Ci sono luoghi nel mondo dove vengono rinchiuse le persone
Transcript
Ci sono luoghi nel mondo dove vengono rinchiuse le persone
Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Ci sono luoghi nel mondo dove vengono rinchiuse le persone, senza prospettiva, senza alcun intento di “recupero”. Poi ci sono le prigioni di cui parliamo in questo speciale. Non solo ambienti senza diritti, ma dove si pratica una distruzione dell’essere umano, scientifica e senza alcuna pietà (Pag. 4-5) ECO E INNOVAZIONE PAG. 7 FAIROPHONE 2 PAG. 10 YOUMAN UBUN2PEOPLE PAG. 8 ALESSANDRO PENSO PAG. 13 U2P E NOVITA’ PAG. 18 Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Editoriale Editoriale di Daniele Bellofiore Il Presidente U2P Incomprensibile per molti di noi, ma che certamente dimostra un processo umano e psicologico, non affrontabile con leggerezza o per partito preso. Quando veniamo al mondo, siamo la “scelta di qualcun altro”, a volte un incidente, altre un sogno, altre ancora un gesto d’amore. In ogni caso non decidiamo quando, come, da chi. Nasciamo e iniziamo un grande viaggio che non abbiamo, né richiesto, né voluto. Non siamo in grado nemmeno di scegliere il luogo o la famiglia presso cui muoveremo i primi passi. Una lotteria. La vita che non abbiamo chiesto, per come la vedo io, senza il supporto della fede (fatto del tutto personale e non discriminante), non è affatto un dono. Non è qualcosa per cui ringraziare qualcun altro. Non c’è nulla di bello nel vincere o perdere un giro alla roulette. Basta pensare al fatto che possiamo precipitare in un contesto di fame o povertà. In mezzo al lusso ed alla ricchezza. Tra vio- Non farò nomi in questo editoriale, né riferimenti a casi avvenuti. Non mi spenderò nel perorare o nel criticare le scelte, di questo o quell’individuo. Su certi temi, non serve “fare riferimento” o indicare ragioni o torti. Forse è più opportuno riflettere e ragionare insieme. Ogni volta che qualcuno chiede di morire, sceglie di lasciare il cammino della vita, la prima sensazione che ho personalmente è il rispetto. Rispetto per una scelta, per qualcosa che forse sarà anche lenti, genitori amorevoli o qualsiasi altra condizione casuale. Fatta questa premessa e nel rispetto di qualsiasi idea contraria, opposta o di altra natura, torno al punto di partenza, che in realtà una domanda che mi pongo: possiamo decidere qualcosa liberamente su di noi? Io credo di si. Mi viene in mente un’altra domanda prima delle risposte che ho dato a questi pensieri. Se non decidiamo di venire al mondo, né dove questo accade, siamo almeno liberi di decidere come vivere e quando morire? Io credo di si. Penso che la risposta alle domande e la soluzione a questo impegnativo e complesso problema stia nell’espressione molto nota del “sono libero, fino a quando non vado a ledere la libertà di qualcun altro”. La conseguenza di questo principio sacrosanto è che nello scegliere il proprio modo di vivere, l’unica nota è quella di farlo nel rispetto degli altri, della legge e della comunità. Quando invece si entra nel cam- po della morte, della scelta di compiere questo gesto estremo, io penso che non ci sia invece nulla da rispettare, se non sé stessi. Dobbiamo attraversare un percorso che ci può offrire gioie e dolori, ostacoli e discese, sofferenza o felicità. Però dobbiamo anche essere liberi di scegliere quando non abbiamo più voglia di compiere questo viaggio. Ancora di più in quei casi in cui una malattia, il dolore fisico o psicologico, ci avvolgono corpo ed anima. Credo che rispettare l’essere umano, sia innanzi tutto l’accettazione delle sue scelte, anche quelle più estreme. Specialmente quando non toccano la vita delle altre persone. Non c’è nulla da concedere o meglio, non dovrebbe esserci nulla da concedere in questo ambito. Dovremmo solo rispettare l’unica vera e grande scelta che possiamo compiere nella vita. Come ho scritto altrove “Libertà e coraggio, sono le ali che guidano le nostre scelte” . HUMAN FOOTPRINTS è un Magazine autoprodotto ed autofinanziato, che non utilizza fondi pubblici. Per sostenere l’iniziativa, per valorizzare una stampa libera e senza limiti di parte, potete dare il vostro contributo scrivendoci a [email protected] o contattandoci attraverso il nostro sito internet www.u2p.it 2 Per essere presente su HUMAN FOOTPRINTS è sufficiente inviare una mail a [email protected] Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Indice In questo numero - Human Footprints Editoriale: Possiamo almeno decidere quando morire? Speciale diritti umani: carceri nel Mondo Pag. 2 Pag. 4-5 Spazio collaborazioni Ubun2people Pag. 6 Eco e innovazione: Ambientalisti in Sudamerica: record di omicidi Pag. 7 Youman: valore per la comunità Pag. 8 Arte - Cinema - Musica Pag. 9 Ubun2 economia - Fairphone 2: quando il telefono diventa solidale Pag. 10 Ubun2 Economia - Iva dimezzata, se ripari l’abito Nigeria: 20Mld per il gas Zimbabwe Sviluppo Pag. 11 Il volto umano: Come dare valore al vostro sostegno Pag. 12 Storie: Alessandro Penso - La fotografia è come una pistola Pag. 13 Tracce per essere umani: Da immigrato ad imprenditore. Ed ora… Pag. 14 Domande&Risposte Pag. 15 Spazio Sponsor Ubun2people: Assoapi - Divisione Formazione Pag. 16 Casi di successo: Progetto QUID, dagli scarti nuove opportunità Pag. 17 Visioni di insieme: U2P e novità Pag. 18 Eventi - Cucina - Viaggi Pag. 19 Sport - Veri campioni Pag. 20 Informazioni editoriali Human Footprints - Autoproduzione Ubun2people Onlus Via Salvatore Scoca, 14 - 00139 Roma (RM) Responsabile edizioni: Daniele Bellofiore - Responsabile Grafica: Lidia Vignola Mail: [email protected] Sito web: www.u2p.it 3 Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Speciale Diritti Umani Pare uno scorcio di vita di un lager nazista. O di un gulag di Joseph Stalin in Unione sovietica. Invece lo scatto che ha immortalato l'orrore del carcere di Butyrskaja nel centro di Mosca rappresenta la Russia di Vladimir Putin. La foto, che risale al 2009 quando il presidente era premier e al Cremlino sedeva da un anno l'attuale primo ministro Dmitrij Medvedev, è un colpo molto duro per il governo russo, soprattutto per la sua immagine internazionale. Anche perché contribuisce a rendere ancora più tetro il caso "Questo è l'inferno. Finire in carcere ad Haiti ti fa uscire pazzo se non ti uccide prima." Sono le parole di Vangeliste Bazile, accusato di omicidio è uno dei detenuti in attesa di giudizio nel Penitenziario Nazionale di Port-auPrince a Haiti, come lui l'80 per cento dei prigionieri aspetta di essere sentito da un giudice, un'attesa che può durare indefinitamente. "Temo che non vedrò un giudice finché non sarò vecchio” dice Paul Stenlove, 21 anni, in carcere da 11 mesi. I detenuti si accalcano intorno ai reporter dell'Associated Press entrati per verificare le denunce levate dagli avvocati e dagli attivisti per i diritti umani. Il 40 per cento degli 11mila detenuti di tutto il paese sono rinchiusi in questa fornace decrepita e maleodorante situata a pochi passi dalla sede del governo. Sovraffollamento, malnutrizione e malattie infet- 4 2 Magnitskij, il giovane avvocato russo che aveva denunciato la macchina della corruzione dei vertici di Gazprom, morto misteriosamente durante la detenzione. Prima di morire, infatti, l'uomo aveva trascorso un lungo periodo proprio a Butyrskaja. E grazie all'immagine pubblicata dal quotidiano britannico Daily Mail, tornano d'attualità le rivelazioni di Bill Browder, datore di lavoro di Magnitskij, che aveva denunciato lo stato drammatico della detenzione. «Fu costretto come gli altri detenuti», disse qualche tempo fa, «a mangiare cibo avariato, con larve di scarafaggio dentro alle scodelle di metallo. Poi veniva regolarmente picchiato e torturato». Lo scatto mette quindi in imbarazzo il Cremlino, che ha recentemente avviato un'inchiesta sul caso Magnitskij, come richiesto dal Consiglio d'Europa. La Russia continua a parlare di morte naturale, anche se ha ammesso la possibilità che ci sia stato qualche errore di valutazione da parte dei medici delle prigioni, visto che l'uomo soffriva di gravi problemi gastrici. Inoltre la foto della prigione di Butyrskaja rende ancor più pressanti le richieste di Usa e Gran Bretagna che chiedono all'Unione europea la 'Magnitskij list', ovvero l'elenco di funzionari e manager di Stato russi cui vietare l'accesso in Europa e Stati Uniti. Il giovane avvocato, arrestato con l'accusa di frode fiscale, era infatti diventato anche un testimone per fare luce su alcuni affari di Gazprom. E la sua morte improvvisa ha lasciato troppe ombre. Che si fanno ancora più cupe con la foto pubblicata dalla stampa britannica. (Lettera 43) tive stanno provocando una lenta strage. Sono 21 gli uomini deceduti nel Penitanziario solo nell'ultimo mese. "E' il peggior tasso di morti prevedibili che abbia mai visto" dice John May, un medico americano che fa volontariato nell'isola con la sua associazione. Brian Concannon, direttore di un istituto nonprofit per la "Giustizia e democrazia" ad Haiti dice: "Il grave sovraffollamento è dovuto in parte alla corruzione rampante. Giudici, pubblici ministeri e avvocati alimenta- no un giro di mazzette che crea un circolo vizioso infernale: "Se 9 detenuti su 10 sono dentro in carcerazione preventiva e la persona non ha speranza di avere un giusto processo per anni, la famiglia fuori cercherà un modo per raccogliere il denaro sufficiente a pagare le tangenti necessarie a farlo uscire, a prescindere dal fatto se sia innocente o no." In questo scenario dell'orrore c'è chi tenta di dare almeno una degna sepoltura ai morti. Danton Leger, procuratore capo di Port-au-Prince ha organizzato le sepolture occupandosi anche dei fiori, prima i corpi di chi moriva dentro le mura del carcere venivano gettati in una discarica: "Qui le persone sono costrette a vivere come degli animali, almeno che vengano sepolti come esseri umani." Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Speciale Diritti Umani “I detenuti dormono sui gradini di una scala all'interno del carcere di Quezon City di notte a Manila. Le condizioni stanno peggiorando, da quando la polizia ha intrapreso una guerra senza precedenti contro il crimine. Ci sono 3.800 detenuti presso il carcere, che è stato costruito sedici anni fa, mentre la capienza prevista era di 800 persone. Gli uomini, sono costretti a dormire a turno direttamente sul pavimento di cemento rovinato di un campo da basket all'aperto” Questa è la descrizione della fotografia, vincitrice del 3° premio al World Press Photo. Un’immagine che racconta da sola, la distanza tra i diritti umani che dovrebbero essere garantiti a tutti e la realtà dei fatti, che nell’indifferenza generale, pone l’essere umano in una condizione raccapricciante. Quando sentiamo parlare di “civiltà occidentale” e guardiamo alla condizione delle nostre carceri, dobbiamo renderci conto, che il problema non è solo politico, ma sociale e riguarda tutti noi In Italia sono 65.701 i detenuti reclusi (compresi anche quelli in semilibertà) nei 206 istituti di pena del nostro paese, a fronte di una capienza regolamentare di 47,040 posti. La questione del sovraffollamento, per la quale l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel gennaio scorso, non è però l’unico problema. Per quanto sia uno dei più gravi, da anni gli operatori penitenziari, i volontari e tutti coloro che visitano le carceri italiane denunciano la diffusa violazione dei diritti e della dignità delle persone detenute. Le criticità sono tantissime, tra cui vanno ricordati: l’elevato numero di decessi e di suicidi: nel solo 2012 sono stati registrati almeno 154 morti nelle carceri italiane, di cui 60 suicidi l’anomalia tutta italiana di un sistema penitenziario in cui più del 40% delle persone in carcere sono detenuti in attesa di giudizio la mancanza di opportunità di lavoro e formazione che, per legge, dovrebbero essere obbligatorie per tutti i detenuti condannati come elemento fondamentale per costruire il reinserimento sociale alla fine della pena: si è scelto invece di tagliare pesantemente su questa voce, visto che le risorse ministeriali per le “mercedi” (cioè la retribuzione del lavoro interno agli istituti) sono scese dagli 11milioni di euro del 2010 a 3milioni nel 2012 l’elevata presenza in carcere di persone con problemi di consumo o abuso di sostanze stupefacenti o per violazione della normativa sulle droghe: secondo dati recenti del Consiglio d’Europa il 38,4 per cento della popolazione detenuta in Italia è in carcere per questo, mentre in Francia, Germania o Inghilterra questa percentuale è di circa il 15 per cento la diffusione di problematiche sanitarie e soprattutto di varie forme di disagio psichico tra la popolazione detenuta: solo limitandosi ai casi presi in carico dal servizio sanitario interno alle carceri, circa un quarto delle persone detenute manifesta gravi forme di disturbo psichico la forte discriminazione dei detenuti stranieri che, rispetto agli italiani, faticano molto di più ad accedere alle misure alternative alla detenzione lo scarsissimo investimento di risorse e di personale sugli aspetti trattamentali e non solo custodiali della pena detentiva. 5 Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Spazio collaborazioni Ubun2people Sponsorizzare U2P Sponsorizzare e sostenere Ubun2people, significa promuovere un progetto concreto e dalle finalità sociali importanti. Noi promuoviamo e valorizziamo le aziende, che fanno dell’impegno sociale uno dei cardini della loro attività, perché riteniamo che il Mondo si possa cambiare, attraverso il “talento” di ciascuno. Dare visibilità e voce alle imprese che vogliono 6 prendere parte al cambiamento, è parte integrante delle nostre attività. Inoltre sono molti i vantaggi che un’azienda può avere, attraverso la collaborazione con noi. Servizi e attività da noi sviluppate, nell’ottica di una crescita condivisa. Per saperne di più, visitare il sito www.u2p.it o scrivere a [email protected]. Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Eco e Innovazione Recentemente sono stati uccisi 185 attivisti. Più della metà di loro tra Sud e Centro America. Colpa delle mafie e degli interessi di multinazionali e allevatori. dall'abbondanza del Sud America e dai bassissimi costi di produzione. E qualcuno è disposto a tutto pur di perseguire i propri affari e incrementare il profitto, ha spiegato all'Economist David Kaimowitz della Ford Foundation. Se si è ambientalisti, non esiste posto peggiore dell'America Latina per vivere e operare. Secondo un report recentemente pubblicato dalla Ong Global Witness, 185 attivisti ambientali sono stati uccisi in tutto il mondo nel 2015, il 59% in più rispetto all'anno prima. Le nuove tecnologie hanno nuovi fronti di battaglia. I fagioli di soia creati per crescere in climi tropicali hanno incoraggiato gli agricoltori a rimpiazzare gli allevatori di bestiame, che di contro si sono mossi dentro la foresta pluviale. Più della metà di questi omicidi è avvenuto in America Latina. Nel solo Brasile sono state 50 le vittime, ma è l'Honduras il Paese più pericoloso, con 123 morti dal 2010, il numero più alto se rapportato alla popolazione locale. Piccoli cercatori possono estrarre l'oro direttamente dal suolo invece che andare alla ricerca di pepite, e questo ha creato nuove aree di sfruttamento, come San Rafael de Flores, nel Sud Est del Guatemala, dove diversi attivisti sono stati uccisi. UN TERZO INDIGENO VITTIME SENZA GIUSTIZIA DELLE VITTIME È È qui che nel marzo 2016 è stata uccisa Berta Cáceres, una leader indigena nella lotta alle dighe e alle piantagioni estensive. Come indigeno era Isindro Baldenegro Lóopez, fattore e capo dei Tarahumara, popolazione indigene del Nord del Messico, ucciso il 15 gennaio 2017 dopo aver speso gran parte della sua vita a battersi contro la deforestazione illegale nella Sierra Madre. Un terzo degli ambientalisti uccisi fanno parte di gruppi indigeni che difendono il loro stile di vita tradizionale andando spesso a scontrarsi con gruppi di potere interessati allo sfruttamento intensivo delle risorse del Continente. Imprese di ogni sorta, dalle multinazionali alle mafie, sono attratte 7 E molte di queste vittime rimangono senza giustizia. Secondo la polizia, Berta Cáceres è morta nel corso di una tentata rapina. Otto sospetti sono stati arrestati, compresi alcuni ufficiali militari in attività o ritirati e due impiegati dell'azienda che sta costruendo la diga a cui lei si opponeva. Ma il governo dell'Honduras deve ancora dare l'ordine di aprire un'inchiesta sui mandanti dell'omicidio e la compagnia nega qualsiasi tipo di coinvolgimento. Il governatore del Chihuahua, lo Stato messicano in cui è stato ucciso Isindro Baldenegro, ha detto di volere un'inchiesta, ma sono pochissimi i progressi fatti fino a oggi. SE IL MORTO È STRANIERO IL CASO SI RISOLVE Arrivare a un esito positivo di un'indagine è più semplice se la vittima è straniera, come nel caso di Dorothy Stang, suora americana che si batteva per la salvaguardia della Foresta Amazzonica, uccisa in Brasile nel 2005, conclusosi con la Condanna dell'assassino e dell'allevatore che l'aveva ingaggiato. I GOVERNI CONTRO GLI INDIGENI Anzi, spesso sono gli stessi governi a opporsi agli attivisti, nonostante molti di questi Paesi abbiano siglato una convenzione tracciata dall'Organizzazione internazionale del lavoro che prevede la consultazione dei gruppi interessati ai vari progetti industriali e infrastrutturali. Nel dicembre del 2016, l'Ecuador ha annunciato la chiusura di Acción Ecológica, il gruppo che sosteneva la popolazione dei Shuar nella lotta contro l'apertura di una miniera di rame, accusandolo di incitare alla violenza. Il parlamento brasiliano sta valutando una nuova legge che secondo gli attivisti potrebbe prevenire la creazione di nuove riserve indigene. Mentre gli attivisti continuano a morire. (Lettera 43) Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Focus Progetti Ubun2people Progetti moderni rivolti ai minori nei paesi emergenti. Una spinta per la crescita della comunità locale. Produrre valore, oltre che offrire solidarietà. Questa è la “rivoluzione” di Ubun2people con Youman. Sarà un “modello” non un progetto a sé. In Africa e nel Mondo, si trovano moltissime strutture di accoglienza e sostegno ai minori. Orfanotrofi, case famiglia, progetti per il sostegno psicologico o scolastico; tantissime realtà, in alcuni casi molto valide, spesso un modo per sfruttare la sensibilità dei donatori o trovare un comodo mezzo di sostentamento per i fondatori. In realtà a prescindere dall’efficacia e dalle finalità, quello che abbiamo riscontrato nel corso di diversi viaggi e visite in molti paesi del mondo, è uno scollamento tra la comunità locale e il progetto in questione; in particolare le persone che vivono e lavorano intorno alle strutture, pur riconoscendo il valore umano dell’iniziativa, non riescono a percepirne un reale valore, né l’effetto su di loro. In effetti questa sensazione è spesso corretta, visto che anche i progetti più meritevoli, si limitano a fornire ospitalità, istruzione e vitto ai minori beneficiari. Tutte cose utilissime e fondamentali, ma certamente elementi che non creano coinvolgimento. Con il progetto Youman, la nostra associazione si propone invece di rendere partecipe la comunità locale e di far diventare il progetto un vero e proprio strumento di sviluppo economico per tutti. Immaginiamo una realtà che si occupi di accoglienza ai minori, dove siano previste figure 8 professionali per assisterli da tutti i punti di vista, in cui i bambini possano crescere consapevoli di avere un’opportunità alla fine del loro p e rc or s o ne ll ’ o rf an o tro fi o . Aggiungiamo a questo la possibilità per loro di poter ricevere assistenza psicologica ed orientamento scolastico e post scolastico. Ora proviamo a pensare che questa struttura è anche sostenibile a livello ambientale, producendo energia pulita e autosufficiente per diversi prodotti alimentari e fondamentali per la vita degli “ospiti”. Infine immaginiamo qualche mezzo di trasporto, un orto, qualche animale per latte, carne e uova. Facendo questo “viaggio mentale” abbiamo pensato ad un progetto “tradizionale” (fatto salvo forse l’aspetto dell’ eco sostenibilità) di ottimo livello. Per molti sarebbe un risultato importante, ma per noi di Ubun2people è il punto di partenza. La base dell’iniziativa. Noi vogliamo che la comunità locale sia coinvolta, già dalle prime fasi, quelle di progettazione e costruzione. Utilizzare la mano d’opera locale, i professionisti presenti, è un’occasione per dare lavoro e formare alcuni elementi su attività nuove e particolari. Inoltre tutta la produzione della struttura, in eccesso e sovrabbondante, potrà essere distribuita gratuitamente alla comunità circostante, andando a sostenere quelle famiglie e persone, che non hanno cibo a sufficienza o accesso alla corrente elettrica. Questo perché nella nostra idea c’è la ferma intenzione di fornire all’esterno, senza alcun costo, sia energia, che prodotti e beni. Ma non finisce qui. I mezzi di trasporto che avremo, quando non saranno impegnati coi nostri bambini, potranno essere utili per le persone che vivono e lavorano intorno all’orfanotrofio e potremo fornire anche un’assistenza qualificata e dedicata alle famiglie con bambini piccoli. In che modo? Quando i nostri bambini usciranno la mattina presto per andare a scuola, liberando quindi gli spazi comuni, daremo la possibilità alle famiglie di venire a lasciare i loro figli, prima di andare a lavorare. I minori quindi saranno seguiti e pur non frequentando la scuola (che comunque perderebbero, vista l’impossibilità delle famiglie di farli andare) otterranno assistenza, protezione e cura. Questo è Youman. Un progetto che vuole uscire dalle logiche tradizionali di semplice accoglienza, per proiettarsi in quella che Daniele Bellofiore (Presidente U2P) definisce “La nuova frontiera dei progetti moderni. Un modo per estendere i benefici di un progetto sociale, agli aspetti economici delle comunità in crisi”. Su Youman sono disponibili diverse informazioni sul sito internet www.u2p.it e chiedendo via mail notizie al nostro staff. Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Arte - Cinema - Musica L’evento dell’1° luglio al Parco Enzo Ferrari di Modena è ufficialmente lo show musicale con più spettatori paganti della storia del Vecchio Continente. A pochi giorni dalla messa in vendita dei biglietti, è arrivato un record bellissimo per Vasco Rossi. Il suo concerto del prossimo 1° luglio al Parco Enzo Ferrari di Modena è diventato ufficialmente lo show musicale con più spettatori paganti della storia in Europa. Per l’evento, che celebra i 40 anni del rocker, sono stati venduti 180mila biglietti in poche ore. È stato così scalzato il detentore del record europeo, il rivale Ligabue, che a Campovolo aveva portato 165mila spettatori. E il più visto di sempre nel mondo? Il record assoluto spetta agli A-Ha. Era il 1991, a Rio de Janeiro in Brasile. Il gruppo norvegese della mitica Take on Me suonò davanti a 198mila spettatori. Nella classifica mondiale, seguono Tina Turner, con 188mila persone (1988) e Paul McCartney, 185mila (1990). Questo vuol dire che il Blasco ha battuto, per numeri di spettatori, leggende della musica dal vivo come gli U2 e Bruce Springsteen. Niente male, come primo regalo per i 40 anni di carriera. Intanto, il secondary ticketing continua a sfidare le ire di Vasco e del suo staff, nono- stante le misure prese per combatterlo. Su Viagogo, uno dei principali rivenditori di biglietti di seconda mano, sono apparsi in vendita quelli del concerto di Vasco, Pit 1, all’incredibile cifra di 2474 euro l’uno. Lo staff di Vasco ha solo chiesto ancora una volta di non comprare “su siti dove speculano sulle vostre passioni”. (Radio 105) Siamo abituati ormai a sentire parlare di guerra, orrore, stragi, mentre immagini sempre più crudeli passano sui teleschermi come se nulla fosse. Ci indignano, sconvolgiamo, diciamo che è orribile, per poi prendere il telecomando e cambiare canale. E quando non sentiamo parlare di questi tragici scenari, sembra che tutto vada bene. Per pochi istanti, il mondo procede senza che nessuno ammazzi l’altro. Ma non è così. Come nel caso del Ruanda, Paese africano per mesi tormentato da un genocidio abominevole che macchiò indelebilmente il proprio suolo e ignorato quasi totalmente dall’Occidente. La storia la racconta con intensa drammaticità il film Hotel Rwanda (2004), diretto da Terry George e girato 10 anni dopo la fine di questo spargimento di sangue senza freno. Protagonista è Paul Rusesabagina (Don Cheadle), personaggio esistito realmente che diede rifugio a circa 1200 profughi ugandesi nell’Hotel Des Milles Collines di Kingali, di cui era direttore. La vicenda è una delle più abominevoli del ‘900: l’etnia Hutu e quella Tutsi erano in lotta fra di loro fin dal periodo di dominazione belga, e furono gli stessi europei a crearle arbitrariamente. I belgi preferirono sempre i Tutsi, ma quando se ne andarono al potere rimasero gli Hutu e un sentimento di vendetta violenta scoppiò senza ostacoli. Fino al 1994, quando l’assassinio del Presidente del Ruanda diede l’espediente a quest’ultimi di aprire apertamente il fuoco contro i rivali, nonostante nel Paese ci fossero i Caschi Blu dell’Onu per mantenere la pace. In questo scenario di assoluta violenza vissero Paul e sua moglie Tatiana (Sophie Okonedo). Lui di etnia Hutu, lei Tutsi, ma fino ad allora non avevano avuto eccessivi problemi. Anzi, lui stesso era un personaggio importante, direttore dell’hotel che ospitava la stampa e i diplomatici stranieri, protetto un po’ da tutti grazie ai favori che riusciva a fare a generali e politici. Ma con lo scoppio della guerra civile, tutto cambiò: i suoi vecchi amici gli si torsero contro piano piano, accusandolo di dare riparo ai “nemici”. Nemmeno la presenza di forze internazionali riuscì a impedire lo scoppio del massacro: alcuni Caschi Blu vennero uccisi, mentre l’Occidente inviò truppe, sì, ma solo per riportare a casa i propri connazionali. Rimasti soli, Rusesabagina si trovò ad ospitare centinaia e centinaia di profughi, supplicando in ogni modo le sue conoscenze all’estero per aiuti. Alla fine, l’Onu riuscì a scortare lui, la sua famiglia e gli ospiti dell’hotel in un campo profughi, per poi essere trasferiti in Europa. L’orrore che esce dalla pellicola Di Terry George non ha parole. È un grido sordo che si perde nel silenzio della morte, tra gli oltre mezzo milione di corpi privi di vita che subirono la più grave conseguenza del conflitto. Con loro, in migliaia furono le persone mutilate, torturate, rimaste orfane, con l’esistenza cancellata per sempre dalla piaga dell’odio. Con una pellicola simile, gli inviti a non commettere più gli stessi errori dopo la Seconda Guerra Mondiale possono veramente sembrare fiato sprecato, ma l’esempio di Paul Rusesabagina non va assolutamente cancellato. Perché anche se la fine del film può sembrare un po’ troppo buonista, ciò che ha fatto deve essere d’esempio per tutti, per quel maledetto giorno in cui l’inferno tornerà a scoppiare sulla Terra. (Sugarpulp.it) 9 Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Ubun2 Economia Può un cellulare essere realizzato secondo principi etici nella scelta dei materiali e nel processo di produzione? Fairphone assicura di si. Il primo cellulare con la coscienza pulita Non è una novità, eppure molti lo ignorano. Il cellulare che avete per le mani è fatto in Cina, ma i suoi materiali, la maggior parte delle componenti preziose - oro, stagno, tungsteno - provengono da zone di guerra in Africa e spesso i suoi metalli sono scavati a mani nude da bambini. Uno di questi è il famigerato Coltan, estratto prevalentemente nella regione del Congo, e commerciato da organizzazioni criminali e paramilitari che finanziano guerre. Una catena che la giovane società olandese Fairphone intende spezzare attraverso il principio del commercio equo e solidale, il "fair trade" appunto, applicato su un telefono di ultima generazione, robusto, efficiente, ma sopratutto con la coscienza pulita. Il telefono si chiama Fairphone2 ed è il secondo modello di questo dispositivo etico appena messo in vendita sul sito dell'azienda: ha il sistema operativo Android, è un 4G, monta un processore di ultimissima generazione e la doppia SIM. Costa, in pre ordine, 529€ ed è concepito per essere modificato sia a livello software che a livello hardware perché le parti che si usurano possono essere sostituite facilmente. Come per i prodotti alimentari etici e sostenibili, la filiera produttiva è controllata attraverso accordi con fornitori che garantiscono adeguate garanzie di rispettare l'ambiente, i diritti dei lavoratori, la libera concorrenza e le leggi statuali. Nello specifico Fairphone garantisce di usare solo "conflict-free minerals", ovvero minerali la cui raccolta non produca conflitti e guerre né nella zona del Congo né altrove. Ma i ragazzi di Fairphone sono andati oltre la semplice produzione. Hanno cominciato a importare telefonini buttati per recuperarne i materiali da usare nel Fairphone e hanno cominciato a vendere attraverso il proprio sito i ricambi per il telefonino offrendo dei tutorial per imparare a sostituirne le parti usurate, comprese le istruzioni per stampare in 3D la cover dei telefonini. Un'idea per generare indotto anche dai rifiuti e per rendere durevole il telefonino. Dal loro sito hanno già prevenduto oltre ottomila Fairphone2. Un'idea vincente, che coniuga profitto e equità, con la speranza che possa essere presa ad esempio dai grandi produttori di tecnologia. (Marco Trabucchi - Vanity Fair) 10 Focus: le esigenze delle imprese per l’internazionalizzazione Ubun2people da diversi mesi sta sondando il terreno con le centinaia di aziende incontrate e contattate, per verificare quali siano le principali necessità e criticità per andare all’estero, investendo e ampliando la propria presenza sul mercato. Sono molte le risposte ricevute. In alcuni casi l’insicurezza verso l’affidabilità dei clienti, la distanza geografica e le differenze normative, il timore di non riuscire a farsi pagare e così via. In realtà su questi aspetti si può lavorare e ci sono diversi strumenti che noi stessi, mettiamo a disposizione dei nostri sponsor e partner, per superarli. L’esigenza principale è invece stata da noi riscontrata, proprio evidenziando il nostro punto di forza: la concretezza. Molte imprese non hanno difficoltà a trovare potenziali contatti commerciali, partner all’estero e realtà con cui innescare proficui scambi commerciali o lavori importanti; ciò che frena la PMI sono i servizi sul campo, i contatti locali, le garanzie e qualcosa che vada oltre il semplice convegno, workshop o evento istituzionale. Ubun2people sta ricevendo interesse ed attenzione proprio su questi aspetti, che sono l’obiettivo principale della sua azione di mediazione economica. Andare oltre la ricerca del contatto, fornendo servizi strategici ed operativi concreti e diretti sul campo. Proprio là dove verrà sviluppato il lavoro e il business del partner. Per info e contatti: [email protected] Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Ubun2 Economia Il governo della Svezia ha approvato nuovi incentivi per combattere il consumismo e spingere i cittadini ad acquistare in modo più consapevole. Per combattere la “cultura consumistica”, la Svezia ha annunciato la riduzione delle tasse sul lavoro effettuato per riparare vestiti, biciclette, frigoriferi e lavatrici. Sulle bici e i capi di abbigliamento, l’IVA passa dal 25 al 12 per cento mentre per la riparazione degli elettrodomestici è prevista la restituzione dell’imposta. Gli incentivi puntano a ridurre l’impatto ambientale delle cose acquistate dagli Svedesi. Il paese si è posto obiettivi ambiziosi per ridurre le emissioni responsabili dell’effetto serra e le scelte effettuate dai consumatori possono avere un impatto decisivo. Le nuove misure costeranno allo Stato 54 milioni di dollari in tasse non prelevate, ma questa perdita sarà più Il vicepresidente della Nigeria, Yemi Osinbajo, ha annunciato un piano di sviluppo industriale da 20 miliardi di dollari. Il piano è stato chiamato Gas Revolution Industrial Park e prevede investimenti legati all’industria del gas. Il progetto si trova in una fase relativamente avanzata e sono stati individuati diversi partner internazionali. Tra questi: GSE&C (Corea del Sud), China development Bank, Power China ed altre società cinesi e degli Emirati Arabi Uniti. Il Parco industriale sarà realizzato a Ogidigben (Delta State) ed è pensato per diventare un hub regionale per il settore del gas. Disporrà di 2700 ettari di terra e ospiterà impianti per la produzio- 11 che controbilanciata da una nuova tassa sui componenti chimici dannosi presenti negli elettrodomestici. Diffondere la pratica del riparare potrebbe dunque espandere il mercato del lavoro e ridurre la disoccupazione. I servizi di riparazione spesso richiedono grandi abilità manuali ma un’educazione scolastica non particolarmente elevata, andando a coprire la richiesta di lavoro di una parte cospicua di operai. un esempio che va nella stessa direzione. Lavorare meglio, in condizioni migliori, consumando meno, produce effetti benefici su grande scala. Per quanto concerne i modelli di consumo, la Svezia sta puntando verso un’economia basata sulla condivisione, condivisione dei mezzi di trasporto, innanzitutto. Uno degli obiettivi del provvedimento è anche quello di ridurre le emissioni degli altri paesi, non direttamente controllati dalla Svezia. La Svezia vuole essere il leader dello sviluppo sostenibile, a livello globale. Anche il modello di giornata lavorativa di sei ore è ne di fertilizzanti, metanolo, prodotti petrolchimici, alluminio; sarà inoltre una tax free zone. Al di là degli investimenti previsti, la nuova struttura dovrebbe generare 250.000 posti di lavoro diretti e indiretti. Inizialmente ideato dalla NNPC, il Parco industriale si troverà a 60 chilometri da Warri e a un chilometro dalla base operativa di Chevron Nigeria Limited. Farà riferimento inoltre alle riserve di gas di Odidi, Okan, Forcados, tutte situate nel raggio di 50 chilometri. (Africa e affari) La Banca africana per lo Sviluppo (AfDB) ha assicurato al governo dello Zimbabwe 26,5 milioni di dollari americani per il finanziamento di tre progetti allo sviluppo che riguardano rispettivamente il supporto a giovani e donne, la riforma delle imprese pubbliche e il rafforzamento della distribuzione energetica. “Lo sviluppo di questi programmi prevede il coinvolgimento di numerosi attori: Governo, società civile e settore privato che necessitano il massimo della coordinazione tra loro per una efficace realizzazione del progetto che sarà supervisionato dal Ministero delle Finanze e dello Sviluppo economico loca- le”, ha detto Mary Monyau, economista dell’AfDB responsabile per lo Zimbabwe. Il programma di rafforzamento della distribuzione energetica, che prevede uno stanziamento di 18,4 milioni di euro, consiste nella costruzione di una linea di trasmissione lunga 85 chilometri che collega la stazione energetica di Alaska alla città di Karoi. “Una volta terminato garantirà elettricità in tutta l’area, accesso ad acqua potabile, maggiore produttività agricola, quindi un reale miglioramenti di vita per i cittadini delle città di Karoi, Hurungwe e Makonde” ha detto Mary Monyau. (Africa e affari) Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Il volto umano Fare la nostra tessera, oltre che fornire supporto concreto è anche un modo per garantirsi vantaggi, sconti ed agevolazioni. Ma è sufficiente? Il volto umano questa volta si occupa e racconta dei nostri tesserati ed associati. Si interessa di coloro che attraverso il loro contributo, non solo danno forza e sostegno ad Ubun2people, ma sono anche in grado di essere protagonisti del processo di cambiamento che U2P sta avviando. Siamo felici dell’aiuto economico, così come della presenza di molti tesserati sui social network e i vari ca n a li di c o mu ni c a zi o ne dell’associazione. Pensiamo però che una maggiore partecipazione a livello di idee, proposte, impegno personale, possa dare grandi soddisfazioni a tutti. Ci sono molte attività, sui progetti, sulle iniziative sociali, sugli eventi, in cui una m a g gi o r e p a r t e c i p a z i o n e , porterebbe tanti ad avvicinarsi con curiosità e interesse ad Ubun2people. Il volto umano del tesserato U2P deve emergere, così come le foto che vengono pubblicate per i progetti o i video delle missioni o la campagna sviluppata per Mosa Kahil e le sue chitarrine. Vogliamo sentire sempre maggiore presenza dei nostri associati, non solo perché il costante contatto è garanzia di buon funzionamento della “macchina U2P”, ma anche perché avere molte idee da condividere, discutere e valutare, arricchisce tutti. Noi, voi ed i beneficiari dei progetti. Quando parliamo come valore fondante di U2P della “condivisione” o tra i principi ispiratori del “coinvolgimento”, ci riferiamo proprio a questo. Ecco perché anche questo Magazine mensile. Ecco perché i social, il sito e tanti altri strumenti che stiamo aggiornando costantemente per tutti voi. Con il crescere degli associati, verrà organizzata un’assemblea e per coloro che saranno lontani, ci sarà modo di assistere e partecipare via Skype. Insomma noi vogliamo rendervi partecipi, di tutto. Perché è grazie a voi che possiamo continuare il nostro cammino. Come sapete infine, per Ubun2people è fondamentale la trasparenza e quindi il raccontare cosa viene fatto, il buon uso dei fondi, la netta distinzione del nostro percorso, rispetto a quello delle grandi ONG tradizionali. Conoscete questi aspetti? Dopo diverse settimane in cui abbiamo valutato la situazione di Timothy, il ragazzo che stavamo sostenendo per andare a scuola dopo l’allontanamento dal progetto di Njoro, siamo giunti ad una conclusione, basata anche sulle vostre opinioni e risposte. Ringraziamo ancora una volta tutti i tesserati che hanno speso un po’ di tempo per esprimersi in merito alla questione ed hanno partecipato attraverso il loro parere. Abbiamo svolto diverse attività prima di giungere ad una conclusione. Ali Rashid, il nostro contatto locale, ha parlato con il ragazzo e con la scuola, è stato sul posto per verificare la situazione e ci ha riportato che, quanto emerso (uso di droghe e cattive frequentazioni) corrisponde al vero. Inoltre abbiamo ragionato e considerato tutte le possibili alternative. Infine abbiamo chiesto ai nostri associati una loro opinione. Il ragazzo era stato da me direttamente avvisato delle conseguenze, in caso si fossero ripetute le stesse problematiche ed era cosciente di ciò che sarebbe avvenuto. Molti di voi ci hanno proposto di continuare a sostenerlo, dando l’ennesima possibilità al ragazzo, mentre altri ci suggerivano di orientare meglio i fondi, dando anche un messaggio chiaro al ragazzo. Alla fine credo che la soluzione migliore sia rispettare noi stessi e 12 Desiderate approfondirli? Perché per noi è davvero importante avere dei tesserati, che siano consci di ciò che supportano, ne conoscano regole, valori e principi, oltre alle iniziative. Una partecipazione consapevole, dal volto umano appunto, è quella che farà la differenza nel Mondo. E’ la distinzione tra chi fa tesseramenti di massa e chi invece basa le proprie campagne sui contenuti. E’ la linea di confine, tra chi ottiene donazioni per una bella foto e chi invece lavora sui casi concreti affrontati. Vogliamo dire basta, in modo concreto e serio, alla cooperazione degli sprechi e delle ONG mangia soldi? Lavoriamo allora, mostrando tutti senza paura né vergogna, il nostro volto umano. (Daniele Bellofiore) tutti coloro che hanno bisogno di aiuto, come lui, ma che dimostrano maggiore sensibilità nel riconoscere quanto viene fatto. Non sosterremo il ragazzo quest’anno per la scuola, orientando le risorse su beneficiari più consapevoli e su altrettanto difficili situazioni. Però non abbandoneremo Timothy, perché questo sarebbe scorretto e contro i nostri principi fondanti. Andrà a scuola gratuitamente, in una struttura pubblica e noi proveremo a dargli qualche piccolo lavoro da svolgere nel tempo libero, per responsabilizzarlo e fargli guadagnare qualche soldo, che gli farà cogliere il valore dell’impegno e della partecipazione. Poi, in base al suo comportamento e alle sue scelte di vita, decideremo come proseguire il cammino con lui. “Nessuno resta indietro”, ma non possiamo caricare sulle spalle di altre persone e situazioni di bisogno, il peso di reiterati comportamenti scorretti. Ubun2people cerca sempre di trovare soluzioni che facciano crescere, anche nell’anima, le persone con cui si relaziona. Ringrazio tutti coloro che hanno mandato la loro opinione e chi ci ha dato una mano a sostenere il ragazzo fino a questo momento. E’ per noi importante mostrarvi una gestione dei fondi ragionata ed oculata. Scelte eque e formative, sempre nell’ottica di costruire processi di sviluppo, in cui i beneficiari stessi, siano consapevoli e coinvolti. Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Storie Citando una delle sue frasi, che testualmente dice “La fotografia è un po’ come una pistola, buona o cattiva, dipende dall’uso che se ne fa”, emergono già i tratti dell’uomo, delle sue scelte e del suo percorso. Collabora con diversi giornali e riviste. Il suo lavoro e la sua passione sono pluripremiate. Un uomo innanzi tutto. Poi la fotografia come espressione di sé e del mondo. L’intervista di Patrizia Giampà. Buongiorno Alessandro i tuoi progetti fotografici hanno come tema i migranti. Cosa ti ha portato a questa scelta? Mi interessava molto raccontare le condizioni sociali e umane dei migranti. Il primo lavoro è nato per caso, su richiesta di un giornale, era un’inchiesta sulle condizioni dei lavoratori migranti nei campo in Calabria. Dopo questa esperienza ho deciso di continuare a testimoniare con le mie immagini le condizioni di moltissimi migranti. Cosa ti è rimasto di questo racconto? La rabbia nei loro occhi. Lavorano per pochi euro . Dieci ore al giorno. Vivono in condizioni disumane in baracche senza servizi igienici. L’altro progetto fotografico che hai portato avanti è “European Dream” ce lo racconti? Abbiamo ripercorso con un camion le tappe del viaggio affrontato dai giovani immigrati per realizzare il loro sogno di raggiungere l’Europa. Siamo partiti da Bari e la destinazione finale è stata Bruxelles. Durante il viaggio abbiamo intervistato giovani immigrati che ci hanno raccontato la loro drammatica storia, i loro sogni e speranze. Abbiamo vissuto ogni tappa con i loro occhi le difficoltà che incontrano e anche le amicizie che nascono nei vari luoghi. Sei stato più volte nelle zone di frontiera a Lesbo, Kos e Pozzallo. Ci puoi raccontare questi luoghi? Sono luoghi di popoli generosi, che cercano di accogliere il più possibile, ma nello stesso tempo viene fuori un Europa non ancora ben attrezzata per poter gestire questa emergenza. I profughi vengono sistemati in tende, ma il problema è che quella che dovrebbe essere una soluzione temporanea si protrae per lunghi periodi. Sono rimasta molto colpita da un tuo lavoro “Lost Generation” in cui fotografi il viaggio di giovani ragazzi immigrati verso il nord Europa. Questo lavoro è nato in Bulgaria osservando una notte dei ragazzi senegalesi che attendevano 13 l’abbassamento delle luci per scavalcare la rete e fuggire. Spesso sono ragazzi minorenni non accompagnati che cercano in tutti i modi di raggiungere i paesi del nord Europa. Raccontano anche l’impossibilità di tornare nei loro paesi. Sarebbe una sconfitta e verrebbero considerati dei vigliacchi. Allo stesso tempo hanno difficoltà ad inserirsi in Europa restano in un limbo e spesso si avvicinano alla delinquenza. Perché hai scelto la fotografia? La fotografia ha il potere di raccontare una storia in una sola immagine. Una foto è come se contenesse 1000 parole. Mi affascinava riuscire a raccontare tante storie con dei semplici scatti. Qual ‘era il tuo sogno da bambino? Viaggiare per il mondo e imparare continuamente. Si dice che la fotografia racconta l’anima. Quali sono le anime che sono rimaste impresse nella tua mente? Sono tante. Dalle mamme che sbarcano stringendo forte i loro figli, trasmettendo una grande forza e amore, fino alla disperazione dei ragazzi che si sentono truffati da un sogno che all’arrivo si rivela diverso, senza dimenticare l’anima di gioia di chi c è l’ha fatta. Gli occhi sono quelli che ti rimangono per sempre nella mente. Quali sono i valori che vorresti trasmettere ai giovani? La solidarietà e il non giudicare troppo in fretta. Quanto tocchi con mano tante storie come nel mio caso ti rendi conto quanta complessa sia ogni vita. La fotografia mi ha insegnato a “sentire l'altro” e se ascolti attivamente giudicare non ti interessa più. Alcune foto di Alessandro Penso Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Tracce per essere umani Da rifugiato a imprenditore, ora regala l’azienda (da 10 milioni) ai dipendenti. Quando il populismo ed il razzismo dimostrano tutta la loro follia. Ci sono storie semplici di straordinaria imprenditorialità. Belle nella loro genuina freschezza, belle perché ricche di quel senso perduto dell’azienda intesa come seconda famiglia. Del resto Éric Belile sa bene cosa significa lavorare e conosce il valore delle relazioni. Sa cosa sono la fiducia e la riconoscenza. Ma soprattutto è perfettamente consapevole dei sacrifici necessari al raggiungimento della felicità. Lui, su quelle macchine, ha versato tanto sudore. Se oggi la Générale de bureautique vale quasi dieci milioni di euro è merito suo. Ma questo non vuole ammetterlo. «Se l’azienda è cresciuta è grazie ai miei dipendenti», dice. Già, cosa avrebbe fatto Éric Belile senza quelli che definisce «i miei ragazzi»? Lui è arrivato in Francia come rifugiato politico. Era il 1962, tutta un’altra stagione. Fuggito dall’Algeria insieme alla famiglia, si era rifugiato a Parigi. 14 Una storia che ha raccontato nel libro “Le petit Beur Nantais” (edizioni Les 2 Encres, 2005). Ma Belile non ci pensa proprio a fare lo scrittore. Lavora per Canon, poi ha lasciato q u e l l ’ i mp i e go p e r a p r i re un’azienda che assemblea stampanti: la Générale de bureautique, quella che ora ha deciso di regalare ai suoi dipendenti. Anzi, ai suoi «ragazzi». Arrivato alla soglia della pensione, anziché vedere al miglior offerente – e di proposte milionarie ce n’erano eccome – Belile ha preferito cedere tutto a chi ha contribuito giorno dopo giorno al successo della sua impresa. Così ha perso (si fa per dire) quattro milioni di euro di dividendi in sette anni. Il gesto non è certo passato inosservato. Così il volto di Belile è rimbalzato su tutti i media francesi, a cominciare da Le Figaro. Ma a chi lo incalza con domande sulla generosità di una decisione inaspettata e quasi unica, lui risponde fermo e con lucidità. Insomma, monsieur Belile non vuol sentir parlare di solidarietà e altruismo. «Semmai lo definirei un risarcimento…», dice. Eppure non si tratta di un’azienda in crisi. Solo nel 2016 l’impresa ha fatturato otto milioni di euro facendo registrare una crescita del 25 per cento rispetto all’anno precedente. Ora è il momento del passaggio di consegne. Un’operazione nient’affatto semplice. Ma l’imprenditore ha previsto tutto nei minimi particolari. Niente sarà lasciato al caso: la transazione sarà reale e dopo il versamento della prima tranche i soldi saranno restituiti a poco a poco attingendo dai ricavi annuali. Ed Éric Belile? Per qualche anno resterà lì, in azienda, ad affiancare i nuovi proprietari per assicurarsi che tutto scorra liscio. E forse, nonostante i ruoli si siano invertiti, continuerà a chiamarli «i miei ragazzi». (Corriere.it) Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Domande & Risposte Spett.le Ubun2people, volevo sapere perché avete inserito la mediazione economica tra le attività della Onlus? L’idea di base è anche valida, ma avevo dei dubbi sulla fattibilità della cosa. (Andrea - Cava dei Tirreni) Risposte a cura di Daniele Bellofiore e dello Staff U2P Caro Andrea, ti ringrazio per la domanda e per aver scritto per la nostra rubrica. L’idea di fare mediazione economica come strumento di finanziamento della Onlus, non solo è assolutamente possibile, ma è nata dalla Riforma della Cooperazione, approvata nel 2014. Attraverso la riforma, il Governo ha puntato su una maggiore partecipazione delle imprese private e della pubblica amministrazione, nei processi e nelle attività di cooperazione internazionale. Il coinvolgimento non dovrebbe essere limitato quindi a finanziare progetti o a dare un sostegno economico puro e semplice, ma a portare competenze e know how all’estero, in particolare nei paesi in via di sviluppo. La nostra idea è stata quindi quella di cogliere tre spunti positivi, facendo seguito a quando stabilito a livello politico: dare una mano alle imprese italiane alla ricerca di nuovi mercati ed opportunità; promuovere progetti in cui si rendano sempre più autonome le popolazioni locali e si crei un piano nel medio lungo periodo, che non si limiti a gestire emergenze; finanziare in modo più “sostanzioso” Ubun2people, unendo gli aspetti economici a quelli sociali. Come ultimo chiarimento e per completezza di informazione, volevo aggiungere che noi non ci occupiamo (e non è neanche nostro interesse) di attività commerciale per i nostri sponsor, in quanto ci limitiamo a fornire contatti e strumenti. Sperando di aver risposto a tutti i dubbi su questo aspetto, resto naturalmente a disposizione per qualsiasi altra domanda. Secondo voi, qual è il corretto rapporto tra fondi acquisiti e le spese interne all’associazione? (Tommaso - Cuneo) Credo che un rapporto tra spese e fondi destinati ai progetti del 50/50 o 60/40, possa essere corretto. È possibile prevedere un RID periodico per voi, visto che vorrei fare una donazione mensile? (Tommaso - Cuneo) Certamente. È possibile farlo, recandosi presso la propria banca o attraverso la banca online. Sono sufficienti l’IBAN della Onlus (che è disponibile sul sito) e la definizione della durata. In caso di maggiori informazioni, puoi scrivere a [email protected] C’è un personaggio che ispira la vostra realtà? (Sara - Scansano) Thomas Sankara. Uomo leale, onesto e realmente impegnato per il popolo Burkinabé. 15 In questo primo numero vi spieghiamo la rubrica Domande&Risposte Potete inviarci per posta o per mail le vostre domande, entro il 20 di ogni mese, in modo da poter selezionare le più interessanti e pubblicarle, rispondendo alle vostre curiosità e dubbi. Le domande non dovranno necessariamente essere riferite al progetto, all’associazione o ad argomenti specifici, ma saremo felici di condividere con voi i nostri pensieri, sui vari temi che saranno proposti. Ovviamente garantiamo la privacy, pubblicando solo il nome e la vostra città, senza fare alcun riferimento a chi ci manda i diversi contenuti. Ringraziamo tutti coloro che vorranno collaborare e contribuire a questa iniziativa e discutere con noi di diversi argomenti. UBUN2PEOPLE - VIA MONGINEVRO, 54 00012 Guidonia Montecelio (ROMA) [email protected] Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Spazio sponsor Ubun2people Assoapi - Divisione formazione uno sponsor “di buon gusto” La scuola L’Associazione Nazionale Artigiani Piccoli Imprenditori (in sigla AssoAPI) ha sede a Roma in via Giuseppe Gioachino Belli, 27 e sedi in partnership con aziende del settore in tutta Italia e all'estero. La novità dell’e-learning in un settore così particolare come la panificazione è superata dalla capacità di utilizzare al massimo le nuove tecnologie, seppure alla fine è sufficiente una webcam e con i webinary (videolezioni in diretta) è come essere in aula. La Divisione Formazione si occupa di organizzare, per conto di AssoAPI, corsi di formazione professionale, su tutto il territorio nazionale e all’estero, per cuochi, panificatori, pizzaioli, pasticcieri, gelatieri, caffetteria, barman, camerieri di sala, tecnici birrai e per altre figure professionali del settore eno-gastronomico e culinario. Le esercitazioni sono continuamente monitorate e valutate con una precisione estrema, niente viene trascurato, le competenze pratiche che si acquisiscono non sono di qualità inferiore a nessun corso svolto in aula. La mission L’obiettivo della scuola è da un lato quello di formare allievi in grado di soddisfare in maniera adeguata la richiesta di manodo pera di qualità proveniente dalle aziende e dall’altro valorizzare e promuovere tradizioni e sapori tipicamente italiani, che possono rappresentare un’opportunità lavorativa anche in questi tempi di crisi. Per i propri corsi AssoAPI ha messo a punto una formula originale che unisce le più innovative tecnologie di i n se gn a me n t o e l ’ a s s i s t e n z a personalizzata di un team di docenti e tutor. Ogni singolo allievo AssoAPI non è mai solo, ma è assistito in ogni fase del corso fino all’accompagnamento al lavoro. Con questa formula si apprendono mestieri che non conoscono crisi e disoccupazione quelli che hanno fatto grande l’Italia nel mondo. Poi lo stage. Ho scelto di farlo nella mia città, ma il panificio lo ha scelto Assoapi. Non so come mi sarei trovata in un altro panificio ma grazie al Panificio San Marco di Fontanelle, Agrigento, il mio percorso formativo ha avuto assoluta continuità in termini di serietà e efficacia. Al termine del corso AssoForm fornisce agli allievi un supporto per facilitare il loro inserimento lavorativo sia come lavoratore dipendente che c o m e a t t i v i t à imprenditoriale, grazie anche all'ufficio job opportunity ed ai suoi partner Adecco e Randstad. Lo stage mi ha dato la possibilità di completare la formazione non solo nella panificazione con le attrezzature e i macchinari adatti, ma anche toccare con mano gli aspetti gestionali, organizzativi, le scelte di marketing e di merchandising. Nel frattempo, perché Assoapi non perde tempo, l’accompagnamento alla realizzazione del mio progetto nella fase di inserimento lavorativo. Finito lo stage si continua infatti a costruire e progettare, concretamente e con tutta la loro esperienza e professionalità. Spero di poter aggiornarvi tra qualche mese, ad apertura del mio panificio. A tutto lo staff ancora un immenso GRAZIE! ANGELA CANDELARESI - PANIFICIO SAN MARCO - AGRIGENTO Il corso con le lezioni e le indicazioni dell’ottimo Maestro Panettiere Emanuele Camaggi e con Giovanna Cioffi, sempre presente e sempre disponibile. Un corso di certo impegnativo, serio, ma grazie alla loro guida accessibile e realizzabile. 16 Sponsorizzare U2P: VISITA IL SITO WWW.U2P.IT O SCRIVI A [email protected] Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Casi di successo Il Progetto QUID si occupa di recuperare gli scarti tessili per dargli una nuova vita attraverso l'inclusione di donne in condizioni svantaggiate che possono così mettere a disposizione le loro abilità sartoriale per realizzare nuove collezioni Recuperare scarti tessili di qualità - altrimenti destinati al macero - e ridare loro nuova vita, attraverso le mani di quelle donne che, trovandosi in situazioni svantaggiate, restano maggiormente escluse dal mercato del lavoro. E’ il Progetto Quid, nato dall’idea della giovane Anna Fiscale, poi consolidata e resa concreta grazie all’apporto del suo team, Ludovico Mattona, Lucia Dal Negro, Umberto Brambilla ed Elisabetta Stizzoli. Un progetto ambizioso, quello di Anna, arrivato dopo una laurea in economia alla Bocconi e in Scienze Politiche a Parigi. Per poi tornare nella città d’origine, Verona, per creare qualcosa che fosse capace di dare un vero valore sociale alla comunità. Già perché, anche se sottovalutato, il problema dei rifiuti tessili c’è e assume sempre più un’importanza specifica: da una parte gli scarti di produzione, dall’altra i capi a fine vita che vengono considerati a tutti gli effetti rifiuti urbani e destinati alle discariche. Secondo i dati dell’Agenzia Nazionale di Protezione Ambientale (EPA), negli Stati Uniti ogni persona si disfa, in media, di 32 Kg di capi di abbigliamento all’anno e solo il 15% rientra nel ciclo produttivo attraverso la filiera del riciclaggio. Non cambia la situazione in Italia dove appena il 12% del totale conferito nei cassonetti viene infatti recuperato e riciclato. A sottolinearlo è Assosistema, associazione di settore che rappresenta le imprese produttrici di dispositivi tessili e medici e le aziende che si occupano di sicurezza sui luoghi di lavoro. Secondo i dati diffusi da Assosistema ogni anno in Italia si producono complessivamente 25 mila tonnellate di prodotti tessili. Di queste solo una piccola percentuale viene recuperata a fine vita. In particolare, secondo gli ultimi dati, nel nostro Paese sono state raccolte in maniera differenziata 99.900 tonnellate di rifiuti tessili, circa 1,6 Kg pro capite. Una porzione irrisoria se confrontata con i dati sul consumo di prodotti tessili: ogni italiano consuma infatti mediamente 14 kg all’anno. Nel resto d’Europa il riciclo dei rifiuti tessili procede con una marcia in più. Mediamente ben il 68% dei rifiuti tessili viene recuperato e solo il 7% viene conferito in discarica. Tra i Paesi più virtuosi figura la Svizzera che riesce a riciclare la metà dei rifiuti tessili prodotti ogni anno sull’intero territorio nazionale. 17 Progetto Quid non è solo un progetto che punta alll’ecososteninilità, ma anche all’inclusione sociale: i capi d’abbigliamento, infatti, vengono realizzati da quella cosiddetta «fascia debole» di donne che si trovano alle prese con una vita difficile, che escono dalla tratta della prostituzione, dal carcere e fanno fatica a entrare nel mondo del lavoro. Per loro questa diventa un’opportunità non solo di costruirsi una degna vita professionale, ma anche di esprimere liberamente la propria creatività. I capi d’abbigliamento del Progetto Quid sono unici e in edizione limitata: questo, da una parte, perché derivano dagli scarti di produzione delle aziende tessili e di abbigliamento della zona; dall’altra perché vengono realizzati proprio grazie all’abilità sartoriale della donne che fanno parte della cooperativa. «I prezzi, inoltre - ci racconta Anna - sono altamente competitivi, poiché ricalcano i prezzi di mercato delle più famose catene di abbigliamento come ad esempio H&M». In più, ogni anno, i capi si rifanno alle tendenze del momento e sono sempre realizzati con un occhio di riguardo alla moda, ma con un valore in più, quello della storia personale di chi, quel capo, lo ha realizzato con le proprie mani. Un progetto nato nel 2012 e che, con le abilità dei componenti del team, conta già 48 lavoratori: una vera e propria famiglia. Malgrado i primi passi mossi in sordina come accade a tutte le startup innovative, Progetto Quid è, oggi, una realtà consolidata con partnership anche importanti come quella siglata con il noto brand Calzedonia e la sua fondatrice Anna Fiscale è stata, inoltre, selezionata tra le 6 finaliste al recente premio GammaDonna, dedicato all’imprenditoria femminile e giovanile italiana. «Un premio importante - racconta Anna Fiscale - soprattutto per noi donne che siamo spesso limitate dal pregiudizio non solo in quanto donne, ma anche in quanto di giovane età. Eppure, l’inesperienza, quando ami immensamente il tuo lavoro e il tuo progetto, non è più una caratteristica così limitante». (Diario Web) Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Visioni d’insieme Diverse novità che vogliamo raccontare ai tesserati. Accordi, lavoro sul campo, inserimenti e operatività del nostro personale. INSERIMENTI E SELEZIONE Una delle novità più importanti che riguardano i nuovi inserimenti in organico e la selezione del personale, è l’entrata nel team di lavoro di Andrea Firrincieli, che con passione ed entusiasmo ha accettato la nostra proposta. Andrea si occuperà di seguire l’ideazione e la scrittura di alcuni progetti, oltre a gestire operativamente sul campo le iniziative sociali di Ubun2people. Grazie al lavoro che ha svolto già dai primi giorni, siamo riusciti a chiudere e partecipare ad un bando con la Banca d’Italia, a cui è stato chiesto il finanziamento di alcune attività legate al progetto Migrantes. Attualmente, oltre a iniziare le attività operative, post scrittura di Kairos, il nuovo collaboratore, sarà impegnato presso i centri di accoglienza, le strutture commerciali individuate e sta procedendo alla parte “operativa”, che trasformerà queste idee, in iniziative concrete, con i primi casi pilota. Dal canto nostro, stiamo proseguendo la selezione, nel tentativo di individuare almeno altre 2 risorse che possano supportarci nell’area Marketing e Comunicazione o in quella Sponsor e Aziende. NUOVO ACCORDO BPER Ubun2people è riuscita a definire un accordo con Bper, il quarto gruppo bancario nazionale, attraverso cui sarà in grado di fornire condizioni agevolate agli investitori ed imprese coinvolti nelle attività di mediazione economica. L’accordo, fondamentale anche a livello di immagine, oltre che di contenuti, è stato raggiunto dopo un lungo lavoro della Direzione e del team, cercando insieme ai rappresentanti della banca emiliana, le formule più adatte e condizioni di comune interesse. In particolare U2P sarà in grado di garantire alle aziende interessate, sia per i loro progetti in Italia, che all’estero, tassi agevolati, finanziamenti con condizioni particolarmente vantaggiose ed altro. La richiesta di Ubun2people, questa si vincolante, è stata di ottenere delle condizioni che non fosse possibile ricevere andando presso una filiale o attraverso accordi separati. Certamente questa partnership, sarà importante per dare slancio alle attività di mediazione economica dell’associazione. dendo a definire alcuni accordi con realtà imprenditoriali, che potrebbero dare nuovo slancio economico e lavorativo all’organizzazione. Ci siamo attivati per fissare incontri con diverse ambasciate e rappresentanze straniere in Italia, al fine di verificare le opportunità nei loro paesi; inoltre con alcuni contatti istituzionali (italiani e stranieri) stiamo lavorando per creare le condizioni di futuri investimenti aziendali. Per concludere le altre attività in corso d’opera e in conclusione a breve sono: Sistemazione magazzino Progetto Prometeo Ripresa contatti per Progetto edilizio di riqualificazione in Costa d’Avorio Gestione della vicenda Timothy Preparazione prossima missione in Africa Altre e maggiori informazioni sulle nostre attività, saranno rese note attraverso il sito web e i social di U2P. ATTIVITA’ IN CORSO Come detto in precedenza siamo già passati alla fase “sul campo” di Migrantes, visto che partiremo a breve con le interviste ai candidati dei Centri di accoglienza selezionati e ci muoveremo sulle strutture prescelte. Per quanto riguarda la mediazione economica, oltre alla costante collaborazione con gli sponsor “storici” Alpina Food e Assoapi, stiamo proce- “Far parte di un progetto o semplicemente sostenerlo, non è solo un gesto di partecipazione o condivisione di temi ed obiettivi, ma può essere anche un modo per ricevere speciali condizioni, che rendono anche utile partecipare. La tessera associativa Ubun2people infatti nasce con l’idea di riconoscere ai propri associati convenzioni ed agevolazioni, come ulteriore stimolo a compiere un gesto di cuore.” 18 Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Eventi - Cucina - Viaggi Viaggiare lassù dove il Mondo si vede con gli occhi del cuore e si respira l’anima di un continente Sono state le grandi civiltà che si sono susseguite nella sua storia a rendere il Perú un luogo così affascinante. Potete passeggiare per le vie di città coloniali che hanno conservato il carattere dei conquistadores spagnoli, visitare l'antica capitale inca di Cuzco, esplorare la città perduta di Machu Picchu e riflettere sull'enigma delle linee di Nazca. Non occorre fermarsi in Perú molto a lungo per rendersi conto che il 'Nuovo Mondo' possedeva una ricca e complessa cultura già migliaia di anni prima che Pizarro apparisse indossando buffi abiti. Tutto questo si trova in un paese che vanta uno dei paesaggi più vari e spettacolari del Sud America. Le Ande peruviane sono di certo le più belle del continente e sulle montagne vivono milioni di indios degli altipiani che parlano ancora l'antica lingua quechua e mantengono uno stile di vita tradizionale. Il verdeggiante 200 gr di orzo perlato – 1 cipolla – 1 patata – 1 cucchiaino di brodo di verdure – 1 spicchio d’aglio – una costola di sedano verde – 50 gr di nocciole – maggiorana – noce moscata – erba cipollina – 2 cucchiai di farina biologica – 2 cucchiai di pan grattato – olio extravergine di oliva – sale. Dopo aver cotto l’orzo in abbondante acqua salata, scolatelo e unitelo alla patata lessata e schiacciata, al sedano e l’aglio tritati, alle nocciole tostate. Salate e speziate con la noce moscata, l’erba cipollina e la maggiorana, aggiungete un cucchiaino di brodo e amalgamate tutti gli ingredienti fino ad ottenere un composto omogeneo. Prendete parte dell’impasto e lavoratelo fino ad ottenere una forma sferica, e passate le polpette d’orzo nella miscela di farina e pangrattato. Disponete le polpette in una teglia, aggiungere un filo d’olio e inseritele nel forno già caldo a 180 gradi lasciandole cuocere per mezz’ora. (ethicamente.net) 19 bacino amazzonico, che occupa metà del Perú, è una delle più importanti zone al mondo per la biodiversità: una distesa di foresta pluviale tropicale che vi farà restare a bocca aperta non appena inizierete a conoscerne la ricca flora e fauna. I deserti costieri, con le loro enormi dune ondulate, le oasi di terra coltivata e i villaggi di pescatori, benché scarsamente apprezzati dai visitatori, offrono una fantastica opportunità per allontanarsi dal sentiero dei Gringos. Ma non dovete essere zoologi, antropologi o alpinisti per godervi il Perú. Tutto ciò di cui avete bisogno è curiosità, amore per i paesaggi e interesse per la storia. Per maggiori informazioni sui viaggi in Tanzania potete contattarci a [email protected] o visitare il sito www.u2p.it alla sezione Viaggi. (Tratto da Lonely Planet) Acquistando un prodotto solidale Ubun2people, con un piccolo contributo, potrai rendere il tuo dono ed il tuo acquisto davvero speciale. Aiuterai Ubun2people a sostenere concretamente iniziative di sviluppo nel Mondo e a rimanere una realtà libera e indipendente. Sconto del 5% per i tesserati U2P. Spedizione in tutta Italia ed Europa. Human Footprints - Ubun2people Numero 1 - Marzo 2017 Sport: Veri Campioni Esempio, simbolo e determinazione. Non arrendersi al dolore, alle disavventure ed ai drammi della vita. Una testimonianza vivente di come “si può sempre” continuare a vivere e indirizzare la propria vita. Salvatore Cimmino è nato a Torre Annunziata, nel 1964. Vive e lavora a Roma presso la Selex ES, una società del Gruppo Finmeccanica. A soli 15 anni Salvatore fu colpito da un terribile osteosarcoma, per salvarsi la vita è costretto all’amputazione della gamba a metà del femore. All’età di 41 anni, dopo innumerevoli problemi fisiologici, sotto consiglio medico Salvatore comincia a nuotare, non era mai stato in acqua prima di allora! Dopo otto mesi, il 15 luglio del 2006, compie la sua prima traversata senza l’ausilio di protesi performanti, Capri/Sorrento di 22 km. Subito dopo inizia il suo “sciopero nuotando” per attirare attenzione sui problemi del mondo della disabilità. Nel 2007 organizza il “Giro d’Italia a Nuoto”, durante il quale diventa atleta del Circolo Canottieri Aniene e sarà sostenuto dalla Fondazione Roma, dieci tappe ognuna di 15-17 km circa, da Genova a Trieste per ricorda- 20 re alla gente il problema delle barriere architettoniche. Nel 2008 prende parte in solitaria della “Capri – Torre Annunziata” e successivamente alla “Capri – Napoli”, prova del campionato mondiale di gran fondo. Nel 2009 è nuovamente testimonial per il “Giro d’Europa a Nuoto”, 6 tappe fino a 40 km tra cui lo Stretto di Messina, lo Stretto di Gibilterra, Capri – Napoli, lo stretto di Oresund, Capo Salvore – Trieste, ed il Canale della Manica, dove detiene il record italiano di tutti i tempi. Nel 2010 comincia il tour “A Nuoto nei Mari del Globo – Per un mondo senza barriere e senza frontiere”, una nuova sfida per conquistare i mari dell’intero pianeta. L’obiettivo per il quale Salvatore Cimmino prende parte alle sue imprese è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica ma soprattutto le Istituzioni sulle difficoltà che ogni giorno devono affrontare le persone disabili. Ottenere dei presidi protesici adeguati, l’adeguamento delle barriere architettoniche, la difficile integrazione nel lavoro e a scuola, il diritto alla dignità e cittadinanza. Il disabile deve diventare una risorsa per la Società, deve poter occupare il suo posto con dignità, deve poter contribuire alla crescita sociale ed economica. “Bisogna avere la volontà di creare un mondo diverso, democratico caratterizzato da uguaglianza, da genuine e vere opportunità in termini di benessere e di guadagno, un mondo inclusivo per tutti dove la disabilità venga valorizzata e celebrata.” (Salvatore Cimmino)