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ENTI PROMOTORI Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze DIREZIONE DELLA MOSTRA Giovanna Rasario DIREZIONE DEI LAVORI DI ALLESTIMENTO Mauro Linari Museo Nazionale del Bargello AMMANNATI IN LUCE FOTOGRAFIE DI LORENZO MENNONNA L'esposizione fotografica qui allestita“mette in luce” la presenza di Bartolomeo Ammannati in Palazzo Pitti, FIRENZE PALAZZO PITTI nel cortile che ancora oggi porta il suo nome, in parallelo alla mostra“L’acqua, la pietra, il fuoco. Bartolomeo CORTILE DELL'AMMANNATI L’ACQUA, LA PIETRA, IL FUOCO Ammannati scultore” , che si tiene al Museo Nazionale del Bargello in occasione del quinto centenario della 11 maggio Bartolomeo Ammannati scultore nascita dell'artista. Questa rassegna fotografica fa parte della mostra Firenze, Museo Nazionale del Bargello 11 maggio 18 sttembre 2011 a cura di Beatrice Paolozzi Strozzi e Dimitrios Zikos Sono illuminati per l'occasione i particolari decorativi dell'architettura ammannatiana, riprodotti dalle fotografie esposte in mostra, che sottolineano la forte componente dell'Ammannati scultore anche nella realizzazione delle sue “fabbriche”. Le fotografie di Lorenzo Mennonna, dei dettagli ornamentali del cortile e della Fontana di Sala Grande (oggi Catalogo della mostra Giunti Editore al Bargello), sono ottenute con il sapiente uso della luce, che costruisce ed esalta le forme, restituendo particolari non ‘automaticamente’ visibili. Queste immagini, volutamente presentate senza didascalie, suggeriscono al visitatore un modo più attento di leggere l’architettura del grande cortile palatino e di scoprirvi elementi difficilmente percepibili a prima vista. Gli scorci ravvicinati e “notturni” della Fontana di Sala Grande del Bargello fanno rivivere, invece, in modo immaginifico quella che doveva essere alla fine del Cinquecento la sua presenza sullo sfondo del cortile, restituendoci una forte emozione visiva. La luce, sapientemente utilizzata dal fotografo, ci restituisce infine la‘qualità fisica’ del marmo, mettendo“ in REALIZZAZIONE DELL’ALLESTIMENTO Opera Laboratori Fiorentini S.p.a. luce” particolari straordinari, in un sottile e continuo colloquio tra occhio dell’artista, occhio del fotografo, occhio dello storico dell’arte e dell’architetto. 18 settembre 2011 IL CORTILE DELL’AMMANNATI Nei primi anni Sessanta del Cinquecento a Bartolomeo viene affidata la direzione dei lavori del Palazzo, fino a quel momento condotti da Giorgio Vasari, che lascia il cantiere per dedicarsi a quello degli Uffizi. Eleonora di Toledo e Cosimo I sono i committenti dell’Ammannati che da quel momento, sia per l’architettura che per la scultura, diventa l’artista di riferimento del Duca. A Pitti, Ammannati interviene sul progetto di Brunelleschi che non era stato portato a termine, lasciando intatta la parte antica del Palazzo, ma ampliandolo sul retro con il cortile in direzione del giardino. L’integrazione tra Palazzo e paesaggio è chiaramente indicata dalla forma ad “U” intorno al cortile che permette attualmente, dal primo piano del Palazzo, un’ ampia veduta dei giardini e nello stesso tempo, rispetto a questi, rende l’edificio uno sfondo ideale. Mentre verso la città il Palazzo mantiene la sua facciata tipicamente quattrocentesca ed urbana, sul retro appare, soprattutto dal giardino, come una struttura più bassa, con accentuazione orizzontale, tipica della volumetria della villa. Oggi le ali della facciata posteriore si estendono verso il giardino abbracciando il paesaggio in uno stretto rapporto. Attualmente la sensazione che il cortile produce al visitatore è quella di una struttura molto chiusa su tre lati. L’idea primaria dell’Ammannati era invece quella di uno spazio più aperto alla città e con una visione “passante” attraverso l’idea delle serliane, poi tamponate con una muratura che ingloba le colonne. Questa mostra fotografica dell’Ammannati vuole “mettere in luce” quei particolari architettonici e decorativi dovuti alla matita dell’architetto, che sottolineano la sua grande capacità inventiva nella definizione di un fantastico apparato decorativo fatto di arieti, capricorni, bucrani, triglifi e metope, ferri accartocciati che si piegano a protezione delle finestre. Lontanissimi dallo spazio rinascimentale, siamo di fronte ad uno spazio caotico, irreale, anche se le citazioni “naturalistiche” vorrebbero suggerire altro. È uno spazio che esprime l’irrazionale, in un continuo rimando a una dimensione visionaria, discontinua e frantumata. L’Ammannati modella nelle chiavi degli archi, nelle mensole delle finestre, nelle trabeazioni una serie di figure che presidiano l’architettura. Così ci appaiono “in luce” le erme sugli stipiti delle logge nella controfacciata, le immagini di capricorni e di arieti legate alla committenza medicea in un continuo rimando tra elementi naturalistici zoomorfi, classici, antropomorfici, araldici che si rincorrono sugli archi e sulle trabeazioni. La luce, oltre che a mettere in risalto i particolari decorativi, sottolinea la qualità scultorea dell’architettura dell’Ammannati, primo vero architetto manierista fiorentino: la luce esalta lo spessore e la profondità delle finestre inginocchiate e la particolare qualità del bugnato, estremamente mutevole al raggio del sole tanto da acquistare e restituire nei vari momenti della giornata una sensazione di movimento. L’Ammannati fa un uso grandissimo della“maniera rustica”, probabilmente suggeritogli dalla facciata di Palazzo Pitti: ne fa un uso addirittura ‘estremo’ nel cortile, che non conosce esempi simili né nel Vignola, né nel Vasari. Tale scelta dipende da un’esigenza non soltanto decorativa ma architettonica ed è esigenza tipicamente manierista in cui, con un sottile ed intellettualistico artificio, si riesce ad ottenere l’impressione di una grande libertà dell’artista, che riesce a fondere architettura, natura e paesaggio in una totale dialettica tra il cortile e il giardino che fa da scena. Bartolomeo Ammannati / Mensole figurate nel cortile di palazzo Pitti / Firenze, Biblioteca Marucelliana / inv. E 111 / E 112 / E114 / E115 / Penna, inchiostro bruno, acquerello, tracce di matita nera IL VIAGGIO DELLA FONTANA A proposito di “scena” - della quale parlavamo per il rapporto tra cortile e giardino - è proprio qui, nel cortile, che la nostra mostra fotografica rimanda all’idea di come avrebbe dovuto essere la sua conclusione dalla parte del giardino nel 1588. L’occhio, che dai tre lati del cortile incontra una massiccia barriera, spazia improvvisamente nel quarto, dove al di sopra dell’ordine dorico del primo piano, si apre un ampio terrazzo che accoglie oggi la Fontana del Carciofo. Prima degli ampliamenti seicenteschi del palazzo, la Fontana di Sala Grande - il grande arcobaleno marmoreo circondato di sculture - progettata dall’Ammannati per il Salone dei Cinquecento, fu rimontata a coronamento del fronte del cortile, verso il giardino. Nel 1633 fu smontata per essere sostituita dalla Fontana del Carciofo e le sue statue furono disperse in Boboli, prima di essere riunite al Bargello, nel corso del Novecento. Anche se ci è stato impossibile ricostruire idealmente la fontana sul terrazzo, le belle foto di Lorenzo Mennonna ci restituiscono emozionalmente l’idea di una ‘meraviglia d’acqua e di marmo bianco’, riportandoci con la nostra immaginazione a quanto si poteva vedere prima della sostituzione della fontana ammannatiana con quella “del Carciofo”, che conclude il quarto lato del cortile in maniera sicuramente meno scenografica. Bartolomeo Ammannati / La Prudenza e Cerere nel giardino di Boboli, ai primi del ’900 / Giunone nel cortile del Bargello. Bartolomeo Ammannati / L’Arno, La fonte di Parnaso e la Fiorenza nel giardino di Boboli, ai primi del ’900.