La merce non cara ti è taccagna (è un‟esortazione a
comprare merce non scadente, seppur a buon prezzo,
perché dopo poco si è costretti a comprarne di nuova,
spendendo in tal modo due volte
15
Cosa chi non s‟idet non s‟ispàtzata
Una merce (cosa) che non si vede (non esposta) non si
vende
Cosa „e comunu, cosa „e niunu
Cosa della comunità, cosa di nessuno (qua il proverbio
utlizza una licenza poetica: niunu è utilizzata al posto
di niune per fare rima con comunu)
Cosa in cumone, cosa „e niune
Cosa in società, cosa di nessuno
Coro minti coro
Cuore mette cuore (si dice di quando una persona fa
un‟opera di cui poi usufruisce lei stessa)
Corvu chin corvu non si nde ocan s'ocru
Il corvo non caccia l‟occhio al corvo stesso (due della
stessa razza non si fanno la guerra)
Cottu o non cottu su ocu l'at bistu
Cotto o non cotto ha visto il fuoco
Cresia manna non crepat su priteru
(anche) una chiesa grande non uccide (di lavoro) il
prete
Cristianu „e Zesu Cristu!
Cristiano di Gesù Cristo! (usato a significare: com‟è
possibile che non lo capisci, la sciati convincere
Cufidati de totus, ma cuffidati a pacos
Confidati di tutti, ma confidati a pochi
Cuforma sa nàschita, sa pàschita
In base alla nascita, la pascita (ossia che un uomo
adulto si comporta in base all‟educazione ricevuta da
ragazzo)
Cuforma s'ainu sa sedda
In base all‟asino la sella
Cuforma s‟intràta ache s‟ispesa
In base alle entrate (economiche), fai la spesa
Cuforma s'istampu, su babarròtzu
In base al buco, l‟insetto (si dice di uno che facilmente
si adatta alle altre persone. Ha una doppia accezione
che può essere usata alternativamente: positiva perché
indica una persona di indole cortese, negativa perché
indica una persona adulatrice e ruffiana)
Cuforma s‟istranzu su pranzu
In base all‟ospite, il pranzo
Cuforma su caddu sa errata
In base al cavallo la ferratura (se è un cavallo buono
avrà una buona ferratura, se è un cavallo scadente avrà
una ferratura scadente)
Cuforma su caddu sa sedda
In base al cavallo la sella
Cuforma su erru sa tempera
In base al ferro la tempra (in base alle qualità morali il
tipo di vita)
Cuforma su letu istèrre sos pedes
In base al letto (alla sua lunghezza) distendi i piedi (le
gambe)
Cuforma su pede s'iscarpa
In base al piede la scarpa
Cuforma su truncu s'ascra
In base al tronco la scheggia
Cumpàti s‟amicu chin su defètu suo
Compatisci (giustifica, scusa) l‟amico con il suo difetto
Cussizare sos ignorantes est opera meritoria
Consigliare gli ignoranti (e quindi dar loro una mano) è
un‟opera lodevole
"D"
Da chi semos ballande, ballamos
16
Siamo in ballo, balliamo
Da domas a sedda e isprone
Da uve potes videre sa luche ides s'iscuru
Verrai domato con sella e sperone (è detto a giovani
ragazzi che, paragonati ai puledri, sono ribelli e
indisciplinati. Prima o poi arriverà il momento in cui si
dovranno sottomettere)
Da dove potevi vedere la luce vedi il buio (da dove ti
aspetteresti la luce arriva il buio)
Dae cunigliu non bessit mariane
Da un coniglio non nasce una volpe
Dae sa cosa uràta no si àndata né addainnàntis né a
addaisècus
Da una cosa rubata non si va avanti né indietro (non si
va avanti materialmente e non si torna indietro
moralmente)
Dae sa die chi prestas tenes unu inimìcu in prusu
Dal giorno che presti (che hai fatto un prestito) hai un
nemico in più
Dae su acher vene, malu meritu
Dal fare il bene, cattivo riconoscimento (si dice quando
non si danno i giusti meriti ad una buona zione)
Dae su bisonzu, su murrunzu
Dalla necessità, il brontolio (se in una famiglia le cose
non vanno bene, sia economicamente che dal punto
affettivo, iniziano ad amplificarsi i malumori)
Dae su male achere de sos mazores, andan sos izos
male
Dal cattivo agire dei genitori i figli vanno incontro a un
triste destino
Dae su malu pacatore istràzzande su chi potes
Dal cattivo creditore strappa ciò che puoi
Dae su tantu vaeddare nde càpitan sos errores
Dal tanto parlare succedono gli errori
Dae su vinti „e Natale crèschen sas dies a passu de
pudda
Dal venti di dicembre crescono i giorni a passo di
gallina (Da notare la corrispondenza con il solstizio
d‟inverno)
Dae su vrutu si connòschet s‟undu
Dal frutto si conosce l‟albero (il figlio si riconosce
dalla famiglia di appartenenza)
Dae ucca mi rùete e a su sinu mi tòrrata
Dalla bocca mi cade e al seno mi torna (il senso è che
spesso si fannocommenti, magari spregiativi, su
determinate azioni e poi ci si ritrova a compierle)
Dae una musca unu voe
Da una mosca un bue (si dice di quando parlando di
una cosa da niente si tende a ingigantirla e a farne una
tragedia)
Dae unu corvu no nd‟èssiti una palumba
Da un corvo non nasce una palomba (in base alla
famiglia, i figli)
Da intras a pettene…
Quando entrerai nel pettine… (il seguito sarebbe quasi:
inizierai a vedere i nodi. Vedi proverbio successivo)
Da l‟as a ischire cando as a ghettare sale a sa pattedda
Lo saprai quando inizierai a mettere il sale alla pentola
(proverbio che si rivolge soprattutto alle giovani
ragazze. Il loro riso spensierato terminerà quando
inizieranno ad avere una famiglia e quindi a conoscere
veramente i problemi che la vita comporta. Variante di
a ridere est cando as a ischire su sale chi si bi ghettat a
sa pattedda)
17
Da uve picas e no azùnghes, su male si bi li cufùndet
De omine signalatu, libera nos Domine
Da dove prendi e non aggiungi, la sventura gli si
accelera (significa che da dove prendi continuamente,
senza mai aggiungere nulla, l‟avversità subisce
un‟accelerazione, facendo in modo che la disgrazia si
avvicini sempre più. Se per es. hai un gregge di pecore
e continuamente ne ammazzi una per mangiarla senza
preoccuparti che il gregge possa di anno in anno
aumentare di numero - o grosso modo mantenerlo arriverà un momento che questa diminuzione ti creerà
notevoli problemi)
Dall‟uomo segnalato (ferito, matto), libera nos Domine
( Da notare la parte aulica con la citazione in latino)
De onzi erva nde achet una manna
Di ogni (filo d‟) erba ne fa un mucchio d‟erba (il
concetto è simile a dae una musca unu voe e de unu
brocu nde achet una trae)
De sa vorza de su disìzu, si mànicat su crapuicu
Dalla forza del desiderio si mangia (anche) il caprifico
De su propriu ozu fringhet sa petha
La carne frigge (cucina) nel proprio grasso (il senso è
assimilabile al proverbio italiano lasciar cucinare nel
proprio brodo)
De su bonu àchere, malu merètu
Dal fare bene, cattivo merito (riconoscimento) (è un
proverbio che si dice riferendosi a persone che
nonostante nella vita si siano distinte per azioni
benefiche ricevono in cambio cattiverie, malignità e
ingratitudine)
De unu brocu nde achet una trae
Da un ramoscello ne fa una trave ( vedi anche Dae una
musca unu voe )
Depitore, vuitore
Debitore, fuggiasco
Deus, achende tropeas e imbolande
Dio, creando pastoie e lanciando (prima o poi qualcuno
verrà intrappolato da queste pastoie. È un
ammonimento a non compiere azioni malvage, perché
prima o poi le si pagherà)
Dio provvederà
Deus at a provvidire
Deus bi l‟at data e sos santos bi l‟an beneìta
Gliel‟ha data Dio (la fortuna) e i santi gliel‟hanno
benedetta
Deus est pro totu in su chelu
Dio è in cielo per tutti
Deus mi l‟at data, Deus mi nde l‟ata a leare
Dio me l‟ha data, Dio me la toglierà (solitamente è
intesa la vita, ma anche la fortuna, la famiglia ecc.)
Deus mi nde liberet dae su cane incatenatu e dae
s‟omine ifurìatu
Dio mi liberi dal cane incatenato e dall‟uomo infuriato
Deus non tenet izos immenticàtos
Dio non ha figli dimenticati (abbandonati). È un
memento alle persone che vivono una situazione di
sconforto affinché tengano duro, poiché Dio prima o
poi provvederà
Dio ci aiuterà
Deus nos at a azutare
Deus, si non pacat totu sa chita, pacat duminica
Se Dio non paga ogni giorno della settimana, paga la
domenica
Deus tàncata su balcone e abèriti una janna (oppure si
Deus ti tàncat su balcone, t‟abèriti sa janna)
Dio chiude la finestra e apre una porta (è il
corrispettivo sardo del proverbio italiano: chiusa una
porta si apre un portone)
18
Deus ti daet una vune longa, ma poi ti daet sas operas
Dio ti dà la fune lunga (l‟opportunità di redenzione),
dopodiché ti da le azioni (dopodiché agisce lui)
Deus ti salvet de priùcu amìtu e de poveru irrichìtu
Dio ti salvi dal pidocchio affamato e dal povero
diventato ricco
Deus ti salvet de sanitate e de justissia
Dio ti salvi dalla sanità (pubblica) e dalle autorità
De su viu b'est s'imbiu, de su mortu non b'at acunortu
Di un vivo c‟è rinvio (speranza), di un morto non c‟è
conforto (acunortu è una parola caduta pressoché
completamente in disuso – in italiano il senso è finchè
c’è vita c’è speranza)
Il dolore spinge la voce (il dolore si esterna tramite la
voce, tramite un grido di dolore. Sull‟estrenazioni dei
sentimenti vedi: chie at dolu ponet dolu)
Dolore ispìnghet oche
Donzunu serrat s‟aitu sua
Ognuno chiude il proprio cancello (la morte è qualcosa
di estremamente personale)
Duos pedes in d‟una iscarpa no istana mai vene
Due piedi in una scarpa non stanno mai bene (comodi)
"E"
Elle su „e s‟Inzale ti nd‟est alatu?
Elle, su passeri istortu t‟at brincatu?
È franato il costone di Su Inzale? (Su Inzale è una
località all‟ingresso del paese, ricco di sorgenti d‟acqua
e sovrastato da un costone roccioso. Probabilmente c‟è
stata una frana che ha lasciato nella memoria collettiva
questo proverbio, che viene pronunciato in caso di
ritardo di una persona)
Ti è saltato addosso un uccello del malaugurio? (da
riferirsi a persone che accusano continui malesseri
passeggeri senza capirne l‟origine)
Ello in mare non b'at abba?
Perché, nel mare non c‟è acqua? (riferito ad una
situazione di abbondanza)
Èmina mustazuta, emina corazuta
Donna con i baffi, donna coraggiosa
Èmina neata, èmina preziata
Donna con nei, donna apprezzata
Èmina lanza, corriàtha
Donna magra, coriacea
Èmina tabacosa, èmina vissiosa
Donna fumatrice, donna viziosa
Ènnita s‟ora, pitzinnu a fòrasa
Venuta l‟ora, il bambino fuori (si dice della gravidanza:
arrivato il momento giusto, il bambino esce!!! Per
metafora può essere usato nel senso di non affrettare le
cose in quanto devono fare necessariamente il loro
corso)
Ènnitu barca, comporatu unnèdda
Venuta la barca, comprata la gonna (si dice di persona
spendacciona)
Entre thathàta jòcata e non camisa noa
Ventre sazia gioca e non la camicia nuova
(fondamentalmente il senso è che è meglio avere la
pancia piena e sazia che non un vestito nuovo. È un
proverbio che in qualche modo riporta all‟essenzialità
della vita contadina)
Esser a bullos che pattedda „e poveroso
Bollire come una pentola di poveri (esprime la fretta
del povero affamato che per sbrigarsi a preparare il
pranzo attizza la fiamma alla pentola)
19
Esser a feche
Essere ad una feccia (si dice di una persona che sta
veramente male. Solitamente è usata per sottolineare
una persona notevolmente sbronza)
Essere (istare) a ìnzimu
Girare attorno (ad una persona, ad un argomento, ad un
cibo ecc.)
Esser allegru che pica
Essere allegro come la ghiandaia (o gazza?)
Esser arrèttu che caddu
Avere un‟erezione come un cavallo
Esser arrèttu che puddu
Avere un‟erezione come un gallo
Essere che Cozzulu Vrau
Essere come Cozzulu Vrau (era il soprannome di un
uomo che aveva la nomea di essere pettegolo. Vedi
anche Essere Cozzulu Vrau)
Essere in sas violeras
Essere nei migliori anni
Esser ìschidu che lua
Essere inacidito come l‟euforbia (si dice di persona
pedante )
Essere atu e lassatu
Essere fatto e lasciato (si dice di persona apatica)
Esser izu de sa pudda bianca
Essere il figlio della gallina bianca (si dice di chi la
passa sempre liscia)
Essere bambu che lutu
Essere insipido come il piscio (per alcuni come il
fango, si dice di una persona che non capisce niente)
Essere che.i su cane chin su porcu
Essere come il cane con il maiale
Essere che achedda afferitìtha
Essere come un vitello sempre ferito (si dice di una
persona che si fa sempre male)
Essere che anima in pena
Essere come un‟anima in pena (riferito ad una persona
inquieta, in ansia per qualche motivo)
Essere che pischina golli trota
Essere come una pozzanghera (in tempi di secca) che
raccoglie trote (si dice di persona avida che raccoglie o
sfrutta ogni cosa che gli capita)
Essere che pissiu colatu dae cossa in cossa
Essere come il piscio da una coscia all‟altra (significa
passare sopra delle offese, far finta di niente. Un‟altra
informatrice sostiene significhi affrontare una
situazione o una persona con spavalderia)
Essere come la sanguisuga: sino a quando non è sazia
non lascia il succhiare oppure Essere come la
sanguisuga: sino a quando non è sazia non smette di
succhiare
Essere che.i sa sambesue: fintzas chi no est thathata
non lassat su tzutzare oppure Essere che „i sa
sambesue: fintzas chi no est thathata no sessiat de
tzutzare
Essere che.i su chilivru „e vae
Essere come come il crivello delle fave (si dice di unu
che non tiene per sé i segreti e va dicendo anche le cose
più intime)
Essere che.i su vrore de su gardu
Essere come il fiore del cardo (il fiore del cardo è
spinoso, quindi essere aspro, e quindi avere un
carattere difficile)
20
Esser che Santu Tomasu, si non tocat non bi credete
Essere come San Tommaso, se non tocca non crede
(che se non vede non crede)
Essere che tenna 'e cretòne in janna de istiu
Essere come una tenda di cretonne nella porta durante
il periodo estivo (la tenda di cretonne veniva posta
sull‟uscio di una porta in estate per non fare entrare le
mosche. In questo caso si dice di chi ha un
atteggiamento di repulsione per le persone non gradite)
Essere chena capu né coa
Essere senza capo né coda
Essere comente su cascu, dae buca in buca
Essere come lo sbadiglio, di bocca in bocca (si dice di
una persona che ha commesso qualche azione che ha
causato chiacchiericcio nel paese: il suo nome rimbalza
perciò di bocca in bocca)
Essere focaccia morbida (ma di pessime apparenze. Si
dice ad un uomo che si immischia in faccende di
pettegolezzi femminili)
Essere Cozzulu Vrau
Essere cuntenta che caddu chin griglios
Essere contenta come un cavallo bardato a festa
Esser cuntentu che Pasca
Essere contento come una Pasqua
Essere bella comente su culu „e s‟ainu
Essere bella come il culo dell‟asino (questo proverbio
viene utilizzato spesso in occasione di un
contraddittorio dove il tema è la bellezza o meno di una
donna. Se la persona che sostiene la poca avvenenza
della donna si stanca del dibattito, tenderà a chiudere la
discussione dando ragione all‟antagonista in modo
sarcastico: “Tenes rejone. Est bella che.i su culu „e
s‟ainu! - hai ragione. È bella come il culo dell’asino”)
Essere come un rematore di galera (il riferimento è ai
prigionieri di guerra, costretti a remare sulle barche dei
nemici. Si dice)
Essere che rematore „e galera
Essere de isterba mala
Essere di indole cattiva
Essere de isterba ona
Essere di indole buona
Esser galu zovaneddu de nudda
Essere ancora un giovanetto
Esser garriu che irithu
Essere carico come un riccio (si dice di uno che nello
svolgere lavori manuali trasporta un enorme carico)
Essere istrìatu
Essere condizionato (suggestionato, affascinato
negativamente dal barbagianni, che in sardo è chiamato
appunto istrìa. Nella credenza popolare s‟istrìa era un
uccello foriero di cattivi presagi. In particolar modo si
credeva che dove si posasse per cantare potesse
succedere qualche disgrazia, un lutto in primis)
Essere uno scaccia-stranieri (persona scortese verso
l‟ospite)
Essere (che) jàcara istranzos
Essere lepiu che porcu
21
Essere leggero come un maiale
Essere malu chisineddu
Essere ozioso/poltrone (per la traduzione si utilizza una
perifrasi che renda l‟idea. In realtà chisineddu è un
vezzeggiativo utilizzato per colui il quale sta sempre
vicino a sa chisina, ossia alla cenere e perciò sempre
seduto vicino al camino senza fare niente anziché
andare in campagna a faticare. Il rimprovero che ne
nasce è infatti: a ite ses in bidda? Da ses malu
chisineddu… - perché sei in paese? Quanto sei
pigro….)
Essere maccu che caddu
Essere pazzo come un cavallo
Essere malandratu che poleddu
Essere piagato come un asino (dal lavoro)
Essere mortu paratu
Finita una cosa ed è già un‟altra (il proverbio deriva
dall‟uccisione del maiale subito sostituito da un altro)
Esser omine de paràula
Essere uomo di parola
Esser pesatu che puddighìnu „e donu
Essere allevato come un pulcino regalato (si dice di una
persona cui i genitori gli hanno evitato di conoscere la
fatica)
Essere ruiu che chipuddòne
Essere rosso come un cipollone
Esser salitu che muglia
Essere salato come la salamoia
Essere surdu che càmpana
Essere sordo come una campana
Essere thopu che irveche tropita
Essere zoppo come una pecora impastoiata
Essere tontu che napa
Essere tonto come una rapa
Essere tranquillu che papa
Essere tranquillo come un papa
Essere tristu che annata mala
Essere infelice come una cattiva annata (agricola)
Essere unu poleddu
Essere un asino
Essere vea che sa gana
Essere brutta come la fame (si dice di una situazione
ma anche come scherno per una persona)
"G"
Ghettat sa preta e accuat sa manu
Lancia la pietra e nascende la mano (si dice di una
persona che non si assume le proprie responsabilità)
Ghettare abba a su ocu
Gettare acqua al fuoco (spegnere i rancori, gli odi e
stimolare al perdono)
"J"
Juchene ……. a ditzu
Juchere sos cherveddos in brou
22
Si ha …… (nome della persona) come proverbio (si
dice di una persona che con il suo comportamento
ripetutamente “fuori dalla norma” suscita nel paese
l‟ironia delle persone o meglio che è diventato per
l‟intero paese l‟emblema di un vizio – bere, mangiare,
rubare ecc. -. Vedi anche lu juchene a ditzu
Avere il cervello in brodo (utilizzato verso chi non si
ricorda di fare determinate cose, chi è smemorato. Da
notare che in sardo il cervello è al plurale cherveddos)
Juchere sos cherveddos de Mazzini
Justissia enzat e a mie non tocchete
Avere il cervello di (Giuseppe) Mazzini (si dice di una
persona notoriamente intelligente e acuta, che riesce a
realizzarsi nella vita grazie al suo cervello, appunto.
Dire invece non juchere sos cherveddos de Mazzini è
invece utilizzato in termini spregiativi per una persona
stupida che compie continuamente azioni dissennate)
Che venga la giustizia e a me non tocchi (non mi
lambisca, nel senso che “non sia incolpato”. Sa
justissia è intesa come le forze dell‟ordine e siccome
non si ripone in loro una grande fiducia si prega di non
essere accusati ingiustamente)
Justissia mala!
Cattiva giustizia!
Justissia ti baràgliete e justissia t‟incàntet
La giustizia ti subbugli (ti esagiti, ti metta in fòrte
agitazióne) e la giustizia ti incanti
Justissia ti brusiete!
La giustizia ti bruci!
Justissia ti caràsete!
La giustizia ti biscotti!
Justissia ti nde léete!
La giustizia ti conduca via!
Juchere anima de sette gattos
Avere un‟anima di sette gatti
Jutulìu: jutulìu!
Cosa schifosa (e di poco conto): cosa schifosa (e di
poco conto) (il senso è che una cosa non cambia la sua
natura: se fa schifo, fa schifo e basta. Da notare che se
l‟appellattivo jutuliu è riferito ad una persona il
significato cambia, poiché indica una persona sudicia e
sgradevole ma anche mentecatta)
"I"
Ìdere e non toccare achet crepare
Vedere e non toccare fa morire
Ìdere e non toccare achet pranghere e suspirare
Vedere e non toccare fa piangere e sospirare
Ìdere sa gapa male sestàta
Vedere la glassa mal messa (vedere le cose che non
vanno nel verso giusto)
Impara s'arte e ponela a parte
Impara l‟arte e mettila da parte
Impromittere e non dare: cussu da mi lu aco jeo!
Promettere e (poi) non dare: quello me lo faccio io! (lo
si dice a chi ha fatto una promessa e poi non l‟ha
mantenuta)
In caminu s'aconzat garriu
Durante il tragitto si sistema il carico (si dice di quando
si deve intraprendere un nuovo lavoro o una nuova
iniziativa: è un invito ad andare avanti nonostante le
difficoltà in quanto le cose si sistemano poco a poco)
In cosa chi non t‟impòrta, mancu ti bi dies orta
In una cosa che non t‟importa, non voltarti nemmeno (è
una raccomandazione a farsi gli affari propri: se vedi
qualcosa passa avanti e fai finta di niente. Un piccolo
inno all‟omertà. Da notare la musicalità del proverbio
grazie alla rima impòrta – orta, ottenuta grazie alla
licenza poetica che ha trasformato impòrtata in un
abbreviato impòrta)
In domo de su re sa misura bi cheret
(anche) A casa del re ci vuole la regola
In domo sua donzunu andat e toccat su culu a su re
23
A casa propria ognuno va e tocca il culo al re (è indice
di disprezzo verso l‟autorità costituita)
In donzi janna b'at crau
In ogni porta c‟è un chiodo (Ogni famiglia ha il proprio
dolore o anche ognuno ha il proprio tribolare)
In donzi tupedda b‟at uricredda
In ogni cespuglio c‟è un orecchio (si raccomanda di
fare attenzione che la confidenza non venga percepita
da nessuno)
In donzi vamillia b'at fizos vonos e malos
In ogni famiglia ci sono figli buoni e figli cattivi
In donzi vamillia b‟at onos e malos
In ogni famiglia ci sono persone buone e cattive
In mare non b‟at abba?
Nel mare non c‟è acqua? (versione differente di andas
a mare e no acatas abba?)
In mesu de socra e de connàta, menzus cojuàta
Tra la suocera e la cognata è meglio essere sposata
In palas anzenas currias largas
Sulle spalle altrui correggia larga (riferito a chi delega i
lavori più pesanti agli altri)
In sa gherra, mancari ìngat, pèrdete
In guerra anche chi vince perde
In su chi non t‟importat, mancu ti bi dies orta
In ciò che non t‟interessa, non voltarti nemmeno
In su mese „e maju orriaìana sos ainos
In su mundu non b'at de si fidare
Nel mese di maggio ragliavano gli asini (a maggio
c‟era la piena fioritura della natura e gli asini
ragliavano di gioia per tale abbondanza, ma anche
perché in amore)
Nel mondo non c‟è da fidarsi
In su mundu non b‟at niune cuntentu
Nel mondo non c‟è nessun contento
In su naschìre e in su mòrrere b‟at semper ispèsa
Nel nascere e nel morire ci sono sempre delle spese (da
affrontare)
In su nono non bi tirat pinna
Nel “no” la penna non scrive (dove vien detto “no” non
si può stipulare alcun contratto)
In tempus de gherra onzi bucu est trintzea
In tempo di guerra ogni buco è trincea (nato
probabilmente per significare che in caso di necessità ci
si deve contentare di ciò che abbiamo a disposizione,
attualmente ha assunto un significato volgare ed
allusivo al sesso: un invito ad accontentarsi ad avere
relazioni sessuali anche con donne che non piacciono
In un paese di ciechi chi ha un occhio (chi ci vede da
un occhio) fa da re (è un proverbio-metafora: in un
luogo - può essere una famiglia, una compagnia di
amici o un paese intero - ove regna l‟ottusità anche chi
ha poca intelligenza si distingue e quindi si erge sulla
massa)
Qui non si capisce il padre con il figlio (si dice di una
situazione ingarbugliata o in un contesto di schiamazzi)
In una idda „e tzecos chie est a unu ocru achet de re
Inoche non si cumprendet su babbu chin su izu
Intendere su cascu de su lepore
Sentire lo sbadiglio della lepre
Intendere su tràvicu de s‟urmica
Sentire il passo della formica (è stata fornita una
duplice spiegazione: 1) si dice di una persona con
l‟udito fino e 2) quando c‟è talmente tanto silenzio che
si possono, appunto, sentire i passi della formica)
Entrare a letto rassettato e casa spazzata (trovare una
situazione ideale senza fare fatica alcuna)
Intrare a lettu isterritu e domo mundata
24
Intrare che in domo sua
Entrare come se si fosse a casa propria (avere un
atteggiamento confidenziale, qualche volta indica
anche un atteggiamento strafottente)
Inuve b‟at petha „e caddu b‟at petha „e ainu
Dove c„è carne di asino c‟è carne di cavallo (esprime la
consuetudine di far passare la carne d‟asino per carne
di cavallo)
Inuve bi achen ocu bi essit umu
Dove si fa il fuoco esce il fumo
Inuve bi intrat sa emina, mancu su dialu
Dove entra la donna (non entra) neanche il diavolo
Ischìre a cale santu ti ortare
Sapere a quale santo rivolgersi
Isse si sonat e isse si ballata
Lui se la canta e lui se la balla (si dice di uno che si
vanta della propria persona o del proprio operato)
Iscùra sa domo chi non b‟at pantalone
Meschina la casa che non ha pantalone (meschina la
casa al cui interno non c‟è un uomo)
Iscùra sa domo chi non b'at zente ezza
Meschina la casa che non ha gente anziana (meschina
la casa al cui interno non c‟è gente anziana, ritenuta
fonte di saggezza e di buoni consigli)
Iscùra sa vata chi m‟at jutu
Meschino il destino che mi ha avuto (molto
interessante è questo vocabolo vata caduto
completamente in disuso, se non nel proverbio, a
favore dell‟italianizzato destinu. Significa anche
malasorte.)
Iscùra s‟agliola chi timet chi nde lèete su tricu sa
urmica
Meschina l‟ aia che ha paura che la formica porti via il
grano
Iscùru chie non s‟inzeniat (vedi anche Chie non
s’inzeniat non càmpata)
Meschino chi non s‟ingegna (per “campare” e
sopravvivere)
Iscùsa de malu pacatore
Scusa (giustificazione) di pagatore inefficiente
Ista mi l‟azis a muzza tundedda? Ista mi l‟azis
chircande maritu e maritu non potet accatare, ista mi
l‟azis a muzza tundedda?
Avete visto una giovane corta e rotondetta? L‟avete
vista cercando marito e marito non può trovare, avete
visto una giovane corta e rotondetta? (veniva cantata a
boche ‘è ballu con la musica de su passu torratu: era
un proverbio/filastrocca che ironizzava su qualche
giovane donna che non riusciva a trovare marito, o
perché brutta fisicamente o brutta d‟animo)
Istàre a livrilìnghe
Avere poche cose da mangiare
Istàre jutuliànde
Stare a perder tempo con cose schifose e di poco conto
(vedi Jutulìu: jutulìu!)
Isterre su pede cuforma s'iscarpa
Stendi il piede in base alla scarpa
Ite semos, galu a caddicare accas?
Forse che non abbiamo mai cavalcato le vacche? (si
dice in epoca di stenti in cui bisogna stringere la
cinghia. È un ricordare altri tempi di patimenti in cui ci
si accontentava anche di cavalcare le vacche anziché i
cavalli)
Izos minores, fastizos minores - izos mannos, fastizos
mannos
Figli piccoli piccole seccature – figli grandi grandi
seccature
25
Izu de gattu soriche tenet
Il figlio del gatto cattura il topo (ciascuna persona
assomiglia alla propria famiglia)
Izu mascru tirat a mama, iza femina tirat a babbu
Il figlio maschio propende per la madre, la figlia
femmina propende per il padre
"L"
Lassare colare trinta dies pro unu mese
Lasciare passare trenta giorni per un mese (è un invito
a lasciare perdere una determinata situazione, quindi
essere indifferenti)
Leare abba dae donzi muntana
Prendere acqua da ogni fontana (si dice di una persona
opportunista che prende ogni cosa da dove capita)
Leare a paparìle
Andare a paparìle (significa andare nella direzione
sbagliata)
Leare a pischìrriu
Andare verso una direzione sbagliata (si dice quando
una cosa non va nel verso giusto)
Leare trinta dies pro unu mese
Lasciare trenta giorni per un mese (si dice riferendosi
ad una persona che ha un atteggiamento indifferente
verso le cose o gli avvenimenti della vita)
Lezere s‟Ave Maria
Leggere l‟Ave Maria ()
Lu juchene a ditzu!
L‟hanno (una persona) come proverbio (il senso è: lo
hanno eletto ad emblema! – di un determinato vizio -.
Vedi Juchene ……. a ditzu)
"M"
Malu a bessire, peus a torrare
Incapace ad uscire ancora peggio a rientrare
Mancatu s'ortulanu, mancatu s'ortu
Se viene a mancare l‟ortolano viene a mancare l‟orto
Mancu in Oràeines bi nd‟at colatu
Non sono passati neanche in Oràeines (si dice di una
persona che non è passata in un determinato posto)
Manicare pane de sette urros
Mangiare pane di sette forni (si dice di persona che va
di casa in casa a pettegolare)
Mantene s'odiu chi s'occasione non mancat
Conserva l‟odio che l‟occasione (di sfogarlo) non
mancherà
Maritu mortu nde ghettat sa domo, izzu mortu nde
ghettat su coro
La morte di un marito distrugge la casa, la morte di un
figlio distrugge il cuore
Mathu de sette cucuthos
Marzo di sette copricapi (riferito ad un marzo freddo,
nevoso e piovoso, di maltempo in generale)
Menzus abba „e rieddu chi non riu siccu
È meglio l‟acqua di un fiumicciatolo che non (l‟acqua
di) un fiume in secca (vedi anche menzus rieddu
currende chi non riu virmu)
Menzus a dare chi no andare a chircare
Meglio dare, che non andare a cercare (è meglio donare
che non andare a mendicare)
Menzus ainu viu chi non caddu mortu
È meglio (avere) un asino vivo che non un cavallo
morto (vedi anche menzus rieddu currende chi non riu
virmu)
Menzus a facher vene e sa limba a la tirare a da issecus
È meglio fare bene e tirare la lingua all‟indietro
(frenare la lingua)
26
Menzus a m‟injuriàrene chi no a injuriàre
È meglio che m‟ingiurino che non io che ingiuri (È
meglio che siano gli altri a ingiuriarmi che non io ad
ingiuriare loro)
Menzus birbante chi non maccu
Meglio imbroglione che non stupido (il senso è meglio
fregare che essere fregati)
Menzus caddu cottu chi non caddu mortu
È meglio un cavallo cucinato che non un cavallo morto
(il senso è: meglio cucinare un cavallo morente - senza
aspettare che eventualmente guarisca - che ritrovarlo
morto e non farsene niente. Il senso è simile a meglio
un uovo oggi che una gallina domani)
Menzus caddu thoppu chi non caddu mortu
È meglio (avere) un cavallo zoppo che non un cavallo
morto (vedi anche Menzus caddu cottu chi non caddu
mortu; il dubbio è che questo proverbio sia una
distorsione del precedente poiché è noto che un cavallo
zoppo è inutilizzabile e va quindi abbattuto)
Menzus chi prangas tue chi non pràngapo jeo
È meglio che pianga tu (ora) che non pianga io (dopo)
(è la tipica frase che un genitore dice al figlio dopo
averlo sculacciato o sgridato/punito pesantemente in
seguito ad una sua azione ritenuta potenzialmente
pericolosa: il pianto, unito alle parole e alla punizione
data dal genitore, servirà da monito e memoria per il
futuro)
Menzus cofhos de amigu chi non lusingas de inimicu
Meglio bastonate di un amico che non lusinghe di un
nemico
Menzus chimmanta francos oje in domo, chi no unu
millione crasa olande
È meglio avere cinquanta franchi (centesimi) oggi in
casa, che non un milione domani in volo (in arrivo)
(riporta il senso del concreto e della praticità insita
nella mentalità comune)
Menzus izu „e sorte chi no izu „e re
È meglio essere figlio della buona sorte che non di un
re
Menzus ertu chi non mortu
Meglio ferito che non morto
Menzus ertu „e balla chi non de macchine
Meglio ferito da una fucilata che non dalla stupidità
Menzus izu de sorte chi non izu de riccu
È meglio essere figlio della sorte che non di una
persona ricca
Menzus maritu malu chi non nudda
È meglio avere un cattivo marito che non niente
Menzus mortu nuscande chi non viu putinde
Meglio un morto profumando (profumato) che non
vivo puzzando (puzzolente) (è meglio una breve, ma
dignitosa esistenza che non una lunga e immorale)
Menzus pane de chiagliu in domo mea, chi non pane de
tricu in domo anzena
È meglio avere pane integrale a casa propria che non
pane di grano in casa altrui
Menzus petìre onore a savios chi non pane a maccos
È meglio chiedere onore ai savi (saggi, sapienti), che
non il pane agli stupidi
Menzus rieddu currende chi non riu virmu
È meglio un corso d‟acqua che scorre che non un fiume
che non scorre (l‟insegnamento pedagogico è il
seguente: accontentati delle piccole cose senza
aspettare necessariamente le cose grandi. In italiano è
affine a meglio poco che niente)
Menzus su sicuru chi non su vinturu
È meglio il sicuro che non il futuro
27
Menzus unu malu in mesus a vonos, chi no unu onu in
mesus a maloso
È meglio una persona cattiva in mezzo ai buoni, che
non una persona buona in mezzo ai cattivi
Menzus unu puzone in manos chi non chentu olande
È meglio (avere) un uccello tra le mani che non cento
volando (in volo) (vedi menzus chimmanta francos oje
in domo, chi no unu millione crasa olande)
Menzus unu vonu amicu chi no un malu maritu
È meglio avere un buon amico che non un cattivo
marito
Menzus unu vonu amicu chi no unu malu parente
È meglio un buon amico che non un cattivo parente
Menzus zecu a un ocru chi non zecu „e totu
Meglio cieco
completamente
Meta sos cramatos, pacos sos elettos
Molti i chiamati, pochi gli eletti
Mi‟ chi ses in domo anzena….
Guarda che si in casa altrui…. (è un modo di dire che si
utilizza specialmente con persone esterne alla propria
comunità, con persone che nel proprio paese
minacciano o avanzano pretese e/o diritti. Può essere
interpretato sia come un memento che ciascun paese ha
delle regole proprie, sia come un memento che
ciascuna comunità si raccoglie attorno ad un membro
contro lo “straniero”. Il mi’ iniziale ha una origine
spagnola: deriva dal verbo castigliano mira, ossia
guarda, fai attenzione)
Mi stai prendendo come una pera (selvatica) nel cesto
(il riferimento è al cesto portato in testa dalle donne. Se
al suo interno veniva portata un‟unica pera è normale
che questa, durante i passi mossi dalla donna, si muova
abbondantemente. Questo proverbio è detto ad una
persona che nel dare comandi cambia continuamente
idea facendo sì che la persona comandata faccia avanti
e indietro, sballottata da una parte all‟altra senza nulla
concludere)
Mi ses picande che piràstru in ispòrta
ad
un
occhio
che
non
cieco
Misera s‟agliòla chi timet sa urmica
Misera l‟aia che ha paura della formica (se ha paura di
una formica significa che è semi-vuota)
Miseru chie at saccu e no at tricu
Misero (infelice, disgraziato) chi ha il sacco e non il
grano
Miseru chie isèttat pranzu in domo anzena
Misero chi aspetta il pranzo in casa altrui (perché non
sempre può arrivare)
Miseru chie no imbètzat
Misero chi non invecchia
Nominare al focolare e comparire all‟uscio (è il
corrispettivo di: parli del diavolo e gli spuntano le
corna)
Montoare in fochile e bessire in jannile
Morrer che musca meicata
Morire come una mosca avvelenata (da un medicinale)
Morte de chent'annos no immenticat mai
Morte di cento anni fa non si dimentica mai
28
"N"
Nande nande e s'ocru ocande
Dicendo che casca (dall‟albero) la pera matura,
(spesso) casca quella acerba (è un proverbio che
ricorda quanto non sia scontata la vita: ci si aspetta che
arrivi la morte delle persone più anziane, la realtà dei
fatti dimostra che spesso muore prima chi è ritenuto più
forte e/o giovane)
Alludendo alludendo e cavando un‟occhio
Narami chin chie abìtas, ca ti naro chie ses
Dimmi chi frequenti e ti dirò chi sei
Narat bene su ditzu….
Dice bene il proverbio….. (utilizzato come incipit di
frase per sottolineare che quanto si sta affermando è
suffragato anche dalla sapienza antica del proverbio.
Ciò dimostra che quanto si sta dicendo è valido)
Dillo suocera, ascoltalo nuora (lo dico a te, suocera,
affinchè lo capisca tu, nuora) (si dice quando una
persona fa apparentemente un discorso in generale
mentre in realtà è ben indirizzato a una persona che sta
ascoltando. In italiano il proverbio più prossimo è Date
da bere al prete che il chierico ha sete)
La natura vince (natura era in sardo antico un modo
gentile di indicare il sesso; in questo caso sarebbe
quindi il sesso attrae)
Nande chi nde ruet sa modde, de pira, nde ruet sa tosta
Naratìlu socra, intendetìlu nura
Natura attraet
Nd‟achìrrata s‟omine dae caddu
Scende l‟uomo da cavallo (si dice di un uomo che
scende addirittura dal cavallo per rendere omaggio alla
bellezza di una donna o di una ragazza)
Nd'est torratu chin sos malunes
È tornato con i malunes (recipienti di sughero
solitamente utilizzati per metterci lo yogurt. Si dice di
una persona partita verso altri luoghi per fare fortuna e
tornata più povera di prima)
Ne sei uscito (fuori) cornuto e mazziato
Nde ses issitu currutu e frusticatu
Nde ucchìet prus sa limba chi no s‟ispata
Ne uccide più la lingua che la spada (La lingua uccide
più della spada)
Né priteru so, né missa canto
Non sono un prete né canto la messa (non so niente e
non dico niente. Lo dice una persona interpellata a
pronunciarsi su di una cosa, di cui però sa ben poco)
Neche o non neche prangat erveche
Colpa o non colpa che pianga la pecora (anche se la
colpa non è mia, ne sto pagando io le conseguenze)
Niune est cuntentu de su chi Deus l‟at datu
Nessuno è contento di ciò che Dio gli ha donato
Niune niat biatu chentza essere interràtu
Nessuno dica “il defunto” senza che (prima) sia sepolto
Niune niat de cust'abba non bio
Nessuno dica: di quest‟acqua non berrò (mai dire mai
nella vita)
No achet de ìdere pilu nieddu in domo anzena….
Non è possibile vedere lana nera in altrui casa (vedi
anche Non cheret bidere lana niedda in domo anzena)
No essire dae su caminu „e s‟ainu
Non uscire dal percorso (attorno alla macina) dell‟asino
(riferito alle persone che dicono sempre le stesse cose,
che raccontano sempre gli stessi aneddotti o che
conoscono solo poche cose: esse hanno una visione
limitata della vita e delle cose, come gli asini che
muovono le macine asinarie)
29
No est colatu galu su chervu in s‟iscala
Non è ancora passato il cervo nella scorciatoria (dopo
aver commesso qualche malefatta ancora non è arrivato
il momento dei sensi di colpa o di un pentimento)
No est vonu pro isse, d‟at a fachere vene a sos
ateros…..
Non è buono per se stesso, figurarsi se fa del bene agli
altri….
No facas ìdere su biancu pro su nieddu
Non far vedere (non far passare) il bianco per il nero (si
dice ad una persona che spiega una cattiva azione con
la giustificazione che avrebbe un fine più nobile)
No impares su babbu a caddicare
Non insegnare al padre ad andare a cavallo (ossia non
dare consigli a chi è più esperto di te)
No impares su babbu a coddare
Non insegnare al padre a scopare (fare sesso)
No intèndere da un‟uricra
Non sentire da un‟orecchio (proverbio utilizzato per
indicare una persona che fa finta di niente. D‟altronde è
in qualche modo assimilabile al proverbio italiano non
c’è peggior sordo di chi non vuol sentire)
Non cheret bidere lana niedda in domo anzena
Non vuole vedere lana nera in casa altrui (si dice di
persona invidiosa che non vuole vedere il benessere in
casa altrui)
Non ischìre si non su caminu „e s‟ainu
Conoscere solamente il percorso (attorno alla macina)
dell‟asino (si dice di una persona ottusa che non può
ampliare i propri orizzonti e le proprie conoscenze vedi anche No essire dae su caminu ‘e s’ainu)
No ischire su broccu chi ti nd‟est occande s‟ocru
Non sapere il ramo (o piolo) che ti sta tirando fuori un
occhio (rivolto a persone che non si accorgono di nulla,
sbadate)
No ischimos su chi nos at a bennere crasa
Non sappiamo cosa ci succederà domani
No isettes chi ti ènzat s‟abba a gula
Non aspettare che ti arrivi l‟acqua alla gola
No istes a caddu „e su entu
Non stare a cavallo del vento (si dice ad uno che sta
fermo e a gambe larghe. Equivalente in italiano: non
stare con le mani in mano)
No esser dignu mancu a l‟isòlver sas iscarpas
Non essere degno neanche di slacciare le scarpe (a
qualcuno di cui si sta parlando)
Non cheret Deus?
Dio non vuole? (usato solitamente in termini ironici
come domanda posta ad una persona che avrebbe
dovuto fare qualcosa e che poi non l‟ha fatta)
Non bi brulles chin sos maccos!
Non scherzare con i pazzi! (la frase è utilizzata con una
duplice valenza: come proverbio alludendo al fatto che
è meglio evitare di scherzare con le persone fuori di
senno, ma anche come minaccia, sottintendendo che la
propria persona, se provocata, è in grado di fare azioni
“da pazzo”)
Non ce la faccio a legarne in strofinaccio (non riuscire
a trattenere le persone, i figli, i soldi ecc.)
Non bi l‟aco a nde ligare in pannutzu
Non laves sa conca a s‟ainu!
30
Non fare lo shampoo all‟asino! (si dice come
rimprovero per indicare che si sta facendo un qualcosa
di inutile. Cfr. con chie lavat sa conca a s’ainu perdet
tempus, abba e sapone)
Non li bastat né su irde né si siccu
Non gli basta né (l‟erba) verde né (l‟erba) secca
(riferito alle cattive massaie che non si fanno bastare i
soldi che il marito porta a casa)
No.nde poter mancu sa vita
Non avere più la forza di vivere
No.nd'itat mama peruna, no.nde leet colovra
No ruet oza chi Deus non chegliat
Non lo veda nessuna madre (un male, una circostanza
terribile), non lo porti via il neanche il serpente (è un
augurio che nessuno possa vivere delle brutte
situazioni)
Non lo veda una mamma che si tormenta (è un auspicio
per l‟intera comunità sotto forma di augurio per una
singola persona. Si augura ad una madre che ha vissuto
una brutta esperienza di non riviverla neanche per
sentito dire in quanto avvenuta ad un‟altra persona:
fondamentalmente quindi questo proverbio riporta la
speranza che una comunità non possa più assistere ad
un tragico evento)
Non cade foglia che Dio non voglia
No so ezza de annos, ma so ezza de afannos
Non sono vecchia di anni, ma sono vecchia di affanni
Non b‟at acunortu perunu
Non c‟è nessun conforto (ma anche non c‟è nessuno
con cui parlare per potersi sfogare)
Non b‟at neune a ghettare sale a pattedda
Non c‟è nessuno a mettere il sale alla pentola (non c‟è
nessuno che sappia dosare il sale da mettere alla
pentola, quindi non c‟è nessuno che sia affidabile)
Non b‟at niune chi serrat sa janna
Non c‟è nessuno che chiuda la porta (Non c‟è nessuno
che riesca a portare a conclusione un‟azione, un lavoro
ecc.)
Non b'at né pìstitu né cottu
Non ha né scottato (riscaldato) né cotto (riferito ad una
persona che non prende posizione, accidiosa e apatica)
Non benit morte chi iscusa no apat
Non esiste morte che non abbia una scusa
Non bi pìstit né bi cochet
Non scalda né cucina (si dice di una persona che non sa
di niente: né carne né pesce)
Non cheret bidere lana niedda in domo anzena
Non vuol vedere lana nera in casa altrui
Non ghèttes abba a sas puddas proènde
Non mettere l‟acqua alle galline quando piove (le
ciottole per abbeverare le galline stanno solitamente
all‟aperto e quindi se piove si riempiono d‟acqua da
sole. Si esorta quindi a non fare un qualcosa di inutile.
Utilizzato anche come rimprovero: a ite ses ghettànde
abba a sas puddas e proènde?)
Non avere il cervello di Mazzini (vedi non juchere sos
cherveddos de Mazzini)
No. nd‟itat mama chi nde penata
Non jùchere sos cherveddos de Mazzini
Non li ponzètas amore a s‟omine isposàtu
Non date amore all‟uomo sposato (non innamoratevi di
un uomo sposato)
Non lasses su caminu ezzu pro su nou
Non lasciare il cammino vecchio per il nuovo
Non m'at torratu nè bulte nè gatha
Non mi hanno restituito né bulte né gatha, che traslato
significa non mi hanno dato alcuna risposta. Su bulte e
sa gatha sono due dolci simili)
Non ponzas a pare su ocu chin Deus
Non mettere a confronto il fuoco con Dio (ossia il
sacro con il profano)
31
Non prus valet sas abbas de mathu e aprile chi non su
carru „e oro de su re Basile
Vale di più le acque (le piogge) di marzo e aprile, che
non il carro del re Basile
Non prus valet s‟esperientzia chi non s‟issentzia
Vale più l‟esperienza che non la scienza (la scienza qui
è intesa come conosenza teorica, quella appresa dai
libri)
Non prus valet un onore chi non milli siendas
Vale più un onore (ricevuto) che non mille ricchezze
Non prus valet unu gustu chi non milli malannos
Vale più una gioia che non mille disgrazie
Non prus valet unu gustu chi non milli siendas
Vale più una gioia che non mille tesori
Non ti allegres mai de sas dilgràssias de sos ateros
Non gioire mai delle disgrazie altrui (è un proverbio
sibillino. Il senso si esplicita con la parte mancante : se
gioirai delle disgrazie altrui, le stesse potrebbero
capitare anche a te)
Non aver paura dei morti ma temi i vivi
Non timas sos mortos, ma time sos vios
Non tòrrata àlinu pro non gastàre àghera in prumones
Non respira per non finire l‟aria nei polmoni (critica
all‟avarizia)
"O"
Oche de Deus, oche de populu
Voce di Dio, voce di popolo (dal latino vox Dei, vox
populi)
Oje a mie, cras a tie
Oggi a me domani a te
Oliàtu an a manneddu e atu l‟an peusu
Hanno dato l‟estrema unzione a nonno e si è sentito
ancora peggio (si dice di una situazione che pensandola
pesante la si rende ancora più estrema. Ricorda
vagamente fasciarsi la testa prima ancora di
rompersela)
Omine chena dinari, omine mortu
Onzi cosa a chie dèchete
Uomo senza denaro, uomo morto (è una triste
considerazione sull‟importanza dei soldi nata
probabilmente in un tempo storico recente, ossia
nell‟epoca successiva all‟economia di sussistenza in
cui le persone vivevano esclusivamente di agricoltura e
di pastorizia. Ma se qua si riporta l‟importanza del
denaro c‟è un altro proverbio che avverte sul pericolo
legato ad esso: Su dinari atzecat s’omine)
Ogni immondizia dentro casa! (Ogni persona
spregevole viene a trovarmi oppure quando una figlia
ha un cattivo matrimonio e quindi porta con sé in
famiglia una persona non buona)
Ogni cosa (spetta) a chi si addice
Onzi cosa a tempus suo
Ogni cosa a suo tempo
Onzi cosa enit e passat, oras de sa paraula de Deus
Ogni cosa viene e passa all‟infuori della parola di Dio
Onzi cosa enit a fine, oras de sa paraula de Deus
Ogni cosa ha una fine, fuorchè la parola di Dio
Onzi dolore est dolore, onzi sentimentu est dannu, ma
no est gai mannu che.i su perder s‟amore
Ogni dolore è dolore, ogni angoscia è un danno, ma
non tanto grande come perdere l‟amore
Onzi erva at sa virtute sua
Ogni erba ha una propria virtù (la lezione pedagogica
avvisa che in ogni cosa è nascosto un qualcosa di
buono e di positivo)
Onzi arga a intro „e domo!
32
Onzi izu nde leat unu pizu
Ogni figlio tira via uno strato (di pelle)
Onzi lana benit a pettene
Ogni noia viene al pettine (è il corrispondente sardo del
proverbio italiano ogni nodo viene al pettine)
Onzi malu pacatore che.i su lettore
Ogni cattivo pagatore (sia) come il sacerdote (ossia
chiunque abbia un debito sia una perona onesta, come
il sacerdote, e paghi)
Onzi mesu ocat su vrore suo
In ciascun mese fiorisce un fiore diverso
Onzi puddu cantat a s‟ora sua
Ogni gallo canta alla sua ora (ogni cosa va fatta a suo
tempo)
Onzunu achet pro isse e Deus pro totus
Ognuno fa per sé stesso e Dio fa per tutti (è una
denuncia verso l‟egoismo umano)
Onzunu est mere in domo sua
Ognuno è padrone in casa propria
Onzunu idet in domo sua
Ognuno vede in casa propria (ognuno a casa propria è
padrone delle proprie opinioni)
Onzunu s‟inzèniat comente potet
Ognuno s‟ingegna come può (per “campare” e sbarcare
il lunario )
Onzunu tenet su defetu suo
Ognuno ha il proprio difetto
Oras de domo, oras de coro
Fuori dalla casa, fuori dal cuore (è riferito in particolare
ai figli, che una volta che si sposano, ed escono di casa,
non sono più amati come prima. Riferito anche alle
persone che stanno lontane)
Ragli d‟asino non salgono al cielo (le bestemmie, le
offese dell‟uomo non salgono in cielo e in senso lato le
ingiurie fatte da stolti non possono offendere)
Orrios de ainu no artzian a chelu
Ortàre sa cara
Girare la faccia (nel senso di volgere lo sguardo
altrove. Utilizzato sia per indicare un senso di
disprezzo sia per indicare un far finta di niente)
Oza de murichessa, chie la achet la pessata. Oza de
neulache chie la pessat la àchete
Foglia di gelso, chi la fa la pensa. Foglia di oleandro
chi la pensa la fa (riferito alle persone infide: se penso
che gli altri siano capaci di compiere determinate
azioni è perché innanzittutto sono io capace di
compierle)
"P"
Paca zente, bona festa
Poca gente: bella festa!
Pacu vene vae e lardu!
Magari fave con lardo! (magari avessimo fave e lardo,
esprime un desiderio di una cosa apparentemente
irraggiungibile: su vae e lardu era infatti un piatto da
ricchi)
Paraulas de cara non perden amistate (o amizizia)
Parole dette in faccia non perdono amicizia
Pares s‟ainu de Duminicheddu, annande e torrande
Sembri l‟asino di Domenico, che va e viene (Si dice ad
una persona quando gira in tondo ad un argomento o ad
una cosa senza arrivare a nulla)
Paret unu zigante
Sembra un gigante
Paret chi juco su monte „e su Cantaru in palas
Sembra che abbia il monte de su Cantaru sulle spalle
(si dice quando si ha un peso, un‟ansia, un‟apprensione
che opprime lo stato d‟animo)
33
Paret unu tziòmo
Pasare che pudda cruchinde
Sembra uno tziomo (tziòmo era l‟appellattivo che
davano ai carbonai e tuttora indica una persona
trasandata, sciatta ecc. Da una piccola ricerca in
dizionari sardi risulta però che possa derivare da ecce
homo, a raffiguare quindi una persona che abbia avuto
una vita simile alla passione di Cristo)
Riposare come una gallina che cova
Patire pro gudire
Patire per poter essere felici (è una variante di chie
cheret gudire devet patire)
Pedde tue, pedde de cane!
La tua pelle: pelle di cane! (riferito ad una persona che
sta lavorando e ci sta mettendo tutto se stesso )
Perdere saccu e sale
Perdere sacco e sale (perdere tutto)
Perdere totu francu s‟onore
Perdere tutto fuorchè l‟onore
Perdita s‟irgonza non b‟at prus ite „e achere
Perduta la vergogna, non c‟è più niente da fare (si dice
di una persona che ha perso ogni contegno morale in
seguito ad aver compiuto anche una sola azione
disonorevole. Da quel momento in poi sarà disposta a
tutto poiché non possiede più un freno morale)
Pesa e paca e bae chin Deus
Pesa e paga e vai con Dio (si diceva ai venditori: al
momento del peso era meglio darne un po‟ di più che
non di meno, visto che comunque la gente paga)
Petitòre imbelèschitu, sa limùsina si nde perdet
Mendicante insistente, perde l‟elemosina (se uno va
sempre a chiedere elemosina prima o poi non gli
daranno più niente)
Picàre una cària solenne
Prendere botte solenni
Pìstala s'abba pìstala: abba fit e abba s'istat
Pesta l‟acqua, pestala: acqua era e acqua rimane
(inutile arrabattarsi in un‟azione che comunque non
cambierà la situazione)
Pompa meta, chiu pacu
Tanta pompa ma poco nocciolo (il senso riporta
al‟italiano tutto fumo niente arrosto)
Pònnere ditzis e cavanìlese
Creare proverbi e infamie
Pònnere sa pedde „e culu in cara
Mettersi (indossare) la pelle del culo in faccia (è
un‟espressione ironica: indica di una persona sfacciata,
spudorata e arrogante. Anche in una discussione accesa
tra due individui se uno dei due sostiene un parere
esplicitamente falso e tendenzioso è facile che si sentirà
dire: “no nd‟as irgonza? Sa pedde „e culu a cara ti ses
ponende? - non ti vergogni? Ti stai mettendo la pelle
del culo in faccia?”)
Mettere il cavallo nella vigna (quest‟azione era ritenuta
un gravissimo sfregio. Innanzitutto perché era indice di
totale rottura dei rapporti tra due persone, tra due
compari o tra due famiglie, poi perché arrecava un
enorme danno economico, poiché il cavallo mangia
l‟intera vite e di conseguenza anche le germinazioni
dell‟uva)
Pònnere su caddu in sa inza
Ponèti unu puntu in bucca
34
Mettiti un punto (di sutura) in bocca (si dice ad una
persona che sta sproloquiando, mettendolo in guardia a
non dire più del dovuto)
Pranzu datu, chena isèttata
Un pranzo offerto attende una cena (in contraccambio)
Prèndemi e ghettamìnde a mesu de sos meos
Legami e buttami in mezzo ai miei (parenti) (vedi
Tròpimi manos e pedes e imbolaminde a mesus de sos
mèoso)
Preta lodduratìtha non ponet mai litha, preta lodduràna
non pone mai lana
La pietra che rotola non mette mai muschio la pietra
che rotola non mette mai il muschio
Prima de àchere, pessa!
Prima di agire, pensa!
Prima intrat Deus, no santos
È più importante Dio, non i santi
Priteru mortu, cratea leata
Morto il prete, toltagli la sedia (è l‟equivalente di
morto un papa se ne fa un altro)
Pro amore de Deus, sìata
Per amore di Dio, sia (è un‟espressione che in italiano
può essere espressa con per carità di Dio)
Pro amore de su mere si rispettat su cane
Per amore del padrone (datore di lavoro) si rispetta
(anche) il cane (in alcuni casi il termine mere è stato
riportato come su padronu, apparentemente
un‟italianizzazione della parola padrone. È alquanto
strano perché enunciata da due informatori over 70)
Pro difendere su izu, sa mama, nde intrat a inintre de
s‟iffèrru
Per difendere un figlio, la madre, entra dentro anche
l‟inferno
Pro ischìre cumandàre bisonzu chi ìscat trivagliàre
Per saper comandare c‟è bisogno (innanzitutto) di saper
lavorare
Pro male cojuàta, menzus acchiàna
È meglio essere nubile che avere un cattivo matrimonio
(stride notevolmente con la precedente ”menzus maritu
malu chi non nudda”)
Pro malu ambasciatore menzus mi lu aco jeo
Per un incapace ambasciatore è meglio che me lo
faccio io (è meglio che faccia io una cosa anziché
inviare un ambasciatore incapace: il senso è che
anziché delegare una persona incapace è meglio che
determinate cose vengano sbrigate in prima persona)
Pro si connoscherene, maritu e muzere, bisonzu chi si
manichen una carra de sale impare
Per conoscersi, marito e moglie, c‟è bisogno che si
mangino uno staio di sale insieme (Sa carra era una
misura di capacità ed equivaleva a 80 kg. Il senso di
questo proverbio è che consapevoli del fatto che nella
vita non si arriverà mai a mangiare 80 kg di sale, due
persone non riusciranno a conoscersi mai abbastanza)
Pro su izu sa mama si nde ocat su coro
Per il figlio la madre è disposta anche a strapparsi il
cuore
Pro su mere rispetan su cane
Per il (rispetto che hanno del) datore di lavoro,
rispettano (anche) il cane
Pro un‟unza „e pipere s‟at perditu sa cassola
Per un‟oncia di di pepe ha perso lo spezzatino di carne
(per un niente si è perso qualcosa di importante)
Prus b‟at galu a dare, chi no at datu (Deus)
Ha ancora più da dare, che non ciò che ha dato (Dio) (il
senso è che Dio nonostante abbia dato tanto ha ancora
tanto da dare. È un‟esortazione ad aver fede in Dio che
è sempre foriero di belle cose, situazione e novità)
35
Prus t'abbassias prus su culu t'ìdene
Più t‟abbassi e più ti vedono il culo (nella vita è sempre
meglio essere un po‟ orgogliosi: ad essere troppo umili
si rischia di essere soggetto alle persone opportuniste)
Prus timen ocros chi non manos
Hanno più timore gli occhi che non le mani
Pustis mortu, cuminicatu
Dopo morto, ha preso la comunione (si dice quando si
vorrebbe dire qualcosa ad una persona morta, o meglio
quando si rimpiange di non averle detto qualcosa
quand‟era in vita)
"R"
Riu mutu, trazatore
Fiume silenzioso: trascinatore (si dice delle persone
silenziose che sotto sotto intuiscono e fanno più di chi
ciarla)
Roba baràta, acàrestiata
Merce di prezzo modico (merce) di poco conto (è
inutile perché butti i soldi per comprarlo e poi devi
buttare anche ciò che hai comprato perché si rovina
subito)
Merce di modico prezzo mette carestia (differente
versione della precedente)
Roba barata carestìa ponete
"S"
S‟abba andat a mare
S‟abba lassala currere comente cheret currere
L‟acqua va al mare (è l‟equivalente in italiano di piove
sul bagnato, anche se qui non ha una connotazione non
del tutto negativa. Per esempio si usa quando una una
vincita, un buon affare, una buona vendita ecc.
procurano denaro a una persona o a una famiglia già
ricca)
L‟acqua lasciala scorrere come vuole (deve) correre (in
questo proverbio si denota un forte fatalismo:
l‟ammonimento riporta all‟istruzione secondo la quale
occorre tirarsi indietro nel far succedere le cose che
devono accadere, senza che l‟uomo tenti di cambiare il
destino, il fato, ossia ciò che necessariamente deve
succedere)
S'abba lavat onzi cosa
L‟acqua lava ogni cosa
S'abba onzi cosa nd'andat, francu su machine
L‟acqua rimuove ogni cosa, fuorché la stupidità
S‟abitu no achet monza
L‟abito non fa una suora (in italiano l’abito non fa il
monaco)
S'ainu chi atut paza, isse mantessi si la frastazat
L‟asino che porta paglia esso stesso se la mangia (si
dice di una persona che porta un dono presso una casa
e poi finisce egli stesso per mangiarsela)
S'allèga, dae su ochìle a su lettu
L‟argomentazione (il ragionamento), dal focolare al
letto (è un consiglio rivolto soprattutto verso le coppie
sposate: una discussione, un argomento privato iniziato
dentro casa deve rimanere dentro casa. Ricorda, nel
senso, i panni sporchi si lavano in famiglia)
S‟amore àlata e no àrtziata
L‟amore scende e non sale (l‟amore materno non è
uguagliabile a quello che i figli provano per i genitori)
S'amore no est merda
L‟amore non è merda
S'amore no est paza
L‟amore non è paglia
36
Santu Gristòlu, su solu campu, su campu solu, chi non
b'apat niune
S'apprètu ponet su etzu a currere
San Cristoforo, il solo campo, il campo solo, che non ci
sia nessuno (più che un proverbio è una filastrocca che
le donne anziane recitano durante i forti temporali. È
una preghiera a San Cristoforo che interceda affinchè i
fulmini non colpiscano nessuno)
La necessità (l‟urgenza incalzante) mette il vecchio a
correre
S'arga andat a su muntonàgliu
L‟immondizia finisce nell‟immondezzaio
S'arga dae su muntonagliu non mancat
L‟immondezza dall‟immondezzazio non manca
S'arga non mancat a su muntonàgliu
L‟immondezza non manca all‟immondezzaio
S‟arina „e su dialu si nd‟andat totu in chisìna
La farina del diavolo se ne va tutta in cenere (le
malefatte non producono benefici)
S‟arraganàtu non cacat oje pro non manicare crasa
L‟avaro oggi non caga per non mangiare domani
S‟arraganàtu no intrat in chelu
L‟avaro non entra in cielo
S‟arraganàtu non si godit mancu sas cosas sua
L‟avaro non si gode nemmeno le cose sue
S‟arraganàtu non si godit su chi b‟at (cfr. con avaru
ses? Mindicu moris!)
L‟avaro non si gode nemmeno ciò che ha (per paura di
finirlo)
S‟erva mala est s‟urtima a mòrrere
L‟erba cattiva (l‟erbaccia) è l‟ultima a morire
S‟erva mala no morit mai (vedi Su chi est vonu durat
pacu)
L‟erba cattiva (erbaccia) non muore mai (riferimento
all‟esistenza umana: è una triste considerazione sul
fatto che spesso le persone considerate buone muoiono
prima di quelle considerate negative)
S'imbolicu torrat a s'imbolicatore
Il garbuglio ritorna all‟ingarbugliatore (in italiano il
senso è simile a chi semina vento raccoglie tempesta)
S‟imbùtu e s‟istatèa, misèru chie la pelèata
L‟imbuto e la stadera, poveraccio chi ha i pensieri (è un
proverbio dove l‟introduzione iniziale s’imbùtu e
s’istatèa è finalizzata non tanto a informare su quanto
si sentenzierà nella seconda parte, misèru chie la
pelèat, quanto a prepararne la musicalità della forma in
questo caso con un‟assonanza, altre volte con una rima)
L‟impossibile non è guidato neanche da Dio (quasi a
dire che il destino è al di sopra anche di Dio)
S‟impossibile non lu cumandat mancu Deus
S'ingannu torrat a s'ingannatore
L‟inganno ritorna all‟ingannatore (vedi s'imbolicu
torrat a s'imbolicatore)
S'interèssu no àchet zente e sa zente non fachet
interessu
Il patrimonio non fa una famiglia e la famiglia non fa
patrimonio (patrimonio e famiglia vanno di pari passo:
l‟una non può esistere senza l‟altro)
S‟invidia non morit mai
L‟invidia non muore mai
S‟ira de Deus cheret tìmita
L‟ira di Dio va temuta
37
S‟ispìna chenza dolore ti nde ocata…..
S‟istràle tziomìna non bi lu secat!
S‟omine a trivagliare, su puzone a bolare
Ti toglie la spina senza dolore … (proverbio con
annessa metafora: si dice di un individuo capace di far
parlare le persone senza che queste quasi se ne
accorgano. Alcune volte ha un‟accezione positiva
quando questo individuo riesce a far esternare dei
dolori repressi a delle persone chiuse, altre volte ha
un‟accezione negativa, quando l‟individuo con
atteggiamento rassicurante e da “amico” fa dire delle
cose che magari si pensano ma che normalmente non si
direbbero pubblicamente)
L‟ascia tziomina non lo rompe! (l‟ascia tziomina è
l‟ascia usata dai tziomi, i carbonai piemontesi. Si dice
di una persona vanitosa che cammina talmente a testa
che niente lo spezzerebbe)
L‟uomo a lavorare, l‟uccello a volare (la natura regala a
ciascuno una sua caratteristica)
S‟omine no si misurat a palmos
L‟uomo non si misura a palmi (la grandezza di un
uomo non è data dalla sua altezza)
S‟omine solu no at mai cuncruitu nudda
L‟uomo solu non ha mai concluso nulla (l‟uomo non
sposato è un uomo incompleto)
S'omine vonu faeddat in cara
L‟uomo giusto parla in faccia (dice le cose in faccia)
S'onore est de chie lu daet e non de chie lu rezit
L‟onore è di chi lo da e non di chi lo riceve
S‟ora chi mancu pessas, sa cosa èniti
L‟ora che neanche immagini, la cosa arriva
S‟umu andat a sas bellas
Il fumo va verso le belle
S‟undu arritzalu dae minore. Cando chi est mannu non
b‟arritzat prus
L‟albero raddrizzalo sin da giovane. Quando sarà
grande non raddrizzerà più (riferita all‟educazione dei
giovani figli)
S‟unza nde ghettat su cantàre
L‟oncia fa travasare la misura (su cantare è uno
strumento che serviva a pesare grandi quantitativi di
merce – solitamente il bestiame – e di differenzia da
s’istatèa che praticamente è lo strumento corrispettivo
per piccole quantità - solitamente sino a 15 kg - )
Sa bellèsa intrat in buca
La bellezza entra in bocca
Sa bellèsa ti l'appìtzicas in su muru
La bellezza te l‟appendi al muro
Sa bona vama est vona dote
La buona fama (nomea) è una buona dote
Sa brulla est bella cando totu rìdene
Lo scherzo è bello quando tutti ridono (ossia quando è
gradito a tutti e perciò non ha offeso nessuno)
Sa brulla ìschida non piaghet mai (oppure sa brulla
ìschida non piaghet a niune)
Lo scherzo inacidito non piace mai (oppure lo scherzo
inacidito non piace a nessuno- da sottolineare che
l‟aggettivo ìschidu è stato tradotto letteralmente:
traslato il suo senso lo si può spiegare mediante un
insieme di altri aggettivi quali pesante, stupido,
fastidioso, lezioso, monotono, molesto, importuno)
Sa chera a focu èniti
La cera finisce con il fuoco (il senso è che tutti i nodi
vengono al pettine)
Sa comunione, da uve intrat, èssiti
La comunione da dove entra esce
38
Sa conca l‟at fattu, sa conca lu prànghete
La testa l‟ha fatto, la testa lo piange (compiange) (io ho
commesso una sbaglio, io ne debbo pagare le
conseguenze)
Sa cosa antica durat de prus
La cosa antica si conserva di più
Sa cosa anzèna est prus saporita
La cosa degli altri è più saporita (vedi anche proverbio
successivo)
Sa cosa anzena est semper prus vona
La cosa degli altri è sempre più buona (saporita) (il
senso riporta all‟incirca al proverbio italiano l’erba del
vicino è sempre più verde, anche se qui è riportato con
un‟accezione culinaria)
Sa cosa lìtzita si disizat de mancu
La cosa legittima si desidera di meno
Sa cosa uràta pacu abàrrata, comente est ènnita gai si
nd‟àndata
La cosa rubata rimane (al ladro per) poco, come è
venuta così se ne va (questo proverbio è stato rilevato
anche nella forma sa cosa uràta pacu dùrata, comente
est ènnita gai si nd’àndata, ossia con il verbo dùrata al
posto di abàrrata. Il significato non si discosta tanto
l‟uno dall‟altro, ciò che cambia notevolmente è la
musicalità del proverbio stesso, in quanto il verbo
abàrrata fa rima con àndata. Personalmente quindi,
tenendo conto che i proverbi giochino molto sulle
parole e sulla musicalità – per scopi mnemonici e
letterari - ritengo che sia più corretto il primo, mentre il
secondo è una sua derivazione e/o distorsione)
Sa crèsia vona est sa domo
La chiesa buona è la (propria) casa
Sa cumpanzìa l‟at chèfita Deusu
La compagnia l‟ha voluta Dio (il riferimento è al
racconto biblico di Adamo: dopo averlo creato da solo,
Dio ha scelto di dargli una compagna, Eva.
Fondamentalmente è un invito all‟uomo single di
cercarsi una compagna, poiché è anche una volontà
divina, nonché un dovere sociale. L‟uomo da solo non
è un bene per la comunità, vedi anche il proverbio
tristu e misèru s’omine solu)
La cattiva botte fa il vino aceto (La cattiva botte
trasforma il vino in aceto) (cupa è la botte: il senso è
che il contatto con cattive compagnie trasforma le
persone. Potrebbe essere associato all‟italiano chi va
con lo zoppo impara a zoppicare)
Sa cupa mala achet su inu achètu
Sa die ona s'ìdet dae su manzanu
Il buongiorno si vede dal mattino
La donna quando s‟ubriaca va all‟acqua (ad attingere
l‟acqua) con la cesta (ossia anziché andare con un
recipiente va con una cesta di asfodelo)
Sa èmina cando s‟imbriàcata andat a s‟abba chin
s‟ispòrta
Sa èmina est che sa mela: i‟ foras bella e ininitro punta
La donna è come la mela: fuori bella e dentro marcia
Sa entre siat prena, siat de paza o de rena
O di paglia o di sabbia, (l‟importante è che) la pancia
sia piena
Sa gana manicat chin s‟inimicu
La fame mangia con il nemico (si dice di una persona
talmente affamata che sarebbe disposta anche a
mangiare con il nemico)
39
Sa iza in coas de randa, sa mama annande a linna
La figlia vestita di pizzo, la madre andando a
(raccogliere) legna
Sa malissia de sa èmina superat totu sas ateras
La malizia della donna supera tutte le altre
Sa malasorte cando at de ènnere, èniti!
La malasorte (sfortuna) quando deve venire, viene! (è
una malinconica considerazione che si fa commentando
un qualche evento negativo che ha colpito qualche
persona della comunità. Si denota un forte fatalismo e
il tentativo di confortare la persona – e forse anche se
stessi – che di fronte al destino non si può fuggire)
La mano, lunga nel prendere, corta nel dare (è una
denuncia dell‟avarizia)
Sa manu, longa a picàre, curtza a dare
Sa merda, prus la zìras prus ocat vraccu
Sa paca ti la dèat Deus!
La merda (nel vasino da notte) più la rimesti più puzza
(si dice in occasione di certe situazioni cui sarebbe
opportuno non parlarne più, poiché più se ne parla più
danni si fanno)
La paga ti venga data da Dio! (paga è utlizzato in
modo ironico: s‟intende punizione o castigo. Si usa a
mo‟ di minaccia verso chi ha compiuto delle azioni
negative che hanno procurato liti, molestie e
discussioni)
Sa petha cotta non torrat mai crua
La carne cotta non ritorna mai cruda (vedi abba colata
non tirat mulinu: le cose passate non possono più
essere cambiate, perciò è inutile guardarsi indietro)
Sa pira sorta guastat sa ona
La pera marcia fa andare a male quella buona
Sa poverèsa no est vilesa
La povertà non è viltà
Sa rejòne a s‟inimìcu
La ragione (anche) al nemico (se una persona ha
ragione, glielo si deve riconoscere, anche se è un
nemico)
Sa rosa nde la tiran dae sas ispinas
Sa socra chin sa nura non si ajulan mai
La rosa la tiran fuori dalle spine (vedi anche patire pro
gudire: nella mentalità sembra radicato il senso del
“sacrificio” , dello sforzo e delle fatiche per riuscire ad
ottenere qualcosa di buono. È come se a priori
s‟ipotizzasse che la fortuna non premia chi non fa una
vita di sofferenze)
La suocera con la nuora non si sopportano mai
Sa vama ona est bona dote
Una buona fama è una buona dote
Sa vita nostra est un‟incraràta a barcone
La nostra vita è un (veloce) affacciarsi alla finestra
(metafora di come la vita di un uomo, di fronte
all‟eternità del tempo, sia di breve durata per capire le
cose che succedono fuori, nel mondo)
La gente fa una cosa, ma una cosa non fa la gente (si
sottolinea l‟importanza della gente, poiché il senso è il
seguente: la gente, mediante le proprie azioni, genera
ricchezza e perciò consenso, ma la ricchezza in sé non
produce il consenso della gente)
Sa zente achet cosa, sa cosa no achet zente
Saccu boitu no istat ritzu
40
Il saccu vuoto non sta in piedi (la persona che non ha
mangiato non è in grado di fare le cose)
Santa Maria tzichìrriaiola o ghettat nie o ghettat
granzòla
Santitàte e onestàte istan bene in donzi locu
Salute e libertàte: non b‟at oro chi la pàchete
Sas cosas bellas son sas prus difìtziles
Sas dècumas non si pacan a sos omines ma si pacan a
Deus
Santa Maria, giornata di stridore, o nevica o
nevischiare (Il due febbraio, il giorno della
presentazione di Gesù al Tempio o Candelora, si recita
questo proverbio: il rumore proveniente dall‟esterno
indica o che nevicherà o che ci sarà nevischio)
Santità e onestà stanno bene in ogni luogo
Salute e libertà: non c‟è oro che le ripaghi (il proverbio
utilizza una licenza poetica: nonostante i soggetti siano
due, salute e libertà, il verbo è usato al singolare,
pàchete, anziché pàchene)
Le cose belle sono sempre le più difficili (da questo
proverbio traspare una certa rassegnazione sul fatto che
la vita possa essere semplice: per ottenere qualcosa c‟è
sempre bisogno di sacrificio)
Le decime non si pagano agli uomini, ma si pagano a
Dio (in questo proverbio si trova una giustificazione
religioso-culturale di un tributo pagato alla Chiesa.
Serviva quasi a consolare, o forse convincere, le
persone che quella tassa non finiva in mano ad altri
uomini, ma direttamente a Dio)
Sas paraulas, prima las pessas poi las naras
Le parole, devi prima pensarle e poi dirle
Secàre sa mendula chin su culu
Semus de oje e non de cras
Spaccare la mandorla con il culo (è un modo sarcastico
per riprendere qualcuno che si sta arrovellando nel fare
qualcosa nel modo sbagliato e perdendo tempo. È usato
come un rimprovero bonario, poiché l‟ironia con cui
viene detto ne attutisce la durezza di fondo. Un altro
significato dato da un informatore riporta invece una
critica all‟avarizia: una persona è talmente tirchia che
in modo figurato ha il culo stretto)
Siamo di oggi e non di domani
Siat de paza o siat de rena, sa entre, bastante chi siat
prena
Sia di paglia o sia di sabbia, la pancia, (è) sufficiente
che sia piena
Sicùndu s‟intrata, s‟ispesa oppure sicundu s‟intrata
ache s‟ispesa
In base all‟entrata, la spesa oppure in base all‟entrata
fai la spesa (è un ammonimento a non spendere più di
ciò che si ha)
Sicùndu su chi mi aches t‟apo a fachere
Sicùndu su erru sa manica
In base a ciò che mi fai, ti farò (nonostante possa essere
utilizzato in termini positivi, è detto solitamente in
termini negativi, come una minaccia. Ricorda occhio
per occhio, dente per dente.)
In base al ferro il manico
Sicùndu su male, sa meichìna
In base al male, la medicina
Si addit limba no addit coro
Se sbaglia la lingua, il cuore non sbaglia
Si cheres chi s'amore si mantènzat, una manu àndet e
una ènzat
Se vuoi che l‟amore si conservi, una mano vada e
l‟altra venga (si dice solitamente ai neo sposini ai quali
si consiglia o si spiega che la vita matrimoniale è fatta
di compromessi)
Si chères de ti nàrrer vene, non jùres su falsu
Se vuoi che ti dica bene, non giurare il falso (se vuoi
che la gente dica bene di te, non giurare mai il falso)
Se vuoi vino nella botte, pota in marzo
Si cheres inu in cupa, in mathu puta
41
Si cheres vaìna vene ata, su tempus suo bi cheret
Se vuoi un‟opera ben fatta, ci vuole il suo tempo
Si cheres pane: suores in suircos!
Se vuoi pane: sudore nelle ascelle
Si Deus chèrete…..
Se dio vuole…….. (usato ad inizio frase, come
espressione benaugurante per un progetto, un‟opera, un
acquisto che si dovrà fare da lì a breve)
Si ides no ides, s'intendes no intendes
Se vedi non hai visto, se senti non hai sentito
Si li daet su poddighe si nde leat su brazu
Se gli dai un dito si prende un braccio
Si non lu pranghet su mazore, lu pranghet su fizu
Se non lo piange il genitore (l‟errore, lo sbaglio, il
peccato) lo piangerà il figlio
Si non pròete, grùspiti
Se non piove sputa (il senso è che se non piove
pioviggina)
Si non ti cherias toccata, non ti seres fata càmpana
Se non volevi essere toccata, non avresti dovuto
diventare una campana (se uno interviene in una
discussione dove si è estranei, si rischia di essere
immischiati: qualora succeda non ci si deve lamentare)
Se non volevi essere toccata, non avresti dovuto
crescere (si dice alle giovanni donne in età da marito)
Si non ti cherias toccata, non ti sere fata manna
Si ponner su cannau a gula
Mettersi il cappio al collo (complicarsi la vita da solo)
Si ti cheres antàtu, moritinde
Si ti manicas cuccuta, mendula no acatas
Se vuoi essere lodato (celebrato, magnificato), devi
morire (si dice per sottolineare il fatto che magari una
persona, ora defunta, è celebrata come una brava
persona, mentre quando era in vita la gente ne parlava
male. Il senso è quindi che si le persone devono essere
trattate bene da vive e non da morte)
Se ti mangi la mandorla fresca, non arriva a seccarsi
Si vipo istata reina, no vipo istata meschina
Si l‟est ghettande sa musca
Si li sicat s‟erva issuta „e sos pedese
Gli si secca l‟erba sotto i piedi (si dice di una persona
notevolmente sfortunata, per cui qualsiasi cosa egli
inizi a fare va sempre male- Notazione di grafia
linguistica: questa frase se scritta con i criteri dell‟LSC
- Limba Sarda Comuna - si dovrebbe scrivere s’erva
issuta de sos pedes. Viene però pronunciata s’erva
issut_’e sos pedes: nel parlato, cioè viene a cadere la a
di issuta e la d iniziale di de, facendo si che la t finale
si leghi alla e. La scelta di scrivere è si li sicat s’erva
issuta ‘e sos pedes è quindi una via di mezzo, poiché si
conserva la a di issùta ma si elimina la d di de,
preceduta dall‟accento ‘ per segnalare graficamente la
mancanza di qualcosa)
Si s‟ocru viti statu balla, l‟aiat mortu
Se l‟occhio fosse stato un proiettile, l‟avrebbe ucciso
Si ti la manicas a cucuta a mèndula non b‟arrivata
Si unu cheret duos non brìana
Se ti mangi la mandorla ancora fresca, non arriverà mai
a seccarsi
Se uno vuole, due non litigano (se tra due persone che
litigano una si tira indietro, la discussione finisce)
So naschìtu prima „e te!
Sono nato prima di te! (non mi freghi)
Sos annos colana e niune si.nd‟abìzata
Gli anni passano e nessuno se ne accorge
Sos annos si contan a su poleddu
Gli anni si contano all‟asino (l‟età non ha importanza)
42
Sos cascos son de istrachitùdine, sonnu o amore
Gli sbadigli sono di stanchezza, sonno o amore (si dice
ad una persona quando si presuppone sia innamorata)
Sos de Monte Janna ti si son thucande?
Quelli di Monte Janna stanno partendo? (è riferito ad
una giornata di forte vento, solitamente il maestrale,
ma traslato il senso è: perché sei così nervoso? La
località è un luogo impervio e si dice sia il luogo
preferito dal diavolo)
Sos montes che.i sos montes ènini a pare
I monti con i monti vengono al pari (per capire questo
proverbio c‟è bisogno di una spiegazione: quando una
persona fa uno screzio ad un‟altra succede spesso che
quest‟ultima chiuda un‟occhio e dimentichi lo sgarbo.
Se dopo un po‟ di tempo le parti si capovolgono, la
persona che in questo caso ha offeso ricorda all‟altra lo
sgarbo passato con questo proverbio, nel senso “ora
abbiamo pareggiato i conti e si ricomincia daccapo:
amici come prima”)
Sos ocros tuos bìen abba
I tuoi occhi bevono acqua (ossia non dicono la verità)
Sos istìres cumponen fintzas s'ainu
I vestiti rendono presentabile anche un asino
Sos izos leant s‟esèmpiu „e su babbu
I figli prendono l‟esempio del padre
Sos benes de campàna, coente èninini, bana (oppure
àndana)
I beni di campana, come vengono così vanno via (il
patrimonio avuto in regalo o con metodi illeciti non
vengono goduti a pieno, anzi così come sono arrivati se
ne vanno)
Sos peccatos de su babbu e de sa mama los pranghen
sos fizos
I peccati del padre e della madre li piangono i figli
(vedi anche si non lu pranghet su mazore, lu pranghet
su fizu)
Sos pìntores de Marta, nde valan fin a Fonni, ca so galu
pitzinna, si aco calchi valta m‟as a cumponner tue, ca
so galu pitzinna
I pittori di Malta scendono fino a Fonni, perchè sono
ancora una giovinetta, se faccio qualche errore, mi
comporrai (riconcilierai) tu, perché sono ancora una
giovinetta (Spesso lo diceva la giovane moglie al
marito più anziano: era un modo di dire in forma di
filastrocca che sottolineava la maggiore esperienza e
saggezza del marito)
Sos pòddighes de sa manu non son totus uguales
Le dita della mano non son tutti uguali (è una metafora:
non tutti i figli sono uguali. Stride notevolmente con
totus sos izos naschin uguales - Tutti i figli nascono
uguali)
Sos zènios no son totu che pare
I geni (le conoscenze delle persone) non sono tutti
uguali
Su àchere no est comente su nàrrere
Il fare non è come il dire (il corrispettivo in italiano
potrebbe essere tra il dire e il fare ci sta di mezzo il
mare)
Su àcher vene non est mai perditu
Il fare bene non è mai perduto (non è inutile, in quanto
prima o poi tornerà indietro. Vedi anche Su bonu
àchere no morit mai)
Su balanzàre meta no est che „i su pèrdere
Guadagnare tanto non è come il rimetterci
43
Su balanzàre meta su capitale secàta
Su balanzare meta, su capithàle secata
Su baratu t‟est àvaru
Dal troppo guadagnare si rompe (perde) il capitale (il
riferimento è a chi guadagna tanti soldi in modo poco
pulito: prima o poi si farà il passo falso che farà
perdere l‟intero capitale)
Il guadagnare tanto rompe il cuscino (è un
ammonimento al fatto che arricchirsi troppo può essere
pericoloso, forse in ottica dell‟invidia delle persone, ma
c‟è anche un mal celato riferimento al fatto che prima
c‟era la tendenza di nascondere i soldi nel cuscino. Su
questo proverbio e su quello precedente nasce il dubbio
se uno sia la derivazione dell‟altro con una leggera
divergenza capitale – capithale dovuta magari a cattive
trasmissioni orali o che siano entrambi “originali”
poiché con lezioni pedagogiche distinte, seppur affini)
La cosa di modico prezzo ti è avara (utilizzato nei
confronti di una persona che si vanta di aver comprato
qualcosa facendo un buon affare: la si avvisa che in
realtà non è così poiché la cosa comprata a modico
prezzo si rovinerà quanto prima e sarà costretta a
comprarne una nuova, spendendo in tal modo due
volte)
Su bìndichi de mathu artziat su cuccu a palathu
Il quindici di marzo sale il gufo al palazzo (ricorda che
si avvicina il bel tempo della primavera)
Su bisonzu ponet su etzu a currere
La necessità mette a correre (anche) la persona anziana
Su bonu àchere no morit mai
Il fare del bene non muore mai (Vedi Su acher vene
non est mai perditu)
Su cacàtu si nde ridet de su pissiàtu
Su caminu chi ti nd‟at aùtu ti nd‟at a torrare
Chi si è cagato addosso ride di chi si è pisciato addosso
(con ironia si dice di chi si fa beffe dell‟altrui persona
senza accorgersi che la propria condizione è peggiore.
È equiparabile all‟italiano il bue dice cornuto all’asino)
La strada che ti ha portato qui ti riporterà (a casa tua)
Su cane iscaddatu dae s‟abba uddìta, timet fintzas sa
vrita
Il cane scottato dall‟acqua bollente ha paura anche di
quella fredda
Su carche a su puntògliu
Il calcio al pungolo (dando il calcio al pungolo ci si fa
male da soli. Così questo proverbio ammonisce
qualcuno a non compiere azioni negative poiché
torneranno all‟esecutore stesso)
Su chi achet su izu a su babbu, bi l‟an a torrare sos
fizos
Ciò che fa il figlio al padre glielo restituiranno (a sua
volta) i suoi figli
Su chi damos de bonu coro est aggradèschitu vintzas a
Deus
Ciò che diamo di buon cuore è gradito anche a Dio
Su chi est Deus est Domine
Ciò che è Dio è il Signore (è utilizzato quando due
persone stanno discutendo su un qualcosa e pur
dicendo la stessa cosa sembrano non trovare un
accordo. Nel momento in cui ci si rende conto che i
concetti sono uguali il proverbio ricorda che una cosa
vale l‟altra)
Chi è buono dura poco (Chi ha un‟indole buona non
vive a lungo. Sembra l‟altra faccia della medaglia del
proverbio S’erva mala no morit mai)
Su chi est vonu durat pacu
44
Su chi mi àches ti torro
Su chi non capitat in chent‟annos capitat in un‟ora (su
chi non sutzedit in chent‟annos sutzedit in un‟ora)
Ciò che fai a me, ti restituisco (si presenta con una
duplice valenza: se sa un lato si presenta come un
invito per ottenere un‟aiuto che verrà poi
contraccambiato nello stesso modo, dall‟altro suona
come una minaccia che rievoca la legge del taglione:
occio per occhio, dente per dente)
Ciò che non capita in cent‟anni capita in un‟ora (ciò
che non succede in cent‟anni succede in un‟ora)
Su chi non cheres a facher a tie, no acas a sos ateros
Ciò che non vuoi sia fatto a te, non fare agli altri
Su chi non cheres pro te, non lu acas a niune
Ciò che non vuoi per te non farlo a nessuno
Su corvu, prus nieddu de su chi est non potet essere
Il corvo, più nero di quello che è non può essere
Su dimoniu achet sas pateddas, ma non sos covecos
Il demonio fa le pentole ma non i coperchi
Su dinari, a chie achet bene, a chie achet male
Il denaro, a chi fa bene, a chi fa male
Su dinari atzecat s‟omine
Il denaro acceca l‟uomo
Su dinari est atu pro lu gastare
Il denaro è fatto per essere speso (c‟è una sottile critica
all‟avarizia, che in una comunità è ritenuta fonte di
mali, in quanto causa di interruzione del ciclo del dono
dare-avere-ricevere e perciò di invidia e di malumori
collettivi)
Su dinari „e culu intrat in bucca e nd‟essit dae muru
I soldi di culo entrano in bocca ed escono dal muro
Su dinari luzicat totu
Il denaro luccica tutto (tutto il denaro luccica) (da
notare la contrapposizione con il precedente su dinari
‘e culu intrat in bucca e nd’essit dae muru)
Su dolore ispinghet boche
Il dolore spinge la voce (il senso è che è impossibile
trattenere il dolore: è necessario esternarlo)
Su „e dare cussizos est de sos savios
Il dare consigli fa parte dei saggi (del loro animo)
Su etzu, gai si.nde moriti e isse imparande
Il vecchio, sino a quando non muore, impara
Su justu a chie toccat
Il giusto a chi spetta (è un proverbio che può essere
paragonato all‟italiano “date a Cesare quel che è di
Cesare”)
Su justu pranghet pro su peccatore
Il giusto piange per il peccatore (chi è una persona
perbene si rende conto degli sbagli fatti dalle persone
disoneste)
Su leare no est che „i su dare
Il prendere non è come il dare (riferito alle persone
avare: preferiscono ricevere e non dare)
Su machine est de trintases (o chentu) zenìasa
La stupidità è di trentasei tipi (famiglie, specie)
(un‟altra informatrice ha riferito di “cento tipi”)
Su manicu est prus vonu cando ses amitu
Il cibo è più buono quando sei affamato
Su male, a chie no ucchìet, a totus pèrit
Il male, a chi non uccide, a tutti debilita (Se un male
non uccide tutti, tutti li debilita.)
Su male, cando at de ènnere ….
Il male, quando deve venire …. (sottinteso: viene!)
Su mariane chin sa pedde de anzone
La volpe con (addosso) la pelle dell‟agnello (si dice
della persona furba, scaltra, anche cattiva e
opportunista che recita il ruolo della vittima)
45
La volpe perde il pelo ma non l‟intento (s’idea è da
tradurre con intento. È assimilabile al proverbio
italiano il lupo perde il pelo ma non il vizio)
Su mariane nde perdet su pilu ma no s'idea
Su menzus remediu a
nd‟immenticare
sas injurias est a
si
Su mortu non si nd‟andat mai chena prantu
Il miglior rimedio alle ingiurie (offese, insulti) è
dimenticarsene
Su mossu pathìtu, vene guditu
Il morto non se ne va mai senza un pianto (colui che
muore non se ne va mai senza essere compianto. Il
discorso è riferito sia a persone anziane – da cui
comunque ci si aspetta il trapasso - sia a persone
malate da tempo sia a persone che nella società sono
ritenute negative per la comunità stessa)
Il morso condiviso, ben goduto (il boccone condiviso è
ancora meglio goduto. È un proverbio che “racconta”
l‟appagamento che la convivialità produce nelle
persone Il concetto della convivialità legata al pasto è
antico quanto l‟uomo, in quanto il pasto è un‟occasione
sociale che soddisfanon solo il corpo ma anche
l‟anima)
Su mundu est un'iscala: chie artziat e chie alata
Il mondo è una scala: chi sale e chi scende
Su mundu est zirande a s'imbessa: chie prima vit a
caddu como est a pede e chie vit a pede como est a
caddu
Il mondo sta girando al contrario: chi prima era
(andava) a cavallo ora è (va) a piedi e chi era (andava)
a piedi ora è (va) a cavallo
Su nudda no at cumpanzu
Il nulla (il niente) non ha compagno
Su ponte de s‟abbasànta distìnghet a totu
Il
ponte
dell‟acquasanta
distingue
tutti
(all‟acquasantiera ci vanno tutti, sia i buoni d‟animo
che quelli cattivi. La distinzione tra questo tipo di
persone dev‟essere però necessariamente fatta. Su
ponte de s’abbasanta è un modo antico di denominare
l‟acquasantiera, altrimenti chiamata abbasantèri)
Il povero arricchito diventa (è) presuntuoso
Su poveru irrichìtu istat prìsumitu
Su sàmbene no est abba
Il sangue non è acqua (si sottolinea l‟importanza dei
legami familiari e di sangue)
Su sole asat sas bellas
Il sole bacia le belle (donne)
Su sole a rioleddos
Il sole in schiera (si dice di una stupenda giornata di
sole. Della parola rioleddos non si conosce
l‟etimologia: si è consultato anche il prof. M. Pittau, il
quale non ha saputo dare, per il momento, una
risposta.)
Su sonu „e su setathu est s‟allegria de sa domo
Il suono del setaccio è l‟allegria della casa (perché
significa che nella casa c‟è farina e quindi pane da
mangiare)
Su tempus chi colat non torrat prus
Il tempo che passa (passato) non torna più
Su tempus domat a totus
Il tempo doma (addomestica, educa) tutti
Su thathatu non credet a s‟amitu
Il sazio non crede all‟affamato
Su theracu cumandat su mere
Il servo comanda il padrone (datore di lavoro)
46
Su travagliu de su notte est su risu de su didie
Il lavoro della notte è il sorriso del giorno (è inutile
lavorare la notte per cercare di recuperare il tempo
perduto, quando poi ci si accorge di aver fatto più
danni che altro. Allora meglio lavorare solo di giorno,
ma bene)
Su tropu istròpiata
Il troppo stroppia
Su vaeddare meta, su capithale secat
Il parlare tanto, il cuscino rompe (chi si vanta troppo si
preclude una buona riuscita nel futuro sia con gli affari
che dovrà fare sia con le relazioni interpersonali.
Nonostante diversi informatori abbiano dato la stessa
spiegazione, nessuno di loro ha saputo fornire la
spiegazione della metafora del cuscino)
La parola di faccia non perde amicizia (parlare in
faccia non fa perdere l‟amicizia. Vaeddu è l‟atto del
parlare vaeddare: ecco il motivo per cui si è scelto di
tradurlo con parola)
La fame sino a cucinare, non è fame di morire (il
significato fondamentalmente è che se uno ha la forza
di cucinare il pane - còchere è propriamente preparare
il pane e si distingue da cuchinàre, cucinare – non ha
una fame tale da morire.)
Su vaèddu de cara non perdet amitzitzia (o amistade)
Su vàmine vintzas a còchere, no est vamine de mòrrere
Su vene est meritatu, su male est suttucatu
Il bene è meritato, il male grida vendetta (interessante il
lemma suttucatu, la cui origine è incerta)
Su veru amicu s'idet in sas disgrassias
Il vero amico si vede durante le disgrazie
Su vìssiu cummìnghet su giudìssiu
Il vizio vince (anche) il giudizio (saggezza, buon
senso)
Su voe narat currùtu a s'ainu
Il bue dice cornuto all‟asino
Su zeniu achet totu
L‟ingegno fa tutto (è un proverbio che elogia l‟ingegno
umano: con esso l‟uomo può supplire a tante altre
carenze)
Sufrire pro imbellire
Soffrire per imbellire (ha lo stesso senso del proverbio
italiano chi bello vuol apparire un po’ deve soffrire.
Riporta comunque l‟insegnamento che per ottenere un
qualsiasi buon risultato c‟è necessità di lavorare duro)
Sopra le corna cinque denari (si dice di un uomo o di
una donna che dopo aver subito un tradimento, all‟atto
del divorzio, ci rimette anche dei soldi. Quindi oltre il
danno, la beffa.)
Supra sos corros chimbe soddos
"T"
Ti mancan sas menzus dies de s‟annu
Ti mancano i migliori giorni dell‟anno (si dice ad un
individuo durante una discussione per offenderlo: in
sostanza gli si da dello stupido)
Tènnere sa vortza de unu zigante
Avere la forza di un gigante
Tènnere vissios de s‟ateru mundu
Avere vizi dell‟altro mondo
Terra semos ennitos e terra amos a torrare
(trad. lett.) Terra siamo venuti e terra torneremo
(riporta al monito biblico terra eravamo e terra
torneremo relativo alla creazione con l‟argilla di
Adamo da parte di Dio)
Avere paura come le disgrazie
Tìmere che sas freas
47
Tocat a ligare su poleddu uve narat su mere
Bisogna legare l‟asino dove dice il padrone
Torrare a cuile
Tornare all‟ovile (ritornare sui propri passi)
Torràre a sa icu pissiàta (a ite ses torrata a sa icu
pissiàta?)
Ripresentarsi al fico pisciato (es.: un uomo chiede la
mano di una donna e questa da una risposta negativa,
dandogli magari dei giudizi spregiativi. Se
successivamente la donna si pente del suo rifiuto e
cerca l‟uomo precedentemente disprezzato, si
commenterà con questo proverbio, ossia “ti stai
ripresentando ad un uomo al quale prima ci avevi
pisciato addosso”)
Torràre a s‟abba via
Tornare alla sorgente (utilizzato quando una persona
vuol venire a capo di una situazione o di un discorso:
voler avere il quadro completo)
Torràre dae caddu a runzinu
Declassare dal cavallo al ronzino (riferito alla
posizione sociale, significa arretrare nella scala
gerarchica della società, ma più in generale passare
dall‟avere qualcosa di buono a qualcosa di scadente compagno/a, macchina, oggettistica varia ecc.)
Torràre dae mere a theràcu
Declassare da padrone a servo (vedi proverbio
precedente: qui il proverbio ha un‟accezione
dichiaratamente di classe sociale)
Torràre su ilàtu a lana
Riportare la lana filata a lana da filare (tornare indietro
da una situazione definita a una situazione da definire)
Totus li devini e neune lu pacata
Tutti gli devono e nessuno lo paga (si dice di una
persona che l‟atteggiamento imbronciato, come uno
che non è stato pagato)
Totus sos izos naschin uguales
Tutti i figli nascono uguali
Trattare sa zente che istrazzèddu cacatu
Trattare la gente come uno straccio cagato (pannolino)
(è un rimprovero, un‟annotazione che si muove a
qualcuno che ha atteggiamenti negativi verso il
prossimo)
Tres cosas sun revessas in su mundu: s‟irvèche, s‟ainu
e sa emina
Tre cose sono ostinate (testarde) nel mondo: la pecora,
l‟asino e la donna
Tristu e misèru chie chircat sa justissia
Infelice e misero chi si rivolge alla giustizia
(innanzittutto perché significa che ha dei problemi da
risolvere, in secondo luogo perché fa presagire
un‟insolvibilità dei problemi iniziali ed un arrivo di
altri problemi, economici in primis)
Tristu e misèru chie imbucat su chi morit sa die
Tristu e misèru chie mandat su izu a theracu
Infelice e misero chi incontra colui che uccide il giorno
(se da una lite, da una disputa, da una faida, ma anche
da un incidente automobilistico o del lavoro ecc., ci
scappa il morto, tutti i discorsi che si ricamano sopra
lasciano il tempo che trovano: la brutta fine l‟ha fatta il
defunto)
Infelice e misero chi attende (che cada) la goccia
(d‟acqua) dal tetto altrui (povero chi è costretto ad
attendere la misericordia altrui)
Infelice e misero chi manda il figlio a (fare il) servo
Tristu e misèru chie tenet sos ocros imbelàtos
Infelice e misero chi ha gli occhi che non vedono bene
Tristu e misèru chie isettat su guttiu dae capertùra
anzèna
48
Tristu è miseru chie ti remat
Infelice e misero chi ti deve sopportare (letteralmente
remàre è fermare/)
Tristu e misèru s‟omine solu
Infelice e misero l‟uomo solo (non sposato)
Trivagliu atu, dinari isètata!
Il lavoro compiuto attende i soldi (ossia: una volta
completato il lavoro è giusto che la persona che l‟ha
svolto sia pagata celermente)
Tròpimi manos e pedes e imbolaminde a mesus de sos
mèoso
Impastoiami mani e piedi e buttami in mezzo ai miei
(parenti) (nonostante si abbia avuto un litigio con un
parente stretto, in caso di bisogno ci si rivolgerà
ugualmente a lui, perché l‟incomprensione non toglie il
rapporto di fiducia)
Tue ti l‟as atu e tue ti lu prànghese
Tu l‟hai fatto (l‟errore) e tu lo piangerai (il senso è che
le conseguenze di uno sbaglio ricadranno interamente
sulla persona colpevole)
"U"
Umana bellesa est de paca dura
La bellezza umana dura poco (perché legata solo alla
giovinezza)
Una càmpana chentza s'àtera non fachet sonu
Una campana senza l‟altra non fa rumore (vedi
proverbio successivo)
Una campana chentza s‟àtera no sonat bene
Una campana senza l‟altra non suona bene (una
persona prima di esprimere un giudizio su un fatto che
riguarda altre due persone, deve prima sentire entrambe
le versioni)
Una die in prus una die in mancu
Un giorno in più un giorno in meno (il significato non
figurato è: un giorno in più dalla nascita e un giorno in
meno dalla morte. Questo proverbio è utilizzato
solitamente il giorno del proprio compleanno: il suo
scopo è ricordare lo scorrere del tempo ed esorcizzare
la morte)
Una noce dentro un sacco ha fatto poco rumore (se le
noci fossero stati molteplici avrebbero risuonato
maggiormente. Portare un sacco per trasportare una
noce è risultato inutile. Da sottolineare la musicalità del
proverbio)
Una nuche a intro „e unu saccu pacu sonu b‟at fatu
Una mala cumpanzìa nde perdet chentu onas
Una cattiva frequentazione fa perderne cento buone
Una manu lavat s‟àtera
Una mano lava l‟altra (esplicita la metafora della
solidarietà: il senso è “aiutami in una cosa che poi io ti
aiuto in un‟altra)
Una manu lavat s‟atera e ambas duas lavan sa cara
Una mano lava l‟altra e entrambe lavano la faccia (è un
proverbio ulteriore rispetto a quello precedente e
significa che con il recproco aiuto si porta a termine
qualsiasi faccenda)
Una mama pesat chentu izos, chentu izos non pesan
una mama
Una mamma alleva (accudisce) cento figli, cento figli
non accudiscono (non riescono ad accudire) una
mamma
Una nd‟at fatu s‟ainu e una s‟ainàgliu
Una l‟ha fatta l‟asino e una l‟asinaro (una l‟ha
combinata l‟asino, l‟altra l‟asinaro. Il senso è che
fondamentalmente non bisogna farsi dei progetti,
perché è Dio che decide per noi)
Una volta perduto l‟onore non (lo) si recupera più
Una orta perditu s‟onore non s‟achìstat prusu
49
Una vita nos at datu, una morte li dovìmos
Ci ha dato una vita (Dio), una morte gli dobbiamo dare
Unu caddittu e tres a mes‟a pare
Avere un cavallo in condivisione con tre persone (avere
le cose in comune è visto come un qualcosa di
negativo)
Unu vrore no achet erànu
Un fiore non fa primavera (assimilabile al proverbio
italiano una rondine non fa primavera)
Unu solu Deus est chena defètu
Solo un Dio è senza difetti
Ustèddu cambiande, porreddu meu andatu
Stella cadente, verrucca mia scomparsa (è
un‟invocazione alla stella cadente di far scomparire o
cadere la verrucca. Esso è legata alla credenza
popolare, che nella notte di San Lorenzo, al cadere di
una stella, dopo una debita invocazione, cadesse anche
la verrucca)
Dove non ci sono stupide, le “sagge” non ridono
(coloro che si ritengono intelligenti si fanno beffe dei
sempliciotti)
Uve maccas non b‟at, savias non riden
Uve manicant duos, manicant trese
Dove mangiano due, mangiano tre
Uve manicant chentu manicant chentu e unu
Dove mangiano cento, mangiano cento e uno
"V"
Vaeddare chin tecus est comente lavare su culu a s‟ainu
Parlare con te è come lavare il culo all‟asino (ossia
inutile)
Vaeddare pacu: sapientzia meta
Vamillia ona, donu „e su chelu
Parlare poco: tanta sapienza (questo proverbio ha un
significato ambivalente: da un lato significa che non
esprimersi nelle cose per sé ignote è indice di sapienza,
perché mette il parlante nella condizione di non cadere
in errori o in stupidità, dall‟altro ammonisce a non
parlare più di tanto anche nelle cose che si sanno per
non andarsi ad inguaiare in eventuali testimonianze.
Vedi dae su tantu vaeddare nde càpitan sos errores)
(avere una) buona famiglia, (è) un dono del cielo
Vene ligatu: malu a isolvere
Ben legato: difficile da sciogliere
Vene postu: male chircatu
Ben riposto: cercato male
Vene vaeddàtu e male procedìta
Ho parlato (e fatto) bene e mi hanno ripagato con il
male
Vonu a bessire, malu a torrare
Buono ad uscire (a spasso), difficoltoso a tornare (a
casa) (si dice di una persona che sta sempre in giro,
sottindendo anche con cattive compagnie o da un bar
all‟altro)
Vonu a manicare ma no a trivagliare
Buono a mangiare, ma non a lavorare
Vorte che erru, vorte che cambas de murone
Forte come il ferro, forte come le zampe del muflone
Vorte che erru, vorte che murone
Forte come il ferro, forte come il muflone
Vortuna curret e non caddu
È la fortuna che corre e non il cavallo
Vreagliu duas caras
Febbraio (ha) due facce (è il proverbio abbreviato di
quello successivo: lascia intendere ma non lo dice)
50
Vreagliu duas caras: una vona e una mala
Febbraio (ha) due facce: una buona e una cattiva
Vreagliu traitore
Febbraio traditore (nel mese di febbraio si alterna il
sole al freddo: non si sa come interpretarlo)
"Z"
Zelosu ses? Currutu morisi!
Zente tua morte tua
Informatori
I.
Serra Salvatore, 1918
XIX.
Farris Giulia, 1971
II.
Sanna Attilio, 1918
XX.
Mele Franca, 1972
III.
Sanna Salvatorina, 1922
XXI.
Mele Gianni, 1973
IV.
Curreli Giuseppino, 1931
XXII.
Farris Anna Cristiana, 1974
V.
Sanna Matilde, 1934
XXIII.
Angelo Canu, 1976
VI.
Curreli Lucia, 1936
XXIV.
Fronteddu Giovanni, 1976
VII.
Farris Cecilia, 1936
XXV.
Floris Giacomo, 1977
VIII.
Sanna Carlo, 1940
XXVI.
Farris Natalio, 1978
IX.
Floris Marcello, 1944
XXVII.
Contu Stella, 1978
X.
Farris Francesco, 1947
XXVIII.
Floris Manuela, 1980
XI.
Sanna Agostino, 1948
XXIX.
Canu Maurizia 1980
XII.
Sanna Salvatorina, 1949
XXX.
Farris Antonello, 1980
XIII.
Canu Annamaria, 1949
XXXI.
Floris Paolo, 1981
XIV.
Pira Gaetano, 1949
XXXII.
Calvisi Loredana, 1981
XV.
Sanna Grazia, 1956
XXXIII.
Carla Loddo, 1982
XVI.
Farris Salvatorangelo, 1961
XXXIV.
Farris Stefania, 1982
XVII.
Carta Giovanna, 1962
XXXV.
Pau Enedina, 1983
XVIII.
Canu Lucio, 1968
XXXVI.
Canu Ciriaco, 1990
51