Oltre il giardino di Chance si nasconde la sola verità
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Oltre il giardino di Chance si nasconde la sola verità
Oltre il giardino di Chance si nasconde la sola verità di Ignazio Licata La scoperta della così detta “Particella di Dio”, il Bosone di Higgs, ha creato particolare entusiasmo ma, di fatto, il 99% dei comuni mortali, compresi noi, non riesce minimamente a capire cosa sia stato scoperto. A questo punto è sufficiente sapere una cosa: quali applicazioni pratiche utili per la società, avrà questa scoperta? Lo domandiamo a Ignazio Licata, fisico teorico dell’Institute for Scientific Methodology di Palermo, epistemologo ed esperto di cosmologia e informazione quantistica. «Il problema del risvolto applicativo nelle ricerche di fisica fondamentale – spiega Licata - non è mai immediato. Per capirlo bisogna piuttosto farsi la domanda opposta e complementare: ci sarebbe sviluppo tecnologico senza la ricerca di base? Quando Maxwell introdusse un termine teorico per salvaguardare la simmetria delle sue equazioni, non aveva idea che quel termine sarebbe stata la chiave di volta delle onde elettromagnetiche, dunque, di gran parte della tecnologia che oggi regge la nostra vita. Così, nel caso del bosone di Higgs, a parte tutte le questioni connesse alle tecnologie sviluppate al Cern per la ricerca (ci sono anche molte piccole e medie aziende italiani in quella cattedrale delle alte energie), c’è sempre un gioco di possibilità che non è immediatamente visibile dietro ogni grande scoperta. Leon Ledermann del Fermi Lab, che è l'inventore dell’espressione “particella di Dio”, pensava di incantare il Senato americano e indurlo a nuovi finanziamenti, ma non andò così; in quell’occasione, però, fece anche un discorso più serio, bellissimo, pubblicato poi come “Il valor della scienza pura”. È un valore inestimabile proprio perché non prevedibile. Se cercassimo solo ciò che ci è immediatamente utile, ben presto si esaurirebbe il fronte d’onda della conoscenza e si estinguerebbe ogni ricaduta tecnologica». Professor Licata, lei sostiene che la scoperta del bosone di Higgs, alla fine apre molti più interrogativi di quanti ne risolva. Cosa intende dire? «Il meccanismo di Higgs ipotizza per il vuoto quantistico una cosa che è ben nota in materia condensata (superfluidi, superconduttori ecc...): quando uno stato simmetrico si rompe si creano oggetti detti bosoni di Goldstone. In questo caso il loro ruolo è quello di dare massa alle diverse particelle. Come diceva Abdus Salam, ogni particella “mangia” un bosone di Higgs ed acquista massa. Oppure, per usare un altro esempio ideato dal fisico Brian Cox, è come quando a un party entra un personaggi famoso; lui da inglese faceva l'esempio della signora di ferro M. Thatcher, tutti le si fanno intorno e la rallentano, le danno “massa”. Quei “tutti” rappresentano il campo di Higgs. Però, applicare il meccanismo di Higgs al vuoto equivale a dire che il vuoto è simile ad un condensato. Di cosa? Questo pone dunque nuove domande sulla natura del vuoto, che solo una teoria microscopica e ancora di più di questo potrà chiarire, teoria di là da venire, che si chiama “gravità quantistica”. E secondo la quale, ad esempio, lo spazio tempo potrebbe essere discreto come un cubo di Rubik. Ma ci sono altri problemi: il campo di Higgs si accoppia in modo diverso ad ogni oggetto, dando vita alla pluralità di masse che osserviamo. Per ogni particella è necessaria una diversa costante di accoppiamento dedotta dagli esperimenti. Una buona teoria riduce il numero di parametri liberi, qui invece sembrano aumentare». E come mai il bosone si lega diversamente ad ogni oggetto? «Nessuno lo sa! Sotto un certo punto di vista sembra che siamo ritornati al vecchio “etere”, il mare sub-materiale che i fisici di fine Ottocento immaginavano proprio come meccanismo di massa, solo in una forma matematicamente più raffinata, all’interno della sintassi della fisica delle particelle. Queste sono buone ragioni per sospettare che abbiamo solo scalfito la punta di un iceberg, che porterà idee assolutamente nuove su spazio, tempo materia». Parlare di vuoto è sempre stimolante. L’esperienza del vuoto, scriveva Cioran, è la tentazione mistica del non credente, la sua possibilità di preghiera, il suo momento di pienezza. Ma per uno scienziato, qual è l’esperienza del vuoto? «Credo che ci sia un’intuizione felice nella riflessione di Cioran, che in parte condivido. Noi tendiamo a spiegare il mondo in modo cronologico, si consideri ad esempio il Big Bang, uno strano compromesso tra religione e termodinamica. Ma ogni racconto degli inizi contiene una singolarità (teorema di Hawking-Penrose un punto “inspiegabile” e intrattabile matematicamente). E così si cade nel racconto ricorsivo delle origini delle origini, e così via. Un po’ come nella storiella della vecchina che afferma che il mondo è sostenuto da un elefante, a sua volta sostenuto da una tartaruga e alle repliche del giovane scienziato risponde “lei è molto furbo giovanotto. Ma alla fine sotto sotto c’è sempre una tartaruga”. Ecco: il vuoto permette di impostare la questione delle origini non solo in modo cronologico, ma logico. Perchè il vuoto produce questo universo, questi tipi di materia, queste forme di vita e non altre? C’è al fondo una sorta di matrice informazionale che lo vincola? Questa è la frontiera della gravità quantistica e della cosmologia arcaica da me proposta con Chiatti: capire la logica del vuoto da cui deriva la storia della materia. Ho detto che condivido il pensiero di Cioran in parte. Intendo dire che la teologia naturale potrebbe essere tentata di individuare Dio con la logica del vuoto. Più o meno c’è chi l’ha fatto. Ad esempio un mio collega, Frank Tipler. E sull’onda di Higgs più o meno tutti. Quasi una versione “laica” della religione. Mi sento pericolosamente prossimo a Dan Brown! In realtà Leibniz ci ricorda che Dio avrebbe potuto fare il mondo in infiniti modi diversi. Dunque è illusorio cercare di “normalizzare” Dio e la scienza, che restano tensioni fondamentali in dialogo e fortunatamente non riconciliabili in facili formule. Come ha detto recentemente Gianni Vattimo rispondendo a un Cardinale forse troppo emozionato per il bosone di Higgs: “è proprio nella natura che l’uomo non deve cercare Dio”. E forse è questo ritorno ad Agostino la “vecchia” novità di questi giorni». Torniamo al vuoto: stando a quello che dice, significa che è possibile il fatto che in origine potesse svilupparsi un vuoto diverso, creando diversi universi e diverse materie. Insomma: i vuoti possono essere differenti? «È possibile! Già Freeman Dyson, riflettendo su come anche piccole variazioni di costanti naturali avrebbero impedito lo sviluppo della vita come la conosciamo, concludeva dicendo che questo universo non ci è ostile, sembrerebbe fatto per “ospitarci”. Ma alla fine, possiamo benissimo ipotizzare un vuoto diverso capace di generare non soltanto forme diverse di materiaenergia- organizzazione, ma anche leggi diverse! Chi ha classificato questi multiversi con logiche plurali è stato Max Tegmark, basandosi sull’idea che l’evoluzione dell’universo avviene su più storie e domini, ognuno con logiche e vuoti diversi». Majorana, intuendo l’orrore dell’atomica disse: “La fisica è su una strada sbagliata”, alludendo al fatto che l’uomo stava andando verso l’autodistruzione. Alla luce di questa scoperta, il bosone di Higgs e le applicazioni possibili, su quale strada si trova la fisica oggi?» «Chissà a cosa alludeva Majorana. Non credo alla “bomba”, quanto piuttosto all’impianto teorico. E oggi ci troviamo ad esprimere le stesse perplessità sul bosone di Higgs, troppo “fenomenologico”.Majorana, poi, aveva ipotizzato nella sua “teoria relativistica di particelle con momento intrinseco arbitrario” (1932), un’idea sorprendente: tutte le particelle che costruiscono la materia, e le due statistiche che ne regolano il comportamento collettivo, sono manifestazioni dei livelli energetici di un unico oggetto fondamentale. Forse questa, che attualmente chiamiamo teoria fondamentale, è un’accozzaglia di elementi eterogenei che nasconde, più che rivelare, una teoria più elegante. Ma chi lo sa? Sicuramente, la fisica e le sue propaggini medianiche sono sempre su una strada sbagliata quando tentano di suggerire che il mondo e i molti modi in cui ci poniamo davanti ad esso si possono zippare in una singola formula omnicomprensiva! Scienza, filosofia e religione traggono la loro forza concettuale ed emotiva proprio dal guardarsi da sponde opposte. Consapevoli che la storia è piena di cadaveri di teorie “ultime” e ideologie definitive. E che la Verità è sempre oltre la siepe di Leopardi. Anzi: oltre il giardino di Chance il giardiniere. Intervista di Lucia Burello Il Quotidiano del Friuli-Venezia Giulia 14 luglio 2012.