lungomare e piazza identita` urbane a confronto

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lungomare e piazza identita` urbane a confronto
Editoriale
LUNGOMARE E PIAZZA IDENTITA’ URBANE
CAMBIO LOOK,
A CONFRONTO
MA NON CAMBIO PROPOSITI
L’inizio del nuovo anno si presenta come
un’occasione propizia per riprendere con decisione e
slancio il nostro cammino giornalistico. Questo 2010
ci vede profondamente rinnovati, non solo nel look
esteriore, che propone un formato ridotto, e perciò
maggiormente compatto e maneggevole, ma anche
nelle facoltà interiori, i cosiddetti contenuti, che si
arricchiscono, grazie all’entrata di nuovi e preziosi
collaboratori, e quindi di nuove rubriche, che scoprirete strada facendo, sfogliando queste pagine.
L’intento è quello di apportare una maggiore conoscenza e consapevolezza del territorio in cui viviamo,
lasciando comunque una porta aperta alle situazioni
nazionali e mondiali, dove ognuno può liberamente
esprimere la sua opinione o dare il proprio contributo
in qualità di esperto.
Ciò che, invece, bandiamo profondamente da questo
giornale è la propaganda politica e soprattutto partitica. Opinione Giovanile vuole tenersi fuori da tali
disquisizioni, in quanto mira ad unire la popolazione
e non a dividerla; mira a condividere contenuti, conoscenze ed opinioni, non a lasciarle scorrere invano
nel disinteresse dell’ignoranza; mira perciò alla crescita personale, civile e sociale di chi partecipa alla
sua creazione e di chi ne fruisce, attraverso la lettura. Il confronto che si instaura deve essere costruttivo e non improntato alla sfida. E’ per questo motivo
che ho deciso di continuare il percorso intrapreso
insieme ai ragazzi del comitato di redazione, e insieme ai collaboratori, che sostengono continuamente,
attraverso la loro scrittura e la loro serietà d’intenti e
motivazioni Opinione Giovanile. Questa è l’identità
della Commissione Giornale della Consulta Giovanile
di Marina di Gioiosa Ionica, e questo che vi apprestate a leggere è il frutto del suo lavoro. Ringrazio il Direttivo della Consulta e l’Amministrazione Comunale
per la fiducia che continuano a riporre in noi, per le
strategie economiche, che di volta in volta, anche
grazie al contributo dei privati, verranno messe in
atto per consentire l’uscita di O.G., e soprattutto per
la libertà che ci viene concessa nell’ideare in tutto e
per tutto il giornale: dalla linea editoriale generale,
alle singole rubriche, dall’impaginazione grafica ai
contatti con i lettori.
Chiariti questi punti, non mi resta che augurarvi una
buona lettura ed invitarvi a partecipare attivamente
ai dibattiti aperti dal giornale, scrivendo sul forum :
http://kaulonyoung.forumcommunity.net/ o inviando una mail al nostro indirizzo di posta elettronica
[email protected]
Lucia Femia
ANNO 2—N 1
All’interno
CONSULTA GIOVANILE
Intervista al Presidente
Albanese
Pag. 3
Qualche anno fa all’Università di Bologna in ambito
semiotico fu portata avanti una ricerca sulle strategie
urbanistiche e di auto-rappresentazione delle città del
Mediterraneo. Allora anch’io presentai un’analisi sulla
mia città che mi valse l’esame di sociosemiotica. Oggi
uso le colonne di Opinione Giovanile per raccontarvi a
quali conclusioni arrivai. La tesi che sostenevo era che
l’immagine urbana di Marina di Gioiosa Jonica agli
occhi dei suoi concittadini è molto debole. Per argomentare le motivazioni di questa presa di posizione
decisi di confrontare MdG con Gioiosa Jonica e far
emergere per contrasto come nella seconda cittadina
l’immagine urbana sia ben chiara, il comune abbia
una propria identità distintiva e una condivisione fra i
cittadini di valori urbani collettivi. Per ovvie ragioni di
spazio qui parlerò solo di alcuni elementi che giocano
a sfavore di MdG, ripromettendomi in qualche altro
numero del nostro giornale di riprendere la questione,
sperando che questi sunti non banalizzino la mia articolatissima analisi originaria.
Come tutti a Marina sanno, l’idea di piazza è piuttosto
vaga se proviamo a figurarcela nel nostro contesto
urbano. La Piazza Zaleuco dovrebbe essere il principale punto di riferimento del paese. Essa si trova di fronte alla chiesa principale, è un vero e proprio nodo entro cui convergono 4 dei percorsi cardinali. Il traffico è
la dominante dell’area. Sul lato est passa la Strada
Statale 106 Jonica, che coincide con il corso del paese, mentre la parte immediatamente di fronte alla
facciata della chiesa è interamente occupata da un
parcheggio. Tutti questi elementi rendono la piazza
priva di una forma distintiva. Insomma, non la si può
vivere come un tradizionale luogo d’incontro. Ma la
cosa peggiore è che non ci sono altri spazi del paese
che ricoprono tale ruolo. A MdG l’unica area che potrebbe avere una funzione sociale analoga potrebbe
essere il Lungomare Cristoforo Colombo. Proviamo ad
esaminarlo. A livello estetico è sempre stato, e tutt’ora
lo è, estremamente frammentario, perché è stato costruito e ristrutturato in momenti diversi. Si possono
distinguere almeno 4 tratti, ciascuno caratterizzato da
un proprio stile, di conseguenza ciò impedisce di conferire continuità al percorso. Tuttavia è proprio il modo
di muoversi per itinerari paralleli e secondo direzioni
ben precise (nord o sud) che rende questa striscia di
contorno al mare così particolare. Per il resto ha usi
diversi a seconda delle stagioni. In inverno, è prevalentemente un luogo di transito pedonale o automobilistico. In estate, invece acquista altre funzioni: durante il giorno si può percorrere in auto o a piedi ed è la
via d’accesso alla spiaggia; la sera, chiuso al traffico,
grazie all’illuminazione soffusa e ai locali aperti, assume un'altra atmosfera, ancor più invitante per il passeggio. Sebbene il lungomare sia un percorso, allo
stesso tempo è anche un margine che coincide con il
confine est del paese: una frontiera – vale a dire
quanto di più lontano concettualmente si può pensare
da un ―centro‖. Esso si protende fisicamente verso il
mare, l’elemento naturale vincolante, di cui segue la
morfologia.
continua a pagina 7
GOCCE DI MEMORIA
A cura della Prof.ssa
Maria Rosaria Pini
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IMMIGRAZIONE
Siamo tutti Rosarnesi
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PALAZZO MUNICIPALE SEMPRE Più VERA E PROPRIA CASA DEI CITTADINI
Cari cittadini, il mio appuntamento con la vostra
lettura è motivo e modo per rendervi partecipi del
lavoro quotidiano dell'amministrazione Femia.
Siamo reduci da una importante inaugurazione. Il
nuovo ufficio comunale anticipa una scia di novità
sociali, che viaggiano di pari passo con la voglia di
aprire le porte del vecchio Municipio, e tra le righe
lancia messaggi di cambiamento per la comunità
di Marina di Gioiosa. "Lavorando in sinergia‖ ingloba l’attività e le figure dello sportello ―Informa
Giovani‖, nasce come braccio operativo delle Politiche Sociali e della presidenza del consiglio e
guarda all’attento impegno della Provincia. A questo insieme fa specchio quello che umanamente
lo renderà attivo, con un organigramma di giovani
suddiviso in ruoli e mansioni. Così anziani,minori,
associazioni, diversamente abili e immigrati saranno singolarmente gestiti, oltre al settore
―sanità e legalità‖ che verrà curato dal dott. Raffaele Gennaro. Supervisori della griglia unica saranno lo stesso assessore Rocco Agostino, il Presidente del consiglio Giovanni Femia, il consigliere
Giuseppe Albanese e l’ex assessore del comune
di Gioiosa Jonica Rocco Ritorto. Anche l’avvocato
Pasquale Femia ha deciso di collaborare, condividendo con Francesco Agostino il settore ―anziani e
minori‖. Saranno altri cinque i giovani che faranno
esperienza di responsabilità mentre per il ragioniere Giuseppe Scali sarà solo un ritorno in ambito comunale. Il mio beneplacito all’iniziativa è
scontato,
sono
soddisfatto
soprattutto
dell’impegno profuso dai miei amministratori. Che
quello delle Politiche Sociali sia un assessorato
attivo, ricco e vincente è palese e badate che richiede molto sacrificio perché opera ad ampio
raggio. La grande vittoria è stata anche quella di
far appassionare i giovani alla bellezza
dell’operare per la comunità. Continuerò sempre a
ribadirlo: la comunità, per noi, viene prima di ogni
altra cosa. L’ufficio ―Lavorando in sinergia‖ si prepone, ora, di creare possibili condizioni e fattibili
realtà affinché le forze della comunità vengano
incanalate in un’unica soluzione di utilità, aiutan-
do chi per primo ha bisogno. Andando a ritroso è
di dieci giorni fa la firma di un Protocollo d’Intesa
che lega il comune agli uffici ministeriali. Nella
sede romana della Presidenza del Consiglio dei
Ministri, Dipartimento Politiche Giovanili, ho apposto la firma ad un documento che ha sancito
l’avvio del progetto destinato ai giovani. Si chiama
―You and Me‖, prossimo punto di riferimento per
diverse attività che troveranno identità e concretizzazione in maniera proporzionale a quello che
sarà l’impegno dei diretti interessati. Il progetto,
che fa parte dei Pon Sicurezza e Legalità, ha attirato l’attenzione dell’assessore Domenico Mazzaferro in uno degli ultimi giorni in cui era possibile
la partecipazione al Bando. L’assessore allo Sport,
Turismo e Spettacolo ha pensato che la cittadina
potesse rientrare in un discorso privilegiato del
Mezzogiorno ed ha avuto ragione. In effetti la scelta non offriva ampie possibilità di accesso, prova
ne vuole che la nostra Città del Sorriso e Bivongi
sono state le uniche ad essere inglobate nell’idea
Pon Sicurezza e Legalità. Il titolo esteso del progetto è ―Giovani: legalità, cittadinanza e partecipazione‖, rivolto ai ragazzi del territorio ed alla loro
volontà di frequentare dei corsi di formazione professionale, dando vita ad attività aggregative. Sarà questo un nuovo input per impegnare un altro
locale del palazzo municipale, sempre più destinato ad essere una vera e propria casa dei cittadini.
Dall'inizio dell'anno stiamo curando al meglio la
raccolta differenziata. Il progetto è già in atto ed è
rivolto a cinquecento utenze, come da contratto
con Locride Ambiente. L’accordo, con decorrenza
1 gennaio 2010, si riferisce alla raccolta differenziata di carta e multi materiale, quale lattine vetro
e plastica. Le famiglie destinatarie sono state individuate in base alle zone ed alla residenza condominiale. Tra le tante vie rientrano la Nazionale
Nord, Matteotti, Torrevecchia, Genova, il viale Brigida Postorino e piazza Mazzini. La raccolta differenziata stabilita nell’accordo non sarà eseguita
porta a porta. Nelle zone in questione sono stati
collocati degli appositi bidoni: il bianco serve per
Legalità, cittadinanza e
partecipazione”.Intesa tra comune e
Presidenza Consiglio Ministri
Il sindaco Rocco Femia comunica l’intesa tra il comune di
Marina di Gioiosa Jonica e la Presidenza del Consiglio dei
Ministri, Dipartimento Politiche Giovanili. Il tutto è confermato dalla recente firma di un Protocollo con cui è stato
avallato un progetto dal titolo "Giovani: legalità, cittadinanza e partecipazione". Lo stesso è stato curato
dall’assessore Domenico Mazzaferro (Sport, Turismo e
Spettacolo), rientra nei Pon Sicurezza e Legalità e fa riferimento ad un finanziamento pari ad euro 200.000. Il progetto prevede la realizzazione di un centro che sarà ubicato nei locali comunali, si chiamerà "You and
Me" e sarà uno dei due previsti in Calabria.
Fonte la Riviera online
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la raccolta della carta e il blu per il multi materiale, tutti da inserire nei sacchetti che la stessa Locride Ambiente deve provvedere a distribuire. La
società ha fatto sapere che al più presto saranno
completate le cinquecento utenze per poi passare
alla raccolta organica. Intanto vi ricordo
l’esistenza di un servizio di prelievo a domicilio
per i rifiuti ingombranti, prenotabile presso
l’Ufficio Tecnico e attivo ogni giovedì.In occasione
della ricorrenza del Santo protettore dei Vigili Urbani, l'amministrazione ha sostenuto il comando
della Polizia Municipale nell’intento di forgiare una
manifestazione che avesse i riflettori puntati sul
corpo in questione, con un cerimoniale capace di
unire sacro e civile. Tutte le massime autorità civili
e militari della Provincia, i presidenti della Giunta
e del Consiglio Regionale, sono stati invitati a
prendere parte alla manifestazione che ha avuto
inizio con l’arrivo di Mons. Giuseppe Fiorini Morosini. Un momento che ha ricordato quanto sia fondamentale il rapporto di collaborazione tra i due
nuclei, responsabili secondo le proprie mansioni
della vita della cittadina. La fiducia ed il rispetto
sono alla base del lavoro quotidiano e sono il segreto della nostra intesa. L'avvio del nuovo anno
non ha mancato però di ricordarci quanto possa
essere distruttiva la furia del mare. Quando si abbatte sono sempre loro a rimetterci mobilio e pareti, gli abitanti del rione "Marinari". Il litorale, di
per sé soggetto ad erosione costiera, ha indotto
l’Ufficio Tecnico comunale, attraverso l’architetto
Stefano Cortale, ad inviare un telegramma alle
istituzioni calabresi e richiedere ―tempestivi sopralluoghi al fine di individuare idonei interventi‖
in merito al riproporsi della furia del mare. Dal
materiale cartografico in possesso dello stesso
ufficio della casa comunale risulta come dal 1935
ad oggi vi sia stata un’erosione media di sessanta
metri di spiaggia. Qualche settimana fa ancora
arredo urbano, abitazioni private e muri di protezione hanno subito l’ennesimo attacco. Le porte
delle abitazioni non sono servite a fermare
l’acqua in arrivo, onda su onda, malgrado avessi-
mo provveduto ad
abbassare
preventivamente, e
di parecchi metri,
il livello della
spiaggia.
Così
facendo si è sperato che l’impatto
delle onde sul
muro fermasse il
più
possibile
l’acqua dello Jonio. E' ancora viva
nelle nostre menti
la vicenda dello
scorso anno e,
come se non bastasse, la Regione ci ha risarcito
di soli 4.000 euro. Lo stesso vescovo della Diocesi
di Locri-Gerace, ironicamente, mi ha chiesto come
mai non li ho ancora rimandati alle casse regionali. Pensare che solo la volta scorsa, dopo qualche
ora si contava già una spesa di 5.000,00 euro.
Tali effetti non possono che richiamare alla mente
degli addetti ai lavori la documentazione con cui,
nel 2002, la Regione aveva imposto determinati
vincoli in merito alla messa in sicurezza, garantendo al comune un immediato seguito con la progettazione o con il trasferimento degli abitanti in pericolo. Conserviamo anche la documentazione servita a sollecitare gli interventi irrealizzati, facendo
ora mente locale alla necessità di un’opera che
ricalchi quanto fatto nell’Alto Tirreno cosentino. I
pesanti
danni
subiti
sono
indipendenti
dall’abusivismo edilizio di cui spesso veniamo
imputati, citato solo per tergiversare e rinviare gli
interventi. Molti sono ancora i progetti in cantiere
ma, come da mia abitudine, preferisco metterli in
atto per poi poterli commentare attraverso queste
pagine. Confido nella vostra consueta fiducia e
collaborazione, perciò arrivederci al prossimo numero.
Il sindaco
Rocco Femia
“SERVIZIO CIVILE: UN ANNO DA NON PERDERE”
Con immenso piacere ed orgoglio comunichimo alla
cittadinanza di Marina di Gioiosa Jonica ed in particolare ai giovani che presto partirà presso la ― Casa
Comunale‖ il primo progetto di Servizio Civile, dove i
protagonisti saranno i giovani dell'età compresa tra
i 18 ed i 28 anni, che per dodici mesi saranno impegnati con mansioni di massima serietà e responsabilità. Vorrei specificare brevemente di cosa si tratta:
Il Servizio Civile Nazionale, istituito con la legge 6
marzo 2001 n° 64, dà la possibilità ai giovani dai
18 ai 28 anni di dedicare un anno della propria vita
a favore di un impegno solidale, inteso come impegno per il bene di tutti.
Il servizio civile volontario garantisce ai giovani una forte
valenza educativa e formativa, è una importante e spesso
unica occasione di crescita personale, un’opportunità di
educazione alla cittadinanza attiva, un prezioso
strumento per aiutare le fasce più deboli della
società contribuendo allo sviluppo sociale, culturale ed economico del nostro paese. Chi sceglie di
impegnarsi per dodici mesi nel servizio civile volontario, sceglie di aggiungere un'esperienza qualificante al proprio bagaglio di conoscenze, spendibile nel corso della vita lavorativa, quando non
diventa addirittura opportunità di lavoro, e, nel
contempo, assicura una sia pur minima autonomia economica, esattamente 433,00 € mensili. Il
2010 deve rappresentare un anno importante e
mirato verso i giovani, i nostri giovani, ai quali spesso non si
dà fiducia.
Assessore alle Politiche Sociali
Dott. Rocco Agostino
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LA PROPOSTA
Basta gettare i nostri lamenti al vento su ciò che questo paese non ha, o non è, e che invece vorremmo avesse, o vorremmo sia. Facciamo delle proposte concrete per realizzare
le idee che frullano nella nostra mente.
Scrivi a [email protected] e fai la tua proposta!
ISOLA PEDONALE SUL LUNGOMARE CRISTOFORO COLOMBO:
NUOVE ABITUDINI NEI LUOGHI DI SEMPRE
Quei weekend che ritorno in paese, dopo una caotica settimana passata in città su autobus e navette, non c’è nulla di più
bello che andare a trovare il mio amico mare. Respirare un po’
della sua aria e sentire il vociare delle onde che s’infrangono
sulla riva, sono momenti in cui ci si libera dal peso degli impegni e ci si sente tutt’uno con quel poco di natura che, ancora, ci
è rimasto in paese e che sarebbe bene tutelare il più possibile.
A piedi o in bici, la visita al lungomare è un appuntamento fisso, che cerco sempre di mantenere. Accade spesso, però, che
questo mio breve e fugace soggiorno sia disturbato dal rumore
dei motori delle auto che passeggiano sull’asfalto a ritmo di
lumaca, e dalla puzza del fumo che esce dai loro tubi di scappamento. Quando sono a piedi, rimedio cercando di stare rivolta quanto posso verso la spiaggia, quando, invece, sono in
bici, l’impresa si rivela molto più ardua: vista la mancanza di
una pista ciclabile, mi ritrovo a intralciare la strada alle auto,
sull’asfalto, e ai pedoni sul marciapiede, dove tra uno slalom e
l’altro, mi sorprendo di come ancora non abbia steso nessuno.
Insomma, scesa in lungomare per rilassarmi e staccare dal
solito tram tram, me ne torno a casa spesso e volentieri un
po’stressata. E’ fuori dubbio che questa infelice situazione dipenda da come sia strutturata la via marina (dal fatto che non
vi sia una pista ciclabile, né sufficienti spazi di aggregazione
sociale, ma solo un percorso mordi e fuggi che non invita a
soffermarsi), ma non intendo entrare in specifiche questioni
tecniche, giacché, questo lungomare, così “ce lo siamo costruito”, approvando il progetto che un dì fu proposto, e così, per il
momento, dobbiamo tenercelo. Voglio, invece, avanzare una
proposta per vivere al meglio questo spazio,nel nostro presente. Oggi e non domani. L’idea che propongo è quella di creare
un’isola pedonale che abbracci l’aria che va dal boschetto al
parco giochi per bambini, situato vicino la Torre del Cavallaro.
L’isola potrebbe essere aperta tutte le domeniche di primavera
e nei giorni festivi, sia di mattina, che di pomeriggio. Questa
semplice iniziativa avrebbe molti vantaggi: consentirebbe una
fruizione del luogo più salutare e rispettosa dell’ambiente, la
possibilità per i bambini di giocare all’aria aperta senza pericoli,
la tranquillità dei genitori di sapere i loro figli in uno spazio lontano dalle insidie della strada, un maggiore movimento pedonale dei cittadini, a scapito dell’uso dell’automobile inquinante
e “allargante”. Per rendere, poi, l’iniziativa più interessante e
socialmente stimolante, si potrebbe pensare di organizzare
delle attività ludico-ricreative per grandi e piccini, coinvolgendo
varie realtà territoriali: Medambiente potrebbe riproporre la sua
“scalata” sul monte artificiale, che ha riscosso tanto successo
nella scorsa edizione della giornata dell’ambiente,
l’associazione Megale Hellas potrebbe organizzare degli incontri e dei giochi per diffondere la conoscenza del mare,
qualcun’altro potrebbe noleggiare degli aquiloni e insegnare ai
ragazzi ad usarli, si potrebbe giocare a pallavolo in spiaggia
etc. Le idee da realizzare e proporre potrebbero essere tante.
Probabilmente non si ridurrebbe lo smog, considerando che
chi vuole “girare” in macchina si concentrerà sulle altre parti
del lungomare, ma probabilmente si incentiverà il numero delle
persone propense a passeggiare, anche solo per curiosità. A
volte basta poco per cambiare le cose, per creare delle situazioni più dinamiche e rispettose dell’ambiente e, soprattutto,
per creare nuove abitudini nei luoghi di sempre.
Lo scorso anno avevo proposto, sempre su questo giornale, di
ospitare a MGJ una tappa del Festival Jazz di Roccella Ionica,
ma non ho avuto alcuna risposta in proposito
dall’amministrazione comunale. Idea non condivisa? Parole
buttate al vento? Forse. Non ho comunque smesso di confidare nella sensibilità di chi è preposto alla gestione della nostra
cittadina e spero che questa volta la proposta sull’isola pedonale riscuota più successo e venga presa in seria considerazione dall’amministrazione.
Lucia Femia
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Le buche e in generale tutta la manutenzione
ordinaria delle strade. È normale che il manto
stradale si logori con il passare del tempo e con
le avverse condizioni climatiche. Anomalo è, invece, che la manutenzione ordinaria non venga
effettuata, con grave pericolo per l’incolumità dei
cittadini, in particolare per i giovani che utilizzano maggiormente motorini e biciclette.
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Il lungomare, che d’estate o meglio nei primi venti
giorni d’agosto diventa uno dei luoghi preferiti dai
giovani della costa dei gelsomini, nei restanti 345
giorni dell’anno si trasforma. Di certo in inverno il
mare ci mette la sua forza distruttrice, ma in generale nulla o quasi viene fatto dall’uomo per renderlo appetibile alla popolazione. Non ci dimentichiamo poi dei tradizionali lavori di ammodernamento
in primavera, quando le belle giornate ci invitano
ad uscire.
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Le aiuole e in genere tutti i parchi cittadini che risultano sufficientemente curati. Ovviamente la promozione serve da stimolo a migliorarsi, ma si stanno facendo progressi, siamo sulla buona strada. Fondamentale in questo settore è la collaborazione dei cittadini
che dimostrano, chi più chi meno, interesse nel vedere ben curate le aiuole del paese.
I lavori di restauro a Torre Galea ultimati nel rispetto
dei tempi previsti per la realizzazione. La torre che
ritroviamo nella Minitalia di Capriate in Lombardia,
insieme alla Cattolica di Stilo e il Duomo di Reggio
Calabria, quali monumenti simbolo della regione, è
ritornata al suo antico splendore. Speriamo che la
stessa ―sorte‖ tocchi anche a Torre Spina e
all’anfiteatro Romano.
A cura di Stefania Mazzaferro
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EMERGENZA SCUOLE:
IL CASO DELLE ELEMENTARI A MGJ
Non si può certo dire che la scuola italiana stia
vivendo oggi la sua età dell’oro: al contrario
l’intero sistema dell’istruzione pubblica si trova
in un momento di gravi difficoltà e problemi, che
non sono sicuramente sorti dall’oggi al domani
ma che invece sono il frutto di una politica che
troppo spesso ha gestito la questione scuola
come se si trovasse ai vertici di un enorme apparato industriale. La logica che prevale oggi è
quella di minimizzare i costi, anche a discapito
della qualità del servizio e col risultato che la
scuola, più che formare e istruire, produce ignoranza gratuita: pensiamo ai pesanti tagli operati
dal Ministro Gelmini, all’aumento del numero
degli alunni per classe e alla riduzione del personale scolastico, per non parlare poi della situazione vergognosa delle nostre università. Il problema dell’istruzione pubblica è gestito inoltre
nel disinteresse generale: è come se più si parla
di scuola e meno il problema viene percepito
dalla massa dei cittadini. Forse non se ne parla
in maniera corretta, ma è anche vero che si è
ormai diffusa una ―cultura‖ generalizzata per cui
non è più una necessità prioritaria formarsi e
istruirsi in una scuola ben gestita, ma è probabilmente più importante soddisfare bisogni di altra
natura (e questo sia fra gli adulti che fra i giovani).
Il caso scuola, che oggi si fa sempre più allarmante, non riguarda solo il numero degli insegnanti ma anche le strutture e i locali didattici,
spesso inadeguati per lo svolgimento delle lezioni. Viviamo in un Paese dove nella stragrande
maggioranza dei casi le scuole non solo sono
prive di palestre e laboratori, ma sono spesso
suddivise in plessi mal collegati tra loro o peggio
ancora costituite da strutture fatiscenti e abbandonate all’incuria del tempo. Lo sappiamo bene
noi abitanti di Marina di Gioiosa Jonica, dove da
più di un anno i locali della Scuola Elementare
sono stati chiusi perché non rispettano i requisiti
di sicurezza richiesti dalle norme vigenti. Attualmente per permettere il proseguimento delle
bili, ma da controlli effettuati a settembre 2008
è emerso che a presentare diverse problematiche (porte d’ingresso e collegamenti elettrici non
Locali della Scuola Elementare chiusa
attività didattiche, i bambini sono stati suddivisi
in diversi plessi (a Possessione, in alcune aule
della Scuola Media e in alcuni locali siti in via
Brigida Postorino), ma ovviamente questa non
può essere una soluzione definitiva del problema. In realtà la questione delle Scuole Elementari non è sorta dal nulla, tanto che nelle Amministrazioni precedenti il Comune aveva già ottenuto due finanziamenti, uno nel 2004 di 150.000 €
e uno nel 2006 di 323.000 €, entrambi da utilizzare per la ristrutturazione e per l’adeguamento
sismico dei locali. Una domanda sorge spontanea: sono ancora utilizzabili questi soldi? Quello
della Scuola Elementare, anche se caso limite,
non è purtroppo una realtà isolata. Occorre infatti sottolineare come a non essere sicure non
sono solo le aule effettivamente dichiarate inagi-
a norma, serrande non funzionanti, vetri e gradini rotti, poca aerazione, ecc…) sono anche gli
altri locali scolastici del comune, compresi il plesso di Possessione e la Scuola Media dove sono
del resto stati dislocati i bambini. L’ipotesi di
intervento che oggi prevale riguardo la Scuola
Elementare prevede, non tanto la demolizione
dell’edificio esistente, quanto la sua ristrutturazione e il suo adeguamento alle norme di sicurezza vigenti. Visto che questo era del resto il
progetto per cui erano stati richiesti e ottenuti i
finanziamenti sopra citati, che non possono evidentemente essere utilizzati per la costruzione di
un nuovo edificio né per l’ammodernamento delle altre strutture scolastiche del Comune, perché
a distanza di un anno non sono ancora partiti i
lavori?
Quello delle Elementari è un problema che fa
discutere molto anche se non è ancora chiara la
risposta data dall’Amministrazione Comunale; è
un problema che ha scatenato l’indignazione dei
genitori, giustamente preoccupati per il disagio
dei propri figli e per questo scesi a manifestare il
7 novembre scorso; è un problema reale che
attende ancora una soluzione soddisfacente. La
questione in sostanza non è, o almeno non solamente, dove far lezione a questi bambini. Non si
tratta infatti solo di trovare delle aule sicure, perché una scuola non è fatta solo di questo. Bisogna modernizzare assieme alle strutture anche
la nostra idea di scuola, renderla al passo coi
tempi, considerando quindi superato il vecchio
modello che identifica la scuola solo con banchi
e lavagna. Le aule devono essere fiancheggiate
da laboratori e sale audiovisivi, da palestre e
mense scolastiche, da aula magna e sala conferenze. Dobbiamo chiedere di più se vogliamo
ottenere qualcosa e se riusciamo a modificare le
nostre priorità possiamo tentare di creare una
scuola all’avanguardia e competitiva con quella
degli altri Paesi europei: perché se la formazione
dei nostri bambini è così problematica il loro livello di istruzione non può che col tempo andare
a peggiorare, limitando le già scarse prospettive
per i giovani di domani. A distanza di un anno la
situazione della Scuola Elementare è quindi cambiata di poco. Quello che è stato fatto non deve
essere considerato sufficiente e per questo speriamo che non diventi una soluzione a lungo termine. Occorre ancora fare molto e impegnarsi se
vogliamo che non trascorrano troppi anni per
vedere a Marina di Gioiosa Jonica una scuola
elementare degna di questo nome.
Marialaura Coluccio
IL CONSIGLIERE COMUNALE ALBANESE
TORNA A GESTIRE LA CONSULTA GIOVANILE
In realtà è solo un gradito ritorno, non preventivato. Ricorderete, amici lettori, che al momento
della costituzione Giuseppe Albanese ne era il
presidente di diritto, secondo uno Statuto consultato e rielaborato per personalizzarlo e identificarlo alla realtà a-politica da regolare. Solo successivamente
il processo di costituzione
dell’intero gruppo ha anche registrato la ridefinizione dei ruoli, con tanto di modifica delle nomine. La Consulta ha continuato a mantenere obbiettivi e prerogative stabiliti, dichiarandosi lontana dagli interessi politici e votando la propria
abnegazione allo spirito associativo. Organizzare
e proporre manifestazioni di supporto, far riconoscere la comunità nelle idee e nelle iniziative,
creare intrattenimento e favorire il sociale sono
state, da sempre, le linee guida della Consulta
Giovanile. Il team, che non ha mancato di attirare
e respingere critiche, aveva nominato come presidente la studentessa Elena Commisso. Il suo è
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stato un lavoro quasi biennale. Oggi le redini nota scritta, quindi sono stato costretto a procecambiano ancora fantino e a
dere all’atto ufficiale di ritiro delega
cavalcare questo importante
per accorciare i tempi e colmare il vuocavallo sociale è nuovamente il
to presidenziale‖. Anche Albanese ribaconsigliere Giuseppe Albanese.
disce il proprio diritto alla carica, menPer comunicarlo ufficialmente
ziona lo Statuto ed in merito comunica
anche ai lettori, abbiamo chieche non sono mancate altre novità.
sto al presidente di chiarire il
―Ho annoverato nuovi giovani interescambio poltrona attraverso le
sati all’esperienza della Consulta ed
pagine dell’organo di stampa
ho riorganizzato il direttivo – ha speciche a cadenza fissa rappresenficato il presidente – La vicepresidenza
ta e promuove l’impegno della
è affidata a Valentina Femia. Alla seConsulta. ― A malincuore sono
greteria permane la figura di Giuseppe
stato costretto a revocare la
Romeo mentre al direttivo si annoveradelega a Elena Commisso –
no Giuseppe Coluccio, Stefania Mazzaesordisce Giuseppe Albanese.
ferro, Giuseppe Romeo, Marida Nicita,
Il suo compito è arrivato al caTeresa Romeo, Valentina Nicita, Tompolinea quando, in una riuniomaso Ferrigno e Francesco Marando‖.
Il consigliere G. Albanese
ne, ha anticipato l’intenzione di
Giuseppe Albanese si sbottona attradimettersi. All’annuncio non è seguita alcuna verso ―OG‖ dopo aver ripreso pienamente il ritmo
della guida. ―Infatti abbiamo già realizzato diverse iniziative – racconta – Unitamente ad alcune
associazioni del territorio abbiamo stilato un programma che nel periodo natalizio ha concentrato
interessi ed energie su più progetti. Una giornata
è servita a far divertire i bambini con la presenza
degli Artisti di Strada di Reggio Calabria, mentre
un’altra iniziativa è servita ad intrattenere i diversamente abili, coinvolti in una due giorni di tombola e karaoke. Continua con entusiasmo il puntuale operato della commissione giornale diretta
da Lucia Femia‖. C’è soddisfazione nel riepilogo
del presidente Albanese, cosciente della mole di
lavoro che la Consulta deve ancora fare per dimostrare alla comunità le proprie capacità. Intanto la programmazione continua… arrivederci al
prossimo appuntamento!
Annamaria Implatini
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Ambiente
RISPARMIA E... SALVI IL CLIMA
"Sulla terra c'è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti, ma non per soddisfare l'ingordigia di pochi. Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo" (Mahatma Gandhi)
I rappresentanti di quasi 192 paesi del mondo si
sono riuniti dal 7 al 18 dicembre scorso a Copenaghen, con l’obbiettivo di raggiungere un accordo al fine di migliorare le condizioni climatiche della terra. La conferenza aveva come finalità ultima quella di prolungare o quanto meno
sostituire il Protocollo di Kyoto, che scade nel
2012. I punti principali che l’eventuale accordo
avrebbe dovuto prevedere sono: ridurre le emissioni di gas a effetto serra, affinché l’inesorabile
aumento delle temperature cessi o quantomeno
si attenui, e trovare il denaro necessario per la
diffusione delle tecnologie pulite nei paesi poveri.
La conferenza del clima di Copenhagen, però, si
è conclusa con un nulla di fatto e con la sua conclusione sono venuti meno tutti i buoni propositi
che gran parte del mondo aveva riposto in essa,
lasciandoci
con
un’unica
certezza:
l’inquinamento è un serio pericolo!
I lavori sono stati rinviati a data da destinarsi,
città del Messico o Berlino le prossime sedi. Tutto questo significa sprecare inutilmente tempo
prima d’intraprendere iniziative efficaci, anche
perché non è detto che una nuova conferenza
porti a un accordo definitivo, vista la riluttanza
dimostrata finora da molti stati che non hanno
aderito al protocollo i Kyoto attualmente in vigore (primo fra tutte la Cina).
Se i grandi del mondo su questioni di clima, e
non solo, non riescono a mettersi d’accordo e a
concludere nulla, noi, invece, portando attenzione alle nostre scelte quotidiane possiamo fare
molto. Puntare l’attenzione sui nostri stili di vita
quotidiani, infatti, può significare ridurre notevolmente le emissioni di CO2 permettendoci di lasciare alle generazioni future un mondo più vivibile. Ecco alcuni dei consigli che l’associazione
Greenpace ci propone per salvare il clima della
terra:
Acquista prodotti a maggior efficienza energetica. Cerca quelli col marchio di risparmio energetico e verifica cosa voglia realmente dire! I nuovi
apparecchi dovrebbero avere un tasto di spegnimento che li distacchi totalmente dalla corrente,
oppure dovrebbero consumare non più di 1 watt
in modalità standby.
Limita il consumo dello standby! Hi-fi, apparecchi tv, videoregistratori, PC e tutti gli accessori
annessi continuano a consumare elettricità anche se in modalità standby. I costi per una casa
media possono arrivare a circa 130 euro l’anno.
Perciò: stacca la spina o usa una presa multipla
che ti permetta di spegnere tutto con un solo
interruttore.
Usa lampade CFL a risparmio energetico. Riducono i consumi di energia di circa l’80%. (At­
tenzione: le lampade fluorescenti compatte, o
CFL, contengono mercurio e non devono essere
getta-te insieme ai comuni rifiuti domestici). In
tutti gli altri casi: luci spente nelle stanze se non
servono!
Non lasciare inseriti caricabatterie e trasforma-
tori. Continuano a consumare elettricità anche
quando non vengono usati. Molte volte, ma non
sempre, puoi verificarlo sentendo quanto sono
caldi.
Attenzione all’energia che consumi! Lascia il coperchio sulla pentola; usa meno acqua per cuocere uova e verdure; utilizza una
pentola a pressione; non preriscaldare il forno; se hai una
cucina elettrica, spegni le piastre
e il forno prima e lascia che il
cibo concluda la cottura.
Fai una doccia veloce al posto di
un bagno. Chiudi il rubinetto
mentre t’insaponi. Installa anche
un riduttore di flusso per la doccia che ti permetta di risparmiare l’acqua, dimezzando così i
consumi di acqua ed energia.
Sgranchisci le gambe più spesso! Camminare ti
mantiene in forma e non danneggia il clima. Riconquistiamo le città, a piedi.
Restringi la macchina! La cosa più importante
da chiederti quando compri un’automobile è:
―Quanto consuma?‖ Da tempo sono disponibili
sul mercato macchine che percorrono 100 Km
con 4 litri e in futuro si potrà diminuire il consumo fino a 2 litri. Aiutaci a far sentire in colpa
quelli che girano in limousine, SUV e altri mostri
assetati di benzina.
Vai in bici!! Occupa poco spazio e non consuma
nulla. È silenziosa e pulita e ti mantiene in forma. Quindi: ogni occasione è buona per andare
con la cara e vecchia bicicletta, al lavoro, a fare
shopping, persino in vacanza.
Mangia meno carne! Secondo la FAO,
l’Organizzazione delle Nazioni Unite per
l’alimenta­zione e l’agricoltura, l’allevamento di
bestiame è responsabile di circa il 18% delle
emissioni totali di gas serra, a causa delle grandi
quantità di energia consumata nella produzione
di fertilizzanti, del disboscamento delle foreste
pluviali per ricavare terreni da
pascolo e per le
coltivazioni
di
fagioli di soia e
infine a causa
della
grande
quantità di metano
prodotto
nel rumine del
bestiame.
Compra prodotti
locali e di stagione. Riducono
la circolazione
di merci e la necessità di riscaldare le serre. Il
nostro comune è ricco di piccoli coltivatori che
producono alimenti biologici. Inoltre è importante evitate ogni genere di spreco alimentare. Sarebbe buona abitudine fare una lista del necessario prima di uscire di casa. Portate una borsa
di tela o sacchetti che avete già quando fate le
vostre commissioni. Date un freno all'usa e getta.
Beh, è difficile nella società attuale astenersi
dall’inquinare, perché è un’attività che facciamo
quotidianamente con ogni nostro piccolo gesto,
ma cercare di evitare sprechi inutili è possibile o
meglio è fondamentale per tentare di salvaguardare l’ecosistema della terra.
Stefania Mazzaferro
L’ADDIO DEFINITIVO
ALLE LAMPADINE AD INCANDESCENZA
130 anni fa venivano inventate da Edison ed immesse sul mercato le lampadine ad incandescenza. Una decisione della Commissione Europea, approvato l’8 Dicembre del 2009, prevede la loro
messa a bando a tappe obbligate: il percorso, cominciato dal mese di Settembre 2009, continuerà fino al 2012. La prima tappa ha
visto l’eliminazione delle lampadine ad incandescenza con bulbo
chiaro di potenza uguale o superiore a 100w, che non sono state
più fornite dall’industria del settore ai punti vendita. La seconda
fase scatterà quest’anno, sempre a Settembre, quando cesseranno le forniture ai negozi delle lampadine a incandescenza da 75w.
Poi, nel Settembre 2011, toccherà a quelle da 60w e, infine, un
anno dopo, a tutte le altre lampadine incandescenti con bulbo
chiaro (40w, 25w, 15w).
Dunque, da Settembre 2012 saranno immesse sul mercato solo
lampade di efficienza energetica A, B, e C, indipendentemente
dalla loro potenza. Questo vuol dire l’addio definitivo alle lampadine ad incandescenza, con alcune limitatissime eccezioni: le lampadine da frigo, da freezer, da forno, quelle usate in neonatologia
ANNO 2—N 1
e quelle per le incubatrici negli allevamenti. La decisione comunitaria prevede poi un’ulteriore tappa nel 2016, quando
l’immissione sul mercato cesserà anche per le lampadine di classe C. Questo cambiamento non deve far temere al consumatore
un maggior dispendio di denaro, anzi quello verso cui questo cambiamento punta è proprio il risparmio, non solo energetico. Difatti, se è vero che i prodotti ad efficienza energetica sono, all’atto
dell’acquisto, più costosi, è anche vero che la loro durata è molto
più estesa di una normale lampadina ad incandescenza ed inoltre
apporta un significativo risparmio di energia, che garantisce di
ammortizzare la spesa già dopo un anno.
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Marina di Gioiosa Jonica,
www. fealshop.it
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GOCCE DI MEMORIA
A cura della Prof.ssa Maria Rosaria Pini
La seta di Calabria attraverso gli scritti di Luigina Guarasci
Le donne sin da bambine debbono conoscere la nendo un filo lucente lungo un chilometro”. L'impropria storia ed amare le proprie madri anche per peratrice intuisce le possibilità di utilizzo del filo,
non sentirsi senza storia, per crearsi autostima ed dando così l'avvio all'allevamento dei bachi. L'attiidentità. Gli uomini debbono conoscere la storia vità rivolta al commercio della seta, documentata
delle donne, debbono sapere che esse da sempre a Roma nel I secolo d. C. tramite intermediari persono state protagoniste, produttrici di arte e di siani, esitò nelle complesse attività produttive
benessere. Leggere le scritture delle donne signifi- (allevamento, produzione, tessitura) già organizzaca recuperare testi, fatti, azioni e lavori cancellati te sotto il controllo dello stato da Giustiniano (VI
dalla nostra memoria e se la ―lettura‖ è quella
giusta si può recuperare la funzione culturale oltre
che sociale, che le donne svolsero in Calabria e
capire meglio la storia di questa bella ma incompresa terra. Ci sono persone che parlano sempre,
e nessuno le ascolta. Altre persone siedono all'ultimo banco ed aspettano che qualcuno le inviti a
parlare. Luigina Guarasci appartiene a quest'ultima categoria. Luigina detta ―Gina‖ parla, sobria
ed elegante. Parla di donne, lontana dalle coordinate in uso di natura sociologica o femminista.
Osserva le cose, e racconta, con superiore e soave
spirito critico. Qualità confermate nell'ultimo lavoro: La Calabria e la seta. Storie di donne, fatica e
bellezza (Ilfilorosso. Quaderni 7, marzo 2007). Il
quale riporta l'argomento del libro (l'allevamento
del baco, la produzione e la tessitura della seta in
Calabria), la grande tradizione della nostra regione
che affonda le radici nel territorio e
nella sua storia. La scrittrice percorre
la storia con un temperamento tranquillo riguardo alle vicende umane. Nel
secolo). Tali attività trovarono
caso delle sete calabresi, spiega Gina,
campo fertile in Calabria per il
venivano utilizzati prodotti del territorio Le donne sin da
susseguirsi di culture diverse
per la colorazione: essendo il rosso
presenti
nella
regioni,
scarlatto, nel Medioevo colore della bambine debbono
(bizantini, arabi, normanni,
regalità, ricavato dalla radice della conoscere la propria svevi, gli ebrei) che stratificarorobbia o dalle bacche del ricino; l'azno senza conflittualità fino al
zurro dal guado, pianta erbacea che storia ed amare le
periodo aureo degli aragonesi.
diede vita a culture intensive nelle
Per ciò che riguarda specificaproprie madri per
zone a vocazione tintoria. All'inizio
mente la Calabria, fino a tutto il
dell'Età Moderna si affermano i Comu- crearsi autostima
Cinquecento è stata terra di
ni e la teocrazia e la monarchia di
avanzato sviluppo manifatturieFrancia: cambia la storia; cambia il ed identità
ro. Tanto che diverse …
metasignificato dei colori. Rispetto
―maestranze catanzaresi i parall'argomento specifico, il quotidiano operare degli tono per l'Europa del centro e del nord per introuomini che fanno la storia è rappresentato dal durre e/o sviluppare la produzione della seta e
lavoro delle donne. L'attività legata all'allevamento alla fine del '400 sono chiamati a Tours per ime produzione e tessitura della seta è stato per piantare in Francia l'arte serica; già nel XIV secolo
secoli il quotidiano operare di generazioni di don- Catanzaro aveva donato al re Ladislao un pregiato
ne, capaci per questo di determinare la produttivi- parato di Damasco verde a stelle d'oro per ornare
tà dell'intera regione. Gina Guarasci si accosta alle la sala del trono, opera di setaioli locali.” Priva di
donne ancora in grado di ricordare e raccontare la una classe imprenditoriale forte e pronta ad investoria; ascolta e trascrive; ne ottiene il fascinoso stire, la Calabria divenne successivamente un
documentario che è (dal titolo) "storia di donne, grande mercato di prodotto grezzo, che alimentafatica e bellezza". Il filo serico ha caratteristiche di va le fabbriche genovesi e fiorentine. L'organizzalucentezza, resistenza e splendore: qualità che zione serica andò strutturandosi su una serie di
attribuiamo, per abito culturale, all'essere femmi- operazioni svolte da diverse categorie di persone
nile. E infatti, la storia della seta è definita all'origi- nel proprio domicilio, sotto il controllo dell'imprenne, sotto forma di leggenda e poesia, dall'osserva- ditore come punto d'arrivo delle varie attività. La
zione incantata di una donna, l'imperatrice Hsi-ling storia della seta diventa, anche, storia di presenza
-Shih, correndo l'anno 2.500 a. C.‖… si racconta femminile: ―Le donne, infatti, erano al centro di un
che mentre l'imperatrice era intenta al rito del tè, vasto processo che incominciava con l'allevameninsieme alle sue ancelle, all'ombra di un grande to del baco e procedeva poi con le varie operaziogelso nei giardini imperiali, un bozzolo cadde nella ni del ciclo di produzione, dalla trattura alla tessitazza colma della calda bevanda, consentendole tura”. La storia dell'emancipazione femminile, così
con grande stupore di dipanarlo lentamente otte- in Calabria come sulle sponde del lago di Como, è
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in buona misura storia di lavoro nel complesso
ciclo dell'attività serica entro il quale la donna,
come suggerisce la scrittrice, si muove piuttosto
bene. Nella maggior parte dei casi: ―La seta continua ad essere prodotta dalle donne che integrano
i magri salari stagionali con un lavoro faticoso ma
contenuto nel tempo e compatibile con altre attività e con il peso familiare”. Il periodo aureo della
grazione stagionale. Si spostano in gruppi e vanno
in Sicilia, in Basilicata, in provincia di Salerno per i
lavori agricoli o per la lavorazione della liquirizia.”
La storia del lavoro diventa, anche, storia di sopravvivenza. Con una specificità d'azione contingente legata al sesso. Alla popolazione maschile
spetta l'onere della migrazione. Alla componente
femminile spetta l'onere della "resistenza" sul territorio. In filanda ―….le donne erano costrette a
turni massacranti: 12 ore con la sola pausa del
pranzo. L'ambiente era insalubre a causa del calore dei fornelli e del vapore dell'acqua in ebollizione. I sistemi di produzione antiquati, i telai erano
a mano, gli operai occupati
erano 1140 di cui 1068
donne.” Ma, soprattutto,
organizzando il ciclo di produzione in parte a domicilio.
Resistere sul territorio signiLa storia della fica, infatti, non abbandonaseta diventa, re le attività connesse alla
cura e custodia della casa.
anche, storia Luigina Guarasci racconta la
"fatica" senza enfasi populidi presenza
stica, secondo l'antica saggezza delle genti che declifemminile
nano il verbo "faticare" come
sinonimo di "lavorare". Quando la "fatica" è
"lavoro", e lavoro è resistenza nel mondo e nel
territorio, non si racconta l'enfasi della storia; si
racconta, invece, la verità della vita. Fino a tutto il
'500, la storia della seta di Calabria è storia di
produzione di bellezza: i lavoranti catanzaresi alla
fine del '400 sono chiamati a Tours per essere
"maestranze" nel senso letterale del termine, ovvero per essere "maestre"dell'arte e della bellezza
dell'arte. Quando già nel secolo precedente, puntualizza Gina Guarasci, Catanzaro aveva donato a
re Ladislao un pregiato parato di damasco verde a
stelle d'oro per ornare la sala del trono. Storia che
diventa, anche, orgoglio e consapevolezza. Non
risulta sia presente, oggi, uguale determinazione
per la tutela del patrimonio culturale, in Calabria e
nell'intero territorio italiano. Gina Guarasci è donna: comprende che la bellezza non è un fenomeno
artigianale di un territorio che si specializza nel
produrre bellezza per esercizio volitivo e, tutto
sommato, artificiale: la bellezza è, invece, vocazione primaria. La bellezza dei manufatti serici è connaturata alla bellezza del territorio: non è
"fenomeno" prodotto dal territorio, ma è "il territorio stesso". Gina Guarasci esprime questa verità
colloquiando, da donna a donna, con la residua
popolazione femminile ancora testimone della
fatica e della bellezza prodotte. Una donna anziana racconta le procedure domestiche legate alla
coltivazione del "siricu" (baco): ―…cominciavo dai
semi piccolissimi che compravo in piazza, un cucchiaino di semi. Poi lo mettevo in una pezza di
cotone e lo ponevo al caldo nel petto finchè non
nascevano tutti”. L'allevamento del baco è metafora della fertilità femminile il tutto all’interno di
un paesaggio caratterizzato dalla presenza dei
maestosi gelsi.
―
seta calabrese dura fino al '600: Lione, soccorsa
da maestranze soprattutto calabresi, diventa la
città leader in Europa nel campo della creazione
dei tessuti preziosi. L'Italia meridionale vede diminuire fortemente la produzione e I'esportazione di
seta greggia, pur restando fino alla fine del '700 il
principale fornitore di filato serico per la Francia e
l'Inghilterra. In particolare, la seta calabrese veniva richiesta e monopolizzata da mercanti imprenditori soprattutto genovesi:… ―e, grazie ai buoni
rapporti che essi avevano con la corona spagnola,
riuscivano a fare della Calabria un mercato per
loro privilegiato imponendo sgravi fiscali e incrementando la produzione di filato serico senza che
venisse introLa bellezza dei
dotto
alcun
miglioramento
manufatti serici
tecnico che né
i sovrani spaè connaturata
gnoli né, più
alla bellezza
tardi, una classe imprenditodel territorio
riale e scarsamente lungimirante voleva”. Eppure, bisogna ammettere che
non tutta l'umanità può raggiungere i vertici mercantili degli imprenditori genovesi: qualcuno che
lavora sul serio ci deve pur essere. Funzione assolta, sempre, dai popoli del Sud: per i quali la
storia del lavoro, a partire dal '700, diventa storia
epica di migrazione: ―… Entrato in crisi il mercato,
rotto l'equilibrio, la manodopera rurale si sposta in
città alla ricerca di mezzi di sostentamento, ingrossando talora le file dei mendicanti e dei ladruncoli. Ma la popolazione dei casali cosentini
nel '700 prende più spesso l'antica via dell'emi-
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Un occhio di riguardo al passato...
il TEATRO ROMANO
Non vorrei stare qui a lamentarmi inutilmente, chiamando in causa gli amministratori, poiché so che non rientra nelle loro funzioni. Vorrei invitarli a sollecitare
gli organi competenti, le sopraintendenze e le agenzie preposte a venirci incontro
su un bene prezioso che possediamo qui a Marina di Gioiosa Jonica, il Teatro
Romano.
Non è concepibile, infatti, che non siano state prese misure di salvaguardia contro l'usura del tempo e contro la mano nefasta dell'uomo, che con il suo
atteggiamento dissennato ha impoverito e sminuito questo sito, incastonandolo
in un ambiente del tutto innaturale che lo strozza e soffoca ogni eco del suo passato. Il suo passato infatti è la nostra storia. Certo è che non sappiamo valorizzare quello che i nostri predecessori ci hanno lasciato come eredità, non ne sappiamo cogliere le potenzialità. Se adeguatamente valorizzato, il Teatro Romano
potrebbe essere adibito a palcoscenico per eventi culturali e attrattiva turistica
per le persone che scelgono Marina di Gioiosa Jonica come meta di vacanza.
Valentina Femia
U jancu e u russu venunu du mussu
TORTINO DI VERDURE
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C’era una volta… a MGJ
A cura di Lucia Femia
LA “SAJIA”
Quasi un vestito nazionale – era l’abito della festa di tutto il popolo femminile (ad eccezione delle signore di alto
rango). Ora dimessa, viene solo utilizzata per le mascherate carnevalesche.
Costituì per secoli l’aspirazione delle giovani, per la bellezza della confezione, il gran prestigio e valore dei tessuti usati, ma soprattutto per l’ampio impiego di seta pura
che proveniva dall’allevamento di casa del baco da seta,
vera risorsa delle famiglie di allora.
Il vestito consisteva in un corpetto di seta frusciante e
istoriata sul davanti con svolazzi di colore blu e rosso che
cingeva il torace delle donne e presentava sul petto una
generosa scolatura dalla quale prorompevano quasi i
seni rigogliosi e tondeggianti delle campagnole belle.
Le maniche allacciate alle spalline, lasciavano intravedere la candida camicia sottostante. All’allacciatura superiore le maniche avevano dei festoni di seta, arricciati se
la donna era sposata, lisci se era nubile, il tutto guarnito
da uno svolazzo di merletti e di trine di colore bianco.
La parte inferiore della sajia, plissettata, ricca, frusciante
nella seta di colore blu scuro, arrivava alla caviglia. Il
―faddali‖ di velluto istoriato e colorato, contornato da
strisce di seta, si metteva sul davanti e si annodava con
appositi nastri di seta alla vita.
Completava il tutto ―u muccaturi‖, un ampio quadrato di
seta che serviva da foulard da mettere indifferentemente
o in testa o, come scialle da tenere sulle spalle. Il tutto
poi, veniva indossato su un ampio camicione di lino bianco, tessuto al telaio di casa.
LUNGOMARE E PIAZZA
IDENTITA’ URBANE A
CONFRONTO
Continua da pag. 1
Inevitabilmente se ci si trova sul lungomare si ha una prospettiva preminente: il levante. Senza ombra di dubbio queIngredienti
sto tratto di costa è un’opera artistico-spaziale poiché, co250g di pasta briose
me tutti i panorami mozzafiato, implica una relazione perPer il ripieno
cettiva con lo spazio. Durante una semplice passeggiata
¼ di zucca gialla
vengono coinvolti tutti i sensi: la vista, grazie ai grovigli di
½ cavolo verza
sguardi con i passanti, l’udito, grazie al frangersi delle onde
2 carote
sulla spiaggia, l’olfatto, grazie all’odore marino inglobante,
1 cipolla bionda
e infine il tatto, grazie alla salsedine che si posa lievemente
½ peperone giallo
sulla pelle. È indiscutibile che il lungomare abbia un proprio
1 fetta di prosciutto cotto (50g)
fascino poetico, ma è sufficiente questo a renderlo un luo50g di burro
go forte di aggregazione sociale?
2 uova
Vorrei invitarvi a considerare per un attimo la gioiosana
Noce moscata, sale e pepe
Piazza Vittorio Veneto e le sue infinite funzioni. Pensiamo
Procedimento
cosa significhi possedere nel paese un luogo la cui centraliEliminare la scorza verde e i semi della zucca e tagliatela a dadini. Affettate tà non è solo fisicamente, ma soprattutto affettivamente,
finemente la cipolla e stufatela nella casseruola con il burro. Aggiungete la sentita. La piazza gioiosana è a tutti gli effetti il cuore pulzucca e il peperone tagliato a cubetti; fare cuocere coperto e a fiamma bassa sante del comune. Con le sue panchine, la fontana monuper 5 minuti. Nel frattempo pelate le carote, riducetele a piccoli dadini aggiun- mentale e il gazebo bar è un punto d’incontro stabile, una
geteli in casseruola. Affettate la verza e lavatela in un bacinella con abbon- meta di per sé, dove si trovano e conversano persone di
dante acqua fredda, scolatela con le mani e mettetela nella casseruola con le tutte le età. Inoltre la piazza ha, da tempi immemori, più
altre verdure. Saltate, pepate e fate cuocere per 10 minuti. Scaldate il forno a ruoli: oltre alla già citata funzione sociale, viene letteral180°. Foderate la tortiera con la pasta brisée e bucherellate il fondo con una mente trasformata con allestimenti periodici per diventare
forchetta. Togliete le verdure dal fuoco, trasferitele in una terrina e lasciatele una cornice spaziale interattiva: la domenica è sede del
intiepidire; aggiungete le uova, la noce moscata e il prosciutto a striscioline.
mercato, a volte vi hanno luogo le cerimonie istituzionali, in
Versate il composto nello stampo, rovesciate i bordi all’interno e infornate per altri casi vi si svolgono concerti, spettacoli di teatro e dan20 minuti. Servite il tortino ben caldo.
za, e soprattutto è il punto deputato alla valorizzazione delle tradizioni popolari, con sagre e celebrazioni delle feste
patronali. Ma l’area è anche un passaggio obbligatorio per i
gioiosani: intorno alle sue direttrici e nelle immediate viciA cura di Lucia Femia e Stefania Mazzaferro nanze sono concentrate le principali attività del paese. In-
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Francesco Augusto Badolato
Marina di Gioiosa Jonica
Storia – Tradizioni – Prospettive,
Arti Grafiche Edizioni, Ardore Marina 1998
somma, la piazza coincide con il cuore funzionale del comune. In poche parole, si tratta della tipica piazza mediterranea densa di significati, lo spazio pubblico per eccellenza, dove l’anima commerciale è mescolata alle abitazioni e
tutto è collegato.
Ora vorrei che faceste uno sforzo per trovare il corrispettivo
spaziale della piazza di Gioiosa nel nostro paese. Pensate
che esista? Io no. Anzi, credo che forse l’assenza della piazza a MdG abbia avuto delle conseguenze di un certo peso
all’interno delle dinamiche sociali cittadine. La nascita di
una città a livello urbano, non può fare a meno di un luogo
di aggregazione forte e riconosciuto dai propri cittadini,
dove convoglino in modo concreto i valori civili condivisi.
Tale luogo dovrebbe essere percepito come proprietà di
tutti. Ma evidentemente la rapidità con la quale è stato
edificato l’assetto urbano di MdG ha provocato questa
mancanza. Ha un senso sostenere che una città per crescere e svilupparsi in modo sano necessita di tempo e condivisione di eventi fra tutti gli abitanti, compresi coloro che
provengono dalle frazioni. Sfido chiunque a chiedere a un
residente a Galea o a Junchi se esista una zona dell’area
centrale di Marina alla quale si senta di appartenere, che
consideri in qualche modo un po’ anche ―sua‖. E ancora,
per rincarare, credo che l’assenza della piazza abbia anche
a che vedere con la scarsa propensione di noi abitanti a
tutelare e valorizzare le tradizioni. Attività sulla quale, invece, convoglia gran parte dell’energia dei gioiosani. È probabile che a MdG ci siamo sempre impegnati a modernizzare
le strutture turistiche e a guardare avanti, investendo tutto
verso il lungomare, il nostro principale volano di sviluppo
economico. E forse ci siamo voltati un po’ meno verso la
nostra storia e le memorie popolari. È ragionevole pensare
che l’immagine urbana di MdG sia debole perché deboli
sono i valori locali condivisi che la sostengono.
Pamela Albanese
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Pensieri liberi sulla Shoah
Il pensiero.. è un uccello dell'immenso, che in una
gabbia di silenzio può anche spiegare le ali, ma
non volare mai. (Kahlil Gibran.
La Shoah: un incubo reale che va sfumandosi come un sogno lontano, dove spoglie fotografie vengono cancellate dal tempo. Attimi in cui il ricordo
di alcune giovani menti diventa allora estraneo,
come lo sguardo di quanti avevano ucciso le loro
stesse radici, la loro storia. Amore tradito per
quanti percepiscono come un dovere raccontare il
loro passato ancora vivo nelle loro cicatrici. Segni
indelebili di un atroce dolore che sembra non alleviarsi col tempo, per quella paura di non essere
ascoltati ancora come allora: quando gli occhi non
avevano più lacrime per piangere , i bambini più
speranze nella vita e gli anziani più forza per combattere. Dignità calpestate, vite strappate ad un
senso, recise con forza dall’amara follia
dell’uomo, frutto di un meccanismo storico dalla
portata troppo profonda. Di un passato che gravita
sulla società contemporanea, chiedendo un
riscatto, una svolta che lambisca le ferite dei superstiti, vittime oggi di alcuni giovani, a cui essi
mirano, come appiglio di una nuova società, scacciatrice di mali. Un’ utopia forse, che spesso abbatte i sogni, le speranze, spezzando le ali a un
futuro migliore, se basato su questa piccola realtà
troppo amara, cruda ad un occhio attento. Un occhio che è lo specchio di un’ anima che cerca di
soffocare quelle teorie revisionistiche, lanciando
un grido di giustizia. Un messaggio al mondo,
all’universo di ogni giovane, il futuro oggi presente, scandito da scelte unidirezionali. Scelte manifestate da una voce che cambia, divenendo il timbro di una vita, ―in un’età dove la fisionomia si
sviluppa e prende l’impronta di un carattere‖ (Rousseau). Momenti questi in cui chi ha vissuto la storia deve combattere con tutta la forza a
disposizione e difendere la verità, un diritto dei
posteri e di quei 6 milioni di morti, scomparsi in
silenzio, zittiti dalla violenza. A tali soprusi dobbiamo, infatti, porre fine, a quelle idee, quei filoni che
negano l'esistenza di un piano premeditato e sistematico o un ordine impartito per lo sterminio
degli ebrei. All’esistenza di camere a gas adibite
alla cancellazione di quanti erano ―diversi‖ e al
numero espresso delle vittime, da ridimensionare,
―invece‖, a meno di 400 mila. Persone, queste,
che erano state internate, (secondo queste concezioni) in quanto l’articolo 5 della Convenzione di
Ginevra riteneva nemiche, quelle persone presenti
nel proprio territorio ma appartenenti alla nazione
contro la quale si era in guerra. Aspetti che motivarono, quindi, il loro internamento, ma per i quali
i nazisti furono condannati in quanto lo Stato
d’Israele non si era ancora formato, anche se,
l’Ebraismo, a loro avviso, aveva esortato i fedeli
alla lotta contro il nazismo. Teorie sconvolgenti,
che cercano di celare l’orrore di quegli attimi, di
cancellare i soprusi e di nascondere le prove di
tanta disumanità. Visioni distorte che scuotono i
nostri cuori e come lame affilate segnano ancora
una volta quei ―martiri‖ che hanno combattuto per
la verità e quei sopravvissuti che sono andati incontro alla morte perché ormai incapaci di vivere,
di cogliere il bene che presentava vita. Ciò che ha
lasciato la Shoah, uno tzunami dalla forza spaventosa che travolge un mondo lasciando dietro di sé
solo macerie e voragini, è infatti l’odio verso
l’uomo. Un sentimento forte, il solo sul quale, del
resto, avevano il controllo. Un controllo che hanno
esercitato anche sulle menti dei prigionieri, che
insieme al corpo man mano venivano piegate dalla stanchezza, dal dolore e dallo struggimento.
Tutto ciò non possiamo dimenticarlo e il rispetto
che meritano questi nostri ricordi dobbiamo tramandarlo alle future generazioni, che potrebbero
altrimenti essere fuorviate e forgiate come armi
da guerra nel semplice vivere della quotidianità.
―Una fermentazione sorda‖, questo pericolo, ―che
estranea dalla realtà come in un fiume in piena
che si accresce di continuo e nel quale si troverebbero appena alcune gocce delle sue prime acque‖, cristalline e pure (Rousseau). Oggi, non possiamo, quindi, essere indifferenti, ma dobbiamo
allontanare il pericolo di una nuova minaccia, di
un ulteriore orrore come causa di un errore, conoscendo la testimonianza di quanti hanno vissuto
la storia in prima persona, di quanti l’ hanno scritta, anche se con il loro sangue e le loro ferite.
Dobbiamo conoscere questo dolore. Dobbiamo
conoscerlo così come ―il nocciolo del frutto deve
spezzarsi affinché il suo cuore si esponga al sole‖ (Kahlil Gibran)
―Alla fine di tutto, infatti, conserviamo ciò che amiamo, amiamo solo ciò che comprendiamo e
comprendiamo solo ciò che ci hanno insegnato‖ (Baba Dioum).
Sara Caccamo
Classe IV OD. SEZ.A.
IPSIA DI SIDERNO
SEDE COORDINATA DI LOCRI
Svegliamoci! Siamo tutti rosarnesi!
ICH BIN (AUCH EIN) ROSARNER!!!
Stare con i rosarnesi o stare con i neri? Con gli
ospitali cittadini aggrediti o con gli ingrati
(sebbene provocati) aggressori? Voler risolvere il
problema in termini di scelta partigiana all'interno
di due schieramenti antitetici è la semplicistica
soluzione che ci offre l'odierna prospettiva politica
sui problemi sociali e sulla relativa soluzione. In
soldoni, però, secondo quanto molto spesso accade sotto i nostri occhi, tale prospettiva, più che da
una reale esigenza di risolvere definitivamente ed
equamente un conflitto, è guidata dalla diversa
esigenza di ―massimizzare consensi utili‖ e, quindi, siccome solo i ―cittadini‖ (rosarnesi) hanno
diritto di voto, non è improbabile che le soluzioni
che saranno concretamente adottate si risolveranno (ma saranno vere soluzioni?) con un allontanamento del problema che viene quasi sempre
―personalizzato‖ e fatto coincidere con l'ingrato e
violento aggressore. Allora, visto che ciascuno di
noi, in questi giorni, in qualche modo, si sente un
rosarnese, non sarebbe male chiederci se questo
significherà veramente stare dalla parte dei rosarnesi.
Ma cosa significa essere rosarnesi, considerando
il fenomeno non solo alla luce degli ultimi fatti ma
anche alla luce della storia di una regione che ha
esportato e continua ad esportare massicciamen-
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te i suoi figli nel mondo? Chi o cosa – prescindendo dall'involucro giuridico del termine - dobbiamo
ricomprendere nel concetto di rosarnese, per poi
averne cura?
Se io mangio una merendina e butto l'involucro
nella mia discarica comunale, questo involucro
non è certo mio compaesano, perché ciò che butto via è soltanto un involucro. Se io mangio un
animale e ne butto gli scarti o ne allevo altri per
mangiarli o farci altro nel mio paese, questi scarti
o altri capi di bestiame non sono certo miei compaesani, perché – checché ne dicano i più zelanti
animalisti tra noi - purtroppo sono semplice
(scarto/capi di) bestiame! Ma, secondo una concezione personalistica, se io (cittadino rosarnese,
calabrese o italiano, non fa differenza) spremo un
essere umano, ne consumo le sue giornate impiegandole totalmente per la raccolta di frutti e ricompensandole con due pezzi da dieci euro e
qualche pacco di pasta o altro genere di conforto
(come quando vado allo zoo e do le noccioline alle
scimmie, o le banane agli elefanti), senza preoccuparmi più di tanto che i resti umani stanchi di queste persone riposino in luoghi in cui non metteremmo i nostri animali vivi (al massimo ci metteremmo i loro scarti come gli scarti delle merendine e di altri generi di consumo) e senza preoccu-
parmi minimamente che dietro ogni viso c'è: una
storia che parte dall'infanzia più o meno spensierata e giunge alla attuale lotta per la concretizzazione di un sogno; il ricordo dell'ultimo sguardo o
dell'ultima frase lasciata come testamento da
qualche compagno morto durante il tragitto che
porta all'approdo sulle coste di questa nuova
―America‖; la lotta costante per reprimere quella
voce interiore che grida forte ―ribellati‖ contro chi
prende il meglio dei tuoi anni e delle tue forze e ti
ricambia con i tristi privilegi riservati a chi ha il
rango di ―senza cittadinanza‖; una famiglia e tutti
gli unici affetti lasciati a decine di migliaia di chilometri unitamente a dei compaesani che – se mai,
un giorno, chi sta quel viso tornasse - lo appellerebbero ―l'Italiano‖; ecco, se io metto in conto tutte queste cose, chi è il rosarnese, così come il
calabrese e l'italiano? Se io metto in conto tutte
queste cose (che riguardano persone), in termini
ragionevoli, non posso che giungere a due risposte. La prima è che - se non altro perché esseri
umani che hanno finora annientato ogni forma di
dignità personale pur di collaborare all'economia
di Rosarno e ricevere qualche soldo da mandare a
casa - io consideri ―rosarnesi‖ anche gli immigrati.
In tal caso, almeno per l'avvenire, devo sforzarmi
a trovare ad un problema, soluzioni concordate
che non possono consistere in un semplice
allontanamento/rimozione del rifiuto umano
(casomai in prossimità della fine di una stagione
di raccolta), iniziando dal sopperire comunitariamente alla carenza di adeguate condizioni di sussistenza dei lavoratori immigrati. La seconda risposta ragionevole è che Rosarno non ha rosarnesi, ma solo due tipi diversi di bestie!
Svegliamoci! Siamo tutti rosarnesi! Ma prima ancora, siamo tutti calabresi e non possiamo far finta di dimenticare quanti nostri ―rifiuti umani‖ (dal
potenziale punto di vista del paese straniero) abbiamo mandato, per svariati decenni, nelle imprese di costruzioni newyorkesi, nelle miniere belghe,
nelle ferrovie svizzere o tedesche, nelle
―haciendas‖ argentine. A quanti dei loro figli, nei
nostri paesi, abbiamo spesso dato la cittadinanza
onoraria nella speranza di nascondere tante nostre quotidiane miserie dietro un titolo luccicante
che ci illudesse di poter brillare un po' di gloria
riflessa? Perché allora non riusciamo a riconoscere un briciolo di dignità anche a chi oggi lastrica
col proprio sudore le strade del nostro paese per
mandare un pezzo di pane a casa?
Pasquale Mesiti
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Musica e Opinioni
L’AMORE E I GIOVANI
Occorre un grande coraggio per essere sinceri, per resistere alla tentazione della seduzione e del potere
In occasione di S.Valentino sarebbe il caso di fare
alcune riflessioni sull’amore. Innumerevoli sono i
libri, le canzoni, i film che trattano la questione, ed
altrettanto innumerevoli, e forse più interessanti,
sono i pareri che molti sociologi e psicologi hanno
dato su questo argomento.
Cercare di dare una spiegazione concettuale
dell’amore non è possibile, in quanto l’amore, come proclama lo scrittore Leo Buscaglia in un suo
libro, si impara come qualunque altra cosa nella
vita. Non è definibile a parole, è piuttosto un modo
di vivere, di essere e di sentirsi vivi. Se si assimila
questo concetto nella forma più piena, spiega
l’autore, si può ottenere dalla vita il premio più
ambito: quello di essere completamente se stessi.
Molti giovani danno per scontato che l’amore debba essere forzatamente reciproco, in quanto pretendono sempre un certo comportamento dal partner, in un caso del genere non si può parlare di
amore. Il vero amore è dare, mai avere, perché
con gioia si dona e nulla si vuole ottenere in cambio. Solo l’amore conferisce un autentico potere: il
potere di rendere felici gli altri e di trovare la felicità nel sorriso di chi è intorno a noi. Sono due i
punti di vista principali che hanno i giovani su questo sentimento. Alcuni vedono l’amore come qualcosa di impossibile/ irraggiungibile perché non lo
possono toccare con mano o non lo considerano
eterno; altri, invece, lo vedono come qualcosa di
scontato, in quanto lo confondono con l’attrazione
fisica e col rapporto sessuale. Entrambi i punti di
vista, a mio parere, sono sbagliati, in quanto riten-
Vignetta a cura di Ilenia Lo Piccolo
go che la maggior parte dei giovani non abbia idea
di cosa sia l’amore. Questo è dovuto al fatto che
viviamo in un periodo in cui il consumismo è dilagante e quindi i giovani credono di conquistare gli
altri grazie ai beni materiali, dimenticando che la
vera felicità si raggiunge attraverso il dono gratuito di sé (sé inteso come persona, e non come corpo). Un fattore dannoso che influisce sulle relazioni fra i giovani è l’ipocrisia (o insincerità), in quan-
L’ASCOLTO COME CONFRONTO: UN’UTOPIA NECESSARIA
Cos’è la musica nel 2010? È ―tutta intorno a
te!‖ (per citare una frase di un famoso spot
pubblicitario). Ormai, ovunque ci troviamo la
musica è una sempre presente compagna di
viaggio, una sorta di colonna sonora che scandisce ogni momento della nostra vita. Molto
spesso il tipo di musica che la società ci propone, risulta essere però troppo semplicistica,
facile da ricordare, portando tutti a diventare
meri ―ascoltatori‖ incoscienti ed inconsapevoli. Con questa mia critica non voglio disprezzare la cosiddetta popular music, degna di ogni
lode, in quanto spesso fatta da grandi professionisti. Voglio, invece, mettere in evidenza il
fatto che con essa (la popular music appunto)
si è venuta a creare una democratizzazione
musicale che, favorita anche dall’enorme diffusione della tecnologia, ha distrutto quella
dimensione eccelsa, tipica della musica in
quanto arte delle Muse. La musica è andata
via via perdendo la sua dimensione estetica
che culmina proprio nell’ascolto. Ecco il nodo
principale da affrontare, l’―Ascolto‖: parola
troppo pronunciata oggi, ma raramente applicata. La società dell’Io, dell’individualità ad
ogni costo, che troppo poco si sofferma sulla
reale conoscenza interiore, proprio perché la
paura dell’Altro, diverso da noi, oscura e ostacola ogni tipo di confronto, ci allontana dal
reale ascolto dell’altro, che dovrebbe essere
ANNO 2—N 1
considerato invece come un momento di grande crescita interiore. L’‖Ascolto‖ come confronto: ecco ciò a cui dobbiamo aspirare, nonostante possa sembrare un’utopia, un desiderio purtroppo irrealizzabile.
Recuperare il senso vero dell’ascolto è quasi
una ―mission impossible‖. Potrebbe essere,
però, secondo il mio modesto parere, la via
giusta per migliorare il nostro futuro e quello
dei nostri figli. In questo i media certamente
non aiutano: troppe notizie false, troppi talk
show, dove tutti diventano magicamente
grandi saggi, dove l’altro diventa un essere
inutile e da annientare.
E la musica in tutto questo che ruolo ha? Troppi programmi, concorsi etc. fanno apparire la
musica come un mezzo per apparire, per creare solo personaggi: aspiranti musicisti o cantanti che io definirei ―aspiranti Dei‖: l’Io che
diventa Dio!
Bisognerebbe invece trasformare l’Io in Noi, in
un tutt’uno con l’altro: io arricchisco te e tu
arricchisci me, in quanto siamo esseri diversi.
La musica, quindi, non come mezzo per apparire, ma come strumento efficace per uno
scambio, per un arricchimento reciproco, per
realizzare insieme l’orchestra della vita, dove
l’ascolto diventa pure momento di rispetto
profondo.
Debora Martino
to i ragazzi di oggi sono insicuri, infantili, immaturi,
confusi ed in certi casi anche manipolabili e manipolatori. Infatti l’ipocrisia porta alla negazione dei
sentimenti che si provano; spesso questa, con il
tempo, confonde anche chi la esercita e ne consegue che i bugiardi devono possedere una buona
memoria perché, una volta scoperta, una bugia
tira l’altra, come le ciliegie.
Tuttavia, c’è da considerare che, in una società
come la nostra, dove l’immagine ha un ruolo importante, occorre un grande coraggio per essere
sinceri, per resistere alla tentazione della seduzione e del potere. Avviene spesso fra i giovani che la
ragazza usi l’inganno come mezzo seduttivo. Ella
ricorre a ciò dopo essersi accorta che la persona
di cui è innamorata non la guarda neppure, mentre preferisce qualcuno di più brillante, capace di
far ridere, di affascinare e che conosca le tecniche
di seduzione. E’ proprio dopo questo tipo di esperienza che la ragazza cercherà di imparare a trattare in modo adeguato la persona di cui è innamorata. Per esempio, imparerà a decifrare il linguaggio della seduzione. La ragazza innamorata è
sconvolta quando vede il ragazzo che ama farsi
prendere da un’altra ragazza che probabilmente
non lo ama, ma che sa rendersi affascinante ai
suoi occhi. Spesso la ragazza fa fatica a capire
che l’uomo è attratto soprattutto dall’incontro sessuale, possibilmente senza implicazioni emotive.
Invece, per le donne l’amore sincero è molto importante e vitale, quindi non tendono alla sola
soddisfazione sessuale, tuttavia sanno bene
quanto è importante farsi vedere, ammirare e amare. Ma, secondo il mio modesto parere, non
bisogna dimenticare che per trovare il vero amore
occorre una grande sincerità, bisogna essere puliti
dentro e avere un cuore.
Elisa Femia
Un tuffo nella musica
SHOUT
Ciao a tutti ragazzi,
mi chiamo Rocco, anche se molti di
voi mi conoscono come Skizzo_ice.
Con entusiasmo ho accettato la proposta della redazione del giornale
Opinione Giovanile di dedicare un
spazio alla musica.
Da dieci anni mi trovo a condurre un
programma radiofonico, e credetemi
stare dietro un microfono è ben diverso che trovarsi a dover scrivere un
articolo, però vorrei che questo spazio sia lo spazio di tutti voi cari lettori.
Il nostro obbiettivo è farvi conoscere
delle nuove realtà musicali locali e
non, e, fornirvi tutte le informazioni
necessarie per capire quello che c’e’
dietro un successo musicale o una
rinascita artistica di un cantante. IL mondo della musica sta cambiando in questi ultimi anni a livello internazionale, molti sono gli artisti che emergono da reality show e derivati, e, spesso anche io mi trovo in
difficoltà nel riuscire a seguire tutti questi ragazzi e
soprattutto a farmi un’idea delle loro reali potenzialità. Il rischio è quello di trovarsi di fronte molta mediocrità dove i pochi talenti rischiano di venir risucchiati
in un vortice dominato dalla scarsa vena artistica e
dalla sola voglia di ―arrivare‖. Abbiamo assistito a tanti fenomeni mediatici. Da Marco Carta, che a furor di
televoto ha vinto un festival di Sanremo, quello del 2009, che sarà ricordato come uno dei festival peggiori a
livello di selezione musicale degli
ultimi 25 anni. Oppure, ci si ritrova
ad ascoltare in radio tale Giusy Ferreri che sfruttando il suo tono vocale
molto simile alla talentuosa e, direi,
anche chiacchierata Amy Whinehouse, ha costruito un suo impero di
molto fumo ma a sostanza siamo
carenti e lo si può intuire con il suo
ultimo cd di cover, direi molto scarno
e alcune interpretazioni altresì pessime. Noi puntiamo a farvi conoscere
coloro che riteniamo talenti musicali giovani e non,
che si differenziano dal resto. Andremo alla ricerca
anche di gruppi o cantanti locali che hanno voglia di
farsi conoscere attraverso il loro talento. Aspettiamo
anche le vostre segnalazioni alla mail di riferimento di
questa rubrica [email protected]. Per il momento vi
auguro un buon ascolto sempre e comunque sulle
frequenze giuste!
Skizzo_ice
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DIARIO DI UN VIAGGIO IN CALABRIA
Pubblichiamo di seguito la prima parte del reportage che racconta le esperienze dei gruppi trentini ospiti dell'associazione
Don Milani, giunti quest'estate a Marina di Gioiosa Jonica per un viaggio di formazione sulla legalità.
La storia che stiamo per raccontare non è semplicemente quella
di un’esperienza e non è solo quella di un viaggio. I luoghi e le
persone che ne entrano a far parte si sono fusi per qualche giorno, la terra ha abbracciato i suoi ospiti e questi si sono scaldati
in una stretta fatta di solidarietà e impegno.
La storia che stiamo per raccontare è piuttosto il reportage quanto più intenso possibile di alcuni giorni vissuti in Calabria da un
gruppo di ragazzi trentini arrivati da visitatori e ripartiti come se
fossero ormai persone del luogo. A tenere questa sorta di diario
di bordo sono gli operatori dell’associazione ―Don Milani‖ che
hanno seguito e accompagnato i gruppi ospiti durante le attività.
Silvia, una ragazza di vent’anni, scrive sul quaderno blu che abbiamo lasciato a loro disposizione: ―La Calabria è un diamante
che brilla. Il mare cristallino, il vento e gli alberi incorniciano un
quadro fantastico dipinto con la terra rossa degli uliveti, con la
volontà e il lavoro della buona gente e con l’allegria di un popolo
che irradia speranza.
È però come un affresco in una stanza colpita da un incendio, il
fumo dannoso si infiltra tra i colori in modo capillare come se
fosse impossibile liberarsene, ma bisogna essere volenterosi
ripulendo l’affresco centimetro dopo centimetro, tutti insieme,
riscoprendo la pura originalità.‖
Il commento di questa ragazza racchiude in sé le impressioni di
tanti altri giovani provenienti dalle parti più diverse del Trentino,
e che in ognuno di loro hanno lasciato un segno profondo. Gliela
leggi negli occhi l’importanza di quanto hanno vissuto, te ne accorgi perché quando vanno via giurano di ritornarci, in quanto
sono già convinti di lasciare in questo pezzo di Sud,
un pezzo di loro stessi.
Quel diamante che deve tornare a splendere ha bisogno
dell’impegno concreto di chi in questa terra vive, ma non può
fare che bene l’affetto e la partecipazione che sono in grado di
portare i gruppi che ormai da qualche anno giungono trasportando il loro bagaglio di esperienza per arricchirlo col nostro.
In un pomeriggio di agosto inizia così l’avventura calabrese dei
ragazzi delle vallate trentine.
La comitiva arriva al centro ―Don Milani‖ di Torre Galea stanca e
accaldata, il viaggio di diciassette ore ha estenuato i ragazzi e i
loro accompagnatori. Dopo qualche minuto dal loro arrivo inizia a
piovere violentemente e qualcuno ci guarda incredulo, come se
si aspettasse che in Calabria non piova proprio mai. Intimorita e
arruffata entra anche Detta, la piccola cagna che da qualche
anno accompagna le attività dell’associazione. Si accuccia vicino
ai ragazzi che intanto si sono sistemati e ascolta anche lei quanto Francesco Rigitano, presidente dell’associazione ―Don Milani‖,
ha da dire. Dopo una presentazione generale sulle regole del
funzionamento della struttura, e dopo aver raccomandato a tutti
di lasciare il centro così come lo hanno trovato, la compagnia
viene lasciata libera di approfittare del nostro meraviglioso mare.
Nel frattempo infatti ha smesso di piovere e il sole ha riconsegnato una giornata caldissima.
In spiaggia l’atmosfera è di gioia e relax, i ragazzi sono tutti concordi nel testimoniare che in un mare così bello non si erano mai
tuffati, qualcuno gioca col pallone, qualcun altro a carte, qualcuno già chiede dove può acquistare delle cartoline da spedire agli
amici.
QUANDO LA BIBLIOTECA C’E’
Una realtà radicata nella vita di Marina di gioiosa jonica
Chiusa per alcuni anni, la biblioteca di Marina di
Gioiosa Jonica è stata nuovamente aperta nel 1998
in una nuova sede, quella attuale, in piazza dei Mille. Ubicata al primo piano del centro sociale Egidio
Gennaro, è attrezzata di nuovi locali, luminosi e
accoglienti con tanto di patrimonio librario, che periodicamente viene aggiornato e
al momento è fornito di circa
ottomila volumi con due sezioni specialistiche: una dedicata ai ragazzi e l’altra alla
storia locale. Inoltre i supporti multimediali, quali
computer, televisore con
tanto di raccolte di DVD e
CD ROM, permettono alla
biblioteca di offrire non solo
i tradizionali servizi (consultazione del patrimonio
librario, prestiti, informazioni bibliografiche), ma di
organizzare, periodicamente, anche iniziative di
carattere culturale e didattico rivolte ad approfondire problematiche di vario genere, attraverso conferenze e incontri con gli studenti, presentazioni o
proiezioni di film. L’ultima di tali iniziative è stata
realizzata in occasione della Giornata della Memoria del 27 Gennaio 2010, per ricordare le vittime
dell’olocausto con gli alunni della scuola media
statale ―Peppino Brugnano‖.
Dal 2000 la nostra biblioteca fa parte del sistema
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bibliotecale del territorio, il quale provvede periodicamente a supportare le attività lavorative del personale con corsi di aggiornamento professionale.
Attualmente, presso la sede, si sta svolgendo un
corso di aggiornamento promosso dalla Regione.
Prossimamente la biblioteca sarà
dotata di un nuovo programma di
catalogazione, che le consentirà di
entrare in rete su tutto il territorio
nazionale.
La biblioteca è ormai radicata nella
vita di Marina di Gioiosa, infatti
650 sono gli iscritti con tanto di
tessera e numerose le frequenze
mensili e prestiti. Possiamo perciò
affermare che la biblioteca comunale ―Mario Pellicano Castagna‖ è
divenuta un punto di riferimento
per i cittadini di Marina di Gioiosa, che ad essa, si
rivolgono per soddisfare esigenze di studio, di informazione o semplicemente per il piacere della lettura. Questo lo si deve al costante lavoro delle responsabili Anna Commisso e Simona Linarello che,
dopo tanti anni ormai, ancora esercitano questa
professione con passione ed alla sensibilità del
Sindaco e dell’intera Giunta Comunale, sempre
disponibili e pronti a soddisfare le nostre esigenze
di noi giovani fruitori.
Miriana Albanese
Serena Lucà
Ne approfittiamo per scambiare quattro chiacchiere con loro e
con gli operatori che li accompagnano.
Valentina ha 16 anni e si aspetta che questa esperienza le permetta di mettersi a confronto con realtà completamente differenti dalle sue, che interagire con altri luoghi le consenta di aprire gli
occhi di fronte a fatti che solitamente ignora. Marco, uno degli
accompagnatori, è già stato altre volte in Calabria e ogni volta è
colpito da un nuovo aspetto di questa terra. È però convinto che
in fondo le nostre mentalità non siano così diverse e che sarebbe
sbagliato contrapporle includendo nell’idea di trentino tutto ciò
che è ordinato e preciso e in quella di calabrese tutto quello che
non lo è. Il suo discorso ci incuriosisce e gli chiediamo di fare
qualche esempio. ―Prendiamo il caso delle cooperative in Trentino‖ spiega Marco, ―i produttori non sono naturalmente portati ad
associarsi tra loro, lo fanno perché traggono da ciò un utile. Allo
stesso modo qui in Calabria bisogna far capire a tutti che a rispettare le regole, a vivere nella legalità, non si traggono che
benefici.‖ Resteremmo volentieri in spiaggia ad ascoltare Marco
e i ragazzi, ma si è fatta sera e la comitiva rientra al centro per la
cena. Ad attenderla ora non ci sono solo gli operatori, ma anche
Mimmo e Salvatore, che da anni prendono parte alle attività
dell’associazione e che allieteranno il soggiorno del gruppo preparando dei piatti che valorizzando prodotti e tradizioni locali
raccolgono unanime approvazione. Dopo cena la stanchezza si
fa sentire e tutti vanno a letto presto senza fare troppe storie.
Davide Bruzzese
Il libro
LA CITTA’ DELLA GIOIA
Lapierre Dominique
Il romanzo La citta della gioia di Dominique Lapierre ambientato
negli anni ’80, racconta la storia di tre personaggi i cui destini si
intrecciano nella più grande bidonville di Calcutta: la città della
gioia.Il primo protagonista è Hasari Pal, un contadino indiano
costretto ad emigrare con la propria famiglia in cerca di guadagno. Arrivato nella metropoli scopre una realtà ben diversa da
quella del villaggio: costretto a vivere su un marciapiede e a
mendicare, riesce a trovare dei veri amici in quella città che
somiglia ad una giungla, fino a che diventa un ―uomo cavallo‖ e
ottiene un posto dove vivere all’interno della bidonville.Il secondo protagonista è Paul Lambert, un missionario francese che ha
deciso di vivere la sua vocazione tra i più poveri. Dopo le difficoltà causate dalla burocrazia indiana, riuscirà a realizzare il suo
sogno: diventare cittadino indiano. L’impatto con le bidonville e
con gli usi dei suoi abitanti non sarà facile, ma con il passare
del tempo riuscirà a farsi accettare dai suoi vicini e a conquistare il loro affetto, al punto da diventare il loro ―grande fratello
Paul‖. A questo punto, Paul si rende conto che la necessità principale del paese è l’assistenza
medica. Così con l’aiuto di Madre Teresa e di alcuni tra gli stessi abitanti dello slum crea una
sorta di associazione per aiutare i lebbrosi e i più deboli. Pubblica inoltre un annuncio per reclutare medici. A questo risponde Max Loebb, un ricco e giovane medico di Miami. I tre personaggi
condivideranno e affronteranno esperienze molto dolorose: la morte, la povertà, la magia dello
slum. Ma in tutto questo scopriranno il vero significato della solidarietà, perché i poveri di Calcutta sono ―la luce del mondo‖. Il romanzo è tratto da un’esperienza vissuta in prima persona
da Lapierre nella medesima bidonvile di Calcutta. Le copie del romanzo vendute in tutto il mondo hanno fatto conoscere il disagio nel quale versa la grande metropoli indiana e metà dei ricavi
della pubblicazione del libro sono stati devoluti all’associazione fondata da Lapierre per sostenere lo sviluppo di Calcutta.
Fabiana Totino
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Sport
CALCIO: MARINA DI GIOIOSA
IN ASCESA
Come sottolineato attraverso i mass media
locali, il 2010 divide la Locride calcistica in
due parti. Vista la militanza giallorossa
in promozione, abbiamo preso in considerazione la situazione del girone B in cui l’Asd
Marina di Gioiosa si esibisce. Nella griglia in
questione solo Locri, Africo e Bagnarese
vedono nero l’avvio del girone di ritorno.
Perfino il San Gregorio, ai giallorossi fatale
lo scorso campionato, fa meglio di loro e si
regala una vittoria. In questo girone la Locride parla in azzurro con Siderno e Brancaleone. Un po’ più giù c’è il Marina di Gioiosa,
pronto a dimenticare le cinque sconfitte dell’andata con l’enplein del dopo giro di
boa. Un primato così lo detiene solo la capolista,
il Guardavalle. I giallorossi di Silvano incassano
quanto le prime cinque pur avendo più sconfitte,
vincono più della Taurianovese pur standole dietro e segnando dieci gol in meno degli stessi pianigiani. Eppure, a conti fatti, e anche se con il
Marina di Gioiosa inizia la schiera di squadre con
più cadute, Ieraci e compagni sono sempre lì a
spingere sulla zona calda della classifica.
L’assessore allo Sport Domenico Mazzaferro non
ha dubbi sulla forza dei giovani del presidente
Aquino e riconferma la sua fiducia. ―L’avevo anticipato che Silvano e team avrebbero superato il
momento di calo fisico senza troppe ripercussioni
– ha detto l’assessore. E’ vero, cinque sconfitte consecutive sono un treno scomodo che può
far male al morale. Eppure la reazione c’è stata e
conferma la forza di giovani e veterani‖. Il cal-
cio in giallorosso è anche fatto dai più piccoli, con
campionati giovanissimi e allievi che procedono
malgrado
qualche
brutta
performance meteorologica. ―Ci sono allenatori dotati di
passione oltre che di qualità, ecco perché il calcio
minore continua a migliorare‖ ha confermato Domenico Mazzaferro. Ci sono buone notizie anche
per quanto riguarda la copertura della tribuna del
comunale ―Lombardo‖. Lo aveva anticipato
l’assessore Mazzaferro in diretta su TeleMia,
all’interno della
trasmissione
sportiva
―Tuttincampo‖. Ad un mese di distanza, all’interno dello stesso appuntamento televisivo, il vice presidente Carmelo Carbone ne ha citato i progressi.
Annamaria Implatini
PER L’ “ASD VOLLEY” di MdG
L’AVVENTURA CONTINUA
Dopo un girone di andata soddisfacente,
si passa al ritorno
Marina di Gioiosa Jonica. Le nostre squadre
hanno completato il girone di andata, ottenendo risultati soddisfacenti. La prima squadra maschile, capitanata dal mister Enrico
Monteleone, nonostante una sconfitta
all’esordio del campionato contro il Laureana, ex squadra allenata dal nostro Mister, si
è ripresa alla grande, raggiungendo il terzo
posto in classifica. Per quanto riguarda l’U18
maschile, i ragazzi hanno bisogno di esperienza, poiché questo è il loro primo campionato. Tuttavia, hanno dimostrato grande carattere scendendo in campo con squadre
molto più allenate sotto l’aspetto tecnico. Si
possono notare, dall’inizio del campionato,
dei continui miglioramenti per ognuno di loro,
sia nel gioco di squadra che singolarmente.
Tra i giocatori che si sono messi maggiormente in evidenza, ricordiamo: Mohamed
Laaribi, Raffele Circosta, Simone Totino, Tito
Multari e Filippo Agostino, il capitano. La
prima squadra femminile, anch’essa alle prime armi, sta giocando un campionato soddisfacente; gli elementi che la caratterizzano
sono grinta e determinazione, essenziali per
un gioco di squadra ottimale. Dulcis in fundo,
i piccolissimi e promettenti minigiocatori della nostra società, che stanno dimostrando
grande interesse per la nuova disciplina.
Angelo Cottone,
Francesco Albanese,
Marco Albanese
PER L’ASSESSORE MAZZAFERRO
UN ANNO DI SUCCESSI
Lo ha definito un anno di successi,
quello sportivo, e ne è orgoglioso
l’assessore Domenico Mazzaferro. Il
responsabile dell’assessorato allo
Sport, Turismo e Spettacolo tira le
somme dell’ultimo periodo della prima
delle tre attività, la sua prediletta, avendo lungamente investito e scommesso su essa. Agli occhi salta la specialità del volley, voluta ed ottenuta
sul territorio e quindi segno positivo
per le altre ancora in cantiere. L’Asd
volley Marina di Gioiosa si è ritagliata
uno spazio importante che richiede
sacrificio e costanza, si fonda
sull’esperienza e la passione di tanti
giovani e nel concreto dell’aspetto
tecnico può già dire la sua in prima
divisione. E’ questa la categoria in cui la formazione maschile è terza in classifica, con una sconfitta all’esordio e
ANNO 2—N 1
una maturata di recente a Palmi.
L’assessore Mazzaferro non ha rinunciato allo storico esordio di Laureana di
Borrello, campo in cui l’allenatore Enrico Monteleone ha fatto il suo primo
ritorno al passato. ―Pur essendo
all’inizio di questa specifica esperienza,
siamo nel contempo avvezzi agli sport
indoor perché dotati da tempo di strutture invidiabili – aggiunge Domenico
Mazzaferro. E’ una bella sensazione
vedere tanti appassionati, perché se è
vero che lo sport è vita, allora Marina di
Gioiosa ha tanta voglia di vivere e crescere nel segno dei valori sportivi‖.
L’affluenza in questione non è mancata
in tutta la serie di iniziative proposte
dall’assessorato. Mazzaferro infatti ricorda come la filosofia di aprire le porte a quanti abbiano
richiesto il parquet della Città del Sorriso, per intrattenere
e attrarre spettatori, è stata quella di approccio amministrativo sia con la comunità locale che con gli sportivi della
locride. ―Esistono sport minori poco pubblicizzati che intrattengono diversi appassionati ed esistono società ormai avviate che trascinano la nomea agonistica di questa
comunità‖. Così l’assessore si complimenta ancora una
volta con la dirigenza della squadra di calcio e con quella
della Polisportiva, vero esempio per le attività cadette e
vanto per la Città del Sorriso. In proposito Mazzaferro aggiunge, facendo riferimento al cartellone delle interviste
ubicato all’interno della sala stampa dello stadio comunale: ―Non nascondo la mia gioia nel vedere il nuovo logo
della nostra cittadina abbinato a quello della squadra di
calcio, di nuova fattura anch’esso grazie al talento del ragioniere Giuseppe Scali‖.
Annamaria Implatini
Il Quotidiano
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Spazio alle Dediche
Grazie mille all’amministrazione comunale in particolare all’assessorato allo Spettacolo, per aver
permesso la buona riuscita delle manifestazioni
natalizie promosse dalla Consulta Giovanile. Un
ringraziamento particolare va alla Dott.ssa Donatella Palmisani per il paziente e costante supporto
nei confronti di tutte le attività intraprese dalla
Consulta G.
Editore: Direttivo Consulta Giovanile Marina di
Gioiosa Jonica
Direttore Responsabile e Caporedattore: Lucia
Femia
Vice Direttore: Valentina Femia
Vice Caporedattore: Pamela Albanese
Impaginazione grafica: Stefania Mazzaferro
Hanno collaborato: Rocco Agostino, Francesco
Albanese, Marco Albanese, Miriana Albanese,
Davide Bruzzeze, Sara Caccamo, Marialaura
Coluccio, Angelo Cottone, Elisa Femia, Rocco
FemiaAnnamaria Implatini, Ilenia Lo Piccolo,
Rocco Loccisano, Serena Lucà, Debora Martino,
Pasquale Mesiti, Maria Rosaria Pini, Fabiana
Totino, Massimo Vitetta.
ANNO 2—N 1
Auguri ai Vigili urbani di
Marina di gioiosa Jonica per
la dotazione della nuova
autovettura.
Tantissimi auguri di vero cuore a Noemi che il 26
febbraio compie 11 anni.
Auguri di Buon Compleanno al Vicesindaco
Geppo Femia che il 26 febbraio spegnerà 57
candeline.
KAULON YOUNG
http://kaulonyoung.forumcommunity.net/
Locride in comunicazione
a cura di Nicodemo Bumbaca
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