La scarsa conoscenza dei rischi preclude la
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La scarsa conoscenza dei rischi preclude la
La scarsa conoscenza dei rischi preclude la possibilità la possibilità di adottare le misure di prevenzione più prevenzione più idonee ad eliminare o ridurre le fonti di pericolo presenti in una scuola PRINCIPALI RISCHI DELL’ATTIVITA’ SCOLASTICA Normalmente, in una scuola non esistono rischi di particolare natura e/o gravità se tutte le attività vengono eseguite adottando la dovuta diligenza e utilizzando prudentemente le attrezzature. Tuttavia è sempre possibile che, nonostante tutte le precauzioni, possano verificarsi incidenti dovuti a: disattenzione superficialità mancato rispetto delle regole comportamentali nell’utilizzo dei laboratori Nella tabella seguente si analizzano le possibili situazioni di rischio in una scuola LUOGO PERSONALE RISCHI CONSEGUENZE AULA DOCENTI ALUNNI postura scorretta scivolamenti, cadute cause esterne (rottura vetri sedie, scossa elettrica etc..) comportamenti scorretti AULA DOCENTI AULA COLLABOR. SCOLASTICI Scivolamenti – cadute derivanti dalla loro mansione, movimentazione carichi allergie SCALE CORRIDOI TUTTI Cadute scivolamenti traumi, e/o lesioni PALESTRA ALUNNI Legati alla pratica sportiva LABORATORIO INFORMATICA ALUNNI DOCENTI postura scorretta lavoro al VDT danni oculari, scosse elettriche danni visivi danni struttura ossea schok elettrici UFFICIO SEGRETERIA PERSONALE ADDETTO lavoro al VDT arredi inadeguati postura scorretta rumore, stress, allergie scosse elettriche stress danni da rumore danni oculari patologie vocali RISCHI PER LA SICUREZZA: le scale, i corridoi e gli spazi comuni: RISCHI: - Cadute con contusioni, traumi o fratture - Urti accidentali CAUSE: - Movimenti scorretti - Pavimenti scivolosi - Mancanza di bande antisdrucciolo nelle pedate dei gradini - Eccessivo affollamento PREVENZIONE: - Calma e cautela nel salire e scendere le scale - Comportamenti adeguati (non correre, non spintonarsi) - Vigilanza da parte del personale docente e ATA, soprattutto negli orari di entrata, di uscita e durante l’intervallo. danni struttura ossea traumi, e/o lesioni, stress danni da elettrocuzione irritabilità, ipoacusia, deficit visivi, danni a carico della laringe etc.. traumi, e/o lesioni, dermatiti traumi, e/o lesioni danni visivi danni struttura ossea schok elettrici ipoacusia demotivazione difficoltà relazionale assenteismo Le aule Le aule - Scivolamenti e/o cadute RISCHI - Igienico - ambientali - Guasti elettrici - incendio CAUSE: - Pavimenti bagnati o scivolosi - Microclima inadeguato dovuto ad eccessivo affollamento dei locali, al cattivo funzionamento dell’impianto di riscaldamento o alla presenza di umidità - Presenza di spigoli vivi nelle ante degli infissi o negli arredi - Utilizzo imprudente di spine o prese elettriche PREVENZIONE: - Pulizia dei pavimenti nei tempi e nei modi adeguati - Aerazione manuale dei locali - Controllo del corretto funzionamento dell’impianto di riscaldamento - Interventi di manutenzione straordinaria al fine di eliminare le cause dell’insorgere di umidità - Posa in opera di para spigoli negli arredi - Controllo della regolarità delle prese e delle spine - Installazione di rilevazione di fumo. La sala insegnanti e la biblioteca: RISCHI: - Caduta di materiale - Ingombro di spazi - Incendio CAUSE: - Sovraccarico delle scaffalature - Concentrazione di materiale cartaceo PREVENZIONE: - Riordino dei libri negli appositi scaffali - Controllo dell’usura e della tenuta delle scaffalature e degli arredi - Evitare carichi pesanti - Installazione di rilevatori di fumo e presidi antincendio appositi. La palestra: RISCHI: - Contusioni, distorsioni, traumi - Utilizzo di attrezzature in modo non idoneo CAUSE: - Disattenzione o movimenti scoordinati - Poca concentrazione durante lo svolgimento degli esercizi - Utilizzo errato degli attrezzi - Urti contro le attrezzature PREVENZIONE: - Seguire scrupolosamente le indicazioni degli insegnanti - Mantenere la concentrazione durante lo svolgimento degli esercizi - Controllo costante delle attrezzature presenti - Mantenere le vie di fuga libere da ingombri, attrezzature, palloni, strumenti - Installazione di rilevatori di fumo e presidi antincendio appositi - Utilizzo di apposita cartellonistica di sicurezza. I magazzini, gli archivi ed i depositi: RISCHI: - Igienico - ambientali - Caduta di materiali - Ingombro di spazi - Incendio CAUSE: - Presenza di umidità, muffe, polveri - Sovraccarico delle scaffalature - Concentrazione presenza di materiale cartaceo - Possibilità di corto circuito e presenza di materiale infiammabile PREVENZIONE: - Collocazione delle diverse categorie merceologiche in ambienti separati e su scaffalature metalliche - Tenere ben aerati ed asciutti i locali mediante interventi di manutenzione straordinaria atti ad eliminare le cause di umidità e muffe - Tenere i prodotti chimici (detersivi, disinfettanti, disinfestanti) o comunque liquidi infiammabili in un apposito locale ed in appositi armadi chiusi a chiave - Controllo dell’usura e della tenuta delle scaffalature e degli arredi - Evitare carichi pesanti - Mantenere le vie di fuga libere da ingombri ‐ Controllo e manutenzione periodica dei locali e dell’impianto elettrico - Installazione di rilevatori di fumo e presidi antincendio appositi - Collocazione di appositi cartelli indicanti il carico massimo ammissibile sulle scaffalature. Il laboratorio d’informatica: RISCHI: - Guasti elettrici - Affaticamento visivo e muscolare - Incendio CAUSE: - Presenza di numerose spine e prese multiple - Riflessi sullo schermo - Assunzione di posture scorrette - Presenza di materiale altamente infiammabile. PREVENZIONE: - Gli alunni devono attenersi scrupolosamente alle indicazioni del docente per quanto riguarda l’uso dei PC - Controllo e manutenzione periodica dell’impianto elettrico - Pulizia e controllo costante delle macchine - Assumere una postura corretta (piedi ben appoggiati al pavimento, schiena poggiata allo schienale e avambracci poggiati al piano di lavoro) - Effettuare un riposo o cambiamento di attività di almeno 15 minuti dopo l’eventuale uso di videoterminali protratto per due ore - Installazione di rilevatori di fumo e presidi antincendio appositi - Alla chiusura dei laboratori, interrompere l’erogazione di corrente elettrica disattivando l’interruttore generale - Utilizzo di apposita cartellonistica di sicurezza Gli spogliatoi ed i servizi igienici: RISCHI: - Scivolamento - Trasmissione batterica - Igienico – ambientali - Guasti elettrici CAUSE: - Pavimenti bagnati - Igiene e pulizia inadeguate dei locali - Presenza di umidità PREVENZIONE: - Pulizia dei pavimenti nei tempi e nei modi adeguati - Pulizia costante dei sanitari, delle maniglie delle porte e degli interruttori - Frequente ricambio dell’aria - Controllo periodico dell’impianto elettrico - Non sostare a lungo ed evitare l’affollamento La centrale termica: RISCHI: - Incendi - Esplosioni CAUSE: - Impianto elettrico non a norma o guasto - Presenza di materiali infiammabili - Fughe di gas. PREVENZIONE: - Controllo periodico dell’impianto elettrico - Manutenzione periodica e certificata della caldaia - Installazione di rilevatori di fumo e presidi antincendio appositi - Utilizzo di apposita cartellonistica di sicurezza. RISCHI PER LA SALUTE: Prima di movimentare qualsiasi oggetto pesante ricordarsi di: Il peso massimo movimentabile manualmente da un solo lavoratore è indicato in 30 Kg Afferrare bene il carico prima di sollevarlo Effettuare spostamenti graduali partendo dalla posizione a ginocchia flesse Operare spostando i carichi in modo simmetrico se si devono trasportare due pesi contemporaneamente Tenere le gambe in modo che l’apertura crei una base di ancoraggio più ampia La movimentazione manuale dei carichi: Sollevare il carico flettendo le ginocchia e mantenendo la schiena in posizione retta Mantenere il carico in posizione prossima al corpo Non caricare nulla sulla spalla Nel movimentare il carico da un punto ad un altro non torcere il busto, ma spostare le gambe Appoggiare la schiena al mobile e far forza sulle gambe se si devono spostare armadi Utilizzare quanto più possibile ogni mezzo meccanico utile e rispettare la portata massima degli stessi per movimentare i pesi Mantenere nel trasporto dei pesi la colonna dritta ed evitare di ruotare il corpo Conservare i pesi più pesanti sui ripiani a portata di mano al fine di evitare sforzi. UTILIZZO DI VIDEOTERMINALI La postazione deve rispondere a requisiti precisi in termini di attrezzature e della loro collocazione rispetto alle caratteristiche dell’ambiente. Il posto di lavoro è l’insieme che comprende le attrezzature munite di videoterminale, eventualmente con tastiera ovvero altro sistema di immissione dati, incluso il mouse, il software per l’interfaccia uomo – macchina, gli accessori opzionali, le apparecchiature connesse, comprendenti l’unità a dischi, il telefono, il modem, la stampante, il supporto per i documenti, la sedia, il piano di lavoro, Nonché l’ambiente di lavoro immediatamente circostante. Il lavoratore soggetto a rischio VDT è colui che utilizza un’attrezzatura munita di videoterminali in modo sistematico o abituale per 20 ore settimanali, dedotte le interruzioni previste dall’art. 175 del D. Lgs. 81/2008. All’atto della valutazione del rischio il datore di lavoro analizza le postazioni di lavoro con particolare riferimento a: Rischi per la vista e per gli occhi Problemi nella postura e per l’affaticamento visivo e mentale Condizioni ergonomiche e di igiene ambientale Il lavoratore ha diritto ad un’interruzione della sua attività mediante opportune pause di 15 minuti ogni 2 ore di applicazione continuativa al videoterminale. L’art. 176 stabilisce che i lavoratori siano sottoposti alla sorveglianza sanitaria con particolare riferimento a: Rischi per la vista e per gli occhi Rischi per l’apparato muscolo scheletrico. Le visite devono essere ripetute con periodicità biennale per i lavoratori che abbiano compiuto i 50 anni di età, quinquennale se di età inferiore. Ai fini della prevenzione è pertanto necessario: • progettare ergonomicamente il posto di lavoro con una corretta scelta degli arredi e dei videoterminali • organizzare correttamente il lavoro, rispettando le pause ed evitando di mantenere una posizione inalterata per tempi prolungati, la digitazione rapida e l’uso del mouse per lunghi periodi. È poi importante: • avere a disposizione un videoterminale moderno e appropriato nonché arredi regolabili in base alle dimensioni corporee dell’operatore • avere un piano di lavoro con spazio sufficiente per l’appoggio degli avambracci e per la corretta collocazione dello schermo, della tastiera e del mouse • allestire il posto di lavoro in modo ottimale in funzione delle dimensioni corporee dell’operatore (altezza del sedile, del piano di lavoro e posizione dello schermo); • usare occhiali appropriati per correggere eventuali difetti di vista; • fare pause per rilassarsi; • alternare spesso al lavoro al videoterminale attività lavorative in posizione eretta. In alcuni casi può essere utile disporre di accessori ergonomici come i poggiapiedi o i poggiapolsi per l’uso di tastiera e mouse o di accessori che consentano di lavorare anche in piedi. • Stress lavoro-correlato, secondo accordo europeo 8 ottobre 2004 I “NUOVI” RISCHI • Rischi riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza, secondo il D.Lgs. 151/2001 Riconoscimento delle mansioni vietate Verifica dei rischi per la gestante anche per le mansioni non vietate (adozione di precauzioni o spostamento o astensione anticipata) • Rischi connessi alle differenze di genere Garantire pari opportunità Rischi da molestie • Rischi connessi alle differenze di età Allievi giovanissimi (ridotta percezione del rischio, custodia, sorveglianza) Maturi di età superiore ai 55 anni • Rischi connessi alle differenze di provenienza da altri Paesi Difficoltà linguistiche (anche connesse all’in-formazione sulla sicurezza) Differenze culturali e religiose (clima d’aula) RISCHI PSICOSOCIALI E STRESS LAVORO CORRELATO star bene o male a scuola… ai sensi del D.Lgs 81/2008 Articolo 37, comma 1, lettera b In ogni vita ci sono delle difficoltà per cui non siamo preparati. Leggete, imparate e siate pronti per la vita e la guarigione (Bernard S. Siegel) STRESS ED EQUILIBRIO Entro un certo limite lo stress è la forza necessaria ad affrontare le situazioni, aiuta le persone a sentirsi vive ed a migliorarsi UNA BUONA QUALITÀ DELLA VITA SI HA MANTENENDO IL NOSTRO ORGANISMO E LA NOSTRA MENTE ENTRO UNA TENSIONE OTTIMALE Cos’è lo stress ? alcune definizioni Lo stress dovuto al lavoro può essere definito come un insieme di reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifesta quando le richieste poste dal lavoro non sono commisurate alle capacità, risorse o esigenze del lavoratore. Lo stress connesso al lavoro può influire negativamente sulle condizioni di salute e provocare persino infortuni (NIOSH, Stress at work, 1999) È uno stato caratterizzato da livelli elevati di eccitazione e ansia, spesso accompagnati da senso di inadeguatezza. (Commissione Europea, Guida allo stress legato all’attività lavorativa, 1999) Lo stress, potenzialmente, può colpire in qualunque luogo di lavoro e qualunque lavoratore, a prescindere dalla dimensione dell’azienda, dal campo di attività, dal tipo di contratto o di rapporto di lavoro. (Accordo Europeo sullo stress sul lavoro 8 ottobre 2004) EUSTRESS E DISTRESS Eustress (condizione di stress positivo): quando le pressioni che agiscono su di noi rientrano all'interno di un limite tollerabile Distress (condizione di stress negativo): quando le sollecitazioni sono troppo intense e prolungate ed eccedono la capacità di risposta oppure quando le sollecitazioni sono troppo povere, fanno sperimentare noia e monotonia, inibendo la normale attività psicobiologica dell'organismo ACCORDO EUROPEO IN TEMA DI STRESS DA LAVORO DELL’8/10/2004 «Lo stress è uno stato, che si accompagna a malessere e disfunzioni fisiche, psicologiche o sociali e che consegue dal fatto che le persone non si sentono in grado di superare i gap rispetto alle richieste richieste o alle attese nei loro confronti» confronti» Alcuni Indicatori suggeriti dall’Accordo Europeo: alto assenteismo elevata rotazione del personale conflitti interpersonali lamentele frequenti da parte dei lavoratori Alcuni elementi di “analisi/misura” suggerite dall’Accordo Europeo dell’organizzazione e i processi di lavoro delle condizioni e l’ambiente di lavoro della comunicazione dei fattori soggettivi Alcune cause indicate dalla letteratura medica: ripetuti mutamenti di turno lavoro notturno prestazione di attività lavorativa in emergenza lavoro ripetitivo Lo stress non è una malattia ma una situazione di prolungata tensione che può ridurre l’efficienza sul lavoro e può determinare un cattivo stato di salute. Non tutte le manifestazioni di stress sul lavoro possono essere considerate come stress lavoro-correlato Anche lo stress che ha origine fuori dall’ambito di lavoro può condurre a cambiamenti nel comportamento e ad una ridotta efficienza sul lavoro Ma … è bene ricordare che la sfera privata non è di pertinenza del datore di lavoro che può intervenire esclusivamente: 1)sull’ 1)sull’organizzazione del lavoro 2)sull’ 2)sull’ambiente lavorativo NELL’ NELL’UNIONE EUROPEA, EUROPEA lo stress legato all’attività lavorativa è il secondo problema di salute più comune nel mondo del lavoro, dopo i dolori alla schiena, che colpisce quasi un lavoratore su tre. sono 40 milioni i lavoratori che ogni anno accusano disturbi correlabili allo stress il conseguente costo sociale ammonta a 20 miliardi di euro il 50% di questi lavoratori ritiene che la causa principale sia la pressione temporale (troppo da fare in poco tempo) oltre il 30% ritiene che la causa principale sia il mancato controllo sul compito il 23% attribuisce allo stress frequenti sintomi di stanchezza generalizzata (senza causa apparente e ancor prima di iniziare la giornata lavorativa) LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO STRESS LAVORO‐CORRELATO VA ESEGUITA RISPETTANDO LE STESSE PROCEDURE E GLI STESSI PROCESSI UTILIZZATI PER LA VALUTAZIONE DEI RISCHI PRESENTI SUL LUOGO DI LAVORO: IDENTIFICAZIONE delle fonti di stress ADOZIONE di misure per l’eliminazione, RIDUZIONE e prevenzione dei rischi COMUNICAZIONE dei risultati della valutazione MONITORAGGIO e revisione periodica COS’ È ILBURNOUT (D.M.P) ? Il termine burnout (letteralmente, “scoppiato”, “bruciato”, “esaurito” ) compare per la prima volta negli anni Trenta nel gergo dell’atletica professionale e indica il fenomeno per il quale un atleta, dopo alcuni anni di successi, si esaurisce e non è più capace di dare nulla dal punto di vista agonistico. A partire dagli anni Settanta venne introdotto negli Stati Uniti in riferimento all’ambito lavorativo, in relazione agli operatori dei servizi sociali, alle cosiddette “professioni di aiuto”, le helping profession. Queste categorie di lavoratori, infatti, dopo mesi di impegno e dedizione per gli altri si sentono bruciati, hanno un crollo morale dovuto proprio ad un sovraccarico di stress cronico che deriva dall’interazione con le persone che dovrebbero aiutare (stress occupazionale) SINDROME DEL BURNOUT Affaticamento fisico ed emotivo Atteggiamento distaccato e apatico nei rapporti interpersonali (studenti,colleghi) Sentimento di frustrazione dovuto alla mancata realizzazione delle proprie aspettative Quattro gli aspetti peculiari che rappresentano il CUORE DELLA SINDROME: 1.ESAURIMENTO: l’individuo si sente completamente sfinito dal punto di vista emozionale, senza più le forze per ricominciare, si percepisce come inutile e cercherà il minimo contatto con la gente. 2. SPERSONALIZZAZIONE: lo sviluppo dei sentimenti negativi verso gli altri avanza a tal punto da considerare negativamente anche se stesso, iniziando a diventare freddi e indifferenti e provando sensi di colpa per come stanno trattando gli altri 3. RIDOTTA REALIZZAZIONE PERSONALE SUL LAVORO: si sentono falliti e cercano di rimediare rivolgendosi a psicoterapeuti o cambiano lavoro. Più recentemente, nell’ormai ampia letteratura in merito, è stata descritta una quarta caratteristica: 4) LA PERDITA DELLA CAPACITÀ DEL CONTROLLO (smarrimento cioè di quel senso critico che consente di attribuire all’esperienza lavorativa la giusta dimensione): la professione finisce per assumere un’importanza smisurata nell’ambito della vita di relazione e l’individuo non riesce a "staccare" mentalmente tendendo a lasciarsi andare anche a reazioni emotive, impulsive e violente. LO STUDIO GETSEMANI : studio sul rapporto tra le professioni, in particolare l’insegnamento, e le patologie psichiatriche, coordinato dal medico Vittorio LODOLO D’ORIA "Nell'Orto degli Ulivi un Maestro in preda a tristezza e angoscia. I suoi discepoli, diversi per provenienza e cultura, disorientati e stanchi. La comunità ostile. Le istituzioni contro. Un lungo avvenire davanti." Perché Perché “Getsemani” Getsemani”? Molti insegnanti si sentono soli e abbandonati dalle istituzioni, dagli “studenti-discepoli” e dalla comunità e diventano così preda della tristezza e dell’angoscia. Da qui il parallelismo con l’episodio di Gesù – maestro per eccellenza - nell’orto del Getsemani. Spesso la loro condizione di disagio psico-fisico non viene riconosciuta dal medico come risultante dello stress professionale. A questo subentra disistima, isolamento, vergogna e sfiducia che attivano reazioni di adattamento negative (bere, fumare, pasticciarsi con psicofarmaci). Lo studio Getsemani, rappresenta nel nostro Paese l’analisi forse più conosciuta del problema burnout tra la classe docente italiana e merita di essere conosciuta. Lo studio parte dall'analisi degli accertamenti sanitari per l'inabilità al lavoro, svolta dai Collegi Medici della ASL Città di Milano nel periodo 1/92 - 12/01 per un totale di 3.049 casi clinici. Opera un confronto tra quattro macrocategorie professionali di dipendenti dell'Amministrazione Pubblica (insegnanti, impiegati, personale sanitario, operatori). In controtendenza con gli stereotipi diffusi nell'opinione pubblica (gli insegnanti lavorano solo al mattino, non hanno motivi per essere stressati, hanno tre mesi di vacanze e altri privilegi….), i risultati dimostrano che la categoria è soggetta a una frequenza di patologie psichiatriche molto elevata. Getsemani approfondisce inoltre cause, fattori predisponenti, reazioni di adattamento individuale, aspetti sociali, ipotesi d'intervento nella classe docente, stratificata per livello d'insegnamento (scuola materna, elementare, media, superiore). Lo studio GETSEMANI: risultati INSEGNANTI (n.696) patologie psichiatriche nel 49,2% IMPIEGATI (n.595) patologie psichiatriche nel 34,9% SANITARI (n.418) patologie psichiatriche nel 26, 5% degli accertamenti d’inabilità al lavoro OPERATORI (n.1340) patologie psichiatriche nel 15,7% LO STRESS NEI DOCENTI: una piramide a tre strati Isolamento PATOLOGIA PSICHIATRICA Esclusione/ Espulsione sociale Imbarazzo - Regressive BURNOUT Supporto Sociale Recupero/ Reinserimento Bassa capacità reattiva individuale Eustress Alta capacità reattiva individuale Normalità Tra la scuola pubblica e privata si contano circa un milione di insegnanti rappresentabili come un’unica piramide suddivisa in tre strati a seconda delle condizioni di salute psicofisica individuale: 1) LA BASE DELLA PIRAMIDE: vi si trovano coloro che sono in buona salute. Ci si dovrà occupare di prevenzione e salvaguardare il benessere psicofisico di chi esercita la professione Formare gli insegnanti in modo completo senza tralasciare di metterli in guardia sugli effetti collaterali della loro professione. Successivamente occorrerà mettere in grado i docenti di gestire le proprie energie e di auto-valutare le proprie condizioni psicofisiche, monitorandole nel tempo, attraverso le necessarie capacità di critica e giudizio. Non è certamente da escludere un coinvolgimento dei mass-media per cercare quantomeno di ridurre i dannosi stereotipi sulla professione insegnante e restituire maggior dignità alla categoria. 2) LO STRATO INTERMEDIO: INTERMEDIO popolato da coloro che sono in una situazione di burnout. Andrà predisposto quello che gli anglosassoni chiamano social support che consiste nella creazione di strutture psicologiche di ascolto, informazione, condivisione. L’obiettivo di tale iniziativa consiste nell’evitare all’insegnante in difficoltà quei sentimenti di vergogna ed isolamento tipici dell’individuo che si trova ad attraversare questa fase transitoria. Infatti, se non individuata per tempo, la situazione può degenerare velocemente verso la patologia mentale e la rapida perdita delle capacità di critica e giudizio, con la conseguente esclusione sociale. 3) L’ L’APICE: composto da coloro che sono vittime di una psicopatologia. Si dovrà pensare, insieme al mondo medico-scientifico, ad identificarli, agganciarli e curarli, affinché non arrechino danni a se stessi e all’utenza. Il tutto dovrà tendere a perseguire la guarigione dell’individuo, con l’obiettivo finale di favorire, dove ve ne siano i presupposti, il reinserimento lavorativo e sociale del soggetto. I FATTORI PROFESSIONALI USURANTI La categoria degli insegnanti è sottoposta a numerosi stress di tipo professionale. La loro natura, sia in generale che con specifico riferimento allo scenario scolastico italiano, può essere ricondotta ad alcuni fattori riguardanti: 1) LA PECULIARITÀ PECULIARITÀ DELLA PROFESSIONE: LE RELAZIONI rapporto con studenti e genitori classi numerose situazione di precariato conflittualità tra colleghi costante necessità aggiornamento 2) LA TRASFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ SOCIETÀ VERSO UNO STILE DI VITA SEMPRE PIÙ PIÙ MULTIETNICO E MULTICULTURALE crescita del numero di studenti extracomunitari e degli interscambi culturali come effetti della globalizzazione 3) IL CONTINUO EVOLVERSI DELLA PERCEZIONE DEI VALORI SOCIALI nuove politiche a favore dell’HC con inserimento di alunni disabili nelle classi delega educativa da parte della famiglia a fronte dell’assenza di genitori-lavoratori o di famiglie monoparentali 5) IL SUSSEGUIRSI CONTINUO DI RIFORME autonomia scolastica innalzamento della scuola dell’obbligo ingresso nel mondo della scuola anticipato all’età di cinque anni e mezzo 4) L’ L’EVOLUZIONE SCIENTIFICA avvento dell’era informatica e delle nuove tecnologie di comunicazione elettronica 6) MAGGIOR PARTECIPAZIONE DEGLI STUDENTI ALLE DECISIONI conseguente livellamento dei ruoli con i docenti decreti delegati del ‘74 Statuto degli studenti/studentesse del DPR 239/98 7) IL PASSAGGIO CRITICO DALL’ DALL’INDIVIDUALISMO AL LAVORO IN ÈQUIPE scomparsa dell’insegnante unico Insegnamento basato su pluralità di docenti 8) L’INADEGUATO RUOLO ISTITUZIONALE ATTRIBUITO/RICONOSCIUTO ALLA PROFESSIONE retribuzione insoddisfacente risorse sempre più carenti Precarietà mobilità scarsa considerazione da parte dell’opinione pubblica.etc LE CONSEGUENZE COME SI PUÒ PREVENIRE? Cosa può fare allora un insegnante per evitare di essere colpito da burnout? Come per ogni altra patologia, occorre ricordare che “prevenire è meglio che curare” curare”. Le possibili strategie di prevenzione possono essere attuate su più piani: individuale, organizzativo, istituzionale. SUL PIANO INDIVIDUALE, INDIVIDUALE i cambiamenti possono essere messi in atto dal singolo insegnante. Tali strategie rappresentano tutte quelle azioni che, messe in atto in condizioni di stress, aiutano a fronteggiarlo. Solo a titolo di esempio, è meglio: programmare il lavoro in modo scrupoloso per tutta la settimana onde evitare di essere colti impreparati e dover affrontare situazioni di incertezza cercare un po’ po’ di relax dopo il lavoro (concedendosi uno sport, una passeggiata o un po’ di tempo da dedicare all’hobby preferito, una chiacchierata con amici, la lettura di un buon libro) leggere alcuni aspetti legati al lavoro anche in chiave umoristica dimenticare il lavoro alla fine della giornata. SUL PIANO ORGANIZZATIVO, ORGANIZZATIVO gli insegnanti possono cercare di attuare alcune strategie direttamente nell’ambito lavorativo. Come si dice “è più facile ristrutturare un ruolo che ristrutturare il carattere sia dell’individuo che della società”. Sicuramente un docente non può diminuire il numero degli alunni per classe, ma può dare suggerimenti di tipo organizzativo, che migliorino le condizioni di lavoro. Tali suggerimenti possono poi essere spesi in diversi ambiti: dalla programmazione delle attività curriculari al turn over degli insegnanti. Tutto ciò ovviamente presuppone una grande attenzione al livello della comunicazione all’interno dello staff di direzione. SUL PIANO ISTITUZIONALE, ISTITUZIONALE le strategie necessarie per evitare il burnout degli insegnanti sono quelle di tipo “sociologico”. Mi riferisco, ad esempio, alla possibilità per i docenti di usufruire di un “polo di ascolto” ascolto” collocato anche all’interno della scuola. Ci si potrebbe avvalere della figura di uno psicologo scolastico, al quale chiedere uno spazio da dedicare anche agli insegnanti. Tutto questo naturalmente presuppone che la stessa Istituzione scolastica riconosca il burnout come una sindrome che può colpire il corpo docente e che, di conseguenza, organizzi non solo alcuni incontri per spiegarlo, ma fornisca anche i mezzi e le strategie per evitarlo ed eventualmente fronteggiarlo. Come insegnante mi viene spontaneo questo suggerimento: se non è l’istituzione a trattare spontaneamente l’argomento, perché non siamo noi a proporlo al primo Collegio docenti dell’anno scolastico? In fondo, il lavoro che siamo chiamati a svolgere non è solo di tipo educativo e didattico: il nostro scopo è anche quello di creare una situazione di benessere ai nostri alunni e di conseguenza alle loro famiglie. Proviamo allora a partire dal semplice presupposto che solo curando il benessere personale e professionale abbiamo qualche chance di raggiungere l’obiettivo più più importante della nostra mission e cioè cioè lo “star bene” bene” a scuola. IL RISCHIO CHIMICO A SCUOLA Il rischio di natura chimica è un rischio igienicoigienicoambientale dovuto alla presenza di agenti chimici. E' legato essenzialmente alla mancata cognizione della pericolosità di ciò che si utilizza durante le lavorazioni e/o attività di laboratorio. Ogni sostanza o preparato può essere tossica per l'uomo quando causa danni organici e/o funzionali. La sostanza tossica può presentarsi sotto diverse forme (gas, polveri, vapori, ecc.) e può causare danni all'organismo venendo inalata attraverso le vie respiratorie, per contatto cutaneo, per ingestione, ecc. RISCHI Le vie attraverso le quali gli agenti chimici si possono introdurre nell'organismo sono tre: a. inalazione b. penetrazione attraverso la cute o le mucose c. ingestione Per classificare, ai fini della pericolosità pericolosità, le sostanze e i preparati si considerano gli effetti fisici e gli effetti biologici. Le sostanze pericolose sono suddivise nelle seguenti classi di pericolo pericolo in funzione della loro potenzialità potenzialità: Esplosive (E) Comburenti (O) Altamente infiammabili (F+) Facilmente infiammabili (F) Infiammabili Molto tossici (T+) Tossici (T) Nocivi (Xn) Corrosivi (C) Irritanti (Xi) Sensibilizzanti Pericolosi per l’ambiente (N) Cancerogeni Teratogeni Mutagene OCCHIO ALL’ ALL’ETICHETTA Leggere sempre l’ l’etichetta prima di utilizzare un prodotto chimico Non farlo significa ignorare i rischi che si corrono Non travasare sostanze in contenitori diversi dagli originali Se devi farlo, ricordati di bonificare prima accuratamente il nuovo contenitore, togliendo, se presente, la vecchia etichetta ed etichettandolo di nuovo Verifica che tutti i materiali pericolosi siano propriamente etichettati Se non sei sicuro di cosa contiene un contenitore, evita di usarne il contenuto e avverti il tuo superiore. Il produttore deve fornire alla ditta acquirente delle confezioni della sostanza o del preparato regolarmente etichettato una scheda di sicurezza della sostanza o del preparato. Sull’ Sull’etichetta devono essere riportate nome commerciale del preparato dati del fabbricante, importatore o distributore nome chimico dei componenti più significativi, dal punto di vista tossicologico simbolo grafico del pericolo frasi di rischio (frasi R) consigli di prudenza (frasi S) quantita NORME DI COMPORTAMENTO DURANTE L’ L’IMPIEGO DI AGENTI CHIMICI analizzare con attenzione la scheda di sicurezza che accompagna l'agente chimico in uso tenere aperti i recipienti contenenti prodotti pericolosi solo per il tempo strettamente necessario osservare le indicazioni riportate sulle etichette evitare il travaso di prodotti pericolosi in contenitori non idonei, privi di indicazioni sul contenuto È inoltre necessario osservare alcune fondamentali norme di difesa contro gas, fumi, polveri, vapori nocivi verificare che gli impianti di aspirazione e ventilazione siano in funzione evitare di porsi in corrispondenza del flusso di gas, fumi, polveri e vapori determinato dagli impianti di aspirazione IL RISCHIO BIOLOGICO Nelle scuole il rischio biologico è prevalentemente di natura infettiva: il rischio di allergie o intossicazioni è, infatti, sovrapponibile a quello della popolazione generale. L’esposizione agli agenti biologici è prevalentemente inalatoria o avviene per contatto con superfici e oggetti contaminati. Le scuole sono annoverate tra i cosiddetti “ambienti indoor” (ambienti confinati di vita e di lavoro). In esse si svolgono sia attività didattiche in aula, in palestra, e/o in laboratorio, sia attività amministrative. FONTI DI PERICOLO BIOLOGICO 1)Cattivo stato di manutenzione e igiene dell’edificio 2)Inadeguate ventilazione degli ambienti e manutenzione di apparecchiature e impianti (ad es. impianti di condizionamento e impianti idrici) 3) arredi e tendaggi Per il tipo di attività svolta, in ambienti promiscui e densamente occupati, il rischio biologico nelle scuole è legato anche alla presenza di coloro che vi studiano o lavorano (insegnanti, studenti, operatori e collaboratori scolastici) ed è principalmente di natura infettiva (da batteri e virus). A ciò si aggiunge il rischio di contrarre parassitosi, quali pediculosi e scabbia e il rischio allergico (da pollini, acari della polvere, muffe, ecc.). Fonti di pericolo specifiche per alcuni istituti (ad indirizzo microbiologico o agrario) possono essere le colture microbiologiche, le sostanze o i prodotti vegetali e animali, ecc. PREVENZIONE E PROTEZIONE • Manutenzione periodica dell’edificio scolastico, degli impianti idrici e di condizionamento • Idoneo dimensionamento delle aule in relazione al numero di studenti (evitare sovraffollamento) • Benessere microclimatico (temperatura, umidità relativa, ventilazione idonee) • Adeguate e corrette procedure di pulizia degli ambienti e dei servizi igienici con utilizzo di guanti e indumenti protettivi mascherine in caso di soggetti allergici • Vaccinoprofilassi per insegnanti e studenti • Sorveglianza sanitaria dei soggetti esposti • Controlli periodici delle condizioni igienico-sanitarie dei locali, inclusi controlli della qualità dell’aria indoor e delle superfici • Formazione e sensibilizzazione del personale docente e non docente, degli allievi e delle famiglie in materia di rischio biologico L’ergonomia a scuola Il termine “Ergonomia” Ergonomia” deriva dalle parole greche “ergon” ergon” (lavoro) e “nomos” nomos” (legge). Obiettivo dell’ergonomia è quello di migliorare un ambiente attraverso un uso diverso delle tecnologie già presenti oppure l’introduzione di nuove tecnologie. La ricerca scientifica ha dimostrato che alcuni problemi legati alla sicurezza e alla salute sono risolvibili grazie al contributo dell’ergonomia, tanto che sono stati emessi numerosi standard normativi atti a formalizzare i principi di tale disciplina. Tali standard sono approvati da organismi riconosciuti a livello internazionale e nazionale come l’ISO (International Standardization Organization), il CEN (Comitè Europèen de Normalisation) e l’UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione) e hanno l’obiettivo di descrivere le caratteristiche di prodotti e sistemi in relazione a valori limite, regole di classificazione e criteri di progettazione e/o esecuzione, fornendo le direttive utili alla realizzazione di impianti ed artefatti tecnicamente corretti,in sicurezza e standardizzati. Il primo interesse per l’ergonomia nelle scuole risale al 1983 quando in una relazione al Ministero della Pubblica Istruzione vengono evidenziate le caratteristiche che un banco di scuola deve avere per non danneggiare le condizioni di salute dell’alunno (soprattutto la colonna vertebrale ma anche la vista, le funzioni respiratorie e quelle circolatorie). Non sempre però vi è la possibilità di intervenire sulle tecnologie a causa della scarsità di risorse e strumenti adatti per la riprogettazione di un ambiente. In particolare nell’ambito del contesto scolastico sotto il profilo ergonomico vi possono essere notevoli criticità soprattutto a causa degli arredi (banchi, sedie, banconi di laboratorio, accessori, etc.) che molto spesso si discostano dagli standard di qualità proposti dalla normativa. LO ZAINETTO Secondo la relazione clinico-scientifica dell’Istituto Scientifico Italiano Colonna Vertebrale (ISICO), il trasporto dello zainetto è la condizione di carico quotidiano della colonna vertebrale più tipica negli alunni e possiamo parlare di carico “occupazionale” in quanto la scuola viene definita come ambiente di lavoro. La maggior parte degli studi scientifici in merito sembrano dimostrare che esiste una relazione tra mal di schiena e il trasporto dello zainetto anche se alcuni risultati risultano contraddittori. Secondo il Parere del Consiglio Superiore di Sanità Sanità, definito nella seduta del 14 dicembre 1994, il peso di cartelle e zainetti trasportati dagli scolari, non ha ripercussioni sull’ sull’accrescimento della colonna vertebrale. “Le deformità vertebrali sono un’entità nosologica geneticamente determinata, sulla quale l’applicazione per periodi limitati di carichi, quali libri scolastici, non ha influenza patogenetica. È possibile in via teorica, precauzionale, permettere, previo parere specialistico, ai (soggetti con deformità maggiori evolutive l’astensione da carichi che superino i 15 kg per periodi prolungati” Parere del Consiglio Superiore di Sanità sessione XLII – sezione III seduta del 14 dicembre 1994). il Consiglio Superiore di Sanità ha sottolineato la necessità, a scopo prevalentemente prudenziale, di seguire le seguenti raccomandazioni • Il peso dello zaino non deve superare un “range” tra il 10 e il 15% del peso corporeo. Il “range” non può essere interpretato in senso rigido e vincolante perché andranno considerate altre variabili come: la configurazione fisica dello scolaro con particolare riguardo alla massa muscolare e alla struttura scheletrica, il tempo e lo spazio di percorrenza con il carico dello zainetto • Il superamento modico e occasionale del limite massimo del “range”, può essere considerato tollerabile ove il percorso sia relativamente breve e la struttura muscoloscheletrica possa essere riconducibile a costituzione robusta • Al contrario, in soggetti di costituzione gracile e con scarsa massa muscolare, soprattutto se obbligati a percorrere lunghi tragitti, andrà incoraggiato il rispetto del “range” raccomandato • Pertanto, le variabili di cui sopra dovranno essere concretamente valutate caso per caso da tutti coloro che interagiscono con lo sviluppo del ragazzo in particolare opera di sorveglianza dovrà essere espletata prioritariamente dai genitori, dagli insegnanti e dai medici che entrano in contatto abituale od occasionale con il ragazzo (Pediatra, Medico di base, specialisti del Dipartimento Materno-infantile, Ortopedici, Fisiatri) • La prevenzione dei disturbi muscolo-scheletrici in età preadolescenziale e adolescenziale non può essere ristretta esclusivamente alla “gestione” del peso dello zainetto, ma quest’ultima va inserita all’interno di programmi più completi di “educazione alla salute”, in cui l’apprendimento di corrette posture e il potenziamento delle abilità motorie dovranno essere sviluppati con determinazione e capillarità. I risultati di due ricerche italiane(ISICO) hanno evidenziato alcuni aspetti di questa problematica: più di un terzo degli scolari italiani ha sulle spalle un carico che supera il 30% del suo peso corporeo e alcuni arrivano fino al 46%, percentuali superiori a quelle che la legge consente agli adulti nei lavori pesanti un aspetto da considerare è la reazione fisica del bambino ai carichi notevoli e i possibili aspetti psicosociali anche se i risultati non possono essere considerati definitivi Il parametro soggettivo associato al mal di schiena (non alla scoliosi), è la fatica durante il trasporto dello zainetto che causa un aumento del rischio di dolore ed è correlata all’affaticamento muscolare paravertebrale; indossando lo zainetto, la posizione in avanti del collo, tipica di chi sostiene un peso sulla schiena, favorisce le contratture muscolari il problema “peso degli zainetti scolastici” è percepito maggiormente dai genitori; gli insegnanti, i ragazzi e i genitori, ognuno per la sua parte, contribuiscono a determinare il peso degli zainetti per cui è importante impostare interventi informativo/formativi che coinvolgano, in modo mirato, tutte queste figure. L’ARREDAMENTO DEVE AVERE forme e dimensioni adeguate all’età degli studenti ed al tipo di scuola. I banchi e le sedie devono essere rettangolari e di dimensioni adatte, combinabili tra loro per consentire attività di gruppo. Le superfici di lavoro devono essere spaziose e di materiale idoneo con i bordi arrotondati. I banchi dovrebbero avere dei ripiani per riporre i libri e dei ganci per appendere gli zainetti. IL BANCO ERGONOMICO DEVE AVERE: • una superficie di colore chiaro (ma non bianco) e opaca (non riflettente) • pianale inclinato che rispetti una posizione ergonomica del corpo • spigoli arrotondati • cassetto per accogliere libri, quaderni, astuccio e altre attrezzature didattiche sufficiente per tutto il materiale che generalmente un alunno porta con sé; • riduzione al minimo delle parti metalliche La postura corretta al banco di scuola • I piedi devono poggiare completamente sul pavimento o sulla barra poggia-piedi (non mettere i piedi intorno alle gambe della sedia – non sedersi in ginocchio). • Sotto al banco deve esserci spazio sufficiente per muovere le gambe. • Considerando il piano di seduta della sedia, deve esserci un spazio libero tra la parte posteriore (dietro) delle ginocchia ed il bordo anteriore (avanti) della sedia. • Le ginocchia non devono toccare la parte inferiore del piano del banco. • Gli avambracci devono poggiare sul banco con un angolo fra il braccio ed avambraccio di circa 90° gradi. • La schiena deve essere ben poggiata allo schienale della sedia e non curva sul banco. • Evitare di poggiare il gomito sul banco con il mento poggiato sulla mano. • Tenere gli oggetti che si stanno usando vicino a sé, sul piano del banco. • Non dondolare con la sedia. • È bene che la sedia non sia troppo lontana dal piano d'appoggio utilizzato. Ricordiamo che qualsiasi posizione fissa se mantenuta a lungo è scomoda, quindi cerchiamo di far cambiare spesso posizione agli allievi e ogni tanto facciamoli alzare in piedi per sgranchire i muscoli. DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE Per dispositivo di protezione individuale (DPI) si intende una qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro […] Devono essere impiegati quando i rischi non possono essere evitati o sufficientemente ridotti da: misure tecniche di prevenzione da mezzi di protezione collettiva da misure e metodi riorganizzativi del lavoro I DPI DEVONO: Essere adeguati a prevenire i rischi Essere adeguati alle condizioni esistenti sui luoghi di lavoro Tenere conto delle esigenze ergonomiche e di salute del lavoratore Poter essere adattati all’utilizzatore secondo le sue necessità In caso di rischi multipli che richiedono l’uso di piu’ DPI essere tra loro compatibili IL Datore di lavoro è responsabile dell’efficienza dei DPI e ne assicura le condizioni d’igiene, mediante: Manutenzione Riparazioni Sostituzioni PRIMA CATEGORIA D.P.I di progettazione semplice per danni fisici di lieve entità (GUANTI, OCCHIALI E VISIERE E SCARPE ANTINFORTUNISTICHE, ELMETTI E CASCHI) SECONDA CATEGORIA Non appartengono alle altre due categorie (SCARPE ANTINFORTUNISTICHE) TERZA CATEGORIA D.P.I di progettazione complessa per rischi di morte o lesione grave (APVR,CALZATURE TOTALMENTE POLIMERICHE,GUANTI E D.P.I PER CADUTE DALL’ALTO) CLASSIFICAZIONE DEI D.P.I Di occhi e viso Dell’ Dell’udito Delle vie respiratorie Della testa I D.P.I DI PROTEZIONE Delle mani e delle braccia Dell’ Dell’intero Dell’intero corpo Della pelle Del tronco e dell’ dell’addome dell’addome Dei piedi e delle gambe IL SISTEMA PUBBLICO DELLA PREVENZIONE ISPESL Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro L'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, in acronimo ISPESL, era un ente di diritto pubblico del settore della ricerca, sottoposto alla vigilanza del Ministero della Salute. Era organo tecnico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale per la ricerca, sperimentazione, controllo, consulenza, assistenza, alta formazione, informazione e documentazione in materia di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, sicurezza sul lavoro e di promozione e tutela della salute negli ambienti di vita e di lavoro. Era, altresì altresì, focal point italiano nel network informativo dell'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro Con l'art. 7 del decreto legge n. 78 del 31 maggio 2010 (convertito nella legge n. 122 del 30 luglio 2010), l'ISPESL viene soppresso e le relative funzioni, con decorrenza dal 31 maggio 2010, sono state attribuite all'INAIL. INAIL Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro L’Istituto si occupa di tutelare nel nostro Paese i lavoratori dagli infortuni per tutte quelle attività che vengono giudicate come rischiose. In Italia tutti i lavoratori dipendenti, ma anche quelli parasubordinati che prestano servizio in ambienti e luoghi di lavoro giudicati a rischio, devono essere in via obbligatoria assicurati all’Inail contro gli infortuni. Oltre a garantire la copertura dai rischi sul lavoro, l’Istituto promuove e persegue tutta una serie di finalità ed obiettivi correlati: da iniziative per la riduzione del tasso di infortuni in Italia al reinserimento nel mondo occupazionale di quei soggetti vittima di casi di infortunio sul lavoro. L’assicurazione Inail, oltre a coprire il rischio di infortunio sul lavoro, copre a livello assicurativo anche i casi di malattie contratte sul posto di lavoro, ovverosia le malattie professionali derivanti dalla svolgimento di attività lavorative di qualsiasi tipo, comprendendo ovviamente anche quelle che in gergo vengono definite come usuranti. Siamo giunti al termine… ho cercato di non annoiarvi utilizzando una metodologia ben riassunta nelle parole nel seguente proverbio cinese: “Se lo dici, dimentico se mi fai vedere, ricordo se mi coinvolgi, capisco” per l’attenzione e la partecipazione dimostrata Maria Natalini