Le funzioni Super-egoiche costruttive e istruttive

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Le funzioni Super-egoiche costruttive e istruttive
Le funzioni Super-egoiche costruttive e istruttive della coppia*
Otto F. Kemberg**
Dopo aver preso in considerazione in un altro testo i contributi dati dall'amore e
dall'aggressività alle relazioni sessuali ed emotive di coppia (8, 9) e dopo aver
suggerito che anche il Super-Io gioca un ruolo fondamentale in queste relazioni,
prenderò qui in esame dettagliatamente questo suo ruolo. In miei scritti
precedenti ho mostrato come la coppia vada costituendo una propria identità in
aggiunta a quella dei suoi membri. Come la coppia diviene depositaria delle
fantasie sessuali e dei desideri consci e inconsci di entrambi i partner e insieme
delle relazioni oggettuali interiorizzate che vengono attivate consciamente e
inconsciamente, così la coppia attiva anche le funzioni superegoiche consce e
inconsce di entrambi. Anzi io penso che essa venga a costituire un potenziale
nuovo sistema superegoico.
L'effetto di questo nuovo sistema superegoico sulle relazioni di coppia dipende dalla
maturità del Super-Io di ogni partner, che a sua volta determina la maturità del
nuovo sistema. Quando domina la patologia del Super-lo primitivo, sono in azione i
suoi precursori sadici che rappresentano un potenziale distruttivo per la coppia. Un
Super-Io maturo, che si esprime nella considerazione per il partner e per il Sé,
protegge le relazioni di coppia, favorisce l'amore e il coinvolgimento ma, poiché il
Super-Io contiene sempre residui dei conflitti edipici, può minacciare la capacità di
amore sessuale inibendo o proibendo l'espressione di sentimenti di tenerezza e di
attrazione sessuale per lo stesso oggetto. Il Super-Io può dunque rinforzare la
capacità di continuare a provare la passione sessuale o può invece distruggerla.
Schafer (12) ci ha mostrato chiaramente gli aspetti maligni e benigni del Super-Io
che agiscono a livello della psiche individuale ed io prenderò qui in esame queste
stesse funzioni per la coppia.
Lo stabilirsi dell'Ideale dell'Io come sottostruttura del Super-Io è una condizione
fondamentale per avere la capacità di innamorarsi. L'idealizzazione della persona
amata riflette la proiezione sull'altro di aspetti del proprio Ideale dell'Io. Si tratta di
una proiezione che coincide con il profondo attaccamento a questo ideale proiettato,
nel senso che la persona amata rappresenta il prendere vita nella realtà esterna di
un ideale profondamente desiderato. A questo riguardo la relazione con l'essere
amato implica l'esperienza di andare al di là dei limiti dei propri confini psichici,
un'esperienza estatica che entra in contrasto dialettico con il mondo ordinario della
realtà quotidiana e dà un nuovo significato alla vita. Da questo punto di vista
l'amore romantico riflette una necessità emotiva profonda e, nonostante il suo
prevalere come modello culturale, probabilmente rimanda alle vere origini della
psicologia di coppia.
Chasseguet-Smirgel (1) sottolinea giustamente come questa proiezione dell'Ideale
dell'Io sulla persona amata non riduce l'autostima, come invece Freud (3) aveva
all'inizio suggerito, bensì l'accresce dato che vengono realizzate le aspirazioni
dell'Ideale dell'Io. Un amore ricambiato accresce l'autostima come parte della
gratificazione dovuta all'innamorarsi e all'essere oggetto dell'innamoramento
dell'altro. In queste condizioni Sé ed oggetto d'amore si fondono e questo è un
aspetto fondamentale della passione sessuale. È un amore non contraccambiato
che, diversamente dai normali processi di lutto che permettono gradualmente la sua
risoluzione, può provocare, in presenza di una nevrotica fissazione all'oggetto
inafferrabile e frustrante, una significativa riduzione dell'autostima. In generale,
maggiore è la predisposizione di un individuo alla sconfitta edipica e alla
frustrazione preedipica (come ad esempio, la frustrazione della dipendenza orale),
maggiori sono i sentimenti di inferiorità legati a una delusione amorosa.
Quello che voglio dire è che la presenza di funzioni superegoiche mature in
entrambi i partner si riflette nella capacità di ciascuno di avere un senso di
responsabilità per l'altro e per la coppia, di prendersi cura della loro relazione e di
*
Tratto dal Journal of the American Psychoanalytic Association, Vol. 41, n. 3, 1993.
Ringraziamo l'autore e l'editore per l'autorizzazione gentilmente concessa.
**
Associate Chairman and Medical Director al New York Hospital-Cornell Medical Center, Westchester
Division; Professor of Psychiatry l Cornell University Medical College; Training and Supervising Analyst at
Columbia University Center for Psychoanalytic Training and Research.
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proteggerla contro le conseguenze dell'attivazione inevitabile dell'aggressività che
deriva dall'inevitabile ambivalenza presente nelle relazioni intime.
Nello stesso tempo, viene attivata una funzione superegoica più sottile ma
estremamente importante. Mi riferisco agli aspetti sani degli ideali dell'Io di
entrambi i partner, che contribuiscono a creare una struttura condivisa di valori,
desiderabili e indesiderabili. Un sistema di valori, a cui si aderisce a livello
preconscio, viene gradualmente definito, elaborato e modificato attraverso gli anni,
e questo sistema svolge una funzione di confine per la coppia di fronte al resto del
mondo. In breve, la coppia stabilisce il proprio Super-Io. È nel contesto di questo
sistema di valori condiviso che i membri della coppia possono contribuire
creativamente a risolvere i loro conflitti. Una manifestazione inaspettata d'amore, di
rimorso, di perdono, di umorismo, può mantenere l'aggressività all'interno dei
confini. In questo modo silenziosamente vengono integrate nella relazione la
tolleranza per le mancanze e l'accettazione dei limiti proprie dell'altro.
Inoltre l'importanza di questa struttura superegoica condivisa risiede nella sua
implicita funzione di "corte d'appello", una sorta di ultima risorsa nel caso che uno
o entrambi i partner abbiano provocato una grave lesione al loro sistema di valori
stabilito congiuntamente. Una trasgressione contro questo confine condiviso rende
consapevoli i membri della coppia del grave pericolo che corre la loro relazione e
costituisce quindi un sistema importante di allarme che li protegge da una possibile
rottura.
Se uno dei membri della coppia ha un Super-Io meno maturo e meno solido, la
proiezione di aspetti repressi del Super-Io infantile può rendere l'altro
particolarmente suscettibile alle critiche del partner. Un fascio di proiezioni
provenienti da un Super-lo primitivo rinforza qualsiasi critica oggettiva provenga
dal partner. Un Super-Io maturo permette, invece, al partner che viene criticato di
respingere e di superare l'attacco, contribuendo così a mantenere l'equilibrio di
coppia.
Tuttavia la presenza di una grave patologia superegoica in entrambi i partner può
determinare l'impiego, non di semplici proiezioni, bensì di identificazioni proiettive
che rendono la ribellione contro questo tipo di difesa più difficile. Ne può conseguire
la distruzione dell'equilibrio di coppia per il controllo che sulla relazione vengono ad
esercitare introietti superegoica sadici.
Più è grave la patologia superegoica di uno o entrambi i membri della coppia, più
restrittive saranno le funzioni superegoiche nel senso che verranno condivise
definizioni limitative di ciò che è tollerabile all'interno della relazione. Una grave
patologia
superegoica
è
anche
responsabile
di
rigide
razionalizzazioni
dell'identificazione con un Super-Io primitivo da parte di uno o entrambi i partner, e
comporta una serie di "ingiustizie accumulate" nel tempo, tradimenti, rivincite e
comportamenti ostili di distacco.
Infine, in condizioni di gravissima psicopatologia delle funzioni superegoiche, un
comportamento di aperta ostilità o di indifferente trascuratezza, che esprime i livelli
primitivi di aggressività, comincia a dominare la coppia e spesso la porta alla
distruzione. Paradossalmente, nelle prime fasi di attivazione di questa grave
patologia superegoica, la vita sessuale della coppia può espandersi, a causa del
diniego delle proibizioni edipiche inconsce o dell'espiazione di inconsci sentimenti di
colpa di cui soffrono i membri della coppia. Una interazione sessuale
apparentemente libera e soddisfacente può nascondere il deterioramento della
relazione emotiva.
Nei casi di una patologia superegoica di media gravità, in cui la relazione viene
mantenuta anche se in presenza di una struttura superegoica condivisa
eccessivamente restrittiva, anche la coppia è più influenzata dalle richieste
restrittive e dalle proibizioni della cultura circostante, in particolare dai suoi aspetti
convenzionali. E nella misura in cui le convenzioni riflettono i residui culturalmente
condivisi delle caratteristiche del Super-lo della latenza (7), questo è un altro modo
di esprimersi del fallimento delle funzioni superegoiche mature che porta a una
regressione verso proibizioni e richieste limitanti proprie di un Super-lo infantile.
Gratitudine e Colpa
Nello sviluppo normale i precursori superegoica predipici idealizzati e persecutori
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vengono gradualmente attenuati e neutralizzati. A sua volta questo facilita
l'interiorizzazione degli aspetti idealizzati e proibitivi del Super-Io edipico.
L'integrazione dei livelli preedipici ed edipici della formazione superegoica facilita
quindi il consolidamento del Super-Io postedipico con le sue caratteristiche di
astrazione, individuazione e depersonificazione (5).
Uno dei sentimenti principali che evolve come conseguenza di questi processi è la
gratitudine, sentimento attraverso cui l'amore si sviluppa e si perpetua. La capacità
di provare gratitudine, a cui contribuiscono sia l'Io che il Super-Io, è alla base della
reciprocità nelle relazioni umane, ed ha origine nel piacere del bambino alla
ricomparsa nella realtà esterna dell'immagine della sua fonte di cura e di
gratificazione (10). La capacità di tollerare l'ambivalenza, che segna il passaggio
dalla sottofase di riavvicinamento della separazione-individuazione a quella della
costanza dell'oggetto, è anche contrassegnata da un aumento della capacità di
provare ed esprimere gratitudine. Il raggiungimento della costanza dell'oggetto
accresce anche la capacità di sperimentare sentimenti di colpa rispetto alla propria
aggressività; colpa che, come la Klein sottolinea (10), rinforza la gratitudine, anche
se non ne è l'origine.
La colpa aumenta anche l'idealizzazione. L'idealizzazione primaria è quella della
madre del periodo simbiotico ed evolve verso l'idealizzazione della madre della fase
di separazione-individuazione. L'integrazione del Super-Io, che favorisce lo sviluppo
della colpa inconscia, stimola lo sviluppo dell'idealizzazione come formazione
reattiva contro la colpa e come diretta espressione di essa. Questa idealizzazione,
stimolata dal Super-Io, implica un potente rafforzamento del sentimento di
gratitudine come componente dell'amore.
La capacità di idealizzazione reciproca nel rapporto di coppia viene espressa
potentemente nella capacità di sperimentare gratitudine per l'amore ricevuto e di
provare con maggiore intensità il desiderio di dare amore come riposta all'amore
espresso dall'altro. L'esperienza dell'orgasmo dell'altro come espressione di amore
ricevuto e insieme della capacità di contraccambiare contiene l'assicurazione di
amore e di reciprocità che prevalgono su invidia e risentimento.
Paradossalmente, comunque, proprio la capacità di gratitudine che deriva
dall'idealizzazione si oppone a certe caratteristiche progredite dell'Ideale dell'Io
della fase edipica dello sviluppo, in cui la relazione idealizzata con i genitori edipici
deriva dalla rinuncia all'erotismo infantile perverso polimorfo e agli aspetti erotici
genitali della relazione.
Come Dicks (2) ha sottolineato, l'iniziale idealizzazione reciproca della coppia
neoformata e le aspettative consce di ciascun partner di una relazione d'amore
stabile prima o poi entrano in conflitto con il riemergere di relazioni oggettuali
interiorizzate del passato, conflittuali, rimosse e dissociate. Nella maggior parte dei
casi i conflitti edipici e i divieti superegoica corrispondenti porteranno a un graduale
insuccesso di queste idealizzazioni precedenti nel contesto del rinnovato compito
adolescenziale di integrare erotismo e tenerezza. I conflitti corrispondenti, che
spesso implicano una verifica della stabilità dei confini della coppia, possono non
solo comportare scoperte dolorose per entrambi i membri, ma anche dar origine ai
loro processi di guarigione.
Una paziente aveva avuto prima del matrimonio una relazione sessuale con il
fidanzato che giudicava soddisfacente. Una volta sposati però la loro vita sessuale
si era deteriorata. Ella si lamentava del marito che non le prestava sufficiente
attenzione e che sembrava interessato esclusivamente alla natura sessuale dei loro
rapporti senza mostrarle sufficiente attenzione e tenerezza.
Ella dimostrava di non avere alcuna tolleranza per le discontinuità normalmente
presenti in ogni relazione intima di lunga durata (8) e non si rendeva conto che la
sua tendenza a colpevolizzare il marito e a considerarsi una vittima stava
avvelenando la loro vita insieme. Sentiva di amarlo e non si rendeva conto del
proprio comportamento di attaccamento infantile e di colpevolizzazione dell'altro,
che veniva a ripetere aspetti della relazione della propria madre con il padre e del
suo rapporto con quest'ultimo durante la prima adolescenza.
Quando incontrò un altro uomo, un fidanzatine del periodo adolescenziale che aveva
idealizzato in tutti questi anni e con cui ora aveva stabilito una relazione sessuale
intensa e soddisfacente, si stupì di sperimentare se stessa come una donna
pienamente soddisfatta, con un crescente senso di sicurezza e di autostima, e un
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sentimento di amore rinnovato per il marito, accompagnato da sentimenti di colpa
per la relazione extraconiugale e da un positivo apprezzamento della sua vita di
coppia. E in effetti nel tempo ella scoprì che gli aspetti emotivi del rapporto con il
marito erano molto più soddisfacenti di quelli con l'amante sebbene,
contemporaneamente, vivesse una piena gratificazione sessuale con quest'ultimo
che pensava che il marito non fosse capace di soddisfarla. Questo conflitto la portò
a intraprendere un trattamento psicoanalitico e alla graduale consapevolezza della
sua incapacità inconscia di sperimentare una relazione emotiva e sessuale
pienamente soddisfacente con lo stesso uomo.
Stereotipi e Convenzioni
Altri compiti significativi attendono la coppia adulta nel processo di consolidamento
della loro relazione. Innanzitutto essi devono liberarsi dall' eccessiva dipendenza da
ideologie, convenzioni e stereotipi, tipicamente rappresentati dai cliché culturali
dell' "uomo disonesto", della "donna dipendente", dell' "uomo indifferente", della
"donna sessualmente passiva", ecc. Un altro compito è quello di diventare
consapevoli della proiezione dei propri residui superegoici infantili sul partner
sessuale attraverso l'implicita rassicurazione del partner contro queste paure. "Non,
non penso che tu sia un ragazzino timido che io non posso prendere sul serio
sessualmente". "No, io non ti considererò una donna degradata dopo un rapporto
sessuale". "No, il tuo comportamento aggressivo non porterà all'eterna punizione,
svalutazione, risentimento, o al mio rancore per sempre". Un altro compito ancora,
riferito al precedente, è di evitare che le funzioni superegoiche primitive di uno dei
partner impongano un simbolico regno del terrore a entrambi. Qui entriamo nel
dominio della psicopatologia della formazione superegoica sadica in uno o entrambi
i membri della coppia, che porta a una relazione sadomasochista cronica.
Infine entrambi i partner devono poter integrare le aspettative consce sulla loro vita
insieme con le aspirazioni, richieste e proibizioni del proprio contesto culturale. I
conflitti scatenati da contesti religiosi, etnici ed economici diversi e da divergenze
politiche e ideologiche giocano un ruolo importante nella qualità del rapporto che i
membri della coppia riescono a stabilire con l'ambiente sociale.
Una coppia può proteggersi contro potenziali conflitti tra l'attuale contesto culturale
e i sistemi di valori interiorizzati attraverso un relativo isolamento sociale. In
genere, comunque, una volta nati dei figli, l'isolamento della coppia viene
minacciato e la necessità di integrare i sistemi di valori con l'ambiente esterno
diventa urgente e ineludibile.
Un aspetto positivo della proiezione delle funzioni superegoiche sul partner è
rappresentato dall'uso dell'altro come consigliere e difensore, come consolazione
contro gli attacchi esterni e come fonte di rassicurazione del proprio valore. Il ruolo
dell'idealizzazione del partner è qui molto significativo. Un uomo che sposa una
donna che lo ammira per rinforzare la propria autostima e che più tardi non può
contare su di lei per rassicurarsi dato che la svaluta e non la considera suo pari,
illustra come l'iniziale utilizzazione della rassicurazione dell'altro può al contrario
provocare un sentimento di solitudine in una persona incapace di idealizzare il
proprio partner.
Ora vi darò delle esemplificazioni del modo in cui nella coppia possono manifestarsi
richieste e proibizioni superegoiche complementari e contraddittorie e insieme
sistemi di valore consci e inconsci in conflitto tra loro. Spero che le dinamiche
metteranno in luce il rapporto tra sistemi di valori, relazioni oggettuali ed erotismo.
Conflitti collegati a una Patologia Superegoica di relativa gravità
In sostanza, in questo caso ci troviamo di fronte a un Super-Io di uno o di entrambi
i partner ben integrato, ma eccessivamente severo e restrittivo, condiviso o
inconsciamente imposto da uno dei due alla relazione di coppia. Il caso che qui
riporto illustra queste condizioni.
Una coppia sposata venne da me in consultazione a causa di crescenti difficoltà
interpersonali e sessuali. La moglie aveva da poco superato i trent'anni e, stando
alle descrizioni di entrambi, era una donna di casa scrupolosa ed efficiente che si
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prendeva amorevolmente cura dei loro due figli, dell'età di tre e cinque anni. Il
marito, che aveva superato i trentacinque anni, veniva descritto da entrambi come
un gran lavoratore, un uomo responsabile che era riuscito, in pochi anni, a
raggiungere una posizione di primo piano nel suo campo. Entrambi appartenevano
alla classe media, cattolica, ed erano vissuti in famiglie d'origine estese di
provenienza latino-americana. Il motivo della consultazione era la crescente
insoddisfazione della moglie. Quest'ultima la imputava al marito che sentiva
distante, non disponibile sul piano emotivo e sempre più disinteressato a lei. Il
marito invece la imputava alla crescente intolleranza della moglie che con i suoi
rimproveri lo teneva lontano da casa. Essi accettarono la mia proposta di una serie
di colloqui diagnostici separati, intercalati da una serie di incontri congiunti. Il mio
obiettivo era di valutare il loro conflitto di coppia e di scegliere tra un trattamento
individuale per uno o per entrambi e una terapia di coppia.
La valutazione individuale della moglie, ai fini diagnostici, mise in primo piano un
disturbo di personalità importante, con la prevalenza di caratteristiche isteriche e
masochiste, e un funzionamento a livello nevrotico dell'organizzazione di
personalità. Mostrò di avere un'identità ben integrata e una capacità di stabilire
delle relazioni oggettuali profonde, la sua maggiore difficoltà era rappresentata dal
suo accomodamento sessuale al matrimonio. Desiderava un'intimità sessuale, ma
provava un'eccitazione sessuale minima che, significativamente, scompariva dopo la
penetrazione. Detestava ciò che sperimentava come un interesse sessuale eccessivo
del marito e come "rozzezza". Sembrava anche irritarsi per la sua incapacità a
ripetere la relazione che aveva avuto con un padre idealizzato, forte, dominante,
ma anche affettuoso. Si dispiaceva anche di cominciare ad assomigliare a sua
madre, vissuta come sottomessa, ma brontolona e capace di provocare sentimenti
di colpa. Descrisse l'atteggiamento puritano condiviso da entrambi i genitori nei
confronti della sessualità e manifestò intensi meccanismi di difesa che la portavano
a non avere alcun ricordo della prima infanzia. Si lamentò amaramente del
cambiamento avvenuto nel marito, che da allegro, estroverso e cavalleresco
durante il loro rapporto precedente il matrimonio era diventato adesso tetro, chiuso
e di cattivo umore.
I colloqui individuali con il marito portarono in evidenza anche per lui un disturbo di
personalità importante, in cui dominavano caratteristiche ossessivo-compulsive.
Accanto a una identità ben integrata e ad una capacità di avere delle relazioni
oggettuali profonde si manifestarono anche i sintomi di una lieve seppur cronica
depressione nevrotica. Suo padre era stato un uomo di affari che lui aveva
ammirato per la sua forza e il suo potere nella prima infanzia, ma con cui, durante
l'adolescenza, era entrato in crescente disaccordo, poiché aveva scoperto
l'insicurezza del padre dietro il suo comportamento autoritario verso la moglie e i
figli. Il paziente aveva due sorelle più grandi. Durante l'infanzia era stato
severamente rimproverato per la sua curiosità sulla sessualità dei genitori da
entrambi, soprattutto dalla madre, una donna apparentemente sottomessa, il cui
controllo manipolativo sul padre era del tutto chiaro al mio paziente.
Durante l'adolescenza, provocatoriamente, aveva avuto dei rapporti con donne che
appartenevano a classi socioeconomiche inferiori e a gruppi culturali diversi dal suo.
Da giovane adulto aveva avuto relazioni d'amore appassionate, che finirono quando,
con grande gioia di genitori e parenti, si sposò con una giovane donna che
proveniva dal suo stesso ambiente culturale e religioso. Il modo di comportarsi
della moglie, timido e riservato, il suo condividere molte tradizioni del suo
ambiente, la sua riluttanza ad avere con lui un rapporto sessuale prima del
matrimonio, tutte queste caratteristiche gli erano apparse molto attraenti. Una
volta sposati però la mancanza di un'intesa sessuale, che in un primo tempo imputò
all'inesperienza della moglie, diventò progressivamente fonte di insoddisfazione.
Nello stesso tempo, si rimproverava di non soddisfarla sessualmente, si sentiva
sempre più insicuro e alla fine ridusse le sue avances sessuali al punto che, al momento della consultazione, essi avevano rapporti sessuali solo una o due volte al
mese.
Si sentiva anche sempre più depresso e in colpa per non essere più disponibile
verso la moglie e i figli, ma anche sollevato quando lontano da casa si tuffava nel
lavoro. Insisteva nel dire che amava sua moglie e che, se ella l'avesse più
sostenuto e se i loro rapporti sessuali fossero migliorati, gli altri problemi della vita
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quotidiana sarebbero venuti meno. Sottolineava i molti interessi e aspirazioni
comuni, la condivisione di un patrimonio sociale e culturale e di uno stesso stile di
vita, l'esistenza, cioè, di basi solide nel loro matrimonio. Egli amava infatti il modo
in cui la moglie si occupava dei figli, della casa e del quotidiano.
La moglie, a sua volta, espresse nei suoi colloqui convinzioni analoghe. Amava il
marito e la sua insoddisfazione dipendeva dal comportamento distante di
quest'ultimo, ma desiderava che la loro relazione potesse tornare come era stata
nei primi tempi del loro rapporto. Il solo problema era l'area sessuale. Il sesso era
un dovere da compiere e rispetto ai desideri del marito ella era sicura di poter
contare su un approccio più tenero e più paziente da parte di quest'ultimo.
Nei colloqui congiunti, condotti in parallelo a quelli individuali per diverse
settimane, emerse chiaramente che essi condividevano impegni e aspirazioni
relativi alla loro vita culturale, al sistema di valori e alle loro aspettative consce sul
modo di rivestire e svolgere i rispettivi ruoli nel matrimonio. Le maggiori difficoltà
sembravano emergere nell'area sessuale. Rimasi sorpreso di quanto la depressione
del marito potesse essere secondaria al suo inconscio senso di colpa per il
fallimento delle aspettative condivise su di lui come uomo forte e di successo. Per
quanto riguarda la moglie invece mi resi conto con sorpresa che la sua inibizione
sessuale poteva riflettere un inconscio senso di colpa per conflitti edipici irrisolti,
rinforzatidall'incapacità del marito di aiutarla a superare queste inibizioni.
Pensai che entrambi stavano lottando con problematiche edipiche presenti nelle loro
relazioni oggettuali dominanti attivate inconsciamente. Il marito percepiva
inconsciamente il comportamento della moglie come la riattualizzazione di quello
della propria madre controllante e manipolativi che trovava da ridire sul suo
comportamento sessuale; contro la sua volontà, egli stava riprendendo contatto con
l'identificazione con il padre debole della prima adolescenza. La moglie, da parte
sua, nel ridurlo inconsciamente al ruolo di un marito fallito dal punto di vista
sessuale, stava evitando in questo modo la relazione sessuale con un padre forte,
caldo e dominante che avrebbe evocato la colpa edipica. E contro la sua volontà,
stava riproponendo i comportamenti frustrati, ma anche di controllo e di colpevolizzazione, della propria madre. Consciamente, entrambi cercavano di aggrapparsi agli
ideali mutualmente condivisi della moglie affettuosa e generosa e del marito forte e
protettivo e, nello stesso tempo, nella collusione inconscia stavano evitando di
confrontarsi con i sentimenti aggressivi presenti inconsciamente nella loro
relazione.
Cercando di valutare fino a che punto erano in grado di riconoscere questa
collusione inconscia, scoprii che entrambi erano molto riluttanti di fronte alla
possibilità di analizzare più a fondo le loro difficoltà sessuali. La moglie criticò i miei
tentativi di trattare gli aspetti intimi dei rapporti sessuali con una modalità che ella
definì "pubblica e meccanica" e anche il marito, da parte sua, dovendo venir a patti
con questa situazione e vista la riluttanza della moglie, disse chiaramente che non
desiderava "attizzare artificialmente" i loro conflitti sessuali. Entrambi erano così
bravi a sostenersi reciprocamente nel minimizzare l'importanza delle loro difficoltà
sessuali, che io dovetti tornare alle mie note scritte dei colloqui individuali per
rassicurare me stesso su quello che loro stessi mi avevano invece detto riguardo ai
loro problemi sessuali.
Nel riaffermare la loro immagine consciamente sostenuta di una relazione ideale,
sostenevano quello che poteva essere definito un Super-Io condiviso della coppia,
mettendo me nel ruolo di diavolo tentatore. Entrambi esprimevano il desiderio che
io dessi loro consigli e regole su come comportarsi reciprocamente per ridurre le
loro tensioni e recriminazioni reciproche. Desideravano risolvere in questo modo le
loro difficoltà.
Nelle sedute individuali che seguirono a questi colloqui congiunti, ebbero luogo
nuovi sviluppi. Il marito disse che pensava che la moglie non volesse continuare le
sedute diagnostiche e che, in effetti, ella sentiva che io ero prevenuto contro di lei,
avvertendo più che un aiuto una minaccia al suo matrimonio. Nello stesso tempo,
egli poteva continuare e la moglie avrebbe potuto accettare questo suo continuare a
vedermi per cercare di migliorare il suo comportamento verso di lei. Mi disse che se
io ritenevo veramente che lui necessitasse di un trattamento, si sarebbe volentieri
sottoposto a una terapia per sé. Allora gli chiesi se vedeva una ragione perché si
procedesse a una sua terapia in alternativa a un lavoro congiunto sulla loro
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relazione di coppia. Egli pensava che la sua depressione, la sua indifferenza ai
rapporti sessuali, che erano in stridente contrasto con il suo comportamento prima
del matrimonio e infine la sua impotenza nei rapporti con la moglie, erano delle
buone ragioni per intraprendere un trattamento se c'erano delle possibilità di
superare questi problemi.
Nei miei incontri individuali con lei, furono confermati i suoi sentimenti di sospetto
e di risentimento per le sedute congiunte. Ella sentiva che in quanto uomo io
probabilmente ero portato a stare dalla parte del marito e che, comunque, avevo
esagerato l'importanza degli aspetti sessuali della loro relazione. Se il marito aveva
bisogno di una terapia, lei era d'accordo, però non intendeva continuare le sedute
congiunte.
Alla fine decisi di consigliare un trattamento individuale a entrambi. Accettai la loro
decisione di non continuare le sedute congiunte e, nei colloqui individuali con la
moglie, le suggerii di valutare con un altro terapeuta, per suo conto, se le sue
difficoltà sessuali potessero avere radici più profonde in lei e se potesse quindi
beneficiare di una sua terapia. Con qualche riluttanza, ella entrò in psicoterapia
psicoanalitica con un altro psichiatra e psicoanalista, una donna, ma la sospese
dopo pochi mesi, ritenendola inutile e anche non necessaria.
Io portai avanti il trattamento psicoanalitico con il marito per i sei anni successivi.
Nel corso di questa analisi, si lavorò sulla natura della sua relazione conflittuale con
la moglie, sui motivi della scelta di lei come partner, sulle dinamiche della sua
depressione e della sua inibizione sessuale. Nelle prime fasi della sua analisi, egli
ripeteva insistentemente che, qualunque fosse stato il risultato, non avrebbe mai
divorziato dalla moglie: le sue convinzioni religiose e la sua educazione non gli
permettevano di far questo passo. L'esplorazione psicoanalitica rivelò come, al di là
di questa affermazione, stesse proiettando su di me il suo comportamento ribelle di
adolescente verso entrambi i genitori, in particolare verso le proibizioni del padre
contro qualsiasi relazione con donne non appartenenti alla loro comunità culturale e
religiosa. Doveva guardarsi da me e dalla psicoanalisi in generale che
rappresentavamo un'ideologia antireligiosa, probabilmente l'affermazione di sesso
libero e di immoralità.
Più tardi nel corso del processo terapeutico, quando fu capace di riconoscere questo
aspetto proiettato della sua personalità, diventò consapevole della moralità
dicotomica "madonna-prostituta" della sua adolescenza e di come aveva identificato
la sua fidanzata con la donna cattolica latina idealizzata che gli ricordava sua
madre. La sua inibizione sessuale rifletteva la riattivazione dei suoi profondi sensi
di colpa per l'interesse sessuale che aveva provato per le sue sorelle e la
percezione della moglie come una madre ideale, delusa e disgustata. In una fase
successiva della sua analisi emersero come temi dominanti i suoi sentimenti di
colpa inconsci per l'aggressività provata di fronte alle prime frustrazioni nella
relazione con la madre, la rabbia inconscia per essersi sentito trascurato e il senso
di colpa per una malattia grave che aveva minacciato la vita della madre nella sua
prima infanzia e di cui si era sentito inconsciamente responsabile. Inoltre, rispetto
all'inibizione della sua competitività nel lavoro, emerse come nuovo elemento un
inconscio senso di colpa per il successo che aveva già raggiunto. Sentiva che un
cattivo matrimonio era un equo prezzo da pagare per il suo successo nel lavoro, che
inconsciamente rappresentava un trionfo su suo padre e la sua distruzione.
La sua depressione, che si attenuò gradualmente durante i primi due anni di
trattamento, esprimeva molteplici livelli di conflitto collegati a un inconscio senso di
colpa. In una fase avanzata della sua analisi, la messa in atto della sua ribellione
edipica attraverso una relazione extraconiugale con una donna insoddisfacente mise
in luce la sua profonda incapacità di mettere insieme una relazione tenera ed
erotica con la stessa donna. Nel corso del quinto anno di analisi ebbe un'altra
relazione con una donna che questa volta aveva le caratteristiche di una partner
gratificante sia sul piano culturale, intellettuale e sociale, che a livello erotico. Il
paziente divorziò dalla moglie e si risposò con la nuova compagna, un passo questo
che segnò la risoluzione della sua inibizione sessuale. In concomitanza con questi
cambiamenti si verificò anche un miglioramento significativo nei suoi tratti di
personalità ossessivo-compulsivi. Alla fine dell'analisi si erano risolte le sue
maggiori difficoltà. Un followup a distanza di cinque anni confermò la stabilità del
suo miglioramento e la sua felicità nel nuovo matrimonio.
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Questo caso illustra diversi aspetti della patologia superegoica. Innanzitutto il
rinforzo reciproco di una rigida idealizzazione delle aspettative consce sul
matrimonio e sui ruoli coniugali, ottenuto dalla confluenza dell'identificazione della
coppia con i valori culturali e l'ideologia di uno specifico gruppo sociale. I loro ideali
dell'Io reciprocamente proiettati e rigidamente sostenuti fornivano ad entrambi
stabilità, ma a prezzo del sacrificio dei loro bisogni sessuali. L'inconscia proiezione
reciproca di proibizioni contro la sessualità edipica e l'integrazione di sentimenti
teneri ed erotici facilitò l'inconscia attivazione reciproca delle corrispondenti relazioni edipiche. Le loro relazioni attuali mostravano una crescente somiglianza con le
relazioni passate avute con le figure edipiche.
Il loro senso di responsabilità e di interesse reciproco li aveva portati in
trattamento, ma i sottostanti sentimenti di colpa e la loro collusione nel
mantenimento
dell'idealizzazione
delle
loro
convinzioni
sul
matrimonio,
consapevolmente condivise, impedì loro come coppia di cogliere l'opportunità di
modificare il loro equilibrio. Il marito si rivelò il più flessibile, ma la sua terapia creò
uno squilibrio nella relazione di coppia che portò alla sua graduale distruzione. Nelle
prime fasi della sua nuova relazione il marito ne parlò con la moglie, agendo in
questo modo un comportamento aggressivo, di rappresaglia, contro la madre
frustrante, ma cercando anche inconsciamente di dare a se stesso e alla moglie
un'ultima possibilità di salvare la loro relazione. La moglie reagì con grande rabbia
e indignazione, presentandosi agli altri membri della famiglia come la vittima
innocente dell'aggressività del marito, avvelenando in questo modo la loro relazione
e accelerandone la fine. In generale, talvolta anche un gesto di conciliazione ben
intenzionato può portare a un ritorno di fiamma poiché scatena sensi di colpa nel
partner, che in apparenza può sembrare riluttante a rinunziare a un motivo di lagnanza e di protesta.
Menzogne e Inganni
Un aspetto importante per l'attivazione di conflitti superegoici nella relazione di
coppia può essere lo sviluppo di falsità che possono servire a proteggere contro
aggressività reali o fantasticate da parte dell'altro o a nascondere e tenere sotto
controllo la propria aggressività nei confronti del partner. Naturalmente la
menzogna è in sé una forma di aggressività. Può essere una reazione contro i
temuti attacchi da parte dell'altro, che a loro volta possono essere realistici o
riflettere la proiezione di caratteristiche del Super-Io. L'affermazione: "Non posso
dire questo a mia moglie, non sarebbe mai in grado di accettarlo..." può
corrispondere ai fatti o riflettere l'identificazione con un Super-Io infantile o può
essere una paura irrazionale, derivata dalla proiezione sulla moglie del proprio
Super-Io infantile. Entrambi i membri della coppia possono essere imprigionati da
una struttura superegoici condivisa: a volte, una coppia può soccombere alla
collusione autodistruttiva derivata dalla loro comune sottomissione a una ideologia
sadica di derivazione superegoici. La menzogna può servire anche a proteggere l'altro dalla sofferenza, da una ferita narcisistica, dalla gelosia e da una delusione.
Tuttavia anche un' "assoluta onestà" talvolta non è altro che aggressività
razionalizzata. L'ambivalenza, di solito sotto controllo nelle interazioni sociali, può
essere espressa in modo incontrollato nelle relazioni intime con l'inflessione della
voce o con un cambiamento dell'espressione del viso, e può rapidamente risolversi
in un grave conflitto, anche se lo stimolo di partenza era relativamente innocuo.
Spesso i membri di una coppia non sono pienamente consapevoli di quanto si
conoscano profondamente e di quanto possano "leggersi" reciprocamente in
profondità.
La comunicazione degli affetti aumenta il pericolo di proiezioni superegoiche
reciproche di espressioni incontrollate o incontrollabili degli aspetti negativi della
normale ambivalenza. L' "intrusione" nella esperienza psichica del partner, favorita
dalla capacità di entrambi di "leggere" i sentimenti rimossi di ciascuno, accelera la
trasformazione di timori paranoidi in una falsità difensiva. Nel migliore dei casi, la
menzogna può essere percepita dall'altro come un certo grado di artificiosità che
accresce la distanza. Nel peggiore invece può essere sperimentata come un attacco
dissimulato che scatena ulteriori reazioni paranoidi nel partner. In questo modo,
anche se l'intenzione di ingannare può avere una funzione protettiva per la
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relazione di coppia, essa finisce per peggiorarla. Anche in relazioni soddisfacenti, ci
sono cicli discreti di ciò che potremo definire comportamenti ingannevoli,
paranoidi (o reciprocamente sospettosi), depressivi o dettati dalla colpa, che
esprimono e, nello stesso tempo, proteggono contro una comunicazione affettiva
diretta. La menzogna può essere una difesa contro timori paranoidi sottostanti, e un
comportamento paranoide può a sua volta essere una difesa contro caratteristiche
più profonde di natura depressiva; ma l'auto-accusa può essere anche una difesa
contro tendenze paranoidi, una formazione reattiva contro l'accusa all'altro.
Una cronica disonestà tra i partner riduce o elimina l'intimità, aumenta la distanza
emotiva, e riduce la libertà di sperimentare comportamenti dissociativi che possono
ristabilire l'equilibrio. Una cronica disonestà induce profondi sensi di colpa in coppie
con un funzionamento superegoico relativamente normale, e i sensi di colpa fanno
scattare provocazioni e aumentano l'aggressività reciproca. Se uno o entrambi i
partner presentano una grave patologia superegoica, una cronica disonestà può
attualizzare una relazione "psicopatica" o "perversa", in cui i residui di un
attaccamento d'amore sono reclutati al servizio dell'aggressività. È come se gli
attacchi violenti fossero diretti contro l'aspetto della relazione da cui può emergere
la speranza per una comunicazione più affettiva e riparativi.
Conflitti collegati a una Grave Patologia superegoica
Quando la patologia superegoica è grave, entrambi i precursori supere,o,oici,
idealizzanti e persecutori, si oppongono all' integrazione, favoriscono l'eccessiva
proiezione dei nuclei superegoica sul partner e permettono ad uno o a entrambi di
tollerare la presenza di modelli contradditori di personalità dentro di loro. Domina in
questi casi la reciproca proiezione di funzioni superegoiche, con un partner che
accusa, critica e scredita l'altro e, attraverso l'identificazione proiettiva, induce
inconsciamente questi comportamenti nel partner. Queste proiezioni possono
riflettersi in una distanza emotiva difensiva che può svilupparsi in un periodo di
mesi o di anni. Qualche volta la coppia può semplicemente "congelarsi" in una
posizione di distanziamento reciproco che si rinforza nel tempo e porta all'eventuale
distruzione o rottura della relazione d'amore.
Talvolta questa distanza permette di preservare l'intimità della coppia an,:he se la
riduce in qualche area. Questo distanziamento cronico, ma controllato, è una delle
forme di espressione della patologia superegoica che inter*erisce con l'intimità di
coppia e con le sue normali forme di "discontinuità" S). Sviluppi secondari possono
comprendere la razionalizzazione del comportamento aggressivo di ciascun partner
nei confronti dell'altro come reazione al distanziamento che viene sperimentato.
Frustrazioni reciprocamente indotte e sostenute possono diventare la spiegazione
razionale di comportamenti che aumentano ulteriormente frustrazione e distanza,
ad esempio, la giustificazione razionale del coinvolgimento in una relazione
extraconiugale.
L'espressione più frequente della proiezione superegoica, comunque, è l'esperienza
che uno dei partner fa dell'altro come inesorabile persecutore, un'autorità
moralistica che sadicamente gode a far sentire l'altro in colpa e sottomesso; mentre
quest'ultimo sperimenta il primo come inattendibile, falso, irresponsabile e sleale, e
si sente quindi in collera perché l'altro sta tentando di "farla franca". Spesso questi
ruoli sono intercambiabili. Come conseguenza delle identificazioni proiettive
reciproche, i partner possono essere molto efficaci nel rinforzare o anche
nell'indurre nell'altro proprio le caratteristiche che temono. Le relazioni
sadomasochiste croniche, senza che intervengano "terze parti escluse", sono
probabilmente la manifestazione più frequente di una patologia superegoica grave.
Queste relazioni possono anche permettere relazioni sessuali soddisfacenti ma, a
lungo andare, le interazioni sadomasochiste finiscono per colpire anche il
funzionamento di questa area.
I membri di una coppia, venuti in consultazione per le violenti liti che avevano
costantemente tra di loro, finirono per provocare l'intervento della polizia locale. Il
marito presentava un disturbo di personalità misto con caratteristiche ossessive,
infantili e narcisistiche, mentre la moglie mostrava una personalità prevalentemente
infantile con caratteristiche isteriche e paranoidi. Il senso di insicurezza nel lavoro
del marito, il suo non essere all'altezza delle sue aspettative di essere un uomo
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forte come suo padre, si rifletteva anche nel suo comportamento con la moglie. Di
solito sollecito, e qualche volta sottomesso, doveva lottare con la sua paura quando
le rivolgeva qualche avance sessuale. Il rifiuto della sessualità da parte della moglie, fatta eccezione per le volte che il marito si accostava a lei nei modi assai
limitati che ella ridotto limitati poteva accettare, aveva gradualmente ridotto i loro
rapporti sessuali e ciò contribuiva alle sue occasionali manifestazioni di impotenza
con lei.
Un'appassionata relazione sessuale con una collega di lavoro aveva temporaneamente rassicurato il marito sul suo valore e sulla sua capacità di dare e
ricevere piacere. Era stata però rovinata dai suoi sensi di colpa verso la moglie, che
ora cominciava ad assomigliare, a un livello inconscio, alla sua dominante,
colpevolizzante e sadica madre. Quest'ultima era stata completamente dipendente
dal marito, alternando questo comportamento con violenti attacchi di rabbia contro
di lui. Adesso egli aveva cominciato ad alternare comportamenti di sottomissione,
apologetici, e tentativi di migliorare il rapporto con la moglie, a periodici episodi di
astio infantile e attacchi di collera, nei quali urlava, rompeva i piatti (come aveva
fatto sua madre) e cercava, in modo maldestro e frustrante, di emulare il comportamento dominante del proprio padre.
La moglie sentiva che lui la maltrattava e che abusava di lei, una ripetizione della
sua esperienza di abusi fisici da parte del padre. Nel tentativo di evitare ciò che
nella sua infanzia aveva sperimentato come umiliazioni della madre sottomessa,
ella cominciò a protestare violentemente contro di lui,
coinvolgendo vicini e parenti come testimoni, e, soprattutto, sua madre, che ora
coinvolgeva nel conflitto come sostegno.
In un tentativo inconscio di provocare il marito in un'escalation di violenza, ella
aveva cominciato a disprezzare le sue prestazioni sessuali e a coinvolgere i loro due
figli in età scolare, sua madre e altre conoscenze per accusare il marito delle sue
violenti esplosioni di rabbia. Quest'ultimo, in colpa anche per la passata relazione
con la collega di lavoro, cercava di ingraziarsi la moglie, per ritornare poi alle sue
esplosioni di rabbia quando gli scappava la pazienza. A sua volta, la moglie
utilizzava il modo di comportarsi del marito per sostenere le sue accuse di abuso
psicologico nei confronti suoi e dei figli. Nel corso di una escalation violenta, una
volta il marito alla fine la picchiò ed ella subito lo accusò di abusi alle autorità locali. Fu a questo punto che venne consigliata una valutazione del rapporto di coppia
e indicato un trattamento.
Questa serie condensata di sviluppi nel corso di parecchi anni che precedono la
consultazione illustra la loro inconscia identificazione con i propri genitori, la
proiezione delle immagini genitoriali sul partner e, innanzitutto, l'identificazione con
i loro rispettivi introietti superegoici nell' "accumulo di ingiustizie" e di "legittime
indignazioni", un comportamento fortemente razionalizzato che serviva a
giustificare la persecuzione reciproca e insieme lo scatenarsi di inconsci sensi di
colpa (causati dagli aspetti di una relazione di coppia adulta che entrambi
trovavano intollerabile). Il trattamento psicoanalitico della moglie rivelò le origini
della sua inibizione sessuale negli sforzi inconsci di ricreare una relazione
sadomasochista con un padre che abusava di lei. Per lui invece la terapia mise in
luce, sotto uno strato di ambivalenza verso una madre opprimente e rifiutante, la
sua lotta vana con un'immagine paterna potente e minacciosa. Il fatto che ciascuno,
attraverso l'identificazione proiettiva, avesse efficacemente agito in modo da
indurre i precursori superegoici interni a manifestarsi nel comportamento del
partner, mostra chiaramente come sia facilitata la proiezione di precursori
superegoici sadici quando non si è raggiunta l'integrazione del Super-Io, con la
conseguente creazione di un Ideale dell'Io condiviso.
Scenari di ampia portata
La cronica esternalizzazione di un Super-Io infantile, insieme alla ricerca di una
imprudente relazione d'amore con un oggetto parentale che questa struttura
superegoici personifica, può gravemente restringere la vita amorosa di un individuo
e di una coppia, nonostante l'apparente assenza di conflitti manifesti. Di solito,
comunque, i membri della coppia raggiungono una stabilità e un'armonia a prezzo
di un certo grado di restrizione della vita sociale, che può essere vissuta come una
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minaccia o come una sollecitazione a modificare una relazione che deve invece
essere protetta e conservata; in particolare la minaccia può essere rappresentata
dalla consapevolezza della possibilità di una relazione più soddisfacente di quella
vissuta nella coppia. L'identificazione di uno dei partner con l'aggressore (espressa
nell'identificazione con le caratteristiche superegoiche dell'altro) può provocare
un'alleanza sadomasochista della coppia contro il mondo esterno e gratificare il
bisogno di un sistema di valori condiviso, attraverso la proiezione condivisa della
ribellione contro il Super-Io infantile sull'ambiente esterno. I membri di una coppia
che si comportano entrambi come vittime offese e umiliate da parte di un terzo
possono mantenere in questo modo una relazione nevrotica anche se stabile, la
quale può, comunque, includere molte caratteristiche sane di interesse e
responsabilità reciproci.
All'estremo opposto, un sistema di valori condiviso può dare a una coppia la forza e
la capacità di resistere in un ambiente ostile come, ad esempio, una società
totalitaria in cui la disonestà, sanzionata culturalmente nelle relazioni sociali
abituali, deve essere tollerata e tenuta a distanza da una silenziosa e condivisa
ribellione contro l'oppressione e la corruzione dell'ambiente esterno. Come ho già
avuto modo di sottolineare in un altro contributo (6), la natura stessa dell'intimità
sessuale della coppia implica una ribellione condivisa contro le convenzioni, oltre ad
essere una sorgente profonda di gratificazioni nella relazione.
Sebbene la frequente dissociazione della tenerezza dall'amore erotico sia la
dinamica sottostante di molte relazioni triangolari durature, la ricerca di una
relazione che compensi delle profonde frustrazioni presenti in una relazione d'amore
dominante e stabile è un'altra dinamica triangolazione stabile sottostante. Alcune
relazioni extraconiugali hanno come loro funzione principale la protezione della
relazione coniugale da un aspetto inconsciamente temuto della relazione e, quindi,
di fatto, finiscono per consolidarla con una riduzione del livello di intimità.
Un'altra triangolazione cronica, determinata dal Super-Io, può
riflettere
l'intolleranza di uno o entrambi i partner per la normale ambivalenza di ogni
relazione d'amore e per l'espressione di ogni forma di aggressività. Ad esempio,
uno o entrambi i membri della coppia possono manifestare un sentimento
idealizzato, anche se emotivamente ingenuo, di una relazione perfettamente
armoniosa con un partner idealizzato con cui possono essere messi insieme sesso e
tenerezza, anche se, contemporaneamente, un'altra relazione duratura può
anch'essa riunire sesso e tenerezza; l'aggressività sottostante viene espressa solo
nel godimento inconscio delle implicazioni aggressive del tradimento di entrambi.
Queste dinamiche, e particolarmente i meccanismi di scissione presenti, possono
rappresentare una difesa contro le caratteristiche superegoiche sadiche della
relazione di coppia, che è possibile osservare nel corso del processo di scioglimento
di una delle due relazioni parallele. Un'eccessiva paura che la persona a cui un
individuo è realmente legato non sia mai capace di perdonare o di dimenticare una
infedeltà passata - che diventa così un Super-Io crudele e spietato - può trovare,
infatti, corrispondenza nella messa in atto da parte del partner amato di un
comportamento punitivo, pieno di continui risentimenti. Anche se la ferita
narcisistica provocata dal sentirsi abbandonato e tradito è ovviamente un aspetto
importante di questi comportamenti estremi e punitivi, io sto sottolineando la
corrispondente proiezione sul partner e/o l'identificazione con un Super-Io
implacabile da parte del coniuge tradito.
Saper perdonare di solito riflette un Super-Io maturo. La capacità di perdonare gli
altri trae origine dalla capacità di riconoscere in se stessi aggressività e
ambivalenza e di accettare che l'ambivalenza è inevitabile nelle relazioni intime.
Un'autentica capacità di perdonare è espressione di un maturo senso di moralità,
rappresenta l'accettazione della sofferenza che deriva dalla perdita delle illusioni
nutrite sul proprio conto e sull'altro e, insieme, la fiducia nella possibilità di
ritrovare la verità e di ricreare e mantenere in vita l'amore, nonostante e al di là
delle sue componenti aggressive . Al contrario, la capacità di perdonare basata sulla
ingenuità o sulla grandiosità narcisistica serve molto meno a ricostruire una vita di
coppia basata su un nuovo consolidamento dell'interesse condiviso l'uno nei
confronti dell'altro e per una vita insieme.
Le fantasie sulla propria morte e su quella del partner sono così comuni che
testimoniano un buon accordo sullo status della coppia. In condizioni di malattia
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grave o di minaccia per la vita può essere più facile tollerare la prospettiva della
propria morte che di quella del partner: in un senso più profondo, la fantasia
fondamentale che viene preservata è quella della sopravvivenza della madre. La
scultura di Käthe Kollwitz, che simbolizza la morte nelle vesti della giovane Kollwitz
addormentata nelle braccia di Dio, esprime una fondamentale fonte di angoscia e
sicurezza. La definitiva perdita della madre, il prototipo dell'abbandono e della
solitudine, è la minaccia fondamentale contro cui la sopravvivenza dell'altro
rappresenta una protezione e questa preoccupazione accresce l'amore per l'altro e il
desiderio inconscio della sua immortalità.
Questa preoccupazione fondamentale, d'altra parte, è completata dal suo opposto,
cioè, dalla prospettiva spaventosa della propria morte come trionfo ultimo dell'altro
escluso, il pericolo di essere rimpiazzato dal rivale edipico. "Fino a che la morte non
ci separi" è una minaccia fondamentale, il gioco crudele di un destino simbolico, la
castrazione. La fiducia nell'amore del partner e nel proprio amore per lui o lei riduce
significativamente questa paura di un terzo escluso, e normalmente aiuta ad
affrontare l'angoscia per la propria morte.
In conclusione, l'attivazione reciproca delle funzioni superegoiche della coppia ha
potenti effetti sia positivi che negativi e noi non possiamo considerare un aspetto
trascurando l'altro. L'intimità protegge contro l'aggressività e la compensa, ma la
facilita anche e la attiva. Anche al livello più concreto di intimità fisica, la tolleranza
per le funzioni corporee proprie e dell'altro illustra la tolleranza o l'intolleranza,
mediate dal Super-Io, della sessualità infantile, e il superamento delle proibizioni
che la riguardano. I divieti orali, anali e genitali possono essere attivati e
manifestarsi in risentimenti irrazionali, disgusto, irritazione nei confronti del modo
di mangiare, di occuparsi della propria igiene personale e di invecchiare del partner.
L'apprezzamento della bellezza e l'esperienza contrastante corrispondente di
disgusto sono i precoci precursori dell'idealizzazione e della persecuzione e
rappresentano la tentazione, sempre presente, di colludere con forze primitive simili
presenti nell'altro (11).
Il mondo esterno fornisce scenari di ampia portata su cui si realizzano i progetti di
vita della coppia, offre le opportunità ai suoi membri di metabolizzare la loro
aggressività nelle relazioni con altri e, infine, aiuta a mantenere un interscambio
attivo sui confini esterni, che supplisce al rischio di gravi distorsioni nella relazione
interna di coppia. D'altra parte l'ambiente esterno costituisce anche una minaccia
con le sue convenzioni e con la loro risonanza con le proibizioni dell'infanzia.
Bibliografia
(1) Chasseguet Smirgel J., The Ego Ideal: a Psychoanalytic Essay on the Malady of the Ideal,
Norton, New York, 1985.
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(3) Freud S., On Narcissism: an Introduction, SE, 14, 1914 (trad. it., Boringhieri, Torino,
Opere, vol. 7, 1975).
(4) Grunberger B., Narcissism: Psychoanalytic Essays, Int. Univ. Press, New York, 1979.
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Martinelli, Firenze, 1974).
(6) Kernberg O.F., "Love, the couple, and the group: a psychoanalytic frame", Psychoanal.
Q., 49: 78-108, 1980.
(7) Kernberg O.F., "The temptations of conventionality", Int. Rev. Psychoanal., 16: 191-205,
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(8) Kernberg O.F., "Aggression and love in the relationship of the couple", J. American
Psychoanal. Assn., 39: 45-70, 1991a (trad. it. in Gli Argonauti).
(9) Kernberg O.F., "Sadomasochism, sexual excitement and perversion", J. Amer.
Psychoanal. Assn., 39: 333-362, 1991b.
(10) Klein M., Envy and Gratitude, Basic Books, New York, 1957 (trad. it., Martinelli, Firenze,
1969).
(11) Meltzer D., Williams MA., The Apprehension of Beauty, Old Ballechin, Stratte Toy,
Scotland, Clunie, 1988.
(12) Schafer R., "The loving and beloved superego in Freud's structural theory", Psychoanal.
Study Child, 15: 163-188, 1960.
Traduzione di Katia Giacometti
Interazioni, 2, 4, 1994, pp. 11-29