La scarsa conoscenza dei rischi preclude la

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La scarsa conoscenza dei rischi preclude la
La scarsa conoscenza dei rischi preclude la possibilità
la possibilità di adottare le misure di
prevenzione più
prevenzione più idonee ad eliminare o ridurre le fonti di pericolo presenti in una scuola
PRINCIPALI RISCHI
DELL’ATTIVITA’ SCOLASTICA
Normalmente, in una scuola non esistono rischi
di particolare natura e/o gravità se tutte le attività
vengono eseguite adottando la dovuta diligenza
e utilizzando prudentemente le attrezzature.
Tuttavia è sempre possibile che, nonostante
tutte le precauzioni, possano verificarsi
incidenti dovuti a:
 disattenzione
 superficialità
 mancato rispetto delle regole comportamentali nell’utilizzo dei
laboratori
Nella tabella seguente si analizzano le possibili situazioni di
rischio in una scuola
LUOGO
PERSONALE
RISCHI
CONSEGUENZE
AULA
DOCENTI
ALUNNI
 postura scorretta
 scivolamenti, cadute
 cause esterne (rottura vetri
sedie, scossa elettrica etc..)
 comportamenti scorretti
AULA
DOCENTI




AULA
COLLABOR.
SCOLASTICI
 Scivolamenti – cadute
derivanti
dalla loro mansione,
 movimentazione carichi
 allergie
SCALE
CORRIDOI
TUTTI
 Cadute
 scivolamenti
 traumi, e/o lesioni
PALESTRA
ALUNNI
Legati alla pratica sportiva

LABORATORIO
INFORMATICA
ALUNNI
DOCENTI
 postura scorretta
 lavoro al VDT
 danni oculari, scosse
elettriche
 danni visivi
 danni struttura ossea
 schok elettrici
UFFICIO
SEGRETERIA
PERSONALE
ADDETTO
lavoro al VDT
arredi inadeguati
postura scorretta
rumore, stress, allergie
scosse elettriche







stress
danni da rumore
danni oculari
patologie vocali
RISCHI PER LA SICUREZZA:
 le scale, i corridoi e gli spazi comuni:
RISCHI:
- Cadute con contusioni, traumi o fratture
- Urti accidentali
CAUSE:
- Movimenti scorretti
- Pavimenti scivolosi
- Mancanza di bande antisdrucciolo nelle pedate dei
gradini
- Eccessivo affollamento
PREVENZIONE:
- Calma e cautela nel salire e scendere le scale
- Comportamenti adeguati (non correre, non
spintonarsi)
- Vigilanza da parte del personale docente e ATA,
soprattutto negli orari di entrata, di uscita e durante
l’intervallo.
 danni struttura ossea
 traumi, e/o lesioni, stress
 danni da elettrocuzione
 irritabilità, ipoacusia,
deficit visivi,
 danni a carico della laringe
etc..
 traumi, e/o lesioni,
dermatiti
traumi, e/o lesioni
danni visivi
danni struttura ossea
schok elettrici
ipoacusia
demotivazione
difficoltà relazionale
assenteismo
Le aule
Le aule
- Scivolamenti e/o cadute
RISCHI
- Igienico - ambientali
- Guasti elettrici
- incendio
CAUSE:
- Pavimenti bagnati o scivolosi
- Microclima inadeguato dovuto ad eccessivo affollamento dei locali, al
cattivo funzionamento dell’impianto di riscaldamento o alla presenza di
umidità
- Presenza di spigoli vivi nelle ante degli infissi o negli arredi
- Utilizzo imprudente di spine o prese elettriche
PREVENZIONE:
- Pulizia dei pavimenti nei tempi e nei modi adeguati
- Aerazione manuale dei locali
- Controllo del corretto funzionamento dell’impianto di riscaldamento
- Interventi di manutenzione straordinaria al fine di eliminare le cause
dell’insorgere di umidità
- Posa in opera di para spigoli negli arredi
- Controllo della regolarità delle prese e delle spine
- Installazione di rilevazione di fumo.
 La sala insegnanti e la biblioteca:
RISCHI:
- Caduta di materiale
- Ingombro di spazi
- Incendio
CAUSE:
- Sovraccarico delle scaffalature
- Concentrazione di materiale cartaceo
PREVENZIONE:
- Riordino dei libri negli appositi scaffali
- Controllo dell’usura e della tenuta delle
scaffalature e degli arredi
- Evitare carichi pesanti
- Installazione di rilevatori di fumo e
presidi antincendio appositi.
 La palestra:
RISCHI:
- Contusioni, distorsioni, traumi
- Utilizzo di attrezzature in modo non
idoneo
CAUSE:
- Disattenzione o movimenti
scoordinati
- Poca concentrazione durante lo svolgimento degli esercizi
- Utilizzo errato degli attrezzi
- Urti contro le attrezzature
PREVENZIONE:
- Seguire scrupolosamente le indicazioni degli insegnanti
- Mantenere la concentrazione durante lo svolgimento degli esercizi
- Controllo costante delle attrezzature presenti
- Mantenere le vie di fuga libere da ingombri, attrezzature, palloni,
strumenti
- Installazione di rilevatori di fumo e presidi antincendio appositi
- Utilizzo di apposita cartellonistica di sicurezza.
 I magazzini, gli archivi ed i depositi:
RISCHI:
- Igienico - ambientali
- Caduta di materiali
- Ingombro di spazi
- Incendio
CAUSE:
- Presenza di umidità, muffe, polveri
- Sovraccarico delle scaffalature
- Concentrazione presenza di materiale cartaceo
- Possibilità di corto circuito e presenza di materiale infiammabile
PREVENZIONE:
- Collocazione delle diverse categorie merceologiche in ambienti separati e su
scaffalature metalliche
- Tenere ben aerati ed asciutti i locali mediante interventi di manutenzione
straordinaria atti ad eliminare le cause di umidità e muffe
- Tenere i prodotti chimici (detersivi, disinfettanti, disinfestanti) o comunque
liquidi infiammabili in un apposito locale ed in appositi armadi chiusi a chiave
- Controllo dell’usura e della tenuta delle scaffalature e degli arredi
- Evitare carichi pesanti
- Mantenere le vie di fuga libere da ingombri
‐ Controllo e manutenzione periodica dei locali e dell’impianto elettrico
- Installazione di rilevatori di fumo e presidi antincendio appositi
- Collocazione di appositi cartelli indicanti il carico massimo ammissibile sulle
scaffalature.
 Il laboratorio d’informatica:
RISCHI:
- Guasti elettrici
- Affaticamento visivo e muscolare
- Incendio
CAUSE:
- Presenza di numerose spine e prese multiple
- Riflessi sullo schermo
- Assunzione di posture scorrette
- Presenza di materiale altamente infiammabile.
PREVENZIONE:
- Gli alunni devono attenersi scrupolosamente alle indicazioni del docente
per quanto riguarda l’uso dei PC
- Controllo e manutenzione periodica dell’impianto elettrico
- Pulizia e controllo costante delle macchine
- Assumere una postura corretta (piedi ben appoggiati al pavimento, schiena
poggiata allo schienale e avambracci poggiati al piano di lavoro)
- Effettuare un riposo o cambiamento di attività di almeno 15 minuti dopo
l’eventuale uso di videoterminali protratto per due ore
- Installazione di rilevatori di fumo e presidi antincendio appositi
- Alla chiusura dei laboratori, interrompere l’erogazione di corrente elettrica
disattivando l’interruttore generale
- Utilizzo di apposita cartellonistica di sicurezza
 Gli spogliatoi ed i servizi igienici:
RISCHI:
- Scivolamento
- Trasmissione batterica
- Igienico – ambientali
- Guasti elettrici
CAUSE:
- Pavimenti bagnati
- Igiene e pulizia inadeguate dei locali
- Presenza di umidità
PREVENZIONE:
- Pulizia dei pavimenti nei tempi e nei
modi adeguati
- Pulizia costante dei sanitari, delle
maniglie delle porte e degli interruttori
- Frequente ricambio dell’aria
- Controllo periodico dell’impianto elettrico
- Non sostare a lungo ed evitare
l’affollamento
 La centrale termica:
RISCHI:
- Incendi
- Esplosioni
CAUSE:
- Impianto elettrico non a norma o guasto
- Presenza di materiali infiammabili
- Fughe di gas.
PREVENZIONE:
- Controllo periodico dell’impianto elettrico
- Manutenzione periodica e certificata della
caldaia
- Installazione di rilevatori di fumo e presidi
antincendio
appositi
- Utilizzo di apposita cartellonistica di sicurezza.
RISCHI PER LA SALUTE:
Prima di movimentare qualsiasi
oggetto pesante ricordarsi di:
 Il peso massimo
movimentabile manualmente
da un solo lavoratore è indicato
in 30 Kg
 Afferrare bene il carico prima
di sollevarlo
 Effettuare spostamenti graduali
partendo dalla
posizione a ginocchia flesse
 Operare spostando i carichi in
modo simmetrico se si
devono trasportare due pesi
contemporaneamente
 Tenere le gambe in modo che
l’apertura crei una base
di ancoraggio più ampia
La movimentazione manuale
dei carichi:
 Sollevare il carico flettendo le ginocchia e mantenendo la schiena in
posizione retta
 Mantenere il carico in posizione prossima al corpo
 Non caricare nulla sulla spalla
 Nel movimentare il carico da un punto ad un altro non torcere il
busto, ma spostare le gambe
 Appoggiare la schiena al mobile e far forza sulle gambe se si devono
spostare armadi
 Utilizzare quanto più possibile ogni mezzo meccanico
utile e rispettare la portata massima degli stessi per movimentare i pesi
 Mantenere nel trasporto dei pesi la colonna dritta ed evitare di
ruotare il corpo
 Conservare i pesi più pesanti sui ripiani a portata di mano al fine di
evitare sforzi.
UTILIZZO DI VIDEOTERMINALI
La postazione deve rispondere a requisiti precisi in termini di
attrezzature e della loro collocazione rispetto alle caratteristiche
dell’ambiente.
Il posto di lavoro è l’insieme che comprende
le attrezzature munite di videoterminale,
eventualmente con tastiera ovvero altro sistema di
immissione dati, incluso il mouse, il software
per l’interfaccia uomo – macchina, gli accessori
opzionali, le apparecchiature connesse,
comprendenti l’unità a dischi, il telefono,
il modem, la stampante, il supporto
per i documenti, la sedia, il piano di lavoro,
Nonché l’ambiente di lavoro immediatamente
circostante.
Il lavoratore soggetto a rischio VDT è colui
che utilizza un’attrezzatura munita di
videoterminali in modo sistematico o
abituale per 20 ore settimanali, dedotte le
interruzioni previste dall’art. 175 del D. Lgs. 81/2008.
All’atto della valutazione del
rischio il datore di lavoro
analizza le postazioni di
lavoro con particolare
riferimento a:
 Rischi per la vista e per gli
occhi
 Problemi nella postura e
per l’affaticamento visivo e
mentale
 Condizioni ergonomiche
e di igiene ambientale
Il lavoratore ha diritto ad
un’interruzione della sua attività
mediante opportune pause di
15 minuti ogni 2 ore di
applicazione
continuativa al videoterminale.
L’art. 176 stabilisce che i
lavoratori siano sottoposti
alla sorveglianza sanitaria
con particolare riferimento a:
 Rischi per la vista e per gli
occhi
 Rischi per l’apparato
muscolo scheletrico.
Le visite devono essere ripetute
con periodicità biennale per i
lavoratori che abbiano compiuto
i 50 anni di età, quinquennale
se di età inferiore.
Ai fini della prevenzione è pertanto necessario:
• progettare ergonomicamente il posto di lavoro con una corretta
scelta degli arredi e dei videoterminali
• organizzare correttamente il lavoro, rispettando le pause ed
evitando di mantenere una posizione inalterata per tempi prolungati, la
digitazione rapida e l’uso del mouse per lunghi periodi.
È poi importante:
• avere a disposizione un videoterminale moderno e appropriato
nonché arredi regolabili in base alle dimensioni corporee dell’operatore
• avere un piano di lavoro con spazio sufficiente per l’appoggio degli
avambracci e per la corretta collocazione dello schermo, della tastiera e
del mouse
• allestire il posto di lavoro in modo ottimale in funzione delle
dimensioni corporee dell’operatore (altezza del sedile, del piano di
lavoro e posizione dello schermo);
• usare occhiali appropriati per correggere eventuali difetti di vista;
• fare pause per rilassarsi;
• alternare spesso al lavoro al videoterminale attività lavorative in
posizione eretta.
In alcuni casi può essere utile disporre di accessori ergonomici come
i poggiapiedi o i poggiapolsi per l’uso di tastiera e mouse o di accessori
che consentano di lavorare anche in piedi.
• Stress lavoro-correlato,
secondo accordo europeo 8 ottobre 2004
I “NUOVI” RISCHI
• Rischi riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza,
secondo il D.Lgs. 151/2001
Riconoscimento delle mansioni vietate
Verifica dei rischi per la gestante anche per le mansioni non
vietate (adozione di precauzioni o spostamento o astensione
anticipata)
• Rischi connessi alle differenze di genere
Garantire pari opportunità
Rischi da molestie
• Rischi connessi alle differenze di età
Allievi giovanissimi (ridotta percezione del rischio, custodia,
sorveglianza)
Maturi di età superiore ai 55 anni
• Rischi connessi alle differenze di provenienza da altri
Paesi
Difficoltà linguistiche (anche connesse all’in-formazione sulla
sicurezza)
Differenze culturali e religiose (clima d’aula)
RISCHI PSICOSOCIALI
E
STRESS LAVORO
CORRELATO
star bene o male a scuola…
ai sensi del D.Lgs 81/2008
Articolo 37, comma 1, lettera b
In ogni vita ci sono delle
difficoltà per cui non siamo
preparati.
Leggete, imparate e siate
pronti per la vita e la
guarigione
(Bernard S. Siegel)
STRESS ED EQUILIBRIO
Entro un certo limite lo stress è la forza
necessaria ad affrontare le situazioni,
aiuta le persone a sentirsi vive ed a
migliorarsi
UNA BUONA QUALITÀ DELLA VITA SI
HA MANTENENDO IL NOSTRO
ORGANISMO
E LA NOSTRA MENTE ENTRO UNA
TENSIONE OTTIMALE
Cos’è lo stress ?
alcune definizioni
Lo stress dovuto al lavoro può essere definito come un insieme di
reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifesta quando le richieste
poste dal lavoro non sono commisurate alle capacità, risorse o esigenze
del lavoratore. Lo stress connesso al lavoro può influire negativamente
sulle condizioni di salute e provocare persino infortuni
(NIOSH, Stress at work, 1999)
È uno stato caratterizzato da livelli elevati di eccitazione e ansia, spesso
accompagnati da senso di inadeguatezza.
(Commissione Europea, Guida allo stress legato all’attività
lavorativa, 1999)
Lo stress, potenzialmente, può colpire in qualunque luogo di lavoro
e qualunque lavoratore, a prescindere dalla dimensione dell’azienda,
dal campo di attività, dal tipo di contratto o di rapporto di lavoro.
(Accordo Europeo sullo stress sul lavoro 8 ottobre 2004)
EUSTRESS E DISTRESS
Eustress (condizione di stress positivo):
quando le pressioni che agiscono su di noi
rientrano all'interno di un limite tollerabile
Distress (condizione di stress negativo):
quando le sollecitazioni sono troppo intense e
prolungate ed eccedono la capacità di risposta
oppure
quando le sollecitazioni sono troppo povere,
fanno sperimentare noia e monotonia, inibendo
la normale attività psicobiologica dell'organismo
ACCORDO EUROPEO IN TEMA DI STRESS DA LAVORO
DELL’8/10/2004
«Lo stress è uno stato, che si accompagna a malessere e disfunzioni
fisiche, psicologiche o sociali e che consegue dal fatto che le persone
non si sentono in grado di superare i gap rispetto alle richieste
richieste o alle
attese nei loro confronti»
confronti»
Alcuni Indicatori suggeriti dall’Accordo Europeo:
 alto assenteismo
 elevata rotazione del personale
 conflitti interpersonali
 lamentele frequenti da parte dei lavoratori
Alcuni elementi di “analisi/misura” suggerite dall’Accordo Europeo
 dell’organizzazione e i processi di lavoro
 delle condizioni e l’ambiente di lavoro
 della comunicazione
 dei fattori soggettivi
Alcune cause indicate dalla letteratura medica:
 ripetuti mutamenti di turno
 lavoro notturno
 prestazione di attività lavorativa in emergenza
 lavoro ripetitivo
Lo stress non è una malattia
ma una situazione di prolungata
tensione che può ridurre
l’efficienza sul lavoro e può
determinare un cattivo stato di
salute.
Non tutte le
manifestazioni di
stress sul lavoro possono
essere considerate come
stress lavoro-correlato
Anche lo stress che ha
origine fuori dall’ambito
di lavoro può condurre a
cambiamenti nel
comportamento
e ad una ridotta efficienza
sul lavoro
Ma … è bene ricordare che la
sfera privata non è di
pertinenza
del datore di lavoro
che può intervenire
esclusivamente:
1)sull’
1)sull’organizzazione del
lavoro
2)sull’
2)sull’ambiente lavorativo
NELL’
NELL’UNIONE EUROPEA,
EUROPEA lo stress legato
all’attività lavorativa è il secondo
problema di salute più comune nel
mondo del lavoro,
dopo i dolori alla schiena, che colpisce
quasi un lavoratore su tre.
sono 40 milioni i lavoratori che ogni anno accusano disturbi
correlabili allo stress
il conseguente costo sociale ammonta a 20 miliardi di euro
il 50% di questi lavoratori ritiene che la causa principale
sia la pressione temporale (troppo da fare in poco tempo)
oltre il 30% ritiene che la causa principale sia il mancato
controllo sul compito
il 23% attribuisce allo stress frequenti sintomi di stanchezza
generalizzata (senza causa apparente e ancor prima di
iniziare la giornata lavorativa)
LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO STRESS LAVORO‐CORRELATO VA ESEGUITA RISPETTANDO LE STESSE PROCEDURE E GLI STESSI PROCESSI UTILIZZATI PER LA VALUTAZIONE DEI RISCHI PRESENTI SUL LUOGO DI LAVORO:
 IDENTIFICAZIONE delle fonti di stress
 ADOZIONE di misure per l’eliminazione,  RIDUZIONE e prevenzione dei rischi  COMUNICAZIONE dei risultati della valutazione
 MONITORAGGIO e revisione periodica
COS’ È ILBURNOUT (D.M.P) ?
Il termine burnout (letteralmente,
“scoppiato”, “bruciato”, “esaurito” )
compare per la prima volta negli anni
Trenta nel gergo dell’atletica
professionale e indica il fenomeno per il
quale un atleta, dopo alcuni anni di
successi, si esaurisce e non è più capace
di dare nulla dal punto di vista agonistico.
A partire dagli anni Settanta venne
introdotto negli Stati Uniti in riferimento
all’ambito lavorativo, in relazione agli
operatori dei servizi sociali, alle
cosiddette “professioni di aiuto”, le
helping profession.
Queste categorie di lavoratori, infatti,
dopo mesi di impegno e
dedizione per gli altri si sentono bruciati,
hanno un crollo morale dovuto proprio
ad un sovraccarico di stress cronico che
deriva dall’interazione con le persone che
dovrebbero aiutare (stress occupazionale)
SINDROME DEL BURNOUT
Affaticamento fisico ed emotivo
Atteggiamento distaccato e apatico
nei rapporti interpersonali
(studenti,colleghi)
Sentimento di frustrazione dovuto
alla mancata realizzazione delle proprie
aspettative
Quattro gli aspetti peculiari che rappresentano il CUORE DELLA
SINDROME:
1.ESAURIMENTO: l’individuo si sente completamente sfinito dal
punto di vista emozionale, senza più le forze per ricominciare, si
percepisce come inutile e cercherà il minimo contatto con la gente.
2. SPERSONALIZZAZIONE: lo sviluppo dei sentimenti negativi
verso gli altri avanza a tal punto da considerare negativamente
anche se stesso, iniziando a diventare freddi e indifferenti e provando
sensi di colpa per come stanno trattando gli altri
3. RIDOTTA REALIZZAZIONE PERSONALE SUL LAVORO: si
sentono falliti e cercano di rimediare rivolgendosi a psicoterapeuti o
cambiano lavoro.
Più recentemente, nell’ormai ampia letteratura in merito, è stata
descritta una quarta caratteristica:
4) LA PERDITA DELLA CAPACITÀ DEL CONTROLLO (smarrimento
cioè di quel senso critico che consente di attribuire all’esperienza
lavorativa la giusta dimensione): la professione finisce per assumere
un’importanza smisurata nell’ambito della vita di relazione e l’individuo
non riesce a "staccare" mentalmente tendendo a lasciarsi andare anche
a reazioni emotive, impulsive e violente.
LO STUDIO GETSEMANI
: studio sul rapporto tra le professioni,
in particolare l’insegnamento, e le patologie psichiatriche, coordinato dal
medico Vittorio LODOLO D’ORIA
"Nell'Orto degli Ulivi un Maestro
in preda a tristezza e angoscia.
I suoi discepoli, diversi per
provenienza e cultura,
disorientati e stanchi.
La comunità ostile.
Le istituzioni contro.
Un lungo avvenire davanti."
Perché
Perché “Getsemani”
Getsemani”?
Molti insegnanti si sentono soli e abbandonati dalle istituzioni, dagli
“studenti-discepoli” e dalla comunità e diventano così preda della
tristezza e dell’angoscia. Da qui il parallelismo con l’episodio di Gesù –
maestro per eccellenza - nell’orto del Getsemani.
Spesso la loro condizione di disagio psico-fisico non viene riconosciuta dal
medico come risultante dello stress professionale.
A questo subentra disistima, isolamento, vergogna e sfiducia che attivano
reazioni di adattamento negative (bere, fumare, pasticciarsi con psicofarmaci).
Lo studio Getsemani, rappresenta nel nostro Paese l’analisi forse più
conosciuta del problema burnout tra la classe docente italiana e merita
di essere conosciuta.
Lo studio parte dall'analisi degli accertamenti sanitari per l'inabilità al
lavoro, svolta dai Collegi Medici della ASL Città di Milano nel periodo
1/92 - 12/01 per un totale di 3.049 casi clinici.
Opera un confronto tra quattro macrocategorie professionali di
dipendenti dell'Amministrazione Pubblica (insegnanti, impiegati,
personale sanitario, operatori).
In controtendenza con gli stereotipi diffusi nell'opinione pubblica (gli
insegnanti lavorano solo al mattino, non hanno motivi per essere
stressati, hanno tre mesi di vacanze e altri privilegi….), i risultati
dimostrano che la categoria è soggetta a una frequenza di
patologie psichiatriche molto elevata.
Getsemani approfondisce inoltre cause, fattori predisponenti,
reazioni di adattamento individuale, aspetti sociali, ipotesi d'intervento
nella classe docente, stratificata per livello d'insegnamento (scuola
materna, elementare, media, superiore).
Lo studio GETSEMANI: risultati
INSEGNANTI (n.696) patologie psichiatriche
nel 49,2%
IMPIEGATI (n.595) patologie psichiatriche
nel 34,9%
SANITARI (n.418) patologie psichiatriche nel
26, 5% degli accertamenti d’inabilità al lavoro
OPERATORI (n.1340) patologie psichiatriche
nel 15,7%
LO STRESS NEI DOCENTI: una piramide a tre strati
Isolamento
PATOLOGIA
PSICHIATRICA
Esclusione/
Espulsione sociale
Imbarazzo - Regressive
BURNOUT
Supporto Sociale
Recupero/
Reinserimento
Bassa capacità
reattiva individuale
Eustress
Alta capacità
reattiva individuale
Normalità
Tra la scuola pubblica e privata si contano circa un milione di
insegnanti rappresentabili come un’unica piramide suddivisa in tre
strati a seconda delle condizioni di salute psicofisica individuale:
1) LA BASE DELLA PIRAMIDE:
vi si trovano coloro che sono in buona salute.
Ci si dovrà occupare di prevenzione e salvaguardare il benessere
psicofisico di chi esercita la professione
Formare gli insegnanti in modo completo senza tralasciare di metterli in
guardia sugli effetti collaterali della loro professione.
Successivamente occorrerà mettere in grado i docenti di gestire le proprie
energie e di auto-valutare le proprie condizioni psicofisiche, monitorandole
nel tempo, attraverso le necessarie capacità di critica e giudizio. Non è
certamente da escludere un coinvolgimento dei mass-media per cercare
quantomeno di ridurre i dannosi stereotipi sulla professione insegnante e
restituire maggior dignità alla categoria.
2) LO STRATO INTERMEDIO:
INTERMEDIO
popolato da coloro che sono in una situazione di burnout.
Andrà predisposto quello che gli anglosassoni chiamano social support che
consiste nella creazione di strutture psicologiche di ascolto, informazione,
condivisione.
L’obiettivo di tale iniziativa consiste nell’evitare all’insegnante in difficoltà quei
sentimenti di vergogna ed isolamento tipici dell’individuo che si trova ad
attraversare questa fase transitoria. Infatti, se non individuata per tempo, la
situazione può degenerare velocemente verso la patologia mentale e la rapida
perdita delle capacità di critica e giudizio, con la conseguente esclusione
sociale.
3) L’
L’APICE:
composto da coloro che sono vittime di una psicopatologia.
Si dovrà pensare, insieme al mondo medico-scientifico, ad identificarli,
agganciarli e curarli, affinché non arrechino danni a se stessi e all’utenza. Il
tutto dovrà tendere a perseguire la guarigione dell’individuo, con l’obiettivo
finale di favorire, dove ve ne siano i presupposti, il reinserimento lavorativo
e sociale del soggetto.
I FATTORI PROFESSIONALI USURANTI
La categoria degli insegnanti è sottoposta a numerosi stress di tipo
professionale.
La loro natura, sia in generale che con specifico riferimento allo scenario
scolastico italiano, può essere ricondotta ad alcuni fattori riguardanti:
1) LA PECULIARITÀ
PECULIARITÀ DELLA
PROFESSIONE: LE RELAZIONI
 rapporto con studenti e genitori
 classi numerose
 situazione di precariato
 conflittualità tra colleghi
 costante necessità aggiornamento
2) LA TRASFORMAZIONE DELLA
SOCIETÀ
SOCIETÀ VERSO UNO STILE DI
VITA SEMPRE PIÙ
PIÙ MULTIETNICO
E MULTICULTURALE
 crescita del numero di studenti
extracomunitari e degli interscambi
culturali come effetti della
globalizzazione
3) IL CONTINUO EVOLVERSI
DELLA PERCEZIONE DEI VALORI
SOCIALI
 nuove politiche a favore dell’HC con
inserimento di alunni disabili nelle
classi
 delega educativa da parte della
famiglia a fronte dell’assenza di
genitori-lavoratori o di famiglie
monoparentali
5) IL SUSSEGUIRSI
CONTINUO DI RIFORME
autonomia scolastica
innalzamento della scuola
dell’obbligo
ingresso nel mondo della
scuola anticipato all’età di
cinque anni e mezzo
4) L’
L’EVOLUZIONE
SCIENTIFICA
 avvento dell’era informatica e
delle nuove tecnologie di
comunicazione elettronica
6) MAGGIOR PARTECIPAZIONE DEGLI
STUDENTI ALLE DECISIONI
conseguente livellamento dei ruoli con i docenti
 decreti delegati del ‘74
Statuto degli studenti/studentesse del DPR 239/98
7) IL PASSAGGIO CRITICO DALL’
DALL’INDIVIDUALISMO AL
LAVORO IN ÈQUIPE
scomparsa dell’insegnante unico
Insegnamento basato su pluralità di docenti
8) L’INADEGUATO RUOLO ISTITUZIONALE
ATTRIBUITO/RICONOSCIUTO ALLA
PROFESSIONE
 retribuzione insoddisfacente
risorse sempre più carenti
Precarietà
mobilità
 scarsa considerazione da parte dell’opinione
pubblica.etc
LE CONSEGUENZE
COME SI PUÒ PREVENIRE?
Cosa può fare allora un insegnante per evitare di essere
colpito da burnout? Come per ogni altra patologia, occorre
ricordare che “prevenire è meglio che curare”
curare”.
Le possibili strategie di prevenzione possono essere attuate su
più piani: individuale, organizzativo, istituzionale.
SUL PIANO INDIVIDUALE,
INDIVIDUALE i cambiamenti possono essere messi
in atto dal singolo insegnante. Tali strategie rappresentano tutte
quelle azioni che, messe in atto in condizioni di stress, aiutano a
fronteggiarlo.
Solo a titolo di esempio, è meglio:
 programmare il lavoro in modo scrupoloso per tutta la
settimana onde evitare di essere colti impreparati e dover affrontare
situazioni di incertezza
 cercare un po’
po’ di relax dopo il lavoro (concedendosi uno
sport, una passeggiata o un po’ di tempo da dedicare all’hobby
preferito, una chiacchierata con amici, la lettura di un buon libro)
 leggere alcuni aspetti legati al lavoro anche in chiave umoristica
 dimenticare il lavoro alla fine della giornata.
SUL PIANO ORGANIZZATIVO,
ORGANIZZATIVO gli
insegnanti possono cercare di attuare
alcune strategie direttamente
nell’ambito lavorativo.
Come si dice “è più facile
ristrutturare un ruolo che
ristrutturare il carattere sia
dell’individuo che della società”.
Sicuramente un docente non può
diminuire il numero degli alunni per
classe, ma può dare suggerimenti di
tipo organizzativo, che migliorino le
condizioni di lavoro. Tali suggerimenti
possono poi essere spesi in diversi
ambiti: dalla programmazione delle
attività curriculari al turn over degli
insegnanti.
Tutto ciò ovviamente presuppone una
grande attenzione al livello della
comunicazione all’interno dello staff di
direzione.
SUL PIANO ISTITUZIONALE,
ISTITUZIONALE le strategie necessarie per evitare il
burnout degli insegnanti sono quelle di tipo “sociologico”.
Mi riferisco, ad esempio, alla possibilità per i docenti di usufruire di un
“polo di ascolto”
ascolto” collocato anche all’interno della scuola.
Ci si potrebbe avvalere della figura di uno psicologo scolastico, al quale
chiedere uno spazio da dedicare anche agli insegnanti.
Tutto questo naturalmente presuppone che la stessa Istituzione
scolastica riconosca il burnout come una sindrome che può colpire il
corpo docente e che, di conseguenza, organizzi non solo alcuni incontri
per spiegarlo, ma fornisca anche i mezzi e le strategie per evitarlo ed
eventualmente fronteggiarlo.
Come insegnante mi viene spontaneo questo suggerimento: se non è
l’istituzione a trattare spontaneamente l’argomento, perché non siamo
noi a proporlo al primo Collegio docenti dell’anno scolastico?
In fondo, il lavoro che siamo chiamati a svolgere non è solo di
tipo educativo e didattico: il nostro scopo è anche quello di
creare una situazione di benessere ai nostri alunni e di
conseguenza alle loro famiglie.
Proviamo allora a partire dal semplice presupposto che solo curando il
benessere personale e professionale abbiamo qualche chance di
raggiungere l’obiettivo più
più importante della nostra mission e cioè
cioè
lo “star bene”
bene” a scuola.
IL RISCHIO CHIMICO A SCUOLA
Il rischio di natura chimica è un rischio igienicoigienicoambientale dovuto alla presenza di agenti chimici.
E' legato essenzialmente alla mancata cognizione della
pericolosità di ciò che si utilizza durante le lavorazioni e/o
attività di laboratorio.
Ogni sostanza o preparato può essere tossica per
l'uomo quando causa danni organici e/o funzionali.
La sostanza tossica può presentarsi sotto diverse forme
(gas, polveri, vapori, ecc.)
e può causare danni all'organismo venendo inalata attraverso le
vie respiratorie, per contatto cutaneo, per ingestione, ecc.
RISCHI
Le vie attraverso le quali gli agenti chimici si possono introdurre
nell'organismo sono tre:
a. inalazione
b. penetrazione attraverso la cute o le mucose
c. ingestione
Per classificare, ai fini della pericolosità
pericolosità, le sostanze e i preparati si
considerano gli effetti fisici e gli effetti biologici.
Le sostanze pericolose sono suddivise nelle seguenti classi di pericolo
pericolo
in funzione della loro potenzialità
potenzialità:
Esplosive (E)
Comburenti (O)
Altamente infiammabili (F+) Facilmente infiammabili (F)
Infiammabili
Molto tossici (T+) Tossici (T)
Nocivi (Xn)
Corrosivi (C)
Irritanti (Xi)
Sensibilizzanti
Pericolosi per l’ambiente (N)
Cancerogeni
Teratogeni
Mutagene
OCCHIO ALL’
ALL’ETICHETTA
Leggere sempre l’
l’etichetta prima di utilizzare un prodotto
chimico
Non farlo significa ignorare i rischi che si corrono
Non travasare sostanze in contenitori diversi dagli originali
Se devi farlo, ricordati di bonificare prima accuratamente il nuovo
contenitore, togliendo, se presente, la vecchia etichetta ed
etichettandolo di nuovo
Verifica che tutti i materiali pericolosi siano propriamente
etichettati
Se non sei sicuro di cosa contiene un contenitore, evita di usarne
il contenuto e avverti il tuo superiore.
Il produttore deve fornire alla ditta acquirente delle
confezioni della sostanza o del preparato regolarmente
etichettato una scheda di sicurezza della sostanza o
del preparato.
Sull’
Sull’etichetta devono essere riportate
nome commerciale del preparato
dati del fabbricante, importatore o distributore
nome chimico dei componenti più significativi, dal punto
di vista tossicologico
simbolo grafico del pericolo
frasi di rischio (frasi R)
consigli di prudenza (frasi S)
quantita
NORME DI COMPORTAMENTO DURANTE L’
L’IMPIEGO DI
AGENTI CHIMICI
 analizzare con attenzione la scheda di sicurezza che
accompagna l'agente chimico in uso
 tenere aperti i recipienti contenenti prodotti pericolosi solo per il
tempo strettamente necessario
 osservare le indicazioni riportate sulle etichette
 evitare il travaso di prodotti pericolosi in contenitori non idonei,
privi di indicazioni sul contenuto
È inoltre necessario osservare alcune fondamentali norme di
difesa contro gas, fumi, polveri, vapori nocivi
 verificare che gli impianti di aspirazione e ventilazione siano in
funzione
 evitare di porsi in corrispondenza del flusso di gas, fumi, polveri
e vapori determinato dagli impianti di aspirazione
IL RISCHIO BIOLOGICO
Nelle scuole il rischio biologico è
prevalentemente di
natura infettiva:
il rischio di allergie o
intossicazioni è, infatti,
sovrapponibile a quello della
popolazione generale.
L’esposizione agli agenti
biologici è prevalentemente
inalatoria o avviene per contatto
con superfici e oggetti
contaminati.
Le scuole sono annoverate tra i
cosiddetti “ambienti indoor”
(ambienti confinati di vita
e di lavoro).
In esse si svolgono sia attività
didattiche in aula, in palestra,
e/o in laboratorio,
sia attività amministrative.
FONTI DI PERICOLO BIOLOGICO
1)Cattivo stato di manutenzione e igiene dell’edificio
2)Inadeguate ventilazione degli ambienti e
manutenzione di apparecchiature e impianti (ad es.
impianti di condizionamento e impianti idrici)
3) arredi e tendaggi
Per il tipo di attività svolta, in ambienti promiscui e
densamente occupati, il rischio biologico nelle
scuole è legato anche alla presenza di coloro che vi
studiano o lavorano
(insegnanti, studenti, operatori e collaboratori scolastici)
ed è principalmente di natura infettiva (da batteri e
virus).
A ciò si aggiunge il rischio di contrarre parassitosi,
quali pediculosi e scabbia e il rischio allergico (da pollini,
acari della polvere, muffe, ecc.).
Fonti di pericolo specifiche per alcuni istituti (ad indirizzo
microbiologico o agrario) possono essere le colture
microbiologiche, le sostanze o i prodotti vegetali e
animali, ecc.
PREVENZIONE E PROTEZIONE
• Manutenzione periodica dell’edificio scolastico, degli impianti
idrici e di condizionamento
• Idoneo dimensionamento delle aule in relazione
al numero di studenti (evitare sovraffollamento)
• Benessere microclimatico
(temperatura, umidità relativa, ventilazione idonee)
• Adeguate e corrette procedure di pulizia
degli ambienti e dei servizi igienici con utilizzo
di guanti e indumenti protettivi mascherine in
caso di soggetti allergici
• Vaccinoprofilassi per insegnanti e studenti
• Sorveglianza sanitaria dei soggetti esposti
• Controlli periodici delle condizioni igienico-sanitarie dei locali,
inclusi controlli della qualità dell’aria indoor e delle superfici
• Formazione e sensibilizzazione del personale docente e non
docente, degli allievi e delle famiglie in materia di rischio biologico
L’ergonomia a scuola
Il termine “Ergonomia”
Ergonomia” deriva dalle parole greche “ergon”
ergon” (lavoro) e
“nomos”
nomos” (legge).
Obiettivo dell’ergonomia è quello di migliorare un ambiente
attraverso un uso diverso delle tecnologie già presenti oppure
l’introduzione di nuove tecnologie.
La ricerca scientifica ha dimostrato che alcuni problemi legati alla
sicurezza e alla salute sono risolvibili grazie al contributo
dell’ergonomia, tanto che sono stati emessi numerosi standard normativi
atti a formalizzare i principi di tale disciplina.
Tali standard sono approvati da organismi riconosciuti
a livello internazionale e nazionale come l’ISO (International Standardization
Organization), il CEN (Comitè Europèen de Normalisation) e l’UNI (Ente
Nazionale Italiano di Unificazione) e hanno l’obiettivo di descrivere le
caratteristiche di prodotti e sistemi in relazione a valori limite, regole di
classificazione e criteri di progettazione e/o esecuzione, fornendo le direttive
utili alla realizzazione di impianti ed artefatti tecnicamente corretti,in
sicurezza e standardizzati.
Il primo interesse per
l’ergonomia nelle scuole risale al
1983 quando in una relazione al
Ministero della Pubblica Istruzione
vengono evidenziate le
caratteristiche che un banco di
scuola deve avere per non
danneggiare le condizioni di salute
dell’alunno
(soprattutto la colonna vertebrale ma
anche la vista, le funzioni respiratorie
e quelle circolatorie).
Non sempre però vi è la possibilità di intervenire sulle
tecnologie a causa della scarsità di risorse
e strumenti adatti per la riprogettazione di un ambiente.
In particolare nell’ambito del contesto scolastico sotto il
profilo ergonomico vi possono essere notevoli criticità
soprattutto a causa degli arredi (banchi, sedie, banconi di
laboratorio, accessori, etc.) che molto spesso si discostano
dagli standard di qualità proposti dalla normativa.
LO ZAINETTO
Secondo la relazione clinico-scientifica dell’Istituto Scientifico Italiano Colonna Vertebrale
(ISICO), il trasporto dello zainetto è la condizione di carico quotidiano della
colonna vertebrale più tipica negli alunni e possiamo parlare di carico
“occupazionale” in quanto la scuola viene definita come ambiente di lavoro.
La maggior parte degli studi scientifici in merito sembrano dimostrare che esiste una
relazione tra mal di schiena e il trasporto dello zainetto anche se alcuni risultati risultano
contraddittori.
Secondo il Parere del
Consiglio Superiore di
Sanità
Sanità, definito nella
seduta del 14 dicembre
1994, il peso di cartelle e
zainetti trasportati dagli
scolari, non ha
ripercussioni
sull’
sull’accrescimento
della colonna vertebrale.
“Le deformità vertebrali sono un’entità nosologica geneticamente determinata, sulla quale
l’applicazione per periodi limitati di carichi, quali libri scolastici, non ha influenza patogenetica.
È possibile in via teorica, precauzionale, permettere, previo parere specialistico, ai (soggetti
con deformità maggiori evolutive l’astensione da carichi che superino i 15 kg per periodi
prolungati” Parere del Consiglio Superiore di Sanità sessione XLII – sezione III seduta del
14 dicembre 1994).
il Consiglio Superiore di Sanità ha sottolineato la necessità, a scopo
prevalentemente prudenziale, di seguire le seguenti raccomandazioni
• Il peso dello zaino non deve superare un “range” tra il 10 e il 15% del peso
corporeo. Il “range” non può essere interpretato in senso rigido e vincolante perché
andranno considerate altre variabili come: la configurazione fisica dello scolaro con
particolare riguardo alla massa muscolare e alla struttura scheletrica, il tempo e lo spazio di
percorrenza con il carico dello zainetto
• Il superamento modico e occasionale del limite massimo del “range”, può essere
considerato tollerabile ove il percorso sia relativamente breve e la struttura muscoloscheletrica possa essere riconducibile a costituzione robusta
• Al contrario, in soggetti di costituzione gracile e con scarsa massa muscolare,
soprattutto se obbligati a percorrere lunghi tragitti, andrà incoraggiato il rispetto del
“range” raccomandato
• Pertanto, le variabili di cui sopra dovranno essere concretamente valutate caso
per caso da tutti coloro che interagiscono con lo sviluppo del ragazzo in particolare opera
di sorveglianza dovrà essere espletata prioritariamente dai genitori, dagli insegnanti e dai
medici che entrano in contatto abituale od occasionale con il ragazzo (Pediatra, Medico di
base, specialisti del Dipartimento Materno-infantile, Ortopedici, Fisiatri)
• La prevenzione dei disturbi muscolo-scheletrici in età preadolescenziale e
adolescenziale non può essere ristretta esclusivamente alla “gestione” del peso dello
zainetto, ma quest’ultima va inserita all’interno di programmi più completi di “educazione
alla salute”, in cui l’apprendimento di corrette posture e il potenziamento delle abilità
motorie dovranno essere sviluppati con determinazione e capillarità.
I risultati di due ricerche italiane(ISICO) hanno evidenziato alcuni aspetti di
questa problematica:
 più di un terzo degli scolari italiani ha sulle spalle un carico che
supera il 30% del suo peso corporeo e alcuni arrivano fino al 46%,
percentuali superiori a quelle che la legge consente agli adulti nei lavori
pesanti
 un aspetto da considerare è la reazione fisica del bambino ai carichi
notevoli e i possibili aspetti psicosociali anche se i risultati non possono
essere considerati definitivi
Il parametro soggettivo associato al mal di schiena (non alla scoliosi), è la
fatica durante il trasporto dello zainetto che causa un aumento del
rischio di dolore ed è correlata all’affaticamento muscolare paravertebrale;
 indossando lo zainetto, la posizione in avanti del collo, tipica di chi
sostiene un peso sulla schiena, favorisce le contratture muscolari
 il problema “peso degli zainetti scolastici” è percepito maggiormente
dai genitori;
 gli insegnanti, i ragazzi e i genitori, ognuno per la sua parte,
contribuiscono a determinare il peso degli zainetti per cui è importante
impostare interventi informativo/formativi che coinvolgano, in modo mirato,
tutte queste figure.
L’ARREDAMENTO DEVE AVERE forme e
dimensioni adeguate all’età degli studenti
ed al tipo di scuola.
I banchi e le sedie devono essere rettangolari
e di dimensioni adatte, combinabili
tra loro per consentire attività di gruppo.
Le superfici di lavoro devono essere
spaziose e di materiale idoneo con i
bordi arrotondati.
I banchi dovrebbero avere dei ripiani per
riporre i libri e dei ganci per appendere
gli zainetti.
IL BANCO ERGONOMICO DEVE AVERE:
• una superficie di colore chiaro (ma non
bianco) e opaca (non riflettente)
• pianale inclinato che rispetti una posizione
ergonomica del corpo
• spigoli arrotondati
• cassetto per accogliere libri, quaderni, astuccio e altre attrezzature
didattiche sufficiente per tutto il materiale che generalmente un alunno porta
con sé;
• riduzione al minimo delle parti metalliche
La postura corretta al banco di scuola
• I piedi devono poggiare completamente sul
pavimento o sulla barra poggia-piedi (non mettere i piedi
intorno alle gambe della sedia – non sedersi in ginocchio).
• Sotto al banco deve esserci spazio sufficiente
per muovere le gambe.
• Considerando il piano di seduta della sedia,
deve esserci un spazio libero tra la parte posteriore (dietro) delle
ginocchia ed il bordo anteriore (avanti) della sedia.
• Le ginocchia non devono toccare la parte
inferiore del piano del banco.
• Gli avambracci devono poggiare sul banco
con un angolo fra il braccio ed avambraccio di
circa 90° gradi.
• La schiena deve essere ben poggiata allo
schienale della sedia e non curva sul banco.
• Evitare di poggiare il gomito sul
banco con il mento poggiato sulla mano.
• Tenere gli oggetti che si stanno
usando vicino a sé, sul piano del banco.
• Non dondolare con la sedia.
• È bene che la sedia non sia troppo
lontana dal piano d'appoggio utilizzato.
Ricordiamo che qualsiasi
posizione
fissa se mantenuta a lungo è
scomoda,
quindi cerchiamo di far
cambiare spesso posizione agli
allievi e ogni tanto facciamoli
alzare in piedi per sgranchire i
muscoli.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
Per dispositivo di protezione individuale (DPI) si intende una
qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta
dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più
rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il
lavoro […]
Devono essere impiegati quando i
rischi non possono essere evitati
o sufficientemente ridotti da:
 misure tecniche di prevenzione
 da mezzi di protezione collettiva
 da misure e metodi riorganizzativi
del lavoro
I DPI DEVONO:
Essere adeguati a prevenire i rischi
 Essere adeguati alle condizioni esistenti sui luoghi di lavoro
 Tenere conto delle esigenze ergonomiche e di salute del
lavoratore
 Poter essere adattati all’utilizzatore secondo le sue necessità
 In caso di rischi multipli che richiedono l’uso di piu’ DPI essere tra
loro compatibili
IL Datore di lavoro è responsabile
dell’efficienza dei DPI e ne
assicura le condizioni d’igiene,
mediante:
 Manutenzione
 Riparazioni
 Sostituzioni
PRIMA CATEGORIA
D.P.I di progettazione semplice per
danni fisici di lieve entità (GUANTI,
OCCHIALI E VISIERE E SCARPE
ANTINFORTUNISTICHE, ELMETTI E
CASCHI)
SECONDA CATEGORIA
Non appartengono alle altre due
categorie (SCARPE
ANTINFORTUNISTICHE)
TERZA CATEGORIA
D.P.I di progettazione complessa per
rischi di morte o lesione grave
(APVR,CALZATURE TOTALMENTE
POLIMERICHE,GUANTI E D.P.I PER
CADUTE DALL’ALTO)
CLASSIFICAZIONE DEI D.P.I
Di occhi e viso
Dell’
Dell’udito
Delle vie
respiratorie
Della testa
I D.P.I DI
PROTEZIONE
Delle mani e
delle braccia
Dell’
Dell’intero
Dell’intero
corpo
Della pelle
Del tronco e
dell’
dell’addome
dell’addome
Dei piedi e
delle
gambe
IL SISTEMA PUBBLICO DELLA PREVENZIONE
 ISPESL
Istituto superiore per la prevenzione e
la sicurezza del lavoro
L'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del
lavoro, in acronimo ISPESL, era un ente di diritto pubblico del
settore della ricerca, sottoposto alla vigilanza del Ministero della
Salute.
Era organo tecnico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale per la
ricerca, sperimentazione, controllo, consulenza, assistenza, alta
formazione, informazione e documentazione in materia di
prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, sicurezza
sul lavoro e di promozione e tutela della salute negli ambienti di vita
e di lavoro.
Era, altresì
altresì, focal point italiano nel network informativo
dell'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro
Con l'art. 7 del decreto legge n. 78 del 31 maggio 2010 (convertito
nella legge n. 122 del 30 luglio 2010), l'ISPESL viene soppresso e
le relative funzioni, con decorrenza dal 31 maggio 2010, sono
state attribuite all'INAIL.
 INAIL
Istituto Nazionale Assicurazione
contro gli Infortuni sul Lavoro
L’Istituto si occupa di tutelare nel nostro Paese i lavoratori
dagli infortuni per tutte quelle attività che vengono giudicate come
rischiose. In Italia tutti i lavoratori dipendenti, ma anche quelli
parasubordinati che prestano servizio in ambienti e luoghi di
lavoro giudicati a rischio, devono essere in via obbligatoria
assicurati all’Inail contro gli infortuni.
Oltre a garantire la copertura dai rischi sul lavoro, l’Istituto
promuove e persegue tutta una serie di finalità ed obiettivi correlati:
da iniziative per la riduzione del tasso di infortuni in Italia al
reinserimento nel mondo occupazionale di quei soggetti vittima di
casi di infortunio sul lavoro. L’assicurazione Inail, oltre a coprire il
rischio di infortunio sul lavoro, copre a livello assicurativo anche i
casi di malattie contratte sul posto di lavoro, ovverosia le malattie
professionali derivanti dalla svolgimento di attività lavorative di
qualsiasi tipo, comprendendo ovviamente anche quelle che in gergo
vengono definite come usuranti.
Siamo giunti al termine…
ho cercato di non annoiarvi utilizzando una
metodologia ben riassunta nelle parole nel
seguente proverbio cinese:
“Se lo dici, dimentico
se mi fai vedere, ricordo
se mi coinvolgi, capisco”
per l’attenzione e la partecipazione
dimostrata
Maria Natalini