rischio biologico

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rischio biologico
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Manuale delle Procedure
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BIIO
OLLO
OG
GIIC
CO
O
AD USO INTERNO DEL DISTRETTO SANITARIO H3
Dott. Raffaele
Galli
N°
DATA
Firmato digitalmente da Dott. Raffaele Galli
ND: cn=Dott. Raffaele Galli, c=IT, o=Azienda
USL RMH, ou=Direzione Distretto Sanitario H3,
[email protected]
Data: 2012.03.12 10:50:42 +01'00'
INDICE DELLE EDIZIONI.REVISIONI
DESCRIZIONE
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variate
variati
1.0
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Un agente biologico è definito, secondo la normativa vigente (Direttive
europee 90/679/CEE, 93/88/CEE e 2000/54/CE), come “un qualsiasi
microrganismo, anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed
endoparassita umano, che potrebbe provocare infezioni, allergie o
intossicazioni” in lavoratori esposti.
Esistono numerose tipologie di agenti biologici (quali i batteri, virus, funghi, etc)
che sono comunemente presenti nell’ambiente e in taluni casi possono provocare
l’insorgenza di malattie nell’uomo.
Tale possibilità dipende da molti fattori legati alle caratteristiche del singolo
agente biologico, alle condizioni del soggetto esposto, alle condizioni ambientali
ed alle modalità di esposizione o contatto.
In genere, nell’ambito delle attività svolte nelle Azienda Sanitarie, con maggior
probabilità può avvenire la insorgenza di :
liquidi corporei:
•
•
malattie che si trasmettono con il sangue o altri liquidi biologici :sperma,
secrezioni vaginali, liquido cerebrospinale, liquido sinoviale, liquido pleurico,
liquido pericardico, liquido peritoneale, liquido amniotico, saliva nelle pratiche
odontoiatriche (es. epatiti, AIDS), in conseguenza di infortuni da puntura o ferita
con strumenti contaminati o come conseguenza di contaminazione, con fluidi
contenenti sangue, delle mucose (es. occhi, naso, bocca)
malattie che si trasmettono per via aerea (es. Tubercolosi, morbillo) o per aerosol
(es. meningite), nel caso di contatto molto ravvicinato e/o prolungato con un
malato in fase contagiosa (per lo più quindi ha scarso significato un contatto
occasionale o fugace)
Il rischio di esposizione ad agenti biologici deve quindi essere
considerato, valutato, prevenuto.
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La probabilità che avvenga trasmissione di malattia, ad esempio in conseguenza di una
puntura con ago proveniente da paziente sicuramente infettante ad esempio da epatite
C, sono inferiori all’ 1% così come nel caso di malattie trasmesse per via aerea il
contatto stretto con malati non significa affatto in modo automatico la trasmissione di
malattia; ciò rende ragione del fatto che per fortuna sia molto raro il verificarsi di
malattie in conseguenza di infortuni a rischio biologico. Anche se rari, questi casi si
verificano in modo preponderante per gli operatori addetti all’assistenza.
Anche se per fortuna pochissimi sono i casi in cui si sviluppa malattia in conseguenza
di un infortunio a rischio biologico, per gli operatori delle Aziende Sanitarie è
necessario raggiungere sufficienti livelli di conoscenza sul rischio biologico affinché
ciascuno assuma coscientemente comportamenti adeguati al fine di prevenire tale
rischio e cioè possa con motivazione adottare ed applicare le regole di “buon senso”
destinate a minimizzare il rischio da agenti biologici.
OBIETTIVI:
Alla fine del percorso formativo, ciascuno per il suo livello dovrà
a. sapere cosa si intende per rischio da agenti biologici
b. conoscere le principali occasioni di rischio che si possono presentare
c. acquisire le principali regole di “buon senso” ed i comportamenti finalizzati a
minimizzare tale rischio
d. conoscere le precauzioni standard e le misure di isolamento in ospedale
e. avere coscienza dei rischi connessi con l’esecuzione di procedure a rischio di
esposizione (Exposure Prone Procedures)
f. conoscere le procedure aziendali da adottare in caso di infortunio a rischio
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CONTENUTI:
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Definizione di agente biologico e rischio biologico
Meccanismi di difesa dalle infezioni
Classificazione degli agenti biologici dannosi per l’uomo
Vie di trasmissione delle malattie da agenti biologici
Definizione del livello di rischio per le attività considerate
Regole elementari di comportamento nei confronti del rischio biologico
Cosa fare in caso di incidente
Vaccinazioni raccomandate
Precauzioni standard
Misure di isolamento per malattie trasmesse per via aerea
Misure di isolamento per malattie trasmesse per aerosol (droplets)
Misure di isolamento per malattie trasmesse per contatto
Definizione del livello di rischio per le attività considerate (che prevedono assistenza diretta
a pazienti senza tuttavia esecuzione di Exposure Prone Procedures)
Procedure in caso di contatto con Tbc, Scabbia, Meningite meningococcica
Procedure in caso di infortunio a rischio biologico
Definizione ed esemplificazione delle Exposure Prone Procedures
Definizione del livello di rischio per le attività considerate (che prevedono assistenza diretta
a pazienti con esecuzione di Exposure Prone Procedures)
Possibilità di trasmettere malattie specie nel corso di exposure prone procedures da parte di
operatori sanitari sieropositivi a pazienti suscettibili
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SVILUPPO DEI CONTENUTI
o
o
o
o
o
o
o
Il rischio biologico è la possibilità di contrarre una malattia infettiva nel corso di attività
lavorative che comportano esposizione ad agenti biologici.
La norma definisce Agente biologico qualsiasi microrganismo anche se geneticamente
modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni,
allergie o intossicazioni.
Gli agenti biologici possono essere batteri (es. le salmonelle che provocano il tifo, il
micobatterio della Tubercolosi), virus (es. i virus delle epatiti, dell’influenza, dell’AIDS),
funghi (es. i miceti che provocano la candidosi o l’aspergillosi), microrganismi formati da
più cellule (es. gli acari della scabbia o alcuni parassiti intestinali) che, relativamente agli
esempi sopra citati, possono infettare l’uomo, ma sono rappresentati anche da moltissime
altre “specie” che non costituiscono necessariamente pericolo per l’uomo.
Gli agenti biologici così definiti esistono da molto prima che esistesse l’uomo; sono presenti
in enorme quantità e varietà nell’ambiente in cui viviamo, sulla nostra superficie corporea ed
all’interno del nostro organismo. Gli uomini nella loro evoluzione si sono sviluppati tenendo
conto di questa realtà. Ciò vuol dire che non siamo destinati a vivere in un ambiente sterile e
cioè privo di agenti biologici, ma siamo naturalmente attrezzati per convivere con essi e per
difenderci da essi se necessario
Il rapporto che abbiamo con gli agenti biologici presenti nel nostro mondo è così stretto che
non ne potremmo fare a meno: gran parte delle vitamine che ci servono sono prodotte dai
batteri che colonizzano il nostro intestino; se non fossimo colonizzati da batteri “buoni”
sulla superficiedel nostro corpo saremmo più facilmente preda di infezioni che a partire dalla
pelle potrebbero invadere tutto il nostro organismo; senza agenti biologici specifici non
esisterebbe il pane lievitato, il vino, la birra, i formaggi, i salumi, lo yogurt etc
“Generalmente” gli agenti biologici “pericolosi” per l’uomo sono suoi ospiti stretti e cioè
vivono bene all’interno dell’organismo in condizioni per loro ideali di temperatura, umidità,
ossigenazione, nutrimento, etc. Ciò vuol dire che al di fuori di esso (ad esempio negli
ambienti di vita o di lavoro, pavimenti, filtri dei fan coil, tubature, etc) quasi tutti
sopravvivono con difficoltà e, se sopravvivono, stentano a moltiplicarsi e possono perdere
gran parte delle loro capacità aggressive.
Oltre che per queste criticità “ambientali”, il contatto fra uomo ed agenti biologici in grado
di provocare infezione non comporta automaticamente che si verifichi la malattia anche in
considerazione del fatto che, come abbiamo già visto, siamo naturalmente in grado di
difenderci. Perché l’evento malattia si verifichi è necessario che si verifichi una o più delle
seguenti condizioni:
-Vengano saltate le difese naturali (es. ferita che produca una lesione di continuità o leda le
difese della pelle);
-Sia presente un grande numero di agenti infettanti (ad es. si sia esposti ad una elevata
quantità di bacilli della Tbc da un soggetto con una caverna tubercolare aperta con cui ci sia
un contatto stretto e prolungato quale quello di un familiare convivente)
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-L’agente biologico sia particolarmente aggressivo (es. forme batteriche resistenti agli
antibiotici o in grado di produrre sostanze tossiche, virus particolarmente attivi, etc.)
-Le difese dell’organismo siano significativamente indebolite (es. malattie che immunodeprimono come l’AIDS o il diabete, oppure a seguito di: cure con cortisone o immunosoppressori per prevenire il rigetto, grandi traumi, interventi chirurgici, etc)
In questo caso l’agente biologico pericoloso può prendere il sopravvento sulle naturali
difese dell’organismo e possiamo ammalarci.
o Va comunque precisato che la pelle integra costituisce una difesa ottima contro gli agenti
biologici e rappresenta per loro un ostacolo sostanzialmente insormontabile. La cute deve
essere integra in quanto bastano anche minime lesioni di continuo perché la penetrazione
possa avvenire. In particolare è bene conoscere la azione protettiva del “film lipidico”
cutaneo che deve quindi essere preservato quanto più possibile evitando l’uso eccessivo di
saponi aggressivi verso questa difesa naturale.
o Gli agenti biologici in grado di provocare, in alcune condizioni, malattie nell’uomo sono
classificati dal D.Lgs 626/94 in 4 gruppi:
-GRUPPO 1: poche probabilità di causare malattie negli uomini
-GRUPPO 2: può causare malattia agli uomini e costituisce rischio per i lavoratori; poco
probabile diffusione in comunità; disponibili misure profilattiche/ terapeutiche. Es.
Stafilococchi, Salmonelle (non typhi), Epatite A
-GRUPPO 3: può causare grave malattia agli uomini e costituisce rischio per i lavoratori;
può propagarsi in comunità; possibili misure profilattiche/terapeutiche. Es. TBC, AIDS,
Epatite B, Epatite C, Rickettsia, brucella
-GRUPPO 4: può causare gravi malattie a uomini e lavoratori. Elevato rischio di
propagazione in comunità, non disponibili misure profilattiche e/o terapeutiche. Es. virus
Lassa, Ebola
Vi sono inoltre altri fattori che partecipano al processo infettivo e sono: la resistenza o la
suscettibilità dell’ospite, la via di esposizione e la dose di agenti infettanti. Inoltre la suscettibilità
dell’ospite è determinata da molti fattori tra i quali l’età, l’origine etnica, il sesso, lo stato di salute,
la gravidanza e le vaccinazioni eseguite. La valutazione del rischio è un processo complesso che
richiede l’identificazione di numerosi fattori. Nel caso specifico di attività che possono comportare
un rischio di esposizione ad agenti biologici, si deve determinare la natura del rischio, il grado di
esposizione e la durata dell’esposizione, in modo da poter valutare i rischi per la salute o la
sicurezza dei lavoratori e determinare le misure da adottare.
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I rischi connessi all’esposizione o alla manipolazione di agenti biologici sono generalmente
associati ad un possibile contatto tra l’operatore, o la comunità in generale, ed il microrganismo.
Pertanto si devono prendere in considerazione i seguenti parametri:
• il rischio proprio del microrganismo
• il rischio dell’attività
Per il rischio proprio del microrganismo si deve, in primo luogo, prendere in considerazione la
classificazione degli agenti biologici (il gruppo di appartenenza)
e quindi determinarne la pericolosità. Tale pericolosità è influenzata da molteplici fattori tra cui:
• Il potere patogeno, cioè la capacità di un agente di causare malattie che varia a seconda del
sottotipo, ceppo o resistenza dell’agente biologico. Ad esempio il virus Ebola è considerato di
massima pericolosità ed è quindi collocato in gruppo 4. Il ceppo pericoloso però è Ebola Zaire
mentre Ebola Reston sembra non causare malattia nell’uomo. Escherichia Coli è un normale
saprofita della flora intestinale, però il ceppo 0157H7 è mortale per l’uomo.
• La virulenza, che rappresenta il grado di patogenicità. La virulenza dipende dall’infettività e dalla
gravità della malattia provocata dall’agente biologico ed è influenzata dalla modalità di trasmissione
dell’infezione. Ad esempio le spore del bacillo antrace, quando sono inalate possono causare una
polmonite fatale, ma se introdotte attraverso la pelle causano una lesione cutanea. Fino a quando
non si conosce con certezza la virulenza
di un ceppo isolato sarebbe bene considerare tale ceppo patogeno e virulento.
• La dose infettiva. Generalmente campioni diluiti di agenti con bassa infettività sono più pericolosi
di campioni concentrati di agenti con elevata infettività.
• La gravità della malattia e la disponibilità di trattamenti terapeutici efficaci. Ad esempio lo
stafilococco aureo, che è un comune abitante della cute umana e può causare una grande
varietà di patologie generalmente curabili con antibiotici, è classificato come agente biologico di
gruppo 2; il bacillo antrace, seppure fatale per inalazione, appartiene al gruppo 3 in quanto è
sensibile agli antibiotici; virus capaci di determinare gravissime patologie come HIV e HCV
rientrano nel gruppo 3 in quanto non trasmissibili o poco trasmissibili per via aerea.
• Il metodo di trasmissione dell’agente infettivo. La via di trasmissione di un determinato agente
può essere singola o multipla. Alcuni agenti infettivi possono essere trasmessi attraverso vie
multiple.
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1.Per via parenterale:
trasmissione degli agenti biologici in grado di provocare malattie (d’ora in poi chiamati
agenti patogeni) attraverso il sangue o liquidi biologici contenenti sangue. Ad esempio
pungendosi con un ago usato su un paziente infetto, o ferendosi con oggetti contaminati da
sangue altrui, o contaminandosi le mucose (occhi, naso,bocca) con tali fluidi. Malattie
trasmesse con questo meccanismo sono ad esempio l’AIDS, l’epatite B, l’epatite C.
2.Per via aerea: gli agenti patogeni sono emessi dalle vie aeree dei pazienti infettanti in
piccolissime particelle in grado di restare a lungo sospese nell’aria che possono quindi
essere ri-respirate da soggetti recettivi. Malattie trasmesse con questo meccanismo sono ad
esempio la Tubercolosi, il morbillo, la varicella.
3.Per goccioline (droplets): gli agenti patogeni sono emessi dalle vie aeree dei pazienti
infettanti in particelle più grossolane che in breve spazio (1 metro) cadono a terra. In caso di
contatto ravvicinato (entro 1 metro) tali particelle possono contaminare soggetti recettivi.
Malattie trasmesse con questo meccanismo sono ad esempio la meningite meningococcica,
la pertosse.
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4.Per contatto: gli agenti patogeni presenti sulla superficie corporea dell’organismo infetto,
possono infettare la superficie corporea di un soggetto suscettibile. Malattie trasmesse con
questo meccanismo sono ad esempio l’herpes, la scabbia. Il meccanismo descritto riguarda
le malattie trasmesse per contatto diretto. Esiste anche la possibilità che alcuni agenti
patogeni possono sopravvivere nell’ambiente ed essere veicolati da vettori (insetti, come ad
es. nel caso della malaria) o da veicoli in quanto persistono sulle superfici degli ambienti o
su oggetti ( ad es. posate, vestiti, strumenti usati per l’assistenza, etc). Il meccanismo di
trasmissione per mezzo di vettori o veicoli riguarda le malattie trasmesse per contatto
indiretto. In alcuni casi questi meccanismi sono obbligati: ad esempio non si trasmette la
malaria senza il “vettore” zanzara anofele, la legionellosi non si trasmette generalmente per
contagio interumano (da soggetto malato a soggetto sano), ma dall’aria o dall’acqua
contaminate in impianti maltenuti.
5.
Per via orofecale: eventuali oggetti, cibi, o altro contaminati con le feci di malati
infetti portati alla bocca di soggetti recettivi possono comportare in questi ultimi infezione.
Ad esempio mancanza di igiene nella preparazione dei cibi da parte di operatori che non si
lavano sufficientemente le mani dopo aver espletato le proprie funzioni corporali. Malattie
trasmesse con questo meccanismo sono ad esempio le salmonellosi compreso il tifo.
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6.
Per via sessuale: trasmissione attraverso il contatto sessuale. Generalmente per agenti
patogeni estremamente delicati che non sopravvivono all’ambiente esterno nemmeno per
brevi periodi. Malattie trasmesse con questo meccanismo sono ad esempio la sifilide e la
gonorrea;
Il simbolo indica la presenza di rischio da agenti biologici potenzialmente pericolosi in ambienti
(laboratori, cabine di sicurezza, etc.) o apparecchiature. Fare riferimento a procedure aziendali per il
corretto comportamento operativo in queste aree di lavoro. Va precisato che il simbolo non è
presente generalmente fuori dalle stanze di degenza.
In ambiente ospedaliero,ad eccezione degli ambienti di ufficio senza contatto con pazienti ed
indipendentemente dal profilo professionale, vanno comunque osservate delle semplici regole di
comportamento di “buon senso” :
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•
•
•
•
•
In ambiente di lavoro vanno usati abiti da lavoro a manica lunga diversi da
quelli della vita civile
È vietato bere, mangiare, fumare in ambiente di lavoro; meglio anche evitare di
truccarsi, indossare monili/anelli
In caso di possibile contaminazione delle mani usare guanti protettivi in vinile
o lattice per le mani (quelli in polietilene, quelli grossi da lavoro non sono
idonei allo scopo)
In caso di possibile contaminazione delle mucose usare visiera protettiva o, se
questa non è disponibile, proteggere gli occhi con occhiali protettivi e
contemporaneamente la bocca ed il naso con filtrante facciale o mascherina.
Lavarsi sempre le mani quando ci si tolgono i guanti, quando si esce dal
lavoro, prima di andare a mensa o al bar (NON in abiti da lavoro !!),quando ci
si è sporcati le mani, dopo aver utilizzato i servizi igienici, in caso di contatto
accidentale con liquidi biologici
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Dispositivi di protezione personale vanno indossati correttamente ed anche tolti secondo una
opportuna sequenza.
RIFERIRSI ALLE ISTRUZIONI DEL
MANUALE DELLE PROCEDURE D.P.I. del Distretto Saniario H3
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LA FORMAZIONE
La formazione deve avvenire in occasione :
dell’assunzione in servizio
del trasferimento o cambiamento di mansioni
dell’introduzione di nuove attrezzature di lavoro, di nuove procedure
lavorative, di nuove sostanze e preparati pericolosi.
Per ogni unità operativa deve essere individuata da Parte del Direttore o
responsabile della stessa una figura incaricata dell’informazione ed
addestramento del personale.
Ogni nuovo dipendente che entra a far parte di una unità operativa deve
ricevere informazioni su:
i rischi a cui può andare incontro, riferiti al posto di lavoro e alle
mansioni
le misure che deve adottare per evitarli o per ridurli al minimo;
(modalità d’uso dei DPI, manovre e procedure corrette, precauzioni da
adottare ecc.)
le procedure che riguardano gli incidenti a rischio biologico
i diritti e i doveri dei lavoratori in materia di sicurezza e salute sul posto
di lavoro
i servizi aziendali incaricati della sicurezza e salute sui luoghi di lavoro
(Servizio di Prevenzione e Protezione, Servizio di Sorveglianza Sanitaria,
CIO etc)
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Lavarsi le mani è una operazione semplice, ma deve avvenire secondo alcune regole (non si tratta di
lavaggio antisettico o chirurgico):
• togliere bracciali, anelli, orologio
• Seguire le procedure Aziendali specifiche
In caso di evento accidentale che possa comportare il rischio di infezione rivolgersi al proprio
responsabile di unità operativa.
Allo scopo di ridurre il rischio di trasmissione di microrganismi da fonti note o non identificate di
infezione in ospedale, sono state elaborate delle indicazioni procedurali per le attività di assistenza
di tutti in pazienti. Attualmente hanno particolare rilevanza quelle elaborate dall’ Hospital Infection
Control Practices Advisory Commitee (HIPAC), sono note col nome di LINEE GUIDA PER LE
MISURE DI ISOLAMENTO IN OSPEDALE.
Nelle Linee guida sopra citate si distinguono due tipi di MISURE :
•
•
PRECAUZIONI STANDARD da adottare per l’assistenza di tutti i pazienti
indipendentemente dalla diagnosi o presunto stato di infezione e sono destinate a ridurre il
rischio di trasmissione di patogeni per via parenterale;
PROCEDURE DI ISOLAMENTO che sono precauzioni addizionali da adottare per
l’assistenza a pazienti specifici, noti o sospetti di essere infetti o colonizzati da patogeni
altamente trasmissibili o epidemiologicamente importanti , e sono basate sulle vie di
trasmissione. Sono specifiche per le diverse vie di trasmissione:
1. VIA AEREA
2. AEROSOL
3. CONTATTO (assieme ad elementari norme di igiene personale sono in grado di prevenire
la diffusione anche di malattie a trasmissione per via enterale)
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A titolo di esempio si riportano di seguito diversi modelli preventivi di contenimento del rischio da
agenti biologici nei vari casi di possibile trasmissione interumana.
Uso dei guanti (di vinile o lattice anche non sterili) se si entra in contatto con sangue, liquidi
corporei, secreti, escreti, oggetti contaminati, mucose, cute non integra.
Saranno a disposizione sia guanti in lattice che guanti in vinile; usare il più
possibile quelli in vinile (a seconda delle necessità tecniche) per limitare la
probabilità di sviluppare allergia al lattice; i guanti devono essere della giusta
misura;
- Indossare i guanti prima di toccare cute non integra;
- Cambiare immediatamente i guanti in caso di verifica o dubbio di lesione degli
stessi lavandosi le mani prima di indossarne di nuovi;
- Rimuovere prontamente i guanti dopo l’uso, che deve essere limitato allo
stretto indispensabile (non usarli fuori dal luogo di lavoro ad es. per portare
documenti, al di fuori delle attività che espongono a rischio ad es. nei corridoi,
non toccare con i guanti oggetti non contaminati o superfici pulite quali
telefono, maniglie delle porte osservare rigorosamente la divisione aree
sporche/aree pulite)
-
Lavarsi sempre le mani dopo essersi tolti i guanti ;
-
Non toccarsi gli occhi, il naso, la bocca, i capelli quando si indossano i guanti;
- Cambiarsi i guanti anche dopo manovre ripetute con lo stesso paziente dopo il
contatto con materiale che può contenere una elevata quantità di
microrganismi.
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uso dei guanti (1)
i guanti possono contaminarsi durante il lavoro
l’uso dei guanti per altre attività può determinare
una contaminazione crociata
uso dei guanti (2)
non si devono indossare i guanti al di fuori del
laboratorio
i guanti devono essere sempre rimossi prima di
uscire dal laboratorio e non vanno mai indossati
nei corridoi, negli ascensori, nelle aree di riposo,
nella mensa e negli uffici. Ricordati di
salvaguardare anche la salute degli altri.
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trasporto dei campioni al di fuori
del laboratorio
non vanno utilizzati i guanti
è necessario utilizzare un contenitore appropriato
per trasportare i campioni da un’area ad un’altra
accorgimenti tecnici
‡
accorgimenti tecnici (ad
esempio, contenitori resistenti
alla puntura) che isolano o
eliminano i patogeni
dall’ambiente di lavoro e,
pertanto, riducono il rischio di
esposizione del personale
‡
altri accorgimenti comprendono i
sistemi di flusso unidirezionale
dell’aria dalle aree a minor
rischio verso le aree a rischio più
elevato
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Uso di mascherine, occhiali protettivi, schermi facciali.
Nelle situazioni in cui è
possibile siano generati schizzi, spruzzi di sangue, liquidi corporei (emergenza, interventi chirurgici,
incannulazione arteriosa, etc) è necessario:
-
proteggere le mucose di occhi, naso, bocca con mascherine, occhiali
protettivi, schermi facciali.
- Se vi è rischio da proiezione sono sufficienti occhiali di protezione o visiera,
se vi è rischio di aerosol o nebulizzazione, sono necessari occhiali a tenuta (a
mascherina).
Uso di camice per proteggere la cute.
- In caso di rischio biologico è preferibile l’uso di camici con maniche lunghe,
meglio se monouso.
- I camici devono essere appropriati all’utilizzo (impermeabilità, rinforzi,
etc) ed alla quantità di liquidi corporei che si possono produrre
accidentalmente.
- I camici imbrattati con sangue o liquidi biologici devono essere prontamente
cambiati lavandosi poi le mani.
Seguire le istruzioni e le procedure per indossare e svestirsi dai dispositivi di protezione individuale
( Vedi Manuale Procedure DPI Distretto Sanitario H3) (guanti, schemi, mascherine, filtranti
facciali, etc) da richiedere al preposto.
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DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI:
SEQUENZA DI RIMOZIONE
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI:
SEQUENZA DI UTILIZZO
•
•
•
•
•
•
DPI
Igiene delle mani
Copricamice
Maschera facciale filtrante
Occhiali protettivi
Guanti
1.
2.
3.
4.
Guanti e copricamice
Igiene delle mani
Occhiali protettivi
Maschera facciale
filtrante
5. Igiene delle mani
Adattato da: WHO – Epidemic-prone and pandemic-prone acute respiratory diseases. Infection prevention & control
in health-care facilities. WHO 2007
•
•
•
Adattato da: WHO – Epidemic-prone and pandemic-prone acute respiratory diseases. Infection prevention & control
in health-care facilities. WHO 2007
Strumenti per l’assistenza al paziente sporchi di sangue, liquidi corporei, secreti ed escreti
devono essere manipolati in modo da prevenire l’esposizione di cute e mucose degli
operatori (e degli altri pazienti). Gli strumenti monouso devono essere smaltiti
correttamente. Nel caso debbano essere manipolati per essere puliti è opportuno vengano
prima trattati in soluzione disinfettante
Manipolazione della biancheria sporca di sangue, liquidi corporei, secreti ed escreti in modo
da prevenire l’esposizione di cute e mucose (guanti, camice) ed in modo da prevenire
l’esposizione dell’ambiente e di altri pazienti
Procedure per la pulizia e disinfezione delle superfici ambientali, letti, barelle, materiali del
posto letto possono essere disponibili e se ne farà richiesta al preposto.
decontaminazione degli ambienti ed
eliminazione dei rifiuti
‡
‡
‡
l’ambiente di lavoro deve
essere conservato pulito e
decontaminato
le superfici di lavoro, gli
arredi e le attrezzature
devono essere
regolarmente e
opportunamente
decontaminati
i rifiuti devono essere
suddivisi ed eliminati in
base alla tipologia
• Prevenire incidenti per contaminazione per via ematica fra cui ad esempio:
NON reincappucciare MAI gli aghi.
Non rivolgere MAI aghi o strumenti taglienti verso alcuno
Deporre aghi o strumenti taglienti in contenitori rigidi di sicurezza. Vanno osservate le istruzioni
per l’uso di tali dispositivi ed in particolare non superare il livello di riempimento. Porre particolare
attenzione nel deporre strumenti con parti flessibili (es. butterfly usati)
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Nel caso di passaggio di strumenti taglienti (es. ferri usati in sala operatoria) evitare di passare
direttamente da mano a mano, ma depositare i taglienti in una zona neutra da cui saranno presi in
carico dal destinatario
In caso di operazioni con rischio di taglio (es. anatomia patologica) si può fare uso di ulteriori
Dispositivi di Protezione Personale come i guanti antitaglio
Se disponibili, usare dispositivi CON SISTEMI DI SICUREZZA INTRINSECA
precauzioni per oggetti acuminati e
taglienti (1)
‡
non rincappucciare gli aghi
‡
utilizzare sempre contenitori resistenti alle
punture per eliminare gli oggetti appuntiti
e taglienti
precauzioni per oggetti acuminati e
taglienti (2)
‡
se non si utilizzano contenitori resistenti
alle punture per eliminare gli oggetti
appuntiti e taglienti qualcuno può pungersi
o tagliarsi
precauzioni per oggetti acuminati e
taglienti (3)
‡
non raccogliere con le mani vetri rotti
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Le procedure di isolamento per via aerea devono essere seguite
per l’assistenza a pazienti noti o sospetti di essere infetti da patogeni trasmessi da nuclei di
goccioline molto piccoli che possono rimanere sospesi nelle correnti d’aria all’interno di una stanza;
esempi di malattie trasmesse per via aerea sono la Tbc, il Morbillo, la Varicella
Fare riferimento alle procedure aziendali da chiedere al preposto, ma comunque si suggerisce, oltre
alle precauzioni standard, di seguire le seguenti raccomandazioni:
•
•
•
•
•
Collocazione del paziente in stanza singola (o assieme ad altri pazienti affetti dalla stessa
patologia se non vi sono altre infezioni e non vi sono controindicazioni); ove disponibili,
sono da preferire stanze a pressione negativa.
Il paziente non deve allontanarsi dalla stanza e la porta della stanza deve prevalentemente
rimanere chiusa;
Il personale che entra nella stanza ove è ricoverato il paziente indossa dispositivi di
protezione respiratoria personale costituiti da filtranti facciali (non sono sufficienti le
mascherine chirurgiche) di efficienza almeno FFP2 (fare riferimento al paragrafo dei
Dispositivi di Protezione Personale), In caso di operazioni particolari quali ad es.
broncoscopia o broncoaspirazione sarà necessario l’uso del filtrante facciale FFP3.
Limitare il movimento ed il trasporto del paziente ai soli scopi essenziali. Se ciò fosse
necessario, prima di uscire dalla stanza far indossare al paziente una mascherina chirurgica
Gli operatori addetti al trasporto del malato sono edotti dal personale di reparto dei rischi
specifici e devono adottare le misure predisposte dall’Azienda per limitarli. Tali
informazioni devono essere fornite dagli operatori del reparto anche ai visitatori ed a chi
deve effettuare manutenzioni o altro all’interno della stanza con il paziente infetto.
•
Le procedure di isolamento per aerosol, predisposte dall’Azienda, saranno seguite per l’assistenza a
pazienti noti o sospetti di essere infetti da patogeni trasmessi da goccioline (grossomodo di diametro
superiore a 5 mm) che possono essere generate con lo starnuto, la tosse, la conversazione o alcune
manovre. La diffusione di tali nuclei, in considerazione della loro dimensione, è limitata nello
spazio. Esempi di malattie trasmesse per aerosol sono malattie invasive da haemophilus, influenza,
meningite da meningococco, pertosse, rosolia.
Fare riferimento alle procedure aziendali da chiedere al preposto, ma comunque si suggerisce, oltre
alle precauzioni standard, di seguire le seguenti raccomandazioni:
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•
Collocazione del paziente in stanza singola (o assieme ad altri pazienti affetti dalla stessa
patologia se non vi sono altre infezioni e non vi sono controindicazioni). Non sono necessari
trattamenti dell’aria, o una ventilazione particolare; la porta può anche rimanere aperta
• Se non è possibile mantenere il paziente in stanza singola mantenere una separazione
spaziale di almeno un metro fra il paziente infetto ed altri pazienti o visitatori
• Se si deve prestare assistenza a meno di un metro di distanza è meglio usare il filtrante
facciale di efficienza almeno FFP2 (per le indicazioni internazionali sarebbe sufficiente una
mascherina chirurgica)
• Limitare il movimento ed il trasporto del paziente ai soli scopi essenziali. Se ciò fosse
necessario, prima di uscire dalla stanza far indossare al paziente una mascherina chirurgica.
• Gli operatori addetti al trasporto del malato sono edotti dal personale di reparto dei rischi
specifici e devono adottare le misure predisposte per limitarli. Tali informazioni devono
essere fornite dagli operatori del reparto anche ai visitatori ed a chi deve effettuare
manutenzioni o altro all’interno della stanza con il paziente infetto.
Le procedure di isolamento per contatto devono essere seguite per l’assistenza a pazienti noti o
sospetti di essere infetti da patogeni epidemiologicamente importanti che possono essere trasmessi
attraverso il contatto diretto con il paziente (contatto con le mani o da cute a cute non protette) o
contatti indiretti con superfici ambientali contaminate o con oggetti usati per l’assistenza al
paziente. Esempi di malattie trasmesse per contatto sono impetigine, ascessi di grandi dimensioni
aperti, piaghe infette, pediculosi, scabbia, herpes.
Fare riferimento ad eventuali procedure aziendali da chiedere al preposto, ma comunque si
suggerisce, oltre alle precauzioni standard, di seguire le seguenti raccomandazioni:
• Collocazione del paziente, se possibile, in stanza singola (o assieme ad altri pazienti affetti
dalla stessa patologia se non vi sono altre infezioni e non vi sono controindicazioni)
• Indossare guanti puliti (non necessari guanti sterili a meno di manualità particolari) quando
si entra nella stanza. Togliersi i guanti prima di uscire dalla stanza e lavarsi le mani (vedi
precedente) facendo comunque attenzione a non toccare superfici o strumenti che possano
essere contaminati. Cambiarsi i guanti dopo operazioni con materiale infetto che può
contenere alte concentrazioni di microorganismi
• Indossare un camice (sovracamice sopra la divisa) quando si entra nella stanza da rimuovere
prima di lasciare la stanza facendo comunque attenzione a verificare che gli indumenti sotto
il camice non abbiano avuto contatto con superfici o strumenti che possano essere
contaminati
• Limitare il movimento ed il trasporto del paziente ai soli scopi essenziali. Se ciò fosse
necessario, prima di uscire dalla stanza assicurarsi che vengano mantenute le precauzioni per
rendere minimo il rischio di trasmissione di microrganismi ad altri pazienti e/o la
contaminazione di superfici/attrezzature (copertura del paziente con lenzuolini a perdere,
etc.)
• Destinare al singolo paziente e mantenere nella stessa stanza il più possibile attrezzature e
strumenti per l’assistenza (fonendoscopi, sfigmomanometro, termometro, etc) per evitarne il
loro trasferimento ad altri ambienti e/o altri pazienti. Nel caso ciò non sia possibile, pulire e
disinfettare adeguatamente le attrezzature prima di spostarle all’esterno della stanza
• Gli operatori addetti al trasporto del malato sono edotti dal personale di reparto dei rischi
specifici e devono adottare le misure predisposte dall’Azienda per limitarli. Tali
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informazioni devono essere fornite dagli operatori del reparto anche ai visitatori ed a chi
deve effettuare manutenzioni o altro all’interno della stanza con il paziente infetto.
E’ possibile che per alcune malattie siano da prendere in considerazione combinazioni di procedure
di isolamento. Ad esempio per la SARS oltre alle precauzioni standard è necessario usare in
combinazione sia le procedure di isolamento per via aerea che per contatto.
E’ utile verificare presso il preposto e prendere conoscenza di eventuali delle procedure scritte da
seguire in caso di contatto non protetto dalle procedure di isolamento per via aerea con pazienti
affetti da TBC contagiosa, ma comunque si suggerisce, oltre alle precauzioni standard, di seguire le
seguenti raccomandazioni da tenere presenti nei soli casi con Tbc con lesioni aperte:
1. Definire i contatti stretti: operatori che abbiano avuto contatti non protetti con casi in modo
non occasionale come assistenza diretta (per es. non si considerano ricoveri inferiori alle 24
ore) manovre invasive quali broncoscopia, broncosapirato, intubazione, procedure di
induzione di aerosol, autopsia
2. Verificare la modalità di comunicazione dei casi di isolamento di BK
3. Verificare chi è il responsabile dell’indagine epidemiologica per l’individuazione dei
contatti stretti;
4. Verificare la gestione da parte dell’Azienda dei successivi atti medici sia diagnostici che
terapeutici, come le prassi medico legali conseguenti
5. Si rammenta la obbligatorietà di adesione al percorso previsto dalla azienda, la cui mancata
adesione da parte degli operatori costituisce violazione ai sensi del D.Lgs 81/08..
E’ utile verificare presso il preposto e prendere conoscenza di eventuali delle procedure scritte
da seguire in caso di contatto non protetto con pazienti affetti da scabbia:
1. Definire i contatti stretti: operatori che abbiano avuto contatto fisico diretto non protetto con
un paziente affetto da scabbia o suoi effetti letterecci
2. Verificare chi è responsabile dell’eventuale indagine epidemiologica per l’individuazione
dei contatti stretti ;
3. Verificare la gestione da parte dell’Azienda dei successivi atti medici sia diagnostici che
terapeutici, come le prassi medico legali conseguenti
4. Prendere conoscenza del periodo di astensione dal lavoro dei casi fra gli operatori dopo la
terapia
5. Prendere conoscenza delle misure di igiene necessarie (trattamento degli effetti letterecci ed
indumenti del paziente fonte, cambio delle divise dei casi fra gli operatori, etc
6. Si rammenta la obbligatorietà di adesione al percorso previsto dalla azienda, la cui mancata
adesione da parte degli operatori costituisce violazione ai sensi del D.Lgs 81/08.
Situazioni analoghe si possono riscontrare per altre patologie come la meningite meningococcica:
• Definizione del caso: solo casi con diagnosi di meningite meningococcica; non si
considerano gli altri casi di meningite
• Definizione di contatti stretti: addetti a manovre di rianimazione, trasporto in ambulanza,
terapie intensive, pronto soccorso area rossa, che abbiano avuto contatto diretto con il caso
(a meno di un metro); non si considerano altri tipi di attività quali ad es. infermieri di
reparto, operatori servizi interni, servizio mortuario,servizi generali, etc.
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•
Verificare chi è responsabile dell’eventuale indagine epidemiologica per l’individuazione
dei contatti stretti ;
• Verificare la gestione da parte dell’Azienda dei successivi atti medici sia diagnostici che
terapeutici, come le prassi medico legali conseguenti
• Si rammenta la obbligatorietà di adesione al percorso previsto dalla azienda, la cui mancata
adesione da parte degli operatori costituisce violazione ai sensi del D.Lgs 81/08 .
Relativamente alle malattie a trasmissione parenterale, il rischio che l’operatore sanitario si infetti in
caso di infortunio che comporti ferita o puntura con oggetti contaminati o contaminazione mucosa
(occhi, naso, bocca) o cute non integra dipende in particolar modo anche dal tasso di
sieroconversione proprio di ogni agente biologico. Il tasso di sieroconversione esprime la
probabilità che un operatore sierologicamente negativo per un dato agente biologico diventi
sieropositivo dopo ad es.puntura con ago usato in un paziente sieropositivo. Tale tasso è molto
elevato per l’epatite B (fino al 40% da cui la necessità imperativa di vaccinarsi), lo è molto meno
per l’epatite C e l’HIV (al di sotto dell’ 1%). E’ necessario porre estrema attenzione non solo alle
punture o ferite con materiale infetto, ma anche ai contatti mucosi.
Sono presenti procedure Aziendali scritte, da seguire in caso di
infortunio a rischio biologico e ciascun operatore si può rivolgere al
proprio preposto per esserne reso edotto (vedi anche appendice 4 del
presente manuale).
Tali procedure prevedono i seguenti contenuti:
• Definizione di infortunio a rischio per contatto parenterale (puntura da ago contaminato o
tagliente e per contatto mucoso o imbrattamenti di cute non integra (non comprendere gli
imbrattamenti di cute integra)
• Definizione delle procedure per l’indagine rapida per HIV nel paziente fonte, se
identificabile, oltre che la sierologia per HCV ed HBV che può essere eseguita anche in un
secondo tempo
• In caso di positività (o dubbio) per HIV nel paziente fonte si deve assicurare la possibilità di
chemioprofilassi entro 4 ore dall’incidente;
• Si assicura per l’operatore vittima dell’infortunio il follow up per almeno 6 mesi
dall’infortunio
• Definizione delle pratiche assicurative e medico-legali
• Si rammenta la obbligatorietà di adesione al percorso previsto dalla azienda, la cui mancata
adesione da parte degli operatori costituisce violazione ai sensi delD.Lgs 81/08.
Per il personale sanitario, oltre alla vaccinazione antiepatite B, è fortemente raccomandata anche la
vaccinazione od il richiamo vaccinale contro il morbillo in caso di suscettibilità individuale.
Alcuni profili professionali possono essere chiamati ad eseguire procedure invasive in cui vi è
rischio che lesioni aperte del paziente entrino in contatto con il sangue dell’operatore. Si tratta di
procedure invasive a rischio di esposizione (in inglese “exposure prone procedures”) che ad es.
secondo l’ UK Health Departments sono così definite:
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•
procedure in cui le mani dell’operatore,
anche se indossa i guanti, possono venire a contatto con strumenti affilati o appuntiti oppure
con tessuti taglienti (quali spicole osse o dentarie) all’interno di una cavità corporea aperta,
in una ferita o in uno spazio anatomico confinato dove possono non essere completamente
visibili le mani e le estremità delle dita in ogni momento
• trattamento di traumatizzati, in emergenza, prima del ricovero in ospedale
• assistenza a pazienti psicotici, epilettici in episodio critico
Nell’elenco dell’ UK Helth Departments vengono specificate tali procedure: ad esempio per
l’ostetricia, l’esplorazione vaginale o l’esecuzione dell’episiotomia non sono considerate exposure
prone procedures, mentre il posizionamento dell’elettrodo emicranico per il monitoraggio fetale o la
sutura dell’episiotomia sono definite exposure prone procedures. In allegato vi è un elenco, anche se
non esaustivo, delle procedure invasive tratto dalle linee guida SIMLII
Nell’esecuzione di procedure invasive, le misure costituite dalle precauzioni standard e dalle
eventuali misure di isolamento, saranno implementate anche da “Norme Interne di Lavoro Sicuro”
(DPI particolari, strumenti particolari, tempi, tecniche, etc) elaborate da ciascuna Unità Operativa
per ogni procedura che esponga a rischio in modo da limitare ulteriormente il rischio per gli
operatori del livello di approfondimento considerato. L’elaborazione di tali norme interne di
lavoro sicuro è di competenza del Dirigente dell’Unità operativa e la loro applicazione va
verificata e fatta osservare dal preposto. In relazione alla complessità delle manovre, viene
prevista inoltre idonea attività di informazione e formazione (VEDI PAG 12)
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Va precisato che l’esecuzione di procedure invasive, espone sia l’operatore sanitario al potenziale
contatto con il sangue del paziente ma anche viceversa.
L’operatore sanitario positivo per qualsivoglia malattia trasmissibile per via parenterale, deve
quindi avere coscienza del rischio di poterla trasmettere a pazienti suscettibili. La stima di tale
rischio è stata effettuata ad esempio dal CCRD (Canada) secondo il quale per ogni milione di
exposure prone procedures un chirurgo sierologicamente positivo ha:
• fra 240 e 2400 probabilità di infettare pazienti per HBV
• fra 50 e 500 probabilità di infettare pazienti per HCV
• fra 2,4 e 24 probabilità di infettare pazienti per HIV
Per i profili professionali quali Medici, Ostetriche, Infermieri professionali /DU, personale aree di
emergenza (P.S. Rianimazioni, 118) e sale operatorie compreso il personale ausiliario per cui sono
previste assistenza diretta a pazienti, con contatto ravvicinato o prolungato con essi o con sangue,
secrezioni, escrezioni, tessuti e con l’esecuzione di procedure invasive (exposure prone procedures)
è attribuibile una classe di RISCHIO MEDIO o GRAVE in funzione del numero e tipologia di
procedure invasive. La appartenenza alla classe di rischio grave piuttosto che medio, oltre che dalla
esecuzione di exposure prone procedures, può dipendere dalla presenza di criticità relative :
•
alla organizzazione aziendale
• alla organizzazione di unità operativa
• alle caratteristiche strutturali / edilizie
• alla disponibilità ed uso di Dispositivi di Protezione Individuale o Collettiva
alla mancanza di programmazione della sicurezza
Questo tipo di classificazione è demandato al Sistema aziendale della sicurezza.
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SINTESI OPERATIVA:
Coscienza del fatto che con gli agenti biologici l’organismo umano ha rapporti molto stretti ed è
provvisto di difese naturali anche contro quelli per lui dannosi; solo in alcune situazioni può esistere
il rischio che gli agenti biologici dannosi prendano il sopravvento e ci si ammali (vie di
trasmissione/classificazione)
Conoscenza delle regole elementari di comportamento e di protezione personale sufficienti a
minimizzare il rischio
Nelle attività di assistenza e con contatto diretto con fluidi o tessuti di derivazione dai pazienti
vanno applicate SEMPRE le misure di prevenzione indicate dalle precauzioni standard come
comportamento di base che può essere implementato con le misure di isolamento specifiche nelle
situazioni più specifiche
Le misure costituite dalle precauzioni standard e dalle misure di isolamento sono in grado di
minimizzare il rischio per gli operatori che non eseguono procedure a rischio di esposizione
(Exposure Prone Procedures) quindi a livello di rischio lieve, mentre nelle attività di assistenza che
comportano l’esecuzione di exposure prone procedures il rischio biologico è aumentato (medio o
alto) e sono necessarie ulteriori misure specifiche
In caso di contatto non protetto (non osservanza delle procedure o non uso corretto di DPI)
conoscenza delle misure di prevenzione e di controllo da adottare
Conoscenza dei contenuti minimi delle procedure da seguire, compreso il follow up, in caso di
infortunio a rischio biologico in caso di contatto parenterale o mucoso
Nel caso il profilo professionale preveda l’esecuzione di exposure prone procedures, le misure
costituite dalle precauzioni standard e dalle misure di isolamento devono essere implementate anche
da “Norme Interne di Lavoro Sicuro” (DPI particolari, strumenti particolari, tempi, tecniche, etc)
elaborate da ciascuna Unità Operativa per ogni procedura che esponga a rischio in modo da limitare
ulteriormente il rischio per gli operatori del livello di approfondimento considerato (livello di
rischio medio o alto)
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Nel caso il profilo professionale preveda l’esecuzione di exposure prone procedures,
l’operatore sanitario positivo per qualsivoglia malattia trasmissibile per via parenterale e
non,deve avere coscienza del rischio di poterla trasmettere a pazienti suscettibili, deve
conoscere le procedure per minimizzare anche questo rischio, deve sapere a chi far
riferimento per avere indicazioni su eventuali limitazioni/precauzioni
Infermiera con tbc: sospetti di contagio su neonati.
Bimba nata al Gemelli malata anche lei di tbc: verifiche su mille
bimbi transitati da marzo a luglio nel reparto di neonatologia
!
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Allegato 1 : Infezione tubercolare
· E’ opportuno sottoporre i lavoratori neoassunti al test Mantoux al momento dell’assunzione ripetendolo, in caso
di negatività, dopo 1-3 settimane, al fine di evidenziare effetti richiamo.
· Non dovranno eseguire tale test i neoassunti con documentata storia di Tb o con cutipositività documentata.
· Tale test dovrà essere eseguito seguendo gli standard internazionali, non sono da considerare sufficientemente
attendibili i test multi puntura (Tine test)
Valutazione dei risultati
- se l’infiltrato è assente, o comunque minore di 5 mm, il test è considerato negativo, può essere effettuato uno
screening periodico;
- se l’infiltrato è _ di 5 mm e _ a 10 mm il test Mantoux è positivo, il lavoratore dovrà essere sottoposto Rx torace,
VES, protidogramma, emocromo, esame urine, qualora risultino delle alterazioni ed i risultati degli esami siano
positivi o sospetti: invio allo specialista - se l’infiltrato è > 10 mm il test è fortemente positivo : Rx torace e invio
allo specialista
Controllo dei contatti (l’opportunità che sia il medico competente ad attivare questa fase è da discutere , infatti ci
può essere sovrapposizione con l’inchiesta che svolge l’ISP dopo essere stata informata mediante referto
ospedaliero o del m. curante)
Contatti: operatori che hanno lavorato per almeno un turno nell’ambiente dove è stato presente un soggetto affetto
da Tb
Qui dobbiamo distinguere tra contatti con pazienti a bassa e alta contagiosità*:
1 Bassa contagiosità : i micobatteri vengono individuati nell’espettorato del paziente solo dopo esame colturale; il
medico deciderà se attivare la procedura con effettuazione del test Mantoux al
tempo 0 e dopo 2 mesi caso per caso, a seconda delle condizioni soggettive;
i soggetti a rischio per patologie (immunodepressione, diabete insulinodipendente, linfomi e leucosi, insufficienza
renale cronica, deperimento organico, positività HIV), abitudini (alcolismo) o terapie (t. con chemioterapici,
immunosoppressori, cortisonici, radioterapia) che compromettono le difese immunitarie, devono essere inviati
direttamente allo specialista pneumologo o infettivologo** senza effettuare la Mantoux.
2 Alta contagiosità: i micobatteri vengono individuati all’esame microscopico diretto nell’espettorato del paziente;
dovrà essere effettuato il test Mantoux al tempo 0 e dopo 2 mesi le possibilità sono :
· test negativo (infiltrato di diametro inferiore a 5mm o variazione del test rispetto al precedente inferiore a 5 mm);
· test positivo (infiltrato maggiore o uguale a 5 mm e minore o uguale a 10 mm, o variazione rispetto a un
precedente test è _ a 5mm ed £ a 10 mm);
· test altamente positivo (infiltrato maggiore a 10 mm – o variazione rispetto a test precedente maggiore di
10 mm- );
se il test è negativo : interruzione della sorveglianza;
se è positivo : RX torace ed esami ematici (VES, protidogramma, emocromo), es. urine, se sorgono sospetti si
invia il soggetto allo specialista;
se è altamente positivo si fa RX torace e si invia il soggetto allo specialista;
Sarà comunque compito del medico competente informare gli operatori dei casi di patologia tubercolare
individuati nella struttura e farsi segnalare le sintomatologie di allerta quali:
- Febbre serotina dai 37, 5 ° C in poi per almeno 7 giorni;
- Dimagrimento senza cause apparenti;
- Tosse con o senza espettorato;
- Dolore toracico che aumenta con gli atti respiratori;
se almeno 2 dei suddetti sintomi risultano presenti, il soggetto dovrà essere inviato allo specialista.
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All. 2 : Epatite virale tipo B
Valutare le condizioni di immunità all’epatite virale tipo B eseguendo il test HBsAb a tutti gli operatori della
struttura; praticare la vaccinazione anti HBV agli HBsAb negativi, terminato il ciclo vaccinale verificare
dopo circa 1 mese l’avvenuta sieroconversione, in caso di negatività praticare una IV dose e dopo un mese
verificare nuovamente l’avvenuta sieroconversione, in caso di ulteriore negatività considerare il soggetto non
responder e informarlo della sua condizione.
All. 3 : Scabbia
Il medico competente:
- chiede, se lo ritiene necessario, la consulenza del dermatologo;
- denuncia all’INAIL i casi accertati (l’INAIL tratta i casi di scabbia insorti per causa lavorativa come
infortuni, la malattia professionale si configura in caso di cronicizzazione delle lesioni).
- invia il lavoratore al medico curante per l’allontanamento nel periodo di contagiosità e per la terapia.
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All. 4: Infortunio biologico
In caso di sospetta contaminazione per infortunio da puntura o taglio con possibile esposizione accidentale
ad agenti biologici trasmissibili per via ematica, occorre procedere come segue:
1. Favorire il sanguinamento e detergere con acqua e sapone;
2. Disinfettare la ferita con cloro ossidante elettrolitico (10%) o prodotto a base di iodio;
In caso di infortunio da contaminazione:
1. Cute: detergere con acqua e sapone e procedere a disinfettare la parte interessata con cloro ossidante
elettrolitico (10%);
2. Mucose: risciacquare con cloro ossidante elettrolitico al 5 - 10% o acqua ossigenata;
3. Congiuntiva: risciacquare abbondantemente con acqua
Schema per la gestione dell’infortunio biologico
Informare dell'accaduto il responsabile della struttura, il coordinatore o altra figura di riferimento della
struttura in cui si opera che provvederà a inviare l’infortunato quanto prima, e non oltre 4 ore dall'infortunio,
al Pronto Soccorso di riferimento per i provvedimenti del caso. Contestualmente è opportuno informare
dell’accaduto il medico competente.
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO
Il Virus A(H1N1)v: informazioni utili per la
prevenzione nei luoghi di lavoro
Cosa fare per proteggere i lavoratori
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ISPESL-Dipartimento di Medicina del Lavoro
Misure di protezione per gli operatori sanitari
Il Virus A(H1N1) v: informazioni utili per la prevenzione nei luoghi di lavoro
La trasmissione del virus A(H1N1)v avviene principalmente mediante droplets;
tuttavia nel corso di alcune specifiche procedure (broncoscopia, intubazione endotracheale,
broncoaspirazione, prelievi naso-faringei…) il virus può trasmettersi anche per aerosol, modalità di
trasmissione intermedia tra quella aerea propriamente detta e quella per droplets (1,2).
Le precauzioni da prendere da parte degli OS includono:
PRECAUZIONI STANDARD: precauzioni da applicare a qualunque paziente senza conoscere lo
stato di infezione, durante manovre assistenziali che comportano contatto con secrezioni, liquidi
corporei…:
- igiene delle mani
- igiene delle secrezioni respiratorie
- utilizzo di guanti, camice
- gestione appropriata di presidi, materiali e superfici utilizzati per o in prossimità del paziente
PRECAUZIONI BASATE SULLA MODALITA’ DI TRASMISSIONE: per l’esposizione al virus
A(H1N1)v le misure da porre in atto devono essere distinte sulla base delle procedure da eseguire.
La circolare del Ministero del 28 aprile 2009 (3) afferma che gli operatori sanitari in caso di stretto
contatto con soggetti sospetti come infetti dovrebbero:
- durante le procedure standard (visita…) indossare misure di protezione individuali (es: mascherine
chirurgiche, guanti, camici monouso);
- in caso di procedure che possono generare aerosol indossare correttamente una maschera filtrante
(FFP2), camice monouso, guanti e occhiali protettivi;
- smaltire i dispositivi di protezione individuale (DPI) usati come rifiuti sanitari (4);
Quali maschere per la protezione delle vie respiratorie utilizzare?
Non sono da utilizzare le mascherine igieniche in quanto non svolgono alcuna funzione di
protezione nei confronti delle vie respiratorie.
Si possono utilizzare alcuni tipi di mascherine chirurgiche monouso progettate per essere resistenti
ai fluidi, agli spruzzi e agli schizzi. Si tratta di mascherine approvate come dispositivi medici di 1a
categoria in base alla Direttiva 93/42/CEE, recepita con D.Lgs 24 febbraio 1997, n.46 (5, 6), e
conformi alla Norma Europea EN 14683:2005.
Esistono di 4 tipi, di cui quelle di tipo II (a tre strati) e IIR (a quattro strati) offrono maggiore
efficienza di filtrazione batterica; le IIR sono anche resistenti agli spruzzi. Si presentano in diverse
tipologie a seconda dei materiali con cui sono fatte, della forma e della modalità con cui vengono
legate al viso. E’ importante precisare che, pur non essendo progettate per avere una perfetta tenuta
sul viso, sono efficaci per la protezione degli OS esposti a droplets infetti, se correttamente
indossate e rimosse.
Nel caso di procedure che generano aerosol devono essere utilizzati i facciali filtranti
(chiamati anche maschere filtranti o respiratori) FFP2.
I facciali filtranti FFP2 sono Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) di III categoria e conformi
alla Normativa Europea EN 149:2001; devono adattarsi perfettamente al viso (verificare mediante
fit-test su viso privo di barba e/o baffi per evitare limitazioni dell’aderenza) ed essere utilizzati
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nell’ambito di un programma più esteso di protezione respiratoria che includa anche la valutazione
medica, la formazione e l’addestramento dell’operatore sanitario.
NB. La produzione, commercializzazione e classificazione dei DPI è normata dalla Direttiva
89/686/CEE (7) e s.m.i. (recepite in Italia mediante D.Lgs del 4 dicembre 1992, n.475, modificato
dal D.Lgs 2 gennaio 1997, n.10 e dalla circolare 22 maggio 2000, n.759470) (7- 10). La gestione dei
DPI è regolamentata dal D.Lgs 81/08 e s.m.i (11).
Quali guanti utilizzare?
I guanti monouso (in lattice, vinile o nitrile) devono essere DPI (7-9, 11) di III categoria e conformi
ai requisiti della Norma tecnica EN 374.
___________________________________________________________________________
Quali camici utilizzare?
Gli indumenti protettivi monouso (in TNT o TYVEK) per il rischio biologico devono essere DPi di
III categoria, conformi ai requisiti della norma tecnica EN 14126.
___________________________________________________________________________
Quali protezioni per gli occhi utilizzare?
Gli occhiali protettivi (con protezione laterale o a maschera) per il rischio biologico devono essere
DPI di II categoria, conformi ai requisiti della norma tecnica EN 166/2001
Riferimenti bibliografici
(1) De Carli G, Fusco FM, Martini L,Puro V. Raccomandazioni per le misure di isolamento in ambito sanitario. In: Infezioni ad
elevato allarme sociale. Pubblicazione dell’INMI “Lazzaro Spallanzani”, a cura di Vincenzo Puro e Giuseppe Ippolito
http://www.inmi.it/
(2) Siegel JD, Rhinehart E, Jackson M, Chiarello L, and the Healthcare Infection Control Practices Advisory Committee, 2007.
Guideline for Isolation Precautions: Preventing Transmission of Infectious Agents in Healthcare Settings
http://www.cdc.gov/ncidod/dhqp/pdf/isolation2007.pdf
(3) Circolare del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali 28 aprile 2009 - Sindrome influenzale da nuovo virus del
tipo A(H1N1)
(4) DPR 15 luglio 2003, n.254 - Regolamento recante disciplina della gestione dei rifiuti sanitari a norma dell'articolo 24 della legge
31 luglio 2002, n. 179 (GU n. 211 del 11-9-2003) (5) Direttiva 93/42/CEE del Consiglio, del 14 giugno 1993, concernente i
dispositivi medici (GUCE n.L 169 del 12 luglio 1993)
(6) D.Lgs 24 febbraio 1997, n.46 – attuazione della Direttiva 93/42/CEE concernente i dispositivi medici (GU n.54 del 6 marzo 1997
– SO n.49)
(7) Direttiva 89/686/CEE del Consiglio del 21 dicembre 1989, relativa ai dispositivi di protezione individuali (GUCE n. L 399/18 del
30 dicembre 1989)
(8) D.Lgs del 4 dicembre 1992, n. 475 - Attuazione della direttiva 89/686/CEE del Consiglio del 21 dicembre 1989, in materia di
ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai dispositivi di protezione individuale (GU n. 289 del 9 dicembre 1992,
SO)
(9) D.Lgs 2 gennaio 1997, n.10 - Attuazione delle direttive 93/68/CEE, 93/95/CEE e 96/58/CEE relative ai dispositivi di protezione
individuale (GU 30 gennaio 1997, n. 24) (10) Circolare 22 maggio 2000, n.759470, del Ministero dell’Industria, del Commercio e
dell’Artigianato - Indicazioni per la commercializzazione di maschere di protezione delle vie respiratorie nel quadro della direttiva
89/686/CEE del Consiglio del 21 dicembre 1989, relativa
ai "Dispositivi di protezione individuale" modificata dalle direttive 93/68/CEE, 93/95/CEE e 96/58/CE (GU n.150 del 29 giugno
2000)
(11) D.Lgs 9 aprile 2008, n. 81 Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n.123, in materia di tutela della salute e della
sicurezza nei luoghi di lavoro (GU 30 aprile 2008, n. 101, SO)
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Check-list di assistenza al paziente con
Influenza A (H1N1)
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MISURE DI CONTENIMENTO DELL’INFEZIONE:
NORME IGIENICHE
MASCHERINA CHIRURGICA o FFP2 ?
SEMPRE FFP2
NELL’ASSISTENZA
USO DI MASCHERINA
CHIRURGICA, CON RICORSO A
FFP2 SOLO DURANTE
L’ESECUZIONE DI PROCEDURE
GENERANTI AEROSOL
Esistono discrepanze nelle raccomandazioni promulgate dai diversi Paesi sull’opportunità
di utilizzare un mascherina chirurgica piuttosto che un facciale filtrante (FFP2)
nell’assistenza ad un paziente con diagnosi di influenza da A/H1N1 confermata o sospetta.
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