Le funzioni Super-egoiche costruttive e istruttive
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Le funzioni Super-egoiche costruttive e istruttive
Le funzioni Super-egoiche costruttive e istruttive della coppia* Otto F. Kemberg** Dopo aver preso in considerazione in un altro testo i contributi dati dall'amore e dall'aggressività alle relazioni sessuali ed emotive di coppia (8, 9) e dopo aver suggerito che anche il Super-Io gioca un ruolo fondamentale in queste relazioni, prenderò qui in esame dettagliatamente questo suo ruolo. In miei scritti precedenti ho mostrato come la coppia vada costituendo una propria identità in aggiunta a quella dei suoi membri. Come la coppia diviene depositaria delle fantasie sessuali e dei desideri consci e inconsci di entrambi i partner e insieme delle relazioni oggettuali interiorizzate che vengono attivate consciamente e inconsciamente, così la coppia attiva anche le funzioni superegoiche consce e inconsce di entrambi. Anzi io penso che essa venga a costituire un potenziale nuovo sistema superegoico. L'effetto di questo nuovo sistema superegoico sulle relazioni di coppia dipende dalla maturità del Super-Io di ogni partner, che a sua volta determina la maturità del nuovo sistema. Quando domina la patologia del Super-lo primitivo, sono in azione i suoi precursori sadici che rappresentano un potenziale distruttivo per la coppia. Un Super-Io maturo, che si esprime nella considerazione per il partner e per il Sé, protegge le relazioni di coppia, favorisce l'amore e il coinvolgimento ma, poiché il Super-Io contiene sempre residui dei conflitti edipici, può minacciare la capacità di amore sessuale inibendo o proibendo l'espressione di sentimenti di tenerezza e di attrazione sessuale per lo stesso oggetto. Il Super-Io può dunque rinforzare la capacità di continuare a provare la passione sessuale o può invece distruggerla. Schafer (12) ci ha mostrato chiaramente gli aspetti maligni e benigni del Super-Io che agiscono a livello della psiche individuale ed io prenderò qui in esame queste stesse funzioni per la coppia. Lo stabilirsi dell'Ideale dell'Io come sottostruttura del Super-Io è una condizione fondamentale per avere la capacità di innamorarsi. L'idealizzazione della persona amata riflette la proiezione sull'altro di aspetti del proprio Ideale dell'Io. Si tratta di una proiezione che coincide con il profondo attaccamento a questo ideale proiettato, nel senso che la persona amata rappresenta il prendere vita nella realtà esterna di un ideale profondamente desiderato. A questo riguardo la relazione con l'essere amato implica l'esperienza di andare al di là dei limiti dei propri confini psichici, un'esperienza estatica che entra in contrasto dialettico con il mondo ordinario della realtà quotidiana e dà un nuovo significato alla vita. Da questo punto di vista l'amore romantico riflette una necessità emotiva profonda e, nonostante il suo prevalere come modello culturale, probabilmente rimanda alle vere origini della psicologia di coppia. Chasseguet-Smirgel (1) sottolinea giustamente come questa proiezione dell'Ideale dell'Io sulla persona amata non riduce l'autostima, come invece Freud (3) aveva all'inizio suggerito, bensì l'accresce dato che vengono realizzate le aspirazioni dell'Ideale dell'Io. Un amore ricambiato accresce l'autostima come parte della gratificazione dovuta all'innamorarsi e all'essere oggetto dell'innamoramento dell'altro. In queste condizioni Sé ed oggetto d'amore si fondono e questo è un aspetto fondamentale della passione sessuale. È un amore non contraccambiato che, diversamente dai normali processi di lutto che permettono gradualmente la sua risoluzione, può provocare, in presenza di una nevrotica fissazione all'oggetto inafferrabile e frustrante, una significativa riduzione dell'autostima. In generale, maggiore è la predisposizione di un individuo alla sconfitta edipica e alla frustrazione preedipica (come ad esempio, la frustrazione della dipendenza orale), maggiori sono i sentimenti di inferiorità legati a una delusione amorosa. Quello che voglio dire è che la presenza di funzioni superegoiche mature in entrambi i partner si riflette nella capacità di ciascuno di avere un senso di responsabilità per l'altro e per la coppia, di prendersi cura della loro relazione e di * Tratto dal Journal of the American Psychoanalytic Association, Vol. 41, n. 3, 1993. Ringraziamo l'autore e l'editore per l'autorizzazione gentilmente concessa. ** Associate Chairman and Medical Director al New York Hospital-Cornell Medical Center, Westchester Division; Professor of Psychiatry l Cornell University Medical College; Training and Supervising Analyst at Columbia University Center for Psychoanalytic Training and Research. Interazioni, 2, 4, 1994, pp. 11-29 proteggerla contro le conseguenze dell'attivazione inevitabile dell'aggressività che deriva dall'inevitabile ambivalenza presente nelle relazioni intime. Nello stesso tempo, viene attivata una funzione superegoica più sottile ma estremamente importante. Mi riferisco agli aspetti sani degli ideali dell'Io di entrambi i partner, che contribuiscono a creare una struttura condivisa di valori, desiderabili e indesiderabili. Un sistema di valori, a cui si aderisce a livello preconscio, viene gradualmente definito, elaborato e modificato attraverso gli anni, e questo sistema svolge una funzione di confine per la coppia di fronte al resto del mondo. In breve, la coppia stabilisce il proprio Super-Io. È nel contesto di questo sistema di valori condiviso che i membri della coppia possono contribuire creativamente a risolvere i loro conflitti. Una manifestazione inaspettata d'amore, di rimorso, di perdono, di umorismo, può mantenere l'aggressività all'interno dei confini. In questo modo silenziosamente vengono integrate nella relazione la tolleranza per le mancanze e l'accettazione dei limiti proprie dell'altro. Inoltre l'importanza di questa struttura superegoica condivisa risiede nella sua implicita funzione di "corte d'appello", una sorta di ultima risorsa nel caso che uno o entrambi i partner abbiano provocato una grave lesione al loro sistema di valori stabilito congiuntamente. Una trasgressione contro questo confine condiviso rende consapevoli i membri della coppia del grave pericolo che corre la loro relazione e costituisce quindi un sistema importante di allarme che li protegge da una possibile rottura. Se uno dei membri della coppia ha un Super-Io meno maturo e meno solido, la proiezione di aspetti repressi del Super-Io infantile può rendere l'altro particolarmente suscettibile alle critiche del partner. Un fascio di proiezioni provenienti da un Super-lo primitivo rinforza qualsiasi critica oggettiva provenga dal partner. Un Super-Io maturo permette, invece, al partner che viene criticato di respingere e di superare l'attacco, contribuendo così a mantenere l'equilibrio di coppia. Tuttavia la presenza di una grave patologia superegoica in entrambi i partner può determinare l'impiego, non di semplici proiezioni, bensì di identificazioni proiettive che rendono la ribellione contro questo tipo di difesa più difficile. Ne può conseguire la distruzione dell'equilibrio di coppia per il controllo che sulla relazione vengono ad esercitare introietti superegoica sadici. Più è grave la patologia superegoica di uno o entrambi i membri della coppia, più restrittive saranno le funzioni superegoiche nel senso che verranno condivise definizioni limitative di ciò che è tollerabile all'interno della relazione. Una grave patologia superegoica è anche responsabile di rigide razionalizzazioni dell'identificazione con un Super-Io primitivo da parte di uno o entrambi i partner, e comporta una serie di "ingiustizie accumulate" nel tempo, tradimenti, rivincite e comportamenti ostili di distacco. Infine, in condizioni di gravissima psicopatologia delle funzioni superegoiche, un comportamento di aperta ostilità o di indifferente trascuratezza, che esprime i livelli primitivi di aggressività, comincia a dominare la coppia e spesso la porta alla distruzione. Paradossalmente, nelle prime fasi di attivazione di questa grave patologia superegoica, la vita sessuale della coppia può espandersi, a causa del diniego delle proibizioni edipiche inconsce o dell'espiazione di inconsci sentimenti di colpa di cui soffrono i membri della coppia. Una interazione sessuale apparentemente libera e soddisfacente può nascondere il deterioramento della relazione emotiva. Nei casi di una patologia superegoica di media gravità, in cui la relazione viene mantenuta anche se in presenza di una struttura superegoica condivisa eccessivamente restrittiva, anche la coppia è più influenzata dalle richieste restrittive e dalle proibizioni della cultura circostante, in particolare dai suoi aspetti convenzionali. E nella misura in cui le convenzioni riflettono i residui culturalmente condivisi delle caratteristiche del Super-lo della latenza (7), questo è un altro modo di esprimersi del fallimento delle funzioni superegoiche mature che porta a una regressione verso proibizioni e richieste limitanti proprie di un Super-lo infantile. Gratitudine e Colpa Nello sviluppo normale i precursori superegoica predipici idealizzati e persecutori Interazioni, 2, 4, 1994, pp. 11-29 vengono gradualmente attenuati e neutralizzati. A sua volta questo facilita l'interiorizzazione degli aspetti idealizzati e proibitivi del Super-Io edipico. L'integrazione dei livelli preedipici ed edipici della formazione superegoica facilita quindi il consolidamento del Super-Io postedipico con le sue caratteristiche di astrazione, individuazione e depersonificazione (5). Uno dei sentimenti principali che evolve come conseguenza di questi processi è la gratitudine, sentimento attraverso cui l'amore si sviluppa e si perpetua. La capacità di provare gratitudine, a cui contribuiscono sia l'Io che il Super-Io, è alla base della reciprocità nelle relazioni umane, ed ha origine nel piacere del bambino alla ricomparsa nella realtà esterna dell'immagine della sua fonte di cura e di gratificazione (10). La capacità di tollerare l'ambivalenza, che segna il passaggio dalla sottofase di riavvicinamento della separazione-individuazione a quella della costanza dell'oggetto, è anche contrassegnata da un aumento della capacità di provare ed esprimere gratitudine. Il raggiungimento della costanza dell'oggetto accresce anche la capacità di sperimentare sentimenti di colpa rispetto alla propria aggressività; colpa che, come la Klein sottolinea (10), rinforza la gratitudine, anche se non ne è l'origine. La colpa aumenta anche l'idealizzazione. L'idealizzazione primaria è quella della madre del periodo simbiotico ed evolve verso l'idealizzazione della madre della fase di separazione-individuazione. L'integrazione del Super-Io, che favorisce lo sviluppo della colpa inconscia, stimola lo sviluppo dell'idealizzazione come formazione reattiva contro la colpa e come diretta espressione di essa. Questa idealizzazione, stimolata dal Super-Io, implica un potente rafforzamento del sentimento di gratitudine come componente dell'amore. La capacità di idealizzazione reciproca nel rapporto di coppia viene espressa potentemente nella capacità di sperimentare gratitudine per l'amore ricevuto e di provare con maggiore intensità il desiderio di dare amore come riposta all'amore espresso dall'altro. L'esperienza dell'orgasmo dell'altro come espressione di amore ricevuto e insieme della capacità di contraccambiare contiene l'assicurazione di amore e di reciprocità che prevalgono su invidia e risentimento. Paradossalmente, comunque, proprio la capacità di gratitudine che deriva dall'idealizzazione si oppone a certe caratteristiche progredite dell'Ideale dell'Io della fase edipica dello sviluppo, in cui la relazione idealizzata con i genitori edipici deriva dalla rinuncia all'erotismo infantile perverso polimorfo e agli aspetti erotici genitali della relazione. Come Dicks (2) ha sottolineato, l'iniziale idealizzazione reciproca della coppia neoformata e le aspettative consce di ciascun partner di una relazione d'amore stabile prima o poi entrano in conflitto con il riemergere di relazioni oggettuali interiorizzate del passato, conflittuali, rimosse e dissociate. Nella maggior parte dei casi i conflitti edipici e i divieti superegoica corrispondenti porteranno a un graduale insuccesso di queste idealizzazioni precedenti nel contesto del rinnovato compito adolescenziale di integrare erotismo e tenerezza. I conflitti corrispondenti, che spesso implicano una verifica della stabilità dei confini della coppia, possono non solo comportare scoperte dolorose per entrambi i membri, ma anche dar origine ai loro processi di guarigione. Una paziente aveva avuto prima del matrimonio una relazione sessuale con il fidanzato che giudicava soddisfacente. Una volta sposati però la loro vita sessuale si era deteriorata. Ella si lamentava del marito che non le prestava sufficiente attenzione e che sembrava interessato esclusivamente alla natura sessuale dei loro rapporti senza mostrarle sufficiente attenzione e tenerezza. Ella dimostrava di non avere alcuna tolleranza per le discontinuità normalmente presenti in ogni relazione intima di lunga durata (8) e non si rendeva conto che la sua tendenza a colpevolizzare il marito e a considerarsi una vittima stava avvelenando la loro vita insieme. Sentiva di amarlo e non si rendeva conto del proprio comportamento di attaccamento infantile e di colpevolizzazione dell'altro, che veniva a ripetere aspetti della relazione della propria madre con il padre e del suo rapporto con quest'ultimo durante la prima adolescenza. Quando incontrò un altro uomo, un fidanzatine del periodo adolescenziale che aveva idealizzato in tutti questi anni e con cui ora aveva stabilito una relazione sessuale intensa e soddisfacente, si stupì di sperimentare se stessa come una donna pienamente soddisfatta, con un crescente senso di sicurezza e di autostima, e un Interazioni, 2, 4, 1994, pp. 11-29 sentimento di amore rinnovato per il marito, accompagnato da sentimenti di colpa per la relazione extraconiugale e da un positivo apprezzamento della sua vita di coppia. E in effetti nel tempo ella scoprì che gli aspetti emotivi del rapporto con il marito erano molto più soddisfacenti di quelli con l'amante sebbene, contemporaneamente, vivesse una piena gratificazione sessuale con quest'ultimo che pensava che il marito non fosse capace di soddisfarla. Questo conflitto la portò a intraprendere un trattamento psicoanalitico e alla graduale consapevolezza della sua incapacità inconscia di sperimentare una relazione emotiva e sessuale pienamente soddisfacente con lo stesso uomo. Stereotipi e Convenzioni Altri compiti significativi attendono la coppia adulta nel processo di consolidamento della loro relazione. Innanzitutto essi devono liberarsi dall' eccessiva dipendenza da ideologie, convenzioni e stereotipi, tipicamente rappresentati dai cliché culturali dell' "uomo disonesto", della "donna dipendente", dell' "uomo indifferente", della "donna sessualmente passiva", ecc. Un altro compito è quello di diventare consapevoli della proiezione dei propri residui superegoici infantili sul partner sessuale attraverso l'implicita rassicurazione del partner contro queste paure. "Non, non penso che tu sia un ragazzino timido che io non posso prendere sul serio sessualmente". "No, io non ti considererò una donna degradata dopo un rapporto sessuale". "No, il tuo comportamento aggressivo non porterà all'eterna punizione, svalutazione, risentimento, o al mio rancore per sempre". Un altro compito ancora, riferito al precedente, è di evitare che le funzioni superegoiche primitive di uno dei partner impongano un simbolico regno del terrore a entrambi. Qui entriamo nel dominio della psicopatologia della formazione superegoica sadica in uno o entrambi i membri della coppia, che porta a una relazione sadomasochista cronica. Infine entrambi i partner devono poter integrare le aspettative consce sulla loro vita insieme con le aspirazioni, richieste e proibizioni del proprio contesto culturale. I conflitti scatenati da contesti religiosi, etnici ed economici diversi e da divergenze politiche e ideologiche giocano un ruolo importante nella qualità del rapporto che i membri della coppia riescono a stabilire con l'ambiente sociale. Una coppia può proteggersi contro potenziali conflitti tra l'attuale contesto culturale e i sistemi di valori interiorizzati attraverso un relativo isolamento sociale. In genere, comunque, una volta nati dei figli, l'isolamento della coppia viene minacciato e la necessità di integrare i sistemi di valori con l'ambiente esterno diventa urgente e ineludibile. Un aspetto positivo della proiezione delle funzioni superegoiche sul partner è rappresentato dall'uso dell'altro come consigliere e difensore, come consolazione contro gli attacchi esterni e come fonte di rassicurazione del proprio valore. Il ruolo dell'idealizzazione del partner è qui molto significativo. Un uomo che sposa una donna che lo ammira per rinforzare la propria autostima e che più tardi non può contare su di lei per rassicurarsi dato che la svaluta e non la considera suo pari, illustra come l'iniziale utilizzazione della rassicurazione dell'altro può al contrario provocare un sentimento di solitudine in una persona incapace di idealizzare il proprio partner. Ora vi darò delle esemplificazioni del modo in cui nella coppia possono manifestarsi richieste e proibizioni superegoiche complementari e contraddittorie e insieme sistemi di valore consci e inconsci in conflitto tra loro. Spero che le dinamiche metteranno in luce il rapporto tra sistemi di valori, relazioni oggettuali ed erotismo. Conflitti collegati a una Patologia Superegoica di relativa gravità In sostanza, in questo caso ci troviamo di fronte a un Super-Io di uno o di entrambi i partner ben integrato, ma eccessivamente severo e restrittivo, condiviso o inconsciamente imposto da uno dei due alla relazione di coppia. Il caso che qui riporto illustra queste condizioni. Una coppia sposata venne da me in consultazione a causa di crescenti difficoltà interpersonali e sessuali. La moglie aveva da poco superato i trent'anni e, stando alle descrizioni di entrambi, era una donna di casa scrupolosa ed efficiente che si Interazioni, 2, 4, 1994, pp. 11-29 prendeva amorevolmente cura dei loro due figli, dell'età di tre e cinque anni. Il marito, che aveva superato i trentacinque anni, veniva descritto da entrambi come un gran lavoratore, un uomo responsabile che era riuscito, in pochi anni, a raggiungere una posizione di primo piano nel suo campo. Entrambi appartenevano alla classe media, cattolica, ed erano vissuti in famiglie d'origine estese di provenienza latino-americana. Il motivo della consultazione era la crescente insoddisfazione della moglie. Quest'ultima la imputava al marito che sentiva distante, non disponibile sul piano emotivo e sempre più disinteressato a lei. Il marito invece la imputava alla crescente intolleranza della moglie che con i suoi rimproveri lo teneva lontano da casa. Essi accettarono la mia proposta di una serie di colloqui diagnostici separati, intercalati da una serie di incontri congiunti. Il mio obiettivo era di valutare il loro conflitto di coppia e di scegliere tra un trattamento individuale per uno o per entrambi e una terapia di coppia. La valutazione individuale della moglie, ai fini diagnostici, mise in primo piano un disturbo di personalità importante, con la prevalenza di caratteristiche isteriche e masochiste, e un funzionamento a livello nevrotico dell'organizzazione di personalità. Mostrò di avere un'identità ben integrata e una capacità di stabilire delle relazioni oggettuali profonde, la sua maggiore difficoltà era rappresentata dal suo accomodamento sessuale al matrimonio. Desiderava un'intimità sessuale, ma provava un'eccitazione sessuale minima che, significativamente, scompariva dopo la penetrazione. Detestava ciò che sperimentava come un interesse sessuale eccessivo del marito e come "rozzezza". Sembrava anche irritarsi per la sua incapacità a ripetere la relazione che aveva avuto con un padre idealizzato, forte, dominante, ma anche affettuoso. Si dispiaceva anche di cominciare ad assomigliare a sua madre, vissuta come sottomessa, ma brontolona e capace di provocare sentimenti di colpa. Descrisse l'atteggiamento puritano condiviso da entrambi i genitori nei confronti della sessualità e manifestò intensi meccanismi di difesa che la portavano a non avere alcun ricordo della prima infanzia. Si lamentò amaramente del cambiamento avvenuto nel marito, che da allegro, estroverso e cavalleresco durante il loro rapporto precedente il matrimonio era diventato adesso tetro, chiuso e di cattivo umore. I colloqui individuali con il marito portarono in evidenza anche per lui un disturbo di personalità importante, in cui dominavano caratteristiche ossessivo-compulsive. Accanto a una identità ben integrata e ad una capacità di avere delle relazioni oggettuali profonde si manifestarono anche i sintomi di una lieve seppur cronica depressione nevrotica. Suo padre era stato un uomo di affari che lui aveva ammirato per la sua forza e il suo potere nella prima infanzia, ma con cui, durante l'adolescenza, era entrato in crescente disaccordo, poiché aveva scoperto l'insicurezza del padre dietro il suo comportamento autoritario verso la moglie e i figli. Il paziente aveva due sorelle più grandi. Durante l'infanzia era stato severamente rimproverato per la sua curiosità sulla sessualità dei genitori da entrambi, soprattutto dalla madre, una donna apparentemente sottomessa, il cui controllo manipolativo sul padre era del tutto chiaro al mio paziente. Durante l'adolescenza, provocatoriamente, aveva avuto dei rapporti con donne che appartenevano a classi socioeconomiche inferiori e a gruppi culturali diversi dal suo. Da giovane adulto aveva avuto relazioni d'amore appassionate, che finirono quando, con grande gioia di genitori e parenti, si sposò con una giovane donna che proveniva dal suo stesso ambiente culturale e religioso. Il modo di comportarsi della moglie, timido e riservato, il suo condividere molte tradizioni del suo ambiente, la sua riluttanza ad avere con lui un rapporto sessuale prima del matrimonio, tutte queste caratteristiche gli erano apparse molto attraenti. Una volta sposati però la mancanza di un'intesa sessuale, che in un primo tempo imputò all'inesperienza della moglie, diventò progressivamente fonte di insoddisfazione. Nello stesso tempo, si rimproverava di non soddisfarla sessualmente, si sentiva sempre più insicuro e alla fine ridusse le sue avances sessuali al punto che, al momento della consultazione, essi avevano rapporti sessuali solo una o due volte al mese. Si sentiva anche sempre più depresso e in colpa per non essere più disponibile verso la moglie e i figli, ma anche sollevato quando lontano da casa si tuffava nel lavoro. Insisteva nel dire che amava sua moglie e che, se ella l'avesse più sostenuto e se i loro rapporti sessuali fossero migliorati, gli altri problemi della vita Interazioni, 2, 4, 1994, pp. 11-29 quotidiana sarebbero venuti meno. Sottolineava i molti interessi e aspirazioni comuni, la condivisione di un patrimonio sociale e culturale e di uno stesso stile di vita, l'esistenza, cioè, di basi solide nel loro matrimonio. Egli amava infatti il modo in cui la moglie si occupava dei figli, della casa e del quotidiano. La moglie, a sua volta, espresse nei suoi colloqui convinzioni analoghe. Amava il marito e la sua insoddisfazione dipendeva dal comportamento distante di quest'ultimo, ma desiderava che la loro relazione potesse tornare come era stata nei primi tempi del loro rapporto. Il solo problema era l'area sessuale. Il sesso era un dovere da compiere e rispetto ai desideri del marito ella era sicura di poter contare su un approccio più tenero e più paziente da parte di quest'ultimo. Nei colloqui congiunti, condotti in parallelo a quelli individuali per diverse settimane, emerse chiaramente che essi condividevano impegni e aspirazioni relativi alla loro vita culturale, al sistema di valori e alle loro aspettative consce sul modo di rivestire e svolgere i rispettivi ruoli nel matrimonio. Le maggiori difficoltà sembravano emergere nell'area sessuale. Rimasi sorpreso di quanto la depressione del marito potesse essere secondaria al suo inconscio senso di colpa per il fallimento delle aspettative condivise su di lui come uomo forte e di successo. Per quanto riguarda la moglie invece mi resi conto con sorpresa che la sua inibizione sessuale poteva riflettere un inconscio senso di colpa per conflitti edipici irrisolti, rinforzatidall'incapacità del marito di aiutarla a superare queste inibizioni. Pensai che entrambi stavano lottando con problematiche edipiche presenti nelle loro relazioni oggettuali dominanti attivate inconsciamente. Il marito percepiva inconsciamente il comportamento della moglie come la riattualizzazione di quello della propria madre controllante e manipolativi che trovava da ridire sul suo comportamento sessuale; contro la sua volontà, egli stava riprendendo contatto con l'identificazione con il padre debole della prima adolescenza. La moglie, da parte sua, nel ridurlo inconsciamente al ruolo di un marito fallito dal punto di vista sessuale, stava evitando in questo modo la relazione sessuale con un padre forte, caldo e dominante che avrebbe evocato la colpa edipica. E contro la sua volontà, stava riproponendo i comportamenti frustrati, ma anche di controllo e di colpevolizzazione, della propria madre. Consciamente, entrambi cercavano di aggrapparsi agli ideali mutualmente condivisi della moglie affettuosa e generosa e del marito forte e protettivo e, nello stesso tempo, nella collusione inconscia stavano evitando di confrontarsi con i sentimenti aggressivi presenti inconsciamente nella loro relazione. Cercando di valutare fino a che punto erano in grado di riconoscere questa collusione inconscia, scoprii che entrambi erano molto riluttanti di fronte alla possibilità di analizzare più a fondo le loro difficoltà sessuali. La moglie criticò i miei tentativi di trattare gli aspetti intimi dei rapporti sessuali con una modalità che ella definì "pubblica e meccanica" e anche il marito, da parte sua, dovendo venir a patti con questa situazione e vista la riluttanza della moglie, disse chiaramente che non desiderava "attizzare artificialmente" i loro conflitti sessuali. Entrambi erano così bravi a sostenersi reciprocamente nel minimizzare l'importanza delle loro difficoltà sessuali, che io dovetti tornare alle mie note scritte dei colloqui individuali per rassicurare me stesso su quello che loro stessi mi avevano invece detto riguardo ai loro problemi sessuali. Nel riaffermare la loro immagine consciamente sostenuta di una relazione ideale, sostenevano quello che poteva essere definito un Super-Io condiviso della coppia, mettendo me nel ruolo di diavolo tentatore. Entrambi esprimevano il desiderio che io dessi loro consigli e regole su come comportarsi reciprocamente per ridurre le loro tensioni e recriminazioni reciproche. Desideravano risolvere in questo modo le loro difficoltà. Nelle sedute individuali che seguirono a questi colloqui congiunti, ebbero luogo nuovi sviluppi. Il marito disse che pensava che la moglie non volesse continuare le sedute diagnostiche e che, in effetti, ella sentiva che io ero prevenuto contro di lei, avvertendo più che un aiuto una minaccia al suo matrimonio. Nello stesso tempo, egli poteva continuare e la moglie avrebbe potuto accettare questo suo continuare a vedermi per cercare di migliorare il suo comportamento verso di lei. Mi disse che se io ritenevo veramente che lui necessitasse di un trattamento, si sarebbe volentieri sottoposto a una terapia per sé. Allora gli chiesi se vedeva una ragione perché si procedesse a una sua terapia in alternativa a un lavoro congiunto sulla loro Interazioni, 2, 4, 1994, pp. 11-29 relazione di coppia. Egli pensava che la sua depressione, la sua indifferenza ai rapporti sessuali, che erano in stridente contrasto con il suo comportamento prima del matrimonio e infine la sua impotenza nei rapporti con la moglie, erano delle buone ragioni per intraprendere un trattamento se c'erano delle possibilità di superare questi problemi. Nei miei incontri individuali con lei, furono confermati i suoi sentimenti di sospetto e di risentimento per le sedute congiunte. Ella sentiva che in quanto uomo io probabilmente ero portato a stare dalla parte del marito e che, comunque, avevo esagerato l'importanza degli aspetti sessuali della loro relazione. Se il marito aveva bisogno di una terapia, lei era d'accordo, però non intendeva continuare le sedute congiunte. Alla fine decisi di consigliare un trattamento individuale a entrambi. Accettai la loro decisione di non continuare le sedute congiunte e, nei colloqui individuali con la moglie, le suggerii di valutare con un altro terapeuta, per suo conto, se le sue difficoltà sessuali potessero avere radici più profonde in lei e se potesse quindi beneficiare di una sua terapia. Con qualche riluttanza, ella entrò in psicoterapia psicoanalitica con un altro psichiatra e psicoanalista, una donna, ma la sospese dopo pochi mesi, ritenendola inutile e anche non necessaria. Io portai avanti il trattamento psicoanalitico con il marito per i sei anni successivi. Nel corso di questa analisi, si lavorò sulla natura della sua relazione conflittuale con la moglie, sui motivi della scelta di lei come partner, sulle dinamiche della sua depressione e della sua inibizione sessuale. Nelle prime fasi della sua analisi, egli ripeteva insistentemente che, qualunque fosse stato il risultato, non avrebbe mai divorziato dalla moglie: le sue convinzioni religiose e la sua educazione non gli permettevano di far questo passo. L'esplorazione psicoanalitica rivelò come, al di là di questa affermazione, stesse proiettando su di me il suo comportamento ribelle di adolescente verso entrambi i genitori, in particolare verso le proibizioni del padre contro qualsiasi relazione con donne non appartenenti alla loro comunità culturale e religiosa. Doveva guardarsi da me e dalla psicoanalisi in generale che rappresentavamo un'ideologia antireligiosa, probabilmente l'affermazione di sesso libero e di immoralità. Più tardi nel corso del processo terapeutico, quando fu capace di riconoscere questo aspetto proiettato della sua personalità, diventò consapevole della moralità dicotomica "madonna-prostituta" della sua adolescenza e di come aveva identificato la sua fidanzata con la donna cattolica latina idealizzata che gli ricordava sua madre. La sua inibizione sessuale rifletteva la riattivazione dei suoi profondi sensi di colpa per l'interesse sessuale che aveva provato per le sue sorelle e la percezione della moglie come una madre ideale, delusa e disgustata. In una fase successiva della sua analisi emersero come temi dominanti i suoi sentimenti di colpa inconsci per l'aggressività provata di fronte alle prime frustrazioni nella relazione con la madre, la rabbia inconscia per essersi sentito trascurato e il senso di colpa per una malattia grave che aveva minacciato la vita della madre nella sua prima infanzia e di cui si era sentito inconsciamente responsabile. Inoltre, rispetto all'inibizione della sua competitività nel lavoro, emerse come nuovo elemento un inconscio senso di colpa per il successo che aveva già raggiunto. Sentiva che un cattivo matrimonio era un equo prezzo da pagare per il suo successo nel lavoro, che inconsciamente rappresentava un trionfo su suo padre e la sua distruzione. La sua depressione, che si attenuò gradualmente durante i primi due anni di trattamento, esprimeva molteplici livelli di conflitto collegati a un inconscio senso di colpa. In una fase avanzata della sua analisi, la messa in atto della sua ribellione edipica attraverso una relazione extraconiugale con una donna insoddisfacente mise in luce la sua profonda incapacità di mettere insieme una relazione tenera ed erotica con la stessa donna. Nel corso del quinto anno di analisi ebbe un'altra relazione con una donna che questa volta aveva le caratteristiche di una partner gratificante sia sul piano culturale, intellettuale e sociale, che a livello erotico. Il paziente divorziò dalla moglie e si risposò con la nuova compagna, un passo questo che segnò la risoluzione della sua inibizione sessuale. In concomitanza con questi cambiamenti si verificò anche un miglioramento significativo nei suoi tratti di personalità ossessivo-compulsivi. Alla fine dell'analisi si erano risolte le sue maggiori difficoltà. Un followup a distanza di cinque anni confermò la stabilità del suo miglioramento e la sua felicità nel nuovo matrimonio. Interazioni, 2, 4, 1994, pp. 11-29 Questo caso illustra diversi aspetti della patologia superegoica. Innanzitutto il rinforzo reciproco di una rigida idealizzazione delle aspettative consce sul matrimonio e sui ruoli coniugali, ottenuto dalla confluenza dell'identificazione della coppia con i valori culturali e l'ideologia di uno specifico gruppo sociale. I loro ideali dell'Io reciprocamente proiettati e rigidamente sostenuti fornivano ad entrambi stabilità, ma a prezzo del sacrificio dei loro bisogni sessuali. L'inconscia proiezione reciproca di proibizioni contro la sessualità edipica e l'integrazione di sentimenti teneri ed erotici facilitò l'inconscia attivazione reciproca delle corrispondenti relazioni edipiche. Le loro relazioni attuali mostravano una crescente somiglianza con le relazioni passate avute con le figure edipiche. Il loro senso di responsabilità e di interesse reciproco li aveva portati in trattamento, ma i sottostanti sentimenti di colpa e la loro collusione nel mantenimento dell'idealizzazione delle loro convinzioni sul matrimonio, consapevolmente condivise, impedì loro come coppia di cogliere l'opportunità di modificare il loro equilibrio. Il marito si rivelò il più flessibile, ma la sua terapia creò uno squilibrio nella relazione di coppia che portò alla sua graduale distruzione. Nelle prime fasi della sua nuova relazione il marito ne parlò con la moglie, agendo in questo modo un comportamento aggressivo, di rappresaglia, contro la madre frustrante, ma cercando anche inconsciamente di dare a se stesso e alla moglie un'ultima possibilità di salvare la loro relazione. La moglie reagì con grande rabbia e indignazione, presentandosi agli altri membri della famiglia come la vittima innocente dell'aggressività del marito, avvelenando in questo modo la loro relazione e accelerandone la fine. In generale, talvolta anche un gesto di conciliazione ben intenzionato può portare a un ritorno di fiamma poiché scatena sensi di colpa nel partner, che in apparenza può sembrare riluttante a rinunziare a un motivo di lagnanza e di protesta. Menzogne e Inganni Un aspetto importante per l'attivazione di conflitti superegoici nella relazione di coppia può essere lo sviluppo di falsità che possono servire a proteggere contro aggressività reali o fantasticate da parte dell'altro o a nascondere e tenere sotto controllo la propria aggressività nei confronti del partner. Naturalmente la menzogna è in sé una forma di aggressività. Può essere una reazione contro i temuti attacchi da parte dell'altro, che a loro volta possono essere realistici o riflettere la proiezione di caratteristiche del Super-Io. L'affermazione: "Non posso dire questo a mia moglie, non sarebbe mai in grado di accettarlo..." può corrispondere ai fatti o riflettere l'identificazione con un Super-Io infantile o può essere una paura irrazionale, derivata dalla proiezione sulla moglie del proprio Super-Io infantile. Entrambi i membri della coppia possono essere imprigionati da una struttura superegoici condivisa: a volte, una coppia può soccombere alla collusione autodistruttiva derivata dalla loro comune sottomissione a una ideologia sadica di derivazione superegoici. La menzogna può servire anche a proteggere l'altro dalla sofferenza, da una ferita narcisistica, dalla gelosia e da una delusione. Tuttavia anche un' "assoluta onestà" talvolta non è altro che aggressività razionalizzata. L'ambivalenza, di solito sotto controllo nelle interazioni sociali, può essere espressa in modo incontrollato nelle relazioni intime con l'inflessione della voce o con un cambiamento dell'espressione del viso, e può rapidamente risolversi in un grave conflitto, anche se lo stimolo di partenza era relativamente innocuo. Spesso i membri di una coppia non sono pienamente consapevoli di quanto si conoscano profondamente e di quanto possano "leggersi" reciprocamente in profondità. La comunicazione degli affetti aumenta il pericolo di proiezioni superegoiche reciproche di espressioni incontrollate o incontrollabili degli aspetti negativi della normale ambivalenza. L' "intrusione" nella esperienza psichica del partner, favorita dalla capacità di entrambi di "leggere" i sentimenti rimossi di ciascuno, accelera la trasformazione di timori paranoidi in una falsità difensiva. Nel migliore dei casi, la menzogna può essere percepita dall'altro come un certo grado di artificiosità che accresce la distanza. Nel peggiore invece può essere sperimentata come un attacco dissimulato che scatena ulteriori reazioni paranoidi nel partner. In questo modo, anche se l'intenzione di ingannare può avere una funzione protettiva per la Interazioni, 2, 4, 1994, pp. 11-29 relazione di coppia, essa finisce per peggiorarla. Anche in relazioni soddisfacenti, ci sono cicli discreti di ciò che potremo definire comportamenti ingannevoli, paranoidi (o reciprocamente sospettosi), depressivi o dettati dalla colpa, che esprimono e, nello stesso tempo, proteggono contro una comunicazione affettiva diretta. La menzogna può essere una difesa contro timori paranoidi sottostanti, e un comportamento paranoide può a sua volta essere una difesa contro caratteristiche più profonde di natura depressiva; ma l'auto-accusa può essere anche una difesa contro tendenze paranoidi, una formazione reattiva contro l'accusa all'altro. Una cronica disonestà tra i partner riduce o elimina l'intimità, aumenta la distanza emotiva, e riduce la libertà di sperimentare comportamenti dissociativi che possono ristabilire l'equilibrio. Una cronica disonestà induce profondi sensi di colpa in coppie con un funzionamento superegoico relativamente normale, e i sensi di colpa fanno scattare provocazioni e aumentano l'aggressività reciproca. Se uno o entrambi i partner presentano una grave patologia superegoica, una cronica disonestà può attualizzare una relazione "psicopatica" o "perversa", in cui i residui di un attaccamento d'amore sono reclutati al servizio dell'aggressività. È come se gli attacchi violenti fossero diretti contro l'aspetto della relazione da cui può emergere la speranza per una comunicazione più affettiva e riparativi. Conflitti collegati a una Grave Patologia superegoica Quando la patologia superegoica è grave, entrambi i precursori supere,o,oici, idealizzanti e persecutori, si oppongono all' integrazione, favoriscono l'eccessiva proiezione dei nuclei superegoica sul partner e permettono ad uno o a entrambi di tollerare la presenza di modelli contradditori di personalità dentro di loro. Domina in questi casi la reciproca proiezione di funzioni superegoiche, con un partner che accusa, critica e scredita l'altro e, attraverso l'identificazione proiettiva, induce inconsciamente questi comportamenti nel partner. Queste proiezioni possono riflettersi in una distanza emotiva difensiva che può svilupparsi in un periodo di mesi o di anni. Qualche volta la coppia può semplicemente "congelarsi" in una posizione di distanziamento reciproco che si rinforza nel tempo e porta all'eventuale distruzione o rottura della relazione d'amore. Talvolta questa distanza permette di preservare l'intimità della coppia an,:he se la riduce in qualche area. Questo distanziamento cronico, ma controllato, è una delle forme di espressione della patologia superegoica che inter*erisce con l'intimità di coppia e con le sue normali forme di "discontinuità" S). Sviluppi secondari possono comprendere la razionalizzazione del comportamento aggressivo di ciascun partner nei confronti dell'altro come reazione al distanziamento che viene sperimentato. Frustrazioni reciprocamente indotte e sostenute possono diventare la spiegazione razionale di comportamenti che aumentano ulteriormente frustrazione e distanza, ad esempio, la giustificazione razionale del coinvolgimento in una relazione extraconiugale. L'espressione più frequente della proiezione superegoica, comunque, è l'esperienza che uno dei partner fa dell'altro come inesorabile persecutore, un'autorità moralistica che sadicamente gode a far sentire l'altro in colpa e sottomesso; mentre quest'ultimo sperimenta il primo come inattendibile, falso, irresponsabile e sleale, e si sente quindi in collera perché l'altro sta tentando di "farla franca". Spesso questi ruoli sono intercambiabili. Come conseguenza delle identificazioni proiettive reciproche, i partner possono essere molto efficaci nel rinforzare o anche nell'indurre nell'altro proprio le caratteristiche che temono. Le relazioni sadomasochiste croniche, senza che intervengano "terze parti escluse", sono probabilmente la manifestazione più frequente di una patologia superegoica grave. Queste relazioni possono anche permettere relazioni sessuali soddisfacenti ma, a lungo andare, le interazioni sadomasochiste finiscono per colpire anche il funzionamento di questa area. I membri di una coppia, venuti in consultazione per le violenti liti che avevano costantemente tra di loro, finirono per provocare l'intervento della polizia locale. Il marito presentava un disturbo di personalità misto con caratteristiche ossessive, infantili e narcisistiche, mentre la moglie mostrava una personalità prevalentemente infantile con caratteristiche isteriche e paranoidi. Il senso di insicurezza nel lavoro del marito, il suo non essere all'altezza delle sue aspettative di essere un uomo Interazioni, 2, 4, 1994, pp. 11-29 forte come suo padre, si rifletteva anche nel suo comportamento con la moglie. Di solito sollecito, e qualche volta sottomesso, doveva lottare con la sua paura quando le rivolgeva qualche avance sessuale. Il rifiuto della sessualità da parte della moglie, fatta eccezione per le volte che il marito si accostava a lei nei modi assai limitati che ella ridotto limitati poteva accettare, aveva gradualmente ridotto i loro rapporti sessuali e ciò contribuiva alle sue occasionali manifestazioni di impotenza con lei. Un'appassionata relazione sessuale con una collega di lavoro aveva temporaneamente rassicurato il marito sul suo valore e sulla sua capacità di dare e ricevere piacere. Era stata però rovinata dai suoi sensi di colpa verso la moglie, che ora cominciava ad assomigliare, a un livello inconscio, alla sua dominante, colpevolizzante e sadica madre. Quest'ultima era stata completamente dipendente dal marito, alternando questo comportamento con violenti attacchi di rabbia contro di lui. Adesso egli aveva cominciato ad alternare comportamenti di sottomissione, apologetici, e tentativi di migliorare il rapporto con la moglie, a periodici episodi di astio infantile e attacchi di collera, nei quali urlava, rompeva i piatti (come aveva fatto sua madre) e cercava, in modo maldestro e frustrante, di emulare il comportamento dominante del proprio padre. La moglie sentiva che lui la maltrattava e che abusava di lei, una ripetizione della sua esperienza di abusi fisici da parte del padre. Nel tentativo di evitare ciò che nella sua infanzia aveva sperimentato come umiliazioni della madre sottomessa, ella cominciò a protestare violentemente contro di lui, coinvolgendo vicini e parenti come testimoni, e, soprattutto, sua madre, che ora coinvolgeva nel conflitto come sostegno. In un tentativo inconscio di provocare il marito in un'escalation di violenza, ella aveva cominciato a disprezzare le sue prestazioni sessuali e a coinvolgere i loro due figli in età scolare, sua madre e altre conoscenze per accusare il marito delle sue violenti esplosioni di rabbia. Quest'ultimo, in colpa anche per la passata relazione con la collega di lavoro, cercava di ingraziarsi la moglie, per ritornare poi alle sue esplosioni di rabbia quando gli scappava la pazienza. A sua volta, la moglie utilizzava il modo di comportarsi del marito per sostenere le sue accuse di abuso psicologico nei confronti suoi e dei figli. Nel corso di una escalation violenta, una volta il marito alla fine la picchiò ed ella subito lo accusò di abusi alle autorità locali. Fu a questo punto che venne consigliata una valutazione del rapporto di coppia e indicato un trattamento. Questa serie condensata di sviluppi nel corso di parecchi anni che precedono la consultazione illustra la loro inconscia identificazione con i propri genitori, la proiezione delle immagini genitoriali sul partner e, innanzitutto, l'identificazione con i loro rispettivi introietti superegoici nell' "accumulo di ingiustizie" e di "legittime indignazioni", un comportamento fortemente razionalizzato che serviva a giustificare la persecuzione reciproca e insieme lo scatenarsi di inconsci sensi di colpa (causati dagli aspetti di una relazione di coppia adulta che entrambi trovavano intollerabile). Il trattamento psicoanalitico della moglie rivelò le origini della sua inibizione sessuale negli sforzi inconsci di ricreare una relazione sadomasochista con un padre che abusava di lei. Per lui invece la terapia mise in luce, sotto uno strato di ambivalenza verso una madre opprimente e rifiutante, la sua lotta vana con un'immagine paterna potente e minacciosa. Il fatto che ciascuno, attraverso l'identificazione proiettiva, avesse efficacemente agito in modo da indurre i precursori superegoici interni a manifestarsi nel comportamento del partner, mostra chiaramente come sia facilitata la proiezione di precursori superegoici sadici quando non si è raggiunta l'integrazione del Super-Io, con la conseguente creazione di un Ideale dell'Io condiviso. Scenari di ampia portata La cronica esternalizzazione di un Super-Io infantile, insieme alla ricerca di una imprudente relazione d'amore con un oggetto parentale che questa struttura superegoici personifica, può gravemente restringere la vita amorosa di un individuo e di una coppia, nonostante l'apparente assenza di conflitti manifesti. Di solito, comunque, i membri della coppia raggiungono una stabilità e un'armonia a prezzo di un certo grado di restrizione della vita sociale, che può essere vissuta come una Interazioni, 2, 4, 1994, pp. 11-29 minaccia o come una sollecitazione a modificare una relazione che deve invece essere protetta e conservata; in particolare la minaccia può essere rappresentata dalla consapevolezza della possibilità di una relazione più soddisfacente di quella vissuta nella coppia. L'identificazione di uno dei partner con l'aggressore (espressa nell'identificazione con le caratteristiche superegoiche dell'altro) può provocare un'alleanza sadomasochista della coppia contro il mondo esterno e gratificare il bisogno di un sistema di valori condiviso, attraverso la proiezione condivisa della ribellione contro il Super-Io infantile sull'ambiente esterno. I membri di una coppia che si comportano entrambi come vittime offese e umiliate da parte di un terzo possono mantenere in questo modo una relazione nevrotica anche se stabile, la quale può, comunque, includere molte caratteristiche sane di interesse e responsabilità reciproci. All'estremo opposto, un sistema di valori condiviso può dare a una coppia la forza e la capacità di resistere in un ambiente ostile come, ad esempio, una società totalitaria in cui la disonestà, sanzionata culturalmente nelle relazioni sociali abituali, deve essere tollerata e tenuta a distanza da una silenziosa e condivisa ribellione contro l'oppressione e la corruzione dell'ambiente esterno. Come ho già avuto modo di sottolineare in un altro contributo (6), la natura stessa dell'intimità sessuale della coppia implica una ribellione condivisa contro le convenzioni, oltre ad essere una sorgente profonda di gratificazioni nella relazione. Sebbene la frequente dissociazione della tenerezza dall'amore erotico sia la dinamica sottostante di molte relazioni triangolari durature, la ricerca di una relazione che compensi delle profonde frustrazioni presenti in una relazione d'amore dominante e stabile è un'altra dinamica triangolazione stabile sottostante. Alcune relazioni extraconiugali hanno come loro funzione principale la protezione della relazione coniugale da un aspetto inconsciamente temuto della relazione e, quindi, di fatto, finiscono per consolidarla con una riduzione del livello di intimità. Un'altra triangolazione cronica, determinata dal Super-Io, può riflettere l'intolleranza di uno o entrambi i partner per la normale ambivalenza di ogni relazione d'amore e per l'espressione di ogni forma di aggressività. Ad esempio, uno o entrambi i membri della coppia possono manifestare un sentimento idealizzato, anche se emotivamente ingenuo, di una relazione perfettamente armoniosa con un partner idealizzato con cui possono essere messi insieme sesso e tenerezza, anche se, contemporaneamente, un'altra relazione duratura può anch'essa riunire sesso e tenerezza; l'aggressività sottostante viene espressa solo nel godimento inconscio delle implicazioni aggressive del tradimento di entrambi. Queste dinamiche, e particolarmente i meccanismi di scissione presenti, possono rappresentare una difesa contro le caratteristiche superegoiche sadiche della relazione di coppia, che è possibile osservare nel corso del processo di scioglimento di una delle due relazioni parallele. Un'eccessiva paura che la persona a cui un individuo è realmente legato non sia mai capace di perdonare o di dimenticare una infedeltà passata - che diventa così un Super-Io crudele e spietato - può trovare, infatti, corrispondenza nella messa in atto da parte del partner amato di un comportamento punitivo, pieno di continui risentimenti. Anche se la ferita narcisistica provocata dal sentirsi abbandonato e tradito è ovviamente un aspetto importante di questi comportamenti estremi e punitivi, io sto sottolineando la corrispondente proiezione sul partner e/o l'identificazione con un Super-Io implacabile da parte del coniuge tradito. Saper perdonare di solito riflette un Super-Io maturo. La capacità di perdonare gli altri trae origine dalla capacità di riconoscere in se stessi aggressività e ambivalenza e di accettare che l'ambivalenza è inevitabile nelle relazioni intime. Un'autentica capacità di perdonare è espressione di un maturo senso di moralità, rappresenta l'accettazione della sofferenza che deriva dalla perdita delle illusioni nutrite sul proprio conto e sull'altro e, insieme, la fiducia nella possibilità di ritrovare la verità e di ricreare e mantenere in vita l'amore, nonostante e al di là delle sue componenti aggressive . Al contrario, la capacità di perdonare basata sulla ingenuità o sulla grandiosità narcisistica serve molto meno a ricostruire una vita di coppia basata su un nuovo consolidamento dell'interesse condiviso l'uno nei confronti dell'altro e per una vita insieme. Le fantasie sulla propria morte e su quella del partner sono così comuni che testimoniano un buon accordo sullo status della coppia. In condizioni di malattia Interazioni, 2, 4, 1994, pp. 11-29 grave o di minaccia per la vita può essere più facile tollerare la prospettiva della propria morte che di quella del partner: in un senso più profondo, la fantasia fondamentale che viene preservata è quella della sopravvivenza della madre. La scultura di Käthe Kollwitz, che simbolizza la morte nelle vesti della giovane Kollwitz addormentata nelle braccia di Dio, esprime una fondamentale fonte di angoscia e sicurezza. La definitiva perdita della madre, il prototipo dell'abbandono e della solitudine, è la minaccia fondamentale contro cui la sopravvivenza dell'altro rappresenta una protezione e questa preoccupazione accresce l'amore per l'altro e il desiderio inconscio della sua immortalità. Questa preoccupazione fondamentale, d'altra parte, è completata dal suo opposto, cioè, dalla prospettiva spaventosa della propria morte come trionfo ultimo dell'altro escluso, il pericolo di essere rimpiazzato dal rivale edipico. "Fino a che la morte non ci separi" è una minaccia fondamentale, il gioco crudele di un destino simbolico, la castrazione. La fiducia nell'amore del partner e nel proprio amore per lui o lei riduce significativamente questa paura di un terzo escluso, e normalmente aiuta ad affrontare l'angoscia per la propria morte. In conclusione, l'attivazione reciproca delle funzioni superegoiche della coppia ha potenti effetti sia positivi che negativi e noi non possiamo considerare un aspetto trascurando l'altro. L'intimità protegge contro l'aggressività e la compensa, ma la facilita anche e la attiva. Anche al livello più concreto di intimità fisica, la tolleranza per le funzioni corporee proprie e dell'altro illustra la tolleranza o l'intolleranza, mediate dal Super-Io, della sessualità infantile, e il superamento delle proibizioni che la riguardano. I divieti orali, anali e genitali possono essere attivati e manifestarsi in risentimenti irrazionali, disgusto, irritazione nei confronti del modo di mangiare, di occuparsi della propria igiene personale e di invecchiare del partner. L'apprezzamento della bellezza e l'esperienza contrastante corrispondente di disgusto sono i precoci precursori dell'idealizzazione e della persecuzione e rappresentano la tentazione, sempre presente, di colludere con forze primitive simili presenti nell'altro (11). Il mondo esterno fornisce scenari di ampia portata su cui si realizzano i progetti di vita della coppia, offre le opportunità ai suoi membri di metabolizzare la loro aggressività nelle relazioni con altri e, infine, aiuta a mantenere un interscambio attivo sui confini esterni, che supplisce al rischio di gravi distorsioni nella relazione interna di coppia. D'altra parte l'ambiente esterno costituisce anche una minaccia con le sue convenzioni e con la loro risonanza con le proibizioni dell'infanzia. Bibliografia (1) Chasseguet Smirgel J., The Ego Ideal: a Psychoanalytic Essay on the Malady of the Ideal, Norton, New York, 1985. (2) Dicks H., Marital Tensions, Basic Books, New York, 1967 (trad. it., Borla, Roma, 1992). (3) Freud S., On Narcissism: an Introduction, SE, 14, 1914 (trad. it., Boringhieri, Torino, Opere, vol. 7, 1975). (4) Grunberger B., Narcissism: Psychoanalytic Essays, Int. Univ. Press, New York, 1979. (5) Jacobson E., The Self and the Object World, Univ. Press., New York, 1964 (trad. it., Martinelli, Firenze, 1974). (6) Kernberg O.F., "Love, the couple, and the group: a psychoanalytic frame", Psychoanal. Q., 49: 78-108, 1980. (7) Kernberg O.F., "The temptations of conventionality", Int. Rev. Psychoanal., 16: 191-205, 1989. (8) Kernberg O.F., "Aggression and love in the relationship of the couple", J. American Psychoanal. Assn., 39: 45-70, 1991a (trad. it. in Gli Argonauti). (9) Kernberg O.F., "Sadomasochism, sexual excitement and perversion", J. Amer. Psychoanal. Assn., 39: 333-362, 1991b. (10) Klein M., Envy and Gratitude, Basic Books, New York, 1957 (trad. it., Martinelli, Firenze, 1969). (11) Meltzer D., Williams MA., The Apprehension of Beauty, Old Ballechin, Stratte Toy, Scotland, Clunie, 1988. (12) Schafer R., "The loving and beloved superego in Freud's structural theory", Psychoanal. Study Child, 15: 163-188, 1960. Traduzione di Katia Giacometti Interazioni, 2, 4, 1994, pp. 11-29