Ludy, un gioco per giocare responsabilmente

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Ludy, un gioco per giocare responsabilmente
La giornata
mondiale della
consapevolezza
dell’autismo
NUOVO CALL CENTER ASL
DA LUNEDI’ A VENERDI’
DALLE 8.00 ALLE 17.30
3
Anno I - Numero 4 - Aprile 2015 - Distribuzione Gratuita 10
www.aslmonzabrianza.it
Periodico di informazione e prevenzione sanitaria e sociale a cura dell’ASL di Monza e Brianza
Ludy, un gioco per giocare
responsabilmente
PREVENZIONE
Realizzata dalla nostra ASL in collaborazione con
Spazio Giovani una APP per valutare il proprio livello di propensione al gioco
NOVITÁ PER I CELIACI
12
SERVIZI
IL PATENTINO PER I
PROPRIETARI DI CANI
10
ATTUALITÁ
LATTE E DINTORNI,
SECONDA PUNTATA
Nell’ambito delle numerose iniziative previste nel
piano biennale per il contrasto al gioco d’azzardo
patologico, l’ASL ha attivato in 23 classi del terzo
e quarto anno di 7 istituti superiori della nostra provincia un intervento volto a conoscere i comportamenti dei giovani nei confronti del gioco d’azzardo.
I risultati della ricerca sono stati presentati a
fine 2014, durante un convegno aperto al pubblico che è stato il primo tra le numerose iniziative di sensibilizzazione della popolazione alle problematiche connesse alle ludopatie.
I dati della ricerca sono reperibili sul sito
www.spaziogiovani.it/download/fullimmersion.pdf
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conseguenze e che, in caso di necessità, fornisce
indicazioni su dove rivolgersi per la valutazione e per la cura dei soggetti con dipendenza patologica o per un possibile supporto ai familiari.
L’APP è stata presentata il 9 aprile all’interno della prima giornata del corso di formazione su prevenzione e cura del gioco d’azzardo
dal titolo “Fate il nostro gioco”, in presenza del
Direttore Generale della ASL, Matteo Stocco.
L’APP, dal significativo nome di LUDY, è scaricabile gratuitamente da Google Play Store e prossimamente anche dall’Apple Store e contiene un
test autosomministrabile per valutare le proprie abitudini di gioco. Rispondendo a poche e
semplici domande, in assoluta riservatezza, l’app
calcola il punteggio raggiunto, lo confronta con
una scala di rischio e segnala l’eventuale presenza di un comportamento eccessivo o patologico.
ATTUALITÁ
Logo di Regione Lombardia per la campagna contro il
Gioco Patologico d’Azzardo
EXPO E CONTROLLI
ALIMENTARI
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All’interno di questa ricerca è nato un laboratorio, composto anche da un gruppo di studenti,
per la progettazione di una APP studiata proprio
per la prevenzione del gioco d’azzardo: si tratta di uno strumento di comunicazione rivolto ai
giovani (e non solo) che contiene anche informazioni generali sul gioco d’azzardo e sulle sue
Il Direttore Generale Matteo Stocco alla presentazione
della APP Ludy
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Istituzionale
Verso la cittadella delle fragilitá
Roberto Calia
Direttore Sociale ASL Monza e Brianza
Il cardinale Angelo Scola si è recato
a far visita al Corberi il 21 marzo e
nella chiesetta adiacente ha celebrato
la Santa Messa. La sua visita ha fornito un sostegno importante al pathos
che quotidianamente accompagna la
vita degli ospiti, dei familiari e degli
operatori. La disabilità del corpo e
della mente sfida ogni umana capacità di senso e di accettazione. “Nel segno
della Croce – ha detto il cardinale – lo
sguardo dello Spirito rende sacro anche
il dolore”. Una sollecitazione autorevole che la direzione dell’ASL accetta con
convinzione verso la creazione della
“Cittadella delle fragilità”, fondata sulle
“pietre vive” dello storico istituto conservandone l’anima e la vocazione originaria.
Da sinistra: Roberto Calia (direttore Sociale ASL MB), il Cardinale Angelo Scola e
Matteo Stocco (Direttore Generale ASL MB)
Foto e copyright di Sergio Caminata
infantile” quando erano ancora molto
piccole o in età adolescenziale e sono
cresciute all’interno dell’istituto stesso.
La struttura è collocata in una vasta area
immersa nel verde e ospita attualmente
150 persone (138 in regime residenziale
e 22 in regime semiresidenziale) che sono
affette da disabilità di diverso livello di
gravità e alle quali viene assicurata assistenza sanitaria, socio-sanitaria e sociale.
Le persone ospitate al Corberi ricevono
infatti
“accudimento”
- nella logica del “prendersi carico”, tipico delle
strutture sociosanitarie
- da circa 160 operatori,
tra cui medici, psicologi,
infermieri, educatori e
OSS ai quali vanno aggiunti 60 addetti ai servizi generali (lavanderia,
pulizia, mensa, amministrazione e servizi vari).
Il costo assistenziale di
questi ospiti è interamenUna delle strutture all’interno dell’area del Corberi
te a carico del Sistema
Foto e copyright di Sergio Caminata
Sanitario ed è molto elevato (circa 260 euro al giorno), del tutto
struttura che offre assistenza alle gravi
disallineato rispetto agli standard per le
disabilità attraverso attività residenziali,
medesime tipologie di assistenza erogasemiresidenziali e ambulatoriali a favote sul territorio e, pertanto, eticamente ed
re di soggetti affetti da deficit fisici, psieconomicamente non accettabile. Da qui
chici e intellettivi esorditi nell’infanzia.
è nata l’idea di intervenire, avviando un
La maggior parte degli ospiti che oggi
importante processo di riqualificazione.
vivono al Corberi sono, pertanto, persoVista la complessità della questione, la
ne che erano entrate nell’ex “manicomio
ASL ha deciso di costituire un Gruppo
Periodico d’informazione della ASL
di Approfondimento Tecnico (GAT),
della Provincia di Monza e Brianza
composto da numerosi esperti del setDirettore Responsabile: Matteo Stocco
tore, esterni all’ASL per garantire la più
In redazione: Elena Rivolta
ampia libertà di analisi e di confronto.
Direzione e redazione: Viale Elvezia, 2
Il “Corberi” di Limbiate è un presidio
con una lunga storia. Istituito nel 1962,
prima della Legge Basaglia, per offrire una risposta residenziale di assistenza
sanitaria ai minori con disturbi neuropsichiatrici, nel 1984 viene classificato come
“presidio multizonale di riabilitazione”
ma, di fatto, nel tempo è divenuto una
20900 – Monza
Tel. 039.2384067
[email protected]
Grafica e stampa: ComoComunica s.r.l.
via Giulini, 12 - 22100 - Como
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Tiratura: 50.000 copie
Pubblicazione: trimestrale
Registrazione Tribunale di Monza
n. 4 del 3 marzo 2014
Pubblicato online sul sito:
www.aslmonzabrianza.it
I lavori del GAT hanno riconosciuto,
come già la Direzione Salute e la Direzione Famiglia di Regione Lombardia,
la natura socio-sanitaria dell’assistenza
erogata nel Presidio. Questa valutazione non è banale perché comporta importanti conseguenze sia sulla natura
giuridica dei ricoveri sia sui futuri sviluppi assistenziali per gli ospiti interessati.
Inoltre, è stata effettuata una rivalutazione
clinico-assistenziale degli ospiti, identificando i successivi percorsi di presa in carico,
centrati sull’appropriatezza assistenziale
da assicurare e, successivamente, abbiamo
esaminato le possibilità di riqualificazione
dell’intera area del Corberi, tenendo conto
delle potenzialità favorevoli che presenta
dal punto di vista logistico e strutturale.
È nata così l’idea di realizzare la “Cittadella delle fragilità” che sarà in grado di accogliere vecchi e nuovi bisogni in materia
di cronicità e gravi disabilità psichiche.
L’ASL Monza Brianza deve fare i conti
con un tasso di disponibilità di posti letto in
RSA inferiore alla media regionale e con
questa riconversione, nel rispetto
della natura storica della struttura,
sarà in grado di rispondere a bisogni sempre più emergenti che richiedono altre tipologie di offerta.
scenti e giovani adulti (17-24enni) con gravi problematiche psichiche che attualmente sono prevalentemente ricoverate in
strutture extraregionali. Si creerebbe così
una nuova struttura, di cui si sente un grande bisogno nel nostro territorio, con un forte contenuto innovativo e sperimentale e
con possibilità di confronto con esperienze
internazionali;
una comunità psichiatrica per adulti
(CPA), in grado di far rientrare sul territorio pazienti con patologie gravi che proprio
per la complessità della loro malattia non
trovano collocazione adeguata in Regione.
All’interno di questa stessa struttura potrebbero trovare sistemazione alcuni degli
ospiti del Corberi.
Si ipotizza una CPA di 20 posti letto, con possibilità di estensione ad un
secondo nucleo per ulteriori 20 posti.
una Struttura residenziale per disabili (RSD) - con ipotesi di 80 posti, più un
nucleo di 10 posti per minori gravissimi - che risponderebbe ad un bisogno
avvertito a livello regionale e che accoglierebbe, nella fase di avvio, gli attuali ospiti del Corberi non collocati altrimenti. Inoltre, si pensa di prevedere
anche un nucleo per ospitare pazienti
con autismo e disturbi comportamentali.
Il progetto è stato presentato alle fami-
Ecco dunque che cosa sarà in grado
di offrire:
una RSA per particolari tipologie
di anziani, disabili psichici e non autosufficienti. Questa struttura, da
una parte, potrebbe accogliere nu- Un’altra palazzina all’interno dell’area del Corberi
merosi pazienti anziani attualmente Foto e copyright di Sergio Caminata
collocati impropriamente in strutture psichiatriche e consentire, dall’altra, il
glie degli ospiti del Corberi, alle organizrientro sul territorio di alcuni pazienti ultrazazioni sindacali e alle amministrazioni
sessantacinquenni che oggi vivono in strutcomunali riscontrando ampie conferme
ture fuori Regione. L’ipotesi è quella di reed interesse: la nostra ASL è impegnata
alizzare una RSA da 100 posti letto con
ad assicurare la continuità assistenziale,
uno o due nuclei per fragili psichici (all’inla qualità di vita agli ospiti ed il coinvolterno dei quali verrebbero ospitati 20 atgimento del personale che vi lavora nei
tuali ospiti del Corberi che hanno più di 60
processi organizzativi in atto, favorendone
anni) facendo assumere alla struttura una
la massima condivisione e partecipazione.
propria caratterizzazione psicogeriatrica in
grado di far fronte all’incremento delle deIn attesa delle necessarie formalizzazioni
menze e dei disturbi cognitivi in età senile.
regionali e dell’avvio concreto del progetto, il lavoro di riqualificazione del Corberi
Due strutture sanitarie di tipo psichiatrico
è passato anche da alcune attività di riorgache dovranno favorire il progressivo riennizzazione interna, che hanno consentito di
tro sul territorio di ospiti che attualmente si
ottimizzare le risorse disponibili, di limitatrovano in strutture extra-regionali (comre gli sprechi e di razionalizzare i processi
portando notevoli impegni di spesa) così
assistenziali attraverso una più equilibrata
divise:
redistribuzione dei carichi assistenziali nei
una comunità residenziale per adoletre reparti ora esistenti. 3
Presentato il Fascicolo Socio Assistenziale
Sanitario informatizzato
Susanna Curti
Servizio Famiglia
Il 16 aprile l’ASL Monza e Brianza ha
presentato il progetto di implementazione del nuovo modello di Distretto per
la Famiglia, adottando, come strumento cardine di una nuova metodologia di
intervento, il Fascicolo socio assistenziale sanitario (FaSAS) informatizzato.
A sostegno della riforma del Welfare avviata alla Regione Lombardia, ribadita nei
principi guida delle Regole 2015 - sintetizzabili nella presa in carico globale della
persona e della famiglia, nella valorizzazione delle risorse delle persone e dei contesti, nella semplificazione dell’accesso ai
servizi, nella creazione di un sistema di risposte integrate-flessibili-modulate e nella
coerenza fra gli obiettivi di assistenza/cura
e le risorse investite - il Fascicolo diventa
un “contenitore” di tutte le informazioni
che riguardano il cittadino che si rivolge
all’ASL per chiedere
un intervento sociosanitario o socio assistenziale integrato
tra ASL e Comune
e registra tutte le
fasi del percorso di
“presa in carico” dei
bisogni della persona: dalla richiesta di informazioni alla definizione di un progetto
individuale di assistenza, all’erogazione
delle prestazioni, alla verifica dei risultati
conseguiti in termini di miglioramento della condizione o risoluzione dei problemi.
Il Fascicolo è strutturato secondo il modello organizzativo del Distretto per la
Famiglia organizzato per funzioni e pertanto sarà in grado di offrire ai cittadini:
-Accoglienza/ascolto, garantita dalla rete
degli sportelli di accesso del Servizio
SUW “Servizio Unitario per il Welfare”
-Valutazione multidimensionale, multidisciplinare, integrata, in capo a tutti gli
attori del sistema dell’offerta sanitaria,
sociosanitaria, socio assistenziale. Operatori dell’ASL e dei Comuni, il medico di
medicina generale (MMG) o il pediatra di
famiglia (PdF), i servizi specialistici di cura
ospedalieri, si costituiscono nell’Equipe di
Valutazione multidimensionale per affrontare le situazioni di complessità assistenziale
-definizione dei Progetti Individuali, quale
esitodellavalutazioneintegratacheadottando un’unica lettura della pluralità di bisogni
che presentano le situazioni complesse, individuano gli obiettivi di cura e le risorse attive o da attivare per il loro raggiungimento
-attivazione delle risposte del sistema
dell’offerta sanitaria, sociosanitaria, socio assistenziale, ricomposte in un’unica
progettualità che consente di verificarne
la coerenza rispetto agli obiettivi del Progetto individuale in termini di efficacia
(risposta ai bisogni individuati) e di efficienza (ottimizzazione delle risorse).
Il Fascicolo terrà registrate le varie fasi
della “presa in carico” attraverso l’aggiornamento della storia degli interventi attuati che permette di avere una fotografia in
tempo reale degli interventi in atto (servizi/
interventi/operatori/riferimenti) e consentirà di creare una potente Banca dati: al
Fascicolo potranno accedere enti autorizzati per l’inserimento di dati o l’avvio di
segnalazioni (esempio segnalazione Dimissioni protette da parte degli Ospedali)
e i soggetti accreditati, impegnati nell’erogazione dell’assistenza, che registreranno in tempo reale attività e interventi.
Il Fascicolo permetterà di potenziare le
capacità di risposta ai bisogni dei cittadini
e di incrementare l’efficacia organizzativa
perché semplifica le procedure riducendo
i passaggi e dematerializzando i processi.
Attualmente sono attivi i Comuni di
Monza, Besana in Brianza, Brugherio,
Giussano e Muggiò mentre i Comuni di
Agrate, Cavenago Brianza, Concorezzo,
Roncello e Usmate stanno per attivare il
Fascicolo. Il progetto prevede che entro la
fine del 2015 tutti i Comuni della Provincia di Monza e Brianza saranno “in rete”.
I cittadini potranno avere tutte le informazioni necessarie contattando direttamente gli sportelli SUW presenti in
ciascun Distretto Socio Sanitario, come
elencati nella tabella sottostante, oppure chiamando il Call Center aziendale ai
numeri 840000117 - da numeri fissi - e
039.2369369 - da cellulari - da lunedì a venerdì dalle 8.00 alle 17.30.
Tabella degli sportelli SUW a pagina 15
Conferenza dei Sindaci ha un nuovo Presidente
Maria Antonia Molteni
Presidente della Conferenza dei Sindaci della ASL di Monza e Brianza
Il 16 dicembre 2014 ho avuto l’onore e
onore di diventare il Presidente della Conferenza dei Sindaci della ASL di Monza
Brianza. Alla presenza di gran parte dei
55 sindaci dei comuni che costituiscono
la ASL si sono svolte le elezioni di un organismo pubblico che garantisce la collaborazione e l’interazione tra l’ente locale
e l’azienda sanitaria locale in un’ottica di
partecipazione e condivisione dei processi che riguardano tutti i servizi sanitari e
socio-sanitari e la tutela della salute pubblica. Gli organismi di governance attivi
sono la Conferenza dei Sindaci di cui sono
Presidente; il Consiglio di Rappresentanza
composto da 5 sindaci, uno per ambito,
compreso il presidente, che nello specifico
rappresento il distretto di Carate, quindi il
vice presidente il sindaco di Meda Caimi
(distretto di Seregno), il sindaco di Villasanta Ornago (distretto di Monza), il sindaco di Ronco Briantino Loukiainen (distretto di Vimercate) e infine il sindaco di
Muggiò Fiorito (distretto di Desio).
I due organismi hanno ruoli definiti da Regione Lombardia differenti ed integrati.
In particolare per conto delle Conferenza
dei Sindaci, il Consiglio esercita le seguenti funzioni principali:
formulazione, nell’ambito della programmazione regionale, delle linee di indirizzo per l’impostazione programmatica
degli interventi sociali in relazione alle
competenze sociosanitarie e sanitarie
indicazione di linee di indirizzo per la
realizzazione delle rete di unità d’offerta
socio-assistenziale, in integrazione con
quella socio-sanitaria e sanitaria
verifica dello stato di attuazione della
programmazione e trasmissione di proposte e valutazioni al Direttore Generale ASL
ed alla Regione Lombardia
verifica dell’andamento generale dell’attività dei servizi sociali e sanitari del territorio
monitoraggio dello sviluppo della programmazione integrata tra i Piani di Zona
sociali e i Documenti di Programmazione
e coordinamento dei servizi socio-sanitari
e sanitari.
Le candidature arrivate dai diversi territo-
ri sono confluite nella scelta responsabile
dei sindaci di eleggere gli organismi e dare
così avvio ad un percorso di approfondimento delle tematiche specifiche: presidi
ospedalieri, servizi offerti sul territorio,
servizi socio-sanitari in collaborazione
coi servizi sociali comunali. Il periodo rilevante in cui ci troviamo ha richiesto un
impegno immediato su diversi fronti: la
programmazione annuale della ASL con
il documento specifico (DPCSS) da approvare in Conferenza in tempi a dir poco
ristretti; la programmazione triennale degli
ambiti territoriali in cui il ruolo della ASL è
rilevante per tutti i servizi ad integrazione
socio-sanitaria ed un accordo di programma da sottoscrivere.
Un’attenzione rilevante si sta delineando verso i presidi sanitari locali afferenti
alle due aziende ospedaliere di Monza e
Vimercate e di altri presidi di competenza ASL, come il Corberi di Limbiate. Le
questioni in sospeso con le associazioni
di familiari della psichiatria o della terapia
TAO e via dicendo. Per concludere c’è
stata l’audizione in Terza Commissione di
Regione Lombardia in merito alla riforma
sanitaria lombarda in cantiere proprio in
questo periodo.
Le sollecitazioni che arrivano dai territori
sono importanti, complesse e richiedono attenzione, approfondimento, cura nel
perseguire una strategia di intervento che
coinvolga i sindaci dei comuni della ASL
su argomenti e scelte impattanti per il territorio in cui amministriamo.
Personalmente sono sindaco da 10 mesi in
un comune (Veduggio con Colzano) tra i
più piccoli della ASL; la mia esperienza
professionale e la conoscenza dei servizi
sia sociali che socio-sanitari mi ha permesso di comprendere da subito le problematiche, il ruolo e le interazioni dei diversi interlocutori attivi sulle questioni. Le questioni
da affrontare sono complesse e il ruolo degli amministratori locali non è stato sempre attivo negli anni; dobbiamo riscoprire
il nostro ruolo propulsivo nei confronti
dell’azienda sanitaria locale in sinergia e
verso obiettivi che debbono trovare una
finalità comune, con attenzioni diverse ma
convergenti. Interlocutori indiretti sono le
Aziende Ospedaliere che assicurano con
la ASL, la rete dei servizi per la salute dei
cittadini e che gli amministratori locali
hanno tutto l’interesse di vedere sviluppare
e seguirne le riorganizzazioni. Il gruppo di
sindaci del Consiglio rappresenta l’intero
territorio di Monza Brianza e ha espresso
da subito di voler lavorare attivamente su
tutte le questioni di sua competenza.
Buon lavoro!
4
Istituzionale
Inaugurato il Call Center Aziendale
Vania Ferrari
Gestione Operativa
Il nuovo Call Center Aziendale sostituisce i quasi 80 diversi numeri di
telefono fino ad oggi utilizzati per
contattare i servizi della nostra ASL, diventando così un unico punto di riferimento per informazioni e prenotazioni.
Dal 31 marzo 2015, infatti, i cittadini
potranno chiamare i numeri indicati nel
box per ottenere informazioni su tutti i servizi erogati dall’ASL oppure potranno inoltrare al servizio competente
le richieste che richiedano il coinvolgimento di un operatore specializzato.
Sarà possibile, inoltre, fissare un appuntamento presso numerosi servizi della
ASL come il Servizio Unitario del Welfare (SUW), il servizio di Assistenza per
cure all’Estero, il Consultorio per una
prestazione socio-sanitaria, il Servizio di
Igiene Pubblica per richiedere/rinnovare
la patente di guida, la patente nautica, il
porto d’armi o richiedere una certificazione medico legale (es. pass invalidi, esonero
dall’obbligo di indossare le cinture di sicurezza, adozione nazionale e internazionale, conduzione di caldaie a vapore); e ancora: sarà possibile fissare un appuntamento
per una visita specialistica presso il servizio di Medicina dello Sport, il counseling
presso l’ambulatorio dei Viaggiatori Internazionali oppure spostare l’appuntamento
già programmato per una di vaccinazione.
Attualmente sono 6 gli operatori – qualificati e provenienti da diverse strutture ASL
- che rispondono ogni giorno alle centinaia
di chiamate dei cittadini hanno partecipato, oltre che alle giornate di formazione sui
servizi ASL e sugli applicativi da utilizzare, ad un corso di formazione dal titolo “La
comunicazione telefonica nei processi di
informazione e di prenotazioni dei servizi”
con la finalità di completare la loro preparazione, in particolare focalizzandosi sia sugli
aspetti di accoglienza e di ascolto dell’utenza, sia sui processi organizzativi e sulle
funzioni a supporto della qualità dell’erogazione dei servizi sanitari e socio sanitari.
Si stima che l’attività del call center aziendale per l’anno 2015 sia quella di gestire
circa 6.000 chiamate al mese, di cui circa il 50% relative alla prenotazione o
alla cancellazione di un appuntamento.
La realizzazione di un Call Center Aziendale consente di evitare le code agli sportelli e vuole essere la nostra risposta a molti
dei problemi emersi dalle segnalazioni più
ricorrenti relative ai servizi offerti dalla
ASL nell’arco dello scorso anno. Infatti,
è in grado di fornire un servizio in orario
prolungato rispetto alle disponibilità dei
vari uffici, un servizio unico di prenotazione (o disdetta) di prestazioni sanitarie
e socio-sanitarie ed, infine, un ulteriore
canale di accesso per segnalazioni, reclami (ed encomi) oltre a quelli già esistenti.
Il team del call center
ad arricchirlo dei contenuti che, risponderanno in modo preciso ed efficace
alle domande più frequenti dei cittadini.
E’ importante aggiungere, in conclusione,
che l’attivazione del Call Center Aziendale
permetterà di migliorare l’organizzazione del lavoro dei nostri uffici in quanto,
con l’eliminazione dell’attività telefonica,
abbiamo incrementato le risorse disponibili da dedicare alle attività di front office o all’erogazione di nuovi servizi.
NUOVO CALL CENTER ASL
DA LUNEDI’A VENERDI’
DALLE 8.00 ALLE 17.30
Poiché molte segnalazioni hanno riguardato le informazioni (talvolta non
esaustive) contenute nel sito istituzionale, abbiamo raccolto le indicazioni
ricevute, provvedendo ad aggiornare e
31 maggio Giornata Nazionale per la donazione degli organi
L’accordo ASL-Comuni funziona: più di 500 adesioni nel 2014
Lucio D’Atri
AIDO Provinciale Monza e Brianza
Il Ministero della Salute, con Decreto del 3
febbraio c.a, pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale n° 56 del 9 marzo di
quest’anno, ha indetto la “Giornata Nazionale per la donazione degli organi” per
l’anno 2015 per DOMENICA 31 MAGGIO 2015.
In tutta Italia le Amministrazioni pubbliche e le Associazioni, nell’ambito delle
rispettive competenze, assumeranno e sosterranno iniziative volte a favorire l’informazione e la promozione della donazione
di organi e tessuti finalizzata al trapianto
come disciplinata dalle Leggi vigenti.
Anche i volontari della Sezione Provinciale A.I.D.O. di Monza e Brianza saranno presenti nelle piazze dei nostri paesi e
delle nostre città con i banchetti o Gazebo
per dare informazioni corrette sui prelievi
ed i trapianti di organi e tessuti, divulgare
la Cultura della Solidarietà umana e della
Donazione di parti del proprio corpo dopo
la nostra morte al fine di trapianto e raccogliere le Dichiarazioni di volontà a donare
dei cittadini.
Incontri dell’A.I.D.O. di Monza e
Brianza nelle Scuole
I volontari della Sezione A.I.D.O. di Monza e Brianza sono sempre all’opera nelle
scuole per diffondere la cultura della Donazione di organi, tessuti e cellule dopo la
propria morte al fine di trapianto, in modo
da diminuire le liste d’attesa delle migliaia di persone ammalate per le quali il trapianto resta l’unica speranza di salvezza.
“Se chiudo gli occhi vedo ancora gli sguardi dei ragazzi rapiti dalle testimonianze
dei trapiantati che hanno ascoltato; una
mattinata ricca di Vita! Tutti noi, ragazzi
e volontari, siamo tornati a casa con tante grandi emozioni” ci dice la volontaria
dell’A.I.D.O. di Monza e Brianza Paola
Beggio con i colleghi Salvatore Agàtes e
Paola Satriano dopo aver incontrato i ragazzi delle sette classi del quarto e quinto
anno dell’Istituto Majorana di Cesano Maderno.
Ad oggi, nell’anno scolastico 2014-2015, i
volontari della nostra Sezione Provinciale
hanno già incontrati circa 2.000 studenti
fra Scuole Superiori e Scuole Medie; l’anno scorso, anno scolastico 2013-2014, ne
hanno incontrati oltre 4.100.
Dichiarazioni di volontà a donare organi e tessuti raccolte nel 2014 in Monza
e Brianza
Continua con soddisfazione reciproca la
collaborazione dei Volontari della Sezione
Provinciale di Monza e Brianza con le Istituzioni della nostra Provincia nella raccolta delle Dichiarazioni di volontà a donare
organi e tessuti dopo la propria morte fra i
cittadini del nostro territorio.
Ad oggi già 40 Comuni sui 55 della Sezione Provinciale A.I.D.O. di Monza e Brianza hanno aderito, con delibera di Giunta o
di Consiglio Comunale, al Protocollo d’intesa dell’A.S.L. – A.I.D.O. – Conferenza
dei Sindaci di Monza e Brianza in materia
di raccolta delle Dichiarazioni di volontà
alla Donazione di organi e tessuti presso gli
Uffici Anagrafe dei Comuni al ritiro delle
carte d’identità o altri documenti.
Il personale amministrativo e degli Uffici Anagrafe di molti di questi Comuni
ha inoltre partecipato alle cinque edizioni
2014 del Corso di Formazione dell’A.S.L.
di Monza e Brianza “Solidarietà e Donazione degli Organi” ed altri ancora parteciperanno ai Corsi previsti dall’Ufficio Formazione dell’A.S.L. per l’anno 2015.
Tutto questo impegno ha portato a più di
500 il totale complessivo delle Dichiarazioni di volontà alla Donazione di organi
e tessuti raccolte nell’anno 2014 dagli
Uffici Anagrafe dei Comuni della nostra
Provincia, dichiarazioni che sono state poi
trasmesse a cura dell’A.S.L. stessa al S.I.T.,
Servizio Informatico dei Trapianti che ha
sede a Roma, presso l’Istituto Superiore di
Sanità.
Anche questo è un bell’esempio di proficua collaborazione fra un’Associazione di
Volontariato come l’A.I.D.O. ed Istituzioni quali i Comuni ed il Servizio Sanitario
pubblico.
5
Famiglia
Family Skills: sviluppare competenze per i genitori
Ornella Perego
Servizio Prevenzione – Dipartimento Dipendenze
L’Organizzazione Mondiale della Sanità
sostiene l’adozione di strategie di intervento preventivo con l’obiettivo di rendere
maggiormente sensibili gli adulti di riferimento e di potenziare le abilità di vita dei
ragazzi. Lo sviluppo di competenze genitoriali rappresenta pertanto una risorsa
da promuovere all’interno di una cultura
educativa e preventiva.
Come ci dicono Banasayag e Schmit nel
libro “L’epoca delle passioni tristi” oggi
vi è la diffusione di un malessere, che attraversa tutte le fasce sociali. Viene definita
“passione triste”, caratterizzata da un senso
pervasivo di impotenza ed incertezza che ,
a volte, porta le persone a chiudersi, a vivere il mondo come una minaccia . Questo
vale , secondo gli autori, in particolare per
molti genitori che, preoccupati per il futuro dei propri figli , chiedono loro di essere,
sin da piccoli, molto “prestanti” in tutti i
campi, a chiedere il massimo di competenze in vista della dura competizione sociale
che li attende. Ciò comporta, a volte, per i
nostri bambini-ragazzi, che si passi da un
desiderio naturale di imparare alla paura di
non essere all’altezza .Il desiderio naturale
di crescere rischia di diventare il dovere di
essere prestanti in mille campi per poter
affrontare un mondo che li vuole belli, intelligenti, socievoli, sportivi, ecc.
Quando c’è qualcosa che non va nei loro
figli i genitori di oggi si colpevolizzano
all’eccesso, si sentono accusati, giudicati,
si difendono e si chiudono in sè, timorosi
di confrontarsi con il mondo esterno, ed
accettare il paragone e la critica. A volte,
tendono ad assumere verso i figli un atteggiamento di ansia e sospetto che il figlio
inevitabilmente assorbe sentendosi a sua
volta impaurito ed incerto.
Spesso i genitori insicuri hanno una fede
cieca negli strumenti cognitivi o nell’esperto a cui ricorrono con frequenza. Leggono
molti libri, ricorrono ad internet, vanno a
conferenze, chiamano il pediatra, lo psicologo, il pedagogista ecc. per ricercare soluzioni o ricette che non ci sono, per risolvere problemi che i nostri nonni risolvevano
all’interno di contesti e relazioni della loro
comunità.
In realtà oggi come ieri i nostri figli hanno
bisogno di adulti positivi “che tengono”
nelle difficoltà .
Se la famiglia si sente abbastanza sicura dei valori in cui crede senza timore di
mettersi in gioco e affrontare i giudizi degli
altri e senza ricorrere continuamente alla
ricerca di soluzioni dai sacri testi o dagli
esperti anche il bambino farà suo questo
atteggiamento e guarderà il mondo esterno
con fiducia.
Per sentirsi sicuri è necessario essere consapevoli dei propri limiti e delle proprie
risorse e sapere che la consapevolezza non
coincide con la conoscenza/informazione.
Fondo SOStengo:
Un aiuto per i genitori separati
Il fondo SOStengo prevede un aiuto
concreto ai genitori separati o divorziati attraverso un beneficio economico e la realizzazione di interventi
personalizzati, quali il sostegno psicosocio-educativo, socioassistenziale o
di mediazione familiare, concordati con i beneficiari, con i referenti dei
consultori familiari e in sinergia con
i servizi del territorio. Gli interventi
sono finalizzati a sostenere un momento di fragilità legato alla rottura del
legame matrimoniale e alla riorganizzazione familiare per sostenere l’esercizio della responsabilità genitoriale.
L’ASL MB ha un budget pari a
184.800 euro per la realizzazione
dell’iniziativa e verrà autorizzata la
spesa massima di € 2.400 per ogni
progetto personalizzato di aiuto al genitore pari a € 400 per un massimo di
6 mesi. Il contributo è erogato ad uno
solo dei genitori, quello più fragile.
Sul sito www.aslmonzabrianza.it, nella sezione LeNews, è possibile trovare
pubblicato l’ Avviso Pubblico per l’as-
segnazione dei contributi economici, ai
sensi della Legge Regionale n. 18 del
24/06/2014 “Norme a tutela dei coniugi separati o divorziati, in condizione di
disagio, in particolare con figli minori,
fondo anno 2015” dove sono dettagliati
i requisiti di ammissione, la modalità di
presentazione della domanda e i consultori familiari ove presentare la richiesta.
L’avviso pubblico che scadrà il
30.05.2015 verrà rinnovato con scadenza 30/9/2015.
Consapevolezza significa riconoscere i
propri punti di forza e debolezza, riconoscersi in una luce positiva ma realistica,
evitare le trappole in cui può cadere l’autostima (“non ce la faccio, non sono all’altezza, non ho le competenze ….”). Come
sappiamo non esiste il genitore perfetto,
ognuno ha le sue caratteristiche, ognuno il
suo stile, ognuno ama come sa i suoi figli.
E’ importante però che i genitori non si
isolino, soprattutto quando si sentono in
difficoltà o quando i figli attraversano i
loro naturali cambiamenti e lentamente si
separano da loro per intraprendere la loro
strada…
Per questo Family Skills propone ai genitori non un modo di essere genitori ma un
modo di stare insieme, allenando il circolo
dei riconoscimenti per proteggersi dai circoli viziosi dell’ansia, ognuno come può e
per quello che è.
Lo scopo è quello di lavorare insieme per
rafforzare la propria autoefficacia rinforzando i propri “fattori protettivi” per poter
stimolarli poi nei propri figli.
FAMILY SKILLS
L’OMS ha individuato un nucleo centrale di abilità che possono facilitare la
promozione ed il mantenimento della
propria salute psicofisica, le ha nominate
LIFE SKILLS
Family Skills è un programma ideato
dall’ASL MB e dedotto dai programmi di
Life Skills education rivolto alle associazioni di famiglie con lo scopo di diffondere
la pratica dell’acquisizione di competenze
di vita attivando operatori e genitori/leader
come moltiplicatori. Il programma è inserito nel piano aziendale di educazione alla
salute come programma di comunità in
un ambito in cui la salute non è più intesa come non-malattia ma come benessere
psico-fisico-relazionale. I programmi basati sulle Life Skills si basano su evidenze
scientifiche, hanno un approccio comprensivo (non si focalizzano su un problema)
ma sulle risorse degli individui, utilizzano
metodi efficaci di promozione delle abilità
personali.
Obiettivi di Family Skills sono diffondere
la cultura delle Life Skills, creare gruppi
di lavoro che promuovano competenze,
creare una rete di genitori/moltiplicatori
dell’azione preventiva.
Le Life Skills sono comportamenti concreti, il loro insegnamento quindi deve
essere pratico e finalizzato ad acquisire o
rinforzare abilità, i metodi che si utilizzano per trasmetterle si basano su tecniche
didattiche attive. Si tratta di modello definito “educativo-promozionale” che si focalizza sull’individuo e sul potenziamento
delle sue risorse. Il possesso di tali risorse
protegge l’individuo che è così in grado
di adottare strategie efficaci per affrontare
i problemi quotidiani reagire alle fonti di
stress, migliorando l’adattamento alla vita
e facendo scelte più sane. Il modello lavora
in particolare sull’autoefficacia delle persone: punta cioè a tradurre motivazione,
potenzialità e capacità possedute in comportamenti positivi e pro-sociali, si impara
quindi a “sapere cosa fare e come farlo”
ma soprattutto a essere consapevoli di saperlo fare. Si utilizza il lavoro di gruppo in
cui si condividono esperienze e conoscenze in un processo relazionale dinamico,
l’acquisizione di abilità è basata sull’apprendimento attraverso la partecipazione
attiva e l’esperienza concreta, insomma
l’idea e quella di laboratori in cui si impara
a fare, vivere, essere in un clima sereno e
non giudicante.
Il programma FAMILY SKILL ha raggiunto al momento circa 350 genitori .
Per informazioni
[email protected]
6
Famiglia
La storia di Matteo
Dalla grande disabilitá allo stato vegetativo
Adele Frigerio
Servizio Assistenza Farmaceutica Convenzionata
L
a gravidanza era andata
bene, avevo continuato
ad insegnare ginnastica
sino al quarto/quinto mese. Il
parto era stato normale e Matteo era stato dimesso come un
bambino sano. La pediatra di base, attentissima, si accorse
però subito che qualcosa non
andava. Ma le sue capacità e l’esperienza hanno fatto
sì che mi trasmettesse sempre speranza. Nel primo mese di vita Matteo cresceva bene ma era un
po’ troppo ipotonico. “Non
preoccupiamoci ora”, disse la
pediatra, “ci sono tanti bambini un po’ pigri, può esserlo
anche Matteo”.. Ogni mese lo
controllava attentamente, ma
la testa di Matteo era sempre reclinata, a volte era poco tonico, a volte rigido.
All’inizio si pensò che il quadro di Matteo fosse dovuto al fatto che era nato piccolino. Del resto lui era un bel bimbo, mangiava, dormiva. Forse una paralisi infantile,
ipotizzai io: “Non preoccuparti, se è così, è facile, con un po’ di terapia entro il primo
anno di vita tutto si sistemerà”, rispose la pediatra. La sua attenzione sempre positiva e propositiva si rivelò importante per stabilire al momento giusto cosa fosse
giusto fare. Al quarto mese, una visita specialistica fisiatrica. La dottoressa dell’ospedale si accorge subito però che non c’è nulla di fisico. Rimanda ad una visita specialistica
neurologica, ed anche la neurologa dà speranza. “Facciamo un’ecografia cerebrale”.
Ho in braccio il mio bambino, il medico ecografista passa lo strumento su una zona
della testolina, vedo una macchia nera… Alla mia esclamazione di sorpresa, mi
tranquillizza. Ma con lo strumento non passa più su quella zona, ha già capito, lui.
Con calma prosegue l’indagine passando in rassegna le varie zone dell’encefalo
soffermandosi su cose più semplici che così non spaventano. Il pediatra ospedaliero, con parole trovate chissà dove, predispone una TAC e quindi
una Risonanza magnetica. La bravura dei medici che ho incontrato consiste nel sapere dire con assoluta delicatezza la tragedia che vive e vivrà il tuo bambino. Quello
che mi hanno sempre trasmesso è uno stato di calma. Calma con la quale poi devi
far fronte alle situazioni. All’ottavo mese di vita arrivò la diagnosi: schizoencefalia temporale destra, agenesia
del corpo calloso, ed altro. In poche parole rare malformazioni cerebrali che provocano una grave tetra paresi spastica con conseguenze neuropsichiatriche. Quando
i medici ci parlarono, io avevo in braccio il mio bambino, che era bello, mangiava,
dormiva, gorgheggiava, e serenamente chiesi: “cosa potrà fare Matteo?”. I medici
non risposero, dissero solo: “vedremo quando cresce”. Per un momento pensai che io non volevo un bimbo disabile. Ma fu solo un attimo,
un pensiero fugace, perché subito mi dissi: “questo è il tuo bimbo e sarà la tua gioia”.
E così è stato. Dopo la diagnosi chiesi alla nostra pediatra “cosa facciamo adesso?”,
lei mi rispose “Lascia fare a Matteo e vedrai. Ho avuto tanti bambini come lui e a
tutti non avrei dato un soldo bucato e sempre sono stata costretta a rimangiarmi la
parola. Lascia fare a lui.” E’ quello che dico ancora a tutte le mamme che incontro
soprattutto nel mio lavoro. Così, dopo la nascita di Matteo ho avuto altri due figli,
tanti mi dicono che è stata una scelta coraggiosa, ma le indagini fatte a seguito della
sua nascita rassicurarono mio marito e me che potevamo avere altri figli tutti sani o
con qualunque altra malattia così come poteva succedere a chiunque altro. Matteo
non poteva restare da solo. Doveva avere fratelli. La sua vita avrebbe avuto una
qualità molto migliore. Per l’impatto con la realtà della disabilità, fondamentale è stato il lavoro della fisiatra
ospedaliera. Per anni si è presa cura di lui, come del resto ha fatto per tanti altri bambini, l’ attenzione, la professionalità, le competenze, sempre al massimo. Matteo ha avuto dalla vita tutto quello che si poteva proprio per l’intervento dei
professionisti che giravano nella sua vita. Fisioterapiste, logopedista, i terapisti in
piscina. Senza parlare di tutti i medici specialisti neuropsichiatrici, fisiatrici, ortopedici che hanno operato con assoluta competenza. Il 27 giugno del 2012, due giorni dopo il suo ventunesimo compleanno, eravamo al
mare. Aspettavamo il papà che tornasse con il necessario per riparare la ruota bucata
della carrozzina. Ci siamo messi a ridere, il papà non arrivava e dovevamo andare in
spiaggia. Ridendo è arrivata una crisi. Fortissima, mai vista, poi un’altra, ancora più
forte. Arriva il papà, finalmente, eccolo, adesso siamo qui entrambi. Cerchiamo di
farlo riprendere, ma la crisi epilettica è sempre più forte. Chiamiamo il 118. I medici
arrivano dopo pochissimi minuti. “Andiamo al pronto soccorso, quello un po’ più
lontano, li sono più attrezzati” disse il medico che, a differenza nostra, aveva capito immediatamente la gravità del momento. I minuti scorrono veloci ma aumenta il pericolo di vita. L’ambulanza va velocissima, il tachimetro arriva ai 150 km/ora, ma anche allora il medico risponde sereno e
calmo alle mie domande senza mai distogliere l’attenzione da Matteo.
Calma, ancora calma, è forse così che si deve vivere la vita. Arriviamo all’ospedale
Sant’Anna di Ferrara, una struttura nuovissima, il trasloco era stato fatto un mese
prima. Non so se con questa scusa o meno ma, il neurochirurgo non ha ritenuto
opportuno intervenire mandandoci al Bellaria di Bologna. E’ l’una del mattino, in
servizio non c’è il radiologo ma, il “neuro radiologo” che fa un’angiografia un po’ particolare da cui si rileva l’enorme danno cerebrale. Un’arteria centrale dell’encefalo è scoppiata. Il neurochirurgo di guardia disse che il danno era talmente importante
che se fosse intervenuto chirurgicamente avrebbe fatto ancora più danno. La morte
è alle porte. Viene portato in terapia intensiva. Anche i medici del reparto ci dissero
che era in pericolo di vita e che avrebbe potuto morire anche il giorno dopo.
Da nostro figlio abbiamo imparato che dipendeva da noi il fatto che la qualità della
sua vita fosse bella da vivere nel modo migliore oppure no. Mi sono fatta sempre
tante domande tra le quali “Perché a me? A noi?” Matteo è entrato nella nostra vita
affinchè tutti noi facessimo un cammino, questo cammino. Il giorno dopo, il primario della terapia intensiva del Bellaria ha confermato la diagnosi, ci ha spiegato cosa
era successo facendoci vedere delle immagini. Una cosa disastrosa, Matteo poteva solo morire, ma, ciò non è successo. I medici e soprattutto gli infermieri hanno intensificato le cure tanto da riuscire a stabilizzare questo giovane ragazzo dalla “forte
fibra”, come dicevano, e solo sei giorni dopo Matteo è stato trasferirlo nel reparto di
rianimazione dell’ospedale di Merate. Qui è rimasto due mesi con le cure eccellenti
dei medici rianimatori e le coccole di tutto il personale infermieristico. Poi ho vissuto trentacinque giorni con lui nel reparto di riabilitazione di Villa Beretta
a Costa Masnaga. Lì i medici hanno compiuto quel “miracolo” di togliere la ventilazione meccanica dalla quale Matteo dipendeva per le 24 ore. C’era un bel giardino ed
il sole caldo di settembre ci ha permesso di passare il resto dell’estate. Il 4 ottobre, giorno di San Francesco siamo finalmente siamo tornati a casa. Partiti
il 20 giugno per il mare, finalmente a casa. Importante è stato lo “spiegamento di
forze” da parte del Servizio di Assistenza Domiciliare, ma con loro, tutto poi è stato
facile. Tanti mi esortano ancor ora a ricoverare in una struttura Matteo. E’ vero, che è impegnativo far vivere un figlio in stato vegetativo ma non impossibile, grazie al lavoro
attento del medico di base, di tutto il personale del servizio di assistenza domiciliare,
degli operatori socio-sanitari inviati dal comune. Matteo vive benissimo a casa sua. Si sente parlare, e ci sono, i casi di malasanità,
ma forse perché in pochi parliamo di tutte quelle volte in cui va tutto bene, della
vita che si può condurre in stato vegetativo pur restando a casa, di tutti coloro che
ben assistiti vincono il cancro, di tutti i bambini con una malattia rara che nonostante tutto vivono ed anche abbastanza serenamente. Insomma, grazie al lavoro di tanti professionisti che ogni giorno si prendono cura di
noi, almeno nel mio caso, posso dire che la vita ha sempre un grande valore anche
se la si vive in stato vegetativo. Quello stato vegetativo che ha tolto tutto a mio figlio
Matteo, tranne il sorriso, e sino a che continuerà a sorridere ci saranno uomini e
donne che grazie al loro lavoro lo faranno continuare a vivere.
7
Servizi
La bellezza fa parte della cura
Un anno di SLAncio. Intervista a Roberto Mauri, direttore del centro.
S
lancio si conferma luogo di
cura d’eccellenza. Oltre all’utilizzo
di strumenti tecnologici come la domotica,
colori adatti e vivaci,
stanze accoglienti ed
ampi corridoi, SLAncio apre le porte all’Arte. In occasione del suo
primo anniversario, 17
gennaio 2015, sono state inaugurate due opere d’arte che rimarranno installate
in modo permanente nell’atrio della struttura e faranno parte non solo dell’ambiente ma interverranno nell’accoglienza e nell’itinerario della cura. L’Albero
delle vite racchiuse e il Mosaico della Solidarietà sono opere
artistiche che coniugano l’arte e la bellezza alla cura e all’impegno verso il malato, opere che arricchiscono SLAncio e la
vita delle 71 persone, malati di SLA, in Stato Vegetativo e che
necessitano di Hospice.
Sono opere di Aldo Bottoli, dell’Accademia Belle Arti di Macerata e realizzate
coralmente da un team di giovani artisti e di esperti.
“L’Albero delle Vite Racchiuse è un’opera collettiva e rituale - spiega l’autore rappresenta una fusione di significati, di relazioni e gesti condivisi. Un’opera che
desidera raffigurare il mondo della malattia neurovegetativa, mondo enigmatico
fonte di interrogativi, itinerari complessi, paure, speranze.”
L’opera evoca un grande albero, simbolo di vita e dei percorsi dell’esistenza,
collocato su una parete nell’atrio della struttura e adornato da 71 formelle in rame
smaltato con un disegno a simbolo della vita, ma anche della sofferenza e della
speranza degliospiti di SLAncio.
Durante la giornata di sabato 17 gennaio 2015, è stato inaugurato anche il “Mosaico della Solidarietà”. Ogni piccolo tassello del Mosaico dà forma a una grande
opera solidale che invita a sostenere il progetto. Sulle formelle è stato inciso il
nome del donatore o della persona cara che si vuole ricordare.
Mauri, proviamo a compiere un primo bilancio da quando
è stato tagliato il nastro?
Un anno Impegnativo, faticoso, ma di grandi soddisfazioni. La
scommessa che abbiamo affrontato in questi anni e in particolare qui, a Progetto Slancio, è quella di rendere positiva ogni
fase della vita, in modo da trasmettere amore e attenzione alle
persone sia con la nostra presenza, sia attraverso la struttura
che li accoglie L’Albero delle vite racchiuse e il Mosaico della
Solidarietà testimoniano come l’incontro con l’Arte sia stato
uno dei percorsi importanti che abbiamo affrontato insieme
alla Musicoterapia, allo Shiatsu, alla Pet Therapy.
Sui giornali cittadini è stato scritto che hai passato molte
notti insonni…
Si è vero. Non nascondo che 11 milioni di costi e di cui 8 di debiti abbiano creato qualche “piccolo” pensiero, ma sono molti
i segnali incoraggianti, soprattutto la vicinanza della città, dei
cittadini che hanno dimostrato non solo sostegno concreto, ma
solidarietà affettiva, vicinanza ai malati e alla sofferenza. A tutti un grazie. In un
anno abbiamo raccolto più di un milione di euro. Certo ho “recuperato qualche
ora di sonno”, ma il cammino da percorrere per far fronte ai debiti della struttura è ancora lungo, difficile. Con gli eventi di SLAncio ci rivolgiamo ai cittadini
non solo per avere sostegno, ma siamo consapevoli di parlare al cuore e stimolare domande e riflessioni. Quando si visita SLAncio succede qualcosa dentro
di noi, per molti è naturale provare un sentimento di solidarietà, di vicinanza...e
tanti interrogativi sul senso della vita, della sofferenza e del nostro destino.
Avete creato 130 posti di lavoro in un momento come questo pare un risultato straordinario
Abbiamo assunto 130 operatori fra medici, infermieri, personale specializzato.
Credo che anche questo sia un fatto da sottolineare ed è un “dono nel dono” perché siamo convinti che SLAncio è un bene comune per i malati, le loro famiglie
e per il territorio.
L’Albero delle Vite Racchiuse, Il Mosaico della Solidarietà
Come partecipare al Mosaico della Solidarietà
Acquistare una formella significa donare amore e condividere gli
scopi di SLAncio. Un amore che
va oltre l’abbraccio ai nostri cari.
Significa diffondere speranza, contrastare la solitudine della malattia.
Se desiderate aiutare gli amici di SLAncio - IBAN:
IT87N0521601630000000003717 intestato a La Meridiana Due SCS
Info www.progettoslancio.it – [email protected] Telefono 039 39 05 1
8
Progetto SLAncio è la Casa
che ospita 71 persone malate
di SLA, in Stato Vegetativo
e ricoverate in Hospice. Una
struttura di eccellenza che ha lo
scopo di assistere e migliorare
la vita delle persone malate e
dei loro familiari. Girando per
i reparti di SLAncio si percepisce una straordinaria serenità: malgrado si conviva con
una grande sofferenza, agli operatori, ai familiari non si spegne il sorriso, non manca il
saluto. SLAncio è un luogo di ascolto, di premure, di cure amorevoli e di competenti
servizi medici. Visitando il Centro ci si accorge che SLAncio è stato studiato in tutti i dettagli: è stato condotto uno studio scientifico sui colori e l’ambiente. Grazie alla domotica
i pazienti, coloro che sono in grado di farlo, possono regolare le tapparelle, accendere le
luci, cambiare canale della Tv, contattare gli infermieri.
‹‹Qui a SLAncio ho conosciuto un altro genere di angeli›› dichiara Michele papà di un
ragazzo di 19 anni, da due anni in stato vegetativo a causa di un arresto cardiaco. Mentre
Fabio ha la speranza che Silvia, sua moglie, si risvegli: ‹‹quando sto con Silvia le parlo,
la rassicuro sulla mia fedeltà, le rinnovo all’orecchio le promesse di matrimonio: “Io
prendo te Silvia come mia sposa e prometto di amarti e onorarti tutti i giorni della mia
vita”››.
Progetto SLAncio è gestito dalla Cooperativa La Meridiana Due. Una vita dedicata agli
anziani, alla cura delle persone che vivono in grave sofferenza, come gli stati neurovegetativi, un’attenzione costante alla fragilità. La Cooperativa La Meridiana nasce
39 anni fa a Monza, da un gruppo di volontari della Parrocchia San Biagio. Oggi La
Meridiana è un’ impresa sociale formata da 85 soci, 95 volontari, oltre 300 operatori
compresi professionisti e consulenti.
“Visitando SLAncio - afferma Cherubina Bertola - Vice Sindaco di Monza, intervenuta
all’inaugurazione del Mosaico della Solidarietà- non solo si apprezza la bellezza e l’attenzione ai malati realizzata anche attraverso le migliori tecnologie, ma colpisce il sorriso
e la serenità che accompagnano il lavoro quotidiano degli operatori, il vivere dei pazienti
e dei familiari. Un segno positivo che si trasmette a noi tutti e che ci interroga profondamente, considerata la forte sofferenza delle persone.”
Migliorare la qualitá della vita
con le Cure Palliative
Vincenza Iannone
Coordinatore Dipartimento Interaziendale Cure Palliative
ASL Monza e Brianza
Servizi
Nove anni di attività: presentati i risultati del Centro Polifunzionale Maria
Bambina di Bellusco
Cosa cambia dopo l’approvazione della
legge regionale 2942 (ex d.g.r. 856) grazie al contributo della Fondazione Maria
Bambina e del Comune di Bellusco
Ridotte le spese per gli utenti del
Centro Diurno:
da 24 a 20 euro al giorno
Bellusco,17 aprile 2015. Unanime commento positivo per i primi nove anni di
attività del Centro Polifunzionale Maria
Bambina di Bellusco, centro di servizi per
anziani e di sostegno alle famiglie. Queste
le opinioni espresse dai relatori all’incontro di mercoledì 15 aprile svoltosi presso la
sede del Centro.
“Una struttura d’eccellenza - ha affermato
il Sindaco di Bellusco, Roberto Invernizzi
- perché è riuscita a offrire risposte convincenti riguardo le necessità degli anziani,
delle famiglie, ma soprattutto un sostegno
alle donne, le quali, come è noto, sono le
più coinvolte nell’assistenza dei propri
cari.”
Durante la serata sono stati presentati i dati
ed è stato compiuto un primo
bilancio sociale. “In questi nove anni quasi 600 anziani (fra Centro Diurno, 210, e
Comunità Residenziale, 375) sono transitati dal Maria Bambina - ha illustrato, Luca
Pozzi, coordinatore del Centro –. 86 anni,
l’età media, in maggioranza donne, il 90%
residente nei paesi del distretto dell’’ASL
di Monza e Brianza con una forte presenza
dei paesi del vimercatese. Dei 375 anziani
della comunità residenziale più del 70% è
rientrato al proprio domicilio.”
Un dato che mostra la peculiarità del Maria
Bambina: un pronto e flessibile sostegno
ad anziani e famiglie di fronte a emergenze
o a fasi difficili della vita familiare. La residenzialità temporanea infatti ha supportato
la famiglia in diverse casistiche come ad
esempio il caso della badante che usufruisce, come suo diritto, di ferie o di periodi di aspettativa; oppure quando diventa
momentaneamente impossibile assistere i
propri cari; oppure ancora quando l’anzia-
La legge n. 38 del 2010 definisce le Cure Palliative “l’insieme degli interventi terapeutici,
diagnostici, assistenziali, rivolti sia alla persona malata sia al nucleo familiare, finalizzati alla
cura attiva e totale dei pazienti la cui malattia di base, caratterizzata da un’inarrestabile evoluzione e da una prognosi infausta, non risponde più a trattamenti specifici”.Aseguito di questa
Legge, la Regione Lombardia nel 2013 ha avviato formalmente la costituzione dei “Dipartimenti Interaziendali Funzionali per il Coordinamento della Rete Locale delle Cure Palliative”.
Il lavoro in rete è indispensabile per offrire livelli assistenziali a complessità diversa, in
maniera tempestiva e flessibile, adeguati alle necessità del malato. La rete è formata da tutti
coloro che operano nel settore: le Unità Operative di cure palliative ospedaliere, gli ambulatori dedicati, gli Hospice, i gestori accreditati per l’erogazione dell’assistenza domiciliare,
no ha bisogno di un’assistenza più ampia
ed intensa che necessita di lasciare temporaneamente la propria abitazione. Grazie a
questo servizio di residenzialità temporanea, più del 70%, dei 375 anziani, come
visto, è riuscita a superare la fase acuta e
tornare al proprio domicilio.
“Sono dati, ha commentato Roberto Mauri
– direttore della Cooperativa La Meridiana,
cooperativa che gestisce il Maria Bambina, che confermano come l’idea iniziale di
offrire un servizio flessibile ed intermedio
fra il domicilio e la RSA abbia funzionato
e rappresenti un’ importante innovazione
che risponde ad una duplice esigenza: da
un lato ritardare il più possibile se non evitare l’inserimento dell’anziano in casa di
riposo, dall’altro consentire un risparmio
significativo alla spesa sanitaria. Infatti
strutture come queste di Bellusco costano
molto meno rispetto alle RSA.”
Un’altra conferma arriva dalle parole
espresse da Roberto Calia, direttore sociale di ASL Monza MB. “Il Maria Bambina rappresenta una struttura intermedia e
flessibile che si proietta e anticipa il futuro
dell’assistenza. Questo Centro infatti garantisce una risposta efficace ai bisogni di
una certa fase della vita dell’anziano.”
ma anche i Medici di Medicina Generale e le associazioni di volontariato. Insomma tante
realtà diverse con strutture, organizzazioni e funzioni diverse ma unite da uno stesso straordinario e non semplice obiettivo: assicurare le migliori cure possibili in tutte quelle
situazioni in cui i trattamenti specifici non sono in grado di permettere la guarigione.
Cure palliative quali strumenti scientifici e relazionali che non hanno la pretesa di guarire ma
certamente di migliorare la qualità di vita. Il Dipartimento ha tra gli obiettivi principali anche
l’arduo compito di promuovere l’integrazione, di informare i cittadini, di favorire la crescita
ed il miglioramento continuo della rete attraverso la formazione degli operatori, di sviluppare sistemi di miglioramento, valutazione e monitoraggio delle risorse, realizzando interventi
sempre più mirati al bisogno del complesso sistema malato /famiglia anche dopo il lutto.
Per accedere al servizio è necessaria la richiesta di cure palliative da parte del medico
curante.
Per informazioni è possibile scrivere a
[email protected]
9
2 Aprile 2015: Giornata mondiale della
consapevolezza dell’ Autismo
Paola Di Furia
Responsabile Servizio Disabilità
ris; Associazione Una
Lanterna per la Speranza; ASC Offerta
sociale; Associazione
Ortica; Fondazione
Don Gnocchi.
Il 2 aprile 2015 si celebra l’VIII “Giornata mondiale della consapevolezza
dell’Autismo”. Sancita dalle Nazioni
Unite con risoluzione n° 62/139 del 18
Dicembre 2007, tale ricorrenza costituisce l’occasione per rimarcare l’attenzione su una condizione di disagio
che si manifesta nei primi anni dello
sviluppo e accompagna l’individuo
per tutto il corso della sua vita.
Il lavoro compiuto
con la rete si è poi
consolidato attraverso la costituzione del
Tavolo permanente
sulla sindrome Autistica. Tale tavolo,
costituto all’interno
dell’Osservatorio Disabilità, costituisce
un luogo di confronto
dei servizi territoriali
e dell’associazionismo dei familiari per
lo sviluppo di nuove
progettualità.
Le ricerche ad oggi condotte evidenziano come il Disturbo Autistico sia
stato rilevato in tutte le popolazioni
del mondo, di ogni razza e ambiente
sociale. L’unica peculiarità attiene il
genere: costituisce, infatti, un dato acquisito l’osservazione di una maggior
prevalenza del sesso maschile rispetto
a quello femminile con un rapporto di
3-4:1. Tale differenza si accentua nei
casi di Sindrome di Asperger.
L’analisi dei dati in nostro possesso
compiuta nel 2014 delinea il fenomeno dell’autismo nel territorio dell’ASL
Monza e Brianza con una prevalenza
pari a 35,61 su 10.000 residenti di età
inferiore ai 19 anni. Nella Popolazione
di Anagradis (Anagrafe Dinamica Disabili) sono presenti 450 maschi e 108
femmine affetti da disturbi dello spettro autistico. Il rapporto di genere è in
linea con quanto indicato in letteratura
(4,16:1). Il dato di prevalenza nel nostro territorio è di poco inferiore alla
stima indicata nelle linee guida nazionali sui Disturbi Autistici, che è pari a
40-50 casi per 10.000 ma è superiore a
quanto rilevato dai sistemi informativi
delle Regioni Piemonte ed Emilia Romagna che si attestano rispettivamente
a 25 casi su 10.000 e 20 casi su 10.000.
Studi condotti negli Stati Uniti riportano un dato di prevalenza particolarmente elevato, pari a 68 casi su 1000
bambini di 8 anni di età.
L’attenzione posta da Regione Lombardia al Tema dell’autismo si è so-
stanziata nell’ASL di Monza e Brianza sia attraverso la definizione di un
sistema di monitoraggio delle prese
in carico da parte delle strutture territoriali sanitarie, socio-sanitarie e
socio-assistenziali attraverso il Data
Base dell’Anagrafe della disabilità, sia
attraverso la messa in campo di azioni progettuali che coinvolgono quanto più possibile la rete dei servizi e
dell’associazionismo.
E’ in tale ottica che sono stati realizzati:
Il progetto Fare rete: il contributo
di tutti all’integrazione e alla continuità dell’intervento per le persone
autistiche e le loro famiglie (DGR
n.VIII/6635/2008 e VIII/8549/2008)
Il progetto La continuità del progetto
Fare Rete (ex DGR 3239/12 e successive)
Il Piano Territoriale Autismo (DGR
X/392/13)
che
vede coinvolte 219
persone con disturbo dello spettro
autistico e le loro
famiglie per un totale di 254 progettualità attive.
Gli enti coinvolti
nel Piano Territoriale
Autismo
sono:
Associazione Cascina S.
Vincenzo, Ambito Territoriale di
Monza; Consorzio
SIR; ASC Consorzio Desio Brianza;
Cooperativa Sola-
Quest’anno l’ONU
ha scelto come slogan: “Il lavoro: il
vantaggio dell’autismo”. Tale tematica
vuole richiamare l’attenzione del mondo del lavoro alle qualità peculiari delle persone affette da sindrome autistica
che le renderebbero candidati ideali nello svolgimento di compiti
che richiedono, ad esempio, ragionamento logico, attenzione ai
dettagli o disponibilità ad operare
con minima autonomia discrezionale in attività ripetitive. Ad oggi,
gli ostacoli maggiori che impediscono una corretta integrazione
lavorativa sono rilevabili oltre che
nella diffidenza verso le persone
che hanno questo tipo di disturbo,
anche nella carenza di opportunità formative specificamente dedicate e nella non sempre adeguata
attività di mediazione nel contatto
con l’ambiente lavorativo.
L’importanza dell’integrazione lavorativa delle persone con disabilità è stata da tempo riconosciuta dall’ASL di
Monza e Brianza come area strategica
entro cui collocare interventi specifici.
Nello specifico sono attivi due Gruppi:
il primo, denominato Gruppo Lavoro e
Territorio, nasce nel 2005 come articolazione organizzativa dell’Organismo
di Coordinamento della Salute Mentale, mentre il secondo, denominato
il Gruppo Interistituzionale sull’Inserimento Lavorativo, è stato istituto
nel 2014 all’interno dell’Osservatorio
Disabilità.
L’ ASL Monza Brianza, tramite il
Gruppo Interistituzionale sull’Inserimento Lavorativo, anche per quest’anno ha programmato la “Mappatura dei
Servizi e degli Enti per l’Inserimento
Lavorativo presenti nel Catalogo del
Piano Provinciale LIFT-2014”, nonché
dei Progetti e delle Doti Lavoro che a
vario titolo e con strumenti differenti,
si occupano di inserimento lavorativo
rivolto a fasce deboli in via di svolgimento e/o attivati nel corso del 2014
nel territorio della Provincia di Monza
e Brianza. Questa attività oltre a permettere il monitoraggio delle azioni
territoriali messe in campo dai Servizi
di Inserimento Lavorativo, consentirà
di valutare la presenza di particolari
aree di criticità. All’interno di tale monitoraggio particolare attenzione sarà
dedicata al tema dell’autismo.
Il tema relativo all’integrazione lavorativa delle persone con disturbo
dello spettro autistico è stato anche
recentemente affrontato nell’ambito
dell’attività del Gruppo Lavoro Territorio, articolazione dell’Organismo di
Coordinamento della Salute Mentale,
che da anni si occupa sia di monitorare
l’andamento delle esperienze progettuali nell’ambito dell’ inclusione socio
lavorativa di persone afferenti all’area
della Salute Mentale, sia di proporre
nuove e innovative progettualità volte
a sensibilizzare e favorire l’incontro
con il mondo del lavoro e la realizzazione di strategie inclusive.
All’interno dei due tavoli tecnici sopramenzionati, sono inoltre in atto delle riflessioni inerenti la valutazione di
proposte e percorsi dedicati al tema,
come ad esempio l’utilizzo di nuovi e
innovativi strumenti di formazione ad
ampio raggio (verso utenti, formatori
e aziende), che si avvalgono di specifiche e interessanti tecnologie mirate
allo sviluppo delle capacità di interazione sociale e professionale.
La presenza della Provincia di Monza
e Brianza nei Tavoli tecnici, attenta
come sempre a confrontarsi con i servizi del territorio per cogliere le necessità formative, risulta essere elemento
importante di raccordo per una programmazione unitaria da parte degli
enti, di percorsi necessari alle esigenze
territoriali.
10
Servizi
Il patentino per i proprietari di cani
Corso di formazione per te che desideri farti capire dal tuo amico a quattro zampe
Diego Perego
Direttore Dipartimento di Prevenzione Veterinario ASL MB
T
ra le attività che rientrano nell’ambito della Sanità pubblica veterinaria una rilevante quota è rappresentata dagli aspetti che gravitano attorno al settore degli
animali da affezione, con particolare riferimento al cane.
La gestione dell’anagrafe canina, la lotta al randagismo, la prevenzione delle aggressioni provocate da animali, sono tra i principali aspetti che caratterizzano il settore.
Per meglio capire le differenti tipologie di attività che gravitano attorno a quest’area e
l’impegno che il Servizio di Sanità Animale della ASL MB vi dedica, riportiamo alcuni numeri relativi ai controlli effettuati nell’anno 2014 dai veterinari, dai tecnici della
prevenzione e dal personale amministrativo afferenti al Servizio.
Tipologia attivitá
n. controlli
Cani registrati nell’anagrafe canina regionale
(iscrizioni, passaggi proprietà, decessi, smarrimenti, reg. eff. in canile)
Anagrafe canina passaporti rilasciati
Controlli sui cani catturati ricoverati presso il canile sanitario
Cani catturati già identificati con microchip
Cani restituiti di proprietà
Cani affidati a nuovi proprietari dai canili
Microchip applicati a cani non identificati
Sanzioni amministrative per anagrafe canina
Denunce di morsicatura notificate e gestite
Osservazioni di animali morsicatori
Numero ordinanze
7.571
1079
1066
833
930
366
380
168
405
271
29
L’obbligo di identificazione dei cani e la contestuale iscrizione all’anagrafe animali
d’affezione sono disciplinate in regione Lombardia dalla Legge Regionale n. 33 del
30.12.2009, che prevede che tutti i cani siano identificati con microchip secondo la
seguente tempistica: entro 30 giorni dalla nascita e comunque prima della loro cessione
a qualsiasi titolo o entro 15 giorni dall’inizio del possesso.
Il microchip contiene un codice di 15 cifre, è inalterabile e sicuro, viene applicato con
una siringa sul lato sinistro del collo o della spalla e letto avvicinando un apposito lettore all’animale.
Al termine dell’applicazione del chip viene rilasciato al proprietario dell’animale il certificato d’iscrizione all’anagrafe debitamente timbrato e firmato, riportante il numero di
microchip, attestante l’avvenuta applicazione.
Nel 2014 il 22% dei cani catturati sul territorio dell’ASL MB e ricoverati presso i canili
sanitari dell’ASL, sono risultati non identificati (assenza di microchip). Questa percentuale, se pur decrescente negli ultimi anni e particolarmente favorevole rispetto al
quadro regionale, evidenzia la necessità di aggiornare costantemente gli strumenti di
sensibilizzazione verso i proprietari di cani.
Le sanzioni complessivamente erogate per omesse o non
adeguate registrazioni dei cani
nell’anagrafe canina regionale
nell’anno 2014 sono state 168.
In merito alla problematica legata ai cani così detti “morsicatori”, l’O.M. del 3 marzo 2009
e s.m.i. (di cui la più recente è
l’O.M. del 28/08/2014) sulla
tutela dell’incolumità pubblica
dall’aggressione da parte dei
cani, individua la formazione
dei proprietari quale strumento
per prevenire episodi di aggressione da parte dei cani, con le
relative possibili gravi conseguenze.
Con tale provvedimento viene introdotta la novità del patentino, cioè un percorso formativo per i proprietari dei cani, finalizzato alla conoscenza dei loro doveri e delle loro
responsabilità civili e penali, a migliorare il rapporto interspecifico ma soprattutto ad
educare il proprietario alla corretta conduzione del proprio animale.
Il decreto ministeriale del 26 novembre 2009 stabilisce i criteri per la programmazione
di tali corsi, specificando che:
i percorsi formativi sono facoltativi per
coloro che vogliono migliorare la relazione
con il proprio cane;
obbligatori qualora un cane, a seguito di
morsicatura, abbia provocato gravi lesioni a
persone o animali (Art. 3 comma 2 O.M. 3
marzo 2009) o sia stato comunque giudicato
dal Servizio Veterinario dell’ASL competente “a rischio potenziale elevato”. Il corso deve essere in questo caso integrato con
approfondimenti nell’ambito dell’intervento
terapeutico comportamentale.
Nel 2014 l’ASL MB ha registrato e gestito
405 casi di morsicature inferte da animali ad
altri animali o all’uomo e sottoposto ad osservazione 271 cani “morsicatori”. Sono state
notificate 29 ordinanze ai proprietari di cani volte a correggere la gestione dell’animale,
anche attraverso l’obbligo della frequenza del percorso formativo sopra descritto.
L’O.M. prevede che i corsi siano organizzati dalle amministrazioni comunali, anche in
collaborazione con i Dipartimenti di Prevenzione Veterinari delle ASL, che ne approvano l’organizzazione ed il programma.
Gli incontri effettuati nell’ambito del corso hanno l’obiettivo di fornire informazioni
chiare e facilmente fruibili da un vasto pubblico, dando risposte esaustive alle domande e ai problemi che più frequentemente provengono dai proprietari di questi animali
d’affezione. L’ordinanza ha attribuito un ruolo fondamentale alla responsabilità dei proprietari di cani e alla loro formazione, infatti solo attraverso l’acquisizione di cognizioni
sulle caratteristiche fisiche ed etologiche dell’animale e sulle norme in vigore può essere instaurato un corretto rapporto uomo-animale.
Durante il percorso formativo vengono affrontati almeno i seguenti argomenti:
1. l’etologia canina;
2. lo sviluppo comportamentale in relazione alle diverse fasi della vita (da cucciolo a
cane anziano);
3. il benessere del cane: bisogni fondamentali e principali cause di sofferenza;
4. la comunicazione intra ed extraspecifica. Il linguaggio del cane: comunicazione
olfattiva, acustica e visiva;
5. relazione uomo - cane: errori di comunicazione;
6. come prevenire l’aggressività e i problemi di comportamento;
7. normativa vigente in materia di tutela del benessere degli animali d’affezione: obblighi e responsabilità del proprietario.
Il rilascio del patentino, al termine del percorso di formazione, è subordinato al superamento di un test di verifica predisposto dal Servizio Veterinario dell’ASL, volto a
valutare le conoscenze acquisite.
Nel corso dell’anno 2013 sono state organizzate tre edizioni del “Corso per il patentino
di proprietari di cani” in collaborazione con le amministrazioni comunali di Monza,
Lissone, Seregno e i relativi comuni limitrofi.
Sono attualmente in fase di programmazione iniziative analoghe con i comuni di Seregno, Monza e Cesano Maderno.
Aggiornamenti in merito agli stessi saranno reperibili sulla Home Page del sito della
ASL : www.aslmonzabrianza.it.
Per ogni chiarimento, dubbio o curiosità siamo contattabili all’indirizzo di posta elettronica: [email protected].
“La fedeltà di un cane è un bene prezioso che impone obblighi morali non meno impegnativi dell’amicizia con un essere umano.”
(Konrad Lorenz).
11
Prevenzione
La pratica della certificazione per art. 186 in
ambito alcologico
Giovanni Luca Galimberti
Dipartimento Dipendenze
M
ai come in questi tempi il
tema della certificazione nelle dipendenze è di attualità.
Frequentemente viene richiesto ai Servizi per le Dipendenze Patologiche una
valutazione dello stato di uso/abuso/
dipendenza per scopi a volte piuttosto
lontani dalla mission clinica ed indirizzati invece ad accertamenti necessari
per la eventuale “somministrazione” di
sanzioni o finalizzati al controllo in ambito di salute pubblica.
Nello specifico ambito alcologico accertamenti, attestazioni e certificazioni
vengono richiesti con implicazioni legali o medico-legali per contesti spesso
assai diversi che vanno dalle certificazioni per trattamenti alternativi alla
pena, alla valutazione per la Commissione Medica Patenti, all’ ambito della
tutela dei minori ed a quello lavorativo.
In questo articolo ci occupiamo della
valutazione specialistica alcologica utile per la Commissione Medico Locale
(CML) al fine di rilascio di idoneità
alla guida di autoveicoli. Questa numerosa famiglia di utenza è costituita
essenzialmente da soggetti che hanno
infranto l’Articolo 186 del Codice della Strada,per aver condotto autoveicoli
in stato di ebbrezza. Nella nostra ASL
esiste una stretta collaborazione tra
Servizio per le Dipendenze e Servizio
di Medicina Legale, tanto che si è proficuamente collaborato alla costruzione
di un protocollo nel quale viene delineata la collaborazione tra i 2 Servizi.
Tra i soggetti sottoposti a valutazione
in CML per Art 186 vengono inviati alla valutazione specialistica coloro
che:
sono detentori di patente superiore
alla B (solo alla prima visita in CML)
risultano in cura al NOA (Nucleo
Operativo per Alcoldipendenti)
sono recidivi per Art 186 nei precedenti 5anni all’ultima revisione
in sede di Commissione presentano
esami ematochimici alterati o dubbi
alla visita si rilevino segni anamnestici o attuali meritevoli di approfondimento.
Per le prime 3 categorie l’invio al NOA
viene effettuato preliminarmente alla
vista in CML, per la terza categoria
l’invio viene effettuato in sede di Commissione, con apposito modulo.
Negli anni il numero di persone inviate per valutazione specialistica al NOA
ha subito un continuo incremento, nel
corso del 2013 sono stati valutati 476
soggetti. La rilevanza e gravosità di
questo impegno ha spinto il Servizio
Dipendenze a riorganizzare questa attività certificatoria centralizzandola presso la sede del NOA di Monza. Questo
ha permesso l’omogenizzazione delle
procedure di valutazione e l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse presenti
in ambito alcologico all’interno del Servizio Dipendenze.
L’iter certificatorio all’interno del NOA
inizia con la fase di accoglienza, che
è costituita dal colloquio con un Assistente Sociale ed ha non solo la finalità
di espletare tutte le parti burocratiche
(raccolta documenti, apertura cartella
e raccolta firma consensi) ma anche
e soprattutto di spiegazione dell’iter,
somministrazione di un test (AUDIT)
ed invio al gruppo informativo, di cui
mensilmente esiste una edizione. L’accoglienza dovrà essere rassicurante, assolutamente non giudicante. Infatti un
ascolto non giudicante ed attento fa sì
che chi chiede si senta compreso e rispettato. L’individuo che ci interpella
non lo fà perché ha avvertito un bisogno, ma per un obbligo vissuto spesso
come burocrazia, perdita di tempo e
fastidio, ed esprime spesso più o meno
apertamente un significativo imbarazzo e fastidio ad avere a che fare con il
Servizio di Alcologia. Sentimenti di imbarazzo e insofferenza trapelano soprattutto all’inizio del percorso. Una buona accoglienza permette l’espressione
anche di tali sentimenti, la possibilità
di vederne i motivi profondi e nel contempo una riformulazione più utile della questione. Se l’operatore riconosce
grande valore alla fase di accoglienza
aiuta l’individuo a provare anche altri
sentimenti come la fiducia e magari
collaborazione con gli operatori con cui
si trova a confrontarsi.
L’Assistente Sociale fissa l’appuntamento con il medico per la visita, che
rappresenta il cuore dell’attività certificatoria medico legale. La principale della finalità della vista medica è
la definizione diagnostica del rapporto
dell’individuo con l’alcol. Questa viene
ricavata da una breve raccolta anamnestica generale, relativa non solo allo
stato di salute, ma anche alla situazione relazionale, sociale, dalla raccolta
anamnestica alcologica.
Il medico prende
poi in considerazione gli esami
ematici, coinvolgendo l’interessato a cui si spiega
dettagliatamente
il loro significato. L’importanza
della rilevanza
della oggettività richiesta dalla
certificazione, fa
periodicamente
sognare e a volte
intravedere negli
operatori il miraggio del “biomarker perfetto”
cioè di quell’esame strumentale che, solo e per la sua
alta specificità e sensibilità è in grado
con scarsa o nulla interpretazione di
identificare un “eccesso alcolico” cioè
in grado, per deduzione sulla quantità
assunta, di far diagnosi da sé. Purtroppo
o per fortuna non è così. Tutti gli esami
ematici presentano limiti nell’accuratezza diagnostici e ad oggi risulta ancora molto importante il tipo di rapporto
che si viene a creare con la persona che
ci troviamo di fronte con la sua voglia di
aprirsi e di confrontarsi. Questo aspetto
fa’ la differenza per ottenere una certificazione il più corretta possibile. E’
perciò importante favorire un clima di
fiducia, in cui l’eventuale affermazione
di bere a rischio, possa trovare ascolto e
possa far nascere la motivazione ad un cambiamento.
Il Servizio Dipendenze offre la
possibilità ai soggetti inviati al
NOA per Art 186, di frequentare un gruppo informativo/educativo, che viene svolto presso
la sede del NOA di Monza con
edizioni mensili. Il gruppo è riconosciuto come lo strumento
migliore per favorire il cambiamento di opinioni diffuse,
anche se non corrette attraverso le informazioni fornite dagli
specialisti ed il confronto delle
esperienze, dei vissuti, del bagaglio di conoscenze di ogni
partecipante.
Questa attività prevede 2 incontri, il primo condotto da uno psicologo, il secondo da un medico.
Il primo incontro è caratterizzato
dall’esplorazione del concetto di limite
e di responsabilità attraverso il passaggio di informazioni corrette e da un confronto tra partecipanti. In questo primo
incontro il gruppo diventa strumento
educativo indispensabile alla ridefinizione del concetto di legalità.
Nel secondo incontro l’accento è posto sull’informazione con l’obiettivo di
diffondere conoscenze corrette rispetto
all’alcol, in particolare alla interferenza
dell’assunzione di alcolici con l’esecuzione di compiti complessi come la
guida. L’obiettivo è di contribuire alla
nascita di una coscienza condivisa e
diffusa del rischio connesso al bere, affinché le informazioni fornite possano
restare come patrimonio del singolo in
grado di orientarlo nelle scelte future. Il
percorso certificatorio presso il NOA ha
durata variabile in rapporto alle diverse
condizione dei soggetti inviati al NOA.
Mediamente la durata è di circa un mese.
L’ obiettivo del Servizio Dipendenze è
quello costruire un percorso certificatorio che non si connoti ed esaurisca semplicemente con la compilazione di un
modulo prestampato, ma che in qualche
modo rappresenti un intervento di prevenzione a tutti gli effetti, con il valore
aggiunto che alcune tra le persone coinvolte possono sfruttare l’elemento coercitivo come occasione per modificare
comportamenti rischiosi finora considerati come “normali”, mentre per altre è
addirittura l’occasione di intraprendere
un percorso di cura ed affrontare una
condizione patologica.
Per informazioni potete contattare
[email protected] tel 039/3940277
[email protected] tel 0362.228300
[email protected]
Tel 039.669199
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Prevenzione
I Piani Mirati di Prevenzione
Roberto Cecchetti
Marco Canesi
Claudio Albera
Milko Troisi
Direttore Servizio Prevenzione e Salute negli Ambienti di Lavoro Tecnico della Prevenzione Direttore Servizio Impiantistica e della Sicurezza Tecnico della Prevenzione
Una nuova metodologia di azione che cerca di coniugare l’attività di promozione di buone
prassi con l’attività di vigilanza propria dei Servizi di Prevenzione.
I
l dibattito nazionale e internazionale ha reso evidente che, per conseguire miglioramenti
tangibili delle condizioni di lavoro, nonché per contrastare gli infortuni sul lavoro e le
malattie professionali, agli strumenti ordinari di vigilanza e ispezione vanno affiancati
altri dispositivi tra i quali:
i) la promozione di buone prassi per la corretta valutazione e gestione dei rischi, e per la
promozione della salute (Working Health Promotion)
ii) iniziative di sensibilizzazione per la diffusione della cultura della sicurezza sul lavoro.
In riferimento al primo punto, il Servizio Impiantistica e della Sicurezza ha realizzato:
un Piano Mirato denominato: “Utilizzo in sicurezza delle attrezzature di lavoro e di impianti soggetti alle verifiche periodiche” la cui finalità è di permettere alle imprese di attuare
una corretta valutazione e gestione dei rischi;
la distribuzione di schede di autovalutazione, utilizzabile dall’azienda per verificare lo
stato di partenza della propria realtà e che, dopo l’eventuale adozione di miglioramenti tecnico-organizzativi e di misure di prevenzione e sicurezza, dovrà essere compilata e trasmessa a questa ASL entro il 30 aprile 2015 una campagna di vigilanza, orientata in prima istanza
alle aziende che non abbiano provveduto all’invio all’ASL delle schede di autovalutazione
e successivamente ad un campione delle altre
aziende.
In riferimento al secondo punto, invece, ha
istituito un ufficio ‘ad hoc‘ che fornisce attività
di assistenza alle imprese attraverso iniziative
di sensibilizzazione per la diffusione della cultura della sicurezza sul lavoro.
Le statistiche confermano che l’uso di attrezzature di lavoro ovvero di impianti elettrici è
causa di infortuni anche di grave entità.
Per converso, la molteplicità di norme concernenti la sicurezza sul lavoro e la parcellizzazione delle informazioni connesse a tale materia
non rendono facile il compito alle imprese.
Allo scopo, il Piano Mirato si rivolge ad un
campione di aziende utilizzatrici di attrezzature e impianti soggetti a verifica periodici, presenti sul territorio della provincia di Monza e
Brianza e prevede:
attività di informazione alle aziende
distribuzione di schede di autovalutazione, utilizzabile dall’azienda per verificare lo stato
di partenza della propria realtà e che, dopo l’eventuale adozione di miglioramenti tecnicoorganizzativi e di misure di prevenzione e sicurezza, dovrà essere compilata e trasmessa a
questa ASL entro il 30 aprile 2015
campagna di vigilanza, orientata in prima istanza alle aziende che non abbiano provveduto
all’invio all’ASL delle schede di autovalutazione e successivamente ad un campione delle
altre aziende.
Il Servizio Impiantistica e della Sicurezza (SIS) ha attivato un servizio finalizzato a fornire
informazioni sugli aspetti connessi all’uso in sicurezza delle attrezzature di lavoro ovvero
impianti soggetti al regime delle verifiche periodiche (apparecchi di sollevamento, PLE,
attrezzature in pressione, impianti termici, impianti elettrici e ascensori).
Il servizio fornito deve essere inteso come strumento a disposizione degli “stakeholders della sicurezza” (imprese, lavoratori, RSPP, RLS, ecc.) per ottenere gratuitamente indicazioni
direttamente dall’organo di vigilanza e permettere loro di minimizzare i costi di transazione
connessi alla ricerca di informazioni finalizzate all’ottemperanza degli obblighi di legge e
alla riduzione degli infortuni.
In particolare, è stata predisposta una sezione dedicata agli infortuni e incidenti per permettere agli utenti di imparare dagli errori. L’errore costituisce un’importante fonte di apprendimento e saper riconoscere le diverse tipologie di atti insicuri permette di individuare le
soluzioni di miglioramento.
Un infortunio deve far riflettere ed essere l’occasione per porsi le seguenti domande:
come si è arrivati a questo?
quali misure attuare per evitare che si l’evento si ripeta?
A tal proposito, si è provveduto a pubblicare, nel mese di gennaio 2015, sul sito internet
aziendale materiale informativo concernente varie tipologie di incidenti verificatisi in Lombardia e connessi all’uso delle attrezzature di lavoro.
In questi ultimi anni sono stati attuati numerosi PMP con il coinvolgimento di migliaia di
lavoratori:
Nel 2014 sono stati attivati 4 Piani Mirati, che coinvolgono complessivamente più di 500
Aziende di differenti comparti produttivi;
-“Controlli sull’uso di sostanze stupefacenti da parte di specifiche categorie di lavoratori”
per aziende trasporto e logistica
-“Utilizzo in sicurezza dei prodotti chimici secondo i regolamenti REACH e CLP” per
aziende formulatrici di prodotti chimici
-“Valutazione del rischio stress lavoro-correlato alla luce delle linee di indirizzo della Regione Lombardia” per il settore metallurgico, chimico-farmaceutico, lavorazione minerali
non metalliferi; alberghi e ristorazione; fornitura energia elettrica, gas e acqua; reti fognarie
e gestione rifiuti; servizi pubblicitari (call center, ricerche di mercato ecc.); grande distribuzione organizzata non alimentare
-“Formazione dei lavoratori in materia di igiene e sicurezza sul lavoro”
Tutta la documentazione tecnica (Buone Prassi, schede di autovalutazione ecc.) di tutti Piani
Mirati di Prevenzione attuati è disponibile è scaricabile gratuitamente sul sito web dell’ASL
http://www.aslmonzabrianza.it nella sezione “Per le imprese”.
Novitá per i celiaci
Da oggi e’ possibile acquistare i prodotti per persone affette da celiachia e dermatite erpetiforme
fuori dall’asl di residenza
Carrefour e PAM sono di prossima attiAngiolina Carissimi e Annamaria Ballan
vazione. Questo è possibile attraverso la
Servizio Farmaceutico
completa “dematerializzazione” del processo: il cittadino a cui viene assegnato un
La celiachia è una patologia per cui l’inteliachia (RI0060, rilasciata dall’ASL sulla
budget mensile per l’acquisto di alimenti
stino delle persone che ne sono affette rebase di una diagnosi specialistica), poteva
per celiaci, munito della TS-CNS o CRS
agisce in modo patologico all’assunzione
ritirare gli alimenti necessari alla sua dieta,
(Carta Regionale dei Servizi) e di un PIN
di alimenti preparati con molti dei cereali
in Farmacia e nei negozi specializzati.
rilasciato dal sistema informatico inviato
più comuni quali grano, farro, orzo, avena.
A partire dal 27 gennaio 2015, anche
a domicilio, potrà recarsi in un qualsiasi
Allo stato attuale, l’unica terapia efficace
l’ASL di Monza e Brianza entra operativasupermercato convenzionato e pagare i
e disponibile per queste persone consiste
mente nel “Progetto Celiachia” di Regione
prodotti dietetici terapeutici destinati alla
nell’ adottare un’alimentazione priva di
Lombardia. La realizzazione del progetto
loro patologia erogabili a carico del SSR,
glutine.
dà la possibilità ai pazienti (circa 2640 per
con la sola TS-CNS o CRS e l’inserimento
Per questo motivo, all’approvvigionamenl’ASL di Monza e Brianza) di acquistare
del PIN.
to di tali alimenti contribuisce il Servizio
gli alimenti su tutto il territorio regionale
Sanitario Nazionale attraverso un importo
indipendentemente dalla residenza anIl sistema controlla la disponibilità di un
economico che varia in base all’età ed al
che presso la GDO. Al momento sono
budget da parte del cittadino e lo decurta
sesso dell’avente diritto. Fino ad oggi, il
operativi COOP, Esselunga, SIMPLY, IL
di quanto speso. L’importo residuo rimarrà
paziente in possesso di esenzione per ceGIGANTE, BENNET mentre le catene
anche presso i supermercati e
a disposizione del cittadino e potrà essere
speso indifferentemente in un altro Supermercato, in Farmacia o in un Negozio
specializzato.
13
Attualitá
Latte e dintorni
Attilio Besana
Direttore del Servizio Igiene Allevamenti e Produzioni Zootecniche
Isabella E. Trezzi
C
on questo numero di ASL notizie
la rubrica “Latte e dintorni”,
intende esplorare “il mondo della
trasformazione del latte” dando spazio al
processo di produzione di uno tra i latticini
più noti e tra i più consumati in tutte le fasce
di età, il formaggio a pasta filata conosciuto un po’ in tutto il mondo, consumato tal
quale o come ingrediente: la mozzarella.
Nell’articolo saranno messi a confronto
due processi tipici della sua produzione:
uno tradizionale ed uno industriale. Sarà
inoltre introdotto il concetto di sicurezza
alimentare, che sarà approfondito nel prossimo numero di ASL notizie.
Ricordiamo a tutti voi lettori che all’indirizzo mail dipartimento.veterinario@
aslmb.it potete inviare domande, richieste di chiarimento o semplici curiosità che
desiderate soddisfare
sull’ argomento
trattato. I Vostri quesiti e le nostre risposte
saranno pubblicate nei numeri successivi
di Asl Notizie.
La mozzarella: caratteristiche e tecniche di produzione
Prima di addentrarci nel mondo della produzione della mozzarella, diamo un’occhiata a quella che è la sua realtà produttiva. La mozzarella è un alimento tipico del
bacino del Mediterraneo; il clima caldo di
queste zone ha storicamente indotto i suoi
abitanti a sfruttare la rapida acidificazione
del latte e la relativa coagulazione per la
sua produzione. Attualmente in Italia, la
mozzarella viene prodotta in gran parte al
meridione su scala artigianale o semi-industriale, ma anche nel settentrione, compreso il nostro territorio, dove è presente una
discreta produzione sia a livello industriale
che artigianale.
Operano nel territorio di competenza della
ASL provincia di Monza e Brianza 16 caseifici, di questi 6 impianti sono classificati
nella categoria riconosciuti e 10 sono impianti registrati (la maggior parte caseifici
agricoli). La differenza tra le due tipologie
produttive è così riassumibile: solitamente
i riconosciuti hanno alti volumi di produzione, possono acquistare la materia prima
sia da aziende Italiane che da aziende di
altri Paesi CE e non hanno limitazioni territoriali nel commercio dei loro prodotti
(territorio nazionale, comunitario ed extra
comunitario); i caseifici agricoli o registrati, di regola lavorano latte crudo esclusivamente prodotto dalla loro azienda agricola
o da altre aziende associate, hanno produzioni ridotte la cui commercializzazione è
destinata esclusivamente all’ambito locale, spesso i latticini prodotti sono venduti
negli annessi spacci di vendita.
Nel nostro territorio all’interno delle due
tipologie di stabilimenti troviamo 10 caseifici che si dedicano alla produzione della
mozzarella, 5 riconosciuti e 5 registrati.
Ma se parliamo di mozzarella, a cosa ci riferiamo? Nel pensare comune la mozzarella è rappresentata dalla mozzarella di bufala, in particolare quella campana, l’unica
che possiede anche il marchio di origine
(DOP). Le produzioni comprendono però
anche la mozzarella fior di latte, fabbricata con latte bovino, quella mista e quella
affumicata. Si ha poi la burrata molto simile alla mozzarella ma, per la tipica composizione molto
grassa, non è sovrapponibile alla
mozzarella così
come conosciuta. Le mozzarelle
possono
avere
varie forme: sferica (tonda), con la
testa, a bocconcini o a ciliegina, a
treccia, ecc., nonché diversa composizione chimica:
mozzarella light,
mozzarella a basso
contenuto d’acqua
(la cosiddetta mozzarella per pizza),
ecc.
In generale la mozzarella può essere definita un latticino, ovvero un derivato non
stagionato del latte che conserva quantità
misurabili di lattosio. Più nel dettaglio, la
mozzarella è un formaggio fresco a pasta
filata e molle che si presta al consumo immediato.
Per produrre la mozzarella è possibile
utilizzare latte crudo o più comunemente
pastorizzato o termizzato (sottoposto a trat-
tamento termico). Nel primo caso
l’alimento possiede già i microrganismi lattici necessari all’acidificazione, mentre nel secondo è
necessario il ricorso ad un innesto
(aggiunta di batteri lattici o di
siero acidificato residuo da una
precedente caseificazione). In genere, il ricorso al latte crudo si ha
nelle produzioni artigianali locali
con prodotti di breve scadenza, al massimo
5 giorni, generalmente venduti nello stesso
luogo di produzione.
La variabilità della flora microbica del latte
fa sì che le mozzarelle prodotte da latte crudo presentino caratteristiche organolettiche
diverse da una produzione all’altra, mentre l’uso di latte pastorizzato con controllo
della qualità e della quantità degli innesti,
produce un prodotto standardizzato, tipico
delle produzioni industriali, che di regola
siamo abituati ad acquistare nei comuni
supermercati.
La produzione tradizionale della mozzarella.
ll latte crudo fresco intero, eventualmente
sottoposto a termizzazione o a pastorizzazione (= trattamento termico), viene portato ad una temperatura di 38-40°C e portato
a coagulazione ed acidificazione biologica
per aggiunta di caglio (tipicamente di vitello) e di un siero “acido” di latte, completamente naturale, proveniente dalla precedente caseificazione e fatto “maturare” per
almeno un giorno (siero-innesto naturale).
Dopo circa mezz’ora il latte è già cagliato
ed ha assunto una consistenza più densa.
La cagliata viene rimestata con forza media al fine di ottenere dei grani della grandezza di un chicco di mais.
zione di prodotti del metabolismo che,
oltre all’acidificazione della cagliata, esaltano le caratteristiche organolettiche del
prodotto. La verifica del grado di acidità si
effettua con l’uso di un pHametro: la pasta
dovrebbe essere pronta quando raggiunge
un pH di circa 5.
Il metodo migliore per verificare se la pasta
è pronta per essere trasformata in mozzarelle consiste nel prelevare con un cucchiaio un po’ di pasta, dopo circa un paio d’ore
dalla rottura della cagliata, immergerla in
acqua alla temperatura di 90°, lavorarla
con la punta di un coltello e poi tenderla tra
l’indice e il pollice delle due mani.
Segue la divisione del panetto a metà,
l’estrazione delle due metà dal siero e la
fase di spurgo. Ciascuna metà viene tagliata nel senso della lunghezza a strisce di
circa 1-2 mm di spessore, sulle quali viene
versata acqua calda tra i 90-95°C. La massa comincia a fondere e ad “amalgamarsi”
in un unico panetto filamentoso. A seguito
della successiva lavorazione, la pasta, ammorbidita per immersione in acqua calda,
si trasforma in una treccia di pasta setosa,
lucida, morbida e malleabile, dalla quale
sono staccati per torsione (mozzati) dei
pezzi tondeggianti, che vengono plasmati
nella forma desiderata e fatti consolidare
raffreddandoli in acqua fredda (8-10°C per
30-60 minuti). Le mozzarelle consolidate
sono quindi confezionate con lo stesso liquido di governo.
Importante. La mozzarella “tradizionale”
in etichetta riporterà soltanto quattro ingredienti: latte, fermenti lattici, caglio e sale.
Rispetto al prodotto industriale sarà inoltre
più povera di lattosio, che viene consumato dai microrganismi del latte crudo (o da
quelli innestati).
Il successivo tempo di maturazione ha una
durata molto variabile: la determinazione
del momento nel quale la massa è pronta
per la lavorazione è l’aspetto più difficile e
critico di tutto il procedimento: questo tempo può variare da 2 a 3 ore e 1/2, in quanto
influenzato da diversi fattori tra cui la temperatura climatica e l’acidità del siero.
Durante la maturazione, l’attività dei batteri lattici “starter” (o di quelli naturalmente
presenti nel latte crudo), porta alla forma-
Produzione industriale della mozzarella
con acido citrico.
A livello industriale oltre al metodo tradizionale sopra descritto, utilizzato per ottenere prodotti di maggior pregio e qualità, è
diffusa la produzione di mozzarella ricavata per acidificazione additiva (quindi senza
starter) per aggiunta di acido citrico, che
accelera e standardizza i tempi di produzione. Ciò incide sulla limitazione dei costi
di produzione, permettendo un minor costo del prodotto finito, che si traduce in una
maggiore competitività commerciale.
L’aggiunta di acido al latte pastorizzato e
raffreddato a 15°C circa e sottoposto ad
agitazione, consente alla pasta, in uscita dal
processo di coagulazione, di essere quasi
pronta per la filatura: non sono necessarie
le 2-3 ore di maturazione descritte nella
precedente produzione tradizionale.
14
Attualitá
In sostanza al latte raffreddato si aggiunge
l’acido organico (ac. citrico e/o lattico e/o
gluconodeltalattone), si riscalda lentamente fino ad una temperatura di 33-35°C, si
aggiunge il caglio (tipicamente di vitello)
e si lascia riposare per 30 minuti. Segue la
rottura della cagliata e, dopo averle lasciato qualche minuto di tempo per depositarsi
ed acidificare, non appena comincia a legare si estrae, lasciandola spurgare dal siero in eccesso per qualche minuto. Si passa
quindi alla fase di filatura che avviene ad
una acidità leggermente superiore rispetto
al procedimento artigianale (pH= 5,6-5,8).
EXPO e controlli alimentari
Importante. La mozzarella “industriale”
in etichetta reca nell’elenco degli ingredienti l’indicazione della presenza di un
“correttore di acidità” tra quelli descritti. E’
tipicamente più ricca di lattosio, quindi più
dolce ma spesso meno digeribile, presenta
un aroma meno intenso, una consistenza
meno morbida e si conserva più a lungo.
La qualità organolettica è quindi inferiore,
rispetto alle produzioni tradizionali.
Expo Milano 2015 è l’Esposizione Universale che l’Italia ospiterà dal primo
Maggio al 31 Ottobre 2015 e rappresenterà il più grande evento mai realizzato
sull’alimentazione e la nutrizione. Il tema
proposto per l’Expo è “Nutrire il pianeta,
energia per la vita” e vuole includere tutto
ciò che riguarda l’alimentazione, dal problema della mancanza di cibo per alcune
zone del mondo a quello dell’educazione
alimentare, fino alle tematiche legate agli
OGM. Per sei mesi Milano diventerà una
vetrina mondiale in cui i Paesi mostreranno il meglio delle proprie tecnologie per
dare una risposta concreta a un’esigenza vitale: riuscire a garantire cibo sano,
sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel
rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri.
Expo 2015 vedrà la presenza di 148 partecipanti ufficiali: 145 Paesi più 3 organizzazioni internazionali (l’ONU, il CERN
e la Commissione Europea), con oltre
20 milioni di visitatori attesi su un’area
espositiva di 1,1 milioni di metri quadri.
Expo Milano 2015 sarà la piattaforma di
un confronto di idee e soluzioni condivise
sul tema dell’alimentazione ed offrirà a tutti la possibilità di conoscere e assaggiare i
migliori piatti del mondo. Un po’ di sicurezza alimentare ...
La mozzarella è un alimento fresco, ricco
d’acqua, senza conservanti, quindi come
altri prodotti simili definiti deperibili, è terreno favorevole alla crescita di microrganismi. La sicurezza alimentare della mozzarella è legata all’applicazione da parte del
produttore, ma non solo, di principi igienico sanitari tesi ad eliminare o controllare
in modo da renderlo trascurabile, qualsiasi
pericolo sia esso biologico, fisico o chimico, che possa interessare e contaminare il
prodotto, rendendolo inadatto al consumo
alimentare.
Ogni azienda si dota pertanto di manuali e procedure di buone prassi igieniche,
costruiti sui principi HACCP (analisi di
pericoli e modi per eliminarli o prevenirli), nei quali sono definite le modalità che
l’azienda deve mettere in atto per ottenere
prodotti sicuri per il consumatore.
Ma entreremo nel merito di questo argomento nel prossimo articolo della rubrica
“Latte e dintorni”, nel quale accenneremo
anche agli errori più comuni commessi
nella gestione dei prodotti a base di latte
nelle fasi successive alla produzione (trasporto, vendita, acquisto) e quindi anche
agli errori più comuni commessi da noi
consumatori.
Per ogni chiarimento, dubbio o curiosità
vi ricordiamo che siamo a Vostra disposizione all’indirizzo di posta elettronica:
[email protected].
Primi risultati dell’esperienza del servizio di igiene degli alimenti
di origine animale della Asl MB per quanto riguarda i controlli sulla ristorazione in ottica EXPO
M. Fava, A. Galuppini, D. D’Angelo
Servizio Igiene Alimenti di Origine Animale
MATERIALI & METODI
Verso la Lombardia in generale e verso Milano in particolare, convergeranno migliaia
di tonnellate di alimenti da tutto il mondo:
nei padiglioni della fiera dovrà entrare solo
il meglio che ogni Paese è in grado di proporre. Tale proposito è in linea con lo spirito di un evento che ha fatto del cibo, in tutte
le declinazioni, il filo conduttore: «Nutrire
il pianeta, energia per la vita». Saranno incrementati i controlli sulla ristorazione nelle aree dove ci si aspetta la maggiore pressione di turisti, italiani e stranieri.
Obiettivo: assicurare un’offerta di qualità,
evitando speculazioni al ribasso da parte di
chi ha fiutato il business ma non è all’altezza della domanda.
I controlli interesseranno essenzialmente:
igiene dei locali in cui gli alimenti verranno
manipolati, preparati e stoccati; pulizia e
disinfezione delle strutture, degli impianti,
delle attrezzature e delle superfici di lavoro
ad inizio giornata (controllo pre-operativo)
e durante la lavorazione (controllo operativo); rintracciabilità a monte (gli operatori
del settore alimentare e dei mangimi devono essere in grado di individuare chi abbia
fornito loro un alimento o qualsiasi sostanza destinata o atta a entrare a far parte di un
alimento) e tracciabilità dei semilavorati e
dei prodotti finiti; modalità di conservazione dei semilavorati e dei prodotti finiti.
Per quanto sopra, Regione Lombardia ha
autorizzato i Dipartimenti di Prevenzione
Veterinaria delle A.S.L. (DGS n°2537/14)
ad effettuare controlli per il progetto EXPO
in ristoranti, trattorie, pizzerie, controlli che
sono sempre stati effettuati da personale
del Servizio di Igiene degli Alimenti e della
Nutrizione (S.I.A.N.) afferente ai Dipartimenti di Prevenzione Medici.
Il Servizio di Igiene degli Alimenti di
Origine Animale (S.I.A.O.A.) si è quindi
attivato in tal senso e a partire da Agosto
2014 fino a Dicembre 2014 ha iniziato ad
effettuare anche questo tipo di ispezioni (il
progetto EXPO e quindi le ispezioni proseguiranno per tutto il 2015). D’accordo con
il S.I.A.N. sono stati individuati con criterio di casualità 77 impianti di ristorazione
localizzati su tutto il territorio della Provincia di Monza e Brianza (aree delle U.O. di
Monza, Desio e Vimercate) che sono stati
affidati ai veterinari del S.I.A.O.A. I sopralluoghi sono stati effettuati sia in orario
diurno (58 controlli), sia in fase preserale
prima della somministrazione ai clienti (19
controlli).
RISULTATI
I sopralluoghi svolti sono stati finalizzati ad
una verifica dei requisiti previsti dalla Normativa vigente principalmente in fase operativa, durante la preparazione dei pasti.
I controlli sulla ristorazione, attività caratterizzata da un numero elevato di esercizi, ricambio rapido e una frequenza di controllo
dilazionata, sono stati piuttosto impegnativi, con rilevazione di un’alta percentuale di
Non Conformità (N.C.) e di sanzioni:
la maggior parte delle N.C. ha riguardato
le procedure di pulizia e disinfezione prima, durante ed al termine della giornata di
lavoro e le modalità di conservazione degli
alimenti (lavorazioni a freddo, a caldo, raffreddamento, congelamento).
Per quanto riguarda il pre-requisito igiene degli alimenti/stato di conservazione
sono emerse le seguenti criticità che hanno
portato alla individuazione di 14
non conformità e
all’emissione di 7
sanzioni amministrative:
presenza di alimenti con data di
scadenza superata;
non corrette modalità di raffreddamento
(raffreddamento
a
temperatura ambiente per l’intera notte di preparazioni
cotte);
non corrette modalità di scongelamento di
kebab surgelato (scongelamento a temperatura ambiente);
preparazione di alici marinate senza preventivo trattamento di bonifica sanitaria;
abbattimento preventivo di prodotti ittici
da somministrare crudi non sufficiente a
garantire la bonifica dai parassiti diversi
dai trematodi (le schede di controllo della
temperatura dopo abbattimento del pesce fresco da consumare crudo, registrate
dall’OSA, riportavano una temperatura
(-20°C) in contrasto con quella che l’attrezzatura utilizzata poteva effettivamente
raggiungere (-18°C) come verificato sul
manuale d’istruzioni e confermato verbalmente dallo chef).
Le sanzioni emesse in riferimento alle
procedure di pulizia e sanificazione (procedure di sanificazione non S.S.O.P.) si riferivano alla presenza di sporco pregresso
su superfici non a diretto contatto con gli
alimenti: residui alimentari, grasso, polvere e ragnatele.
Per la manutenzione sono state rilevate
numerose non conformità riguardanti le
attrezzature di conservazione degli alimenti: presenza di ghiaccio in eccesso nei
congelatori, guarnizioni usurate, griglie di
appoggio con segni di ruggine.
Relativamente al controllo degli animali
infestanti ed indesiderati le principali prescrizioni hanno riguardano la presenza di
esche a base di anticoagulante all’interno
delle aree produttive e la mancata apposizione di reti anti-insetto alle aperture verso
l’esterno. Le due sanzioni amministrative
irrogate si riferivano alla presenza di infestanti volanti e striscianti in cucina e, nel
secondo caso, alla presenza di residui assimilabili ad escrementi di roditori vicino
al congelatore.
Ai fini della rintracciabilità a monte/tracciabilità sono state controllate le registrazioni riferite alla documentazione d’acquisto: fatture e documenti di trasporto.
La verifica delle autorizzazioni, requisiti strutturali dei locali e delle attrezzature
(presa visione della Segnalazione Certificata di Inizio Attività) è stata effettuata
solo nei casi in cui, in corso di sopralluogo,
l’anagrafica dell’attività non corrispondeva
a quella in possesso dal personale ispettivo.
In 4 occasioni l’OSA ha deciso di sospendere temporaneamente l’attività
fino al ripristino
delle condizioni
igienico-sanitarie
necessarie
per
potere produrre e
somministrare alimenti.
Nell’ambito
dell’igiene delle
lavorazioni occorre precisare che in
alcuni casi la situazione non conforme ha riguardato sia le
superfici a diretto contatto con gli alimenti
(S.S.O.P. = Sanitation Standard Operating
Procedures = procedure operative standard
di sanificazione divise in preoperative ed
operative), sia quelle non a diretto contatto
(procedure di sanificazione non S.S.O.P.).
In questi casi, è stata emessa un’unica sanzione in quanto la fattispecie era riferibile
allo stesso atteggiamento, ma per esigenze di classificazione sono state catalogate
come sanzioni nell’ambito delle procedure
di sanificazione non S.S.O.P.
15
Istituzionale
Il servizio civile per la
Novo Millennio
Il servizio civile è una opportunità per i giovani dai 18 ai 28 anni di dedicare un anno della
loro vita ad un impegno sociale e solidaristico.
In particolare il servizio civile, in una cooperativa di servizi alla persona come la nostra,
potrà essere una esperienza unica di crescita personale e formativa, dove si sperimenta l’essere cittadino attivo che offre il suo aiuto a chi ne ha bisogno ma nel contempo ne acquista
un arricchimento profondo che lo accompagnerà per tutta la sua esistenza. Il giovane potrà
beneficiare di una pur minima autonomia economica ma soprattutto acquisire un bagaglio
di conoscenze spendibile durante la sua vita lavorativa e personale.
Scheda per il paziente di segnalazione di sospetta reazione avversa a
farmaci o vaccini
1. Informazioni sul paziente che ha avuto la reazione avversa
Chi ha avuto la reazione?
Io
Iniziali (Nome e cognome) Data di nascita o età Peso (kg) Mio figlio/a
Altezza (cm) Altra persona
Sesso
M
F
Data ultima mestruazione Gravidanza: 1° trimestre 2° trimestre 3° trimestre Sconosciuta Allattamento
SI
NO
2. Informazioni sulla sospetta reazione avversa
Quale reazione avversa è stata osservata?
I servizi in cui è richiesta la presenza del volontario riguardano le due aree della nostra
cooperativa, area socio-sanitaria ed area socio-educativa. Sul sito www.novomillennio.it si
possono trovare tutte le informazioni necessarie
Grazie!
Paola Porta
La reazione avversa deriva da un errore (es. sbaglio di farmaco, di dose, via di
somministrazione)
La reazione avversa deriva da un uso eccessivo del farmaco
Quando sono iniziati i sintomi? (indicare la data) Quanto grave è stata la reazione?
Non grave
Ricovero in ospedale
Pericolo di vita
Difetto alla nascita
Morte
Invalidità permanente
Quanto ha influito la reazione sulla qualità di vita? Indicare un valore da 1 (per niente) a 10
(moltissimo):
Quanto è durata? Ha utilizzato dei farmaci o altro per curare la reazione? Adesso la reazione avversa è?
Risolta
Risolta con conseguenze
Migliorata
Non ancora risolta
Non so
3. Informazioni sui farmaci assunti
Informazioni sul/i farmaco/i che possono aver causato la reazione
Se i farmaci sospettati sono più di due usare un foglio aggiuntivo
1. Nome del farmaco N. Lotto (se conosciuto) Prescritto dal medico?
Sì
No
Data inizio assunzione Data fine assunzione Quante volte al giorno? Come (per bocca, iniezione, uso cutaneo, ecc)? Per quale motivo? Il farmaco è stato sospeso a causa della reazione avversa?
Sì
No
Il farmaco era stato preso in passato? Sì No Era avvenuta la stessa reazione? Sì
No
2. Nome del farmaco N. Lotto (se conosciuto) Prescritto dal medico? Sì
No
Data inizio assunzione Data fine assunzione Quante volte al giorno? Come (per bocca, iniezione, uso cutaneo, ecc)? Per quale motivo? Il farmaco è stato sospeso a causa della reazione avversa?
Sì
No
Sì
No Era avvenuta la stessa reazione?
Il farmaco era stato preso in passato?
Sì
No
Oltre al farmaco/i indicati in precedenza riportare eventuali altri farmaci o prodotti (es:
integratori, erbe medicinali) assunti contemporaneamente:
La Carovana Itinerante
Lombardia
La “Carovana Itinerante” è un gruppo amichevole, di tipo informale, che si e’ costituito a
trento nell’ottobre del 2005 in occasione del convegno nazionale delle “Parole Ritrovate”
www.leparoleritrovate.com
4. Informazioni sul medico curante
Il medico curante è stato informato di questa reazione?
Sì
No
Nel caso in cui fosse necessario approfondire il suo
caso, possiamo contattare il suo medico curante?
Sì
No
Se SÌ, potrebbe indicare le seguenti informazioni relative al suo medico curante:
Nome Cognome Indirizzo Numero di telefono 5. Altre informazioni mediche rilevanti
Indicare eventuali altre malattie del paziente (per esempio allergie, malattie croniche)
La Carovana attualmente e’ costituita da gruppi provenienti dai centri diurni di Monza,
Rozzano e Vimercate, e da associazioni come “La Svolta” di Cinisello Balsamo, dalla
cooperativa “Lotta contro l’emarginazione” di Sesto San Giovanni e da “Il muretto”
di Seregno. La Carovana nasce e si svilluppa ispirandosi all’idea del “fare assieme” e pone
sullo stesso piano ogni componente del gruppo, qualunque sia il suo ruolo (utente, educatore,
familiare).
Questo modo di pensare ha contribuito alla realizzazione di ambiente di discussione favorevole, in cui ognuno puó manifestare le proprie opinioni e idee, un ambiente dove ogni opinione é rispettata e dove ognuno sa che, con le sue parole, puó essere di aiuto verso gli altri.
La Carovana si riunisce una volta al mese, basando l’incontro su un tema che viene scelto al
momento per alzata di mano. Ecco alcuni degli argomenti trattati :
la paura, il rapporto con chi e’ diverso da noi, il rapporto con il lavoro, il rapporto con la
famiglia, la solitudine, il tempo libero, la liberta’.
6. Informazioni sul compilatore della scheda
Nome Cognome Indirizzo e telefono Indirizzo e-mail ASL di appartenenza Regione Data compilazione
Firma
COME INVIARE LA SCHEDA
• Per FAX o E-MAIL o POSTA al Responsabile di Farmacovigilanza della ASL Dott.ssa Angiolina
Carissimi e-mail: [email protected] - fax: 039/2384870
• direttamente sul sito dell’ AIFA al seguente link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/modalit
%C3%A0-di-segnalazione-delle-sospette-reazioni-avverse-ai-medicinali
Ma abbiamo anche parlato di residenzialita’ leggera, ospitando un utente e una educatrice,
dell’inserimento lavorativo nell’ambito della disabilitá vedendo tutti insieme il film-documenatario ”Cerco lavoro” e, infine, della figura dell’amministratore di sostegno. Il gruppo
poi negli anni é riuscito a creare anche momenti di aggregazione al di fuori dei soliti luoghi,
come la gita a Colico, una cena e una pedalata al parco di Monza cui hanno partecipato utenti, famigliari e cittadini attivi. Per chi volesse partecipare ai nostri incontri o essere informato
sulle nostre iniziative, puo contattare la seguente e mail [email protected]
16
Attualitá
Progetto “Cinema all’Ospedale
di Vimercate”
In funzione il nuovo Blocco Parto
all’Ospedale di Desio
La magia del cinema per umanizzare il percorso di cura
Completato il progetto della Nuova Palazzina, giá
operati­va dai primi di giugno nella parte del CUP e
degli ambulatori. Il primo parto nel nuovo blocco è
avvenuto alle 13.05 di martedí 30 set­tembre 2014
È partito il 17 marzo il progetto “Cinema in Ospedale” nel Presidio di Vimercate.
Al piano -2, in prossimità degli studi medici, è stata allestita una sala con un video
proiettore, dove verranno trasmessi film ed eventi sportivi. L’iniziativa nasce dalla
volontà di fare tutto ciò che è possibile per umanizzare il percorso di cura e rendere più “leggero” il momento della degenza in Ospedale, creando un momento
di distrazione per i pazienti ed eventualmente i loro familiari. In fase d’avvio, il
programma prevede la proiezione di un film il martedì pomeriggio e di un evento sportivo la domenica. Per realizzare il progetto è fondamentale il contributo
dei volontari di Avolvi (Associazione dei Volontari del Vimercatese) che per i
pomeriggi del martedì, si impegnano ad accompagnare i pazienti in sala, a stare
con loro durante la proiezione del film e a riaccompagnarli in reparto al termine
del film. La domenica invece i pazienti saranno accompagnati dai loro familiari.
Inaugurato a Monza il nuovo “Centro
Maria Letizia Verga per lo Studio e la
Cura della Leucemia del Bambino”
che riconferma Monza indiscusso
polo di eccellenza in Italia e in Europa
E
’ stato inaugurato a Monza, alla
presenza del Governatore di Regione Lombardia e delle principali istituzioni locali e regionali, il “Centro
Maria Letizia Verga per lo Studio e la
Cura della Leucemia del Bambino“,
nuova struttura Ospedaliera che riconferma Monza come polo di eccellenza in
Italia e in Europa per la leucemia infantile.
Il “Centro Maria Letizia Verga” è stato
voluto, finanziato e realizzato dai genitori e sostenitori del Comitato Maria
Letizia Verga con fondi privati, e verrà
gestito in piena autonomia dalla Fondazione Monza e Brianza per il Bambino
e la sua Mamma (MBBM). Grazie però
a un particolare accordo con la Regione
Lombardia, sarà un Ospedale Pubblico,
di tutti e per tutti, cui si accederà con il
SSN, attuando un modello di collaborazione fra pubblico e privato che rappresenta, tuttora, un “inedito” per il
nostro Sistema Sanitario.
Modernissimo e dotato delle più avanzate apparecchiature medico scientifico per
la diagnostica e la cura, il nuovo Centro
si sviluppa su 4 piani e 7700 mq. Ospiterà il Day Hospital, il Centro Ricerche
Tettamanti (con una superficie di circa
1300 mq), i reparti di degenza (25 stanze
singole), il Centro per i Trapianti di Midollo Osseo, le aree riservate ai medici,
gli spazi per l’accoglienza e i servizi per
i bambini e le famiglie, sale giochi e ricreative, un giardino d’inverno e un terrazzo piantumato.
Molteplici le iniziative di raccolta fondi che hanno consentito di mantenere
la promessa fatta ai bambini e alle loro
famiglie, dalla campagna di comunicazione “Dai! Costruiamolo Insieme” che
ha avuto come testimonial d’eccezione
il calciatore Riccardo Montolivo, all’
emissione di Social Bonds, agli SMS
solidali, agli eventi che hanno coinvolto
il mondo dello sport e dello spettacolo
(fra queste “Sciare per la Vita”, promossa da Deborah Compagnoni, “Playing
for Children”, sfida calcistica fra grandi
campioni e il team di Sky TV, l’asta radiofonica promossa da “Radio Number
One”, le manifestazioni sul territorio
promosse da centinaia di volontari).
Molto è stato fatto per un Ospedale il cui
costo finale è stimato, compresi arredi
e servizi, intorno ai 13 milioni di Euro,
ma molto è ancora da fare e la raccolta per il finanziamento della nuova
struttura è ancora in corso; mancano 3
milioni di Euro per il 2015, considerando anche il rientro del prestito di 5 milioni di Euro erogato dalle Banche.
Per questo, la donazione del 5 x 1000
rappresenta una ulteriore, preziosa occasione per ridare speranze e futuro a tanti
bambini e alle loro famiglie. Contribuire con il 5 x 1000 è facile e testimonia
non solo un sentimento concreto di solidarietà, ma un profondo senso di Responsabilità sociale e civile per “salvare
anche un solo bambino in più”. Oppure
puoi contribuire facendo una donazione
presso:
DONAZIONI PER PROGETTO “Dai! Costruiamolo insieme!”
Banca Popolare di Bergamo Iban IT 32 M 0542820400000000004993 Bic BEPOIT21
CAUSALE progetto:Costruzione nuovo “Centro Maria Letizia Verga” – Monza
CONTO CORRENTE POSTALE 14172209
BANCA PROSSIMA FILIALE 5000 VIA MANZONI ANG. VIA VERDI
20121 MILANO
IBAN IT 62 E 03359 01600 100000000502
Da Ottobre 2014 è attivo il nuovo blocco parto nel
Presidio Ospedaliero di Desio, collocato al 2° piano,
su una superficie di circa 2000 mq dove si trovano
due sale operatorie, cinque sale parto, una sala osservazione, una sala monito­raggi e altri spazi accessori.
Il nuovo blocco parto puó accogliere oltre 2000 parti
all’anno, erogando servizi ad alta complessi­tà - che
prevedono anche letti/poltrone, sistemi di monitoraggio della donna e del nascituro di ultima generazione. Per ognuna delle cinque nuove sale parto é stata prevista una specifica diffe­
renziazione tecnologica, così da offrire alla partoriente tutte le possibilità di scelta: letti
travaglio, poltrone travaglio, vasca per parto in acqua e ogni sin­gola sala parto ha una
piccola isola neonatale dedicata.
Tutti gli apparecchi di monitoraggio fetale e materno sono centralizzati, permettendo
all’operatore sanitario di tenere sotto controllo tutte le pazien­ti dalla propria postazione
di controllo e le due nuove sale operatorie sono dotate di strumentazione di ultima generazione e monitor multiparametrici per l’area di preparazione/risveglio contigua alle
sale operatorie.
Il percorso della donna che ac­cede in ospedale in regime di emergenza-urgenza prevede una prima e rapida registrazione/valutazione presso il PS generale per accedere nel
più breve tempo possibile all’area triage del Nuovo blocco Parto: qui, in base al codice
colo­re di priorità attri­buito, verrà condotta in sala parto, in sala operatoria o in sala
monitoraggio (dove possono essere controllate fino a sei donne contemporaneamente).
Con la presa in carico all’accettazione ostetri­ca, la futura mamma
prosegue nel suo iter diagnosticoterapeutico eseguendo esami di laboratorio, esami diagnostici o per
immagini. Infine è prevista anche
la possibilità che la paziente permanga alcune ore in osservazione:
l’osserva­zione breve dura normalmente meno di 24 ore.