Ci sono luoghi nel mondo dove vengono rinchiuse le persone

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Ci sono luoghi nel mondo dove vengono rinchiuse le persone
Human Footprints - Ubun2people
Numero 1 - Marzo 2017
Ci sono luoghi nel mondo dove vengono rinchiuse le persone, senza prospettiva,
senza alcun intento di “recupero”. Poi ci sono le prigioni di cui parliamo in questo
speciale. Non solo ambienti senza diritti, ma dove si pratica una distruzione
dell’essere umano, scientifica e senza alcuna pietà (Pag. 4-5)
ECO E INNOVAZIONE
PAG. 7
FAIROPHONE 2
PAG. 10
YOUMAN UBUN2PEOPLE
PAG. 8
ALESSANDRO PENSO
PAG. 13
U2P E NOVITA’
PAG. 18
Human Footprints - Ubun2people
Numero 1 - Marzo 2017
Editoriale
Editoriale di Daniele Bellofiore
Il Presidente U2P
Incomprensibile per molti di noi,
ma che certamente dimostra un
processo umano e psicologico,
non affrontabile con leggerezza
o per partito preso.
Quando veniamo al mondo,
siamo la “scelta di qualcun altro”, a volte un incidente, altre
un sogno, altre ancora un gesto
d’amore. In ogni caso non decidiamo quando, come, da chi.
Nasciamo e iniziamo un grande
viaggio che non abbiamo, né
richiesto, né voluto.
Non siamo in grado nemmeno di
scegliere il luogo o la famiglia
presso cui muoveremo i primi
passi. Una lotteria.
La vita che non abbiamo chiesto, per come la vedo io, senza il
supporto della fede (fatto del
tutto personale e non discriminante), non è affatto un dono.
Non è qualcosa per cui ringraziare qualcun altro.
Non c’è nulla di bello nel vincere
o perdere un giro alla roulette.
Basta pensare al fatto che possiamo precipitare in un contesto
di fame o povertà. In mezzo al
lusso ed alla ricchezza. Tra vio-
Non farò nomi in questo editoriale, né riferimenti a casi avvenuti.
Non mi spenderò nel perorare o
nel criticare le scelte, di questo
o quell’individuo.
Su certi temi, non serve “fare
riferimento” o indicare ragioni o
torti. Forse è più opportuno riflettere e ragionare insieme. Ogni
volta che qualcuno chiede di
morire, sceglie di lasciare il cammino della vita, la prima sensazione che ho personalmente è il
rispetto.
Rispetto per una scelta, per
qualcosa che forse sarà anche
lenti, genitori amorevoli o qualsiasi altra condizione casuale.
Fatta questa premessa e nel rispetto di qualsiasi idea contraria,
opposta o di altra natura, torno
al punto di partenza, che in realtà una domanda che mi pongo:
possiamo decidere qualcosa
liberamente su di noi?
Io credo di si.
Mi viene in mente un’altra domanda prima delle risposte che
ho dato a questi pensieri. Se non
decidiamo di venire al mondo,
né dove questo accade, siamo
almeno liberi di decidere come
vivere e quando morire?
Io credo di si.
Penso che la risposta alle domande e la soluzione a questo
impegnativo e complesso problema stia nell’espressione molto
nota del “sono libero, fino a
quando non vado a ledere la
libertà di qualcun altro”.
La conseguenza di questo principio sacrosanto è che nello scegliere il proprio modo di vivere,
l’unica nota è quella di farlo nel
rispetto degli altri, della legge e
della comunità.
Quando invece si entra nel cam-
po della morte, della scelta di
compiere questo gesto estremo,
io penso che non ci sia invece
nulla da rispettare, se non sé
stessi.
Dobbiamo attraversare un percorso che ci può offrire gioie e
dolori, ostacoli e discese, sofferenza o felicità. Però dobbiamo
anche essere liberi di scegliere
quando non abbiamo più voglia
di compiere questo viaggio.
Ancora di più in quei casi in cui
una malattia, il dolore fisico o
psicologico, ci avvolgono corpo
ed anima.
Credo che rispettare l’essere
umano, sia innanzi tutto
l’accettazione delle sue scelte,
anche quelle più estreme. Specialmente quando non toccano
la vita delle altre persone.
Non c’è nulla da concedere o
meglio, non dovrebbe esserci
nulla da concedere in questo
ambito. Dovremmo solo rispettare l’unica vera e grande scelta
che possiamo compiere nella
vita.
Come ho scritto altrove “Libertà
e coraggio, sono le ali che guidano le nostre scelte” .
HUMAN FOOTPRINTS è un Magazine autoprodotto ed autofinanziato, che non
utilizza fondi pubblici. Per sostenere l’iniziativa, per valorizzare una stampa libera e
senza limiti di parte, potete dare il vostro contributo scrivendoci a
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Human Footprints - Ubun2people
Numero 1 - Marzo 2017
Indice
In questo numero - Human Footprints
Editoriale: Possiamo almeno decidere quando morire?
Speciale diritti umani: carceri nel Mondo
Pag. 2
Pag. 4-5
Spazio collaborazioni Ubun2people
Pag. 6
Eco e innovazione: Ambientalisti in Sudamerica: record di omicidi
Pag. 7
Youman: valore per la comunità
Pag. 8
Arte - Cinema - Musica
Pag. 9
Ubun2 economia - Fairphone 2: quando il telefono diventa solidale
Pag. 10
Ubun2 Economia - Iva dimezzata, se ripari l’abito
Nigeria: 20Mld per il gas
Zimbabwe Sviluppo
Pag. 11
Il volto umano: Come dare valore al vostro sostegno
Pag. 12
Storie: Alessandro Penso - La fotografia è come una pistola
Pag. 13
Tracce per essere umani: Da immigrato ad imprenditore. Ed ora…
Pag. 14
Domande&Risposte
Pag. 15
Spazio Sponsor Ubun2people: Assoapi - Divisione Formazione
Pag. 16
Casi di successo: Progetto QUID, dagli scarti nuove opportunità
Pag. 17
Visioni di insieme: U2P e novità
Pag. 18
Eventi - Cucina - Viaggi
Pag. 19
Sport - Veri campioni
Pag. 20
Informazioni editoriali
Human Footprints - Autoproduzione Ubun2people Onlus
Via Salvatore Scoca, 14 - 00139 Roma (RM)
Responsabile edizioni: Daniele Bellofiore - Responsabile Grafica: Lidia Vignola
Mail: [email protected] Sito web: www.u2p.it
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Human Footprints - Ubun2people
Numero 1 - Marzo 2017
Speciale Diritti Umani
Pare uno scorcio di vita di un
lager nazista. O di un gulag di
Joseph Stalin in Unione sovietica.
Invece lo scatto che ha immortalato l'orrore del carcere di Butyrskaja nel centro di Mosca rappresenta la Russia di Vladimir
Putin.
La foto, che risale al 2009 quando il presidente era premier e al
Cremlino sedeva da un anno
l'attuale primo ministro Dmitrij
Medvedev, è un colpo molto
duro per il governo russo, soprattutto per la sua immagine internazionale.
Anche perché contribuisce a
rendere ancora più tetro il caso
"Questo è l'inferno. Finire in carcere
ad Haiti ti fa uscire pazzo se non ti
uccide prima." Sono le parole di Vangeliste Bazile, accusato di omicidio è
uno dei detenuti in attesa di giudizio
nel Penitenziario Nazionale di Port-auPrince a Haiti, come lui l'80 per cento
dei prigionieri aspetta di essere sentito
da un giudice, un'attesa che può
durare indefinitamente.
"Temo che non vedrò un giudice
finché non sarò vecchio” dice Paul
Stenlove, 21 anni, in carcere da 11
mesi. I detenuti si accalcano intorno
ai reporter dell'Associated Press entrati per verificare le denunce levate
dagli avvocati e dagli attivisti per i
diritti umani. Il 40 per cento degli
11mila detenuti di tutto il paese sono
rinchiusi in questa fornace decrepita
e maleodorante situata a pochi passi
dalla sede del governo. Sovraffollamento, malnutrizione e malattie infet-
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Magnitskij, il giovane avvocato
russo che aveva denunciato la
macchina della corruzione dei
vertici di Gazprom, morto misteriosamente durante la detenzione.
Prima di morire, infatti, l'uomo
aveva trascorso un lungo periodo proprio a Butyrskaja. E grazie
all'immagine pubblicata dal
quotidiano britannico Daily Mail,
tornano d'attualità le rivelazioni
di Bill Browder, datore di lavoro
di Magnitskij, che aveva denunciato lo stato drammatico della
detenzione. «Fu costretto come
gli altri detenuti», disse qualche
tempo fa, «a mangiare cibo avariato, con larve di scarafaggio
dentro alle scodelle di metallo.
Poi veniva regolarmente picchiato e torturato».
Lo scatto mette quindi in imbarazzo il Cremlino, che ha recentemente avviato un'inchiesta sul
caso Magnitskij, come richiesto
dal Consiglio d'Europa.
La Russia continua a parlare di
morte naturale, anche se ha
ammesso la possibilità che ci sia
stato qualche errore di valutazione da parte dei medici delle
prigioni, visto che l'uomo soffriva
di gravi problemi gastrici.
Inoltre la foto della prigione di
Butyrskaja rende ancor più pressanti le richieste di Usa e Gran
Bretagna che chiedono all'Unione europea la 'Magnitskij list',
ovvero l'elenco di funzionari e
manager di Stato russi cui vietare
l'accesso in Europa e Stati Uniti.
Il giovane avvocato, arrestato
con l'accusa di frode fiscale, era
infatti diventato anche un testimone per fare luce su alcuni
affari di Gazprom.
E la sua morte improvvisa ha lasciato troppe ombre. Che si fanno ancora più cupe con la foto
pubblicata dalla stampa britannica.
(Lettera 43)
tive stanno provocando una lenta
strage. Sono 21 gli uomini deceduti
nel Penitanziario solo nell'ultimo mese.
"E' il peggior tasso di morti prevedibili
che abbia mai visto" dice John May,
un medico americano che fa volontariato nell'isola con la sua associazione. Brian Concannon, direttore di un
istituto nonprofit per la "Giustizia e
democrazia" ad Haiti dice: "Il grave
sovraffollamento è dovuto in parte
alla corruzione rampante. Giudici,
pubblici ministeri e avvocati alimenta-
no un giro di mazzette che crea un
circolo vizioso infernale: "Se 9 detenuti
su 10 sono dentro in carcerazione
preventiva e la persona non ha speranza di avere un giusto processo per
anni, la famiglia fuori cercherà un
modo per raccogliere il denaro sufficiente a pagare le tangenti necessarie a farlo uscire, a prescindere dal
fatto se sia innocente o no." In questo
scenario dell'orrore c'è chi tenta di
dare almeno una degna sepoltura ai
morti. Danton Leger, procuratore
capo di Port-au-Prince ha organizzato le sepolture occupandosi anche
dei fiori, prima i corpi di chi moriva
dentro le mura del carcere venivano
gettati in una discarica: "Qui le persone sono costrette a vivere come degli animali, almeno che vengano
sepolti come esseri umani."
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Numero 1 - Marzo 2017
Speciale Diritti Umani
“I detenuti dormono sui gradini di una scala
all'interno del carcere di Quezon City di
notte a Manila. Le condizioni stanno peggiorando, da quando la polizia ha intrapreso una guerra senza precedenti contro il
crimine.
Ci sono 3.800 detenuti presso il carcere, che
è stato costruito sedici anni fa, mentre la
capienza prevista era di 800 persone. Gli
uomini, sono costretti a dormire a turno direttamente sul pavimento di cemento rovinato di un campo da basket all'aperto”
Questa è la descrizione della fotografia,
vincitrice del 3° premio al World Press Photo.
Un’immagine che racconta da sola, la distanza tra i diritti umani che dovrebbero
essere garantiti a tutti e la realtà dei fatti,
che nell’indifferenza generale, pone l’essere
umano in una condizione raccapricciante.
Quando sentiamo parlare di “civiltà occidentale”
e guardiamo alla condizione delle nostre carceri,
dobbiamo renderci conto, che il problema non è
solo politico, ma sociale e riguarda tutti noi
In Italia sono 65.701 i detenuti reclusi (compresi anche quelli in semilibertà) nei 206 istituti di pena del nostro paese, a fronte di
una capienza regolamentare di 47,040 posti.
La questione del sovraffollamento, per la quale l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel
gennaio scorso, non è però l’unico problema.
Per quanto sia uno dei più gravi, da anni gli operatori penitenziari, i volontari e tutti coloro che visitano le carceri italiane
denunciano la diffusa violazione dei diritti e della dignità delle persone detenute.
Le criticità sono tantissime, tra cui vanno ricordati:

l’elevato numero di decessi e di suicidi: nel solo 2012 sono stati registrati almeno 154 morti nelle carceri italiane, di cui
60 suicidi

l’anomalia tutta italiana di un sistema penitenziario in cui più del 40% delle persone in carcere sono detenuti in attesa
di giudizio

la mancanza di opportunità di lavoro e formazione che, per legge, dovrebbero essere obbligatorie per tutti i
detenuti condannati come elemento fondamentale per costruire il reinserimento sociale alla fine della pena: si è
scelto invece di tagliare pesantemente su questa voce, visto che le risorse ministeriali per le “mercedi” (cioè la
retribuzione del lavoro interno agli istituti) sono scese dagli 11milioni di euro del 2010 a 3milioni nel 2012

l’elevata presenza in carcere di persone con problemi di consumo o abuso di sostanze stupefacenti o per violazione
della normativa sulle droghe: secondo dati recenti del Consiglio d’Europa il 38,4 per cento della popolazione
detenuta in Italia è in carcere per questo, mentre in Francia, Germania o Inghilterra questa percentuale è di circa il
15 per cento

la diffusione di problematiche sanitarie e soprattutto di varie forme di disagio psichico tra la popolazione detenuta:
solo limitandosi ai casi presi in carico dal servizio sanitario interno alle carceri, circa un quarto delle persone detenute
manifesta gravi forme di disturbo psichico

la forte discriminazione dei detenuti stranieri che, rispetto agli italiani, faticano molto di più ad accedere alle misure
alternative alla detenzione

lo scarsissimo investimento di risorse e di personale sugli aspetti trattamentali e non solo custodiali della pena
detentiva.
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Numero 1 - Marzo 2017
Spazio collaborazioni Ubun2people
Sponsorizzare U2P
Sponsorizzare e sostenere Ubun2people, significa promuovere un progetto concreto e dalle
finalità sociali importanti. Noi promuoviamo e
valorizziamo
le
aziende,
che
fanno
dell’impegno sociale uno dei cardini della loro
attività, perché riteniamo che il Mondo si possa
cambiare, attraverso il “talento” di ciascuno.
Dare visibilità e voce alle imprese che vogliono
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prendere parte al cambiamento, è parte integrante delle nostre attività.
Inoltre sono molti i vantaggi che un’azienda
può avere, attraverso la collaborazione con
noi. Servizi e attività da noi sviluppate,
nell’ottica di una crescita condivisa. Per saperne di più, visitare il sito www.u2p.it o scrivere a
[email protected].
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Numero 1 - Marzo 2017
Eco e Innovazione
Recentemente sono stati uccisi 185 attivisti. Più della metà di loro tra Sud e Centro
America. Colpa delle mafie e degli interessi di multinazionali e allevatori.
dall'abbondanza del Sud
America e dai bassissimi costi di
produzione.
E qualcuno è disposto a tutto pur
di perseguire i propri affari e
incrementare il profitto, ha
spiegato all'Economist David
Kaimowitz della Ford Foundation.
Se si è ambientalisti, non esiste
posto peggiore dell'America
Latina per vivere e operare.
Secondo
un
report
recentemente pubblicato dalla
Ong Global Witness, 185 attivisti
ambientali sono stati uccisi in
tutto il mondo nel 2015, il 59% in
più rispetto all'anno prima.
Le nuove tecnologie hanno
nuovi fronti di battaglia.
I fagioli di soia creati per
crescere in climi tropicali hanno
incoraggiato gli agricoltori a
rimpiazzare gli allevatori di
bestiame, che di contro si sono
mossi dentro la foresta pluviale.
Più della metà di questi omicidi è
avvenuto in America Latina. Nel
solo Brasile sono state 50 le
vittime, ma è l'Honduras il Paese
più pericoloso, con 123 morti dal
2010, il numero più alto se
rapportato alla popolazione
locale.
Piccoli cercatori possono estrarre
l'oro direttamente dal suolo
invece che andare alla ricerca
di pepite, e questo ha creato
nuove aree di sfruttamento,
come San Rafael de Flores, nel
Sud Est del Guatemala, dove
diversi attivisti sono stati uccisi.
UN TERZO
INDIGENO
VITTIME SENZA GIUSTIZIA
DELLE
VITTIME
È
È qui che nel marzo 2016 è stata
uccisa Berta Cáceres, una
leader indigena nella lotta alle
dighe e alle piantagioni
estensive. Come indigeno era
Isindro Baldenegro Lóopez,
fattore e capo dei Tarahumara,
popolazione indigene del Nord
del Messico, ucciso il 15 gennaio
2017 dopo aver speso gran
parte della sua vita a battersi
contro la deforestazione illegale
nella Sierra Madre.
Un terzo degli ambientalisti uccisi
fanno parte di gruppi indigeni
che difendono il loro stile di vita
tradizionale andando spesso a
scontrarsi con gruppi di potere
interessati allo sfruttamento
intensivo delle risorse del
Continente. Imprese di ogni
sorta, dalle multinazionali alle
mafie, sono attratte
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E molte di queste vittime
rimangono senza giustizia.
Secondo la polizia, Berta
Cáceres è morta nel corso di
una tentata rapina.
Otto sospetti sono stati arrestati,
compresi alcuni ufficiali militari in
attività o ritirati e due impiegati
dell'azienda che sta costruendo
la diga a cui lei si opponeva.
Ma il governo dell'Honduras
deve ancora dare l'ordine di
aprire un'inchiesta sui mandanti
dell'omicidio e la compagnia
nega
qualsiasi
tipo
di
coinvolgimento.
Il governatore del Chihuahua, lo
Stato messicano in cui è stato
ucciso Isindro Baldenegro, ha
detto di volere un'inchiesta, ma
sono pochissimi i progressi fatti
fino a oggi.
SE IL MORTO È STRANIERO IL
CASO SI RISOLVE
Arrivare a un esito positivo di
un'indagine è più semplice se la
vittima è straniera, come nel
caso di Dorothy Stang, suora
americana che si batteva per la
salvaguardia della Foresta
Amazzonica, uccisa in Brasile nel
2005, conclusosi con la
Condanna dell'assassino e
dell'allevatore che l'aveva
ingaggiato.
I GOVERNI CONTRO GLI INDIGENI
Anzi, spesso sono gli stessi
governi a opporsi agli attivisti,
nonostante molti di questi Paesi
abbiano
siglato
una
convenzione
tracciata
dall'Organizzazione
internazionale del lavoro che
prevede la consultazione dei
gruppi interessati ai vari progetti
industriali e infrastrutturali.
Nel dicembre del 2016, l'Ecuador
ha annunciato la chiusura di
Acción Ecológica, il gruppo che
sosteneva la popolazione dei
Shuar nella lotta contro
l'apertura di una miniera di
rame, accusandolo di incitare
alla violenza.
Il parlamento brasiliano sta
valutando una nuova legge che
secondo gli attivisti potrebbe
prevenire la creazione di nuove
riserve indigene. Mentre gli
attivisti continuano a morire.
(Lettera 43)
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Numero 1 - Marzo 2017
Focus Progetti Ubun2people
Progetti moderni rivolti ai minori nei paesi emergenti. Una spinta per la crescita della
comunità locale. Produrre valore, oltre che offrire solidarietà. Questa è la “rivoluzione”
di Ubun2people con Youman. Sarà un “modello” non un progetto a sé.
In Africa e nel Mondo, si trovano
moltissime strutture di accoglienza e
sostegno ai minori. Orfanotrofi, case
famiglia, progetti per il sostegno
psicologico o scolastico; tantissime
realtà, in alcuni casi molto valide,
spesso un modo per sfruttare la
sensibilità dei donatori o trovare un
comodo mezzo di sostentamento
per i fondatori.
In realtà a prescindere dall’efficacia
e dalle finalità, quello che abbiamo
riscontrato nel corso di diversi viaggi e
visite in molti paesi del mondo, è uno
scollamento tra la comunità locale e
il progetto in questione; in particolare
le persone che vivono e lavorano
intorno alle strutture, pur
riconoscendo il valore umano
dell’iniziativa, non riescono a
percepirne un reale valore, né
l’effetto su di loro.
In effetti questa sensazione è spesso
corretta, visto che anche i progetti
più meritevoli, si limitano a fornire
ospitalità, istruzione e vitto ai minori
beneficiari.
Tutte cose utilissime e fondamentali,
ma certamente elementi che non
creano coinvolgimento.
Con il progetto Youman, la nostra
associazione si propone invece di
rendere partecipe la comunità
locale e di far diventare il progetto un
vero e proprio strumento di sviluppo
economico per tutti.
Immaginiamo una realtà che si
occupi di accoglienza ai minori,
dove siano previste figure
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professionali per assisterli da tutti i
punti di vista, in cui i bambini possano
crescere consapevoli di avere
un’opportunità alla fine del loro
p e rc or s o ne ll ’ o rf an o tro fi o .
Aggiungiamo a questo la possibilità
per loro di poter ricevere assistenza
psicologica ed orientamento
scolastico e post scolastico.
Ora proviamo a pensare che questa
struttura è anche sostenibile a livello
ambientale, producendo energia
pulita e autosufficiente per diversi
prodotti alimentari e fondamentali
per la vita degli “ospiti”. Infine
immaginiamo qualche mezzo di
trasporto, un orto, qualche animale
per latte, carne e uova.
Facendo questo “viaggio mentale”
abbiamo pensato ad un progetto
“tradizionale” (fatto salvo forse
l’aspetto dell’ eco sostenibilità) di
ottimo livello. Per molti sarebbe un
risultato importante, ma per noi di
Ubun2people è il punto di partenza.
La base dell’iniziativa.
Noi vogliamo che la comunità locale
sia coinvolta, già dalle prime fasi,
quelle di progettazione e costruzione.
Utilizzare la mano d’opera locale, i
professionisti presenti, è un’occasione
per dare lavoro e formare alcuni
elementi su attività nuove e
particolari. Inoltre tutta la produzione
della struttura, in eccesso e
sovrabbondante, potrà essere
distribuita gratuitamente alla
comunità circostante, andando a
sostenere quelle famiglie e persone,
che non hanno cibo a sufficienza o
accesso alla corrente elettrica.
Questo perché nella nostra idea c’è
la ferma intenzione di fornire
all’esterno, senza alcun costo, sia
energia, che prodotti e beni. Ma non
finisce qui.
I mezzi di trasporto che avremo,
quando non saranno impegnati coi
nostri bambini, potranno essere utili
per le persone che vivono e lavorano
intorno all’orfanotrofio e potremo
fornire anche un’assistenza
qualificata e dedicata alle famiglie
con bambini piccoli. In che modo?
Quando i nostri bambini usciranno la
mattina presto per andare a scuola,
liberando quindi gli spazi comuni,
daremo la possibilità alle famiglie di
venire a lasciare i loro figli, prima di
andare a lavorare. I minori quindi
saranno seguiti e pur non
frequentando la scuola (che
comunque perderebbero, vista
l’impossibilità delle famiglie di farli
andare) otterranno assistenza,
protezione e cura.
Questo è Youman. Un progetto che
vuole uscire dalle logiche tradizionali
di semplice accoglienza, per
proiettarsi in quella che Daniele
Bellofiore (Presidente U2P) definisce
“La nuova frontiera dei progetti
moderni. Un modo per estendere i
benefici di un progetto sociale, agli
aspetti economici delle comunità in
crisi”. Su Youman sono disponibili
diverse informazioni sul sito internet
www.u2p.it e chiedendo via mail
notizie al nostro staff.
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Numero 1 - Marzo 2017
Arte - Cinema - Musica
L’evento dell’1° luglio al Parco Enzo Ferrari di Modena è ufficialmente lo show musicale con più spettatori paganti della storia del Vecchio Continente.
A pochi giorni dalla messa in vendita dei biglietti, è arrivato
un record bellissimo per Vasco Rossi. Il suo concerto del
prossimo 1° luglio al Parco Enzo Ferrari di Modena è diventato ufficialmente lo show musicale con più spettatori paganti della storia in Europa. Per l’evento, che celebra i 40
anni del rocker, sono stati venduti 180mila biglietti in poche
ore. È stato così scalzato il detentore del record europeo, il
rivale Ligabue, che a Campovolo aveva portato 165mila
spettatori. E il più visto di sempre nel mondo? Il record assoluto spetta agli A-Ha. Era il 1991, a Rio de Janeiro in Brasile. Il
gruppo norvegese della mitica Take on Me suonò davanti
a 198mila spettatori. Nella classifica mondiale, seguono
Tina Turner, con 188mila persone (1988) e Paul McCartney,
185mila (1990). Questo vuol dire che il Blasco ha battuto,
per numeri di spettatori, leggende della musica dal vivo
come gli U2 e Bruce Springsteen. Niente male, come primo
regalo per i 40 anni di carriera. Intanto, il secondary ticketing continua a sfidare le ire di Vasco e del suo staff, nono-
stante le misure prese per combatterlo. Su Viagogo, uno
dei principali rivenditori di biglietti di seconda mano, sono
apparsi in vendita quelli del concerto di Vasco, Pit 1,
all’incredibile cifra di 2474 euro l’uno. Lo staff di Vasco ha
solo chiesto ancora una volta di non comprare “su siti dove
speculano sulle vostre passioni”.
(Radio 105)
Siamo abituati ormai a sentire parlare di guerra, orrore, stragi,
mentre immagini sempre più crudeli passano sui teleschermi
come se nulla fosse. Ci indignano, sconvolgiamo, diciamo che
è orribile, per poi prendere il telecomando e cambiare canale.
E quando non sentiamo parlare di questi tragici scenari, sembra
che tutto vada bene. Per pochi istanti, il mondo procede senza
che nessuno ammazzi l’altro. Ma non è così. Come nel caso del
Ruanda, Paese africano per mesi tormentato da un genocidio
abominevole che macchiò indelebilmente il proprio suolo e
ignorato quasi totalmente dall’Occidente. La storia la racconta
con intensa drammaticità il film Hotel Rwanda (2004), diretto da
Terry George e girato 10 anni dopo la fine di questo spargimento di sangue senza freno. Protagonista è Paul Rusesabagina
(Don Cheadle), personaggio esistito realmente che diede rifugio a circa 1200 profughi ugandesi nell’Hotel Des Milles Collines di
Kingali, di cui era direttore.
La vicenda è una delle più abominevoli del ‘900: l’etnia Hutu e
quella Tutsi erano in lotta fra di loro fin dal periodo di dominazione
belga, e furono gli stessi europei a crearle arbitrariamente. I belgi preferirono sempre i Tutsi, ma quando se ne andarono al potere rimasero gli Hutu e un sentimento di vendetta violenta scoppiò senza ostacoli.
Fino al 1994, quando l’assassinio del Presidente del Ruanda diede l’espediente a quest’ultimi di aprire apertamente il fuoco
contro i rivali, nonostante nel Paese ci fossero i Caschi Blu
dell’Onu per mantenere la pace.
In questo scenario di assoluta violenza vissero Paul e sua moglie
Tatiana (Sophie Okonedo). Lui di etnia Hutu, lei Tutsi, ma fino ad
allora non avevano avuto eccessivi problemi. Anzi, lui stesso era
un personaggio importante, direttore dell’hotel che ospitava la
stampa e i diplomatici stranieri, protetto un po’ da tutti grazie ai
favori che riusciva a fare a generali e politici.
Ma con lo scoppio della guerra civile, tutto cambiò: i suoi vecchi
amici gli si torsero contro piano piano, accusandolo di dare
riparo ai “nemici”. Nemmeno la presenza di forze internazionali riuscì a impedire lo scoppio del massacro: alcuni Caschi Blu
vennero uccisi, mentre l’Occidente inviò truppe, sì, ma solo per
riportare a casa i propri connazionali. Rimasti soli, Rusesabagina si
trovò ad ospitare centinaia e centinaia di profughi, supplicando
in ogni modo le sue conoscenze all’estero per aiuti. Alla fine,
l’Onu riuscì a scortare lui, la sua famiglia e gli ospiti dell’hotel in un
campo profughi, per poi essere trasferiti in Europa.
L’orrore che esce dalla pellicola Di Terry George non ha parole. È un grido sordo che si perde nel silenzio della morte, tra gli
oltre mezzo milione di corpi privi di vita che subirono la più grave
conseguenza del conflitto. Con loro, in migliaia furono le persone
mutilate, torturate, rimaste orfane, con l’esistenza cancellata per
sempre dalla piaga dell’odio. Con una pellicola simile, gli inviti a
non commettere più gli stessi errori dopo la Seconda Guerra
Mondiale possono veramente sembrare fiato sprecato, ma
l’esempio di Paul Rusesabagina non va assolutamente cancellato. Perché anche se la fine del film può sembrare un po’ troppo buonista, ciò che ha fatto deve essere d’esempio per tutti,
per quel maledetto giorno in cui l’inferno tornerà a scoppiare
sulla Terra.
(Sugarpulp.it)
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Numero 1 - Marzo 2017
Ubun2 Economia
Può un cellulare essere realizzato secondo principi etici nella scelta dei materiali e
nel processo di produzione? Fairphone assicura di si. Il primo cellulare con la
coscienza pulita
Non è una novità, eppure molti lo ignorano. Il cellulare che
avete per le mani è fatto in Cina, ma i suoi materiali, la maggior parte delle componenti preziose - oro, stagno, tungsteno
- provengono da zone di guerra in Africa e spesso i suoi metalli
sono scavati a mani nude da bambini. Uno di questi è il famigerato Coltan, estratto prevalentemente nella regione del
Congo, e commerciato da organizzazioni criminali e paramilitari che finanziano guerre.
Una catena che la giovane società olandese Fairphone intende spezzare attraverso il principio del commercio equo e
solidale, il "fair trade" appunto, applicato su un telefono di
ultima generazione, robusto, efficiente, ma sopratutto con la
coscienza pulita.
Il telefono si chiama Fairphone2 ed è il secondo modello di
questo dispositivo etico appena messo in vendita sul sito
dell'azienda: ha il sistema operativo Android, è un 4G, monta
un processore di ultimissima generazione e la doppia SIM.
Costa, in pre ordine, 529€ ed è concepito per essere modificato sia a livello software che a livello hardware perché le
parti che si usurano possono essere sostituite facilmente.
Come per i prodotti alimentari etici e sostenibili, la filiera produttiva è controllata attraverso accordi con fornitori che garantiscono adeguate garanzie di rispettare l'ambiente, i diritti
dei lavoratori, la libera concorrenza e le leggi statuali. Nello
specifico Fairphone garantisce di usare solo "conflict-free minerals", ovvero minerali la cui raccolta non produca conflitti e
guerre né nella zona del Congo né altrove.
Ma i ragazzi di Fairphone sono andati oltre la semplice produzione. Hanno cominciato a importare telefonini buttati per
recuperarne i materiali da usare nel Fairphone e hanno cominciato a vendere attraverso il proprio sito i ricambi per il
telefonino offrendo dei tutorial per imparare a sostituirne le
parti usurate, comprese le istruzioni per stampare in 3D la
cover dei telefonini. Un'idea per generare indotto anche dai
rifiuti e per rendere durevole il telefonino. Dal loro sito hanno
già prevenduto oltre ottomila Fairphone2.
Un'idea vincente, che coniuga profitto e equità, con la speranza che possa essere presa ad esempio dai grandi produttori di tecnologia.
(Marco Trabucchi - Vanity Fair)
10
Focus: le esigenze delle imprese per
l’internazionalizzazione
Ubun2people da diversi mesi sta sondando il terreno con le centinaia di aziende incontrate e contattate, per verificare quali siano le principali necessità
e criticità per andare all’estero, investendo e ampliando la propria presenza sul mercato.
Sono molte le risposte ricevute. In alcuni casi
l’insicurezza verso l’affidabilità dei clienti, la distanza geografica e le differenze normative, il timore di
non riuscire a farsi pagare e così via. In realtà su
questi aspetti si può lavorare e ci sono diversi strumenti che noi stessi, mettiamo a disposizione dei
nostri sponsor e partner, per superarli.
L’esigenza principale è invece stata da noi riscontrata, proprio evidenziando il nostro punto di forza:
la concretezza.
Molte imprese non hanno difficoltà a trovare potenziali contatti commerciali, partner all’estero e
realtà con cui innescare proficui scambi commerciali o lavori importanti; ciò che frena la PMI sono i
servizi sul campo, i contatti locali, le garanzie e
qualcosa che vada oltre il semplice convegno,
workshop o evento istituzionale.
Ubun2people sta ricevendo interesse ed attenzione
proprio su questi aspetti, che sono l’obiettivo principale della sua azione di mediazione economica.
Andare oltre la ricerca del contatto, fornendo servizi strategici ed operativi concreti e diretti sul campo. Proprio là dove verrà sviluppato il lavoro e il
business del partner.
Per info e contatti:
[email protected]
Human Footprints - Ubun2people
Numero 1 - Marzo 2017
Ubun2 Economia
Il governo della Svezia ha approvato nuovi incentivi per combattere il consumismo e
spingere i cittadini ad acquistare in modo più consapevole.
Per combattere la “cultura consumistica”, la Svezia ha annunciato la
riduzione delle tasse sul lavoro effettuato per riparare vestiti, biciclette,
frigoriferi e lavatrici. Sulle bici e i capi di
abbigliamento, l’IVA passa dal 25 al
12 per cento mentre per la riparazione degli elettrodomestici è prevista la
restituzione dell’imposta.
Gli incentivi puntano a ridurre
l’impatto ambientale delle cose acquistate dagli Svedesi. Il paese si è
posto obiettivi ambiziosi per ridurre le
emissioni responsabili dell’effetto serra
e le scelte effettuate dai consumatori
possono avere un impatto decisivo.
Le nuove misure costeranno allo Stato 54 milioni di dollari in tasse non prelevate, ma questa perdita sarà più
Il vicepresidente della
Nigeria, Yemi Osinbajo,
ha annunciato un piano
di sviluppo industriale da
20 miliardi di dollari.
Il piano è stato chiamato
Gas Revolution Industrial
Park e prevede investimenti legati all’industria
del gas. Il progetto si trova in una fase relativamente avanzata e sono
stati individuati diversi
partner internazionali. Tra
questi: GSE&C (Corea
del Sud), China development Bank, Power China ed altre società cinesi
e degli Emirati Arabi Uniti.
Il Parco industriale sarà
realizzato a Ogidigben
(Delta State) ed è pensato per diventare un hub
regionale per il settore
del gas. Disporrà di 2700
ettari di terra e ospiterà
impianti per la produzio-
11
che controbilanciata da una nuova
tassa sui componenti chimici dannosi
presenti negli elettrodomestici.
Diffondere la pratica del riparare
potrebbe dunque espandere il mercato del lavoro e ridurre la disoccupazione. I servizi di riparazione spesso
richiedono grandi abilità manuali ma
un’educazione scolastica non particolarmente elevata, andando a
coprire la richiesta di lavoro di una
parte cospicua di operai.
un esempio che va nella stessa direzione. Lavorare meglio, in condizioni
migliori, consumando meno, produce effetti benefici su grande scala.
Per quanto concerne i modelli di
consumo, la Svezia sta puntando
verso un’economia basata sulla condivisione, condivisione dei mezzi di
trasporto, innanzitutto.
Uno degli obiettivi del provvedimento
è anche quello di ridurre le emissioni
degli altri paesi, non direttamente
controllati dalla Svezia. La Svezia vuole essere il leader dello sviluppo sostenibile, a livello globale. Anche il modello di giornata lavorativa di sei ore è
ne di fertilizzanti, metanolo, prodotti petrolchimici,
alluminio; sarà inoltre una
tax free zone. Al di là
degli investimenti previsti,
la nuova struttura dovrebbe generare 250.000
posti di lavoro diretti e
indiretti.
Inizialmente ideato dalla
NNPC, il Parco industriale
si troverà a 60 chilometri
da Warri e a un chilometro dalla base operativa
di Chevron Nigeria Limited.
Farà riferimento
inoltre alle riserve di gas di
Odidi, Okan, Forcados,
tutte situate nel raggio di
50 chilometri.
(Africa e affari)
La Banca africana per lo
Sviluppo (AfDB) ha assicurato al governo dello
Zimbabwe 26,5 milioni di
dollari americani per il
finanziamento di tre progetti allo sviluppo che
riguardano
rispettivamente il supporto a giovani e donne, la riforma
delle imprese pubbliche
e il rafforzamento della
distribuzione energetica.
“Lo sviluppo di questi
programmi prevede il
coinvolgimento di numerosi attori: Governo, società civile e settore privato che necessitano il
massimo della coordinazione tra loro per una
efficace realizzazione del
progetto che sarà supervisionato dal Ministero
delle Finanze e dello Sviluppo economico loca-
le”, ha detto
Mary Monyau, economista dell’AfDB responsabile per lo Zimbabwe. Il
programma di rafforzamento della distribuzione
energetica, che prevede
uno stanziamento di 18,4
milioni di euro, consiste
nella costruzione di una
linea di trasmissione lunga 85 chilometri che collega la stazione energetica di Alaska alla città di
Karoi. “Una volta terminato garantirà elettricità
in tutta l’area, accesso
ad
acqua
potabile,
maggiore
produttività
agricola, quindi un reale
miglioramenti di vita per i
cittadini delle città di
Karoi, Hurungwe e Makonde” ha detto Mary
Monyau.
(Africa e affari)
Human Footprints - Ubun2people
Numero 1 - Marzo 2017
Il volto umano
Fare la nostra tessera, oltre che fornire supporto concreto è anche un modo per garantirsi vantaggi, sconti ed agevolazioni. Ma è sufficiente?
Il volto umano questa volta si occupa e racconta dei nostri tesserati ed associati. Si
interessa di coloro che attraverso il loro contributo, non solo danno forza e sostegno ad
Ubun2people, ma sono anche in grado di essere protagonisti del processo di cambiamento che U2P sta avviando.
Siamo felici dell’aiuto economico,
così come della presenza di molti
tesserati sui social network e i vari
ca n a li di c o mu ni c a zi o ne
dell’associazione. Pensiamo però che
una maggiore partecipazione a
livello di idee, proposte, impegno
personale, possa dare grandi
soddisfazioni a tutti. Ci sono molte
attività, sui progetti, sulle iniziative
sociali, sugli eventi, in cui una
m a g gi o r e p a r t e c i p a z i o n e ,
porterebbe tanti ad avvicinarsi con
curiosità e interesse ad Ubun2people.
Il volto umano del tesserato U2P deve
emergere, così come le foto che
vengono pubblicate per i progetti o i
video delle missioni o la campagna
sviluppata per Mosa Kahil e le sue
chitarrine. Vogliamo sentire sempre
maggiore presenza dei nostri
associati, non solo perché il costante
contatto è garanzia di buon
funzionamento della “macchina
U2P”, ma anche perché avere molte
idee da condividere, discutere e
valutare, arricchisce tutti. Noi, voi ed i
beneficiari dei progetti. Quando parliamo come valore fondante di U2P
della “condivisione” o tra i principi
ispiratori del “coinvolgimento”, ci riferiamo proprio a questo. Ecco perché
anche questo Magazine mensile.
Ecco perché i social, il sito e tanti altri
strumenti che stiamo aggiornando
costantemente per tutti voi. Con il
crescere degli associati, verrà organizzata un’assemblea e per coloro
che saranno lontani, ci sarà modo di
assistere e partecipare via Skype.
Insomma noi vogliamo rendervi partecipi, di tutto. Perché è grazie a voi
che possiamo continuare il nostro
cammino. Come sapete infine, per
Ubun2people è fondamentale la
trasparenza e quindi il raccontare
cosa viene fatto, il buon uso dei fondi,
la netta distinzione del nostro percorso, rispetto a quello delle grandi ONG
tradizionali. Conoscete questi aspetti?
Dopo diverse settimane in cui abbiamo valutato la situazione di
Timothy, il ragazzo che stavamo sostenendo per andare a scuola dopo l’allontanamento dal progetto di Njoro, siamo giunti ad
una conclusione, basata anche sulle vostre opinioni e risposte.
Ringraziamo ancora una volta tutti i tesserati che hanno speso
un po’ di tempo per esprimersi in merito alla questione ed hanno
partecipato attraverso il loro parere.
Abbiamo svolto diverse attività prima di giungere ad una conclusione. Ali Rashid, il nostro contatto locale, ha parlato con il
ragazzo e con la scuola, è stato sul posto per verificare la situazione e ci ha riportato che, quanto emerso (uso di droghe e cattive
frequentazioni) corrisponde al vero. Inoltre abbiamo ragionato e
considerato tutte le possibili alternative. Infine abbiamo chiesto ai
nostri associati una loro opinione.
Il ragazzo era stato da me direttamente avvisato delle conseguenze, in caso si fossero ripetute le stesse problematiche ed era
cosciente di ciò che sarebbe avvenuto.
Molti di voi ci hanno proposto di continuare a sostenerlo, dando
l’ennesima possibilità al ragazzo, mentre altri ci suggerivano di
orientare meglio i fondi, dando anche un messaggio chiaro al
ragazzo.
Alla fine credo che la soluzione migliore sia rispettare noi stessi e
12
Desiderate approfondirli? Perché per
noi è davvero importante avere dei
tesserati, che siano consci di ciò che
supportano, ne conoscano regole,
valori e principi, oltre alle iniziative.
Una partecipazione consapevole,
dal volto umano appunto, è quella
che farà la differenza nel Mondo. E’
la distinzione tra chi fa tesseramenti di
massa e chi invece basa le proprie
campagne sui contenuti. E’ la linea di
confine, tra chi ottiene donazioni per
una bella foto e chi invece lavora sui
casi concreti affrontati. Vogliamo dire
basta, in modo concreto e serio, alla
cooperazione degli sprechi e delle
ONG mangia soldi? Lavoriamo allora,
mostrando tutti senza paura né vergogna, il nostro volto umano.
(Daniele Bellofiore)
tutti coloro che hanno bisogno di aiuto, come lui, ma che dimostrano maggiore sensibilità nel riconoscere quanto viene fatto.
Non sosterremo il ragazzo quest’anno per la scuola, orientando
le risorse su beneficiari più consapevoli e su altrettanto difficili situazioni. Però non abbandoneremo Timothy, perché questo sarebbe scorretto e contro i nostri principi fondanti. Andrà a scuola
gratuitamente, in una struttura pubblica e noi proveremo a dargli qualche piccolo lavoro da svolgere nel tempo libero, per
responsabilizzarlo e fargli guadagnare qualche soldo, che gli
farà cogliere il valore dell’impegno e della partecipazione.
Poi, in base al suo comportamento e alle sue scelte di vita, decideremo come proseguire il cammino con lui. “Nessuno resta
indietro”, ma non possiamo caricare sulle spalle di altre persone
e situazioni di bisogno, il peso di reiterati comportamenti scorretti.
Ubun2people cerca sempre di trovare soluzioni che facciano
crescere, anche nell’anima, le persone con cui si relaziona. Ringrazio tutti coloro che hanno mandato la loro opinione e chi ci
ha dato una mano a sostenere il ragazzo fino a questo momento. E’ per noi importante mostrarvi una gestione dei fondi ragionata ed oculata. Scelte eque e formative, sempre
nell’ottica di costruire processi di sviluppo, in cui i
beneficiari stessi, siano consapevoli e coinvolti.
Human Footprints - Ubun2people
Numero 1 - Marzo 2017
Storie
Citando una delle sue frasi, che testualmente dice “La fotografia è un po’ come una
pistola, buona o cattiva, dipende dall’uso che se ne fa”, emergono già i tratti
dell’uomo, delle sue scelte e del suo percorso. Collabora con diversi giornali e riviste.
Il suo lavoro e la sua passione sono pluripremiate. Un uomo innanzi tutto. Poi la
fotografia come espressione di sé e del mondo. L’intervista di Patrizia Giampà.
Buongiorno Alessandro i tuoi progetti fotografici
hanno come tema i migranti. Cosa ti ha portato a
questa scelta?
Mi interessava molto raccontare le condizioni sociali
e umane dei migranti. Il primo lavoro è nato per
caso, su richiesta di un giornale, era un’inchiesta
sulle condizioni dei lavoratori migranti nei campo in
Calabria. Dopo questa esperienza ho deciso di
continuare a testimoniare con le mie immagini le
condizioni di moltissimi migranti.
Cosa ti è rimasto di questo racconto?
La rabbia nei loro occhi. Lavorano per pochi euro .
Dieci ore al giorno. Vivono in condizioni disumane in
baracche senza servizi igienici.
L’altro progetto fotografico che hai portato avanti è
“European Dream” ce lo racconti?
Abbiamo ripercorso con un camion le tappe del
viaggio affrontato dai giovani immigrati per realizzare il loro sogno di raggiungere l’Europa. Siamo
partiti da Bari e la destinazione finale è stata Bruxelles. Durante il viaggio abbiamo intervistato giovani
immigrati che ci hanno raccontato la loro drammatica storia, i loro sogni e speranze. Abbiamo vissuto
ogni tappa con i loro occhi le difficoltà che incontrano e anche le amicizie che nascono nei vari luoghi.
Sei stato più volte nelle zone di frontiera a Lesbo,
Kos e Pozzallo. Ci puoi raccontare questi luoghi?
Sono luoghi di popoli generosi, che cercano di accogliere il più possibile, ma nello stesso tempo viene
fuori un Europa non ancora ben attrezzata per poter gestire questa emergenza. I profughi vengono
sistemati in tende, ma il problema è che quella che
dovrebbe essere una soluzione temporanea si protrae per lunghi periodi.
Sono rimasta molto colpita da un tuo lavoro “Lost
Generation” in cui fotografi il viaggio di giovani ragazzi immigrati verso il nord Europa.
Questo lavoro è nato in Bulgaria osservando una
notte dei ragazzi senegalesi che attendevano
13
l’abbassamento delle luci per scavalcare la rete e
fuggire. Spesso sono ragazzi minorenni non accompagnati che cercano in tutti i modi di raggiungere i
paesi del nord Europa. Raccontano anche
l’impossibilità di tornare nei loro paesi. Sarebbe una
sconfitta e verrebbero considerati dei vigliacchi.
Allo stesso tempo hanno difficoltà ad inserirsi in Europa restano in un limbo e spesso si avvicinano alla
delinquenza.
Perché hai scelto la fotografia?
La fotografia ha il potere di raccontare una storia in
una sola immagine. Una foto è come se contenesse 1000 parole. Mi affascinava riuscire a raccontare
tante storie con dei semplici scatti.
Qual ‘era il tuo sogno da bambino?
Viaggiare per il mondo e imparare continuamente.
Si dice che la fotografia racconta l’anima. Quali
sono le anime che sono rimaste impresse nella tua
mente?
Sono tante. Dalle mamme che sbarcano stringendo
forte i loro figli, trasmettendo una grande forza e
amore, fino alla disperazione dei ragazzi che si sentono truffati da un sogno che all’arrivo si rivela diverso, senza dimenticare l’anima di gioia di chi c è
l’ha fatta. Gli occhi sono quelli che ti rimangono per
sempre nella mente.
Quali sono i valori che vorresti trasmettere ai giovani?
La solidarietà e il non giudicare troppo in fretta.
Quanto tocchi con mano tante storie come nel mio
caso ti rendi conto quanta complessa sia ogni vita.
La fotografia mi ha insegnato a “sentire l'altro” e se
ascolti attivamente giudicare non ti interessa più.
Alcune foto di Alessandro Penso
Human Footprints - Ubun2people
Numero 1 - Marzo 2017
Tracce per essere umani
Da rifugiato a imprenditore, ora regala l’azienda (da 10 milioni) ai dipendenti. Quando il
populismo ed il razzismo dimostrano tutta la loro follia.
Ci sono storie semplici di
straordinaria imprenditorialità.
Belle nella loro genuina
freschezza, belle perché ricche
di
quel
senso
perduto
dell’azienda intesa come
seconda famiglia.
Del resto Éric Belile sa bene cosa
significa lavorare e conosce il
valore delle relazioni. Sa cosa
sono
la
fiducia
e
la
riconoscenza. Ma soprattutto è
perfettamente consapevole dei
sacrifici
necessari
al
raggiungimento della felicità.
Lui, su quelle macchine, ha
versato tanto sudore. Se oggi la
Générale de bureautique vale
quasi dieci milioni di euro è
merito suo. Ma questo non vuole
ammetterlo. «Se l’azienda è
cresciuta è grazie ai miei
dipendenti», dice.
Già, cosa avrebbe fatto Éric
Belile senza quelli che definisce
«i miei ragazzi»? Lui è arrivato in
Francia come rifugiato politico.
Era il 1962, tutta un’altra
stagione. Fuggito dall’Algeria
insieme alla famiglia, si era
rifugiato a Parigi.
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Una storia che ha raccontato
nel libro “Le petit Beur
Nantais” (edizioni Les 2 Encres,
2005). Ma Belile non ci pensa
proprio a fare lo scrittore. Lavora
per Canon, poi ha lasciato
q u e l l ’ i mp i e go p e r a p r i re
un’azienda che assemblea
stampanti: la Générale de
bureautique, quella che ora ha
deciso di regalare ai suoi
dipendenti. Anzi, ai suoi
«ragazzi».
Arrivato alla soglia della
pensione, anziché vedere al
miglior offerente – e di proposte
milionarie ce n’erano eccome –
Belile ha preferito cedere tutto a
chi ha contribuito giorno dopo
giorno al successo della sua
impresa. Così ha perso (si fa per
dire) quattro milioni di euro di
dividendi in sette anni.
Il gesto non è certo passato
inosservato. Così il volto di Belile
è rimbalzato su tutti i media
francesi, a cominciare da Le
Figaro. Ma a chi lo incalza con
domande sulla generosità di una
decisione inaspettata e quasi
unica, lui risponde fermo e con
lucidità.
Insomma, monsieur Belile non
vuol sentir parlare di solidarietà e
altruismo. «Semmai lo definirei un
risarcimento…», dice.
Eppure non si tratta di
un’azienda in crisi. Solo nel 2016
l’impresa ha fatturato otto milioni
di euro facendo registrare una
crescita del 25 per cento rispetto
all’anno precedente. Ora è il
momento del passaggio di
consegne.
Un’operazione nient’affatto
semplice. Ma l’imprenditore ha
previsto tutto nei minimi
particolari. Niente sarà lasciato
al caso: la transazione sarà reale
e dopo il versamento della prima
tranche i soldi saranno restituiti a
poco a poco attingendo dai
ricavi annuali.
Ed Éric Belile? Per qualche anno
resterà lì, in azienda, ad
affiancare i nuovi proprietari per
assicurarsi che tutto scorra liscio.
E forse, nonostante i ruoli si siano
invertiti, continuerà a chiamarli «i
miei ragazzi».
(Corriere.it)
Human Footprints - Ubun2people
Numero 1 - Marzo 2017
Domande & Risposte
Spett.le Ubun2people, volevo sapere perché avete inserito la mediazione economica tra le attività della Onlus? L’idea di base è anche
valida, ma avevo dei dubbi sulla fattibilità della cosa. (Andrea - Cava
dei Tirreni)
Risposte a cura di Daniele Bellofiore e
dello Staff U2P
Caro Andrea, ti ringrazio per la domanda e per aver scritto per la nostra rubrica.
L’idea di fare mediazione economica come strumento di finanziamento della
Onlus, non solo è assolutamente possibile, ma è nata dalla Riforma della Cooperazione, approvata nel 2014.
Attraverso la riforma, il Governo ha puntato su una maggiore partecipazione
delle imprese private e della pubblica amministrazione, nei processi e nelle attività di cooperazione internazionale.
Il coinvolgimento non dovrebbe essere limitato quindi a finanziare progetti o a
dare un sostegno economico puro e semplice, ma a portare competenze e
know how all’estero, in particolare nei paesi in via di sviluppo.
La nostra idea è stata quindi quella di cogliere tre spunti positivi, facendo seguito
a quando stabilito a livello politico: dare una mano alle imprese italiane alla ricerca di nuovi mercati ed opportunità; promuovere progetti in cui si rendano sempre più autonome le popolazioni locali e si crei un piano nel medio lungo periodo, che non si limiti a gestire emergenze; finanziare in modo più “sostanzioso”
Ubun2people, unendo gli aspetti economici a quelli sociali.
Come ultimo chiarimento e per completezza di informazione, volevo aggiungere che noi non ci occupiamo (e non è neanche nostro interesse) di attività commerciale per i nostri sponsor, in quanto ci limitiamo a fornire contatti e strumenti.
Sperando di aver risposto a tutti i dubbi su questo aspetto, resto naturalmente a
disposizione per qualsiasi altra domanda.
Secondo voi, qual è il corretto rapporto tra fondi
acquisiti e le spese interne all’associazione?
(Tommaso - Cuneo)
Credo che un rapporto tra spese e fondi destinati ai progetti del 50/50 o 60/40, possa essere corretto.
È possibile prevedere un RID periodico per voi,
visto che vorrei fare una donazione mensile?
(Tommaso - Cuneo)
Certamente. È possibile farlo, recandosi presso la propria
banca o attraverso la banca online. Sono sufficienti
l’IBAN della Onlus (che è disponibile sul sito) e la definizione della durata. In caso di maggiori informazioni, puoi
scrivere a [email protected]
C’è un personaggio che ispira la vostra realtà?
(Sara - Scansano)
Thomas Sankara. Uomo leale, onesto e realmente impegnato per il popolo Burkinabé.
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In questo primo numero vi spieghiamo la
rubrica Domande&Risposte
Potete inviarci per posta o per mail le vostre domande,
entro il 20 di ogni mese, in modo da poter selezionare le più
interessanti e pubblicarle, rispondendo alle vostre curiosità e
dubbi.
Le domande non dovranno necessariamente essere riferite
al progetto, all’associazione o ad argomenti specifici, ma
saremo felici di condividere con voi i nostri pensieri, sui vari
temi che saranno proposti.
Ovviamente garantiamo la privacy, pubblicando solo il
nome e la vostra città, senza fare alcun riferimento a chi ci
manda i diversi contenuti.
Ringraziamo tutti coloro che vorranno collaborare e contribuire a questa iniziativa e discutere con noi di diversi argomenti.
UBUN2PEOPLE - VIA MONGINEVRO, 54
00012 Guidonia Montecelio (ROMA)
[email protected]
Human Footprints - Ubun2people
Numero 1 - Marzo 2017
Spazio sponsor Ubun2people
Assoapi - Divisione formazione uno sponsor “di buon gusto”
La scuola
L’Associazione Nazionale Artigiani Piccoli
Imprenditori (in sigla AssoAPI) ha sede a
Roma in via Giuseppe Gioachino Belli, 27
e sedi in partnership con aziende del
settore in tutta Italia e all'estero.
La novità dell’e-learning in un settore così
particolare come la panificazione è
superata dalla capacità di utilizzare al
massimo le nuove tecnologie, seppure
alla fine è sufficiente una webcam e con i
webinary (videolezioni in diretta) è come
essere in aula.
La Divisione Formazione si occupa di
organizzare, per conto di AssoAPI, corsi di
formazione professionale, su tutto il
territorio nazionale e all’estero, per cuochi,
panificatori, pizzaioli, pasticcieri, gelatieri,
caffetteria, barman, camerieri di sala,
tecnici birrai e per altre figure professionali
del settore eno-gastronomico e culinario.
Le esercitazioni sono continuamente
monitorate e valutate con una precisione
estrema, niente viene trascurato, le
competenze pratiche che si
acquisiscono non sono di qualità inferiore
a nessun corso svolto in aula.
La mission
L’obiettivo della scuola è da un lato
quello di formare allievi in grado di
soddisfare in maniera adeguata la
richiesta di manodo pera di
qualità proveniente dalle aziende e
dall’altro valorizzare e promuovere
tradizioni e sapori tipicamente italiani, che
possono rappresentare un’opportunità
lavorativa anche in questi tempi di crisi.
Per i propri corsi AssoAPI ha messo a
punto una formula originale che unisce le
più innovative tecnologie di
i n se gn a me n t o e l ’ a s s i s t e n z a
personalizzata di un team di docenti e
tutor.
Ogni singolo allievo AssoAPI non è mai
solo, ma è assistito in ogni fase del corso
fino all’accompagnamento al lavoro.
Con questa formula si apprendono
mestieri che non conoscono crisi e
disoccupazione quelli che hanno fatto
grande l’Italia nel mondo.
Poi lo stage. Ho scelto di farlo nella mia
città, ma il panificio lo ha scelto Assoapi.
Non so come mi sarei trovata in un altro
panificio ma grazie al Panificio San Marco
di Fontanelle, Agrigento, il mio percorso
formativo ha avuto assoluta continuità in
termini di serietà e efficacia.
Al termine del corso
AssoForm fornisce agli
allievi un supporto per
facilitare il loro inserimento
lavorativo
sia
come
lavoratore dipendente che
c o m e
a t t i v i t à
imprenditoriale,
grazie
anche
all'ufficio
job
opportunity ed ai suoi
partner
Adecco
e
Randstad.
Lo stage mi ha dato la possibilità di
completare la formazione non solo nella
panificazione con le attrezzature e i
macchinari adatti, ma anche toccare
con mano gli aspetti gestionali,
organizzativi, le scelte di marketing e di
merchandising.
Nel frattempo, perché Assoapi non perde
tempo, l’accompagnamento alla
realizzazione del mio progetto nella fase
di inserimento lavorativo.
Finito lo stage si continua infatti a costruire
e progettare, concretamente e con tutta
la loro esperienza e professionalità. Spero
di poter aggiornarvi tra qualche mese, ad
apertura del mio panificio.
A tutto lo staff ancora un immenso
GRAZIE!
ANGELA CANDELARESI - PANIFICIO SAN
MARCO - AGRIGENTO
Il corso con le lezioni e le indicazioni
dell’ottimo Maestro Panettiere Emanuele
Camaggi e con Giovanna Cioffi, sempre
presente e sempre disponibile.
Un corso di certo impegnativo, serio, ma
grazie alla loro guida accessibile e
realizzabile.
16
Sponsorizzare U2P:
VISITA IL SITO WWW.U2P.IT
O SCRIVI A
[email protected]
Human Footprints - Ubun2people
Numero 1 - Marzo 2017
Casi di successo
Il Progetto QUID si occupa di recuperare gli scarti tessili per dargli una nuova vita
attraverso l'inclusione di donne in condizioni svantaggiate che possono così mettere a
disposizione le loro abilità sartoriale per realizzare nuove collezioni
Recuperare scarti tessili di qualità - altrimenti destinati al
macero - e ridare loro nuova vita, attraverso le mani di
quelle donne che, trovandosi in situazioni svantaggiate,
restano maggiormente escluse dal mercato del lavoro. E’ il
Progetto Quid, nato dall’idea della giovane Anna Fiscale,
poi consolidata e resa concreta grazie all’apporto del suo
team, Ludovico Mattona, Lucia Dal Negro, Umberto Brambilla ed Elisabetta Stizzoli.
Un progetto ambizioso, quello di Anna, arrivato dopo una
laurea in economia alla Bocconi e in Scienze Politiche a
Parigi. Per poi tornare nella città d’origine, Verona, per creare qualcosa che fosse capace di dare un vero valore
sociale alla comunità. Già perché, anche se sottovalutato,
il problema dei rifiuti tessili c’è e assume sempre più
un’importanza specifica: da una parte gli scarti di produzione, dall’altra i capi a fine vita che vengono considerati a
tutti gli effetti rifiuti urbani e destinati alle discariche. Secondo i dati dell’Agenzia Nazionale di Protezione Ambientale
(EPA), negli Stati Uniti ogni persona si disfa, in media, di 32
Kg di capi di abbigliamento all’anno e solo il 15% rientra nel
ciclo produttivo attraverso la filiera del riciclaggio. Non
cambia la situazione in Italia dove appena il 12% del totale
conferito nei cassonetti viene infatti recuperato e riciclato.
A sottolinearlo è Assosistema, associazione di settore che
rappresenta le imprese produttrici di dispositivi tessili e medici e le aziende che si occupano di sicurezza sui luoghi di
lavoro. Secondo i dati diffusi da Assosistema ogni anno in
Italia si producono complessivamente 25 mila tonnellate di
prodotti tessili. Di queste solo una piccola percentuale viene recuperata a fine vita. In particolare, secondo gli ultimi
dati, nel nostro Paese sono state raccolte in maniera differenziata 99.900 tonnellate di rifiuti tessili, circa 1,6 Kg pro capite. Una porzione irrisoria se confrontata con i dati sul consumo di prodotti tessili: ogni italiano consuma infatti mediamente 14 kg all’anno. Nel resto d’Europa il riciclo dei rifiuti
tessili procede con una marcia in più. Mediamente ben il
68% dei rifiuti tessili viene recuperato e solo il 7% viene conferito in discarica. Tra i Paesi più virtuosi figura la Svizzera che
riesce a riciclare la metà dei rifiuti tessili prodotti ogni anno
sull’intero territorio nazionale.
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Progetto Quid non è solo un progetto che punta alll’ecososteninilità, ma anche all’inclusione sociale: i capi
d’abbigliamento, infatti, vengono realizzati da quella cosiddetta «fascia debole» di donne che si trovano alle prese
con una vita difficile, che escono dalla tratta della prostituzione, dal carcere e fanno fatica a entrare nel mondo del
lavoro. Per loro questa diventa un’opportunità non solo di
costruirsi una degna vita professionale, ma anche di esprimere liberamente la propria creatività.
I capi d’abbigliamento del Progetto Quid sono unici e in
edizione limitata: questo, da una parte, perché derivano
dagli scarti di produzione delle aziende tessili e di abbigliamento della zona; dall’altra perché vengono realizzati proprio grazie all’abilità sartoriale della donne che fanno parte
della cooperativa. «I prezzi, inoltre - ci racconta Anna - sono
altamente competitivi, poiché ricalcano i prezzi di mercato
delle più famose catene di abbigliamento come ad esempio H&M». In più, ogni anno, i capi si rifanno alle tendenze del momento e sono sempre realizzati con un occhio di riguardo alla moda, ma con un valore in più, quello
della storia personale di chi, quel capo, lo ha realizzato con
le proprie mani.
Un progetto nato nel 2012 e che, con le abilità dei componenti del team, conta già 48 lavoratori: una vera e propria
famiglia. Malgrado i primi passi mossi in sordina come accade a tutte le startup innovative, Progetto Quid è, oggi,
una realtà consolidata con partnership anche importanti
come quella siglata con il noto brand Calzedonia e la sua
fondatrice Anna Fiscale è stata, inoltre, selezionata tra le 6
finaliste al recente premio GammaDonna, dedicato
all’imprenditoria femminile e giovanile italiana. «Un premio
importante - racconta Anna Fiscale - soprattutto per noi
donne che siamo spesso limitate dal pregiudizio non solo in
quanto donne, ma anche in quanto di giovane età. Eppure, l’inesperienza, quando ami immensamente il tuo lavoro
e il tuo progetto, non è più una caratteristica così limitante».
(Diario Web)
Human Footprints - Ubun2people
Numero 1 - Marzo 2017
Visioni d’insieme
Diverse novità che vogliamo raccontare ai tesserati. Accordi,
lavoro sul campo, inserimenti e operatività del nostro personale.
INSERIMENTI E SELEZIONE
Una delle novità più importanti che
riguardano i nuovi inserimenti in organico e la selezione del personale, è
l’entrata nel team di lavoro di Andrea
Firrincieli, che con passione ed entusiasmo ha accettato la nostra proposta.
Andrea si occuperà di seguire
l’ideazione e la scrittura di alcuni progetti, oltre a gestire operativamente
sul campo le iniziative sociali di
Ubun2people.
Grazie al lavoro che ha svolto già dai
primi giorni, siamo riusciti a chiudere e
partecipare ad un bando con la
Banca d’Italia, a cui è stato chiesto il
finanziamento di alcune attività legate al progetto Migrantes.
Attualmente, oltre a iniziare le attività
operative, post scrittura di Kairos, il
nuovo collaboratore, sarà impegnato presso i centri di accoglienza, le
strutture commerciali individuate e
sta procedendo alla parte
“operativa”, che trasformerà queste
idee, in iniziative concrete, con i primi
casi pilota.
Dal canto nostro, stiamo proseguendo la selezione, nel tentativo di individuare almeno altre 2 risorse che possano supportarci nell’area Marketing
e Comunicazione o in quella Sponsor
e Aziende.
NUOVO ACCORDO BPER
Ubun2people è riuscita a definire un
accordo con Bper, il quarto gruppo
bancario nazionale, attraverso cui
sarà in grado di fornire condizioni
agevolate agli investitori ed imprese
coinvolti nelle attività di mediazione
economica.
L’accordo, fondamentale anche a
livello di immagine, oltre che di contenuti, è stato raggiunto dopo un
lungo lavoro della Direzione e del
team, cercando insieme ai rappresentanti della banca emiliana, le
formule più adatte e condizioni di
comune interesse.
In particolare U2P sarà in grado di
garantire alle aziende interessate, sia
per i loro progetti in Italia, che
all’estero, tassi agevolati, finanziamenti con condizioni particolarmente
vantaggiose ed altro.
La richiesta di Ubun2people, questa si
vincolante, è stata di ottenere delle
condizioni che non fosse possibile
ricevere andando presso una filiale o
attraverso accordi separati.
Certamente questa partnership, sarà
importante per dare slancio alle attività di mediazione economica
dell’associazione.
dendo a definire alcuni accordi con
realtà imprenditoriali, che potrebbero
dare nuovo slancio economico e
lavorativo all’organizzazione.
Ci siamo attivati per fissare incontri
con diverse ambasciate e rappresentanze straniere in Italia, al fine di
verificare le opportunità nei loro paesi; inoltre con alcuni contatti istituzionali (italiani e stranieri) stiamo lavorando per creare le condizioni di futuri
investimenti aziendali.
Per concludere le altre attività in corso d’opera e in conclusione a breve
sono:
 Sistemazione magazzino Progetto
Prometeo
 Ripresa contatti per Progetto edilizio
di riqualificazione in Costa d’Avorio
 Gestione della vicenda Timothy
 Preparazione prossima missione in
Africa
Altre e maggiori informazioni sulle
nostre attività, saranno rese note attraverso il sito web e i social di U2P.
ATTIVITA’ IN CORSO
Come detto in precedenza siamo
già passati alla fase “sul campo” di
Migrantes, visto che partiremo a breve con le interviste ai candidati dei
Centri di accoglienza selezionati e ci
muoveremo sulle strutture prescelte.
Per quanto riguarda la mediazione
economica, oltre alla costante collaborazione con gli sponsor “storici”
Alpina Food e Assoapi, stiamo proce-
“Far parte di un progetto o semplicemente sostenerlo, non è solo un gesto di partecipazione o condivisione di temi ed
obiettivi, ma può essere anche un modo
per ricevere speciali condizioni, che rendono anche utile partecipare. La tessera
associativa Ubun2people infatti nasce
con l’idea di riconoscere ai propri associati convenzioni ed agevolazioni, come
ulteriore stimolo a compiere un gesto di
cuore.”
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Human Footprints - Ubun2people
Numero 1 - Marzo 2017
Eventi - Cucina - Viaggi
Viaggiare lassù dove il Mondo si vede con gli occhi del cuore e si respira l’anima di un
continente
Sono state le grandi civiltà che si sono susseguite nella sua
storia a rendere il Perú un luogo così affascinante. Potete
passeggiare per le vie di città coloniali che hanno conservato il carattere dei conquistadores spagnoli, visitare l'antica capitale inca di Cuzco, esplorare la città perduta di
Machu Picchu e riflettere sull'enigma delle linee di Nazca.
Non occorre fermarsi in Perú molto a lungo per rendersi
conto che il 'Nuovo Mondo' possedeva una ricca e complessa cultura già migliaia di anni prima che Pizarro apparisse indossando buffi abiti. Tutto questo si trova in un paese
che vanta uno dei paesaggi più vari e spettacolari del Sud
America. Le Ande peruviane sono di certo le più belle del
continente e sulle montagne vivono milioni di indios degli
altipiani che parlano ancora l'antica lingua quechua e
mantengono uno stile di vita tradizionale. Il verdeggiante
200 gr di orzo perlato – 1 cipolla – 1 patata – 1
cucchiaino di brodo di verdure – 1 spicchio
d’aglio – una costola di sedano verde – 50 gr
di nocciole – maggiorana – noce moscata –
erba cipollina – 2 cucchiai di farina biologica
– 2 cucchiai di pan grattato – olio extravergine di oliva – sale.
Dopo aver cotto l’orzo in abbondante acqua salata, scolatelo e unitelo alla patata
lessata e schiacciata, al sedano e l’aglio tritati, alle nocciole tostate. Salate e speziate con
la noce moscata, l’erba cipollina e la maggiorana, aggiungete un cucchiaino di brodo
e amalgamate tutti gli ingredienti fino ad
ottenere un composto omogeneo. Prendete
parte dell’impasto e lavoratelo fino ad ottenere una forma sferica, e passate le polpette
d’orzo nella miscela di farina e pangrattato.
Disponete le polpette in una teglia, aggiungere un filo d’olio e inseritele nel forno già
caldo a 180 gradi lasciandole cuocere per
mezz’ora. (ethicamente.net)
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bacino amazzonico, che occupa metà del Perú, è una
delle più importanti zone al mondo per la biodiversità: una
distesa di foresta pluviale tropicale che vi farà restare a
bocca aperta non appena inizierete a conoscerne la ricca flora e fauna. I deserti costieri, con le loro enormi dune
ondulate, le oasi di terra coltivata e i villaggi di pescatori,
benché scarsamente apprezzati dai visitatori, offrono una
fantastica opportunità per allontanarsi dal sentiero dei Gringos. Ma non dovete essere zoologi, antropologi o alpinisti
per godervi il Perú. Tutto ciò di cui avete bisogno è curiosità,
amore per i paesaggi e interesse per la storia.
Per maggiori informazioni sui viaggi in Tanzania potete contattarci a [email protected] o visitare il sito
www.u2p.it alla sezione Viaggi. (Tratto da Lonely Planet)
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Human Footprints - Ubun2people
Numero 1 - Marzo 2017
Sport: Veri Campioni
Esempio, simbolo e determinazione. Non arrendersi al dolore, alle disavventure ed ai
drammi della vita. Una testimonianza vivente di come “si può sempre” continuare a
vivere e indirizzare la propria vita.
Salvatore Cimmino è nato a Torre Annunziata, nel 1964. Vive e
lavora a Roma presso la Selex ES,
una società del Gruppo Finmeccanica. A soli 15 anni Salvatore
fu colpito da un terribile osteosarcoma, per salvarsi la vita è
costretto all’amputazione della
gamba a metà del femore.
All’età di 41 anni, dopo innumerevoli problemi fisiologici, sotto
consiglio medico Salvatore comincia a nuotare, non era mai
stato in acqua prima di allora!
Dopo otto mesi, il 15 luglio del
2006, compie la sua prima traversata senza l’ausilio di protesi
performanti, Capri/Sorrento di 22
km. Subito dopo inizia il suo
“sciopero nuotando” per attirare
attenzione sui problemi del mondo della disabilità.
Nel 2007 organizza il “Giro
d’Italia a Nuoto”, durante il quale diventa atleta del Circolo Canottieri Aniene e sarà sostenuto
dalla Fondazione Roma, dieci
tappe ognuna di 15-17 km circa,
da Genova a Trieste per ricorda-
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re alla gente il problema delle
barriere architettoniche.
Nel 2008 prende parte in solitaria
della “Capri – Torre
Annunziata” e successivamente
alla “Capri – Napoli”, prova del
campionato mondiale di gran
fondo.
Nel 2009 è nuovamente testimonial per il “Giro d’Europa a Nuoto”, 6 tappe fino a 40 km tra cui
lo Stretto di Messina, lo Stretto di
Gibilterra, Capri – Napoli, lo stretto di Oresund, Capo Salvore –
Trieste, ed il Canale della Manica, dove detiene il record italiano di tutti i tempi.
Nel 2010 comincia il tour “A Nuoto nei Mari del Globo – Per un
mondo senza barriere e senza
frontiere”, una nuova sfida per
conquistare i mari dell’intero pianeta.
L’obiettivo per il quale Salvatore
Cimmino prende parte alle sue
imprese è quello di sensibilizzare
l’opinione pubblica ma soprattutto le Istituzioni sulle difficoltà
che ogni giorno devono affrontare le persone disabili.
Ottenere dei presidi protesici
adeguati, l’adeguamento delle
barriere architettoniche, la difficile integrazione nel lavoro e a
scuola, il diritto alla dignità e cittadinanza. Il disabile deve diventare una risorsa per la Società,
deve poter occupare il suo posto con dignità, deve poter contribuire alla crescita sociale ed
economica.
“Bisogna avere la volontà di creare un mondo diverso, democratico caratterizzato da uguaglianza, da genuine e vere opportunità in termini di benessere e di
guadagno, un mondo inclusivo
per tutti dove la disabilità venga
valorizzata e celebrata.”
(Salvatore Cimmino)