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Manas fa le scarpe
a tutto il mondo
LEADER GLOCALISTI
Tutta la produzione è realizzata in Italia, presso uno stabilimento di Manas, e grazie a una rete di aziende terze che hanno sede nel distretto marchigiano in cui lavorano complessivamente 2500 persone.
Paesi.
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L’azienda esporta in 88
Oltrefrontiera detiene anche due
consociate: nei Paesi Bassi e a San Marino. I
negozi monomarca sono 30 (inclusi i due nei
Caraibi e in Russia) di cui 4 in Italia: a Riccione, Cagliari, Carbonia e Sassuolo.
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«Inol-
tre – spiega l’amministratore delegato Cleto
Sagripanti – abbiamo 12 showroom e 70 corner tra Italia ed estero».
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a cura di Antonio Barbangelo
primi due negozi monomarca sono stati aperti, nel
2006, nell’isola di Martinica e in Russia. «Come mai
nell’isola caraibica? Perché avevamo lì un cliente importante da anni; abbiamo fatto un test e ha funzionato»,
spiega Cleto Sagripanti, classe 1971, amministratore delegato di Manas Spa, società specializzata in calzature da
donna con sede a Montecosaro Scalo, in provincia di Macerata, nel cuore del distretto calzaturiero fermano-maceratese. L’azienda conta 93 dipendenti e nel 2009 ha registrato un fatturato di 45,17 milioni di euro, di cui 25,04
milioni (il 55,4%) all’estero. Tutta la produzione è realizzata in Italia, presso uno stabilimento di Manas e grazie
a una rete di aziende terze che hanno sede nel distretto
marchigiano in cui lavorano complessivamente 2500
I
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persone. «La nostra è un’organizzazione a rete – aggiunge l’ad – o, se vogliamo, una sorta di “distretto nel distretto”». A Montecosaro fanno capo anche tutte le attività legate a marketing, progettazione, vendita e servizi postvendita. L’azienda esporta in 88 Paesi. Oltrefrontiera
detiene anche due consociate: nei Paesi Bassi e a San Marino. I negozi monomarca sono 30 (inclusi i due nei Caraibi e in Russia) di cui 4 in Italia: a Riccione, Cagliari,
Carbonia e Sassuolo. Inoltre si contano 12 showroom e
70 corner tra Italia ed estero. «I corner sono spazi dove
c’è una presenza significativa di Manas all’interno di
grandi punti vendita – spiega Cleto Sagripanti – e possono essere vetrine, angoli, ecc.». Nel 2006 l’azienda ha
spento 50 candeline: la sua data di nascita, infatti, risale
al 1956 quando Giuseppe, nonno dell’attuale numero
uno della società calzaturiera, aprì a Montecosaro il suo
primo laboratorio artigianale: il “Pantofolificio Santa Maria (dal nome della chiesa di Santa Maria a Pié di Chienti, che si trovava nelle vicinanze) di Giuseppe Sagripanti e figli”, affiancato dal primogenito Marino. «Mio nonno realizzò la sua idea – racconta l’ad – di produrre pantofole attraverso il processo termico
di vulcanizzazione, che rende la gomI NUMERI
ma più elastica e resistente». Nacquero così le pantofole Conchita. Dal
2002, per un triennio, Cleto SagripanSede:
ti è stato presidente dei Giovani ImMontecosaro Scalo,
prenditori dell’Anci (Associazione
provincia
Nazionale Calzaturieri Italiani); nel
di Macerata
2005 è stato eletto vicepresidente nazionale dei Giovani Imprenditori di
Dipendenti: 93
Confindustria, gruppo guidato all’epoca da Matteo Colaninno. Due anFatturato del 2009:
ni fa è entrato nel CdA dell’Universi45,17 milioni di euro,
tà di Macerata come consigliere indidi cui 25,04 milioni
pendente.
(il 55,4%) all’estero.
A proposito di cultura, cosa è Mus-e?
Export:
Nel 2008 sono entrato nel CdA delin 88 Paesi
l’associazione Mus-e. È un progetto
multiculturale europeo, presieduto
in Italia dall’imprenditore Riccardo
Garrone – patron del gruppo Erg e presidente della Sampdoria – fondato nei primi anni Novanta dal celebre violinista e direttore d’orchestra Yehudi Menuhin. Mus-e si
propone di contrastare l’emarginazione e il disagio sociale nelle scuole attraverso l’arte.
Quali categorie di artisti coinvolge?
Ci sono artisti professionisti provenienti da varie discipline, non solo in campo musicale, che favoriscono
l’espressività e l’accoglienza delle differenze. Vengono
promossi corsi di arte nelle scuole d’infanzia e primarie,
per favorire l’integrazione di bambini e ragazzi provenienti da altri continenti. Mus-e ha sedi in tutta Italia.
Cleto Sagripanti, classe 1971,
amministratore delegato di Manas Spa.
Vediamo meglio la vostra realtà. Siete nati a metà
degli anni Cinquanta, si andava verso il boom economico…
Dopo il fondatore, chi della famiglia è sbarcato in azienda?
Negli anni Sessanta entrano anche gli altri due figli del
nonno: Angelo (oggi presidente della società) e mio padre Nazzareno che, per un breve periodo, si dedicano alla produzione di calzature per bambini. Certo, siamo negli anni in cui l’economia galoppava. Il piccolo laboratorio artigianale si trasforma in una struttura produttiva più
ampia. Qualche anno dopo, nel 1972, la realtà marchigiana si chiamerà Manas, dalle iniziali dei tre figli del
fondatore, nuovi titolari dell’azienda: Marino, Angelo e
Nazzareno. Da quel periodo iniziamo a scommettere sulle calzature da donna.
In seguito…
Nel 1981 Manas diventa Spa. Le attività si allargano, e
approdano cinque nuovi soci-collaboratori con una piccola quota pro capite.
Può spiegare meglio?
Ci siamo avviati verso un processo che vede crescere
il ruolo dei manager. Vengono coinvolti dapprima quei
dipendenti che – pur non avendo legami di parentela con
la famiglia – sono cresciuti in azienda e sono depositari
di un grande patrimonio di conoscenze. Negli anni No-
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vanta c’è una diversificazione dei marchi e ci rivolgiamo
così a un pubblico femminile con stili di vita diversi.
Quali sono i vostri marchi?
Manas Lea Foscati e Manas Design sono le due linee
di punta, sia per l’Italia che per l’estero. Abbiamo anche
la linea Olimpica, nata nel 1978, usata come calzatura
tecnica per il gioco delle bocce e il tempo libero. A queste tre si aggiunge la nostra prima Collezione Manas Uomo, con cui abbiamo debuttato a Pitti Immagine 2010,
svoltasi in gennaio.
Cosa domandano i mercati esteri?
Manas Lea Foscati, che si rivolge a una donna più ricercata, ha una maggiore diffusione nei Paesi più sensibili alla moda: per esempio in Russia o in Francia, oltreché in Italia. La collezione Design, che rappresenta la linea sportiva, ha maggior penetrazione in Paesi come
Germania, Belgio, Olanda, ecc.
Quando è approdato in azienda?
E quali sono state le sue prime attività?
Ho iniziato nel 1990. Come spesso capita nelle realtà
calzaturiere della zona, i figli che entrano si dedicano subito al settore commerciale: è la posizione migliore per
formare le persone e renderle attente al prodotto e alle
dinamiche dei canali di vendita. Gli anni Novanta hanno visto il battesimo professionale della terza generazione della famiglia: oltre a me, mia sorella Lara e i miei cugini. Quanto a me, divento direttore vendite nel 1993,
quindi direttore marketing e successivamente direttore
generale. Poi ad nel 2002.
lizzare. Cioè cogliere le opportunità derivanti dal flusso
di capitali, persone e idee per competere nel mercato
globale.
I Paesi che avete raggiunto più recentemente?
Negli ultimi 3-4 anni siamo entrati bene in Cina, Corea e Giappone. Soprattutto attraverso il canale retail, facendo investimenti diretti su punti vendita a marchio
Manas.
E in India?
In India, così come in Africa, non crediamo che ci siano possibilità. In particolare per marchi fini o medio fini, come il nostro.
Com’è cambiata la domanda dopo la crisi del 2008?
Dalla crisi del 2008 assistiamo a un cambiamento nel
modo di consumare: è finita l’era del marchio a tutti i costi. Si è spostato il focus dal marchio al prodotto: il consumatore acquista più consapevolmente e criticamente.
Siete stati penalizzati?
Siamo soddisfatti del positivo riscontro da parte dei
nuovi mercati in cui siamo entrati. Ma non possiamo negare di aver perso volume. La situazione è stabile sui
mercati vocazionali quali Italia, Francia, Spagna, Inghilterra, Scandinavia e Benelux. La perdita maggiore riguarda gli Usa.
In quale epoca avete compiuto i primi passi oltrefrontiera?
Con quali prodotti?
Negli anni Sessanta arrivano le prime commesse dalla Svezia. Seguiranno, di lì a poco, Germania, Olanda e
Austria, Paesi nei quali esportavamo le pantofole, dapprima vulcanizzate, poi “montate” in tela e in pelle.
Qualche suggerimento per far crescere l’export
nel vostro settore?
Le iniziative positive nel comparto sono quelle che facilitano l’aggregazione, perché per la gran parte le imprese calzaturiere sono medio-piccole: non hanno grandi capitali da impiegare all’estero. Quindi può essere interessante creare punti vendita in cui si mettono insieme 5-6 aziende non concorrenti. Sono già stati realizzati esempi interessanti in questo senso. Come il Venetian
Fashion Group a New York.
Oggi avete circa il 55% del vostro fatturato con l’estero.
Dove, prevalentemente?
Le quote di export per aree geografiche, relativamente
all’anno 2009, sono: mercato interno, cioè Europa, 60%;
Far East, 25%; Usa e Medio Oriente il rimanente 15%. Il
nostro obiettivo non è delocalizzare, ma internaziona-
Spendete molto per il marketing?
Supportiamo in nostro brand attraverso un robusto investimento in comunicazione e marketing: circa il 12%
del fatturato annuale. Nel 2007 abbiamo avviato una proficua collaborazione con Oliviero Toscani. Il fotografo ha
realizzato per Manas un nuovo look e campagne pubbli-
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citarie, con un concetto ecosostenibile dei nuovi negozi
e in cartone.
Negozi in cartone? Anche nel Paese del Drago?
Nel 2006, quando abbiamo aperto i primi negozi monomarca in Martinica e Russia, il layout era ben diverso
da quello attuale: legno chiaro negli interni e il vecchio
logo Lea Foscati. L’anno dopo Toscani ha realizzato il restyling del vecchio marchio Manas, e anche i punti vendita hanno subito un cambiamento. Il 26 giugno 2007 è
stato inaugurato il primo punto monomarca a Pechino,
interamente realizzato in cartone. Ne seguirà un secondo nel giro di pochi giorni e un terzo a distanza di tre mesi. Oggi abbiamo 3 negozi monomarca nella capitale cinese e 1 a Shijiazhuang, a sudovest di Pechino. Per fine
giugno è prevista l’apertura di un quinto punto vendita
a Tangshan, una delle maggiori città industriali nella
stessa provincia, l’Hebei, che circonda completamente
la municipalità della capitale.
E in Russia?
Abbiamo uno showroom a Mosca e 8 punti vendita tra
Rostov e Samara. A fine maggio abbiamo aperto l’ultimo
punto monomarca a San Pietroburgo.
Dove si trovano gli altri vostri negozi all’estero?
Al momento contiamo anche 8 punti in Corea, 1 in
Serbia, 2 in Romania e 1 in Mongolia.
Cosa è importante per lo sviluppo
di un vostro punto vendita estero?
Il fattore più importante che determina il successo o il
fallimento del progetto retail è rappresentato dal partner
estero. Cerchiamo partner che credano nel nostro prodotto e nell’azienda; e che siano disposti a collaborare
in maniera attiva insieme a noi. La presenza di un ottimo partner è tra i motivi per cui abbiamo aperto in Martinica.
Lo showroom, invece, è presente
solo nelle grandi metropoli...
Prevalentemente. Ne contiamo 12: New York, Barcellona, Bruxelles, Amsterdam, Monaco, Chicago, Londra,
Stoccolma, Salonicco, Marsiglia e Mosca. Oltre, naturalmente, a Milano. Lo showroom è il punto espositivo riservato al trade, mentre il punto vendita monomarca si
rivolge al consumatore finale.
Quali sono gli eventi espositivi mondiali più importanti
per il vostro settore?
Partecipiamo ai maggiori eventi espositivi del settore:
Micam (Milano), Gds (Düsseldorf), Premium (Berlino),
fino a Pitti nel capoluogo toscano.
Premi e riconoscimenti per le attività all’estero?
Nell’ambito dei China Awards 2009, Manas è risultata vincitrice del premio “Creatori di Valore” per aver realizzato, tra le altre imprese, le migliori performance con
la Cina, operando in distretti ad alta crescita di esportazione.
I prossimi passi oltre frontiera?
I nostri prossimi obiettivi prevedono da un lato il consolidamento e la crescita in Medio Oriente e in Asia, dall’altro il mantenimento delle posizioni acquisite nei mercati interni.
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