lungomare e piazza identita` urbane a confronto
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lungomare e piazza identita` urbane a confronto
Editoriale LUNGOMARE E PIAZZA IDENTITA’ URBANE CAMBIO LOOK, A CONFRONTO MA NON CAMBIO PROPOSITI L’inizio del nuovo anno si presenta come un’occasione propizia per riprendere con decisione e slancio il nostro cammino giornalistico. Questo 2010 ci vede profondamente rinnovati, non solo nel look esteriore, che propone un formato ridotto, e perciò maggiormente compatto e maneggevole, ma anche nelle facoltà interiori, i cosiddetti contenuti, che si arricchiscono, grazie all’entrata di nuovi e preziosi collaboratori, e quindi di nuove rubriche, che scoprirete strada facendo, sfogliando queste pagine. L’intento è quello di apportare una maggiore conoscenza e consapevolezza del territorio in cui viviamo, lasciando comunque una porta aperta alle situazioni nazionali e mondiali, dove ognuno può liberamente esprimere la sua opinione o dare il proprio contributo in qualità di esperto. Ciò che, invece, bandiamo profondamente da questo giornale è la propaganda politica e soprattutto partitica. Opinione Giovanile vuole tenersi fuori da tali disquisizioni, in quanto mira ad unire la popolazione e non a dividerla; mira a condividere contenuti, conoscenze ed opinioni, non a lasciarle scorrere invano nel disinteresse dell’ignoranza; mira perciò alla crescita personale, civile e sociale di chi partecipa alla sua creazione e di chi ne fruisce, attraverso la lettura. Il confronto che si instaura deve essere costruttivo e non improntato alla sfida. E’ per questo motivo che ho deciso di continuare il percorso intrapreso insieme ai ragazzi del comitato di redazione, e insieme ai collaboratori, che sostengono continuamente, attraverso la loro scrittura e la loro serietà d’intenti e motivazioni Opinione Giovanile. Questa è l’identità della Commissione Giornale della Consulta Giovanile di Marina di Gioiosa Ionica, e questo che vi apprestate a leggere è il frutto del suo lavoro. Ringrazio il Direttivo della Consulta e l’Amministrazione Comunale per la fiducia che continuano a riporre in noi, per le strategie economiche, che di volta in volta, anche grazie al contributo dei privati, verranno messe in atto per consentire l’uscita di O.G., e soprattutto per la libertà che ci viene concessa nell’ideare in tutto e per tutto il giornale: dalla linea editoriale generale, alle singole rubriche, dall’impaginazione grafica ai contatti con i lettori. Chiariti questi punti, non mi resta che augurarvi una buona lettura ed invitarvi a partecipare attivamente ai dibattiti aperti dal giornale, scrivendo sul forum : http://kaulonyoung.forumcommunity.net/ o inviando una mail al nostro indirizzo di posta elettronica [email protected] Lucia Femia ANNO 2—N 1 All’interno CONSULTA GIOVANILE Intervista al Presidente Albanese Pag. 3 Qualche anno fa all’Università di Bologna in ambito semiotico fu portata avanti una ricerca sulle strategie urbanistiche e di auto-rappresentazione delle città del Mediterraneo. Allora anch’io presentai un’analisi sulla mia città che mi valse l’esame di sociosemiotica. Oggi uso le colonne di Opinione Giovanile per raccontarvi a quali conclusioni arrivai. La tesi che sostenevo era che l’immagine urbana di Marina di Gioiosa Jonica agli occhi dei suoi concittadini è molto debole. Per argomentare le motivazioni di questa presa di posizione decisi di confrontare MdG con Gioiosa Jonica e far emergere per contrasto come nella seconda cittadina l’immagine urbana sia ben chiara, il comune abbia una propria identità distintiva e una condivisione fra i cittadini di valori urbani collettivi. Per ovvie ragioni di spazio qui parlerò solo di alcuni elementi che giocano a sfavore di MdG, ripromettendomi in qualche altro numero del nostro giornale di riprendere la questione, sperando che questi sunti non banalizzino la mia articolatissima analisi originaria. Come tutti a Marina sanno, l’idea di piazza è piuttosto vaga se proviamo a figurarcela nel nostro contesto urbano. La Piazza Zaleuco dovrebbe essere il principale punto di riferimento del paese. Essa si trova di fronte alla chiesa principale, è un vero e proprio nodo entro cui convergono 4 dei percorsi cardinali. Il traffico è la dominante dell’area. Sul lato est passa la Strada Statale 106 Jonica, che coincide con il corso del paese, mentre la parte immediatamente di fronte alla facciata della chiesa è interamente occupata da un parcheggio. Tutti questi elementi rendono la piazza priva di una forma distintiva. Insomma, non la si può vivere come un tradizionale luogo d’incontro. Ma la cosa peggiore è che non ci sono altri spazi del paese che ricoprono tale ruolo. A MdG l’unica area che potrebbe avere una funzione sociale analoga potrebbe essere il Lungomare Cristoforo Colombo. Proviamo ad esaminarlo. A livello estetico è sempre stato, e tutt’ora lo è, estremamente frammentario, perché è stato costruito e ristrutturato in momenti diversi. Si possono distinguere almeno 4 tratti, ciascuno caratterizzato da un proprio stile, di conseguenza ciò impedisce di conferire continuità al percorso. Tuttavia è proprio il modo di muoversi per itinerari paralleli e secondo direzioni ben precise (nord o sud) che rende questa striscia di contorno al mare così particolare. Per il resto ha usi diversi a seconda delle stagioni. In inverno, è prevalentemente un luogo di transito pedonale o automobilistico. In estate, invece acquista altre funzioni: durante il giorno si può percorrere in auto o a piedi ed è la via d’accesso alla spiaggia; la sera, chiuso al traffico, grazie all’illuminazione soffusa e ai locali aperti, assume un'altra atmosfera, ancor più invitante per il passeggio. Sebbene il lungomare sia un percorso, allo stesso tempo è anche un margine che coincide con il confine est del paese: una frontiera – vale a dire quanto di più lontano concettualmente si può pensare da un ―centro‖. Esso si protende fisicamente verso il mare, l’elemento naturale vincolante, di cui segue la morfologia. continua a pagina 7 GOCCE DI MEMORIA A cura della Prof.ssa Maria Rosaria Pini Pag. 6 IMMIGRAZIONE Siamo tutti Rosarnesi Pag. 9 1 O P I N I O N E G I O V A N I L E PALAZZO MUNICIPALE SEMPRE Più VERA E PROPRIA CASA DEI CITTADINI Cari cittadini, il mio appuntamento con la vostra lettura è motivo e modo per rendervi partecipi del lavoro quotidiano dell'amministrazione Femia. Siamo reduci da una importante inaugurazione. Il nuovo ufficio comunale anticipa una scia di novità sociali, che viaggiano di pari passo con la voglia di aprire le porte del vecchio Municipio, e tra le righe lancia messaggi di cambiamento per la comunità di Marina di Gioiosa. "Lavorando in sinergia‖ ingloba l’attività e le figure dello sportello ―Informa Giovani‖, nasce come braccio operativo delle Politiche Sociali e della presidenza del consiglio e guarda all’attento impegno della Provincia. A questo insieme fa specchio quello che umanamente lo renderà attivo, con un organigramma di giovani suddiviso in ruoli e mansioni. Così anziani,minori, associazioni, diversamente abili e immigrati saranno singolarmente gestiti, oltre al settore ―sanità e legalità‖ che verrà curato dal dott. Raffaele Gennaro. Supervisori della griglia unica saranno lo stesso assessore Rocco Agostino, il Presidente del consiglio Giovanni Femia, il consigliere Giuseppe Albanese e l’ex assessore del comune di Gioiosa Jonica Rocco Ritorto. Anche l’avvocato Pasquale Femia ha deciso di collaborare, condividendo con Francesco Agostino il settore ―anziani e minori‖. Saranno altri cinque i giovani che faranno esperienza di responsabilità mentre per il ragioniere Giuseppe Scali sarà solo un ritorno in ambito comunale. Il mio beneplacito all’iniziativa è scontato, sono soddisfatto soprattutto dell’impegno profuso dai miei amministratori. Che quello delle Politiche Sociali sia un assessorato attivo, ricco e vincente è palese e badate che richiede molto sacrificio perché opera ad ampio raggio. La grande vittoria è stata anche quella di far appassionare i giovani alla bellezza dell’operare per la comunità. Continuerò sempre a ribadirlo: la comunità, per noi, viene prima di ogni altra cosa. L’ufficio ―Lavorando in sinergia‖ si prepone, ora, di creare possibili condizioni e fattibili realtà affinché le forze della comunità vengano incanalate in un’unica soluzione di utilità, aiutan- do chi per primo ha bisogno. Andando a ritroso è di dieci giorni fa la firma di un Protocollo d’Intesa che lega il comune agli uffici ministeriali. Nella sede romana della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento Politiche Giovanili, ho apposto la firma ad un documento che ha sancito l’avvio del progetto destinato ai giovani. Si chiama ―You and Me‖, prossimo punto di riferimento per diverse attività che troveranno identità e concretizzazione in maniera proporzionale a quello che sarà l’impegno dei diretti interessati. Il progetto, che fa parte dei Pon Sicurezza e Legalità, ha attirato l’attenzione dell’assessore Domenico Mazzaferro in uno degli ultimi giorni in cui era possibile la partecipazione al Bando. L’assessore allo Sport, Turismo e Spettacolo ha pensato che la cittadina potesse rientrare in un discorso privilegiato del Mezzogiorno ed ha avuto ragione. In effetti la scelta non offriva ampie possibilità di accesso, prova ne vuole che la nostra Città del Sorriso e Bivongi sono state le uniche ad essere inglobate nell’idea Pon Sicurezza e Legalità. Il titolo esteso del progetto è ―Giovani: legalità, cittadinanza e partecipazione‖, rivolto ai ragazzi del territorio ed alla loro volontà di frequentare dei corsi di formazione professionale, dando vita ad attività aggregative. Sarà questo un nuovo input per impegnare un altro locale del palazzo municipale, sempre più destinato ad essere una vera e propria casa dei cittadini. Dall'inizio dell'anno stiamo curando al meglio la raccolta differenziata. Il progetto è già in atto ed è rivolto a cinquecento utenze, come da contratto con Locride Ambiente. L’accordo, con decorrenza 1 gennaio 2010, si riferisce alla raccolta differenziata di carta e multi materiale, quale lattine vetro e plastica. Le famiglie destinatarie sono state individuate in base alle zone ed alla residenza condominiale. Tra le tante vie rientrano la Nazionale Nord, Matteotti, Torrevecchia, Genova, il viale Brigida Postorino e piazza Mazzini. La raccolta differenziata stabilita nell’accordo non sarà eseguita porta a porta. Nelle zone in questione sono stati collocati degli appositi bidoni: il bianco serve per Legalità, cittadinanza e partecipazione”.Intesa tra comune e Presidenza Consiglio Ministri Il sindaco Rocco Femia comunica l’intesa tra il comune di Marina di Gioiosa Jonica e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento Politiche Giovanili. Il tutto è confermato dalla recente firma di un Protocollo con cui è stato avallato un progetto dal titolo "Giovani: legalità, cittadinanza e partecipazione". Lo stesso è stato curato dall’assessore Domenico Mazzaferro (Sport, Turismo e Spettacolo), rientra nei Pon Sicurezza e Legalità e fa riferimento ad un finanziamento pari ad euro 200.000. Il progetto prevede la realizzazione di un centro che sarà ubicato nei locali comunali, si chiamerà "You and Me" e sarà uno dei due previsti in Calabria. Fonte la Riviera online ANNO 2—N 1 la raccolta della carta e il blu per il multi materiale, tutti da inserire nei sacchetti che la stessa Locride Ambiente deve provvedere a distribuire. La società ha fatto sapere che al più presto saranno completate le cinquecento utenze per poi passare alla raccolta organica. Intanto vi ricordo l’esistenza di un servizio di prelievo a domicilio per i rifiuti ingombranti, prenotabile presso l’Ufficio Tecnico e attivo ogni giovedì.In occasione della ricorrenza del Santo protettore dei Vigili Urbani, l'amministrazione ha sostenuto il comando della Polizia Municipale nell’intento di forgiare una manifestazione che avesse i riflettori puntati sul corpo in questione, con un cerimoniale capace di unire sacro e civile. Tutte le massime autorità civili e militari della Provincia, i presidenti della Giunta e del Consiglio Regionale, sono stati invitati a prendere parte alla manifestazione che ha avuto inizio con l’arrivo di Mons. Giuseppe Fiorini Morosini. Un momento che ha ricordato quanto sia fondamentale il rapporto di collaborazione tra i due nuclei, responsabili secondo le proprie mansioni della vita della cittadina. La fiducia ed il rispetto sono alla base del lavoro quotidiano e sono il segreto della nostra intesa. L'avvio del nuovo anno non ha mancato però di ricordarci quanto possa essere distruttiva la furia del mare. Quando si abbatte sono sempre loro a rimetterci mobilio e pareti, gli abitanti del rione "Marinari". Il litorale, di per sé soggetto ad erosione costiera, ha indotto l’Ufficio Tecnico comunale, attraverso l’architetto Stefano Cortale, ad inviare un telegramma alle istituzioni calabresi e richiedere ―tempestivi sopralluoghi al fine di individuare idonei interventi‖ in merito al riproporsi della furia del mare. Dal materiale cartografico in possesso dello stesso ufficio della casa comunale risulta come dal 1935 ad oggi vi sia stata un’erosione media di sessanta metri di spiaggia. Qualche settimana fa ancora arredo urbano, abitazioni private e muri di protezione hanno subito l’ennesimo attacco. Le porte delle abitazioni non sono servite a fermare l’acqua in arrivo, onda su onda, malgrado avessi- mo provveduto ad abbassare preventivamente, e di parecchi metri, il livello della spiaggia. Così facendo si è sperato che l’impatto delle onde sul muro fermasse il più possibile l’acqua dello Jonio. E' ancora viva nelle nostre menti la vicenda dello scorso anno e, come se non bastasse, la Regione ci ha risarcito di soli 4.000 euro. Lo stesso vescovo della Diocesi di Locri-Gerace, ironicamente, mi ha chiesto come mai non li ho ancora rimandati alle casse regionali. Pensare che solo la volta scorsa, dopo qualche ora si contava già una spesa di 5.000,00 euro. Tali effetti non possono che richiamare alla mente degli addetti ai lavori la documentazione con cui, nel 2002, la Regione aveva imposto determinati vincoli in merito alla messa in sicurezza, garantendo al comune un immediato seguito con la progettazione o con il trasferimento degli abitanti in pericolo. Conserviamo anche la documentazione servita a sollecitare gli interventi irrealizzati, facendo ora mente locale alla necessità di un’opera che ricalchi quanto fatto nell’Alto Tirreno cosentino. I pesanti danni subiti sono indipendenti dall’abusivismo edilizio di cui spesso veniamo imputati, citato solo per tergiversare e rinviare gli interventi. Molti sono ancora i progetti in cantiere ma, come da mia abitudine, preferisco metterli in atto per poi poterli commentare attraverso queste pagine. Confido nella vostra consueta fiducia e collaborazione, perciò arrivederci al prossimo numero. Il sindaco Rocco Femia “SERVIZIO CIVILE: UN ANNO DA NON PERDERE” Con immenso piacere ed orgoglio comunichimo alla cittadinanza di Marina di Gioiosa Jonica ed in particolare ai giovani che presto partirà presso la ― Casa Comunale‖ il primo progetto di Servizio Civile, dove i protagonisti saranno i giovani dell'età compresa tra i 18 ed i 28 anni, che per dodici mesi saranno impegnati con mansioni di massima serietà e responsabilità. Vorrei specificare brevemente di cosa si tratta: Il Servizio Civile Nazionale, istituito con la legge 6 marzo 2001 n° 64, dà la possibilità ai giovani dai 18 ai 28 anni di dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno solidale, inteso come impegno per il bene di tutti. Il servizio civile volontario garantisce ai giovani una forte valenza educativa e formativa, è una importante e spesso unica occasione di crescita personale, un’opportunità di educazione alla cittadinanza attiva, un prezioso strumento per aiutare le fasce più deboli della società contribuendo allo sviluppo sociale, culturale ed economico del nostro paese. Chi sceglie di impegnarsi per dodici mesi nel servizio civile volontario, sceglie di aggiungere un'esperienza qualificante al proprio bagaglio di conoscenze, spendibile nel corso della vita lavorativa, quando non diventa addirittura opportunità di lavoro, e, nel contempo, assicura una sia pur minima autonomia economica, esattamente 433,00 € mensili. Il 2010 deve rappresentare un anno importante e mirato verso i giovani, i nostri giovani, ai quali spesso non si dà fiducia. Assessore alle Politiche Sociali Dott. Rocco Agostino 2 O P I N I O N E G I O V A N I L E LA PROPOSTA Basta gettare i nostri lamenti al vento su ciò che questo paese non ha, o non è, e che invece vorremmo avesse, o vorremmo sia. Facciamo delle proposte concrete per realizzare le idee che frullano nella nostra mente. Scrivi a [email protected] e fai la tua proposta! ISOLA PEDONALE SUL LUNGOMARE CRISTOFORO COLOMBO: NUOVE ABITUDINI NEI LUOGHI DI SEMPRE Quei weekend che ritorno in paese, dopo una caotica settimana passata in città su autobus e navette, non c’è nulla di più bello che andare a trovare il mio amico mare. Respirare un po’ della sua aria e sentire il vociare delle onde che s’infrangono sulla riva, sono momenti in cui ci si libera dal peso degli impegni e ci si sente tutt’uno con quel poco di natura che, ancora, ci è rimasto in paese e che sarebbe bene tutelare il più possibile. A piedi o in bici, la visita al lungomare è un appuntamento fisso, che cerco sempre di mantenere. Accade spesso, però, che questo mio breve e fugace soggiorno sia disturbato dal rumore dei motori delle auto che passeggiano sull’asfalto a ritmo di lumaca, e dalla puzza del fumo che esce dai loro tubi di scappamento. Quando sono a piedi, rimedio cercando di stare rivolta quanto posso verso la spiaggia, quando, invece, sono in bici, l’impresa si rivela molto più ardua: vista la mancanza di una pista ciclabile, mi ritrovo a intralciare la strada alle auto, sull’asfalto, e ai pedoni sul marciapiede, dove tra uno slalom e l’altro, mi sorprendo di come ancora non abbia steso nessuno. Insomma, scesa in lungomare per rilassarmi e staccare dal solito tram tram, me ne torno a casa spesso e volentieri un po’stressata. E’ fuori dubbio che questa infelice situazione dipenda da come sia strutturata la via marina (dal fatto che non vi sia una pista ciclabile, né sufficienti spazi di aggregazione sociale, ma solo un percorso mordi e fuggi che non invita a soffermarsi), ma non intendo entrare in specifiche questioni tecniche, giacché, questo lungomare, così “ce lo siamo costruito”, approvando il progetto che un dì fu proposto, e così, per il momento, dobbiamo tenercelo. Voglio, invece, avanzare una proposta per vivere al meglio questo spazio,nel nostro presente. Oggi e non domani. L’idea che propongo è quella di creare un’isola pedonale che abbracci l’aria che va dal boschetto al parco giochi per bambini, situato vicino la Torre del Cavallaro. L’isola potrebbe essere aperta tutte le domeniche di primavera e nei giorni festivi, sia di mattina, che di pomeriggio. Questa semplice iniziativa avrebbe molti vantaggi: consentirebbe una fruizione del luogo più salutare e rispettosa dell’ambiente, la possibilità per i bambini di giocare all’aria aperta senza pericoli, la tranquillità dei genitori di sapere i loro figli in uno spazio lontano dalle insidie della strada, un maggiore movimento pedonale dei cittadini, a scapito dell’uso dell’automobile inquinante e “allargante”. Per rendere, poi, l’iniziativa più interessante e socialmente stimolante, si potrebbe pensare di organizzare delle attività ludico-ricreative per grandi e piccini, coinvolgendo varie realtà territoriali: Medambiente potrebbe riproporre la sua “scalata” sul monte artificiale, che ha riscosso tanto successo nella scorsa edizione della giornata dell’ambiente, l’associazione Megale Hellas potrebbe organizzare degli incontri e dei giochi per diffondere la conoscenza del mare, qualcun’altro potrebbe noleggiare degli aquiloni e insegnare ai ragazzi ad usarli, si potrebbe giocare a pallavolo in spiaggia etc. Le idee da realizzare e proporre potrebbero essere tante. Probabilmente non si ridurrebbe lo smog, considerando che chi vuole “girare” in macchina si concentrerà sulle altre parti del lungomare, ma probabilmente si incentiverà il numero delle persone propense a passeggiare, anche solo per curiosità. A volte basta poco per cambiare le cose, per creare delle situazioni più dinamiche e rispettose dell’ambiente e, soprattutto, per creare nuove abitudini nei luoghi di sempre. Lo scorso anno avevo proposto, sempre su questo giornale, di ospitare a MGJ una tappa del Festival Jazz di Roccella Ionica, ma non ho avuto alcuna risposta in proposito dall’amministrazione comunale. Idea non condivisa? Parole buttate al vento? Forse. Non ho comunque smesso di confidare nella sensibilità di chi è preposto alla gestione della nostra cittadina e spero che questa volta la proposta sull’isola pedonale riscuota più successo e venga presa in seria considerazione dall’amministrazione. Lucia Femia Pagella B Le buche e in generale tutta la manutenzione ordinaria delle strade. È normale che il manto stradale si logori con il passare del tempo e con le avverse condizioni climatiche. Anomalo è, invece, che la manutenzione ordinaria non venga effettuata, con grave pericolo per l’incolumità dei cittadini, in particolare per i giovani che utilizzano maggiormente motorini e biciclette. te a ci oc \ i o at B c oc Il lungomare, che d’estate o meglio nei primi venti giorni d’agosto diventa uno dei luoghi preferiti dai giovani della costa dei gelsomini, nei restanti 345 giorni dell’anno si trasforma. Di certo in inverno il mare ci mette la sua forza distruttrice, ma in generale nulla o quasi viene fatto dall’uomo per renderlo appetibile alla popolazione. Non ci dimentichiamo poi dei tradizionali lavori di ammodernamento in primavera, quando le belle giornate ci invitano ad uscire. se s o om r P om r P si s o Le aiuole e in genere tutti i parchi cittadini che risultano sufficientemente curati. Ovviamente la promozione serve da stimolo a migliorarsi, ma si stanno facendo progressi, siamo sulla buona strada. Fondamentale in questo settore è la collaborazione dei cittadini che dimostrano, chi più chi meno, interesse nel vedere ben curate le aiuole del paese. I lavori di restauro a Torre Galea ultimati nel rispetto dei tempi previsti per la realizzazione. La torre che ritroviamo nella Minitalia di Capriate in Lombardia, insieme alla Cattolica di Stilo e il Duomo di Reggio Calabria, quali monumenti simbolo della regione, è ritornata al suo antico splendore. Speriamo che la stessa ―sorte‖ tocchi anche a Torre Spina e all’anfiteatro Romano. A cura di Stefania Mazzaferro ANNO 2—N 1 3 O P I N I O N E G I O V A N I L E EMERGENZA SCUOLE: IL CASO DELLE ELEMENTARI A MGJ Non si può certo dire che la scuola italiana stia vivendo oggi la sua età dell’oro: al contrario l’intero sistema dell’istruzione pubblica si trova in un momento di gravi difficoltà e problemi, che non sono sicuramente sorti dall’oggi al domani ma che invece sono il frutto di una politica che troppo spesso ha gestito la questione scuola come se si trovasse ai vertici di un enorme apparato industriale. La logica che prevale oggi è quella di minimizzare i costi, anche a discapito della qualità del servizio e col risultato che la scuola, più che formare e istruire, produce ignoranza gratuita: pensiamo ai pesanti tagli operati dal Ministro Gelmini, all’aumento del numero degli alunni per classe e alla riduzione del personale scolastico, per non parlare poi della situazione vergognosa delle nostre università. Il problema dell’istruzione pubblica è gestito inoltre nel disinteresse generale: è come se più si parla di scuola e meno il problema viene percepito dalla massa dei cittadini. Forse non se ne parla in maniera corretta, ma è anche vero che si è ormai diffusa una ―cultura‖ generalizzata per cui non è più una necessità prioritaria formarsi e istruirsi in una scuola ben gestita, ma è probabilmente più importante soddisfare bisogni di altra natura (e questo sia fra gli adulti che fra i giovani). Il caso scuola, che oggi si fa sempre più allarmante, non riguarda solo il numero degli insegnanti ma anche le strutture e i locali didattici, spesso inadeguati per lo svolgimento delle lezioni. Viviamo in un Paese dove nella stragrande maggioranza dei casi le scuole non solo sono prive di palestre e laboratori, ma sono spesso suddivise in plessi mal collegati tra loro o peggio ancora costituite da strutture fatiscenti e abbandonate all’incuria del tempo. Lo sappiamo bene noi abitanti di Marina di Gioiosa Jonica, dove da più di un anno i locali della Scuola Elementare sono stati chiusi perché non rispettano i requisiti di sicurezza richiesti dalle norme vigenti. Attualmente per permettere il proseguimento delle bili, ma da controlli effettuati a settembre 2008 è emerso che a presentare diverse problematiche (porte d’ingresso e collegamenti elettrici non Locali della Scuola Elementare chiusa attività didattiche, i bambini sono stati suddivisi in diversi plessi (a Possessione, in alcune aule della Scuola Media e in alcuni locali siti in via Brigida Postorino), ma ovviamente questa non può essere una soluzione definitiva del problema. In realtà la questione delle Scuole Elementari non è sorta dal nulla, tanto che nelle Amministrazioni precedenti il Comune aveva già ottenuto due finanziamenti, uno nel 2004 di 150.000 € e uno nel 2006 di 323.000 €, entrambi da utilizzare per la ristrutturazione e per l’adeguamento sismico dei locali. Una domanda sorge spontanea: sono ancora utilizzabili questi soldi? Quello della Scuola Elementare, anche se caso limite, non è purtroppo una realtà isolata. Occorre infatti sottolineare come a non essere sicure non sono solo le aule effettivamente dichiarate inagi- a norma, serrande non funzionanti, vetri e gradini rotti, poca aerazione, ecc…) sono anche gli altri locali scolastici del comune, compresi il plesso di Possessione e la Scuola Media dove sono del resto stati dislocati i bambini. L’ipotesi di intervento che oggi prevale riguardo la Scuola Elementare prevede, non tanto la demolizione dell’edificio esistente, quanto la sua ristrutturazione e il suo adeguamento alle norme di sicurezza vigenti. Visto che questo era del resto il progetto per cui erano stati richiesti e ottenuti i finanziamenti sopra citati, che non possono evidentemente essere utilizzati per la costruzione di un nuovo edificio né per l’ammodernamento delle altre strutture scolastiche del Comune, perché a distanza di un anno non sono ancora partiti i lavori? Quello delle Elementari è un problema che fa discutere molto anche se non è ancora chiara la risposta data dall’Amministrazione Comunale; è un problema che ha scatenato l’indignazione dei genitori, giustamente preoccupati per il disagio dei propri figli e per questo scesi a manifestare il 7 novembre scorso; è un problema reale che attende ancora una soluzione soddisfacente. La questione in sostanza non è, o almeno non solamente, dove far lezione a questi bambini. Non si tratta infatti solo di trovare delle aule sicure, perché una scuola non è fatta solo di questo. Bisogna modernizzare assieme alle strutture anche la nostra idea di scuola, renderla al passo coi tempi, considerando quindi superato il vecchio modello che identifica la scuola solo con banchi e lavagna. Le aule devono essere fiancheggiate da laboratori e sale audiovisivi, da palestre e mense scolastiche, da aula magna e sala conferenze. Dobbiamo chiedere di più se vogliamo ottenere qualcosa e se riusciamo a modificare le nostre priorità possiamo tentare di creare una scuola all’avanguardia e competitiva con quella degli altri Paesi europei: perché se la formazione dei nostri bambini è così problematica il loro livello di istruzione non può che col tempo andare a peggiorare, limitando le già scarse prospettive per i giovani di domani. A distanza di un anno la situazione della Scuola Elementare è quindi cambiata di poco. Quello che è stato fatto non deve essere considerato sufficiente e per questo speriamo che non diventi una soluzione a lungo termine. Occorre ancora fare molto e impegnarsi se vogliamo che non trascorrano troppi anni per vedere a Marina di Gioiosa Jonica una scuola elementare degna di questo nome. Marialaura Coluccio IL CONSIGLIERE COMUNALE ALBANESE TORNA A GESTIRE LA CONSULTA GIOVANILE In realtà è solo un gradito ritorno, non preventivato. Ricorderete, amici lettori, che al momento della costituzione Giuseppe Albanese ne era il presidente di diritto, secondo uno Statuto consultato e rielaborato per personalizzarlo e identificarlo alla realtà a-politica da regolare. Solo successivamente il processo di costituzione dell’intero gruppo ha anche registrato la ridefinizione dei ruoli, con tanto di modifica delle nomine. La Consulta ha continuato a mantenere obbiettivi e prerogative stabiliti, dichiarandosi lontana dagli interessi politici e votando la propria abnegazione allo spirito associativo. Organizzare e proporre manifestazioni di supporto, far riconoscere la comunità nelle idee e nelle iniziative, creare intrattenimento e favorire il sociale sono state, da sempre, le linee guida della Consulta Giovanile. Il team, che non ha mancato di attirare e respingere critiche, aveva nominato come presidente la studentessa Elena Commisso. Il suo è ANNO 2—N 1 stato un lavoro quasi biennale. Oggi le redini nota scritta, quindi sono stato costretto a procecambiano ancora fantino e a dere all’atto ufficiale di ritiro delega cavalcare questo importante per accorciare i tempi e colmare il vuocavallo sociale è nuovamente il to presidenziale‖. Anche Albanese ribaconsigliere Giuseppe Albanese. disce il proprio diritto alla carica, menPer comunicarlo ufficialmente ziona lo Statuto ed in merito comunica anche ai lettori, abbiamo chieche non sono mancate altre novità. sto al presidente di chiarire il ―Ho annoverato nuovi giovani interescambio poltrona attraverso le sati all’esperienza della Consulta ed pagine dell’organo di stampa ho riorganizzato il direttivo – ha speciche a cadenza fissa rappresenficato il presidente – La vicepresidenza ta e promuove l’impegno della è affidata a Valentina Femia. Alla seConsulta. ― A malincuore sono greteria permane la figura di Giuseppe stato costretto a revocare la Romeo mentre al direttivo si annoveradelega a Elena Commisso – no Giuseppe Coluccio, Stefania Mazzaesordisce Giuseppe Albanese. ferro, Giuseppe Romeo, Marida Nicita, Il suo compito è arrivato al caTeresa Romeo, Valentina Nicita, Tompolinea quando, in una riuniomaso Ferrigno e Francesco Marando‖. Il consigliere G. Albanese ne, ha anticipato l’intenzione di Giuseppe Albanese si sbottona attradimettersi. All’annuncio non è seguita alcuna verso ―OG‖ dopo aver ripreso pienamente il ritmo della guida. ―Infatti abbiamo già realizzato diverse iniziative – racconta – Unitamente ad alcune associazioni del territorio abbiamo stilato un programma che nel periodo natalizio ha concentrato interessi ed energie su più progetti. Una giornata è servita a far divertire i bambini con la presenza degli Artisti di Strada di Reggio Calabria, mentre un’altra iniziativa è servita ad intrattenere i diversamente abili, coinvolti in una due giorni di tombola e karaoke. Continua con entusiasmo il puntuale operato della commissione giornale diretta da Lucia Femia‖. C’è soddisfazione nel riepilogo del presidente Albanese, cosciente della mole di lavoro che la Consulta deve ancora fare per dimostrare alla comunità le proprie capacità. Intanto la programmazione continua… arrivederci al prossimo appuntamento! Annamaria Implatini 4 O P I N I O N E G I O V A N I L E Ambiente RISPARMIA E... SALVI IL CLIMA "Sulla terra c'è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti, ma non per soddisfare l'ingordigia di pochi. Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo" (Mahatma Gandhi) I rappresentanti di quasi 192 paesi del mondo si sono riuniti dal 7 al 18 dicembre scorso a Copenaghen, con l’obbiettivo di raggiungere un accordo al fine di migliorare le condizioni climatiche della terra. La conferenza aveva come finalità ultima quella di prolungare o quanto meno sostituire il Protocollo di Kyoto, che scade nel 2012. I punti principali che l’eventuale accordo avrebbe dovuto prevedere sono: ridurre le emissioni di gas a effetto serra, affinché l’inesorabile aumento delle temperature cessi o quantomeno si attenui, e trovare il denaro necessario per la diffusione delle tecnologie pulite nei paesi poveri. La conferenza del clima di Copenhagen, però, si è conclusa con un nulla di fatto e con la sua conclusione sono venuti meno tutti i buoni propositi che gran parte del mondo aveva riposto in essa, lasciandoci con un’unica certezza: l’inquinamento è un serio pericolo! I lavori sono stati rinviati a data da destinarsi, città del Messico o Berlino le prossime sedi. Tutto questo significa sprecare inutilmente tempo prima d’intraprendere iniziative efficaci, anche perché non è detto che una nuova conferenza porti a un accordo definitivo, vista la riluttanza dimostrata finora da molti stati che non hanno aderito al protocollo i Kyoto attualmente in vigore (primo fra tutte la Cina). Se i grandi del mondo su questioni di clima, e non solo, non riescono a mettersi d’accordo e a concludere nulla, noi, invece, portando attenzione alle nostre scelte quotidiane possiamo fare molto. Puntare l’attenzione sui nostri stili di vita quotidiani, infatti, può significare ridurre notevolmente le emissioni di CO2 permettendoci di lasciare alle generazioni future un mondo più vivibile. Ecco alcuni dei consigli che l’associazione Greenpace ci propone per salvare il clima della terra: Acquista prodotti a maggior efficienza energetica. Cerca quelli col marchio di risparmio energetico e verifica cosa voglia realmente dire! I nuovi apparecchi dovrebbero avere un tasto di spegnimento che li distacchi totalmente dalla corrente, oppure dovrebbero consumare non più di 1 watt in modalità standby. Limita il consumo dello standby! Hi-fi, apparecchi tv, videoregistratori, PC e tutti gli accessori annessi continuano a consumare elettricità anche se in modalità standby. I costi per una casa media possono arrivare a circa 130 euro l’anno. Perciò: stacca la spina o usa una presa multipla che ti permetta di spegnere tutto con un solo interruttore. Usa lampade CFL a risparmio energetico. Riducono i consumi di energia di circa l’80%. (At tenzione: le lampade fluorescenti compatte, o CFL, contengono mercurio e non devono essere getta-te insieme ai comuni rifiuti domestici). In tutti gli altri casi: luci spente nelle stanze se non servono! Non lasciare inseriti caricabatterie e trasforma- tori. Continuano a consumare elettricità anche quando non vengono usati. Molte volte, ma non sempre, puoi verificarlo sentendo quanto sono caldi. Attenzione all’energia che consumi! Lascia il coperchio sulla pentola; usa meno acqua per cuocere uova e verdure; utilizza una pentola a pressione; non preriscaldare il forno; se hai una cucina elettrica, spegni le piastre e il forno prima e lascia che il cibo concluda la cottura. Fai una doccia veloce al posto di un bagno. Chiudi il rubinetto mentre t’insaponi. Installa anche un riduttore di flusso per la doccia che ti permetta di risparmiare l’acqua, dimezzando così i consumi di acqua ed energia. Sgranchisci le gambe più spesso! Camminare ti mantiene in forma e non danneggia il clima. Riconquistiamo le città, a piedi. Restringi la macchina! La cosa più importante da chiederti quando compri un’automobile è: ―Quanto consuma?‖ Da tempo sono disponibili sul mercato macchine che percorrono 100 Km con 4 litri e in futuro si potrà diminuire il consumo fino a 2 litri. Aiutaci a far sentire in colpa quelli che girano in limousine, SUV e altri mostri assetati di benzina. Vai in bici!! Occupa poco spazio e non consuma nulla. È silenziosa e pulita e ti mantiene in forma. Quindi: ogni occasione è buona per andare con la cara e vecchia bicicletta, al lavoro, a fare shopping, persino in vacanza. Mangia meno carne! Secondo la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, l’allevamento di bestiame è responsabile di circa il 18% delle emissioni totali di gas serra, a causa delle grandi quantità di energia consumata nella produzione di fertilizzanti, del disboscamento delle foreste pluviali per ricavare terreni da pascolo e per le coltivazioni di fagioli di soia e infine a causa della grande quantità di metano prodotto nel rumine del bestiame. Compra prodotti locali e di stagione. Riducono la circolazione di merci e la necessità di riscaldare le serre. Il nostro comune è ricco di piccoli coltivatori che producono alimenti biologici. Inoltre è importante evitate ogni genere di spreco alimentare. Sarebbe buona abitudine fare una lista del necessario prima di uscire di casa. Portate una borsa di tela o sacchetti che avete già quando fate le vostre commissioni. Date un freno all'usa e getta. Beh, è difficile nella società attuale astenersi dall’inquinare, perché è un’attività che facciamo quotidianamente con ogni nostro piccolo gesto, ma cercare di evitare sprechi inutili è possibile o meglio è fondamentale per tentare di salvaguardare l’ecosistema della terra. Stefania Mazzaferro L’ADDIO DEFINITIVO ALLE LAMPADINE AD INCANDESCENZA 130 anni fa venivano inventate da Edison ed immesse sul mercato le lampadine ad incandescenza. Una decisione della Commissione Europea, approvato l’8 Dicembre del 2009, prevede la loro messa a bando a tappe obbligate: il percorso, cominciato dal mese di Settembre 2009, continuerà fino al 2012. La prima tappa ha visto l’eliminazione delle lampadine ad incandescenza con bulbo chiaro di potenza uguale o superiore a 100w, che non sono state più fornite dall’industria del settore ai punti vendita. La seconda fase scatterà quest’anno, sempre a Settembre, quando cesseranno le forniture ai negozi delle lampadine a incandescenza da 75w. Poi, nel Settembre 2011, toccherà a quelle da 60w e, infine, un anno dopo, a tutte le altre lampadine incandescenti con bulbo chiaro (40w, 25w, 15w). Dunque, da Settembre 2012 saranno immesse sul mercato solo lampade di efficienza energetica A, B, e C, indipendentemente dalla loro potenza. Questo vuol dire l’addio definitivo alle lampadine ad incandescenza, con alcune limitatissime eccezioni: le lampadine da frigo, da freezer, da forno, quelle usate in neonatologia ANNO 2—N 1 e quelle per le incubatrici negli allevamenti. La decisione comunitaria prevede poi un’ulteriore tappa nel 2016, quando l’immissione sul mercato cesserà anche per le lampadine di classe C. Questo cambiamento non deve far temere al consumatore un maggior dispendio di denaro, anzi quello verso cui questo cambiamento punta è proprio il risparmio, non solo energetico. Difatti, se è vero che i prodotti ad efficienza energetica sono, all’atto dell’acquisto, più costosi, è anche vero che la loro durata è molto più estesa di una normale lampadina ad incandescenza ed inoltre apporta un significativo risparmio di energia, che garantisce di ammortizzare la spesa già dopo un anno. Feal Shop illuminazione Marina di Gioiosa Jonica, www. fealshop.it 5 O P I N I O N E G I O V A N I L E GOCCE DI MEMORIA A cura della Prof.ssa Maria Rosaria Pini La seta di Calabria attraverso gli scritti di Luigina Guarasci Le donne sin da bambine debbono conoscere la nendo un filo lucente lungo un chilometro”. L'impropria storia ed amare le proprie madri anche per peratrice intuisce le possibilità di utilizzo del filo, non sentirsi senza storia, per crearsi autostima ed dando così l'avvio all'allevamento dei bachi. L'attiidentità. Gli uomini debbono conoscere la storia vità rivolta al commercio della seta, documentata delle donne, debbono sapere che esse da sempre a Roma nel I secolo d. C. tramite intermediari persono state protagoniste, produttrici di arte e di siani, esitò nelle complesse attività produttive benessere. Leggere le scritture delle donne signifi- (allevamento, produzione, tessitura) già organizzaca recuperare testi, fatti, azioni e lavori cancellati te sotto il controllo dello stato da Giustiniano (VI dalla nostra memoria e se la ―lettura‖ è quella giusta si può recuperare la funzione culturale oltre che sociale, che le donne svolsero in Calabria e capire meglio la storia di questa bella ma incompresa terra. Ci sono persone che parlano sempre, e nessuno le ascolta. Altre persone siedono all'ultimo banco ed aspettano che qualcuno le inviti a parlare. Luigina Guarasci appartiene a quest'ultima categoria. Luigina detta ―Gina‖ parla, sobria ed elegante. Parla di donne, lontana dalle coordinate in uso di natura sociologica o femminista. Osserva le cose, e racconta, con superiore e soave spirito critico. Qualità confermate nell'ultimo lavoro: La Calabria e la seta. Storie di donne, fatica e bellezza (Ilfilorosso. Quaderni 7, marzo 2007). Il quale riporta l'argomento del libro (l'allevamento del baco, la produzione e la tessitura della seta in Calabria), la grande tradizione della nostra regione che affonda le radici nel territorio e nella sua storia. La scrittrice percorre la storia con un temperamento tranquillo riguardo alle vicende umane. Nel secolo). Tali attività trovarono caso delle sete calabresi, spiega Gina, campo fertile in Calabria per il venivano utilizzati prodotti del territorio Le donne sin da susseguirsi di culture diverse per la colorazione: essendo il rosso presenti nella regioni, scarlatto, nel Medioevo colore della bambine debbono (bizantini, arabi, normanni, regalità, ricavato dalla radice della conoscere la propria svevi, gli ebrei) che stratificarorobbia o dalle bacche del ricino; l'azno senza conflittualità fino al zurro dal guado, pianta erbacea che storia ed amare le periodo aureo degli aragonesi. diede vita a culture intensive nelle Per ciò che riguarda specificaproprie madri per zone a vocazione tintoria. All'inizio mente la Calabria, fino a tutto il dell'Età Moderna si affermano i Comu- crearsi autostima Cinquecento è stata terra di ni e la teocrazia e la monarchia di avanzato sviluppo manifatturieFrancia: cambia la storia; cambia il ed identità ro. Tanto che diverse … metasignificato dei colori. Rispetto ―maestranze catanzaresi i parall'argomento specifico, il quotidiano operare degli tono per l'Europa del centro e del nord per introuomini che fanno la storia è rappresentato dal durre e/o sviluppare la produzione della seta e lavoro delle donne. L'attività legata all'allevamento alla fine del '400 sono chiamati a Tours per ime produzione e tessitura della seta è stato per piantare in Francia l'arte serica; già nel XIV secolo secoli il quotidiano operare di generazioni di don- Catanzaro aveva donato al re Ladislao un pregiato ne, capaci per questo di determinare la produttivi- parato di Damasco verde a stelle d'oro per ornare tà dell'intera regione. Gina Guarasci si accosta alle la sala del trono, opera di setaioli locali.” Priva di donne ancora in grado di ricordare e raccontare la una classe imprenditoriale forte e pronta ad investoria; ascolta e trascrive; ne ottiene il fascinoso stire, la Calabria divenne successivamente un documentario che è (dal titolo) "storia di donne, grande mercato di prodotto grezzo, che alimentafatica e bellezza". Il filo serico ha caratteristiche di va le fabbriche genovesi e fiorentine. L'organizzalucentezza, resistenza e splendore: qualità che zione serica andò strutturandosi su una serie di attribuiamo, per abito culturale, all'essere femmi- operazioni svolte da diverse categorie di persone nile. E infatti, la storia della seta è definita all'origi- nel proprio domicilio, sotto il controllo dell'imprenne, sotto forma di leggenda e poesia, dall'osserva- ditore come punto d'arrivo delle varie attività. La zione incantata di una donna, l'imperatrice Hsi-ling storia della seta diventa, anche, storia di presenza -Shih, correndo l'anno 2.500 a. C.‖… si racconta femminile: ―Le donne, infatti, erano al centro di un che mentre l'imperatrice era intenta al rito del tè, vasto processo che incominciava con l'allevameninsieme alle sue ancelle, all'ombra di un grande to del baco e procedeva poi con le varie operaziogelso nei giardini imperiali, un bozzolo cadde nella ni del ciclo di produzione, dalla trattura alla tessitazza colma della calda bevanda, consentendole tura”. La storia dell'emancipazione femminile, così con grande stupore di dipanarlo lentamente otte- in Calabria come sulle sponde del lago di Como, è ― ANNO 2—N 1 in buona misura storia di lavoro nel complesso ciclo dell'attività serica entro il quale la donna, come suggerisce la scrittrice, si muove piuttosto bene. Nella maggior parte dei casi: ―La seta continua ad essere prodotta dalle donne che integrano i magri salari stagionali con un lavoro faticoso ma contenuto nel tempo e compatibile con altre attività e con il peso familiare”. Il periodo aureo della grazione stagionale. Si spostano in gruppi e vanno in Sicilia, in Basilicata, in provincia di Salerno per i lavori agricoli o per la lavorazione della liquirizia.” La storia del lavoro diventa, anche, storia di sopravvivenza. Con una specificità d'azione contingente legata al sesso. Alla popolazione maschile spetta l'onere della migrazione. Alla componente femminile spetta l'onere della "resistenza" sul territorio. In filanda ―….le donne erano costrette a turni massacranti: 12 ore con la sola pausa del pranzo. L'ambiente era insalubre a causa del calore dei fornelli e del vapore dell'acqua in ebollizione. I sistemi di produzione antiquati, i telai erano a mano, gli operai occupati erano 1140 di cui 1068 donne.” Ma, soprattutto, organizzando il ciclo di produzione in parte a domicilio. Resistere sul territorio signiLa storia della fica, infatti, non abbandonaseta diventa, re le attività connesse alla cura e custodia della casa. anche, storia Luigina Guarasci racconta la "fatica" senza enfasi populidi presenza stica, secondo l'antica saggezza delle genti che declifemminile nano il verbo "faticare" come sinonimo di "lavorare". Quando la "fatica" è "lavoro", e lavoro è resistenza nel mondo e nel territorio, non si racconta l'enfasi della storia; si racconta, invece, la verità della vita. Fino a tutto il '500, la storia della seta di Calabria è storia di produzione di bellezza: i lavoranti catanzaresi alla fine del '400 sono chiamati a Tours per essere "maestranze" nel senso letterale del termine, ovvero per essere "maestre"dell'arte e della bellezza dell'arte. Quando già nel secolo precedente, puntualizza Gina Guarasci, Catanzaro aveva donato a re Ladislao un pregiato parato di damasco verde a stelle d'oro per ornare la sala del trono. Storia che diventa, anche, orgoglio e consapevolezza. Non risulta sia presente, oggi, uguale determinazione per la tutela del patrimonio culturale, in Calabria e nell'intero territorio italiano. Gina Guarasci è donna: comprende che la bellezza non è un fenomeno artigianale di un territorio che si specializza nel produrre bellezza per esercizio volitivo e, tutto sommato, artificiale: la bellezza è, invece, vocazione primaria. La bellezza dei manufatti serici è connaturata alla bellezza del territorio: non è "fenomeno" prodotto dal territorio, ma è "il territorio stesso". Gina Guarasci esprime questa verità colloquiando, da donna a donna, con la residua popolazione femminile ancora testimone della fatica e della bellezza prodotte. Una donna anziana racconta le procedure domestiche legate alla coltivazione del "siricu" (baco): ―…cominciavo dai semi piccolissimi che compravo in piazza, un cucchiaino di semi. Poi lo mettevo in una pezza di cotone e lo ponevo al caldo nel petto finchè non nascevano tutti”. L'allevamento del baco è metafora della fertilità femminile il tutto all’interno di un paesaggio caratterizzato dalla presenza dei maestosi gelsi. ― seta calabrese dura fino al '600: Lione, soccorsa da maestranze soprattutto calabresi, diventa la città leader in Europa nel campo della creazione dei tessuti preziosi. L'Italia meridionale vede diminuire fortemente la produzione e I'esportazione di seta greggia, pur restando fino alla fine del '700 il principale fornitore di filato serico per la Francia e l'Inghilterra. In particolare, la seta calabrese veniva richiesta e monopolizzata da mercanti imprenditori soprattutto genovesi:… ―e, grazie ai buoni rapporti che essi avevano con la corona spagnola, riuscivano a fare della Calabria un mercato per loro privilegiato imponendo sgravi fiscali e incrementando la produzione di filato serico senza che venisse introLa bellezza dei dotto alcun miglioramento manufatti serici tecnico che né i sovrani spaè connaturata gnoli né, più alla bellezza tardi, una classe imprenditodel territorio riale e scarsamente lungimirante voleva”. Eppure, bisogna ammettere che non tutta l'umanità può raggiungere i vertici mercantili degli imprenditori genovesi: qualcuno che lavora sul serio ci deve pur essere. Funzione assolta, sempre, dai popoli del Sud: per i quali la storia del lavoro, a partire dal '700, diventa storia epica di migrazione: ―… Entrato in crisi il mercato, rotto l'equilibrio, la manodopera rurale si sposta in città alla ricerca di mezzi di sostentamento, ingrossando talora le file dei mendicanti e dei ladruncoli. Ma la popolazione dei casali cosentini nel '700 prende più spesso l'antica via dell'emi- 6 O P I N I O N Un occhio di riguardo al passato... il TEATRO ROMANO Non vorrei stare qui a lamentarmi inutilmente, chiamando in causa gli amministratori, poiché so che non rientra nelle loro funzioni. Vorrei invitarli a sollecitare gli organi competenti, le sopraintendenze e le agenzie preposte a venirci incontro su un bene prezioso che possediamo qui a Marina di Gioiosa Jonica, il Teatro Romano. Non è concepibile, infatti, che non siano state prese misure di salvaguardia contro l'usura del tempo e contro la mano nefasta dell'uomo, che con il suo atteggiamento dissennato ha impoverito e sminuito questo sito, incastonandolo in un ambiente del tutto innaturale che lo strozza e soffoca ogni eco del suo passato. Il suo passato infatti è la nostra storia. Certo è che non sappiamo valorizzare quello che i nostri predecessori ci hanno lasciato come eredità, non ne sappiamo cogliere le potenzialità. Se adeguatamente valorizzato, il Teatro Romano potrebbe essere adibito a palcoscenico per eventi culturali e attrattiva turistica per le persone che scelgono Marina di Gioiosa Jonica come meta di vacanza. Valentina Femia U jancu e u russu venunu du mussu TORTINO DI VERDURE E G I O V N I L E C’era una volta… a MGJ A cura di Lucia Femia LA “SAJIA” Quasi un vestito nazionale – era l’abito della festa di tutto il popolo femminile (ad eccezione delle signore di alto rango). Ora dimessa, viene solo utilizzata per le mascherate carnevalesche. Costituì per secoli l’aspirazione delle giovani, per la bellezza della confezione, il gran prestigio e valore dei tessuti usati, ma soprattutto per l’ampio impiego di seta pura che proveniva dall’allevamento di casa del baco da seta, vera risorsa delle famiglie di allora. Il vestito consisteva in un corpetto di seta frusciante e istoriata sul davanti con svolazzi di colore blu e rosso che cingeva il torace delle donne e presentava sul petto una generosa scolatura dalla quale prorompevano quasi i seni rigogliosi e tondeggianti delle campagnole belle. Le maniche allacciate alle spalline, lasciavano intravedere la candida camicia sottostante. All’allacciatura superiore le maniche avevano dei festoni di seta, arricciati se la donna era sposata, lisci se era nubile, il tutto guarnito da uno svolazzo di merletti e di trine di colore bianco. La parte inferiore della sajia, plissettata, ricca, frusciante nella seta di colore blu scuro, arrivava alla caviglia. Il ―faddali‖ di velluto istoriato e colorato, contornato da strisce di seta, si metteva sul davanti e si annodava con appositi nastri di seta alla vita. Completava il tutto ―u muccaturi‖, un ampio quadrato di seta che serviva da foulard da mettere indifferentemente o in testa o, come scialle da tenere sulle spalle. Il tutto poi, veniva indossato su un ampio camicione di lino bianco, tessuto al telaio di casa. LUNGOMARE E PIAZZA IDENTITA’ URBANE A CONFRONTO Continua da pag. 1 Inevitabilmente se ci si trova sul lungomare si ha una prospettiva preminente: il levante. Senza ombra di dubbio queIngredienti sto tratto di costa è un’opera artistico-spaziale poiché, co250g di pasta briose me tutti i panorami mozzafiato, implica una relazione perPer il ripieno cettiva con lo spazio. Durante una semplice passeggiata ¼ di zucca gialla vengono coinvolti tutti i sensi: la vista, grazie ai grovigli di ½ cavolo verza sguardi con i passanti, l’udito, grazie al frangersi delle onde 2 carote sulla spiaggia, l’olfatto, grazie all’odore marino inglobante, 1 cipolla bionda e infine il tatto, grazie alla salsedine che si posa lievemente ½ peperone giallo sulla pelle. È indiscutibile che il lungomare abbia un proprio 1 fetta di prosciutto cotto (50g) fascino poetico, ma è sufficiente questo a renderlo un luo50g di burro go forte di aggregazione sociale? 2 uova Vorrei invitarvi a considerare per un attimo la gioiosana Noce moscata, sale e pepe Piazza Vittorio Veneto e le sue infinite funzioni. Pensiamo Procedimento cosa significhi possedere nel paese un luogo la cui centraliEliminare la scorza verde e i semi della zucca e tagliatela a dadini. Affettate tà non è solo fisicamente, ma soprattutto affettivamente, finemente la cipolla e stufatela nella casseruola con il burro. Aggiungete la sentita. La piazza gioiosana è a tutti gli effetti il cuore pulzucca e il peperone tagliato a cubetti; fare cuocere coperto e a fiamma bassa sante del comune. Con le sue panchine, la fontana monuper 5 minuti. Nel frattempo pelate le carote, riducetele a piccoli dadini aggiun- mentale e il gazebo bar è un punto d’incontro stabile, una geteli in casseruola. Affettate la verza e lavatela in un bacinella con abbon- meta di per sé, dove si trovano e conversano persone di dante acqua fredda, scolatela con le mani e mettetela nella casseruola con le tutte le età. Inoltre la piazza ha, da tempi immemori, più altre verdure. Saltate, pepate e fate cuocere per 10 minuti. Scaldate il forno a ruoli: oltre alla già citata funzione sociale, viene letteral180°. Foderate la tortiera con la pasta brisée e bucherellate il fondo con una mente trasformata con allestimenti periodici per diventare forchetta. Togliete le verdure dal fuoco, trasferitele in una terrina e lasciatele una cornice spaziale interattiva: la domenica è sede del intiepidire; aggiungete le uova, la noce moscata e il prosciutto a striscioline. mercato, a volte vi hanno luogo le cerimonie istituzionali, in Versate il composto nello stampo, rovesciate i bordi all’interno e infornate per altri casi vi si svolgono concerti, spettacoli di teatro e dan20 minuti. Servite il tortino ben caldo. za, e soprattutto è il punto deputato alla valorizzazione delle tradizioni popolari, con sagre e celebrazioni delle feste patronali. Ma l’area è anche un passaggio obbligatorio per i gioiosani: intorno alle sue direttrici e nelle immediate viciA cura di Lucia Femia e Stefania Mazzaferro nanze sono concentrate le principali attività del paese. In- ANNO 2—N 1 A Francesco Augusto Badolato Marina di Gioiosa Jonica Storia – Tradizioni – Prospettive, Arti Grafiche Edizioni, Ardore Marina 1998 somma, la piazza coincide con il cuore funzionale del comune. In poche parole, si tratta della tipica piazza mediterranea densa di significati, lo spazio pubblico per eccellenza, dove l’anima commerciale è mescolata alle abitazioni e tutto è collegato. Ora vorrei che faceste uno sforzo per trovare il corrispettivo spaziale della piazza di Gioiosa nel nostro paese. Pensate che esista? Io no. Anzi, credo che forse l’assenza della piazza a MdG abbia avuto delle conseguenze di un certo peso all’interno delle dinamiche sociali cittadine. La nascita di una città a livello urbano, non può fare a meno di un luogo di aggregazione forte e riconosciuto dai propri cittadini, dove convoglino in modo concreto i valori civili condivisi. Tale luogo dovrebbe essere percepito come proprietà di tutti. Ma evidentemente la rapidità con la quale è stato edificato l’assetto urbano di MdG ha provocato questa mancanza. Ha un senso sostenere che una città per crescere e svilupparsi in modo sano necessita di tempo e condivisione di eventi fra tutti gli abitanti, compresi coloro che provengono dalle frazioni. Sfido chiunque a chiedere a un residente a Galea o a Junchi se esista una zona dell’area centrale di Marina alla quale si senta di appartenere, che consideri in qualche modo un po’ anche ―sua‖. E ancora, per rincarare, credo che l’assenza della piazza abbia anche a che vedere con la scarsa propensione di noi abitanti a tutelare e valorizzare le tradizioni. Attività sulla quale, invece, convoglia gran parte dell’energia dei gioiosani. È probabile che a MdG ci siamo sempre impegnati a modernizzare le strutture turistiche e a guardare avanti, investendo tutto verso il lungomare, il nostro principale volano di sviluppo economico. E forse ci siamo voltati un po’ meno verso la nostra storia e le memorie popolari. È ragionevole pensare che l’immagine urbana di MdG sia debole perché deboli sono i valori locali condivisi che la sostengono. Pamela Albanese 7 O P I N I O N E G I O V A N I L E Pensieri liberi sulla Shoah Il pensiero.. è un uccello dell'immenso, che in una gabbia di silenzio può anche spiegare le ali, ma non volare mai. (Kahlil Gibran. La Shoah: un incubo reale che va sfumandosi come un sogno lontano, dove spoglie fotografie vengono cancellate dal tempo. Attimi in cui il ricordo di alcune giovani menti diventa allora estraneo, come lo sguardo di quanti avevano ucciso le loro stesse radici, la loro storia. Amore tradito per quanti percepiscono come un dovere raccontare il loro passato ancora vivo nelle loro cicatrici. Segni indelebili di un atroce dolore che sembra non alleviarsi col tempo, per quella paura di non essere ascoltati ancora come allora: quando gli occhi non avevano più lacrime per piangere , i bambini più speranze nella vita e gli anziani più forza per combattere. Dignità calpestate, vite strappate ad un senso, recise con forza dall’amara follia dell’uomo, frutto di un meccanismo storico dalla portata troppo profonda. Di un passato che gravita sulla società contemporanea, chiedendo un riscatto, una svolta che lambisca le ferite dei superstiti, vittime oggi di alcuni giovani, a cui essi mirano, come appiglio di una nuova società, scacciatrice di mali. Un’ utopia forse, che spesso abbatte i sogni, le speranze, spezzando le ali a un futuro migliore, se basato su questa piccola realtà troppo amara, cruda ad un occhio attento. Un occhio che è lo specchio di un’ anima che cerca di soffocare quelle teorie revisionistiche, lanciando un grido di giustizia. Un messaggio al mondo, all’universo di ogni giovane, il futuro oggi presente, scandito da scelte unidirezionali. Scelte manifestate da una voce che cambia, divenendo il timbro di una vita, ―in un’età dove la fisionomia si sviluppa e prende l’impronta di un carattere‖ (Rousseau). Momenti questi in cui chi ha vissuto la storia deve combattere con tutta la forza a disposizione e difendere la verità, un diritto dei posteri e di quei 6 milioni di morti, scomparsi in silenzio, zittiti dalla violenza. A tali soprusi dobbiamo, infatti, porre fine, a quelle idee, quei filoni che negano l'esistenza di un piano premeditato e sistematico o un ordine impartito per lo sterminio degli ebrei. All’esistenza di camere a gas adibite alla cancellazione di quanti erano ―diversi‖ e al numero espresso delle vittime, da ridimensionare, ―invece‖, a meno di 400 mila. Persone, queste, che erano state internate, (secondo queste concezioni) in quanto l’articolo 5 della Convenzione di Ginevra riteneva nemiche, quelle persone presenti nel proprio territorio ma appartenenti alla nazione contro la quale si era in guerra. Aspetti che motivarono, quindi, il loro internamento, ma per i quali i nazisti furono condannati in quanto lo Stato d’Israele non si era ancora formato, anche se, l’Ebraismo, a loro avviso, aveva esortato i fedeli alla lotta contro il nazismo. Teorie sconvolgenti, che cercano di celare l’orrore di quegli attimi, di cancellare i soprusi e di nascondere le prove di tanta disumanità. Visioni distorte che scuotono i nostri cuori e come lame affilate segnano ancora una volta quei ―martiri‖ che hanno combattuto per la verità e quei sopravvissuti che sono andati incontro alla morte perché ormai incapaci di vivere, di cogliere il bene che presentava vita. Ciò che ha lasciato la Shoah, uno tzunami dalla forza spaventosa che travolge un mondo lasciando dietro di sé solo macerie e voragini, è infatti l’odio verso l’uomo. Un sentimento forte, il solo sul quale, del resto, avevano il controllo. Un controllo che hanno esercitato anche sulle menti dei prigionieri, che insieme al corpo man mano venivano piegate dalla stanchezza, dal dolore e dallo struggimento. Tutto ciò non possiamo dimenticarlo e il rispetto che meritano questi nostri ricordi dobbiamo tramandarlo alle future generazioni, che potrebbero altrimenti essere fuorviate e forgiate come armi da guerra nel semplice vivere della quotidianità. ―Una fermentazione sorda‖, questo pericolo, ―che estranea dalla realtà come in un fiume in piena che si accresce di continuo e nel quale si troverebbero appena alcune gocce delle sue prime acque‖, cristalline e pure (Rousseau). Oggi, non possiamo, quindi, essere indifferenti, ma dobbiamo allontanare il pericolo di una nuova minaccia, di un ulteriore orrore come causa di un errore, conoscendo la testimonianza di quanti hanno vissuto la storia in prima persona, di quanti l’ hanno scritta, anche se con il loro sangue e le loro ferite. Dobbiamo conoscere questo dolore. Dobbiamo conoscerlo così come ―il nocciolo del frutto deve spezzarsi affinché il suo cuore si esponga al sole‖ (Kahlil Gibran) ―Alla fine di tutto, infatti, conserviamo ciò che amiamo, amiamo solo ciò che comprendiamo e comprendiamo solo ciò che ci hanno insegnato‖ (Baba Dioum). Sara Caccamo Classe IV OD. SEZ.A. IPSIA DI SIDERNO SEDE COORDINATA DI LOCRI Svegliamoci! Siamo tutti rosarnesi! ICH BIN (AUCH EIN) ROSARNER!!! Stare con i rosarnesi o stare con i neri? Con gli ospitali cittadini aggrediti o con gli ingrati (sebbene provocati) aggressori? Voler risolvere il problema in termini di scelta partigiana all'interno di due schieramenti antitetici è la semplicistica soluzione che ci offre l'odierna prospettiva politica sui problemi sociali e sulla relativa soluzione. In soldoni, però, secondo quanto molto spesso accade sotto i nostri occhi, tale prospettiva, più che da una reale esigenza di risolvere definitivamente ed equamente un conflitto, è guidata dalla diversa esigenza di ―massimizzare consensi utili‖ e, quindi, siccome solo i ―cittadini‖ (rosarnesi) hanno diritto di voto, non è improbabile che le soluzioni che saranno concretamente adottate si risolveranno (ma saranno vere soluzioni?) con un allontanamento del problema che viene quasi sempre ―personalizzato‖ e fatto coincidere con l'ingrato e violento aggressore. Allora, visto che ciascuno di noi, in questi giorni, in qualche modo, si sente un rosarnese, non sarebbe male chiederci se questo significherà veramente stare dalla parte dei rosarnesi. Ma cosa significa essere rosarnesi, considerando il fenomeno non solo alla luce degli ultimi fatti ma anche alla luce della storia di una regione che ha esportato e continua ad esportare massicciamen- ANNO 2—N 1 te i suoi figli nel mondo? Chi o cosa – prescindendo dall'involucro giuridico del termine - dobbiamo ricomprendere nel concetto di rosarnese, per poi averne cura? Se io mangio una merendina e butto l'involucro nella mia discarica comunale, questo involucro non è certo mio compaesano, perché ciò che butto via è soltanto un involucro. Se io mangio un animale e ne butto gli scarti o ne allevo altri per mangiarli o farci altro nel mio paese, questi scarti o altri capi di bestiame non sono certo miei compaesani, perché – checché ne dicano i più zelanti animalisti tra noi - purtroppo sono semplice (scarto/capi di) bestiame! Ma, secondo una concezione personalistica, se io (cittadino rosarnese, calabrese o italiano, non fa differenza) spremo un essere umano, ne consumo le sue giornate impiegandole totalmente per la raccolta di frutti e ricompensandole con due pezzi da dieci euro e qualche pacco di pasta o altro genere di conforto (come quando vado allo zoo e do le noccioline alle scimmie, o le banane agli elefanti), senza preoccuparmi più di tanto che i resti umani stanchi di queste persone riposino in luoghi in cui non metteremmo i nostri animali vivi (al massimo ci metteremmo i loro scarti come gli scarti delle merendine e di altri generi di consumo) e senza preoccu- parmi minimamente che dietro ogni viso c'è: una storia che parte dall'infanzia più o meno spensierata e giunge alla attuale lotta per la concretizzazione di un sogno; il ricordo dell'ultimo sguardo o dell'ultima frase lasciata come testamento da qualche compagno morto durante il tragitto che porta all'approdo sulle coste di questa nuova ―America‖; la lotta costante per reprimere quella voce interiore che grida forte ―ribellati‖ contro chi prende il meglio dei tuoi anni e delle tue forze e ti ricambia con i tristi privilegi riservati a chi ha il rango di ―senza cittadinanza‖; una famiglia e tutti gli unici affetti lasciati a decine di migliaia di chilometri unitamente a dei compaesani che – se mai, un giorno, chi sta quel viso tornasse - lo appellerebbero ―l'Italiano‖; ecco, se io metto in conto tutte queste cose, chi è il rosarnese, così come il calabrese e l'italiano? Se io metto in conto tutte queste cose (che riguardano persone), in termini ragionevoli, non posso che giungere a due risposte. La prima è che - se non altro perché esseri umani che hanno finora annientato ogni forma di dignità personale pur di collaborare all'economia di Rosarno e ricevere qualche soldo da mandare a casa - io consideri ―rosarnesi‖ anche gli immigrati. In tal caso, almeno per l'avvenire, devo sforzarmi a trovare ad un problema, soluzioni concordate che non possono consistere in un semplice allontanamento/rimozione del rifiuto umano (casomai in prossimità della fine di una stagione di raccolta), iniziando dal sopperire comunitariamente alla carenza di adeguate condizioni di sussistenza dei lavoratori immigrati. La seconda risposta ragionevole è che Rosarno non ha rosarnesi, ma solo due tipi diversi di bestie! Svegliamoci! Siamo tutti rosarnesi! Ma prima ancora, siamo tutti calabresi e non possiamo far finta di dimenticare quanti nostri ―rifiuti umani‖ (dal potenziale punto di vista del paese straniero) abbiamo mandato, per svariati decenni, nelle imprese di costruzioni newyorkesi, nelle miniere belghe, nelle ferrovie svizzere o tedesche, nelle ―haciendas‖ argentine. A quanti dei loro figli, nei nostri paesi, abbiamo spesso dato la cittadinanza onoraria nella speranza di nascondere tante nostre quotidiane miserie dietro un titolo luccicante che ci illudesse di poter brillare un po' di gloria riflessa? Perché allora non riusciamo a riconoscere un briciolo di dignità anche a chi oggi lastrica col proprio sudore le strade del nostro paese per mandare un pezzo di pane a casa? Pasquale Mesiti 8 O P I N I O N E G I O V A N I L E Musica e Opinioni L’AMORE E I GIOVANI Occorre un grande coraggio per essere sinceri, per resistere alla tentazione della seduzione e del potere In occasione di S.Valentino sarebbe il caso di fare alcune riflessioni sull’amore. Innumerevoli sono i libri, le canzoni, i film che trattano la questione, ed altrettanto innumerevoli, e forse più interessanti, sono i pareri che molti sociologi e psicologi hanno dato su questo argomento. Cercare di dare una spiegazione concettuale dell’amore non è possibile, in quanto l’amore, come proclama lo scrittore Leo Buscaglia in un suo libro, si impara come qualunque altra cosa nella vita. Non è definibile a parole, è piuttosto un modo di vivere, di essere e di sentirsi vivi. Se si assimila questo concetto nella forma più piena, spiega l’autore, si può ottenere dalla vita il premio più ambito: quello di essere completamente se stessi. Molti giovani danno per scontato che l’amore debba essere forzatamente reciproco, in quanto pretendono sempre un certo comportamento dal partner, in un caso del genere non si può parlare di amore. Il vero amore è dare, mai avere, perché con gioia si dona e nulla si vuole ottenere in cambio. Solo l’amore conferisce un autentico potere: il potere di rendere felici gli altri e di trovare la felicità nel sorriso di chi è intorno a noi. Sono due i punti di vista principali che hanno i giovani su questo sentimento. Alcuni vedono l’amore come qualcosa di impossibile/ irraggiungibile perché non lo possono toccare con mano o non lo considerano eterno; altri, invece, lo vedono come qualcosa di scontato, in quanto lo confondono con l’attrazione fisica e col rapporto sessuale. Entrambi i punti di vista, a mio parere, sono sbagliati, in quanto riten- Vignetta a cura di Ilenia Lo Piccolo go che la maggior parte dei giovani non abbia idea di cosa sia l’amore. Questo è dovuto al fatto che viviamo in un periodo in cui il consumismo è dilagante e quindi i giovani credono di conquistare gli altri grazie ai beni materiali, dimenticando che la vera felicità si raggiunge attraverso il dono gratuito di sé (sé inteso come persona, e non come corpo). Un fattore dannoso che influisce sulle relazioni fra i giovani è l’ipocrisia (o insincerità), in quan- L’ASCOLTO COME CONFRONTO: UN’UTOPIA NECESSARIA Cos’è la musica nel 2010? È ―tutta intorno a te!‖ (per citare una frase di un famoso spot pubblicitario). Ormai, ovunque ci troviamo la musica è una sempre presente compagna di viaggio, una sorta di colonna sonora che scandisce ogni momento della nostra vita. Molto spesso il tipo di musica che la società ci propone, risulta essere però troppo semplicistica, facile da ricordare, portando tutti a diventare meri ―ascoltatori‖ incoscienti ed inconsapevoli. Con questa mia critica non voglio disprezzare la cosiddetta popular music, degna di ogni lode, in quanto spesso fatta da grandi professionisti. Voglio, invece, mettere in evidenza il fatto che con essa (la popular music appunto) si è venuta a creare una democratizzazione musicale che, favorita anche dall’enorme diffusione della tecnologia, ha distrutto quella dimensione eccelsa, tipica della musica in quanto arte delle Muse. La musica è andata via via perdendo la sua dimensione estetica che culmina proprio nell’ascolto. Ecco il nodo principale da affrontare, l’―Ascolto‖: parola troppo pronunciata oggi, ma raramente applicata. La società dell’Io, dell’individualità ad ogni costo, che troppo poco si sofferma sulla reale conoscenza interiore, proprio perché la paura dell’Altro, diverso da noi, oscura e ostacola ogni tipo di confronto, ci allontana dal reale ascolto dell’altro, che dovrebbe essere ANNO 2—N 1 considerato invece come un momento di grande crescita interiore. L’‖Ascolto‖ come confronto: ecco ciò a cui dobbiamo aspirare, nonostante possa sembrare un’utopia, un desiderio purtroppo irrealizzabile. Recuperare il senso vero dell’ascolto è quasi una ―mission impossible‖. Potrebbe essere, però, secondo il mio modesto parere, la via giusta per migliorare il nostro futuro e quello dei nostri figli. In questo i media certamente non aiutano: troppe notizie false, troppi talk show, dove tutti diventano magicamente grandi saggi, dove l’altro diventa un essere inutile e da annientare. E la musica in tutto questo che ruolo ha? Troppi programmi, concorsi etc. fanno apparire la musica come un mezzo per apparire, per creare solo personaggi: aspiranti musicisti o cantanti che io definirei ―aspiranti Dei‖: l’Io che diventa Dio! Bisognerebbe invece trasformare l’Io in Noi, in un tutt’uno con l’altro: io arricchisco te e tu arricchisci me, in quanto siamo esseri diversi. La musica, quindi, non come mezzo per apparire, ma come strumento efficace per uno scambio, per un arricchimento reciproco, per realizzare insieme l’orchestra della vita, dove l’ascolto diventa pure momento di rispetto profondo. Debora Martino to i ragazzi di oggi sono insicuri, infantili, immaturi, confusi ed in certi casi anche manipolabili e manipolatori. Infatti l’ipocrisia porta alla negazione dei sentimenti che si provano; spesso questa, con il tempo, confonde anche chi la esercita e ne consegue che i bugiardi devono possedere una buona memoria perché, una volta scoperta, una bugia tira l’altra, come le ciliegie. Tuttavia, c’è da considerare che, in una società come la nostra, dove l’immagine ha un ruolo importante, occorre un grande coraggio per essere sinceri, per resistere alla tentazione della seduzione e del potere. Avviene spesso fra i giovani che la ragazza usi l’inganno come mezzo seduttivo. Ella ricorre a ciò dopo essersi accorta che la persona di cui è innamorata non la guarda neppure, mentre preferisce qualcuno di più brillante, capace di far ridere, di affascinare e che conosca le tecniche di seduzione. E’ proprio dopo questo tipo di esperienza che la ragazza cercherà di imparare a trattare in modo adeguato la persona di cui è innamorata. Per esempio, imparerà a decifrare il linguaggio della seduzione. La ragazza innamorata è sconvolta quando vede il ragazzo che ama farsi prendere da un’altra ragazza che probabilmente non lo ama, ma che sa rendersi affascinante ai suoi occhi. Spesso la ragazza fa fatica a capire che l’uomo è attratto soprattutto dall’incontro sessuale, possibilmente senza implicazioni emotive. Invece, per le donne l’amore sincero è molto importante e vitale, quindi non tendono alla sola soddisfazione sessuale, tuttavia sanno bene quanto è importante farsi vedere, ammirare e amare. Ma, secondo il mio modesto parere, non bisogna dimenticare che per trovare il vero amore occorre una grande sincerità, bisogna essere puliti dentro e avere un cuore. Elisa Femia Un tuffo nella musica SHOUT Ciao a tutti ragazzi, mi chiamo Rocco, anche se molti di voi mi conoscono come Skizzo_ice. Con entusiasmo ho accettato la proposta della redazione del giornale Opinione Giovanile di dedicare un spazio alla musica. Da dieci anni mi trovo a condurre un programma radiofonico, e credetemi stare dietro un microfono è ben diverso che trovarsi a dover scrivere un articolo, però vorrei che questo spazio sia lo spazio di tutti voi cari lettori. Il nostro obbiettivo è farvi conoscere delle nuove realtà musicali locali e non, e, fornirvi tutte le informazioni necessarie per capire quello che c’e’ dietro un successo musicale o una rinascita artistica di un cantante. IL mondo della musica sta cambiando in questi ultimi anni a livello internazionale, molti sono gli artisti che emergono da reality show e derivati, e, spesso anche io mi trovo in difficoltà nel riuscire a seguire tutti questi ragazzi e soprattutto a farmi un’idea delle loro reali potenzialità. Il rischio è quello di trovarsi di fronte molta mediocrità dove i pochi talenti rischiano di venir risucchiati in un vortice dominato dalla scarsa vena artistica e dalla sola voglia di ―arrivare‖. Abbiamo assistito a tanti fenomeni mediatici. Da Marco Carta, che a furor di televoto ha vinto un festival di Sanremo, quello del 2009, che sarà ricordato come uno dei festival peggiori a livello di selezione musicale degli ultimi 25 anni. Oppure, ci si ritrova ad ascoltare in radio tale Giusy Ferreri che sfruttando il suo tono vocale molto simile alla talentuosa e, direi, anche chiacchierata Amy Whinehouse, ha costruito un suo impero di molto fumo ma a sostanza siamo carenti e lo si può intuire con il suo ultimo cd di cover, direi molto scarno e alcune interpretazioni altresì pessime. Noi puntiamo a farvi conoscere coloro che riteniamo talenti musicali giovani e non, che si differenziano dal resto. Andremo alla ricerca anche di gruppi o cantanti locali che hanno voglia di farsi conoscere attraverso il loro talento. Aspettiamo anche le vostre segnalazioni alla mail di riferimento di questa rubrica [email protected]. Per il momento vi auguro un buon ascolto sempre e comunque sulle frequenze giuste! Skizzo_ice 9 O P I N I O N E G I O V A N I L E DIARIO DI UN VIAGGIO IN CALABRIA Pubblichiamo di seguito la prima parte del reportage che racconta le esperienze dei gruppi trentini ospiti dell'associazione Don Milani, giunti quest'estate a Marina di Gioiosa Jonica per un viaggio di formazione sulla legalità. La storia che stiamo per raccontare non è semplicemente quella di un’esperienza e non è solo quella di un viaggio. I luoghi e le persone che ne entrano a far parte si sono fusi per qualche giorno, la terra ha abbracciato i suoi ospiti e questi si sono scaldati in una stretta fatta di solidarietà e impegno. La storia che stiamo per raccontare è piuttosto il reportage quanto più intenso possibile di alcuni giorni vissuti in Calabria da un gruppo di ragazzi trentini arrivati da visitatori e ripartiti come se fossero ormai persone del luogo. A tenere questa sorta di diario di bordo sono gli operatori dell’associazione ―Don Milani‖ che hanno seguito e accompagnato i gruppi ospiti durante le attività. Silvia, una ragazza di vent’anni, scrive sul quaderno blu che abbiamo lasciato a loro disposizione: ―La Calabria è un diamante che brilla. Il mare cristallino, il vento e gli alberi incorniciano un quadro fantastico dipinto con la terra rossa degli uliveti, con la volontà e il lavoro della buona gente e con l’allegria di un popolo che irradia speranza. È però come un affresco in una stanza colpita da un incendio, il fumo dannoso si infiltra tra i colori in modo capillare come se fosse impossibile liberarsene, ma bisogna essere volenterosi ripulendo l’affresco centimetro dopo centimetro, tutti insieme, riscoprendo la pura originalità.‖ Il commento di questa ragazza racchiude in sé le impressioni di tanti altri giovani provenienti dalle parti più diverse del Trentino, e che in ognuno di loro hanno lasciato un segno profondo. Gliela leggi negli occhi l’importanza di quanto hanno vissuto, te ne accorgi perché quando vanno via giurano di ritornarci, in quanto sono già convinti di lasciare in questo pezzo di Sud, un pezzo di loro stessi. Quel diamante che deve tornare a splendere ha bisogno dell’impegno concreto di chi in questa terra vive, ma non può fare che bene l’affetto e la partecipazione che sono in grado di portare i gruppi che ormai da qualche anno giungono trasportando il loro bagaglio di esperienza per arricchirlo col nostro. In un pomeriggio di agosto inizia così l’avventura calabrese dei ragazzi delle vallate trentine. La comitiva arriva al centro ―Don Milani‖ di Torre Galea stanca e accaldata, il viaggio di diciassette ore ha estenuato i ragazzi e i loro accompagnatori. Dopo qualche minuto dal loro arrivo inizia a piovere violentemente e qualcuno ci guarda incredulo, come se si aspettasse che in Calabria non piova proprio mai. Intimorita e arruffata entra anche Detta, la piccola cagna che da qualche anno accompagna le attività dell’associazione. Si accuccia vicino ai ragazzi che intanto si sono sistemati e ascolta anche lei quanto Francesco Rigitano, presidente dell’associazione ―Don Milani‖, ha da dire. Dopo una presentazione generale sulle regole del funzionamento della struttura, e dopo aver raccomandato a tutti di lasciare il centro così come lo hanno trovato, la compagnia viene lasciata libera di approfittare del nostro meraviglioso mare. Nel frattempo infatti ha smesso di piovere e il sole ha riconsegnato una giornata caldissima. In spiaggia l’atmosfera è di gioia e relax, i ragazzi sono tutti concordi nel testimoniare che in un mare così bello non si erano mai tuffati, qualcuno gioca col pallone, qualcun altro a carte, qualcuno già chiede dove può acquistare delle cartoline da spedire agli amici. QUANDO LA BIBLIOTECA C’E’ Una realtà radicata nella vita di Marina di gioiosa jonica Chiusa per alcuni anni, la biblioteca di Marina di Gioiosa Jonica è stata nuovamente aperta nel 1998 in una nuova sede, quella attuale, in piazza dei Mille. Ubicata al primo piano del centro sociale Egidio Gennaro, è attrezzata di nuovi locali, luminosi e accoglienti con tanto di patrimonio librario, che periodicamente viene aggiornato e al momento è fornito di circa ottomila volumi con due sezioni specialistiche: una dedicata ai ragazzi e l’altra alla storia locale. Inoltre i supporti multimediali, quali computer, televisore con tanto di raccolte di DVD e CD ROM, permettono alla biblioteca di offrire non solo i tradizionali servizi (consultazione del patrimonio librario, prestiti, informazioni bibliografiche), ma di organizzare, periodicamente, anche iniziative di carattere culturale e didattico rivolte ad approfondire problematiche di vario genere, attraverso conferenze e incontri con gli studenti, presentazioni o proiezioni di film. L’ultima di tali iniziative è stata realizzata in occasione della Giornata della Memoria del 27 Gennaio 2010, per ricordare le vittime dell’olocausto con gli alunni della scuola media statale ―Peppino Brugnano‖. Dal 2000 la nostra biblioteca fa parte del sistema ANNO 2—N 1 bibliotecale del territorio, il quale provvede periodicamente a supportare le attività lavorative del personale con corsi di aggiornamento professionale. Attualmente, presso la sede, si sta svolgendo un corso di aggiornamento promosso dalla Regione. Prossimamente la biblioteca sarà dotata di un nuovo programma di catalogazione, che le consentirà di entrare in rete su tutto il territorio nazionale. La biblioteca è ormai radicata nella vita di Marina di Gioiosa, infatti 650 sono gli iscritti con tanto di tessera e numerose le frequenze mensili e prestiti. Possiamo perciò affermare che la biblioteca comunale ―Mario Pellicano Castagna‖ è divenuta un punto di riferimento per i cittadini di Marina di Gioiosa, che ad essa, si rivolgono per soddisfare esigenze di studio, di informazione o semplicemente per il piacere della lettura. Questo lo si deve al costante lavoro delle responsabili Anna Commisso e Simona Linarello che, dopo tanti anni ormai, ancora esercitano questa professione con passione ed alla sensibilità del Sindaco e dell’intera Giunta Comunale, sempre disponibili e pronti a soddisfare le nostre esigenze di noi giovani fruitori. Miriana Albanese Serena Lucà Ne approfittiamo per scambiare quattro chiacchiere con loro e con gli operatori che li accompagnano. Valentina ha 16 anni e si aspetta che questa esperienza le permetta di mettersi a confronto con realtà completamente differenti dalle sue, che interagire con altri luoghi le consenta di aprire gli occhi di fronte a fatti che solitamente ignora. Marco, uno degli accompagnatori, è già stato altre volte in Calabria e ogni volta è colpito da un nuovo aspetto di questa terra. È però convinto che in fondo le nostre mentalità non siano così diverse e che sarebbe sbagliato contrapporle includendo nell’idea di trentino tutto ciò che è ordinato e preciso e in quella di calabrese tutto quello che non lo è. Il suo discorso ci incuriosisce e gli chiediamo di fare qualche esempio. ―Prendiamo il caso delle cooperative in Trentino‖ spiega Marco, ―i produttori non sono naturalmente portati ad associarsi tra loro, lo fanno perché traggono da ciò un utile. Allo stesso modo qui in Calabria bisogna far capire a tutti che a rispettare le regole, a vivere nella legalità, non si traggono che benefici.‖ Resteremmo volentieri in spiaggia ad ascoltare Marco e i ragazzi, ma si è fatta sera e la comitiva rientra al centro per la cena. Ad attenderla ora non ci sono solo gli operatori, ma anche Mimmo e Salvatore, che da anni prendono parte alle attività dell’associazione e che allieteranno il soggiorno del gruppo preparando dei piatti che valorizzando prodotti e tradizioni locali raccolgono unanime approvazione. Dopo cena la stanchezza si fa sentire e tutti vanno a letto presto senza fare troppe storie. Davide Bruzzese Il libro LA CITTA’ DELLA GIOIA Lapierre Dominique Il romanzo La citta della gioia di Dominique Lapierre ambientato negli anni ’80, racconta la storia di tre personaggi i cui destini si intrecciano nella più grande bidonville di Calcutta: la città della gioia.Il primo protagonista è Hasari Pal, un contadino indiano costretto ad emigrare con la propria famiglia in cerca di guadagno. Arrivato nella metropoli scopre una realtà ben diversa da quella del villaggio: costretto a vivere su un marciapiede e a mendicare, riesce a trovare dei veri amici in quella città che somiglia ad una giungla, fino a che diventa un ―uomo cavallo‖ e ottiene un posto dove vivere all’interno della bidonville.Il secondo protagonista è Paul Lambert, un missionario francese che ha deciso di vivere la sua vocazione tra i più poveri. Dopo le difficoltà causate dalla burocrazia indiana, riuscirà a realizzare il suo sogno: diventare cittadino indiano. L’impatto con le bidonville e con gli usi dei suoi abitanti non sarà facile, ma con il passare del tempo riuscirà a farsi accettare dai suoi vicini e a conquistare il loro affetto, al punto da diventare il loro ―grande fratello Paul‖. A questo punto, Paul si rende conto che la necessità principale del paese è l’assistenza medica. Così con l’aiuto di Madre Teresa e di alcuni tra gli stessi abitanti dello slum crea una sorta di associazione per aiutare i lebbrosi e i più deboli. Pubblica inoltre un annuncio per reclutare medici. A questo risponde Max Loebb, un ricco e giovane medico di Miami. I tre personaggi condivideranno e affronteranno esperienze molto dolorose: la morte, la povertà, la magia dello slum. Ma in tutto questo scopriranno il vero significato della solidarietà, perché i poveri di Calcutta sono ―la luce del mondo‖. Il romanzo è tratto da un’esperienza vissuta in prima persona da Lapierre nella medesima bidonvile di Calcutta. Le copie del romanzo vendute in tutto il mondo hanno fatto conoscere il disagio nel quale versa la grande metropoli indiana e metà dei ricavi della pubblicazione del libro sono stati devoluti all’associazione fondata da Lapierre per sostenere lo sviluppo di Calcutta. Fabiana Totino 10 O P I N I O N E G I O V A N I L E Sport CALCIO: MARINA DI GIOIOSA IN ASCESA Come sottolineato attraverso i mass media locali, il 2010 divide la Locride calcistica in due parti. Vista la militanza giallorossa in promozione, abbiamo preso in considerazione la situazione del girone B in cui l’Asd Marina di Gioiosa si esibisce. Nella griglia in questione solo Locri, Africo e Bagnarese vedono nero l’avvio del girone di ritorno. Perfino il San Gregorio, ai giallorossi fatale lo scorso campionato, fa meglio di loro e si regala una vittoria. In questo girone la Locride parla in azzurro con Siderno e Brancaleone. Un po’ più giù c’è il Marina di Gioiosa, pronto a dimenticare le cinque sconfitte dell’andata con l’enplein del dopo giro di boa. Un primato così lo detiene solo la capolista, il Guardavalle. I giallorossi di Silvano incassano quanto le prime cinque pur avendo più sconfitte, vincono più della Taurianovese pur standole dietro e segnando dieci gol in meno degli stessi pianigiani. Eppure, a conti fatti, e anche se con il Marina di Gioiosa inizia la schiera di squadre con più cadute, Ieraci e compagni sono sempre lì a spingere sulla zona calda della classifica. L’assessore allo Sport Domenico Mazzaferro non ha dubbi sulla forza dei giovani del presidente Aquino e riconferma la sua fiducia. ―L’avevo anticipato che Silvano e team avrebbero superato il momento di calo fisico senza troppe ripercussioni – ha detto l’assessore. E’ vero, cinque sconfitte consecutive sono un treno scomodo che può far male al morale. Eppure la reazione c’è stata e conferma la forza di giovani e veterani‖. Il cal- cio in giallorosso è anche fatto dai più piccoli, con campionati giovanissimi e allievi che procedono malgrado qualche brutta performance meteorologica. ―Ci sono allenatori dotati di passione oltre che di qualità, ecco perché il calcio minore continua a migliorare‖ ha confermato Domenico Mazzaferro. Ci sono buone notizie anche per quanto riguarda la copertura della tribuna del comunale ―Lombardo‖. Lo aveva anticipato l’assessore Mazzaferro in diretta su TeleMia, all’interno della trasmissione sportiva ―Tuttincampo‖. Ad un mese di distanza, all’interno dello stesso appuntamento televisivo, il vice presidente Carmelo Carbone ne ha citato i progressi. Annamaria Implatini PER L’ “ASD VOLLEY” di MdG L’AVVENTURA CONTINUA Dopo un girone di andata soddisfacente, si passa al ritorno Marina di Gioiosa Jonica. Le nostre squadre hanno completato il girone di andata, ottenendo risultati soddisfacenti. La prima squadra maschile, capitanata dal mister Enrico Monteleone, nonostante una sconfitta all’esordio del campionato contro il Laureana, ex squadra allenata dal nostro Mister, si è ripresa alla grande, raggiungendo il terzo posto in classifica. Per quanto riguarda l’U18 maschile, i ragazzi hanno bisogno di esperienza, poiché questo è il loro primo campionato. Tuttavia, hanno dimostrato grande carattere scendendo in campo con squadre molto più allenate sotto l’aspetto tecnico. Si possono notare, dall’inizio del campionato, dei continui miglioramenti per ognuno di loro, sia nel gioco di squadra che singolarmente. Tra i giocatori che si sono messi maggiormente in evidenza, ricordiamo: Mohamed Laaribi, Raffele Circosta, Simone Totino, Tito Multari e Filippo Agostino, il capitano. La prima squadra femminile, anch’essa alle prime armi, sta giocando un campionato soddisfacente; gli elementi che la caratterizzano sono grinta e determinazione, essenziali per un gioco di squadra ottimale. Dulcis in fundo, i piccolissimi e promettenti minigiocatori della nostra società, che stanno dimostrando grande interesse per la nuova disciplina. Angelo Cottone, Francesco Albanese, Marco Albanese PER L’ASSESSORE MAZZAFERRO UN ANNO DI SUCCESSI Lo ha definito un anno di successi, quello sportivo, e ne è orgoglioso l’assessore Domenico Mazzaferro. Il responsabile dell’assessorato allo Sport, Turismo e Spettacolo tira le somme dell’ultimo periodo della prima delle tre attività, la sua prediletta, avendo lungamente investito e scommesso su essa. Agli occhi salta la specialità del volley, voluta ed ottenuta sul territorio e quindi segno positivo per le altre ancora in cantiere. L’Asd volley Marina di Gioiosa si è ritagliata uno spazio importante che richiede sacrificio e costanza, si fonda sull’esperienza e la passione di tanti giovani e nel concreto dell’aspetto tecnico può già dire la sua in prima divisione. E’ questa la categoria in cui la formazione maschile è terza in classifica, con una sconfitta all’esordio e ANNO 2—N 1 una maturata di recente a Palmi. L’assessore Mazzaferro non ha rinunciato allo storico esordio di Laureana di Borrello, campo in cui l’allenatore Enrico Monteleone ha fatto il suo primo ritorno al passato. ―Pur essendo all’inizio di questa specifica esperienza, siamo nel contempo avvezzi agli sport indoor perché dotati da tempo di strutture invidiabili – aggiunge Domenico Mazzaferro. E’ una bella sensazione vedere tanti appassionati, perché se è vero che lo sport è vita, allora Marina di Gioiosa ha tanta voglia di vivere e crescere nel segno dei valori sportivi‖. L’affluenza in questione non è mancata in tutta la serie di iniziative proposte dall’assessorato. Mazzaferro infatti ricorda come la filosofia di aprire le porte a quanti abbiano richiesto il parquet della Città del Sorriso, per intrattenere e attrarre spettatori, è stata quella di approccio amministrativo sia con la comunità locale che con gli sportivi della locride. ―Esistono sport minori poco pubblicizzati che intrattengono diversi appassionati ed esistono società ormai avviate che trascinano la nomea agonistica di questa comunità‖. Così l’assessore si complimenta ancora una volta con la dirigenza della squadra di calcio e con quella della Polisportiva, vero esempio per le attività cadette e vanto per la Città del Sorriso. In proposito Mazzaferro aggiunge, facendo riferimento al cartellone delle interviste ubicato all’interno della sala stampa dello stadio comunale: ―Non nascondo la mia gioia nel vedere il nuovo logo della nostra cittadina abbinato a quello della squadra di calcio, di nuova fattura anch’esso grazie al talento del ragioniere Giuseppe Scali‖. Annamaria Implatini Il Quotidiano 11 O P I N I O N E G I O V A N I L E Clarafoto Se sei un fotografo o un appassionato di arti visive, inviaci le tue immagini a [email protected], la più bella verrà pubblicata nel prossimo numero. Spazio alle Dediche Grazie mille all’amministrazione comunale in particolare all’assessorato allo Spettacolo, per aver permesso la buona riuscita delle manifestazioni natalizie promosse dalla Consulta Giovanile. Un ringraziamento particolare va alla Dott.ssa Donatella Palmisani per il paziente e costante supporto nei confronti di tutte le attività intraprese dalla Consulta G. Editore: Direttivo Consulta Giovanile Marina di Gioiosa Jonica Direttore Responsabile e Caporedattore: Lucia Femia Vice Direttore: Valentina Femia Vice Caporedattore: Pamela Albanese Impaginazione grafica: Stefania Mazzaferro Hanno collaborato: Rocco Agostino, Francesco Albanese, Marco Albanese, Miriana Albanese, Davide Bruzzeze, Sara Caccamo, Marialaura Coluccio, Angelo Cottone, Elisa Femia, Rocco FemiaAnnamaria Implatini, Ilenia Lo Piccolo, Rocco Loccisano, Serena Lucà, Debora Martino, Pasquale Mesiti, Maria Rosaria Pini, Fabiana Totino, Massimo Vitetta. ANNO 2—N 1 Auguri ai Vigili urbani di Marina di gioiosa Jonica per la dotazione della nuova autovettura. Tantissimi auguri di vero cuore a Noemi che il 26 febbraio compie 11 anni. Auguri di Buon Compleanno al Vicesindaco Geppo Femia che il 26 febbraio spegnerà 57 candeline. KAULON YOUNG http://kaulonyoung.forumcommunity.net/ Locride in comunicazione a cura di Nicodemo Bumbaca Vuoi far sentire la tua voce su Opinione Giovanile? Invia il tuo articolo, avviso, disegno, foto, dedica etc. all’indirizzo e-mail: [email protected] entro il 15 aprile 2010 e partecipa al forum di discussione sugli argomenti affrontati in questo numero su http:// kaulonyoung.forumcommunity.net/ 12