È uomo di Crea, ecco la mafia

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È uomo di Crea, ecco la mafia
Giovedì 15 dicembre 2011
L’asse Milano-Reggio
Il dirigente regionale Graziano
accusa il suo collega Gualtieri
«È uomo di Crea, ecco la mafia»
Venne sostituito e si sfogò con Morelli: «Con Loiero ero riuscito a ostacolare quella nomina»
di MICHELE INSERRA
REGGIO CALABRIA - E’ il
7 giugno del 2010. La giunta del governatore Giuseppe Scopelliti approva una
serie di provvedimenti e su
proposta dell’assessore al
personale Domenico Tallini vengono nominati nuovi
dirigenti generali. Ma uno
in particolare scatena una
violenta reazione da parte
di Giuseppe Graziano, dirigente generale del dipartimento urbanistica della
Regione, finito con 32 persone sotto inchiesta per
abuso d’ufficio in concorso
nell'indagine sul porticciolo turistico “Il Delfino” di
Gizzeria che era stato realizzato su un’area comprendente l'area naturalistica dei dei “laghi La Vota”
sequestrato poi dalla procura di Lamezia Terme.
Il particolare emerge
nell’ordinanza della Dda di
Milano che ha portato
all’arresto di dieci persone
tra cui il magistrato Vincenzo Giglio e del consigliere regionale del Pdl
Franco Morelli. E’ proprio
l’intercettazione telefonica
tra quest’ultimo e Graziano a finire sotto l’attenzione degli inquirenti e trova
posto all’interno delle 810
pagine di ordinanza. Alle
ore 16.17 del 7 giugno Morelli apprende da Graziano
che presso l’Assessorato
all’ambiente è stato nominato direttore generale
l’ingegnere reggino Bruno Gualtieri, che va pertanto a sostituire proprio Graziano. «Giova precisare scrivono i magistrati - che
Bruno Gualtieri risulta essere attenzionato nell’ambito della cosiddetta operazione “Onorata sanità”unitamente a Giglio Annamaria (sorella dell’avvocato
Mario e del medico Vincenzo, ndr) e Lampada Mario
(zio dei presunti boss Giulio e Francesco Lampada,
ndr)». Il 28 gennaio del
2008 tra i 18 arrestati c’è il
consigliere regionale della
Margherita
Domenico
Crea. E’ un particolare non
trascurabile tanto da spingere Graziano a dire su
Gualtieri: «Ecco la mafia, è
un uomo di Mimmo Crea».
Poi Graziano piangendo dice a Morelli di aver ripulito
quell’ufficio e di aver dato
“il sangue”, che il lavoro da
lui sinora svolta finiva in
mano a persone pessime,
aggiungendo che anche
l’ex governatore Agazio
Loiero aveva l’intenzione di
nominare Gualtieri ma
grazie al suo intervento la
cosa non andò in porto.
«Quanto tu mi hai fatto una
domanda - dice Graziano a
Morelli - ma la mafia...eccola la mafia...è arrivata di
nuovo la mafia punto..lasciamo stare...questa è la
verità, è arrivata di nuovo
la mafia...cosa che io avevo
tenuto lontano...ero stato
capace di tenere lontano...tu ti ricordi a Roma...mi hai detto ma la mafia all’ambiente...ti ricordi?...la conosco la mafia,
non esiste nel mio ufficio...è ritornata di nuovo
Franco...questa è l’espressione di quel mondo...io lo
so cosa accadeva quando
c’era lui che me l’hanno
raccontato». Morelli senza
battere ciglio risponde:
«Rimango allibito».
Cade la linea e poco in
un’altra chiamata riprende la conversazione. Morelli e Graziano continuano a
commentare la rimozione
dell’incarico di
quest’ultimo a
direttore generale del dipartimento politiche
dell’ambiente e
la conseguente
nomina
di
Gualtieri. Graziano aggiunge
che «non potrebbe mai restare con Bruno Gualtieri perchè c’è il rischio di andare in galera».
Poi aggiunge altri particolari sulla nomina di Gualtieri. A Morelli spiega che
sulla scorta di quanto gli
ha riferito un assessore, il
protagonista della nomina
è stato il direttore generale
della presidenza del consiglio regionale Franco Zoccali, mentre lo sponsor è
stato l’assessore regionale
alle attività produttive Antonio
Caridi.
Morelli dice che
il giro è quello,
aggiunge che
Scopelliti lo conosce bene e sa
chi è. Poi Graziano conclude:
«E’ chiaro che
sa chi è quindi
perciò ti sto dicendo evidentemente vuole
questo insomma è una cosa
strana perchè lui ha cercato di tenere lontano mo in
questi due mesi alcune cose
no...mica lo vuole spiegato
da me chi è...c’era il fratello
ambiente mica lui non lo
sa».
«Quella persona
sponsorizzata
da Caridi»
Palazzo Campanella, sede del consiglio regionale della Calabria
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L’INCONTRO DI FALERNA
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«Onorè lasciateli stare a quei Lampada»
Il presidente di Confagricoltura di Catanzaro “ammonisce” il politico del Pdl
REGGIO CALABRIA - Sui Lampada il consigliere regionale
Franco Morelli aveva ottenuto informazioni negative dal presidente di Confagricoltura di Catanzaro
Ferdinando
Rossi.
Quest’ultimo, infatti,
in una conversazione telefonica “ammonisce” il
politico su quei suoi rapporti. E da da quel momento, secondo i magistrati, Morelli si mostra
più “freddo” con i Lampada. A ricostruire la
giornata del 6 marzo del
2010 sono gli uomini
della Questura di Reggio Calabria. Dall’informativa emerge che l’incontro tra i
fratelli Lampada, Giulio e Francesco, e Morelli è fissato in un bar
allo svincolo autostradale di Fa-
Rossi riferì
«Sono spesso
pedinati
sono corrieri
di polverina»
lerna. La cosa interessante, da
quanto scrivono i magistrati della Dda di Milano nell’ordinanza, è
che partecipa all’incontro anche
Ferdinando Rossi «già gravato
da diversi precedenti penali».
L’intervento di Rossi è casuale,
nel senso che lui deve parlare con
Morelli di altre questioni e non ha
nulla da condividere con Lampada. Ma per gli investigatori la corversazione curiosa tra Morelli e
Rossi avviene a distanza di tempo, nella mattinata del 30 marzo
per l’esattezza. Ad un certo punto
si parla dell’incontro di Falerna.
E in merito ai Lampada Rossi è
chiaro con il consigliere regionale: «A proposito di quelli...lasciateli stare...sono negative le notizie di quei due...quel ragazzo
che...sono seguiti...seguiti in
continuazione...sono considerati
corrieri di polverina, ve lo dico
perchè...onorè, onorè poi quando
ci vediamo di persona vi racconto
tutto...è da Milano che viene tutto».
E Morelli risponde: «A me risultano brave persone....ah problemi loro don Ferdinando».
«Il riferimento all’incontro di
Falerna, ai ragazzi e alle notizie
provenienti da Milano non lasciano dubbi sul fatto che Rossi intendesse ammonire Morelli sui Lampada - si legge nell’ordinanza - Peraltro qui siamo già a fine marzo,
quando la situazione è ulteriormente evoluta. Piuttosto, colpisce la freddezza di Morelli, che assume un atteggiamento distaccato nei confronti di Lampada; lo
stesso Morelli che chiama Giulio
da cabine telefoniche per rivelargli notizie sulle indagini in corso».
mi.in.
Cene per incontri
Il boss
nei locali
di Reggio
e della Piana
REGGIO CALABRIA - Il
medico Vincenzo Giglio,
cugino del magistrato arrestato, mangiava spesso
in compagnia del presunto boss Giulio Lampada. In più circostanze è
stato “avvistato” dagli
agenti della squadra mobile guidata da Renato
Cortese in compagnia di
altre persone in diversi
ristoranti di Reggio Calabria e della Piana di Gioia
Tauro. Attorno ad un tavolo sedevano anche l’architetto Mario Riggio,
Antonio Ventura, del nipote del boss Pasquale
Condello, Andrea Carmelo Vazzana. E poi spunta
anche il nome del capogruppo del Pdl alla Regione, Luigi Fedele. C’è
anche lui al ristorante
“La cantina del macellario” di via Arcovito. Con
lui siedono attorno ad un
tavolo Giulio Lampada,
l’immancabile
medico
Vincenzo Giglio e Antonio Ventura. E’ il 4 marzo
del 2010. Prima e durante la cena viene intercettata una sequenza di messaggi tra Lampada e una
donna. L’uomo utilizzando termini metaforici riferisce che terze persone
stanno operando dei controlli ed è in attesa di risposte. I controlli che
qualcuno sta effettueranno riguardano imminenti inchieste che possono riguardare qualcuno dei Lampada.
Il magistrato arrestato ha depositato un nuovo memoriale. Il suo legale ha chiesto la scarcerazione
Boccassini incalza, Giglio si difende per due ore
di CLAUDIO CORDOVA
REGGIO CALABRIA - Un intero
faldone di documenti, una discussione di oltre due ore e, infine, le dichiarazioni spontanee dell'indagato. Lunga e articolata l'udienza
che il giudice Vincenzo Giglio e il
suo legale di fiducia, l'avvocato
Francesco Albanese, hanno sostenuto al cospetto del Tribunale del
Riesame di Milano.
Un'udienza in cui è intervenuta
il procuratore aggiunto Ilda Boccassini in persona. Nonostante il
Gip abbia rigettato, lunedì scorso,
l'istanza di scarcerazione avanzata in sede di interrogatorio di garanzia (cui Giglio ha risposto per
oltre tre ore), l'avvocato Albanese
ha insistito chiedendo la scarcerazione del proprio assistito, in carcere da quasi due settimane con
l'accusa di favoreggiamento alla
cosca calabro-milanese dei Lampada e corruzione in accordo con il
consigliere regionale Franco Morelli, anch'egli coinvolto nell'indagine milanese con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Un'udienza, quella davanti al
Il magistrato Vincenzo Giglio. A destra il consigliere regionale Franco Morelli
Tribunale del Riesame, che ha impegnato dunque diverse ore. Alla
complessa arringa dell'avvocato
Albanese ha anche replicato il pm
Boccassini. Affermazioni, quelle
del procuratore aggiunto di Milano, titolare di delicate inchieste
sulla criminalità organizzata in
Lombardia, cui ha posto, infine, alcune precisazioni lo stesso Giglio.
Il magistrato, presidente della Sezione Misure di Prevenzione e della
Corte d'Assise di Reggio Calabria,
fino al momento dell'arresto, ha
anche depositato un ulteriore memoriale che va ad aggiungersi a
quello scritto nel giro di poche ore e
depositato al Gip Giuseppe Gennari nel corso dell'interrogatorio di
garanzia.
Trenta pagine in quell'occasione, una ventina ieri: in tutto una
cinquantina di fogli manoscritti in
cui il giudice Giglio, elemento di
spicco della corrente di Magistratura Democratica, ha fornito la
propria versione dei fatti sulle
azioni che gli inquirenti gli contestano.
Secondo l'accusa, infatti, Giglio
avrebbe ragguagliato, i Lampada e
Morelli, sul fatto se esistessero o
meno delle indagini in corso da
parte della Direzione Distrettuale
Antimafia di Reggio Calabria. Rivelazioni che il giudice avrebbe fatto nel corso di alcuni incontri con i
mafiosi all'interno della propria
centralissima abitazione reggina,
e via fax al consigliere regionale
Morelli.
Quello di ieri, dunque, è il nuovo
tentativo, da parte di Giglio e del
proprio legale, Albanese, di dimostrare l'estraneità sui fatti contestati dagli inquirenti milanesi. Già
dalla scorsa settimana sono scattati i dieci giorni perentori entro cui
il Tribunale del Riesame dovrà decidere, in senso positivo o negativo, sull'istanza di scarcerazione
avanzata.
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8 Primo piano
Criminalità
Non è in pericolo di vita ma perderà un occhio
Per gli inquirenti i sicari volevano ucciderlo
Agguato a un operaio del porto
Dipendente della Med Center ferito in centro a Gioia Tauro mentre va a un corso
di MICHELE ALBANESE
GIOIA TAURO - Agguato di stampo mafioso, ieri mattina, in pieno
centro cittadino a Gioia Tauro. Un
commando composto almeno da
due uomini armati di pistola e di
fucile hanno atteso nel parcheggio
del Cefris, un ente di alta formazione che si trova nei locali dell'ex Euromotel confiscatoai Piromalliposto
sulla
centralissima Statale
111, un operaio del porto di Gioia
Tauro: Giuseppe Brandimarte, di
40 anni, dipendente
della Medcenter, con
precedenti
penali per
droga. Appena l’auto,
una Mercedes classe B
su cui l’uoGiuseppe Brandimarte
mo viaggiava, si è fermata, hanno aperto il
fuoco,
esplodendo
all'indirizzo di Brandimarte
una
gragnola di colpi di lupara e di pistola
di grosso calibro che lo hanno attinto alla spalla sinistra, all'occhio
e al polmone. Altri colpi si sono fermati sui montanti della macchina.
La polizia ha raccolto sul luogo
dell'agguato ben 12 bossoli calibro
9 per 21 e una cartuccia di fucile caricata a lupara. Erano da poco passate le 8. Dopo aver compiuto il
raid, i killer sono saliti su un'auto,
della qualenon si conosceil modello, e si sono allontanati. I colpi hanno attirato l'attenzione di altre per-
Fu arrestato
per questioni
di droga
I rilievi effettuati dalla polizia nel luogo in cui è avvenuto l’agguato a Brandimarte e sulla Mercedes dell’operaio, attinta da diversi colpi
sone che si trovavano nei pressi
dell'ente di formazione, che hanno
immediatamente informato di
quanto era avvenuto sia la Polizia
che il 118. Brandimarte è stato soccorso e trasportato presso l'ospedale di Polistena, dove in mattinata è stato operato al polmone e, subito dopo che gli ortopedici hanno
stabilizzato la spalla, è stato trasferito nel reparto di oculistica dei
Riuniti di Reggio Calabria per le ferite. Le sue condizioni vengono
giudicate gravi ma non tali da pregiudicare la vita. Di certo l'uomo
perderà l'occhio. Ovviamente non
c’è alcun testimone diretto di
quanto è avvenuto. Brandimarte,
dipendente della Med Center, si
stava recando nella sede del Cefris
dove si svolgevano alcuni corsi di
riqualificazione del personale Mct
posto in cassa integrazione. L'uomo era già noto alle forze dell'ordine, e non solo perché era stato già
tratto in arresto nell'ottobre del
2004 a seguito di un'inchiesta degli agenti del Commissariato di
Gioia Tauro che avevano smantellato un gruppo criminale dedito al
traffico di droga dalla Calabria
verso Milano e Roma, ma anche
per le sue frequentazioni con ambienti legati alla criminalità locale.
Cosa ci sia dietro l'agguato allo
stato resta un mistero. E' troppo
presto per inquadrare il possibile
movente del tentato omicidio. Quel
che ècerto èi duesicari sonoentrati in azione per ammazzare Brandimarte e non per ferirlo gravemente. Anche se poi, per un caso fortuito, non ci siano riusciti. Ma dalla ri-
costruzione dell'agguato effettuata dagli agenti del Commissariato
di Gioia Tauro, diretto dal vicequestoreFrancesco Rattà,emerge
chiaramente che le intenzioni di
coloro che lo hanno atteso nel piazzale del centro di formazione erano
quella di ucciderlo. Un'altra cosa
emerge con chiarezza: si tratta di
un agguato di chiaro stampo mafioso e per questo le ipotesi effettuate dagli inquirenti, coordinati
dal Procuratore della Repubblica
Giuseppe Creazzo e dal sostituto
Francesco Frettoni, portano dritte
al contesto mafioso. La polizia non
esclude comunque altri possibili
scenari, compreso quello legato ad
un altro delitto verificatosi nei primi giorni di luglio sempre a Gioia
Tauro del quale fu vittima Enzo
Priolo, morto dopo una collutta-
zione con Vincenzo Perri, un giovane di 28 anni del luogo che dopo
quell'omicidio si è dato alla macchia. Brandimarte è zio della moglie di Priolo della quale Perri è cugino. Priolo era cognato di Gioacchino Piromalli, un rampollo dell'importante casato di 'ndrangheta tra i più potenti della Calabria.
Al momento solo ipotesi e nulla
più. Ma anche questa pista viene
attentamente vagliata dalla polizia. Certo molte cose potranno essere chiarite dallo stesso Brandimarte, quando verrà sentito dagli
inquirenti non appena le sue condizioni di salute lo permetteranno.
Ieri mattina, intanto, si è riunito il
comitato per l'ordine pubblico e la
sicurezza convocato dal Prefetto
Luigi Varratta, che ha affrontato
la situazione di Gioia Tauro.
Il Comitato per l’ordine pubblico individua la strategia da seguire
Aumentano le attività di controllo
di ALESSANDRO TRIPODI
GIOIA TAURO - Neanche il tempo di respirare che a sole due settimane dall'attentato dinamitardo rivolto al sostituto commissario Piero Spadafora, il fragore
delle armi torna a farsi sentire a
Gioia Tauro diventata ormai un
campo di battaglia dove ordigni,
pistole e fucili sono le armi più
gettonate. Per questi motivi il
sindaco della città del porto ha
partecipato ieri al Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza
pubblica la cui convocazione era
stata sollecitata dal primo cittadino al prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta, proprio a
causa dell'escalation criminale
verificatasi negli ultimi mesi. Un
incontro a porte chiuse al quale
hanno partecipato, il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, il procuratore
della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, Giuseppe Creazzo,
il questore di Reggio Calabria,
Carmelo Casabona, il comandante provinciale dei carabinieri, Pasquale Angelosanto, il comandante provinciale della guardia
di finanza, Cosimo Di Gesù, il Comandante provinciale del Corpo
forestale dello Stato, Giorgio Ma-
Previste pattuglie a piedi nel centro cittadino
in itinere la Stazione dell’Arma nel porto
ria Borrelli, il capo di Gabinetto
della Provincia di Reggio Calabria, Domenico Bagnato, ed i sindaci dei Comuni di Gioia Tauro e
Rosarno, Renato Bellofiore Elisabetta Tripodi. «Nel corso dei lavori – è stato fatto sapere al termine della riunione - si è in particolare esaminata la situazione della
sicurezza pubblica nei territori
dei predetti Comuni anche alla
luce dell’andamento delle fenomenologie criminose di maggiore allarme sociale.
Al riguardo il sindaco di Gioia
Tauro, che ha consegnato una relazione contenente elementi di
valutazione sulla questione oggetto di esame, ha manifestato
ampio apprezzamento per l’incisiva azione di contrasto delle forze dell’ordine pur sottolineando
talune criticità connesse alle carenze degli organici della polizia
municipale che non è in grado di
assicurare un’efficace supporto
nel contesto dei propri servizi di
istituto. Dall’esame dei dati statistici forniti dagli Organi di polizia – continua la nota – è emersa
una flessione generalizzata del
numero complessivo dei reati
nell’area interessata rispetto al
corrispondente periodo degli anni precedenti. Si è anche preso atto dell’avvenuta intensificazione
dei servizi di prevenzione generale nei territori dei due comuni
grazie all’impiego, a supporto dei
Comandi territoriali, di equipaggi dei Reparti prevenzione crimine della Polizia di Stato e delle
Compagnie di intervento operativo dell’Arma dei Carabinieri. Tali
dispositivi hanno tra l'altro consentito – si fa rilevare – l'arresto
in flagranza degli autori di alcuni dei più recenti episodi criminosi».
Si è comunque concordato «di
dare ulteriore impulso ai predetti
servizi mediante l’impiego di pattuglie appiedate nell’isola pedonale del centro urbano di Gioia
Tauro nonché mediante l’utilizzo
della Stazione mobile e di equipaggi automontati del Corpo Forestale dello Stato, nel contesto di
un apposito piano operativo interforze. Si è anche preso atto che
è in fase avanzata l’istituzione di
uno nuova Stazione dell’Arma
dei carabinieri nel Porto di Gioia
Tauro con l’assegnazione di un
adeguato contingente di militari
che avranno il compito di presidiare anche le limitrofe zone di
interesse industriale e commerciale». I rappresentanti dell’autorità giudiziaria si sono soffermati «sugli importanti risultati conseguiti a seguito delle numerose
operazioni che hanno colpito le
organizzazioni criminali operanti nell’area della Piana consentendo l’arresto di numerosi
affiliati ed il sequestro di beni immobili e valori per un ingente valore complessivo».
Con il sindaco di Rosarno si è
poi approfondito il tema dell’accresciuta presenza di lavoratori
extracomunitari stagionali che
hanno dato vita a consistenti aggregazioni nel territorio di quel
comune. «In proposito – si legge l'Amministratore locale ha riferito di aver adottato ordinanze di
sgombero dell’ex fabbrica «Pomona», ove in atto sono presenti
circa 200 extracomunitari, e di
alcuni immobili del centro storico del comune anch’essi occupati
da lavoratori stranieri». Tripodi
ha anche reso noto che sono stati
completati i lavori di risistema-
Il prefetto Luigi Varratta
zione del centro di accoglienza sito in località «Testa dell’Acqua»
che sarà riaperto nei primi giorni
della prossima settimana ed
all’interno del quale potranno
trovare ospitalità circa 250
extracomunitari che saranno sistemati all’interno di containers
già utilizzati lo scorso anno e di
tende in corso di acquisizione. Si
è anche condivisa la realizzazione di un’altra struttura di accoglienza su un terreno confiscato
alla criminalità organizzata mediante l'utilizzo di altri 16 moduli
abitativi messi a disposizione del
Ministero dell’Interno, che saranno trasportati a Rosarno nelle prossime settimane. Quest’ultima struttura, è stato spiegato
dalle autorità, potrà ospitare,
una volta completati i lavori di
adeguamento dell’area, circa 100
lavoratori stagionali.
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Primo piano 9
Giovedì 15 dicembre 2011
Giovedì 15 dicembre 2011
24 ore
in Calabria
Un intero gruppo familiare accusato di traffico di sostanze stupefacenti La ’ndrangheta a Torino
Trasportavano
12 chili di coca
Arrestate sei persone tra Tropea e Ricadi. 17 gli indagati e 120mila euro
La cocaina nei villaggi
di GIANLUCA PRESTIA
VIBO VALENTIA - La droga arrivava dalla provincia partenopea per essere smerciata nei vari
villaggi turistici della costa vibonese. E quale miglior “sponsor” di Tropea e Capo Vaticano
per attirare potenziali acquirenti? Si fondava su questo l’attività
illecita messa in piedi dalla famiglia Accorinti, conosciuti come
gli “Ncinci”.
Un nucleo monolitico, come
l’ha definito ieri mattina il procuratore capo della Dda Vincenzo Lombardo nella conferenza
stampa relativa agli arresti
dell’operazione “Cerbero” condotta dai carabinieri dell’Aliquota operativa e della Compagnia di Tropea. Il bilancio del
blitz di ieri mattina all’alba parla
di cinque persone destinatarie
di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, una sesta a cui
sono stati concessi i domiciliari e
altre tre per le quali è stata emessa la misura dell’obbligo di dimora. A firmare il provvedimento il gip di Catanzaro Assunta
Maiore che ha dato seguito
all’informativa redatta dai militari dell’Arma e dal sostituto
procuratore della Dda, Giampaolo Boninsegna.
A cadere nella rete degli investigatori, Pasquale Accorinti 42
anni, di Santa Domenica di Ricadi, Giuseppe Accorinti, 30enne
di Tropea; Francesco De Benedetto, 26enne, pure di Tropea;
Giuseppe Marchese, 25enne di
La conferenza stampa dell’operazione “Cerbero”
Tropea; Nicola Zangone, 24enne di Tropea. Ai domiciliari
Agos Enrico Tropeano, 53enne
di Ricadi, impiegato presso l'Inpdap di Vibo Valentia, uno degli
insospettabili del gruppo. Le restanti tre persone per le quali il
magistrato ha emesso, come
detto, misure gradate sono Domenico Pugliese, di Spilinga,
Saverio Tranfo, di Tropea e
Francesco Romani, di Briatico,
tutti 25enni.
“Cerbero”, dall'inquietante
creatura mitologica del cane a
tre teste posta a guardia dell'Ade, fa supporre che l’inchiesta
sia solo ad un terzo dalla sua con-
Tribunale di Cosenza
Esecuzione n. 62/07+19/08
G.E. Dott. Giuseppe Greco
Custode e professionista delegato
Avv. Giuseppe Mastrangelo
Lotto 1: Comune di San Giovanni in Fiore (CS), via
Gramsci n. 373, appartamento piano 6° scala A, superficie circa mq 100 con circa mq 8 di balconi; composto
da ingresso, due ripostigli, disimpegno, salone, cucina,
due camere da letto ed un bagno, la tipologia dell’apppartamento è del tipo economico con buone opere di
finitura. Per quanto non precisato nel presente avviso ed
in merito alla descrizione dei beni, alla loro situazione
di fatto e di diritto, regolarità urbanistica, divisibilità dei
beni ecc. si richiama quanto esposto dal CTU arch.
Daniela Lavarra nella relazione depositata agli atti del
fascicolo processuale, dalla quale risulta che l’appartamento è stato costruito nel 1967 con conc. ed. n. 88
G.C. n. 2529 del 21.03.1968. Gravato da iscrizioni pregiudizievoli delle quali verrà ordinata la cancellazione
con il decreto di trasferimento, formalità espletata dal
professionista delegato a spese dell’aggiudicatario.
Vendita senza incanto 24.1.2012 h. 12,00 avanti al professionista delegato Avv. Giuseppe Mastrangelo presso il
suo studio in Cosenza, via Sabotino n. 49
Prezzo base Euro 76.570,00, con offerte in aumento in
caso di gara Euro 2.000,00.
Per la vendita senza incanto presentare offerte entro le
ore 12,00 dell’ultimo giorno non festivo che precede
l’udienza di seguito indicata presso la Cancelleria delle
Esecuzioni Immobiliari del Tribunale di Cosenza.
Data eventuale vendita con incanto 31.1.2012 ore
12,00 stesso luogo.
Prezzo base Euro 76.570,00, con offerte in aumento di
Euro 2.000,00.
Per la vendita con incanto presentare domande entro le
ore 12,00 dell’ultimo giorno non festivo che precede
l’udienza di seguito indicata presso la Cancelleria delle
Esecuzioni Immobiliari del Tribunale di Cosenza.
Maggiori informazioni presso il professionista delegato
nonchè Custode Avv. Giuseppe Mastrangelo
tel. 0984/76746, fax 0984/1810170 nei giorni ed orari di
ufficio o consultare i siti www.asteannunci.it e
www.asteavvisi.it
clusione. Per intanto, l’indagine
in esame ha preso spunto da un
danneggiamento ai danni di un
imprenditore locale che avrebbe
fornito elementi utili agli uomini della Benemerita i quali erano
riusciti ad individuare i presunti autori materiali. Messi sotto
intercettazione con il sospetto
che di una presunta attività
estorsiva, gli inquirenti hanno,
invece, scoperto il traffico di droga. E che traffico! Centinaia di
migliaia di euro andavano ad arricchire le casse dell’organizzazione che aveva iniziato a svilupparsi sul territorio nel periodo
storico in cui i La Rosa erano sta-
ti colpiti dalle operazioni messe
a segno dalle forze dell’ordine,
in particolare “Odissea”. Si affidava, nelle attività di spaccio, a
personaggi sconosciuti a polizia e carabinieri. I cosiddetti insospettabili. Professionisti, impiegati, semplici cittadini. Essi
rappresentavano lo stadio finale del traffico: cioé lo smercio.
Tra questi figurava Enrico
Agos Tropeano, l’impiegato dell'Ufficio provinciale Inpdap di
Vibo Valentia al quale gli Accorinti avevano affidato il compito
di magazziniere. Cooptato in un
momento di difficoltà della sua
vita sentimentale, gli “Ncinci”
hanno avuto gioco facile su di lui
prospettadogli facili guadagni e
compagnie particolari.
Oltre a lui decine erano i soggetti sui quali il gruppo poteva
fare sicuro affidamento per
piazzare massicce e periodiche
forniture di cocaina che veniva
distribuita anche a rispettabilissimi professionisti della zona.
Tra questi figuravano animatori turistici che rappresentavano
la falange di una mano che si era
propagata su tutto il comprensorio. Tutto questo fino a ieri
mattina quando è scattato il
blitz. Nella concitazione uno degli arrestati, Nicola Zangone, ha
tentato la fuga saltando la finestra della sua abitazione posta al
primo piano. Ma la caduta gli ha
procurato la frattura delle caviglie. A lui il provvedimento è stato, quindi, notificato all’ospedale di Vibo.
di PASQUALE VIOLI
SIDERNO - Bloccati a Torino con circa 12
chili di cocaina in auto e oltre 120 mila euro in contanti. A essere beccati dagli uomini dell'Arma sarebbero state due persone considerate vicine ai clan della 'ndrangheta della Locride.
La cosa però è stata tenuta sotto la massima discrezione e solo qualche giorno fa
è trapelata qualche notizia. Infatti il fermo delle due persone, si tratterebbe di
Carmelo Ielo e Domenico Trimboli, il primo di
Brancaleone il secondo
di Platì, risalirebbe a più
di un mese fa, ma l'accaduto sarebbe stato tenuto sotto traccia dagli investigatori che pare
stiano provando a risalire ai collegamenti che i
due della Locride avrebbero tra il Piemonte e la
Calabria. A bloccare Ielo
e Trimboli i carabinieri
del comando Provinciale di Torino che pare abbiano eseguito il
fermoaseguitodi controlli miratie pedinamenti costanti nei confronti di diversi
soggetti ritenuti contigui ai clan della 'ndrangheta. La cocaina sequestrata, si
parla di sostanza purissima, avrebbe
fruttato sul mercato illegale diversi milioni di euro.
Quello che stanno cercando adesso di
capire le forze dell'ordine è se il quantitativodidrogatrovato nell'autodeidueuomini della Locride stava per essere consegnato alle bande di spacciatori del torinese oppure era stato appena ritirato da un
carico più grosso conservato dagli affiliati dei clan nella provincia piemontese.
La droga
sequestrata
ha un valore
di milioni
di euro
Motta San Giovanni si mobilita e chiede un maggiore impegno
«Non dimenticate Francesco»
Appello degli amici di Azzarà a 120 giorni dal sequestro
di PAOLO VACALEBRE
Francesco Azzarà
MOTTA SAN GIOVANNI - A
Motta San Giovanni, durante
questi quatto lunghi mesi,
“nessuno mai ha smesso di
pensare a Francesco Azzarà,
di sperare nella sua liberazione, di essere conviti che tornerà a chiacchierare con noi”. A
120 giorni dal sequestro del
giovane logista di Emergency, il comitato “Francesco libero”, composto da amici, parenti e conoscenti di Azzarà, è
impegnato ad organizzare
una grande manifestazione
che si svolgerà, appunto, a
Motta, l'ultima settimana di
dicembre. «Abbiamo trascorso - scrivono - questi mesi nella
speranza di poter riabbracciare il nostro amico, più volte abbiamo sentito di rilascio imminente, di problema risolto, di
questione di giorni per poi dover ricominciare a contare le
ore, i giorni e i mesi». In questa
iniziativa, in programma, come detto, alla fine del mese di
dicembre, «è nostra intenzione coinvolgere quanti, in questo interminabile periodo,
hanno manifestato interesse
per Francesco attraverso i social network, il web, le lettere,
con la partecipazione alle nostre manifestazioni, la solida-
Ultimatum della Camera: sindaco o parlamentare
Traversa, 30 giorni per scegliere
CATANZARO - Michele
Traversa ha 30 giorni di
tempo per decidere se continuare a fare il deputato oppure il sindaco di Catanzaro.
La Camera, infatti, ieri ha
sancito in maniera perentoria lo status di incompatibilità dei sei parlamentari del
Pdl che , alla luce di una sentenza della Corte costituzionale, si trovano in una condizione di incompatibilità,
perché sindaci di un Comune con più di 20mila abitan-
ti. La Giunta per le elezioni,
in particolare - presieduta
da Maurizio Migliavacca ieri ha avviato la contestazione, stabilendo anche che
entro la metà di gennaio i diretti interessati dovranno
esercitare l’opzione, e questo per consentire che eventualmente i Comuni, che rimarranno senza sindaco,
possano andare al voto anticipato in primavera. L’attenzione ora è tutta per Traversa: chiaramente la vicenda ha importanti risvolti po-
litici ed è causa di fortissime
tensioni dentro al Pdl catanzarese, tanto è vero che ieri
Traversa ha avuto sul punto
un lungo colloquio con Angelino Alfano.
Traversa, infatti, ha sempre preso in considerazione
la possibilità di dimettersi
da sindaco, denunciando
una condizione di oggettiva
difficoltà nella gestione
dell’amministrazione comunale, per via soprattutto
della carenza di fondi.
g.v.
rietà espressa alla famiglia in
qualsiasi forma, dalla più
eclatante a quella più semplice e intima».
Il comitato “Francesco libero” inviterà a Motta San Giovanni, «che per un giorno vogliamo capitale di questa nostra Italia», tutte le autorità,
tutti i soggetti che in questa
vicenda hanno assunto un
ruolo «e ai quali chiederemo
un impegno ancora maggiore, una partecipazione attiva,
una manifestazione concreta
dell'interesse per questo ragazzo, figlio di questa comunità che lo ha visto giocare,
studiare, lavorare, impegnarsi per il sociale, realizzarsi nella vita». Dal Presidente della
Repubblica, al presidente del
Consiglio dei Ministri, passando per il Ministro degli
Esteri, l'Ambasciatore del Sudan in Italia, Emergency e tutte le istituzioni «che adesso, oltre alla simbolica esposizione
della gigantografia, vogliamo ancora più presenti, tutti
saranno interpellati.Ognuno
di loro sarà chiamato e sollecitato». «La nostra - spiega il comitato - non vuole essere una
manifestazione contro qualcuno, ma per qualcuno». E aggiunge: «Non vogliamo quelle risposte che debbono essere
date solo alla famiglia, ma vogliamo avvertire l'interesse
per Francesco, vogliamo una
dimostrazione che non è stato
abbandonato, dimenticato, lasciato al suo destino».
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BREVI
PRAIA A MARE
ARRESTO A LAUREANA DI BORRELLO
GRANDINETTI È IL VICARIO DELLA NAPOLI
Preso latitante legato alla camorra
Si fingeva impiegato e truffava anziani
Nuovo assetto regionale per i vertici di Fli
UN latitante, Alfredo Pappalardo, di 45 anni, è stato
catturato dalla Polstrada a Praia a Mare. L’uomo, che
secondo le accuse sarebbe legato alla camorra, è accusato di diversi furti e rapine perpetrati nelle aree di
servizio della zona.
SI spacciava per collaboratore dell’ufficio tributi del
Comune e in qualità di delegato alla riscossione truffava ignari anziani e pensionati. È l'accusa con la quale i carabinieri hanno arrestato a Laureana di Borrello
Mario Bevilacqua, di 39 anni.
RINNOVATO il coordinamento regionale di Fli, presieduto da Angela Napoli: vice coordinatore con funzioni viarie è stato nominato Francesco Grandinetti e
Componenti, mentre sono anche vice Maria Limardo e
Stefania Rota.
Isabella Internò convocata come testimone a Castrovillari nella nuova inchiesta sulla morte del calciatore
Bergamini, sentita l’ex fidanzata
L’avvocato della famiglia rivela in tv di aver ricevuto una lettera anonima
di FRANCESCO MOLLO
CASTROVILLARI – Dopo
ventidue anni Isabella Internò torna a parlare del caso
Bergamini. Nei giorni scorsi
l’ex fidanzata del calciatore
del Cosenza morto il 18 novembre 1989 in circostanze
misteriose, sarebbe stata
sentita di magistrati della
procura di Castrovillari che
hanno riaperto l’inchiesta
sull’omicidio “volontario” di
Denis; ma «a sommarie informazioni» come ci ha spiegato il suo avvocato, Massimo Florita, del foro di Paola,
ovvero nella sua veste storica
di testimone oculare. Una veste assolutamente tranquilla, tanto che al colloquio con i
procuratori non era presente neanche il legale. Non è dato sapere che cosa le abbiano
chiesto i magistrati, ma è facile ipotizzare – lo conferma
anche il difensore – che la
donna abbia ripetuto la versione già fornita durante i
due processi per omicidio
colposo a carico di Raffaele
Pisano, l’autotrasportatore
di Rosarno alla guida del camion sotto il quale – hanno
La protesta
attuata
qualche
tempo fa
dai familiari
di Denis
Bergamini
davanti
al tribunale
di Cosenza
stabilito quei processi – il
centrocampista ventisettenne si sarebbe “tuffato” con la
volontà di suicidarsi.
Nella medesima veste di testimone potrà essere sentito «qualora verrà ascoltato» ha
precisato l’avvocato Domenico Malvaso, volendo far intendere che ancora non è accaduto – l’ex camionista che
per equivoco era stato ritenuto morto e che ancora vive
a Rosarno. La sua condizio-
ne di imputato assolto nei
due gradi di giudizio, oggi lo
protegge da ogni possibile
incriminazione, anche qualora dovesse emergere che
non si trattò di suicidio.
Intanto ieri sera la trasmissione di Rai3 “Chi l’ha
visto?”si è occupata di nuovo
della vicenda. Nello studio
del programma Rai stavolta
c’era –oltre alla sorella Donata, e l’avvocato Eugenio Gallerani – anche il papà di De-
nis, Domizio, che ha raccontato quell’ultima sera nella
casa di Boccaleone d’Argenta, il lunedì precedente al fatto, e quella misteriosa telefonata, ricevuta dal giovane
all’ora di cena, che lo face sudare, tanto che il padre gli
disse: «se hai caldo togliti il
maglione»; e lui: «no papà,
non è il maglione; sono altre
cose».
L’avvocatoferrarese hainvece fatto sapere di aver rice-
vuto una lettera anonima,
nei giorni scorsi, recapitato
presso l’ordine forense della
città emiliana, ma non ha voluti svelare il contenuto della
missiva, poiché probabilmente contiene qualche “ipotesi”o qualche indicazione.
La trasmissione ha ricordato che sono attualmente in
corso le indagini scientifiche
dei Ris sullaMaserati, e sulle
scarpe, l’orologio e una catenina che Denis portava addosso il giorno della morte.
Oggetti sui quali sembrano
mancare completamenti le
prove del trascinamento del
corpo a opera del camion come invece hanno raccontato i
due testimoni.
Indagini, abbiamo appreso, che andranno avanti ancora per diverse settimane,
forse oltre il termine dei novanta giorni canonici che
scadrebbero il 5 gennaio
prossimo.
La trasmissione ha ancora
una volta evidenziato le incoerenze sugli orari degli
eventi e sugli spostamenti
della Maserati verbalizzati
dal brigadiere dei carabinieri Francesco Barbuscio che
raccolse le testimonianze
della ragazza, del camionista e del barista Mario Infantino dove la testimone andò a
telefonare.
Una puntata decisamente
orientata alla pista della droga,del trafficointernazionale di stupefacenti entro il
quale Bergamini poteva essere finito con il ruolo di “corriere”. Un’ipotesi avvalorata
dalla testimonianza dell’ex
massaggiatore del Cosenza,
Giuseppe Maltese, da sempre convinto di questo lato
oscuro del calcio cosentino e
suggestionata dalla recente
condanna a 8 anni per traffico di stupefacenti a carico di
Michele Padovano, ex dei Lupi e poi della Juve, che all’epoca esercitava – raccontano in
molti – un forte ascendente
su Denis.
Certo, per ora sono tutte
ipotesi e suggestioni, che solo la procura castrovillarese
potrà sciogliere. Ma non presto: il mistero è talmente fitto
che ai magistrati potrebbe
servire una proroga per sforare il termine di un anno
concesso per le indagini preliminari.
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Calabria 13
24 ore
Giovedì 15 dicembre 2011
Calabria 17
Scalea. I siti temporanei di rifiuti realizzati nell’alto Tirreno diventavano veri e propri depositi
“Giochetti” con le discariche
L’arresto di Francesco Rovito necessario per la condotta dell’indagato
di MATTEO CAVA
SCALEA – L'arresto di Francesco Rovito, amministratore unico della società Alto
Tirreno Cosentino Spa si è
reso necessario per la gravità dei fatti contestati. E'
quanto sostiene il Giudice
per le indagini preliminari
del Tribunale di Paola, Carmine De Rose, nell'ordinanza che dispone la misura
coercitiva.
Come è noto, Francesco
Rovito, è stato arrestato nei
giorni scorsi per una serie di
reati ambientali commessi
in vari centri dell'area cosentina dell'alto Tirreno. La
società Atc Spa si occupa della raccolta di rifiuti in vari
comuni e del trasporto nelle
discariche. La contestazione più grave che il Pubblico
ministero, il capo della Procura, Bruno Giordano, ha
sollevato nei confronti di
Rovito è proprio quella di
aver realizzato stazioni di
trasferimento non autorizzate e siti di deposito temporaneo di rifiuti senza alcuna
autorizzazione.
Francesco Rovito, assistito dagli avvocati di fiducia
Roberto Le Pera e Filice, dovrebbe essere sentito in giornata per l'interrogatorio di
garanzia. Attualmente è
rinchiuso nel carcere di Cosenza.
Perché il giudice ha ritenuto di dover disporre la misura coercitiva? È lo stesso
De Rose a sostenere “La
spregiudicatezza nel compimento della condotta delittuosa e, al contempo, l'insensibilità dell'indagato rispetto alle determinazioni
provvedimentali, sia delle
autorità amministrative,
con le quali la società da lui
amministrata di volta in volta si è interfacciata, che, soprattutto, della stessa Autorità giudiziaria, viste le vicende delle discariche di
Tortora e Santa Domenica
Talao”.
Insomma, nonostante siano stati segnalati più volte
possibili reati ambientali,
Rovito ha continuato a commetterli. E sono proprio i
giudici a definire un “giochetto” quello della “discarica abusiva, non autorizzata,
gestita in maniera pericolosa ed inquinante”.
Ogni qual volta tale giochetto veniva scoperto:
“Non sembra che l'indagato
abbia fatto altro, se non spostare e riallocare i vari siti di
realizzazione dei depositi di
rifiuti in altre aree del com-
Migliore il trend del Por
Pisl, presentate
104 domande
CATANZARO – Ha un «ottimo trend» la spesa del Fondo
Sociale Europeo. A riferirlo è
l’Autorità di Gestione del
Por/Fse Bruno Calvetta che
ha partecipato con i rappresentanti della Commissione
europea, dei Ministeri e delle
Amministrazioni regionali e
delle Province Autonome italiane a Roma ad una riunione
dove sono stati illustrati i dati
registrati sul Sistema di monitoraggio Monitweb. «In
particolare – informa una nota dell’ufficio stampa della
giunta regionale -, come dato
aggregato, il Programma
Operativo ha raggiunto al 31
ottobre 2011 il 40% degli impegni e superato il 20% dei pagamenti rispetto al Programmato e solo nell’ultimo anno
sono stati conseguiti livelli di
impegni e pagamenti rispettivamente del 26% e 12%.
L’acclarata performance del
Programma
conseguita
nell’ultimo anno di riferimento fa scattare la Regione
Calabria, per il FSE, ad un
119% di capacità di incremento del realizzato che la pone tra le prime della classe in
Italia, superiore ai livelli di attuazione finanziaria delle Regionidel Sudmaanche ditutte le Regioni del centro-nord,
fatta la sola eccezione della
Regione Piemonte».
Intanto sul Por arrivano
buone notizie sui Pisl, i Progetti integrati di sviluppo locale dove sono 104 le domande presentate: 41 provengono da Cosenza (pari al
39,42%), 29 da Reggio (pari al
27,88%), 17 da Catanzaro (pari al 16,35%), 11 da Vibo 11
(pari al 10,58%), 6 da Crotone
(pari al 5,77%). E riferirlo è
l’ufficio stampa della giunta
regionale.
I progetti per cui si richiede
un finanziamento riguardano tutte le tipologie di Pisl, in
testa quella dei Borghi di eccellenza con 28 domande (pari al 26,92%), seguono Qualità della Vita 27 domande (pari
Giacomo Mancini
al 25,96%), Sistemi Turistici
25 domande (pari al 24,04%),
Sistemi Produttivi 16 (pari al
15,38%), Mobilità Intercomunale 8 domande (pari al
7,69%).
Da una simulazione finanziaria, applicando le soglie
massime per provincia e per
tipologia, risulta una richiesta di risorse finanziarie di
1.932 milioni di euro, a fronte
di 350 milioni disponibili
(350 e non 406, perchè dalla
simulazione sono esclusi
«Spopolamento» e «Minoranze linguistiche»). Se si applicano le soglie minime il valore scende a 389 milioni, comunque superiore ai 350 disponibili. «Siamo molto soddisfatti delle tante domande
presentate - afferma l’Assessore al Bilancio e Programmazione Comunitaria Giacomo Mancini – in questi mesi
abbiamo profuso un grande
impegno per far conoscere le
potenzialità dei Pisl organizzando riunioni in ogni angolo della Calabria. I dati dimostrano che i comuni hanno
colto questa opportunità ed
ora si apre una nuova fase nella quale bisognerà valutare i
progetti. Entro aprile quelli
migliori verranno finanziati». Si tratta di 406 milioni di
fondi comunitari con ricadute importanti sul territorio.
prensorio dell'alto Tirreno
cosentino, senza neanche
minimamente pensare a
porre in essere lavori, bonifiche, ristrutturazioni, adeguamenti e messe in sicurezza dei luoghi occupati ed
utilizzati dalla società amministrata nell'ambito dell'attività
imprenditoriale
espletata”.
Si sostiene che tali reati
possano essere stati commessi con la “spinta ossessiva” dell'evidente “bisogno di
massimizzare gli utili ed evitare ulteriori spese, a totale
discapito della collettività e
mettendo in pericolo la salute e l'incolumità pubblica”.
Le esigenze cautelari deriverebbero dal fatto che Rovito:
“Non ha avuto alcuna remora a riallocare presso altre
vicine zone, dopo aver subito
a più riprese sia provvedimenti di sequestro che ordinanze amministrative di
sgombero e/o bonifica dei siti illecitamente e senza apposita autorizzazione utilizzati, le vere e proprie discariche a cielo aperto così strutturate, facendo di stazioni di
deposito temporaneo, veri e
propri luoghi di smaltimento non consentito, come nel
caso dell'area di Località
Pantano a Scalea”.
Violata la legge 24/09
Principe
contesta
bando Poli
d’innovazione
CATANZARO – Il capogruppo regionale del Partito Democratico, Sandro Principe
contesta l’operato della giunta regionale sul bando dei poli di innovazione perché «non
prende in alcuna considerazione la normativa regionale
vigente in materia di ricerca
ed innovazione tecnologica». Secondo Principe «vengono violati, infatti, gli artt.
4, 5 e 6 della Legge Regionale
n.° 24 del 17 agosto 2009
“Promozione della ricerca
scientifica e dell’innovazione tecnologica”, laddove si
prevede l’adozione di un piano triennale da parte del Consiglio Regionale, prima di assumere provvedimenti in
materia di ricerca che comportino l'utilizzo di fondi
pubblici. La finalità di questo
atto di programmazione è
evidente: stabilire, dopo
l’espletamento di un’approfondita procedura di coinvolgimento delle università, dei
centri di ricerca, di tutti gli
attori protagonisti del territorio in materia e della imprenditoria, in quali settori
prioritariamente intervenire, concentrando in essi le risorse disponibili in un triennio». «E' abbastanza evidente
– aggiunge Principe – che un
investimento in ricerca può
dare risultati concreti se le risorse si concentrano nei settori dove sussistano, ad un
tempo, professionalità, ricercatori ed università, che
hanno realizzato studi e ricerche in avanzata fase di elaborazione, e soggetti imprenditoriali in grado di utilizzare quegli studi e quelle
ricerche, per l’innovazione
di processo e di prodotto nelle
loro aziende. Inoltre, l'iniziativa è espressione della vecchia politica di intervento a
pioggia e, quindi,della dispersione delle risorse che,
con la finalità di accontentare tutti non producono, con il
loroimpiego, alcunrisultato
concreto».
L’imprenditore presenta denuncia contro la relazione Pecorella
«Mai avuto contatti con i clan»
COSENZA - E’stato battuto sul tempo France- questura, non era estranea una precisa strasco Rovito. Prima dell’arresto avvenuto ieri, tegia di uno degli operai, il quale guidava tutl’amministratore unico dell’Alto Tirreno co- te le manifestazioni di piazza, tenendo contatsentino Spa aveva presentato alla Procura ti con la stampa per dare maggiore risalto alle
della Repubblica di Cosenza un atto di denun- proteste, nel tentativo - non andato a buon ficia-querela contro ignoti. L’atto è stato pre- ne - di ingresso della Alto Tirreno Cosentino
sentato dal legale di fiducia di Rovito, gli av- SpA (società facente parte della società Corvocati Roberto Le Pera e Sabrina Mannarino, sortile Crati) nella «fetta di mercato» che la società Valle Crati stava per lasciare
per cautelarsi contro quelle che delibera. Del resto, la Alto Tirreno Cofinisce «le gravi falsità» contenute
sentino SpA, con sede in Scalea, ha
nella relazione della commissione
come amministratore unico Franparlamentare di inchiesta sulle atcesco Rovito, con precedenti per
tività illecite connesse al ciclo dei
omesso versamento dell’iva e per
rifiuti. In particolare Rovito conteassociazione a delinquere finalizsta quanto scritto a pagina 101 delzata all’emissione di fatture inesila relazione, laddove si legge che
stentiealla truffa.Inoltre,lastessa
«Il prefetto di Cosenza, Melchiorre
Questura di Cosenza ha rilevato
Fallica, ha riferito che le problemache per il perseguimento di tale ritiche economico-finanziarie, che
sultato l’imprenditore era affiancainvestono tutte le società miste per
to dalla cosca denominata «degli
la raccolta dei rifiuti, hanno provozingari », facente capo alla famiglia
cato un forte impatto sul territo- Franco Rovito
Abruzzese». Notizie queste che Rorio, anche sotto il profilo dell’ordine pubblico, in quanto – proprio con riferi- vito definisce assolutamente false e lesive
mento alla situazione della società Valle Crati non solo della sua immagine, ma anche di
– si sono verificate clamorose manifestazioni quella dell’azienda. Per questi motivi l’imdi protesta delle maestranze [...]. Peraltro - os- prenditore chiede alla Procura di individuare
serva il prefetto di Cosenza nella sua relazio- il responsabile della divulgazione di queste
ne (doc. 169/1) - a queste forme estreme di con- notizie che hanno indotto in errore prima il
testazione, secondo alcune risultanze inve- prefetto e poi la commissione parlamentare.
stigative riferite riservatamente dalla locale
m. cl.
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Giovedì 15 dicembre 2011
Giovedì 15 dicembre 2011
Il collaboratore di giustizia Marino fornisce nuovi elementi sulla morte dell’agente della Sicurtransport
«Fu Violi a uccidere Rende»
Quattro anni fa l’assalto al portavalori vicino all’ufficio postale di via Ecce Homo
di CLAUDIO CORDOVA
“FU Vincenzo Violi a uccidere la
guardia giurata Luigi Rende”.
Al suo “esordio” in aula, il nuovo
collaboratore di giustizia, Marco Marino, fornisce subito elementi nuovi agli investigatori. Il
giovane è stato chiamato a deporre sul conto di Carmine Macrì, uno dei soggetti accusati dell'assalto al portavalori della Sicurtransport in cui, l'1 agosto
2007, perse la vita proprio Rende. E' stato l'avvocato Generale
dello Stato, Franco Scuderi, a
sollecitare l'audizione del collaboratore di giustizia che ha spiegato di aver scelto di raccontare
le proprie conoscenze agli inquirenti per poter cambiare vita e
“mettere alle spalle gli errori del
passato”. Un percorso che Marino ha appena iniziato, avendo comunicato la propria volontà di
aiutare la giustizia nel settembre scorso.
Stando al racconto di Marino,
a bordo del furgoncino Fiat Doblò utilizzato dai rapinatori vi
erano, oltre a lui, Giovanni Battista Familiari, Giuseppe Papalia,
l'imputato Carmine Macrì e Vincenzo Violi, l'uomo che avrebbe
esploso il colpo fatale a Rende,
che tentò in tutti i modi di evitare
che i malviventi mettessero a segno la rapina. I primi a scendere
dal Fiat Boblò, dunque, sarebbero stati Papalia, Familiari e Marino: i tre sarebbero stati feriti da
Rende (Marino subirà l'asportazione della milza), mentre Macrì
e Violi, sfruttando l'azione degli
“apripista”, sarebbero riusciti a
fuggire, venendo arrestati solo
successivamente.
Per il fatto di sangue sono stati
condannati all'ergastolo in appello i fratelli Santo e Giovan
Battista Familiari, Giuseppe Papalia, Francesco Gullì e Marco
Marino. A Domenicoantonio Papalia vennero invece concesse le
attenuanti generiche e la pena
rideterminata in vent'anni di reclusione. Una sentenza che però
la Corte di Cassazione ha rinviato a un'altra sezione della Corte
d'Assise per il calcolo della pena.
Ergastolo anche in appello per
Vincenzo Violi, mentre Macrì,
attualmente imputato al cospetto della Corte presieduta da Fortunato Amodeo (Marialuisa
Crucitti a latere) il “fine pena
mai” è per ora limitato solo al primo grado. In tutti i processi si è
costitutita parte civile la famiglia Rende, rappresentata dall'avvocato Giulia Dieni, e la Sicurtransport, assistita dall'avvocato Francesco Arena.
Marino ha quindi rivelato di
conoscere l'identità dell'assassino di Rende e di aver appreso la
circostanza dal complice Papalia
con cui fu ricoverato in ospedale
in seguito alle ferite riportate
nello scontro a fuoco, avvenuto
in via Ecce Homo, zona sud di
Reggio Calabria. Nessuna menzione, invece, sul conto del collega di Rende, Antonino Siclari,
che secondo quanto dichiarato
da Marino in un interrogatorio
del processo d'appello a suo carico (un momento in cui il giovane
non aveva ancora deciso di collaborare con la giustizia) avrebbe
svolto il ruolo di basista, assicurando al commando che il colpo
sarebbe filato via liscio come l'olio.
La deposizione di Marino continuerà in un'ulteriore udienza,
dato che la Corte ha ammesso
gran parte delle richieste formulate dall'avvocato Leone Fonte,
difensore di Macrì: nel corso della prossima udienza, infatti, verrà ascoltato anche un medico, il
dottor Antonino Mandica, che
potrà riferire alcune circostanze
sul conto di Macrì. La deposizione di Marino, dunque, continuerà il prossimo 11 gennaio: entro
il 4 gennaio, invece, dovranno
essere depositati in cancelleria
eventuali altri verbali in cui il
collaboratore avrebbe riferito
circa la responsabilità di Macrì.
IL RACCONTO
Ecco come la banda preparava il colpo
Nelle parole di Santo Familiari i momenti salienti
di quella tragica rapina del primo agosto 2007
Isospetti degli investigatori si orientarono fin
da subito sui due fuggiaschi, Carmine Macrì e
Vincenzo Violi. Già il 2 agosto 2007, il giorno
dopo la terribile mattina in cui perse la vita la
guardia giurata Luigi Rende uno degli uomini condannati per la tentata rapina e per l'omicidio, Santo Familiari (fratello di Giovanni
Battista, rimasto ferito nel conflitto a fuoco),
racconta agli inquirenti le fasi preparatorie
dell'azione che il gruppo aveva intenzione di
mettere in atto: “Ieri mattina mio fratello Giovambattista mi ha raggiunto sul posto di lavoro chiedendomi se oggi potevo accompagnarlo a Reggio Calabria perché in compagnia di
altre persone avrebbe dovuto fare un “lavoro”,
che poi ho capito trattarsi di una rapina”. Santo Familiari, interrogato alla presenza dei
propri legali, fa però di più. Fornisce, infatti,
le identità dei complici con cui il fratello si sarebbe dovuto incontrare: “Mi sono fermato
con l'automobile in una parallela lato mare di
via Ecce Homo,dove vi era un Fiorinoo un Doblò bianco e quattro persone che aspettavano
mio fratello. Queste persone sono: “Pino della
tirrenica”(Giuseppe Papalia, ndr), Marco Marino di Arangea, Macrì, fratello della persona
con cui sono stato detenuto, Violi Vincenzo e il
fratello di Pino della tirrenica”. Tutti personaggi che verranno portati a giudizio e che i
vari tribunali considereranno colpevoli.
Quando ancora era ben lontano dalla scelta
di collaborare con la giustizia, anche Marco
Marino fornisce ulteriori dettagli sul “colpo”.
E' il 26 settembre 2007, meno di un mese dopo
la tragedia, quando Marino racconta le dinamiche della tentata rapina, in gran parte coincidenti con quanto affermato ieri in aula: “La
mattina in cui sono venuti a prendermi Battista e Santo, con la loro macchina, all'incirca
verso le sei o poco prima, ci siamo recati presso
una traversa di viale Calabria, vicino al Brico,
ove si trovava già parcheggiato un furgone
bianco; sono entrato nel retro del furgone, ove
c'erano altre tre persone e con me è entrato anche Battista”. Ma già nel settembre 2007 Marino raccontava della sequenza, ribadita ieri in
aula, con cui i complici si sarebbero mossi dal
furgone: “E' sceso per primo uno che non conosco, alto e magro, che guardava dai fori del
furgone e ci ha dato il via al momento in cui è
arrivato il blindato portavalori; poi è sceso un
altro, che non conoscevo; poi un terzo; io e Battista, o viceversa”. In ultimo un passaggio,
che lascerebbe presagire la presenza di un “basista”, da individuare, magari, nel collega di
Rende, Antonino Siclari: “Battista mi ha spiegato le modalità della rapina; era convinto che
le guardie giurate non avrebbero opposto resistenza”. Una circostanza che, però, non è
mai stata riscontrata.
cla. cor.
Luigi Rende, l’agente della SicurTransport ucciso nella rapina
Pasquale Tommasini spiega i rapporti con il consigliere regionale indagato
L’ex socio rincara la dose su Rappoccio
«Disse di distruggere le carte compromettenti»
NON solo le persone che Antonio
Rappoccioavrebbe truffato,maanche il suo ex socio rincarano la dose
sulle accuse nei confronti del consigliere regionale della Calabria, indagato dalla Procura di Reggio Calabria per corruzione elettorale. Pasquale Tommasini, già rappresentante della Iride Solare, una delle
società utilizzate da Rappoccio per
mettere in atto il proprio “sistema”,
nel corso di un interrogatorio, e ancor prima attraverso un memoriale, ha raccontato agli inquirenti le
dinamiche messe in atto dall'attuale consigliere per accedere a Palazzo Campanella. Rappoccio, infatti,
avrebbe creato delle cooperative
cheavevanoil compitodigestirealcune attività che andavano dalla sanità all'energia: tali aziende, tra cui
la Alicante, avrebbero bandito delle
selezioni per delle assunzioni. Tutto questo in piena campagna elettorale per le elezioni regionali, risultate poi favorevoli a Rappoccio.
Le assunzioni sarebbero dovute
scattare al termine di un concorso
in due fasi: una prova scritta ed una
orale. Rappoccio, dunque, avrebbe
promesso aiuti nella seconda prova, qualora i candidati lo avessero
appoggiato dal punto di vista elettorale nelle consultazioni regionali.
Un'indagine, quella sul tavolo
del procuratore aggiunto Ottavio
Sferlazza e del sostituto procuratore Stefano Musolino, che prende le
mosse da una lunghissima serie di
esposti presentata dall'ex presidente del consiglio comunale, Aurelio Chizzoniti, primo dei non eletti nella lista che ha visto trionfare
Rappoccio. E stando al racconto di
Tommasini, furono proprio gli articoli di stampa riguardanti le denunce di Chizzoniti a fargli sentire
puzza di bruciato: “Mentre mi recavo nei locali della società mi accorgevo che mancavano tutti i fascicoli
degli aspiranti al concorso”. Tommasini avrebbe detenuto, nel tempo, il 50% delle quote della Iride Solare, la società subentrata alla Alicante nella gestione dei fantomatici concorsi indetti da Rappoccio. E
proprio in questo periodo, antecedente alle elezioni, Rappoccio
avrebbe messo in atto la propria
singolare campagna elettorale: “Al
fine di controllare il consenso elettorale - spiega Tommasini - a tutte le
persone convocate venivano consegnate schede perché le stesse indicassero i voti che avrebbero prodotto ed al fine di mantenere alta la tensione del posto di lavoro, i giovani
disoccupati venivano riconvocati
per strategici “aggiornamenti”a fine febbraio e nelle prime settimane
del marzo 2010. Ovvero a ridosso
delle elezioni del 28 marzo 2010”.
E proprio qui scatterebbe il raggiro, allorquando Rappoccio verrà
eletto, raccogliendo circa 3000 voti
solo a Reggio Calabria. Perché dei
posti di lavoro promessi in cambio
dei voti all'interno di una misteriosa e non meglio precisata “multinazionale” non se ne saprà più nulla,
come specifica lo stesso Tommasini: “Secondo le mie oneste aspettative e quelle dei componenti la commissione d'esami, Rappoccio
avrebbe dovuto agevolare gli sbocchi occupazionali promessi; purtroppo ciò non è stato ed io che avevo
aderito al progetto soltanto perché
spinto dal mio innato spirito di servizio ho cominciato a sospettare
della effettiva esistenza della multinazionale della quale nessuno oltre
a Rappoccio conosceva e conosce il
nome”.
E non finisce qui, perché a detta
del suo ex socio, Rappoccio, preoccupato delle proprie condotte, denunciate alla magistratura e a mezzo stampa dall'avvocato Chizzoniti,
avrebbe effettuato un estremo tentativo di coprire le proprie tracce:
“Quando la stampa ha cominciato a
riferire delle iniziative giudiziarie
dell'avvocato Aurelio Chizzoniti,
l'onorevole Rappoccio ha impartito
precise disposizioni per distruggere tutta la documentazione compromettente che in un modo o nell'altro poteva essere riconducibile
alla campagna elettorale con particolare riferimento alle schede elettorali utilizzate per controllare i voti”. Un “ordine” che Tommasini
non eseguirà, fornendo a Chizzoniti il materiale necessario da portare
all'attenzione dei pm Sferlazza e
Musolino.
cla.cor.
BREVI
PENA RESIDUA PER UN 40ENNE
INDAGANO I CARABINIERI
Furto e armi, 18 giorni in carcere
Incendio distrugge una Seat Ibiza
GLI uomini dell’arma dei carabinieri della Stazione di Reggio Calabria-Catona, nella giornata di ieri, hanno tratto in arresto su ordine esecuzione,
per espiazione pena detentiva N.A., 40 anni, per
l’espiazione di una pena residua giorni 18 di reclusione poiché riconosciuto colpevole dei reati di
tentato furto aggravato e violazione in materia di
armi.
NELLA scorsa notte un incendio ha distrutto
l’autovettura Seat Ibiza di proprietà G.F., 51
anni. Sul posto sono intervenuti i militari
dell’arma dei carabinieri che hanno immediatamente avviato le indagini per capire le
dinamiche dell’ennesimo rogo che ha colpito
il mezzo di un privato cittadino di Reggio Calabria.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
26 Reggio
Un’associazione per rispondere ai problemi di Santo Stefano, Sant’Alessio, Laganadi, Calanna e Reggio
La Vallata del Gallico si mobilita
Nel sodalizio presieduto da Enzo Amodeo consiglieri e parlamentari
LA vallata del Gallico si mobilita per recuperare una identità che risponda alle esigenze
di sviluppo sociale ed economico che viene dalla sua base
variegata: una realtà che abbraccia la dorsale che va
dall’Aspromonte allo Stretto e
che risponde ai cinque territori di Santo Stefano, Sant’Alessio, Laganadi, Calanna, la nona circoscrizione di Reggio
Calabria e un numero consistente di centri abitati, tutti
uniti da una particolare varietà eco-ambientale e antropica
che ne fa una comunità poliedrica.
Su questa spinta circa trenta consiglieri provinciali, comunali, regionali e parlamentari della vallata hanno
costituito una associazione
denominata
Valgallico.
L’idea è quella di promuovere
un confronto politico, sociale
ed istituzionale sulle questioniriguardantiil territorioela
comunità della vallata del Gallico con spirito di operante
sussidiarietà; quindi valorizzare la storia ed il patrimonio
culturale e solidale della comunità per rafforzare ed elaborare linee guida dello sviluppo economico e di tutela
della qualità della vita.
Un obiettivo concertato e
che sarà in grado di attuare le
proprie finalità mediante attività di servizio, di studio, di divulgazione con conferenze,
convegni, manifestazioni e
pubblicazioni ed altre iniziative culturali; contribuendo,
ove possibile, con segnalazioni, sollecitazioni, prese di posizione e contatti diretti, a risolvere problemi sociali comunque segnalati dalla pubblica opinione e condivisi dall'Associazione.
Nel corso della prima assemblea costituente sono stati
eletti gli organi che risultano
dell'Amministrazione
nei
confronti dei cittadini singoli
od associati, portatori sia di
interessi pubblici che privati,
nonché di interessi diffusi.
L Osservatorio civico, territoriale è invece da intendersi
più come una iniziativa sperimentale per la conoscenza, la
condivisione ed il controllo
delle scelte operate in una comunità locale, che
un centro di raccolta studio e ricerca
veroe proprio,cuiè
candidato in questo work in progress del Valgallico,., tuttavia, anche in questa prima fase “osserverà”, per monitorarle e renderle materia di studio, le questioni più rilevanti concernenti le scelte amministrative, politiche e sociali del nostroterritorio eleinformazioni che le accompagnano.
Il Laboratorio territoriale è
poi il luogo dove istituzioni
pubbliche e cittadini si incontrano per mettere in pratica
una gestione condivisa delle
trasformazioni del territorio
fondata sui principi della partecipazione, dell'approccio integrato e della sostenibilità.
Nel Laboratorio territoriale
gli abitanti del Valgallico troveranno gli spazi aperti alla
discussione e valutazione dei
piani, programmi e progetti
con il duplice obiettivo di migliorare la vivibilità del quartiere e di promuovere
zione fra abitanti e attori locali
con esperti, progettisti, politici, tecnici dell'amministrazione pubblica e altri
rappresentanti istituzionali.
nicazione e l’ Agenzia culturale rappresenteranno infine il punto di riferimento privilegiato
per la conoscenza e
la strutturazione di
un pensiero territoriale. Mentre l’ufficio comunicazione
curerà l’immagine della vallata, l’Agenzia promuoverà attività e servizi culturali nel
comprensorio di competenza
sia attraverso interventi diretti, sia attraverso il sostegno e la collaborazione a progetti, proposte, eventi provenienti da Enti Locali, istituzioni, scuole, università e associazioni Incontri, dibattiti,
convegni e manifestazioni di
ogni genere saranno il corollario di tutte le attività.
Osservatorio
civico
e laboratorio
territoriale
Il presidente Enzo Amodeo e una panoramica da Calanna
così composti : Ufficio di Presidenza Presidente Amodeo
Enzo, Vice Presidente Malara
Francesco, Tesoriere Gangemi Francesco, Segretario
Pensabene Giovanni, Consigliere La Face Mario ed il Comitato dei Garanti : Presidente Romeo Paolo, Componenti
Araniti Pietro e Costantino
Francesco.
Occhio ai divieti
Variazioni
al traffico
per le feste
di Natale
Tutte personalità già fortemente impegnate nella salvaguardia e promozione del Valgallico e che per assicurare il
perseguimento degli obiettivi
che si sono dati, hanno predisposto un’adeguata struttura
organizzativa capace di coinvolgere le migliori risorse
umane e tutte le energie del
territorio.
A partire dall’ Ufficio del difensore civico che assicurerà
la tutela del cittadino, soprattutto per le materie non difendibili in sede giurisdizionale,
nei confronti dell'amministrazione. Suo compito sarà
quello di segnalare agli organi competenti gli abusi, le disfunzioni, le carenze, le omissioni, le negligenze ed i ritardi
L’UFFICIO tecnico del traffico, in occasione della manifestazione denominata
“Natale a Reggio”, in programma nelle
giornate del 17 e 18 dicembre, comunica
che ha effettuato una parziale rettifica
alle ordinanze n° 1018 del 6.12.2011 e
n° 1024 del 9.12.2011. Pertanto, il nuovo provvedimento, che disciplina la circolazione veicolare e la sosta nelle arre
interessate è stato così riformulato: divieto di sosta, con zona rimozione, ambo
i lati, dalle ore 21:00 del 16 dicembre alle
24:00 del 18 dicembre lungo le seguenti
Via e piazze cittadine: Piazza Duomo;
Via Miraglia nel tratto compreso tra la
Via Osanna e la Via Foti; divieto di circolazione, dalle 8:00 alle 21:00 del 17 e 18
dicembre nel Corso Garibaldi, nel tratto
compreso tra la Via XXI Agosto e la Via
Tommasini; Piazza Duomo, nel tratto
compreso tra il Corso Garibaldi e la Via
Campanella; Via Miraglia, nel tratto
compreso tra la Via Osanna e la Via Cattolica dei Greci; Via Miraglia, nel tratto
compreso tra la Via Cattolica dei Greci e
la Via P.Foti; Via Logoteta-S.F. da Sales,
nel tratto compreso tra la Via Campanella e la Via Miraglia.
In questa due giorni ritorneranno in
città i trampolieri e i babbi Natale. Sul
Corso Garibaldi, mentre si attende che
l’illuminazione natalizia finalmente si
accenda, ci saranno le offerte natalizie
dei negozi che hanno aderito alla manifestazione delle associazioni di categoria con sconti speciali in occasione delle
feste. Un modo per incentivare agli acquisti davvero esigui in questi tempi di
crisi.
Proventi destinati per macchinari e un’auto medica Il Mattia Preti e il Quotidiano con Stopndrangheta.it
Il calendario è solidale
con i vigili del fuoco
Due donne contro le ’ndrine
in un incontro al liceo artistico
di WALTER ALBERIO
A pochi giorni dalla scomparsa di Angela Casella, la
mamma coraggio che 22 anni fa commosse l’Italia incatenandosi
nel
cuore
dell’Aspromonte per la liberazione del figlio Cesare, un
incontro promosso da Mattia Preti e Quotidiano della
Calabria, in collaborazione
con Stop‘ndrangheta.it e associazione DaSud fa luce sul
lato femminile e spesso dimenticato della lotta alla
‘ndrangheta. Protagoniste
due figure simbolo: una
mamma, Angela, diventata
icona della resistenza anti‘ndrangheta
quando,
nell’estate del 1988, non esitò a trasferirsi da Pavia nelle
piazze della locride contro il
sequestro del figlio ad opera
dell’anonima sequestri calabrese. E una moglie, Marianna Rombolà: dopo l’omicidio del marito, il sindaco di
Gioia Tauro Vincenzo Gentile, ad opera della ‘ndrangheta, nel 1987, Marianna combatte in prima linea la sua
lotta per la giustizia. Ricostruisce, dentro e fuori le aule dei tribunali, i rapporti tra
le cosche mafiose della Piana
ed esponenti della politica e
dell’imprenditoria locale. E
si aggiudica per questo nel
1989 il premio Femme d' Europe. Dopo, come spesso accade, l’oblio. Le loro storie
sono il primo tassello di un
percorso nelle “Storie e memorie dell’anti- ‘ndranghe-
UNA raccolta di fondi per l’acquisto di un’autovettura, utile all’assistenza domiciliare
svolta da Aido, Adspem e Ail e
di una macchina diagnostica
per l’attività dell’Adspem. E’
questo l’obiettivo della sezione reggina dell’Associazione
Nazionale Vigili del Fuoco
che, con il patrocinio dell’Amministrazione Provinciale e
del Comando Provinciale dello stesso Corpo, hanno realizzato il calendario 2012 dei Vigili del Fuoco.
Una iniziativa presentata
nella mattinata di ieri, presso
la sala Biblioteca di Palazzo
Foti alla presenza del Presidente della Provincia, Giuseppe Raffa, il primo a prendere la
parola in conferenza stampa
per fare gli onori di casa: «Sono felice per l’iniziativa messa
in campo dai Vigili del Fuoco e
per la rinnovata stretta collaborazionecon laProvincia.La
donazione dei proventi risulta
essere un gesto simbolico
estremamente importante in
tempi difficili». Per Giuseppe
Megale, presidente della sezione reggina dell’Associazione Nazionale VdF, ha parlato
dell’iniziativa non solo come
un isolato gesto di solidarietà,
masoprattutto come«stimolo
a fare di più per sensibilizzare
le famiglie ai problemi della
gente». Megale, inoltre, si è
detto raggiante per le iniziative che vedono i Vigili del Fuo-
La presentazione del calendario
co all’interno delle scuole per
insegnare e sensibilizzare i ragazzi alla sicurezza:«Si sta investendo molto per divulgare
l’educazione alla sicurezza e i
riscontri sono più che positivi», ha affermato Megale.
Il Direttore regionale dei Vigili del Fuoco, Claudio De Angelis , ha evidenziato l’aspetto
informativo del calendario
che illustra i vari lavori svolti
dal Corpo dei Vigili del Fuoco.
Parole di apprezzamento e
gratitudine arrivano da Caterina Muscatello di Adspem
verso i Vigili del Fuoco, per il
gesto di solidarietà, e nei confronti della politica di Palazzo
Foti.Il calendario potrà essere
acquistato, rivolgendosi alla
sezione reggina dell’Associazione, al costo di cinque euro.
LA PRECISAZIONE
I rinviati a giudizio
non sono dell’Etr
IN merito all’articolo pubblicato su il Quotidiano , in
data 13 dicembre, dal titolo
“A processo due dipendenti di Etr”, Equitalia Sud,
dopo aver fatto le opportune verifiche precisa che le
due persone rinviate a giudizio, per accesso abusivo
all’anagrafe
tributaria
reggina, alle quali si fa riferimento non sono dipendenti Equitalia Etr, oggi
Equitalia Sud Spa dopo
l’incorporazione per fusione avvenuta il 1° ottobre.
Angela Casella, madre di Cesare, scomparsa pochi giorni fa
ta: i protagonisti, le vittime,
l’immaginario” che toccherà, sotto la guida di
Stop’ndrangheta.it e associazione DaSud, anche il tema
dell’immaginario
dell’anti’ndrangheta e la vicenda di una vittima, Giuseppe Valarioti, insegnante
precario e uomo politico ucciso a Rosarno nel 1980,
all’età di 30 anni.
A parlarne, insieme alla
giornalista del Quotidiano
Elisabetta Viti, e alla professoressa del Liceo artistico
“Mattia Preti”, Viviana De
Blasio, Cristina Raso, avvocato; Romina Arena, ricercatrice freelance, e Francesca Chirico – giornalista
esperta in narco-mafie e cofondatrice dell’associazione
Sud insieme ad Alessio Magro e Danilo Chirico. Sono
attivisti di Stop ‘ndrangheta.it, il primo archivio web
multimediale e multipiattaforma, dedicato alla criminalità organizzata calabrese
e alla storia e ai protagonisti
dell’anti ‘ndrangheta, nato
nel 2009 da un’idea dell’associazione “DaSud”. L’iniziativa di oggi, dalle 15,
nell’aula magna del liceo artistico fa parte del progetto
“Comunicare la legalità”,
promosso dal liceo di Reggio
in partenariato con il Quotidiano della Calabria, iniziativa “Le(g)ali al Sud, progetto per la legalità in ogni
scuola” nell’ambito del Pon
Fse 2007-2013 “competenze
per lo sviluppo”.
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Reggio 27
Giovedì 15 dicembre 2011
34
Redazione: via D. Correale, 13 - 89048 Siderno (Rc) - Tel/Fax 0964.342451 - E-mail: [email protected]
Nella sentenza “Reale” la pronuncia della Cassazione evidenzia le responsabilità dei politici
Fatale è l’incontro con i boss
In molti si recarono al cospetto della famiglia Pelle a chiedere sostegno
di PASQUALE VIOLI
SIDERNO - «Il momento in
cui si consuma il delitto di
un politico che chiede voti alla 'ndrangheta coincide con
quello in cui avviene l'incontro del consenso tra i promettenti, e non nel momento in cui le prestazioni, ad
elezione avvenuta, vengono
adempiute».
Recita così il passo di una
sentenza della Cassazione
che di fatto colloca il reato di
scambio di voti ed eventuale
concorso esterno in associazione mafiosa non quando
un politico, assunta la carica dopo l'elezione, restituisce in termini di favori il tornaconto ai clan, ma nello
stesso momento in cui avviene l'incontro tra il candidato
e il boss.
E la pronuncia della Suprema Corte è uno dei passaggi fondamentali delle oltre 200 pagine della sentenza “Reale”, arrivata dopo il
processo scaturito dal biltz
del Ros dei carabinieri che
ha fatto finire in carcere
molti esponenti della cosca
Pelle “Gambazza” di San Luca e diversi personaggi di
spicco della 'ndrangheta di
Reggio Calabria. Ma a finire
nelle carte dell'inchiesta furono anche alcuni candidati
alle elezioni regionali del
2010, tra cui l'ex consigliere
regionale Santi Zappalà,
scagionato dall'accusa di
concorso esterno in associazione mafiosa ma condannato a 4 anni sostanzialmente per corruzione elettorale.
E per i giudici di Reggio
Calabria sia Zappalà che gli
altri candidati non potevano
non conoscere e non sapere
con chi si stavano rapportando. Infatti nelle motivazioni della sentenza è ampio
il capitolo deidicato alla fa-
miglia Pelle di San Luca, e a
Giuseppe Pelle, considerato
vertice del clan e nell'abitazione del quale tra insospettabili e boss si discuteva di riti di affiliazione, affari e politica. Per i giudici reggini le
risultanze probatorie analizzate dimostrerebbero non
solo che la consorteria Pelle
“Gambazza” è esistente, ma
anche che costituisce una
delle cosche più potenti della
'ndrangheta.
Dai dialoghi intercettati
nel febbraio del 2010 a Bovalino è emerso che, quella dei
Pelle, “costituisce - scrivono
i giudici - una cosca di vertice nel mandamento jonico
essendo Giuseppe Pelle, in
qualità di esponente di primo piano, legittimato ad interloquire con rappresentati di altre famiglie interessa-
te nella nomina del capo locale di Roghudi.
Lo spessore e l'importanza della famiglia Pelle è
emerso anche dalle conversazioni esaminate nel corso
delle quali Giovanni Ficara,
esponente di spicco della
storica cosca Ficara-Latella,
operante nella zona di Croce
Valanidi, riconosceva alla
famiglia “Gambazza”, a causa della sua compattezza, un
prestigio superiore a quello
dei Ficara dichiarandosi disponibile a stringere un'alleanza, anche in posizione
subordinata, con i Pelle e sostenendo che gli esponenti
della cosca Licara-Latella
avrebbero potuto «comandare Reggio Calabria, averla nelle nostre mani” se solo
fossero stati uniti come i
“Gambazza”.
Giuseppe Pelle
Un carabiniere durante la fase di intercettazioni
I giudici reggini richiamano le carte dell’indagine “Crimine”
In Lombardia ci sono 20 locali
con 500 persone affiliate ai clan
Il Tribunale di Reggio Calabria
SIDERNO - Secondo i giudici di Reggio Calabria le conversazioni intercettate nel corso dell’indagine “Reale”si è
accertato che la “ndrangheta” è una
organizzazione unitaria, suddivisa in
tre distinti mandamenti, quello ionico, quello della “piana” cioè tirrenico e
quello di Reggio Calabria centro, tutti
facenti capo ad un organismo di vertice denominato “La Provincia” e quelle
relative alla ricerca di una strategia
unitaria dell'organizzazione nei suoi
rapporti con la “politica”si combinano
in maniera assolutamente armonica
con quanto emerso nell'ambito delle
indagini e del processo. E nelle pagine
della sentenza si parla anche dell’in-
chiesta “Crimine”, in cui si è avuto modo di accertare che il principio di unitarietà dell'organizzazione comporta
anche la possibilità di lasciare significativi margini di autonomia per le singole articolazioni dell'associazione,
come è avvenuto per i locali operanti in
Lombardia dove la 'ndrangheta si è
diffusa attraverso un vero e proprio
fenomeno di colonizzazione, cioè di
espansione su di un nuovo territorio,
organizzandone il controllo e gestendone i traffici illeciti, conducendo alla
formazione di uno stabile insediamento mafioso, organizzato in 20 locali per complessivi 500 affiliati circa.
p.v.
Monasterace. Investigatori al lavoro anche se non viene esclusa l’ipotesi corto circuito
Indagini aperte dopo l’incendio
Le fiamme sarebbero partite da uno dei bagni della struttura di via Papaleo
di VINCENZO RACO
MONASTERACE - Si propende
per l'ipotesi corto circuito, del resto la prima lanciata dal nostro
giornale, nel commento del fatto
di cronaca che ha riguardato l'incendio di una parte della biblioteca comunale, quella per così dire
meno nobile quanto
essenziale quello del
wc.
Ad un giorno dal
fatto di cronaca del
martedì, gli lsu/lpu
in servizio presso il
comune ionico hanno ripulito quasi tutto quello che c'era da
pulire a cominciare
dalla fuliggine presente nella sala convegni in cui è incastonata la biblioteca comunale, sita in via
Giorgio Papaleo, nell'ex mercato
coperto.
La biblioteca come detto non ha
subito nessun danno visibile,
quindi i libri e tutto il materiale
didattico sono per fortuna a posto, meno male, altrimenti oltre
al danno la beffa.
Sul posto come ricordato ieri si
sono precipitati i vigili del fuoco
della compagnia di Siderno che
Rientra
la pista
del rogo
doloso
Il bagno della biblioteca dal quale è partito l’incendio
una volta giunti sul posto hanno
perfezionato l'intervento dando
un occhiata a quanto accaduto
nell'interno di quell'edificio che
ospita un nuvolo di associazioni
oltre che la sezione della guardia
costiera di Monasterace. Sul posto anche i carabinieri di Monasterace guidati dal maresciallo
Antonio Longo che stanno indagando sul rogo di martedì mattina.
Carabinieri che come del resto i
vigili del fuoco non hanno escluso nessuna delle ipotesi possibili,
anche perché in questi casi è bene
accertarsi di tutti gli elementi
possibili per poter con certezza
stilare un referto sulla natura
dell'incendio. E' però preponderante la pista che porta ad un corto circuito del cosiddetto scaldino elettrico.
Una via maestra supportata da
una serie di indizi concatenanti
che fanno presuppore all' assenza di dolosità. Il primo indizio
non da poco è dato dal fatto che
nelle porte d'ingresso della biblioteca comunale non vi fossero
segni di effrazione e visto che le
stanze erano chiuse a chiave e le
chiavi erano in possesso di poche
e qualificate persone sembra da
escludere quindi che qualcuno si
sia inserito nei locali della biblioteca stessa. In più non vi erano
segnali di liquido infiammabile
presenti nell'edificio.
Poi il rogo è partito e si è fermato nel wc della blioteca senza toccare libri o altro, vogliamo credere che se vi fosse stato uno o dei
malintenzionati non sarebbero
partiti dal wc per fare danni ma
avrebbero dato una bella ripulita
per così dire al materiale didattico. Come si è formato il focolare?
In pratica forse per una volteraggio eccessivo è scattata una fiamma che ha bruciato la parte di plastica che è inserita sotto lo scaldino, da lì è partito tutto il focolare
che ha letteralmente inondato di
fiamme il wc della biblioteca.
Una fatalità di quelle più fastidiose possibili che hanno reso
più cupo questo natale monasteracese 2011, che disdetta.
Omicidio Romeo
Per Marando
condanna
a 20 anni
di carcere
SIDERNO - Il gup di Torino Alessandra Bassi ha
condannato a 20 anni di
reclusione per concorso
in omicidio volontario
Domenico Marando, di 45
anni, ritenuto il mandante dell’omicidio dell’odontotecnico Roberto Romeo,
avvenuto in un agguato a
Rivalta di Torino (Torino)
il 30 gennaio 1998. Il gup,
al termine dl processo celebrato con rito abbreviato, ha accolto le richieste
dei pm Roberto Sparagna
e Monica Abbatecola. Marando si trova nel carcere
di Rebibbia, a Roma, in
quanto condannato per
altri delitti di 'ndrangheta. Roberto Romeo, giovane odontotecnico di origine calabrese, fu raggiunto da numerosi colpi di pistola mentre si trovava in
strada. I Carabinieri accertarono che il delitto fu
l’ultimo episodio di una
lunga faida tra cosche rivali per il predominio sul
controllo del territorio e
sul traffico degli stupefacenti nel torinese. L’esecutore materiale del delitto fu identificato in Antonio Spagnolo, 51 anni, la
cui posizione è stata stralciata dando vita a un procedimento separato.
Un delitto commissionato
dall’ndrangheta,
quello di Roberto Romeo,
avvenuto il 30 gennaio
1998, che inizialmente fu
ritenuto legato al mondo
dell’usura. Si è scoperto
invece che fu l’ultimo episodio di una lunga faida
tra organizzazioni criminose rivali per il controllo
del territorio e del traffico
di stupefacenti nel Torinese. Tutto ebbe inizio il 3
maggio 1996, quando
Francesco Marando, 37
anni, fratello di Domenico e di Pasquale (latitante), venne trovato morto
in un bosco a Chianocco. Il
suo corpo era crivellato di
proiettili e carbonizzato,
tanto che l’identità fu ricostruita soltanto grazie
alla fede.
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Locride
Giovedì 15 dicembre 2011
38
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Dentro il salone del “Vecchio lume” i Maio affiliavano le nuove leve e assegnavano le cariche
Nel bar i “battesimi” di mafia
Il locale pubblico di San Martino era gestito da Pasquale Hanoman
IL PARTICOLARE
di GIOVANNI VERDUCI
TAURIANOVA - Dentro il bar “Vecchio lume” di via Garibaldi a San Martino di Taurianova non si vendevano solo caffè ma si celebravano i“battesimi”di ‘ndrangheta. Dietro al bancone del suo bar Pasquale Hanoman riceveva gli accoliti del gruppo criminale operativo nella piccola frazione di Taurianova e, insieme ai boss, si adoperava nel
distribuire le nuove cariche o effettuare le
iniziazioni.
Gli investigatori del comando provinciale dell’Arma di Reggio Calabria, coordinati
dal colonnello Pasquale Angelosanto, ne
sono convinti e per sostenere questa tesi accusatoria hanno portato a corredo investigativo le immagini riprese dal sistema di video sorveglianza operativo nel territorio di
San Martino di Taurianova.
Il 24 aprile di quest’anno, nel giorno di Pasqua, il bar “Vecchio lume”era aperto e, per i
magistrati della Procura antimafia di Reggio Calabria guidati da Giuseppe Pignatone,dietro lesuevetrinesi sarebbetenutoun
summit di ‘ndrangheta. Alcuni dei partecipanti sarebbero entrati “spogliati” e sarebbero usciti con in “dote”una carica mafiosa.
A meno di quindici giorni di distanza dal
summit di Pasqua, poi, il
gruppo criminale operativo a San Martino di
Taurianova torna a riunirsi. Le telecamere della video sorveglianza registrano anche questo
incontro. E’ il 4 maggio
scorso e dentro il bar
“Vecchio lume” si ritrovano elementi di spicco
della
cosca
Maio.
All’esterno dell’esercizio commerciale, in funzione di vedetta, sostava
Francesco: il figlio di Pasquale Hanoman.
«La natura illecita
dell’incontro - scrivono
gli investigatori dell’Arma - veniva svelata dalla
seguente dinamica degli eventi. Dopo l’ingresso in rapida successione
all’interno del locale di
vari soggetti, il giovane
Francesco Hanoman si
poneva sul ballatoio antistante il bar in evidente
atteggiamento di vedetta. Tale funzione veniva
L’aggiunto Prestipino
confermata allorquando Francesco Hanoman, scorgendo in lontananza duepattuglie dei Carabinieriche si
avvicinavano percorrendola ViaGaribaldi,
temendo evidentemente un controllo diretto al suo bar, correva subito all’interno dando l’allarme alle persone ivi presenti».
L’allarme lanciato dalla vedetta per l’arrivo dei carabinieri provocò la fuga dal bar di
tutti i partecipanti al summit.
«Infatti, dopo la messa in allerta - spiegano i carabinieri nel decreto di fermo - nessuna delle persone precedentemente entrate
nel bar usciva dall’ingresso principale, proprio per evitare di essere notate dalle pattuglie. Deve pertanto ritenersi che tutti i partecipanti siano fuggiti da una delle due
uscite secondarie del bar (non inquadrate
dalla telecamera). Che infatti essi si siano
dati alla fuga da un’uscita secondaria veniva provato poco dopo allorquando Gaetano
Merlino, facendo capolino dal vicoletto
adiacente al bar, controllava dapprima se la
situazione si fosse normalizzata, dopo di
che, con fare disinvolto, si allontanava. Subito dopo transitavano effettivamente davanti all’esercizio pubblico gestito dagli Hanoman le due pattuglie che, contrariamente a quanto temuto dagli indagati, non si
fermavano al bar».
Le intercettazioni telefoniche, poi, consentivano la quadratura del cerchio. «Che lo
scopo delle riunioni indette presso il suddetto locale - si legge infine - fosse quello di
permettere lo svolgimento in segreto ed al
sicuro di cerimonie battesimali, si ricava
dalle conversazioni ambientali intercettate
nel veicolo Pasquale Hanoman ed intercorso fra lo stesso e Panuccio Giuseppe. Nelle
stesse, Hanoman sponsorizzava, colloquiando con il capo ‘ndrina, le “candidature” di Stefano Nava quale picciotto e Carmelo Hanoman quale camorrista e veniva indicato il giorno di Pasqua come data per lo
svolgimento del relativo cerimoniale».
A Pasqua
si tenne
un summit
fra i sodali
del gruppo
La fontana limitava
la giurisdizione
TAURIANOVA - La “giurisdizione
mafiosa” della cosca Maio erano stati
fissati. Per evitare problemi con le altre cosche presenti ed operanti sul
territorio di Taurianova e del suo circondario, infatti, erano stati fissati
dei paletti, dei limiti di competenza
territoriale e criminale.
E’ sempre Pasquale Hanoman,
parlando dentro la propria autovettura, a spiegare ai magistrati della
Direzione distrettuale antimafia di
Reggio Calabria i meccanismi che
avevano soprasseduto a tale decisione.
Nella ricostruzione dei fatti offerta
da Pasquale Hanoman al suo diretto
interlocutore la divisione del territorio sarebbe stata il frutto di dissidi
sorti con altri gruppi criminali. «Dato che ci sono state - spiega Pasquale
Hanoman al suo interlocutore - hanno diviso fino alla fontanella, dal
campo verso sotto va con San Martino, mentre dal campo verso sopra va
con Taurianova».
gio. ve.
Il procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, e il collega di Palmi, Giuseppe Creazzo
Gli indagati avevano paura di essere intercettati
«Qui è pieno di cineprese»
i timori di boss e picciotti
di ANTONINO RASO
TAURIANOVA - Il sospetto che qualcosa dei loro traffici potesse venire scoperto, i presunti affiliati alla cosca
Maio di San Martino, lo covavano da
tempo. Questo particolare, ritenuto
dagli inquirentimolto utile aifini investigativi, emerge con chiarezza in alcuni stralci di intercettazioni riportate
nelle pagine dell'ordinanza emanata
dalla Direzione distrettuale antimafia,
nell'ambito dell'operazione “Tutto in
famiglia”.
Durante un colloquio, avvenuto il 31
marzo 2011, tra Giuseppe Panuccio,
che secondo l'accusa sarebbe personaggio preminente della cosca Maio
(presunto Capo 'Ndrina), e Pasquale
Hanoman, altro affiliato di spicco della
Società Maggiore, i due uomini convenivano sulla maggiore attenzione prestata nei tempi passati dagli apparte-
nenti alle organizzazioni criminali per
sfuggire a qualunque forma di controllo da parte delle Forze dell'ordine
cui seguiva una migliore riuscita delle
loro operazioni illecite.
“Lo hai saputo che San Martino è pieno, pieno di cineprese? - così diceva Panuccio al sodale nella conversazione
avvenuta nell'automobile di Hanoman
- San Martino è pieno di cineprese, pieno di cineprese, state attenti chissà ce
ne qualcuna nascosta… che veniamo
tutti fotografati, è pieno di cineprese,
non ci possono arrestare perché non
hanno trovato niente…”.
Ma dalle conversazioni tra “Peppino”
Panuccio e Pasquale Hanoman emerge
anche dell'altro: da una parte il ruolo
centrale di Michele Maio (capo società
dell'omonima cosca) nelle dinamiche
malavitose della Piana, dall'altra “una
fitta rete di interessi nascenti da pregresse attività “mafiose”e quindi illeci-
te, che confermerebbero l'ipotesi degli inquirenti riguardo l'esistenza
di “un consorzio
delle cosche”. Il 10
aprile 2011 Panuccio raccontava ad
Hanoman di un summit avvenuto con
esponenti di rilievo della locale di Rizziconi, in particolare dei Mazzaferro: «Ieri sera ero con Chele (Michele)…inc…,
mi hanno fatto …inc…, capo locale
compare Rosu (Rosario), capo società
Peppino Mazzaferro e capo …inc…il nipote di Carmine Alvaro…».
Secondo la tesi degli inquirenti, dunque, la cosca Maio di San Martino sarebbe parte integrante del sistema malavitoso della Piana di Gioia Tauro da
anni, parteciperebbe ad importanti
summit tra locali, e sarebbe radicata
sul territorio da decenni.
Pasquale
Hanoman
uno dei
principali
indagati
della cosca
di San
Martino
I vertici delle ’ndrine Maio ricevono una soffiata sull’inchiesta della Distrettuale antimafia
La “spiata” agli amici di Luca Surace
TAURIANOVA - Già diversi mesi fa i vertici della cosca Maio di San Martino erano al
corrente di indagini sul loro conto.
Dalle intercettazioni riportate nell'ordinanza emessa dalla Direzione distrettuale
Antimafia a carico della presunta cosca
Maio, emergerebbe anche il nome di Luca
Surace, personaggio già noto agli inquirenti e coinvolto nell'inchiesta denominata “Crimine 2”,
operazione che ha
portato nel marzo
del 2011 al fermo di
diverse decine di affiliati alla 'ndrangheta reggina. Arrestato come presunto esponente della “società”di Rosarno, Luca Surace,
classe 1976,avrebbe
Pasquale Maio
avvertito in tempi non sospetti Giuseppe
Panuccio (presunto capo 'ndrina della cosca Maio) del fatto che anche la locale di San
Martino fosse destinataria di indagini giudiziarie.
La “soffiata” di Sorace mette in allarme
Panuccio, e la sua preoccupazione emerge
da un'intercettazione ambientale registrata lo scorso aprile. Parlando con Pasquale
Hanoman ePasquale Maio,classe 1977,in
data 14 Aprile 2011, Panuccio comunica le
informazioni fornitegli da Luca Surace.
Panuccio: «vedete che per noi… per noi
stanno indagando, non pensate che…»;
Hanoman:«Loso»; Panuccio:«Nonpensate che non c'è niente, chissà quante …inc…
che mettono in tutti i posti …inc… Eh…
eh… eh… e succede che …inc… spacciano
…inc… appena ci muoviamo se sanno tanto ci arrestano, se non sanno non sanno ,
ma se sanno tanto …non vedi che …inc…»;
Hanoman: «Ma se …inc… hanno mandato
pure in altri paesi, cioè non e che puoi dire
…inc… solo San Martino»; Panuccio: «Sai
cosa c'è di buono in questo minuto a San
Martino? Eh! …inc… chiuso che hanno
detto che li ci sono faide e quindi “i locali”
sono chiusi… E loro sanno che è chiuso …
loro sannoche èchiuso, peròsotto sottoindagano»; Hanoman: «Si, di indagare indagano ugualmente»; Panuccio: «A me hanno detto che su di me sanno tutto…e chi me
loha dettosa,Luca Suracemiha detto:“vedete che ho sentito nominare un matrimonio di Panuccio”, e poi …».
A questo punto Pasquale Hanoman e Pasquale Maio vengono messi al corrente della soffiata di Surace, ed invita alla prudenza i due sodali perché: «stanno passando
guai, specie i Longo, …inc…i figli…è brutto… brutto… brutto…vedete che per noi…
per noi stanno indagando, non pensate
che…».
ant. ra.
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Piana
Giovedì 15 dicembre 2011
L’associazione umanitaria ha allestito un ambulatorio medico per il popolo dei migranti
Emergency sbarca a Rosarno
Raccolta di indumenti e alimentari degli studenti del liceo scientifico “Piria”
di KETY GALATI
ROSARNO - Continuano nella
città di Rosarno i piani di intervento solidali per i migranti attuati dalle associazioni
umanitarie.
Martedì scorso è arrivata a
Rosarno “Emergency”. L'associazione ha installato un
ambulatorio mobile nei pressi
dell'ex Pomona, l'ex fabbrica
di agrumi, dove attualmente
vivono ammassati oltre 500
africani.
Il mega ambulatorio illuminato da potenti riflettori è stato immediatamente invaso dagli extracomunitari, i quali,
avevano bisogno di molte cure
mediche, viste le condizioni
precarie a cui sono costretti a
vivere. Emergency ritornerà
a Rosarno. Il loro servizio è
previsto due volte a settimana.
Intanto al liceo scientifico
“Raffaele Piria” di Rosarno,
persiste un centro di raccolta
di indumenti, coperte e cibo,
che saranno distribuiti dagli
studenti agli immigrati. E'
stata un'idea della dirigente
scolastica Mariarosaria Russo, quella di attrezzare parte
della palestra del liceo a centro
di raccolta. Non poteva essere
altrimenti in un momento come questo di estrema emergenza umanitaria. Per divulgare la notizia del centro di
raccolta, nei giorni scorsi, la
Russo, ha lanciato un appello
a tutte le associazioni del territorio, alle rappresentanze politiche ed ai cittadini.
Il suo invito è stato chiaro:
«bisogna fare presto per assicurare ai nostri fratelli migranti tutto ciò che nell'immediato si rende indispensabile
per sopravvivere».
«E' un'emergenza sociale e
sanitaria che va affrontata.
Non c'è tempo da perdere.
Quello che la sottoscritta ed i
miei studenti abbiamo visto
con i nostri occhi non è degno
di un paese civile», ha affermato la Russo, sottolineando
che «non serve addebitare la
responsabilità di questa grave situazione a questa o quella
istituzione. E' invece tempo
che il Governo centrale, la Regione e la Provincia agiscano
sinergicamente, ognuno per
le proprie competenze, per venire in soccorso di questi nostri fratelli, che vivono in condizioni disperate e disumane».
Di recente gli allievi dell’istituto scolastico “Raffaele Piria” di Rosarno hanno visitato
l'ex Pomona. Per questa ragione essi hanno deciso di
unirsi alla rete solidale creatasi nella Piana di Gioia Tauro.
«Quello che hanno visti i
miei ragazzi và al di là di ogni
drammatica immaginazione», ha detto la dirigente scolastica Russo, concludendo
che, «sono fermamente convinta che la forza della gente,
indipendentemente dai colori
politici, sia una ricchezza in
grado di frenare questa emergenza, perché possano essere
garantiti i diritti e la dignità
della persona, spesso violati e
calpestati dall'indifferenza
delle istituzioni».
L’appello
La corsa
alla solidarietà
del Rotary
Medma
La mensa per i migranti gestita da Mamma Africa
L’ALLARME
Laratta: «Rischio emergenza umanitaria»
ROSARNO - «A Rosarno c'è il rischio di
una nuova emergenza umanitaria e di
nuovi disordini a causa della presenza
massiccia di immigrati. Il Governo deve
intervenire con urgenza». Lo afferma,
in un'interrogazione al Presidente del
Consiglio, il deputato del Pd Franco Laratta.
«A Rosarno - sostiene Laratta - si vive
una nuova drammatica vicenda che potrebbe esplodere con conseguenze molto gravi. Secondo quanto denunciato da
alcune istituzioni locali, dalle diverse
associazioni di volontariato, dal sindacato vi sono centinaia di migranti accampati in vecchi ruderi nelle periferie
della città».
I ragazzi del “Piria”, in particolare, denunciano di avere trovato «una situazione allucinantee maiimmaginabile: centinaia di persone ammassate per terra,
senza un giaciglio, senza coperte, senza
cibo, senzaacqua, senzaservizi igienici,
senza lavoro, senza soldi, senza la possibilità di poter sperare in momenti migliori. Una desolazione e mortificazione
per degli esseri umani e maggiormente
per chi dovrebbe garantire delle condizioni civili e nulla ha fatto per evitare tale
situazione di pesante degrado. Il Governo è conoscenza della situazione; cosa
intende fare».
Presentazione del calendario alla casa della cultura “Leonida Repaci” a Palmi
Verso il bando Pisl
Comuni
in consorzio
per i progetti
Le immagini più significative degli eventi vissuti sul territorio sviluppo locale
Polizia provinciale in 12 mesi
di GIUSEPPE BOVA
PALMI - I eri mattina, presso la casa della cultura “Leonida Repaci” di Palmi, è stato presentato il calendario
della Polizia provinciale di
Reggio Calabria e per l'occasione, oltre al comandante
del corpo provinciale Domenico Crupi, c'erano i rappresentanti delle forze armate
della città di Palmi.
Una presentazione in
grande stile quindi, a cui
non si sono sottratti i politici, hanno partecipato infatti
all'evento: il presidente della Provincia Giuseppe Raffa, l'assessore provinciale
alla Legalità e alla Cultura
Edoardo Lamberti Castronovo, e ovviamente, i due
esponenti palmesi della
Provincia, il vicepresidente
del Consiglio Giuseppe Saletta e il consigliere Giovanni Barone. Un parterre di
primo piano per presentare
alla stampa il calendario,
realizzato con gli scatti degli stessi agenti della polizia
provinciale.
Immagini variegate, come la foto che immortala il
portiere Gigi Buffon venuto
a Rizziconi per l'incontro
della Nazionale italiana all'interno del campetto confiscato alla 'ndrangheta, oppure gli scatti relativi a
un'esercitazione che ha
coinvolto la polizia provinciale nella simulazione di
un incidente. L'assessore
Castronuovo ha affermato
come la polizia provinciale
rappresenti una sorta di
“braccio armato” della
Giunta, in tempi di pace, ha
ironizzato,
specificando
l'importante ruolo di collan-
La presentazione del calendario
te tra polizia provinciale e la
polizia municipale.
Presente all'evento anche
Francesco Managò il comandante di quest'ultimo
corpo militare, oltre al dirigente del commissariato
della Polizia di Palmi, Fabio
Catalano e al dirigente del
nucleo operativo dei Carabinieri di Palmi, Mario Ricciardi. Il commissario prefettizio del Comune di Palmi, Antonia Bellomo, è stata
contenta di potere avere
una così ampia disposizione
di forze politiche e militari,
unite sinergicamente a fa-
vore della città di Palmi.
Il presidente Raffa ha infatti rimarcato che la presentazione del calendario
sia avvenuta simbolicamente proprio a Palmi, centro
strategico di importanza
fondamentale, aspetto rimarcato tanto da Saletta
quanto da Barone. Raffa ha
inoltre ribadito l'importanza della polizia provinciale,
che esiste dal 2007, è che
può essere di supporto per le
altre forze di polizia presenti nei numerosi comuni della provincia, “sgravandole”
di alcuni compiti. Il presidente della Provincia si è
detto contento del riscontro
positivo registrato in questi
primi sei mesi di amministrazione, riscontro registrato direttamente nella
città di Palmi e anche dal
rapporto continuo con i due
consiglieri Saletta e Barone.
Nel mirino un anziano di 91 anni. Indagini dei carabinieri
Palmi, incendiata abitazione
PALMI - Un episodio di criminale che ha destato particolare preoccupazione quello registrato nel centro cittadino di Palmi: ignoti, danneggiavano, mediante incendio, l'abitazione di proprietà R.T., 91 anni, del luogo.
Scarne le notizie diffuse sull’episodio dia
carabinieri della Compagnia di Palmi, che
stanno indagando. Il primo passaggio è stato l’interrogatorio della vittima dell’episodio
intimidatorio. Al momento gli investigatori
dell’ARma non stanno tralasciando alcuna
pista, cercando di approfondire tutte le possibile ipotesi per le quali una persona di 91
anni abbia potuto subire un gesto criminale
di tale portata.
Un posto di controllo dei carabinieri
di SIMONA GERACE
GALATRO - Sono stati presentati, nei giorni scorsi, e attendono di essere esaminati i
due progetti Pisl (Piano integrato di sviluppo locale) realizzati all'interno dell'ambito
14 dal Comune di Galatro insieme ad altri 13 centri della
Piana.
Due progetti che hanno
messo il territorio “in movimento” attraverso la creazione di un'associazione tra enti
locali e partners privati. I 2
progetti denominati, “Sistema Produttivo Locale” e
“Qualità della Vita”, hanno
come obiettivo la messa in rete del sistema territoriale.
Il primo progetto si attua
attraverso l'agroindustria, le
filiere dell'olio, gli agrumi e i
loro derivati, la forestazione,
il legno e la bioedilizia e l'artigianato artistico e di qualità.
Il progetto prevede anche un
insieme di centri commerciali naturali con l'obiettivo di rivitalizzare due settori in forte
crisi riqualificando, al contempo, i centri storici.
Il miglioramento della
“Qualità della Vita”, invece,
saràperseguito inunalogica
di rete che metterà in sinergia immobili pubblici e privati, degradati e dismessi, con
l'obiettivo di una riqualificazione per la realizzazione di
centri di aggregazione integrati, di un polo sportivo e di
una rete culturale mediante
la creazione di una filiera di
laboratori, tra cui un Urban
Lab, laboratorio di architettura ed urbanistica. «E i sindaci non si sono fatti sfuggire l'occasione» - ha affermato
il sindaco dell'ente capofila,
Carmelo Panetta.
ROSARNO - Un appello
alla solidarietà per la raccolta di vestiario, coperte, generi alimentari e
ogni altro genere di conforto per i migranti
giunti a Rosarno per la
campagna agrumicola, è
stato lanciato dai presidenti del club Rotary Nicotera Medma, Francesco Brosio, e dal presidente dell'associazione
Città del Sole Giacomo
Saccomanno.
Brosio e Saccomanno
hanno scritto ai presidenti dei club service e alle associazioni di volontariato calabresi e, per
conoscenza, al Ministro
dell'Interno e al Prefetto
di Reggio Calabria.
«Assieme ai ragazzi
del liceo scientifico Raffaele Piria di Rosarno hanno scritto - siamo andati a visitare i migranti
accampati in vecchi ruderi nelle periferie della
città. Abbiamo trovato
una situazione allucinante e mai immaginabile: centinaia di persone
ammassate per terra,
senza un giaciglio, senza
coperte, senza cibo, senza acqua, senza servizi
igienici, senza lavoro,
senza soldi, senza la possibilità di poter sperare
in momenti migliori.
Una desolazione e mortificazione per degli esseri
umani e maggiormente
per chi dovrebbe garantire delle condizioni civili
e nulla ha fatto per evitare tale situazione di pesante degrado».
«Ma, oggi non è il caso
di parlare delle solite ed
impagate responsabilità
dei soliti noti - prosegue
la nota - vi è una emergenza umana, sociale e
sanitaria, alla quale le
persone di buona volontà non possono, certamente, sottrarsi. Nel
passato noi, con tutti i soci rotariani e non, abbiamo sostenuto le fasce deboli con un banco alimentare, che ha reso felici tanti essere umani e,
quindi, ci si rende conto
della gravità della situazione e di quello che potrebbe accadere se non vi
sarà un pronto ed immediato intervento». «In tale direzione, pertanto,
chiediamo, per quanto
possibile, di inviare, con
qualsiasi mezzo, vestiario, coperte, alimentari e
quant'altro possibile, a
Rosarno, presso l'Istituto Piria, Via Modigliani,
che ha messo a disposizione dei locali per la raccolta e la distribuzione
del materiale. Nel frattempo, i soci rotariani
provvederanno,
per
quanto possibile, a dare
la massima assistenza
agli oltre 2.000 migranti, cercando di ovviare alla sordità delle istituzioni».
«Ma è urgente prima
che arrivi l'inverno - si
legge - che vi possa essere una reazione, cercare
di dare il massimo del sostentamento a tante sfortunate ed abbandonate
persone».
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Reggio 39
Piana
Giovedì 15 dicembre 2011
Piana
Giovedì 15 dicembre 2011
I lavoratori del centro distribuzione alimentare di Rosarno beffati dal cambio alla Provincia
Sisa senza cassa integrazione
I lavoratori si erano prodigati per trovare il sostegno di un istituto bancario
di FRANCESCO PAPASIDERO
ROSARNO - Questa storia
inizia a marzo 2010, quando
da più di un mese era stata formalizzata la richiesta di Cassa Integrazione Guadagni
Straordinari per gli oltre cento dipendenti del gruppo Sisa
Calabria.
La burocrazia italiana, è risaputo, non brilla certo per
celerità ed efficienza. E proprio in virtù di questo, i dipendenti del gruppo, “navigando” sul web, si erano prodigati per trovare qualche forma
di “accesso al credito” in modo da poter sopperire al periodo, che si preannunciava lungo, in cui gli introiti sarebbero stati pari a zero. Eppure
una soluzione c'era.
In alcune zone d'Italia le
Provincie si erano prodigate
di stipulare delle convenzioni
condegli istitutidi credito.In
buona sostanza gli enti si facevano garanti per i dipendenti delle aziende che avevano chiesto la Cigs, coprendo le
spese di apertura, gestione ed
eventuale chiusura di un conto corrente, in cui sarebbe stata erogata dalla banca la somma totale dei mesi di cassa integrazione, in attesa che la
Regione (inquesto casola Regione Calabria) stanziasse le
La Sisa di Rosarno
somme necessarie. Sarebbe
stato questo un modo, seppur
temporaneo, per alleviare i disagi economici di molte famiglie.
Venuti a conoscenza di tutto ciò, la prima da fare, fu
quella di chiamare in causa,
appunto, la Provincia di Reggio Calabria, all'epoca guidata da una giunta di centrosinistra con a capo Giuseppe
Morabito. Giunta che, per
mezzo del Capo di Gabinetto
del presidente, Maurizio Condipodero, si rese subito disponibile per cercare di risolvere
il problema.
Al primo incontro ne segui-
rono altri, tutti “interlocutori”. In alcuni di questi vennero prese in esame le convenzioni già stipulate da parte di
altri enti in Italia. In altri, invece, ci furono anche dei colloqui con alcuni funzionari di
alcuni istituti di credito, dichiaratisi disponibili ad appoggiare l'iniziativa. Dulcis
in fundo, addirittura, fu convocata una conferenza stampa, dal presidente Morabito,
in cui la questione veniva data come quasi risolta, con l'avvio di una convinzione con la
Banca Popolare del Mezzogiorno. Questo a settembre
2010. Arrivò maggio, arriva-
rono le elezioni, Morabito perse, e i lavoratori della Sisa ancora aspettavano che la “trattativa” si sbloccasse. Quale
decisione prendere, a questo
punto? Ovvio, andare a trovare i nuovi amministratori
provinciali, questa volta di
centrodestra, ed interessarli
del problema.
Ad un primo incontro con il
capo di gabinetto del presidente Raffa, il prefetto Domenico Bagnato, immediatamente disponibile ad affrontare la questione per conto del
presidente, seguì un gentile
“ci risentiamo tra dieci giorni”. Un tempo nemmeno troppo biblico e ragionevole per
un'amministrazione che si
era insediata da poco più di un
mese e che ancora doveva avere contezza delle problematiche da affrontare. Ma la telefonata di Bagnato non arrivò.
E tra un rinvio e un “approfondimento” da fare, arrivò
settembre. E anche in questo
caso, della convenzione che
avrebbe potuto alleviare le
sofferenze economiche dei dipendenti della Sisa, nemmeno l'ombra. Davanti a questi
fatti, ha ancora senso, allora,
tenere in piedi le Provincie?
Stando all'andamento dei fatti, la risposta, ovviamente,
non può non essere “no”.
Un disoccupato di 39 anni raggirava le persone spacciandosi per impiegato comunale
Truffava gli anziani, arrestato a Laureana
LAUREANA - I carabinieri hanno arrestato,
in esecuzione di un ordine di custodia cautelare delTribunale di Reggio Calabria,Mario Bevilacqua, 39 anni, di Laureana di Borrello (foto), disoccupato.
L'uomo, nel settembre 2011, era stato tratto
in arresto poiché sorpreso a realizzare una
truffa ai danni di un anziano a Lazzaro, dal
quale si era fatto consegnare 500 euro in contanti. Il modus operandi prevedeva che si
spacciasse per collaboratore del responsabile
dell'Ufficio tributi del Comune ed in qualità di
delegato alla riscossione di somme da versare
nelle casse comunali intascava il denaro. In se-
guito, promettendo di ripassare per consegnare una fantomatica ricevuta, spariva letteralmente dalla circolazione. Con un comportamento sempre gentile, talvolta adescava
le proprie vittime per strada e mostrandosi disponibile, educato e cortese, le accompagnava
con la propria autovettura, fin sotto casa, ove
si faceva consegnare il denaro.
L'utilizzodell'auto loavevatraditogià asettembre, allorquando un passante, insospettito, aveva chiamato i carabinieri. Successiva i
militari avviavano ulteriori indagini e grazie
alle dichiarazioni, ma soprattutto al riconoscimento da parte di alcune vittime.
Processo “Cosa Mia”
Bestemmia in aula
e il pm riprende il boss
di DOMENICO GALATÀ
PALMI - È stato un clima
certamente più disteso
quello che si è avvertito
ieri mattina nell'aula
bunker del tribunale di
Palmi dove si è tenuta
una nuova udienza del
processo “Cosa Mia”. Nella precedente seduta, la
vicenda che ha coinvolto
gli avvocati Francesco
Cardone e Giovanni Marafioti, impegnati nella
difesa di Domenico e Rocco Gallico, aveva creato
malumori piuttosto percepibili nel collegio difensivo. Malumori che ieri
sono sembrati attenuati.
Un poco di tensione si è
avvertita quando il Pubblico Ministero della Dda
di Reggio Calabria, Roberto Di Palma, si è avvicinato a muso duro verso
le gabbie dei detenuti dai
quali era partita un'imprecazione poco “ortodossa”.
Di Palma avrebbe individuato in Rocco Gallico
l'autore dell'espressione
blasfema, e, una volta
giunto davanti alla cella
in cui si trovava l'imputato, lo ha invitato ad ammettere che l'imprecazione era partita da lui e di
assumersi quindi le proprie responsabilità. Aldilà di questo fuoriprogramma, l'udienza ha visto l'escussione del Vice
Questore della Dia di
Reggio Calabria, Leonardo Papaleo, citato dal Pm
nella propria lista testi.
L'agente di polizia ha
riferito di alcune circo-
stanze contenute in
un'informativa del 2007
dalla quale sono partite le
indagini che hanno portato all'operazione in cui
sono rimasti coinvolti capi e presunti affiliati della
cosca Gallico di Palmi.
L'idea dalla quale è partita l'inchiesta, ha raccontato Papaleo durante
la sua deposizione, era
quella che anche sul 5º
macrolotto dei lavori di
ammodernamento dell'autostrada
SalernoReggio Calabria potesse
esserci l'interesse delle
cosche in merito spartizione dei lavori, così come
era emerso per altri tratti
autostradali dal processo
“Arca”. Papaleo ha anche
riferito di alcune intercettazioni ambientali e telefoniche effettuate tra il
2006 e il 2007.
Il teste si è poi sottoposto al contro esame degli
avvocati Giuseppe Milicia e Guido Contestabile,
difensori di Vincenzo e
Matteo Gramuglia. In
apertura di udienza Rocco Gallico ha comunicato
al presidente della Corte
d'Assise, Silvia Capone,
la decisione di nominare
gli avvocati Contestabile
e Giunta quali suoi difensori di fiducia.
Nella precedente seduta l'imputato aveva rinunciato alla difesa dell'avvocato Antonino Managò per affidarsi ad un
legale d'ufficio. A tal proposito la sua posizione
era stata stralciata dal
giudice che ieri ha però
riunito i procedimenti.
In Comune il malcontento degli abitanti di Cavallica Alla sbarra un’organizzazione di narcotrafficanti
Non si ferma la protesta Processo “Black& White”
degli alluvionati di Cittanova sconti di pene in appello
di ANTONINO RASO
CITTANOVA - La protesta
degli abitanti del quartiere
Cavallica si fa sempre più vibrante. Troppe, secondi i cittadini, sarebbero le falle nel
piano di messa in sicurezza
dell'area ad alto rischio idrogeologico.
Durante un incontro tenuto nell'aula consiliare del Comune di Cittanova, nel tardo
pomeriggio di martedì, il
malcontento è venuto fuori
con rabbia (qualcosa del genere era accaduto non più
tardi di una settimana fa con
gli agricoltori locali) toccando, in alcune fasi del dibattito, punte di forte tensione.
«Chiediamo - questa la richiesta - che l'amministrazione, nella persona del sindaco
Alessandro Cannatà, fornisca quanto prima una scaletta degli interventi da fare nella zona collinare a rischio, e
che stabilisca anche i tempi
necessari al completamento
di ogni singola opera».
Un impegno preciso, insomma, quello richiesto durante il lungo faccia a faccia,
che dia qualche certezza sulle
modalità e la tempistica dei
Il sindaco Alessandro Cannatà
lavori attualmente incorso, e
che andranno consegnati secondo il progetto originario per cui sono stati stanziati
fondi per oltre un milione di
euro - entro il 14 gennaio
2012.
«Una data troppo vicina»
hanno contestano i presenti
al confronto di martedì pomeriggio, per poter ultimare
un'opera cosi complessa, che
tra le altre cose: «Andrebbe
bollata come insufficiente».
«I lavori - denunciano i più
esasperati - sono stati mal or-
ganizzati sin dal principio.
Risulta evidente, del resto, la
mancanza di un criterio valido nella scelta dei modi e delle
priorità». Gli abitanti del
quartiere Cavallica, hanno
poi fatto sapere che consegneranno nei prossimi giorni, presso gli uffici competenti, una relazione sullo stato idrogeologico dell'area
collinare sovrastante il paese, relazione che: «senza ombra di dubbio da adito a qualche lecita preoccupazione».
Di fronte alla richiesta di
una “scaletta dei lavori”, il
sindaco Cannatà ha risposto:
«la necessità imprescindibile
che tutti prendano atto dell'evento calamitoso che ha duramente colpito Cittanova
nel novembre scorso. Le
piogge che hanno causato
l'alluvione sono state straordinarie per portata e per violenza, quindi alcuni appunti
fatti nei riguardi del'amministrazione sono fuori luogo.
Se poi - ha concluso il sindaco
- il 14 gennaio la ditta che sta
lavorando alla messa in sicurezza di Cavallica non sarà in
grado di consegnare i lavori
finiti, a quel punto chiederemo spiegazioni in merito».
di FABIO PAPALIA
REGGIO CALABRIA - Processo Black & White, diminuzioni di pene in Appello a Reggio
Calabria (Natina Pratticò presidente).
Era il primomarzo del 2001
quando scattò una maxi operazione antidroga condotta
dalla Squadra Mobile allora
diretta dal vice questore Cucchiara e dal commissiato di
Gioia Tauro allora diretto dal
vice questore Arena, e coordinata dalla Procura di Palmi.
La droga viaggiava sull'asse
Milano-Rosarno, cosicché anche le 22 ordinanze di custodia cautelare in carcere furono eseguite a Rosarno e Milano, e ancora Como, Sesto San
Giovanni e Mileto nel vibonese. Le indagini consentirono
di ricostruire l'attività dell'organizzazione, strettamente
legata al clan Pesce di Rosarno, impegnata a riversare
eroina, cocaina, armi d'ogni
tipo e munizioni, sulla rotta
Rosarno-Milano.
In riforma della sentenza
del Tribunale di Palmi la Corte
d'Appello ha riconosciuto a
Nunziatina Falleti e Marcello
Nardelli le circostanze atte-
Il presidente Natina Pratticò
nuanti generiche, Rideterminando così la pena: in 7 anni e
8 mesi di reclusione nei confronti di Nunziatina Falleti,
Rosario Logiacco, Francesco
Marchesano, Rinaldo Spadaro e Alessio Zungri; in 11 anni
di reclusione nei confronti di
Giuseppe Falleti; in 4 anni di
reclusione e 12 mila euro di
multa nei confronti di Marcello Nardelli, limitatamente al
capo B); in 13 anni di reclusione nei confronti di Giuseppe
Caccamo, previa riqualificazione del reato contestato ai
capi C) e D); in 2 anni e 8 mesi di
reclusione e 8 mila euro di
multa nei confronti di Emiliano Enzo Cinque, previa riqualificazione del reato constato
al capo B); in 4 anni di reclusione e 12 mila euro di multa nei
confronti di Paolo Catta e Costantino Catta.
La Corte, inoltre, ha assolto
Marcello Nardelli e Antonio
Zangari per non avere commesso il fatto; e ha dichiarato
il non doversi procedere nei
confronti di Rocco Pesce e Antonio Zangari.
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40 Reggio
35
Email: [email protected] - Amantea E-mail [email protected] - [email protected]
Paola E-mail [email protected], [email protected], [email protected]
San Lucido Email [email protected]
Scalea Email [email protected]
Belvedere Email [email protected]
Acquappesa E-mail [email protected]
In mattinata presentato ai ragazzi delle scuole di Amantea il fumetto sulle navi dei veleni
Per non dimenticare De Grazia
La commemorazione del capitano di fregata la scintilla per discutere di ecomafie
di PAOLO OROFINO
AMANTEA - Martedì sera in occasione del sedicesimo anniversario
della morte, è stato ricordato il Capitano “Natale De Grazia”, morto
misteriosamente il 13 dicembre del
1995, mentre stava indagando sul
traffico delle “navi dei veleni” e sui
punti oscuri dello spiaggiamento
della motonave Jolly Rosso, avvenuto sulle coste di Amantea, cinque
anni prima. La commemorazione è
stata organizzata dal comitato civco, intitolato proprio a De Grazia,
che da anni si sta impegnando al
massimo per sostenere le indagini
nella vallata del fiume Oliva, dove
sono stati trovati interrati ingenti
quantità di sostanze altamente inquinanti di dubbia provenienza. Si
ricorda, che la zona si trova ad un
paio di chilometri, linea d'aria, dal
punto della spiaggia in cui si arenò
la Jolly Rosso, motonave che per
anni è stata al centro di inchieste
sul presunto traffico illecito di scorie pericolose. Inchieste poi finite
con un nulla di fatto.
All'incontro, tenutosi presso la
sala dell'hotel “Mediterraneo di
Amantea, sono intervenuti Alfonso Lorelli, del comitato “Natale De
Grazia”; Salvatore Vitello, procuratore capo di Lamezia Terme; Danilo Chirico, presidente associazione "daSud-onlus”; Raniero Maggini, vicepresidente Wwf Italia, Enzo
Mangini, scrittore; Roberto De Luca, docente Unical e Luigi Politano,
giornalista moderatore della serata. Presenti in sala anche Gianfranco Posa, presidente del comitato
“Natale De Grazia” ed il sindaco di
Amantea, Francesco Tonnara. Nella mattinata, nell'ambito della stessa iniziativa, era stato presentato,
presso il nuovo polo scolastico della
città, il libro-fumetto, scritto da Enzo Mangini “Natale De Grazia-Le
navi dei veleni”, che racconta dettagliatamente la disavventura del
Capitano Natale De Grazia, morto
da “eroe dello Stato” in circostanze
mai completamente chiarite, mentre stava cercando di far luce su uno
dei più grandi intrighi internazionali. L'opera del capitano di fregata
della Marina militare di Reggio Calabria è stata ricordata dal procuratore di Lamezia, Salvatore Vitello,
che ha evidenziato il profilo di “servitore ed eroe dello Stato” perfettamenteapplicabilealla figuradiNatale De Grazia, il cui sacrificio personale dovrà sempre essere tenuto
presente da tutti coloro i quali ricoprono cariche istituzionali e da tutti i cittadini onesti amanti della verità. Come sempre incisivo è stato
l'intervento del professor Alfonoso
Lorelli, in rappresentanza del comitato “De Grazia”. Lorelli ha paralo di “verità ufficiali”, che non sempre corrispondono alle “verità vere”, riferendosi a quanto accaduto
a Cetraro, precisamente all'archiviazione dell'inchiesta sul relitto
avvistato nei fondali a pochi chilometri dalla città tirrenica. Archiviazione non condivisa dall'associazione ambientalista. Lorelli si è
poi soffermato sulla situazione critica di Amantea e delle aree adiacenti al torrente Oliva, facendo un
appello affinché per i rifiuti nocivi
trovati nella zona, si arrivi presto
alla bonifica dei siti inquinati. L'esponente del comitato “De Grazia”
ha poi proferito parole di elogio nei
confronti del procuratore di Paola,
Bruno Giordano, che, con tenacia
ed abnegazione, sta coordinando le
indagini sull'illecito smaltimento
di sostanze nocive nei suddetti siti.
A seguire, ha preso la parola pure il
sindaco di Amantea, Franco Toonara, che ha recitato un “mea culpa” esteso un po' a tutti i politici locali, per aver, in passato, sottovalutato la problematica dei “veleni”,
oggi esplosa con tutta la sua gravità per la popolazione del comprensorio, dove la malattie tumorali sono in costante crescita.
L’INTERVENTO
«Sui rifiuti bisogna tenere alta la guardia»
Maggini,vicepresidente nazionale del Wwf ,rivolge un appello
ai cittadini e un ringraziamento al procuratore Giordano
di RINO MUOIO
AMANTEA - «Professionalità e coraggio
sono tra gli insegnamenti più rilevanti
che raccogliamo dall'operato del Capitano Natale De Grazia: presupposti ineludibili per sconfiggere la criminalità». Testimonia così, Raniero Maggini, vicepresi-
dente del WWF Italia, l'impegno e l'esempio fulgido del capitano Natale De Grazia,
donatosi completamente alla ricerca della verità, con coraggio e abnegazione.
Maggini è sceso in Calabria per prendere
parte all'incontro di Amantea e rendere
omaggio alla figura del valoroso militare
a nome della più diffusa organizzazione
ambientalista mondiale.
«Troppo spesso - ci ha dichiarato Maggini sollecitando alla massima determinazione nella lotta alle ecomafie - la politica è vittima di un processo di mediazione che svuotato di contenuti resta fine a se
stesso. Un processo che così si allontana
pericolosamente dalle questioni di merito, tradendo tutela del territorio e diritti
dei cittadini, divenendo vulnerabile alle
pressioni di interessi particolari, anche
illegali. Solo la serietà del lavoro condotto
con competenza ed il coraggio di affermare le evidenze che ne derivano, possono
vincere la criminalità, essendone al tempo stesso forma di prevenzione».
«Non verrà mai meno - ha aggiunto
Maggini - la nostra gratitudine per l'impegno profuso ieri dal Capitano Natale De
Grazia, come oggi al Procuratore di Paola
Bruno Giordano, nonché il nostro sostegno a tutti coloro che con la propria opera
saranno custodi del territorio e della comunità. Sostegno che certo il WWF non
farà mancare ai cittadini nel cercare
quanto ancora e' dovuto sapere sulle "navi
dei veleni" e per ottenere la riqualificazione di quei sistemi naturali violati dall'arroganza criminale».
Anche in questa direzione è andata la
manifestazione di ieri che ha voluto non
soltanto ricordare un uomo come De Grazia, ma soprattutto sollecitare tutti sulla
vastità del problema dello smaltimento illecito dei rifiuti che sta avvelenando la nostra terra.
Il tavolo dei relatori
In diverse piazzole ci sono anche copertoni e rifiuti vari
Cumuli di eternit lungo la Ss 18
Diverse le discariche a cielo aperto
di ANTONIO LOCANTO
MALGRADO le innumerevoli segnalazioni avvenute in passato,
continua a persistere lungo la SS18
il fenomeno delle micro-discariche,
che fioriscono ad intermittenza lungo tutta la carreggiata della statale.
Poco tempo fa erano caratterizzate
soprattutto dagli innumerevoli depositi abusivi di copertoni esausti
nelle piazzole dell’alto tirreno, dovuti soprattutto ad una politica di vendita fraudolenta da parte di alcuni
commercianti, i quali, pur di evitarsi le spese di smaltimento legittimo,
per legge a loro carico, garantivano
piccoli sconti ai clienti che “riportavano a casa” le gomme da sostituire.
Oggi il fenomeno è forse più ridotto
ma non meno diffuso. E’ il caso di
questo cumulo di eternit abbandonato ormai da tempo da chi sa chi a
ridosso di un muro, appena a pochi
passi da un frequentatissimo ipermercato e di altri esercizi commerciali nel comune di Fuscaldo. L’eternit, oltre ad essere inquinante, produce per sgretolamento polveri sottili velenose e cancerogene. La sua
polvere, contenente amianto, se inspirata è, ad oggi, considerata il
principale agente del Mesoendotelioma, una forma di tumore maligno dei polmoni. E’ facile immaginare cosa potrebbe succedere se un
bimbo gli dovesse dare un calcio.
Purtroppo assistiamo spesso ad una
forma di inerzia e trascuratezza verso le problematiche connesse alla
statale, quasi come se la stessa non
facesse parte del territorio dei diversi comuni che taglia, mentre ne è
l’arteria pulsante.
Amantea
Mercatino
di Natale
a corso
Vittorio
AMANTEA - Partito sabato
scorso anche il mercatino di
corso Vittorio Emanuele e organizzato dal comitato “Voglia di Crescere”, impegnato
nel rendere il Natale amanteano degno della storia a cui la
ultramillenaria città ormai
appartiene. Alla fine delle festività si conteranno tre mercatini realizzati tra Campora
San Giovanni, organizzato
dall'associazione “L'Aquilone”, via Margherita, organizzato dalla Pro Loco amanteana, eappunto quello divia Vittorio Emauele. Tra gli eventi
in programma il comitato
“Voglia di Crescere” segnala
quelli imminenti della “grispellata di Natale” per le sere
del 16, 17 e 18 dicembre con
musica e intrattenimento.
r. m.
La mini-discarica di eternit
BREVI
AMANTEA
BELMONTE
Concorso canoro a Campora
Le novità del consiglio comunale
AMANTEA -Un concorso canoro, organizzato
dalla GBS Recording di Gianni Briglio in collaborazione con la Music Academy Italy di Cosenza, sarà un'altra delle iniziative natalizie che si
terranno in città nei prossimi giorni. “Canto solare 2011”, così è stata denominata, si realizzerà il prossimo 27 dicembre a Campora San Giovanni, presso l'auditorium “don Peppino Arlia”, della locale parrocchia di San Pietro Apostolo, con inizio alle 20.
BELMONTE - Si è svolto il consiglio comunale in
cui sono stati approvati i punti all’ordine del giorno, da cui sono emerse anche alcune positive novità. Le novità vengono soprattutto dal regolamento
del servizio idrico fermo da più di 20 anni, dalla nascita di un punto cliente Inps all’interno della casa
comunale e dalla costituzione di un ufficio legale
per le vertenze relative alla gestione del mega depuratore di Nocera. Approvato anche un atto societario tra i comuni
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Tirreno
Giovedì 15 dicembre 2011
Cosenza 37
Scalea, Belvedere, Cetraro e costa tirrenica
Orsomarso. Durante la cerimonia anche il riconoscimento al maresciallo Marino
Una targa contro la ’ndrangheta
Apposta alla presenza del presidente della Commissione Magarò
ORSOMARSO – Una nuova targa
“anti 'ndrangheta” è presente nella struttura del municipio di Orsomarso. “Qui la 'ndrangheta
non entra” è il messaggio lanciato
da tempo su iniziativa del Presidente della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta, Salvatore Magarò, nei vari comuni calabresi. La cerimonia di Orsomarso ha avuto anche un duplice
obiettivo, oltre ad apporre la targa
nella struttura del Comune, infatti, l'Amministrazione ha voluto
riconoscere il lavoro del maresciallo dell'Arma Angelo Marino
che ha prestato servizio per diverso tempo nel territorio con professionalità e mostrando il senso del
dovere che contraddistingue la
maggior parte dei carabinieri.
L’iniziativa ha quindi offerto l’occasione per un confronto ed una
riflessione pubblici sui fatti e sugli accadimenti che animano le
cronache della nostra regione. Al
maresciallo Angelo Marino,
l’Amministrazione comunale ha
consegnato un riconoscimento
per la dedizione al lavoro e per il
servizio reso alla comunità, durante la sua permanenza nel centro montano della provincia cosentina.
Proprio la presenza del militare
dell'Arma ha offerto al Presidente
della Commissione regionale,
l’occasione per «Ringraziare le
forze dell’ordine e la magistratura per i colpi, che in questi anni
hanno inferto alle organizzazioni
criminali e per gli ottimi risultati
raggiunti nell’assicurare alla
giustizia pericolosi latitanti e affiliati ai clan ‘ndranghetisti.
Senza questo affondo – ha spiegato Magarò - non avremmo mai
potuto sperare nella possibilità di
vincere le mafie. Ma la cattura dei
mafiosi da sola non basta per
sconfiggere il cancro della
‘ndrangheta. Ognuno di noi è
chiamato a svolgere un ruolo:
ognuno di noi deve diventare “testimone”di giustizia e di libertà. E
questo, soprattutto nella nostra
Calabria, significa diventare
guardiani della legalità e strenui
oppositori delle ingiustizie e dei
soprusi. Significa anche rinnega-
re quel metodo e quel modo d’agire che, ci vuole
tutti dipendenti e assoggettati al potente di turno
e al “più forte”, anche per
il riconoscimento di diritti fondamentali e irrinunciabili. Su questo me- Salvatore Magarò
todo le mafie hanno costruito il loro impero e su questa potrebbe essere di facciata. Ma è
procedura anche la politica deve sulla soglia della municipalità e
interrogarsi. Se compiamo que- cela una presa di posizione, la desta piccola grande rivoluzione, se cisione di essere apposta liberacioè riusciamo in uno slancio co- mente assunta per determinaziorale e unito, ad affrancarci da que- ne dei sindaci. Un pro memoria e
ste “dipendenze”, l’alba della un pretesto per discussioni vive,
sconfitta delle mafie sarà vicina». pacate e problematiche. Per un far
Spesso lo stesso Magarò, ha rete dell’emancipazione e della
spiegato: «Certo è solo una tar- cultura della legalità».
ghetta, un gesto minimale, che
m.c.
Praia a Mare. La sede distaccata di Scalea potrebbe essere chiusa definitivamente
Belvedere
«Tribunale a rischio»
Approvato
il progetto
per la frana
di Santa Lucia
Il movimento politico “Per Praia” interviene a difesa del presidio
di MATTEO CAVA
PRAIA A MARE – Il Movimento
politico per Praia si occupa della
paventata chiusura della sezione
distaccata di Scalea del Tribunale
di Paola. Una questione di grandissima attualità e di notevole impatto sociale. Così la definisce il
movimento praiese che sottolinea il Decreto legge nel quale si
prevede la soppressione delle sedi distaccate. Da qualche tempo è
in atto qualche iniziativa sul territorio che mira ad evitare la soppressione del presidio di Giustizia. Più volte è stato sottolineato
il carico di lavoro del Distaccamento che, forse, necessiterebbe
più di un potenziamento.
Su questo particolare aspetto
interviene anche il Movimento
politico per Praia che sostiene:
«L’ipotesi di chiusura di questo
importante presidio di giustizia –
si legge nella nota - non trova nessun fondamento giuridico in
quanto tenendo conto di quanto
indicato nel decreto, ovvero l'estensione del territorio (e le caratteristiche morfologiche), il
numero degli abitanti, il carico di
lavoro e l'indice delle sopravvenienze, la specificità territoriale
del bacino di utenza e il tasso
d'impatto della criminalità organizzata, non è pensabile chiudere
un distaccamento così importante. Infatti la sede di Scalea ha un
carico di lavoro enorme che, se
dovesse sommarsi a quello di
Paola, rischierebbe seriamente
di compromettere il buon funzionamento della giustizia e comporterebbe dei gravi disagi per i
cittadini con una ulteriore dilatazione dei tempi di definizione delle udienze e con aggravi di costi
scaturenti dalla maggiore distanza del tribunale dalle residenze e dagli studi legali». Il movimento intravede una penalizzazione del territorio in seguto
ad una eventuale scelta di chiusura.
«Sembra poco opportuno – si
legge nella nota del Movimento
Per Praia - penalizzare ulteriormente l’alto Tirreno cosentino
con scelte che poco hanno a che
fare con la salvaguardia del territorio e con la razionalizzazione
delle risorse in quanto, la presenza di uffici così importanti alimentano anche i redditi di diverse attività che operano sul territorio e che traggono sostentamento dalle centinaia di persone
che ogni giorni si recano presso
la sede di Scalea. Il nostro – conclude la nota - è semplicemente
un invito a tutti gli amministratori a prendere a cuore, laddove
non lo avessero già fatto, tale problematica per evitare che un’altra scure che tagli fuori il nostro
territorio ad appannaggio di al-
tri che stanno attirando a se tutti i
centri di potere e di pubblico servizio. L’invito è quello di ragionare in un’ottica di comprensorio
muovendosi in maniera coordinata tra i vari enti pubblici e l’ordine degli avvocati e, perchè no,
anche con comitati di cittadini.
E' ora di rivitalizzare quest’area di Calabria e far capire a
chi opera nella stanza dei bottoni
che l’alto Tirreno cosentino non è
solo un bacino di voti, ma è fatto
di gente che vive, produce, lavora
e paga le tasse e che non ha altra
pretesa di ricevere degli adeguati
servizi pubblici. Il nostro movimento è a disposizione per intraprendere qualsiasi forma di protesta o manifestazione al fine di
difendere un importante centro
che non deve assolutamente esse
toccato».
di ADRIANA SABATO
La sezione distaccata di Scalea del Tribunale di Paola
BREVI
PRAIA A MARE
PRAIA A MARE
Notificato un ordine di carcerazione
Terreni del demanio in vendita
PRAIA A MARE - Lo ha rintracciato la Polizia
stradale a Praia a Mare per notificargli un provvedimento di custodia cautelare emesso dalla Procura di Viterbo. Alfredo Pappalardo, originario
di Grisolia, 45 anni, già noto alle forze dell'ordine
per vari precedenti era ricercato. Già a febbraio
dello scorso anno era stato arrestato in seguito ad
una rapina commessa in un autogrill dell'autostrada A 21, nei pressi di Tortona. In quella occasione sarebbe riuscito a sottrarre alle casse dell'attività commerciale circa ventimila euro.
PRAIA A MARE - La percentuale di adesioni alla
proposta transattiva di acquisto dei terreni facenti parte del compendio demaniale ha raggiunto la
quota dell'85% circa (75.350 mq. Su 88.000
mq.Totali). Ne dà notizia l'assessore Maurizio
Ariete che fa sapere: «Il risultato raggiunto non è
ancora completamente esaustivo, ma comunque
sicuramente incoraggiante per continuare a credere e perciò portare avanti le iniziative necessarie
per arrivare, entro marzo-aprile 2012, alla definitiva e positiva soluzione della vertenza "Demanio".
BELVEDERE - L’Amministrazione
comunale ha approvato il progetto
definitivo dei lavori di consolidamento del movimento franoso che
interessa la zona di Santa Lucia, nel
centro storico.
I lavori sono stati predisposti dai
tecnici secondo un progetto di primo lotto funzionale in quanto la limitatezza della somma disponibile,
600mila euro, a fronte di una spesa
prevista di poco meno di un milione e
400mila euro, non consente la realizzazione completa dell’opera. Di
questa somma proveniente dalle
casse regionali, 500mila euro sono
già state riscosse dall’Amministrazione e si trovano nel Bilancio
dell’anno corrente. I restanti 100mila euro verranno finanziati attraverso un mutuo da assumere con la
Cassa depositi e prestiti. Via Santa
Lucia, com’è noto, rappresenta una
delle arterie principali di accesso al
Centro storico. Dopo i movimenti
franosi del dicembre 2006 che avevano messo in pericolo anche alcune
abitazioni, nonché i movimenti avvenuti neldicembre 2008che avevano causato la caduta di un muro con
pericolo di crollo della Chiesetta di
Santa Lucia, la strada era stata chiusa al traffico pedonale e veicolare.
Dal 2008 dunque il traffico veicolare
si è riversato lungo via Antonio Pepe, una strada che con il doppio senso di circolazione diventa alquanto
difficoltosa da percorrere specialmente per i pedoni e specialmente al
mattino, quando studenti e pendolari devono raggiungere le scuole ed i
luoghi di lavoro.
Cetraro. Tutto pronto per l’inaugurazione prevista per 23 dicembre
Via al museo dei Bretti e del mare
L'assessore
alla Cultura
Fabio
Angilica
di CLELIA ROVALE
CETRARO - L’assessore alla
Cultura di Cetraro, Fabio Angilica, ha reso noto che il prossimo 23 dicembre, alle 17.30, sarà inaugurato il “Museo dei
Bretti e del Mare”, all’interno
delle sale del settecentesco Palazzo Del Trono.
All’inaugurazione di quella
che è considerata la più impor-
tante struttura museale del Tirreno cosentino, visto che raccoglie importanti reperti archeologici provenienti principalmente dalle campagne di scavo
svolte nelle località “Treselle”
di Cetraro e in altri centri della
costa, parteciperanno, oltre al
sindaco di Cetraro, Giuseppe
Aieta, e allo stesso assessore
Angilica, che ha, in particolare,
seguito le fasi di completamento del Museo, i sindaci delle città
di Belvedere, Bonifati e Acquappesa, nonché Simonetta
Bonomi, Gregorio Aversa, della Soprintendenza archeologica della Calabria, e Fabrizio
Mollo, dell’Università di Messina, che ha personalmente condotto le campagne di scavo.
Sono previsti, inoltre, gli interventi delle massime istituzioni civili, tra cui l’assessore
regionale alla Cultura, Mario
Caligiuri, Sandro Principe, che
da assessore regionale alla Cultura nella scorsa gestione ha finanziato per intero la realizzazione della struttura e Mario
Oliverio, presidente della Provincia di Cosenza.
«Con l’apertura del Museo dei
Bretti e del Mare - ha sottolineato, a proposito di questo evento,
l’assessore Angilica - l’Amministrazione comunale di Cetraro consegna alla città un’opera
di straordinaria importanza
per un rilancio culturale della
stessa. Grazie al prezioso lavoro dei tecnici e degli esperti, è
stato possibile il recupero dei
reperti rinvenuti in larga parte
a Cetraro, traccia di antiche civiltà che hanno segnato la storia di questa città di mare; recupero che ha un duplice signifi-
cato: conservare la memoria
storica della stessa, riscoprendone le radici, e guardare al futuro con un patrimonio originalissimo da presentare a coloro che visiteranno i nostri luoghi. L’opportunità di esporre
nelle sale del Palazzo Del Trono
il frutto di numerosi scavi archeologici che negli anni hanno interessato tanti centri di
questo litorale cosentino - ha
aggiunto l’assessore cetrarese darà infatti l’opportunità a
questo museo di caratterizzarsi come riferimento di interesse
archeologico per tutto il territorio e rappresentare, oltre allo
straordinario patrimonio storico, architettonico e paesaggistico che la città custodisce,
un’offerta culturale concreta
per attrarre un turismo attento
e non convenzionale».
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Giovedì 15 dicembre 2011
38
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Rossano Fax 0983.530493
Cassano Fax 0981.71147 Tel. 3491886901
Trebisacce Fax 0981.56517 Email: [email protected]
Cassano.«Dopo aver diffuso notizie false e strumentali hanno riconosciuto le ragioni del diritto»
«Gallo, sposata la tesi dell’Udc»
I centristi replicano al centrosinistra sull’incompatibilità del sindaco
di ANTONIO IANNICELLI
CASSANO – Incompatibilità
del sindaco Gallo: “I partiti del
centrosinistra smentiscono
loro stessi. Sposano le tesi
dell’Udc e riconoscono le ragioni del diritto”. E’quanto sostengono, in una nota stampa
congiunta, il gruppo consiliare e la segreteria cassanese del
partito di Casini.I centristi reputano, altresì, “un tentativo
odiosoe darespingere”quello
messo in atto, ultimamente,
dai partiti del centrosinistra
nei confronti della presidente
del consiglio, Rosellina Garofalo, “che la si vorrebbe sottoporre –scrivono –a pressioni e
interferenze, in palese contrasto con le norme vigenti”. Per
lo scudo crociato cassanese “i
partiti del centrosinistra cassanese, dopo aver furoreggiato per venti giorni diffondendo notizie false e strumentali
pur di guadagnare visibilità,
sposano le tesi dell’Udc e riconoscono le ragioni del diritto.
Le forze del centrosinistra, evidenziano gli
uddiccini - smentendo se stesse,
hanno compreso
che la procedura
di decadenza del
sindaco
Gallo
non può essere
avviata senza la
preventiva pubblicazione
sul
Burc della sentenza con cui la
Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma
regionale che eliminava, tra
l’altro, l’incompatibilità tra la
carica di sindaco e quella di
Sui delitti Campana e Fabbricatore
Timpone Rosso, il perito
smentisce la ricostruzione
del pentito Perciaccante
Il sindaco Gianluca Gallo e il capogruppo dell’Udc Giuseppe Gallo
consigliere regionale. Il centro sinistra si è finalmente accorto della bontà delle puntualizzazioni giuridiche fornite
in conferenza dei capigruppo
dal nostro capogruppo Giuseppe Gallo”.
Ma, nonostante questo “cambio di rotta”, il
centro sinistra
cassanese, a dire degli uddicini, continua a
commettere
grossolani errori. I centristi
si riferiscono alla diffida i rappresentanti di Rc, del Pd, di
Sel, dei Socialdemocratici, del
partito Socialista, di Idv e dei
Verdi hanno fatto pervenire
alla presidente del consiglio.
«No a pressioni
sul presidente
del Consiglio»
Per lo scudo crociato cassanese “questo è un tentativo odioso e da respingere. La presidenza del consiglio comunale,
tutrice del rispetto delle regole, non può essere sottoposta sottolineano - a
pressioni e interferenze, peraltro
in palese contrasto con la legislazione vigente,
col paradossale
risultato
di
un’opposizione
che, mentre denuncia la presunta illegittimità dell’agire
della maggioranza, chiede
espressamente che a essa si
ponga termine con gravi ed
evidenti violazioni normative, istituzionali e politiche”.
Gli uddicini, alla fine, confermano quanto già sostenuto in
altre occasioni, “Appena la
sentenza della Corte Costituzionale sarà pubblicata sul
Burc, saranno gli stessi rappresentanti dello scudocrociato a reiterare la
già protocollata
istanza di avvio
dell’iter di decadenza delprimo
cittadino”. E se
l’iter dovesse
conoscere “ritardi o rallentamenti indipendenti dalla volontà politica della maggioranza” gli uddicini ribadiscono “la volontà di favorire l’indizione di elezioni anticipate
nella prossima primavera”.
«Dopo la sentenza
il via all’iter
di decadenza»
“TIMPONE Rosso”: in Corte
D'Assise a Cosenza ieri mattina, consulente balistico e
medico legale chiamati a relazionare tecnicamente sulle modalità omicidiarie compiute dal clan nella Piana di
Sibari. In parte, uno degli interventi è andato in controtendenza conquanto dichiarato dal super pentito Pasquale Perciaccante, alias
“Cataruozzo”, 45 anni, collaboratore di giustizia, gregario del clan dei nomadi di
Cassano, le cui esternazioni
si rivelavano di estremo interesse nel fare piena luce
sui delitti di mafia consumati tra la Piana di Sibari e il
Pollino. In particolare sul
duplice omicidio compiuto
sulla statale 106 jonica nel
2002 quando la “mala” decideva di eliminare Vincenzo
Fabbricatore e Giuseppe
Campana. Secondo il consulente in quella circostanza
furono utilizzati due kalashnikov, e non uno come riferisce il pentito. Il consulente indica pure i modelli
delle armi impiegate, e fa
una ricostruzione differente circa le modalità di esecuzione. Il pentito riferiva che
Fabbricatore veniva convocato da Fabio Falbo e Maurizio Barilari, col pretesto di
un appuntamento, al cospetto di Eduardo Pepe, sulla SS
106, in agro di Corigliano.
Curato segnalava a Barilari
e Falbo la partenza di Fabbricatore da Corigliano e verificava che l'auto era guidata
da Vincenzo Campana. Falbo e Barilari erano in contatto con Eduardo Pepe che,
quando Fabbricatore e Campana giungevano nei pressi
del luogo convenuto, intimava agli sparatori, rimasti
ignoti, di iniziare l'azione di
fuoco. Costoro affiancavano
l'auto di Fabbricatore e Campana contro i quali sparavano numerosi colpi di mitragliatore tipo kalashnikov
così determinandone la
morte, nel mentre Perciaccante percorreva , a bordo
della propria autovettura il
tratto di strada della S.S. 106
, ove l'agguato veniva consumato, al fine di segnalare l'eventuale presenza di appartenenti alle forze dell'ordine.
Richiamati inoltre gli omicidi di Sergio Benedetto, Nucerito-Cristaldi, e altri.
m. l.
Cassano. Nominati i componenti: verificheranno l’erogazione del servizio Cassano. Il Gruppo “Liocorno”
Gli speleologi
Iniziativa di amministrazione comunale, Distretto scolastico e Asp inaugurano la sede
Scelta la Commissione mensa
di MIMMO PETRONI
CASSANO - Su input del dipartimento prevenzione servizio igiene alimenti e
nutrizione dell’Asp di Cosenza, distretto sanitario di
Trebisacce, diretto da Annalia Lucia Leucì, il Comune di Cassano all’Ionio, di
concerto con gli istituti
comprensivi di Lauropoli e
Sibari e la direzione didattica del capoluogo, ha proceduto alla nomina della
Commissione Mensa. Ne
fanno pare, i docenti Rodilosso Maria Grazia, Emilia
Franchini, Anna Maria
Gatto, Maria Pennini, Miche Garita, Rosa Bracca,
Maria Giuseppina D’Angelo e Rosa Sancineto, e i genitori, Adriana Iannicelli,
Sassano Romina, Cirigliano Alessandra, Graziadio
Debora, Cosenza Maria Cristina, Fabiana Di Cunto,
Romana Filomena, Laura
Rosa e La Grotta Ivana. Ne
ha dato comunicazione l’assessore delegato alla pubblica istruzione, Antonio
Atene, che nel salone di
rappresentanza del palazzo di città, ha presieduto
l’incontro con i dirigenti
scolastici, i docenti segnalati, la rappresentanza dei
genitori e dell’impresa che
gestisce il servizio, unitamente ai funzionari dell’ente, per fare il punto della situazione sul funzionamen-
to del servizio mensa scolastica sul territorio. Nel corso della discussione, non
sono mancati alcuni rilievi
e osservazioni da parte dei
partecipanti, destinate a
migliorare ulteriormente
la qualità della erogazione
del servizio mensa. La commissione nominata, è stato
sottolineato, rappresenta
una risorsa che, oltre a contribuire al miglioramento
della qualità del servizio offerto, dovrà esercitare, un
ruolo di monitoraggio dell'accettabilità del pasto, di
qualità e quantità del servizio attraverso idonei strumenti di valutazione; il controllo delle condizioni igienico-sanitarie del locale refettorio; iI controllo del rispetto dei menù giornalieri
e delle eventuali diete speciali; il controllo delle porzioni sotto il profilo quantitativo in conformità alle tabelle dietetiche previste dal
SIAN; il controllo del rispetto delle norme di igiene
personale a cui sono tenuti
gli addetti alla refezione.
La commissione mensa, è
composta, inoltre, anche
da un rappresentante dell'amministrazione comunale e da un rappresentante della ditta di ristorazione. I rappresentanti della
commissione mensa potranno accedere ai locali di
preparazione ed alle dispense, ma dovranno esse-
re accompagnati da un addetto il quale metterà loro a
disposizione camici monouso. Di ciascun sopralluogo effettuato, la commissione mensa dovrà
compilare una scheda di valutazione che farà pervenire all'amministrazione o alla Direzione Scolastica.
Una particolare attenzione, è stato rimarcato, dovrà
essere rivolta a coloro che
presentano patologie, come allergie, intolleranze,
celiachia, tali da rendere
necessarie “diete speciali”
per garantire lo stato di salute degli utenti.
Il Comune
CASSANO - Inaugurata la sede del Gruppo Speleologico
Liocorno. Sotto la spinta di alcuni appassionati di speleologia, è stato costituito ufficialmente il Gruppo Speleologico
“Liocorno” con sede presso
l’edificio dellaScuola Elementaredivia Siena.Lacerimonia
ha fatto registrare un interessante dibattito sulla Speleologia nel territorio cassanese,
ben noto per la straordinaria
presenza delle Grotte di S. Angelo. I lavori, coordinati da
Carlo Forace, sono stati caratterizzati dall’intervento di Lorenzo Zaccaro, presidente del
Gruppo SpeleologicoSparvie-
Mandatoriccio punta sul fotovoltaico
Primi due impianti su edifici pubblici
di PASQUALE LOIACONO
MANDATORICCIO – Continua l'impegno
della giunta del sindaco Angelo Donnici in
tema di tutela ambientale e, in particolare, di
installazione di impianti fotovoltaici sugli
edifici pubblici. Nei prossimi giorni verranno allacciati alla rete i primi due: uno di
15kw sull'asilo nido e l'altro di 6,5 sulle
scuole medie.
Il prossimo intervento previsto è sulla tribuna dello stadio comunale. L'assessore all'urbanistica Filippo Mazza ribadisce: “Puntiamo con convinzione al rispetto dell'ambiente e alla riduzione dei costi. I servizi
energetici hanno un grande impatto sulla
produttività, sulla salute, sul cambiamento
climatico, sulla sicurezza alimentare e
dell’acqua. Bisogna costruire quindi, da oggi, un futuro più ecosostenibile. Le scelte da
fare sono tante e ci sono chiare, seppur le risorse sono sempre di meno. In ogni caso, il
contributo che possiamo offrire dal basso,
dai comuni e sensibilizzando cittadini e giovani è prezioso e strategico”. È in fase di conclusione l’iter per l'istallazione di pannelli
solari da 30 kw sulla tribuna dello stadio
grazie ad un mutuo concesso dal Credito
sportivo, ma il progetto più importante, dice
Mazza, “è riuscire a mettere in funzione la
centrale fotovoltaica di Cozzo del Lupo, per
la quale l'ente è in cerca di partner privati”.
re. E’seguito unbreve salutoe
l’augurio di buon lavoro, della
presidente del consiglio comunale Rosella Garofalo. Nino La Rocca, componente storico del Gruppo Sparviere, ha
relazionato sulle attività speleologiche aCassano, perbuona parte svolte proprio dallo
Sparviere. Dal Gruppo Sparviere vi è stata inoltre la simbolica consegna di alcuni testi
speleologici da parte di Peppino Leone, colui il quale nel
1976, insieme ad Ettore Angiò e ai La Rocca, ha gettato il
primo seme per la nascita del
gruppo ad Alessandria del
Carretto. A cura di Peppino
Martire (Consigliere Gruppo
Speleologico Liocorno) è stata
proiettata una sequenza fotografica di alcuni momenti delle attività del gruppo speleo,
cominciate circa un anno fa. A
proposito del Liocorno, Enrico Cirianni, ha approfondito
la conoscenza sul simbolo mitologico e sulla presenza dello
stesso nello stemma di Cassano. L’assessore Giuseppe Pescia (componente del gruppo)
ha letto un messaggio del sindaco Gallo. L’incontro è stato
concluso dall’intervento del
vice sindaco Mimmo Lione. La
sede del Liocorno è stata benedetta da Don Francesco Di
Marco. Il gruppo, ha espresso,
infine, la volontà di adottare la
“Vuccucciarda”, importante
cavità sotto la Pietra del Castello, al fine di ripulirla.
m. p.
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Jonio
Giovedì 15 dicembre 2011
Giovedì 15 dicembre 2011
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Appello dei genitori del ragazzo ferito di striscio a un piede: «L’episodio non va dimenticato»
Capizzaglie, indagini a una svolta
Potrebbero esserci degli sviluppi sulle sparatorie di via dei Bizantini
di PASQUALINO RETTURA
INDAGINI a tutto campo degli inquirenti per fare luce sui tre episodi nel giro di poche ore del quartiere Capizzaglie.Tanto intensainfattiè statal’attività investigativa al punto tale che potrebbero esserci degli sviluppi (con
possibili fermi) sia sul ferimento davanti al circolo ricreativo dell’archivista del tribunale, Pasquale Saladino
(nella circostanza, come si ricorda, è
rimasto ferito di striscio a un piede un
ragazzino di 14 anni) che sui colpi di
pistola contro l’auto del titolare di una
rosticceria (entrambi gli episodi si sono verificati domenica pomeriggio a distanza
di un’ora e mezza l’uno
dall’altro e in due luoghi distanti circa 300 metri).
Ma anche sulle pistolettate
calibro 9 (anche nei due episodi precedenti si è sparato
con una calibro 9) contro un
parrucchiere per uomo poco
distante dalla rosticceria
presa di mira domenica pomeriggio, gli investigatori
sarebbero vicini alla soluzione del caso. Tre episodi che hanno gettato nel terrore un intero quartiere e
solo per poco non ci è scappato il morto
o i morti. E tramite il legale di fiducia,
l’avvocato Giovanni Arena, i genitori
del ragazzo di 14 anni colpito di striscio a un piede mentre era al videogiochi all’interno del circolo ricreativo
davanti al quale è stato gambizzato Saladino, stigmatizzando quanto accaduto al loro figliolo, «vittima innocente della violenza che in questo particolare periodo sta vivendo la città», chiedono a gran voce «l’intervento delle
istituzioni a tutti i livelli affinchè episodi del genere non accadano mai più e
che vengano tutelate le persone più deboli chein determinate zonedella città
sono inermi di fronte all’arroganza
della violenza». E rimarcano che «sen-
za entrare in merito a problemi cha altri hanno il dovere di affrontare e strumentalizzare l’accaduto», i genitori
del giovane ritengono che l’episodio
cui è rimasto vittima «il nostro giovane ragazzo, colpito di striscio ad un
piede da un proiettile vagante, deve essere necessariamente messo in evidenza e non dimenticato, perché considerare normale trovarsi per caso in
un locale e rischiare di rimanere ucciso da sparatorie che si consumano per
le strade sarebbe un messaggio sbagliato e incauto. Significherebbe abbassare la guardia e consegnare alla
criminalità una intera città
che nulla a che spartire con
episodi come quello che ha
visto vittima nostro figlio».
«Subendo gli effetti di
questa terribile esperienza, i
genitori del ragazzo si augurano che «chi di dovere intervenga» e che «le istituzioni
stiano vicine a tutte le vittime di questi orribili avvenimenti che hanno interessato
la città negli ultimi giorni
scioccati come noi da episodi
che nulla hanno a che fare
con il vivere civile». «Incredulità e stupore» ha invece espresso il capogruppo consiliare dell’ Udc, Massimo Cristiano, per il grave fatto accaduto al
parrucchiere per uomo “Da Santino”
«Voglio esprimere la mia solidarietà e
vicinanza personale al titolare della
che ha subito questo tremendo atto delinquenziale - afferma Cristiano - una
persona perbene che conosco personalmente, un professionista serio e
stimatoin tuttalacittàdi Lamezia.Solidarietà e vicinanza va anche a chi in
questi giorni ha subito atti intimidatori in città, le attività commerciali in via
Adda e le attività in altre zone. Pieno
sostegno va all' azione di magistratura e forze dell' ordine impegnate quotidianamente inprima lineain modoincessante su tutto il territorio».
GIUDIZIARIA
Bancarotta
fraudolenta
Imprenditore
assolto
dal gup
Solidarietà
ai titolari
delle attività
commerciali
prese di mira
Il gup Barbara Borelli
Gli investigatori in via dei Bizantini
I fedeli della parrocchia di Savutano disertano la messa. Un bimbo scrive al vescovo
No al trasferimento di don Pietro
UNA raccolta di firme e la messa
di domenica disertata dai fedeli.
La parrocchia di Savutano ha
manifestato così contro il trasferimento, proprio alla vigilia delle festività natalizie, della parroco don Pietro Folino Gallo da Savutano a Feroleto Antico, così come disposto dal vescovo della
diocesi di Lamezia Terme.
Dopo che i fedeli hanno disertato la santa messa di domenica,
nonostante le porte aperte alla
comunità orfana di don Pietro, i
fedeli si sono chiesti il perché della decisione ma anche i modi ed i
tempi della stessa.
I fedeli infatti lamentano che
ora sono costretti a subire la decisione con un programma pieno di iniziative che sarebbero
state adempiute nel corso delle
festività. Ma si pensa anche ai
bambini ed ai ragazzi della parrocchia che si apprestavano a vivere con gioia il santo Natale.
Perché - si chiedono - privarli di
così tanto entusiasmo? Perché i
bambini sono costretti a non vivere le loro festività nella gioia
della nascita del Bambinello come erano state programmate?
Perché privarli di tutto cio? Quali colpe hanno?
Per questi motivi toccante a tal
proposito è una lettera di un
Il vescovo Cantafora
bambino della quindi elementare della scuola di Savutano che
manifesta la sua delusione. Numerose a tal proposito sono state
in poche ore le firme raccolte per
riportare don Pietro nella parrocchia di Savutano; fino a ieri
sera erano 272 le firme raggiunte e l’iniziativa è ancora in corso.
In tanti quindi non hanno accettato il fatto considerato che
don Pietro aveva creato la parrocchia di Santa Maria Goretti,
unito i fedeli, come anche espresso nel corso di un incontro, ed
era stato l'artefice di varie iniziative aggregando e rendendo viva
la Comunità di Savutano. Questo il testo della lettera inviata
dal bambino della quinta Ele-
mentara al vescovo: Caro Vescovo, io Patrik Giampà Ti voglio informare che non ho capito perché hai mandato via Don Pietro
dalla nostra parrocchia. Noi che
frequentiamo la parrocchia di
santa Maria Goretti adesso siamo delusi e vogliamo che Don
Pietro ritorni da noi. Abbiamo
apprezzato le sue qualità umane
e la sua grande capacità di aggregarci e sentirci una vera comunità. Noi gli vogliamo bene e
Tu non ci puoi fare questo affronto. Siamo tre fratellini, eravamo seguiti da lui e ci sentivamo al sicuro sotto la sua paterna
protezione. Ora nel mio animo
c'è tanto buio e tanto dolore. Ti
prego fai ritornare la luce che in
questo momento è spenta. Che
Dio ti illumini. Tu che dici che bisogna sempre fare del bene come
ci insegna nostro Signore, ora
perché ci vuoi fare del male?Sono un bambino adottivo e finalmente, dopo tante sofferenze,
avevo trovato tanto amore e comprensione, oltre che nei miei
nuovi genitori (Loredana e Luigi) anche in Don Pietro che mi ha
parlato tante volte al cuore. Sento un dolore nel profondo del
cuore, un dolore che non mi passa e non mi da pace. Ti prego ripensaci!».
DAL COMUNE
Capusutta a Roma
al teatro Valle
DOMANI alle 21 lo spettacolo “Donne in
parlamento”, messo in scena dal laboratorio teatrale comunale Capusutta, approderà al Teatro Valle di Roma.
“Donne in parlamento”, è nato dal progetto del Comune di Lamezia Terme su
iniziativa di Tano Grasso, già assessore
alla cultura della città, con la direzione
artistica di Marco Martinelli del Teatro
delle Albe di Ravenna, la regia di Emanuele Valenti, le guide di Christian Giroso, Antonio Stornaiuolo, Giovanni Vastarella e condotto da Punta Corsara di
Scampia, a Napoli. In circa un anno il laboratorio teatrale ha impegnato oltre 60
ragazzi di Lamezia, di cui la metà rom, e lo
spettacolo che ne è scaturito è già stato
presentato il 20 ed il 21 novembre scorso
al Teatro Politeama di Lamezia Terme
con un ottimo riscontro di pubblico e di
critica. «Per Lamezia - ha dichiarato il
sindaco Speranza - Capusutta rappresenta un'esperienza eccezionale e proprio
per questo stiamo cercando le risorse necessarie per continuare anche nel 2012».
IL pubblico ministero
chiede una condanna a
due anni, ma il gup Barbara Borelli assolve
«perchè il fatto non costituisce» reato dall’accusa di bancarotta Aldo
Torchia, 65 anni di Lamezia Terme.
Hanno avuto ragione
le tesi difensive avanzate dall’avvocato Pino
Spinelli, legale di fiducia dell’imputato giudicato con il rito abbreviato. I
l pm Maria Alessandra Ruberto aveva chiesto la condanna poichè secondo le accuse - l’imputato avrebbe distratto
o occultato beni allo scopo di recare pregiudizio
ai creditori, per come dichiarato dal curatore, in
merito alla costituzione
del fondo patrimoniale
sull’immobile, costituito da tre appartamenti
con annesso magazzino, destinato a tale scopo onde escluderlo dalla
massa dell’attivo fallimentare.
Avrebbe inoltre percepito somme da parte di
enti pubblici superiori a
quelle dallo stesso riferite al curatore fallimentare.
L’imputato
avrebbe anche ceduto
una ramo d’azienda alla
società T. & M. costruzioni, avente lo stesso
oggetto sociale e la stessa sede della ditta fallita,
costituita nel 1997 dai
due figli conviventi di
Aldo Torcia, nei due anni precedenti il fallimento.
Accuse che però alla
fine non hanno retto e
dopo circa dieci anni
l’imputato ha ottenuto
un’assoluzione.
p.r.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Lamezia
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Vibo
Vibo 23
Giovedì 15 dicembre 2011
22
Giovedì 15 dicembre 2011
REDAZIONE: corso V. Emanuele III, 58 - Vibo Valentia - Tel. 0963/471595- Fax 472059 -E-mail: [email protected]
Operazione Cerbero. I carabinieri arrestano sei persone. Per altre tre obbligo di dimora
BILANCIO POSITIVO
LA CURIOSITA’
Tre operazioni in 15 giorni
Sono 17 le persone iscritte
nel registro degli indagati
QUELLA portata a termine nella mattinata di
ieri è la terza importante operazione condotta
dai carabinieri negli ultimi 20 giorni: la prima,
datata 23 novembre, è stata quella che ha
sgominato il clan Soriano di Pizzinni di Filandari. Lunedì scorso, invece, gli arresti, a Nicotera, di due presunti estortori che avrebbero
messo sotto scacco un imprenditore del luogo.
Zangone tenta la fuga, cade dalla finestra e si frattura le caviglie
Droga
Gli “Ncinci”
nella rete
Accorinti 42 anni, di Santa
Domenica di Ricadi, Giuseppe
Accorinti, 30enne di Tropea;
Francesco De Benedetto,
26enne, pure di Tropea; Giuseppe Marchese, 25enne di
Tropea; Nicola Zangone,
24enne di Tropea. Ai domiciliari Agos Enrico Tropeano,
53enne di Ricadi, impiegato
pressol'Inpdap diViboValentia, uno degli insospettabili
del gruppo. Le restanti tre
persone per le quali il magistrato ha emesso misure gradate sono Domenico Pugliese,
diSpilinga, SaverioTranfo,di
Tropea eFrancesco Romani,
di
Briatico,
tutti 25enni.
L'indagine.
Gli arresti sono giunti a coronamento di
una prolungata e certosina attività investigativa durata circa due anni (tra il dicembre 2009 e l'estate 2011) e messa in atto dai militari in forza
della Aliquota Operativa agli
ordini del maggiore Vittorio
Carrara e coordinata in prima
battuta dal capitano Giovanni
Migliavacca e infine dal parigrado Francesco Di Pinto. I
“Ncinci”, soprannome con il
quale si indica la famiglia Accorinti che non ha legami con
le omonime di Briatico e Zungri, secondo le risultanze investigative, aveva messo in
piedi un importante traffico e
spaccio di sostanze stupefacenti con capillari articolazioni che raggiungevano le sin-
Lo smercio avveniva
anche nei numerosi
villaggi della costa
gole strutture ricettive soprattutto del comprensorio
locale con lo scopo, comprensibile, di soddisfare eventuali
richieste di narcotico anche
da parte di turisti che ogni anno prendono d'assalto la “Costa degli Dei”. Singolare l'input che ha dato avvio all'inchiesta: un danneggiamento
ad una famiglia di Santa Domenica di Ricadi, titolare di
un autolavaggio nella zona,
che nel 1998 aveva denunciato un tentativo di estorsione
che aveva portato all'arresto
dei presunti responsabili e,
nel 2007, alla loro condanna.
A seguito di quella sentenza,
però, l'escalation criminale
nei confronti del nucleo familiare aveva subito un'accelerazione. Attentati intimidatori,
minacce e quant'altro avevano fatto ripiombare l'imprenditore e i suoi cari in un vero e
proprio inferno. E in questa
serie di “avvertimenti” si inquadrava anche il danneggiamento a mezzo incendio dell'autovettura della vittima,
avvenuto la sera del 20 settembre 2009.
Una pattuglia del Nucleo
Operativo Radiomobile di
Tropea, guidato dal maresciallo Sanfilippo,nell'ambito
del servizio perlustrativo, intercetta, pochi attimi dopo il
divampare delle fiamme, nei
vicinanzedel luogodell'episodio, un veicolo con a bordo tre
soggetti che dai primi accertamenti corrispondevano per il
tipo di mezzo utilizzata, corporatura ed abbigliamento, ai
presunti autori dell'atto criminoso che sarebbero stati notati dalla vittima pochi istanti
dopo l'incendio poiché attirata dal bagliore del fuoco.
Questo è, quindi, stato il
“la” all'attività di indagine
coordinata dal sostituto procuratoe della Dda di Catanzaro, Giampaolo Bonisegna, che
ha disposto una serie di intercettazioni telefoniche, video
ed ambientali nei confronti
dei tre sospettati. Gli inquirenti stavano seguendo la pista dell'estorsione ma, a sorpresa, è uscita fuori quella del
traffico di droga. E che traffico! Durante le attività di indagine è stato sequestrato un ingente quantitativo di tipo cocaina, nonché un'arma e munizioni nella piena disponibilità dell'organizzazione, detenute proprio da una di quelle
figura ritenute insospettabili. Tra queste Agos Enrico
Tropeano, impiegato all’ufficio provinciale dell’Inpdap
che fungeva da magazziniere.
La ramificata rete di pusher,
poi, garantiva lo spaccio dello
stupefacente e ingenti profitti
a tutto il sodalizio criminale.
Animatori-pusher
Il gruppo faceva affidamento su di loro per lo spaccio
Da sinistra Carrara, Lombardo, Scardecchia e Di Pinto (fotoservizio Armando Lo Gatto)
Il commento del procuratore della Dda
Lombardo: «Gruppo
familiare monolitico»
UN gruppo familiare monolitico, compatto nel
quale era difficile entrare
a diventare parte integrante. È questa la descrizione che il procuratore capo della Direzione
distrettuale antimafia di
Catanzaro fa degli Accorinti.
Il magistrato, nel coso
della conferenza stampa
presso il comando provinciale dell’Arma, alla
presenza del colonnello
Daniele Scardecchia, del
maggiore Carrara e del
capitano Di Pinto, evidenzia il modus operandi
dell’associazione
che
«impartisce ordini, distribuisce incarichi e si
appoggia ad una vasta rete di pusher i quali, il più
delle volte, svolgono l’attività di animatori turistici. Non a caso - aggiunge - l’attività di smercio
della droga avviene in
una zona notoriamente
conosciuta sotto il profilo
turistico e che specialmente nel periodo estivo
fa registrare un alto numero di villeggianti».
Il Vibonese e più specificatamente, in questo
caso, la splendida “Costa
degli dei” il terminale ultimo del traffico di droga.
Traffico che da sempre
più tempo a questa parte,
LE REAZIONI
Il plauso di “Ammazzateci tutti”
«INTENDIAMO esprimere la
nostra piena ammirazione e la
più incondizionata stima nei
confronti dei Carabinieri di Vibo
Valentia, per i continui successi
nell’attività di contrasto alla criminalità organizzata». Lo afferma il movimento antimafia
«Ammazzateci tutti» in una nota a firma di Lia Staropoli (foto),
dell’Esecutivo nazionale. «Le
costanti Operazioni, che si susseguono contro la 'ndrangheta,
ed oggi l’operazione Cerbero –
aggiunge il movimento – sono il
risultato di un’Arma vicina ai cittadini, pronta a proteggere chi
denuncia con azioni efficaci ed immediate. In una disgraziata provincia, dove la forza intimidatrice della criminalità organizzata,
continua ad indottrinare le giovani menti contigue alle 'ndrine, ad
una avversione nei confronti delle divise, originando sempre più
spesso feroci aggressioni nei confronti delle forze dell’ordine, l'Arma riesce comunque ad ottenere la fiducia dei sempre più numerosi cittadini onesti che scelgono di denunciare e di schierarsi dalla
parte della legalità». (gl. p.)
Due degli arrestati lasciano la caserma per essere tradotti in carcere
per come rilevato ancora
dal procuratore della
Dda, vede esponenti della
criminalità locale ai vertici di organizzazioni che
trattano anche con i principali cartelli del Sudamerica. Tanto per citare
qualche esempio basta,
infatti, far riferimento alle varie operazioni “Decollo”, “Due Torri connection”, “Meta”, “Replay”con il sequestro, anche, di ingenti quantitativi di cocaina.
Al magistrato ha fatto
eco il comandante provinciale della Benemerita, Scardecchia, che ha
analizzato un dato importante: «Abbiamo ini-
ziato poco meno di un mese fa con l’operazione
contro il clan Soriano,
proseguendo con l’arresto di due presunti estortori ai danni di un imprenditore del luogo.
Adesso l’operazione “Cerbero”. Tutto ciò - aggiunge - evidenzia l’attenzione che l’Arma ha su una
terra difficile come quella vibonese. L’operazione
odierna rappresenta la
caduta della prima di tre
teste. Noi ci auguriamo
di poter mozzare le restanti due e i miei carabinieri faranno in modo
che questo avvenga il più
presto possibile».
gl. p.
UNO ad uno sono finiti nella rete. Identificati attraverso le intercettazioni telefoniche, video e ambientali.
Era corposo il traffico di
droga messo in piedi dal
gruppo degli “Ncinci”. Centinaia di migliaia di euro
che andavano ad arricchire
le casse dell’organizzazione
che aveva iniziato a svilupparsi sul territorio nel periodo storico in cui i La Rosa
erano stati colpiti dalle operazioni messe a segno dalle
forze dell’ordine, in particolare “Odissea”. Si affidava,
nelle attività di spaccio, a
personaggi sconosciuti a
polizia e carabinieri. I cosiddetti insospettabili. Professionisti, impiegati, semplici cittadini.
Rappresentavano lo stadio finale del traffico: cioé lo
smercio. Tra questi figurava Enrico Agos Tropeano,
l’impiegato dell'Ufficio provinciale Inpdap di Vibo Valentia al quale gli Accorinti
avevano affidato il compito
di magazziniere. Cooptato
in un momento di difficoltà
della sua vita sentimentale,
gli “Ncinci” hanno avuto
gioco facile su di lui prospettadogli facili guadagni
e compagnie particolari.
Ma non era stato l'unico ad
entrare nell'organizzazione. Decine erano i soggetti
sui quali il gruppo poteva
fare sicuro affidamento per
piazzare massicce e periodiche forniture di cocaina che
veniva distribuita anche a
rispettabilissimi professionisti della zona.
Per riuscire nello scopo
sfruttavano al meglio una
delle più importanti, forse
la migliore, peculiarità della zona: il turismo. Tropea e
il comprensorio di Ricadi
sono notoriamente conosciuti in tutta Italia e
all’estero e quale migliore
occasione per spacciare cocaina, hashish e marijuana
se non i numerosi villaggi
turistici? E la manodopera
chi meglio poteva offrirla se
non le persone che in quelle
strutture recettive ci lavorava nel periodo estivo in
cui, chiaramente, l’affluenza turistica raggiunge i livelli massimi e la domanda
di droga sale vertiginosamente? Questi aspetti han-
La droga e la pistola sequestrate a Enrico Agos Tropeano
no fatto la “fortuna” del
gruppo che ha iniziato a reclutare costantemente animatori turistici provenienti da tutta la penisola i quali
non aspettavano altro che
poter arrotondare lo stipendio. Animatori-pusher che
rappresentavano l’anello di
congiunzione tra i clienti e
l’organizzazione la quale si
riforniva
nell’area partenopea. Sole,
mare e droga
erano la base
di
“divertimento” sfrenato sul quale gli Accorinti facevano affidamento che, secondo
quanto emerso in fase investigativa, utilizzavano per
mascherare il traffico un
linguaggio cifrato e criptico.
E, a riprova di quanto fosse florido il traffico e della
genuinità dell’attività investigativa, i numerosi se-
questri di droga operati in
questi due anni di indagine. Ed erano collegati all’inchiesta gli arresti di Pasquale Accorinti, che aveva
cercato di disfarsi del corpo
del reato scaricandolo nel
water, e dello stesso Tropeano nel cui appartamento
erano stati rinvenuti 130
grammi di coca ed una pistola. Ad ulteriore delle
positive risultanze investigative,
l’arresto, nell'estate del
2010, di Alessandro Preiti, animatore
turistico romano che spacciava la cocaina fornita del
sodalizio degli “Ncinci” all'interno di un villaggio di
Zambrone Marina.
Ulteriori 20 grammi di
polvere bianca i nascosti negli slip e altri 500 più 2300
euro di vario taglio i carabinieri li hanno sequestrati
Nell’organizzazione
anche un impiegato
in servizio all’Inpdap
nel blitz di ieri mattina al
24enne Nicola Zangone.
Un arresto rocambolesco il
suo conclusosi con il trasporto in ospedale per la sospetta frattura delle caviglie. Il giovane, infatti, dopo aver visto arrivare, intorno alle 4.30 di ieri mattina, gli uomini del capitano
Di Pinto davanti alla sua
abitazione, non ha perso
tempo cercando una improbabile sortita da una finestra secondaria. Ma nella
caduta (il suo appartamento si trova al primo piano e
quindi a poco più di tre metri di altezza) ha riportato,
come detto, delle sospette
fratture. Sarebbe, tuttavia,
stato un gesto inutile il suo
in quanto i militari della benemerita avevano cinturato tutta l’area. Il provvedimento a firma del gip distrettuale gli è stato notificato, così, presso il presidio
ospedaliero di Vibo Valentia.
gl. p.
GLI ARRESTATI
Giuseppe Accorinti
Pasquale Accorinti
Nicola Zangone
Francesco De Benedetto
Giuseppe Marchese
Enrico Agos Tropeano
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
di GIANLUCA PRESTIA
LA prima testa è caduta. Restano le altre due e non è detto
che non siano mozzate a breve.
Cerbero, l'inquietante creatura mitologica del cane a tre teste posta a guardia dell'Ade ha
ne ha persa una. Decapitata da
un colpo di spada in una tiepida mattina autunnale.
E proprio questa figura del
mito greco ha dato il nome all'operazione condotta dai carabinieri della Compagnia di
Tropea e coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro
che ha consentito di sgominare
un'associazione
a delinquere finalizzata al traffico di sostanze
stupefacenti
con ramificazioni anche al di
fuori del territorio regionale.
Un'inchiesta che ha avuto la
sua naturale conclusione con
l'emissione di nove ordinanze
di custodia cautelare a carico
di altrettanti soggetti quasi
tutti facenti parte di uno stesso gruppo familiare. Per 5 di
loro si sono aperte le porte del
carcere,un sestoinvece hapotuto beneficiare della misura
dei domiciliari, mentre i restanti tre dovranno sottostare
agli obblighi di presentazione
alla Polizia giudiziaria e di dimora. In tutto sono 17 le persone indagate.
Destinatari dei provvedimenti a firma del gip distrettuale di Catanzaro Pasquale
SONO in tutto 17 le persone indagate nell’inchiesta “Cerbero”. Per 6 di queste, come visto, il gip Assunta Mariore ha ritenuto gravi gli indizi di colpevolezza decidendo per la misura in carcere. Per altre
3 l’obbligo di dimora. Tra quelle indagate, nel corso dell’attività figurava un minore di 17 anni che,
però, nel frattempo, ha raggiunto la maggiore età.
dal POLLINO
alloSTRETTO
calabria
ora
GIOVEDÌ 15 dicembre 2011 PAGINA 7
Gioia, agguato
in pieno giorno
Ferito un operaio
Pioggia di fuoco contro un cassintegrato
del porto già noto alle forze dell’ordine
via migliorate e la vittima dell’agguato è stale 1 che collega la città allo svincolo dell’autoto trasferito nel tardo pomeriggio agli ospedastrada e ai paesi dell’entroterra pianigiano,
li Riuniti di Reggio Calabria, dove è stato riproprio nel giorno in cui l’amministrazione
In pieno giorno, a due passi dal centro delcoverato in prognosi riservata, anche se non
comunale era a Reggio Calabria per l’incontro
la città: i sicari che ieri hanno tentato di amin Prefettura con il comitato per l’ordine e la
ci dovrebbero essere rischi per la sua vita.
mazzare Giuseppe Brandimarte hanno volusicurezza, convocato proprio per discutere
to mettere la loro firma sull’ennesimo atto di
della recrudescenza di violenza criminale che
Le indagini
violenza che ha macchiato le strade di Gioia
ha interessato la città negli ulTauro: un agguato in piena regola. Erano da
timi mesi. Subito dopo la spaNel parcheggio dell’ex Eupoco passate le otto del mattino quando due
La scientifica
ratoria i due sicari, armati di
ro Motel, sono intervenuti gli
individui, armati di tutto punto e, probabilha
rinvenuto
13
una pistola e di un fucile, si
uomini del commissariato
mente con il volto coperto, hanno impugnasono dileguati facendo perdeto le armi affrontando il malcapitato operaio
bossoli nel luogo gioiese agli ordini del dirigenre le loro tracce. L’uomo, ferite Francesco Rattà, e il sostitudi Rizziconi. Poi gli spari, una montagna di
del tentato
to dalla scarica di pallottole to Procuratore di Palmi Fretspari, che hanno colpito l’uomo in diverse
omicidio
è stato colpito alle gambe, al
toni, che stanno vagliando il
parti del corpo. Saranno 13 alla fine i bossoli
torace e alla testa -, è stato impassato della vittima dell’agrecuperati dal reparto di polizia scientifica del
mediatamente soccorso dagli operatori del
guato per tentare di capire i motivi della spacommissariato di Gioia Tauro nel parcheggio
118 che lo hanno trasportato nel reparto di
ratoria. Giuseppe Brandimarte, 40enne opedel Cefris – la società che si occupa di formachirurgia dell’ospedale Santa Maria degli Unraio portuale con numerosi precedenti di pozione per gli operai del porto attualmente in
gheresi, dove è arrivato privo di conoscenza e
lizia, è infatti lo zio di quel Vincenzo Perri che,
regime di cassa integrazione straordinaria –
in condizioni gravissime. Grazie all’intervensecondo l’accusa portata avanti dal Procuradove è avvenuto l’agguato. Una sparatoria folto dei sanitari però, le sue condizioni sono via
tore capo di Palmi Giuseppe Creazzo, è l’aule, a due passi dalla trafficatissima provinciatore materiale dell’omicidio di Vincenzo Prioescalation di violenza
lo, il ventinovenne ammazzato a colpi di arma
da fuoco la scorsa estate mentre scendeva dalla sua autovettura, a poche centinaia di metri
dal luogo dell’agguato di ieri. Lo stesso Priolo poi era il cognato di Girolamo “Mommino”
Piromalli (attualmente dietro le sbarre con
l’accusa di estorsione ai danni di alcuni imREGGIO CALABRIA Come si fa a controllare il territorio con so- ritorio. Di notte, poi, è impossibile avere personale a disposizione.
prenditori gioiesi) che di Priolo aveva sposaIl prefetto Luigi Varratta, che il sindaco di Gioia Tauro ringrazia
li quattro vigili per ventimila abitanti? Non esiste solo criminalità orto la sorella. Le indagini sono appena all’iniganizzata a Gioia Tauro. Ieri mattina il sindaco Renato Bellofiore ha «perché ci è sempre stato vicino», ha preso la relazione e assunto l’imzio e si muovono a 360 gradi, ma appare eviriferito la situazione dal suo punto di vista al prefetto di Reggio Cala- pegno di inoltrarla al ministro dell’Interno. Sulla percezione della redente che questo ultimo fatto di sangue posbria, Luigi Varratta, e ai vertici delle forze dell’ordine nel comitato per crudescenza degli episodi di violenza nella cittadina della Piana, i dasa essere interpretato come una risposta al
l’ordine e la sicurezza pubblica riunitosi proprio su impulso del primo ti forniti dagli organi di polizia dimostrerebbero una flessione dei reavecchio omicidio, per una esplosione di viocittadino. Bellofiore ha presentato una relazione in cui evidenzia gli ele- ti rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In ogni caso saranno inlenza brutale che già da diversi mesi interesmenti principali che garantirebbero una maggiore sicurezza nella cit- tensificati ulteriormente i servizi mediante l’impiego di pattuglie apsa la città del porto, protagonista, suo maltadina della Piana ma a cui l’amministrazione comunale non può fa- piedate nell’isola pedonale del centro urbano di Gioia Tauro, con l’utigrado, di una serie terribile di omicidi nello
re fronte da sola perché «abbiamo ereditato una situazione difficile dal lizzo della Stazione mobile e di equipaggi automontati del Corpo
spazio ristretto di pochi mesi. I continui dispunto di vista finanziario, usciamo da un periodo di commissariamen- forestale dello Stato. Infine è in fase avanzata la nuova stazione dei Casidi tra le famiglie dei Molè e dei Piromalli
to». Il sindaco precisa che «le forze dell’ordine stanno facendo un buon rabinieri al porto di Gioia Tauro, con l’assegnazione di un adeguato
potrebbero infatti essere alla base dell’aggualavoro, e le operazioni di polizia lo dimostrano, però la questione è che contingente di militari che avranno il compito di presidiare anche le
to sanguinario di ieri mattina.
non posso pretendere da loro le cose che dovrebbe fare il comune». In- zone limitrofe di interesse industriale e commerciale.
Annalia Incoronato
somma con quattro vigili urbani non è possibile presidiare bene il terVINCENZO IMPERITURA
GIOIA TAURO (RC)
VIVO PER
MIRACOLO
A destra, il
40enne
Giuseppe
Brandimarte
scampato
all’agguato
ieri mattina
In alto a
destra, il
luogo del
tentato
omicidio
La Piana ha paura. Arrivano i rinforzi
[email protected]
uomini dei clan della locride
SIDERNODue uomini dei clan della Locride, Carmelo Ielo e Domenico Trimboli, corrieri della droga in Piemonte. I due sono stati ammanettati dai carabinieri del Comando provinciale di Torino. Nascondevano in macchina 12
chili di cocaina purissima e 120mila euro in
contanti. Il blitz si consuma in strada, più di un
mesa fa, ma sulla ricostruzione della dinamica
degli arresti è buio fitto. Gli inquirenti, per ora,
ci vanno cauti, preferiscono non sbilanciarsi.
L’operazione, secondo indiscrezioni trapelate,
è il primo filone di un’indagine più vasta, di cui
non si vuole rivelarne i contenuti. «C’è tanta
’ndrangheta a Torino, ma non si vede. È l’orga-
In auto con 123mila euro e 12 chili di cocaina
Arrestati a Torino Trimboli e Ielo
nizzazione più potente perché riesce davvero ad
essere segreta», dice il collaboratore di giustizia Rocco Varacalli. Il tribunale di Torino, lo
scorso giugno, ha emesso 150 mandati di cattura e disposto sequestri per 70milioni di euro.
Capi, sottocapi e picciotti del crimine organizzato finiscono in prigione nell’ambito dell’inchiesta “Minotauro”. Nei loro confronti, la Procura muove accuse pesanti. Le persone coinvol-
te sono ritenute responsabili di associazione a
delinquere di stampo mafioso, narcotraffico,
usura e racket. Più di 1000 uomini della Guardia di finanza, nel corso del blitz, sono stati impegnati nel sequestro di 127 ville, appartamenti, terreni e conti correnti. Degli arrestati, 148
sono finiti in carcere e due ai domiciliari. Durante l’operazione è stato recuperato anche un
manoscritto: contiene formule e rituali di affi-
liazione alla ’ndrangheta. Filmati, inoltre, documentano 138 incontri tra affiliati per trattare argomenti di qualunque genere. Tra questi, cinque sono stati girati durante funerali.
Sono stati sorpresi in auto, Domenico Trimboli, del clan Trimboli di Platì, e Carmelo Ielo,
uomo d’onore delle famiglie di Africo e dintorni. Sono stati arrestati nei paraggi di Torino.
Quando i carabinieri hanno perquisito la vettura, rivoltata come un calzino, hanno trovato
12 chili di cocaina e 123mila euro in contanti. I
due sono stati subito ammanettati e trasferiti in
carcere.
Ilario Filippone
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Fu il padre
della bimba
a denunciare
ritardi
e omissiossi
CETRARO (CS) Ventidue
avvisi di garanzia per l’ipotesi
di reato di cui all’omicidio colposo in concorso sono stati
notificati tra martedì e ieri ad
altrettanti sanitari dell’ospedale civile “Iannelli” di Cetraro in relazione al decesso sospetto della neonata paolana
figlia dei coniugi Giancarlo Pastore e Caterina Guido, residenti a Fuscaldo. La procura
della Repubblica di Paola ha
già disposto l’esame autoptico
sulla salma della piccolina, tenutosi l’altro ieri pomeriggio
ed il cui esito non è ancora noto in quanto i periti di parte si
sono riservati di elaborare un
responso completo e puntiglioso, mentre i carabinieri
della locale compagnia, agli
ordini del capitano Luca Acquotti, hanno acquisito cartelle mediche, verbali di interrogatorio e versioni di parte sui
fatti oggetto di indagine.
Gli indagati
In poche parole, la magistratura paolana sta indagando sull’operato dei seguenti
sanitari, tra dirigenti, medici e
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calabria
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Bambina nata morta
Indagati ventidue medici
Cetraro, l’accusa per i sanitari è di omicidio colposo
L’ospedale di Cetraro
paramedici di vari reparti del
nosocomio Iannelli di Cetraro: Anna Mistorni, Gianfranco
Amoroso, Angelo Cannizzaro,
Bianco Rosa Cozza, Giancarlo
D’Agostino, Francesco De
Santo, Angela Falbo, Domenico Introini, Simona Mantuano, Ottavio Notaro, Fiorella
Panebianco, Liberato Soranna, Filippina Longo, Angela
Romano, Loretta De Biase,
Ester Mappa, Maria Carmen
Smarra, Irene Sanna, Lucia
Caracciolo, Franca Spinicelli,
Vito Cianni, Francesco Liporace.
Solo alcuni giorni fa sulla vicenda il governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti,
aveva ricevuto a Palazzo Alemanni a Catanzaro, il diretto-
re generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza,
Giancarlo Scalpelli, il direttore generale del dipartimento
Tutela della Salute Orlando, il
dirigente dello stesso dipartimento, Scaffidi, il capo dipartimento Materno-Infantile,
Pirillo e il primario del reparto di Ostetricia dell’ospedale
di Cetraro, Anna Ristorni, per
discutere del presunto caso di
malasanità che ha portato al
decesso di una neonata presso
il nosocomio Iannelli di Cetraro. Il fatto è stato registrato il
giorno dell’Immacolata, allorquando i carabinieri hanno
acquisito una querela di parte
sottoscritta dai familiari della
neonata, i quali sostengono
che la piccola sia nata morta a
Per i medici fu
fatto tutto
il necessario
per portare a
termine il parto
causa del ritardo in atto e del
contestuale diniego da parte
dei sanitari ad intervenire con
un parto cesareo l’8 dicembre
scorso, ossia quando la puerpera stava accusando ormai
da diverse ore fortissimi dolori. Dirigenti e medici dell’Asp,
durante i lavori, hanno consegnato relazioni ed atti a loro
discolpa, riferendo al governatore della Calabria di essersi
comportati secondo legge ed
in ossequio ai protocolli ministeriali. Secondo i medici, insomma, è stato fatto tutto
quando era necessario per
portare a conclusione il parto
in modo regolare. «Abbiamo
già avviato un'indagine interna per chiarire l’accaduto –
aveva dichiarato il direttore
generale dell’Asp, Scarpelli, all’indomani del decesso - e dai
primi accertamenti, non sono
emerse negligenze, né si è rilevato il mancato rispetto delle
procedure». Il padre della
bimba, Giancarlo Pastore, dal
canto suo denuncia ritardi e
omissioni.
Stefania Sapienza
Maria Fiorella Squillaro
“infinito”
Discusso il Riesame per il giudice Giglio
Diversa strategia difensiva per Morelli
l’avvocato Nardo nell’interesse dei
fratelli Francesco e Giulio Lampada.
Il secondo in particolare viene ritenuto personaggio di spicco dell’omonima famiglia, quello che aveva contatti stretti sia con il consigliere regionale Franco Morelli che con il giudice Vincenzo Giglio. Al punto da essere di casa nell’abitazione reggina
del magistrato. In un’intercettazione
i due fratelli, secondo la ricostruzione degli inquirenti, hanno parlato di
denaro. Giulio si trovava con Morelli e chiedeva a Francesco di preparare una consistente somma che avrebbe dovuto portare probabilmente a
qualcun altro per gli affari che stavano trattando allo scopo di avere una
concessione dai monopoli di Stato.
Sulla vicenda però non sono stati trovati ulteriori riscontri.
REGGIO CALABRIA Sono ini- istanza al Tribunale della Libertà, se- famiglia e dei Lampada. Avrebbe tra
ziate ieri le prime discussioni davan- guendo una diversa strategia difensi- le altre cose organizzato, secondo
ti al Tribunale della Libertà per alcu- va. Secondo quanto appreso, sia la di- l’accusa, un summit di ’ndrangheta
ni dei soggetti arrestati nell’operazio- fesa che la procura in questi giorni in occasione della sua candidatura al
stanno producendo consiglio comunale di Cologno Monne “Infinito”, coordimateriale di relativo zese alle amministrative del 2009.
nata dalla Direzione
Mercoledì si
interesse sulla vi- Toccherà lunedì discutere il ricorso al
distrettuale antimadiscuterà
sulla
Tdl all’avvocato Giuseppe Nardo, in
cenda.
fia di Milano. La vascarcerazione
Sempre ieri è sta- difesa di Raffaele Fermino, marito di
sta operazione il 30
to sentito Leonardo Anna Lampada e cognato dei Valle.
novembre scorso ha
dei fratelli
Valle, figlio del ca- Avrebbe avuto il ruolo di partecipe e
fatto tremare i palazLampada
pocosca Francesco, coordinato le attività nel campo delzi della politica e gli
che avrebbe avuto le slot machine. Mercoledì sarà il turuffici giudiziari di
Reggio Calabria, con le eclatanti mi- un ruolo di organizzatore e contribui- no della discussione dell’istanza di
ANNALIA INCORONATO
Franco Morelli
sure cautelari personali emesse dal to al rafforzamento economico della scarcerazione presentata sempre [email protected]
gip di Milano nei confronti del consigliere regionale Franco Morelli e del
giudice Vincenzo Giglio. Quest’ultismaltimento illecito dei rifiuti
mo è stato uno dei primi a fare istanza al Riesame per invocare la scarcerazione. In sede di interrogatorio aveva già fornito un memoriale per snocciolare i punti focali delle contestazioni che gli vengono mosse.
PAOLA (CS) Si terrà questa mattina al tribunale di Paola, l’interroga- ca le corrette modalità di conduzione delle stazioni di trasferimento temGiglio era molto legato ai fratelli
torio dell’amministratore unico e legale rappresentante della società “Alto poraneo di rifiuti. Gli accertamenti sono stati condotti nel periodo luglio
Lampada, imprenditori della LomTirreno Cosentino Spa” Francesco Rovito, arrestato nella tarda serata di lu- 2010 - marzo 2011 sui siti riconducibili alla società Alto tirreno cosentino
bardia imparentati con i Valle. Quenedì scorso, nella sua residenza di Rende, con l’accusa di scarico incontrol- Spa, su tutta la costa.
st’ultima è una famiglia che secondo
Secondo gli inquirenti, Rovito, avrebbe scaricato in modo incontrollato,
lato di rifiuti di vario genere, tra cui pericolosi avvenuto nei comuni di Tori magistrati antimafia è espressione
tora, Scalea e Santa Domenica Talao. Roberto Le Pera e Sabrina Mannari- a Tortora, in area sottoposta a vincolo sismico, idrogeologico, archeologidella cosca Condello al nord. Seconno, avvocati di fiducia dell’ex presidente della squadra di calcio Us Scalea co ed ambientale, rifiuti indifferenziati di vario genere e realizzato in assendo l’accusa, il togato finito in manet1912, ed ex consigliere comunale di Cosenza, Francesco Rovito, cercheran- za di autorizzazione, nelle adiacenze di un sito preposto al solo recupero e
te avrebbe rivelato informazioni rino di smantellare il castello accusatorio che è stato costruito nei confronti trattamento di rifiuti ceramici ed inerti, una stazione di trasferenza Rsu
servate sia ai Lampada che al politiprovenienti da vari comuni dell’Alto tirreno cosentino. In località Pantano
del loro assistito, sotto il peso delle prove raccolte dagli inquirenti.
co Morelli, fornendo notizie circa
Francesco Rovito, amministratore unico e legale rappresentante della “Al- di Scalea, avrebbe smaltito in completa assenza di autorizzazione, circa
l’esistenza di procedimenti nei loro
to Tirreno Cosentino Spa”, società gestrice, dall’anno 2002, del servizio di 1200 metri cubi di rifiuti di vario genere tra cui pericolosi, quali batterie al
confronti. In cambio avrebbe anche
raccolta e conferimento rifiuti per conto di diversi comuni dell’ambito ter- piombo, lastre cemento-amianto e pneumatici in disuso, sversandoli su
ricevuto l’aiuto del consigliere del Pdl
ritoriale del tratto costiero dell’Alto tirreno cosentino, compreso tra Sangi- nudo terreno. Avrebbe abbandonato, in modo incontrollato, rifiuti di vario
per la nomina della moglie Alessanneto e Tortora, è stato colpito da ordinanza di custodia cautelare in carce- genere su un terreno ubicato a Scalea in località Piano dell’Acqua, dove era
dra Sarlo, ex dirigente dell’Asl di Vire emessa dal gip del Tribunale di Paola, Carmine De Rose, a seguito della stata autorizzata una stazione di trasferenza e omesso di provvedere al ribo Valentia.
richiesta di applicazione di misura cautelare spiccata in prima persona dal pristino dello stato dei luoghi e di adeguare alla normativa vigente i terreIl politico pidiellino, assistito dalprocuratore capo di Paola, Bruno Giordano, che ha coordinato e raccolto ni proseguendo l’attività illecita.
l’avvocato Franco Sammarco, non ha
Eugenio Orrico
le risultanze di vari accertamenti sul conto della società, in particolare cirinvece ritenuto opportuno proporre
Stamani l’interrogatorio di Francesco Rovito
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«Fu Vincenzo Violi a sparare»
Il pentito Marino in aula rivela l’esecutore materiale dell’omicidio Rende
nel 2007
REGGIO CALABRIA
«Presidente, io devo dire quello che so perché forse le può essere utile: a sparare il colpo che uccide la guardia giurata, fu Vincenzo
Violi». C’è un silenzio surreale nell’aula della
Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria. A
parlare è il pentito Marco Marino. È la sua
prima uscita ufficiale. Dal sito protetto, da cui
si trova collegato in videoconferenza, il collaboratore di giustizia parla della vicenda che lo
ha visto protagonista e cioè l’uccisione della
guardia giurata Luigi Rende, freddato il 1 agosto 2007 in via Ecce Homo nel corso di un
tentativo di rapina ai danni di un furgone portavalori. Cappellino colorato a nascondere il
volto e felpa con cappuccio, Marino per la prima volta si trova a deporre in un’aula di tribunale, da quando ha deciso di iniziare il suo
percorso collaborativo con la giustizia.
Non dice molte cose, ma dimostra di aver
imparato subito. Alle domande più scottanti
risponde con un secco: «Non posso dire nulla perché vi sono indagini in corso». Ma su
Carmine Macrì, imputato nel processo ed in Nella foto in alto l’imputato Carmine Macrì
primo grado condannato all’ergastolo, Mari- condannato in primo grado all’ergastolo
no parla eccome. «Quella mattina – spiega – Accanto il collaboratore Marco Marino
sul furgone Doblò bianco eravamo in cinque:
io, Vincenzo Violi, Giovannibattista Familia- cati quella celebratasi ieri. È stato molto duri, Giuseppe Papalia e Carmine Macrì. Cono- ro il confronto tra l’avvocato generale Franco
scevo quest’ultimo già da circa un anno e Scuderi e l’avvocato difensore di Macrì, Leone Fonte. Uno “scontro” primezzo o due. Avevano vari inma sulla possibilità di sentire
contri. Lui veniva a casa mia
Prima
il collaboratore e poi sull’aced io andavo a casa sua».
deposizione
in
quisizione di verbali d’interIl presidente della Corte
d’assise d’appello Fortunato
un processo per rogatorio di Marino.
Una “disputa” condotta in
Amodeo chiede come sia avil collaboratore modo
impeccabile dal presivenuta la conoscenza e se i
di giustizia
dente Amodeo che, accodue abbiano commesso reati
gliendo le richieste difensive,
insieme. Marino non esita:
«Sì abbiamo commesso reati assieme». Poi ha disposto l’acquisizione di tutti i verbali revia alla ricostruzione minuziosa di quella lativi alle dichiarazioni rese da Marino con
mattinata maledetta: «Il primo a scendere particolare riferimento alla posizione di Cardal furgone - racconta Marino - fu Giuseppe mine Macrì. Il processo è stato rinviato al
Papalia, poi ci fui io, Familiari e Violi. Si scen- prossimo 11 gennaio per la prosecuzione deldeva a coppia: prima c’erano Papalia e Fami- l’esame del pentito.
liari, poi io e Violi ed infine Macrì. Appena ci
CONSOLATO MINNITI
avvicinammo alla cassa, iniziai a sentire [email protected]
gli spari. Uditi i colpi, scappai ma fui raggiunto da un colpo al fianco. Per questo non vidi
nulla poi di ciò che accadde. Quel che so mi è
l’assalto al furgone portavalori
stato riferito da Giuseppe Papalia, con il quale fummo ricoverati nella stessa stanza agli
ospedali “Riuniti” di Reggio Calabria».
Alla domanda su chi fuggì dei componenti
del commando, Marino ribadisce: «Ho appreso che fuggirono via i due soggetti non feriti». Il collaboratore di giustizia chiarisce anche un altro aspetto importante riguardante
la dinamica del fatto: «Nessuno di noi sparò appena scesi dal furgone Doblò. Per quel
che ho visto e appreso, a sparare per primo fu Rende, dall’interno del furgone, tanto
che vidi Familiari a terra ferito. In quella rapina, però, nessuno doveva sparare. Eravamo partiti solo per prendere i
soldi ed andare via».
Marino arriva al passaggio
chiave della sua deposizione:
«Io so chi ha ucciso Luigi
Rende - sottolinea il pentito ed è stato Vincenzo Violi. Me
lo ha riferito sempre Giuseppe Papalia, durante il ricovero in ospedale». LA RAPINA
REGGIO CALABRIA Che durante quella rapina non si doIn chiusura, il collaboratore spiega i moti- Il furgone della veva sparare, Marco Marino lo spiegò già poche settimane dovi che l’hanno spinto a iniziare questo nuovo Sicurtransport
po il fatto di sangue. Era il 26 settembre del 2007, quando l’atpercorso: «Ci sono tante ragioni. Ho 30 anni con dentro il
tuale collaboratore di giustizia, fornì spontaneamente delle die spero di potermi rifare una vita. Non ce la corpo senza
chiarazioni in merito alla dinamica della rapina portata a terfacevo più in quella situazione, ho avuto un vita di Luigi
mine. «Conosco Giovabattista Familiari da circa dieci anni, siaRende
(nel
conflitto interiore e ho deciso di lasciarmi almo stati anche indagati insieme per un’associazione a delinquele spalle gli errori fatti in passato. Mi sono ac- riquadro), il
re finalizzata alle rapine; qualche mese prima del primo agosto
cusato anche di parecchi fatti, riguardanti ra- vigilantes
del 2007, intorno al mese di maggio 2007, Giovanbattista Fapine, per cui non sono mai stato indagato, ma morto durante miliari era venuto da me a propormi di fare una rapina insieanche per altri episodi per i quali ero stato il tentativo
me a lui e mi aveva chiesto se avessi una pistola e se la poteva
di rapina
assolto».
portare con me, ma solo a scopo dimostrativo; non si doveva
E non è stata certo un’udienza dai toni pasparare». Poi arriva la parte più interessante del racconto: «Un
Il vigilante ucciso
durante la rapina
Sono le 6.40 del primo agosto 2007. In
via Ecce Homo, a pochi metri dallo stadio
“Granillo”, due vigilantes a bordo del furgone portavalori compiono l’usuale giro per
depositare il denaro all’interno della cassa
continua degli uffici postali. Un’azione compiuta centinaia di volte ma, questa volta, all’improvviso si scatena l’inferno. Da un Fiat
Doblò parcheggiato davanti al furgone sbucano in sei. Vogliono commettere una rapina. Una delle guardie, Antonino Siclari riesce a fuggire e mettersi in salvo. L’altra è il
31enne Luigi Rende. Lui rimane sul furgone ma, intuito il pericolo corso dal collega,
non esita ad aprire lo sportello e sparare sui
malviventi. Ne nasce un duro conflitto a fuoco. Un proiettile sparato dall’esterno colpisce Rende al fianco. La pallottola va a compromettere gli organi vitali e per la giovane
guardia giurata non c’è nulla da fare. Luigi
Rende lascia la moglie ed una bimba ancora molto piccola. Le indagini sono affidate
alla Polizia che nel giro di poche ore arresta
quattro dei sei esecutori materiali del colpo.
Si tratta dei fratelli Giovambattista e Santo
Familiari, di altri due fratelli Giuseppe e Domenico Antonio Papalia. Del gruppo di fuoco fanno parte anche Francesco Gullì e Marco Marino tratti in arresto poco dopo. Le indagini proseguono e le ricerche si concentrano su Vincenzo Violi e Carmine Macrì, catturati dopo diverso tempo. Per i primi sei il
processo si conclude con condanne all’ergastolo, anche se la Cassazione annulla rinviando per la quantificazione della pena,
mentre Domenicantonio Papalia rimedia
una condanna a 20 anni. Violi deve scontare la pena dell’ergastolo, mentre per Macrì
il processo d’appello (in primo grado ergastolo) è ancora in corso.
«Non dovevamo usare armi»
Il collaboratore di giustizia fornì queste dichiarazioni già nel 2007
paio di giorni prima della rapina, Battista Familiari, quello che
era in ospedale con me, mi disse che dovevamo rapinare un furgone portavalori. Dissi all’inizio che non ero interessato alla cosa, perché troppo pericolosa, ma lui mi assicurò che non ci sarebbero stati rischi».
Il racconto di Marino prosegue spiegando come si arrivò ai
contatti con Familiari: «Giovanbattista è passato da me come
al solito, mi ha detto che era una cosa semplice ed anche se non
aveva proprio bisogno di me mi faceva partecipare perché voleva aiutarmi economicamente; mi ha detto che era un furgone portavalori verso la fine di luglio. Sapevo che dovevamo essere in cinque all’interno del furgone. Circa tre giorni prima
della rapina ho comprato il passamontagna al negozio militare che si trova nei pressi dei magazzini Boom. La mattina in cui
sono venuti a prendermi, Battista e Santo, con la loro macchina, all’incirca verso le sei o poco prima, ci siamo recati presso
una traversa di Viale Calabria, vicino al Brico, dove si trovava
già parcheggiato un furgone bianco; e con me è entrato anche
Battista. Ci siamo mossi da quel posto e nel tragitto, da quello
che dicevano, ho capito che lì, nei pressi dell’ufficio postale,
c’era già qualcuno ad aspettare. […] Non so se Giuseppe Papalia era uno di quelli che era con me sul furgone perché in quel
momento aveva il volto coperto da un passamontagna. […] Poco prima di assaltare il furgone blindato, tre quattro giorni prima, Battista mi ha spiegato le modalità della rapina; era convinto che le guardie giurate non avrebbero opposto resistenza.
Quindi giorni prima della rapina Battista mi ha confermato la
data della rapina, già fissata per il primo di agosto 2007».
c. m.
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il reportage
Nei nuovi ghetti della vergogna
Stipati senz’acqua, luce e dignità: così vivono i migranti di Rosarno
ROSARNO (RC)
La Rognetta e l’ex Opera Sila sono
ormai un ricordo lontano. I ghetti
della vergogna – quelli che fecero
andare su tutte le furie anche il presidente Napolitano – sono ormai
stati evacuati da tempo, ma il problema della ricettività, per i lavoratori extracomunitari arrivati in questo spicchio di meridione per seguire la stagionalità dell’agricoltura, pare ancora insormontabile. Sono tanti i migranti arrivati a Rosarno per la
stagione della raccolta di arance e
mandarini; sono tanti e, praticamente tutti, sono senza un tetto dignitoso.
Seguendo una tradizione divenuta col tempo ormai triste consuetudine, in molti hanno occupato diverse fabbriche abbandonate nella prima periferia di Rosarno, altri invece
si sono sistemati in piccoli gruppi nei
casolari diroccati che una volta erano case rurali, e che adesso stanno in
piedi quasi per miracolo. Ad accomunare le due sistemazioni di fortuna, la totale mancanza di dignità.
Stipati uno sull’altro, senza acqua
corrente o luce elettrica, i lavoratori
migranti di ritorno dalle giornate sui
campi, dormono come possono.
Sullo stradone che collega l’antica
Medma con Nicotera, ecco la prima
delle fabbriche di trasformazione
agrumicola “occupata” pacificamente dagli africani. Uno spiazzo spoglio
dove sono sistemate le bici e le (poche) auto funziona da refettorio comune e da piazzale dove gli ultimi
arrivati hanno piazzato le tende. A
pochi metri di distanza una zona delimitata da sedie rotte segna la latrina comune. Appesi qua e là fogliettini in inglese e francese, indicano il
numero del pronto soccorso e le
mense gratuite garantite dalle associazioni di volontariato.
Davanti all’edificio principale, i
migranti che non sono riusciti a trovare un ingaggio, hanno allestito
una sorta di barbecue. Uno di loro si
occupa di spennare le galline – custodite in arnie vomitevoli – un altro
si occupa della cottura sulla brace
improvvisata. Qui le nazionalità si
confondono, e il pranzo comune
rappresenta una sorta di tregua sulle divisioni etniche che caratterizzano questa convivenza forzata. Alcuni tra i migranti sono decisamente
avanti con l’età, altri sono molto giovani, tutti però concordano che in
queste condizioni non è giusto vivere. Superata la porta principale dell’edificio semidiroccato, l’aria diventa subito irrespirabile: ogni spazio
disponibile è stato occupato da sacchi a pelo, coperte, effetti personali.
Qualcuno ha ricavato dall’androne
delle scale che portano al piano superiore una piccola casetta delimitata con brandelli di tende e reti che si
utilizzano per la raccolta delle olive:
un barlume di intimità dentro una
promiscuità inevitabile visti gli spazi ridotti.
A sentire il racconto dei migranti,
stipati in pochi metri quadri, sono
almeno in duecento. Gli ultimi arrivati – quelli che non hanno nemmeno una tenda da piazzare sulla terrazza – dormono, letteralmente, sui
gradini, distrutti dalla stanchezza e,
BARACCOPOLI Così vivono i lavoratori immigrati a Rosarno
in alcuni casi, dall’alcol mandato giù
come consolazione al freddo, alla fame, alla rabbia. «Sono in Italia da
due anni – dice Michele, immigrato
della Costa D’Avorio che a Rosarno
è arrivato da una settimana e che si
è adattato a dormire direttamente
dentro la sua auto – ma in situazioni del genere non mi ci ero mai trovato. Vengo da Lodi, ma da lì sono
dovuto andare via perché non riuscivo a stare dietro all’affitto. Distribuivo volantini e in una giornata riuscivo a tirare su anche cinquanta eu-
me, un’altra fabbriro, ma i costi erano
In molti
ca abbandonata. Di
troppi e così ho dehanno occupato
luce o acqua, anche
ciso di venire in Cafabbriche
qui, nemmeno a
labria per la raccolparlarne, i migranti,
ta delle arance. Però
abbandonate
e
invece, ci sono. «Prinon credevo di trocasolari
diroccati
ma di venire a Rovare una situazione
sarno – dice Philipcosì grave. Ci dicono che stanno per aprire un campo pe, migrato in Europa dal Ghana aldove c’è la luce e l’acqua, ma quan- la ricerca di una possibilità – sono
do abbiamo portato la domanda ci stato a Foggia per la raccolta dei pohanno risposto che eravamo arriva- modori. Il lavoro era durissimo, sotti tardi e che i posti sono limitati. Io to il sole tutto il giorno, ma almeno,
ho tutti i requisiti per vivere in Italia una volta rientrati dai campi, aveva– dice ancora il ragazzo, non più di mo un alloggio quasi normale. C’era
venti anni d’età, sventolando una l’acqua calda, e soprattutto c’erano i
carta d’identità che sembra inutile bagni. Qui siamo costretti ad andavista nell’ottica di chi non ha nulla – re dietro un albero. Questo non è
modo di vivere».
ma questo non è vivere».
A poche centinaia di metri dal ruVINCENZO IMPERITURA
dere occupato, appena passato il [email protected]
l’inizio della giornata
In fila per la strada al freddo
in attesa della “chiamata”
LAVORO
I migranti
escono alle
prime ore del
mattino per
avere un
lavoro. Alcuni
per riscaldarsi
accendono
piccoli fuochi
di fortuna
(foto
Emiliano
Mancuso)
ROSARNO (RC) Formano piccoli
gruppi, dividendosi per nazionalità. Aspettano che il capo arrivi ad assegnare lavoro e compiti per la
Escono dai
giornata. Il sole non è ancora
tuguri all’alba
sorto quando, alla spicciolata, i migranti arrivati a Rosarsperando di
no in cerca di una chimera
guadagnare
chiamata lavoro, escono dai
una “giornata”
tuguri in cui abitano per affrontare una nuova giornata
di raccolta. Fuori fa freddo, dal cielo è appena finito di venire giù il diluvio, e i lavo-
ratori africani si stringono uno all’altro per
ripararsi. I più esperti hanno preparato piccoli fuochi di fortuna accesi in bacinelle di
ferro che si usano per la raccolta delle arance. Tutte le mattine così. In fila per essere
caricati su sgangherati furgoncini che trasportano le squadre di lavoro direttamente sui campi. Rosarno, di prima mattina,
assume un aspetto surreale. Sulla nazionale che taglia in due il paese, frotte di lavoratori africani invadono i marciapiedi e parte della carreggiata stessa. Loro, quelli che
il lavoro lo hanno già contrattato nei gior-
ni precedenti e non hanno bisogno di aspettare il caporale che seleziona i più “valenti”,
sui campi ci vanno direttamente a piedi. O
al massimo in bici. I più fortunati utilizzano catorci che un tempo erano state automobili. Anche loro sono divisi entro rigorosi confini etnici. Anche loro sono destinati
alla raccolta di mandarini e arance. Di giornalisti, in questi ultimi due anni, ne hanno
visti tanti e non hanno molta voglia di parlare. Alcuni temono di perdere la giornata
lavorativa, altri, i più numerosi, sono semplicemente stanchi di ripetere a tutti la stessa solfa: «Tanto non cambia mai nulla –
dice un migrante ghanese seminascosto da
una coperta di lana che si è lanciato sulle
spalle in attesa del suo passaggio verso gli
agrumeti della Piana – come bestie ci trattavano prima, come bestie siamo trattati
oggi». Certo la situazione non è proprio
identica a quella che nel gennaio del 2010
portò alla clamorosa rivolta che paralizzò
Rosarno per giorni, ma le differenze, se ci
sono, sono minime. La fiumana di migranti a piedi esce dalla città in silenzio, ordinatamente. Ad attenderli una giornata di raccolta: «Più lavori, più guadagni. Funziona
ovunque così – dice “Mimmo”, un immigrato del Congo – se troviamo la giornata,
non piove e riusciamo a lavorare bene, alla
fine ci rimane in tasca una paga ragionevole. Quando mi sento in forma riesco a raggiungere anche quaranta euro. Non è male. Il problema è che spesso però, non tutti
riusciamo ad essere “assunti”». La crisi
morde, e a pagare lo scotto più pesante, come sempre, sono i più deboli. A cominciare dai lavoratori africani di Rosarno.
vimp
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D A L
P O L L I N O
calabria
A L L O
ora
S T R E T T O
il reportage
dopo la rivolta
A breve
l’apertura
del campo
ROSARNO (RC) Una lotta
impari contro un problema che
appare sempre più difficile da risolvere. Il flusso di migranti che
ogni anno, in concomitanza con
la stagione della raccolta delle
arance, arriva in città, supera evidentemente la capacità (ridotta al
lumicino dopo i tagli stabiliti dal
governo centrale) di intervento
del Comune medmeo. Tanti i problemi al vaglio della sindaca Tripodi, dal campo container che
aprirà i battenti tra una manciata
di giorni (dopo l’incontro in Prefettura di ieri infatti manca solo il
via libera da parte della questura
reggina che sta vagliando le oltre
200 domande pervenute in comune a fronte dei poco meno di
100 posti disponibili), al previsto
centro d’accoglienza che però è
ancora lontanissimo dall’essere
realizzato. E poi i ghetti e le casette diroccate del centro storico che
diventano rifugio – tra uno sgombero e un altro – per i disperati
che non hanno un tetto sotto cui
ripararsi.
La rivolta è un ricordo lontano,
ma dai giorni bui della caccia al
negro tra gli aranceti della Piana le
cose non sono cambiate di molto.
Alcune tra le iniziative messe in
campo dall’amministrazione che
è succeduta alla terna prefettizia –
iniziative che vanno dagli importantissimi corsi di italiano, alle lezioni di cucina che hanno permesso alle comunità residenti un contatto pacifico con la popolazione
migrante – hanno riscontrato un
buon successo, ma l’integrazione
rappresenta ancora un obbiettivo
che appare lontanissimo. Tra parte della popolazione residente infatti il malcontento è evidente. Un
po’ la paura (per la verità piuttosto
remota) per il ripetersi della tensione del 2010, un po’ quel timore del diverso che accompagna da
sempre parte della cittadinanza, e
un po’ per puro e semplice razzismo (razzismo in più occasioni cavalcato da parte della minoranza
in seno al consiglio comunale, come nel caso della sistemazione dei
container per il campo di contrada Testa dell’Acqua), la convivenza tra le due realtà è ancora lontana.
vimp
E la crisi arriva anche qui
L’agricoltura è in ginocchio
Arance e clementine invendibili, il prezzo è ai minimi storici
ROSARNO (RC) I migranti arrivano, premono alla ricerca di un lavoro, ma
sul territorio di Rosarno la crisi dell’agrumicoltura mette ko l’economia. Se è possibile quest’inverno, nella città della Piana di Gioia Tauro, si prospetta ancora più
difficile del drammatico gennaio 2010,
anno della rivolta violenta degli africani.
In una crisi globale terribile, a Rosarno
esiste un autentico collasso dell’economia produttiva, l’agricoltura – settore che
ha permesso a generazioni di produttori
rosarnesi di fare scalate sociali e mantenere i figli all’università – è letteralmente in ginocchio.
Il prezzo delle arance e delle clementine è ai minimi storici, produrre e raccogliere il frutto costa, a conti fatti, più del
20% del guadagno. A queste condizioni è
chiaro che si chiude bottega, o quantomeno si lasciano marcire vagoni e vagoni di agrumi sugli alberi. Gli ettari che solitamente un decennio fa erano verdi – e
cioè con le sole foglie e senza frutto perché già raccolti – oggi sono distese arancioni, le clementine rimangono sulle
piante o marciscono per terra. E in questo sfacelo annega la gran parte del reddito delle famiglie rosarnesi. Ormai la
terra non rende più, è diventata solo un
peso, fiscale, a causa dell’Ici e sono pochissimi coloro che possono permettersi
di stare ancora sul mercato perché alle
spalle hanno gruppi imprenditoriali solidi o reti di distribuzione privilegiate. Per
il coltivatore rosarnese medio quest’anno
rappresenta un disastro economico e
produttivo. Non è un caso, infatti, che
siano già sorti comitati spontanei di protesta per questa situazione, anche le classiche rappresentanze di lavoratori e di
produttori faticano a contenere la rabbia
e la disperazione di una fetta enorme di
società che si ritrova con la triste realtà di
non poter vendere il prodotto.
Le colpe sono diffuse e presenti in ogni
livello sociale e istituzionale. C’è un lascito tremendo delle truffe miliardarie
degli anni ’80-’90 delle arance di carta, in
cui imprenditori senza scrupoli hanno
frodato la Comunità Europea con il placet di pezzi di Stato compiacente. C’è una
classe politica che non ha mai tutelato fino in fondo l’agrumicoltura della Piana di
Gioia Tauro. C’è una classe imprenditoriale che non ha mai puntato sul marketing e sulla riconoscibilità del prodotto
sui mercati. C’è, infine, uno Stato centra-
le che ha disperso in mille rivoli i fondi
per il Sud e per l’agricoltura, che non ha
mai controllato la spesa e non ha mai creduto fino in fondo in quel sistema produttivo. Oggi questo settore vicino
all’“out of business” riverbera il suo stato fallimentare sul sistema sociale.
Fino a qualche anno fa la questione dei
migranti era meno esplosiva, perché esisteva una filiera produttiva che utilizzava la loro importantissima manodopera,
riconoscendo a quella comunità africana
compiti e remunerazioni dignitose. In
questo momento nulla di tutto ciò è più DISASTRO
possibile. Se l’agricoltura non si muove A pagare la
non c’è lavoro per gli immigrati. E senza crisi sono
lavoro gli africani sono in balia della fa- anche i
me e della disperazione. Questo è il qua- lavoratori
dro, a tinte fosche, della realtà attuale a africani
Rosarno. Poco, pochissimo, può fare che con la
l’amministrazione comunale, ancor me- raccolta si
no i singoli agricoltori. Servirebbe un in- guadagnano
tervento straordinario da parte dello Sta- da vivere
to non tanto per un sistema di integrazione dei migranti, ma per rimettere in moto l’agricoltura, l’unica
via per dare lavoro agli
Produttori
africani. Non è raro ine
lavoratori
contrare produttori che
sono disperati
spiegano che «non si
possono aiutare gli stra- Nascono comitati
nieri se i primi a patire la
di protesta
fame siamo noi». Non è
razzismo, è una estremizzazione dello stato di fatto. Il rilancio
dell’agricoltura è l’unica chiave per contenere e migliorare l’emergenza migranti, ma soprattutto l’unica via per non
mandare gambe all’aria tutta la Piana, e
Rosarno, città sempre più povera e polveriera, che aspetta un intervento, prima
che la notte si riappropri delle coscienze
e si materializzino i funesti fantasmi di
due anni fa.
DOMENICO MAMMOLA
[email protected]
l’appello
ROSARNO (RC) Un appello alla solidarietà per la raccolta di vestiario, coperte, alimentari e ogni altro genere di conforto per i migranti giunti a Rosarno per la campagna agrumicola è stato lanciato dai presidenti del club Rotary Nicotera
Medma Francesco Brosio e dal
presidente dell’associazione
Città del Sole Giacomo Saccomanno. Brosio e Saccomanno
hanno scritto ai presidenti dei
club service e alle associazioni
di volontariato calabresi e, per
«La situazione è allucinante
Servono coperte, vestiario, cibo»
conoscenza, al ministro dell’Interno e al prefetto di Reggio:
«Siamo andati a visitare i migranti accampati in vecchi ruderi nelle periferie della città. Abbiamo trovato una situazione allucinante e mai immaginabile:
centinaia di persone ammassate
per terra, senza un giaciglio, senza coperte, senza cibo, senza acqua, senza servizi igienici, senza
lavoro, senza soldi, senza la possibilità di poter sperare in momenti migliori». Pertanto chiedono «di inviare, con qualsiasi
mezzo, vestiario, coperte, alimentari e quant’altro possibile, a
Rosarno, presso l’Istituto Piria,
via Modigliani, che ha messo a
disposizione dei locali per la raccolta e la distribuzione del materiale. Nel frattempo, i soci rota-
riani provvederanno, per quanto possibile, a dare la massima
assistenza agli oltre 2.000 migranti, cercando di ovviare alla
sordità delle istituzioni».
E sulla questione il deputato
del Pd Franco Laratta ha presentato un’interrogazione al presidente del Consiglio. «A Rosarno
- afferma - c’è il rischio di una
nuova emergenza umanitaria e
di nuovi disordini a causa della
presenza massiccia di immigrati. Il Governo deve intervenire
con urgenza».
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S T R E T T O
operazione “cerbero”
VIBO VALENTIA
La polvere bianca non mancava mai. Da Briatico a Capo
Vaticano il sistema di rifornimento era perfetto: ruoli precisi e volti insospettabili. Gli
“Ncinci” avevano pensato a tutto. In estate, nei villaggi, la roba la piazzavano gli animatori,
al resto ci pensavano loro: Pasquale Accorinti, 42 anni, di
Santa Domenica di Ricadi,
Giuseppe Accorinti, 30 anni,
Francesco De Benedetto (26),
Giuseppe Marchese (25), e Nicola Zangone (24), tutti di Tropea e in qualche modo imparentati. Dietro l’articolato sistema c’erano i loro volti, e c’era
un meccanismo ormai ben collaudato con cui, grazie alla
“manovalanza” di decine e decine di soggetti e facendo ricorso a danneggiamenti al fine di
recuperare crediti o comunque
imporsi nello smercio di stupefacenti, era stato monopolizzato il mercato garantendo periodiche e massicce forniture di
droga destinata anche a rispettabilissimi professionisti della
zona. Nei confronti dei cinque,
ieri mattina, i carabinieri della
Compagnia di Tropea, al comando del capitano Francesco
Di Pinto, hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia
cautelare emessa dal Gip del
tribunale di Catanzaro su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, ordinanza che
prevede per tutti la custodia in
carcere. Ai domiciliari, invece,
è finito Agos Enrico Tropeano,
53 anni, di Santa Domenica di
Ricadi ma di fatto domiciliato a
San Gregorio d’Ippona; obbligo di presentazione alla Polizia
giudiziaria e di dimora, infine,
per altri tre 25enni: Domenico
Pugliese di Spilinga, Saverio
Tanfo di Tropea, e Francesco
Romano di Briatico.
Le indagini partono nel
2009. Ed è una escalation di
atti incendiari e intimidatori rivolti al titolare di un autolavaggio di Santa Domenica a sollecitare l’attenzione dei carabinieri. Il 20 settembre del 2009
il punto di partenza, fornito dal
tentativo, poi fallito a causa della pioggia, di dare alle fiamme
l’auto della stessa vittima. Sul
luogo una pattuglia del Nucleo
operativo radiomobile, coordinato dal maresciallo Giovanni
Sanfilippo, alla quale non sfugge un’altra vettura con a bordo
tre soggetti che dai primi accertamenti corrispondono per il
tipo di mezzo utilizzato, per
corporatura ed abbigliamento,
ai presunti autori del gesto criminoso. L’atto, giunto a pochi
giorni dalla sentenza di condanna emessa in relazione ad
un tentativo di estorsione denunciato dall’imprenditore, diventa così oggetto di indagine
da parte dei carabinieri dell’Aliquota operativa della Compagnia di Tropea, coordinati dal
sostituto procuratore Giampaolo Boninsegna, titolare della indagine.
Le intercettazioni telefoniche, ambientali e video danno
poi la conferma dell’identità
degli autori e fanno emergere
che sono partecipi di una più
vasta organizzazione che gestisce il traffico sull’intera Costa
COCA E
PISTOLE
Nella foto, il
materiale
posto sotto
sequestro dai
carabinierinel
corso
dell’operazio
ne Cerbero
Spaccio di droga
sulla Costa degli dei
Arrestate 6 persone
La Dda smantella la rete del clan Ncinci
Indagini partite dopo un’intimidazione
Giuseppe Accorinti
Pasquale Accorinti
Francesco De Benedetto
il giovane del gruppo
degli dei. Ieri, alle prime luci
dell’alba, la stretta finale con
l’esecuzione dell’ordinanza e le
perquisizioni nelle case di Nicola Zangone, Giuseppe Accorinti, ritrovato in possesso di
2500 euro - 300 nell’auto e la
restante parte in casa suddivisa in banconote di piccolo taglio - e di Domenico Pugliese, il
cui coinvolgimento viene confermato da due bilancini di
precisione e da due dosi di marijuana. Un lavoro minuzioso,
insomma, quello dei carabinieri, che arriva dopo altre due
operazioni di rilievo: l’arresto
dei Soriano e degli estorsori di
Nicotera, «a riprova della grande attenzione - ha sottolineato
il tenente colonnello Daniele
Scardecchia, affiancato in conferenza stampa dal procuratore della Dda Vincenzo Lombardo, dal capitano Francesco Di
Pinto, e dal maggiore Vittorio
Carrara - che continuiamo a
dare a questo territorio così difficile, facendo leva soprattutto
sul fattore umano e sulla nostra presenza per le strade e vicino alla gente».
TIZIANA ADAMO
[email protected]
l’anello di congiunzione
Per sfuggire alle manette
si butta dal balcone
Tropeano, il tranquillo
impiegato dell’Inpdap
VIBO VALENTIA Ventiquattro anni. Il più
giovane dei cinque per i quali è stata disposta la custodia in carcere e al momento dell’arresto anche
il più “spregiudicato”. Con Francesco De Benedetto e Giuseppe Marchese, Nicola Zangone condivideva il «magazzino destinato a deposito degli strumenti da taglio e di quelli per il confezionamento
della droga»; con loro si confrontava sugli incassi
della serata, e a lui faceva capo una rete di pusher
che riforniva con stabilità quasi sempre in un vicolo nei pressi della sua abitazione. Stretti i rapporti con Pasquale Accorinti, dal quale a sua volta dipendeva per il rifornimento della roba, «tanto da
tenersi rovinato» quando per l’assenza temporanea dello stesso, recatosi a Torre Annunziata per le
vacanze natalizie, gli veniva a mancare quello che
nelle conversazioni indicava come «pacco» o «pietra».
Quando i Carabinieri hanno bussato alla sua
porta non ci ha pensato due volte e in un tentativo
di inutile fuga si è lanciato - con 20 grammi di coca nascosta negli slip - dal balcone della cucina.
Ma il gesto non ha fatto altro che avvicinarlo ai militari, che già avevano provveduto a circondare
l’abitazione. Per lui è finita male: trauma ai malleoli, intervento del 118, ricovero all’ospedale di Vibo.
Intorno le tracce del suo coinvolgimento nella rete: dosi sparse, un bilancino di precisione un involucro protetto, la «pietra» appunto, con mezzo chilo di polvere bianca. Infine i soldi: 3500 euro suddivisi in banconote di piccolo taglio, fruttati evidentemente dal prosieguo dell’attività.
Anche Zangone rientrava tra le “facce pulite”,
nell’estate del 2010 aveva lavorato in un villaggio
di Zambrone marina come guardiano, e qui, addirittura, per come emerso da una intercettazione,
aveva assicurato all’amico Saverio Tranfo, che con
lui si lamentava perchè «il lettore che gli aveva dato era rotto e che non si poteva fare alcunché per
ripararlo», che sarebbe riuscito a piazzarlo.
t. a.
VIBO V. L’anello debole e forte della catena era
lui: Agos Enrico Tropeano. Forte perché insospettabile era il suo nome, tranquillo il suo passato. “Debole”
perché in una condizione personale difficile, dettata,
pare, dalla separazione dalla moglie. Cinquantatre anni, di Santa Domenica di Ricadi, ma di fatto domiciliato a San Gregorio d’Ippona, sarebbe stato facile riconoscerlo solo come un impiegato dell’ufficio provinciale dell’Inpdap, eppure il suo ruolo non era marginale.
Era fondamentale, indispensabile per congiungere
i due mondi, quello degli spacciatori e quello dei professionisti della zona, ai quali periodicamente, ma
puntualmente, veniva fornita la droga.
Un sistema, quello delle “facce pulite”, su cui il sodalizio criminale aveva puntato molto, sostenuto anche da diversi animatori turistici ai quali spettava il
compito di piazzare la roba tra i turisti che si trovavano in vacanza nelle varie strutture alberghiere della costa.
La conferma di ciò, del resto, era arrivata anche dall’arresto, nell’estate del 2010, di un intrattenitore romano, incaricato di mantenere il monopolio degli
“Ncinci” all’interno di un villaggio di Zambrone marina. Caso, questo, che ha portato, nell’ambito dello stesso procedimento penale, ad eseguire nella città di Milano, Pavia, Roma Napoli e Teramo 17 decreti di perquisizioni con contestuali notifiche di informazioni di
garanzia, disposti dalla Procura distrettuale antimafia
a carico di altrettante persone che sono risultate a vario titolo responsabili di produzione o traffico illecito.
Quanto a Tropeano, nella sua disponibilità sono stati trovati un ingente quantitativo di cocaina, un’arma
e diverse munizioni, ma sulla decisione del Gip di disporre per lui i domiciliari deve aver influito proprio
il fatto che fosse incensurato e forse vittima di una situazione di “solitudine” risultata funzionale al «gruppo familiare monolitico» degli Accorinti, come lo ha
definito il procuratore Vincenzo Lombardo, e alla loro strategia di “conquista del mercato”.
t. a.
Giuseppe Marchese
Agos Enrico Tropeano
Nicola Zangone
GIOVEDÌ 15 dicembre 2011 PAGINA 17
l’ora di Reggio
tel. 0965 324336-814947 - fax 0965 300790 - mail [email protected] - indirizzo via Nino Bixio, 34
RELAZIONE CORTE DEI CONTI
MONTEBELLO JONICO
Le verità
di Comune
e centrosinistra
> pagine 18-19
CRIMINALITÀ GIOIA TAURO
Lastre di Eternit
scoperte dal
Corpo forestale
SIDERNO
Dopo il vertice
Bellofiore
rassicura
> pagina 26
Il Comune:
Organico snello
nel 2012
> pagina 28
> pagina 33
«C’erano Macrì, Violi e Pino»
Delitto Rende, quando Familiari indicò i membri del commando omicida
È il 2 agosto 2007, un giorno dopo la rapina tentata in
via Ecce Homo e l’uccisione
di Luigi Rende. Santo Familiari, uno del commando,
rende delle dichiarazioni che
gli investigatori ritengono
utilissime per il riconoscimento dei componenti della
banda che assalì il furgone
portavalori. Quelle parole,
contenute nella sentenza di
primo grado, oggi risuonano
alla luce di quanto dichiarato
dal collaboratore di giustizia
Marco Marino, ieri in aula
nell’ambito del processo a carico di Carmine Macrì.
«Ieri mattina – dichiarò
Familiari il 2 agosto – mio
fratello Giovanbattista mi ha
raggiunto sul posto di lavoro,
chiedendomi se potevo accompagnarlo a Reggio Calabria perché in compagnia di
altre persone avrebbe dovuto
fare un “lavoro”, che poi ho
capito trattarsi di una rapina.
Questa mattina, con la macchina in uso a mio fratello
Giovanbattista, l’ho accompagnato a Reggio Calabria in
prossimità dell’ufficio postale sito in via Ecce Homo e mi
sono fermato con l’automobile in una parallela lato mare della predetta via, dove vi
era un Fiorino o un Doblò
bianco e quattro persone che
aspettavano mio fratello». E
“dolly show”
Traffico di stupefacenti
Il pg chiede la conferma
L’omicidio Rende
qui parte l’elenco dei soggetti presenti la mattina del colpo: «Pino della Tirrenica
(Giuseppe Papalia), Marco
Marino di Arangea, Macrì,
fratello della persona con cui
sono stato detenuto, Vincenzo Violi e il fratello di “Pino
della tirrenica” (Domenicantonio)». A questo punto a Familiari viene mostrata copia
delle foto segnaletiche di Carmine Macrì, Vincenzo Violi e
la patente di guida di Domenico Antonio Papalia, e Familiari riconosce i primi due
come facenti parte del gruppo che aspettava il fratello in
mezzo alla strada, Domenico
Papalia come colui che attendeva all’interno di un’auto
Fiat Punto di colore bianco,
parcheggiata vicino alle per-
Santo Familiari
sone che aspettavano sulla
strada. «Ho lasciato mio fratello insieme alle persone di
cui vi ho detto – prosegue il
racconto di Familiari – e mi
sono allontanato dirigendomi verso lo stadio, con l’intesa che sarei andato a Melito
Porto Salvo e che più tardi ci
saremmo risentiti. Ad un certo punto ho sentito diversi
colpi di arma da fuoco, ho
rallentato la marcia con l’auto e dallo specchietto retrovisore ho visto tre persone fuggire: Macrì, Violi e Pino, mi
sembra che quest’ultimo si
tenesse il braccio. Sono quindi corso verso l’ufficio postale facendo circa 500 metri di
corsa, dopo avere lasciato
l’autovettura ancora accesa.
Arrivato all’ufficio postale ho
visto mio fratello steso con la
pancia a terra, immobile, e la
guardia giurata colpita a
morte all’interno del furgone.
Ho cominciato ad urlare pensando che fosse morto anche
mio fratello ed ho chiesto aiuto; mi sono spostato più
avanti rispetto al furgone
portavalori fino a che non è
arrivata l’ambulanza».
Ieri, dunque, grazie alla rivelazione di Marco Marino,
si è scoperto che quella mattina a sparare il colpo fatale
per Luigi Rende fu Vincenzo
Violi, l’uomo arrestato a Torino e tradito dal segno di pace
scambiato con un carabiniere, che poi lo ammanettò all’uscita dalla funzione religiosa.
Consolato Minniti
Si fingeva esattore delle tasse, arrestato Bevilacqua
L’uomo, dall’atteggiamento gentile, accompagnava le vittime e si faceva dare il denaro
Nella mattinata di ieri, i Carabinieri della Stazione di Lazzaro, collaborati dai militari
della Stazione di Laureana di
Borrello, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia
cautelare in carcere, emesso
dal Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di Mario Bevilacqua (in foto), 39 anni, residente a Laureana di Borrello,
celibe, disoccupato. Lo stesso,
già nel settembre 2011 era stato tratto in arresto poiché sorpreso a realizzare una truffa ai
danni di un anziano, dal quale
si era fatto consegnare 500 euro in contanti. L’uomo si spacciava per collaboratore del responsabile dell’Ufficio tributi
del Comune ed in qualità di delegato alla riscossione di somme da versare nelle casse co-
munali, a saldo di asserite pendenze delle vittime, tra l’altro
inesistenti, intascava il denaro.
In seguito, promettendo di ripassare per consegnare una
fantomatica ricevuta, spariva
dalla circolazione. Con un
comportamento sempre gentile, talvolta adescava le proprie
vittime per strada e mostrandosi disponibile, educato e cortese, le accompagnava con la
propria autovettura, fin sotto
casa, ove si faceva consegnare
il denaro. L’utilizzo dell’auto lo
aveva tradito già a settembre,
allorquando un passante, insospettito, aveva chiamato i carabinieri. Successivamente all’arresto, i militari di Lazzaro,
guidati dal maresciallo Alfredo
Mineo, hanno avviato ulteriori indagini e grazie alle dichiarazioni, ma soprattutto al riconoscimento da parte di alcune
vittime, hanno scoperto ulteriori truffe a lui addebitabili.
L’autorità giudiziaria, condividendo l’attività investigativa,
ha emesso il provvedimento a
carico di Bevilacqua per truffa
aggravata. L’arrestato, espletate le formalità di rito, è stato
rinchiuso nel carcere di Reggio
Calabria.
IN BREVE
Residuo di pena
Preso 40enne
I carabinieri hanno arrestato, per espiazione pena detentiva N.A., 40 anni, per l’espiazione di una pena residua
giorni 18 di reclusione per
tentato furto aggravato e violazione in materia di armi.
Data alle fiamme
una Seat Ibiza
A Reggio, un incendio ha interessato l’autovettura Seat
Ibiza di proprietà G.F., 51 anni.
Il sostituto procuratore
generale Santo Melidona ha
chiesto la conferma della
sentenza di primo grado
emessa nell’ambito del processo “Dolly show”. Alla
sbarra una presunta organizzazione che gestiva il
narcotraffico tra la Locride e
Palermo. Si tratta di Girolamo Belcastro, Domenico
Barranca (in foto), Giuseppe Commisso, Cosimo Trichilo, Domenico Costa, Vincenzo Nucera e Carmelo Fimognari. La sostanza stupefacente, secondo quanto accertato, giungeva sulla piazza palermitana grazie ad un
clan di Torre Annunziata e
ad uno di Siderno. Il passaggio della sostanza stupefacente sarebbe avvenuta
tranquillamente in auto.
Erano i palermitani che raggiungevano Siderno o Marina di Gioiosa Jonica e poi
portavano con loro auto imbottite di decine di chilogrammi di hashish. Le indagini permisero anche di scoprire un’asse di traffico di
droga tra Siderno e Roma.
In primo grado il gup Tommasina Cotroneo aveva
emesso condanne piuttosto
pesanti: Domenico Barranca (16 anni di carcere e 40
mila euro di multa), Girolamo Belcastro (14 anni di reclusione e 30 mila euro di
multa), Giuseppe Commisso (14 anni di carcere e 40
mila euro di multa), Domenico Costa (14 anni di carcere e 40 mila euro di multa), Vincenzo Nucera (10
anni), Carmelo Fimognari
(8 anni), Cosimo Trichilo
(10 anni di carcere e 40 mila euro di multa). (c. m.)
cosca iamonte
“Ramo spezzato”
Oggi sentenza d’appello
È prevista per oggi la
sentenza nel processo
d’appello “Ramo spezzato”
che vede alla sbarra i presunti esponenti del clan Iamonte egemone nel territorio di Melito Porto Salvo,
secondo l’accusa capeggiato da Antonino Iamonte, figlio dello storico boss Natale. Ieri la discussione da
parte dell’avvocato Pietro
Modaffari e poi il successivo rinvio alla data odierna
per la camera di consiglio
da parte della corte e la seguente lettura del dispositivo di secondo grado.
Il processo Ramo Spezzato prende le mosse dal-
l’omonima
operazione
condotta dal sostituto procuratore Antonio De Bernardo, che aveva sostenuto
anche l’accusa nel corso del
procedimento di primo
grado. L’inchiesta vede
protagonisti gli esponenti
di spicco della famiglia Iamonte, ritenuta egemone
nel territorio di Melito Porto Salvo. Di accuse piuttosto pesanti, infatti, devono
rispondere Antonino Iamonte, figlio dello storico
boss Natale, nonché Carmelo Iamonte. Alcuni tra i
soggetti coinvolti si sarebbero occupati di macellazione clandestina.
GIOVEDÌ 15 dicembre 2011 PAGINA 28
l’ora della Piana
Piazza Primo Maggio 17, Palmi Tel. e Fax: 0966 55861 Mail: [email protected]
PORTO
AUTORITA PORTUALE
SANITÀ
0966 766415
CAPITANERIA DI PORTO 0966 562911
0966 765369
DOGANA
GUARDIA DI FINANZA
0966 51123
OSPEDALE GIOIA TAURO
FARMACIE
52203
OSPEDALE PALMI
267611
OSPEDALE CITTANOVA
660488
OSPEDALE OPPIDO
86004
942111
POLIZIA DI FRONTIERA 0966 7610
CARABINIERI
0966 52972
OSPEDALE POLISTENA
VIGILI DEL FUOCO
0966 52111
OSPEDALE TAURIANOVA
618911
Gioia Tauro
Rosarno
Ioculano
Rechichi
Tripodi
Alessio
Borgese
Cianci
Paparatti
51909
52891
500461
Palmi
Barone
Galluzzo
Saffioti
Scerra
Stassi
479470
22742
22692
22897
22651
CINEMA
773237
712574
774494
773046
Taurianova
Ascioti
Covelli
D’Agostino
Panato
643269
610700
611944
638486
Gioia Tauro “Politeama” 0966 51498
Chiuso
Cittanova “Gentile” 0966 661894
Chiuso
Polistena “Garibaldi” 0966 932622
Chiuso
Laureana “Aurora”
Chiuso
«Massima attenzione su Gioia»
Criminalità, il sindaco rassicura i cittadini dopo il vertice in Prefettura
ra, con una bomba piazzata di
fronte al portone di casa, e soLo Stato c’è e garantisce la lo ieri l’ultimo allarmante fatmassima attenzione su Gioia to di cronaca con il ferimento
Tauro. Ad assicurarlo, duran- a colpi di arma da fuoco di un
te la riunione di ieri del comi- lavoratore portuale.
Rispetto all’incontro di ieri,
tato provinciale ordine e sicurezza, il Prefetto, i procuratori il primo cittadino gioiese pardella Repubblica di Reggio e la di grande disponibilità da
Palmi e i massimi rappresen- parte del Prefetto Luigi Varrattanti provinciali delle forze ta nel recepire le istanze deldell’ordine, dalla Polizia ai Ca- l’amministrazione, peraltro
rabinieri, dalla Guardia di Fi- ufficializzate con una delibera
nanza al Corpo Forestale del- approvata all’unanimità nel
lo Stato. Di ritorno dal Palazzo consiglio comunale di venerdì
del Governo di Reggio, il sin- scorso. Da una parte, appunto,
daco Renato Bellofiore si di- la richiesta appunto di una
chiara estremamente soddi- presenza costante sul territosfatto dell’incontro richiesto rio da parte delle forze dell’ornelle scorse settimane per af- dine, con ampie rassicuraziofrontare l’emergenza crimina- ni ricevute in merito, dall’altra
la delicata
lità a Gioia.
questione del
Emergenza
Presenti al
contributo
che si confertavolo
le
forze
che il Comuma in tuta la
ne può dare
sua gravità,
dell’ordine e le
all’ordine
visto che apProcure di
pubblico viste
pena qualche
Reggio e Palmi le proprie rigiorno dopo
strettezze fiquella richiesta c’è stata tra l’altro l’intimi- nanziarie e d’organico. Come
dazione al sostituto commis- già evidenziato più volte a Rosario di polizia Piero Spadafo- ma ai rappresentanti del Go-
PROCESSO BLACK AND WHITE
GIOIA TAURO
Traffico di droga, in Appello
rideterminate le condanne
GARANTE La sede della Prefettura a Reggio
verno nazionale, il sindaco ha
lamentato il numero esiguo di
vigili urbani in strada, nonchè
l’impossibilità ad assumerne
di nuovi.
E prospettando anche due
possibili soluzioni da sottopporre al ministero degli Interni: il comando di unità da altri
Comuni che si rendano disponibili, oppure il comando su
Gioia di agenti della polizia
provinciale. Una strada, quest’ultima, già praticata fino ad
ottobre, quando è scaduto il
comando di quattro agenti
della polizia provinciale distaccati a Gioia. Un comando non
più prorogato dalla Provincia
per questioni economiche (ovvero per le spese aggiuntive in
termini di trasferte), ragione
per cui il Comune chiede che ci
sia un intervento finanziario
da parte del ministero degli Interni. Anche in questo caso, la
Prefettura si è quindi fatta carico della questione assicurando la propria mediazione.
Francesco Russo
PALMI Una vera stangata quella disposta dal Presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria, Natina
Pratticò nei confronti dei 13 imputati accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere per lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Il giudice infatti, dopo avere riconosciuto le attenuanti
generiche nei confronti di Nunziatina Falleti e Marcello
Nardelli, ha disposto la rideterminazione delle condanne
commutate in primo grado dal tribunale di Palmi, condannando a otto anni e sette mesi di reclusione Nunziatina Falleti, Francesco Marchesano, Rinaldo Spadaro e
Alessio Zungri. Undici invece gli anni che dovrà scontare
in carcere l’imputato Giuseppe Falleti; quattro anni di
carcere sono stati inflitti a Marcello Nardelli così come a
Paolo e Costantino Catta, mentre tredici saranno invece
gli ani di carcere che dovrà scontare Giuseppe Caccamo.
Due anni di carcere e una multa di 8mila euro invece la
condanna per Enzo Emiliano Cinque.
Sono invece andati, per uno dei capi d imputazione sostenuti dalla Procura della Repubblica, assolti gli imputati Antonio Zangari e Marcello Nardelli, mentre per Rocco Pesce il Tribunale ha deciso di non dovere procedere
perchè «l’azione penale non poteva essere proseguita per
precedente giudicato».
Vimp
GIOVEDÌ 15 dicembre 2011 PAGINA 17
l’ora di Cosenza
Tel. 0984 837661-402059 Fax 0984 839259 Mail: [email protected]
RENDE
IL GIALLO
Cavalcanti scarica
la cooperativa
di Di Puppo
Caso Bergamini
Lettera anonima
e nuove rivelazioni
> pagina 25
> pagina 27
ROSSANO
PRAIA A MARE
Pioggia di fuoco
per eliminare
Fabbricatore
> pagina 29
Quei falsi invalidi civili
che si sono autoaccusati
Tra i 77 imputati anche persone che hanno testimoniato
Comincia a entrare nel vivo il conflitto tra
la pubblica accusa e gli avvocati difensori
delle 77 persone coinvolte nell’inchiesta Ippocrate, che la scorsa estate aveva portato a
galla uno scandalo fatto di assenteismo e false visite finalizzate al riconoscimento delle
invalidità civili, che ha travolto medici, funzionari e dipendenti del distretto sanitario
di Rende. Il 2 dicembre scorso il pm Cozzolino aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli imputati (accusati a vario titolo di falso
e truffa ai danni dello Stato) ed erano iniziate le discussioni degli avvocati, che ieri sono
andate avanti per tutta la mattinata. Il docente della Luiss di Roma Angelo Carmona,
che rappresenta l’Azienda sanitaria di Cosenza, costituitasi parte civile, si è unito alle
richieste del pm. Gli avvocati Giovanni Carlo Tenuta, Paolo Pisani e Cristian Cristiano,
al contrario, hanno presentato circostanziate memorie difensive chiedendo il proscioglimento dei rispettivi assistiti. Analoga richie- prodotto documenti dell’ospedale civile di
sta è arrivata dall’avvocato Pietro Perugini, Cosenza e dell’Inail che attesterebbero che la
che ha motivato la sua istanza sostenendo donna è realmente malata. Chiaia ha chiesto
l’inutilizzabilità degli atti di indagine in quan- il proscioglimento della propria assistita afto il suo assistito è finito nell’inchiesta auto- fermando che non esiste la possibilità di proaccusandosi: aveva dichiarato al pubblico varne la colpevolezza in dibattimento perché
ministero che la visita mel’unica fonte di prova sarebbe
dica non gli era mai stata
un’intercettazione telefonica
Gli avvocati
fatta. L’avvocato Perugini
per la quale mancherebbero
difensori
ha fatto notare al gup che il
i necessari riscontri.
suo assistito avrebbe dovuL’inchiesta Ippocrate inchiedono
to essere interrotto per notende far luce su una serie di
che
vengano
minare un legale prima
visite mediche finalizzate al
prosciolti
continuare la sua deposizioriconoscimento delle invaline. Decisamente polemica,
dità (e di patenti di guida)
invece, la discussione dell’avvocato France- che, in realtà, secondo gli inquirenti non sasco Chiaia, difensore di una professoressa ac- rebbero mai state fatte. L’indagine ha concusata di falso ideologico poiché avrebbe ot- sentito di svelare anche l’abitudine del persotenuto l’invalidità grazie a patologie inesi- nale del distretto sanitario rendese di allonstenti. Dopo aver manifestato forti censure tanarsi dal posto di lavoro facendosi timbraper l’assenza in aula del pm, l’avvocato ha re il cartellino da un collega. Un gruppetto di
Catturato
camorrista
latitante
> pagina 35
la sentenza/1
Morte nel cantiere
Condanna confermata
È stata confermata anche in appello
la sentenza di condanna a carico di
Patrizia Lamontagna. La donna è stata
dichiarata colpevole, in qualità di
rappresentante legale della
società che costruì la
chiesa di San Carlo
Borromeo a Rende, della
morte dell’operaio Mario
Fortino, schiacciato (era
l’autunno del ‘99) da un
pannello di ferro.
L’impresa non avrebbe
adottato le misure di
sicurezza previste dalla
legge. La pena inflitta dal giudice della
Corte d’appello all’imputata è di 2 anni
di reclusione. Riconosciuta anche una
provvisionale di 50mila euro alla parte
civile, rappresentata dall’avvocato
Innocenzo Palazzo. (a.b.)
la sentenza/2
impiegati (talvolta addirittura uno o due, comunque il minimo indispensabile per svolgere le attività di routine) timbravano per tutti. “Ippocrate” risale al luglio dello scorso anno. Quel giorno 49 persone vennero colpite
provvedimenti cautelari. In origine gli indagati erano più di 100, ma dopo la chiusura
dell’inchiesta una trentina di posizioni furono archiviate. Figurano tra i 77 imputati anche altri politici e medici come, Ottorino Zuccarelli (sindaco di San Fili e consigliere provinciale), Sergio Bartoletti (ex consigliere e
segretario provinciale del Pdl di Cosenza) e
Pietro Filippo, ex presidente del consiglio comunale di Cosenza e direttore del distretto di
Rende. L’inchiesta scaturisce da un’indagine condotta dalla polizia stradale di Cosenza.
L’udienza preliminare è stata aggiornata al 10
gennaio.
ALESSANDRO BOZZO
[email protected]
Ingiusta detenzione
Risarcito Terrazzano
Pierluigi Terrazzano, 25 anni, (nella
foto) ha ottenuto 28mila euro quale
risarcimento per ingiusta detenzione.
Nel 2007, infatti, il giovane aveva
scontato sei mesi di
carcere (20 giorni in cella e
il resto ai domiciliari)
poiché ritenuto
responsabile di una rapina
ai danni di una gioielleria
di Rende. In seguito, però,
Terrazzano era stato
assolto dal Tribunale di
Cosenza, ragion per cui i
suoi legali Cesare Badolato
e Giancarlo Greco avviarono le pratiche
per fargli ottenere il risarcimento che,
ieri, gli è stato infine riconosciuto.
il giallo
C’era un’altra persona in
compagnia di Enzo B., il minorenne che il 28 novembre
scorso sparò cinque colpi di
pistola contro l’automobile e
l’abitazione di suo zio in via
Popilia. Proprio per quell’episodio ieri l’altro – dopo
15 giorni di latitanza – è stato arrestato carabinieri in
esecuzione di un’ordinanza
di custodia cautelare emessa
dal Tribunale dei minori di
Catanzaro.
Il giovane era riuscito a
sottrarsi all’arresto nascondendosi a casa di un soggetto noto alle forze dell’ordine.
I carabinieri della Compagnia di Cosenza sono riusci-
Il pistolero di via Popilia non era solo
Il 17enne trovato in casa di un pregiudicato dopo 15 giorni di latitanza
ti a scovarlo seguendo una
pista investigativa che li ha
portati in un comune alle
porte di Cosenza. Il giovane
si nascondeva in un appartamento all’interno del quale sono stati trovati anche un
po’ di droga e armi: una balestra e una una carabina.
Proprio le armi sono l’elemento chiave di una vicenda che resta avvolta nel mistero.
Ma chi era la persona in
compagnia del minorenne
mentre questi faceva fuoco
con una pistola calibro 22
contro l’auto, il portone e
una finestra della casa di suo
zio in via Popilia?
Sembra che a scatenare la
rabbia del giovane sia stata
una lite con il fratello del padre. Ma che cosa gli ha detto
(o fatto) l’uomo per fargli
perdere la testa al punto da
mettersi a sparare terrorizzando la gente del quartiere?
Qualche mese fa Enzo “the
kid” era stato beccato dai carabinieri del Nucleo radiomobile con una pistola calibro 7.65. Sembra che quell’arma il ragazzo l’avesse
presa allo zio (che la deteneva legalmente) e che quest’ultimo, avendolo scoperto, lo avesse denunciato. Da
qui la ritorsione del 28 novembre scorso. Che cosa doveva farci una ragazzo di 17
anni con un a pistola?
Enzo B. – che è difeso dall’avvocato Maurizio Nucci –
sarà interrogato lunedì prossimo dal giudice del Tribunale di minori di Catanzaro.
a. b.
18
GIOVEDÌ 15 dicembre 2011
calabria
ora
C O S E N Z A
rapporto sicurezza
FOCUS
A lato una delle tabelle più
significative presentate ieri in
Confcommercio, sotto corso
Mazzini, Ferace e Algieri
Il 49% dei commercianti del
territorio non si sente al sicuro.
Il dato emerge dal Rapporto
sulla sicurezza degli esercizi
commerciali nella provincia di
Cosenza presentato ieri mattina nella sede di Confcommercio dal presidente Klaus Algieri al quale ha partecipato il colonnello Francesco Ferace comandante provinciale dei carabinieri. Uno studio composto con le risposte a 18
domande sottoposte a più di
duemila imprenditori ed esercenti dell’intera provincia ed
elaborate dal centro studi nazionale di Confcommercio al
quale ha dato il proprio apporto Simone Lo Scalzo che da Cosenza ha curato l’indagine. Per
compilare il rapporto ci sono
voluti diversi mesi, spiegheranno sia Lo Scalzo che Algieri,
perché c’è stata una sorta di
omertà sulle risposte del sondaggio anche se effettuato in
forma anonima. Solo dopo essere andati “porta a porta” si è
riuscito ad avere gli esiti. Risultati che per certi versi si possono definire schizofrenici. Dai
dati, suddivisi in quattro macro-aree (Jonio, Capoluogo,
Tirreno e Pollino), emerge che
il 48,6% dei commercianti ritiene che gli episodi di violenza
e criminalità negli ultimi tre
anni siano aumentati ma allo
stesso tempo il 59,1% dichiara
di non aver mai ricevuto «minacce o intimidazioni per finalità estorsive». I due dati cozzano inevitabilmente e fa emergere che la gran parte dei commercianti interpellati ha “mentito” e ci si ritrova quindi con
persone che non hanno ricevuto minacce ma che ne hanno
sentito parlare da altri colleghi.
Ad accompagnare questa fotografia c’è un 49,2% che risponde «no» alla domanda Negli
ultimi due anni è stato vittima
di uno o più reati nell’ambito
della sua attività commerciale.
Quali sarebbero allora i reati
subiti dai commercianti? Piccole percentuali che non vanno
oltre il 16% (i reati contemplati sono aggressioni o violenze,
truffa, vandalismo, furto, rapina e “altro”). Il dato interessante però emerge dal non detto.
Non ha dato risposta il 46,8%
di chi ha compilato il questionario.
Cosa si cela dietro quella non
risposta? Probabilmente le
stesse contraddizioni emerse in
precedenza da chi ha dichiarato di aver sentito parlare nella
propria città, il 44,3%, «della
presenza di una criminalità organizzata nelle forme estorsione-pizzo o usura». I quasi duemila commercianti si sentono
poco protetti dalle forze dell’ordine (54%), dalle quali richiedono più tutela (sono il 33,6%),
e ritengono utile la presenza di
poliziotti o carabinieri di quartiere (44,4).
FRANCESCO CANGEMI
[email protected]
Ha mai ricevuto minacce o intimidazioni per finalità estorsive
Intero
campione
Area
Ionio
Area
Capoluogo
Area
Tirreno
Area
Pollino
Sì
25,70%
33,65%
14,46%
0,00%
0,00%
No
59,13%
47,12%
77,11%
100,00%
84,62%
Non so
8,67%
10,58%
4,82%
0,00%
15,38%
Nessuna risposta
6,50%
8,65%
3,61%
13,33%
0,00%
Totale
100,00%
100,00%
100,00%
100,00%
100,00%
Commercio bruzio
stretto fra racket
e “omertà”
Contrastanti i dati di Confcommerio
Aumenta il crimine ma nessuno denuncia
klaus algieri
«Non condanno
chi ha ancora paura»
La prima cosa che dice il presidente di Confcommercio
Cosenza Klaus Algieri è che, raccogliere i dati, «è stato
tremendamente difficile». Spiega come, dopo mesi che
non tornava indietro il questionario inviato, si è ricorsi al
“porta a porta”. «E’ inutile prenderci in giro - dice dopo
l’analisi dei dati - sono cose che sapevamo già e non mi
sento nemmeno di condannare il collega che non denuncia perché ha paura». Però qualcosa va fatto e Algieri lo
sa bene. «Ora ci sono le condizioni giuste per denunciare
- esorta - ed ecco perché da lunedì prossimo attiveremo
un numero verde». Telefonando all’800 222 789 risponderà un operatore di Confcommercio che prenderà la segnalazione e che potrà essere gestita anche dai carabinieri. Algieri sa che questo è il momento giusto (lo dice più
volte) e preme sull’acceleratore: «Siamo pronti per far
partire questa benedetta associazione antiracket! Ce la stanDa lunedì
no chiedendo tutti e finalmente ci siamo». Ci vorranno temnumero verde
pi tecnici anche se lo statuto è
E presto
stato modificato appositamente e, già nella giornata di ieri,
l’associazione
sono arrivate altre adesioni sia
antiracket
all’associazione antiracket sia
al numero verde. Il presidente
di Confcommercio si toglie qualche sassolino dalla scarpa quando annuncia la costituzione di un consorzio confidi. «Negli ultimi tre anni - dice - istituzioni come Regione, Provincia e Camera di Commercio non hanno saputo
esserci vicini con i finanziamenti ecco perché da gennaio
partiremo con un nostro consorzio confidi».
E’ determinato il presidente, parla come chi rappresenta una categoria stanca che, se non denuncia, non lo fa perché gli piace questa situazione ma perché non si sente
protetta. «Lasciatemi ringraziare - conclude - tutte le forze dell’ordine e il prefetto che ci sostengono nelle nostre
iniziative, un ringraziamento sincero lo voglio rivolgere
anche alla stampa perché molte volte è merito loro se esce
fuori il nostro disagio. C’è una categoria che invece sento
di non ringraziare perché è rimasta immobile. Sto parlando della politica che è sparita. Senza il loro supporto noi
non andiamo da nessuna parte». (fr. cang.)
francesco ferace
Il colonnello «Qui
non c’è ’ndrangheta»
Alla conferenza stampa di ieri mattina ha partecipato il
colonnello Francesco Ferace comandante provinciale dei
carabinieri. Ferace era stato in quello stesso luogo un anno fa per un incontro più riservato. Con lui c’era un suo
vecchio amico, Piero Morelli, che fu a capo della Confcommercio romana negli in cui il colonnello era nella Capitale. Gli anni della Tangentopoli del 1991 partita da Ostia.
«Dopo quell’incontro - dice Ferace - non ho ricevuto da
parte vostra né una telefonata di denuncia, né un bigliettino anonimo, niente di niente».
Il colonnello fa un intervento deciso: vuole far capire che
il cosentino non è un territorio in balia dei criminali e allo stesso tempo chiede ai commercianti di dar voce alla
propria dignità. «Questa non è una provincia in mano alla mafia - dice - ci sono gruppi delinquenziali che vengono bastonati». Il riferimento è
all’ultima operazione condotta
«Aspettiamo
con la mobile e con la Dia e che
ha portato in carcere 18 persole vostre
ne accusate, fra l’altro, di estordenunce
sione; persone «appartenenti
ai clan storici della città. Non
Serve un gesto
ci siamo certo arrivati per caso,
di dignità»
c’è stato impegno e sacrificio.
Voi commercianti sapevate benissimo chi fossero queste persone, che problemi creavano alle vostre attività». Continua il suo discorso cercando
di spronare la sala: «La criminalità ci sarà sempre è inutile prendersi in giro, il nostro compito è fare il massimo
per indebolirla ma signori dovete prendervi le vostre responsabilità» e, riferendosi ai dati visualizzati dice che «o
non esiste il fenomeno o non lo denunciate. Magari la verità starà nel mezzo ma di certo i recenti arresti sono frutto della dignità di qualche vostro collega che ha avuto la
forza di parlare. Abbiatela anche voi».
Torna poi a difendere la città: «Questo non è una terra
di vagabondi in mano ai delinquenti, Cosenza non è in
mano ai delinquenti e chi lo dice mente sapendo di mentire. Se viene rinvenuta una bottiglietta con un po’ di benzina è sbagliato invocare la ’ndrangheta! Recenti indagini hanno scoperto che si trattava di liti fra fidanzati o diverbi fra condomini». (fr. cang.)
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GIOVEDÌ 15 dicembre 2011
C O S E N Z A
calabria
ora
rapporto sicurezza
LA CONFERENZA
Da sinistra Simone Lo Scalzodel Centro studi Confcommercio
Cosenza, Francesco Ferace comandante provinciale dell’Arma
dei carabinieri, Klaus Algieri presidente Confcommercio
Cosenza e Maria Cocciolo Direttore Confcommercio
Cosenza
«Gli offro una bella cena
e siamo a posto così»
Un ristoratore: «E’ così che evito di pagare il pizzo»
A Cosenza nessuno chiede - e di conseguenza, paga- il pizzo. Questo è ciò che affermano i commercianti quando gli si
domanda se la loro attività abbia mai suscitato l'interesse della malavita.
Qualcuno - specie quelli che lavorano nello stesso posto da
tanti anni- racconta che il fenomeno dell’estorsione appartiene al passato, a una realtà in cui i clan spadroneggiavano
in città e che ora non esiste più.
Altri attribuiscono l’estinzione del racket alla crisi economica: che soldi dovrebbero chiedere i delinquenti, se chi ha un
negozio riesce a stento a vendere qualcosa? C’è chi, semplicemente, dice di non essere mai stato avvicinato da estorsori e,
nel frattempo, incrocia le dita sperando che le cose vadano
avanti così il più a lungo possibile. Sarà vero? Difficile appurarlo, l’argomento non è uno di quelli su cui ci si sbottona facilmente.
Certo è che, quando agli stessi commercianti si chiede se
siano disposti a denunciare un loro eventuale estorsore, non
tutti mostrano sicurezza nel rispondere, anzi. La maggior parte di loro non si sentirebbe tutelata dalle forze dell’ordine e
dalla magistratura. Quando
sentono che per polizia e carabinieri la colpa della diffusione del pizzo è di chi paga i
malavitosi invece di denunciarli, la risposta è sempre la
stessa: «Se io vado in questura a fare il nome di qualcuno,
lo arrestano. Due settimane
dopo, però, il mio taglieggiatore è di nuovo libero, consapevole di chi lo ha mandato
in galera, e io mi ritrovo la
macchina o il negozio ridotti
in cenere». Sarà un caso, ma,
salvo rarissime eccezioni, gli
unici che dicono che non si farebbero problemi a sporgere
denuncia sono quelli che hanno i locali assicurati contro gli
incendi: per loro, un magazzino dato alle fiamme corrisponde a un lauto risarcimento da parte di qualche compagnia assicurativa. Quasi tutti gli
altri, dicevamo, avrebbero paura. Paura per i propri beni, ma
anche per se stessi e i propri familiari. Dicono che, sebbene sia
giusto opporsi al racket, senza garanzie di anonimato non si
rivolgerebbero mai a uno Stato che ritengono incapace di proteggerli. Ecco perché, raccontano, non pagano mazzette ai
clan, ma se vedono entrare nel loro negozio qualche volto famigerato - la città è piccola, le persone del “giro” sono spesso
conosciute - cercano di trattarlo coi guanti: c’è il ristoratore
che porta porzioni più abbondanti e presenta a fine pasto un
conto irrisorio; il venditore che regala la merce quando qualcuno gli fa capire che è destinata a detenuti ben noti.
Qualcuno, che ha aperto il suo negozio da poco, dice di essersi informato bene prima di iniziare la sua nuova attività, per
assicurarsi di non pestare i piedi alle persone sbagliate.
Un altro racconta che nessuno gli chiede nulla perché lui si
è premurato di fare qualche regalo a «personaggi che contano», garantendosi così una sorta di immunità.«Non mi conviene fare l’eroe e così me la cavo con poco, non pago mica il
pizzo», dicono. Compromessi e quieto vivere, insomma, trionfano sull'onestà.
CAMILLO GIULIANI
[email protected]
il caso
Sul Tirreno tutti in silenzio
Minacce? Il 100% dice no
Alla domanda «Ha mai ricevuto minacce o intimidazioni per finalità estorsive», l’area del Tirreno ha risposto “no” con una percentuale pari al 100%. Praticamente nessuno dei commercianti di quella zona
non ha mai, sottolineamo mai, ricevuto pressioni criminali. Un’isola felice? Un posto dove regna sovrana
l’armonia? A leggere i dati sembrerebbe di sì, a leggere tutto il rapporto però (dove vi sono palesi contraddizioni fra le risposte), il dubbio viene. Quelle rispo-
«Se denuncio
poi il mio
taglieggiatore
dopo poco
sarà libero»
ste sono dettate dalla paura? Questo non è dato sapere. Lo zero percentuale emerge anche nei “sì” dell’area Pollino. Qui dichiara di non aver subito mai minacce o intimidazioni l’84,6% di chi ha risposto alle
18 domande del sondaggio.
Nell’area Capoluogo (in cui sono incluse Cosenza e
Rende) rispondo no il 77,1; un dato che fa sembrare
quasi eroici quelle persone che, nell’area Jonio, ha risposto negativamente “solo” con una percentuale pari al 47,1%.
Una parziale risposta a tutti questi “no” forse si può
trovare nella richiesta di più tutele da parte delle forze dell’ordine invocata da ben il 33,6% dei commerciati di tutto il territorio. (fr. cang.)
27
GIOVEDÌ 15 dicembre 2011
calabria
ora
P R O V I N C I A
Denis, spunta una lettera anonima
Indirizzata al legale Gallerani, è stata consegnata alla Procura del Pollino
Una lettera anonima all'av- nello spogliatoio del Cosenversione perfettamente coin- masi, il presidente dell'Aic sono superati dai fatti. Ma
vocato Eugenio Gallerani. Ie- za.
cidente con quella data dal (Associazione italiana calcia- tant'è, tutto fa brodo… EccesIn ordine di importanza, le
ri sera a “Chi l'ha visto?” il cacamionista al brigadiere Bar- tori), che è sembrato rivol- sive alcune sottolineature
so del presunto omicidio di dichiarazioni del titolare del
buscio, il maresciallo dei ca- gersi quasi direttamente ai sulla vicenda giudiziaria di
Denis Bergamini ha compiu- var ristorante “Da Mario” ovrabinieri intervenuto sul luo- compagni di squadra di De- Michele Padovano. Intanto,
to un altro importantissimo vero Mario Infantino, laddogo dell’incidente.
nis affinché rivelino tutto da Sky Sport arriva la notizia,
ve i carabipasso alla riMa la rivelazione più im- quello che sanno. Una scesa contenuta nel servizio di Brunieri hanno
cerca della
portante che ha fatto Infanti- in campo importante quella no Palermo, che riferisce delSe n’ è parlato
trovato Isaverità. Il leno è stata quella di non aver di Tommasi, dopo due de- l'interrogatorio di Isabella
ieri
durante
bella
I.,
che
gale della famai detto ciò che risulta dai cenni nel corso dei quali il Internò alla procura di Caera stata acmiglia Bergaverbali redatti dal brigadiere mondo del calcio ha brillato strovillari come persona inla trasmissione
compagnata
mini, ospite
Barbuscio. Non ha mai visto purtroppo soltanto per as- formata sui fatti, quindi sentelevisiva
da un ancora
della
trala Maserati davanti al suo lo- senza.
za avvocato.
sconosciuto
smissione di “Chi l’ha visto?”
cale.
Il movente passionale e
A fine gennaio, infine, do“mister X”.
Raitre insieQuesto potrebbe voler dire quello legato alla droga con- vrebbero essere resi noti i riInfantino questo signore
me al padre Domizio e alla
che il carabiniere ha contraf- tinuano a monopolizzare l'at- sultati delle indagini dei Ris
sorella Donata, ha attirato l'ha visto perché gli ha chiesto
fatto il verbale? Fatto sta che tenzione. E' tornato d'attuali- sulle scarpe, l'orologio, la coll'attenzione della vasta platea di far telefonare la ragazza e
Infantino non è mai stato tà “Il calciatore suicidato”, il lanina e la Maserati di Denis
televisiva rivelando questo di non poter rimanere più a
ascoltato da nessun magi- libro di Carlo Petrini e certe Bergamini.
importante particolare. E ha lungo perché aveva in macstrato. Paolo Fattori ha inter- interpretazioni sui doppi fonGABRIELE CARCHIDI
rivolto un appello a colui che china la moglie incinta. Una
vistato anche Damiano Tom- di della Maserati che ormai
[email protected]
l'ha scritta affinché possa
chiarire meglio quello che ha
scritto.
CASTROVILLARI
Gallerani non ha dato ulteriori indicazioni sul contenuto della missiva, che probabilmente è stata spedita dalla Calabria. Dev'essere qualcuno che ha seguito il caso e
non è escluso che possa essere un rappresentante delle
forze dell'ordine. Altre supDa Luca Medici (ora Checco Zalone) re e anche per riflettere si svolgeranno colo Filomena Ioele. Il cartellone di
posizioni è difficile proporne
che ha calcato il palco del Sybaris nel- al teatro Sybaris di Castrovillari nel pe- spettacoli parte il 26 dicembre con il
ma in ogni caso siamo davanla rassegna del 2005, a nuovi e pro- riodo che va dal 26 dicembre prossimo “Festival del cabaret”. Nella stessa seti a qualcuno che potrebbe
mettenti attori e comici del panorama al 10 marzo del 2012. “Prima fila”, an- rata si esibiranno diversi comici: Enzo
dare un contributo determino dopo anno cresce, Fischetti, Nello Iorio, Enzo e Sal e il
nazionale. E’ stata
nante per stabilire il movensenza avere contribu- trio del momento (I Malinconici). Il 2
presentata ieri pomete del presunto omicidio.
La kermesse
ti da parte degli enti: gennaio sarà la volta di Angelo Pintus,
riggio, nella sala 8 del
“Chi l'ha visto?” ha prodotsi
baserà
«E’ dieci anni che direttamente da Colorado. Il 28 genProtoconvento franto, come sempre, un lavoro
presentiamo il pro- naio sarà in scena l’associazione artisticescano, la decima
capillare e ragionato, con il lisu 5 spettacoli
getto alla Regione Ca- ca “Gli Ignoti” con Casa di frontiera di
edizione di “Prima fimite di dover “perdere” un
dal
26
dicembre
labria – ha detto in Gianfelice Imparato. L’11 febbraio sala”, la rassegna di capo' di tempo per riepilogare i
al 5 marzo 2012 conferenza stampa rà la volta de “I turbolenti” con “Uno è
baret, musica e teatro
fatti accaduti. Paolo Fattori si
Castriota -, ma pun- di troppo”. Finale il 10 marzo con “Zinorganizzata dall’assoè calato nel giallo con la giuciazione culturale “Novecento” del di- tualmente, ci dicono che il nostro non gari” di Raffaele Viviani, sempre a custa intensità e l'ha impreziorettore artistico Benedetto Castriota merita di avere un contributo econo- ra dell’ associazione artistica “Gli Ignosito con una serie di filmati
Benedetto Castriota durante la
(presidente Luisa Giannotti). Cinque mico». Alla conferenza stampa ha par- ti”, ma con un cast diverso.
inediti di grande impatto colu. br. presentazione di “Prima fila”
appuntamenti di qualità, tutti da ride- tecipato anche l’assessore allo spettame quelli girati direttamente
Un Sybaris tutto da ridere
Presentata la decima rassegna cabarettistica “Prima fila”
il bimbo non vedente
MORANO
Anche la fondazione Carical
pronta ad aiutare Domenico
Raccolta firme per ripristinare
il punto di prelievo ematico
Un progetto per aiutare il piccolo Domenico, bimbo non vedente di 8 anni, è stato finanziato dalla Provincia di Cosenza il 5 dicembre scorso per un importo di 8mila euro.
Lo afferma in un breve intervento l’assessore alla Pubblica istruzione Rosalia Vigna dopo la denuncia dei genitori su CO di domenica. La Vigna sottolinea come il diritto allo studio «è sempre stato una delle nostre prerogative» e come il bimbo «frequenta regolarmente, utilizzando i testi tradotti ed è integrato bene nella classe». Per lui «sono stati
elaborati numerosi progetti». La Vigna si dice «meravigliata» dopo la denuncia e, scrive:
«Prima di richiamare qualsiasi fatto sarebbe
stato opportuno verificare l’effettivo stato del-
Il Punto di prelievo ematico non riapre: a
Morano vogliono passare alle maniere forti.
Le forze sociali hanno deciso di avviare una
raccolta di firme e, se il problema persiste sono pronte a forme di lotta più incisive. La notizia viene fuori dopo un incontro pubblico
organizzato dall’assessore alla sanità, Maurizio Iazzolino, al quale hanno partecipato il
sindaco Francesco Di Leone, i rappresentanti delle sigle sindacali Fnp Cisl e Spi Cgil (Marco Bruno e Susana Gonzales) il presidente del
Centro anziani Raffaele Di Lorenzo, e tanti
cittadini. Assente il direttore del Distretto sanitario di Castrovillari, invitato per illustrare
le motivazioni dell’Asp. La decisione di tenere chiuso ancora il Punto di prelievo ematico
Scuolabus
fermo ai box
L’assessore
si discolpa
le cose». Abbiamo rintracciato telefonicamente anche il padre del bimbo Agostino che
ha ribadito come, di fatto, i libri non siano
ancora stati pagati alla Biblioteca per ciechi di
Monza e, qualora il progetto della Provincia
dpossa risolvere il problema non potrebbe
che esserne soddisfatto. Al momento Domenico però, usa ancora la sua vecchia macchina da scrivere in braille. Intanto il leader del
Movimento Diritti civili Franco Corbelli annuncia un possibile impegno da parte della
Fondazione Carical, pronta «a farsi carico del
problema del piccolo Domenico».Corbellii ha
incontrato di persona Bozzo e lo ringrazia per
la «sensibilità dimostrata anche in questa occasione». (lu. br.)
Nei giorni scorsi la denuncia pubblica del consigliere comunale Ferdinando Laghi sulla mancanza di uno scuolabus che costringeva a casa alcuni
alunni delle scuole elementari di contrada Camerata. Oggi l’assessore alla
Pubblica istruzione Rosalia Vigna risponde e lo fa confermando l’indiscrezione di Laghi. «Il momentaneo fermo
del servizio – scrive l’assessore - è stato determinato dal tempo per il rinnovo della patente di un autista, che ha
necessitato, purtroppo, di ben venti
giorni da parte degli uffici sanitari». La
Vigna si difende sottolineando come la
questione non sia «dipesa» dall’amministrazione comunale «la quale riteneva che i giorni per il rilascio del certifi-
va a colpire la popolazione anziana, bisognosa di controlli sanitari a scadenza maggiormente ravvicinata. L’assessore alla sanità
Maurizio Iazzolino proprio non capisce la ragione «per cui il Ppe di Morano non debba ritornare a svolgere le sue funzioni, come peraltro ha fatto per più di venti anni con ottimi riscontri». E ha spiegato come l’Asp non sarebbe chiamata a sopportare «alcun costo aggiuntivo», visto che esistono e sono già utilizzati da altri ambulatori gli ambienti sanitari
che dovrebbero riospitare il servizio. Morano
chiede dunque di ripristinare il servizio «come già avvenuto, e giustamente, in alcuni
paesi del comprensorio».
lu. br.
cato fossero inferiori di quelli che poi si
sono rivelati». L’assessore alla Pi fa sapere come si sia attivata subito: «Per i
primi dieci giorni abbiamo provveduto alla sostituzione, non abbiamo potuto poi rinnovare il provvedimento per
i successivi così come impone la legge». Il servizio è comunque «ripreso
normalmente». (lu. br.)
29
GIOVEDÌ 15 dicembre 2011
calabria
ora
C O R I G L I A N O
timpone rosso
flesh market
Pioggia di fuoco
per eliminare
Enzo Fabbricatore
Nell’agguato morì anche Campana
Una pioggia di fuoco contro Enzo Fab- sto, come rileva il collegio difensivo, con
bricatore e Vincenzo Campana. Un cen- la ricostruzione fornita dal pentito Pertinaio i proiettili esplosi con almeno due ciaccante il quale, confessando di aver
fucili kalashnikov contro la Y10 a bordo svolto il ruolo di vedetta, in più occasioni
della quale i due, quel famigerato 25 mar- disse di aver visto un killer sparare frontalmente attraverso il
zo del 2002, vennero truciparabrezza. Ma l’aziodati lungo la strada statale
In aula i
ne di fuoco, secondo
106 jonica all’altezza di conconsulenti
quanto invece ricotrada Salice. Dopo la lunga
escussione del collaboratoricostruiscono la struito dai consulenti,
si sarebbe svolta diverre di giustizia Pasquale Perdinamica
samente: i fori di enciaccante, sono ora i consudell’omicidio
trata dei proiettili solenti della procura a tenere
no tutti sulla parte pobanco dinanzi alla Corte
d’Assise di Cosenza nell’ambito del pro- steriore e laterale sinistra della vettura,
cesso di primo grado “Timpone roso” te- mentre sul parabrezza vi sono solo i fori
so a fare luce su dieci omicidi e un tenta- di uscita. E le stesse vittime, per come
to omicidio. E ieri, a ricostruire il duplice emerso dall’autopsia, vennero colpiti aldelitto Fabbricatore-Campana, sono sta- le spalle, con i proiettili che raggiunsero la
ti il consulente balistico Sandro Lopez e il parte superiore del dorso e dell’addome
dottor Rizzo, specialista di anatomia pa- fuoriuscendo, nel caso di Campana, altologica che eseguì l’esame autoptico sui l’altezza della mandibola. Rispondendo
corpi. Entrambi gli specialisti hanno illu- alle domande del pm antimafia Vincenzo
strato la dinamica dell’omicidio, parlan- Luberto e del collegio difensivo, i consudo di almeno due armi, il che lascia pre- lenti hanno fornito numerosi particolari
supporre che sulla scena del crimine ab- in merito alla dinamica dell’omicidio:
biano agito almeno due killer. In contra- vennero esplosi circa cento proiettili e rin-
Depongono gli inquirenti
La Pietra va ai domiciliari
IL PROCESSO teso a fare
luce su dieci delitti, è in fase
di istruttoria dibattimentale
dinanzi alla Corte d’Assise
di Cosenza
venuti 38 bossoli, mentre sarebbero state utilizzate almeno due armi. E tra l’ultimo proiettile della prima e il primo della
seconda vi sono sei metri di distanza che,
a bordo di un’auto, si percorrono in una
frazione di secondo. Da qui l’ipotesi che a
sparare, quella sera, siano stati in due. Un
delitto pianificato a tavolino con precisione scientifica: i primi accertamenti consentivano di appurare che i killer avevano iniziato a sparare molti metri prima rispetto al luogo del rinvenimento dell’autovettura che era adagiata sul guardrail
opposto al senso di marcia. Sul fronte del
movente, secondo quanto ricostruito dalla tesi accusatoria, Fabbricatore sarebbe
stato eliminato perché «santista anziano
coriglianese, pretendeva di restaurare il
potere dei coriglianesi che, quando esce
dal carcere, nel 2002, trova ridotti al rango di ‘ndrina degli zingari». La prossima
udienza è stata fissata per il 21 dicembre,
quando saranno escussi altri testi del pm
nonché il collaboratore di giustizia Domenico Falbo.
ROSSELLA MOLINARI
[email protected]
I carabinieri ricostruiscono le tappe dell’inchiesta e illustrano l’attività di indagine
svolta prima di stringere il
cerchio attorno agli imputati
dell’operazione “Flesh market 2” contro un presunto giro di prostituzione minorile.
Dinanzi al Tribunale penale
collegiale di Rossano (presidente Francesca De Vuono, a
latere giudici Enrico D’Alfonso e Angelo Zizzari) l’udienza di ieri è stata dedicata all’escussione del capitano Pietro Paolo Rubbo e di altri tre graduati
della Compagnia dei carabinieri di Corigliano che, a fine estate 2010, diedero il via all’indagine poi sfociata nell’operazione portata a termine in due fasi la scorsa primavera. Tutto ebbe inizio, come si ricorderà, dalla denuncia sporta da un anziano che riferì di un’estorsione da parte di uno degli odierni
imputati il quale aveva girato un video hard che lo vedeva protagonista insieme ad una ragazza. E da quella ragazza, sorella maggiore delle due minorenni che secondo l’accusa sarebbero state indotte a prostituirsi con vari clienti, i carabinieri
ricostruirono il “mercato della carne” che si era sviluppato attorno alle due adolescenti. Dopo l’esame dei militari da parte del pm Maria Vallefuoco, l’udienza, che si celebra a porte
chiuse, è proseguita con il controesame del collegio difensivo, che ha messo in luce alcune “stranezze” in merito, ad
esempio, alla ricognizione dei luoghi e al mancato sequestro
dei telefoni cellulari attraverso i quali avvenivano i vari “contatti”. Sarebbe addirittura emerso, nel caso del procedimento iniziale per estorsione un presunto tentativo di depistaggio da parte dell’imputato. Il processo con il rito ordinario a
carico di sette imputati è stato aggiornato al prossimo 21 dicembre, quando, sempre a Rossano è previsto anche l’inizio
del giudizio a carico di altre quattro persone per le quali era
stata rigettata la richiesta di rito abbreviato. Abbreviato che
invece ha preso il via ieri dinanzi al gup di Catanzaro Emma
Sonni per sei imputati: l’udienza, per un difetto di notifica, è
stata aggiornata al prossimo 20 gennaio. Nel frattempo, il
gup ha accolto l’istanza avanzata dall’avvocato Giovanni Zagarese e ha concesso i domiciliari al 34enne commerciante
rossanese Giuseppe La Pietra, che ha quindi lasciato il carcere di Castrovillari dove si trovava detenuto. (rm)
9
Gazzetta del Sud Giovedì 15 Dicembre 2011
Calabria
.
TROPEA Il giro di droga si muoveva da Briatico a Capo Vaticano. Nel traffico, diretto da Santa Domenica di Ricadi, coinvolti anche insospettabili professionisti
Cocaina “a domicilio” sulla Costa degli dei
Sei i provvedimenti cautelari (di cui 5 in carcere). Uno degli indagati tenta la fuga e si frattura le caviglie
Marialucia Conistabile
TROPEA
Il giro di cocaina si muoveva lungo la costa Vibonese, passando attraverso diverse strutture ricettive, oltre che seguire la rotta della
richiesta locale, proveniente in
particolare da professionisti. In
pratica le dosi sarebbero state anche consegnate “a domicilio” a residenti e turisti in villeggiatura sul
litorale. Ampio il raggio d’azione
dei pusher che operavano da Briatico sino a Capo Vaticano.
Insomma spedizioni e consegne celeri, meglio di un pony
express, e oltretutto poco controllabili visto che la rete di “corrieri”
si sarebbe avvalsa anche di animatori in servizio in alcune strutture turistiche e di insospettabili.
Un giro scoperto quasi per caso
dai carabinieri, visto che le indagini partite nell’autunno del 2009
riguardavano una serie di attentati incendiari ai danni di un imprenditore di Santa Domenica di
Ricadi. Ma nel corso dell’attività
altri elementi sarebbero emersi,
tanto da orientare le indagini dei
militari del Nucleo operativo della Compagnia di Tropea – diretto
da Giovanni Sanfilippo – in altre
direzioni. In pratica gli investigatori dell’Arma – il cui lavoro è stato poi coordinato dal comandante
della Compagnia, cap. Francesco
Di Pinto – partiti dalla sequela di
atti intimidatori nei confronti del
titolare di una piccola ditta a conduzione familiare non solo sono
riusciti subito a identificare i presunti autori dei raid e le persone
che orbitavano attorno a loro, ma
hanno anche scoperto il traffico di
cocaina le cui fila avrebbero tirato
esponenti della famiglia Accorinti
di Ricadi, noti come i ‘Ncinci.
E ieri mattina carabinieri e Dda
di Catanzaro hanno presentato il
conto ai ‘Ncinci e alle persone che
avrebbero contribuito al funzionamento della catena di distribuzione di cocaina lungo la costa del
Vibonese. Alle prime luci dell’alba, infatti, tra Tropea e Ricadi è
scattata l’operazione “Cerbero”
che ha portato, in esecuzione di
altrettanti provvedimenti emessi
dal gip del Tribunale di Catanzaro
su richiesta del sostituto procuratore della Dda, Giampaolo Boninsegna, all’arresto di sei persone
(cinque in carcere e una ai domiciliari), alla notifica di due obblighi di presentazione alla Polizia
giudiziaria e uno di dimora nel comune di residenza, nonché
all’esecuzione di una serie di perquisizioni (17 i decreti) con contestuali notifiche di informazioni
di garanzia, così come disposto
dalla Procura distrettuale antimafia. Lavoro che ha visto impegnati i carabinieri a Milano, Pavia, Roma, Napoli e Teramo.
Agli indagati raggiunti dal
provvedimento del gip viene contestata l’accusa di associazione a
delinquere finalizzata al traffico
illecito di sostanze stupefacenti.
Per quanto riguarda, invece, le altre persone coinvolte il cui ruolo
nell’organizzazione sarebbe stato
quello di «meri spacciatori» le posizioni verranno stralciate e procederà la Procura ordinaria.
Ordinanza di custodia cautelare in carcere il gip ha emesso nei
confronti di Pasquale Accorinti,
42 anni, di Santa Domenica di Ricadi, indicato dagli inquirenti al
vertice del gruppo; Giuseppe Accorinti, 30 anni; Francesco De Benedetto, di 26, Giuseppe Marchese, di 25 e Nicola Zangone di 24,
tutti di Tropea. Ai domiciliari è invece finito Agos Enrico Tropeano,
53 anni, impiegato dell’Inpdap,
originario di Santa Domenica ma
di fatto domiciliato a San Gregorio d’Ippona, mentre l’obbligo di
presentazione alla Pg è scattato
INCHIESTA CHIUSA DA CARABINIERI E DDA
Un tentativo di incendio
dà il via alle indagini
TROPEA. Al gruppo dedito allo
Il magg. Carrara, il procuratore della Dda Lombardo, il ten. col. Scardecchia, il cap. Di Pinto
nei riguardi di Domenico Pugliese
di Spilinga e Saverio Tranfo di
Tropea, e quello di dimora per
Francesco Romano di Briatico,
tutti di 25 anni.
Nelle fasi concitate degli arresti uno degli indagati – Nicola
Zangone – per sfuggire ai carabinieri non ha esitato a lanciarsi dal
balcone della cucina dell’abitazione (ubicata al primo piano) riportando lesioni a entrambe le caviglie. Il giovane si trova ora ricoverato, sotto vigilanza, all’ospedale di Vibo Valentia. Nel “salto”
aveva portato con sé 20 grammi di
cocaina pura, che i militari gli
hanno trovato negli slip. Inoltre
nel tentativo di fuga Zangone
avrebbe cercato di liberarsi di un
involucro contenente mezzo chi-
RAPIMENTO AZZARÀ Si terrà prima della fine dell’anno
lo di cocaina e di un bilancino di
precisione, che è stato sequestrato con la droga e con banconote di
piccole taglio, trovate nell’abitazione, pari a 3mila e 500 euro.
Secondo quanto emerso
dall’attività investigativa, andata
avanti per due anni, su Santa Domenica di Ricadi sarebbe stato attivo un sodalizio dedito, appunto,
al traffico e allo spaccio di droga,
soprattutto cocaina. A gestire il
business sarebbero stati gli Accorinti (‘Ncinci) i quali si sarebbero
520
i grammi
di cocaina
purissima
sequestrati
nell’operazione
avvalsi di una capillare rete di “distribuzione” capace anche di raggiungere le strutture turistiche e
soddisfare eventuali richieste. Ma
il particolare sottolineato dal procuratore della Dda Vincenzo
Lombardo e dal ten. col. Daniele
Scardecchia, comandante provinciale dei carabinieri, è stato
l’aggancio che i ‘Ncinci sarebbero
stati in grado di fare con insospettabili, quali l’impiegato Inpdap,
“arruolandoli” di fatto nell’organizzazione con compiti sia di
spaccio, sia di custodia di cocaina
e, talvolta, armi. Aspetto questo
che era emerso lo scorso febbraio
con il ritrovamento, in casa di
Tropeano, di 130 grammi di cocaina pura, un bilancino di precisione e una pistola. Insostenibili i previsti tagli di bilancio
«Per non dimenticare Francesco»
Strutture assistenziali
Motta prepara una grande iniziativa sull’orlo del precipizio
CATANZARO. Tremila gli assi-
Giuseppe Toscano
MOTTA SAN GIOVANNI
Gli amici di Francesco Azzarà
stanno per scendere nuovamente in piazza. A giorni, sicuramente prima della fine
dell’anno, torneranno a invocare la liberazione del giovane
cooperante di Emergency, rapito in Darfur lo scorso 15 agosto.
All’organizzazione della manifestazione, che sarà aperta alla
partecipazione di quanti desiderano unirsi all’appello, sta lavorando il Comitato per la liberazione di Francesco.
«A quattro mesi dal sequestro – spiegano i responsabili
del comitato – vogliamo annunciare che siamo tutti impegnati
ad organizzare una grande manifestazione che si svolgerà a
Motta San Giovanni l’ultima
settimana di dicembre. Abbiamo trascorso questi mesi nella
speranza di poter riabbracciare
il nostro amico, più volte abbiamo sentito parlare di rilascio
imminente, di problema risolto,
di questione di giorni, per poi
dover ricominciare a contare le
ore, i giorni e i mesi. In questa
iniziativa è nostra intenzione
coinvolgere quanti, in questo
interminabile periodo, hanno
manifestato interesse per Francesco attraverso i social network, il web, le lettere, con la
partecipazione alle nostre manifestazioni, la solidarietà
espressa alla famiglia in qualsiasi forma, dalla più eclatante
a quella più semplice e intima».
L’invito ad aderire alla manifestazione sarà rivolto «a tutte
La manifestazione per la liberazione di Francesco Azzarà nell’agosto scorso
le autorità e a tutti i soggetti che
nella vicenda hanno assunto un
ruolo», in modo da trasformare
per un giorno il paese di Motta
San Giovanni nella “capitale”
d’Italia».
Dal Presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio dei ministri, al ministro degli Esteri, all’ambasciatore del
Sudan in Italia, ad Emergency,
alle istituzioni «che adesso, oltre alla simbolica esposizione
della gigantografia, vogliamo
ancora più presenti», tutti saranno interpellati in prima persona.
«La nostra non vuole essere
una manifestazione contro
qualcuno, ma per qualcuno.
Non vogliamo quelle risposte
che debbono essere date solo
alla famiglia, ma vogliamo avvertire l’interesse per Francesco, vogliamo una dimostrazione che non è stato abbandona-
to, dimenticato, lasciato al suo
destino. A Motta, quel giorno,
vogliamo rivivere i momenti già
vissuti durante la fiaccolata organizzata il 18 agosto. Vogliamo essere fonte di energia positiva per Francesco».
I dettagli del programma e
l’annuncio delle adesioni raccolte saranno presentati la
prossima settimana in conferenza stampa. «Sì, ripartire per
non fermarsi più. Perché siamo
pronti a proseguire questo nostro cammino, siamo pronti a
spostarci anche su Roma se sarà
necessario. Siamo pronti, senza
indugio, ad urlare con tutta la
voce che abbiamo che vogliamo
Francesco libero, e lo faremo
fuori Palazzo del Quirinale, Palazzo Chigi, Palazzo della Farnesina, l’ambasciata e la sede di
Emergency. Non saremo soli,
saremo in molti, saremo tantissimi».
stiti, anziani in gran parte non
autosufficienti; 4000 i dipendenti: Sono i “numeri” delle
strutture socio sanitarie private accreditate per l’erogazione
di prestazioni in nome e per
conto del Servizio sanitario regionale e del settore Politiche
sociale che operano in Calabria. Un mondo in forte difficoltà per via dei tagli di bilancio; e lunedì prossimo, in occasione della seduta di Consiglio
regionale per l’approvazione
del Bilancio, il “popolo delle
Rsa” potrebbe manifestare davanti a Palazzo Campanella.
La decisione è maturata ieri
a conclusione della riunione
dei rappresentanti delle sigle
associative Agidae, Anaste,
Aris e Uneba, rappresentative
delle strutture sociosanitarie
private accreditate. Preoccupazione per le notizie raccolte
in ambienti regionali e secondo le quali lo stanziamento
previsto per l’anno 2012 a copertura dei costi a carico del
Fondo per le Politiche sociali
per il pagamento delle rette
socio sanitarie, sarebbe di
gran lunga insufficiente a coprire il fabbisogno finanziario
necessario per garantire le
prestazioni socio sanitarie erogate dalle Rsa e dalle Case Protette in favore di anziani e disabili non autosufficienti e non
assistibili a domicilio: 15 milioni di euro a fronte dei 40 necessari.
I rappresentanti di Agidae,
Anaste, Aris e Uneba hanno
sollecitato l’intervento del Dirigente generale del Diparti-
mento Presidenza, Francesco
Zoccali, che in passato ha sempre fornito assicurazioni sulle
previsioni in Bilancio delle risorse finanziarie necessarie a
garantire la copertura dei costi
a carico del Fondo sociale regionale. Ma intanto i rappresentanti dei dipendenti delle
strutture - molti sono senza stipendio anche da sei mesi - hanno preannunciato l’intenzione
di organizzare una massiccia
manifestazione da tenere il 19
dicembre davanti alla sede del
Consiglio regionale, convocato per quella data per l’approvazione del Bilancio 2012.
Ada avviso di Agidae, Anaste, Aris e Uneba, qualora il Bilancio della Regione venisse
approvato senza la previsione
delle risorse necessarie a garantire i servizi sociosanitari si
aggraverebbe la drammatica
situazione già esistente: il personale dipendente dalle strutture socio sanitarie si troverebbe nella condizione di non poter assicurare la presenza sul
posto di lavoro (anche per
mancanza delle risorse necessarie a raggiungere la sede)
con le immaginabili conseguenze per gli assistiti e dei loro familiari. In altre parole si
sta perpetrando un altro gravissimo strappo alla dignità di
migliaia di famiglie: 3000 sono gli assistiti ricoverati nelle
strutture socio sanitarie; 4000
sono i dipendenti che prestano
la loro opera nelle strutture; a
questi numeri vanno aggiunti
il numero delle famiglie di tutto l'indotto che ruota attorno
ai servizi erogati.
spaccio di cocaina i carabinieri
della Compagnia di Tropea sono arrivati indagando, nell’autunno del 2009, sulla sequela di
atti intimidatori compiuti contro il titolare di una ditta a conduzione familiare di Santa Domenica, il quale dieci anni prima
aveva denunciato una tentata
estorsione. Ma dal 2007 in poi,
ovvero dall’emissione della sentenza di condanna nei confronti
dei suoi presunti taglieggiatori,
l’imprenditore ha iniziato a subire atti intimidatori o a ricevere
minacce.
A fare scattare l’attività è stato il
tentativo di incendio dell’auto
dell’imprenditore, avvenuto la
sera del 20 settembre del 2009.
Attentato fallito a causa della
pioggia che quella sera si era riversata su Santa Domenica.
Nell’immediatezza del fatto una
pattuglia del Norm della Compagnia di Tropea aveva intercettato, nei pressi del luogo del
danneggiamento, un’auto con a
bordo tre persone che dai primi
accertamenti corrispondevano
– sia per l’auto utilizzata, la corporatura e l’abbigliamento – ai
presunti autori del tentato incendio. Da qui il via all’indagine
dei carabinieri, con il coordinamento del sostituto procuratore
della Dda Giampaolo Boninsegna.
Attività tecniche d’indagine,
intercettazioni telefoniche, ambientali e video avevano dato
conferma dell’identità degli au-
tori dell’intimidazione aprendo
però il campo a nuovi filoni investigativi. Le stesse persone, infatti, apparivano organiche a
una più vasta organizzazione il
cui interesse principale sarebbe
stato la gestione del traffico di
cocaina lungo la costa vibonese.
E nel corso dei mesi gli investigatori sono riusciti a ricostruire l’organigramma del
gruppo che avrebbe avuto fra gli
affiliati di un certo spessore anche l’impiegato dell’Inpdap di
Vibo Valentia, mentre per lo
spaccio si sarebbe servito pure
di insospettabili professionisti.
Inoltre l’inchiesta “Cerbero”
avrebbe consentito agli inquirenti di dimostrare che il gruppo
facente riferimento ai ‘Ncinci di
Santa Domenica di Ricadi – proprio per il fatto che avrebbe potuto contare sulla “manovalanza” di decine di persone e avrebbe fatto ricorso a danneggiamenti per recuperare crediti o
imporsi nello spaccio di stupefacenti – avrebbe monopolizzato
il mercato della “coca” riuscendo a piazzarne «massicce e periodiche forniture» e distribuendola anche a rispettabili professionisti della zona.
I particolari dell’operazione
“Cerbero” sono stati resi noti ieri
mattina nel corso di una conferenza stampa. Presenti il procuratore della Dda Vincenzo Lombardo, il ten. col. Daniele Scardecchia, il maggiore Vittorio
Carrara e il capitano Francesco
Di Pinto.(m.c.)
Società ELITEK S.r.l.
CATANZARO (CZ)
Indizione Conferenza di Servizi.
Avviso di indizione di conferenza di servizi ai sensi dell’art. 12 del
D.Lgs. 387/2003; L.R. n. 42/2008; artt. 7 e 8 Legge n. 241/1990 e s.m.i.
per il rilascio del provvedimento di Autorizzazione Unica alla società
ELITEK S.r.l. con sede in Catanzaro, Piazza Serravalle (CZ) iscritta al
registro delle imprese di Catanzaro P.IVA 02839420797.
PREMESSO CHE codesta società ha presentato alla competente Regione Calabria, il progetto definitivo per la realizzazione di un impianto
eolico da 27'000,00 KWp denominato «Timpe Bianche e Gargio» sito
nei Comuni di Borgia e Squillace (CZ) e delle opere elettriche accessorie ad esso connesse, per l’ottenimento del Decreto di Autorizzazione Unica alla costruzione ed all’esercizio dello stesso, ai sensi dell’art.
12 del D.Lgs. n. 387/2003 e della Legge regionale 29 dicembre 2008, n.
42 ; che il progetto comprende un numero di nove aerogeneratori siti
nel comune di Borgia ed un numero di due aerogeneratori siti nel comune di Squillace, un elettrodotto interrato in media tensione a 30 KV
attraversante i Comuni di Borgia e Squillace dal parco eolico fino alla
stazione ENEL denominata "Borgia", una sottostazione da 30 a 150 KV
ubicata nel comune di Borgia che verrà collegata in antenna con la sezione 150 KV della stazione elettrica 150/20 KV di Enel distribuzione,
un allargamento della stazione ENEL denominata "Borgia" sita nel comune di Borgia per permettere l'allaccio del parco eolico nonché, strade di collegamento e di opere di ampliamento della viabilità esistente.
RENDE NOTO
CHE la Regione Calabria Dipartimento Attività Produttive, Settore Politiche Energetiche, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche, con pubblicazione sul sito istituzionale in qualità di ente responsabile del procedimento unificato diretto ad emanare il Decreto di Autorizzazione
Unica per il Progetto del Parco Eolico «Timpe Bianche e Gargio» ai
sensi dell’art. 12 del D.Lgs. n. 387/2003, della Delibera della Giunta regionale 832/2004 e della L.R. 42/2008, ha indetto la Conferenza dei
Servizi, per l’acquisizione di tutte le intese, le concessioni, le autorizzazioni, le licenze i pareri i nullaosta, gli assensi comunque denominati
necessari al rilascio del provvedimento di autorizzazione del progetto
definitivo ed alle relative opere elettriche, per la costruzione e per
l’esercizio dell’impianto di produzione di energia elettrica da fonte eolica, la Conferenza dei Servizi è stata indetta per il giorno 16 gennaio
2012 presso gli uffici della Regione Calabria, Settore Politiche Energetiche, siti in Santa Maria di Catanzaro, Palazzo Europa e si svolgerà
con le modalità stabilite dagli artt. 14 e seguenti della Legge 241/1990.
Il presente avviso è da valersi ad ogni effetto di legge, in ottemperanza
a quanto richiesto dalla Regione Calabria «Assessorato Attività Produttive».
Si indica quale Responsabile del Procedimento il Geom. Salvatore Talarico, funzionario sett. Energetico, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche del Dipartimento «Assessorato Attività Produttive».
Tutti gli atti relativi al progetto, unitamente ad una relazione descrittiva
dell’opera ed ai nulla osta, alle autorizzazioni ed agli atti di assenso acquisiti, sono depositati e potranno essere visionati presso: Regione Calabria Dipartimento Attività Produttive, Settore Politiche Energetiche,
Attività Estrattive e Risorse Geotermiche, Palazzo Europa, Santa Maria. A decorrere dalla data del presente avviso, a pena di decadenza, gli
eventuali portatori di interessi pubblici o privati, individuali o collettivi,
potranno far pervenire le proprie osservazioni (idonee memorie scritte
e documenti a mezzo raccomandata A.R.): al Responsabile del Procedimento, presso il Dipartimento Attività Produttive, Settore Politiche
Energetiche, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche, Palazzo Europa 88100 Santa Maria di Catanzaro (CZ) Tel. 0961/858345, Fax
0961/856310.
26
Giovedì 15 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
Calabria
.
KILLER IN AZIONE Almeno due sicari hanno sparato con fucile e pistola per uccidere in pieno giorno Giuseppe Brandimarte, dipendente della Medcenter
Gioia Tauro, quarantenne ferito in un agguato
L’uomo, noto alle forze dell’ordine, è anche lo zio del giovane ricercato per l’omicidio di Vincenzo Priolo
Alfonso Naso
GIOIA TAURO
Ancora spari e sangue a Gioia
Tauro, un’altra mattinata di terrore quella vissuta dalla città
del porto. E ancora in pieno
giorno. Una sparatoria nei pressi dell’ex Euromotel, posto
all’interno di un’area di servizio
sulla strada Provinciale numero
1 (ex statale 111) che collega
Gioia con l’autostrada e con i
comuni della fascia collinare
della Piana avvenuta intorno alle 8.30.
Ad essere investito da diversi
colpi di pistola e fucile è stato
Giuseppe Brandimarte, di 40
anni, nativo di Gioia ma residente nella vicina Rizziconi.
I colpi, più di dieci, esplosi
molto probabilmente da due
uomini a volto coperto, lo hanno raggiunto e colpito in diverse
parti del corpo, in particolare al
volto e al torace, ma non tutti
sono andati a segno. Le armi
utilizzate ad una prima analisi
dei bossoli sono una pistola e un
fucile calibro 12. L’uomo è stato
trasportato d’urgenza dal personale del 118 prima presso
l’ospedale di Gioia Tauro per
poi essere trasferito all’ospedale di Polistena e da qui ai Riuniti
di Reggio. Da subito le sue condizioni sono apparse ai medici
gravi, le ferite presenti in varie
parti del corpo da arma da fuoco erano abbastanza profonde.
Ma se la caverà. Sul posto sono
pure prontamente intervenuti
gli uomini della Polizia del com-
missariato di Gioia, guidati dal
dirigente Francesco Rattà. Per
tutta la mattinata sono stati effettuati sopralluoghi e avviate
le indagini. Gli uomini di Rattà
hanno sentito alcune delle persone che si trovavano nella zona alla ricerca di elementi utili
che posano favorire l’individuazione degli esecutori.
Giuseppe Brandimarte si trovava a Gioia presso il Cefris
(centro per la formazione e la ricerca), per partecipare ai corsi
regionali attivati da oltre due
mesi in favore dei lavoratori del
porto di Gioia collocati in cassa
integrazione straordinaria. Lo
stesso, infatti, è un dipendente
della Medcenter Container Terminal, e trovandosi nel periodo
di rotazione della cig frequentava le lezioni che si tengono presso i locali dell’ ex Euromotel. La
Polizia sta seguendo diverse
tracce e sta scavando nella vita
di Brandimarte per poter risalire al movente. Si lavora a 360
gradi e gli inquirenti non escludono posa configurarsi qualche
regolamento di conti o vendetta
trasversale. Brandimarte, infatti, è uomo già conosciuto alle
forze dell’ordine, ed in passato
è stato indagato anche per associazione mafiosa. I killer avrebbero sparato per uccidere, il posto anche se centralissimo è collocato nel parcheggio retrostante alla struttura del Cefris,
un luogo considerato dagli esecutori più riparato e lontano da
occhi indiscreti.
Una delle piste tenute sotto
DA POLISTENA TRASFERITO A REGGIO
Se la caverà ma rischia
di perdere un occhio
Attilio Sergio
POLISTENA
Gli investigatori nell’area dell’agguato e nel riquadro Giuseppe Brandimarte
osservazione dalla Polizia è comunque riconducibile ad un altro fatto di sangue avvenute
sempre a Gioia: Brandimarte,
infatti, è lo zio della ex moglie di
Vincenzo Priolo, ucciso barbaramente davanti la propria casa
sempre sulla ex Statale 111 nel
luglio scorso. Ma è anche lo zio
di Vincenzo Perri, colui che viene ritenuto il responsabile di
quell’omicidio attualmente non
reperibile. L’azione contro
Brandimarte potrebbe, quindi,
essere collegata al fatto di san-
REGIONE CALABRIA
Giunta Regionale
Dipartimento 5-Attività Produttive Settore 2 Politiche Energetiche,
Attività Estrattive e Risorse Geotermiche
Decreto Dirigenziale assunto il 25.10.2011
"Registro dei decreti Dirigenziali della Regione Calabria" n. 13672 del 2.11.2011
Decreto di Autorizzazione Unica- Progetto di parco eolico denominato" Parco eolico di
Joppolo e Spilinga" sito nei Comuni di Joppolo e Spilinga (VV) Società Fonte Verde Srl.
Il Dirigente Generale
Visti: il DPR 8.06.2001 n327; la direttiva 2001/77/CE del 27.09.2001; il D.L.vo 29.12.3003, n 387; la Deliberazione del
Consiglio Regionale n 315 del 14.02.2005 ; lla L.R. n 42 del 29.12.2008 e l'allegato sub 1;
Visti: la domanda di autorizzazione alla costruzione ed all'esercizio dell'impianto di produzione di energia elettrica da fonte
eolica nonchè delle opere connesse e delle infrastrutture indispensabili alla costruzione dell'impianto stesso, presentata
dalla Società Fonte Verde srl con sede legale in Roma , Via Alessio Baldovinetti, 83; - la documentazione progettuale per
una potenza di 41.4 MWp;- la STMG da Parte di Enel Divisione Infrastrutture e Reti e l'accettazione della STMG da parte
della Società fonte Verde srl;- le favorevole delibere del C.C. di Joppolo n 13 del 23.03.2001, n° 45 del 30.06.2007 e n 47
del 31.07.2009; la concessione edilizia n 3 del 4.02.2003 prot. n 3027 del Comune di Joppolo;- le favorevoli delibere del
Comune di Spilinga n 28 del 21.12.2007 e n 16 del 28.09.2009;- le attestazioni dei rispettivi responsabili dell'area tecnica
dei Comuni di Joppolo e Spilinga;-il Decreto VIA n 8545 del 5.07.2006 e il Decreto VIA di proroga n 18246 del
13.12.2010;
Visti i verbali delle sedute delle Conferenze di Servizi dove si riportano i pareri favorevoli degli enti competenti: Agenzia
delle Dogane prot n 11022 del 01.06.2010; ANAS prot n CCZ-0032311-P del 26.08.2010; Aeronautica Militare Terza Regione Aerea prot. n CSAM/3RA-RPT11/1573/D.20.03/ del 8.09.2008; Comando Militare Esercito Calabria prot. n
0005879 del 13.07.2010; Comando Militare Marittimo Autonomo in Sicilia prot. n M-D-_MSICIL 0006988 del 26.05.2010;
ENAC prot. n 0013729/DIRGEN/AOC del 29.02.2008; Enel Divisione Infrastrutture e Reti prot. n
Enel.DIS-01/08/2011-1207137 del 01.08.2011; Amm.ne Prov.le di Vibo Valentia Settore VIII Servizio Tutela e Valorizzazione Ambientale prot . n 3374 del 03.01.2004, Settore VIII Lavori Pubblici prot n 3840 del 01.06.2010; Corpo Forestale
dello Stato Coordinamento prov.le di Vibo Valentia prot. n 1450 del 11.03.2004; ARPACAL Dip. Prov.le VV Settore Tecnico Tematico , Radiazioni e Rumore prot. n 3 AUTUN del 30.08.2010; ASP Vibo Valentia SPISAL prot. n 1694/SPISAL
del 09.08.2010; Regione Calabria Autorità di Bacino prot. n100002417 del 31.05.2010; Regione Calabria Dip 6 Agricoltura e Foreste, Area Territoriale Settore 5 prot. n 23426 del 24.02.2010; Regione Calabria Dip. n 8 Urbanistica e Governo
del territorio Settore 1 prot.n Gen. SIAR n 79338 del 02.08.2011; Regione Calabria Dip 9 Lavori Pubblici Settore 1 prot n
1592 del 14.04.2010; Regione Calabria Dip 9 Lavori Pubblici Settore 2 Servizio Tecnico Regionale n 9 VV prot. n 588 del
30.03.2011; Ministero dello Sviluppo Economico, Dipartimento per l'energia- Dir Gen.le per le risorse minerarie ed energetiche Divisione IV Sezione U.N.M.I.G. prot. n 4476 del 08.09.2010; Ministero dello Sviluppo Economico-Dipartimento
Comunicazioni Ispettorato territoriale Calabria-Settore III prot. n 0007446 del 17.06.2010; Ministero per i beni e le Attività
Culturali e Paesaggistici della Calabria-Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Provincie di RC e
VV prot. n 7581 del 13.05.2010; Nota dell'Amministrazione Prov.le di V.V. Settore IX tutela ambientale e difesa del suolo
prot n 332 del 14.01.2011; dichiarazione del rappresentante del Comune di Joppolo rilasciata in conferenza di servizi del
17.01.2011, nota dell'Amm.ne Comunale di Joppolo Ufficio Tecnico Servizio Urbanistica prot. n 1053 del 12.02.2011;
nota del Ministero per i beni e le Attività Culturali Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria,
servizio Beni Paesaggistici Settore 1 Tutela e Valorizzazione prot. n 1173/P del 30.03.2007; Attestazione responsabile
Ufficio Tecnico del Comune di Joppolo prot. n 3614 del 06.07.2011; Considerato che la società Fonte Verde Srl secondo
quanto previsto dall'allegato sub 1 della L.R. n 42/2008, ha provveduto a documentare la sussistenza della capacità economico finanziaria; Richiamata la L.R. n 7 del 13.05.1996 recante " Norme sull'ordinamento della struttura organizzativa
della Giunta regionale e sulla dirigenza regionale" e ss.mm.ii.; Vista la D.G.R. n 334 del 21.04.2010 con la quale è stato
conferito l'incarico di Dirigente Generale del Dipartimento 5 " Attività Produttive" alla Dott.ssa Maria Grazia Nicolò; Vista la
L.R. 34/2002 e s.m.i. e ritenuta la propria competenza; Richiamato il decreto n. 13046 con cui il Dirigente del Settore Politiche Energetiche ha approvato il modello di schema di convenzione relativo al rilascio dell'autorizzazione unica alla costruzione ed all'esercizio di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili; La convenzione stipulata con
la Società Fonte Verde srl, n. Rep. 1664 del 10.10.2011;
DECRETA
di autorizzare ai sensi e per gli effetti dell'art. 12 del decreto legislativo 387/2003 e della L.R. n 42 del 29.12.2008, la Società Fonte Verde srl con sede legale in Roma , Via Alessio Baldovinetti, 83, P.IVA n 06172121006- iscritta al R.E.A.
CCIAA di Roma con il n 950250, fatti salvi i diritti dei terzi, alla costruzione e all'esercizio; dell'impianto di produzione di
energia elettrica da fonte eolica denominato " Parco eolico di Joppolo e Spilinga" da realizzarsi nei Comuni di Joppolo e
Spilinga (VV), per una potenza complessiva di picco di 41,4 MWp; delle opere connesse e delle infrastrutture indispensabili alla costruzione ed all'esercizio dell'impianto stesso, quali il cavidotto di connessione che sarà collegato alla rete AT
150KV in antenna dall'esistente Cabina Primaria di "Spilinga", mediante la costruzione di un nuovo stallo linea AT e di un
breve raccordo AT in cavo di circa 0.16 Km, il tutto in conformità al progetto definitivo approvato in sede di Conferenza di
Servizi e con le prescrizioni ...; di dare atto che il rilascio della presente autorizzazione e l'approvazione del progetto equivalgono a dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza delle opere, ai sensi d per gli effetti dell'art. 12 comma 1
e 3 del D.L.vo n 387 del 23.12.2003; di demandare , a norma dell'articolo 27 comma 1 del T.U. 380/2001 ai Comuni di
Joppolo e Spilinga (VV) il controllo e la verifica della regolare e conforme esecuzione delle opere a quanto autorizzato con
il presente provvedimento. Gli Enti e le Amministrazioni che nell'esprimere il parere di rispettiva competenza sulla realizzazione dell'impianto oggetto della presente Autorizzazione Unica hanno apposto prescrizioni alla realizzazione ed
esercizio dell'opera saranno, altresì, preposti al controllo ed al monitoraggio del rispetto delle prescrizioni medesime e
responsabili delle stesse. La Regione Calabria - Settore Politiche Energetiche, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche,
si riserva ogni eventuale successivo accertamento ulteriore;- di notificare il presente decreto alla Società istante e ai Comuni di Joppolo e Spilinga (VV); - di stabilire che i lavori dovranno iniziare entro 90 giorni dalla data di rilascio dell'autorizzazione unica e concludersi entro il termine di 36 mesi, così come da Atto di Impegno del 12.10.2009 depositata dalla
Società Proponente. Tale termine è prorogabile per una sola volta con le modalità di cui al punto 11 della L.R. 42/08; -di
disporre che il presente decreto venga pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria; -di disporre che a cura e
spese della Società "Fonte Verde S.r.l." il presente decreto venga pubblicato su un quotidiano a diffusione regionale e uno
a diffusione nazionale.
Entro il termine di 60 (sessanta) giorni dalla pubblicazione, i soggetti interessati potranno proporre avverso il presente atto
ricorso giurisdizionale al Tribunale amministrativo di Catanzaro oppure, entro il maggior termine di 120 (centoventi) giorni,
ricorso straordinario al Capo dello Stato.
IL DIRIGENTE GENERALE: Dott.ssa Maria Grazia Nicolò
gue dell’estate scorsa. Potrebbe
essere dunque una sorte di regolamento di conti per
quell’omicidio avvenuto anch’esso in pieno centro e soprattutto in pieno giorno, ma anche
altre piste non sono escluse dagli inquirenti che da ieri lavorano senza sosta per cercare di capire le dinamiche e individuare
i responsabili. Di certo la sparatoria in pieno giorno a Gioia di
ieri, aggrava l’immagine di una
città soffocata dalla criminalità
organizzata.
In sintesi
Hanno sparato per uccidere ma la missione di
morte è fallita. Ne sono
convinti gli investigatori
che indagano sul tentato
omicidio di Giuseppe
Brandimarte, 40 anni, dipendente della Medcenter. Tra le ipotesi anche
quella della vendetta trasversale.
Erano le 10 di ieri mattina
quando Giuseppe Brandimarte, proveniente dal nosocomio
di Gioia Tauro, è giunto al
pronto soccorso dell’ospedale
“Santa Maria degli Ungheresi”,
a bordo di un’ambulanza del
servizio 118 scortata dagli
agenti del Commissariato di
polizia di Gioia Tauro.
Sono stati i sanitari del pronto soccorso a prestargli le prime cure. Immediatamente è
stato sottoposto ad una tac nel
reparto di radiologia diretto
dal dott. Cordopatri, dalla quale, tra l’altro, sono emersi
un’emorragia da esplosione del
bulbo dell’occhio destro, una
contusione del lobo inferiore di
destra, un versamento pleurico
destro, una frattura da scoppio
della testa omerale di destra,
una frattura esterna scapolare
alla clavicola destra.
Subito dopo, il quarantenne
ferito è stato trasferito in sala
operatoria, dove il dott. Nicola
Spanò con l’equipe del reparto
di chirurgia, visto che era stata
riscontrata aria in un polmone,
hanno effettuato un drenag-
L’ospedale di Polistena
gio. Dalla sala operatoria, Giuseppe Brandimarte ha fatto ritorno in pronto soccorso, dove
i sanitari di turno lo hanno accompagnato in ortopedia a
causa delle ferite riportate alla
spalla destra. Dopo aver ricevuto le cure del caso, dal momento che esiste il pericolo della perdita dell’occhio destro, il
ferito, che pur essendo in prognosi riservata non è in pericolo di vita ed è anche cosciente,
è stato trasferito presso il reparto di oculistica degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria.
Ieri vertice a Palazzo Campanella tra i capigruppo e i presidenti degli enti in difficoltà
Comunità montane, il Consiglio regionale
chiederà al governo Monti di svincolare i fondi
REGGIO. Il Consiglio regionale
nella seduta del 19 si occuperà
anche della questione delle Comunità montane che stanno vivendo una fase difficile. Sarà
votato un ordine del giorno da
indirizzare al governo Monti affinché siano resi disponibili i
fondi vincolati destinati a questi
enti, che tra l’altro debbono fare
fronte a tanti stipendi non pagati ai dipendenti.
Questa decisione è maturata
nel corso di un incontro che si è
svolto ieri a Palazzo Campanella, su iniziativa del presidente
del Consiglio Talarico e alla
quale hanno preso parte i capigruppo consiliari e i presidenti
delle Comunità montane.
Nella sessione di bilancio in
corso, inoltre, pur nel quadro
evidenziato delle scarse risorse
disponibili, c’è l’impegno a reperire fondi (oltre otto milioni),
nella fase attuale o in occasione
dell’assestamento, per far fronte alla mole di arretrati di sti-
pendi.
Sulla questione delle Comunità montane c’è stata piena
convergenza tra i capigruppo di
maggioranza e minoranza. Sono intervenuti: Giuseppe Bova
(Gruppo Misto), Sandro Principe (Pd), Luigi Fedele (Pdl) e
Agazio Loiero (Autonomia e Diritti). Hanno preso parte ai lavori inoltre: i capigruppo Alfonso Dattolo (Udc), Giovanni Bilardi (Scopelliti Presidente),
Vincenzo Ciconte (Progetto democratico), Giulio Serra (Insieme per la Calabria) ed Emilio
De Masi (Idv).
Il quadro drammatico di questi enti è emerso pure dagli interventi di Vincenzo Mazzei,
presidente
dell’Uncem-Calabria,
Giuseppe
Ferraro,
Cgil-Funzione pubblica, Nino
Micari, presidente della Comunità montana dello Stretto, Riccardo Benvenuto, presidente
della Comunità montana di
Verbicaro)
Il presidente Franco Talarico
Al termine dell’incontro il
presidente Talarico ha detto
che «si è trattato di un’occasione di confronto approfondito
che si è rivelata molto utile, sia
per mettere a punto iniziative
immediate, al fine di affrontare
gli aspetti più urgenti legati alla
corresponsione degli stipendi
arretrati a centinaia di lavoratori, sia per predisporre un percorso di prospettiva, legato
strettamente ai nuovi assetti
istituzionali e ai processi di riforma».
«Abbiamo lavorato concretamente – ha aggiunto Talarico –
in un clima positivo di collaborazione nel quale sia i rappresentanti dei gruppi di maggioranza che quelli dell’opposizione hanno responsabilmente affrontato una questione che è
complessa e di notevole respiro
e presenta sia aspetti di competenza regionale che nazionale».
In effetti nel corso dell’incontro, che si si è svolto nella sala “
Giuditta Levato”, la questione-Comunità montane è stata
sviscerata in tutti i suoi aspetti:
istituzionali, sociali, territoriali
e nelle implicazioni idrogeologiche e relative alla stessa tenuta del suolo nelle aree interne
della regione.
Il grande documentarista recentemente scomparso ricordati dai suoi “allievi”
L’omaggio a De Seta del Premio Mario Gallo
CATANZARO. Omaggio a Vittorio De Seta, maestro dei documentaristi italiani, questa sera
nell’ambito del Premio Mario
Gallo a Cosenza. Evento che vedrà riuniti un gruppo di giovani
documentaristi italiani che, alla
“scuola” di De Seta hanno appreso un modo nuovo e originalissimo di vedere e rappresentare la realtà. E dunque Agostino
Ferrente, balzato agli onori della cronaca con “L’orchestra di
Piazza Vittorio”, un film-documentario che da indipendente
ha avuto accesso anche alla distribuzione delle sale; Gianfranco Pannone, regista e do-
cente universitario; Paolo Pisanelli, documentarista e direttore artistico di importanti festival. Loro e i gruppi che rappresentano: Doc.it, l’associazione
nazionale che raggruppa tutti i
documentaristi italiani; Il cinema del Reale, Festival del Salento che annovera migliaia di
presenze nel segno dell’ispirazione documentaria; nonché La
Cineteca della Calabria, depositaria dell’opera omnia di Vittorio de Seta, che per prima in
Italia ha condotto il recupero
dei documentari girati tra 1954
e 1959, proiettati in questa serata di tributo. Queste opere
rappresentano una pietra miliare del genere documentaristico, fino ad allora caratterizzato dal regnare sovrano della
voce fuori campo che, spesso
enfatizzava ed appesantiva la
visione.
De Seta invece, restituisce
dignità e protagonismo all’immagine ed al sonoro, introducendo a commento anche la
musica popolare. Siamo negli
anni ’50, anni in cui non si è diffuso il concetto di identità culturale ed anzi, l’Italia è già avviata da tempo verso l’americanizzazione, ed il giovane De Seta, precorre enormemente i
tempi nel lavoro di ricerca e documentazione sul territorio,
concentrandosi sul Sud.Non a
caso lo si paragona a Flaherty, a
Grierson, a Ivens; qualcuno addirittura lo accusa di eccessiva
estetizzazione perché le immagini filmate sono spesso troppo
belle.
A distanza di quasi sessant’anni questi documentari
oggi ci appaiono in tutto il loro
valore filmico, antropologico
costituendo un momento di riflessione, soprattutto per le generazioni più giovani, sul concetto di progresso e di civiltà industriale.
36
Giovedì 15 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
Cronaca di Reggio
.
Il collaboratore di giustizia ha deposto ieri in Corte d’appello al processo contro Carmine Macrì. Prossima udienza l’11 gennaio
Omicidio Rende, la verità di Marino
«Mi ha detto Papalia che a sparare sulla guardia giurata è stato Vincenzo Violi»
«Ho saputo da Papalia chi ha ucciso Luigi Rende». A dichiararlo ieria in aula, durante uno stralcio
del processo per l’omicidio della
guardia giurata Luigi Rende che
vede imputato Carmine Macrì, è
stato Marco Marino, collegato in
video conferenza con l’aula della
Corte d’Assise d’Appello (Fortunato Amodeo presidente) dopo la
sua recente decisione di collaborare con la giustizia.
Macrì, catturato dai carabinieri del Comando provinciale il 3
febbraio 2009 dopo un periodo di
latitanza, è stato condannato
all’ergastolo dalla Corte d’Assise
lo scorso gennaio. La sua condanna segue quella inflitta nel marzo
2010 dalla Corte d’Assise d’Appello a Giovan Battista Familiari,
Santo Familiari, Giuseppe Papalia, Marco Marino e Giuseppe
Francesco Gullì, che confermò le
pene inflitte in primo grado, ossia
l’ergastolo. Un ruolo di gregario,
con diminuzione di pena dall’ergastolo a 20 anni di reclusione, fu
riconosciuto a Domenicantonio
Papalia, mentre un altro imputato, Vincenzo Violi, in primo grado
col rito abbreviato fu condannato
all’ergastolo, pena confermata in
appello.
Marco Marino ha riferito ieri
che tra i rapinatori nascosti nel
furgone parcheggiato davanti
all’ufficio postale di via Ecce Homo, quel 1° agosto 2007, c’era anche Carmine Macrì ma «ad uccidere materialmente Rende mi
venne detto fu Vincenzo Violi».
Incalzato dalle domande del pg
Franco Scuderi e del difensore di
PROVINCIA
Risorse del territorio
come valorizzarle
Oggi (ore 10.30) conferenza
stampa convocata dall’assessorato Urbanistica per illustrare le linee programmatiche in merito alla valorizzazione delle risorse del territorio in vista di una progettazione estesa del comparto
ambientale della provincia.
Alla conferenza farà seguito
il Forum “Sviluppo sostenibile e integrato”.
LICEO CLASSICO
Cerimonia Premio
“Gino Votano”
La guardia giurata Luigi Rende
Macrì (avv. Leone Fonte), Marino
ha ricostruito le fasi della tentata
rapina al furgone portavalori che
finì con la morte di una delle due
guardie giurate, Luigi Rende, il
quale a bordo del furgone ingaggiò un conflitto a fuoco con i rapinatori, ferendone tre ma rimanendo ucciso da un proiettile.
Marino non è stato in grado di
riferire quale fu la condotta di Macrì, una volta sceso dal furgone. Il
collaboratore di giustizia, infatti,
ha spiegato di essere sceso dal furgone per secondo, preceduto da
Giuseppe Papalia e seguito da
Giovan Battista Familiari, e che
nessuno di loro tre sparò alcun
colpo di pistola perché già si trovavano sotto la pioggia di proiettili della guardia giurata, il quale
iniziò a sparare appena vide il primo rapinatore avvicinarsi al portavalori. Marino ha riferito che a
bordo del Fiat Doblò utilizzato vi
erano loro tre, oltre a Carmine
Macrì e Vincenzo Violi, e tutti loro
erano seduti su due panche all’interno del furgone, per cui secondo il piano sarebbero scesi a due a
due, i primi quattro e il quinto sarebbe sceso solo. Papalia e lo stesso Marino erano la prima coppia,
Violi era terzo ma il collaboratore
non ricorda con chi fosse accoppiato. Con Papalia ferito, e Fami-
Marco Marino
Carmine Macrì
Vincenzo Violi
liari atterrato dalla guardia giurata, Marino si sarebbe spaventato,
tentando la fuga, ma di essere stato raggiunto al fianco da un colpo
della pistola d’ordinanza di Rende. Da quel momento in poi, quel
che sa Marino lo avrebbe appreso
da Papalia, col quale ha diviso la
stanza agli Ospedali Riuniti, inclusa la circostanza che a sparare
il colpo mortale contro la guardia
giurata sarebbe stato Vincenzo
Violi.
L’udienza ha quindi registrato
la richiesta del difensore di Macrì
di acquisire tutti i verbali contenenti pregresse dichiarazioni in
merito del collaboratore di giusti-
zia. In particolare, la difesa ha
chiesto in un primo tempo che
fossero esibiti anche tutti i verbali
relativi alla collaborazione del
Marino, richiesta cui si è opposto
il pg Scuderi per far salvo il segreto istruttorio su indagini eventualmente aperte in base a quelle
dichiarazioni. Con il consenso di
accusa e difesa, il presidente
Amodeo ha deciso di rinviare
l’udienza all’11 gennaio prossimo, disponendo che tramite la
Procura generale siano acquisiti
entro il 4 gennaio 2012 i verbali
delle dichiarazioni rese da Marco
Marino successive alla sua collaborazione, concernenti la vicen-
da della rapina al furgone portavalori e limitatamente ed esclusivamente riguardo la posizione di
Carmine Macrì. Il presidente ha
autorizzato altresì le parti, comprese le parti civili (la famiglia
Rende è rappresentata dall’avv.
Giulia Dieni) a produrre, entro la
stessa data, i verbali delle dichiarazioni di Marino rese prima della
sua collaborazione.
Prima di aggiornare l’udienza
il presidente ha interrogato Marino circa le ragioni che lo hanno indotto a collaborare con la giustizia: «Ce ne sono tante – ha risposto – perché ho 30 anni e spero di
potermi rifare una vita».
Al giovane che l’anno scorso tramortiva a sassate in volto la fidanzatina tredicenne
Dieci anni e dieci mesi, sentenza esemplare
Dieci anni e dieci mesi di reclusione per tentato omicidio è la
pena che dovrà scontare il diciasettenne A.L. che nell’aprile
scorso tramortì a sassate la fidanzatina tredicenne C.M., sfigurandola.
E martedì, nelle more in cui
sia attendeva il pronunciamento della corte, un nuovo grave
episodio ha tinto di giallo l’intera storia: il nonno, ascoltata la
richiesta del pm, ha deciso di
mandare al giovane un pacco
contenente una giacca che, sottoposta a perquisizione, ha rivelato un coltello a serramanico,
con una lama lunga dieci centimetri, nascosto nella fodera.
A cosa dovesse servire l’arma
non è ancora chiaro agli inquirenti: c’è chi pensa che il nonno
volesse fornire al giovane la
In breve
possibilità di mettere in atto la
volontà di suicidarsi, dopo un
primo tentativo fallito l’anno
scorso; ma c’è anche chi suppone che l’arma dovesse servire al
ragazzo per difendersi dagli altri detenuti che in questi mesi
hanno tentato più volte di punirlo con la “legge del carcere”
che non fa sconti a chi usa violenza verso i minori.
La storia che ha stretto in una
morsa senza fine la piccola tredicenne è una storia di violenza,
consumata nel silenzio della periferia reggina, in località Cartiera di Gallico, in una sera
d’aprile. I due si erano allontanati in motorino, poi forse una
discussione, ed il dramma ha
preso il sopravvento. Ancora
oggi i motivi che hanno spinto il
ragazzo a tanta crudeltà sono
oscuri. Forse un impeto di rabbia incontrollabile lo portò a ridurre in fin di vita la ragazza
che, colpita più volte in viso , è
stata trovata con le orbite sfondate, la mutilazione dei padiglioni auricolari, e una serie di
danni che hanno fatto temere il
peggio, durante il lungo periodo di coma. Poi la situazione clinica si è via via risolta: oggi la
ragazza ha ripreso la sua vita
normale, e il 17enne ha avuto la
sua condanna.
Il pubblico ministero presso
la Procura dei minori Francesca
Stilla con una requisitoria articolata ha ripercorso la vicenda,
riferendo i passi salienti della
giornata del tentato omicidio,
vissuta dai due ragazzi.
Il pm ha quindi chiesto unacondanna a nove anni di reclu-
sione. Poi si sono avvicendati la
parte civile e della difesa e quindi della camera di consiglio da
parte del Tribunale.
E’ stato in questa fase che il
nonno materno A.L. ha chiesto
di poter recapitare al giovane
un pacco che conteneva la giacca, ma anche il coltello: azione
che ha fatto scattare immediatamente una denuncia a suo carico di cui si occuperà , trattandosi di reati ordinari, il procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza.
La sentenza è dunque arrivata mentre non si erano ancora
calmate le tensioni che l’episodio aveva provocato.
Da segnalare che i dieci anni
e dieci mesi inflitti, sono una
condanna ben più pesante dei 9
anni richiesti dal Pm.
La cerimonia della IX edizione del premio giornalistico
internazionale per il miglior
documentario del Mediterraneo, si terrà sabato prossimo,
a partire dalle ore 9, nell’aula
magna del Liceo classico. Il
premio è assegnato dall’associazione “Teatro del Mediterraneo” in collaborazione
con Fnsi Calabria e Unci.
CARABINIERI
Furto aggravato,
un arresto
I carabinieri della Stazione
di Reggio-Catona, hanno
tratto in arresto su ordine di
esecuzione, per espiazione
di una pena detentiva N.A.
40 anni, il quale deve scontare una pena residua di 18
giorni di reclusione poiché
riconosciuto colpevole dei
reati di tentato furto aggravato e violazione in materia
di armi.
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Gazzetta del Sud Giovedì 15 Dicembre 2011
Reggio Tirrenica
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PROCESSO BLACK & WHITE Il processo d’appello per l'operazione antidroga scattata nel marzo del 2001
Rosarno-Milano, undici condanne
Alleggerite le pene: 13 anni a Giuseppe Caccamo, 11 a Giuseppe Falleti
REGGIO CALABRIA. Secondo giro di boa del percorso giudiziario innescato dall’operazione
antidroga “Black & White”. I
giudici hanno alleggerito le
condanne degli imputati, diminuendo le pene nel processo
che si è concluso ieri dinanzi alla Corte d'Appello di Reggio Calabria, presieduta da Natina
Pratticò.
La maxi operazione antidroga, condotta dalla Squadra Mobile - allora diretta dal vice questore Cucchiara e dal commissiato di Gioia Tauro a quell’epoca guidata dal vice questore
Arena - scattò il primo marzo
del 2001. L’inchiesta fu coordinata dall'allora sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Palmi, Vincenzo
D'Onofrio. Gli inquirenti riuscirono ad alzare il velo su un’organizzazione che faceva viaggiare la droga sull'asse Milano-Rosarno. In questo senso le
22 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip
Giampaolo Boninsegna, furono
eseguite a Rosarno e Milano, e
ancora Como, Sesto San Giovanni e Mileto nel Vibonese.
Le indagini, che si snodarono
in un arco temporale di dodici
mesi, consentirono di ricostruire l'attività dell'organizzazione,
strettamente legata al clan Pesce di Rosarno, impegnata a rifornire di droga le “cellule” milanesi.
In riforma della sentenza
emessa il 12 aprile 2005 dal Tribunale di Palmi, oggi la Corte
d'Appello ha riconosciuto a
Gli investigatori alla conferenza stampa dell’operazione “Cosa mia”
PALMI Un vicequestore della Dia
Giuseppe Falleti
Alessio Zungri
Marcello Nardelli
Rosario Logiacco
Ivan Pugliese
PALMI
Paolo Catta
Costantino Catta
Francesco Marchesano
Nunziatina Falleti
Nunziatina Falleti e Marcello
Nardelli le circostanze attenuanti generiche, rideterminando così la pena: in 7 anni e 8
mesi di reclusione nei confronti
di Nunziatina Falleti, Rosario
Logiacco, Francesco Marchesano, Rinaldo Spadaro e Alessio
Zungri; in 11 anni di reclusione
nei confronti di Giuseppe Falleti; in 4 anni di reclusione e 12
mila euro di multa nei confronti
di Marcello Nardelli, limitatamente al capo B); in 13 anni di
reclusione nei confronti di Giuseppe Caccamo, previa riqualificazione del reato contestato ai
capi C) e D); in 2 anni e 8 mesi di
reclusione e 8 mila euro di multa nei confronti di Emiliano Enzo Cinque, previa riqualificazione del reato constato al capo
B); in 4 anni di reclusione e 12
mila euro di multa nei confronti
di Paolo Catta e Costantino Catta. La Corte, inoltre, ha assolto
Marcello Nardelli e Antonio
Zangari dal reato ascritto al capo A) per non avere commesso
il fatto; e ha dichiarato il non
doversi procedere nei confronti
di Rocco Pesce e Antonio Zangari dal reato ascritto al capo B)
perché l'azione penale non poteva essere proseguita per precedente giudicato.(i.p)
IL VERTICE SULLA CRIMINALITÀ Ieri si è riunito in prefettura il Cosp. Soddisfatto il sindaco Bellofiore
Forze dell’ordine più visibili a Gioia Tauro
GIOIA TAURO. Si è tenuta ieri,
sotto la presidenza del Prefetto
di Reggio Calabria, Luigi Varratta, una riunione del Comitato
provinciale dell’ordine e della
sicurezza pubblica alla quale
hanno partecipato, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, il Procuratore
della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, Giuseppe
Creazzo, il Questore di Reggio
Calabria, Carmelo Casabona, il
Comandante Provinciale dei
Carabinieri, Pasquale Angelosanto, il Comandante provinciale della Guardia di Finanza, Cosimo Di Gesù, il Comandante
provinciale del Corpo Forestale
dello Stato, Giorgio Maria Borrelli, il Capo di Gabinetto della
Provincia di Reggio Calabria,
Domenico Bagnato, ed i sindaci
dei Comuni di Gioia Tauro e Rosarno, Renato Bellofiore ed Elisabetta Tripodi.
«Nel corso dei lavori – è scritto in una nota – si è in particolare esaminata la situazione della
Le tangenti sulla A3
per mettersi a posto
con la ’ndrangheta
sicurezza pubblica nei territori
dei predetti Comuni anche alla
luce dell’andamento delle fenomenologie criminose di maggiore allarme sociale. Dall’esame dei dati statistici forniti dagli
organi di polizia – continua il
comunicato – è emersa una flessione generalizzata del numero
complessivo dei reati nell’area
interessata rispetto al corrispondente periodo degli anni
precedenti. Si è anche preso atto dell’avvenuta intensificazione dei servizi di prevenzione generale nei territori dei due comuni grazie all’impiego, a supporto dei Comandi territoriali,
di equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di
Stato e delle Compagnie di Intervento Operativo dell’Arma
dei Carabinieri. Si è comunque
concordato, è scritto, di dare ulteriore impulso ai predetti servizi mediante l’impiego di pattuglie appiedate nell’isola pedonale del centro urbano di Gioia
Tauro nonchè mediante l’utilizzo della Stazione mobile e di
Renato Bellofiore
equipaggi automontati del Corpo Forestale dello Stato, nel
contesto di un apposito piano
operativo interforze. Si è anche
preso atto che è in fase avanzata
l’istituzione di uno nuova Stazione dell’Arma dei Carabinieri
nel oorto di Gioia Tauro con l’as-
segnazione di un adeguato contingente di militari che avranno
il compito di presidiare anche le
limitrofe zone di interesse industriale e commerciale».
«Ho chiesto – ha detto il sindaco Bellofiore – un aiuto allo
Stato, dal momento che la mia
amministrazione ha ricevuto il
comune dallo Stato». I problemi
sono incentrati sulla scarsezza
dell’organico dei vigili urbani
che sono solo 4 e dal venir meno
da ottobre scorso della Polizia
Provinciale. Positivo il commento del sindaco: «Il Prefetto,
ch conosce molto bene la situazione del comune gioiese, ha
fornito ampie rassicurazioni
sull’impegno dell’organo di Governo verso la città del Porto.
Stesso discorso da parte delle
forze dell’ordine che hanno garantito, come lo stanno facendo, ampio impegno per la città e
per il controllo del territorio».
Bellofiore ha tenuto a precisare
anche che «la microcriminalità
diffusa in città deve essere combattuta meglio. Abbiamo eredi-
tato una situazione allo sfracello nell’area della vigilanza,
adesso riusciamo quanto meno
a gestire i centro città». Ma la
città sembra essere davvero soffocata da una recrudescenza
criminale che fa ritornare indietro di parecchi anni. Nel 2011
diversi omicidi, ma la beffa proprio ieri mattina.
Poco prima delle 10, quando
è iniziata la riunione a Reggio, a
Gioia la sparatoria in pieno centro. Solo pochi giorni fa una
bomba è esplosa sotto la casa
del sostituto commissario Pietro
Spadafora che era stato da poco
trasferito a Taurianova. «Come
sindaco mi devo ritenere soddisfatto – ha proseguito Bellofiore
– le istituzioni hanno dimostrato vicinanza alla città e alla cittadinanza. La situazione a Gioia
è difficile, proprio ieri infatti
l’ennesima sparatoria ha confermato il quadro difficile che si
sta vivendo. La linea dell’amministrazione è quella di proseguire senza sosta nell’impegno verso la legalità».(a.naso)
Le radici dell’inchiesta “Cosa
Mia” trovano i loro albori nella
precedente denominata “Arca”.
La logica spartitoria dei macrolotti dei cantieri di ammodernamento dell’autostrada A3, che
era stata scoperchiata qualche
anno prima dalla precedente
operazione avrebbe trovato “copia conforme” nell’operazione
che ha interessato alcune delle
famiglie operanti nel triangolo
compreso tra Palmi, Seminara e
Barritteri.
Partendo dal principio, si potrebbe dire “buona la quinta” nel
processo in corso di svolgimento
dinanzi alla Corte d’Assise del
Tribunale di Palmi (Silvia Capone presidente e Gaspare Spedale a latere) dopo l’avvio stentato
delle precedenti udienze, “scosse” anche dal recente terremoto
giudiziario che ha portato ad indagare su alcuni giudici e avvocati, è finalmente iniziata la fase
istruttoria con la prima escussione dei testi della lista dell’accusa rappresentata ieri in aula
dal sostituto procuratore della
Dda, Roberto Di Palma.
In apertura d’udienza la Corte ha riunificato la posizione di
Rocco Gallico, stralciata nella
scorsa udienza, con il procedimento principale. Lo stesso Gallico ha provveduto a nominare
come suo nuovo avvocato difensore Guido Contestabile. Quindi
è stato disposto il ricovero presso una struttura ospedaliera di
Antonio Costantino le cui condizioni di salute, come ribadito in
aula dagli avvocati Domenico
Alvaro e Gerardina Riolo, si sono ulteriormente aggravate.
Si è quindi passati all’escussione del vice questore in servizio presso la Dia di Reggio Calabria, Leonardo Papaleo. Le sue
dichiarazioni, spesso interrotte
dalle opposizioni dei collegi difensivi, hanno riguardato in particolare un’informativa redatta
nel settembre del 2007 e sono
partite dalla precedente indagine “Arca”, cartina di tornasole
per dare quei necessari input investigativi per gettare le basi per
l’operazione Cosa Mia: «Ci occu-
pammo in particolare del tratto
di ammodernamento dell’A3
che da Gioia Tauro conduce fino
a Scilla. Appendice di questa indagine è stata l’operazione Arca,
la quale a sua volta ebbe come
punto di partenza le dichiarazioni dell’ex collaboratore di
giustizia Antonio Di Dieco e alcune intercettazione raccolte
tra appartenenti ad aziende che
per il General Contractor si occupavano dei lavori di ammodernamento».
Quattro gli spunti investigativi che dall’indagine Arca gli inquirenti avevano ereditato e che
avrebbero dovuto successivamente verificare in questa nuova inchiesta: «Evidenziammo in
quella precedente indagine la
presenza di una logica spartitoria che si realizzava con una suddivisione territoriale tra le cosche locali; la presenza della cosiddetta tassa ambientale che,
in soldoni, si ricavava da sovrafatturazioni registrate come tasse sicurezza cantieri che servivano poi per pagare la tangente del
3%; la presenza di alcune ditte
“gradite” che venivano favorite
a discapito di altre che subivano
attentati; e, infine, l’imposizione di assunzioni».
«Altro punto focale nell’avvio
delle indagini riguardava le figure di Matteo e Vincenzo Gramuglia che, secondo le nostre risultanze, cercarono in tutti i modi, con la loro ditta, di inserirsi
nei lavori dell’A3 nel tratto Gioia
Tauro-Scilla. Per noi della Dia
erano il punto di riferimento
della cosca Bellocco di Rosarno». L’operazione condotta nel
giugno del 2010 aveva portato
alla luce le attenzioni che alcune
famiglie operanti nel triangolo
compreso tra Palmi, Seminara e
Barrittieri, avevano messo sugli
appalti nei cantieri del quinto
macrolotto della A3, con la pretesa dell’ormai noto 3% quale
tassa di sicurezza imposto dalle
cosche nei territori di competenza. Allo stesso modo gli inquirenti, con l’Operazione “Cosa
Mia”, hanno anche fatto luce su
alcuni cruenti fatti criminosi che
hanno insanguinato negli ultimi
anni e non solo, il territorio della
Piana di Gioia Tauro.
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Giovedì 15 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
Reggio Tirrenica
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TAURIANOVA Oggi gli indagati dell’inchiesta “Tutto in famiglia” saranno interrogati dai giudici che dovranno decidere se confermare i provvedimenti di fermo
Così “Ciccio” fu costretto a rinunciare al bar
Secondo i magistrati un commerciante, pressato dai presunti affiliati, non riuscì ad aprire il locale
GIOIA TAURO. Stamattina i ferma-
ti dell’operazione “Tutto in famiglia”, coordinata dalle procure di
Reggio Calabria e Palmi, saranno
interrogati presso le carceri di
Palmi dai giudici delle indagini
preliminari Accurso e Luca Colitta che dovranno poi decidere se
convalidare i fermi.
Interessi per attività commerciali, pressioni su imprenditori
per non fare concorrenza a quelle
degli affiliati della cosca. I Maio a
San Martino - secondo l’accusa imponevano un controllo ferreo.
Le fonti di arricchimento usura e
estorsioni. Negli episodi confluiti
nelle indagini vengono ricostruiti
fatti emblematici di come la famiglia Maio - sulla base della ricostruzione degli inquirenti - sia
riuscita ad accaparrarsi un controllo pressoché totale sul territorio cittadino. Le figure operative
e che frequentemente compaiono nelle pagine del fermo sono
quelle di Gaetano Merlino e Giuseppe Panuccio, ma di alto profilo
operativo nell’organizzazione è
la ricostruzione che gli inquirenti
fanno di Pasquale Hanoman.
Nelle conversazioni ambientali l’Hanoman, Giuseppe Panuccio
e Gaetano Merlino parlano del
prestito effettuato nelle mani di
un soggetto non compiutamente
identificato, se non con il nome di
battesimo Costantino. Sicuri di
non essere intercettati, Panuccio
e Hanoman parlano liberamente;
poi il causale incontro con la vittima al quale non dicono null’altro
che “Costantino, vi siete dimenticato, allora non mi avete capito”.
Espressioni non qualificabili come minacce ma che gli investigatori giudicano chiare nella loro
caratteristica intrinseca. Commercianti, proprietari terrieri
gravati dalla “guardiania”, titolari di bar. Proprio l’apertura di un
bar fa andare su tutte le furie i
membri della cosca. Sempre l’Hanoman con l’ausilio di Giuseppe
Panuccio parlano di un certo
“Ciccio” che dovrebbe aprire un
bar. I due discutono e l’Hanoman
avverte il Panuccio che già aveva
parlato con l’imprenditore “non
ossequioso” della presenza di un
altro bar che è della famiglia: “tu
bar qua non ne fai, se vogliamo andare d’accordo, se poi non vogliamo andare d’accordo Ciccio fai il
bar, tu bar non ne fai ed io me ne
vado in galera, basta, ti saluto Ciccio, vuoi andare in casema? Puoi
andare anche adesso”. E poi: “Ciccio vedi che ci vogliamo bene, che ci
rispettiamo, bello pulito, pulito, se
invece tu vuoi arrivare al punto di
non rispettarci Ciccio, fatti il bar,
però vedi.attento perché vedi che
non ci rispettiamo”.
Insomma un bar concorrente
non si doveva fare. Ed in effetti
quel bar non è mai nato. I militari
del Norm dei Carabinieri di Gioia
Tauro - hanno dato atto del fatto
che le pressioni hanno realizzato
lo scopo prefisso atteso che il bar
di “Ciccio” nonostante la predisposizione del locale e l’effettuazione di lavori di ristrutturazione, ancora ad oggi, non risulta
aperto. Tutto per difendere quello che gli investigatori ritengono
essere “il Bar della ndrina”.
Nella corposa attività di indagine il centro propulsore per incontri degli affiliati è il bar denominato Vecchio Lume condotto
da Pasquale Hanoman e dal figlio
Francesco. Il locale - secondo le
indagini - sarebbe stato utilizzato
anche per ospitare uomini d’onore per lo svolgimento di riunioni,
nel corso delle quali sono state
conferite doti e decretata l’ammissione nel sodalizio criminoso
di nuove leve (ciò almeno in due
circostanze, nella data del 24
aprile 2011 e 4 maggio
2011).(a.n)
Pasquale Hanoman scortato dai carabinieri all’uscita dalla caserma della Compagnia
Le auto dei carabinieri in attesa di trasferire gli indagati in carcere
L’INDAGINE Si spacciava come collaboratore dell’Ufficio tributi del Comune per raggirare gli anziani
Truffa, i carabinieri di Lazzaro e Laureana arrestano un uomo
LAUREANA. Ieri i carabinieri
della Stazione di Lazzaro, coaudiuvati dai militari della Stazione di Laureana di Borrello,
hanno dato esecuzione ad un
provvedimento restrittivo di
custodia cautelare in carcere,
emesso dal Tribunale di Reggio
Calabria, nei confronti di Mario Bevilacqua classe ‘72, residente a Laureana di Borrello,
celibe, disoccupato. Lo stesso,
già nel mese di settembre 2011
era stato tratto in arresto, in
flagranza di reato, proprio da-
gli stessi militari, poiché sorpreso a realizzare una truffa ai
danni di un anziano, dal quale
si era fatto consegnare 500 euro in contanti. Il modus operandi - come ricostruisce una
nota dei carabinieri - era il seguente: in primo luogo si spacciava per collaboratore del responsabile dell’Ufficio tributi
del Comune ed in qualità di delegato alla riscossione di somme da versare nelle casse comunali, a saldo di asserite pendenze delle vittime, tra l’altro
inesistenti, intascava il denaro.
In seguito, promettendo di ripassare per consegnare una
fantomatica ricevuta, spariva
letteralmente dalla circolazione. Con un comportamento
sempre gentile, talvolta adescava le proprie vittime per
strada e mostrandosi disponibile, educato e cortese, le accompagnava con la propria autovettura, fin sotto casa, ove si
faceva consegnare il denaro.
L’utilizzo dell’auto lo aveva tradito già a settembre, allorquan-
Mario Bevilacqua
do un passante, insospettito,
aveva chiamato i Carabinieri.
Dopo l’arresto, i militari di Lazzaro avviavano ulteriori indagini e grazie alle dichiarazioni,
ma soprattutto al riconoscimento da parte di alcune vittime, scoprivano ulteriori truffe
a lui addebitabili. L’Autorità
giudiziaria, condividendo appieno l’attività investigativa
svolta, emetteva il provvedimento restrittivo a carico del
Bevilacqua per truffa aggravata.
Gazzetta del Sud Giovedì 15 Dicembre 2011
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Reggio Tirrenica
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EMERGENZA UMANITARIA Contromisure della Prefettura
SABATO
Migranti a Rosarno,
lo Stato si muove:
campi di accoglienza
e chiusura dei ghetti
Le guarigioni
inspiegabili,
convegno
a Rizziconi
Flavia Bruzzese
CITTANOVA
Il sindaco Tripodi ha già firmato l’ordinanza
di sgombero dell’ex Pomona e di alcune case
Giuseppe Lacquaniti
ROSARNO
Il Comitato per l’ordine e la sicureza pubblica ha affrontato con
il Sindaco di Rosarno il problema dei migranti.
«In proposito – si legge in una
nota della Prefettura – il sindaco ha riferito di aver adottato
ordinanze di sgombero dell’ex
fabbrica “Pomona”, ove in atto
sono presenti circa 200 extracomunitari, e di alcuni immobili
del centro storico del comune
anch’essi occupati da lavoratori
stranieri».
Tripodi ha anche reso noto
che sono stati completati i lavori
di risistemazione del centro di
accoglienza sito in località “Testa dell’Acqua” che sarà riaperto
nei primi giorni della prossima
settimana ed all’interno del
quale potranno trovare ospitalità circa 250 extracomunitari
che saranno sistemati all’interno di containers già utilizzati lo
scorso anno e di tende in corso
di acquisizione.
Si è anche condivisa la realizzazione di un’altra struttura di
accoglienza su un terreno confiscato alla criminalità organizzata mediante l'utilizzo di altri 16
moduli abitativi messi a disposizione del Ministero dell’Inter-
no, che saranno trasportati a
Rosarno nelle prossime settimane. Quest’ultima struttura
potrà ospitare, una volta completati i lavori di adeguamento
dell’area, circa 100 lavoratori
stagionali. «Si è infine, avuto
modo di valutare – recita la nota
– i risultati ottenuti dalle attività
a carattere interforze, svolti da
personale della Polizia di Stato,
dal Corpo Forestale dello Stato
e dalla Polizia Provinciale in
collaborazione con il Servizio
medico veterinario dell’ASP,
per contrastare il fenomeno delle cosiddette “vacche sacre”,
che hanno portato all’abbattimento di animali privi di marche auricolari nonchè all’effettuazione di controlli amministrativi su aziende del settore
zootecnico».
Intanto prosegue la raccolta
di generi di prima necessità da
parte dei giovani del Liceo
scientifico “Piria”, che ogni pomeriggio, con discrezione e riservatezza, provvedono a distribuire indumenti e viveri ai giovani migranti. «I miei allievi sono ragazzi meravigliosi, – commenta la preside Mariarosaria
Russo – espressione del cuore
generoso della Rosarno solidale
e ricca di umanità».
Proprio sul fronte degli inter-
venti umanitari, il segretario
comprensoriale della Flai Cgil,
Renato Fida (uno dei più profondi conoscitori del “pianeta
migranti” nella Piana, le cui
campagne gira in lungo e largo
col suo camper a fare “sindacalismo di strada”), ha invitato
tutti ad offrire ogni aiuto possibile, per tamponare una situazione che nel corso degli anni è
venuta sempre più ad incancrenirsia. Da giudicare inoltre positivamente la notizia fornita dal
prefetto di Reggio, Luigi Varratta, nel corso dell’incontro di lunedì scorso con la delegazione
sindacale unitaria, circa un ulteriore intervento della Protezione Civile per potenziare il
Campo di Testa dell’Acqua, che
il Comune è pronto ad aprire,
non appena l’Enel procederà
all’allaccio dell’energia elettrica. Starebbero infatti per arrivare da Crotone altri containers da
aggiungere ai 20 in atto disponibili. Con tali interventi aggiuntivi il Comune spera di poter soddisfare le richieste avanzate dai circa 250 migranti che
vorrebbero trovare una sistemazione dignitosa nel Campo
di Testa dell’Acqua, gestito dai
volontari dell’associazione no
profit “Il mio amico Jonathan”.
L’INIZIATIVA Domani “Cavalleria rusticana” al teatro Sacra Famiglia
Palmi rilancia la stagione lirica
cultura e musica strumenti antimafia
BAGNARA. «La città di Palmi ha
dato i natali a Francesco Cilea un
grande compositore che ha trasferito l’eleganza e l’aristocrazia
della musica calabrese al mondo». Con questa dichiarazione
l’assessore provinciale Eduardo
Lamberti Castronuovo ha introdotto, presso la Casa della cultura
Leonida Repaci, il ritorno alla stagione della lirica con la messa in
scena della “Cavalleria Rusticana” presso il Teatro Sacra Famiglia, nella parrocchia di don Pasquale Pentimalli, iniziativa promossa e curata dall’associazione
lirico sinfonica Francesco Cilea di
Palmi diretta dal presidente Giuseppe Militano. «È nostro dovere
creare per i nostri giovani le con-
dizioni migliori perché si esibiscano in campo musicale. Se le cose non vanno se i giovani di questa
terra hanno commesso gesti che
possono alimentare la mafia – ha
sottolineato l’assessore – vuol dire che non abbiamo saputo donare loro libri, strumenti e palestre
che sono il modo migliore per
creare un’alternativa. Abbiamo
una responsabilità civile e morale. La cultura è l’antidoto contro le
mafie, quella cultura che si spreme dalla gente e riuscire a riunire
i giovani che si esibiscono insieme
significa creare unione».
Di antimafia dei fatti hanno,
invece, parlato il consigliere provinciale Giovanni Barone ed il vicepresidente Giuseppe Scaletta.
Lamberti, Bellomo, Barone e Garipoli
I migranti accampati nella struttura ex Pomona
SOLIDARIETÀ: AMBULATORIO MOBILE PER LE VISITE MEDICHE
Emergency e Rotary in prima linea
ROSARNO. È già in funzione
nell’area di Rosarno l’ambulatorio mobile di Emergency a servizio dei migranti, d’intesa con
l’Asp 5 e il Comune. Il “Polibus” è
gestito da un’équipe socio-sanitaria pronta ad assicurare, due
volte alla settimana, cure mediche a chi ne ha bisogno.
La presenza di Emergency nel
territorio pianigiano si colloca
nel contesto di un più ampio
programma di interventi «in
aree a forte presenza di migranti, come le aree agricole, i campi
nomadi o i campi profughi».
«Restituire a Palmi la musica – ha
asserito Barone – rappresenta un
progetto ambizioso e lo abbiamo
voluto fare all’interno della parrocchia perché riteniamo fondamentale l’impegno della chiesa
sul territorio. La rappresentazione della Cavalleria Rusticana porterà al teatro 400 giovani che hanno acquistato il biglietto». «La cultura rappresenta la molla del
cambiamento – ha sottolineato il
commissario prefettizio Antonia
Bellomo – poiché riesce a fare
quello che le istituzioni non possono calare dall’alto. Il teatro
Sciarrone sarà restituito alla città». La Cavalleria rusticana andrà
in scena domani alle 10.30 presso
il Teatro Sacra famiglia. Alla presentazione dell’iniziativa hanno
preso parte le docenti di musica
Alba Brizzi e Marilena Brizzi,
membri dell’associazione, la
dott.ssa Mariarosa Garipoli, che
cura il settore culturale presso il
Comune, ed il parroco Pentimalli.(r.m)
PALMI Entro il 2012 l’Istituto agrario assorbirà l’Ipsia lasciando spazi alla Polizia
Polo scolastico e nuova sede del Commissariato
Roberta Macrì
BAGNARA
Entro il 2012 saranno completati i lavori di adeguamento e
ristrutturazione
dell’Istituto
agrario che accoglierà anche
l’Istituto professionale IPSIA.
Questo il diktat della Provincia
che ha investito 600 mila euro
nella struttura; una manovra
che consentirà a tutte le scuole
del comprensorio comunale di
mantenere le rispettive sedi alla luce delle nuove disposizioni
del Governo in merito al dimensionamento scolastico. Ad
annunciarlo il vicepresidente
Giuseppe Scaletta ed il consigliere provinciale Giovanni Barone che insieme ai tecnici provinciali ed al dirigente scolastico Carmela Ciappina hanno effettuato, ieri mattina, un sopralluogo per constatare lo stato dei lavori. Il progetto è stato
curato dall’arch. Francesco Rigoli e prevede la realizzazione
di interventi sulle due strutture
laterali dell’Istituto. La prima,
quasi ultimata, comprendeva
una vecchia palestra fatiscente
che è stata ristrutturata ed adeguata alle nuove funzioni: realizzati sei laboratori ed un’aula
magna.
La seconda struttura è stata
interessata da lavori di adeguamento ai rischi sismici ed un
consistente intervento di ristrutturazione: ci saranno dodici aule, una sala per i docenti
ed un laboratorio di informatica.
«L’obiettivo della Provincia –
hanno spiegato sia Barone sia
Saletta – è quello di creare un
polo scolastico di eccellenza
che comprenda tutti gli indirizzi scolastici già presenti sul
comprensorio comunale che
avranno strutture moderne e
complete». L’Istituto Agrario da
sempre all’avanguardia sarà se-
de del tirocinio formativo attivo grazie ad un accordo raggiunto dalla dirigente Ciappina
con l’Università di Cosenza. Dopo il trasferimento, previsto nei
primi mesi del 2012 dopo la
conclusione dei lavori, la sede
dell’Istituto professionale sarà
ceduta in comodato d’uso al
Ministero degli interni ed adibito a sede del nuovo Commissariato di Polizia di Stato che ha
rischiato di chiudere proprio
per mancanza di strutture idonee. Mentre la struttura che attualmente ospita la Polizia sarà
ristrutturate ed adibita ad alloggi di servizio.
Nella zona di Rosarno sono
stati individuati due punti di sosta strategici: il primo sulla Via
Nazionale, nei pressi del bivio
per Nicotera (davanti al palazzo
Bruniani-Carbone) a 200 metri
dall’ex fabbrica Pomona, dove si
trova la più vasta concentrazione di migranti; il secondo sulla
Statale 18, subito dopo il fiume
Mesima, in contrada Fabiana di
Candidoni.
Intanto un appello alla solidarietà per la raccolta di vestiario,
coperte, alimentari e ogni altro
genere di conforto per i migranti
giunti a Rosarno per la campagna agrumicola, è stato lanciato
dai presidenti del club Rotary
Nicotera Medma Francesco Brosio e dal presidente dell’associazione Città del Sole Giacomo
Saccomanno. Brosio e Saccomanno hanno scritto ai presidenti dei club service e alle associazioni di volontariato calabresi. «Chiediamo, per quanto possibile, di inviare, con qualsiasi
mezzo, vestiario, coperte, alimentari e quant'altro possibile, a
Rosarno, presso l’Istituto Piria,
Via Modigliani».(g.l)
L'Associazione Medici Cattolici Italiana ha organizzato per
sabato, presso l’auditorium
diocesano di Rizziconi, con inizio alle ore 17, una conferenza
sul tema “Le guarigioni inspiegabili”, tenuta dal dott. Alessandro De Franciscis, medico
permanente e presidente del
Bureau Medical del Santuario
di Notre-Dame di Lourdes. Sono talmente numerosi i casi di
miracoli, veri o presunti tali, a
Lourdes, che già verso la fine
dell’800 il vescovo diocesano
istituì un bureau medical, deputato alla raccolta e ad un primo esame delle segnalazioni di
guarigioni ritenute inspiegabili. Dopo 150 anni, per la prima
volta il medico permanente è
un italiano, 54 anni, pediatra,
master in Epidemiologia ad
Harward, ricercatore dell’Università Federico II di Napoli,
già deputato al Parlamento Italiano. Nel giugno del 2008 il
vescovo di Tarbes-Lourdes,
Mons. Jacques Perrier gli conferisce l’incarico di “medico
permanente” a Lourdes. Il convegno è stato fortemente voluto dal direttivo dei medici cattolici e, particolarmente, dal
dott. Sergio Corica, cittanovese, presidente dell’associazione medici cattolici diocesana e
vice-presidente regionale, hospitalier del Santuario di Lourdes da oltre vent'anni. L’iniziativa è stata condivisa pienamente dal vescovo della diocesi mons. Luciano Bux, che celebrerà la santa messa prima
dell’inizio della conferenza, alla quale parteciperanno i medici cattolici calabresi, il presidente regionale e i consiglieri
nazionali.
PALMI Presentato il calendario
POLISTENA
La Polizia provinciale
rafforza il suo impegno
nel controllo del territorio
Associazione
“Marafioti”
promuove
due serate
mente corretti. La Provincia
oggi è un ente che non è mai
stato così vicino al territorio».
Un elogio da parte del consigliere Barone: «La Polizia
provinciale sta ricevendo incarichi importanti di fiducia e
contribuisce a sgravare il lavoro delle altre forze dell’ordine che rappresentano la
struttura della nostra società.
In questa attività importante è
il ruolo della politica che deve
avere forma e sostanza».
«Questa Amministrazione
– ha poi dichiarato Scaletta –
vuole dare risultati ad un territorio che cerca di risollevare
le proprie sorti. La Polizia
quotidianamente difende e
custodisce il territorio».
A fare da collante agli interventi politici il presidente Raffa: «La politica ha un ruolo
importante nella gestione del
territorio, essere presenti significa uscire dal palazzo ed
incontrare la gente che vive
quotidianamente fra mille difficoltà. È doveroso un riconoscimento al corpo di Polizia
provinciale che ha un forte
impatto sul territorio e svolgendo attività delicate ha instaurato sinergie virtuose».
Infine il ringraziamento del
commissario Bellomo «per la
vicinanza alla città e la scelta
di Palmi come luogo di un
momento che rende omaggio
al corpo Provinciale che è
strumento di raccordo fra le
diverse
forze
di
Polizia».(r.ma)
POLISTENA.
L’associazione
culturale “Girolamo Marafioti”, con il proposito di promuovere «sani momenti di crescita
culturale», come ci tiene a precisare il suo presidente, Piero
Cullari, allieterà le feste natalizie e di fine anno con due iniziative. La sera del 19 dicembre, l’associazione musicale e
culturale "”Pietro Mascagni”
di Polistena, partendo da piazza della Repubblica, percorrerà le vie cittadine, e con il suono melodioso di nenie natalizie, ricorderà alla collettività
l’avvicinarsi del Natale. Venerdì 30 dicembre, alle ore 19,
il complesso bandistico “Euterpe” di Cinquefrondi, diretto dal maestro prof. Antonio
Salaris, terrà un concerto nel
Duomo cittadino. Prima del
concerto, don Pino Demasi,
referente di “Libera”, si soffermerà ad illustrare l’impegno
nella Piana dell’associazione
fondata da don Ciotti. «In questo momento – ha sottolineato
il presidente Cullari – credo
che non sia utile e opportuno
fare altro, perché le famiglie
hanno bisogno di aiuto e vicinanza. Non è il momento di
spendere ma di aiutare chi ha
bisogno». L’associazione “Marafioti” che è anche impegnata
nell’organizzazione della seconda edizione del concorso
lirico “Città di Polistena”, lancia un appello all’unità, nella
convinzione che «bisogna
guardare al futuro in positivo».(a.se)
BAGNARA. Presentato presso
la Casa della cultura Leonida
Repaci di Palmi il calendario
della Polizia Provinciale.
Alla presentazione hanno
preso parte il presidente della
Provincia Giuseppe Raffa,
l’assessore alla cultura e difesa della legalità Eduardo
Lamberti Castronuovo, il vicepresidente del consiglio provinciale Giuseppe Saletta, il
consigliere provinciale Giovanni Barone, il commissario
prefettizio del comune di Palmi Antonia Bellomo e le forze
dell’ordine: comandante polizia provinciale Domenico
Crupi, il maggiore Francesco
Managò, comandante della
Polizia municipale, il tenente
Mario Ricciardi, ed il vicequestore Fabio Catalano dirigente della Polizia di Stato di Palmi.
«Diffondere la cultura della
legalità è il nostro obiettivo –
ha esordito il comandante
Crupi – il corpo di Polizia provinciale è stato istituito da
cinque anni e da allora attraverso il calendario si cerca di
rendere omaggio all’attività
degli operatori attraverso la
fotografia».
Mentre di Polizia come
“braccio” della Giunta provinciale ha parlato l’assessore
Lamberti: «Il Corpo provinciale fa da collante tra le diverse
forze presenti sul territorio
costituito da uomini che cercano di guidare altri uomini
verso comportamenti civica-
45
Gazzetta del Sud Giovedì 15 Dicembre 2011
Reggio Ionica
.
SANT’ILARIO La sentenza dell’Assise di Locri che ha assolto Monteleone e Tripodo
LOCRI Impensierisce «l’immobilismo» del sindaco Lombardo
Omicidio Carabetta, motivazioni Minoranza, nuovo attacco
contenzioso e condono
Federico credibile ma “tardivo” su
Chiesta formalmente la convocazione del Consiglio
Il suo ritardo ha «frustrato la possibilità di raccogliere elementi di prova»
Rocco Muscari
LOCRI
Nelle condotte del collaboratore
di giustizia Lorenzo Federico, accertate nel corso dell’istruttoria
dibattimentale del processo per
l’omicidio di Domenico Carabetta, i giudici relatori, Amelia Monteleone e Angelo Ambrosio, scrivono nelle motivazioni della sentenza che «si rinvengono tutti gli
elementi per ritenere che egli abbia concorso nell’esecuzione del
delitto apportando il proprio contributo materiale e causale nella
verificazione dell’evento», integrato dall’aggravante della premeditazione. Il 60enne, originario di Reggio Calabria, condannato a 14 anni di reclusione per
l’omicidio del 22enne cuoco di Siderno, ucciso la notte fra l’11 e il
12 settembre del 1988 a Sant’Ilario Marina, è ritenuto dai giudici
uno dei responsabili del delitto
sulla scorta delle sue dichiarazioni, riconosciute nella parte in cui
egli descrive agli inquirenti, la
prima volta nel 2003, la dinamica
della fase esecutiva dell’agguato,
e la presenza nella Locride quella
sera di Antonino Gullì, già collaboratore, ucciso nel maggio del
2008 nel rione Modena di Reggio.
Ma il contenuto delle dichiarazioni di Federico, nonostante abbiano in parte trovato dei riscontri,
secondo i giudici, «tuttavia non
presentano quel necessario carattere individualizzante richiesto
dalla normativa vigente e dalla
giurisprudenza della Suprema
Corte». E questo in relazione alla
mancanza di riscontri “esterni”
alla chiamata in correità di Vincenzo Monteleone (difeso dagli
avvocati Basilio Pitasi e Francesco Calabrese), accusato di essere
il presunto esecutore materiale, e
I giudici Angelo Ambrosio e Amelia Monteleone
Vincenzo Monteleone
Lorenzo Federico
di Antonino Venanzio Tripodo
(assistito dagli avvocati Eugenio
Minniti e Sandro Furfaro), asserito basista, per i quali la Procura
aveva chiesto l’ergastolo, entrambi assolti dalla Corte.
I giudici estensori, infatti, nelle
160 pagine delle motivazioni, si
soffermano sulla mancanza di
elementi probatori a carico degli
altri due imputati ritenendo che
sulla scorta de dati emersi nel
processo «non è possibile collegare anche alla persona di Montelone e Tripodo l’evento delittuoso».
Del resto i magistrati rilevano
che dal narrato di Federico non si
evince il necessario carattere individualizzante della causale del
delitto. Infatti, fermo restando
che Carabetta è morto per una
tragica fatalità, essendo gli autori
del delitto incorsi in un errore di
persona, dalle dichiarazioni auto
ed etero-accusatorie rese dal collaboratore non emerge alcun elemento certo e univoco di collegamento con Tripodo e Monteleone. E questo anche rispetto al contesto storico nel quale sarebbe
maturato il delitto Carabetta descritto dal “pentito” Fonti: un agguato determinato dalla necessità di rispondere all’uccisione di
Antonio Catanzariti, attribuita a
un gruppo di fuoco di cui avrebbero fatto parte i fratelli Tallariti
ed altri esponenti della famiglia
Aurelio di Platì. Pertanto il compendio probatorio a disposizione
dei giudici non ha consentito di ritenere sufficientemente provata
la responsabilità di Monteleone e
Tripodo, assolti per contraddittorietà delle prove a loro carico.
Nei confronti di Federico i giudici rilevano che la sua collaborazione è stata “tardiva”, anche in
riferimento al fatto che, rispetto
all’inizio del pentimento, datato
dicembre 2003, la vicenda delittuosa in esame è avvenuta, quindici anni prima delle prime dichiarazioni Un ritardo che, secondo i magistrati, ha sostanzialmente impedito che la sua collaborazione potesse tradursi in un
apporto concreto e fattivo, essendo rimasta «frustrata la possibilità per gli inquirenti di raccogliere
elementi di maggiore pregnanza
probatoria rispetto a quelli già acquisiti». Lo stesso Federico, altresì scrivono i magistrati, «non ha
contestualizzato il delitto nell’alveo di dinamiche criminali di tipo
mafioso», mancando il movente.
I giudici hanno riconosciuto i
danni morale, materiale, esistenziale e biologico alla madre della
vittima, assistita dall’avv. Giuseppe Sgambellone, parte civile nel
processo concluso nel giugno
scorso.
LOCRI. Contenzioso e condoni
sono gli argomenti centrali della richiesta di convocazione del
Consiglio comunale depositata
ieri mattina dai consiglieri di
opposizione all’ufficio di presidenza del Civico consesso locrese. I gruppi di opposizione
ritornano dunque alla carica
per affrontare in Consiglio comunale gli spinosi argomenti ai
quali la maggioranza, secondo
le opposizioni «vorrebbe mettere la sordina».
Ieri mattina i consiglieri
Francesco Macrì, Raffaele Sainato, Alfonso Passafaro, Anna
Francesca Capogreco e Giovanni Calabrese hanno dunque sottoscritto la richiesta di convocazione del Consiglio comunale.
Cinque gli argomenti da affrontare richiesti dai tre gruppi consiliari guidati rispettivamente
dall’ex sindaco Francesco Macrì e dagli ex assessori Raffaele
Sainato e Giovanni Calabrese.
Come dicevamo, in testa vi
sono le questioni inerenti il
“Contenzioso comune di Locri:
situazione pagamenti e avviso
pubblico di selezione per l’affidamento dei servizi legali”, e la
“situazione condoni del Comune di Locri: richiesta intervento
tecnici incaricati”. Ci sono poi
l’pprovazione della delibera
“Moschetta Borgo d’Eccellenza”, il Piano strutturale associato e il Piano Spiaggia.
I tre gruppi d’opposizione si
sono decisi a richiedere la convocazione del Civico consesso
visto «l’immobilismo dell’attuale maggioranza» che non lascerebbe «ben sperare per il futuro della città». Troppe sarebbero le incongruenze di questa
maggioranza consiliare che –
sottolineano i rappresentanti
delle opposizioni – «è minoran-
Da sinistra: Calabrese, Macrì, Sainato e Passafaro
za in città».
«In presenza – aggiungono –
di una situazione economica
pesante, tralasciare di attivare
con oculatezza i settori del contenzioso e quello dei condoni,
secondo le opposizioni, sarebbe una «grave miopia politica».
Macrì e soci, agli inizi di novembre avevano prodotto la richiesta di dibattere in consiglio
comunale lo spinoso argomento del contenzioso, ma il presidente Antonio Cavo, dopo aver
sentito il segretario comunale,
decideva di non convocare il
consesso in quanto l’argomento
non sembrava un punto che
rientrasse tra quelli specificati
nello Statuto da dover dibattere in Consiglio comunale.
Adesso, anche perché l’altroieri è stato effettuato il bando per conferire tre incarichi di
legale del Comune il cui testo
avrebbe già fatto sorgere alcune perplessità, «non riteniamo
– sottolineano i rappresentanti
delle opposizioni – che prevedere, come fa il bando, di conferire incarichi di legale del Co-
mune anche a chi ha contenziosi con l’ente possa essere elemento di positività».
Anche sulla situazione dei
condoni e su come la maggiorana si starebbe predisponendo
ad affrontarla, i consiglieri di
opposizione hanno qualcosa da
obiettare. Ritengono che la
questione che ormai si trascina
da circa 20 anni debba essere
conclusa. «Occorre vedere –
scrivono – le pratiche giacenti e
chiuderle una volta per tutte.
Non è più tollerabile che si continui così – sottolineano Macrì e
Sainato – sia per l’ente che per i
cittadini. Da un lato la chiusura
delle pratiche di condono porterà dei bei soldini nelle vuote
casse comunali, e dall’altro potrà consentire ai cittadini di
mettersi in regola e di non rischiare di vedere demolita la
costruzione che risulterà ancora abusiva, cosa che potrebbe
accadere dal prossimo gennaio».
Adesso il presidente Cavo
dovrà convocare il Civico consesso entro 15 giorni.(p.l.)
Giovedì 15 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
32
Catanzaro - Provincia
.
SATRIANO La decisione della giunta municipale mira al risparmio e alla fruizione dell’energia pulita
Il Parco eolico diverrà presto realtà
Tra gli obiettivi da raggiungere anche gli introiti per le casse comunali
Raffaele Ranieri
SATRIANO
Un parco eolico? E dove potrebbe trovare migliori condizioni se non a Satriano?
Non è una invenzione o una
sopravalutazione.
Anche nella toponomastica
Satriano, infatti, rimane il luogo ideale (a buon diritto più di
altri luoghi), il più idoneo per
accogliere e rendere utile e
produttivo un parco eolico. Satriano è o non è il centro che
accomuna nella parte lato Ancinale ben quattro tipi di vento? Non a caso, e non è uno
scherzo, la via sopraelevata alla tangenziale “Notarmelli”, da
memoria d’uomo, non si chiama proprio “via Quattro Venti”? Tale dizione è stata imposta perché in quella zona, favorita anche dalle correnti del
brontolone Ancinale, riceve,
essendo una ampia zona aperta, i molteplici soffi del dio Eolo.
E allora? Finalmente ci si è
ricordati di tale dote naturale e
una settimana fa, esattamente
il 5 dicembre, è stato deciso
che essendo il nostro centro a
“vocazione eolica” un parco
poteva stagliarsi alla perfezione intorno al nostro territorio
per la produzione di quella
energia alternativa, pulita e a
basso costo che potrebbe risollevare le condizioni economiche di Satriano e della zona. E
allora? Giù ad approvare una
apposita delibera ricordando
(con la 145 /2011) che la «realizzazione di un parco eolico
sul territorio comunale» rientra nei programmi dell’ amministrazione.
Considerando,
inoltre, che tale «intervento, oltre ad essere orientato a contribuire allo sfruttamento delle
energie alternative, comporte-
L’affollata assemblea del movimento “Esserci per unire”
SETTINGIANO Eletta Rosanna Verdoliva
“Esserci per unire”
Nasce un’associazione
contro ogni contrasto
Luigi Gregorio Comi
CARAFFA
Il centro storico protetto da una catena di monti
rebbe un introito per le casse
dell’Ente le quali, stante le costanti manovre finanziarie, dipendono sempre più dalle entrate proprie e sempre meno
dai trasferimenti statali», ragion per cui si impone un provvedimento ad hoc.
Da tali legittime considerazioni la decisione di disporre al
dipendente ufficio tecnico comunale atto di indirizzo per la
realizzazione sul territorio di
un impianto di energia alternativa , alimentato mediante impianto eolico, il passo è stato
breve ed obbligato.
Un aerogeneratore del parco eolico
La “via quattro venti” che ha
ispirato la manovra può comunque starsene tranquilla.
Lungo i suoi bordi non saranno
mai infilzati i pali tubolari degli
aerogeneratori perché la normativa regionale prevede che
«ogni aerogeneratore deve rispettare una distanza con un
minimo di 500 metri dalla più
vicina unità permanentemente
abitata e regolarmente censita». Insomma non avremo nelle vicinanze i “ventilatori”.
Gli aerogeneratori con torri
tubolari popoleranno (se il progetto farà soffiare i venti nella
direzione della condivisione)
le alture, le colline, le montagne che fanno da naturale e
bellissima corona al nostro nucleo del centro storico, che si
trova abbarbicato su una collinetta di poco più di trecento
metri sul livello del mare. Tale
catena montuosa ininterrotta e
sempre verde vigila sulle case
arroccate ai quattro punti cardinali (quanti sono i venti di
cui si fregia la via) come in un
insieme di solidarietà e di protezione nei confronti di eventuali eventi causa di violenze
naturali e umane.
«Se insieme riusciremo a portare avanti questo progetto politico penso che questo territorio,
per la sua posizione geografica e
logistica strategicamente nevralgica per l’intera Calabria,
potrà dare tante risposte anche
sul versante occupazionale».
Questo, In sintesi, il proclama
politico con cui Rosanna Verdoliva ha introdotto i lavori della
prima assemblea pubblica del
movimento politico-culturale
“Esserci per unire” fermamente
determinato ad essere tra i protagonisti nella competizione
amministrativa di Settingiano
della prossima primavera per la
scelta del nuovo sindaco e il rinnovo del civico consesso.
Una partecipata assemblea,
caratterizzata da numerosi contributi qualificati e di spessore,
che di fatto ha celebrato l’investitura di Rosanna Verdoliva alla guida della futura compagine
elettoralistica.
«Il movimento che ho l’onore
di rappresentare - ha aggiunto la
Verdoliva - ha i piedi ben piantati per terra. Non vogliamo illudere nessuno con proclami altisonanti, ma siamo determinati a
fare ciò che è possibile fare mettendo in campo tutte le nostre
energie e le nostre capacità per
ottenere il massimo, in questa
direzione. Quello che è certo è
che non ci risparmieremo».
In altre parole la proposizione di un programma semplice,
ma con un sogno nel cassetto
che Rosanna Verdoliva non è
riuscita a celare: «Fare di questo
territorio la Rende di Catanzaro». Per fare ciò, però, è necessario, secondo la coordinatrice del
movimento «stare insieme mettendo da parte ambizioni personali». Esserci per unire, appunto, come recita opportunamente
lo slogan del movimento, «per
offrire un’efficace occasione di
confronto per la crescita culturale, civile, economica ed occupazionale dell’intero territorio».
Ecco, l’unità, altro concetto
caro alla Verdoliva. «Dobbiamo
unire - ha infatti ribadito - una
marcia dell’unione in cui i residenti di Martelletto e di Settingiano centro si incontrano a metà strada per sancire una volta
per tutte la fine delle contrapposizioni». In questo senso “Esserci
per Unire” è stato presentato come un movimento politico-culturale spontaneo e aperto.
CARAFFA Ufficializzata la decisione di riproporsi agli elettori
SQUILLACE
VALLEFIORITA
SETTINGIANO In Corte d’Appello
Il movimento “Uniti per Caraffa”
non molla ma rinnova l’impegno
Domus Pacis
Iniziative
aspettando
il Natale
Gir’Olio
di Italia
Buoni sapori
e antichi usi
Tentato omicidio
Condanna confermata
per Antonio Larosa
CARAFFA. «Il movimento ha de-
ciso di continuare la sua opera e
di scendere ancora nel territorio per affrontare le problematiche dei cittadini».
L’intenzione (anticipata già a
giugno nei giorni infuocati della
polemica sul Psa) di riproporsi
al giudizio elettorale nella prossima tornata elettorale è stata
ribadita chiaramente dal gruppo promotore “Uniti per Caraffa” nel corso della pubblica assemblea che ha, di fatto, aperto
le adesioni al movimento.
Al momento il movimento,
coalizione civica che nella primavera del 2007 ha ottenuto
dagli elettori il mandato di amministrare, è costituito essenzialmente, oltre che da alcuni
cittadini, anche da vari giovani
come Francesca Donato (che ha
esposto le linee programmatiche del movimento) ed Emidio
Bubba, dal sindaco uscente Antonio Migliazza e da sei amministratori (l’assessore esterno
Angelo Arcuri e i suoi colleghi
regolarmente eletti Mario Mercaldo, Luigi Comi, Pasquale Peta nonché i consiglieri Fabio
Ferraro e Davide Leone) «che
hanno continuato - ha sottolineato il primo cittadino - a differenza di altri (palese riferimento ad alcuni componenti
“Udc” della coalizione che nel
corso della legislatura hanno
costituito un proprio gruppo
consiliare ndc), a permanere nel
gruppo originario rispettando
la volontà degli elettori».
Una decisione supportata da
due motivazioni espresse dal
sindaco Antonio Migliazza e
dall’assessore Luigi Comi. «Per
SQUILLACE. “Aspettando Na-
Arcuri, Comi, Peta, Migliazza, Donato e Bubba
quanto ci riguarda - ha sostenuto Migliazza - il mandato che
abbiamo avuto va rispettato
non solo per questa legislatura,
ma proseguito nel tempo per
dare la possibilità di operare a
lungo, e con continuità nel territorio per proseguire nell’opera intrapresa di dare una svolta
alla nostra comunità, rinnovare
la politica, operare nel pieno rispetto della legalità della trasparenza della democrazia e,
soprattutto, stimolare i cittadini
alla partecipazione. Siamo convinti che i partiti, attraversati
come sono da una crisi profonda, non sono più in grado di garantire alla comunità attività
amministrativa». È proprio in
questa presunta crisi dei partiti
locali che va rintracciata, secondo l’assessore Comi, la seconda
motivazione alla necessità di ricostruzione del movimento.
«L’esigenza - ha spiegato - scaturisce da un fatto concreto,
reale, sotto gli occhi di tutti:
all’interno della nostra comunità sono venuti meno i valori
ispiratori dei partiti e, di conseguenza, hanno fallito il loro
obiettivo. I partiti che dovrebbero essere movimenti di aggregazione e di apertura, che dovrebbero creare condizioni di
democrazia, si sono rivelati settari e gestiti da pochi senza aprire alla comunità e alle sue esigenze. Da qui scaturisce l’esigenza della costituzione di questo movimento che, penso, possa dare delle risposte in questo
senso come abbiamo cercato di
fare in questa legislatura soprattutto in chiave operativa,
amministrativa, meno dal punto di vista prettamente politico ha rilevato ancora Comi - visto
che ci è mancata un’ossatura,
una cassa di risonanza a tutta
l’attività che abbiamo messo in
cantiere. La costituzione del
movimento si prefigge di ovviare anche a questa manchevolezza».(l.g.c.)
tale” è il titolo del programma
di iniziative organizzate
dall’associazione culturale
cattolica “Domus Pacis” di
Squillace, con il patrocinio
della Provincia.
Si tratta della terza edizione della manifestazione che
coniuga cultura, partecipazione, beneficenza e tanto divertimento.
Il presidente del sodalizio,
Mario Caso, relazionerà sabato 17, nella sede della
Fnp-Cisl di Squillace, sul tema delle tradizioni locali in
concomitanza delle feste religiose e sulla vita comunitaria
del passato attraverso le immagini e le videointerviste
curate dai giovani della “Domus”. Il 19 dicembre, invece,
alla Neuropsichiatria infantile di Catanzaro Lido, si terrà
un momento di animazione e
di intrattenimento rivolto ai
bambini e arricchito da una
donazione da parte dell’associazione squillacese alla
struttura sanitaria. Il 27, nella sede sociale, sagra di prodotti tipici locali, con la premiazione del concorso “Presepi in famiglia”, una mega-tombolata e la proiezione
di un film natalizio. Per partecipare al concorso sui presepi
c'è tempo fino al 24. Basta
iscrivere il presepe che viene
realizzato in casa: un’iniziativa che punta al recupero della
tradizione come momento di
fede e di preghiera.(s.t.)
Salvatore Taverniti
SQUILLACE
L’olio extravergine d’oliva
di Vallefiorita parteciperà
alla
manifestazione
“Gir’Olio d’Italia”, un percorso itinerante attraverso
le manifestazioni dedicate
all’olio di tutta Italia, organizzato
dall’associazione
nazionale “Città dell’Olio”,
cui aderisce anche Vallefiorita.
L’associazione promuove
l’olio extravergine di oliva e
i territori di produzione, riconoscendone il fondamentale ruolo della tradizione
agricola, alimentare e culturale. “Gir’Olio d’Italia” è un
viaggio a tappe attraverso le
regioni maggiormente olivetate e tradizionalmente
legate alla produzione
dell’olio, che va da novembre a dicembre, con un calendario arricchito da convegni, degustazione di olio
nuovo in abbinamento a
prodotti tipici del territorio,
mostre dedicate alla civiltà
dell’olivo, visite in frantoi e
manifestazioni folcloristiche. Una di queste tappe si
terrà sabato 17 a Cosenza.
L’amministrazione comunale di Vallefiorita vi ha
aderito con i produttori
oleari del luogo, invitati a
partecipare per fare conoscere la bontà dell’olio locale e confrontarlo con quello
di altre realtà italiane.
CATANZARO. La Corte d’Ap-
pello di Catanzaro ha confermato ieri la sentenza di primo grado che il 13 maggio
scorso aveva condannato a
quattro anni e quattro mesi
di carcere Antonio Pasquale
Larosa, 51 anni di Settingiano, per tentato omicidio in
danno di Luigi Scirocco, 30
anni.
La sera del 18 gennaio
scorso nella centrale piazza
Bellavista di Settingiano tra i
due era scoppiata una lite
che, poi degenerata, sarebbe
scaturita, secondo le dichiarazioni rilasciate ai carabinieri nell'immediatezza dei
fatti dai testimoni e dalle
parti in causa, da questioni
legate all'acquisto di un
"quad", un motoveicolo a tre
ruote, custodito da Larosa,
tornato di recente in Italia
dalla Germania, e che Scirocco, dopo averne anticipato
una certa somma, rivoleva
indietro.
Durante la colluttazione
Larosa, armato con un coltello a serramanico dalla lama
lunga circa 20 centimetri,
che si era poco prima procurato nella propria abitazione, si sarebbe avventato contro il giovane malcapitato,
sferrandogli due fendenti.
I militari dell'Arma della
Stazione di Marcellinara assieme ai colleghi del "112",
trovarono e sequestrarono il
coltello usato dall'aggressore. Da qui l'arresto e la con-
L’aula della Corte d’Appello
danna.
Ieri la conferma della sentenza in appello.
Larosa era difeso dall’avvocato Anselmo Torchia, Scirocco dall’avv. Antonello Talerico.
Quest’ultimo ha chiesto ai
giudici che la sentenza impugnata dovesse trovare integrale conferma, sostenendo
la sussistenza del dolo diretto che a suo parere si ricavava soprattutto «tenuto conto
della qualità dei colpi inferti
e del mezzo offensivo utilizzato; delle modalità di accadimento
dell’aggressione;
della posizione dell’aggressore e della posizione della
vittima colta alle spalle; delle conseguenze patologiche
e traumatiche patite dalla
vittima, compreso l’intervento chirurgico resosi necessario».(b.c.)
Gazzetta del Sud Giovedì 15 Dicembre 2011
39
Crotone - Provincia
.
CIRÒ Progetti illustrati alla festa di Libera
VERZINO
Un laboratorio
dedicato a Lilio
nella palazzina
tolta alle cosche
Ginetta
Rotondo
premiata
al “Penna
perfetta”
VERZINO . Il romanzo di Gi-
L’utilizzo dei beni confiscati è
un processo ormai irreversibile
Margherita Esposito
CIRÒ
«La gestione dei beni confiscati è
un processo ormai irreversibile».
Questo il messaggio lanciato dal
prefetto di Crotone, Vincenzo Panico nell’incontro di martedì organizzato a Cirò Marina da “Libera”. Una conferma arriva da Cirò
che come ha ricordato nel suo intervento il sindaco Mario Caruso,
dopo aver inaugurato nel 2008
un Museo archeologico in un immobile confiscato, ha ottenuto
con i fondi del Pon sicurezza, il finanziamento di altri due progetti
di 267.535,318 euro ciascuno per
recuperare e utilizzare per fini sociali due beni. Un progetto prevede di realizzare, in una palazzina
di S. Elia, un laboratorio scientifico-matematico che sarà gestito
dall’Istituto comprensivo “Lilio”
per favorire l’apprendimento di
queste discipline e gli studi
sull’astronomo Luigi Lilio; l’altro,
promette di trasformare in Centro diurno per adolescenti la sala
dell’ex bar castello in corso Lilio
che sarà affidato dal Comune alla
Parrocchia diretta da don Giovanni Napoletano.
«Il recupero dei beni confiscati
– ha osservato Caruso durante
l’incontro promosso da “Libera” –
sarà da stimolo alla crescita culturale ma anche alla creazione di
nuova occupazione. La recente
inaugurazione della casa delle
farfalle, la coltivazione e la raccolta, di orzo, grano e finocchi nei
terreni confiscati a Isola, sono altri esempi di questo processo “irreversibile” «reso possibile – ha
evidenziato il dott. Panico – con il
patto Restituito 2008». Quello
che ha creato un asse sinergico tra
Prefettura, Ministero e Comuni.
A dispetto, quindi, di quanto
succedeva solo una decina di anni
fa quando erano 54 i beni confiscati nel Crotonese «e si correva il
concreto rischio – ha ammesso il
procuratore Raffaele Mazzotta
che ha parlato delle difficoltà per
la giustizia a dimostrarsi credibile
quando viene a mancare la certezza della pena – che, tornassero
in possesso dei mafiosi, oggi questi, anche con il coinvolgimento
di Libera e della Chiesa, diventano strumento di riscatto sociale e
culturale per il territorio vessato e
privato dalla propria dignità dalla
mafia».
«Una piovra – ha precisato il
referente nazionale per i beni
confiscati di Libera, Davide Pati –
che si insinua nelle istituzioni con
la collusione, per cui è essenziale
sconfiggere il consenso che la mafia detiene nel territorio». Dei 150
ettari di terreni confiscati che saranno affidati ad una cooperativa
sociale, la stragrande parte ricadono nel Comune di Isola Capo
Rizzuto; 10 ettari sono ricompresi nel territorio di Cirò.
Si tratta di un terreno agricolo
L’intervento di Davide Pati di Libera: accanto i sindaci Siciliani e Caruso
Il prefetto
Vincenzo Panico
ha sottolineato
l’importanza
delle confische
di località S. Venneri, e di una ampia fascia coperta dalla pineta
marina lungo la costa in località
Cappellieri. Qui, ad agosto, si sono avvicendati nella pulizia
dell’area verde gruppi di scout
giunti da varie città italiane. Al di
là dei terreni, nel centro urbano di
Cirò, sono quattro gli altri immobili confiscati per i quali non è stata ancora determinata la destinazione d’uso. Sono un altro grande
edificio, suddiviso in due appartamenti, nel rione S. Elia. Un’abi-
CIRÒ Ci vorranno dieci giorni per mettere in sicurezza la strada
Chiusa la provinciale dopo la frana
traffico deviato sul vecchio percorso
CIRÒ MARINA. Ci vorranno una
decina di giorni per mettere in
sicurezza il tratto della provinciale interessato domenica da
una frana. Per consentire l’accesso a Cirò per chi proviene
da Cirò Marina, ieri è stata riaperta, liberandola dai pali di
recinzione posti da un privato,
il vecchio percorso stradale abbandonato parecchi anni fa.
Intanto gli operai provinciali ieri hanno cercato di sistemare l’asfalto accidentato, nel
frattempo una ruspa ha iniziato a livellare il costone, minato
da una falda acquifera.
La provinciale Cirò-Cirò
Marina ieri è comunque, rimasta chiusa per consentire il ta-
glio di una grossa quercia che
pare costituisse un pericolo.
Per alcune ore, da Cirò Marina, è stato possibile raggiungere il centro collinare percorrendo la provinciale per Torretta di Crucoli. Sulla frana,
che ripropone il problema del
dissesto del territorio di Cirò,
la sezione di Italia Nostra con
il presidente, Antonio Mancuso si è detto «molto preoccupata specie per i rischi che incombono sulla stabilità del cimitero che sovrasta l’altura
franata». «La natura ferita e
violata – si legge nella nota – si
vendica e in questo caso rischiano di “pagare” i nostri defunti che dovrebbero stare in
La frana sulla provinciale
CUTRO È visibile da chiunque percorra la 106 a San Leonardo
Un albero di Natale fatto solo di luci
realizzato sul costone di una collina
Pino Belvedere
CUTRO
Percorrendo la statale 106 nel
territorio della frazione di San
Leonardo di Cutro, sulla collina
che guarda verso il mare campeggia un grande albero di Natale. In particolare di notte dalla strada, a valle del paese, così
come dal centro abitato della
frazione di San Leonardo, sono
visibili centinaia di luci colorate
che disegnano un grande albero
di Natale, con la scritta: “San
L’albero di Natale a S. Leonardo
Leonardo augura Buone Feste”.
L’albero lungo 60 metri e la
stella cometa sono stati realizzati sulla parete della collina
con centinaia di luci che rimangono sempre accese e quindi, al
buio la scena è alquanto suggestiva. Sia il consigliere provinciale Pietro Caterisano che l’Ufficiale di governo della frazione
Elisa Vetere hanno espresso
grande apprezzamento per la
composizione di questo originale albero di Natale. «L’idea –
Mazzotta:
«I beni confiscati
diventano
strumento
di riscatto sociale»
tazione nell’antico palazzo Terranova, in via Casopero e una costruzione in via S. Leonardo che
inizialmente era stata assegnata
alla sezione locale de La Misericordia. A proposito di legalità, a
Cirò domenica alle 10 sarà piantato “l’albero della giustizia”
nell’aiuola sottostante la Chiesa
della Madonna delle Grazie, alle
porte del paese. L’iniziativa nasce
da un progetto diocesano curato
dalla parrocchia e coinvolge tutte
le associazione
pace dove sono seppelliti. Per
raddrizzare quella curva panoramica,
l’Amministrazione
provinciale degli anni ‘80 ha
sbancato una collina fermando le ruspe quando già le tombe erano visibilmente appese
sul dirupo». «Oggi – prosegue
la nota di Italia Nostra – si pretende, quindi, che si trovi rimedio a una triste situazione
che chiama in causa la sorgente superficiale che riversa continuamente acqua sulla provinciale». «Acqua – osserva
Mancuso – che pensata come
risorsa, dovrebbe essere convogliata per assicurare l’autonoma nell’approvvigionamento del paese; invece, scorre via
mentre si paga salata l’acqua
dei pozzi del Lipuda, non sempre è potabile».
Da qui l’invito alla «redazione di uno studio universitario
sulla sorgiva di S. Elia che affiora in ogni zona del paese».(m. e.)
ha spiegato Elisa Vetere – è stata del nostro concittadino Antonio Ribecco, imprenditore di
San Leonardo emigrato a Perugia. Realizzare questo tipo di albero di Natale fatto di sole luci è
una tradizione che si manifesta
nell’Umbria, il nostro concittadino l’ha voluto sperimentare
con successo anche nella nostra
frazione». Molti giovani della
frazione marina hanno lavorato
per realizzare albero. Più di altri si sono spesi: Vincenzo Ribecco, Vincenzo Miceli, Felice
Falcone, oltre naturalmente, ad
Antonio Ribecco. «In questo
momento di crisi nazionale che
sta creando molti problemi alle
famiglie – ha sottolineando Elisa Vetere – San Leonardo vuole
lanciare un messaggio di unione, di pace e di amore»..
netta Rotondo dal titolo
“L’ospite inattesa” si è classificato secondo in seno al Premio letterario nazionale “La
penna perfetta - 2011”, ottenendo il primo premio per la
narrativa. Lo comunica la casa editrice pugliese Csa che
pubblica il libro di 136 pagine della giovane scrittrice
verzinese che da qualche
tempo vive a Crotone.
Il riconoscimento ottenuto nella prestigiosa rassegna
letteraria, con il primo posto
conquistato nella categoria
narrativa, premia la costanza
di Ginetta Rotondo che ha
ben costruito il canovaccio
del romanzo apprezzato dalla giuria del premio che l’ha
scelta fra i tanti concorrenti.
Protagoniste de “L’ospite
inattesa” sono due donne. Il
libro per come spiega la nota
della casa editrice ruota su
un incontro inaspettato. Improvviso come un temporale
d’estate, di cui non si conosce
né l'entità, né la durata, ma
di cui si subisce il fascino
dell’irruenza.
Ginetta Rotondo, sposata
e madre, è laureata in Filologia Italiana e vive da qualche
tempo nella città capoluogo.
Collabora con diversi giornali e sporadicamente con alcune case editrici come consulente esterna. Insegna nei
corsi di lettura ad alta voce
ed è animatrice culturale
nelle biblioteche. Ha pubblicato diversi racconti e parodie.
Con “L'ospite inattesa” al
quale ha lavorato a lungo, ha
esordito come romanziere.
MESORACA Per il terzo anno consecutivo
Allestito il presepe
per ricordare Cesare
morto a soli 23 anni
Carmelo Colosimo
MESORACA
È il terzo Natale da quando Cesare non c’è più. Ed i suoi amici e
parenti anche quest’anno hanno voluto preparare per ricordarlo il presepe che Cesare Mazza amava tanto allestire. preparare, che parenti ed amici hanno
realizzato al posto suo. Un modo per ricordare quel giovane di
appena 23 anni volato in cielo il
30 luglio del 2009, a seguito di
un grave incidente stradale vicino Steccato di Cutro, sulla strada statale 106.
I cugini di Cesare, Pino Serravalle, Eugenio Marrazzo, Eugenio Giordano; gli amici Antonio
Grano, Giuseppe Schipani, Alfredo Mazzei, ed il parroco della
Candelora don Ercole Bonofiglio hanno voluto nuovamente
allestire nel nome di Cesare un
presepe (nella foto sopra), nella
cappella della famiglia Longobucco, a due passi dalla piazza
De Grazia, per mantenere sempre viva la sua memoria. Alternano la loro presenza nella chiesetta il papà Carlo, sottufficiale
della Guardia di Finanza, e la
mamma Maria Marrazzo, insegnante elementare, e Giusy, la
sorella di Cesare. La giovane
quella tragica sera si trovava insieme al fratello a bordo di
un’Alfa 156 scura che ad un certo punto andò a schiantarsi contro un guard-raill lungo la 106.
Quella sera si è fermata la vita di
un ragazzo, che da poco aveva
conseguito la propria laurea in
biologia all’Università di Roma.
Si sono infranti i sogni di un giovane, che aveva tanta voglia di
vivere e di continuare i suoi studi. Si sono piegate le vite di papà
Carlo e di mamma Maria, persone stimate ed apprezzate da tutti, che ancora oggi non si danno
pace per la perdita di questo loro
figlio, il cui ricordo però è mantenuto in vita dai tanti parenti
ed amici che lo ricordano soprattutto in questo periodo allestendo un presepe, uno di quelli
che a Cesare piaceva tanto preparare in casa di questi tempi.
Un ricordo, appassionato,
generoso ed amorevole, fatto
con cura ed attenzione, dove
ogni personaggio, ogni oggetto,
ogni scena, ogni ambiente, sono
stato creati e realizzati con la
mano, la mente ed il cuore rivolti a Cesare. La prova e la testimonianza di questo affetto lo dimostra la tanta gente che entra in
questa chiesetta, osserva ed ammira questa opera, ed alza il proprio sguardo verso la foto di Cesare, appesa a fianco del presepe quasi a custodirlo e a vegliarlo quando non c’è nessuno.
ISOLA C. R. Incontro con gli alunni della Gioacchino Da Fiore
Il sindaco agli scolari delle Medie:
«Non rassegnatevi mai ai soprusi»
ISOLA CAPO RIZZUTO. «L'ammi-
nistrazione ha il compito di
provvedere allo sviluppo del
territorio; ma non c'è sviluppo
possibile, non c'è rinnovamento, se non si rinnovano anche le
menti». Così ha parlato il sindaco di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, rivolgendosi agli
studenti della scuola media
“Gioacchino da Fiore” che il primo cittadino ha incontrato nel
giorno dedicato alla promozione dell’uso di fonti rinnovabili
per la produzione di energia.
Il sindaco Carolina Girasole
ha colto l’occasione per sollecitare i ragazzi ad una presa di coscienza personale, facendo un
richiamo ai frequenti atti vandalici compiuti da ignoti ai danni della scuola.
«Se restiamo ancorati al vecchio modo di pensare – ha spiegato il sindaco agli studenti – se
accettiamo ancora con rassegnazione e senza reagire questi
soprusi, crescere diventa difficilissimo». «Non permettete a
nessuno – ha aggiunto il sindaco – di limitare la vostra libertà,
perchè questi atti vandalici limitano la libertà di scelta di chi
vuole andare a scuola». Girasole ha quindi sollecitato gli studenti ad acquisire la consapevolezza di essere anch’essi cittadini. «Dovete avere un ruolo
attivo nella società – ha sottolineato – dovete prendere in mano il vostro futuro e contribuire
alla sua costruzione».
L’incontro con gli studenti
delle terze classi rientrava nel
quadro delle iniziative intraprese dall’amministrazione comunale per la diffusione e la
Il sindaco di Isola Capo Rizzuto Carolina Girasole
promozione dell’uso di fonti
rinnovabili per la produzione
di energia. Entrambe le sedi
della scuola, a Isola Capo Rizzuto e Le Castella, sono infatti
oggetto di un finanziamento
erogato dal ministero dell’Ambiente in favore del Comune di
Isola per la costruzione di pannelli fotovoltaici sui tetti delle
due strutture scolastiche.
Gli impianti sono già stati
realizzati ed installati, e ora attendono il via libera dell’Enel
per poter immettere in rete
l’energia prodotta. Ma il progetto prevede, oltre all’installazione vera e propria dei pannelli, anche alcune ore di attività
didattica. Quindi i tecnici hanno spiegato a circa duecento
studenti delle terze classi il modo in cui funzionano le energie
rinnovabili, i benefici che apportano all’ambiente limitando l’immissione di sostanze in-
quinanti nell’atmosfera e riducendo il consumo di fonti di
energia non rinnovabili. Ai ragazzi sono anche state suggerite piccole buone pratiche per risparmiare energia; spegnere
accuratamente tutti gli elettrodomestici e i giochi elettronici,
per esempio, vuol dire limitare
lo spreco, sia energetico che
economico, dando una mano a
inquinare meno.
L'obiettivo dell’amministrazione è quello di divulgare questo tipo di messaggi proprio a
partire dai ragazzi, che oltre ad
apprendere direttamente queste nozioni, poi potranno farsene portatori presso le proprie
famiglie. Nei prossimi mesi sono previsti interventi nel campo del solare termico, per produrre acqua calda e alimentare
il riscaldamento. I relativi progetti sono al vaglio della Stazione unica appaltante.
Giovedì 15 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
42
Cronaca di Vibo
.
Il Comune accumula ritardi nei pagamenti all’azienda che a sua volta non può far fronte agli impegni con gli 80 operai impiegati nel servizio raccolta rsu
Mensilità a rischio per i lavoratori Eurocoop
Piperno (Slai Cobas): salteranno anche le tredicesime. È ora di smetterla con questo gioco al massacro
Il problema si era presentato a
novembre e si ripresenta ora a
dicembre trascinando con sé
anche la tredicesima. Un problema, purtroppo, vecchio come vecchia è la questione da cui
trae origine, in buona parte dovuta ai ritardi accumulati
dall’Amministrazione comunale nei pagamenti all’Eurocoop
per i servizi resi nel settore della
raccolta rifiuti e igiene urbana.
Al centro del problema si trovano gli ottanta lavoratori
dell’Eurocoop e le loro famiglie
che, rimanendo così le cose, si
preparano ad affrontare un Natale di estremo rigore. A porre
l’accento sulla vicenda è il coordinatore dello Slai Cobas Nazzareno Piperno per il quale i ritardi accumulati da palazzo
“Luigi Razza” nei pagamenti e
le conseguenti difficoltà di liquidità dell’azienda costituiscono gli elementi «di un gioco al
massacro che colpisce i lavoratori, continuamente penalizzati, e i cittadini che pagano per
un servizio che non sarà più lo
stesso anche in considerazione
delle legittime proteste che i lavoratori del settore metteranno
in atto in conseguenza dello
stato di agitazione proclamato».
Ma per Piperno, vista la situazione, è arrivata l’ora che
ognuno si assuma le proprie responsabilità smettendola «di
giocare sulla pelle dei lavoratori. E quando si parla di responsabilità – evidenzia il sindacalista – il problema tocca anche
l’azienda che, a quanto pare,
sembra si stia trasformando,
lentamente ma inesorabilmente, nei comportamenti tanto da
cominciare ad assomigliare alle
ditte che l’avevano preceduta e
dalle quali l’Eurocoop si vantava d’essere differente. Inoltre vi
è il Comune – ribadisce il coordinatore provinciale dello Slai
Cobas – che a fronte di un servizio regolarmente svolto e ai
cittadini che pagano un tributo
peraltro notevolmente aumentato, nel corso dell’ultimo anno,
riesce ad accumulare debiti così
ingenti tali, per dimensione (tre
milioni e mezzo di euro) da
mettere in crisi più di una azienda».
Insomma per l’esponente
dello Slai Cobas l’aria che si respira è simile a quella difficile
degli anni passati «quando i lavoratori si trovavano alle dipendenze della Proserpina e ogni
mese non si sapeva se e quando
venivano retribuiti». E davanti
a una situazione che si prospetta pesante Piperno, a nome degli ottanta lavoratori del comparto rsu, chiede un intervento
delle Istituzioni nella speranza
che il problema possa essere,
una volta per tutte, risolto evitando così che le persone addette al servizio si ritrovino ogni
mese a discutere sempre delle
stesse cose. Intanto Natale
avanza e non sarà certo un periodo di festa per le famiglie dei
lavoratori che rischiano di rimanere senza stipendio e senza
tredicesima.(m.c.)
Senza stipendio dal mese di ottobre
Consorzio di bonifica,
protestano gli operai
Il coordinatore provinciale dello Slai Cobas (al centro) con alcuni lavoratori del comparto rsu
VIBO MARINA Romeno coinvolge la figlioletta di 4 anni
Accattonaggio, una denuncia
Vestito da Babbo Natale si aggirava in mezzo alle bancarelle
del mercato settimanale di Vibo Marina. Fin qui niente di
strano, visto che il Natale è ormai alle porte.
Ma qualcosa di strano nella
vicenda c’è, considerato che il
“Babbo Natale” non era un’attrazione del Comune e neanche dei commercianti, tant’è
che tra le bancarelle non si
muoveva per suonare la campanellina e augurare buone feste, bensì per chiedere l’elemosina. Una richiesta che vedeva
come “punto forte” il coinvolgimento di una bimba di 4 anni, portata dal papà – un romeno di 32 anni residente a Rosarno – per intenerire i passanti
e convincerli a dargli l’elemosi-
na senza stare troppo a insistere. Una scena a cui hanno posto
fine i carabinieri della Stazione
di Vibo Marina i quali hanno
immediatamente denunciato
l’uomo con l’accusa di impiego
di minori nell’accattonaggio.
Un fenomeno quest’ultimo ancora presente in città e provincia nonostante i numerosi servizi svolti dai carabinieri.
Sabato la tradizionale iniziativa dell’Unicef
Il segretario provinciale della
Cisal, Antonino Vecchio, ha incontrato il presidente del Consorzio di Bonifica, Domenico
Piccione, per discutere sulle
spettanze arretrate (ottobre e
novembre) e della tredicesima
mensilità dei 320 operai idraulico forestali della Regione in servizio al Consorzio e che si appresterebbero a trascorrere un Natale “amaro”.
Alla luce degli ultimi eventi
sembrerebbe che la Regione
batte cassa proprio perché stando a quanto viene riferito si sarebbe esaurito il Piano finanziario 2011 per cui non ci sarebbero
più fondi per sollevare dal disagio gli stessi dipendenti. In realtà, rispetto ai necessari 536 mila
euro necessari per pagare i salari di ottobre, ai 640mila euro per
novembre e ai 576mila euro per
le tredicesime, sarebbero disponibili soltanto 394mila euro, ultima erogazione dell’assessorato al Bilancio per conto di quello
dell’Agricoltura, al Consorzio.
A questi ultimi potrebbero essere aggiunti 20mila euro, prelevati dai fondi disponibili del
Consorzio, per attutire, sia pure
parzialmente, le difficoltà economiche attraversate dai 320
dipendenti. Operazione, quest’ultima, che permetterebbe il
pagamento della mensilità di ottobre. In questa direzione andrebbe l’impegno del presidente Piccione, fattosi carico di questa grave situazione e che così
come avvenuto per il passato,
sta cercando di arrivare ad una
solzuione della vicenda.
La Cisal, preso atto della costante e sempre attenta disponibilità del Consorzio, invita, comunque, la Regione a far fronte
alla grave situazione per evitare
di pregiudicare ogni possibile
conseguenza in ordine ai mancati adempimenti finanziari,
predisponendo le delibere di ordinanza. La situazione resta in
ogni caso insostenibile. Nei
prossimi giorni, se non ci saranno novità, potrebbe scattare
un’azione di protesta nei confronti della Regione che – è stato
sottolineato, tra l’altro, dagli
stessi operai idraulico forestali –
non può continuare a trascurare
un adempimento così serio nei
confronti di chi presta, spesso al
prezzo di duri sacrifici, la propria opera per guadagnarsi onestamente un pezzo di pane e
mantenere inalterata la propria
dignità di onesti lavoratori.
ODISSEA Dalla Corte di Cassazione
Adottare una Pigotta
Annullate con rinvio
può salvare un bambino tre condanne per usura
Sabato prossimo i volontari del
comitato provinciale Unicef, guidato dalla presidente Cinzia Catanoso, insieme ai volontari Younicef, il Corpo dei Vigili del fuoco
e i soci del Leo club Vibo Valentia
scenderanno in piazza per la promozione della campagna di sensibilizzazione “Adotta un Pigotta”.
Testimonial di questa campagna 2011 la cantante Elisa. I volontari si troveranno dalle ore 17
in poi su corso Vittorio Emanuele
dove oltre alle Pigotte proporranno l’acquisto dei biglietti augurali
Unicef e di tanti altri prodotti a
marchio Unicef che proprio a ridosso del Natale acquistano un
valore intrinseco. Con un piccolo
pensiero per un amico infatti, si
contribuirà a salvare la vita di un
bimbo di un Paese sottosviluppa-
to.
Il progetto Pigotta di Unicef
torna anche quest’anno, infatti,
per salvare la vita di tanti bambini
che vivono nei paesi in via di sviluppo. Ogni giorno, infatti, malattie come diarrea, polmonite,
malnutrizione, morbillo, malaria
e Aids causano, ancora oggi, la
morte quotidiana di circa 22.000
bambini. L’Unicef da sempre lavora per porre fine a queste morti. Con la campagna “Adotta una
Pigotta” Unicef ha incastonato le
Pigotte lombarde del dopoguerra, bambole di pezza di poco valore, in un progetto unico che dà vita ad un cerchio di solidarietà che
unisce chi realizza la bambola,
chi la adotta e il singolo bambino
che, grazie a Unicef, viene salvato
perché inserito nel programma di
lotta alla mortalità infantile.
È stata annullata con rinvio dalla
seconda sezione della Corte di
Cassazione la sentenza scaturita
dal procedimento “Odissea” a
carico di Antonio Colacchio, 48
anni, di Filandari, difeso
dall’avv. Giovanni Vecchio;
Francesco Gasparro, 38 anni di
San Gregorio d’Ippona, difeso
dall’avv. Anselmo Torchia e
Francesco Cavallaro, 73 anni, di
Briatico, difeso dall’avv. Francesco Muzzopappa. Sarà quindi
necessario un nuovo processo
d’Appello a Catanzaro a carico
dei tre imputati, arrestati nel settembre del 2006 nell’ambito
dell’operazione “Odissea”.
Francesco Cavallaro ed Antonio Colacchio erano accusati di
usura ed estorsione in concorso,
per aver prestato 50mila euro ai
coniugi Giuseppe Grasso e Fran-
cesca Franzè (attuali testimoni
di giustizia), a tassi di interesse
del 10-12% mensili. Tali contestazioni erano inizialmente aggravate dall’art. 7 della legge antimafia, ma il Tribunale collegiale di Vibo presieduto dal giudice
Giancarlo Bianchi, già in primo
grado, il 13 novembre 2008, aveva escluso per entrambi le modalità mafiose. Sia in primo grado
che in Appello – la sentenza di secondo grado è dell’ottobre 2010
– Colacchio era stato condannato a 3 anni e quattro mesi, mentre per Cavallaro la condanna
ammontava a 5 anni di reclusione. Francesco Gasparro era stato
invece condannato in primo grado a 7 anni di carcere, ma in Appello, cadute le aggravanti mafiose, la pena gli era stata ridotta
a 3 anni e sei mesi.(g.b.)
Agenda telefonica cittadina
FARMACIA DI TURNO
FARMACIA DE PINO - Piazza San Leoluca
- Tel. 096342183
FARMACIA NOTTURNA
FARMACIA MARCELLINI - Via Toscana,
26 - Vibo Marina - Tel. 0963572034
GUARDIA MEDICA
Orario: prefestivi: dalle ore 10 alle ore
20; festivi: dalle ore 8 alle ore 20; notturni: dalle 20 alle 8 all’Ufficio sanitario,
tel. 93808 e Vibo Marina tel. 572621
ACQUARO tel. 353289
ARENA tel. 355312
BRIATICO tel. 391946
CAPISTRANO tel. 325548
CESSANITI tel. 501005
DINAMI tel. 0966/904478
DRAPIA (Brattirò) tel. 68455
FABRIZIA tel. 314156
FILADELFIA tel. 0968/724425
GEROCARNE (Ciano) tel. 356314
JOPPOLO tel. 883336
LIMBADI tel. 85990
MAIERATO tel. 253399
MILETO tel. 336303
MONGIANA tel. 311214
MONTEROSSO CALABRO, 325557
NARDODIPACE tel. 313135
NICOTERA tel. 886222
PIZZO tel. 534102
PIZZONI tel. 358688
POLIA tel. 321157
RICADI tel. 663818
ROMBIOLO tel. 366011
SAN CALOGERO tel. 361092
SAN COSTANTINO CAL., 331574
SAN GREGORIO D’IPPONA 261483
SAN NICOLA DA CRISSA, 73013
SANT’ONOFRIO tel. 267214
SERRA SAN BRUNO tel. 71354
SIMBARIO-SPADOLA tel. 74776
SORIANO CALABRO tel. 351433
SPILINGA tel. 65500
STEFANACONI tel. 508637
TROPEA tel. 61366
VIBO VALENTIA tel. 41774
VIBO VALENTIA MARINA tel. 572621
ZAMBRONE tel. 392450
ZUNGRI tel. 664404
AMBULANZE
Croce Rossa italiana tel. 43843.
Mimmo Polistena Onlus, 0963/94420
«118»
Servizio d’emergenza sanitaria.
OSPEDALE CIVILE
Centralino tel. 9621
Pronto soccorso tel. 962352
CARITAS - CENTRO SERVIZI
Piazza Luigi Razza, 10 (Santa Maria del
socc.) tel. 0963/471750
IGIENE PUBBLICA
Tel. 0963 962541-962537
ITALGAS
Ufficio guasti tel. 800 900 999
POLIZIA MUNICIPALE
Tel. 0963/599606
TELEFONO AZZURRO
Linea di emergenza tel. 19696 (gratuito)
Linea istituzionale tel. 051/481048
EMERGENZA INFANZIA
tel. 114 (24 ore su 24) sulla salute psico-fisica di bambini e adolescenti in pericolo immediato.
VIGILI DEL FUOCO
Chiamata di soccorso 115
Sala operativa tel. 0963/9969
Uffici tel. 0963591648
Distaccamento portuale 0963572900
BENZINAIO NOTTURNO
Self-Serv. TAMOIL Mesiano di Filandari
CARABINIERI
Via Pellicanò, 19 tel. 0963/592404
Pronto intervento, 112
QUESTURA
Via S. Aloe, tel. 0963/965111
Pronto intervento, 113
Ufficio stranieri tel. 0963/965515
Ufficio Relazione Pubb., 0963/965549
POLSTRADA
Via Manzoni, tel. 0963/996611
SCUOLA ALLIEVI AGENTI
Piazza D. Taverna, tel. 0963479111
GUARDIA DI FINANZA
Comando provinciale Via Emilia, 11 - Vibo Marina tel. 0963/573707
Pronto intervento: 117
Roan: tel. 0963/572082
NUCLEO DI PT E COMPAGNIA
Corso Umberto I, 152 tel. 0963/42160
CONSULTORIO FAMILIARE
Viale Matteotti - Tel. 0963
42014-472105
OSPEDALE CIVILE DI SORIANO
Centralino - Tel. 0963/962700
OSPEDALE CIVILE
DI SERRA SAN BRUNO
Centralino - Tel. 0963/777111
CAPITANERIA DI PORTO
Vibo Marina, tel. 0963/5739201
Soccorso in mare, 1530
CORPO FORESTALE
DELLO STATO
Via Roma, 30 Mongiana tel.
0963/311022
Pronto intervento, 1515
CHIAMATA TAXI
Tel. 41490
OSPEDALE CIVILE DI TROPEA
Centralino - Tel. 0963/962800
ADMO
Via ipponio, 10 tel. e fax 0963/43075.
COMUNE
Tel. 0963/599111
OSPEDALE CIVILE DI PIZZO
Centralino - Tel. 0963/962983
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Gazzetta del Sud Giovedì 15 Dicembre 2011
Cronaca di Vibo
.
CORTE D’APPELLO Sette anni di reclusione per entrambi
Coltivazione
di canapa indiana,
condannati
Grasso e Mazzotta
In breve
OGGI A VIBO MARINA
Si riunisce il direttivo
della Femca Cisl
Si riunisce stamane alle ore
9 il direttivo regionale della
Femca Cisl. I lavori saranno
presieduti dai segretari regionale e nazionale Pompeo
greco e Antonello Assogna.
In primo piano le vertenze
in atto nel settore. In particolare saranno analizzate
le vertenze di Saipem, Soprical, Snam rete gas, Italgas, Soakro, Meridionale
Petroli, Acque potabili, Acque Reggine, Enelgas e Cosenza Crati depurazione.
Vincenzo Grasso
In alcuni capannoni i carabinieri trovarono mille
e 300 chilogrammi di marijuana quasi essiccata
Giuseppe Baglivo
Sconto di pena di un anno per
Vincenzo Grasso, 45 anni, già direttore dell’Istituto vendite giudiziarie, e per il suo fattore Domenico Mazzotta, 48 anni, entrambi riconosciuti colpevoli di
detenzione e produzione di marijuana. Contestazioni tutte aggravate dall’ingente quantitativo di sostanza stupefacente rinvenuta.
La prima sezione della Corte
d’Appello di Catanzaro ha infatti
inflitto ieri 7 anni di reclusione
ciascuno ai due imputati, riformando quindi, se pur lievemente, la sentenza del 12 gennaio
scorso emessa in primo grado dal
gup, Lucia Monaco, al termine
del rito abbreviato che era valso
per Grasso e Mazzotta lo sconto
di pena pari ad un terzo. I giudici
di secondo grado hanno anche
inflitto ai due imputati una multa di 40mila euro a testa, oltre al
pagamento in solido delle spese
processuali e di quelle relative al
mantenimento in carcere. In primo grado, invece, oltre alla pena
di 8 anni di reclusione ciascuno,
il gup aveva comminato una
multa di 50mila euro a testa.
L’ammissione al rito alternativo era stata decisa dal gup Lucia
Monaco il 23 novembre dello
scorso anno, in accoglimento di
una richiesta in tal senso avanzata dagli avv. Francesco Muzzupappa e Armando Veneto per
Grasso e dagli avv. Francesco
Lione e Stefania Rania per Mazzotta. La vicenda processuale,
che ha portato anche ieri alla
conferma dell’impianto accusatorio, trae origine dal maxi sequestro di marijuana – operato
dai carabinieri di Vibo Valentia e
di Vibo Marina – che il 17 novembre 2009 aveva consentito il rinvenimento nell’azienda agricola
di località “Torre Marchese”, nel
comune di Francica, di ben mille
e 300 chili di canapa indiana.
L’azienda era posta a poche decine di metri dall’abitazione di Vincenzo Grasso il quale – secondo
l’accusa – avrebbe messo a disposizione le serre del capannone
per la coltivazione al suo interno
della marijuana. Un escamotage
che per mesi avrebbe consentito
a Grasso e Mazzotta di eludere i
controlli dei militari dell’Arma
che, grazie all’ausilio dell’8 Elinucleo, stavano monitorando da
tempo il territorio alla ricerca di
piantagioni di marijuana. Durante l’udienza di convalida
dell’arresto, tenutasi il 20 novembre 2009, Vincenzo Grasso
aveva dichiarato al gip la propria
estraneità ai fatti evidenziando,
fra l’altro, di essersi occupato
prevalentemente dell’aspetto
commerciale dell’azienda agricola. Una versione che era stata
poi confermata pure da Mazzotta, il quale aveva escluso il coinvolgimento nella produzione di
marijuana dell’allora direttore
dell’Istituto vendite giudiziarie.
Il racconto non aveva però convinto il giudice di primo grado
che aveva inflitto una pena identica per entrambi gli imputati,
così come ieri anche i giudici
d’Appello. Il Pg, Eugenio Facciolla, al termine della requisitoria
aveva chiesto ieri la conferma
della sentenza di primo grado.
Secondo gli inquirenti, nell’illecita coltivazione di canapa indiana, una delle più grandi mai realizzate in Calabria, sarebbero
coinvolte altre persone, ancora
da identificare. Il valore sul mercato della marijuana sequestrata, stimato attorno ai 6 milioni di
euro, fa infatti presumere che
dietro Grasso e Mazzotta si sia
mossa una rete di soggetti in grado di smistare i grossi quantitativi di droga su scala nazionale. La
vicinanza dell’azienda agricola
con la provincia di Reggio ha
inoltre spinto gli inquirenti a non
trascurare nelle indagini un
eventuale coinvolgimento delle
cosche della Piana
FIORI D’ARANCIO
Uniti in matrimonio
nel ricordo di Natuzza
Domenico Mazzotta
I carabinieri durante l’irruzione nel capannone della marijuana
OPERAZIONE GHOST Si prosegue stamane davanti al gup
In 27 chiedono il rito abbreviato
Sono 27 le richieste di rito abbreviato presentate ieri al gup distrettuale dalle difese degli imputati coinvolti nel procedimento “Ghost” contro una presunta
associazione finalizzata alla produzione, al traffico e alla detenzione di sostanze stupefacenti.
Hanno chiesto di essere giudicati
col rito alternativo, che permette
lo sconto di pena pari ad un terzo
in caso di condanna, gli imputati: Piero Sabatino, 29 anni; Antonino Zupo, 30 anni; Maria Giovanna Capomolla, 30 anni; Do-
menica Cocciolo, 26 anni; Giovanni Emmanuele, 23 anni;
Francesco Idà, 32 anni; Antonino Macrì, 39 anni; Giuseppe
Mazzotta, 33 anni; Domenico
Monardo, 38 anni; Bruno Sabatino, 32 anni; Vincenzo Sabatino,
23 anni; Ana Maria Cannatelli,
35 anni, tutti di Gerocarne. Ed
ancora: Giuseppe Capomolla, 31
anni, Bruno Chiera, 44 anni, Rosaria La Manna, 35 anni, Girolamo Macrì, 33 anni, Stefano Serravite, 32 anni, Giuseppe Bertucci, 43 anni, tutti di Soriano.
Di Sorianello sono invece:
Pietro Nardo, 42 anni; Giuseppe
De Masi, 29 anni e Bruno Ciconte, 20 anni. Richiesta di abbreviato anche per: Danilo Donato,
34 anni di Vibo Marina; Francesco Romano, 25 anni, di San Leo
di Briatico; Luca Caruso, 37 anni,
di Lamezia; Vincenzo Brogna, 28
anni, di Vibo; Francesco Sciarrone, 39 anni e Salvatore Mazzotta, 21 anni, entrambi di Pizzo. Il
processo proseguirà questa mattina con gli interventi dei difensori dei restanti 18 imputati.
Si sono uniti in matrimonio
nella chiesa di Santa Maria
degli Angeli di Paravati. Un
luogo dove in passato Natuzza Evolo ha elevato alla
Madonna le sue preghiere.
A pronunciare il fatidico sì
sono stati la dottoressa Rosita Ruello (figlia di Nello
Ruello, per anni fotografo
della Gazzetta del Sud) e il
dott. Michele Manganiello.
Agli sposi e alla famiglia
Ruello gli auguri della redazione della Gazzetta.
Giovedì 15 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
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Vibo - Provincia
.
PIZZO L’attuale assessore provinciale allo sport è pronto all’impegnativa sfida delle amministrative della prossima primavera
GEROCARNE
Callipo irrompe nella campagna elettorale
Omicidio
Scaramozzino,
processo
aggiornato
a febbraio
Domenica presenta la sua candidatura forte del sostegno di Pd, Sel, Idv e “Pizzo per amore”
Rosaria Marrella
PIZZO
Anticipa tutti, Gianluca Callipo, e
lo fa rendendo ufficiale la sua
candidatura a sindaco. Domenica
alle 11, nei locali del Museo della
Tonnara, presenterà alla città la
sua proposta politica e amministrativa. Nel corso di questo appuntamento, l’assessore provinciale al turismo e allo sport, nonchè segretario cittadino del Partito democratico, spiegherà le ragioni che lo spingono a spendersi
per la sua città. A sostenere Callipo vi sono le forze di sinistra (Pd,
Sel, Idv ed il sodalizio “Pizzo per
amore”). Da questo cartello sembrano volersi discostare Rifondazione comunista, che è pronta a
scendere in campo da sola, e
l’area che gravita atttorno a Giusy
Federico, che viaggia su un altro
asse, secondo molti convergente
con la lista civica di Francescantonio Stillitani. Quest’ultimo sta
ancora valutando quale sia il percorso più efficace, anche se la rinuncia al simbolo del partito e
l’apertura alla società civile costituiscono già due capisaldi.
Più avanti appare Callipo la cui
campagna elettorale impazza già
sul social network “Facebook”.
Uno slogan a effetto fa il giro del
web: “Mettiamoci a lavoro”, ovvero «la volontà, la speranza e la
determinazione per tutti coloro
che vorranno aprirsi alla condivisione di un processo amministrativo nuovo. Accanto a Callipo –
prosegue la nota – il 18 dicembre,
vi saranno tutti coloro che con
schiettezza, serenità e determinazione vorranno proporre un
progetto di democrazia diretta
senza precedenti».
L’obiettivo, secondo quanto si
legge è «riportare la voce della
gente nel processo politico-amministrativo, lasciandoli parlare
senza filtri e agire senza strumen-
talizzazioni. Attraverso queste
pagine, avremo finalmente la
concreta possibilità di parlare di
programmi, di progetti e di prospettive. Lanceremo un appello a
tutti coloro che sono disposti a
promuovere una rivoluzione culturale, di concetti e di idee, per la
consapevolezza e per la libertà ed
il diritto di assicurarci degli orizzonti di crescita e sviluppo per la
nostra comunità e per le generazioni future». La forma scelta è la
democrazia partecipata «che
esalterà il confronto e la poliedricità. Sarà un luogo dove affrontare con fattività e pragmatismo anche gli argomenti più difficili ed
articolati, affinché si possa giungere a concretizzare un mandato
amministrativo chiaro, responsabile e deciso; ottenuto dalla partecipazione, dalle esigenze e dalla voce libera di ogni cittadino».
Sostanzialmente, Callipo comincia a scoprire le sue carte, presentando una candidatura che si
apre verso i giovani e, non da meno, è pronta ad affrontare quanto
sta emergendo sullo scenario politico, ove sono pronti a scontrarsi
anche Holmo Marino con il movimento “Partecipazione popolare” e Fernando Nicotra con “Città
Libera”, in attesa che vengano definite le altre liste. Il Pdl renderà
ufficiali i nomi nell’incontro politico di gennaio, e il Prc e l’Udc sono ancora in fase di allestimento.
Intanto, Marino si ripresenta
agli elettori con una linea basata
su incontri, convegni e “caffè cultura”, adoperando un metodo di
comunicazione aperto anche alle
nuove generazioni; la Federico è
invece focalizzata al discorso diretto con le associazioni operanti
sul territorio, quali sodalizi di
quartiere, a carattere turistico e
sportivo per comprendere le loro
esigenze. Insomma, comincia a
farsi sentire lo zelo della campagna elettorale. GEROCARNE. Incardinato, da-
È già iniziata la grande corsa per la conquista della fascia tricolore del Comune di Pizzo
Holmo Marino
SERRA SAN BRUNO La Procura di Vibo ha archiviato il caso
Non saranno mai ritrovati e puniti
gli assassini di Pasquale Andreacchi
Francesca Onda
SERRA SAN BRUNO
Fa discutere in questi giorni la
notizia dell’archiviazione delle
indagini sull’uccisione del giovane Pasquale Andreacchi da parte
della Procura di Vibo Valentia.
Tale archiviazione sarebbe avvenuta addirittura qualche anno fa,
ma la notizia si è venuta a sapere
soltanto in questi giorni dopo circa un anno del provvedimento.
Come si ricorderà Pasquale
Andreacchi, un ragazzo di 18 anni, appassionato di cavalli, del
luogo è scomparso in circostanze
misteriose l’11 ottobre del 2009.
La sua scomparsa per molti
mesi è stata avvolta nel mistero
più assoluto fino a quando, la
mattina del 9 dicembre di quello
stesso anno è stato rinvenuto in
un cassonetto della spazzatura
un teschio umano con un foro di
pallottola in fronte. È stato avanzato il sospetto atroce che quel
teschio poteva essere quello di
Pasquale. Il sospetto si è, purtroppo, trasformato in certezza
quando il 27 dello stesso mese un
cacciatore ha rinvenuto in un bosco alcuni resti umani. Tra i resti
anche la carta d’identità di Pasquale e alcuni indumenti personali. L’esame del Dna ha confermato che quei resti erano di Pasquale Andreacchi, il giovane
scomparso qualche mese prima e
mai più ritrovato.
Pasquale Andreacchi
FILADELFIA Ora l’atmosfera natalizia mette d’accordo tutti
Rimosse le palme luminose
dal monumento della Crocella
Antonio Sisca
FILADELFIA
Dopo le segnalazioni pervenute
al nostro giornale da parte di numerosi cittadini e di alcuni componenti il consiglio comunale,
sono state rimosse le due palme
luminose in località Crocella, alla
fine di corso Castelmonardo. In
pratica, quanti ci hanno segnalato la cosa, pur lodando il fatto che
quest’anno le luminarie lungo il
corso Castelmonardo e in piazza
Monsignor Serrao hanno un toc-
co diverso rispetto al passato,
perché più decorative e più rappresentative delle festività natalizie, tuttavia non hanno apprezzato che le due palme tecnologiche per com’erano state posizionate nascondevano il monumento denominato Crocella, che è il
simbolo della città.
L’appello è stato recepito dagli
amministratori comunali e ieri,
come detto, le palme sono state
rimosse per essere posizionate
altrove, probabilmente in piazza
Monsignor Serrao, mettendo co-
vanti alla Corte d’Assise di Catanzaro, per l’omicidio di Placido Scaramozzino, il parrucchiere di Acquaro scomparso il
28 settembre 1993 e il cui cadavere non è mai stato ritrovato. Alla sbarra, Antonio Altamura, 65 anni, presunto boss
di Ariola di Gerocarne; Vincenzo Taverniti, 52 anni, residente
a Stilo, ma originario della frazione di Gerocarne, tanto da
essere soprannominato “Cenzo d’Ariola”; e Antonio Gallace, 46 anni, anche lui di Ariola.
Ieri, dinanzi ai giudici della prima sezione, presieduta dal giudice Giuseppe Neri, ha preso il
via il processo che, dopo la relazione del pubblico ministero
e la richiesta di assunzione delle prove, è stato subito aggiornato al prossimo 9 febbraio.
L’omicidio Scaramozzino,
secondo l’accusa, si sarebbe
consumato poiché la vittima
era ritenuta vicina alla “famiglia” Maiolo di Acquaro,
all’epoca avversaria dei Loielo
di Ariola. La ricostruzione del
delitto è stata possibile grazie
alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Enzo Taverniti e Francesco Loielo. Le due palme rimosse
Fernando Nicotra
Si è cercato di scavare nel passato del giovane per dare una
spiegazione di quanto era accaduto ma, nonostante le indagini
siano andati avanti per molto
tempo, non si è pervenuto ad alcun risultato utile.
Infine, nel dicembre dello
scorso anno, il caso è stato archiviato senza che il colpevole o i
colpevoli siano stati individuati e
puniti.
Una vita spezzata a soli 18 anni, forse per futili motivi, lascia
molta perplessità nella gente che
per molto tempo ha sperato che
si facesse luce su una vicenda piena di lati oscuri e che venisse resa
giustizia ai genitori del ragazzo,
affranti dal dolore e feriti nei loro
affetti più cari.
Alla famiglia la cittadinanza
ha espresso, per la scomparsa di
Pasquale, più volte grande solidarietà e vicinanza e l’auspicio di
una giustizia celere e definitiva.
Poi tutto è finito negli scaffali
della Procura. sì da parte polemiche che rischiavano di oscurare quanto di buono
è stato organizzato per arricchire
di ulteriore fascino il centro storico cittadino.
E su come l’amministrazione
si è mossa per rendere più accogliente la cittadina durante le festività natalizia a chi arriva da
fuori, è intervenuto con una dichiarazione il vicesindaco Marcello Carchedi. «Mi complimento
– ha detto Carchedi – con i commercianti che quest’anno hanno
abbellito le vetrine dei negozi
con addobbi che danno un tocco
diverso al centro storico e il davanzale dei negozi con fiori e
piante. Un particolare ringraziamento va inoltre all’azienda florivivaistisica dei fratelli Santacroce che hanno regalato al Comune
150 piante di ciclamini». Giusy Federico
Gianluca Callipo
Antonio Gallace
PIZZO Un caso che invita a riflettere
CESSANITI
Il muro di gomma
contro cui impreca
Maria Truglia
Emanuele
Guzzo
alla guida
di Fli
PIZZO. Le difficoltà quotidiane
CESSANITI. Emanuele Guzzo è
sono potenziate quando hanno
per protagonista un disabile. È la
difficile situazione che vive Maria Truglia, una donna di 77 anni, costretta sulla sedia a rotelle.
Aveva presentato al Comune
un’istanza per installare nella
sua abitazione un impianto di riscaldamento e dotarla di un’ulteriore uscita che le consenta la
capacità di muoversi con la carrozzina. Niente da fare. L’abitazione, nonostante sia censita e
sulla quale la donna paghi tasse
e tributi, risulta infatti abusiva.
E, così, lo Stato, pronto a chiudere un occhio verso quanti esportano all’estero i propri capitali,
diventa inflessibile con la signora Truglia. Classico caso di chi
vuol essere debole con i forti e
forte con i deboli.
«Per televisione – ha puntualizzato la donna che vive esclusivamente con la sua pensione – ho
sentito l’assessore regionale
Francescantonio Stillitani dei
vantaggi legati alle persone come me e ho fatto richiesta per
modificare la mia abitazione,
rendendola confortevole». Nella fattispecie chiedeva di poter
installare un impianto di riscaldamento – poichè ad oggi si avvale di una stufetta a gas – e dotarla di un’ulteriore uscita, poichè ha difficoltà ad uscire da casa dalla porta di ingresso.
In base a quanto riferito dalla
donna, sembrerebbe però che
una commissione che fa capo al
Comune, ne abbia rigettato la richiesta poichè l’abitazione in
stato eletto coordinatore cittadino di Futuro e libertà, il partito che ha come leader Gianfranco Fini. Il primo congresso
è stato celebrato lunedì scorso
a Pannaconi, alla presenza del
coordinatore provinciale Tino
Mazzitelli e della componente
della segreteria nazionale Maria Limardo che ha presieduto
i lavori. Ribadita la collocazione di Fli all’interno del Terzo
polo con Udc, Api e Mpa.
L’elezione di Guzzo è avvenuta all’unanimità. Sarà affiancato, nel ruolo di vice
coordinatore, da Francesco
Boscherino.
«Sono felice – ha dichiarato
Guzzo dopo l'elezione – e mi
prodigherò per il bene del territorio convinto che Fli possa
dare delle risposte ai bisogni
della gente e, per quanto possibile, sarò instancabile assertore dell’unità del partito a
Cessaniti». Maria Truglia
questione sembrerebbe essere
abusiva. A
l riguardo, l’anziana donna
ha spiegato: «Pago regolarmente le tasse e ho il foglio catastale
poichè la casa costituisce una
particella comunale e, dopo varie traversie essa è divenuta di
mia proprietà. Quindi, come sarei abusiva?».
L’appello della Truglia, dunque, è indirizzato al governatore
della Calabria, Giuseppe Scopelliti e all’assessore regionale,
Francescantonio Stillitani «il
quale conosce bene la storia di
questa casa, perchè è di Pizzo».
Inoltre, la donna lamenta di non
aver mai ottenuto alcun contributo dal Comune e di non essere
stata inserita nei progetti di assistenza domiciliare alle persone
anziane. (r.m.)
Emanuele Guzzo