b) Rel Tecn - Comune di Bussolengo

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b) Rel Tecn - Comune di Bussolengo
“VILLA SPINOLA”
BUSSOLENGO (VR)
PROGETTO DEFINITIVO/ESECUTIVO
DI CONSERVAZIONE E ADEGUAMENTO FUNZIONALE DI
ALCUNI SPAZI INTERNI A PIANO TERRA
II° STRALCIO – I° PARTE
INTERVENTI SUL CORPO A
RELAZIONE TECNICO-SCIENTIFICA
SOMMARIO:
A) CONSIDERAZIONI PRELIMINARI
a.1 - note storico-descrittive
a.2 - Conservazione, vocazione e fruizione ‘culturale’ del manufatto
B) OBIETTIVI E PRINCIPI GUIDA DEL PROGETTO
b.1 - descrizione generale
b.2 - fattibilità dell’intervento
b.3 - disponibilità di aree e immobili
C) VALUTAZIONE DELLO STATO DI DEGRADO DEL CORPO A
c.1 – Analisi dei caratteri costruttivi, delle tecniche murarie e dei materiali
c.2 - Analisi del degrado strutturale
c.3 - Analisi del degrado chimico-fisico
D) PROGETTO DI CONSERVAZIONE
d.1 – Operazioni prioritarie di restauro dell’esistente
E) PROGETTO DI VALORIZZAZIONE CULTURALE E ADEGUAMENTO FUNZIONALE
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A) CONSIDERAZIONI PRELIMINARI
Ubicata sull’antica via che collega Bussolengo a Pescantina, in un delicato contesto
morfologico a ridosso dell’alveo del fiume Adige, il complesso architettonico di Villa
Spinola e dell’adiacente parco ha rappresentato, e ancora rappresenta, una delle
emergenza architettoniche più interessanti dell’intero contesto comunale, il cui valore
storico-artistico è attestato ancor oggi - nonostante le vicissitudini e gli scempi subiti nel
Novecento, di cui si dirà più avanti, dalle interessanti persistenze giunte sino a noi.
Al di là dell’apparente aggregazione di due corpi architettonici, con caratteristiche
volumetriche differenti, la fabbrica presenta una struttura ‘pluristratificata’ (ben
leggibile anche attraverso una prima sommaria indagine stratigrafico-muraria), che
lascia trasparire le origini quattrocentesche e le successive trasformazioni e
ampliamenti, sino all’assetto ottocentesco che ancor oggi connota uno dei due corpi.
Un’architettura, dunque, che si offre come un interessante palinsesto da decifrare e che
s’impone nella sua dimensione culturale (per i suoi caratteri spaziali, decorativi e
costruttivi) come preziosa risorsa e irrinunciabile testimonianza della storia di
Bussolengo. Un complesso architettonico, dunque, del quale è doveroso salvaguardare
ogni traccia, ogni elemento costruttivo e decorativo evidente o nascosto sotto gli
intonaci, anche indipendentemente da ragioni legate alla sua fruizione, almeno nei
termini di un uso compatibile che ne sappia valorizzare, per l’appunto, quegli aspetti
culturali, spaziali e costruttivi su cui ci si soffermerà più oltre.
A fronte dei molteplici interventi subiti – non sempre rispettosi del pregio
architettonico dell’immobile e del suo parco (che un tempo scendeva fino all’Adige ed
era ricco di tempietti e di statue), la proprietà del complesso da parte del Comune offre
la possibilità di affrontare in termini concreti il problema della sua tutela,
conservazione e valorizzazione: congiuntamente alla questione di un utilizzo
compatibile, legato ad una fruizione pubblica dell’immobile. Di qui l’importanza e
la necessità di pervenire ad uno strumento progettuale in grado di verificare
preventivamente i criteri dei vari interventi conservativi e, più in generale, della
compatibilità degli utilizzi possibili, senza cancellare le tracce storiche ancora
decifrabili.
In questo senso il presente progetto - seguito di un primo intervento di
consolidamento strutturale del corpo più antico - prende le mosse dalla lettura e
“comprensione” del testo edilizio, nella convinzione che solo un’analisi approfondita del
manufatto, della sua storia delle sue stratificazioni e trasformazioni, delle diverse
tecniche costruttive e dei materiali impiegati, garantisca il rispetto di quelle tracce
storiche che fanno di ogni fabbrica un “documento” unico e irrepetibile, ma possa dar
conto, al contempo, della complessità delle cause e meccanismi di degrado fisiologico e
patologico. Un degrado, pertanto, che non andrà considerato semplicemente nel suo
stato attuale, ma di cui occorrerà precisare anche i trascorsi e considerarlo esso stesso,
per alcuni aspetti, parte della storia della fabbrica.
L’impegno prioritario resta, comunque, quello di non disperdere ulteriormente il
patrimonio fin qui giunto, interrompendo quella catena di manomissioni e di mancate
manutenzioni, con la consapevolezza che ogni intervento dovrà tener conto della
‘specificità’ di situazioni molto articolate, che richiederanno la messa a punto di una
serie di controlli e verifiche, atte a garantire la massima qualità d’intervento (secondo i
principi guida della conservazione: minimo intervento, compatibilità, reversibilità,
riconoscibilità delle aggiunte, ecc.) nel rispetto dell’originalità della fabbrica.
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a.1) Note storico-descrittive
Villa Spinola sorge lungo la strada che scende a Pescantina, fra il capoluogo e
l’Adige, sul ciglione che domina la piana di Pescantina nonché le valli e i monti della
Valpolicella.
Oggi di proprietà dell’Amministrazione Comunale di Bussolengo, un tempo la villa
fu di proprietà della nobile famiglia dei conti Giusti, poi passò ai marchesi Canossa e
via via ai Portalupi e agli Spinola. Degno di menzione fu la sosta che Margherita
d’Austria vi fece nel 1598: in quell’anno infatti la nobildonna venne in Italia per essere
sposata a Ferrara per procura con il re di Spagna Filippo III. Da Ferrara transitando per
Milano, avrebbe quindi raggiunto la Spagna.
Già in epoca fascista, dopo l’acquisizione da parte dell’ente pubblico, venne adibita a
scuola media e forse in quell’occasione subì i primi pesanti interventi, che avrebbero col
tempo arrecato danno alle strutture portanti (primo fra tutti, lo sbancamento del terreno a
nord, dove era il parco, per far spazio prima ad una piscina, poi ad un campetto sportivo;
inoltre l’apertura in breccia di nuove finestre, sempre a nord, per dare luce alle aule
scolastiche, etc.).
Il complesso, così come si ammira oggigiorno, è il risultato di una successione di
interventi che hanno portato alla creazione di un complesso architettonico su tre piani
fuori terra con pianta a L, costituito principalmente da due corpi di fabbrica ammorsati
tra loro lungo un’angolata: il Corpo A (a Nord, con pianta rettangolare) e il Corpo B (ad
Ovest, con pianta pressoché quadrata).
Una lettura comparata delle fonti scritte con le tracce costruttive ancora rilevabili sul
manufatto (queste ultime decifrabili attraverso l’apporto di uno strumento assai utile,
quale il rilievo stratigrafico-murario) permettono di delineare un quadro conoscitivo
abbastanza puntuale dei vari assetti storici e delle trasformazioni che hanno interessato
l’immobile.
Pertanto, si evince che anche il Corpo A si sia sviluppato per fasi successive: la torre
colombaia e la porzione di fabbricato immediatamente retrostante (fino al giunto
verticale presente sul prospetto settentrionale, in prossimità della larga risega), Corpo
A*, connotano un’origine quattrocentesca. In un secondo momento, probabilmente nel
XVI secolo, questo piccolo complesso, di soli due piani, venne ampliato con l’aggiunta
di un altro corpo ad occidente, anch’esso a due piani, e di un porticato con loggia in
facciata, tale da legare l’edificio quattrocentesco a quello cinquecentesco.
Altra aggiunta di ebbe nel XVIII secolo con la sopraelevazione di tutto il complesso,
che comportò la creazione in facciata di un ulteriore ordine di loggiato e l’innalzamento
della colombara, per farla emergere oltre i loggiati.
Anche il Corpo B risulta essere il risultato di una serie di interventi consecutivi che
hanno portato, nella seconda metà dell’Ottocento, alla definizione delle attuali linee
architettoniche. Infatti, l’esistenza di cantine con volte a crociera a piano interrato fa
presumere l’esistenza di un primo nucleo antico (XVII secolo), forse con vocazione
agricola (vista l’esistenza di portali tamponati con caratteristiche rurali) e costruito in
occasione della sopraelevazione del Corpo A. La presenza di un’archetto tamponato, nel
secondo loggiato del corpo A dove questo si innesta nel Corpo B, sembra confermare
che in origine il Corpo B fosse a un solo livello fuori terra.
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Schema generale del complesso di villa Spinola
Solo nel XIX secolo si procedette con la sopraelevazione del Corpo B di un altro
piano e con l’aggiunta del ‘Corpo B*’, addossato a settentrione secolo per permettere un
collegamento diretto con le logge del Corpo A.
L’ultima aggiunta si ebbe nel XX secolo, con l’addossamento di una piccola struttura
sul lato orientale del Corpo A, adibita a servizi igienici, ora adibita a blocco servizi (w.c.
e elevatore).
Il Corpo A, dal punto di vista strutturale è costituito dal loggiato di facciata, da un
muro di spina centrale e dal muro perimetrale a Nord, tutti dello spessore di circa 50 cm.
I setti portanti di spina e Nord sono a loro volta controventati da setti trasversali dello
stesso spessore, che partendo dalle fondazioni salgono fino alle falde del tetto.
Tale corpo di fabbrica è stato sostanzialmente rispettato nei suoi valori strutturali e
architettonici, fatta eccezione per l’aggiunta di una piccola struttura addossata sul lato
orientale (adibita a servizi igienici), dall’apertura in breccia di alcune file di finestre sul
prospetto settentrionale (distinguibili dalle originali per le mostre in cemento), dalla
realizzazione di alcune tramezze ai vari piani, dal rinforzo strutturale di alcuni solai
mediante putrelle in acciaio e dal rifacimento dei pavimenti.
Il Corpo B, dal punto di vista strutturale, costituito da tre piani fuori terra più un
piano interrato con volte in muratura, è largo circa 14 m e lungo circa 13 m, con una
superficie coperta di circa 180 m² ed un volume di circa 2200 m³ (escludendo le cantine
interrate).
Ristrutturato nel 1975, è costituito da murature portanti in materiale lapideo, dello
spessore di circa 50/55 cm e da solai in laterocemento, costruiti in occasione della
ristrutturazione. Al piano terra si sviluppa un muro di spina centrale in pietrame, che
poggia sui pilastri centrali delle cantine; Tale muro sostiene, assieme ai setti perimetrali,
i solai in laterocemento del piano primo e le tramezze del corridoio mediano. In origine,
diversamente, i solai del primo e secondo piano erano a struttura lignea e le tramezze
suddette venivano sorrette mediante una struttura piuttosto artificiosa, costituita da travi
e mensoloni in legno a sbalzo, sopportate a bilancino dalla muratura di mezzo del piano
terra.
Gli interventi strutturali del 1975, ad opera dell’ing. Camillo Salvi, ‘rimediarono’ alle
problematiche di natura statica che si erano verificati negli anni precedenti (struttura
instabile e troppo elastica, con mensoloni e solai in legno alquanto deteriorati, che
avevano generato vistose fessurazioni nella muratura mediana) e intervennero anche
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sulle strutture portanti dei piani soprastanti (secondo piano e sottotetto), mediante la
realizzazione di due travi in conglomerato cementizio armato, ad andamento
longitudinale, sottosporgenti dai solai in laterocemento del secondo piano e del
sottotetto, rispettivamente di 150 e 120 cm, e poste in corrispondenza delle tramezze dei
corridoi. Nell’occasione, queste ultime vennero raddoppiate per sottrarre alla vista la
presenza delle vistose travi in cemento, che in caso contrario sarebbero spuntate dal
soffitto.
Gli interventi degli anni Settanta, infine, non dovrebbero aver intaccato la struttura
originaria del tetto, che, quindi, dovrebbe essere ancora ordito a capriate lignee.
Da ultimo, va sottolineato come la lettura della sequenza di tali stratificazioni (che
hanno permesso l’identificazione di aggiunte e sottrazioni), serve non solo ad
approfondire la conoscenza e a capire l’importanza stessa del manufatto, ma è altresì
utile, se non indispensabile, a indirizzare le scelte progettuali, affinché non vada perduto
nessuno di quei valori documentali.
Per conseguire tali obiettivi si è proceduto, già in fase di progettazione preliminare,
ad una valutazione dei diversi apporti disciplinari, integrando lettura stratigraficomuraria ad analisi storica e valutazioni sui materiali a indagini strutturali: apporti che
hanno contribuito a fornire gli elementi di base per le successive verifiche mirate alla
riqualificazione e valorizzazione culturale del complesso architettonico.
a.2) Conservazione, vocazione e fruizione ‘culturale’ del manufatto:
gli utilizzi compatibili
Ogni intervento di restauro dovrebbe salvaguardare tutto il potenziale informativo
che la materia permette di ‘leggere’: dai processi di costruzione, a quelli di
trasformazione e d’uso, in una parola tutti i ‘vissuti’ della fabbrica, compreso - laddove
risulta possibile - le stesse tracce del degrado, che contribuiscono pur loro a delineare la
storia unica e irrepetibile di ogni manufatto architettonico.
Ma se obiettivo prioritario del progetto di restauro resta la conservazione
dell’edificio nel rispetto dei valori formali e materiali, non meno importante è il
problema del suo utilizzo e della conseguente ‘riprogettazione’ funzionale.
Per coniugare conservazione e utilizzo è necessario però che l’attribuzione di nuove
funzioni sia attentamente controllata attraverso criteri di idoneità e compatibilità, in
grado di tramandare l’identità stessa del manufatto.
Nel caso di villa Spinola e dell’annesso parco (per quanto ormai irrimediabilmente
compromesso), l’identità maturata negli ultimi tempi, con l’introduzione di attività
culturali e associative sia all’interno del Corpo B (coro musicale, scuola di musica),
che nel parco (manifestazioni musicali e teatrali estive) ha certamente messo le basi per
un percorso compatibile di utilizzo.
È quindi indubbio che qualsiasi scelta di utilizzo l’Amministrazione comunale
deciderà di compiere, essa non possa prescindere dalla spiccata vocazione culturale e
associativa che l’intero complesso architettonico è andato maturando negli ultimi anni.
E, partendo da questa spiccata vocazione del complesso architettonico, sarà possibile
verificare le diverse potenzialità di fruizione. Pensando in primis, come suggerito dalla
stessa Amministrazione comunale, ad uno spazio culturale di prestigio, da mettere in
parte a disposizione delle maggiori realtà associative (culturali, sportive, sociali,
etc.) presenti sul territorio, in parte da attrezzare a luogo per manifestazioni
musicali e culturali in genere (accoglienza gemellaggi, ospiti illustri, eventi).
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B) OBIETTIVI E PRINCIPI GUIDA DEL PROGETTO
b.1) Descrizione generale
In assonanza con quanto sinora illustrato, obiettivo del presente progetto esecutivo,
relativo solo al Corpo A, è il restauro conservativo e funzionale di alcuni locali a piano
terra, in modo da renderli fruibili come spazi versatili per mostre, cerimonie, eventi
culturali, etc.
Gli interventi conservativi andranno condotti nel rispetto dei criteri guida del
restauro, prestando particolare attenzione ai seguenti principi disciplinari:
* assoluto rispetto dell’esistente nelle sue diverse stratificazioni, tutte ugualmente
portatrici di valore documentario;
* minimo intervento: la rimozione di elementi costitutivi il manufatto è limitata
alle sole superfetazioni (ritenute a tutti gli effetti inopportune) e alle finiture deturpanti
(relative a interventi del secondo Novecento); anche eventuali integrazioni di finiture
sono limitate allo stretto necessario, rendendo percepibili le stesse integrazioni;
* compatibilità chimico-fisica: dovrà essere posta attenzione al rispetto della
materia da trattare nelle fasi di pulitura, consolidamento e protezione, valutando il
comportamento fisico, chimico e meccanico dei prodotti utilizzati rispetto alle strutture
e materiali sui quali verranno impiegati;
* reversibilità: i materiali e le procedure descritte più sotto nei paragrafi dedicati
agli interventi di conservazione e consolidamento prevederanno - nei limiti attuabili - la
possibilità di tornare ad uno stato precedente l’intervento, senza che l’autenticità
dell’opera venga diminuita sul piano sia espressivo, che materico;
* riconoscibilità delle integrazioni e attualità espressiva nelle aggiunte:
nell’ambito delle integrazioni si sceglieranno metodologie e/o materiali atti a segnalare
diacriticamente (seppur in modo ‘discreto’) la parte integrata da quella originale, mentre
per le aggiunte ci si atterrà ad una sensibilità moderna, che riveli la contemporaneità
dell’opera, nel rispetto dei valori formali dell’esistente.
Anche per quanto riguarda l’adattamento funzionale, come per l’inserimento di
impianti tecnologici, il ricavo di servizi e quanto altro previsto, saranno rispettati i
principi guida sopra esposti.
Sulla scorta di tali premesse, mirate all’utilizzo del complesso architettonico, già
nella fase di progettazione “preliminare” si erano fissati gli obiettivi primari da
conseguire, da realizzarsi per stralci funzionali. Essi erano organizzati per risolvere in
primis l’instabilità delle strutture portanti (I° Stralcio Lavori, già eseguito) e in seconda
istanza per mettere freno al progredente degrado dei paramenti e delle partiture
decorative e per rendere agibile l’intero immobile. In quest’epoca sociale, segnata da
una profonda crisi economica, il Comune di Bussolengo sta tentando di recuperare i
fondi necessari allo scopo ed è, alla fase attuale, in grado di intervenire solo su una
porzione di immobile. Gli interventi previsti riguardano in sintesi:
1- restauro degli intonaci: mediante lievo di scialbature recenti e consolidamento degli
intonaci originali presenti sotto gli scialbi e documentati da indagine stratigrafico muraria, già
agli atti degli Enti preposti alla tutela del bene (Comune e Soprintendenza BAC). Qualora sotto
gli scialbi emergessero intonaci affrescati, si procederà con il restauro conservativo degli
stessi, informando la competente Soprintendenza del ritrovamento e concordando con questa la
metodologia più adatta alla loro conservazione e valorizzazione;
2- restauro dei soffitti originari in legno: mediante descialbatura delle tinteggiature date a
più mani in epoche recenti, pulitura delle orditure con idonei prodotti da restauro,
consolidamento e integrazione delle finiture mancanti, nonché stuccatura e ripristino pittorico
(dove necessario);
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3- interventi conservativi: riguarderanno un po’ tutte le finiture presenti (partiture
architettoniche in pietra e tufo, serramenti e infissi, ecc.), il tutto nel pieno rispetto delle
permanenze a noi giunte. In sintesi, i materiali lapidei (calcari teneri e compatti) presenti su
finestre e portali nel sottoportico verranno restaurati mediante descialbatura delle tinteggiature
incongrue, consolidamento, stuccatura, velatura cromatica e protettivo finale. I serramenti e gli
infissi, invece, verranno smontati e restaurati in laboratorio (i vetri saranno sostituiti con vetro
antinfortunistico), mentre le cornici fisse verranno trattate in loco. Si recupereranno tutti i
serramenti esistenti (presumibilmente risalenti agli anni Quaranta del Novecento);
4- integrazioni di finiture mancanti: al fine di riqualificare le finiture compromesse dal
tempo e da errati interventi manutentivi, si restaureranno le mostre delle finestre in tufo e i
portali in pietra, oltre a studiare nuove pavimentazioni in sostituzione di quelle introdotte nel
secondo Novecento in marmette di graniglia (già rimosse nel I° Stralcio);
5- posa di pavimentazioni: saranno posate nuove pavimentazioni in cotto tipo ‘fatto a
mano’ con trattamento finale in opera, nelle stanze interne del piano terra, mentre in pietra
locale bianca e/o rosata nel sottoportico (quest’ultimo se si troverà la copertura finanziaria nel
corso dei prossimi mesi), completi di idonei sottofondi;
6- adeguamento impianti tecnologici: onde rendere fruibile gli spazi esistenti, già in
occasione del I° Stralcio funzionale si erano predisposte le condutture per gli impianti
tecnologici. Ora, si doteranno gli spazi oggetto del presente progetto di elementi per il
riscaldamento e per l’illuminazione, allestendo i ‘quadri comandi’ nei locali già assegnati nel I°
Stralcio lavori. Verrà rimesso in funzione un servizio igienico a piano terra, laddove era già
presente una batteria di w.c., ma in questa occasione tale bagno sarà reso accessibile ad anziani
e disabili. Esso sarà ubicato nel volume in addossamento sul fianco Est. Per attivarlo, sarà
indispensabile dotarlo di sanitari ed impianti dedicati (conformemente a quanto richiesto dalla
L. 13/89) mediante posa di finiture antisdrucciolo, segnaletica, impiantistica, nonché previo riallaccio alla fognatura comunale.
b.2) Fattibilità dell’intervento
Pur non essendo stato possibile effettuare tutte le indagini strumentali o di laboratorio
relativamente agli aspetti strutturali e alla quantificazione e qualificazione del degrado,
va detto che, alla luce di una valutazione attenta delle problematiche esistenti, nulla
ostacola l’esecuzione degli interventi previsti in progetto. Naturalmente essendo
l’immobile in questione vincolato ai sensi del D.L. n. 490 del 29 ottobre 1999 (ex L.
1089 del 1 giugno 1939), il presente progetto esecutivo deve essere sottoposto al parere
della competente Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali di Verona, la quale
dovrà rilasciare la propria autorizzazione di merito.
Gli interventi previsti non comporteranno realizzazioni di impatto ambientale, né
modifiche paesaggistiche, né avranno alcuna incidenza sull’assetto idrogeologico della
zona: anche sotto tali aspetti nulla osta pertanto alla fattibilità dell’intervento.
Per quanto attiene l’eventuale esistenza di elementi d’interesse archeologico, va
detto che durante il I° Stralcio lavori non è emerso nessun elemento di alcun rilievo e
che nel presente stralcio non sono previsti operazioni di scavo in terreno non ancora
presi in esame.
b.3) Disponibilità di aree e immobili.
Tutta l’area e gli immobili oggetto del presente progetto (identificati catastalmente ai
mapp. nn. 237 e 238 del Foglio n. 7, Allegato A del N.C.E.U. del Comune di
Bussolengo) risultano essere di proprietà dell’Ente Comunale committente del progetto.
Nulla osta pertanto alla disponibilità degli stessi per l’esecuzione delle opere previste.
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C) VALUTAZIONE DELLO STATO DI DEGRADO DEL CORPO A
La disciplina della conservazione impone, al giorno d’oggi, che la predisposizione
delle linee progettuali di un intervento di restauro venga effettuata quando si disponga di
un “pacchetto”, il più completo e dettagliato possibile, di informazioni relative alla
conoscenza materica del manufatto da restaurare, nonché all’individuazione di cause,
meccanismi ed entità del degrado in rapporto ai fattori ambientali al contorno, ma anche
com’è ovvio, in relazione alle vicissitudini storiche subite dalla fabbrica (trasformazioni
apportate nel tempo, modifiche d’uso, alterazioni strutturali, lunghi periodi di abbandoni
o di usi impropri, ecc.).
Per dare una corretta impostazione al progetto esecutivo relativo al restauro
conservativo e di riutilizzo del Corpo A (II° Stralcio – I° parte), già in sede di progetto
definitivo sono state effettuate alcune indagini stratigrafiche sulle orditure di solaio, su
paramenti e su intonaci ad opera di restauratore specializzato, necessarie per conoscere
le stratificazioni subite nel tempo. Anche attraverso queste conoscenze si è potuto
determinare gli interventi conservativi necessari per garantire la futura conservazione e
fruizione dell’immobile in oggetto.
Per quanto attiene la valutazione dello stato di conservazione dei materiali si è
proceduto con una “diagnosi a vista”, sufficiente a delineare il quadro delle patologie
esistenti e fornire le consuete indicazioni d’intervento. È fondamentale, a questo
riguardo, sottolineare che l’intero complesso in oggetto è sempre stato abitato e, in più
occasioni, è stato oggetto di interventi ordinari di manutenzione, i quali - per quanto a
volte inopportuni - hanno in genere ritardato o ridotto il progredente degrado delle
strutture e delle finiture.
c.1) Analisi dei caratteri costruttivi, delle tecniche murarie e dei materiali del
corpo A
Apparecchiature murarie
Le differenze cronologiche relative alle varie fasi costruttive del complesso in
questione giustificano l’impiego di apparecchiature murarie diverse, ma sempre in linea
con la tradizione costruttiva locale.
Come si può rilevare dagli esterni, ove si registrano lacune negli intonaci, gli
apparecchi murari basamentali sono costituiti da ciottoli (lato est e ovest), mista a
frammenti irregolari di mattoni, probabilmente inseriti a mo’ di zeppa. Il basamento a
scarpa sul fronte nord risulta, invece, interamente realizzato con muratura in mattoni
pieni.
Si tratta, in ogni caso, di murature “povere” in relazione ai materiali, riscattate però
dalla buona strutturazione in strati orizzontali ben livellati con malta, nonché dalla
qualità della malta stessa. Le murature risultano omogenee in spessore (non “a sacco”) e
realizzate per essere intonacate.
Le malte di allettamento sono sufficientemente tenaci e non mostrano fenomeni
macroscopici di disgregazione e polverizzazione, se non nelle parti basamentali
interessate da umidità di risalita, dove si registrano anche interventi di risarcitura con
malta incongrua a base cementizia.
Strutture di coperto
La copertura a padiglione del complesso risulta costituita da una struttura composita,
la cui orditura primaria è formata da travature lignee semplici, appoggiate ai setti interni
trasversali di spina, che giungono fino al coperto nella porzione sopra le stanze.
Le travi di orditura primaria e secondaria originali risultano irregolarmente squadrate
mentre con forma squadrata quelle sostituite durante l’intervento manutentivo del 1986,
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due delle quali ulteriormente consolidate nel I° Stralcio con viti autofilettanti al
carbonio (a causa delle ampie fessure da ritiro del legno). L’orditura secondaria,
rispondente agli schemi della tradizione costruttiva locale, è costituita da arcarecci e
correntini, mentre il manto di sottocoppo risulta in pianelle di cotto.
Solai lignei
I solai risultano realizzati per lo più in struttura lignea, nella maggior parte dei casi ad
orditura composita, caratterizzata dalla presenza di travi rompitratta, anche di sezione
raddoppiata, cioè formata da due travi sovrapposte e connesse con chiodature. Le
strutture lignee sono in essenza tenera (abete) e in genere squadrate e poste a reggere un
tavolato impreziosito da cantinelle e bussole, qui e là decorate. Tutti i solai lignei sono
stati irrobustiti durante il I° Stralcio lavori con il metodo legno su legno.
Intonaci esterni
I fronti esterni risultano integralmente rivestiti da intonaci, seppur interessati qui e là
da alcune lacune e spanciamenti.
Gli intonaci, a base di calce, hanno una granulometria medio/grossa e risultano
dilavati su tutti i prospetti. Varie parti delle zone prossime al basamento, connotato dalla
presenza di una muratura a scarpa, mostrano una vistosa erosione alveolare
dell’intonaco, perché più esposto al ruscellamento e al ristagno dell’acqua piovana. Le
accennate vicende trasformative della fabbrica sono rilevabili anche sugli intonaci dei
prospetti nord, est ed ovest: è infatti evidente la differenza materica e cromatica tra gli
intonaci dei primi due piani (risalenti generalmente alla fine del XVI secolo) e quelli del
terzo piano (riconducibile alla fase di sopraelevazione della villa del XVIII secolo).
Intonaci interni
Come evidenziato nella relazione sui saggi stratigrafici agli intonaci (compiuta dal
restauratore Gianantonio Prospero e presentata in allegato al progetto definitivo del I°
Stralcio) negli intonaci esistenti negli ambienti all’interno del complesso sono presenti
poche tracce decorative. Tuttavia, gli intonaci dei primi due piani, laddove non sono stati
sostituiti da intonaci di recente realizzazione, presentano, sotto uno strato di intonaco
recente, una finitura di pregio eseguita a mezzo stucco, priva di decori con soprastante
scialbo a calce bianca, in buono stato di conservazione, coesa e limitatamente interessata da
martellinature.
Diversamente, il secondo piano, afferibile al sopralzo settecentesco, mostra, sotto
l’intonaco contemporaneo, un intonaco antico non più realizzato a mezzo stucco ma
semplicemente passato al frattazzo di legno, in un mediocre stato di conservazione, decoeso
ed interessato da martellinature.
Per maggiori dettagli si rimanda alla relazione sull’indagine stratigrafica suddetta.
Intonaci affrescati
Sia all’interno del complesso che all’esterno della torre colombaia sono ancora leggibili
alcune partiture decorative ad affresco (si veda al riguardo il resoconto delle indagini
stratigrafiche), realizzate per impreziosire la forma squadrata della torre stessa. Purtroppo le
intemperie e la mancanza di protezione hanno ridotto drasticamente la loro leggibilità, che
risulta alquanto compromessa.
Anche all’interno del salone a piano terra (oggetto del presente II° Stralcio lavori) è stata
ritrovata traccia di una decorazione a mezzo fresco, ascrivibile al tardo XVI secolo o primi
XVII e raffigurante cartigli. Tale decorazione è di difficile leggibilità, alquanto
danneggiata, nonché frammentata con intonaci di recente esecuzione.
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Soffitti e controsoffitti
I soffitti originali sono stati a lungo nascosti da controsoffitti in carmocanna o in
cartongesso. In occasione del I° Stralcio lavori questi sono stati rimossi e gli intradossi
lignei dei solai originali sono tornati in primo piano. Essi mostrano lavorazioni particolari
(quali cantinelle, regoli, controregoli e bussole) e tracce di colore originale (generalmente
verde), oltre che decorazioni (riquadri alternati tondi/quadri con rosette centrali) sul soffitto
al primo loggiato.
I controsoffitti in carmocanna, databili presumibilmente ai primi decenni del Novecento,
sono stati rimossi a piano terra e primo, mentre sono stati mantenuti al secondo piano,
perché dividono i locali abitabili dal sottotetto.
Pavimentazioni
A causa degli interventi subiti nel passato, al giorno d’oggi non rimane traccia delle
originali pavimentazioni, che presumibilmente dovevano essere in cotto.
Pertanto, durante il I° Stralcio lavori, i pavimenti di ogni piano sono stati rimossi, in
modo da compiere gli interventi necessari alla conservazione delle strutture pericolanti
dell’immobile. Essi erano realizzati (per rifacimento): a piano terra per lo più con marmette
di cemento in graniglia, ma anche con mattonelle di ceramica (zona servizi igienici) e con
battuti cementizi (nel sottoportico); ai piani superiori con mattonelle di graniglia di
cemento, o con parquet ligneo, oppure in massetto di cemento rivestito di linoleum.
Infissi di porte e finestre
Gli scuri esterni delle finestre, in parte rimossi perché insicuri (e accatastati al coperto
all’interno del corpo B), sono in legno, a doppio battente e presentano una finitura con tinte
ad olio. La tecnica realizzativa è quella della specchiatura intelaiata.
Gli infissi interni delle finestre, laddove ancora presenti, mostrano generalmente un
telaio in legno verniciato con tipologie di qualità discreta, forse risalenti agli anni Quaranta
del Novecento. Le porte interne presentano analoghe caratteristiche, fatte salve le porte
antiche che si affacciano sul vano scale. Di notevole interesse esse sono costruite con un
disegno tipico veronese a doppia specchiata, tinteggiate ad olio in colore legno.
c.2) Analisi del degrado strutturale
Va sottolineato che il I° Stralcio Lavori riguardava proprio l’eliminazione di tutti i
principali problemi strutturali del Corpo A, il quale presentava strutture pesantemente
compromesse da interventi diretti compiuti nel passato (non ultimo la trasformazione
della villa in scuola nel primo Novecento) o indiretti, come lo sbancamento del terreno a
Nord, per ricavare un campo sportivo.
Prima della campagna di interventi, il quadro fessurativo dei muri fuori terra risultava
più accentuato proprio sui setti prospicienti lo sbancamento. Qui si registrava lo
slittamento a valle delle angolate N-E e N-O del palazzo. Come si era potuto appurare,
le cause di tali dissesti erano imputabili:
- alle caratteristiche costruttive originarie di alcune parti della fabbrica,
sviluppatasi con addizioni successive su preesistenze, già di per sé sottodimensionate;
- allo sbancamento suddetto (seguito dalla realizzazione di un muro in cemento
armato a 120 cm dal basamento della villa), che aveva tolto portanza al terreno e aveva
messo in moto pericolosi cinematismi;
- all’apertura in breccia di alcune file di finestre sul prospetto Nord (realizzate
anch’esse in occasione della conversione in scuola), che aveva indebolito la struttura
muraria;
- dal sovraccarico statico che gravava su solai in legno sottodimensionati;
- alla presenza di tirantature metalliche assolutamente scariche e, spesso, spezzate.
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La debolezza degli apparecchi murari aveva poi favorito l’innesco di cinematismi
difficilmente monitorabili.
Pertanto, con il I° Stralcio si è proceduto a riportare la parte più antica e delicata di
villa Spinola (corpo A) ad accettabili livelli di sicurezza, per salvaguardare le strutture
da futuri cedimenti strutturali. In sintesi, si è proceduto mediante una serie combinata di
interventi, quali sottomurazioni nell’angolata a N-E; bonifica muraria per ridare corpo e
continuità alle murature; chiusura delle finestre aperte nel Novecento; cuciture murarie;
inserimento di tirantature e di collegamenti fra strutture orizzontali e verticali;
irrobustimento dei solai con metodo legno su legno. Il tutto senza dimenticare la
predisposizione degli impianti elettrico e termoidraulico.
Alla fase attuale, resta da fare la sigillatura superficiale delle lesioni presenti qui e là:
già bonificate al loro interno, ma ancora visibili sul paramento murario o sull’intonaco.
c.3) Analisi del degrado chimico-fisico
Murature miste in ciottoli e laterizio
Le manifestazioni alterative più evidenti – prima del compimento del I° Stralcio
lavori - erano legate all’umidità e quindi ai fenomeni di infiltrazione/penetrazione nelle
zone più soggette all’azione diretta dell’acqua piovana, come le parti basamentali del
piano terreno (qui per la presenza di umidità di risalita e per effetto dell’acqua piovana
di rimbalzo). La natura idrofila delle malte (comunque sufficientemente tenaci)
comportava, in presenza d’acqua, meccanismi di alterazione chimico-fisici tipici dei
materiali porosi, quali erosione, corrosione, polverizzazione e sgretolamento, fenomeni
dovuti in gran parte alla solubilizzazione salina e alla successiva cristallizzazione.
La presenza di una larga gronda di protezione alle murature sommitali, nonché
l’attuazione nei decenni passati di manutenzioni ha comunque preservato il tetto e la
muratura sommitale da infiltrazione e penetrazione dell’acqua piovana.
Non essendo intervenuti sugli intonaci nel I° Stralcio, a piano terra la
solubilizzazione del carbonato sta tuttora favorendo in alcuni punti l’erosione dei giunti
di malta, portando a discontinuità malta/tessitura muraria, nonché al distacco degli
intonaci, specie sui fianchi esterni Est e Ovest e a fianco del portale sul prospetto Nord.
Restando alle murature va sottolineato che a settentrione si osservano fenomeni di
attacco biologico (muffe e patine algali) con presenza anche di licheni e erosione degli
intonaci per fenomeni di ruscellamento di acque meteoriche.
Strutture lignee di copertura
L’orditura di copertura, costituita da elementi lignei di essenza tenera (abete), non
presenta fenomeni di degrado di recente formazione in virtù degli interventi del 1986.
Strutture lignee di orizzontamento
I solai, costituiti da orditure semplici o composite, non presentano estesi fenomeni di
degrado. Tuttavia l’invecchiamento fisiologico del legno in superficie (peraltro di
essenza tenera, quale l’abete), le scialbature stratificatesi negli anni, nonché vecchi
percolamenti d’acqua dai pavimenti soprastanti hanno generato una condizione di
degrado estetico indecoroso.
Va poi ricordato che nel corso del Novecento alcuni solai erano stati irrigiditi con
l’inserimento di rompitratta in IPN di acciaio (ora rimossi).
Pavimenti
Le pavimentazioni del piano terreno presentavano patologie di degrado connesse agli
effetti dell’umidità di risalita. Sono state rimosse per poter realizzare un vespaio in
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ciottoli, coperto con massetto con rete elettrosaldata, diramazioni dell’impianto
termoidraulico ed elettrico e soprastante sottofondo alleggerito. Restano quindi da
posare i nuovi pavimenti con il sottostante massetto di sottofondo.
Intonaci interni
Gli intonaci interni, a base di calce quelli antichi, a base di cemento quelli di epoca
moderna, presentano fattori di degrado estesi sostanzialmente nella parte basamentale
del corpo di fabbrica. I primi, oltre all’inevitabile presenza di depositi superficiali,
mostrano gli effetti provocati dall’umidità di risalita cui sono stati sottoposti per
decenni: patine biologiche (ormai rare), efflorescenze saline, erosione o disgregazione
più o meno estese e, soprattutto, distacco tra vari strati (rinzaffo, arriccio e intonachino).
Nei locali oggetto del presente progetto (exp. salone e sottoportico) quest’ultimo
fenomeno appare esteso sulla maggior parte della superficie intonacata.
Intonaci esterni
Anche gli intonaci esterni mostrano gli effetti prodotti dall’umidità di risalita: patine
biologiche, muschi, efflorescenze, erosioni, disgregazioni, distacchi e caduta totale nella
parte basamentale, oltre a microfessurazioni, fessurazioni e depositi superficiali.
Da non dimenticare la presenza frastagliata (specie alla base della torre e nel
sottoportico) di intonaco incongruo a base cementizia, con presenza di efflorescenze e
spanciamenti. Una parte di questo intonaco è stato asportato in occasione del I° Stralcio.
Serramenti e infissi
Gli oscuri esterni (rimossi a scopo cautelativo e conservati in un locale del corpo B)
presentano patologie di degrado legate a fattori espositivi, quali fessurazioni, venature
aperte, nonché tendenza al distacco degli strati di finitura protettiva. Da segnalare,
altresì, l’allentamento degli elementi metallici di fissaggio.
Per quanto attiene gli infissi interni (finestre e bussole d’ingresso, generalmente
databili alla metà del Novecento), si segnala l’esilità strutturale degli stessi, dovuta oltreché all’esiguo spessore degli elementi lignei - anche dalla qualità tenera del legno e
dagli effetti prodotti dall’usura. Tuttavia, il loro stato di conservazione è discreto e
necessita di interventi di restauro e/o di manutenzione (verniciatura, sostituzione vetro,
sistemazione ferramenta, etc.)
Partiture lapidee (calcari teneri o compatti)
Le cornici delle finestre e dei portalini affacciati sul porticato a piano terra
presentano patologie di degrado tipiche della pietra tenera (tufo), quali depositi
superficiali, diffusa erosione e scagliatura, nonché scialbature a calce (che in questo caso
assumono una funzione protettiva) o a base di idropittura. Più grave la situazione delle
finestre sui prospetti esterni, a causa degli effetti prodotti dalle intemperie (cicli caldofreddo, ghiaccio, vento, etc.): si notano parecchie scagliature, erosione, disgregazione, le
quali hanno già causato la perdita di parecchia materia lapidea, prevalentemente sui
davanzali e le cimase, nonché sulle spallette appoggiate sui davanzali.
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D) PROGETTO DI CONSERVAZIONE
Sulla scorta delle considerazioni sopra formulate in sede di valutazione dello stato di
degrado strutturale e chimico-fisico si individuano, qui di seguito, le principali
operazioni e le relative metodologie d’intervento da porre in essere sul Corpo A.
Tali interventi sono orientati alla conservazione dei materiali alterati e al recupero
delle finiture esistenti, laddove ancora presenti (exp. serramenti e infissi). Tutte le
operazioni indicate saranno improntate a criteri di massimo rispetto del ‘testo’
architettonico, di compatibilità, reversibilità, minimo intervento.
Va comunque sottolineato che la finalità del presente progetto resta quella di
rendere fruibili alcuni locali del piano terreno, il porticato e una zona w.c., in
modo da permetterne l’utilizzo per scopi culturali, in attesa di procedere con un
nuova e più corposa campagna di restauri alla parte rimanente del complesso.
d.1) Operazioni prioritarie di restauro dell’esistente
Le operazioni prioritarie da realizzare sono graficamente riportate sulla Tav. 4 di
progetto e sinteticamente enunciate qui di seguito:
a-
Restauro dei soffitti lignei del salone a piano terra, attraverso il seguente schema:
- operazione preliminare di fissaggio della ridipintura soprastante mediante resina
metacrilica a bassa percentuale;
- discialbo delle ridipinture presenti (aggiunte in epoche recenti) mediante mezzi
meccanici a secco (bisturi o spatoline);
- fissaggio della pellicola pittorica con resina metacrilica a bassa percentuale;
- pulitura generalizzata delle superfici lignee con la metodologia più idonea da
concordare con la DL e la competente Soprintendenza una volta accertato lo stato di
conservazione (es. acqua demineralizzata e carbonato d'ammonio e/o EDTA);
- rimozione dei depositi di sporco superficiale e di ridipinture tenaci con l'ausilio di
spugne wishab o con bisturi;
- rimozione di materiali incongrui (cementi, gessi, boiacche, etc.) mediante raschietti,
microscalpelli ad azione meccanica controllata;
- stesura di trattamento antitarlo (se e dove necessario);
- stuccatura di piccole e medie lacune con stucco da restauro ligneo;
- integrazione di cantinelle mancanti e/o fissaggio di elementi lignei instabili;
- idonea piallatura di tavolato ligneo nuovo (posto in opera, dove mancava, durante il
I° stralcio lavori) per integrarlo con l'originale circostante;
- integrazione pittorica del legno con colori ad acquarello, previo accordi con la DL e la
Soprintendenza e comunque previa esecuzione di campioni in loco.
- stesura di protettivo finale dato a pennello, da concordarsi con la DL e la competente
Soprintendenza.
Se vi sarà disponibilità economica, anche l’orditura lignea del porticato sarà oggetto di un
intervento di pulitura generalizzata mediante acqua demineralizzata e carbonato d'ammonio e/o
EDTA con l'impiego di spugne per l'eliminazione dei depositi di sporco superficiale e
ridipinture, e/o a secco per mezzo di spugne wishab per la rimozione di tracce d'intonaco
recente. In caso di necessità verrà steso anche un idoneo prodotto antitarlo (dove necessario).
b- Restauro dei paramenti murari e degli intonaci antichi nel salone, mediante il
seguente metodo:
- preconsolidamento superficiale dell'intonaco in fase di distacco mediante carta
giapponese, per poter scialbare in sicurezza;
- rimozione di scialbature date a uno o più strati su intonaci interni e/o esterni, ove tali
scialbi sono ritenuti non idonei, sino ad arrivare allo strato voluto di cui si è decisa la
conservazione previo campionature da concordare con la DL e/o la Soprintendenza. Il
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-
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lievo si intende da compiersi con idonei mezzi meccanici non invasivi, ad azione
controllata, quali spatole, bisturi, etc.;
pulitura generalizzata della superficie muraria con l'impiego di acqua demineralizzata
e carbonato d'ammonio e/o EDTA attraverso l'impiego di spazzole morbide per
l'eliminazione dei depositi di sporco superficiale e di eventuali ridipinture ritenute
incongrue;
rimozione di materiali incongrui, quali rinzaffi di cemento, gesso, etc. mediante
l'impiego di raschietti, di scalpellini ad azione meccanica controllata;
consolidamento dell'intonaco in presenza di estesi fenomeni di distacco tra
intonachino e arriccio. L'operazione verrà effettuata mediante foratura
dell'intonachino con trapano manuale a rotazione, iniezione di prodotto fissativo e
aggregante superficiale per intonaci (es. dispersione acquosa di resina acrilica
resistente agli alcali e agli agenti atmosferici, tipo ACRYLIC AC33 produttore
Bresciani srl), addizionato a carbonato di calcio o malta da iniezione a basso peso
specifico a base di calci naturali esenti da sali efflorescibili, additivata con selezionati
inerti ed additivi modificatori delle proprietà reologiche;
stuccatura di piccole e medie lacune con pulitura delle sedi di fessurazione e delle
lacune, riempimento delle stesse con intonaco composto da sabbia e grassello di
calce, in profondità, e polvere di marmo e/o sabbia a granulometria idonea e grassello
di calce, in superficie;
reintegrazione di parti mancanti di intonaco con malta di calce idraulica della stessa
composizione delle esistenti, eseguita in leggero sottosquadro, finalizzata a realizzare
un intonaco neutro in accordo cromatico con gli intonaci esistenti, previo
campionature da concordare con la Soprintendenza.
Lo stesso schema metodologico verrà adottato anche per restaurare porzioni di intonaco
affrescato. Tuttavia maggiori accortezze verranno adottate in fase di discialbo, onde garantire
la totale conservazione della residua pellicola pittorica. Pertanto, il discialbo verrà effettuato
con idonei impacchi per ammorbidire gli strati. Inoltre, verrà effettuata una reintegrazione
pittorica finalizzata alla ricostruzione dell'istanza estetica, intesa come completamento ordinato
di qualsiasi interruzione della superficie pittorica. L’integrazione pittorica delle lacune
dell’intonaco avverrà con l'impiego di colori ad acquerello (campionati in loco) e, comunque, in
accordo con la DL e la competente Soprintendenza.
Se vi sarà disponibilità economica, anche gli intonaci del porticato saranno oggetto di un
intervento di restauro, seguendo lo stesso schema sopra riportato.
c- Restauro e consolidamento degli elementi lapidei in calcare tenero delle mostre di
finestre e portali secondo il seguente schema.
- lievo delle tassellature incongrue in cemento;
- pulitura della superficie mediante impacchi con applicazione di compresse imbevute
in ammonio carbonato al 20% e risciacquate con acqua demineralizzata;
- preconsolidamento eseguito a pennello con fissativo silossanico (tipo Estel 1000);
- stuccatura di fessurazioni e lesioni con maltina composta con calce idraulica priva di
sali e polvere di marmo o tufo, con cromia analoga all'originale;
- esecuzione di tassellature nelle parti gravemente deteriorate (se necessarie dal punto
di vista strutturale);
- velatura finale in accordo con la DL e la Soprintendenza;
- trattamento finale protettivo con prodotto silossanico steso a pennello fino a rifiuto.
All’interno delle stanze oggetto del presente progetto, verranno restaurate anche le mensole
di sostegno delle travi rimpitratta e dei dormienti, attualmente coperte da strati di scialbo, ma
plausibilmente realizzate in calcare compatto. La metodologia resta sostanzialmente la stessa,
sebbene lo stato di conservazione appaia generalmente buono e, quindi, gli interventi possano
ridursi al descialbo, alla pulitura e, forse, alla stesura di protettivo finale.
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d- Restauro di infissi interni (finestre risalenti agli anni Quaranta del Novecento)
mediante il seguente schema:
- smontaggio delle parti non fisse e trasporto al laboratorio di restauro;
- delicata carteggiatura e raschiatura delle croste di vecchie vernici;
- stuccatura e/o sostituzione delle parti danneggiate dalle intemperie e irrecuperabili;
- rimozione dello stucco che trattiene il vetro in sede (da eliminare) e inserimento di
nuovo vetro antinfortunistico o antisfondamento a doppio strato, in sostituzione dei
vetri esistenti a lastra semplice. Lo scopo è quello di dotare l’infisso di un vetro sicuro
(si infrange ma non produce schegge che possono produrre lesioni), che migliori al
contempo la trasmittanza termica (senza ricorrere ai vetro camera con intercapedine e
telaio del profilato in alluminio brunito).
- revisione della ferramenta di sostegno e chiusura;
- trattamento antiparassitario;
- mordentatura e finitura a cera o vernice (come da indicazione della D.L.);
- trasporto in cantiere e posa in opera.
Lo stesso schema (carteggiatura, stuccatura, revisione ferramenta, antitarlo, mordentatura e
finitura) verrà applicato anche nel restauro del telaio fisso, che sarà necessariamente eseguito in
loco.
Lo stesso procedimento sarà poi applicato nel restauro delle due bussole d’ingresso al salone
e dei portincini ‘alla romanina’ d’accesso al salone e all’area servizi igienici (ai quali sarà
anche cambiata la moderna serratura con cilindro esterno).
e- Restauro conservativo delle inferriate alle finestre, mediante spazzolatura con
spazzola metallica, pulitura da patine ossidate, verifica della tenuta degli elementi e trattamento
con idonei prodotti antiossidanti.
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E) PROGETTO DI VALORIZZAZIONE CULTURALE E DI ADEGUAMENTO FUNZIONALE
Nell’ambito del programma di valorizzazione del Corpo A, delineato nei capitoli
introduttivi (e, più diffusamente, nel progetto preliminare relativo a tutto il complesso
architettonico), per destinarlo a sede di istituzioni di carattere associativo e culturale, il
presente progetto mira alla messa in esercizio del piano terreno, mediante una serie
ordinata di interventi necessari allo scopo.
SALONE
f- Verranno posate nuove pavimentazioni in cotto nel salone a piano terra, complete di
sottofondo in malta di calce/cemento, perfettamente lisciato a frattazzo per permettere la
successiva posa con idoneo collante. Il pavimento sarà costituito da mattonelle in cotto naturale
(sp. 25mm, dim. 25x25 cm e 12x25 cm) con superficie fiammata o semirustica (quindi non del
tutto levigata, per conferire un ‘non eccessivo’ effetto antico), disposto in opera con fuga
minima. Le mattonelle – come nella tradizione locale - avranno tutte la stessa colorazione
(rossa o rosata, a pasta omogenea), disegno come da Tav. 5 di progetto e trattamento protettivo
finale a cera o olio di lino. Non essendo garantito l’utilizzo continuativo del salone (da parte
dell’Amministrazione comunale), va aggiunto che in prossimità degli archi murari sarà posato
un giunto di dilatazione al sottofondo e pavimento, in modo da dividere la pavimentazione in
due settori ed evitare fessurazioni per la dilatazione/contrazione dei materiali nelle varie
stagioni dell’anno. La posizione del giunto lungo una fuga del pavimento, lo rende
sostanzialmente poco visibile.
Anche nel corridoio che conduce al bagno e al (futuro) monta persone, verrà posato analogo
pavimento e - in un prossimo stralcio lavori - verrà posato lo stesso pavimento anche nelle altre
stanze del piano terra. per questo motivo la Tav. 5 mostra il disegno dei pavimenti anche nelle
stanze non oggetto del presente stralcio esecutivo.
g- Saranno posti in opera sei nuovi corpi illuminanti nel salone, a plafoniera, distribuiti
sulle pareti perimetrali (cfr Tavv. 5-6 di progetto), in modo da diffondere la luce in maniera
omogenea in tutto il volume del salone. Il corpo illuminante prescelto ha un design molto
semplice (tipo plafoniera 'Mesmeri' marca 'Artemide'), è in pressofusione di alluminio,
verniciato bianco per restare invisibile sull’intonaco originale biancastro, è a luce indiretta (con
lampada alogena da 300 W distanziata dalla parete muraria), ma è in grado di diffondere luce
sia frontalmente che superiormente. La sua forma sinuosa e minimale non copre i paramenti
retrostanti restaurati. senza coprire parti significative di intonaco restaurato. La posa di tre corpi
illuminanti per ognuno dei due settori del salone garantisce un buon livello di illuminazione. Il
cavetto di alimentazione sarà portato al reattore (integrato nel corpo illuminante) con un
tubicino in metallo laccato con vernice bianca satinata (in analogia agli intonaci), senza creare
scassi murari. La lampada sarà fissata, diversamente, alla muratura con due tappi ad espansione
+ vite.
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Mesmeri di Artemide (versione alogena)
In merito alla distruzione dell’energia elettrica nel salone, va precisato che alla base delle
pareti interne Est ed Ovest, correrà una canalina battiscopa attrezzata con due scatole (per lato)
dotate di prese multiple e interruttori. La dotazione è minima ma sufficiente per la destinazione
d’uso indicata.
h- Sarà completato l’impianto di riscaldamento mediante la posa di quattro
termoconvettori (caldo/freddo) collegati ad una caldaia murale a condensazione posta nella
Centrale Termica. In questa fase si attiverà soltanto la funzione riscaldamento, rimandando il
completamento dell’impianto di climatizzazione, per ora non indispensabile. Nel momento in
cui si metteranno in esercizio anche le altre stanze della villa, si completerà l’impianto di
raffrescamento e si procederà a rimettere in funzione la caldaia esistente nella C.T., ancora
attiva ed efficiente ma troppo potente e dispendiosa per l’uso attuale.
i- Le asole tecniche ricavate laddove erano presenti finestre aperte negli anni Quaranta
(per adattare i locali ad aule scolastiche), saranno mascherate con pannellature lisce in legno
multistrato e verniciato in analogia agli intonaci circostanti. Tali riquadrature saranno composte
da due pannelli (uno fisso ed uno asportabile per permettere l’ispezione degli impianti) avvitati
su un telaio in legno, fissato con 4 tappi ad espansione sulla muratura sottostante (ovvero sugli
sguinci delle finestre aperte nel Novecento). Dettagli di progetto sulla Tav. 6.
PORTICATO
j- Non appena vi sarà la copertura economica, anche nel sottoportico a piano terra sarà
posata una nuova pavimentazione in pietra, con mattonelle in pietra della Lessinia
bianco/rosate, di spessore 6/8 cm e massetto di sottofondo provvisto di rete elettrosaldata, in
modo da garantire tenuta in caso di carichi elevati. La pietra avrà lavorazione superficiale
graffiata a mano o bocciardata, in modo da essere antiscivolo e non eccessivamente grezza. Il
disegno di progetto è riportato alla Tav. 5 e sarà eseguito con mattonelle di dimensioni 50x50
cm e 100x100cm. La rampa inclinata - trattandosi di elemento ‘aggiunto’ per il superamento di
un dislivello - sarà pavimentata con le stesse mattonelle in pietra (largh. 50 cm), posate non
sulla base di un disegno, ma a correre.
k- Saranno riposizionate le lanterne in ferro e vetro, rimosse per poter compiere il primo
stralcio lavori.
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Le lanterne del porticato prima della rimozione provvisoria
CORRIDOIO E SERVIZIO IGIENICO
l- Verrà completato il servizio igienico per anziani/disabili a piano terra nel corpo in
addossamento ad Est e il corridoio di accesso dal porticato.
Saranno posati nuovi pavimenti e rivestimenti. Per quanto concerne il bagno, il materiale da
porre in opera sarà conforme a quanto previsto dal DPR 24/07/1996 n.503 relativo
all'abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici, quindi gres o maiolica di
primissima qualità con superficie antisdrucciolevole e lavabile con facilità. La colorazione sarà
chiara (avorio), in modo da creare un ambiente il più possibile luminoso. Anche nel bagno sarà
curata l’illuminazione, mediante l’installazione di plafoniere a soffitto e a parete integrata allo
specchio. I serramenti delle finestre del corpo novecentesco, in addossamento, verranno
sostituiti con nuovi serramenti in legno. Il bagno sarà dotato di sanitari ‘dedicati’, cioè tazza wc
e lavabo a norma disabile e relativi maniglioni verticali e orizzontali, come prescritto per legge.
I sanitari saranno collegati nuovamente alla rete fognaria comunale, essendo stati scollegati in
occasione del I° Stralcio lavori. Il collegamento sarà fatto ai piedi del corpo addossato, laddove
arrivano le condotte fognarie.
Per quanto concerne il corridoio, anche qui sarà posato un pavimento in cotto, in analogia a
quello delle sale del piano terra. L’illuminazione prevede la posa di un corpo illuminante a
parete. La metodologia d’intervento è la stessa descritta per il salone, ma, in questo caso, le
pareti laterali sono in laterizio di origine recente, ricoperte con intonaci comuni. Gli intonaci
del corridoio saranno sistemati (levando la colla delle mattonelle precedentemente rimosse) e il
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soffitto mascherato con un semplice controsoffitto in cartongesso con superficie piana e giunti
stuccati. In fondo al corridoio, la tromba dell’ascensore sarà chiusa provvisoriamente con una
parete in cartongesso, in modo da evitare danni a persone o cose, correnti d’aria, etc. Tale
parete verrà rimossa quando sarà installato il monta persone. Le pareti e i soffitti di questa zona
saranno tinteggiati con colori chiari: bianco per il soffitto e avorio per le pareti.
LOCALE CALDAIA
m- Sarà rivisto anche l’intonaco cementizio del locale caldaia. Applicato su una struttura
muraria in cemento armato contro terra (esterna alla villa, sebbene tangente al corpo B), allo
stato attuale esso risulta fortemente disgregato, umido e colmo di efflorescenze saline (fa
eccezione il soffitto). Tutto questo locale, pertanto, necessiterebbe di un intervento di bonifica
radicale dall’umidità, mediante posa di guaina impermeabilizzante sui paramenti esterni,
drenaggio, asciugatura dei muri e stesura di nuovo intonaco macroporoso all’interno. Non
essendo possibile – per ora - tutto ciò, si procederà con il lievo dell’intonaco interno (di circa 2
cm) fino alla muratura in c.a. sottostante, seguito dalla stesura di un nuovo intonaco
deumidificante e traspirante (sp. 3 cm) realizzato con malta a base di calce idraulica, composto
da uno strato di aggrappaggio ad elevata alcalinità e da un ulteriore strato costituita da struttura
cellulare di macropori collegata da una rete di micropori, con funzione traspirante e idrofuga.
Scorcio della centrale termica
il progettista
Arch. Massimo Donisi
Arch. MASSIMO DONISI
p,zza Vittorio Emanuele II, 9 - 37015 S. Ambrogio di Valpolicella (VR)
tel./fax 045. 6888394 - cell. 347.7877347 - [email protected] - [email protected]
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“VILLA SPINOLA”
BUSSOLENGO (VR)
PROGETTO DEFINITIVO/ESECUTIVO
DI CONSERVAZIONE E ADEGUAMENTO FUNZIONALE DI
ALCUNI SPAZI INTERNI A PIANO TERRA
II° STRALCIO – I° PARTE
INTERVENTI SUL CORPO A
RELAZIONE TECNICO-SCIENTIFICA
SOMMARIO:
A) CONSIDERAZIONI PRELIMINARI
a.1 - note storico-descrittive
a.2 - Conservazione, vocazione e fruizione ‘culturale’ del manufatto
B) OBIETTIVI E PRINCIPI GUIDA DEL PROGETTO
b.1 - descrizione generale
b.2 - fattibilità dell’intervento
b.3 - disponibilità di aree e immobili
C) VALUTAZIONE DELLO STATO DI DEGRADO DEL CORPO A
c.1 – Analisi dei caratteri costruttivi, delle tecniche murarie e dei materiali
c.2 - Analisi del degrado strutturale
c.3 - Analisi del degrado chimico-fisico
D) PROGETTO DI CONSERVAZIONE
d.1 – Operazioni prioritarie di restauro dell’esistente
E) PROGETTO DI VALORIZZAZIONE CULTURALE E ADEGUAMENTO FUNZIONALE
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A) CONSIDERAZIONI PRELIMINARI
Ubicata sull’antica via che collega Bussolengo a Pescantina, in un delicato contesto
morfologico a ridosso dell’alveo del fiume Adige, il complesso architettonico di Villa
Spinola e dell’adiacente parco ha rappresentato, e ancora rappresenta, una delle
emergenza architettoniche più interessanti dell’intero contesto comunale, il cui valore
storico-artistico è attestato ancor oggi - nonostante le vicissitudini e gli scempi subiti nel
Novecento, di cui si dirà più avanti, dalle interessanti persistenze giunte sino a noi.
Al di là dell’apparente aggregazione di due corpi architettonici, con caratteristiche
volumetriche differenti, la fabbrica presenta una struttura ‘pluristratificata’ (ben
leggibile anche attraverso una prima sommaria indagine stratigrafico-muraria), che
lascia trasparire le origini quattrocentesche e le successive trasformazioni e
ampliamenti, sino all’assetto ottocentesco che ancor oggi connota uno dei due corpi.
Un’architettura, dunque, che si offre come un interessante palinsesto da decifrare e che
s’impone nella sua dimensione culturale (per i suoi caratteri spaziali, decorativi e
costruttivi) come preziosa risorsa e irrinunciabile testimonianza della storia di
Bussolengo. Un complesso architettonico, dunque, del quale è doveroso salvaguardare
ogni traccia, ogni elemento costruttivo e decorativo evidente o nascosto sotto gli
intonaci, anche indipendentemente da ragioni legate alla sua fruizione, almeno nei
termini di un uso compatibile che ne sappia valorizzare, per l’appunto, quegli aspetti
culturali, spaziali e costruttivi su cui ci si soffermerà più oltre.
A fronte dei molteplici interventi subiti – non sempre rispettosi del pregio
architettonico dell’immobile e del suo parco (che un tempo scendeva fino all’Adige ed
era ricco di tempietti e di statue), la proprietà del complesso da parte del Comune offre
la possibilità di affrontare in termini concreti il problema della sua tutela,
conservazione e valorizzazione: congiuntamente alla questione di un utilizzo
compatibile, legato ad una fruizione pubblica dell’immobile. Di qui l’importanza e
la necessità di pervenire ad uno strumento progettuale in grado di verificare
preventivamente i criteri dei vari interventi conservativi e, più in generale, della
compatibilità degli utilizzi possibili, senza cancellare le tracce storiche ancora
decifrabili.
In questo senso il presente progetto - seguito di un primo intervento di
consolidamento strutturale del corpo più antico - prende le mosse dalla lettura e
“comprensione” del testo edilizio, nella convinzione che solo un’analisi approfondita del
manufatto, della sua storia delle sue stratificazioni e trasformazioni, delle diverse
tecniche costruttive e dei materiali impiegati, garantisca il rispetto di quelle tracce
storiche che fanno di ogni fabbrica un “documento” unico e irrepetibile, ma possa dar
conto, al contempo, della complessità delle cause e meccanismi di degrado fisiologico e
patologico. Un degrado, pertanto, che non andrà considerato semplicemente nel suo
stato attuale, ma di cui occorrerà precisare anche i trascorsi e considerarlo esso stesso,
per alcuni aspetti, parte della storia della fabbrica.
L’impegno prioritario resta, comunque, quello di non disperdere ulteriormente il
patrimonio fin qui giunto, interrompendo quella catena di manomissioni e di mancate
manutenzioni, con la consapevolezza che ogni intervento dovrà tener conto della
‘specificità’ di situazioni molto articolate, che richiederanno la messa a punto di una
serie di controlli e verifiche, atte a garantire la massima qualità d’intervento (secondo i
principi guida della conservazione: minimo intervento, compatibilità, reversibilità,
riconoscibilità delle aggiunte, ecc.) nel rispetto dell’originalità della fabbrica.
2
a.1) Note storico-descrittive
Villa Spinola sorge lungo la strada che scende a Pescantina, fra il capoluogo e
l’Adige, sul ciglione che domina la piana di Pescantina nonché le valli e i monti della
Valpolicella.
Oggi di proprietà dell’Amministrazione Comunale di Bussolengo, un tempo la villa
fu di proprietà della nobile famiglia dei conti Giusti, poi passò ai marchesi Canossa e
via via ai Portalupi e agli Spinola. Degno di menzione fu la sosta che Margherita
d’Austria vi fece nel 1598: in quell’anno infatti la nobildonna venne in Italia per essere
sposata a Ferrara per procura con il re di Spagna Filippo III. Da Ferrara transitando per
Milano, avrebbe quindi raggiunto la Spagna.
Già in epoca fascista, dopo l’acquisizione da parte dell’ente pubblico, venne adibita a
scuola media e forse in quell’occasione subì i primi pesanti interventi, che avrebbero col
tempo arrecato danno alle strutture portanti (primo fra tutti, lo sbancamento del terreno a
nord, dove era il parco, per far spazio prima ad una piscina, poi ad un campetto sportivo;
inoltre l’apertura in breccia di nuove finestre, sempre a nord, per dare luce alle aule
scolastiche, etc.).
Il complesso, così come si ammira oggigiorno, è il risultato di una successione di
interventi che hanno portato alla creazione di un complesso architettonico su tre piani
fuori terra con pianta a L, costituito principalmente da due corpi di fabbrica ammorsati
tra loro lungo un’angolata: il Corpo A (a Nord, con pianta rettangolare) e il Corpo B (ad
Ovest, con pianta pressoché quadrata).
Una lettura comparata delle fonti scritte con le tracce costruttive ancora rilevabili sul
manufatto (queste ultime decifrabili attraverso l’apporto di uno strumento assai utile,
quale il rilievo stratigrafico-murario) permettono di delineare un quadro conoscitivo
abbastanza puntuale dei vari assetti storici e delle trasformazioni che hanno interessato
l’immobile.
Pertanto, si evince che anche il Corpo A si sia sviluppato per fasi successive: la torre
colombaia e la porzione di fabbricato immediatamente retrostante (fino al giunto
verticale presente sul prospetto settentrionale, in prossimità della larga risega), Corpo
A*, connotano un’origine quattrocentesca. In un secondo momento, probabilmente nel
XVI secolo, questo piccolo complesso, di soli due piani, venne ampliato con l’aggiunta
di un altro corpo ad occidente, anch’esso a due piani, e di un porticato con loggia in
facciata, tale da legare l’edificio quattrocentesco a quello cinquecentesco.
Altra aggiunta di ebbe nel XVIII secolo con la sopraelevazione di tutto il complesso,
che comportò la creazione in facciata di un ulteriore ordine di loggiato e l’innalzamento
della colombara, per farla emergere oltre i loggiati.
Anche il Corpo B risulta essere il risultato di una serie di interventi consecutivi che
hanno portato, nella seconda metà dell’Ottocento, alla definizione delle attuali linee
architettoniche. Infatti, l’esistenza di cantine con volte a crociera a piano interrato fa
presumere l’esistenza di un primo nucleo antico (XVII secolo), forse con vocazione
agricola (vista l’esistenza di portali tamponati con caratteristiche rurali) e costruito in
occasione della sopraelevazione del Corpo A. La presenza di un’archetto tamponato, nel
secondo loggiato del corpo A dove questo si innesta nel Corpo B, sembra confermare
che in origine il Corpo B fosse a un solo livello fuori terra.
3
Schema generale del complesso di villa Spinola
Solo nel XIX secolo si procedette con la sopraelevazione del Corpo B di un altro
piano e con l’aggiunta del ‘Corpo B*’, addossato a settentrione secolo per permettere un
collegamento diretto con le logge del Corpo A.
L’ultima aggiunta si ebbe nel XX secolo, con l’addossamento di una piccola struttura
sul lato orientale del Corpo A, adibita a servizi igienici, ora adibita a blocco servizi (w.c.
e elevatore).
Il Corpo A, dal punto di vista strutturale è costituito dal loggiato di facciata, da un
muro di spina centrale e dal muro perimetrale a Nord, tutti dello spessore di circa 50 cm.
I setti portanti di spina e Nord sono a loro volta controventati da setti trasversali dello
stesso spessore, che partendo dalle fondazioni salgono fino alle falde del tetto.
Tale corpo di fabbrica è stato sostanzialmente rispettato nei suoi valori strutturali e
architettonici, fatta eccezione per l’aggiunta di una piccola struttura addossata sul lato
orientale (adibita a servizi igienici), dall’apertura in breccia di alcune file di finestre sul
prospetto settentrionale (distinguibili dalle originali per le mostre in cemento), dalla
realizzazione di alcune tramezze ai vari piani, dal rinforzo strutturale di alcuni solai
mediante putrelle in acciaio e dal rifacimento dei pavimenti.
Il Corpo B, dal punto di vista strutturale, costituito da tre piani fuori terra più un
piano interrato con volte in muratura, è largo circa 14 m e lungo circa 13 m, con una
superficie coperta di circa 180 m² ed un volume di circa 2200 m³ (escludendo le cantine
interrate).
Ristrutturato nel 1975, è costituito da murature portanti in materiale lapideo, dello
spessore di circa 50/55 cm e da solai in laterocemento, costruiti in occasione della
ristrutturazione. Al piano terra si sviluppa un muro di spina centrale in pietrame, che
poggia sui pilastri centrali delle cantine; Tale muro sostiene, assieme ai setti perimetrali,
i solai in laterocemento del piano primo e le tramezze del corridoio mediano. In origine,
diversamente, i solai del primo e secondo piano erano a struttura lignea e le tramezze
suddette venivano sorrette mediante una struttura piuttosto artificiosa, costituita da travi
e mensoloni in legno a sbalzo, sopportate a bilancino dalla muratura di mezzo del piano
terra.
Gli interventi strutturali del 1975, ad opera dell’ing. Camillo Salvi, ‘rimediarono’ alle
problematiche di natura statica che si erano verificati negli anni precedenti (struttura
instabile e troppo elastica, con mensoloni e solai in legno alquanto deteriorati, che
avevano generato vistose fessurazioni nella muratura mediana) e intervennero anche
4
sulle strutture portanti dei piani soprastanti (secondo piano e sottotetto), mediante la
realizzazione di due travi in conglomerato cementizio armato, ad andamento
longitudinale, sottosporgenti dai solai in laterocemento del secondo piano e del
sottotetto, rispettivamente di 150 e 120 cm, e poste in corrispondenza delle tramezze dei
corridoi. Nell’occasione, queste ultime vennero raddoppiate per sottrarre alla vista la
presenza delle vistose travi in cemento, che in caso contrario sarebbero spuntate dal
soffitto.
Gli interventi degli anni Settanta, infine, non dovrebbero aver intaccato la struttura
originaria del tetto, che, quindi, dovrebbe essere ancora ordito a capriate lignee.
Da ultimo, va sottolineato come la lettura della sequenza di tali stratificazioni (che
hanno permesso l’identificazione di aggiunte e sottrazioni), serve non solo ad
approfondire la conoscenza e a capire l’importanza stessa del manufatto, ma è altresì
utile, se non indispensabile, a indirizzare le scelte progettuali, affinché non vada perduto
nessuno di quei valori documentali.
Per conseguire tali obiettivi si è proceduto, già in fase di progettazione preliminare,
ad una valutazione dei diversi apporti disciplinari, integrando lettura stratigraficomuraria ad analisi storica e valutazioni sui materiali a indagini strutturali: apporti che
hanno contribuito a fornire gli elementi di base per le successive verifiche mirate alla
riqualificazione e valorizzazione culturale del complesso architettonico.
a.2) Conservazione, vocazione e fruizione ‘culturale’ del manufatto:
gli utilizzi compatibili
Ogni intervento di restauro dovrebbe salvaguardare tutto il potenziale informativo
che la materia permette di ‘leggere’: dai processi di costruzione, a quelli di
trasformazione e d’uso, in una parola tutti i ‘vissuti’ della fabbrica, compreso - laddove
risulta possibile - le stesse tracce del degrado, che contribuiscono pur loro a delineare la
storia unica e irrepetibile di ogni manufatto architettonico.
Ma se obiettivo prioritario del progetto di restauro resta la conservazione
dell’edificio nel rispetto dei valori formali e materiali, non meno importante è il
problema del suo utilizzo e della conseguente ‘riprogettazione’ funzionale.
Per coniugare conservazione e utilizzo è necessario però che l’attribuzione di nuove
funzioni sia attentamente controllata attraverso criteri di idoneità e compatibilità, in
grado di tramandare l’identità stessa del manufatto.
Nel caso di villa Spinola e dell’annesso parco (per quanto ormai irrimediabilmente
compromesso), l’identità maturata negli ultimi tempi, con l’introduzione di attività
culturali e associative sia all’interno del Corpo B (coro musicale, scuola di musica),
che nel parco (manifestazioni musicali e teatrali estive) ha certamente messo le basi per
un percorso compatibile di utilizzo.
È quindi indubbio che qualsiasi scelta di utilizzo l’Amministrazione comunale
deciderà di compiere, essa non possa prescindere dalla spiccata vocazione culturale e
associativa che l’intero complesso architettonico è andato maturando negli ultimi anni.
E, partendo da questa spiccata vocazione del complesso architettonico, sarà possibile
verificare le diverse potenzialità di fruizione. Pensando in primis, come suggerito dalla
stessa Amministrazione comunale, ad uno spazio culturale di prestigio, da mettere in
parte a disposizione delle maggiori realtà associative (culturali, sportive, sociali,
etc.) presenti sul territorio, in parte da attrezzare a luogo per manifestazioni
musicali e culturali in genere (accoglienza gemellaggi, ospiti illustri, eventi).
5
B) OBIETTIVI E PRINCIPI GUIDA DEL PROGETTO
b.1) Descrizione generale
In assonanza con quanto sinora illustrato, obiettivo del presente progetto esecutivo,
relativo solo al Corpo A, è il restauro conservativo e funzionale di alcuni locali a piano
terra, in modo da renderli fruibili come spazi versatili per mostre, cerimonie, eventi
culturali, etc.
Gli interventi conservativi andranno condotti nel rispetto dei criteri guida del
restauro, prestando particolare attenzione ai seguenti principi disciplinari:
* assoluto rispetto dell’esistente nelle sue diverse stratificazioni, tutte ugualmente
portatrici di valore documentario;
* minimo intervento: la rimozione di elementi costitutivi il manufatto è limitata
alle sole superfetazioni (ritenute a tutti gli effetti inopportune) e alle finiture deturpanti
(relative a interventi del secondo Novecento); anche eventuali integrazioni di finiture
sono limitate allo stretto necessario, rendendo percepibili le stesse integrazioni;
* compatibilità chimico-fisica: dovrà essere posta attenzione al rispetto della
materia da trattare nelle fasi di pulitura, consolidamento e protezione, valutando il
comportamento fisico, chimico e meccanico dei prodotti utilizzati rispetto alle strutture
e materiali sui quali verranno impiegati;
* reversibilità: i materiali e le procedure descritte più sotto nei paragrafi dedicati
agli interventi di conservazione e consolidamento prevederanno - nei limiti attuabili - la
possibilità di tornare ad uno stato precedente l’intervento, senza che l’autenticità
dell’opera venga diminuita sul piano sia espressivo, che materico;
* riconoscibilità delle integrazioni e attualità espressiva nelle aggiunte:
nell’ambito delle integrazioni si sceglieranno metodologie e/o materiali atti a segnalare
diacriticamente (seppur in modo ‘discreto’) la parte integrata da quella originale, mentre
per le aggiunte ci si atterrà ad una sensibilità moderna, che riveli la contemporaneità
dell’opera, nel rispetto dei valori formali dell’esistente.
Anche per quanto riguarda l’adattamento funzionale, come per l’inserimento di
impianti tecnologici, il ricavo di servizi e quanto altro previsto, saranno rispettati i
principi guida sopra esposti.
Sulla scorta di tali premesse, mirate all’utilizzo del complesso architettonico, già
nella fase di progettazione “preliminare” si erano fissati gli obiettivi primari da
conseguire, da realizzarsi per stralci funzionali. Essi erano organizzati per risolvere in
primis l’instabilità delle strutture portanti (I° Stralcio Lavori, già eseguito) e in seconda
istanza per mettere freno al progredente degrado dei paramenti e delle partiture
decorative e per rendere agibile l’intero immobile. In quest’epoca sociale, segnata da
una profonda crisi economica, il Comune di Bussolengo sta tentando di recuperare i
fondi necessari allo scopo ed è, alla fase attuale, in grado di intervenire solo su una
porzione di immobile. Gli interventi previsti riguardano in sintesi:
1- restauro degli intonaci: mediante lievo di scialbature recenti e consolidamento degli
intonaci originali presenti sotto gli scialbi e documentati da indagine stratigrafico muraria, già
agli atti degli Enti preposti alla tutela del bene (Comune e Soprintendenza BAC). Qualora sotto
gli scialbi emergessero intonaci affrescati, si procederà con il restauro conservativo degli
stessi, informando la competente Soprintendenza del ritrovamento e concordando con questa la
metodologia più adatta alla loro conservazione e valorizzazione;
2- restauro dei soffitti originari in legno: mediante descialbatura delle tinteggiature date a
più mani in epoche recenti, pulitura delle orditure con idonei prodotti da restauro,
consolidamento e integrazione delle finiture mancanti, nonché stuccatura e ripristino pittorico
(dove necessario);
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3- interventi conservativi: riguarderanno un po’ tutte le finiture presenti (partiture
architettoniche in pietra e tufo, serramenti e infissi, ecc.), il tutto nel pieno rispetto delle
permanenze a noi giunte. In sintesi, i materiali lapidei (calcari teneri e compatti) presenti su
finestre e portali nel sottoportico verranno restaurati mediante descialbatura delle tinteggiature
incongrue, consolidamento, stuccatura, velatura cromatica e protettivo finale. I serramenti e gli
infissi, invece, verranno smontati e restaurati in laboratorio (i vetri saranno sostituiti con vetro
antinfortunistico), mentre le cornici fisse verranno trattate in loco. Si recupereranno tutti i
serramenti esistenti (presumibilmente risalenti agli anni Quaranta del Novecento);
4- integrazioni di finiture mancanti: al fine di riqualificare le finiture compromesse dal
tempo e da errati interventi manutentivi, si restaureranno le mostre delle finestre in tufo e i
portali in pietra, oltre a studiare nuove pavimentazioni in sostituzione di quelle introdotte nel
secondo Novecento in marmette di graniglia (già rimosse nel I° Stralcio);
5- posa di pavimentazioni: saranno posate nuove pavimentazioni in cotto tipo ‘fatto a
mano’ con trattamento finale in opera, nelle stanze interne del piano terra, mentre in pietra
locale bianca e/o rosata nel sottoportico (quest’ultimo se si troverà la copertura finanziaria nel
corso dei prossimi mesi), completi di idonei sottofondi;
6- adeguamento impianti tecnologici: onde rendere fruibile gli spazi esistenti, già in
occasione del I° Stralcio funzionale si erano predisposte le condutture per gli impianti
tecnologici. Ora, si doteranno gli spazi oggetto del presente progetto di elementi per il
riscaldamento e per l’illuminazione, allestendo i ‘quadri comandi’ nei locali già assegnati nel I°
Stralcio lavori. Verrà rimesso in funzione un servizio igienico a piano terra, laddove era già
presente una batteria di w.c., ma in questa occasione tale bagno sarà reso accessibile ad anziani
e disabili. Esso sarà ubicato nel volume in addossamento sul fianco Est. Per attivarlo, sarà
indispensabile dotarlo di sanitari ed impianti dedicati (conformemente a quanto richiesto dalla
L. 13/89) mediante posa di finiture antisdrucciolo, segnaletica, impiantistica, nonché previo riallaccio alla fognatura comunale.
b.2) Fattibilità dell’intervento
Pur non essendo stato possibile effettuare tutte le indagini strumentali o di laboratorio
relativamente agli aspetti strutturali e alla quantificazione e qualificazione del degrado,
va detto che, alla luce di una valutazione attenta delle problematiche esistenti, nulla
ostacola l’esecuzione degli interventi previsti in progetto. Naturalmente essendo
l’immobile in questione vincolato ai sensi del D.L. n. 490 del 29 ottobre 1999 (ex L.
1089 del 1 giugno 1939), il presente progetto esecutivo deve essere sottoposto al parere
della competente Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali di Verona, la quale
dovrà rilasciare la propria autorizzazione di merito.
Gli interventi previsti non comporteranno realizzazioni di impatto ambientale, né
modifiche paesaggistiche, né avranno alcuna incidenza sull’assetto idrogeologico della
zona: anche sotto tali aspetti nulla osta pertanto alla fattibilità dell’intervento.
Per quanto attiene l’eventuale esistenza di elementi d’interesse archeologico, va
detto che durante il I° Stralcio lavori non è emerso nessun elemento di alcun rilievo e
che nel presente stralcio non sono previsti operazioni di scavo in terreno non ancora
presi in esame.
b.3) Disponibilità di aree e immobili.
Tutta l’area e gli immobili oggetto del presente progetto (identificati catastalmente ai
mapp. nn. 237 e 238 del Foglio n. 7, Allegato A del N.C.E.U. del Comune di
Bussolengo) risultano essere di proprietà dell’Ente Comunale committente del progetto.
Nulla osta pertanto alla disponibilità degli stessi per l’esecuzione delle opere previste.
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C) VALUTAZIONE DELLO STATO DI DEGRADO DEL CORPO A
La disciplina della conservazione impone, al giorno d’oggi, che la predisposizione
delle linee progettuali di un intervento di restauro venga effettuata quando si disponga di
un “pacchetto”, il più completo e dettagliato possibile, di informazioni relative alla
conoscenza materica del manufatto da restaurare, nonché all’individuazione di cause,
meccanismi ed entità del degrado in rapporto ai fattori ambientali al contorno, ma anche
com’è ovvio, in relazione alle vicissitudini storiche subite dalla fabbrica (trasformazioni
apportate nel tempo, modifiche d’uso, alterazioni strutturali, lunghi periodi di abbandoni
o di usi impropri, ecc.).
Per dare una corretta impostazione al progetto esecutivo relativo al restauro
conservativo e di riutilizzo del Corpo A (II° Stralcio – I° parte), già in sede di progetto
definitivo sono state effettuate alcune indagini stratigrafiche sulle orditure di solaio, su
paramenti e su intonaci ad opera di restauratore specializzato, necessarie per conoscere
le stratificazioni subite nel tempo. Anche attraverso queste conoscenze si è potuto
determinare gli interventi conservativi necessari per garantire la futura conservazione e
fruizione dell’immobile in oggetto.
Per quanto attiene la valutazione dello stato di conservazione dei materiali si è
proceduto con una “diagnosi a vista”, sufficiente a delineare il quadro delle patologie
esistenti e fornire le consuete indicazioni d’intervento. È fondamentale, a questo
riguardo, sottolineare che l’intero complesso in oggetto è sempre stato abitato e, in più
occasioni, è stato oggetto di interventi ordinari di manutenzione, i quali - per quanto a
volte inopportuni - hanno in genere ritardato o ridotto il progredente degrado delle
strutture e delle finiture.
c.1) Analisi dei caratteri costruttivi, delle tecniche murarie e dei materiali del
corpo A
Apparecchiature murarie
Le differenze cronologiche relative alle varie fasi costruttive del complesso in
questione giustificano l’impiego di apparecchiature murarie diverse, ma sempre in linea
con la tradizione costruttiva locale.
Come si può rilevare dagli esterni, ove si registrano lacune negli intonaci, gli
apparecchi murari basamentali sono costituiti da ciottoli (lato est e ovest), mista a
frammenti irregolari di mattoni, probabilmente inseriti a mo’ di zeppa. Il basamento a
scarpa sul fronte nord risulta, invece, interamente realizzato con muratura in mattoni
pieni.
Si tratta, in ogni caso, di murature “povere” in relazione ai materiali, riscattate però
dalla buona strutturazione in strati orizzontali ben livellati con malta, nonché dalla
qualità della malta stessa. Le murature risultano omogenee in spessore (non “a sacco”) e
realizzate per essere intonacate.
Le malte di allettamento sono sufficientemente tenaci e non mostrano fenomeni
macroscopici di disgregazione e polverizzazione, se non nelle parti basamentali
interessate da umidità di risalita, dove si registrano anche interventi di risarcitura con
malta incongrua a base cementizia.
Strutture di coperto
La copertura a padiglione del complesso risulta costituita da una struttura composita,
la cui orditura primaria è formata da travature lignee semplici, appoggiate ai setti interni
trasversali di spina, che giungono fino al coperto nella porzione sopra le stanze.
Le travi di orditura primaria e secondaria originali risultano irregolarmente squadrate
mentre con forma squadrata quelle sostituite durante l’intervento manutentivo del 1986,
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due delle quali ulteriormente consolidate nel I° Stralcio con viti autofilettanti al
carbonio (a causa delle ampie fessure da ritiro del legno). L’orditura secondaria,
rispondente agli schemi della tradizione costruttiva locale, è costituita da arcarecci e
correntini, mentre il manto di sottocoppo risulta in pianelle di cotto.
Solai lignei
I solai risultano realizzati per lo più in struttura lignea, nella maggior parte dei casi ad
orditura composita, caratterizzata dalla presenza di travi rompitratta, anche di sezione
raddoppiata, cioè formata da due travi sovrapposte e connesse con chiodature. Le
strutture lignee sono in essenza tenera (abete) e in genere squadrate e poste a reggere un
tavolato impreziosito da cantinelle e bussole, qui e là decorate. Tutti i solai lignei sono
stati irrobustiti durante il I° Stralcio lavori con il metodo legno su legno.
Intonaci esterni
I fronti esterni risultano integralmente rivestiti da intonaci, seppur interessati qui e là
da alcune lacune e spanciamenti.
Gli intonaci, a base di calce, hanno una granulometria medio/grossa e risultano
dilavati su tutti i prospetti. Varie parti delle zone prossime al basamento, connotato dalla
presenza di una muratura a scarpa, mostrano una vistosa erosione alveolare
dell’intonaco, perché più esposto al ruscellamento e al ristagno dell’acqua piovana. Le
accennate vicende trasformative della fabbrica sono rilevabili anche sugli intonaci dei
prospetti nord, est ed ovest: è infatti evidente la differenza materica e cromatica tra gli
intonaci dei primi due piani (risalenti generalmente alla fine del XVI secolo) e quelli del
terzo piano (riconducibile alla fase di sopraelevazione della villa del XVIII secolo).
Intonaci interni
Come evidenziato nella relazione sui saggi stratigrafici agli intonaci (compiuta dal
restauratore Gianantonio Prospero e presentata in allegato al progetto definitivo del I°
Stralcio) negli intonaci esistenti negli ambienti all’interno del complesso sono presenti
poche tracce decorative. Tuttavia, gli intonaci dei primi due piani, laddove non sono stati
sostituiti da intonaci di recente realizzazione, presentano, sotto uno strato di intonaco
recente, una finitura di pregio eseguita a mezzo stucco, priva di decori con soprastante
scialbo a calce bianca, in buono stato di conservazione, coesa e limitatamente interessata da
martellinature.
Diversamente, il secondo piano, afferibile al sopralzo settecentesco, mostra, sotto
l’intonaco contemporaneo, un intonaco antico non più realizzato a mezzo stucco ma
semplicemente passato al frattazzo di legno, in un mediocre stato di conservazione, decoeso
ed interessato da martellinature.
Per maggiori dettagli si rimanda alla relazione sull’indagine stratigrafica suddetta.
Intonaci affrescati
Sia all’interno del complesso che all’esterno della torre colombaia sono ancora leggibili
alcune partiture decorative ad affresco (si veda al riguardo il resoconto delle indagini
stratigrafiche), realizzate per impreziosire la forma squadrata della torre stessa. Purtroppo le
intemperie e la mancanza di protezione hanno ridotto drasticamente la loro leggibilità, che
risulta alquanto compromessa.
Anche all’interno del salone a piano terra (oggetto del presente II° Stralcio lavori) è stata
ritrovata traccia di una decorazione a mezzo fresco, ascrivibile al tardo XVI secolo o primi
XVII e raffigurante cartigli. Tale decorazione è di difficile leggibilità, alquanto
danneggiata, nonché frammentata con intonaci di recente esecuzione.
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Soffitti e controsoffitti
I soffitti originali sono stati a lungo nascosti da controsoffitti in carmocanna o in
cartongesso. In occasione del I° Stralcio lavori questi sono stati rimossi e gli intradossi
lignei dei solai originali sono tornati in primo piano. Essi mostrano lavorazioni particolari
(quali cantinelle, regoli, controregoli e bussole) e tracce di colore originale (generalmente
verde), oltre che decorazioni (riquadri alternati tondi/quadri con rosette centrali) sul soffitto
al primo loggiato.
I controsoffitti in carmocanna, databili presumibilmente ai primi decenni del Novecento,
sono stati rimossi a piano terra e primo, mentre sono stati mantenuti al secondo piano,
perché dividono i locali abitabili dal sottotetto.
Pavimentazioni
A causa degli interventi subiti nel passato, al giorno d’oggi non rimane traccia delle
originali pavimentazioni, che presumibilmente dovevano essere in cotto.
Pertanto, durante il I° Stralcio lavori, i pavimenti di ogni piano sono stati rimossi, in
modo da compiere gli interventi necessari alla conservazione delle strutture pericolanti
dell’immobile. Essi erano realizzati (per rifacimento): a piano terra per lo più con marmette
di cemento in graniglia, ma anche con mattonelle di ceramica (zona servizi igienici) e con
battuti cementizi (nel sottoportico); ai piani superiori con mattonelle di graniglia di
cemento, o con parquet ligneo, oppure in massetto di cemento rivestito di linoleum.
Infissi di porte e finestre
Gli scuri esterni delle finestre, in parte rimossi perché insicuri (e accatastati al coperto
all’interno del corpo B), sono in legno, a doppio battente e presentano una finitura con tinte
ad olio. La tecnica realizzativa è quella della specchiatura intelaiata.
Gli infissi interni delle finestre, laddove ancora presenti, mostrano generalmente un
telaio in legno verniciato con tipologie di qualità discreta, forse risalenti agli anni Quaranta
del Novecento. Le porte interne presentano analoghe caratteristiche, fatte salve le porte
antiche che si affacciano sul vano scale. Di notevole interesse esse sono costruite con un
disegno tipico veronese a doppia specchiata, tinteggiate ad olio in colore legno.
c.2) Analisi del degrado strutturale
Va sottolineato che il I° Stralcio Lavori riguardava proprio l’eliminazione di tutti i
principali problemi strutturali del Corpo A, il quale presentava strutture pesantemente
compromesse da interventi diretti compiuti nel passato (non ultimo la trasformazione
della villa in scuola nel primo Novecento) o indiretti, come lo sbancamento del terreno a
Nord, per ricavare un campo sportivo.
Prima della campagna di interventi, il quadro fessurativo dei muri fuori terra risultava
più accentuato proprio sui setti prospicienti lo sbancamento. Qui si registrava lo
slittamento a valle delle angolate N-E e N-O del palazzo. Come si era potuto appurare,
le cause di tali dissesti erano imputabili:
- alle caratteristiche costruttive originarie di alcune parti della fabbrica,
sviluppatasi con addizioni successive su preesistenze, già di per sé sottodimensionate;
- allo sbancamento suddetto (seguito dalla realizzazione di un muro in cemento
armato a 120 cm dal basamento della villa), che aveva tolto portanza al terreno e aveva
messo in moto pericolosi cinematismi;
- all’apertura in breccia di alcune file di finestre sul prospetto Nord (realizzate
anch’esse in occasione della conversione in scuola), che aveva indebolito la struttura
muraria;
- dal sovraccarico statico che gravava su solai in legno sottodimensionati;
- alla presenza di tirantature metalliche assolutamente scariche e, spesso, spezzate.
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La debolezza degli apparecchi murari aveva poi favorito l’innesco di cinematismi
difficilmente monitorabili.
Pertanto, con il I° Stralcio si è proceduto a riportare la parte più antica e delicata di
villa Spinola (corpo A) ad accettabili livelli di sicurezza, per salvaguardare le strutture
da futuri cedimenti strutturali. In sintesi, si è proceduto mediante una serie combinata di
interventi, quali sottomurazioni nell’angolata a N-E; bonifica muraria per ridare corpo e
continuità alle murature; chiusura delle finestre aperte nel Novecento; cuciture murarie;
inserimento di tirantature e di collegamenti fra strutture orizzontali e verticali;
irrobustimento dei solai con metodo legno su legno. Il tutto senza dimenticare la
predisposizione degli impianti elettrico e termoidraulico.
Alla fase attuale, resta da fare la sigillatura superficiale delle lesioni presenti qui e là:
già bonificate al loro interno, ma ancora visibili sul paramento murario o sull’intonaco.
c.3) Analisi del degrado chimico-fisico
Murature miste in ciottoli e laterizio
Le manifestazioni alterative più evidenti – prima del compimento del I° Stralcio
lavori - erano legate all’umidità e quindi ai fenomeni di infiltrazione/penetrazione nelle
zone più soggette all’azione diretta dell’acqua piovana, come le parti basamentali del
piano terreno (qui per la presenza di umidità di risalita e per effetto dell’acqua piovana
di rimbalzo). La natura idrofila delle malte (comunque sufficientemente tenaci)
comportava, in presenza d’acqua, meccanismi di alterazione chimico-fisici tipici dei
materiali porosi, quali erosione, corrosione, polverizzazione e sgretolamento, fenomeni
dovuti in gran parte alla solubilizzazione salina e alla successiva cristallizzazione.
La presenza di una larga gronda di protezione alle murature sommitali, nonché
l’attuazione nei decenni passati di manutenzioni ha comunque preservato il tetto e la
muratura sommitale da infiltrazione e penetrazione dell’acqua piovana.
Non essendo intervenuti sugli intonaci nel I° Stralcio, a piano terra la
solubilizzazione del carbonato sta tuttora favorendo in alcuni punti l’erosione dei giunti
di malta, portando a discontinuità malta/tessitura muraria, nonché al distacco degli
intonaci, specie sui fianchi esterni Est e Ovest e a fianco del portale sul prospetto Nord.
Restando alle murature va sottolineato che a settentrione si osservano fenomeni di
attacco biologico (muffe e patine algali) con presenza anche di licheni e erosione degli
intonaci per fenomeni di ruscellamento di acque meteoriche.
Strutture lignee di copertura
L’orditura di copertura, costituita da elementi lignei di essenza tenera (abete), non
presenta fenomeni di degrado di recente formazione in virtù degli interventi del 1986.
Strutture lignee di orizzontamento
I solai, costituiti da orditure semplici o composite, non presentano estesi fenomeni di
degrado. Tuttavia l’invecchiamento fisiologico del legno in superficie (peraltro di
essenza tenera, quale l’abete), le scialbature stratificatesi negli anni, nonché vecchi
percolamenti d’acqua dai pavimenti soprastanti hanno generato una condizione di
degrado estetico indecoroso.
Va poi ricordato che nel corso del Novecento alcuni solai erano stati irrigiditi con
l’inserimento di rompitratta in IPN di acciaio (ora rimossi).
Pavimenti
Le pavimentazioni del piano terreno presentavano patologie di degrado connesse agli
effetti dell’umidità di risalita. Sono state rimosse per poter realizzare un vespaio in
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ciottoli, coperto con massetto con rete elettrosaldata, diramazioni dell’impianto
termoidraulico ed elettrico e soprastante sottofondo alleggerito. Restano quindi da
posare i nuovi pavimenti con il sottostante massetto di sottofondo.
Intonaci interni
Gli intonaci interni, a base di calce quelli antichi, a base di cemento quelli di epoca
moderna, presentano fattori di degrado estesi sostanzialmente nella parte basamentale
del corpo di fabbrica. I primi, oltre all’inevitabile presenza di depositi superficiali,
mostrano gli effetti provocati dall’umidità di risalita cui sono stati sottoposti per
decenni: patine biologiche (ormai rare), efflorescenze saline, erosione o disgregazione
più o meno estese e, soprattutto, distacco tra vari strati (rinzaffo, arriccio e intonachino).
Nei locali oggetto del presente progetto (exp. salone e sottoportico) quest’ultimo
fenomeno appare esteso sulla maggior parte della superficie intonacata.
Intonaci esterni
Anche gli intonaci esterni mostrano gli effetti prodotti dall’umidità di risalita: patine
biologiche, muschi, efflorescenze, erosioni, disgregazioni, distacchi e caduta totale nella
parte basamentale, oltre a microfessurazioni, fessurazioni e depositi superficiali.
Da non dimenticare la presenza frastagliata (specie alla base della torre e nel
sottoportico) di intonaco incongruo a base cementizia, con presenza di efflorescenze e
spanciamenti. Una parte di questo intonaco è stato asportato in occasione del I° Stralcio.
Serramenti e infissi
Gli oscuri esterni (rimossi a scopo cautelativo e conservati in un locale del corpo B)
presentano patologie di degrado legate a fattori espositivi, quali fessurazioni, venature
aperte, nonché tendenza al distacco degli strati di finitura protettiva. Da segnalare,
altresì, l’allentamento degli elementi metallici di fissaggio.
Per quanto attiene gli infissi interni (finestre e bussole d’ingresso, generalmente
databili alla metà del Novecento), si segnala l’esilità strutturale degli stessi, dovuta oltreché all’esiguo spessore degli elementi lignei - anche dalla qualità tenera del legno e
dagli effetti prodotti dall’usura. Tuttavia, il loro stato di conservazione è discreto e
necessita di interventi di restauro e/o di manutenzione (verniciatura, sostituzione vetro,
sistemazione ferramenta, etc.)
Partiture lapidee (calcari teneri o compatti)
Le cornici delle finestre e dei portalini affacciati sul porticato a piano terra
presentano patologie di degrado tipiche della pietra tenera (tufo), quali depositi
superficiali, diffusa erosione e scagliatura, nonché scialbature a calce (che in questo caso
assumono una funzione protettiva) o a base di idropittura. Più grave la situazione delle
finestre sui prospetti esterni, a causa degli effetti prodotti dalle intemperie (cicli caldofreddo, ghiaccio, vento, etc.): si notano parecchie scagliature, erosione, disgregazione, le
quali hanno già causato la perdita di parecchia materia lapidea, prevalentemente sui
davanzali e le cimase, nonché sulle spallette appoggiate sui davanzali.
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D) PROGETTO DI CONSERVAZIONE
Sulla scorta delle considerazioni sopra formulate in sede di valutazione dello stato di
degrado strutturale e chimico-fisico si individuano, qui di seguito, le principali
operazioni e le relative metodologie d’intervento da porre in essere sul Corpo A.
Tali interventi sono orientati alla conservazione dei materiali alterati e al recupero
delle finiture esistenti, laddove ancora presenti (exp. serramenti e infissi). Tutte le
operazioni indicate saranno improntate a criteri di massimo rispetto del ‘testo’
architettonico, di compatibilità, reversibilità, minimo intervento.
Va comunque sottolineato che la finalità del presente progetto resta quella di
rendere fruibili alcuni locali del piano terreno, il porticato e una zona w.c., in
modo da permetterne l’utilizzo per scopi culturali, in attesa di procedere con un
nuova e più corposa campagna di restauri alla parte rimanente del complesso.
d.1) Operazioni prioritarie di restauro dell’esistente
Le operazioni prioritarie da realizzare sono graficamente riportate sulla Tav. 4 di
progetto e sinteticamente enunciate qui di seguito:
a-
Restauro dei soffitti lignei del salone a piano terra, attraverso il seguente schema:
- operazione preliminare di fissaggio della ridipintura soprastante mediante resina
metacrilica a bassa percentuale;
- discialbo delle ridipinture presenti (aggiunte in epoche recenti) mediante mezzi
meccanici a secco (bisturi o spatoline);
- fissaggio della pellicola pittorica con resina metacrilica a bassa percentuale;
- pulitura generalizzata delle superfici lignee con la metodologia più idonea da
concordare con la DL e la competente Soprintendenza una volta accertato lo stato di
conservazione (es. acqua demineralizzata e carbonato d'ammonio e/o EDTA);
- rimozione dei depositi di sporco superficiale e di ridipinture tenaci con l'ausilio di
spugne wishab o con bisturi;
- rimozione di materiali incongrui (cementi, gessi, boiacche, etc.) mediante raschietti,
microscalpelli ad azione meccanica controllata;
- stesura di trattamento antitarlo (se e dove necessario);
- stuccatura di piccole e medie lacune con stucco da restauro ligneo;
- integrazione di cantinelle mancanti e/o fissaggio di elementi lignei instabili;
- idonea piallatura di tavolato ligneo nuovo (posto in opera, dove mancava, durante il
I° stralcio lavori) per integrarlo con l'originale circostante;
- integrazione pittorica del legno con colori ad acquarello, previo accordi con la DL e la
Soprintendenza e comunque previa esecuzione di campioni in loco.
- stesura di protettivo finale dato a pennello, da concordarsi con la DL e la competente
Soprintendenza.
Se vi sarà disponibilità economica, anche l’orditura lignea del porticato sarà oggetto di un
intervento di pulitura generalizzata mediante acqua demineralizzata e carbonato d'ammonio e/o
EDTA con l'impiego di spugne per l'eliminazione dei depositi di sporco superficiale e
ridipinture, e/o a secco per mezzo di spugne wishab per la rimozione di tracce d'intonaco
recente. In caso di necessità verrà steso anche un idoneo prodotto antitarlo (dove necessario).
b- Restauro dei paramenti murari e degli intonaci antichi nel salone, mediante il
seguente metodo:
- preconsolidamento superficiale dell'intonaco in fase di distacco mediante carta
giapponese, per poter scialbare in sicurezza;
- rimozione di scialbature date a uno o più strati su intonaci interni e/o esterni, ove tali
scialbi sono ritenuti non idonei, sino ad arrivare allo strato voluto di cui si è decisa la
conservazione previo campionature da concordare con la DL e/o la Soprintendenza. Il
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lievo si intende da compiersi con idonei mezzi meccanici non invasivi, ad azione
controllata, quali spatole, bisturi, etc.;
pulitura generalizzata della superficie muraria con l'impiego di acqua demineralizzata
e carbonato d'ammonio e/o EDTA attraverso l'impiego di spazzole morbide per
l'eliminazione dei depositi di sporco superficiale e di eventuali ridipinture ritenute
incongrue;
rimozione di materiali incongrui, quali rinzaffi di cemento, gesso, etc. mediante
l'impiego di raschietti, di scalpellini ad azione meccanica controllata;
consolidamento dell'intonaco in presenza di estesi fenomeni di distacco tra
intonachino e arriccio. L'operazione verrà effettuata mediante foratura
dell'intonachino con trapano manuale a rotazione, iniezione di prodotto fissativo e
aggregante superficiale per intonaci (es. dispersione acquosa di resina acrilica
resistente agli alcali e agli agenti atmosferici, tipo ACRYLIC AC33 produttore
Bresciani srl), addizionato a carbonato di calcio o malta da iniezione a basso peso
specifico a base di calci naturali esenti da sali efflorescibili, additivata con selezionati
inerti ed additivi modificatori delle proprietà reologiche;
stuccatura di piccole e medie lacune con pulitura delle sedi di fessurazione e delle
lacune, riempimento delle stesse con intonaco composto da sabbia e grassello di
calce, in profondità, e polvere di marmo e/o sabbia a granulometria idonea e grassello
di calce, in superficie;
reintegrazione di parti mancanti di intonaco con malta di calce idraulica della stessa
composizione delle esistenti, eseguita in leggero sottosquadro, finalizzata a realizzare
un intonaco neutro in accordo cromatico con gli intonaci esistenti, previo
campionature da concordare con la Soprintendenza.
Lo stesso schema metodologico verrà adottato anche per restaurare porzioni di intonaco
affrescato. Tuttavia maggiori accortezze verranno adottate in fase di discialbo, onde garantire
la totale conservazione della residua pellicola pittorica. Pertanto, il discialbo verrà effettuato
con idonei impacchi per ammorbidire gli strati. Inoltre, verrà effettuata una reintegrazione
pittorica finalizzata alla ricostruzione dell'istanza estetica, intesa come completamento ordinato
di qualsiasi interruzione della superficie pittorica. L’integrazione pittorica delle lacune
dell’intonaco avverrà con l'impiego di colori ad acquerello (campionati in loco) e, comunque, in
accordo con la DL e la competente Soprintendenza.
Se vi sarà disponibilità economica, anche gli intonaci del porticato saranno oggetto di un
intervento di restauro, seguendo lo stesso schema sopra riportato.
c- Restauro e consolidamento degli elementi lapidei in calcare tenero delle mostre di
finestre e portali secondo il seguente schema.
- lievo delle tassellature incongrue in cemento;
- pulitura della superficie mediante impacchi con applicazione di compresse imbevute
in ammonio carbonato al 20% e risciacquate con acqua demineralizzata;
- preconsolidamento eseguito a pennello con fissativo silossanico (tipo Estel 1000);
- stuccatura di fessurazioni e lesioni con maltina composta con calce idraulica priva di
sali e polvere di marmo o tufo, con cromia analoga all'originale;
- esecuzione di tassellature nelle parti gravemente deteriorate (se necessarie dal punto
di vista strutturale);
- velatura finale in accordo con la DL e la Soprintendenza;
- trattamento finale protettivo con prodotto silossanico steso a pennello fino a rifiuto.
All’interno delle stanze oggetto del presente progetto, verranno restaurate anche le mensole
di sostegno delle travi rimpitratta e dei dormienti, attualmente coperte da strati di scialbo, ma
plausibilmente realizzate in calcare compatto. La metodologia resta sostanzialmente la stessa,
sebbene lo stato di conservazione appaia generalmente buono e, quindi, gli interventi possano
ridursi al descialbo, alla pulitura e, forse, alla stesura di protettivo finale.
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d- Restauro di infissi interni (finestre risalenti agli anni Quaranta del Novecento)
mediante il seguente schema:
- smontaggio delle parti non fisse e trasporto al laboratorio di restauro;
- delicata carteggiatura e raschiatura delle croste di vecchie vernici;
- stuccatura e/o sostituzione delle parti danneggiate dalle intemperie e irrecuperabili;
- rimozione dello stucco che trattiene il vetro in sede (da eliminare) e inserimento di
nuovo vetro antinfortunistico o antisfondamento a doppio strato, in sostituzione dei
vetri esistenti a lastra semplice. Lo scopo è quello di dotare l’infisso di un vetro sicuro
(si infrange ma non produce schegge che possono produrre lesioni), che migliori al
contempo la trasmittanza termica (senza ricorrere ai vetro camera con intercapedine e
telaio del profilato in alluminio brunito).
- revisione della ferramenta di sostegno e chiusura;
- trattamento antiparassitario;
- mordentatura e finitura a cera o vernice (come da indicazione della D.L.);
- trasporto in cantiere e posa in opera.
Lo stesso schema (carteggiatura, stuccatura, revisione ferramenta, antitarlo, mordentatura e
finitura) verrà applicato anche nel restauro del telaio fisso, che sarà necessariamente eseguito in
loco.
Lo stesso procedimento sarà poi applicato nel restauro delle due bussole d’ingresso al salone
e dei portincini ‘alla romanina’ d’accesso al salone e all’area servizi igienici (ai quali sarà
anche cambiata la moderna serratura con cilindro esterno).
e- Restauro conservativo delle inferriate alle finestre, mediante spazzolatura con
spazzola metallica, pulitura da patine ossidate, verifica della tenuta degli elementi e trattamento
con idonei prodotti antiossidanti.
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E) PROGETTO DI VALORIZZAZIONE CULTURALE E DI ADEGUAMENTO FUNZIONALE
Nell’ambito del programma di valorizzazione del Corpo A, delineato nei capitoli
introduttivi (e, più diffusamente, nel progetto preliminare relativo a tutto il complesso
architettonico), per destinarlo a sede di istituzioni di carattere associativo e culturale, il
presente progetto mira alla messa in esercizio del piano terreno, mediante una serie
ordinata di interventi necessari allo scopo.
SALONE
f- Verranno posate nuove pavimentazioni in cotto nel salone a piano terra, complete di
sottofondo in malta di calce/cemento, perfettamente lisciato a frattazzo per permettere la
successiva posa con idoneo collante. Il pavimento sarà costituito da mattonelle in cotto naturale
(sp. 25mm, dim. 25x25 cm e 12x25 cm) con superficie fiammata o semirustica (quindi non del
tutto levigata, per conferire un ‘non eccessivo’ effetto antico), disposto in opera con fuga
minima. Le mattonelle – come nella tradizione locale - avranno tutte la stessa colorazione
(rossa o rosata, a pasta omogenea), disegno come da Tav. 5 di progetto e trattamento protettivo
finale a cera o olio di lino. Non essendo garantito l’utilizzo continuativo del salone (da parte
dell’Amministrazione comunale), va aggiunto che in prossimità degli archi murari sarà posato
un giunto di dilatazione al sottofondo e pavimento, in modo da dividere la pavimentazione in
due settori ed evitare fessurazioni per la dilatazione/contrazione dei materiali nelle varie
stagioni dell’anno. La posizione del giunto lungo una fuga del pavimento, lo rende
sostanzialmente poco visibile.
Anche nel corridoio che conduce al bagno e al (futuro) monta persone, verrà posato analogo
pavimento e - in un prossimo stralcio lavori - verrà posato lo stesso pavimento anche nelle altre
stanze del piano terra. per questo motivo la Tav. 5 mostra il disegno dei pavimenti anche nelle
stanze non oggetto del presente stralcio esecutivo.
g- Saranno posti in opera sei nuovi corpi illuminanti nel salone, a plafoniera, distribuiti
sulle pareti perimetrali (cfr Tavv. 5-6 di progetto), in modo da diffondere la luce in maniera
omogenea in tutto il volume del salone. Il corpo illuminante prescelto ha un design molto
semplice (tipo plafoniera 'Mesmeri' marca 'Artemide'), è in pressofusione di alluminio,
verniciato bianco per restare invisibile sull’intonaco originale biancastro, è a luce indiretta (con
lampada alogena da 300 W distanziata dalla parete muraria), ma è in grado di diffondere luce
sia frontalmente che superiormente. La sua forma sinuosa e minimale non copre i paramenti
retrostanti restaurati. senza coprire parti significative di intonaco restaurato. La posa di tre corpi
illuminanti per ognuno dei due settori del salone garantisce un buon livello di illuminazione. Il
cavetto di alimentazione sarà portato al reattore (integrato nel corpo illuminante) con un
tubicino in metallo laccato con vernice bianca satinata (in analogia agli intonaci), senza creare
scassi murari. La lampada sarà fissata, diversamente, alla muratura con due tappi ad espansione
+ vite.
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Mesmeri di Artemide (versione alogena)
In merito alla distruzione dell’energia elettrica nel salone, va precisato che alla base delle
pareti interne Est ed Ovest, correrà una canalina battiscopa attrezzata con due scatole (per lato)
dotate di prese multiple e interruttori. La dotazione è minima ma sufficiente per la destinazione
d’uso indicata.
h- Sarà completato l’impianto di riscaldamento mediante la posa di quattro
termoconvettori (caldo/freddo) collegati ad una caldaia murale a condensazione posta nella
Centrale Termica. In questa fase si attiverà soltanto la funzione riscaldamento, rimandando il
completamento dell’impianto di climatizzazione, per ora non indispensabile. Nel momento in
cui si metteranno in esercizio anche le altre stanze della villa, si completerà l’impianto di
raffrescamento e si procederà a rimettere in funzione la caldaia esistente nella C.T., ancora
attiva ed efficiente ma troppo potente e dispendiosa per l’uso attuale.
i- Le asole tecniche ricavate laddove erano presenti finestre aperte negli anni Quaranta
(per adattare i locali ad aule scolastiche), saranno mascherate con pannellature lisce in legno
multistrato e verniciato in analogia agli intonaci circostanti. Tali riquadrature saranno composte
da due pannelli (uno fisso ed uno asportabile per permettere l’ispezione degli impianti) avvitati
su un telaio in legno, fissato con 4 tappi ad espansione sulla muratura sottostante (ovvero sugli
sguinci delle finestre aperte nel Novecento). Dettagli di progetto sulla Tav. 6.
PORTICATO
j- Non appena vi sarà la copertura economica, anche nel sottoportico a piano terra sarà
posata una nuova pavimentazione in pietra, con mattonelle in pietra della Lessinia
bianco/rosate, di spessore 6/8 cm e massetto di sottofondo provvisto di rete elettrosaldata, in
modo da garantire tenuta in caso di carichi elevati. La pietra avrà lavorazione superficiale
graffiata a mano o bocciardata, in modo da essere antiscivolo e non eccessivamente grezza. Il
disegno di progetto è riportato alla Tav. 5 e sarà eseguito con mattonelle di dimensioni 50x50
cm e 100x100cm. La rampa inclinata - trattandosi di elemento ‘aggiunto’ per il superamento di
un dislivello - sarà pavimentata con le stesse mattonelle in pietra (largh. 50 cm), posate non
sulla base di un disegno, ma a correre.
k- Saranno riposizionate le lanterne in ferro e vetro, rimosse per poter compiere il primo
stralcio lavori.
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Le lanterne del porticato prima della rimozione provvisoria
CORRIDOIO E SERVIZIO IGIENICO
l- Verrà completato il servizio igienico per anziani/disabili a piano terra nel corpo in
addossamento ad Est e il corridoio di accesso dal porticato.
Saranno posati nuovi pavimenti e rivestimenti. Per quanto concerne il bagno, il materiale da
porre in opera sarà conforme a quanto previsto dal DPR 24/07/1996 n.503 relativo
all'abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici, quindi gres o maiolica di
primissima qualità con superficie antisdrucciolevole e lavabile con facilità. La colorazione sarà
chiara (avorio), in modo da creare un ambiente il più possibile luminoso. Anche nel bagno sarà
curata l’illuminazione, mediante l’installazione di plafoniere a soffitto e a parete integrata allo
specchio. I serramenti delle finestre del corpo novecentesco, in addossamento, verranno
sostituiti con nuovi serramenti in legno. Il bagno sarà dotato di sanitari ‘dedicati’, cioè tazza wc
e lavabo a norma disabile e relativi maniglioni verticali e orizzontali, come prescritto per legge.
I sanitari saranno collegati nuovamente alla rete fognaria comunale, essendo stati scollegati in
occasione del I° Stralcio lavori. Il collegamento sarà fatto ai piedi del corpo addossato, laddove
arrivano le condotte fognarie.
Per quanto concerne il corridoio, anche qui sarà posato un pavimento in cotto, in analogia a
quello delle sale del piano terra. L’illuminazione prevede la posa di un corpo illuminante a
parete. La metodologia d’intervento è la stessa descritta per il salone, ma, in questo caso, le
pareti laterali sono in laterizio di origine recente, ricoperte con intonaci comuni. Gli intonaci
del corridoio saranno sistemati (levando la colla delle mattonelle precedentemente rimosse) e il
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soffitto mascherato con un semplice controsoffitto in cartongesso con superficie piana e giunti
stuccati. In fondo al corridoio, la tromba dell’ascensore sarà chiusa provvisoriamente con una
parete in cartongesso, in modo da evitare danni a persone o cose, correnti d’aria, etc. Tale
parete verrà rimossa quando sarà installato il monta persone. Le pareti e i soffitti di questa zona
saranno tinteggiati con colori chiari: bianco per il soffitto e avorio per le pareti.
LOCALE CALDAIA
m- Sarà rivisto anche l’intonaco cementizio del locale caldaia. Applicato su una struttura
muraria in cemento armato contro terra (esterna alla villa, sebbene tangente al corpo B), allo
stato attuale esso risulta fortemente disgregato, umido e colmo di efflorescenze saline (fa
eccezione il soffitto). Tutto questo locale, pertanto, necessiterebbe di un intervento di bonifica
radicale dall’umidità, mediante posa di guaina impermeabilizzante sui paramenti esterni,
drenaggio, asciugatura dei muri e stesura di nuovo intonaco macroporoso all’interno. Non
essendo possibile – per ora - tutto ciò, si procederà con il lievo dell’intonaco interno (di circa 2
cm) fino alla muratura in c.a. sottostante, seguito dalla stesura di un nuovo intonaco
deumidificante e traspirante (sp. 3 cm) realizzato con malta a base di calce idraulica, composto
da uno strato di aggrappaggio ad elevata alcalinità e da un ulteriore strato costituita da struttura
cellulare di macropori collegata da una rete di micropori, con funzione traspirante e idrofuga.
Scorcio della centrale termica
il progettista
Arch. Massimo Donisi
Arch. MASSIMO DONISI
p,zza Vittorio Emanuele II, 9 - 37015 S. Ambrogio di Valpolicella (VR)
tel./fax 045. 6888394 - cell. 347.7877347 - [email protected] - [email protected]
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COPIA
Architetto
GIANANTONIO PROSPERO
Operatore nella conservazione
INDAGINE STRATIGRAFICA ESEGUITA SUGLI INTONACI INTERNI
DI VILLA SPINOLA
BUSSOLENGO –VERONA
Il nucleo centrale della villa, ascrivibile all’ epoca cinquecentesca , è stato realizzato mediante
l’applicazione di due ordini di arcate sovrapposte; probabilmente venne costruito addossato una
bassa colombaia quattrocentesca già esistente, in seguito rialzata (nel tardo Seicento) per adeguarsi
al contemporaneo rialzamento dell’edificio e per permettere la realizzazione della terza loggia.
Alla sinistra del porticato si raccorda il corpo rustico della foresteria in cui sono visibili diverse
manomissioni interne; tra queste alcuni adeguamenti realizzati durante gli anni settanta del
novecento ne hanno completamente alterato la distribuzione interna e la sostituzione dei solai lignei
con strutture in laterocemento .
Citiamo inoltre il rifacimento di tutti gli intonaci realizzati con l’ utilizzo di malta bastarda.
Una targa sotto il portico di collegamento con il giardino posteriore ricorda l’ospitalità offerta a
Margherita d’Austria nel 1598, in occasione della sua forzata sosta per quarantena.
Piano terra
L’indagine stratigrafica effettuata sugli intonaci interni al piano terra ha evidenziato la presenza
nella zona del porticato di un intonaco antico probabilmente coevo alla costruzione della fabbrica.
Su tale finitura, eseguita con sabbia a media granulometria, si rileva una scialbature bianca a base di
calce e un soprastante intonachino, anch’esso a base di calce di recente esecuzione
(rif. fot n°6 / 17).
In ulteriori saggi si è riscontrata la presenza (frammentata con intonaci di recente esecuzione) di
una decorazione a mezzo affresco, fortemente danneggiato e di difficile leggibilità, raffigurante dei
cartigli e ascrivibile al tardo Cinquecento o ai primi anni del secolo successivo (rif. fot. n°18 / 20).
L’indagine eseguita sul soffitto ha evidenziato la presenza di un solaio ligneo cassettonato con
soprastante scialbo di calce grigia, coevo alla realizzazione della fabbrica.
Nella torre colombaia, mancante di un setto murario di chiusura (demolito negli anni trenta del
secolo scorso per eseguire un volume esterno adibito a bagni) si sono rilevati intonaci recenti.
Piano primo
La scala di accesso al primo piano è ornata da campiture e riquadrature sovrapporta eseguite con un
intonaco lisciato a mezzo stucco e colori a base di calce e terra giallo Siena.
La realizzazione in chiaroscuro delle partiture architettoniche risultano attualmente appiattite da
coloriture di manutenzione realizzate a tempera sintetica bianca (rif. fot. n°22 /24).
Di notevole interesse le porte antiche ancora presenti, costruite con un disegno tipico veronese a
doppia specchiata, tinteggiate ad olio in colore legno.
Dalla indagine attuata è emersa la coloritura sottostante costituita da una laccatura a tempera verde
(rif.fot.n°25).
Ulteriori saggi effettuati nella loggia e nelle stanze limitrofe hanno evidenziato la presenza costante
(al di sotto di un intonachino di recente esecuzione tinteggiato con coloriture sintetiche) di una
finitura di pregio eseguita a mezzo stucco ,privo di decori , con soprastante scialbo a calce bianca.
Tale intonaco risulta in buono stato di conservazione, coeso e limitatamente interessato da
martellinature (rif. fot. n°26 /43)
Indagini sono state eseguite sui soffitti, attualmente nascosti da pannelli in cartongesso; al di sotto di
questi è emerso un solaio ligneo a cassettoni scialbati con tempere a calce (rif. fot. n°41 bis /44).
Anche a questo piano gli intonaci della torre (rif. fot. n°32/34) risultano non coevi alla struttura ma
probabilmente ascrivibili al tardo Ottocento.
I sondaggi eseguiti nel lato foresteria hanno confermato la presenza di intonaci di recente
esecuzione (realizzati nell’ultimo intervento risalente agli anni Settanta rif. fot. n°66 /68).
Piano secondo
L’intero piano, come descritto precedentemente , è stato eseguito probabilmente nel Settecento.
Sono emerse differenti qualità esecutive degli intonaci antichi non più realizzati a mezzo stucco ma
semplicemente passati al frattazzo di legno.
Le indagini conoscitive hanno evidenziato la presenza, al di sotto di un livello di intonaco di recente
esecuzione con soprastanti coloriture di manutenzione, di una finitura ascrivibile al tardo Settecento
con superiori scialbi di calce privi di decori (rif. fot. n°45 /62).
Tale intonaco risulta in un mediocre
stato di conservazione, decoeso ed interessato da
martellinature.
I sondaggi eseguiti nel lato della foresteria hanno confermato la presenza di intonaci di recente
esecuzione eseguiti in malta bastarda (rif. fot. n°63 /65).
Il restauratore
Verona 20/02/2007
Studio V.Pietrone3a Verona Tel 045596070 cell.3407266032