Relazione quadro conoscitivo rapporto strategico
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Relazione quadro conoscitivo rapporto strategico
COMUNE DI MADONE P.G.T. DOCUMENTO DI PIANO RELAZIONE QUADRO CONOSCITIVO RAPPORTO STRATEGICO ALLEGATO A ARCHIVIO DATA SCALA FOGLIO febbraio 2008 MARCO BAGGI URBANISTA PIANIFICATORE TERRITORIALE - COORDINATORE RAFFAELLA GALIZZI ARCHITETTO PAOLO PELLICIOLI ARCHITETTO - STUDIO GERUNDO ALBERTO MAZZA SALUZZO AGRONOMO - STUDIO GERUNDO LARA ZANCHI ARCHITETTO - STUDIO GERUNDO Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO INDICE 1 Premessa 1.1 La nuova Legge Regionale: elementi innovativi 1.1.1 2 3 La nuova organizzazione del Piano 3 3 1.1.1.1 Documento di piano 4 1.1.1.2 Piano dei servizi 5 1.1.1.3 Piano delle regole 5 1.1.1.4 I Piani attuativi 6 1.1.2 La Valutazione Ambientale Strategica 6 1.1.3 Il Sistema Informativo Territoriale 6 1.1.4 Il ruolo delle aree agricole 7 Madone oggi 2.1 I processi storici 2.1.1 Breve storia di Madone 2.1.2 Evoluzione urbana 2.2 Il quadro conoscitivo di riferimento 2.2.1 Sistema delle relazioni sovracomunali 9 9 9 10 12 12 2.2.1.1 Il sistema delle infrastrutture 13 2.2.1.2 Il sistema del verde 15 2.2.2 Le disposizioni urbanistiche vigenti nei Comuni contermini 21 2.2.3 Agenda 21 locale 21 2.2.3.1 Il forum di Agenda 21 di Madone 22 2.2.3.2 Considerazioni sul contesto territoriale dell’area di A21 23 2.2.3.3 Lo stato dell’ambiente 25 2.3 Uso funzionale del suolo 2.3.1 Sistema degli spazi aperti 27 28 2.3.1.1 Quadro idrologico e geomorfologico 29 2.3.1.2 Le aree agricole 31 2.3.1.3 Le aree a vegetazione seminaturale 51 2.3.2 Sistema urbano 55 2.3.2.1 Il centro storico 56 2.3.2.2 Le aree residenziali 56 2.3.2.3 Le aree commerciali e industriali 56 2.3.2.4 Le aree dei servizi e delle attrezzature pubbliche 56 2.3.2.5 I beni architettonici 56 2.3.3 Sistema delle infrastrutture 60 2.3.4 Sistema dei servizi 62 2.3.5 Sistema sociale 62 2.3.6 Sistema economico 62 1 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 2.4 Quadro programmatico sovracomunale 2.4.1 Il PTR 63 2.4.2 Il PTPR 63 2.4.3 Il PTCP 64 2.4.3.1 Compatibilità degli interventi di trasformazione del territorio 64 2.4.3.2 Il quadro strategico 67 Disposizioni del PRG vigente 73 2.4.4 2.4.4.1 2.4.5 3 Insediamenti previsti da PRG vigente Vincoli sovracomunali vigenti Il Piano Paesistico 2 74 74 76 3.1 Premessa 76 3.2 Il paesaggio 76 3.3 Il quadro legislativo di riferimento 78 3.4 Il Piano Paesistico per Madone 79 3.4.1 Carta della semiologia antropica e del verde sinantropico 4. 63 79 3.4.2 Carta della visualità 79 3.4.3 Carta degli elementi simbolici 80 3.4.4 Valutazione della sensibilità paesistica dei luoghi 80 3.4.5 Indicazioni per la gestione e la tutela dei luoghi 80 Il Rapporto Strategico 83- 121 1 Premessa 1.1 La nuova Legge Regionale: elementi innovativi La Legge Regionale n. 12/2005, “Legge per il Governo del Territorio”, ha rinnovato l’ordinaria prassi sia progettuale che gestionale della pianificazione urbanistica per i Comuni Lombardi. La legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 ha modificato il Titolo V della Costituzione; tali modifiche hanno riconosciuto formalmente il principio della sussidiarietà verticale, affermando che: “le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città Metropolitane, Regione e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza. La legge regionale n. 12 recepisce questo principio e attribuisce ai Comuni la massima potestà decisionale in merito al governo del proprio territorio, demandando alle Province il ruolo di coordinamento, attraverso il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Lo schema precedente deriva direttamente dalla legge nazionale n. 1150 del 1942, adattata allo scenario regionale lombardo con la l.r. n. 51 del 1975. Queste leggi urbanistiche, definite di prima generazione erano impostate dal rapporto gerarchico tra lo Stato centrale, le Regioni ed i Comuni; il Piano nasceva dopo un iter formativo lungo, tale da essere già vecchio all’atto dell’approvazione, e la pianificazione, caratterizzata da previsioni rigide, veniva concepito nello stretto ambito dei palazzi comunali, escludendo completamento i cittadini dalla fase preliminare di formazione dello strumento urbanistico. Con la legge n.241 del 1990, si introduce la negoziabilità dell’atto amministrativo e crea i presupposti per la nascita dell’urbanistica negoziata, elemento fondamentale per le leggi di “seconda generazione”, come la legge regionale n. 9 del 1999: con questa legge si attua il principio secondo cui l’interesse pubblico può essere perseguito anche dai privati, introducendo i Programmi Integrati d’Intervento. Le leggi di seconda generazione si caratterizzano anche per una valutazione degli standard urbanistici non più solo dal punto di vista quantitativo, ma anche dal punto di vista qualitativo. Da questa novità concettuale tra origine il Piano dei Servizi introdotto dalla legge regionale n.1 del 2001 e ripreso interamente dalla legge 12/2005. La consapevolezza della difficoltà di gestione del territorio attraverso lo strumento del Piano Regolatore ha portato alla definizione di una nuova tipologia di leggi urbanistiche, cosiddette di “terza generazione”, che si connotano per: il passaggio dal PRG, atto unico e rigido, ad uno strumento composto da un documento strategico contenente le volontà dell’Amministrazione e da un documento operativo, che traduce le strategie; la valutazione dello standard urbanistico sempre più sulla base qualitativa che non quantitativa; L’esercizio della funzione amministrativa su un piano negoziale anziché autoritario; l’introduzione dei concetti di perequazione e di compensazione, che ridefiniscono il rapporto tra i diritti concessi alle proprietà delle aree e l’istituto dei vincoli che gravano sulle aree stesse. Un elemento di forte innovazione introdotto dal passaggio dal PRG al Piano di Governo del Territorio è il carattere delle previsioni inserite nel documento strategico, le quali non producono la conformazione della proprietà: in questo modo le previsioni hanno una forza notevolmente inferiore e gli effetti sulle proprietà sono demandati ai documenti operativi che le traducono in azioni amministrative. 1.1.1 La nuova organizzazione del Piano L’articolo 6 della l.r. 12/2005 individua come strumenti di pianificazione comunale: • • • il Piano di Governo del Territorio, i Piani Attuativi gli atti di programmazione negoziata con valenza territoriale. Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Il Piano di Governo del Territorio si compone, ai sensi dell’art. 7 della medesima legge, di tre atti distinti ed autonomi: • • • il Documento di Piano, il Piano dei Servizi il Piano delle Regole. 1.1.1.1 Documento di piano Il Documento di Piano svolge una sintesi delle criticità, delle potenzialità e delle opportunità e determina gli obiettivi strategici per il territorio, gli obiettivi quantitativi di sviluppo complessivo e le indicazioni per le politiche relative alla residenza, alle attività produttive ed ai servizi, articolandoli in obiettivi strategici e regole, direttive ed indirizzi per la realizzazione degli obiettivi. Il Documento di Piano individua gli obiettivi di sviluppo, miglioramento e trasformazione che hanno valore strategico a livello territoriale: sulla base essi definisce gli obiettivi quantitativi di sviluppo complessivi del PGT. Facendo riferimento agli stessi obiettivi strategici e quantitativi, detta inoltre le regole e le direttive che devono guidare i Piani Attuativi previsti nelle aree di trasformazione, il Piano dei Servizi, il Piano delle Regole e i vari piani di settore e specialistici che sono previsti per una corretta gestione del sistema urbano. Gli obiettivi strategici individuati, come risulta in più punti evidente nelle disposizioni della legge regionale 12/05, devono essere sottoposti ad una serie di valutazioni che ne dimostrino la sostenibilità. In particolare quelli relativi alla politica territoriale vanno valutati sulla base della sostenibilità ambientale ed alla coerenza con le previsioni a livello sovracomunale con efficacia prevalente. Non si tratta quindi solamente, secondo le disposizioni della legge, di una pura registrazione delle indicazioni che derivano dalla programmazione e dalla pianificazione di area vasta, ma di una valutazione di tipo dialettico che indichi le modalità di recepimento delle previsioni prevalenti contenute nei piani di livello sovracomunale e che può contenere anche formulazione di specifiche politiche e previsioni di interesse comunale di cui si propone l’inserimento nello strumento di area vasta. Risulta quindi evidente che gli obiettivi finali che emergono dal Documento di Piano, tengono conto, in forza di quanto appena detto, delle possibili criticità e delle necessarie correlazioni per garantire la sostenibilità degli interventi, in aderenza anche a quanto emerso dalla V.A.S., rispetto a cui il Documento di Piano si rapporta puntualmente. Nella sequenza logica utilizzata per la redazione del PGT infatti l’individuazione delle aree di trasformazione è successiva all’analisi delle criticità; ed all’interno delle aree di trasformazione, l’individuazione degli Ambiti strategici è una risposta operativa alle criticità emerse. Ne consegue con evidenza che sono proprio gli Ambiti strategici quelli sulla cui realizzazione l’Amministrazione punta per ottenere il massimo risultato di efficacia del PGT, attribuendo loro priorità, risorse ed incentivi. Oltre agli obiettivi strategici ed ai criteri di valutazione della sostenibilità degli obiettivi il Documento di Piano definisce anche, come si accennava in precedenza, le regole, le direttive e gli indirizzi che devono essere sviluppati dal Piano dei Servizi, dal Piano delle Regole e dagli strumenti attuativi che saranno previsti nelle aree di trasformazione. Il Documento di Piano definisce inoltre i criteri per la perequazione, la compensazione e l’ incentivazione, quali strumenti per l’ottenimento degli obiettivi individuati e per la realizzazione delle politiche definite attraverso direttive ed indirizzi. E’ quindi evidente che la caratteristica fondamentale del Documento di Piano sia quella di possedere sia una dimensione strategica, definendo uno scenario complessivo del territorio comunale e del suo sviluppo ed una dimensione operativa contraddistinta dalla determinazione degli obiettivi specifici da attivare e dall’individuazione degli ambiti soggetti a trasformazione. Secondo le indicazioni fornite dal d.g.r. 29 dicembre 2006, n. 1681, Modalità per la pianificazione comunale, il Documento di Piano definisce: • 4 il Quadro conoscitivo e orientativo che considera: o indagine sul sistema socio-economico locale Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO o o o indicazioni degli atti di programmazione emanati da Enti sovracomunali, di altri soggetti che hanno influenza diretta sulla pianificazione e degli strumenti di programmazione settoriale vincoli amministrativi istanze e proposte provenienti dai cittadini • il quadro conoscitivo del territorio comunale come risultante delle trasformazioni avvenute nel: o sistema delle infrastrutture e della mobilità o sistema urbano o sistema agricolo o aree e beni di particolare rilevanza • l’assetto geologico, idrogeologico e sismico I dati raccolti nella fase ricognitiva concorrono alla definizione degli obiettivi di sviluppo, miglioramento e conservazione a valenza strategica per la politica territoriale del Comune. Le determinazioni di Piano Si passa così alla fase di definizione della proposta di pianificazione che mette in evidenza: • • • • • • gli obiettivi quantitativi di sviluppo del PGT la determinazione delle politiche d’intervento per i diversi sistemi funzionali la dimostrazione della compatibilità delle politiche d’intervento individuate con le risorse economiche attivabili dall’Amministrazione comunale individuazione degli ambiti di trasformazione le modalità di recepimento delle eventuali previsioni prevalenti nei piani di livello sovracomunale eventuali criteri di compensazione, di perequazione e di incentivazione. 1.1.1.2 Piano dei servizi Strumento già introdotto dalla l.r. n. 1/2001 si pone quale obiettivo preminente quello di garantire una dotazione di aree per attrezzature pubbliche e d’interesse pubblico sufficiente a soddisfare le reali esigenze della comunità; la l.r. n. 12/2005 sposta l’attenzione più sui servizi forniti che sulla quantità di aree destinate a standard. Il Piano dei Servizi, basandosi sul quadro conoscitivo e orientativo del territorio comunale definito dal Documenti di Piano deve: • • • • • inquadrare il Comune nel contesto territoriale che rappresenta l’ambito di riferimento per la fruizione dei servizi formulare l’inventario dei servizi presenti nel territorio determinare lo stato dei bisogni e della domanda di servizi confrontare l’offerta e la domanda di servizi per definire una diagnosi dello stato dei servizi ed individuare eventuali carenze determinare le priorità d’azione La quantificazione dell’offerta deve fare riferimento alla popolazione stabilmente residente nell’ambito comunale a cui vanno sommate la popolazione di nuovo insediamento prefigurata dagli obiettivi di sviluppo del Documento di Piano e la popolazione gravante nel territorio comunale per motivi di lavoro, di studio, di turismo o come utenza di servizi sovracomunali. 1.1.1.3 Piano delle regole Si connota come lo strumento di controllo della qualità urbana e territoriale: esso considera e disciplina, cartograficamente e con norme, l’intero territorio comunale. Il Piano delle Regole concorre al perseguimento degli obiettivi dichiarati nel Documento di Piano per un coerente disegno di pianificazione sotto l’aspetto insediativi, tipologico e morfologico e per un miglioramento della qualità paesaggistica delle diverse parti del territorio urbano e extraurbano. 5 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Il Piano delle regole: • • • • • • recepisce i contenuti prescrittivi sovraordinati individua gli ambiti e le aree da assoggettare a specifica disciplina disciplina gli interventi all’interno del tessuto urbano consolidato identifica e disciplina le aree destinate all’attività agricola recepisce le prescrizioni paesaggistiche cogenti e immediatamente prevalenti e si conforma agli indirizzi, agli obiettivi di qualità paesaggistica e ai parametri dettati dalla pianificazione sovraordinata individua le aree non soggette a trasformazione urbanistica 1.1.1.4 I Piani attuativi Le trasformazioni territoriali e gli sviluppi insediativi previsti dal Documento di Piano trovano attuazione mediante i Piani Attuativi Comunale, ai quali viene demandata la definizione dei relativi indici urbanistici necessari. La legge 12 ammette l’utilizzo di tutti gli strumenti attuativi contemplati dalla legislazione statale e regionale (piani di lottizzazione, piani di recupero, piani particolareggiati, etc.). Per la presentazione del piano attuativo è sufficiente il concorso dei proprietari degli immobili interessati rappresentanti la maggioranza assoluta del valore di detti immobili in base all’imponibile catastale risultante al momento della presentazione del piano. Le previsioni contenute nei piani attuativi e loro varianti hanno carattere vincolante e producono effetti diretti sul regime giuridico dei suoli. 1.1.2 La Valutazione Ambientale Strategica L’art. 4 della legge per il governo del territorio precisa che, in attuazione della direttiva comunitaria 2001/42/CE, il Documento di Piano, in quanto atto che definisce gli obiettivi strategici e le politiche di sviluppo del territorio comunale, sia sottoposto a Valutazione Ambientale (VAS) con la finalità di promuovere lo sviluppo sostenibile ed assicurare un elevato livello di protezione ambientale, che tenga conto della caratterizzazione paesaggistica dei luoghi. Lo scopo della VAS è riconducibile alla valutazione delle ricadute che le scelte urbanistiche compiute dalle Amministrazioni Comunali nella redazioni dei Piani provocano potenzialmente sull’ambiente. In questo senso è necessario che il processo di valutazione della sostenibilità si vada ad integrare al processo pianificatorio fin dal suo inizio. Per questo è necessario che la VAS venga redatta parallelamente al Documento di Piano. Queste in sintesi i principali passaggi del processo di formazione della VAS: • • • • • Avvio del procedimento: assicurare trasparenza delle procedure e legittimazione delle scelte di Piano Impostazione: il processo di Valutazione Ambientale contribuisce all’elaborazione del quadro ricognitivo e conoscitivo assicurando l’integrazione della dimensione ambientale al quadro di riferimento. Elaborazione: la Valutazione ambientale, in fase di definizione degli obiettivi di sviluppo e le politiche d’intervento, assicura che questi vengano declinati mediante l’individuazione ed il confronto tra ragionevoli alternative al fine di determinare la stima degli effetti ambientali di ciascuna di esse. In questa fase deve essere progettato il sistema di monitoraggio, elemento fondamentale di valutazione nel tempo degli effetti sul territorio derivati dall’attuazione delle politiche e delle azioni esplicitate dal Documento di Piano. La descrizione degli indicatori ambientali di riferimento e del sistema di monitoraggio previsto è affidata al Rapporto Ambientale, elaborato in sintonia con quanto previsto nell’Allegato I della Direttiva 2001/42/CE. Adozione e approvazione del PGT: attività consultiva e di valutazione di Documento di Piano e Rapporto Ambientale da parte di cittadini ed Enti competenti, che porta alla redazione della Dichiarazione di Sintesi Attuazione e gestione: attività di monitoraggio 1.1.3 Il Sistema Informativo Territoriale Con d.g.r. 22 dicembre 2005 n. 1562 è stato approvato un documento inerente lo sviluppo del Sistema Informativo Territoriale integrato previsto dall’art. 3 della l.r. 12/2005. Tale documento individua le modalità organizzative e gli standard di riferimento da utilizzare per la raccolta e la 6 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO condivisione di tutte le informazioni territoriali utilizzate dagli Enti che concorrono al governo del territorio. L’obiettivo del SIT integrato è quello di permettere l’accesso al patrimonio delle informazioni territoriali e ai servizi associati da parte di tutti i soggetti interessati. Il ruolo del Sistema Informativo Territoriale regionale sarà quello di costituire lo strumento con il quale tutti i soggetti che partecipano alla sua realizzazione condivideranno i propri dati territoriali in forma digitale, mantenendoli aggiornati e congruenti, in modo che tutti possano elaborarli ed utilizzarli secondo le proprie esigenze. I principi guida sono quelli dichiarati nella proposta di direttiva INSPIRE e si possono così riassumere: • • • • • • • • i dati vanno raccolti una sola volta e gestiti laddove ciò può essere fatto in maniera più efficiente; deve essere possibile combinare i dati provenienti da differenti fonti e condividerli tra più utenti ed applicazioni; deve essere possibile la condivisione di informazioni raccolte a differenti livelli; l’informazione geografica e territoriale necessaria per il buon governo deve esistere ed essere ampiamente accessibile; deve essere facile individuare quale informazione geografica è disponibile, valutare l’utilità per i propri scopi e le condizioni secondo cui è possibile ottenerla ed usarla; i dati geografici devono essere facili da comprendere ed interpretare in maniera userfriendly tramite tools di visualizzazione. A livello regionale, altri fattori spingono nella direzione della costruzione di un SIT integrato: la necessità di costruire una base di riferimento geografica comune, nonché di dotarsi di strumenti per la gestione dell’informazione condivisa a supporto della programmazione e pianificazione territoriale; la razionalizzazione dei processi di raccolta, aggiornamento e diffusione dei dati territoriali, anche al fine di ottimizzare l’uso delle risorse e degli investimenti da parte dei diversi enti/soggetti. Alla base del processo di carattere organizzativo e tecnologico per la realizzazione del SIT integrato, si dovranno definire modalità concertate di condivisione ed aggiornamento dei dati e “modelli” condivisi dei dati e loro adeguata descrizione (metadato), utile per reperire le informazioni di interesse per le differenti utenze ed applicazioni. Lo sviluppo del SIT integrato si configura, quindi, come un’evoluzione dell’attuale sistema informativo territoriale regionale, dei sistemi informativi territoriali provinciali, comunali e di altri enti, in un’ottica di cooperazione. Attualmente il sistema informativo territoriale regionale ha sviluppato un’organizzazione tecnica ed un patrimonio informativo ricco, fruibile da tutti i soggetti della Pubblica Amministrazione lombarda e messo a disposizione dell’utenza allargata. Il sistema informativo territoriale regionale sta già operando nella direzione di integrare banche dati, applicazioni e servizi nell’ambito dell’organizzazione di Regione Lombardia ed intende ora lavorare congiuntamente agli Enti Locali per perseguire una miglior efficienza ed efficacia. Per trattare in modo specifico le problematiche di modellazione dei dati in un’ottica condivisa, su alcuni temi specifici (ad esempio idrografia, viabilità, reti energetiche, aree protette…), sono già operativi numerosi accordi e gruppi di lavoro che coinvolgono soggetti interni ed esterni all’amministrazione regionale, sia pubblici che privati. 1.1.4 Il ruolo delle aree agricole L’art. 15, comma 4 della l.r. 12/2005 stabilisce che il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale definisca “gli ambiti destinati all’attività agricola analizzando le caratteristiche, le risorse naturali e le funzioni e dettando i criteri e le modalità per individuare a scala comunale le aree agricole, nonché specifiche norme di valorizzazione, di uso e di tutela”. Le aree agricole quindi, all’interno del PGT, sono individuate, d’intesa con la Provincia, considerando il valore agroforestale dei suoli e i caratteri fisiografici, paesaggistici ed ambientali che connotano il territorio. 7 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO L’individuazione delle aree agricole deve essere orientata a: • • • • • • • 8 preservare prioritariamente i suoli a più elevato valore agroforestale favorire la contiguità e la continuità intercomunale dei sistemi agroforestali, anche in relazione alla costituzione o al mantenimento della rete dei corridoi ecologici provinciali evitare processi di ulteriore frammentazione dello spazio rurale concorrere ad incrementare la compattezza complessiva del tessuto urbano soprattutto in quei contesti caratterizzati da una forte dispersione delle superfici urbanizzate privilegiare interventi di estensione dell’edificato che si connaturino come un progetto di riqualificazione delle forme di integrazione tra costruito e campagna individuare specifiche strategie per la destinazione d’uso e la valorizzazione delle aree intercluse nell’urbanizzato e per le aree di frangia salvaguardare le fasce di rispetto dei fontanili e del reticolo idrografico minore. Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 2 Madone oggi 2.1 I processi storici 2.1.1 Breve storia di Madone 1 Il ritrovamento di una cuspide triangolare di selce fa ipotizzare che già nel 10.000 a.C. il territorio di Madone fosse abitato. È comunque certo che la prima trasformazione del territorio di Madone, dalla fisionomia naturale a quella antropica, avvenne con la colonizzazione romana a partire dalla fine del II secolo a.C. Le tracce ancora visibili della centuriazione romana ed il rinvenimento di monete relative al periodo dioclezianeo ne sono una forte prova indiziaria. Da questo periodo iniziarono le campagne militari romane che portarono alla progressiva conquista di queste zone, a cui si accompagnarono imponenti operazioni di colonizzazione, con le relative centuriazioni del territorio e le costruzioni di avamposti, di città e tracciati viari. Gli effetti di queste opere, che trasformarono radicalmente l’insediamento, il paesaggio agrario, le modalità economiche e sociali, sono ancora riconoscibili, specialmente nell’assetto dei campi, nell’assetto dei centri urbani e nella rete viaria. Con tutta probabilità in questa zona esisteva in epoca antichissima una fornace di laterizi che è stata agli inizi di questo secolo l'industria del paese e dalla quale Madone può avere ricavato il nome e lo stemma araldico: un campo bianco attraversato orizzontalmente nel mezzo da una barra rossa sormontata da due altre più brevi e una terza sotto di identico colore avente pressappoco la figura di tre mattoni. Il Maironi da Ponte, nel suo dizionario Odeporico, al nome Madone accenna alla tradizione antichissima, che farebbe risalire ai primi secoli della cristianità il vano sotterraneo dell'Oratorio campestre di S. Pantaleone. Il Belotti, nella storia di Bergamo, scrive che i lontani antenati madonesi, agricoltori e fornaciai, devono aver fatto parte del "pagus Fortunensis" che avevano in Suisio il centro nel tempio dedicato alla Dea Fortuna, mentre più tardi, al diffondersi del cristianesimo, tale centro si spostò a Terno d'Isola, che risulta una delle più antiche pievi della terra bergamasca. Una pergamena altomedievale risalente a cavallo tra il IX ed il X secolo ci fornisce la prova più antica del nome "Madone", rivelandoci anche la presenza attiva di almeno sette famiglie di contadini che già coltivano trecento/quattrocento pertiche di terreno nel luogo denominato "Madono". La precisa definizione territoriale di questo luogo risale a più di seicento anni fa. Il giorno 7 luglio del 1392, con atto del notaio Gasparino fu Giovanni di Mozzo, i rappresentanti del Comune di Madone fecero le operazioni di ricognizione dei confini territoriali, insieme ai rappresentanti dei comuni limitrofi di Bonate Sotto, Filago, Rodi, Bottanuco, Suisio e Chignolo. Trovandosi Madone a poca distanza dal territorio di Milano e dalle tormentate rive dell'Adda, subì le incursioni delle soldatesche nei frequenti passaggi da Bergamo dei Visconti e dei Malatesta, da questi a Venezia, da Venezia ai francesi e poi di nuovo a Venezia. Seppur non certo, sembra che Madone parteggiasse per i Ghibellini: questo lo si deduce dal fatto che fu vittima più volte di scorrerie da parte dei Colleoni di Trezzo, notoriamente di parte guelfa. I primi grossi proprietari di cui si hanno notizie chiare furono i monaci benedettini di Fontanella (Sotto Il Monte) i Conti Boselli, proprietari del beneficio di “S. Maria Donnazana” (ora S. Pantaleone), ed i Maldura, ai quali apparteneva il “castello” di Madone situato probabilmente al centro del caseggiato allora esistente (nei pressi dell’attuale Via Piave) e che fu distrutto “… dalle genti dei Colleoni di Trezzo … “ (Effemeride, Donato Calvi Vol 1). La famiglia dei nobili Zineroni acquistò beni nel territorio di Madone nel secolo XVII e vi costruì prima il palazzo (abbattuto nel 1962 per far posto all’attuale scuola materna) come dimora estiva e più tardi, nella metà del secolo XVIII, eresse nel 1746 un “Oratorio” (sostituito poi dall'attuale chiesetta nel 1872) dedicato a San Vincenzo Ferreri. Anche le origini della Parrocchia di S. Giovanni Battista sono antiche, risalgono infatti al periodo medioevale. Il primo documento attestante la presenza di un "clericus" della chiesa di S. Giovanni in Madone, porta la data del 6 febbraio 1208. Anche la chiesetta campestre di S. Maria Donazana è d'origine medievale e la troviamo citata, per la prima volta, in un documento del 1260. Dal 1778 questo Oratorio è intitolato a San Pantaleone martire. Dalla fine del Seicento si hanno notizie anche di un Oratorio privato dedicato a S. Luigi, collocato nell'antico casseggiato dei conti Boselli, posto nell'allora "Madone di sopra".L’attuale parrocchiale 1 Il ritrovamento avvenne nel 1886 lungo le rive del torrente Dordo, durante i lavori di estrazione dell’argilla per la fornace di mattoni Zineroni, come testimoniato dalle parole del prof. Mantovani nel testo “Notizie Archeologiche Bergomensi”, pubblicato nello stesso anno. 9 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO dedicata a S. Giovanni Battista fu consacrata nel 1925 dopo quattordici anni dalla posa della prima pietra. Fino al 1860 l'Amministrazione Civica era retta dal "Convocato" (assemblea degli estimati). L'autonomia amministrativa di questo comune risale al periodo dell'Unificazione Italiana, proclamata il 17 marzo 1861. Madone divenne comune autonomo con Consiglio e Giunta deliberativa, ma lo fu solo fino al 1928, anno in cui venne accorpato con Chignolo d'Isola, prendendo la denominazione di "Centrisola": tale restò per un ventennio e cioè fino al 1948, anno della restituzione dell'autonomia comunale. 2.1.2 10 Evoluzione urbana Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Soglia al 1889 Soglia al 1959 Soglia al 1994 Soglia al 1937 Soglia al 1974 Soglia al 2005 11 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 2.2 Il quadro conoscitivo di riferimento 2.2.1 Sistema delle relazioni sovracomunali Una corretta analisi conoscitiva, finalizzata a definire azioni di pianificazione a livello locale, deve necessariamente confrontarsi con il contesto territoriale in cui il Comune è inserito. Madone fa parte dell’ambito territoriale definito dell’Isola Bergamasca. L’Isola Bergamasca è una porzione a forma triangolare di territorio definito a nord dal Monte Canto,a est dal fiume Brembo e a ovest dal fiume Adda. L’area, quasi completamente pianeggiante, presenta un’elevata vocazione industriale, con prevalenza particolare di aziende chimiche, pur mantenendosi rilevante anche l’attività agricola. Le modificazioni riscontrate nell’uso del suolo nel periodo 1971-1991 confermano una forte tendenza all’antropizzazione del territorio: in questo periodo la superficie boschiva si è ridotta a Madone del 13%; la superficie destinata a prato e pascolo è scesa da 30 a 11,8 ettari; infine, la superficie utilizzata a seminativo è aumentata di circa il 10%, con probabile sottrazione di terreno a carico della fase forestale del territorio. 12 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 2.2.1.1 Il sistema delle infrastrutture Il sistema viabilistico dell’Isola è strutturato su tre grandi strade provinciali, la S.P.155 collegante Ponte S. Pietro con Capriate attraverso i paesi situati lungo il Brembo, la S.P.166 Ponte-Calusco e la S.P. Rivierasca che attraversa i comuni distribuiti lungo l’Adda; relativamente alla viabilità di ordine superiore, l'autostrada MI-VE percorre l’area nel tratto meridionale e la S.S. 342 Briantea nella parte settentrionale. L’Isola è servita da due linee ferroviarie di importanza regionale: la linea Lecco-BergamoBrescia a nord e la Milano–Monza-Bergamo-Brescia, che attraversa l’area nella porzione centrale. Interventi di previsione sulla mobilità sovracomunale I flussi di traffico regionale sono maggiormente intensi lungo quelle direttrici primarie che interessano la maggiore concentrazione di densità abitativa e produttiva. Il sistema infrastrutturale derivato dalla rete storica della mobilità sembra non essere più in grado di assorbire il traffico che giornalmente si sposta sulla rete. A livello regionale sono quindi stati previsti interventi sulle infrastrutture che rappresentano il tentativo di miglioramento delle comunicazioni. I principali interventi che interesseranno nei prossimi anni l’ambito territoriale in cui rientra Madone e che possono generare conseguenze tali da doverne tener conto nella pianificazione comunale sono: • • realizzazione dell’Autostrada Bre.Be.Mi.: collegherà direttamente Brescia con Milano passando per Caravaggio e Treviglio. Viene previsto un buon assorbimento del traffico con alleggerimento del tratto Brescia-Bergamo-Brescia della A4. Il corridoio del tracciato della nuova autostrada comprende anche la linea ferroviaria di alta capacità che collegherà Torino e Venezia. realizzazione dell’Autostrada Pedemontana, infrastruttura autostradale che si distaccherà dalla A4 in Bergamo e avrà collegamenti diretti con le autostrade per Como, Varese e l’aeroporto della Malpensa. 13 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO • Raccordo autostradale Bre.Be.Mi. – Pedemontana: viene proposto come tracciato alternativo alla SS 42 da Boltiere e Treviglio • Dorsale dell’Isola Il tracciato stradale parte da Terno d’Isola, fino a Filago, collegandosi all’Autostrada A4, alla Pedemontana e al Raccordo autostradale di interconnessione con la Bre.Be.Mi. la nuova strada, ad unica carreggiata, si sviluppa in adiacenza al tracciato del nuovo Raccordo Ferroviario dell’Isola. Le intersezioni con la viabilità esistente saranno a raso tramite rotatorie a due livelli. 14 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO • Tracciato ferroviario di Gronda Nord-Est: tratto Carnate, Filago, Levate,Verdello Tracciato ferroviario in sede nuova, alternativo alla linea Calusco-Bergamo, adibito sia al trasporto delle merci sia al trasporto passeggeri, si diparte da Carnate per confluire sulla linea FS Treviglio-Bergamo mediante un raccordo situato a Levate/Verdello. Il tracciato è previsto un percorso parallelo all’autostrada Pedemontana e lungo il percorso si connette a Filago con il raccordo merci Terno d’Isola-Filago. Questa configurazione permette la continuità del traffico dell’itinerario di Gronda Nord verso Brescia, attraverso la Bergamo-Treviglio, la Treviglio-Brescia e l’Altà Capacità Milano-Verona, costituendo un inserimento ideale per i flussi di traffico del trasporto merci e soprattutto una linea di forte rilevanza per il trasporto passeggeri, in rafforzo delle direttrici est-ovest. 2.2.1.2 Il sistema del verde Madone, secondo le indicazioni del Piano Territoriale Paesistico Regionale, rientra nell’ambito geografico denominato Pianura Bergamasca. Queste le principali caratteristiche: L’assetto del paesaggio agrario discende dalle bonifiche operate in epoca storica con la scomparsa delle aree boscate primigenie a favore delle coltivazioni irrigue e seccagne. Sporadici elementi di sopravvivenza del paesaggio naturale sussistono solo in coincidenza dei solchi fluviali dei maggiori fiumi (Adda, Serio, Oglio). Ma anche il disegno del paesaggio agrario presenta, specie seguendo l’evoluzione recente, una notevole dinamica evolutiva che configura assetti agrari sempre meno caratterizzati nel loro disegno distributivo e sempre più rivolti a un’organizzazione di tipo estensivo monoculturale. Sotto questo profilo diventa anche più labile la tradizionale distinzione tra alta e bassa pianura – che in questo caso corrisponde grossomodo al tracciato della Strada Statale Padana Superiore – che un diverso regime idraulico aveva, fino a qualche decennio or sono, fortemente connotato e distinto. A tali considerazioni si aggiunge la forza dispersiva del fenomeno urbano tale da configurare una larga porzione della Pianura Padana, fra cui gran parte della nostra area, nei termini di “campagna urbanizzata”. Qui, l’affollamento della trama infrastrutturale, 15 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO degli equipaggiamenti tecnologici, dell’urbanizzazione “di strada” o di espansione del già consistente tessuto insediativo storico delinea una situazione paesaggistica fortemente compromessa e resa emblematica dall’aspetto ormai ruderale delle molte cascine disperse nella campagna. La pianura bergamasca, e con un crescendo che va dal suo margine meridionale fino alla linea pedemonta, è infatti inclusa nel più vasto sistema della conurbazione lineare padano-veneta. Le più forti e sedimentate dorsali infrastrutturale regionali e interregionali, sia stradali che ferroviarie, attraversano e spartiscono questo territorio stimolando l’aggregazione degli insediamenti secondo modalità che non appartengono più al classico sistema di espansione a gemmazione da centri preesistenti ma si compongono a schiera o a pettine proprio lungo le vie di comunicazione, indipendentemente da riferimenti storici d’appoggio. (…) È dunque un paesaggio impoverito nelle sue dominanti naturali, dove lo sfoltimento delle cortine arboree, delimitanti i terreni di coltura, mette ancor più a nudo la povertà dei suoi caratteri. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale descrive Madone all’interno dell’unità ambientale Fascia dell’Alta Pianura L’unità ambientale è costituita in prevalenza da un territorio pianeggiante incuneato tra Adda e Brembo, di forma triangolare con vertice rivolto a sud, alla confluenza tra Brembo e Adda, e la base costituita dal crinale del Monte Canto. In prossimità del corso dell’Adda si sviluppano alcuni terrazzi fluviali più bassi, separati dal livello fondamentale della pianura da ripide scarpate. Deboli rilievi sono presenti nel settore settentrionale, riassunti dalla dorsale orientata ESE-ONO del Monte Canto, la cui massima elevazione è data dai 710 metri del monte; inoltre tra Carvico e Calusco esisteva il Monte Giglio praticamente demolito dai lavori di estrazione per la produzione di cemento. Queste alture hanno un’ossatura rocciosa e rappresentano le propaggini più meridionali della catena prealpina, mentre le dolci ondulazioni del bordo nord-occidentale sono dovute alla presenza di spessi depositi morenici che non superano i 400 metri. Il decorso del reticolo idrografico è quasi sempre in direzione N-O - S-E, risulta cioè condizionato dalla morfologia degli antichi depositi fluviali dell’Adda disposti secondo un conoide molto appiattito e più alto rispetto a quello del Brembo. Pur essendo delimitato dal corso di due fiumi ricchi di acqua, il territorio dell’Isola è carente d’acqua. Ciò è dovuto alla limitatezza della zona collinare retrostante e quindi alla mancanza di bacini idrografici ben sviluppati; inoltre la natura alluvionale del terreno favorisce l’infiltrazione rapida dell’acqua. Da ciò deriva la cronica sete che solo importanti opere irrigue hanno in parte risolto. L’ambito fluviale del Brembo costituisce elemento di pausa di significato naturalistico tra le aree densamente urbanizzate che interessano con continuità i margini laterali della pianura. L’ambito è delimitato dai bordi del terrazzo fluviale con tratti consistenti e leggibili lungo tutta la sponda destra e per la parte meridionale della sponda sinistra. La morfologia presenta una notevole varietà con porzioni di alveo profondamente incassato, con emergenze rocciose e boscate, a Brembate Sotto e Ponte S.Pietro; con la parte pianeggiante di notevole ampiezza caratterizzata da seminativi delimitati da fasce boscate. Tale area costituisce elemento omogeneo di elevato significato unitario. Le strutture insediative non presentano rapporti diretti con l’ambito fluviale, tranne per i due nuclei di Ponte S.Pietro e Brembate Sopra. Il corso del fiume Brembo nel tratto pianeggiante da Brembate Sopra fino allo sbocco nell’Adda, ha determinato nel tempo diverse manifestazioni di attività umane che ancora oggi influenzano i caratteri e i valori paesistici: l’attestarsi sulle sponde di insediamenti residenziali, la costruzione di ponti, il sorgere di impianti industriali che sfruttavano l’energia dell’acqua soprattutto lungo i canali derivati dal fiume, la derivazione di canali d’irrigazione. L’unico insediamento che è sorto effettivamente sulle due sponde del fiume unite da un ponte è quello di Ponte S.Pietro, a lungo costituito da due comuni, uniti nella prima metà del Trecento. Dove il torrente Dordo sfocia tortuosamente nel Brembo, è sorto in epoca medioevale il castello di Marne. Significativamente I ponti corrispondono a luoghi di transito identificati storicamente, anche se non sono stati tra i più importanti del territorio bergamasco. Il ponte di Briolo, sorto in corrispondenza di un insediamento considerato più antico di Ponte S.Pietro, venne distrutto nel 1493 con quello di Almenno da una piena del Brembo e poi ricostruito. Il viadotto ferroviario di Ponte S.Pietro venne ultimato nel 1862; mentre il ponte stradale, sulla strada regia per Lecco, venne rifatto e riaperto al traffico nel 1837. Sopra Marne sussistono i ruderi dell’antico Ponte Corvo in un punto in cui il fiume scorre incassato tra pareti rocciose. A Brembate il ponte S.Vittore del sec. XV venne rifatto nel sec. XVIII . La presenza dei corsi d’acqua naturali e dei canali derivati (roggia Masnada, roggia Brembilla) ha, nel corso dei secoli, favorito l’insediamento delle prime attività produttive industriali (mulini, telai) e agricole. Il fiume Adda riveste tra i molti significati anche quello di rappresentare il termine limite dell’Isola e della Provincia di Bergamo; fiume abbondante d’acqua, a regime alpino, l’Adda scorre in un solco profondo scavato nell’alta pianura e ha sempre rivestito la funzione naturale di confine tra territori ben distinti. Il bacino fluviale si spinge profondamente nel sistema alpino e il suo tragitto è sempre risultato una importante via di comunicazione culturale e commerciale verso Bergamo e verso Milano; infatti nei pressi di Cornate d’Adda sono sorti “porti” naturali che servivano punti di attracco. Questo è successo fin dai tempi romani ed è proseguito nell’Alto medioevo per riprendere vigore nel momento dei progetti 16 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO leonardeschi e nei vari studi per la costruzione di canali navigabili che trovarono attuazione nei secoli successivi. Ancora nell’Ottocento il sistema di canali navigabili permetteva un tragitto dall’Adda a Milano e viceversa. La presenza di un fiume come l’Adda sarà poi alla base degli insediamenti industriali; Crespi d’Adda incomincia la sua storia alla fine dell’Ottocento proprio con la sua collocazione sulle rive del grande fiume. La scarpata fluviale risulta ricoperta da vegetazione boscata ricca di significati naturalistici. Il livello della pianura sul quale si è sviluppata la presenza antropica, è il più antico ed è costituito dal pianalto ferrettizzato elevato sul livello base della pianura. I suoli molto profondi, presentano caratteri limoso-argillosi e locali impaludamenti; l’impermeabilità dei suoli infatti dà luogo a consistenti fenomeni di ruscellamento superficiale con la formazione di incisioni e vallecole. Il sistema insediativo lungo il fiume è dato da centri abitati sorti sul terrazzo principale fluviale ed in posizione riparata rispetto al fiume, costituiti da nuclei aggregatisi secondo uno schema ad attrazione, inglobando impianti edilizi nobili che se pur non di grande fasto e rappresentatività, costituiscono tuttavia fattori di importanza paesaggistica. Spesso lo sviluppo di questi tessuti edilizi storici è stato condizionato in tempi moderni dalla presenza di infrastrutture importanti per l’economia del tempo; come a Calusco ove la ferrovia con il ponte di Paderno hanno favorito l’insediamento di importanti insediamenti industriali all’inizio del secolo, oppure a Capriate e a Crespi, importanti punti di transito, che presentano tra i più significativi esempi italiani di insediamento industriale in forma di piccola città operaia cresciuta intorno ad un importante opificio secondo un preciso modello complessivo di sistemazione urbanistica. Le espansioni edilizie hanno seguito un processo di sviluppo lineare lungo i principali collegamenti viari, inglobando tutte le superfici libere che separavano storicamente le diverse realtà comunali, e così conurbando distinte realtà locali. Risultato di questa indiscriminata operazione è stata una occupazione di terreni a vocazione agricola e spesso di relazione con la presenza del corso d’acqua, non coordinata e per nulla rispettosa dei caratteri naturalistici ed agrari dell’ambito, impiantando soprattutto incongrue attività di escavazione e asportazione di materiali lapidei negli spazi di pertinenza del fiume, che andranno debitamente riqualificati. L’ambito dell’alta pianura, chiusa tra le incisioni delle scarpate fluviali principali, è solcata nel senso nord-sud da tre torrenti: il Dordo, Il Grandone ed il Lesina, che vanno perdendo l’identità del segno ordinatore della struttura territoriale urbana, essendo sovrastati ormai dal consumo territoriale messo in atto per giustificare uno sviluppo economico sociale dai connotati estranei alla specificità territoriale in cui si collocano. La struttura insediativa originaria ha intessuto uno stretto rapporto con i corsi d’acqua, con maggiore significatività nei punti di confluenza agricola con media parcellizzazione e una bassa densità di cascinali. Oggi invece tutti i centri urbani denunciano una spiccata tendenza conurbativa, particolarmente rilevante nell’area Madone-Brembate Sotto. Dal punto di vista percettivo i grossi centri intensamente urbanizzati si alternano ad aree coltivate. Sequenze alberate, campanili e chiese, cimiteri e grossi edifici sono gli elementi emergenti nella percezione visiva delle zone meridionali dell’ambito. Frange arboree di essenze diverse sottolineano in modo deciso i limiti di proprietà, i cigli stradali ed i torrenti, soprattutto nella fascia a nord; a sud le frange arborate, costituite da essenze più sviluppate dimensionalmente e quindi più significative nel disegno del paesaggio, rimarcano in gran parte tracciati delle centuriazioni che sono permanenti e riscontrabili anche nella viabilità antica e di recente realizzazione. La presenza del Canto gioca un ruolo importante nella connotazione delle aree a nord, percepibile lungo gli assi stradali in direzione Terno-Presezzo e lungo la ferrovia Milano-Bergamo; e anticipa il sistema prealpino della zona rappresentato dalla catena dell’Albenza. Numerosi sono gli edifici sui versanti soleggiati a sud, dove alcune frazioni rurali conservano parzialmente i caratteri antichi, instaurando un rapporto di notevolissimo pregio paesistico con le pendici boscate. Oltre la frazione di Corna, infine, sorge il piccolo Santuario settecentesco della Madonna delle Canne. Notevole valore paesistico rivestono i pascoli e le radure poste alla sommità della collina raggiungibili percorrendo il sentiero storico che collegava le due abbazie di S.Egidio e di S.Giacomo, da dove sono fruibili eccezionali panorami del paesaggio lombardo. Un elemento di detrazione visiva è rappresentato dalla struttura sospesa come teleferica utilizzata per il trasposto di marna al cementificio di Calusco d’Adda. I Parchi locali d’interesse sovracomunale Il territorio di Madone è interessato da due Parchi Locali d’Interesse Sovracomunale (PLIS): il PLIS del Basso corso del fiume Brembo e il PLIS del Monte Canto e del Bedesco. Il PLIS del Basso corso del fiume Brembo Il Parco ricade nell'ambito amministrativo dei Comuni di Boltiere, Bonate Sotto, Dalmine, Filago, Madone, Osio Sopra e Osio Sotto (quest'ultimo Comune designato ad Ente capofila per la gestione del Parco in oggetto). Il territorio del Parco è localizzato prevalentemente lungo il corso del fiume Brembo nel tratto compreso tra l'abitato di Torchio Sotto in Comune di Bonate Sopra (quest'ultimo Comune non fa parte del Parco) e il Fosso Bergamasco in territorio Comunale di Boltiere, con una ramificazione verso ovest che segue il corso del Torrente Dordo fino a comprendere parte del territorio del Comune di Madone. 17 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO L'area del Parco è attraversata in parte dai tratti fluviali delle Rogge Masnada e Brembilla che scorrono lateralmente al fiume Brembo. Di elevato pregio è il corso del fiume Brembo nel tratto compreso tra gli abitati di Filago, Marne e Brembate ove si determina un notevole restringimento dell'alveo del fiume, che in tale tratto scorre tra ripide pareti di ceppo, fittamente boscate. Il Parco è posizionato in un area di connessione tra aree protette di grande rilevanza grazie alla presenza a sud-est del Parco Regionale Adda Nord, a nord-est del PLIS del Monte Canto e del Bedesco e a ovest del PLIS del Rio Morla e delle Rogge. Inoltre, occorre tenere presente l'eventuale formazione del PLIS del corso superiore del fiume Brembo, che verrebbe ad innestarsi in continuità con il Parco in argomento, oltre ad un'eventuale espansione del Parco in esame a sud con il futuro coinvolgimento del Comune di Brembate. Il Parco è costituito sia da ambiti agricoli che da presenze boschive, anche di notevole estensione, distribuite sia lungo i tratti fluviali sia in interposizione delle aree coltivate. La geografia del parco locale non si presenta particolarmente complessa, essendo il territorio in argomento essenzialmente pianeggiante tranne per la presenza, lungo un tratto del fiume Brembo, della forra di FilagoMarne che determina un restringimento della sezione della valle fluviale e il conseguente rapido scorrimento delle acque del fiume. In questo territorio appare molto significativa la presenza di importanti testimonianze storiche di diverso genere come chiese, castelli, resti di attività industriali e ponti, non solo presenti in corrispondenza dei centri abitati, ma anche isolate sul territorio che, contribuiscono a connotare l'area del Parco anche per la valenza storico-culturale. Gli ambiti extraurbani presentano in prevalenza culture arative e prati stabili con presenza di vegetazione non particolarmente pregiata, in conseguenza dell'attività agricola intensiva. Rimane importante la presenza dei prati polifiti in quanto elemento di equilibrio a livello biologico in aree a forte pressione agricola. L'area del Parco risulta dunque modificata negli aspetti vegetazionali per la presenza delle aree agricole, ma mantiene comunque aspetti interessanti e varie tipologie di consorzi vegetazionali, come ad esempio le macchie arboree presenti lungo le sponde e gli isolotti del fiume Brembo, le cortine e i filari arborei che accompagnano il corso idrografico minore, le aree boscate, in prevalenza a robinia, ricreate anche artificialmente in zone precedentemente interessate da interventi distruttivi, i magredi presenti soprattutto nell'area di Bonate Sotto con presenza di vegetazione al di sopra di strati ghiaiosi e sabbiosi. Inoltre troviamo le cortine arboree create artificialmente dal dissodamento dei campi, vere e proprie suddivisioni dei terreni anche a livello catastale, su cui si è insediata una vegetazione adatta a condizioni di aridità dove all'epoca venivano installati, per motivi imprenditoriali, gelsi per l'allevamento del baco da seta e per produrre carta. 18 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Infine la vegetazione creatasi sia direttamente al di sopra che nelle scarpate della forra, presente lungo parte del corso del fiume Brembo, la quale è costituita da numerose specie vegetali autoctone e quindi meritevoli di particolare salvaguardia. Interessante anche la presenza floristica oltre che per la quantità anche per la presenza di specie tipiche di quote più elevate o comunque rare nell'area interessata dal Parco. Per concludere, lo sguardo al territorio del Parco non può certo sottrarsi alla presenza di notevoli pressioni da parte di molti agenti, quali l'edificazione di tipo residenziale e industriale-artigianale, le infrastrutture, come ad esempio l'autostrada A4 in corso di ampliamento e le nuove proposte di viabilità, le eventuali nuove presenze di ambiti estrattivi previsti dal nuovo Piano Cave Provinciale che andranno ad interessare anche parte del territorio del Comune di Boltiere interessato dal PLIS, la pressione della stessa attività agricola a margine delle aree ritenute di pregio e quindi di tutela da parte del Parco. Il PLIS del Monte Canto e del Bedesco Il Parco è collocato su un'ampia porzione di territorio noto come "Isola Bergamasca". L'area è delimitata a nord dal sistema collinare del monte Canto, il quale raggiunge l'elevazione massima di 710 metri sul livello del mare. A sud del monte Canto, la maggior parte del territorio del Parco si estende su un pianalto caratterizzato da una morfologia leggermente ondulata, leggermente soprelevato rispetto al livello fondamentale della pianura. Questo altopiano è suddiviso in due parti ben distinte da un'ampia valle a fondo piatto, percorsa dal torrente Grandone. Il paesaggio agricolo-forestale attuale, nelle sue forme fondamentali, presenta i versanti meridionali del monte Canto ciglionati e gradinati e ancora in gran parte vitati. Il pianalto si presenta invece fortemente urbanizzato, con presenza di boschi, brughiere e terreni agricoli, ancora relativamente estesi. La situazione vegetazionale del pianalto, contrariamente a quella del monte Canto, appare più degradata, con presenza diffusa di robinieti fortemente ceduati. Tra le emergenze architettoniche del Parco si segnalano l'Abbazia di Pontida, la chiesa romanica di Sant'Egidio di Fontanella, villa Grismondi e numerosi insediamenti rurali. La rete ecologica Il PTCP individua sul territorio provinciale gli elementi che vanno a costituire la rete ecologica. La rete ecologica, secondo un approccio strettamente ecologico, può essere definita un sistema interconnesso, potenziale o effettivo, di unità ecosistemiche, nelle quali e fra le quali conservare la biodiversità a tutti i livelli ecologici. Nella pianificazione urbanistica il concetto di rete ecologica viene utilizzato per definire destinazioni ed usi del territorio che tengano conto delle componenti naturali ed antropiche e delle loro interazioni. Le reti 19 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO ecologiche mirano a realizzare un sistema integrato di aree su cui effettuare azioni di conservazione e valorizzazione delle risorse naturali e culturali. Gli elementi che compongono una rete ecologica sono: • • • Le Aree Nucleo (Core Areas). Sono complessi vegetali naturali e seminaturali che funzionano come habitat ottimali per molte specie ed hanno una ricchezza di biodiversità molto maggiore di quella delle aree circostanti. Queste aree hanno una grande importanza per la sicurezza e il miglioramento delle condizioni di vita delle specie selvatiche ed inoltre funzionano come centri di riproduzione e crescita delle popolazioni: in questo modo è possibile compensare la perdita fisiologica di specie nelle aree circostanti. All'interno delle aree nucleo distinguiamo i Biocentri, dove sono concentrati gli elementi ambientali di massimo pregio, circondati dalle Zone di Contenimento (Buffer Zones) nelle quali la presenza di valori da preservare è minore e che possono considerarsi aree di protezione, dove gli eccessi di nutrienti possono essere eliminati, gli impatti dovuti al turismo controllati, i peggioramenti nella qualità delle acque evitati, così da consentire l’autoregolazione dei biocentri. I Corridoi Ecologici. Si tratta di aree o strutture del paesaggio che contribuiscono a ricostituire o migliorare le possibilità di migrazione delle specie tra le aree nucleo. La loro creazione aiuta a rimuovere le discontinuità e le “barriere” tra gli habitat dove risiedono le sub-popolazioni di una specie. I corridoi ecologici possono essere lineari oppure essere disposti "a cintura" attorno alle aree nucleo o, addirittura, possono essere concepiti come aree di riposo (Stepping Stones) le quali mantengono una continuità funzionale fra le aree nucleo senza la necessità di una continuità strutturale. Le Aree di Recupero Ambientale. Sono elementi aggiuntivi della rete ecologica costituiti da aree degradate a causa di inquinamento o di uso intensivo che, tuttavia, mantengono caratteristiche del loro habitat naturale originario e che possono essere recuperate con opportune misure di management ambientale. La progettazione delle reti ecologiche si colloca in un segmento settoriale della pianificazione territoriale e tale progettazione avviene con l’aiuto di scienze “complementari”, come la biologia, la zoologia, la geologia, ecc. Il problema è che per poter procedere efficacemente all'individuazione delle reti ecologiche non si deve essere ancora verificato un livello critico di artificializzazione degli habitat ed è, pertanto, necessario che gli strumenti pianificatori di livello generale - per il caso urbano - impongano delle misure di tutela mirate a ridurre la pressione antropica sugli ecosistemi naturali e a salvaguardarli, al contempo, da un'eccessiva frammentazione. Si tratta, dunque, scendendo ad un livello operativo, di valutare lo stato di fatto dell'ambiente e gli assetti pianificatori, con, ad esempio, analisi mirate dell'uso del suolo e della zonizzazione del PRG, che si servano di indicatori di frammentazione ecosistemica derivati dalla teoria delle reti ecologiche e di individuare mediante procedure rigorose una rete ecologico-ambientale potenziale cioè un insieme di aree, da proteggere con apposita normativa specificante gli usi del suolo e le attività compatibili, all'interno delle quali si procederà in un secondo tempo e con un maggior livello di dettaglio a determinare le vere e proprie reti ecologiche. La rete ecologica si fa quindi da una parte “paradigma interpretativo del territorio” nell’accezione di lettura di alcune categorie ben precise e stabilite a priori; e dall’altra strumento di progetto che analizza, ma nello stesso tempo regola e norma, i rapporti tra questi elementi e la restante parte del territorio. Nella tavola a destra si riporta stralcio della tavola di PTCP relativa alle reti ecologiche di valenza paesistica-ambientale. 20 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 2.2.2 Le disposizioni urbanistiche vigenti nei Comuni contermini Il mosaico degli strumenti urbanistici sopra riportato, tratto dal SIT della Provincia di Bergamo, evidenzia i fenomeni urbanizzativi previsti nei comuni contermini: si conferma la tendenza dei comuni di Filago e Chignolo d’Isola ad impegnare, nella fascia “dorsale”, le aree confinanti con Madone con funzioni produttive a completamento di quelle gia esistenti e lungo gli assi stradali urbanizzati. Sulla porzione orientale, dove si conferma la vocazione residenziale degli insediamenti, il comune di Bonate Sotto riduce la fascia verde agricola, avvicinando il margine urbanizzato al confine Nord di Madone. 2.2.3 Agenda 21 locale L’agenda 21 è una sorta di manuale promosso dalla pubblica amministrazione locale che attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori sociali vuole orientare ed indirizzare allo sviluppo sostenibile delle proprie realtà urbane. Si riferisce al processo che consente di definire gli obiettivi ambientali e consente le condizioni necessarie per il loro funzionamento, in maniera tale da realizzare un processo partecipativo e democratico che coinvolga tutti gli attori sociali. Operativamente l’Agenda 21 locale si basa sull’attivazione e gestione di un processo partecipato (Forum Ambientale) nonché sulla realizzazione del rapporto sullo stato dell’ambiente. Il tutto si svolge mediante gruppi di lavoro tematici che prevedono fasi di analisi, progettazione, attuazione e monitoraggio in una logica di miglioramento continuo. Il Forum è lo strumento che consente di attivare la partecipazione pubblica (cittadini, forze politiche e sindacali, amministrazioni, organizzazioni non governative, associazioni ambientaliste, agenzie di protezione ambientale) alle diverse fasi del processo, fino alla definizione, attuazione, valutazione e revisione del Programma d’Azione. Ad esso è assegnato innanzitutto il compito di individuare i principi generali dell’azione ambientale locale e di pervenire a una visione condivisa sul futuro della comunità locale, con la finalità di 21 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO definire un Piano di Azione Ambientale per l’Agenda 21 Locale come documento di riferimento per la Provincia e gli altri attori coinvolti. Il Piano d’azione deve costituire, di fatto, un vero progetto di compatibilità ambientale dello scenario attuale e futuro del contesto urbano metropolitano in termini di uso del suolo, politica dei trasporti, politica della casa, disponibilità ad investire, servizi, sviluppo economico, zone periurbane ecc. Un piano che si articoli in un periodo ventennale con un progetto che deve individuare tempi e modi della crescita sociale ed economica, definire dove e come accentrare attività produttive e posti di lavoro, le diverse densità di insediamento, la localizzazione dei centri commerciali, il sistema di spazi aperti. Esso deve inoltre definire la politica dei trasporti, che deve porsi tre obiettivi: miglioramento della qualità ambientale, riduzione e mitigazione dell’inquinamento dell’aria e dell’acqua, promozione dell’efficienza energetica nel sistema di trasporto. L’Agenda 21 Locale rappresenta quindi un nuovo strumento d’innovazione per le politiche e i programmi di settore in campo pubblico, imprenditoriale e sociale, per la realizzazione di uno sviluppo sostenibile. Una partecipazione efficace e duratura nel tempo richiede periodi piuttosto ampi, negoziazione e concertazione fra i vari interessi in gioco; tale metodologia offre potenziali vantaggi in termini di valorizzazione di progetti esistenti, d’approcci ai problemi e di progetti e alleanze per ogni settore e ogni attore. Si tratta di un processo dinamico, articolato parallelamente su piccole iniziative e su progetti di lungo termine, che subisce continue correzioni di rotta in corso d’opera secondo una logica di continuo miglioramento, e la cui efficacia dipende da tutti gli attori coinvolti. Per questo deve immedesimarsi nelle realtà locali, per adattarsi alle peculiarità territoriali, amministrative e sociale. Gli orientamenti assunti da Agenda 21 Locale dovrebbero essere volti all’evoluzione interna delle amministrazioni, mediante la collaborazione “verticale” del personale e il coinvolgimento dell’inera struttura funzionali alla sperimentazione di forme innovative di collaborazione istituzionale tra regione, Provincia e Comuni e di partenariato pubblico/privato; ad accrescere la consapevolezza dell’intera comunità locale, stimolando l’impegno attivo dei cittadini e delle imprese affinché adottino modalità di produzione e di consumo di beni e stili di vita maggiormente orientati alla sostenibilità. 2.2.3.1 Il forum di Agenda 21 di Madone Madone fa parte dell’area di Agenda 21 denominata “dell’Isola e di Zingonia”. Il primo passo del gruppo di Agenda 21 è stata la redazione della Relazione sullo Stato dell’Ambiente (RSA) che descrive i principali elementi ambientali, territoriali e socioeconomici dell’area in esame attraverso l’utilizzo di indicatori che sintetizzano e semplificano le informazioni di base. Il modello di riferimento per l’organizzazione degli indicatori è il modello DPSIR, sviluppato dalla European Environment Agency, dove con Driving Forces – Pressioni – Stato – Impatti – Risposte si intendono: • • • • • DRIVING FORCES: tendenze sociali economiche e demografiche che sono causa di pressioni sull’ambiente; PRESSIONI: effetti delle diverse attività antropiche sull’ambiente, quali ad esempio emissione di sostanze inquinanti e utilizzo di risorse; STATO: descrizione quantitativa e qualitativa dello stato dell’ambiente e delle risorse; IMPATTI: cambiamenti nella capacità dell’ambiente di fornire condizioni adeguate per assicurare salute, disponibilità di risorse e biodiversità; RISPOSTE: iniziative degli enti pubblici tese a prevenire, controllare, mitigare o adattare i cambiamenti dell’ambiente. La RSA si compone delle seguenti parti: 22 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO • • • • descrizione degli aspetti ambientali, territoriali e socioeconomici, stato dell’ambiente, impatti sull’ambiente e sulla salute; individuazione dei criteri di significatività sintesi e valutazione degli indicatori individuazione delle relazioni tra attività antropiche e ambiente e identificazione delle maggiori criticità ambientali e priorità d’intervento. 2.2.3.2 Considerazioni sul contesto territoriale dell’area di A212 L’Area di Agenda 21 di cui fa parte il Comune di Madone si colloca nella fascia altimetrica di prima pianura, parzialmente a ridosso del fiume Adda. 2 La superficie territoriale totale ammonta a 85,86 km . I valori altimetrici dei centri abitati oscillano tra i 287 metri sul livello del mare di Carvico (che è l’unico Comune nella fascia di collina) e i 159 mslm di Ciserano con una media di 208 mslm; ne consegue un paesaggio prevalentemente pianeggiante, interamente compreso nel bacino del fiume Brembo. Il fiume più importante è l’Adda che segna il limite occidentale della Provincia di Bergamo. In realtà, gran parte del territorio dell’Isola Bergamasca e Zingonia è compreso nel bacino del fiume Brembo, a sua volta sottobacino dell’Adda. Per il tratto del fiume Brembo che coinvolge l’area oggetto di studio (da Ponte S. Pietro alla foce in Adda), in generale l’alveo conserva un buon grado di naturalità, scorrendo in prevalenza profondamente inciso nella piana alluvionale, anche se il tratto è fortemente influenzato dall’attività antropica; le sponde in corrispondenza dei centri abitati sono rinforzate artificialmente e, dove non lo sono, si scorgono segni di attività erosive. I principali affluenti della zona sono: il torrente Lesina, il torrente Dordo, il torrente Morletta, la roggia Brembilla e la Roggia Masnada (canale ENEL). La portata è regolata dalla presenza di una traversa a Brembate prima della quale il Brembo subisce numerose captazioni per uso idroelettrico e irriguo con conseguente riduzione della portata d’acqua. Nel territorio dell’Area la derivazione a scopo idroelettrico e irriguo ha portato alla formazione di un complesso reticolo idrografico artificiale, che necessita di periodici interventi di manutenzione che concorrono ad alterare l’ecosistema acquatico presente. Le falde acquifere sotterranee presentano una morfologia piezometrica molto accidentata e frastagliata, in relazione alla distribuzione e all’entità dei prelievi civili e industriali in atto. Per quanto riguarda l’occupazione del suolo tutti i Comuni considerati mostrano un trend sostenuto di crescita progressiva, in particolare negli anni che vanno dal 1950 al 1970, per poi diminuire dagli anni 80 in poi. La densità abitativa media dell’Area Agenda 21 si trova altamente al di sopra della media provinciale (più del 300%) e della media provinciale della fascia altimetrica di pianura alla quale i Comuni oggetto di indagine appartengono (170% circa). Ciò è riconducibile alla dimensione molto ristretta del territorio comunale di Madone, rispetto alle estensioni dei comuni della pianura bergamasca. 2 Informazioni e dati tratte dalla Relazione sullo Stato dell’Ambiente e Piano di Sviluppo dell’Isola bergamasca e di Zingonia, redatta nel 2003 a cura della IPA Servizi. 23 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 2 I siti industriali occupano una superficie complessiva di circa 8 km . L’Area Agenda 21 concentra il 18% circa dei siti industriali provinciali, facendo di quest’area la più densamente industrializzata dell’intera Provincia. 2 Il territorio dell’Area Agenda 21 ospita al proprio interno circa 1,5 km di cave attive, che copre circa il 17% dell’intero prelievo programmato per la Provincia. Nell’Area Agenda 21 si concentra circa il 10% delle unità locali industriali della Provincia di Bergamo e quasi il 12% dei relativi addetti. Per numero di imprese e di occupati, il settore industriale si conferma come quello trainante nell’economia dell’Area Agenda 21. Il settore agricolo si presenta come una attività economica di secondaria importanza; l’agricoltura occupa l’1% circa della popolazione attiva dell’area considerata. Il settore terziario emerge come seconda forza economica dopo l’industria, con un’occupazione pari al 33,3% circa del totale (dati ISTAT 2001). Per quanto riguarda la componente demografica nell’area considerata risiedono 95.638 persone pari a quasi il 10% della popolazione provinciale. La maggior parte della popolazione (64,5%) si concentra nei Comuni appartenenti all’area di Zingonia. L’analisi del trend demografico mostra un andamento costantemente crescente dal 1861, anno del primo censimento della popolazione italiana, al 2001. 24 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Per quanto riguarda la composizione della popolazione per classi di età, emerge un’interessante particolarità dell’Area Agenda 21: la prevalenza di popolazione giovane rispetto alla media provinciale L’Area Agenda 21 è composta da Comuni ad alta densità abitativa. La densità abitativa media per l’Area Agenda 21 è di 1.114 abitanti per chilometro quadrato; se si considera la sola superficie urbanizzata, la densità abitativa sale mediamente a 4.213 abitanti per chilometro quadrato nel 2001 a fronte di una media provinciale di 2.761. Il sistema infrastrutturale presente nell’area evidenzia una buona dotazione di servizi autostradali, stradali e ferroviari. L’indice di motorizzazione medio (rapporto tra il numero di veicoli circolanti e la popolazione residente) registrato per l’Area è di 0,70 veicoli/abitante, superiore alla media provinciale e in linea con i valori registrati nella Provincia di Milano, quindi molto elevato. 2.2.3.3 Lo stato dell’ambiente Aria La valutazione dello stato qualitativo dell’aria nell’Area tiene in considerazione le emissioni di inquinanti da parte dei diversi settori economici e il superamento degli standard di qualità dettati dalla normativa vigente. Il quadro che ne emerge risulta complessivamente critico in particolare per quanto riguarda le emissioni da trasporto e da combustione industriale e risulta fortemente sbilanciato tra i diversi Comuni che compongono l’Area. Il giudizio di elevata criticità che viene assegnato alla tematica deriva dall’ampiezza e concentrazione spaziale di alcune fonti di emissione e dalla valutazione della qualità dell’aria sulla base dei rilevamenti delle centraline, mentre le emissioni in atmosfera da parte di impianti industriali, secondo i controlli periodici dell’ARPA, risultano sempre conformi alle norme vigenti. Osservando l’evoluzione temporale della concentrazione degli inquinanti atmosferici vi è da rilevare che si assiste oggi a una progressiva diminuzione di criticità di alcuni inquinanti “classici” quali il biossido di zolfo, il biossido di azoto e il monossido di carbonio grazie a un aumento di efficienza complessiva dei processi di combustione mentre restano rilevanti altri inquinanti quali le polveri totali sospese e soprattutto il PM10. Acqua La valutazione complessiva della tematica acque considera: • • • le pressioni sui corpi idrici in termini di prelievi e scarichi; lo stato qualitativo delle risorse idriche superficiali e sotterranee; le risposte in particolare in termini di collettamento e depurazione degli scarichi. Il giudizio complessivamente assegnato alla tematica è di rilevante criticità ed è giustificato dalle seguenti considerazioni: • le analisi dell’ARPA sui corpi idrici superficiali identificano una situazione diversificata nell’Area, con il Fiume Brembo caratterizzato da una situazione di inquinamento contenuto, ma con altre situazioni 25 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO • • • localmente critiche, in particolare per quanto riguarda il Torrente Dordo. La disponibilità di dati per la valutazione risente di alcune carenze sia per quanto riguarda il monitoraggio del Fiume Brembo, sia per la caratterizzazione degli altri corsi d’acqua; le acque sotterranee, a causa della presenza di atrazina in 2 dei 4 pozzi considerati, sono di qualità molto variabile da situazioni con impatto antropico ridotto a casi di forte alterazione delle caratteristiche idrochimiche delle acque di falda; gli scarichi industriali, soggetti al controllo dell’ARPA, hanno mostrato dal 1997 al 2001 risultati sempre conformi alla normativa; le analisi effettuate dall’ARPA sui depuratori presenti nell’Area segnalano una situazione di frequente non conformità degli scarichi rispetto alla normativa vigente. Sulla base dei dati disponibili sulla concentrazione di inquinanti chimici nei corsi d'acqua considerati, non si rilevano concentrazioni superiori ai valori limiti consentiti ed è possibile identificare i seguenti livelli di qualità ambientale: • • • • • il Fiume Brembo ha un livello di qualità ambientale sufficiente negli anni considerati (l'unica eccezione si registra nell'anno 2000 nella stazione di Brembate Sopra in cui il livello qualitativo si riduce a scadente); il Torrente Dordo ha costantemente un livello qualitativo pessimo; la Roggia Brembilla presenta, negli anni 2000 e 2001, un livello di qualità ambientale sufficiente, anche se da valutarsi con cautela a causa dei pochi dati a disposizione; la Roggia Masnada è classificabile come sufficiente e, nel 2001, di buona qualità ambientale; tuttavia, ancor più che nel caso precedente, occorre considerare le poche analisi a disposizione per formulare il precedente giudizio; il Fiume Adda presenta nel tratto considerato una qualità ambientale sufficiente. Suolo Nell’Area, l’occupazione di suolo da parte dell’urbanizzato risulta essere superiore alla media provinciale, ma inferiore alla media della fascia altimetrica di pianura. Tra le destinazioni d’uso dell’urbanizzato emerge l’industria che in alcuni Comuni raggiunge valori consistenti; l’Area risulta essere la più densamente industrializzata della Provincia. Nonostante la spiccata vocazione industriale dell’Area, la presenza di siti contaminati è minima e si tratta prevalentemente di aree senza problemi di contaminazione ambientale. Rifiuti La valutazione complessivamente assegnata alla componente ambientale rifiuti è di media criticità. Il giudizio è motivato sulla base delle seguenti considerazioni: • • • • • la produzione di rifiuti solidi urbani è in calo nel periodo considerato, pur presentando dinamiche parzialmente differenziate tra i Comuni dell’Area Agenda 21; per quanto riguarda i rifiuti urbani totali si evidenzia un andamento complessivo in lieve crescita; la produzione pro capite di rifiuti urbani pro capite è pari a 1,25 kg per abitante al giorno, mentre la media provinciale si attesta intorno a 1,21 kg per abitante; la raccolta differenziata raggiunge quasi il 52% dei rifiuti urbani totali, con punte di eccellenza nei Comuni di Bonate Sotto e Presezzo dove, nel 2001, ha superato il 65% dei rifiuti raccolti; per quanto riguarda la produzione di rifiuti speciali, si evidenzia una lieve diminuzione complessiva tra il 1999 e il 2000. Un aspetto da sottolineare riguarda, l’ottima perfomance della raccolta differenziata che identifica nei Comuni dell’Area Agenda 21 una zona di eccellenza rispetto alla media provinciale che si è attestata nel 2001 a poco più del 47%. Il risultato dell’Area è ancora più interessante se confrontato con la percentuale di raccolta differenziata media della Lombardia che si aggira intorno al 35%. Naturalità e biodiversità Complessivamente, il grado di naturalità e biodiversità dell’Area risulta poco elevato soprattutto per i Comuni maggiormente urbanizzati. Quanto detto è visibile da una analisi sulla presenza di aree protette: solo tre Comuni (Bottanuco, Calusco d’Adda e Solza) hanno porzioni di territorio rientranti nel Parco Adda Nord. 26 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Uno sguardo alla superficie delle aree naturali e paranaturali mostra che la maggiore dotazione di aree naturali o agricole riguarda i Comuni posti lungo i corsi d’acqua Adda e Brembo, a differenza delle aree più interne dell’Isola bergamasca e dell’Area di Zingonia (compresa nella Pianura centrale) Il grado di diversità del paesaggio analizzato e il grado di contatto che ciascun sistema ambientale presenta al proprio interno risultano essere più elevati per la fasce poste lungo i corsi d’acqua ed esigui per le aree maggiormente urbanizzate e ad alta densità abitativa. Vi è comunque da sottolineare, per quanto riguarda alcune Amministrazioni dell’Area, l’esistenza di alcuni progetti di istituzione di Parchi Locali di Interesse Sovracomunale e aree protette. Rumore L’indice di motorizzazione medio dell’Area risulta essere 0,70 veicoli/abitante, superiore alla media provinciale e in linea con i valori registrati nella Provincia di Milano; anche il Traffico Giornaliero Medio di alcune fra le principali strade provinciali attraversanti i Comuni oggetto di studio mostra valori consistenti e in crescita. Le figure 23 e 24 mostrano le strade provinciali per le quali vengono registrati superamenti dei livelli di attenzione del rumore per eventi di durata non superiore all’ora (75 dB(A)) e per eventi di durata superiore all’ora in fase diurna (65 dB(A)). Tra i Comuni maggiormente interessati dall’inquinamento acustico, emergono quelli appartenenti all’area di Zingonia che sopportano, oltre alle strade statali e provinciali già identificate il traffico dell’autostrada A4 Milano – Bergamo e i Comuni di Carvico, Calusco d’Adda Solza e Presezzo. Campi elettromagnetici In relazione ai campi elettromagnetici non si registrano particolari criticità nell’Area, se non per l’attraversamento di alcune aree urbane da parte di linee elettriche da 380 KV, 220 KV e 132 KV con conseguente mancato rispetto delle distanze di sicurezza sancite dal D.P.C.M. 23 aprile 1992 (56 metri per i 380 KV, 36 metri per i 220 KV e 20 metri per i 132 KV). Per quanto riguarda le radiazioni ionizzanti, vi è solo da rilevare alcuni superamenti nei valori di Radon in ambienti chiusi le cui soglie limite (200 Bq/m3 e 200 Bq/m3) sono indicate nella raccomandazione europea del febbraio 1990. Tra i Comuni interessati vi sono Dalmine, Filago, Osio Sotto e Presezzo; tuttavia, a causa del numero esiguo di misurazioni effettuate, non è possibile generalizzare il fenomeno all’intero territorio comunale. Sulla base dei dati attualmente disponibili, la tematica campi elettromagnetici e radiazioni ionizzanti non evidenzia particolari criticità. Ambiente urbano In merito all’ambiente urbano dei Comuni dell’Area, lo stato delle componenti ambientali fondamentali aria e rumore, registra alcune situazioni di criticità. Per quanto concerne l’inquinamento atmosferico, si hanno superamenti dei livelli di attenzione e di allarme per il biossido di azoto, le polveri totali sospese, il benzene e il PM10; bisogna comunque tenere in considerazione che non tutti i Comuni dell’Area sono stati oggetto di un monitoraggio della qualità dell’aria. Anche per quanto riguarda l’inquinamento acustico, l’elevato indice di motorizzazione e l’attraversamento in ambito urbano di alcune fra le principali arterie stradali provinciali generano un livello di rumore che spesso eccede il valori limite definiti dalla Provincia di Bergamo nel piano direttore di risanamento acustico della rete stradale provinciale. Una situazione intermedia è invece da rilevare per quanto riguarda i trasporti pubblici locali (TPL); nonostante la disponibilità e la copertura del TPL sia elevata, si registrano situazione di scarsa efficacia (linee automobilistiche caratterizzate da valori di viaggiatori km/bus km inferiori a 10) e di scarsa efficienza (linee che presentano valori di ricavi/costi inferiori al 30%). 2.3 Uso funzionale del suolo L’analisi dell’uso del suolo verte sulla raccolta e sulla rappresentazione di dati in grado di definire con chiarezza la destinazione attuale dei suoli nel contesto del territorio comunale di Madone. Sono stati per questo approfonditi gli aspetti legati alla definizione del territorio, sintetizzati attraverso osservazioni di campo condotte direttamente in situ, attraverso l’analisi e l’interpretazione della cartografia esistente, attraverso l’analisi e l’interpretazione di foto aeree. 27 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 2.3.1 Sistema degli spazi aperti Le unità di uso del suolo complessivamente individuate all’interno dell’area vasta sono elencate nella tabella sottostante, che viene proposta descrivendo le differenti unità tipologiche uniformandosi al sistema di nomenclatura DUSAF, aggiornato al 2000. Uso suolo DUSAF - dettaglio superfici (2000) Aree urbanizzate Seminativo semplice Boschi di latifoglie Ambiti degradati soggetti ad usi diversi Totale Superficie Ha 134,32 114,05 50,34 6,54 305,25 In particolare, l’uso del suolo per gli spazi aperti viene definito dalla seguente casistica: Uso del suolo acque bosco fascia ripariale incolto macchia boscata orto prato seminativo verde attrezzato verde pubblico verde sportivo Totale 28 Superficie mq 22.460,03 416.921,01 15.854,10 16.028,45 19.609,09 4.338,06 104.706,03 961.333,23 20.462,38 24.797,45 27.282,21 1.633.792,04 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 2.3.1.1 Quadro idrologico e geomorfologico Madone occupa il settore sud-orientale dell’Isola Bergamasca, porzione del territorio della provincia di Bergamo compreso tra fiume Adda e fiume Brembo. L’assetto morfologico dell’Isola riflette quello geologico ed è suddivisibile in tre fasce: zona montuosa a nord, caratterizzata dalla presenza della dorsale del Monte Canto che, con i suoi 710 m.s.l.m. ne costituisce la culminazione massima. Affioramento di substrato roccioso, costituito dai litotipi appartenenti a formazioni del Cretaceo superiore-Paleocene inferiore e medio, essenzialmente di natura torbiditica e costituite da arenarie, marne e calcari. Zona pedemontana che costituisce in alcune zone la fascia di raccordo tra la zona montana e quella pianeggiante. Tale zona è costituita da materiale incoerente di età quaternaria e di origine prettamente morenica. Zona pianeggiante terrazzata: comprende il territorio di Madone. Risulta caratterizzata da morfologia pianeggiante, interrotta da scarpate che delimitano terrazzi, siti a quote altimetriche distinte, di origine fluviale e fluvioglaciale. La loro formazione deriva dalle azioni di deposito ed erosione da parte degli scaricatori glaciali, alimentati dalle acque di fusione dei ghiacciai quaternari. I depositi fluviali postglaciali, oltre a originare corpi terrazzati incastrati entro i depositi pleistocenici, si rinvengono sotto forma di paleoalvi posti sulla superficie delle unità più antiche; si distinguono su base morfologica per la formazione di depressioni a differente grado di sinuosità, con orli più o meno netti e depositi limosi e sabbiosi con profili poco evoluti. Il territorio comunale risulta suddiviso in tre principali settori geologici-geomorfologici che risultano altimetricamente ben distinti, costituiti da differenti unità litologiche e separati da terrazzi morfologici, che si sviluppano in direzione nord-sud. Pianalto ferrettizzato: rappresenta la quasi totalità del territorio comunale posta ad occidente del corso del torrente Dordo. È delimitato ad oriente da una scarpata morfologica con dislivelli pari a 10 metri e nella parte sud occidentale dall’incisione legata alla presenza del Rio Zender. Livello fondamentale della Pianura: costituito da depositi fluvioglaciali, risulta delimitato ad ovest dalla scarpata che lo collega al sovrastante pianalto a e est da un’analoga scarpata che conduce al terzo settore morfologico. Nella sua porzione occidentale risulta caratterizzato da depressioni in corrispondenza del corso dei torrenti Buliga e Dordo, i cui alvei ancora più depressi, risultano delimitati da scarpate dell’altezza di pochi metri, in parte interessate da opere di difesa spondale. Ripiano fluvioglaciale tardivo: costituito da depositi, risulta separato dal livello fondamentale della pianura da una scarpata morfologica avente dislivelli di 14, 16 metri. 29 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 30 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 2.3.1.2 Le aree agricole Il sistema delle coltivazioni Nel complesso del sistema ambientale di Madone, le aree agricole occupano una superficie limitata, corrispondente a circa 80 ettari sui 305 ettari che individuano il territorio comunale; le aree agricole si sviluppano attorno al nucleo abitato con scarsi caratteri di continuità con gli spazi aperti dei comuni contermini. I dati relativi alla tipologia di utilizzo colturale desunti dalle dichiarazioni PAC (prodotte dalle aziende agricole ai fini del percepimento del sostegno al reddito di provenienza comunitaria) confermano come il territorio coltivato conservi i caratteri tipici di un’agricoltura marginale, dove i seminativi risultano prevalenti sulle superfici arabili, tuttavia mantenendosi corrispondenti a circa il 15% della superficie comunale. 31 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Seminativi I seminativi sono costituiti da coltivazioni intensive a prevalenza di mais, con limitatissima presenza di siepi e di alberi. La loro funzionalità alle dinamiche dispersive della fauna è estremamente differente, come conseguenza delle caratteristiche fisionomico-strutturali delle colture e delle specie legate a questa tipologia ambientale. In alcuni casi specifici (es: micromammiferi ed uccelli) le macchie agricole possono agire da potenziali aree di connessione tra le aree forestali frammentate; diversamente i seminativi intensivi assumono in certi tratti le caratteristiche di un “deserto antropico”. Il valore naturalistico ambientale degli appezzamenti agricoli è molto basso perché il fattore dinamico e il grado di naturalità sono scadenti. In linea generale, le aree agricole sono considerate come spazi biopermeabili, anche se, soprattutto nelle forme intensive, la biodiversità vegetazionale è molto limitata e la presenza di edifici comporta un disturbo continuativo per i quotidiani movimenti di persone, l’illuminazione notturna e rumori. Partendo dal presupposto che alcune tipologie di conduzione agricola potrebbero anche risultare compatibili con la mobilità biologica se gestite e ripristinate in modo adeguato, si consideri che un’area agricola rappresenta una risorsa trofica per alcune specie faunistiche e di conseguenza, nei confronti di queste, può acquisire il ruolo di ambito ecoconnettivo incentivato. In particolare, la qualità ecoconnettiva dei territori agricoli è legata alla tipologia delle coltivazioni, all’alternanza dei cicli produttivi, e anche, in modo significativo, alle dimensioni fisiche dell’ambito coltivato. Prati stabili (foraggiere artificiali) Si comprendono nella tipologia i prati polifiti caratterizzati da composizione floristica variabile, sottoposti a sfalci e a pratiche agronomiche di servizio agli allevamenti zootecnici bovini; si tratta di superfici assai poco estese nel territorio di Madone, assommanti a soli 22 ettari, corrispondenti a circa il 7% del territorio comunale e di conseguenza non significative nella caratterizzazione delle aree rurali. I prati presenti nel territorio comunale di Madone sono ambienti di indubbia origine antropica pesantemente condizionati dall’attività dell’uomo che però consentono l’attività trofica a diverse specie faunistiche. Ognuno di questi è una realtà indipendente, con una storia diversa, e pertanto si riscontrano prati ben curati, sfalciati e concimati e altri ormai prossimi a essere incolti con bassa frequenza di calpestio. I rischi che potrebbero insorgere nei confronti della fauna adattatasi a questo tipo di ambiente sono prevalentemente correlati all’attività venatoria (fagiano, lepre, ecc.) e alle modificazioni agricole. Il prato a pascolo è stato ritenuto la tipologia di uso del suolo con un livello di biopermeabilità accettabile ai fini della continuità ambientale. In questi terreni, sono presenti occlusioni fisiche della continuità ambientale, quali barriere di delimitazione della proprietà (steccati in legno) anche se facilmente superabili. Il livello di biopermeabilità viene ritenuto basso ai fini di un eventuale inserimento in corridoi ecologici. 32 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Gli effetti legati alla presenza di queste infrastrutture lineari sono stati approfonditi negli allegati e in cartografia. Le potenzialità dei suoli agricoli Il presente paragrafo prende in esame le caratteristiche fisiche e chimiche dei terreni agricoli di Madone, analizzate sulla base delle informazioni contenute nel Sistema Informativo Territoriale della Regione Lombardia e tradotte nella carta pedologica; le interpretazioni applicative della carta pedologica sono finalizzate alla valutazione della funzionalità dei suoli, che permette l'elaborazione di supporti conoscitivi cartografici per l'attuazione di politiche agricole, ambientali e territoriali. Il comportamento e le risposte attese dai suoli in relazione alle forme di utilizzazione a cui sono sottoposti dipendono dal grado di espressione delle loro diverse funzioni ecologiche, così nominate: funzione produttiva, correlata con il concetto di fertilità e, quindi, con la capacità dei suoli di sostenere e favorire la produzione di alimenti, foraggio e biomassa vegetale in genere; funzione protettiva, correlata con la capacità dei suoli di agire da tampone e da filtro nei confronti di potenziali inquinanti; funzione naturalistica, correlata con il ruolo che i suoli hanno nel formare gli habitat naturali, nel proteggere la biodiversità e nel conservare importanti patrimoni culturali per l'umanità. Le valutazioni funzionali sono espresse come carte tematiche ottenute dall'interpretazione della Carta Pedologica e finalizzate ad una gestione mirata dei suoli ed alla loro conservazione. Capacità d’uso dei suoli agricoli La carta della capacità d'uso del suolo definisce sul territorio aree che presentano analoghe limitazioni fisiche, sulle quali vengono successivamente effettuate le valutazioni relative all'attitudine all’uso agro-silvopastorale con lo scopo di individuare i suoli agronomicamente più pregiati e più adatti all'attività agricola, consentendo in sede di pianificazione territoriale di preservarli da altri usi. Le informazioni sono state elaborate e sintetizzate dalle carte di base e da osservazioni desunte nel corso delle campagne di rilevamento attraverso la metodologia derivata dalla Land Capability Classification (LCC Klingebiel Montgomery, 1961), una classificazione finalizzata a valutare le potenzialità produttive per utilizzazioni agro-silvo-pastorali sulla base di una gestione conservativa della risorsa suolo, mettendo in evidenza i rischi di degradazione derivanti da usi inappropriati. Questo sistema di classificazione è organizzato gerarchicamente secondo due livelli: classe e sottoclasse. Il grado di capacità d'uso, ovvero l'entità delle limitazioni all'utilizzo agro-silvo-pastorale, viene indicato dalla classe: nel sistema sono prese in considerazione 8 classi, designate ciascuna con un numero romano da I a VIII; all'aumentare della cifra corrisponde un aumento del grado di limitazione e di conseguenza una diminuzione del numero delle scelte economicamente attuabili riguardo l'utilizzo dei suoli. In particolare, le prime 4 classi sono compatibili con l'uso sia agricolo che forestale che zootecnico; le classi dalla quinta alla settima escludono l'uso agricolo intensivo, mentre nelle aree appartenenti all'ultima classe, l'ottava, non è possibile alcuna forma di utilizzazione produttiva. Le limitazioni prese in esame riguardano due aspetti: il suolo, di cui sono valutate la profondità, la pietrosità, il drenaggio, l'idromorfia, e l'ambiente, di cui sono valutati il clima, il rischio d'erosione, ecc. La scala di valori sintetica riportata dal Sistema Informativo Territoriale della Regione Lombardia, relativamente al tema in oggetto, prevede le seguenti tipologie di suolo: Suoli adatti all'agricoltura 1 Suoli che presentano pochissimi fattori limitanti il loro uso e che sono quindi utilizzabili per tutte le colture. 2 Suoli che presentano moderate limitazioni che richiedono una opportuna scelta delle colture e/o moderate pratiche conservative. 3 Suoli che presentano severe limitazioni, tali da ridurre la scelta delle colture e da richiedere speciali pratiche conservative. 4 Suoli che presentano limitazioni molto severe, tali da ridurre drasticamente la scelta delle colture e da richiedere accurate pratiche di coltivazione. Suoli adatti al pascolo ed alla forestazione 5 Suoli che pur non mostrando fenomeni di erosione, presentano tuttavia altre limitazioni difficilmente eliminabili tali da restringere l'uso al pascolo o alla forestazione o come habitat naturale. 6 Suoli che presentano limitazioni severe, tali da renderli inadatti alla coltivazione e da restringere l'uso, seppur con qualche ostacolo, al pascolo, alla forestazione o come habitat naturale. 7 Suoli che presentano limitazioni severissime, tali da mostrare difficoltà anche per l'uso silvo pastorale. 33 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Suoli inadatti ad utilizzazioni agro-silvo-pastorali 8 Suoli che presentano limitazioni tali da precludere qualsiasi uso agro-silvo-pastorale e che, pertanto, possono venire adibiti a fini creativi, estetici, naturalistici, o come zona di raccolta delle acque. In questa classe rientrano anche zone calanchive e gli affioramenti di roccia Il territorio di Madone viene classificato come da cartografia seguente: Fonte: Sistema Informativo Territoriale Il codice 1 individua suoli agricoli che presentano pochissimi fattori limitanti il loro uso e che sono quindi utilizzabili per tutte le colture. Il codice 2 individua suoli agricoli che presentano moderate limitazioni che richiedono una opportuna scelta delle colture e/o moderate pratiche conservative. La sottoclasse c sta a indicare la presenza di lievi limitazioni climatiche. La sottoclasse s sta a indicare una profondità utile del suolo compresa tra 100 cm e 60 cm, la presenza di scheletro nell’orizzonte superficiale in quantità compresa tra il 15% ed il 35% ed una pietrosità compresa tra lo 0,1% e 3%. La sottoclasse e sta a indicare la presenza di pendenze comprese tra il 2% e l’8% con assenza di fenomeni erosivi. La sottoclasse w sta a indicare la condizione di drenaggio mediocre, con lieve possibilità di inondabilità. I codici doppi attribuiti alle sottoclassi individuano situazioni intermedie. 34 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Il codice 3 individua suoli agricoli che presentano severe limitazioni, tali da ridurre la scelta delle colture e da richiedere speciali pratiche conservative. La sottoclasse s sta a indicare una profondità utile del suolo compresa tra 60 cm e 25 cm, la presenza di scheletro nell’orizzonte superficiale in quantità compresa tra il 35% ed il 70% ed una pietrosità compresa tra lo 0,1% e 3%. La sottoclasse e sta a indicare la presenza di pendenze comprese tra l’ 8% e il 15% con debole possibilità di fenomeni erosivi. La sottoclasse c sta a indicare la presenza di lievi limitazioni climatiche. La sottoclasse w sta a indicare la condizione di drenaggio lento, con moderata possibilità di inondabilità. I codici doppi attribuiti alle sottoclassi individuano situazioni intermedie. Il codice 4 individua suoli agricoli che presentano limitazioni molto severe, tali da ridurre drasticamente la scelta delle colture e da richiedere accurate pratiche di coltivazione. La sottoclasse s sta a indicare una profondità utile del suolo compresa tra 60 cm e 25 cm, la presenza di scheletro nell’orizzonte superficiale in quantità compresa tra il 35% ed il 70% ed una pietrosità compresa tra il 3% e il 15%. La sottoclasse e sta a indicare la presenza di pendenze comprese tra il 15% e il 25% con moderate possibilità di fenomeni erosivi. La sottoclasse w sta a indicare la condizione di drenaggio molto lento, con alta possibilità di inondabilità. Il codice 5 individua suoli non agricoli che pur non mostrando fenomeni di erosione, presentano tuttavia altre limitazioni difficilmente eliminabili tali da restringere l'uso al pascolo o alla forestazione o come habitat naturale. La sottoclasse s sta a indicare una profondità utile del suolo minore di 25 cm, la presenza di scheletro nell’orizzonte superficiale in quantità maggiore del 70% ed una pietrosità compresa tra il 3% e il 15%. Il codice 6 individua suoli non agricoli che presentano limitazioni severe, tali da renderli inadatti alla coltivazione e da restringere l'uso, seppur con qualche ostacolo, al pascolo, alla forestazione o come habitat naturale. La sottoclasse c sta a indicare la presenza di forti limitazioni climatiche. La sottoclasse e sta a indicare la presenza di pendenze comprese tra il 25% e il 45% con moderate possibilità di fenomeni erosivi. Il codice 7 individua suoli non agricoli che presentano limitazioni severissime, tali da mostrare difficoltà anche per l'uso silvo pastorale. La sottoclasse e sta a indicare la presenza di pendenze comprese tra il 45% e il 100% con forti possibilità di fenomeni erosivi. Capacità di protezione dei suoli nei confronti delle acque profonde Il suolo protegge dall'inquinamento l'ambiente, il sistema delle acque profonde, il sistema delle acque superficiali nonché le catene alimentari, agendo con funzione di filtro e di tampone e favorendo le trasformazioni biochimiche. La capacità di protezione del suolo verso le acque profonde esprime la capacità che esprimo i diversi suoli nel controllare il trasporto degli inquinanti idrosolubili in profondità, portati attraverso le acque di percolazione verso le risorse idriche sottosuperficiali. Le precipitazioni e, soprattutto, l'irrigazione sono considerate le cause principali di lisciviazione dei prodotti fitosanitari e dei loro metaboliti attraverso il suolo, la valutazione della capacità protettiva dei suoli assume pertanto una rilevanza particolare in tutte e aree in cui vengono utilizzate tecniche irrigue a forte consumo di acqua. L'interpretazione proposta esprime la potenziale capacità del suolo di trattenere i fitofarmaci entro i limiti dello spessore interessato dagli apparati radicali delle piante e per un tempo sufficiente a permetterne la degradazione; non è invece riferita a specifici antiparassitari o a famiglie di prodotti fitosanitari. Le proprietà pedologiche prese in considerazione nel modello interpretativo, correlate con la capacità di attenuazione e con il comportamento idrologico del suolo, sono la permeabilità, la profondità della falda, la granulometria, le proprietà chimiche (pH, CSC). Il modello prevede la ripartizione dei suoli in tre classi di capacità protettiva nei confronti delle acque profonde: elevata, moderata e bassa. 35 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Il territorio di Madone viene classificato come da cartografia seguente: Fonte: Sistema Informativo Territoriale Su territorio di Madone si constata una capacità di protezione dei suoli nei confronti delle acque profonde da considerarsi elevata lungo la fascia orientale del comune, in corrispondenza della fascia di territorio che connette Filago con Bonate Sotto e verso ovest, oltre il torrente Dordo, a confine con Suisio e Bottanuco; per la superficie restante, definita in modo particolare nella fascia centrale del territorio comunale, la capacità di protezione dei suoli nei confronti delle acque profonde risulta moderata e di conseguenza più facilmente soggetta ad inquinamento delle falde. Capacità di protezione dei suoli nei confronti delle acque superficiali La capacità di protezione dei suoli nei confronti delle acque superficiali è complementare alla precedente ed evidenzia la capacità che esprimono i suoli di controllare il trasporto di inquinanti con le acque di scorrimento superficiale in direzione delle risorse idriche di superficie. Gli inquinanti distribuiti sul suolo possono essere trasportati in soluzione oppure adsorbiti sulle particelle solide contenute nelle acque che scorrono sulla superficie del suolo stesso. Come nel caso della capacità di protezione dei suoli nei confronti delle acque profonde, anche per questa interpretazione il Sistema Informativo Territoriale della Regione Lombardia definisce la ripartizione dei suoli in tre classi a decrescente capacità protettiva. Molto spesso il comportamento idrologico dei suoli è tale che a capacità protettive elevate nei confronti delle acque superficiali corrispondono capacità protettive minori nei confronti delle acque profonde, e viceversa; è infatti facilmente verificabile che suoli profondi, a giacitura pianeggiante, a granulometria equilibrata e dagli orizzonti relativamente poco permeabili intorno al metro di profondità, abbiano contemporaneamente una buona capacità di accettazione delle acque meteoriche ed irrigue ed una bassa infiltrabilità profonda. Le proprietà pedologiche prese in considerazione nel modello interpretativo, correlate con la suscettività dei suoli a determinare scorrimenti superficiali e fenomeni erosivi sono il gruppo idrologico, l’indice di runoff superficiale, il rischio di inondabilità. Nelle aree di pianura non alluvionabili, dove la pendenza è molto modesta o addirittura inesistente, la capacità protettiva nei confronti delle acque superficiali è comunque prevalentemente correlata al tipo idrologico dei suoli, che è una espressione sintetica delle modalità e dei tempi di deflusso delle acque di origine meteorica o irrigua. 36 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Il territorio di Madone viene classificato come da cartografia seguente: Fonte: Sistema Informativo Territoriale Su territorio di Madone si constata una capacità di protezione dei suoli nei confronti delle acque superficiali tendenzialmente elevata nell’ampia fascia centrale al territorio comunale, per lo più corrispondente ai suoli che manifestano minori capacità nei confronti delle acque profonde; lungo il settore est del territorio comunale, a confine con Filago e Bonate Sotto, la capacità di protezione dei suoli nei confronti delle acque superficiali risulta moderata, una condizione che si mantiene anche lungo il settore ovest del comune unitamente ad alcune zone a capacità di protezione bassa. In entrambi questi ultimi casi si constata la maggiore facilità di un potenziale inquinamento delle acque di superficie. Attitudine dei suoli allo spandimento agronomico dei liquami I liquami vengono di norma distribuiti sui terreni per arricchirne la dotazione di sostanza organica, per apportare elementi fertilizzanti e, nello stesso tempo, per risolvere il problema della loro collocazione. Questa pratica, quando non sia condotta con le dovute attenzioni e nelle quantità ammesse, può risultare dannosa sia per le acque di superficie che per quelle sotterranee. Il problema viene rappresentato soprattutto dall'azoto, contenuto in forma ammoniacale nei liquami freschi ma rapidamente trasformato in forma nitrica dalla flora batterica del suolo. L'attitudine allo spandimento agronomico dei liquami viene giudicata in base a uno schema che tiene conto di fattori stazionali (rischio d'inondazione, acclività, pietrosità) e di fattori pedologici (drenaggio, profondità della falda, scheletro, tessitura, presenza di torba o di orizzonti molto permeabili). I suoli sono considerati adatti allo spandimento quando le loro caratteristiche sono tali da permettere un elevato immagazzinamento dei liquami, senza favorirne la perdita in superficie (scorrimento) e in profondità (percolazione). 37 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO La scala di valori riportata dal Sistema Informativo Territoriale della Regione Lombardia, relativamente al tema in oggetto, prevede le seguenti tipologie di suolo: S1 Suoli Adatti S2 Suoli Adatti con lievi limitazioni S3 Suoli Adatti con moderate limitazioni N Suoli Non Adatti A seconda del grado di attitudine del suolo, potrà essere consigliata la distribuzione di quantitativi diversi di liquame o l'adozione di crescenti attenzioni nella loro gestione; nei suoli considerati non adatti deve esserne sconsigliata la distribuzione. Nel territorio di Madone è possibile constatare che i suoli sono sempre adatti allo spandimento agronomico dei liquami zootecnici; tuttavia, per ampie fasce trasversali in senso nord-sud il territorio agricolo comunale, sono presenti caratterizzazioni tali da determinare lievi limitazioni allo spandimento, legate fondamentalmente alla tessitura del suolo. Il territorio di Madone viene classificato come da cartografia seguente: Fonte: Sistema Informativo Territoriale Nel territorio di Madone è possibile constatare che i suoli risultano adatti allo spandimento dei liquami nella fascia centrale del territorio comunale; sia nel settore orientale che nel settore occidentale del territorio comunale sono al contrario presenti caratterizzazioni tali da determinare lievi limitazioni allo spandimento, per le quali si richiedono attenzioni specifiche. Attitudine dei suoli allo spandimento agronomico dei fanghi di depurazione urbana I fanghi di depurazione urbana costituiscono il residuo estratto dai bacini di sedimentazione degli impianti che trattano acque reflue provenienti da insediamenti civili e ad essi assimilabili; il loro riutilizzo in agricoltura, se correttamente attuato come pratica di recupero del valore fertilizzante, in termini di concimazione e di ammendamento del terreno, consente di alleggerire i problemi ambientali e gli oneri dello smaltimento in discariche controllate, ottenendo nel contempo un risparmio nell'uso dei concimi di sintesi. L'utilizzo agricolo dei fanghi è regolamentato dal decreto legislativo n. 99, del 27 gennaio 1992, emanato in recepimento della direttiva CEE 278/86, il quale si propone il duplice fine di evitare effetti nocivi sul suolo, 38 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO sulla vegetazione e sugli animali, e contemporaneamente di incoraggiare la pratica dello spandimento sul suolo agricolo. La disciplina relativa alla distribuzione su suolo agricolo dei fanghi di depurazione urbana avviene tramite il controllo incrociato tra le caratteristiche degli stessi fanghi e quelle dei suoli, accertando l'apporto degli elementi inquinanti (essenzialmente metalli pesanti) contenuti nei fanghi e imponendo dei limiti di concentrazione massima di tali inquinanti nel suolo. L’attitudine dei suoli allo spandimento dei fanghi vuole fornire una valutazione orientativa sul grado di idoneità del suolo a consentire l'utilizzo razionale dei fanghi con il minimo rischio per le piante, gli animali e l'uomo. Tale interpretazione vale in senso generale e può perdere di significato in particolari condizioni applicative; l'interpretazione va quindi intesa essenzialmente come un contributo di conoscenza sui suoli, ad esempio, nel programmare controlli o analisi ambientali o nel predisporre complessivi piani di gestione della fertilità nelle aziende agricole. Per la classificazione dei suoli vengono utilizzate le seguenti quattro classi attitudinali: S1 Suoli Adatti S2 Suoli Adatti con lievi limitazioni S3 Suoli Adatti con moderate limitazioni N Suoli Non Adatti Il territorio di Madone viene classificato come da cartografia seguente: Fonte: Sistema Informativo Territoriale Nel territorio di Madone è possibile constatare che i suoli non sono sempre adatti allo spandimento dei fanghi di depurazione urbana, manifestando suoli non adatti, suoli privi di limitazioni, suoli dotati di caratterizzazioni tali da determinare lievi o moderate limitazioni allo spandimento, per le quali si richiedono attenzioni specifiche. Valenza naturalistica delle aree agricole Si tratta di una interpretazione che propone la valutazione dell'interesse scientifico e della singolarità che le risorse pedologiche regionali manifestano dal punto di vista naturalistico; i suoli sono testimonianza diretta delle relazioni esistenti tra pedosfera e sistema delle acque ed hanno avuto una importanza determinante nell'evoluzione degli ecosistemi e dello stesso paesaggio della pianura padana. 39 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO L’attenzione attuale verso gli aspetti culturali e ricreativi espressi dal paesaggio coltivato ha fatto crescere in questi anni la sensibilità per i beni ambientali, anche per quelli, come il suolo, rimasti più a lungo confinati nella sfera di interesse di pochi specialisti. L'interpretazione del valore naturalistico dei suoli costituisce un riferimento utile per caratterizzare in modo più completo i beni ambientali, integrando conoscenze pedologiche con conoscenze geomorfologiche, naturalistiche, floristiche, paesaggistiche, geografiche, ecc. e per proporre strategie comuni finalizzate alla loro valorizzazione e alla loro fruizione. Fonte: Sistema Informativo Territoriale Nel territorio di Madone è possibile constatare che i suoli, così come condotti allo stato attuale, manifestano sulla maggior parte del territorio comunale condizioni di valore naturalistico da moderate a basse, conservando condizioni di naturalità solamente in corrispondenza del settore occidentale del comune, in corrispondenza del torrente Dordo. 40 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Le caratteristiche pedologiche dei suoli agricoli Il presente paragrafo approfondisce e completa la caratterizzazione delle caratteristiche pedologiche dei terreni agricoli di Madone, analizzate sulla base delle informazioni contenute nella Carta Pedologica redatta nel 1989 dall’ERSAL, Ente Regionale di Sviluppo Agricolo della Lombardia. ERSAL, oggi incorporato nell’ERSAF (Ente Regionale di Sviluppo Agricolo e Forestale della Lombardia), evidenzia ulteriori distinzioni, ascrivendo le diverse caratteristiche del suolo a precisi sistemi paesaggistici. Tratto da ERSAL – Carta Pedologica: I suoli dell’Isola Bergamasca 41 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Tratto da ERSAL – Carta della Capacità d’uso dei suoli: I suoli dell’Isola Bergamasca Settore Nord del territorio comunale Unità Cartografica BON1-BRE1 Ambiente Terrazzo fluvioglaciale recente o livello fondamentale della Pianura, ubicato prevalentemente nella parte orientale dell’Isola delimitato da ripide scarpate boscate Unità di paesaggio Superficie modale, a morfologia pianeggiante del livello fondamentale della pianura, costituita da ghiaie e ciottoli poco alterati di origine fluvioglaciale comunemente presenti in superficie, intensamente coltivata a seminativo, con rari cedui di latifoglie, fortemente urbanizzata ed industrializzata. 42 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Sottounità di paesaggio Porzione centrale di livello fondamentale della pianura. Descrizione del suolo Gruppo indifferenziato di: a) suoli profondi, talora moderatamente profondi, su substrato ciottoloso eterogeneo, con scheletro da scarso a comune in superficie e da scarso ad abbondante in profondità, tessitura media in superficie e da media a moderatamente fine in profondità, reazione acida in superficie e subacida in profondità, saturazione bassa in superficie e da bassa ad alta in profondità, scarsamente calcarei a grande profondità, drenaggio buono (talora mediocre o rapido). b) suoli profondi, talora moderatamente profondi, con scheletro comune in superficie e frequente in profondità, tessitura media in superficie e da media a moderatamente fine in profondità, reazione acida in superficie e da subacida a neutra in profondità, (alcalina a grande profondità), saturazione bassa in superficie e da media ad alta in profondità, drenaggio buono. Capacità d’uso del suolo E’ presente una sola tipologia di suolo ascrivibile alle Classi di capacità d’uso secondo la casistica seguente: 5 – Classe II, suoli con modeste limitazioni che richiedono un’opportuna scelta delle colture e/o moderate pratiche conservative; tale limitazione è dovuta alla presenza di suoli con spessore non sempre ottimale e bassa saturazione in basi Settore Nord-Est del territorio comunale Unità Cartografica VAL1 Ambiente Terrazzo fluvioglaciale recente o livello fondamentale della Pianura, ubicato prevalentemente nella parte orientale dell’Isola delimitato da ripide scarpate boscate Unità di paesaggio Superficie modale, a morfologia pianeggiante del livello fondamentale della pianura, costituita da ghiaie e ciottoli poco alterati di origine fluvioglaciale comunemente presenti in superficie, intensamente coltivata a seminativo, con rari cedui di latifoglie, fortemente urbanizzata ed industrializzata. Sottounità di paesaggio Aree prive di pietrosità superficiale, caratterizzate da drenaggio localmente difficoltoso. Descrizione del suolo Consociazione di suoli profondi su substrato ciottoloso calcareo, con scheletro da assente a scarso, tessitura media in superficie e da moderatamente fine a fine in profondità, reazione subacida in superficie e neutra in profondità, saturazione bassa in superficie e da alta a molto alta in profondità, drenaggio mediocre (talora lento). Capacità d’uso del suolo E’ presente una sola tipologia di suolo ascrivibile alle Classi di capacità d’uso secondo la casistica seguente: 5 – Classe II, suoli con modeste limitazioni che richiedono un’opportuna scelta delle colture e/o moderate pratiche conservative; tale limitazione è dovuta alla presenza di suoli con spessore non sempre ottimale e bassa saturazione in basi Settore Est del territorio comunale Unità Cartografica BOS1-PLA1 Ambiente Terrazzo fluvioglaciale recente o livello fondamentale della Pianura, ubicato prevalentemente nella parte orientale dell’Isola delimitato da ripide scarpate boscate Unità di paesaggio 43 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Superficie modale, a morfologia pianeggiante del livello fondamentale della pianura, costituita da ghiaie e ciottoli poco alterati di origine fluvioglaciale comunemente presenti in superficie, intensamente coltivata a seminativo, con rari cedui di latifoglie, fortemente urbanizzata ed industrializzata. Sottounità di paesaggio Fascia localizzata lungo il bordo orientale caratterizzata dalla presenza di boschi cedui di latifoglie alternati a seminativi Descrizione del suolo Gruppo indifferenziato di: a) suoli moderatamente profondi, su substrato ciottoloso eterogeneo, con scheletro generalmente frequente in superficie ed abbondante in profondità, tessitura media in superficie e fine in profondità, reazione neutra in superficie e subalcalina in profondità, da scarsamente calcarea in superficie a molto calcarea in profondità, saturazione molto alta, drenaggio buono (talora rapido). b) suoli moderatamente profondi, su substrato ciottoloso carbonatico, con scheletro generalmente comune in superficie e generalmente frequente in profondità, tessitura media in superficie e fine in profondità, reazione subacida in superficie e neutra in profondità, saturazione alta in superficie e molto alta in profondità, drenaggio buono (talora rapido). Capacità d’uso del suolo E’ presente una sola tipologia di suolo ascrivibile alle Classi di capacità d’uso secondo la casistica seguente: 15 – Classe III, suoli con severe limitazioni tali da ridurre la scelta delle colture e da richiedere speciali pratiche conservative; tale limitazione è dovuta alla presenza di suoli aventi moderato spessore (50 - 100) Unità Cartografica DER2 Ambiente Terrazzo fluvioglaciale recente o livello fondamentale della Pianura, ubicato prevalentemente nella parte orientale dell’Isola delimitato da ripide scarpate boscate Unità di paesaggio Aree ubicate presso il fiume Brembo, a morfologia subpianeggiante, ribassate di pochi metri rispetto al livello fondamentale della pianura, costituite alluvioni fluvioglaciali tardive ciottolose, con alternanza di boschi e seminativi. Sottounità di paesaggio Non specificata Descrizione del suolo Consociazione di suoli moderatamente profondi, su substrato ciottoloso calcareo, con scheletro da comune a frequente in superficie e da frequente ad abbondante in profondità, tessitura media in superficie e da media a moderatamente fine in profondità, reazione da neutra a subalcalina in superficie e da neutra ad alcalina in profondità, saturazione molto alta, calcarei a grande profondità, drenaggio da buono a rapido. Capacità d’uso del suolo E’ presente una sola tipologia di suolo ascrivibile alle Classi di capacità d’uso secondo la casistica seguente: 15 – Classe III, suoli con severe limitazioni tali da ridurre la scelta delle colture e da richiedere speciali pratiche conservative; tale limitazione è dovuta alla presenza di suoli aventi moderato spessore (50 - 100) Settore Sud del territorio comunale Unità Cartografica MAS1 Ambiente Terrazzo fluvioglaciale recente o livello fondamentale della Pianura, ubicato prevalentemente nella parte orientale dell’Isola delimitato da ripide scarpate boscate Unità di paesaggio 44 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Superficie modale, a morfologia pianeggiante del livello fondamentale della pianura, costituita da ghiaie e ciottoli poco alterati di origine fluvioglaciale comunemente presenti in superficie, intensamente coltivata a seminativo, con rari cedui di latifoglie, fortemente urbanizzata ed industrializzata. Sottounità di paesaggio Aree prive di pietrosità superficiale, caratterizzate da drenaggio localmente difficoltoso. Descrizione del suolo Consociazione di: suoli profondi su substrato ciottoloso eterogeneo, con scheletro da assente a scarso, tessitura da media a moderatamente fine, reazione subacida in superficie e da neutra a subalcalina in profondità, saturazione alta in superficie e molto alta in profondità, drenaggio mediocre (talora lento). Capacità d’uso del suolo Sono presenti diverse tipologie di suolo ascrivibili alle Classi di capacità d’uso secondo la casistica seguente: 5 – Classe II, suoli con modeste limitazioni che richiedono un’opportuna scelta delle colture e/o moderate pratiche conservative; tale limitazione è dovuta alla presenza di suoli con spessore non sempre ottimale e bassa saturazione in basi 10 – Classe II, suoli con modeste limitazioni che richiedono un’opportuna scelta delle colture e/o moderate pratiche conservative; tale limitazione è dovuta alla presenza di suoli con spessore non sempre ottimale soggetti ad occasionali inondazioni. 17 – Classe III, suoli con severe limitazioni tali da ridurre la scelta delle colture e da richiedere speciali pratiche conservative; tale limitazione è dovuta alla presenza di suoli con drenaggio interno mediocri. 20 – Classe III, suoli con severe limitazioni tali da ridurre la scelta delle colture e da richiedere speciali pratiche conservative; tale limitazione è dovuta alla presenza di suoli aventi moderato spessore soggetti a deboli processi erosivi. 23 – Classe III, suoli con severe limitazioni tali da ridurre la scelta delle colture e da richiedere speciali pratiche conservative; tale limitazione è dovuta alla presenza di suoli aventi moderato spessore soggetti a moderato rischio di inondazione. 26 – Classe IV, suoli con limitazioni molto severe, tali da ridurre drasticamente la scelta delle colture e da richiedere accurate pratiche di coltivazione; tale limitazione è dovuta alla presenza di suoli aventi scarso spessore (25 - 50). Settore Ovest del territorio comunale Unità Cartografica BON1-BRE1 Ambiente Terrazzo fluvioglaciale recente o livello fondamentale della Pianura, ubicato prevalentemente nella parte orientale dell’Isola delimitato da ripide scarpate boscate Unità di paesaggio Superficie modale, a morfologia pianeggiante del livello fondamentale della pianura, costituita da ghiaie e ciottoli poco alterati di origine fluvioglaciale comunemente presenti in superficie, intensamente coltivata a seminativo, con rari cedui di latifoglie, fortemente urbanizzata ed industrializzata. Sottounità di paesaggio Porzione centrale di livello fondamentale della pianura. Descrizione del suolo Gruppo indifferenziato di: a) suoli profondi, talora moderatamente profondi, su substrato ciottoloso eterogeneo, con scheletro da scarso a comune in superficie e da scarso ad abbondante in profondità, tessitura media in superficie e da media a moderatamente fine in profondità, reazione acida in superficie e subacida in profondità, saturazione 45 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO bassa in superficie e da bassa ad alta in profondità, scarsamente calcarei a grande profondità, drenaggio buono (talora mediocre o rapido). b) suoli profondi, talora moderatamente profondi, con scheletro comune in superficie e frequente in profondità, tessitura media in superficie e da media a moderatamente fine in profondità, reazione acida in superficie e da subacida a neutra in profondità, (alcalina a grande profondità), saturazione bassa in superficie e da media ad alta in profondità, drenaggio buono. Capacità d’uso del suolo Sono presenti diverse tipologie di suolo ascrivibili alle Classi di capacità d’uso secondo la casistica seguente: 10 – Classe II, suoli con modeste limitazioni che richiedono un’opportuna scelta delle colture e/o moderate pratiche conservative; tale limitazione è dovuta alla presenza di suoli con spessore non sempre ottimale soggetti ad occasionali inondazioni. 23 – Classe III, suoli con severe limitazioni tali da ridurre la scelta delle colture e da richiedere speciali pratiche conservative; tale limitazione è dovuta alla presenza di suoli aventi moderato spessore soggetti a moderato rischio di inondazione. Unità Cartografica DOR2-ROD2 Ambiente Terrazzo fluvioglaciale recente o livello fondamentale della Pianura, ubicato prevalentemente nella parte orientale dell’Isola delimitato da ripide scarpate boscate Unità di paesaggio Depressioni del livello fondamentale, talora delimitate da orli di terrazzo, soggette ad occasionali inondazioni, utilizzate a ceduo di latifoglie o coltivo. Sottounità di paesaggio Depressioni legate ai torrenti Dordo e Lesina. Descrizione del suolo Gruppo indifferenziato di: a) suoli da moderatamente profondi a molto profondi, su substrato ciottoloso sciolto, con scheletro da assente a scarso in superficie e da assente a comune (talora abbondante) in profondità, tessitura media talora moderatamente fine in profondità, reazione acida in superficie e da subacida a neutra in profondità, saturazione media in superficie ed alta in profondità, drenaggio buono (talora mediocre). b) suoli da moderatamente profondi a molto profondi, su substrato ciottoloso sciolto, con scheletro da assente a scarso in superficie e da assente ad abbondante in profondità, tessitura media talora moderatamente grossolana o moderatamente fine in profondità, reazione acida in superficie e subacida in profondità, saturazione media in superficie e molto alta in profondità, drenaggio buono (talora mediocre). Capacità d’uso del suolo Sono presenti diverse tipologie di suolo ascrivibili alle Classi di capacità d’uso secondo la casistica seguente: 10 – Classe II, suoli con modeste limitazioni che richiedono un’opportuna scelta delle colture e/o moderate pratiche conservative; tale limitazione è dovuta alla presenza di suoli con spessore non sempre ottimale soggetti ad occasionali inondazioni. 23 – Classe III, suoli con severe limitazioni tali da ridurre la scelta delle colture e da richiedere speciali pratiche conservative; tale limitazione è dovuta alla presenza di suoli aventi moderato spessore soggetti a moderato rischio di inondazione. 46 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO L’attitudine dei suoli all’uso irriguo Tratto da ERSAL – Carta dell’attitudine dei suoli all’uso irriguo: I suoli dell’Isola Bergamasca Settore Nord del territorio comunale Suoli arabili di 1° Classe Territori molto idonei all’irrigazione in grado di fornire produzioni elevate a costi bassi con possibilità di scelta tra un’ampia gamma di colture. Queste aree hanno un’alta capacità di remunerazione degli investimenti Suoli arabili di 2° Classe Territori moderatamente idonei all’irrigazione dotati di una capacità produttiva inferiore rispetto alla prima classe. Sono adatti ad un minor numero di colture e richiedono maggiori costi per l’irrigazione. Queste aree hanno una capacità media di remunerazione degli investimenti Suoli arabili di 3° Classe Territori aventi un’attitudine marginale all’irrigazione presentando una idoneità inferiore rispetto alla seconda classe a causa di maggiori limitazioni nel suolo, nella topografia e nel drenaggio. Queste aree presentano 47 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO rischi di gestione più elevati rispetto alle classi precedenti ma, con appropriati interventi, possono avere un’adeguata capacità di remunerazione degli investimenti Settore Est del territorio comunale Suoli arabili di 2° Classe Territori moderatamente idonei all’irrigazione dotati di una capacità produttiva inferiore rispetto alla prima classe. Sono adatti ad un minor numero di colture e richiedono maggiori costi per l’irrigazione. Queste aree hanno una capacità media di remunerazione degli investimenti Suoli arabili di 3° Classe Territori aventi un’attitudine marginale all’irrigazione presentando una idoneità inferiore rispetto alla seconda classe a causa di maggiori limitazioni nel suolo, nella topografia e nel drenaggio. Queste aree presentano rischi di gestione più elevati rispetto alle classi precedenti ma, con appropriati interventi, possono avere un’adeguata capacità di remunerazione degli investimenti Settore Sud del territorio comunale Suoli arabili di 2° Classe Territori moderatamente idonei all’irrigazione dotati di una capacità produttiva inferiore rispetto alla prima classe. Sono adatti ad un minor numero di colture e richiedono maggiori costi per l’irrigazione. Queste aree hanno una capacità media di remunerazione degli investimenti Suoli arabili di 2° Classe Territori aventi un’attitudine marginale all’irrigazione presentando una idoneità inferiore rispetto alla seconda classe a causa di maggiori limitazioni nel suolo, nella topografia e nel drenaggio. Queste aree presentano rischi di gestione più elevati rispetto alle classi precedenti ma, con appropriati interventi, possono avere un’adeguata capacità di remunerazione degli investimenti Suoli non arabili di 6° Classe Territori non arabili che non raggiungono i requisiti minimi per poter essere collocati nelle classi arabili e che non danno sufficienti garanzie di remunerazione degli investimenti in regime irriguo. Settore Ovest del territorio comunale Suoli arabili di 1° Classe Territori molto idonei all’irrigazione in grado di fornire produzioni elevate a costi bassi con possibilità di scelta tra un’ampia gamma di colture. Queste aree hanno un’alta capacità di remunerazione degli investimenti Suoli non arabili di 6° Classe Territori non arabili che non raggiungono i requisiti minimi per poter essere collocati nelle classi arabili e che non danno sufficienti garanzie di remunerazione degli investimenti in regime irriguo. 48 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Dilavamento potenziale dei nitrati nei suoli Tratto da ERSAL – Carta del dilavamento potenziale dei nitrati nei suoli: I suoli dell’Isola Bergamasca Settore Nord del territorio comunale Sono presenti diverse tipologie di suolo ascrivibili alle Classi di rischio di dilavamento dei nitrati secondo la casistica seguente: 2 – Suoli che presentano basso rischio di dilavamento dei nitrati. La corretta esecuzione delle normali pratiche di fertilizzazione azotata permette di evitare il dilavamento con un ragionevole margine di sicurezza, purché si tenga conto del rischio costituito da periodi piovosi con precipitazioni intense ed abbondanti ancorché non eccezionali. 49 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 3 – Suoli che presentano un rischio moderato di dilavamento dei nitrati. Nell’impiego dei fertilizzanti azotati è necessario attuare tutti gli accorgimenti finalizzati alla limitazione del dilavamento, soprattutto in previsione dei periodi di maggior piovosità. Settore Est del territorio comunale E’ presente una sola tipologia di suolo ascrivibile alle Classi di rischio di dilavamento dei nitrati secondo la casistica seguente: 2 – Suoli che presentano basso rischio di dilavamento dei nitrati. La corretta esecuzione delle normali pratiche di fertilizzazione azotata permette di evitare il dilavamento con un ragionevole margine di sicurezza, purché si tenga conto del rischio costituito da periodi piovosi con precipitazioni intense ed abbondanti ancorché non eccezionali. Settore Sud del territorio comunale Sono presenti diverse tipologie di suolo ascrivibili alle Classi di rischio di dilavamento dei nitrati secondo la casistica seguente: 1 – Suoli in cui il rischio di dilavamento dei nitrati è nullo o molto scarso, legato, in quest’ultimo caso, al verificarsi di eventi piovosi eccezionali. La corretta esecuzione delle normali pratiche di fertilizzazione azotata consente un ampio margine di sicurezza nei confronti del dilavamento. 3 – Suoli che presentano un rischio moderato di dilavamento dei nitrati. Nell’impiego dei fertilizzanti azotati è necessario attuare tutti gli accorgimenti finalizzati alla limitazione del dilavamento, soprattutto in previsione dei periodi di maggior piovosità. 4 – Suoli in cui è sempre elevato il rischio di dilavamento dei nitrati. E’ sempre necessario impiegare i fertilizzanti azotati attuando tutti gli accorgimenti possibili per evitare il dilavamento. Settore Ovest del territorio comunale Sono presenti diverse tipologie di suolo ascrivibili alle Classi di rischio di dilavamento dei nitrati secondo la casistica seguente: 2 – Suoli che presentano basso rischio di dilavamento dei nitrati. La corretta esecuzione delle normali pratiche di fertilizzazione azotata permette di evitare il dilavamento con un ragionevole margine di sicurezza, purché si tenga conto del rischio costituito da periodi piovosi con precipitazioni intense ed abbondanti ancorché non eccezionali. 3 – Suoli che presentano un rischio moderato di dilavamento dei nitrati. Nell’impiego dei fertilizzanti azotati è necessario attuare tutti gli accorgimenti finalizzati alla limitazione del dilavamento, soprattutto in previsione dei periodi di maggior piovosità. 50 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 2.3.1.3 Le aree a vegetazione seminaturale Le aree a vegetazione naturali superstiti all’interno del territorio comunale di Madone sono concentrate in maniera particolare lungo il corso del torrente Dordo, nel settore ovest del comune, e lungo la roggia Masnada, sul confine orientale. Nel contesto di sviluppo urbano, industriale, agricolo e infrastrutturale di Madone, si sono conservati lembi di natura che, seppur fortemente manomessi dall’uomo e compromessi dalle crescenti pressioni antropiche, conservano discreti requisiti di naturalità garantendo buone prospettive per la creazione di reti ecologiche interconnesse tra loro. La vegetazione attuale è il risultato della pressione antropica esercitata sul territorio, in relazione alla moderna agricoltura meccanizzata che ha determinato il taglio delle fasce verdi e delle siepi perimetrali interpoderali. Questi fattori hanno alterato l’ambiente preesistente, hanno rarefatto la presenza di specie autoctone ed hanno favorito la diffusione di infestanti ed esotiche quali rovo, ailanto, robinia, ecc.. A causa dalla periodica manomissione dei suoli, l’area di sviluppo della vegetazione spontanea risulta ristretta a sottili strisce di territorio adiacenti i corsi d’acqua ed è minacciata abbondantemente dalla crescita di vegetazione alloctona. Il torrente Dordo Il torrente Dordo nasce presso il monte Ghignoletti, a nord di Pontida, e confluisce nel Brembo a sud della località Marne di Filago. Attraversa il territorio di Madone ad ovest del centro urbano con andamento nordsud. 51 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Lo studio della vegetazione evidenzia con immediatezza una situazione floristicamente povera e di scarso significato naturalistico, dove lo stato di abbandono generalizzato ha determinato l’affermazione diffusa di una flora di sostituzione di origine antropogena, ben lontana dallo stadio climax. Nonostante questo, il torrente Dordo costituisce l’unico corridoio verde di una certa valenza presente nella zona di Madone, nonché uno dei pochi corsi d’acqua in cui è consentito lo scarico delle acque delle attività industriali e dei reflui civili. Sebbene gli scarichi risultino a norma, è opportuno segnalare un elevato grado di inquinamento dell’acqua cui consegue una diffusa situazione di degrado; la massiccia presenza di roditori, talpe e soprattutto topi, per fare un esempio, è in grado di minare la stabilità e la compattezza delle sponde, solcate da tane e gallerie tanto fittamente da avere il terreno spesso cedevole. Un ulteriore elemento di degrado, forse non direttamente legato al corpo idrico ma indubbiamente determinante ai fini della fruizione al pubblico dell’area, è rappresentato dalla presenza di sgradevoli odori caratteristici di varie sostanze chimiche e farmaceutiche, rilevata a diverse ore del giorno in prossimità della zona maggiormente industrializzata. Una superficiale ispezione della condizione delle acque del torrente Dordo ha consentito di rilevare alcune prove di contaminazione; i cattivi odori emanati dal torrente in alcuni punti e la occasionale evidenza di strati di schiuma portano ad ipotizzare la presenza di sostanze xenobiotiche disciolte nelle acque; un primo passo essenziale per la riqualificazione del torrente dovrebbe passare proprio attraverso l'individuazione e la rimozione delle cause di deterioramento. Benché le diverse tipologie vegetazionali individuate siano influenzate da caratteri ecologici stazionali specifici, esse rientrano comunque in una casistica legata al pregresso utilizzo delle superfici boschive interessate; la ripetuta asportazione degli esemplari migliori, la ceduazione delle specie di taglia più modesta e di minor pregio, le periodiche ripuliture, hanno destrutturato ciò che è rimasto degli antichi boschi e anche l'articolazione in più strati è oggi spesso mascherata dal fatto che le specie arboree di taglia secondaria competono con quelle di taglia superiore, cui non è più consentito di esprimere le potenzialità. Oltre a ciò, la messa a coltura dei terreni circostanti il torrente sino al limite estremo della scarpata ha comportato la progressiva sottrazione di superficie a vegetazione naturale con alterazione generalizzata della composizione floristica originaria, una situazione che ha portato nel complesso ad una notevole riduzione della diversità biologica. In seguito a tali modificazioni si è assistito alla progressiva introduzione e all’affermazione di specie invasive ed alloctone, per cui a parte pochi residui con presenza di vegetazione seminaturale si rinvengono in generale popolamenti di scarso valore floristico e vegetazionale, caratterizzati da un valore ecologico complessivo non elevato. Lungo tutto il tratto indagato del torrente Dordo si individua nella robinia la specie arborea di insediamento spontaneo certamente più diffusa, dominante in senso fisionomico la maggior parte delle aree boscate; attualmente presente ovunque, sui margini, lungo le campagne, negli incolti e internamente alle boscaglie, il bosco di robinia rappresenta certamente la formazione che maggiormente caratterizza il corso del torrente, sia in senso strutturale che in senso floristico. Pur manifestando un interesse produttivo, peraltro limitato, si tratta di formazioni di scarso interesse naturalistico, non idonee all’assolvimento di funzioni ecologiche di conservazione della natura. Le boscaglie di robinia individuate localmente possono differenziarsi tra loro sulla base di elementi strutturali, floristici e dinamici legati allo stato di degrado evidenziato. • Boscaglie abbandonate Rappresentano lo stato maggiormente avanzato del degrado floristico e vegetazionale rilevabile a livello locale, presentando conseguentemente il minor grado di naturalità. A differenza dei consorzi boschivi propriamente “naturali”, caratterizzati dalla stratificazione della vegetazione e da una composizione polispecifica, i boschi sottoposti a ceduazione presentano un soprassuolo coetaneiforme o comunque monostratificato, più raramente disetaneiforme a più strati. In questa fascia si riscontra nello strato altoarbustivo la abbondante presenta di rinnovazione spontanea a determinare la formazione di piante esili, filate, adugiate e sottomesse per mancanza di spazi liberi, compromesse sotto il profilo forestale. Si tratta di formazioni climaciche di tipo secondario di natura antropogena, dove solo la presenza di Sambucus nigra ricorda le associazioni originarie. 52 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO • Boschi a ceduazione controllata Di maggior pregio, pur rimanendo nell’ambito di una flora arborea di sostituzione, sono alcuni tratti di robinieto generalmente privi dello strato arbustivo, o comunque tenuto controllato, caratterizzati da una flora erbacea al suolo tipica dei prati grassi e dei boschi di latifoglie autoctone. Se ne determina l’affermazione in seguito ad azioni colturali forestali per le quali si elimina con regolarità lo strato arbustivo, rendendo possibile lo sviluppo vigoroso dello strato erbaceo, a sua volta regolarmente sfalciato. Pur rimanendo molto lontano dall’evoluzione delle cenosi boschive naturali, le buone condizioni edafiche e la composizione floristica del sottobosco determinano la definizione di un buon grado di naturalità. • Boschi a minor livello di degrado Si tratta sostanzialmente dei robinieti in fase evolutiva verso i boschi di latifoglie autoctone, dinamicamente e floristicamente spostati verso la composizione delle cenosi naturali. Si presenta il caso tipico del bosco antropizzato che recupera le sue valenze ecologiche con una graduale conversione spontanea al bosco originario. Lo strato arbustivo risulta essere nella generalità dei casi decisamente dominato dal rovo (Rubus spp.), ampiamente diffuso in ampie zone a formare una vegetazione fitta e intricata, in alcuni casi di notevoli dimensioni. Il rovo risulta particolarmente sviluppato sui margini più esposti alla luce, dove è accompagnato da una flora erbacea frequentemente di natura sinantropica; si tratta di situazioni presenti nelle zone a più alto disturbo antropico, in corrispondenza di fattori di degrado persistenti, come tagli incontrollati che impediscono l’evoluzione verso cenosi più naturali. Non è corretto pensare che le formazioni a rovo abbiano sempre connotazioni negative, manifestando al contrario notevoli qualità ecologiche; tuttavia proprio la capacità di colonizzare i terreni abbandonati unitamente allo scarso valore estetico che possiede ne fanno una specie indesiderata e segnale di noncuranza o di vero e proprio degrado. Mantenendosi sempre dominante il bosco fitto di robinia è tuttavia interessante segnalare come lungo tutto il tratto indagato compaiano di volta in volta all’interno del bosco ceduo alcune tra le specie autoctone originarie, caratteristiche delle peculiari condizioni stazionali definite da singoli brevi tratti. In particolare il biancospino (Crataegus monogyna) ricorre frequentemente, seppur senza formare mai macchie estese, anche con esemplari adulti importanti; la stessa cosa si può dire del sambuco nero (Sambucus nigra), generalmente associato ad un concetto di degrado vegetazionale, in realtà capace di sopportare condizioni stazionali difficili che tenderebbero ad escluderlo dal quadro floristico di sostituzione. In maniera episodica ma ripetuta è stata rilevata la presenza di numerose specie arboree: nelle stazioni a terreno profondo e fresco si assiste all’affermazione di quercia farnia (Quercus robur), olmo campestre (Ulmus campestris), carpino bianco (Carpinus betulus), pioppo bianco (Populus alba), mentre in condizioni di maggior drenaggio si rilevano ciliegio selvatico (Prunus avium) e frassino orniello (Fraxinus ornus). Il corteggio arbustivo, oltre a biancospino e sambuco nero, manifesta la presenza delle specie originarie propriamente mesofile, come fusaggine (Euonymus europaeus), sanguinello (Cornus sanguinea), nocciolo (Corylus avellana), e delle specie più tendenzialmente termofile, presenti nelle stazione a maggiore insolazione, come corniolo (Cornus mas) e Rosa canina. A terra è presente la flora erbacea propria delle formazioni locali del querco-carpineto, caratterizzata in particolare dalle specie a fioritura primaverile: Primula veris, Leucojum vernum, Scilla bifolia, Anemone nemorosa, Helleborus viridis. Dall’analisi effettuata sulla componente vegetazione si possono trarre alcune considerazioni, riportate in modo schematico: • • • • la vegetazione dell’area di intervento si rivela in pochi residui lembi seminaturale, vagamente prossima dallo stadio climax; lungo il corso del torrente Dordo si rinvengono in generale popolamenti di scarso valore floristico e vegetazionale, caratterizzati da un valore ecologico complessivo non elevato; le principali modificazioni riscontrabili nella vegetazione sono la progressiva sottrazione di superficie a vegetazione naturale e l’alterazione della composizione floristica in relazione alla modificazione delle caratteristiche ecologiche per le forti alterazioni derivanti dalla pressione antropica; in seguito a tali modificazioni si è assistito alla progressiva introduzione e all’affermazione di specie invasive ed alloctone, che hanno successivamente condotto ad una costante e notevole riduzione della diversità biologica; su tutto il territorio esaminato non si ravvisano situazioni impegnate da latifoglie autoctone sufficientemente estese da permettere la strutturazione di cenosi forestali naturali, né sono stati rilevati popolamenti di specie rare o di particolare rilievo vegetazionali; 53 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO • la rinaturalizzazione del torrente Dordo parte da una condizione di base difficile, caratterizzata da una situazione globale mediocre; si presentano tuttavia delle situazioni floristiche favorevoli che lasciano intravedere la possibilità di una rapida affermazione di tutte le specie autoctone locali. Orti Si tratta di colture industriali specializzate riferibili prevalentemente a prodotti orticoli e frutticoli coltivati in tunnel o in pieno campo. Aree incolte Sono così definite le aree verdi che hanno origine direttamente dall’azione dell’uomo e comprende la vegetazione dei tappeti erbosi dei giardini e delle aiuole, la vegetazione degli ambienti ruderali e dei bordi strada, la vegetazione dei luoghi calpestati. La vegetazione sinantropica è caratteristica dei suoli manipolati, manomessi da interventi antropici che ne hanno snaturato le proprietà ecologiche originarie; è rappresentata da consorzi di erbe ruderali e semiruderali, tipiche delle aree abbandonate, dei suoli calpestati e dei margini stradali, non raramente sfruttati per lo scarico di pietrame o di calcinacci. In questi ambienti si constata generalmente un elevato grado di costipamento del suolo; la scarsa circolazione di aria conduce alla selezione di specie dalle elevate capacità di adattamento a situazioni estreme, poco esigenti di acqua e di ossigeno o dotate di apparato radicale fortemente fittonante. Sui suoli incolti e manomessi e nelle aree rurali abbandonate, dove lo strato fertile risulta essere molto sottile, si afferma una flora erbacea adattata alle condizioni più difficili; si evidenzia in particolare il diffondersi di specie erbacee provenienti da ambiti vegetazionali differenti, compreso materiale esotico particolarmente aggressivo che si insedia preferibilmente su suoli abbandonati oppure su terreni mossi o di riporto lasciati inutilizzati. I macereti in particolare vengono presto colonizzati dalle specie più rustiche, spiccatamente pioniere. Tipiche dei terreni costipati e dei luoghi calpestati sono Plantago major, Portulaca oleracea, Amaranthus deflexus e le graminacee Poa annua, Agropyron repens e Digitaria sanguinalis. Nelle aree abbandonate, su suoli più ricchi di nutrienti, si sviluppano Lactuca serriola, Rumex acetosa, Rumex obtusifolius, Artemisia vulgaris, Melilotus albus, Verbascum phlomoides. Nelle zone dotate di buona presenza di sostanza organica vediamo comparire specie dalle maggiori esigenze nutritive, come Amaranthus retroflexus, Chenopodium album, Urtica dioica, Taraxacum officinale. Lungo le carrarecce campestri e ai margini dei campi coltivati sopravvivono Erigeron annuus, Xantium odoratum, Hypericum perforatum, Daucus carota, Cycorium intybus, Centaurea nigrescens, Malva sylvestris. Sui suoli ruderali particolarmente asciutti e poveri si sviluppano specie xerofile come Euphorbia cyparissias, Linaria vulgaris, Galinsoga parviflora. La presenza di queste specie sinantropiche e pioniere può essere considerata come preparatoria all’insediamento di specie proprie di associazioni via via più evolute che possono condurre nelle fasi successive all’affermazione di specie arbustive xerofile o termofile. C’è da pensare che, non sussistendo ripetute azioni condizionatrici il suolo, sia ammissibile un lento e costante accumulo di sostanze organiche nel terreno che conduce ad una graduale ricostituzione di humus. Ambienti di questo tipo, benché poco gradevoli visivamente, devono essere considerati particolarmente interessanti sotto il profilo ecologico poiché vi si può insediare una vita vegetale e animale anche vigorosa. Aree a verde pubblico, aree a verde sportivo, aree a verde attrezzato 54 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Si tratta dell’insieme dei suoli urbani destinati ad una fruizione collettiva di tipo ricreativo o sportivo, dove esistano piantagioni di alberi ed arbusti, prati e aiuole fiorite, realizzati e mantenuti dall’amministrazione pubblica. All’interno delle aree verdi urbane la dimensione non sempre esplica funzioni ecologiche importanti, assumendo come primo obiettivo alcuni significati sociali e culturali legati alla funzione di ricreazione e di aggregazione che sono in grado di assolvere. Il beneficio può essere goduto dalla totalità dei cittadini, indipendentemente dalla fruizione diretta che può avvenire e derivanti dalle attività fisico-motorie dello sport, del gioco o del tempo libero; il beneficio delle aree verdi urbane può anche essere di tipo “passivo”, determinato dal miglioramento estetico dell’ambiente urbano nonché dalle fruizioni di tipo ecologico, legate alla depurazione chimica dell’atmosfera, alla fissazione dei gas tossici e delle polveri, all’emissione di vapore acqueo, alla capacità di essere schermo antirumore. 2.3.2 Sistema urbano L’uso del suolo per il sistema urbano viene definito dalla seguente casistica: Uso del suolo residenziale res/comm produttivo commerciale centro storico archeologia industriale attrezzatura pubblica culto discarica rurale Totale Superficie mq 441.255,58 12.283,86 565.434,47 27.413,17 48.606,66 18.332,81 18.357,09 9.928,89 44.362,53 11.264,58 1.197.239,64 55 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 2.3.2.1 Il centro storico L’attuale delimitazione del centro storico lascia ancora leggibile la fisionomia dei due nuclei che componevano originariamente l’abitato di Madone, definiti nella cartografia del catasto lombardo veneto (1853) come Madone di Sopra e Madone di Sotto. Le tipologie costruttive rivelano l’origine rurale: gli edifici a corte si distribuiscono lungo i percorsi stradali, formando cortine continue, piuttosto regolari negli allineamenti di gronda e nel ritmo delle aperture. Alcuni edifici sono stati oggetto d’interventi di recupero. 2.3.2.2 Le aree residenziali Le aree residenziali di prima espansione si distribuiscono a corona attorno ai due nuclei storici. L’edificato più recente ha occupato il settore sud est del territorio comunale, lungo la direttrice per Filago. Le tipologie prevalenti sono palazzine multipiano e ville unifamiliari. L’edilizia degli ultimi anni è caratterizzata da tipologia a villette a schiera, con caratteri architettonici che vengono riproposti in serie per tutti gli edifici appartenenti alle stesse lottizzazioni. 2.3.2.3 Le aree commerciali e industriali Le aree commerciali si concentrano prevalentemente lungo la via che attraverso il centro urbano. Le aree industriale si collocano nei margini estremi del territorio di Madone: a ovest sorge un complesso industriale, che comprende un sito annoverato tra quelli a elevato rischio d’incidente; la seconda area industriale sorge a nord est e comprende attività prevalentemente artigianali. 2.3.2.4 Le aree dei servizi e delle attrezzature pubbliche I servizi d’interesse pubblico si collocano prevalentemente nell’area centrale, a ridosso del centro storico. 2.3.2.5 I beni architettonici La Fornace 56 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Costruita a metà degli anni ’80 dell’Ottocento dal possidente locale Gaspare Zineroni, la fornace fu il primo impianto industriale della zona di Madone. Inserito in un contesto agricolo tecnologicamente arretrato, questo moderno insediamento contribuì ad elevare la concezione tecnologica della produzione dei laterizi, attività peraltro già presente da secoli a Madone. La forza produttiva di questa fornace s’impose subito, diventando, nel 1891, la seconda a livello provinciale ed esportando i propri prodotti nei paesi dell’Isola, della bergamasca e della vicina area milanese. Dopo la seconda guerra, la difficoltà di reperimento dell’argilla e considerata la vicinanza della fornace di Trezzo sull’Adda (dello stesso proprietario che rilevò la fabbrica agli Zineroni) indusse, nel 1950, alla cessazione dell’attività produttiva e all’abbandono della fabbrica. Il complesso, oggi in completo stato di abbandono costituisce un significativo esempio di archeologia industriale, una testimonianza del passato da conservare e valorizzare. Recentemente, la tromba d’aria dell’agosto 2007 ha determinato il crollo della ciminiera già in condizione pericolante. La chiesa parrocchiale di San Giovanni Opera dell’ing. Luigi Angelini è l’esempio più significativo di edificio costruito totalmente con i mattoni della fornace di Madone. 57 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO La chiesa di San Pantaleone La chiesa presenta un impianto planimetrico semplice con orientamento dell’altare a est. La facciata a capanna è caratterizzata da un portale centrale in arenaria sormontato da affresco e da un rosone circolare. Ai lati del portale si aprono due monofore. Accanto alla facciata si eleva un piccolo campanile risalente al XVIII secolo. All’interno è possibile leggere, nella struttura attuale, la scansione dei successivi ampliamenti, con la cappella originaria, oggi cripta, quella dovuta all’ampliamento successivo e l’ultimo allungamento nella campata allargata. La tradizione popolare vuole che la cripta sotterranea risalga ai primi secoli del Cristianesimo, mentre la parte soprastante sia stata realizzata in un secondo tempo. In realtà da indagini accurate risulta che i due spazi sarebbero parte di un’unica costruzione risalente al periodo medievale, che subì poi in epoche successive, diversi ampliamenti. Nel 1975 la chiesetta è stato oggetto di un pesante intervento di restauro che ha portato alla demolizione della 3 casa del romito che congiungeva la chiesa al campanile e lo sradicamento di sette platani che crescevano davanti all’ingresso. La chiesa di S. Vincenzo Ferreri Fu la famiglia dei nobili Zineroni che nel Settecento decisero di erigere entro il proprio palazzo di Madone, residenza estiva della famiglia, un oratorio in onore del santo. La costruzione di piccole chiese private era un modo tangibile per le famiglie benestanti per manifestare il loro sentimento religioso, ma soprattutto questa costosa forma devozionale voleva essere anche il simbolo dello status sociale delle famiglie economicamente più potenti. L’attuale chiesa di S. Vincenzo collocata nella zona che anticamente era chiamata “contrada di Madone di Sopra” non è quella originaria. Sembra che la chiesa originaria fosse in precedenza un locale già esistente o perlomeno uno spazio che il nobile Zineroni fece adattare allo scopo. Dalla descrizione ricavata da alcuni documenti dell’epoca, pare che questo locale fosse quello adiacente al lato destro dell’attuale chiesa. Nel 1873 la famiglia Zineroni ottenne dalla Curia il permesso per la costruzione di un nuovo oratorio. Il nuovo edificio fu concepito per una discreta capienza e con un leggero stile barocco. 3 I romiti erano persone che, per scelta quasi monastica di una loro particolare espressione religiosa, o magari perché trovavano più semplice questa modalità di sussistenza, trascorrevano la loro vita da soli e a volte con la propria famiglia, ad accudire il piccolo luogo di culto a loro affidato. 58 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 59 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 2.3.3 Sistema delle infrastrutture Il sistema infrastrutturale principale del comune di Madone è impostato sulla viabilità storica che attraversa il territorio dell’Isola Bergamasca e collega i diversi comuni. Contestualmente al verificarsi di urbanizzazioni produttive al confine ovest e residenziali a ovest del centro abitato (dagli anni ’80 ad oggi), sono stati completati dei raccordi stradali che consentono ai mezzi pesanti di bypassare il centro storico ma, restando interni alle aree edificate, determinano una maggiore diffusione del traffico veicolare con evidenti effetti di disturbo e criticità legate alla sicurezza stradale. La recente realizzazione di rotatorie in corrispondenza delle intersezioni tra la viabilità provinciale e comunale, ha sicuramente fluidificato lo scorrimento dei flussi, ma resta evidente l’inadeguatezza della rete stradale realizzata con standards di tipo urbano, quindi totalmente priva di separazioni funzionali al transito ciclabile, interessata da frequenti accessi carrali, intersezioni con strade di quartiere e attraversamenti pedonali. In corrispondenza del centro storico, con un fronte edificato in aderenza o ravvicinato, la strada provinciale si restringe determinando un evidente conflitto tra il mezzo in transito e lo spazio pedonale, causando situazioni di scarsa sicurezza stradale. Nelle aree di quartiere a esclusiva funzione abitativa non sono presenti zone ambientali e/o zone 30 in cui si possa garantire spazi in sicurezza su strada o limitazioni della velocità. La S.P. 155, che attraversa da nord a sud il territorio comunale, è fonte principale di traffico veicolare intenso di attraversamento. Essendo l’unica arteria sul lato est dell’Isola Bergamasca è gravata da mezzi pesanti; particolare rilievo riveste il flusso generato dal polo logistico della Soc. Sanpellegrino, situata a nord dell’abitato di Madone. Va segnalata l’assenza di percorsi e piste ciclabili sia lungo le strade provinciali (sistema a rete) sia lungo le vie di quartiere a collegamento degli spazi pubblici (sistema locale). Si riporta inoltre la tavola del PTCP E 3. I. Quadro integrato delle reti e dei sistemi, in cui si individua, per il territorio in esame la: Rete stradale: Dorsale dell’Isola: il tracciato in direzione N-S parte da Terno d’Isola (intersezione con la SP 166 e raccordo con l’Asse interurbano) e costeggiando l’abitato di Chignolo si raccorda alla SP 155 e alla SP 183 nei pressi di Filago Rete ferroviaria: previsione di realizzazione de lraccordo ferroviario merci dell’Isola, ad un unico binario, finalizzato al trasporto merci al servizio degli insediamenti industriali della zona. Rete ciclovie: direttrice di mobilità principale Area Isola 60 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 61 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 2.3.4 Sistema dei servizi Il sistema dei servizi del comune si può pensare articolato in 2 poli, distinti funzionalmente e geograficamente: 1. il polo del tempo libero, per le attività ricreative e sportive nella parte est del territorio comunale, costituito dal centro sportivo, che comprende il palazzetto dello sport e un’ampia area verde. 2. il polo con funzione “socio-culturale”, nel centro storico, che comprende il plesso scolastico (scuola materna, elementare, media, con annessa palestra/auditorium e la biblioteca) l’oratorio e la chiesa parrocchiale; presso gli edifici scolastici hanno sede anche la biblioteca comunale e la mensa. Sono inoltre presenti: un ambulatorio medico, il Centro di Aggregazione Giovanile, che ha sede nella ex sala civica, il Centro anziani, il centro di raccolta rifiuti, localizzato a margine della discarica, nell’angolo sud ovest del territorio comunale, l’ufficio postale, una farmacia privata e dei mini alloggi di proprietà comunale. Il cimitero occupa un’area di circa 6.000 mq nelle vicinanze del centro sportivo Per quanto riguarda le aree a verde pubblico e sportivo, il verde pubblico attrezzato e non attrezzato è costituto da limitate isole di parco urbano a servizio delle zone residenziali; allo stato attuale risultano realizzati 65.000 mq. Il PRG vigente prevede 23,04 mq/ab, mentre risultano disponibili 11,95 mq/ab, e, contando quanto è in corso di realizzazione, lo standard disponibile risulta pari a 13,39 mq/ab. Nel PRG vigente le aree per attrezzature comuni previste sono 86.000 mq (pari a 15,08 mq/ab), di cui esistenti 25.000 mq (pari a 5,19 mq/ab). Maggiori dettagli sulla dotazione di servizi, sullo stato in cui si trovano e sulla soddisfazione della domanda di ciascuna tipologia di servizi, si rimanda al Piano dei Servizi. 2.3.5 Sistema sociale Ls popolazione residente nel comune di Madone al 31.01.2008 è pari a 3.901 abitanti ed è distribuita con una densità media di 1.309 ab/kmq. L’analisi dell’andamento demografico, basata sui censimenti Istat 1981-1991-2001 mostra un incremento demografico piuttosto contenuto seppure negli ultimi anni è presente una consistente componente immigratoria, compensata peraltro da una notevole spinta emigratoria. Complessivamente il saldo totale ha rilevato un incremento demografico nel lungo periodo pari all’1,5% medio annuo, che fornisce le basi per ipotizzare nel prossimo periodo di validità del nuovo strumento urbanistico un auspicato sviluppo urbanistico del comune. Per maggiori dettagli si rimanda al Piano dei Servizi. 2.3.6 Sistema economico Gli insediamenti produttivi si sono attestati in passato sostanzialmente ai margini del tessuto residenziale, in maniera piuttosto caotica e casuale, mentre più recenti espansioni di carattere produttivo stanno interessando aree più staccate dal contesto propriamente urbano, occupando settori di territorio a vocazione agricole e/o naturale principalmente lungo le direttrici viabilistiche dell’isola. Un polo produttivo è sviluppato lungo via Rodi, nel settore occidentale del territorio comunale, mentre un’area ancora più ampia si trova lungo la S.P.155, costituita sia da insediamenti industriali (lato est della strada) che artigianali (lato ovest). Il tasso di attività della popolazione residente è poco superiore al 50%, prevalentemente l’impiego è nel settore industriale (30%) e terziario (19%), mentre quasi inesistente il settore agricolo (0,3%). Le imprese in totale sono 208, di cui artigiane 110, che occupano 1.674 addetti (di cui 401 nelle imprese artigiane). Si tratta principalmente di industria manifatturiera, imprese edili e del settore commercio e riparazioni. Per maggiori dettagli si rimanda al Piano dei Servizi. 62 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 2.4 Quadro programmatico sovracomunale Il Piano di Governo del territorio comunale si confronta con gli strumenti di pianificazione d’area vasta e ne recepisce le disposizioni. A questo proposito la L.R. 12 introduce un elemento di novità all’art. in quanto prevede la reciprocità 2.4.1 Il PTR La Regione Lombardia ha in corso la predisposizione del Piano Territoriale Regionale. Con la legge regionale 12/05 il Piano Territoriale Regionale ha acquisito un ruolo fortemente innovativo nell’insieme degli strumenti e atti di pianificazione previsti in Lombardia. Il nuovo modello di pianificazione, composto e costituito da una pluralità di soggetti e di processi variamente interrelati, prevede che il PTR delinei la visione strategica di sviluppo per la Lombardia e costituisca una base condivisa, su cui gli attori territoriali e gli operatori possano strutturare le proprie azioni e idee progetto. Le previsioni del PTR hanno, in generale, carattere di indirizzo o orientativo per gli strumenti di pianificazione locale e solo in talune, limitate, ipotesi esse possono avere carattere prevalente. L’art.20 della l.r. 12/05 indica gli effetti del PTR: costituisce quadro di riferimento, contiene prescrizioni di carattere orientativo e definisce gli indirizzi. Il PTR ha inoltre la valenza di piano paesaggistico ai sensi del D. Lgs. n. 42/04. Adottando il criterio di fornire previsioni di sempre maggior definizione alle varie scale, il PTR fornisce individuazioni di obbiettivi generali di salvaguardia ed indicazioni di misure di tutela ambientale. L’avvio formale dell’elaborazione del PTR (e della relativa procedura di Valutazione Ambientale Strategica VAS) è avvenuto con la deliberazione della Giunta del 1.8.2006, n.3090, che prende atto contestualmente dei primi contributi pervenuti. L’elaborazione del piano raccoglie i contributi dei documenti già prodotti gli scorsi anni: • Documento Programmatico per il PTR (2003) • Documento strategico: una proposta per il confronto (2004) • Documento strategico per il piano territoriale regionale (2005) il 31 ottobre 2006 è stato aperto il Forum per il PTR. Attualmente (ottobre 2007) sono stati aggiornati: • Documento di Piano, che contiene gli obiettivi e le strategie di sviluppo per la Lombardia e individua i sistemi territoriali • Piano Paesaggistico, che integra e aggiorna i contenuti del Piano Paesistico vigente (2001) • Rapporto Ambientale, avanzamento della Valutazione Ambientale. I sistemi territoriali non rappresentano necessariamente un continuum territoriale perimetrato, bensì costituiscono un sistema relazionale e funzionale riconoscibile anche spazialmente. • Sistema metropolitano • Montagna • Sistema Pedemontano • Laghi e fiumi • Pianura agricola • L’asta del Po Tre macro - obiettivi territoriali vengono proposti dal PTR quali basi delle politiche territoriali lombarde per il perseguimento dello sviluppo sostenibile: • rafforzare la competitività dei territori della Lombardia • riequilibrare il territorio lombardo • proteggere e valorizzare le risorse della Regione. 2.4.2 Il PTPR Dal 6 agosto 2001 è vigente il Piano Territoriale Paesistico Regionale (P.T.P.R.), approvato con deliberazione del Consiglio Regionale n. VII/197 del 6 marzo 2001, che disciplina e indirizza la tutela e la valorizzazione paesaggistica dell'intero territorio lombardo, perseguendo le finalità di: • conservazione dei caratteri che definiscono l'identità e la leggibilità dei paesaggi della Lombardia • miglioramento della qualità paesaggistica ed architettonica degli interventi di trasformazione del territorio • diffusione della consapevolezza dei valori paesaggistici e loro fruizione da parte dei cittadini 63 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Le indicazioni del P.T.P.R. vengono poi dettagliate a livello locale dai diversi strumenti di pianificazione territoriale e di governo del territorio. Il PTPR suddivide il territorio regionale in Unità tipologiche di paesaggio. Il comune di Madone appartiene ai Paesaggi dei ripiani diluviali e dell’alta pianura asciutta, per i quali sono previsti i seguenti indirizzi di tutela Il sistema naturale di drenaggio delle acque nel sottosuolo deve essere ovunque salvaguardato, come condizione necessaria di un sistema idroregolatore che trova la sua espressione nella fascia di affioramento delle risorgive e di conseguenza nell’afflusso d’acque irrigue nella bassa pianura. Va soprattutto protetta la fascia più meridionale dell’alta pianura, corrispondente peraltro alla fascia più densamente urbanizzata, dove si inizia a riconoscere l’affioramento delle acque di falda. Vanno pure mantenuti i solchi e le piccole depressioni determinate dallo scorrimento dei corsi d‘acqua minori che, con la loro vegetazione di ripa sono in grado di variare l’andamento uniforme della pianura terrazzata. Il paesaggio agrario non deve essere ulteriormente eroso, proprio per il valore di moderatore delle tendenze urbanizzative. In alcuni casi all’agricoltura potrà sostituirsi la riforestazione come storica inversione di tendenza rispetto al plurisecolare processo di depauperazione dell’ambiente boschivo dell’alta pianura. IlSi tratta, nei centri storici, di applicare negli interventi di recupero delle antiche corti criteri di omogeneità constatata l’estrema parcellizzazione proprietaria degli immobili che può dar luogo a interventi isolati fortemente dissonanti. Come pure vanno riabilitati i complessi monumentali (ville, chiese parrocchiali, antiche strutture difensive) che spesso si configurano come fulcri ordinatori di un intero agglomerato. Si impongono consistenti intereventi di ridefinizione paesaggistica della maggiori direttrici stradali essendo quasi del tutto compromessi gli orizzonti aperti e i traguardi visuali del paesaggio.(…) Occorre riprendere e conferire nuova dignità a questi elementi di riferimento paesaggistico, tutelando gli ultimi quadri visuali, riducendo l’impatto e la misura degli esercizi commerciali. 2.4.3 Il PTCP Il Piano di Coordinamento Provinciale, approvato con DCP n°40 del 22 aprile 2004, fornisce diverse indicazioni, sintetizzate nel seguito, che vanno recepite nella pianificazione urbanistica. 2.4.3.1 Compatibilità degli interventi di trasformazione del territorio La Tav. E.1 del PTCP delimita i perimetri delle aree di criticità in ambito di pianura soggette a rischi conseguenti a: - fattori naturali di vulnerabilità idrogeologica; - fattori di eventi esondativi dei corsi d’acqua naturali; - fattori dovuti ad elevata densità dei pozzi di captazione; - fattori dovuti ad inquinamenti e alla presenza di cave e discariche. Nella figura seguente è riportato stralcio della tavola con elementi di pericolosità e di criticità 64 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 65 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Il territorio comunale ricade in parte in Ambiti di pianura nei quali gli interventi di trasformazione territoriale devono essere assoggettati a puntuale verifica di compatibilità geologica ed idraulica, in parte in Ambiti di pianura nei quali gli interventi di trasformazione territoriale devono mantenere come soglia minimale le condizioni geologiche ed idrauliche esistenti 1. Ambiti di pianura nei quali gli interventi di trasformazione territoriale devono essere assoggettati a puntuale verifica di compatibilità geologica ed idraulica. Si tratta di ambiti sui quali si rileva la presenza di valori bassi di profondità della falda rispetto al piano campagna e la mancanza, o il limitato spessore, dello strato di impermeabilità superficiale. In tali aree ogni intervento che possa potenzialmente alterare le condizioni chimico-fisiche delle acque presenti nel sottosuolo (esemplificativamente: insediamenti agricoli; insediamenti industriali giudicati pericolosi, trivellazione di nuovi pozzi) dovrà essere sottoposto ad un approfondito studio di compatibilità idrogeologica ed idraulica che ne attesti l’idoneità. 2. Ambiti di pianura nei quali gli interventi di trasformazione territoriale devono mantenere come soglia minimale le condizioni geologiche ed idrauliche esistenti. Si tratta di ambiti con presenza della coltre superficiale di contenuta potenzialità ma con falda profonda rispetto al piano campagna e caratterizzati da una elevata densità di pozzi che vengono a costituire zone di connessione per le acque contenute in strati acquiferi, determinando il miscelamento e quindi la variazione dell’originaria composizione idrochimica della falda determinando una elevata vulnerabilità idrologica. In tali aree dovranno comunque essere effettuati, per ambiti, analisi e studi che diano indicazioni atte a garantire interventi che non riducano le condizioni di assetto idrogeologico vigenti. Qualora si volessero realizzare pozzi per uso agricolo, industriale o potabile, si dovrà documentare in modo approfondito la effettiva necessità dell’intervento in particolare nelle aree ad elevata vulnerabilità idrogeologica. Qualora questa fosse avvallata da riscontri oggettivi, si dovrà imporre la realizzazione dell’opera di captazione a regola d’arte, in modo da preservare la qualità dell’acqua delle falde più profonde e protette, impedendo il loro miscelamento con quelle più superficiali e contaminate. Per quanto attiene la gestione e la salvaguardia del pozzo si rimanda al D.L. 258/2000. Una forte limitazione deriva dal fatto che gran parte dell’abitato ricade in Ambiti urbani che per particolari condizioni geomorfologiche e idrogeologiche richiedono una verifica delle condizioni al contorno e una specifica attenzione negli interventi di modificazione edilizia di nuova costruzione. In questi ambiti urbani gli aumenti di volumetrie, le nuove edificazioni e le infrastrutturazioni dovranno essere subordinati alla predisposizione di specifiche indagini di carattere geologico, idrogeologico, idraulico e geotecnico rapportate ad adeguato intorno dell’area oggetto di intervento, che dovrà essere definito dai Comuni nell’ambito degli elaborati della componente geologica dei PRG di cui alla L.R. 41/97. Fino a quando i Comuni non avranno provveduto agli adempimenti di cui al precedente comma, l’ambito di riferimento sarà individuato dalla relazione di accompagnamento delle indagini, la quale dovrà dare conto dei criteri assunti per la definizione dell’ambito stesso. Eventuali modifiche ai perimetri identificati o all’estensione in superficie, possono essere effettuate solo a seguito di studi dettagliati condotti a livello comunale e approvati con le seguenti modalità: delibera di Consiglio Comunale previo espletamento di procedure atte ad assicurare la pubblicità delle relative conclusioni, ai sensi degli artt. 7 e seguenti della L. 241/90. successiva approvazione da parte della Provincia, con delibera di Giunta, della proposta comunale di modifica del perimetro o della superficie. Qualora la proposta comporti riduzione delle superfici degli ambiti, la relativa approvazione richiede apposita variante al PTCP da assumere con la procedura di cui all’art.22, comma 2. 66 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 2.4.3.2 Il quadro strategico 67 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 68 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Nella tav E 2.2 sono individuate varie componenti del paesaggio, per le quali valgono le seguenti indicazioni: Art. 57 Versanti boscati : prescrizioni 1. Il PTCP individua le aree boscate nonché le aree ricoperte prevalentemente da vegetazione arborea che per caratteristiche e collocazione assumono interesse naturalistico, ambientale, paesistico ed ecologico. Detta individuazione assume efficacia di prescrizione. Gli interventi ammessi in tali ambiti, devono rispondere al principio della valorizzazione. Tali ambiti rappresentano ecosistemi che hanno funzione di fondamentale elemento di equilibrio ecologico. 2. Gli strumenti urbanistici generali prevedranno, avuto anche riguardo agli indirizzi del Piano Agricolo Provinciale, apposite normative per consentire e disciplinare il mantenimento e l’utilizzazione corretta del patrimonio boschivo sia a fini agricoli sia a fini di utilizzazione turistica. 3. Nelle aree montane potranno essere previste particolari infrastrutture di attraversamento delle aree boscate per il servizio all’attività dell’agricoltura montana e delle produzioni ad esse connesse nonché alla attività turistica prevista dai Piani di Settore di cui all’art.17 o dai progetti strategici di iniziativa comunale, intercomunale o sovracomunale di intesa con la Provincia e approvati dal Consiglio Provinciale con procedura di cui all’art.22, commi 2 e 3. 4. Al fine di regolamentare gli interventi sulle aree boscate, il PTCP individua nel Piano di Indirizzo Forestale di cui alla L.R. n.80/89 e L.R. 07/2000 lo strumento idoneo per la pianificazione e la gestione di tali aree e per l’individuazione di nuove aree da sottoporre a rimboschimento. 5. Il Comune in fase di adeguamento dello strumento urbanistico alle indicazioni del PTCP: a) Verifica i dati conoscitivi individuati alla tav. E2. 2 e può definire una diversa perimetrazione delle aree boscate supportandola con idonei approfondimenti di dettaglio, che comunque non potrà prevedere la riduzione delle superfici effettivamente occupate dalla vegetazione, comprese le aree boscate distrutte da incendi successivamente alla data di efficacia del PTCP; b) individua eventuali nuove aree boscate da sottoporre ad azioni di tutela. Art. 60 Contesti a vocazione agricola caratterizzati dalla presenza del reticolo irriguo, dalla frequenza di presenze arboree e dalla presenza di elementi e strutture edilizie di preminente significato storico culturale 1. Queste zone sono caratterizzate da un sistema naturale e agrario e da un sistema idroregolatore che trova la sua espressione nella fascia di affioramento (risorgive) e di conseguenza nell’afflusso delle acque irrigue nella bassa pianura. 2. Valgono le seguenti prescrizioni: 1. Le azioni di tutela in accordo con i Consorzi di Bonifica competenti per territorio devono essere indirizzate sugli elementi di rilevanza paesistica, dovranno affiancarsi ad azioni di reintegrazione arborea e del reticolo colturale storico, ed a una mirata ridefinizione del sistema, anche in termini sovracomunali, delle aree verdi. 2. I mutamenti di destinazione urbanistica con previsioni insediative, così come ammesse dall’art.93, comma 4, nonché l’attuazione di insediamenti di attività di allevamento a carattere industriale e di installazione di strutture permanenti per coltivazioni protette, sono considerati di interesse sovracomunale e dovranno essere assoggettate alle procedure di cui all’art.12. Più specificamente gli interventi relativi: a. alla realizzazione di stalle e strutture permanenti per coltivazioni protette dovranno seguire le procedure relative al comma 2 dell’art.12; b. ai mutamenti di destinazione urbanistica con previsioni insediative dovranno seguire le procedure relative al comma 5 dell’art.12. 3. Sono inoltre da attuare le seguenti direttive: 1. Vanno mantenuti il più possibile i solchi e le piccole depressioni determinate dallo scorrimento dei corsi d’acqua minori che, con la loro vegetazione di ripa sono in grado di variare l’andamento uniforme della pianura. 2. Deve essere valorizzata la matrice rurale degli insediamenti che costituisce inoltre un segno storico in via di dissoluzione per la tendenza generalizzata alla saldatura tra gli abitati; pertanto vanno evitate le conurbazioni, anche attraverso il mantenimento delle aree libere da edificazione, e potenziando gli aspetti naturalistici e agrari presenti e potenziali delle aree. Art. 62 Aree con fenomeni urbanizzativi in atto o previsti prevalentemente inedificate di immediato rapporto con i contesti urbani 1. le espansioni e trasformazioni urbane, ove previste, dovranno prioritariamente essere orientate alla riqualificazione e alla ricomposizione delle zone di frangia degli insediamenti. La progettazione degli interventi dovrà essere rivolta ad un adeguato inserimento paesistico ed ambientale, da ottenersi anche mediante previsione di impianti arborei ed arbustivi nelle parti esterne, adiacenti il territorio agricolo. 2. le previsioni degli strumenti urbanistici per queste aree dovranno considerare l’opportunità della formazione di reti ecologiche e di collegamento con le aree a verde o reti ecologiche esistenti sul territorio a valenza paesistico-ambientale. 69 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Art. 64 Paesaggio agrario in stretta connessione con la presenza di corsi d’acqua minori e/o con elementi di natura storico culturale Poiché è obiettivo fondamentale del PTCP, il riconoscimento della rete provinciale dei corsi d’acqua minori, individuati nell’allegato Tav. E5.4 o comunque presenti nel territorio, quale elemento significativo della struttura paesistica locale, si applicano le seguenti direttive: 1. Ad ogni “corso d’acqua” i PRG attribuiranno una fascia di rispetto di relazione visuale e funzionale, al cui interno si procederà ad una efficace azione di tutela e conservazione dello stato dei luoghi, con rimozione/trasformazione degli elementi considerati di disturbo. 2. La valorizzazione della rete potrà avvenire anche nell’ottica della fruizione turistica, sportiva e culturale. 3. Tale valorizzazione potrà essere perseguita anche attraverso studi d’insieme nel quadro della rete ecologica provinciale. Art. 65 Aree agricole con finalità di protezione e conservazione Per esse sono configurate le seguenti funzioni : a) Ambiti di conservazione di spazi liberi interurbani e di connessione Per tali aree individuate alla Tav. E2.2 i PRG prevederanno una forte limitazione dell’occupazione dei suoli liberi, anche nel caso di allocazione di strutture al servizio dell’ agricoltura. I PRG dovranno quindi individuare, ai sensi degli artt. 1 e 2 della L.R. 1/2001 le funzioni e le attrezzature vietate, dovranno essere indicati specifici parametri edilizi e previste adeguate indicazioni e modalità localizzative per le strutture ammissibili. I perimetri delle aree sono indicativi e potranno quindi subire modificazioni, alle condizioni di cui all’art.93, comma 4, mentre sono prescrittive la continuità delle fasce e il mantenimento di spazi liberi interurbani. Tali fasce dovranno comunque obbligatoriamente rispettare i corridoi denominati “varchi” indicati schematicamente nella Tavola allegato E5.5 del PTCP, parte dei quali sono compresi in zone disciplinate dal presente articolo. b) Zone a struttura vegetazionale di mitigazione dell’impatto ambientale e di inserimento paesaggistico delle infrastrutture. La Tav. E2.2 indica i corridoi e spazi verdi finalizzati all’inserimento ambientale dei tracciati infrastrutturali, da effettuarsi con una progettazione specifica e con eventuale riqualificazione paesaggistica. Ove necessario dovrà essere armonicamente inserita una fascia – diaframma vegetazionale per la mitigazione degli inquinamenti prodotti dai traffici. Tali fasce si integrano al sistema dei corridoi ecologici e paesistici e agli areali di particolare valore ambientale individuati dalla Tav. E2.2 del PTCP. Art. 66 Ambiti di valorizzazione, riqualificazione e progettazione paesistica 1. Il PTCP si pone come obiettivo quello di individuare già alla scala territoriale – e promuovere alla scala locale – la realizzazione di un sistema di aree e ambiti di “continuità del verde”, anche nella pianura e nelle zone di più modesto pregio con particolare attenzione agli elementi di continuità delle preesistenze e delle fasce già in formazione sempre con attenzione alla varietà e alla diversità biologica. 2. Allo stesso modo il PTCP si pone di tutelare il paesaggio nei suoi caratteri peculiari, promuoverne la riqualificazione dei sistemi più degradati e promuovere la formazione di “nuovi paesaggi” ove siano presenti elementi di segno negativo o siano previsti nuovi interventi di trasformazione territoriale. 3. A tal fine individua ambiti, areali e corridoi territoriali che, pur nell’ambito della loro utilizzabilità anche a fini agricoli, sono volti a finalità di caratterizzazione ambientale e paesistica con interventi di conservazione, di valorizzazione e/o di progettazione paesistica. L’edificazione necessaria alla conduzione dell’attività agricola potrà essere consentita dagli strumenti urbanistici comunali che dovranno prevedere una preliminare verifica della possibilità di allocazioni alternative degli edifici. Nel caso di realizzazione degli stessi all’interno degli ambiti di cui al presente articolo, dovranno individuare gli elementi fondamentali di caratterizzazione dei progetti edilizi in coerenza con le Linee Guida previste all’art.16, ove definite. 4. I PRG comunali dovranno prevedere nell’ambito dei rispettivi azzonamenti, d’intesa con la Provincia, la definizione e la perimetrazione delle aree di cui al presente articolo come individuate alle Tav. E2.2 e E4 del PTCP, con la possibilità di meglio definire i contorni, fermo restando l’ordine di grandezza dimensionale delle fasce e/o degli areali. 5. Le aree interne a questi ambiti potranno essere utilizzate a fini agricoli e/o per finalità di interesse e uso pubblico connesso con gli interventi di riqualificazione ambientale e/o paesistica. Sono inoltre ammessi interventi per il recupero ed il riuso del patrimonio edilizio esistente anche con limitati ampliamenti volumetrici. E’ altresì possibile prevedere l’inserimento di infrastrutture viarie di carattere locale. 6. Sono escluse altre forme di insediamento e di edificazione. Art. 68 Insediamenti rurali di interesse storico 1. Il PTCP individua nell’allegata Tav.E5.6 i principali nuclei e le aggregazioni insediative di origine e tipologia rurale di antica formazione sia in ambiente di pianura che in ambiente collinare e montano che si pongono in organico rapporto con il paesaggio agrario circostante. 70 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 2. Tali nuclei e aggregazioni insediative sono caratterizzati da un impianto planimetrico e da un tessuto edilizio relativamente integri, sono costituiti da edifici e complessi produttivi agricoli (cascine) comprendenti strutture edilizie, organismi ed elementi architettonici di interesse storico e paesaggistico legati a originarie funzioni abitative, produttive agricole e zootecniche, in alcuni casi con presenza di edifici religiosi e abitazioni padronali. Detta individuazione costituisce riferimento obbligatorio e può essere approfondita, integrata o corretta con adeguate ricognizioni ai fini della loro classificazione negli strumenti urbanistici comunali. 3. Il Comune, in fase di adeguamento alle indicazioni del PTCP, o di predisposizione dello strumento urbanistico, definisce su planimetria, in scala, adeguata il perimetro degli insediamenti rurali di interesse storico presenti nel territorio, integrandoli con le aree di pertinenza visiva o funzionale presenti ai margini. 4. Per tali ambiti sono da osservare le seguenti direttive: a. La normativa dei PRG individua le indicazioni e le prescrizioni atte a garantire il mantenimento dei caratteri del contesto dell’impianto e del tessuto edificato nonché dei caratteri tipologici e dei materiali costruttivi tipici del luogo attraverso specifiche indicazioni di intervento. b. Laddove risulti necessaria la previsione di nuovi volumi edilizi devono essere prescritte le forme, i materiali nonché l’adozione di tecniche costruttive affinchè lo sviluppo dell’attività agricola e della zootecnia garantisca il rispetto dei fondamentali caratteri storici e ambientali dell’insediamento e del paesaggio circostante. c. I mutamenti della destinazione agricola originaria degli edifici eventualmente dismessi, sono consentiti qualora non pregiudichino la prosecuzione dell’attività agricola nelle aree circostanti ancora condotte o non alterino i caratteri e gli elementi del contesto territoriale, quali i tracciati stradali poderali ed interpoderali, i canali di scolo e di irrigazione, le siepi, i filari alberati, gli elementi storico – testimoniali riconducibili alla originaria partizione agraria. Art. 69 Elementi storici e relative aree di pertinenza 1. Il PTCP indica come direttiva per la predisposizione degli strumenti urbanistici la necessità di pervenire ad un repertorio del patrimonio che riguarda architetture, arti decorative, arte dei giardini, urbanistica,ecc. integrativo di quello allegato al presente Piano. I PRG prevederanno conseguentemente la disciplina atta a garantire la conservazione e la trasmissione di questo patrimonio, avviando programmi di recupero e intervento, e garantendo la non compromissione delle aree interstiziali. 2. I progetti degli interventi dovranno essere accompagnati da specifiche notizie storiche, da analisi paesistiche, e da una verifica della compatibilità visiva rispetto alle principali linee esterne di percezione visiva. 3. La Provincia individua con apposito elenco provinciale, approvato con le procedure di cui all’art.22, comma 2, gli esemplari arborei di alto pregio naturalistico, storico, paesaggistico e culturale. Il Comune, in fase di adeguamento dello strumento urbanistico alle indicazioni del PTCP : a. Verifica ed eventualmente integra i dati conoscitivi presenti nell’elenco inserendo negli elaborati della componente paesistica gli elementi individuati; b. Elabora misure per la tutela degli esemplari individuati finalizzate ad evitare il danneggiamento e l’abbattimento degli stessi, salvo i casi derivanti da esigenze di pubblica incolumità o da esigenze fitosanitarie e comunque previo accertamento dell’impossibilità di adozione di soluzioni alternative effettuato da tecnico specialista nel settore, nonché le modalità di manutenzione degli stessi; c. Disciplina gli interventi edilizi e di modifica del suolo in rapporto alla necessità di garantire lo spazio minimo vitale degli alberi, il mantenimento degli spazi di percezione, la protezione degli apparati radicali dalle operazioni di scavo. Fino alla data di efficacia dell’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali è fatto divieto di abbattimento degli alberi inseriti nell’elenco provinciale fatti salvi i casi previsti al precedente punto. Art. 70 Percorsi di fruizione paesistica 1. Il PTCP individua, alla Tav. E2. 2, i percorsi che attraversano ambiti di qualità paesistica o che collegano mete di interesse storico e turistico. Tali percorsi comprendono anche i tratti e i luoghi individuati nella Tav. E5.4 e disciplinati dall’art.72 dai quali si godono ampie viste a grande distanza o che permettono di cogliere in modo sintetico i caratteri distintivi del paesaggio. Parte di questi percorsi fanno riferimento agli elementi che costituiscono fondamento dell’organizzazione storica del territorio, così come rilevata dalla cartografia storica di riferimento (prima levata) I.G.M. del 1888. 2. Il Comune, in fase di adeguamento dello strumento urbanistico alle indicazioni del PTCP, deve: a. assumere i percorsi individuati dal PTCP come elementi di alta valenza paesistica e tutelare le direttrici visive di maggiore sensibilità, e i punti panoramici, che offrono visuali dei luoghi di particolare interesse paesistico, quali le emergenze geomorfologiche, vegetazionali e storico – culturali, o le viste di particolari e di qualità ambientale; b. integrare le norme del proprio strumento urbanistico per consentire l’attuazione degli obbiettivi di tutela; c. curare che le nuove previsioni insediative non compromettano le condizioni di visibilità dai punti e dai percorsi panoramici, al fine di garantire la libera fruizione visiva dei paesaggi e degli orizzonti circostanti; 71 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO d. individuare specifiche fasce di rispetto paesistico all’interno delle quali applicare indirizzi di valorizzazione paesistica, in funzione della tipologia degli insediamenti previsti, e definire la limitazione della cartellonistica. 3. I PRG comunali si atterranno inoltre alle seguenti direttive: a. valorizzare i tracciati e gli elementi fisici, morfologici, vegetazionali o insediativi che costituiscono gli elementi di riconoscibilità e di specificità, anche funzionale, del percorso; b. incentivare la preminente utilizzazione ai fini di una rete di percorsi ciclopedonali. c. proporre eventuali nuovi percorsi da sottoporre a progetti di valorizzazione paesistica. Art. 71 Ambiti di opportuna istituzione dei PLIS (Parchi Locali di Interesse Sovracomunale) 1. Il PTCP individua alcuni ambiti di particolare significato naturalistico, ambientale e paesistico di dimensione sovracomunale e con caratteri di interesse provinciale per i quali viene ritenuta opportuna l’istituzione di PLIS, al fine di garantire una maggiore valorizzazione del patrimonio naturale e paesistico e una progettazione degli interventi, sia sotto il profilo delle opportunità di utilizzo delle risorse a fini di miglioramento della qualità dell’offerta ambientale e paesistica, sia sotto il profilo della gestione degli interventi per la salvaguardia e la valorizzazione dei luoghi e delle loro peculiarità. 2. A tal fine la Provincia potrà promuovere iniziative opportune per la formazione dei PLIS di cui al comma 1. 3. Fino all’approvazione dei PLIS i suddetti ambiti sono soggetti alla disciplina dell’art.54 e seguenti, in rapporto alla classificazione delle aree in essi comprese, come individuata nella tavola allegato E5.4. In particolare le aree individuate nel sistema del “Paesaggio della naturalità” sono soggette alla disciplina dell’art.54. Le aree interne al sistema del “Paesaggio agrario e delle aree coltivate” e appartenenti alla “fascia prealpina”, sono soggette alla disciplina dell’art.58. Le aree interne al medesimo sistema e appartenenti alla “fascia collinare”, sono soggette alla disciplina dell’art. 59. Le aree della “fascia della pianura” sono soggette, nell’ordine, alla disciplina degli art. 60, 61, 63, 64, 57 come richiamati nella legenda della Tav. E5.4. Gli strumenti urbanistici comunali dovranno specificamente individuare tutti i “sistemi ed elementi di rilevanza paesistica” definiti alla Tav.E5.4, prevedendone specifica disciplina evalorizzazione. 4. Il PTCP recepisce inoltre i PLIS istituiti o gli ampliamenti delle relative perimetrazioni anche se non specificamente rappresentati nella cartografia di Piano. 5. Qualora venissero istituiti da parte di Enti locali nuovi PLIS successivamente all’adozione del PTCP, le previsioni e le prescrizioni a contenuto ambientale, paesistico e naturalistico saranno considerati come elementi di maggiore definizione, ai sensi degli articoli 3, 3° comma e 6, del PTPR e, come tali, saranno prevalenti immediatamente sulla disciplina paesistica del PTCP. Sono fatti salvi e prevalgono comunque gli elementi prescrittivi del PTCP relativi al quadro infrastrutturale. 6. Qualora i PLIS istituiti avessero perimetri di dimensione diversa da quella individuata dal PTCP, le parti esterne al perimetro del PLIS istituito restano soggette alla disciplina del comma 3 del presente articolo. Art. 73 I beni archeologici 1. I PRG, in rapporto alla presenza di siti archeologici dovranno prevedere: 1) la massima salvaguardia possibile dei depositi archeologici e degli elementi significativi della centuriazione romana; 3) una particolare attenzione negli scavi relativi agli insediamenti edilizi ed alle alterazioni della morfologia del suolo; 4) la tutela e la valorizzazione di aree archeologiche localizzate. 2. Gli interventi di tipo insediativo ed infrastrutturale anche in aree limitrofe alle aree archeologiche localizzate devono contemplare preventivi sondaggi di natura archeologica. 3. I PRG loro varianti e adeguamenti dovranno riportare l’individuazione delle aree a vincolo archeologico. Art. 74 Rete ecologica provinciale 1. La Rete ecologica della Provincia di Bergamo definita nella Tav. E5.5 del PTCP, sarà oggetto di specifico Piano di Settore come previsto dall’art. 17. 2. Il Piano di settore per la rete ecologica definisce uno scenario ecosistemico polivalente a supporto di uno sviluppo sostenibile, in modo che si riducano per quanto possibile le criticità esistenti suscettibili di compromettere gli equilibri ecologici, e si sviluppino invece le opportunità positive del rapporto uomo-natura. 3. I criteri e le modalità di intervento saranno volti al principio prioritario del miglioramento dell’ambiente di vita per le popolazioni residenti e all’offerta di opportunità di fruizione della qualità ambientale esistente e futura e al miglioramento della qualità paesistica. 4. Il Piano di Settore prevedrà: a. il riequilibrio ecologico di area vasta e locale, attraverso la realizzazione di un sistema funzionale interconnesso di unità naturali di diverso tipo; b. la riduzione del degrado attuale e delle pressioni antropiche future attraverso il miglioramento delle capacità di assorbimento degli impatti da parte del sistema complessivo; c. lo sfruttamento ecosostenibile delle risorse ambientali rinnovabili. 72 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 5. I progetti di opere che possono produrre ulteriore frammentazione della rete ecologica, dovranno prevedere opere di mitigazione e di inserimento ambientale, in grado di garantire sufficienti livelli di continuità ecologica. Le compensazioni ambientali dovranno favorire la realizzazione di nuove unità ecosistemiche, coerenti con le finalità della rete ecologica provinciale. 6. L’allegato Tav. E5.5 del PTCP costituisce l’inquadramento strutturale fondamentale della rete ecologica e pertanto modificabile solo previa variante al PTCP con le procedure di cui all’art.21. 7. Il Comune, in fase di adeguamento dello strumento urbanistico generale o di formazione di nuovo strumento, recepisce e articola gli indirizzi della Tav. E5.5 del PTCP e individua eventuali specifici interventi di riqualificazione ecologico-ambientale. In tale contesto dovranno essere salvaguardati i “varchi” riportati nell’allegato E5.5 che non risultassero compresi nelle zone disciplinate dall’art.65, provvedendo al mantenimento ed al rafforzamento di adeguati spazi verdi tali da garantire la continuità dei corridoi. Art. 75 Elementi della rete ecologica 1. La Tav. E5.5 individua i contenuti di inquadramento dello schema della rete ecologica e degli elementi fondamentali costituiti da : a. Struttura naturalistica primaria; b. Nodi di livello regionale; c. Nodi di 1° livello provinciale; d. Nodi di 2° livello provinciale; e. Corridoi di 1° livello provinciale; f. Corridoi di 2° livello provinciale. 2. Il sistema di relazioni funzionali della rete ecologica sarà articolato dal Piano di Settore con valore di piano attuativo, con riferimento ai seguenti elementi: Aree principali di appoggio in ambito montano Isole di biodiversità Matrici naturali interconnesse Aree di collegamento in ambito montano-collinare Aree della ricostruzione ecosistemica polivalente in ambito montano-collinare Gangli principali in ambito planiziale Gangli secondari in ambito planiziale Principali ecosistemi lacustri Corridoi fluviali principali Corridoi fluviali secondari Corridoi terrestri Greenways principali Aree della ricostruzione ecosistemica polivalente in ambito planiziale Principali barriere infrastrutturali ed insediative Fasce di inserimento delle principali barriere infrastrutturali Principali punti di conflitto della rete con le principali barriere infrastrutturali Ambiti urbani e periurbani della ricostruzione ecologica diffusa Varchi insediativi a rischio Fasce di permeabilità in aree problematiche Ambiti urbani e periurbani della ricostruzione ecologica diffusa Aree della ricostruzione polivalente dell’agro-ecosistema Direttrici di collegamento esterno 2.4.4 Disposizioni del PRG vigente Il Comune di Madone è dotato di Piano Regolatore Generale adottato dal Consiglio Comunale in data 08 giugno 1977 con delibera n. 16 e definitivamente approvato in data 27 febbraio 1979 con delibera della Giunta Regionale n. 21997. Al PRG sono state introdotte successivamente le seguenti varianti: • • • • • • variante n. 1, approvata dalla Regione Lombardia in data 21 ottobre 1986, con delibera n. 13627; variante n. 2, approvata dalla Regione Lombardia in data 07 marzo 1989, con delibera n. 40573; variante n. 3, Variante Generale, approvata dalla Regione Lombardia in data 17 ottobre 1991, con delibera n. 13866; variante n. 4, approvata dalla Regione Lombardia in data 22 settembre 1993, con delibera n. 14188; variante n. 5, approvata dalla Regione Lombardia, in data 10 maggio 1996, con delibera n. 912955; variante n. 6, Variante relativa alla Zona omogenea A, approvata dalla Regione Lombardia in data 18 febbraio 1997, con delibera n. 25077; 73 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO • • • • • • • • • • • variante n. 7 variante n. 8, a procedura semplificata, approvata dal Consiglio Comunale con delibera n. 20 del 30 aprile 1998; variante n. 9, a procedura semplificata, approvata dal Consiglio Comunale con delibera n. 64 del 20 novembre 1998; variante n. 10, a procedura semplificata, approvata dal Consiglio Comunale, con delibera n. 34 del 29 aprile 1999; variante n. 11 a procedura semplificata approvata dal Consiglio Comunale, con delibera n. 56 del 23 agosto 2000; variante n. 12 a procedura semplificata approvata dal Consiglio Comunale, con delibera n. 22 del 20 marzo 2001; variante n. 13 a procedura semplificata approvata dal Consiglio Comunale, con delibera n. 30 del 31 maggio 2001; variante n. 14 adottata dal Consiglio Comunale con delibera n. 6 del 31 gennaio 2002; variante n. 15 adottata dal Consiglio Comunale con delibera n. 21 del 15 maggio 2002 variante n. 16 a procedura semplice approvata dal Consiglio Comunale con delibera n. 68 del 6 novembre 2003 variante n. 17 a procedura semplificata approvata dal Consiglio Comunale con delibera n. 69 del 6 novembre 2003; Il Comune di Madone è dotato di Piano di Zona ai sensi della legge n. 167/62, approvato dalla Regione Lombardia con delibera n. 48810 del 01 marzo 1994. 2.4.4.1 Insediamenti previsti da PRG vigente La Variante Generale n. 3 prevedeva una popolazione teorica insediabile pari a 5071 abitanti con una volumetria di 127.318 mc, ridotta a 120.449 mc a seguito delle modifiche apportate dalla Regione Lombardia. 2.4.5 Vincoli sovracomunali vigenti Il territorio comunale non risulta sottoposto a vincolo idrogeologico (R.D. 3267/23) né ad altri vincoli derivanti dal Piano stralcio di assetto idrogeologico (P.A.I.), quali delimitazione di aree in dissesto e di fasce fluviali. Non sono presenti beni paesistici ed ambientali vincolati ai sensi del D.ls. 42/2004. 74 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 3 Il Piano Paesistico 3.1 Premessa Nella LR 12/2005 sono presenti diversi riferimenti al ruolo del PGT nei confronti del paesaggio: in generale, le indicazioni della legge sono da intendersi come contenuti obbligatori, nel senso che vi devono essere elaborati i cui contenuti siano riferibili ai temi che queste evocano; non esauriscono però ovviamente il ruolo del PGT nei confronti del paesaggio nel suo complesso e nella sua complessità. È in questo quadro di riferimento che si ritiene necessaria l’elaborazione di un Piano Paesistico per il territorio comunale di Madone anche in conformità alle disposizioni contenute nell’art. 50 del PTCP della Provincia di Bergamo, che esplicita per i Comuni questo importante compito: Art. 50 del PTCP: I Piani Regolatori Generali dei Comuni dovranno costituire strumento paesistico di maggior dettaglio rispetto al PTCP evidenziando gli aspetti paesistici, ambientali e rurali che caratterizzano i singoli territori e definendo indicazioni di azzonamento e normativa adeguate alla salvaguardia e alla valorizzazione di tutti gli elementi che ne costituiscono e determinano i valori. 2. In sede d’adeguamento al PTCP ai sensi dell’art. 25, nei nuovi PRG, i Comuni dovranno integrare gli strumenti urbanistici, con uno studio paesistico di dettaglio, esteso all’intero territorio comunale, al fine di verificare la compatibilità paesistica delle scelte urbanistiche, in conformità alle NdA del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. 3. Lo studio paesistico di dettaglio alla scala comunale dovrà essere redatto in riferimento alle componenti delle unità paesistiche evidenziate nell’analisi paesistica degli studi di settore del PTCP e ai loro caratteri identificativi, nonché agli elementi di criticità, agli indirizzi di tutela e alle disposizioni di cui al presente titolo. 4. Tali componenti sono raggruppate negli elementi del paesaggio fisico e naturale, del paesaggio agrario e dell’antropizzazione colturale, del paesaggio storico-culturale, del paesaggio urbano, della rilevanza paesistica, della criticità e del degrado. 5. I Piani dovranno inoltre individuare la sensibilità paesistica dei luoghi in relazione alle componenti del paesaggio coerentemente alla D.G.R. n.11045 del 08.11.2002. 6. La valenza paesistica del PRG è componente essenziale della pianificazione urbanistica, strumento preventivo di verifica per la definizione delle destinazioni d’uso e delle modalità di intervento, al fine di garantire che le trasformazioni siano operate con il massimo rispetto e in assonanza con le configurazioni geomorfologiche, fisico-ambientali e con le preesistenze insediative. 7. L’individuazione delle componenti paesistiche che contribuiscono alla formazione di un sistema ambientale (ecologico e paesistico) di scala provinciale, potrà essere oggetto di maggior definizione dei perimetri, nell’ambito della redazione del PRG purché venga garantita la loro continuità fisica attraverso i territori comunali contermini. 3.2 Il paesaggio “Il concetto di paesaggio ha assunto nel tempo una pluralità di significati, al punto da poter essere considerato come panorama da un punto di vista estetico-visuale, palinsesto da un punto di vista storicoculturale e insieme di ecosistemi da un punto di vista ecologico. E’ un “sistema vivente in continua evoluzione”, dotato di propria struttura (forma fisica e organizzazione spaziale specifica), funzionamento (forma dinamica interna dovuta al movimento ed al flusso di energia tramite acqua, vento, piante e animali) e cambiamento (soggetto nel tempo in funzione della dinamica e delle modifiche nella struttura. Tale complessità semantica deve essere vista come una ricchezza, che consenta una maggiore valorizzazione sinergica in tutti i momenti del difficile confronto con le istante di utilizzazione e trasformazione del territorio.” Queste considerazioni sono desunte dalla “Carta di Napoli”, documento redatto a conclusione della “Prima Conferenza Nazionale sul Paesaggio” (Roma, 14-16 ottobre 1999), per accelerare i processi volti a fare del paesaggio una risorsa strategica per il futuro e uno dei fondamenti su cui basare lo sviluppo sostenibile del paese. Essi sono riferibili in particolare: • • alla rinascita generale dei valori e interessi nei confronti del paesaggi, con aggiornamento e ampliamento del suo significato semantico; alla reale centralità del paesaggio in tutti i momenti di confronto con le istanze di trasformazione del territorio, nel quadro delle politiche di controllo dell’uso delle risorse. Tale documento, considerato che il paesaggio: • è costituito dall’alternanza e dall’interazione tra il sistema degli spazi aperti (naturali e antropici) e le strutture insediative; 75 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO • è fondato, pur essendo un’entità in trasformazione, su elementi che permettono la distinzione di tipi e forme relativamente esclusive dipendenti dai diversi siti e dalla loro storia naturale e antropica, e che pertanto è possibile una classificazione dei diversi paesaggi presenti in una regione, stabilendone le caratteristiche strutturali e funzionali, utili anche come indirizzo e riferimento per la trasformazione e gestione, si raccomanda che il paesaggio venga sottoposto a studio e valutazione, in modo che sia identificabile quale specifica risorsa culturale e ambientale, e come tale reso evidente ai diversi operatori, tenendo soprattutto conto delle seguenti caratteristiche che interagiscono tra loro: • • • ecologico-ambientali e naturalistiche, storico-insediative e architettoniche, visuali percettive e dell’aspetto sensibile. Le caratteristiche sopra elencate individuano, come emerso dalla Convenzione Europea del Paesaggio (adottata dal Consiglio dei Ministri del Consiglio d’Europa il 19 luglio 2000), le componenti del paesaggio, il cui esame permette di comprendere in maniera più completa le necessità di tutela e salvaguardia: • • • componente naturale (idrologica, geomorfologia, vegetazionale, faunistica) componente antropico-culturale (socio-culturale-testimoniale; storico-architettonica) componente percettiva (visuale, formale-semiologica, estetica). Il paesaggio può essere letto come insieme di bacini idrografici, come risultato di processi meccanici e fisico-chimici legati alla trasformazione della crosta terrestre, o ancora come habitat per specie animali la cui sopravvivenza è importante per il mantenimento di un globale equilibrio ecologico; è interpretabile come testimonianza di una cultura e di un modo di vita, prodotto delle trasformazioni umane, ricco di “segni, strutture, configurazioni artificiali, sovrapposti in modo vario a quelli naturali…” (Calcagno Maniglio, 1998). Ancora, il paesaggio è connesso con il dato visuale e con l’aspetto del territorio, per cui si può porre l’accento su come il paesaggio si manifesta all’osservatore, su come gli elementi costitutivi si compongono in una “forma” riconoscibile e caratterizzante, sulla qualità dei quadri percepiti. Tra gli indicatori di effettivo funzionamento del paesaggio inteso come “sistema di ecosistemi che si ripetono in un intorno”, e tra gli elementi che la progettazione deve tenere in considerazione per integrare le istanze ambientali e paesaggistiche ai processi di trasformazione del territorio, troviamo: • • • la biodiversità: diversità e varietà di elementi e specie che compongono gli ecosistemi; l’uomo tende a cercare la massima produttività nello sfruttamento delle risorse naturali creando sistemi elementari e poco diversificati, fragili e vulnerabili, mentre al contrario indici di qualità ambientale sono la ricchezza, la varietà di componenti e la diversità dei paesaggi; la stabilità e l’equilibrio: organizzazione stabile che nel complesso permette un più vasto campo di esistenza del paesaggio in grado di incorporare eventi esterni di disturbo (naturali e antropici) tornando in tempi più o meno rapidi alle condizioni iniziali; l’introduzione di elementi di naturalità e di connessioni ecologiche che consentano passaggi e spostamenti di materia ed energia. In accordo alla Relazione esplicativa della Convenzione Europea del Paesaggio, la tutela del paesaggio si propone di: • • • conservare e valorizzare gli aspetti significativi o caratteristici giustificati dal suo valore di patrimonio derivante dalla sua configurazione naturale e/o dal tipo di intervento umano; accompagnare i cambiamenti futuri riconoscendo la grande diversità e la qualità dei paesaggi che abbiamo ereditato dal passato, sforzandosi di preservare, o ancor meglio arricchire tale diversità, e tale qualità, invece di lasciarla andare in rovina; promuovere uno sviluppo sostenibile. Da tali considerazioni discende l’opportunità di: • • 76 riconoscere che l’intervento dell’uomo è così profondo e complesso che ormai non si può più parlare di paesaggi “naturali”, bensì di paesaggi “culturali”, intendendo con questo il frutto inscindibile di secoli di integrazione tra “natura” e “umanità”; salvaguardare attivamente il carattere e la qualità di un determinato paesaggio ai quali le popolazioni riconoscono un valore, consentendo eventualmente trasformazioni che non ne compromettano la conservazione; Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO • disciplinare gli interventi ammissibili, armonizzando le esigenze economiche con quelle sociali e ambientali che mirano a garantire la cura costante dei paesaggi e la loro evoluzione armoniosa”. La “Carta di Napoli” ribadisce che la tutela del paesaggio deve essere adeguata alle caratteristiche evolutive del paesaggio stesso, e che pertanto non può limitarsi a misure vincolistiche e di limitazione, ma deve svolgere un ruolo attivo in riferimento alle necessarie azioni di conservazione, potenziamento, riqualificazione e gestione delle sue componenti riproducibili, molte delle quali strettamente dipendenti dalla presenza umana. Cioè, l’attribuzione di valore alle tipologie di paesaggio operata in sede di piano non deve avere come conseguenza solo l’imposizione di servitù, obblighi e soggezioni (vincoli, divieti), ma deve sempre scegliere in positivo le migliori opportunità per una conservazione sostenibile, anche in riferimento all’interesse socioeconomico (sviluppo) del territorio e dei suoi abitanti, mediante adeguati processi di piano di progetto. La “Carta” invita ad avviare forme di progettazione integrata entro i processi di trasformazione del territorio esistenti o previsti che tenga conto delle istanze ambientali e paesaggistiche, mediante il perseguimento dei seguenti obiettivi: • • • • • • • • • il mantenimento della biodiversità e del giusto grado di eterogeneità dei paesaggi; l’aumento della complessità a scapito della banalizzazione ecosistemica; l’equilibrata distribuzione degli elementi di naturalità anche nel fondovalle, nelle pianure e nelle città; in particolare si ricorda la rinaturazione dei corsi d’acqua che in molti casi rimane l’unica possibilità concreta di diffusione della naturalità anche nei tessuti altamente antropizzati; la rivalutazione del paesaggio agrario come importante sistema plurifunzionale potenziale, con importanza ambientale e non solo agronomica sempre che sia integrato da elementi seminaturali compatibili; la conservazione attiva del patrimonio naturalistico e storico-culturale; l’utilizzo di indicatori ambientali a supporto dell’analisi paesaggistico-ambientale necessaria al progetto; l’introduzione del concetto di “compensazione” come abituale complemento di trasformazioni compatibili anche di piccola entità, ai fini del miglioramento della qualità ambientale; la creazione di nuovi elementi di qualità naturalistica diffusa a valenza multipla (riequilibrio ecologico, minimizzazione degli impatti di grandi opere e infrastrutture, ecc…) attuata anche mediante la costruzione di reti ecologiche, che rappresentano strutture indispensabili ai fini della conservazione della biodiversità e della sostenibilità in relazione al fatto che uno dei maggiori problemi della conservazione del paesaggio è la frammentazione del territorio; l’occorrenza di un’adeguata progettazione degli spazi aperti e incentivazione e valorizzazione di quelli privati. 3.3. Il quadro legislativo di riferimento Legislazione nazionale: Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (d.lgs. n.42 del 22/01/2004) Legislazione regionale: Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) del 2001 e redazione di un Piano Territoriale Regionale con natura di Piano Paesistico. Il PTPR rappresenta il riferimento allo stato attuale per la componente paesaggistica dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali e dei Piani Urbanistici comunali. Il PTPR riunisce gerarchicamente in un compendio denominato “Piano del paesaggio lombardo” il sistema organico degli strumenti di tutela paesistica, costituendosi quindi come luogo di coordinamento di tutte le iniziative concorrenti all’attuazione della politica regionale di gestione del paesaggio. Ne fanno parte, oltre allo stesso Piano Territoriale Paesistico Regionale, i Piani Territoriali di Coordinamento delle province e dei Parchi regionali, le disposizioni regionali che concorrono alla qualificazione paesaggistica dei progetti, quali: i criteri di gestione che corredano i provvedimenti dei vincoli paesaggistici, gli indirizzi destinati agli Enti locali titolari per le competenze autorizzative negli ambiti assoggettai a tutela di legge, le “Linee guida per l’esame paesistico dei progetti” per promuovere la qualità progettuale in tutto il territorio. Tutti questi piani e indirizzi trovano negli strumenti urbanistici comunali il momento organizzativo e dispositivo guida conclusivo e nell’autorità comunale l’organo che orienta e controlla le concrete trasformazioni paesaggistiche del territorio, con le autorizzazioni in ambiti assoggettati a tutela di legge e l’esame paesistico dei progetti nel resto del territorio. Questo ruolo pragmatico determinante del piano urbanistico comunale nel quadro strategico complessivo di tutela del paesaggio si ritrova anche nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, dove al Piano Paesaggistico è dato di innovare le procedure autorizzative e di ridurne l’applicazione per buona parte del sistema dei vincoli solo quando si disponga anche di uno strumento urbanistico comunale che traduca la pianificazione regionale ad una scala di maggior dettaglio e quindi di più diretto rapporto con le reali trasformazioni paesaggistiche del territorio. 77 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Si configura in tal modo un complesso sistema regionale di tutela paesaggistica che ha al suo centro il Comune e il suo Piano di Governo del Territorio. La disponibilità attuale di un sistema di riferimenti paesistici congruenti in quanto derivati dalla comune matrice del Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), costituisce un’opportunità che non può essere sottovalutata nel definire i contenuti di natura paesistica dei nuovi Piani di Governo del Territorio. Nei tre atti che costituiscono il PGT il paesaggio diventa un’opportunità di corretta valorizzazione del territorio e attenta gestione dello sviluppo. il PGT rappresenta il livello generale più vicino al territorio e alla concretezza delle pratiche di governo. Esso è quindi investito di grandi e decisive responsabilità in ordine alla tutela del paesaggio. Il compito di tutela affidato al PGT è declinato secondo le tre accezioni previste dal Codice dei Beni Culturali, nella scia della Convenzione Europea del Paesaggio: tutela in quanto conservazione e manutenzione dell’esistente e dei suoi valori riconosciuti, tutela in quanto attenta gestione paesaggistica e più elevata qualità degli interventi di trasformazione, tutela in quanto recupero delle situazioni di degrado. Il paesaggio, se sul piano delle analisi può essere considerato un tema tra i molti che il piano deve trattare, è invece presente verticalmente nelle determinazioni del piano, siano esse scelte localizzative, indicazioni progettuali, disposizioni normative, programmi di intervento o altro. Nulla di ciò che il piano produce è estraneo alla dimensione paesistica. Ciò sancisce la reciproca centralità del paesaggio nel piano e del piano nelle vicende del paesaggio. 3.4 Il Piano Paesistico per Madone Per valutare la rilevanza paesistica di un territorio non esistono protocolli universalmente accettati né criteri di giudizio universalmente condivisi. Ciò non significa che si cada inevitabilmente nell’arbitrarietà del gusto individuale immotivato e immotivabile. Si possono infatti indicare criteri, utilizzabili per attribuire un valore in modo argomentato, che si stanno sedimentando nella prassi corrente. In tal senso in Lombardia, si può fare riferimento, oltre che al PTPR e alle indicazioni contenute nei PTCP delle singole province, almeno a due pubblicazioni ufficiali della Regione: - i criteri relativi ai contenuti di natura paesistico-ambientale dei PTCP (BURL 3° supplemento straordinario al n. 25 del 23 giugno 2000). - le linee guida per l’esame paesistico dei progetti (BURL – 2° supplemento straordinario al n. 47 del 21 novembre 2002) Nei criteri relativi ai contenuti di natura paesistico-ambientale dei PTCP, il capitolo 4.2.2 è dedicato al tema della attribuzione di rilevanza paesistica, a partire dalle segnalazioni contenute nelle "carte delle rilevanze naturalistiche e paesaggistiche", che fanno parte rispettivamente delle Carte Geoambientali (per la montagna) e delle Basi Ambientali della Pianura (per la pianura). Nella tabella che accompagna il testo sono individuati, indicativamente, i criteri che possono essere adottati nel determinare la rilevanza paesistica delle diverse categorie di elementi contenute nella legenda della carta delle rilevanze, anche tramite l'ausilio di altri documenti ed elaborati cartografici e descrittivi. Queste indicazioni sono pertinenti al livello provinciale più che a quello comunale, ma sono ugualmente utilizzabili come traccia per il percorso valutativo. Nelle Linee guida per l’esame paesistico dei progetti sono indicati tre criteri per la valutazione della sensibilità paesistica dei luoghi: - morfologico-strutturale - vedutistico - simbolico. Per ciascuno di tali criteri, si propongono due livelli di lettura: sovralocale e locale, che corrispondono ai due “criteri di riferimento” (territoriale e locale) indicati in precedenza. Sebbene la finalità del documento citato sia la valutazione della “sensibilità paesistica” dei siti in funzione dell’esame paesistico dei progetti, le indicazioni che contiene sono utilmente applicabili anche al problema che qui interessa, garantendo coerenza e continuità tra fase di impostazione e fase di gestione del PGT. Il metodo proposto non è ovviamente da intendersi come meccanismo automatico e banale di “azzonamento” paesistico, ma piuttosto come lettura organica dell’intero territorio dal punto di vista delle relazioni e dei diversi sistemi ed elementi di paesaggio che lo connotano localmente e rispetto al contesto più ampio. 3.4 Il Piano Paesistico per Madone Per il Piano Paesistico di Madone si è scelto di seguire l’impostazione proposta dalle Linee guida per l’esame paesistico dei progetti, prendendo in considerazione l’intero territorio: per ogni criterio di valutazione è stata elaborata una tavola che, da una parte rileva gli elementi per ogni ambito (morfologico, vedutistico, simbolico) e dall’altra compie, in merito a questi elementi, una valutazione della sensibilità. A completamento dell’analisi si associa una tavola che raccoglie e sintetizza le valutazioni precedenti e definisce gli indirizzi di gestione e di tutela del paesaggio. Tali indicazioni sono parte integrante degli obiettivi strategici del Documento di Piano. 78 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 3.4.1 Carta della semiologia antropica e del verde sinantropico La carta della semiologia (allegato A) è redatta in scala 1:7.500 su cartografia aerofotogrammetrica. La carta individua i segni che costituiscono la struttura storicizzata del territorio. Un paesaggio è tanto più sensibile ai mutamenti quanto più conserva le tracce della propria identità storica. Un forte indicatore di sensibilità è quindi il grado di trasformazione recente, o, inversamente, di relativa integrità dei luoghi, sia rispetto ad una condizione di naturalità, che alle forme storiche di elaborazione antropica. Con la carta della semiologia si verifica l’appartenenza del sito a paesaggi riconoscibili e leggibili come sistemi strutturali fortemente correlati, connotati da comuni caratteri linguistici e formali. Gli elementi che vengono segnalati sono: • • • • • strutture morfologiche, come crinali, orli di terrazzo, sponde fluviali, scarpate morfologiche, rete idrografica minore, etc., elementi naturalistico-ambientali significativi: alberature, monumenti naturali, boschi, fontanili, zone umide… elementi di interesse storico-artistico: percorsi, canali, manufatti ed opere d’arte, edifici rilevanti componenti del paesaggio agrario storico: filari, elementi della rete irrigua e relativi manufatti, nuclei e manufatti rurali testimonianze della cultura formale e materiale che caratterizzano un determinato ambito storicogeografico: soluzioni stilistiche tipiche, utilizzo di specifici materiali e tecniche costruttive. L’immagine di Madone è legata alla tradizione agricola e ai segni che questa ha lasciato sul territorio nel corso dei secoli. Gli stessi segni che l’introduzione di nuove tecniche di coltivazione meccanizzate e l’espansione continua del costruito stanno progressivamente cancellando con conseguenze negative sia sulla percezione del paesaggio (perdita d’identità culturale, omogeneizzazione delle tessiture…) che sulla qualità ecologica e ambientale del suolo (impoverimento dei terreni con rischio di formazione del deserto agricolo,…). La struttura semiologica del territorio di Madone è stata analizzata secondo la componente degli elementi naturali o seminaturali (Semiologia seminaturale e del verde sinantropico) e secondo la componente degli elementi derivati dall’attività dell’uomo (Semiologia antropica). Semiologia seminaturale e del verde sinantropico • filari e siepi erborate • colture in serra • seminativi • fascia boscata • giardino storico • corsi d’acqua e rete idrografica minore • paleoalvei Semiologia antropica • centro storico • luoghi di culto • edifici rurali • ville storiche • rete stradale storica • segni della centuriazione romana • rete ferroviaria • manufatti della rete irrigua minore 3.4.2 Carta della visualità Il concetto di paesaggio è sempre fortemente connesso alla fruizione percettiva. Non ovunque, però si può parlare di valori panoramici e di relazioni visive rilevanti. Una valutazione vedutistica si applica là dove si stabilisce una relazione tra osservatore e territorio di significativa fruizione visiva per qualità del quadro paesistico percepito, per ampiezza, per particolarità delle relazioni visive tra più luoghi. 79 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO La carta della visualità mette in evidenza le linee del paesaggio percepibile, non rispetto a punti di vista specifici, ma rispetto all’insieme complessivo degli aspetti morfologici presenti. In altre parole, l’analisi individua e descrive gli elementi fondamentali che “segnano, distinguono, caratterizzano l’ambito stesso e attirano l’attenzione a causa della loro forma, dimensione e significato” (Romani, 1988). L’elaborato tende a mettere in evidenza le linee di forza e di tensione e inoltre rende possibile valutare gli elementi descritti rispetto all’importanza relativa dei diversi fattori visuali presenti, considerando indirettamente anche la “fragilità visuale” relativa di ciascuno di loro. Nella tavola vengono individuati gli “ambiti percettivamente omogenei per struttura e caratteristica”, le “emergenze architettoniche”, la “visualità su strade principali” e gli elementi detrattori della qualità visiva del paesaggio. Madone sorge su un’area prevalentemente pianeggiante. Nonostante non ci siano elementi morfologici che ne caratterizzino l’immagine paesistica, all’interno del territorio possono essere individuati ambiti che percettivamente possano risultare omogenei: • • • • • • • il centro storico: è generalmente, per caratteristiche di omogeneità e compattezza, un corpo ben distinguibile visivamente dal resto dell’urbanizzato. Sebbene l’espansione edilizia degli ultimi decenni (anni ’60-’70) abbia portato ad una perdita di leggibilità del nucleo del centro storico per affiancamento, tuttavia la tipologia costruttiva e l’utilizzo dei materiali consente ancora di identificare la struttura morfologico-insediativa dell’edificato storico ed il rapporto che storicamente si è determinato con il territorio di contesto, con le infrastrutture ed in genere con le altre componenti paesistiche. urbanizzato omogeneo: attorno al nucleo del centro storico si riconosce una corona edificata che, nonostante raggruppi tipologie edilizie diverse, costituisce margine discontinuo tra urbanizzato e agricolo il paesaggio agricolo caratterizzato da filari, siepi erborate e manufatti rurali elementi di forte visualità: la chiesa parrocchiale elementi detrattori: costituiscono elementi di disturbo e di interferenza della visualità le linee elettriche aeree, edifici industriali privi di mitigazione visualità su percorsi: vista verso nord sull’arco prealpino orobico 3.4.3 Carta degli elementi simbolici La carta degli elementi simbolici individua il valore che le comunità locali attribuiscono ad un luogo, non in relazione alla sua componente formale, ma ai significati che questo assume nella formazione dell’identità collettiva locale. La valutazione simbolica ha preso in considerazione tutti quegli elementi, o gruppi d elementi, che rivestono un ruolo rilevante nella definizione e nella consapevolezza dell’identità locale. Al centro storico, sede privilegiata della storia e degli avvenimenti locali, si affiancano tutti quei beni, isolati e non, quali edifici, percorsi e manufatti che hanno rivestito un ruolo importante nella storia del territorio. Una segnalazione particolare meritano i luoghi di culto (chiese e cimiteri) quali principali riferimenti per la cultura e la devozione locale. 3.4.4. Valutazione della sensibilità paesistica dei luoghi Per ogni ambito di valutazione viene elaborata una carta della sensibilità, che attribuisce alle parti di territorio indagato un valore (da molto basso a molto alto) a seconda degli elementi che lo caratterizzano. Il giudizio complessivo tiene conto delle valutazioni effettuate in riferimento ai tre modi e alle chiavi di lettura considerate esprimendo in modo sintetico il risultato di una valutazione generale sulla sensibilità paesistica complessiva del sito. La classe di sensibilità paesistica (giudizio complessivo) è da esprimersi in forma numerica secondo la seguente associazione: 1. Sensibilità paesistica molto bassa 2. Sensibilità paesistica bassa 3. Sensibilità paesistica media 4. Sensibilità paesistica alta 5. Sensibilità paesistica molto alta 3.4.5 Indicazioni per la gestione e la tutela dei luoghi Dall’analisi della componente paesaggistica emergono criticità e potenzialità che indirizzano verso strategie di gestione e tutela dei luoghi. Le indicazioni proposte rientrano pienamente nelle disposizioni previste dal PTCP per il territorio di Madone. • 80 Ripristino e/o miglioramento del grado di naturalità delle sponde del torrente Dordo. Il torrente Dordo costituisce un’importante infrastruttura naturale per la costruzione della rete ecologica del territorio di Madone e della pianura bergamasca. È quindi necessario invertire i Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO processi di cementificazione incontrollata delle sponde e dell’alveo del torrente, avviando strategie mirate alla sua rinaturalizzazione. • Mantenimento del territorio a vocazione agricola come area strategica di connessione, salvaguardia ambientale e miglioramento del paesaggio. Sembra ormai assodato, sia a livello nazionale che europeo, il ruolo da attribuire alle aree agricole per il miglioramento della qualità ambientale del territorio. Gli studi e la bibliografia in merito sono assai vasti; quello che manca è una prassi operativa consolidata, capace di realizzare il connubio tra attività agricola e recupero ambientale. Nel più generale quadro del paesaggio, assunto come risorsa concorrente a promuovere nuove forme di sviluppo sostenibile, la tutela dei valori identitari del territorio passa anche e soprattutto attraverso l’incentivazione di una progettualità di qualità che si ponga in rapporto positivo con il contesto e che coinvolga un’ampia gamma di aspetti e di scale, da quella territoriale fino ai progetti di trasformazione che riguardano manufatti, impianti ed infrastrutture. L’attenzione rivolta, nell’ultimo decennio, al paesaggio rurale è dovuta in parte alla possibilità di sfruttare le risorse rurali nel quadro del recupero delle caratteristiche ambientali e sociali della campagna. Il settore primario, infatti, è per molti versi l’unico in grado di generare, oltre alle esternalità negative, anche le esternalità positive che il mercato però, attraverso il sistema dei prezzi, non riesce a remunerare. È necessario, quindi, intervenire sostenendo i servizi che gli imprenditori agricoli possono svolgere a favore della collettività attraverso o il pagamento di contributi per la produzione di colture meno redditizie ma che creano effetti esterni positivi, o la remunerazione dei vari servizi ambientali e paesaggistici svolti dall’imprenditore tramite la sua permanenza nei territori più marginali. Ne consegue che questi contributi dovranno essere strettamente commisurati sia al beneficio che ne deriva per la collettività sia al costo che deve essere sopportato dall’imprenditore agricolo. Il pagamento di contributi per la produzione di servizi rispetto al generico sostegno del reddito ha il grosso vantaggio di risultare sia più conveniente per la collettività sia più accettabile dal punto di vista sociale. Contemporaneamente, la figura dell’imprenditore agricolo viene rivalutata in quanto non risulta più il beneficiario di politiche assistenziali ma come colui il 4 quale produce benefici per la collettività . • Tutela e valorizzazione del patrimonio architettonico rurale attraverso recupero e conservazione dei manufatti associati ad una ridestinazione d’uso anche di tipo residenziale. Valorizzazione del patrimonio architettonico rurale attraverso interventi che pongano attenzione tanto alle singolarità architettonico-monumentali che ai tessuti edilizi, provvedendo alla sistemazione degli spazi pubblici, al recupero degli elementi stilistici dell’edilizia di base, al ridisegno degli elementi di arredo urbano. Interventi di recupero del patrimonio storico possono, inoltre, consentire, oltre alla trasformazione della destinazione funzionale da agricola a residenziale, la realizzazione di servizi culturali, quali musei, spazi espositivi, servizi che, se già esistenti, potranno essere riqualificati ed immessi in reti locali e regionali. In questo ambito particolare attenzione dovrà essere posta all’individuazione di sistemi di gestione innovativi, in grado di favorire la convergenza di interessi pubblici e privati e di generare concreti ritorni economici, giacchè è noto che molti investimenti in questo settore si sono vanificati a fronte di una insostenibilità 5 finanziaria e gestionale da parte delle piccole realtà amministrative locali . 4 Piano Strategico Nazionale, Gruppo di lavoro “Paesaggio”. Documento tematico. Ottobre 2006 5 ibidem 81 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 4. IL RAPPORTO STRATEGICO Sommario 1) L’individuazione degli aspetti chiave per lo sviluppo del Documento di Piano 2) I contenuti del Documento di Piano 2.1 Le fasi preliminari 2.2 I criteri informatori 2.3 I contenuti generali del Documento di Piano 2.4 I caratteri della popolazione e la stima dei fabbisogni 3) I criteri generali per le trasformazioni 4) I sistemi del Documento di Piano 5) Gli obiettivi del Documento di Piano per il Piano delle Regole e il Piano dei Servizi 6) Le linee guida per le norme di attuazione del Piano delle Regole e del Piano dei Servizi 7) Le azioni sul territorio 8) I contenuti del Piano delle Regole 9) I contenuti del Piano dei Servizi 10) Le indicazioni del Documento di Piano 10.1 Campo di applicazione del Documento di Piano 10.2 Tipologie di indicazioni 10.3 Valore delle previsioni 10.4 Ambito di competenza e strumenti operativi 10.5 Rapporti tra Documento di Piano e gli altri strumenti del PGT 10.6 Rapporti tra il Documento di Piano e la pianificazione sovracomunale 11) La Valutazione Ambientale Strategica 11.1 I principi ispiratori 11.2 Il percorso 11.3 I risultati attesi 11.4 La fase conoscitiva 11.5 La fase interpretativa 11.6 La fase valutativa 11.7 La fase partecipativa 12) Obiettivi ed azioni strategiche del Documento di Piano 12.1 Obiettivi generali 12.2 Obiettivi specifici 13) Contenuti e obiettivi del Piano delle Regole 14) Contenuti e obiettivi del Piano dei Servizi 15) Proposte migliorative dei cittadini 16) Criteri per gli insediamenti commerciali 17) Disciplina delle destinazioni d’uso 18) Impianti per la ricezione telefonica e radiotelevisiva 19) Sostenibilità e risparmio energetico 20) Componente geologica, idrogeologica e sismica 21) Rapporto fra PGT e PRG vigente 82 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 1) L’INDIVIDUAZIONE DEGLI ASPETTI CHIAVE PER LO SVILUPPO DEL DOCUMENTO DI PIANO Le scelte di indirizzo per la redazione del Documento di Piano vertono evidentemente dagli indirizzi generali che l’Amministrazione si è posta e dalle analisi svolte nell’elaborato “ Relazione del Documento di Piano”. I dati emersi dallo studio del territorio di Madone, riferiti agli aspetti ambientali ed urbani, nonché socioeconomici e di servizi alla persona, hanno avuto lo scopo di individuare gli obiettivi che il documento dovrà raggiungere partendo dai risultati emersi dalle indagini sul territorio. Le indicazioni suggerite dall’Amministrazione sono emerse nell’atto fondamentale di riferimento per l’elaborazione del Documento di Piano, costituito dal programma di mandato dell’Amministrazione Comunale approvato dal Consiglio Comunale all’esordio della Amministrazione in carica. Tale documento costituisce parte della programmazione della giunta municipale nello sviluppo urbanistico del territorio di Madone, con l’individuazione di alcuni obiettivi emersi dal processo di partecipazione popolare, nonché dalle idee interne di rinnovamento. L’impegno offerto ai cittadini di Madone non vuole essere uno sterile elenco di progetti da realizzare, ma un patto che contenga, accanto a chiari punti programmatici, le ragioni e le motivazioni profonde dell’impegno civile e democratico, in sostanza si tratta di un patto tra cittadini e Amministrazione che ha le sue fondamenta intorno a due punti indispensabili: disponibilità e partecipazione. Le strategie generali indicate dagli indirizzi consiliari di governo sono: - partecipazione; - perequazione; - rigore contabile; - politiche sociali integrate; - rapporto tra cultura e scuole; - contenimento delle espansioni residenziali e produttive e conseguente riduzione del consumo di suolo; - valorizzazione e tutela degli spazi agricoli e di valenza ambientale e paesistica. 2 I CONTENUTI DEL DOCUMENTO DI PIANO 2.1 LE FASI PRELIMINARI La redazione del Documento di Piano, parte costituente del nuovo Piano di Governo del Territorio (P.G.T.) del Comune di Madone, è stata preceduta da una fase preventiva di conoscenza delle trasformazioni storiche del territorio e di verifica e analisi dello stato di fatto, che si è sostanziata, oltre che con la presente relazione, con la redazione dei seguenti elaborati: Tav. 1 - Inquadramento territoriale Tav. 2 - PTCP- Schema previsioni per l’ambito comunale Tav. 3 - Sistema della mobilità sovracomunale Tav. 4 - Disposizioni paesistico ambientali del PTCP Tav. 5 – Mobilità locale Tav. 6 - Mosaico dei piani urbanistici dei comuni contermini Tav. 7 - Soglie dell’evoluzione urbana Tav. 8 - Siti ed emergenze di carattere storico-artistico-monumentale Tav. 9 - Vincoli vigenti Tav .10 - Schema previsioni PRG vigente Tav. 11 - Carte d’uso dei suoli Tav. 12 - Carta dell’assetto idrologico e geomorfologico Tav. 13 - Uso del suolo All. A - Piano Paesistico – Carta della semiologia e della sensibilità morfologica All. B - Piano Paesistico – Carta della visualità e della sensibilità vedutistica All. C – Piano Paesistico – Carta della sensibilità simbolica All. D – Piano Paesistico – Indicazioni per la tutela e la valorizzazione L’analisi dello stato del territorio e la verifica delle previsioni insediative e dell’apparato normativo del Piano Regolatore Generale vigente, confrontate con le diverse esigenze ed istanze di rinnovo, modifica ed adeguamento espresse sia dai Pubblici Amministratori che dai Cittadini con apposite richieste e segnalazioni scritte, cui è seguita una fase di verifica ed approfondimento delle problematiche territoriali, hanno permesso 83 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO di approntare le proposte disciplinari e l’ elaborato grafico/progettuale contenenti le indicazioni di sviluppo e governo del territorio. 2.2 I CRITERI INFORMATORI DEL DOCUMENTO DI PIANO I criteri informatori che hanno guidato la stesura del Documento di Piano, in coerenza con i contenuti precipui delle linee programmatiche dell’Amministrazione Comunale, sono in sintesi i seguenti: - Verifica delle previsioni del vigente Piano Regolatore Generale, con sostanziale ridefinizione delle stesse relativamente al sistema viabilistico ed infrastrutturale, alla destinazione dei vari ambiti urbanistici, alle modalità di attuazione, gestione e sviluppo delle varie parti del territorio, al fine di fissare tutti gli elementi di proposta ed indirizzo in materia di governo del territorio da mettere a punto e delineare in via definitiva all’interno del Piano dei Servizi e del Piano delle Regole. - Ridefinizione dei contenuti prescrittivi e di indirizzo delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Regolatore Generale vigente, con l’intento di semplificarne il più possibile le modalità attuative, gestionali e previsionali e di produrre conseguentemente un documento di indirizzi disciplinari costituente la base normativa del Piano dei Servizi e del Piano delle Regole. - Valorizzazione dei caratteri ambientali del territorio, secondo la finalità di conseguire la tutela degli aspetti paesistici e naturalistici compatibilmente con la coesistenza delle normali attività umane, soprattutto di tipo residenziale, e in coerenza con le indicazioni del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. - Identificazione delle modalità di intervento finalizzate a garantire le necessarie compatibilità e sostenibilità degli insediamenti infrastrutturali legati alla mobilità e alla produzione con le preesistenze ambientali da valorizzare e con i luoghi della residenza e delle attività umane di relazione. - Adeguamento delle previsioni di governo urbanistico del territorio alle innovate disposizioni legislative in materia di destinazioni d’uso e di disciplina del commercio. 2.3 I CONTENUTI GENERALI DEL DOCUMENTO DI PIANO Superando i tradizionali concetti di pianificazione legati alla suddivisione del territorio in distinte zone urbanistiche (zoning), anche in corerenza con gli indirizzi dettati dalla legge regionale n.12/2005, il Documento di Piano individua gli obiettivi primari della pianificazione del territorio di Madone a partire essenzialmente dai caratteri urbanistici, infrastrutturali e paesistici delle sue varie parti e componenti. Gli ambiti del tessuto urbano consolidato e più densamente antropizzato vengono trattate secondo le previsioni e modalità progettuali di un Piano di riordino, sistemazione e riassetto urbano e viabilistico, mentre gli ambiti dalle più spiccate connotazioni rurali, ambientali e paesistiche vengono trattati secondo le previsioni e modalità progettuali di un Piano di tutela e valorizzazione paesistica. Un dato che accomuna dal punto di vista delle previsioni urbanistiche (progettuali e normative) i vari ambiti territoriali principali è costituito dalla medesima modalità di attuazione delle zone edificate o edificabili, per ogni destinazione ammessa, secondo finalità di semplificazione ed univocità delle modalità di governo del territorio e di perequazione urbanistica degli interventi. Per gli ambiti territoriali da sottoporre a particolari modalità di tutela e salvaguardia ambientale, il Documento di Piano propone al Piano delle Regole indirizzi normativi finalizzati alla protezione delle zone verdi e boschive, delle aree a conduzione agricola, dei corsi d’acqua, dei percorsi di collegamento, dei fabbricati e nuclei sparsi isolati. La finalità perseguita è quella di salvaguardare l’ambiente naturale esistente, di tutelare e valorizzare gli elementi morfologici e pedologici, di valorizzarne le caratteristiche, le vocazioni e le potenzialità, di individuarne gli utilizzi compatibili, di tutelare ed indirizzare l’attività colturale agricola, di assicurare la fruibilità e la permanenza umana nei luoghi ai fini ambientali e paesistici, con l’indirizzo preminente di perseguire da un lato la salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio in tutte le sue parti costituenti e dall’altro favorirne comunque la fruibilità e permanenza umana, unica garanzia per una effettiva e continuativa tutela e manutenzione. Il Documento di Piano si configura come un vero e proprio atto programmatorio che l’Amministrazione Comunale di Madone pone a capo delle proprie linee di mandato in ordine alle articolate e complesse politiche di governo del territorio. Come stabilito dalla legge regionale n.12/2005, il Documento di Piano definisce: - il quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento per lo sviluppo economico e sociale del Comune, anche sulla base delle proposte dei cittadini singoli o associati e tenuto conto degli atti di programmazione 84 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO provinciale e regionale, eventualmente proponendo le modifiche o le integrazioni della programmazione provinciale e regionale che si ravvisino necessarie; - il quadro conoscitivo del territorio comunale, come risultante dalle trasformazioni avvenute nel tempo, individuando i grandi sistemi territoriali, il sistema della mobilità, le aree a rischio o vulnerabili, le aree di interesse archeologico e i beni di interesse paesaggistico o storico-monumentale, e le relative aree di rispetto, i siti interessati da habitat naturali di interesse comunitario, gli aspetti socio-economici, culturali, rurali e di ecosistema, la struttura del paesaggio agrario e l’assetto tipologico del tessuto urbano e ogni altra emergenza del territorio che vincoli la trasformabilità del suolo e del sottosuolo; - l’assetto geologico, idrogeologico e sismico del territorio comunale. In base a quanto sopra, al Documento di Piano spetta quindi il compito di : 1) individuare gli obiettivi di sviluppo, miglioramento e conservazione che abbiano valore strategico per la politica territoriale, indicando i limiti e le condizioni in ragione dei quali siano ambientalmente sostenibili e coerenti con le previsioni ad efficacia prevalente di livello sovracomunale; 2) determinare gli obiettivi quantitativi di sviluppo complessivo del P.G.T., di cui tengono conto il Piano dei Servizi ed il Piano delle Regole; nella definizione di tali obiettivi il Documento di Piano tiene conto della riqualificazione del territorio, della minimizzazione del consumo del suolo in coerenza con l’utilizzazione ottimale delle risorse territoriali, della definizione dell’assetto viabilistico e della mobilità, nonché della possibilità di utilizzazione e miglioramento dei servizi pubblici e di interesse pubblico o generale, anche a livello sovracomunale; 3) determinare, in coerenza con i predetti obiettivi e con le politiche per la mobilità, le politiche di intervento per la residenza ivi comprese le eventuali politiche per l’edilizia residenziale pubblica, le attività produttive primarie, secondarie e terziarie, ivi comprese quelle della distribuzione commerciale, evidenziando le eventuali scelte di rilevanza sovracomunale; 4) dimostrare la compatibilità delle politiche di intervento e della mobilità proposte con le risorse economiche attivabili dalla Amministrazione Comunale, anche in relazione agli effetti indotti sul territorio contiguo; 5) individuare gli ambiti di trasformazione, definendo i relativi criteri di intervento, preordinati alla tutela ambientale, paesaggistica e storico–monumentale, ecologica, geologica, idrogeologica e sismica, laddove in tali ambiti siano comprese aree qualificate a tali fini nella documentazione conoscitiva; 6) determinare le modalità di recepimento delle previsioni prevalenti contenute nei piani di livello sovracomunale e la eventuale proposizione, a tali livelli, di obiettivi di interesse comunale; 7) definire i criteri di compensazione, di perequazione e di incentivazione. E’ opportuno specificare che, ai sensi della L.r. n.12/2005, il Documento di Piano non contiene previsioni che producano effetti diretti sul regime giuridico dei suoli (contrariamente al Piano dei Servizi ed al Piano delle Regole), ha validità quinquennale ed è sempre modificabile. Scaduto il termine di cinque anni dalla sua approvazione, il Comune deve provvedere all’approvazione di un nuovo Documento di Piano. 2.4 I CARATTERI DELLA POPOLAZIONE E LA STIMA DEI FABBISOGNI Al fine di fissare in via preliminare gli obiettivi quantitativi di sviluppo complessivo del P.G.T., il Documento di Piano si basa su una ipotesi di dimensionamento calcolato tradizionalmente in base ad uno scenario di sviluppo della popolazione e conseguente fabbisogno abitativo (con proiezione temporale pari convenzionalmente ad un decennio) derivante dall’analisi dei seguenti fattori: -andamento della crescita demografica basata su saldi naturali (nati/morti); -andamento della crescita demografica basata su saldi sociali (immigrati/emigrati); -andamento dei principali caratteri della popolazione e dei fenomeni di sviluppo socio economico (struttura e trasformazione delle famiglie, aggregazione e disaggregazione familiare, nuzialità, classi d’età della popolazione, ecc.). Il risultato fornisce un dato (teorico) di circa 323 nuovi alloggi ( 969 nuovi vani d’abitazione), pari ad un fabbisogno complessivo di circa 48.420 mq. di superficie lorda di pavimento (145.260 mc.) di nuova edificazione residenziale da prevedere nelle ipotesi di sviluppo urbanistico del Piano di Governo del Territorio. Occorre tuttavia precisare che si tratta di proiezioni del tutto teoriche, che potrebbero facilmente essere contraddette dall’evolversi delle situazioni reali anche per il crearsi di fenomeni e condizioni sociali ed economiche non prevedibili: si pensi a tal proposito che una previsione effettuata dall’Ufficio Statistica della Regione Lombardia nell’anno 2001 stabiliva per Madone una popolazione di 3.897 unità nell’anno 2011; 85 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO il dato reale ci dice invece che la popolazione di Madone è pari oggi a 3.901 abitanti ( 31.01.2008), cioè all’incirca la medesima popolazione prevista per il 2011 dalla Regione. Con riferimento particolare alla legge regionale n.12/2005, occorre specificare che, avendo la medesima abrogato, fra le altre, la legge regionale n.1/2001 che al titolo terzo stabiliva in 150 mc../abitante ( o 50 mq. di s.l.p./abitante) il valore medio in base al quale determinare la capacità insediativa residenziale dei piani ed interventi urbanistici, senza provvedere ad individuare alcun parametro confermativo o sostitutivo del precedente, il presente Documento di Piano conferma a tal fine il valore già previsto, pari a 150 mc./abitante. Inoltre, per quanto concerne la tipologia dei servizi e delle attrezzature pubbliche e di interesse pubblico e generale, per effetto della abrogazione, fra le altre, delle leggi regionali n.51/1975 e n.1/2001 da parte della legge regionale n.12/2005, non avendo provveduto peraltro la medesima ad effettuare una definizione confermativa o sostitutiva delle precedenti in ordine alla tipologia e qualità di detti servizi ed attrezzature, deve essere considerata a tal fine la norma di riferimento nazionale, rappresentata dal Decreto Interministeriale 2 aprile 1968 n.1444, il quale all’art. 3 stabilisce che sono da considerare spazi pubblici da assicurare a servizio degli abitanti ( i cosiddetti “standards urbanistici” e con esclusione degli spazi destinati a sedi viarie) i seguenti: - aree per l’istruzione, dagli asili nido alla scuola dell’obbligo ( pubbliche e private) - aree da destinare ad attrezzature di interesse comune: religiose, assistenziali, culturali, sociali, sanitarie, amministrative, per pubblici servizi, ecc. ( pubbliche e private) - aree attrezzate a parco, per il gioco e lo sport, con esclusione delle fasce verdi lungo le strade; - aree per parcheggi. Le definizioni di cui sopra valgono anche per gli insediamenti produttivi ( ai sensi dell’art. 5 del D.I. 2 aprile 1968 n.1444), mentre per le attività commerciali restano vigenti le normative regionali e nazionali di settore, con particolare riferimento alla legge regionale 23 luglio 1999 n. 14 e al regolamento regionale 21 luglio 2000 n. 3. Le tabelle che seguono illustrano i dati di riferimento utilizzati per la costruzione delle ipotesi di sviluppo e conseguenti fabbisogni abitativi, in base ai quali sono derivati i dati teorici riferiti al dimensionamento del Documento di Piano. 1) Variazione popolazione e famiglie su base decennale 1981-2001 (Cens. Istat) Anno 1981 1991 2001 popolazione n. 2.553 2.781 3.169 variazione val. ass. % 228 388 9 14 famiglie n. 796 925 1.143 variazione val. ass. % 129 218 16 23 comp./famiglia n. 3,20 3,00 2,77 2) Variazione popolazione e famiglie su base annuale 2001-2007 (rielaborazione dati comunali) Anno 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 popolazione n. 3.169 3.256 3.388 3.539 3.640 3.765 3.901 ( 31.01.08) variazione val. ass. % 87 132 151 101 125 136 2,74 4,05 4,45 2,85 3,43 3,61 famiglie n. 1.143 1.188 1.260 1.329 1.411 1.465 1.488 variazione val. ass. % 45 72 69 82 54 23 3,93 6,06 5,50 6,17 3,82 1,57 comp./famiglia n. 2,77 2,74 2,68 2,66 2,57 2,57 2,62 3) Popolazione straniera al 31.01.08 : 244 ( 6,25% del totale della popolazione) La crescita della popolazione nei decenni 1981-2001 è stata relativamente bassa, con una percentuale media annua dell’ 1,15% ( media fra saldi naturali –nati/morti – e saldi sociali – immigrati/emigrati). I nuclei familiari,nel medesimo periodo, sono cresciuti maggiormente, con una media del 2% annuo, cui ha corrisposto una costante riduzione del n. di componenti per famiglia ( da 3,20 a 2,77). 86 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO La crescita demografica annua nel periodo più recente ( 2001-2007) si è fatta invece più sostenuta, con una media del 3% annuo. In valori assoluti, se la popolazione nel periodo 1981/2001 ( 20 anni) è cresciuta di 616 unità, nel periodo 2001/2007 ( 6 anni) è cresciuta di ben 732 unità. Analoga considerazione per le famiglie, che crescono nel periodo breve con una media del 4,51% annuo ( rispetto al 2% del ventennio 1981/2001). I componenti per nucleo familiare decrescono invece costantemente, passando dai 3,20 del 1981 agli attuali 2,62. In sostanza, l’aumento dei nuclei familiari è stato più sostenuto rispetto al semplice incremento demografico. 4) Famiglie per numero di componenti – 2007 (rielaborazione dati comunali) N. componenti 1 N. Famiglie 307 N. Componenti 307 2 406 812 3 383 1.149 4 331 1.324 5 e più 61 309 Totale 1.488 3.901 5) Popolazione per classi di età – 2007 ( rielaborazione dati comunali) Classi d’età Popolazione % su pop. 0-5 251 6,43 6-10 198 5,07 11-14 151 3,87 15-20 229 5,87 21-25 212 5,43 26-30 293 7,51 31-55 1.714 43,93 56-60 233 5,97 61-75 253 6,48 oltre75 367 9,40 6) Popolazione per classi d’età aggregate – 2007 (rielaborazione dati comunali) Classi d’età Popolazione % su pop. 0-14 600 15 15-25 441 11 26-60 2.240 58 oltre 60 620 16 Risulta evidente la sostanziale amzianità della popolazione; i residenti con oltre 60 anni sono superiori numericamente ( sia pur di poco) ai bambini con età fino ai 14 anni e prevalgono nettamente sui giovani dai 15 ai 25 anni. La maggior parte della popolazione ( 58%) è in età matura e comunque lavorativa ( 26-60 anni). In termini aggregati, la popolazione fino ai 30 anni costituisce il 34% del totale, da 31 a 55 anni il 44%, oltre i 55 anni il 22%. 7) Situazione edilizia residenziale 1981- 2007 ( Istat aggiornata al 2007 con verifica attuazione PRG) Popolazione Abitazioni occupate Stanze occupate Abitazioni totale Pop./stanze Famiglie Comp. fam. Fam./abitaz. Stanze/abitaz. 1981 1991 2001 2007 2.553 754 3.151 823 1,23 796 3,20 1,00 4 2.781 923 3.932 972 1,41 925 3,00 1,00 4 3.169 1.142 4.612 1.212 1,45 1.143 2,77 1,00 4 3.901 1.587 5.713 1.684 1,46 1.488 2,62 0,93 3,60 8) Edifici ad uso abitativo per epoca di costruzione ( Istat aggiornata al 2007 con verifica attuazione PRG) Prima del 1919 1919-45 1946-61 1962-71 1972-81 1982-91 1992-07 Totale 47 9 64 102 85 62 192 561 Edifici in totale ( compresi quelli ad uso non residenziale): 719 87 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 9) Consumo di suolo e Densità abitativa Superficie territoriale: mq. 2.980.000 Superficie urbanizzata: mq. 953.200 ( 244 mq. s.u./ab.) Indice di consumo di suolo: 32% Indice di consumo di suolo Ambito 18 Isola: 25% ( s.t. mq. 71.340.000, s.u. mq. 17.664.400) Abitanti al maggio 2007: 3.901 Densità territoriale comunale: Ab. 1.309/Kmq. Densità media del territorio Ambito 18 Isola Ab. 1.015/Kmq. Densità media provinciale - escluso territorio pedemontano e montano Ab. 931/Kmq. Densità media provinciale - totale 10) Dimensionamento del vigente PRG 1977-2007: Abitanti nel 1977: Famiglie nel 1977: Vani d’abitazione nel 1977: 2.154 718 2.872 Abitanti previsti dal PRG: Famiglie previste dal PRG: Vani d’abitazione previsti dal PRG: 5.900 (incremento rispetto al 1977: 174%) 1.966 (incremento rispetto al 1977: 174%) 7.864 (incremento rispetto al 1977:174%) Abitanti effettivi ad oggi: Famiglie effettive ad oggi: Vani d’abitazione ad oggi: 3.901 (incremento rispetto al 1977: 81%) 1.488 (incremento rispetto al 1977: 107%) 5.713 (incremento rispetto al 1977: 98%) 11) Lo stato di attuazione del PRG vigente ( 1977-2007) Ambiti a destinazione residenziale Di previsione Realizzato Mc. Mc. 203.320 183.316 Residuo o in itinere Mc. 20.004 Stato di attuazione % 90 Ambiti per attività economiche Di previsione Realizzato Sc.Mq. Sc. Mq. 112.062 106.314 Residuo o in itinere Sc. Mq. 5.748 Stato di attuazione % 95 12) Le previsioni integrative del PRG ( Programmi Integrati di Intervento in itinere) Ambiti a destinazione residenziale : Volume Mc. 64.000 Ambiti per attività economiche: S. C. Mq. 53.000 13) Proposte di cittadini e operatori - Richieste pervenute - Superfici interessate n. 14 mq. 62.500 - Sintesi delle richieste: per destinazioni residenziali per destinazioni commerciali per destinazioni produttive o miste per attività economiche 88 mq. 10.330 ( Vol. Mc. 12.500) mq. 2.500 ( Vol. Mc. 9.000) mq. 49.640 ( Slp. Mq. 25.000) Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO - Rapporto fra destinazioni richieste: Attività economiche in genere: 80% - Residenza: 20% - Richieste inerenti la trasformazione di aree agricole o destinate a servizi: mq. 59.970 ( 96%) 14) La situazione delle imprese, dell’occupazione e del pendolarismo Le imprese registrate a Madone sono 235, con un totale di 1.701 addetti. 44% ( 102) nel settore del commercio, attività direzionali, ricettive e di servizio, con 583 addetti ( 34,27% del totale). 53% ( 125) nel settore della manifattura e lavorazione prodotti, con 1.113 addetti ( 65,43% del totale) 3% (7) nel settore dell’agricoltura, con 5 addetti ( 0,3% del totale) e circa 97 ha. coltivati nel territorio comunale. Delle imprese manifatturiere, circa 110 sono artigiane ( 88% del totale), con 375 addetti ( 37% del totale). La dinamica vede una modesta crescita dal 1991 ad oggi ( da n. 211 a n. 235 aziende, con incremento soltanto nel settore del commercio e dei servizi = + 24 unità) . Dal 1991 ad oggi il n. di aziende ( solo nel settore terziario) aumenta dell’11%, mentre gli addetti complessivi diminuiscono del 20% ( - 427 unità). Il numero medio arrotondato di addetti/azienda è pari a 7; nel settore manifatturiero/produttivo è pari a 9, nel settore terziario è pari a poco meno di 6. Gli occupati residenti a Madone sono 1.625. Il tasso di attività della popolazione è pari a circa il 42% ( dato provinciale 40%, dato regionale 43%); i ritirati dal lavoro sono circa il 39% della popolazione attiva ( n. 630), mentre gli studenti con età superiore ai 15 anni sono il 17% della popolazione non attiva ( n. 268). Circa 731 residenti occupati ( 45%) esercitano la propria attività a Madone, mentre i restanti 894 lavorano al di fuori del territorio comunale. Giornalmente si spostano sul territorio comunale, per motivi di lavoro, studio o altro, circa 2.500 persone residenti, di cui 1.200 in uscita dal comune; circa 1.150 persone entrano in Madone da altri comuni; il movimento giornaliero complessivo sul territorio comunale ammonta a circa 3.650 individui. 15) Le ipotesi di sviluppo della popolazione e del fabbisogno abitativo La media storica di crescita registrata è la seguente: dal 1981 al 2001 crescita annua media pari a + 1,20% dal 2001 al 2007 crescita annua media pari a + 2,99% Per una corretta visione del futuro occorre ipotizzare da un lato la doverosa tutela del territorio di Madone e la conservazione e valorizzazione dei suoi specifici caratteri di qualità urbana, dall’altro un mantenimento, sia pur contenuto e controllato, della tendenza costante alla crescita degli ultimi anni. A tale proposito è opportuno segnalare che l’Ufficio Statistica della Regione Lombardia ha effettuato una previsione per Madone di 4.553 abitanti al 2016. La tendenza ipotizzata dal Documento di Piano: Saldo totale annuo positivo pari a + 1,5% - abitanti nel 2007: 3.901 - abitanti nel 2017: 4.443 ( + 610) L’incremento di 610 abitanti potrebbe dare luogo ad un fabbisogno teorico di circa 203 alloggi ( 3 abitanti/alloggio) Il fabbisogno abitativo prevedibile è calcolato in circa 323 nuovi alloggi, derivanti da: - 203 alloggi da destinare ai nuovi nuclei per crescita demografica - 120 alloggi da destinare a nuovi nuclei che si formeranno per nuzialità e convivenze ( tasso medio 3/1.000 ab./anno) 89 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Assumendo il rapporto di tre vani/alloggio e 50 mq. di slp/vano : 969 vani - 48.450 mq. slp ( 145.350 mc.) 15) Le risposte del Documento di Piano al fabbisogno abitativo prevedibile Al fabbisogno teorico complessivo ( mq. 48.450 di slp. ), il Documento di Piano intende rispondere con previsioni pari a: - mq. slp 22.000 all’interno delle operazioni di trasformazione urbana soggette a P.I.I. attualmente in atto - mq. slp 10.120 all’interno delle operazioni di saturazione dei lotti liberi ( mq. 25.300 x 0,4 mq. slp/s.f.) - mq. slp 16.300 all’interno delle operazioni di recupero e/o ampliamento degli edifici esistenti ( 20% di 81.500 mq. di slp negli ambiti storici e di consolidati) per un totale di mq. 48.420 di slp, pari a mc. 145.260. 16) Il peso insediativo residenziale nel Documento di Piano Mq. slp 48.420: 50 mq./abit. = n. 968 nuovi abit. teorici +3.901 abitanti attuali: 4.869 abitanti teorici. All’interno delle superfici teoriche sono comprese anche attività e funzioni non residenziali ( commerciali, direzionali, di servizio, spazi connettivi, ecc.). L’effettivo peso insediativo prevedibile è dunque misurabile nel 70% del totale: - mq. slp 48.420 x 70% = mq. slp 33.894, pari a 678 abitanti che, sommati agli attuali 3.901, danno luogo a 4.579 abitanti. - Raffronto: Peso insediativo teorico complessivo del PGT: - Peso insediativo teorico prevedibile del PGT: - Peso insediativo del vigente Piano Regolatore Generale: 4.869 abitanti 4.579 abitanti 5.900 abitanti 17) Bilancio dei servizi e delle attrezzature Dimensionamento attrezzature a servizio delle zone residenziali Parcheggi esist. di prog. mq. 1.866 5.073 Verde Pubblico esist. di prog. mq. 109.726 19.025 Attr. Scolastiche esist. di prog. mq. 10.060 11.875 Attr. di inter. comune esist. di prog. mq. 24.965 27.926 Situazione attuale: servizi ed attrezzature esistenti mq. 146.617/ 3.901 ab. = mq. 37,58/ab. Totale servizi ed attrezzature esistenti e di previsione (su 4.869 abit. teorici ) Parcheggi mq. 6.939 pari a mq. 1,42 / ab. Verde Pubblico mq. 128.751 pari a mq. 26,44 / ab. Attrezzature scolastiche mq. 21.935 pari a mq. 4,50 / ab. Attrezzature collettive mq. 52.891 pari a mq. 10,86 / ab. -----------------------------------------------------------Totale mq. 210.516 pari a mq. 43,23 / ab. Occorre considerare inoltre la popolazione gravitante sul territorio di Madone e proveniente dall’esterno, stimata in circa 1.150 persone. A fronte di ciò, calcolata in n. 6.019 la popolazione complessiva da servire, il rapporto servizi ed attrezzature/ abitante risulta pari a mq. 35,00 . 90 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 18) Dimensionamento destinazioni produttive e compatibili Nuovo impianto slp mq. 60.500 Saturazione zone edif. o ampl. edifici slp. mq. 24.000 Totale slp. mq. 84.500 19) Attrezzature a servizio delle zone produttive Parcheggi esist. di prog. mq. 7.268 5.796 Verde Pubblico esist. di prog. mq. / 4.941 Attr. Collettive esist. di prog. mq. / / Totale mq. 18.005 Dotazione di previsione: mq. 10.737 ( 12,70 % della S.l.p. destinata a nuovi insediamenti produttivi ) 3) I CRITERI GENERALI PER LE TRASFORMAZIONI 1. Coerenza con il quadro strutturale delineato dal Documento di Piano, soprattutto in ordine a : - Contestualizzazione, cioè coerenza con le localizzazioni proposte per gli ambiti di trasformazione - Strategicità della trasformazione, cioè corrispondenza alla visione strategica in termini di usi e funzioni 2. Coerenza/compatibilità con il contesto urbano circostante, soprattutto in ordine a: - Funzioni insediate e insediabili, allo scopo di evitare incompatibilità e criticità - Assetto morfologico e tipologico, da valutare in rapporto alle caratteristiche formali del tessuto urbano esistente - Sistema delle infrastrutture esistenti e programmate, rispetto alle quali le proposte di intervento dovranno dimostrarsi coerenti e capaci di contribuire alla soluzione dei nodi critici, con riferimento particolare al sistema della mobilità 3. Assunzione dei principi di sostenibilità ambientale e paesaggistica, con riferimento a: - Linee guida regionali per il paesaggio urbano, indirizzi di intervento dettati dal PTCP, dal PTPR, dal PTR, tutti gli ulteriori modelli di sviluppo urbano sostenibile - Qualità degli spazi pubblici - Utilizzo di tipologie edilizie e linguaggi architettonici coerenti con il contorno ambientale e paesaggistico 4. Premialità degli interventi a elevata qualità urbana e ambientale, con riferimento a: - Ricerca di tipologie abitative innovative e adozione di soluzioni tipologiche sostenibili (risparmio energetico) - Incrementi qualitativi e quantitativi degli spazi pubblici e ricerca di particolari requisiti di identità, fruibilità e sicurezza dei luoghi; - Disponibilità ad accogliere modalità perequative, compensative e qualitative indicate e proposte dall’Amministrazione Comunale - Localizzazione di funzioni strategiche ad alto contenuto innovativo. La procedura di prevalutazione dei progetti, sulla base della verifica dell’osservanza o meno dei criteri sopra richiamati, costituirà il processo critico e selettivo interno all’Amministrazione Pubblica. 4) I SISTEMI DEL DOCUMENTO DI PIANO A) Sistema insediativo e infrastrutturale - ambiti di impianto storico per la residenza e le attività compatibili - ambiti consolidati esterni all’ambito storico per la residenza e le attività compatibili - ambiti consolidati o di nuovo impianto per le attività economiche - infrastrutture per la mobilità di previsione sovracomunale 91 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO B) Sistema dei servizi - verde naturale e attrezzato di fruizione collettiva - attrezzature ed impianti per le pratiche sportive - sistema della mobilità e parcheggi - sistema dei percorsi ciclo-pedonali e di fruizione paesistica - edifici ed attrezzature destinate a servizi di interesse collettivo ( culturali, sociali, amministrativi, ecc.) - edifici ed attrezzature destinate all’istruzione C) Sistema delle tutele ambientali - il PLIS del Basso Brembo - il sistema paesaggistico/ambientale del PTCP - gli ambiti dei corsi d’acqua - il sistema del verde naturale, boschivo, di fruizione collettiva e le connessioni ecologiche - il sistema delle aree a conduzione agricola 5) GLI OBIETTIVI DEL DOCUMENTO DI PIANO PER IL PIANO DELLE REGOLE ED IL PIANO DEI SERVIZI 1) Ambiti residenziali di impianto storico: - tutelare l’impianto urbano di matrice storica - tramandare l’edilizia storica ed i suoi caratteri costruttivi dove permangono - valorizzare o ridare identità agli spazi pubblici - consentire la sostituzione degli edifici recenti privi di valore storico - contenere e regolare il traffico veicolare - trasferire le funzioni incompatibili 2) Ambiti residenziali da riqualificare, ambiti consolidati - migliorare la qualità urbana - riqualificare la aree degradate, anche sostituendo il tessuto edilizio dismesso - organizzare e valorizzare gli spazi liberi pubblici e privati - consentire il completamento dei lotti liberi privilegiando la destinazione residenziale - consentire la completa attuazione dei programmi di intervento avviati - recuperare e destinare ad altre funzioni gli edifici non più utilizzati per le originarie funzioni - indirizzare verso l’utilizzo di linguaggi architettonici e tipologie edilizie unitari e dialoganti con l’intorno ambientale - osservare adeguati criteri di sostenibilità riferiti al risparmio energetico, allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, al corretto impiego dell’energia. 3) Ambiti per le attività economiche - incentivare la permanenza dei luoghi del lavoro, ricercando la compatibilità con la residenza - incentivare la messa in sicurezza degli eventuali impianti a rischio di incidente - favorire gli interventi di adeguamento tecnologico e funzionale - favorire, per quanto possibile, l’insediamento di nuove attività nei siti dismessi, di programmata dismissione o sottoutilizzati. 4) Ambiti per i servizi e le attrezzature pubbliche e private di uso collettivo - adeguare la dotazione di servizi in misura conforme alle effettive esigenze ed alla realistica sostenibilità e fattibilità economica - migliorare ed arricchire la dotazione di percorsi pedonali e ciclabili - organizzare la mobilità e la viabilità locale con particolare riferimento alla sicurezza e alla dotazione di parcheggi - favorire la soluzione delle problematiche connesse ai quadri esigenziali delle diverse attrezzature 5) Ambiti di valenza paesistico-ambientale - valorizzare, tutelare e tramandare i valori ambientali e i luoghi di identificazione storica - favorire la fruizione ambientale dei luoghi 92 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO - assumere ed approfondire le indicazioni discendenti dai piani sovraordinati e dalle istituzioni preposte alla tutela paesistico-ambientale, proponendo se del caso gli opportuni adeguamenti in relazione alle emergenti esigenze locali. 6) LE LINEE GUIDA PER LE NORME DI ATTUAZIONE DEL PIANO DELLE REGOLE E DEL PIANO DEI SERVIZI I due strumenti operativi prevedono nelle proprie norme di attuazione, oltre alle specifiche norme disciplinari urbanistico/edilizie riferite ai vari ambiti territoriali di intervento, anche una serie di articolati normativi riferiti a: - Proposte migliorative dei cittadini ai contenuti del PGT Il cittadino/operatore può avanzare proposte che meglio si adattino alle proprie esigenze e consentano un apprezzabile beneficio per il Comune di Madone. Tali proposte potranno discostarsi dalle previsioni del Piano delle Regole entro i limiti fissati dal medesimo, senza che costituiscano variante urbanistica ( per es.: maggiore volume o ingombro dell’edificio o diversa modalità di intervento a fronte di maggiori benefici al Comune, quali cessioni di aree, esecuzione di opere pubbliche, monetizzazioni, ecc.) - Criteri specifici per gli insediamenti commerciali Definizione dei settori merceologici e delle tipologie commerciali insediabili nei vari ambiti territoriali, suddivisi fra alto e basso impatto. Indicazione circa la qualità edilizia degli insediamenti, compreso il rapporto fra organismo commerciale e spazi urbani sui quali si affaccia. Definizione delle dotazioni urbane richieste ad ogni insediamento, a partire dalla dotazione minima di parcheggi. Modalità di attuazione di ogni singolo intervento. - Disciplina delle destinazioni d’uso Determinazione delle attività principali ammissibili e non ammissibili nelle aree ed immobili. Definizione delle destinazioni d’uso compatibili con quelle principali o complementari. Determinazione delle aree, attrezzature e servizi ( parcheggi, ecc.) da mettere a disposizione di ogni attività. Modalità di trasformazione, variazione o adeguamento della destinazione d’uso. - Disciplina degli impianti per la ricezione telefonica e radiotelevisiva Individuazione delle aree nelle quali è consentita l’installazione degli impianti, a seconda della tipologia. Determinazione delle modalità di armonizzazione e compatibilità con il contesto. Definizione delle cautele finalizzate alla salvaguardia della popolazione ( esposizione ai campi elettromagnetici). Definizione delle modalità esecutive e della concertazione dei rapporti Comune/Operatore. - Disciplina delle modalità costruttive secondo criteri di sostenibilità Definizione dei criteri esecutivi finalizzati al risparmio energetico, all’uso di fonti rinnovabili, al corretto impiego della energia. Determinazione degli edifici e degli interventi da assoggettare ai vari criteri, da quelli minimi a quelli massimi. Definizione degli specifici incentivi ( volumetrici, economici, ecc.) in base ai diversi requisiti prestazionali - Rapporti di interrelazione e prevalenza fra PGT, Componente geologica, idrogeologica e sismica, Valutazione Ambientale Strategica. - La perequazione Il meccanismo perequativo permette: - la acquisizione gratuita di aree da destinare a servizi e attrezzature, in ambiti non assoggettati a pianificazione attuativa, senza ricorrere all’esproprio - il superamento del problema della decadenza temporale dei vincoli urbanistici ( 5 anni) e delle problematiche ad esso connesse ( reiterazione onerosa, determinazione di diritti pregressi, .......) 93 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Il modello perequativo proposto si configura come: - strategico, cioè applicabile solo alle aree che l’Amministrazione Comunale considera strategiche per il piano - compensativo, poiché prevede la possibilità di assegnare i diritti edificatori in loco ( max 25% della superficie destinata a servizi - area di concentrazione dell’edificato da individuare di concerto con l’A.C. o mediante trasferimento volumetrico in altri ambiti. In ogni caso il volume riconosciuto è calcolato secondo il parametro di 0,2 mq. di slp/ mq. di s. vincolata - facoltativo, essendo applicabile ogni qualvolta l’A.C., di concerto con il privato proprietario, lo ritenga opportuno e conveniente; resta sempre la facoltà per il privato di proporlo in via autonoma all’A.C. 7) LE AZIONI SUL TERRITORIO 1) Sistema urbano residenziale consolidato - Strumento operativo: Piano delle Regole - valorizzazione e tutela del tessuto urbano di matrice storica - consolidamento del tessuto costruito - facilitazione delle operazioni di recupero, riqualificazione, sostituzione - completamento dei vuoti urbani con finalità di miglioramento della qualità urbana - conseguimento di adeguati e compatibili mix funzionali - trasformazione urbana e funzionale di ambiti dismessi - completamento di ambiti residuali con finalità di riqualificazione territoriale e miglioramento delle dotazioni e infrastrutturazioni urbane 2) Sistema delle attività economiche - Strumento operativo: Piano delle Regole - consolidamento degli insediamenti esistenti - facilitazione delle operazioni di adeguamento funzionale e tecnologico - facilitazione delle operazioni di riqualificazione e sostituzione funzionale - mantenimento delle attività economiche compatibili con le funzioni urbane prevalenti - sviluppo di un sistema economico evoluto in termini occupazionali, funzionali e tecnologici 3) Sistema paesistico/ambientale - Strumenti operativi: Piano delle Regole, Piano dei Servizi - integrale recepimento delle previsioni e delle azioni di tutela del PTC Provinciale, del P.P. Regionale, del PLIS del Basso Brembo - conseguimento di corrette compatibilità paesistico/ambientali degli insediamenti e delle infrastrutture - tutela e valorizzazione degli ambiti naturali e boschivi di margine e di connessione urbana e degli spazi verdi di fruizione collettiva - tutela delle fasce di protezione e valorizzazione dei corsi d’acqua - mantenimento delle residue aree di margine non edificate con adeguate modalità di conservazione e valorizzazione del verde esistente - tutela e valorizzazione delle aree a conduzione agricola 4) Sistema dei servizi, delle attrezzature e delle infrastrutture per la mobilità - Strumenti operativi: Piano delle Regole e Piano dei Servizi - adeguamento della dotazione di servizi in misura conforme alle effettive esigenze ed alla realistica sostenibilità e fattibilità economica - attribuzione agli ambiti di riqualificazione e consolidamento anche della funzione di arricchimento quantitativo e qualitativo della dotazione di attrezzature, con particolare riferimento agli spazi per la sosta degli autoveicoli e per la fruizione del verde pubblico - organizzazione del sistema della mobilità e della viabilità locale in relazione alla effettiva situazione territoriale e alle infrastrutturazioni viabilistiche di iniziativa sovracomunale - valorizzazione delle attrezzature locali e considerazione dei rispettivi quadri esigenziali finalizzati al loro corretto e tutelato mantenimento e sviluppo. 94 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 5) Sistema dei servizi, delle attrezzature e delle infrastrutture per la mobilità - Strumenti operativi: Piano delle Regole e Piano dei Servizi - adeguamento della dotazione di servizi in misura conforme alle effettive esigenze ed alla realistica sostenibilità e fattibilità economica - attribuzione agli ambiti di riqualificazione e consolidamento anche della funzione di arricchimento quantitativo e qualitativo della dotazione di attrezzature, con particolare riferimento agli spazi per la sosta degli autoveicoli e per la fruizione del verde pubblico - organizzazione del sistema della mobilità e della viabilità locale in relazione alla effettiva situazione territoriale e alle infrastrutturazioni viabilistiche di iniziativa sovracomunale - valorizzazione delle attrezzature locali e considerazione dei rispettivi quadri esigenziali finalizzati al loro corretto e tutelato mantenimento e sviluppo. 8) I CONTENUTI DEL PIANO DELLE REGOLE Gli ambiti normativi e le modalità di intervento I sistemi: - Le infrastrutture per la mobilità - Le tutele delle aree da non edificare ( Plis del Brembo, ambiti ad indirizzo agricolo, ambiti con funzione di salvaguardia paesistica e di ripristino ambientale, ambiti di tutela dei corsi d’acqua e di rispetto dei tracciati infrastrutturali, fasce di rispetto, .......) - Il tessuto urbano edificato: Ambiti di impianto storico ( schede norma - edifici gruppo 5 ricostruzione con slp esistente o max 3 mc/mq) Ambiti da riqualificare ( ammessi tutti gli interventi; edificazione lotti liberi - 0,4 mq/mq - h. 4 piani) Ambiti da consolidare ( ammessi tutti gli interventi; edificazione lotti liberi - 0,4 - 0,5 mq/mq - h. 3 - 4 piani) Interventi in corso ( confermati tutti gli interventi già autorizzati) Trasferimenti volumetrici ( sempre ammessi secondo i criteri perequativi) Ambiti per le attività esistenti ( ammessi tutti gli interventi - h. 12 mt. - r.c. 60%) Ambiti per le attività di nuovo impianto ( ammessi tutti gli interventi - h. 15 mt - r.c. 60%) Le Norme di Attuazione 9) I CONTENUTI DEL PIANO DEI SERVIZI La mappatura e schedatura dei servizi ( esistenti e di progetto ) Il sistema delle attrezzature per la mobilità Il sistema degli spazi per la fruizione del verde Il sistema delle attrezzature per le attività sportive Il sistema delle attrezzature per l’istruzione Il sistema delle attrezzature culturali, amministrative, socio-assistenziali, per il culto religioso Il sistema dei parcheggi Il sistema dei servizi immateriali e alla persona I servizi e le attrezzature esterne al Comune Il Rapporto generale La situazione di fatto La definizione dei bisogni e gli obiettivi prestazionali La reiterazione dei vincoli Le norme attuative La fattibilità tecnico-economica Il bilancio finale 95 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 10) LE INDICAZIONI DEL DOCUMENTO DI PIANO 10.1. CAMPO DI APPLICAZIONE DEL DOCUMENTO DI PIANO Attraverso il Documento di Piano sono espresse le scelte di carattere strategico per il governo, la pianificazione, la programmazione e la gestione del territorio comunale volte a orientare lo sviluppo territoriale, sociale ed economico nel rispetto dei principi di tutela delle risorse fisiche, ambientali e culturali. Il Documento di Piano costituisce riferimento principale per tutti gli atti di pianificazione e programmazione comunale, siano essi generali o di settore (piano delle regole, piano dei servizi, piani attuativi, piano urbano del traffico, piano di utilizzo del suolo e sottosuolo). Gli obiettivi e le strategie contenute nel DdP sono rivolti all’intero territorio comunale e possono avere influenza anche sulle scelte d’ambito sovracomunale. 10.2. TIPOLOGIE DI INDICAZIONI Il Documento di Piano esprime le proprie scelte attraverso direttive. Le direttive sono di due tipi: - Orientative Indicano una soluzione di riferimento all’interno della quale muoversi per compiere una scelta definitiva. In pratica lo strumento urbanistico definisce le linee principali dell’azione o dell’intervento che vengono poi articolate e approfondite nella fase attuativa, ovviamente nel rispetto del principio espresso dalla direttiva orientativa. Per esempio: a) il Documento di Piano esprime la necessità di una misura compensativa in un determinato ambito di trasformazione, la quale misura viene individuata e definita puntualmente in sede di predisposizione del piano attuativo; b) nel Documento di Piano si individua la necessità di sottoporre a tutela un determinato ambito, il quale verrà normato e perimetrato puntualmente dal Piano delle Regole. - Puntuali Sono le scelte che possono o devono essere già definite direttamente dal Documento di Piano perché ritenute sufficientemente mature e approfondite; in quanto di natura prioritaria e irrinunciabile; perché da esse dipendono anche altre scelte di piano che non possono essere modificate. Per esempio: a) in un ambito di trasformazione è possibile indicare in via definitiva la destinazione d’uso, la tipologia costruttiva o la realizzazione di una specifica area verde; b) il Documento di Piano individua la necessità di un collegamento tra due luoghi che può o deve avvenire secondo determinate modalità e spazi. 10. 3. VALORE DELLE PREVISIONI Trova cogenza generale e applicazione immediata l’insieme degli obiettivi esplicitati dal Documento di Piano. Ogni comportamento o iniziativa operante sul territorio o avente riflessi su di esso non può pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi di Piano. Tutte le direttive sono immediatamente cogenti e applicabili per quanto riguarda il contenuto. Le direttive puntuali sono inoltre immediatamente cogenti anche per quanto riguarda la forma applicativa. Le direttive trovano opportuna traduzione normativa negli strumenti che disciplinano puntualmente l’intervento finale (Piano delle Regole, Piano dei Servizi, Piani Attuativi). 10.4. AMBITO DI COMPETENZA E STRUMENTI OPERATIVI Al Documento di Piano spetta il compito di definire un quadro conoscitivo e un programma d’azione relativamente ai diversi sistemi che compongono la realtà territoriale locale e d’ambito sovracomunale: - ambientale - insediativo 96 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO - infrastrutturale - sociale - economico - culturale L’insieme delle indagini che compongono il Documento di Piano sono raccolte nel quadro conoscitivo. All’interno di tale documento trovano riscontro le analisi: - territoriali (uso del suolo, tipologie insediative, stato delle urbanizzazioni, ecc.); - ambientale (indicatori di stato per acque, suolo, aria, flora, fauna, ecc.) - statistiche (demografia, economia, ecc.) - sociologiche e in materia di servizi (fabbisogni, dotazioni, ecc.) - urbanistiche (stato di attuazione del PRG, indicazioni PTCP, progetti infrastrutturali) Sulla base del quadro conoscitivo si costruisce una quadro interpretativo che, con valutazioni di ordine qualitativo e critico, completa la rappresentazione della realtà locale. In particolare in questo documento vengono espressi ed evidenziati i caratteri peculiari del territorio, le emergenze positive e negative, le potenzialità e le criticità allo scopo di fornire spunti e suggerimenti per la successiva fase valutativa e progettuale. La componente progettuale del Documento di Piano è infine rappresentata dal quadro strategico che sintetizza in un piano/programma il complesso degli obiettivi, azioni e interventi proposti. In questo quadro viene rappresentato l’assetto insediativi, infrastrutturale, economico, ambientale, espresso nelle forme e con gli approfondimenti congruenti con il tenore “strategico” del Documento, ovvero senza le specificazioni di dettaglio che sono competenza dei piani di settore e dei progetti puntuali. Coerentemente con la struttura normativa evidenziata precedentemente, sono pertanto qui contenuti gli indirizzi per l’attuazione delle previsioni espressi nella forma delle direttive orientative e puntuali. Nel quadro strategico sono anche indicate le eventuali forme perequative, compensative e di incentivazione connesse con la ripartizione dei diritti edificatori, con la realizzazione delle infrastrutture pubbliche e con l’introduzione di bonus edificatori per specifiche categorie e tipologie di interventi. E’ infine compito di questo documento di progetto individuare le priorità e le modalità di intervento a livello locale e sovracomunale prevedendo opportune forme di collaborazione e accordo con i soggetti interessati, pubblici e privati, nonché individuando le risorse finanziarie necessarie. La costruzione del quadro strategico avviene in modo coordinato e parallelo con la definizione della Valutazione Ambientale Strategica che ne orienta e limita le scelte attraverso una verifica complessiva degli effetti rispetto ai sistemi ambientale, sociale ed economico. 10.5. RAPPORTI TRA IL DOCUMENTO DI PIANO E GLI ALTRI STRUMENTI DEL PGT Come già precedentemente evidenziato esistono delle relazioni gerarchiche tra i diversi strumenti che compongono il PGT. In particolare si ritiene che vi siano delle indicazioni derivanti dal Documento di Piano che incidono in modo sostanziale sulle scelte e sulle prescrizioni contenute nel Piano delle Regole e nel Piano dei Servizi. Ciò non significa che sono aprioristicamente escluse opzioni di variante ma, viceversa, che tali eventuali modifiche non devono riguardare le scelte fondative del PGT e che non può essere peggiorato o ridotto il contributo richiesto allo specifico intervento per il raggiungimento degli obiettivi generali di piano. Di seguito sono sintetizzate le principali relazioni intercorrenti fra Documento di Piano e altri strumenti di pianificazione, con specifico riferimento al tipo e al valore delle indicazioni che il primo emette a favore dei successivi. E’ evidente che tali indicazioni non valgono per tutti i casi e che devono, di volta in volta, essere adeguate allo specifico contesto tematico o geografico. Il rapporto fra il Piano delle Regole e il Documento di Piano è legato alla definizione e individuazione del tessuto urbano consolidato, delle aree di valore paesaggistico-ambientale e delle aree non soggette a trasformazione. In pratica in questa fase il Documento di Piano definisce le linee guida per il riconoscimento delle diverse valenze territoriali e procede ad una prima individuazione per macro aree. Per gli stessi ambiti ed aree, il Documento di Piano detta gli obiettivi, che dovranno essere raggiunti e le azioni da avviare, nel rispetto delle scelte strategiche di sviluppo e conservazione. Il Documento di Piano rimanda al Piano delle Regole per quanto riguarda la classificazione di dettaglio degli ambiti di cui sopra, nonché la strutturazione di una normativa che ne governi le trasformazioni. Il Documento di Piano, in materia di servizi, individua gli obiettivi strategici, quantitativi e qualitativi, che 97 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO dovranno essere raggiunti mediante le azioni e gli interventi programmati nel Piano dei Servizi. Spetta inoltre al Documento di Piano definire le priorità d’azione rispetto all’arco temporale di riferimento, nonché contenere le indicazioni localizzative, più o meno dettagliate, riferite alle infrastrutture di interesse pubblico. Come già detto la validità del Documento di Piano è quinquennale ma le indicazioni progettuali in esso contenute, in particolare in materia di servizi, possono avere una rilevanza anche di lungo periodo. 10.6. RAPPORTI TRA IL DOCUMENTO DI PIANO E LA PIANIFICAZIONE SOVRACOMUNALE Il Documento di Piano si rapporta in modo diretto con gli strumenti di pianificazione d’area vasta e in particolare con il Piano Paesaggistico Regionale, con il Piano Territoriale Regionale, con il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale e con il Parco Locale di Interesse Sovracomunale del basso Brembo, che rappresentano senz’altro il momento di maggior interesse sia per la scala di approfondimento sia per la multidisciplinarietà delle tematiche trattate. Aldilà dei meri rapporti burocratici e procedurali finalizzati alla verifica di compatibilità, appare importante sottolineare il ruolo propositivo che il Documento di Piano può avere nei confronti delle previsioni di detti strumenti. E’ infatti possibile che, a seguito di adeguate valutazioni e approfondimenti alla scala locale, si possano proporre integrazioni e modifiche alle indicazioni sovralocali, ma anche che, dalle scelte strategiche comunali, derivino interventi con riflessi sull’ambito sovracomunale. 11) LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA 11.1 I PRINCIPI ISPIRATORI La Valutazione Ambientale Strategica è qui intesa in senso “integrato” ovvero: non solo la verifica delle ricadute sull’ambiente (inquinamento, consumo di suolo, ecc.) ma, più in generale, la valutazione degli effetti indotti dalle scelte di Piano sulla realtà locale letta nelle sue componenti: - paesistico-ambientale - sociale - economica La Valutazione Ambientale Strategica che dovrà essere redatta parallelamente al presente Documento di Piano si ispirerà ai seguenti principi di carattere generale, desumibili direttamente dalle direttive comunitarie e dal quadro normativo nazionale e regionale: - le scelte del piano (comunale) devono risultare integrate con le scelte degli altri piani (comunali o sovracomunali; generali o di settore); - deve essere garantito un processo partecipato che diffonda la conoscenza di base, espliciti i criteri di sostenibilità, valuti le scelte e le alternative e infine conduca alla definizione di un quadro strategico condiviso; - deve essere assicurato, attraverso adeguati strumenti (incontri, pubblicazioni, forum), un elevato livello di pubblicizzazione di tutte le fasi del processo pianificatorio; - nelle fasi decisionali devono essere coinvolti i soggetti e gli enti preposti alla tutela dell’ambiente e i soggetti portatori di interessi generali e diffusi. 11.2. IL PERCORSO La valutazione del Documento di Piano deve risultare un processo parallelo e coordinato rispetto alla predisposizione dello stesso e può essere sintetizzato attraverso le seguenti fasi. - Fase conoscitiva : rappresenta il momento della scelta delle componenti “territoriali” da analizzare, dell’individuazione delle fonti, della raccolta delle informazioni e della loro classificazione. Il risultato di questa fase è un quadro conoscitivo interdisciplinare che si integra con quanto già indagato dal Documento di Piano. 98 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO - Fase interpretativa : costituisce il momento dell’individuazione degli elementi sensibili e vulnerabili del territorio, dell’analisi qualitativa delle territorio evidenziando le potenzialità e criticità. L’esito di queste analisi è un quadro interpretativo qualificato che funge da “cartina di tornasole” per la valutazione delle scelte di Piano. E’ in questa fase che si formano i “criteri di sostenibilità” che orienteranno la VAS. - Fase valutativa: rappresenta il momento del giudizio, della verifica, della lettura critica delle scelte di piano rispetto al loro grado di sostenibilità e di coerenza con i criteri ambientali, sociali ed economici precedentemente individuati. Trasversalmente alle fasi sopra indicate si pone la Fase partecipativa. In realtà non si tratta di un momento statico del percorso ma piuttosto di un continuo interscambio di relazioni, fra tutti i soggetti che partecipano al processo pianificatorio, finalizzato alla pubblicizzazione dei risultati, alla condivisione delle scelte e alla valutazione delle alternative. La Fase partecipativa deve coinvolgere tutti gli attori presenti sul territorio portatori di interessi diffusi. L’interazione tra VAS e Documento di Piano porta alla scelta delle azioni che porteranno all’attuazione delle previsioni. Maggiore è l’integrazione tra VAS e Documento di Piano, più elevato risulterà la sostenibilità delle azioni. La VAS è uno strumento che non si conclude con la formulazione del “Rapporto di valutazione” ma, al contrario, pone le basi affinché i processi di sostenibilità diventino una costante di tutte le scelte di pianificazione future. A tale scopo la VAS deve contenere gli elementi fondamentali per attivare un costante monitoraggio degli effetti del piano sulle componenti territoriali e ambientali. 11.3 I RISULTATI ATTESI Durante e al termine di un percorso così articolato è lecito aspettarsi dei risultati concreti ed effettivamente influenti sulle scelte pianificatorie. In particolare, attraverso la partecipazione nonché il continuo rapporto tra VAS e Documento di Piano, è auspicabile che si giunga a: - Individuare gli elementi sensibili e vulnerabili della realtà locale - Dare indicazioni progettuali per l’attuazione delle scelte, affinché sia garantita la sostenibilità delle azioni e degli interventi oppure, qualora ciò non sia possibile, individuare soluzioni alternative. - Costruire una cultura sostenibile diffusa che riproduca sistematicamente e automaticamente il processo di valutazione per ogni scelta futura. Per garantire quest’ultimo risultato si dovranno monitorare nel tempo gli effetti che il Piano ha prodotto sul territorio al fine di individuare eventuali interventi correttivi. Sarà pertanto necessario individuare degli indicatori quali/quantitativi che, misurati oggi, ci consentano, domani, di apprezzare eventuali variazione derivanti dalle scelte compiute. 11.4 FASE CONOSCITIVA Il quadro conoscitivo della VAS prende in considerazione alcune componenti comuni anche al Documento di Piano, integrandole con specifiche indagini di settore o approfondendo particolari aspetti della medesima tematica. In particolare la VAS analizza: - La componente territoriale, ovvero i caratteri ambientali, paesaggistici e fisiconaturali del territorio. Si procede pertanto ad analisi floro-faunistiche (finalizzate, tra l’altro, ad individuare il livello di biodiversità esistente); indagini fisicoambientali (relative al sistema delle acque, l’aria, il suolo, ecc.); ricerche storiche (per valutare la rappresentatività di determinati luoghi), ecc.. - La componente sociale, ovvero i fattori dinamici caratterizzanti la popolazione che vive il territorio. Sono raccolti e analizzati i dati statistici demografici al fine di rappresentare lo stato attuale e le dinamiche evolutive in atto (dati in serie storica e indici statistici); i fabbisogni espressi dai cittadini (attraverso indagini e interviste a campione e ad attori rappresentativi). 99 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO - La componente economica, ovvero l’articolazione e lo stato di salute del mondo produttivo in senso lato (beni e servizi). Anche in questo caso sono raccolti ed analizzati dati statistici associati ad indagini e interviste sul posto. 11.5 FASE INTERPRETATIVA Rappresenta la fase più delicata dell’intero percorso in quanto, pur non avendo la “responsabilità” del giudizio sulle scelte, deve dare le chiavi di lettura con cui effettuare la vera e propria valutazione. È necessario individuare gli elementi sensibili e vulnerabili presenti, che costituiscono sostanzialmente la struttura del territorio, della società e dell’economia. Per sensibili e vulnerabili si devono intendere quegli elementi che possono subire variazioni in conseguenza di azioni o interventi sul territorio, anche non direttamente interagenti con essi. A titolo di esempio fanno parte di questa categoria le aree boschive, quelle prospicienti i corsi d’acqua, gli ambiti interni o prospicienti il PLIS Brembo, i nuclei antichi, il nucleo della Fornace, i corridoi infrastrutturali ( esistenti e di previsione), la tendenza alla monofunzionalità dei tessuti edificati, ecc. ecc.. In questa fase è possibile individuare gli elementi di criticità che dovranno essere risolti dal piano e gli elementi di potenzialità sui i quali il piano potrà fondarsi. A titolo di esempio fanno parte di questi elementi: i margini urbani e i territori di frangia, la tendenza alla conurbazione dei nuclei edificati, la presenza di “luoghi unici” (ovvero le specificità di Madone), la perdita di identità locale, l’elevato grado di accessibilità del territorio di Madone, la presenza di un patrimonio edilizio in parte sottoutilizzato. Oltre all’individuazione degli elementi, in questa fase appare fondamentale riuscire ad interpretare il territorio e la realtà anche attraverso le relazioni tra le componenti e gli elementi individuati. Questo approfondimento risulta essenziale per capire come il piano produce i suoi effetti sulla realtà economica, sociale e territoriale. E’ pertanto necessario comprendere che tipo di relazione unisce le componenti e gli elementi, ovvero se sono relazioni unidirezionali o bidirezionali. In altre parole si devono individuare le relazioni di “causa ed effetto” che investono le componenti analizzate. Ad esempio: - valorizzare i luoghi unici può portare a nuove attività economiche; - promuovere gli ambiti compresi nel PLIS del Brembo o l’ambito dell’antica Fornace può permettere a Madone di acquisire un ruolo sovracomunale nelle attività culturali, ricreative e ricettive legate alla corretta fruizione del territorio; - sostenere la pratica della bioedilizia può comportare minori pressioni ambientali sul territorio e più oculate e corrette gestioni energetiche. 11.6 FASE VALUTATIVA La valutazione del piano avviene su due livelli. Il primo riguarda gli obiettivi generali ed esprime, come già indicato, la coerenza degli stessi con alcuni principi di sostenibilità di carattere generale. Questa fase è specifica dell’inizio del percorso pianificatorio. Il secondo livello riguarda la valutazione delle azioni e degli interventi attuativi proposti dal Documento di Piano. In questa fase, si valutano gli effetti indotti sui singoli elementi o sui sistemi analizzati (ambientale, sociale ed economico) anche attraverso una stima della variazione dei valori assunti dagli indicatori di stato. Attraverso questa attività è possibile esplicitare gli eventuali punti di incompatibilità o contrasto tra le scelte del Documento di Piano e i criteri di sostenibilità precedentemente individuati. Nel caso di incompatibilità totale o parziale si devono individuare, dove possibile, delle alternative di progetto o delle alternative di intervento. Con le alternative di progetto si possono indicare azioni diverse che perseguano il medesimo obiettivo; con le seconde si possono intendere, ad esempio, alternative di localizzazione. Si può infatti ipotizzare che alcune delle azioni di piano inducano effetti positivi su delle componenti e effetti negativi su altre. In questo caso la valutazione integrata, mediante la lettura degli effetti indotti sulle diverse componenti, può portare ad accettare l’azione proposta anche se presenta alcuni elementi di criticità. 100 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Si tratta dunque di azioni che vengono valutate utili ma che necessitano di alcuni accorgimenti in fase attuativa per ridurre gli impatti negativi. Qualora la VAS non sia in grado di specificare nel dettaglio le misure di mitigazione, in quanto la scelta di piano non risulta ancora definita, si devono indicare degli indirizzi per definire in fase attuativa le misure compensative puntuali. 11.7 FASE PARTECIPATIVA La valutazione non può essere effettuata successivamente alla adozione del Documento di Piano e deve risultare un processo che tenga conto di tutti gli interessi diffusi presenti sul territorio. La fase partecipativa inizia con la pubblicizzazione dell’incarico per la redazione degli strumenti di PGT e termina (salvo l’azione di monitoraggio) con la formale approvazione degli stessi atti. Durante l’intero percorso di redazione del PGT, a partire dalla formulazione di ipotesi e proposte fino alla definizione delle scelte definitive, si devono trovare adeguati spazi per la consultazione degli attori interessati per: - la raccolta delle indicazioni preliminari; - la condivisione degli obiettivi; - l’individuazione dei criteri di valutazione; - la valutazione delle scelte. Questo significa, in altre parole, che qualsiasi soggetto deve essere messo nelle condizioni di poter contribuire all’intero processo progettuale e valutativo. 12. OBIETTIVI E AZIONI STRATEGICHE DEL DOCUMENTO DI PIANO Il Documento di Piano articola gli obiettivi all’interno di tre macro categorie: - territoriale (componenti urbanistiche, ambientali, paesaggistiche, ecc.); - sociale; - economica. In virtù del carattere interdisciplinare del Documento di Piano, le indicazioni che seguono devono essere inserite in un contesto progettuale unico e integrato che vede strette relazioni tra gli obiettivi nonché profonde sinergie tra le diverse azioni. Ne deriva che alcuni obiettivi generali sono raggiunti da azioni appartenenti a più categorie ma anche che le singole azioni concorrono al raggiungimento di più obiettivi. 12.1 OBIETTIVI GENERALI Il Documento di Piano individua i seguenti obiettivi generali: A) per la categoria territoriale A1 – Valorizzazione, anche in senso sovracomunale, delle ricchezze locali (ambiti naturalistici, “luoghi unici”, nuclei di antica formazione) A2 – Sviluppo edificatorio controllato A3 – Miglioramento della qualità urbana coerentemente con le caratteristiche delle parti della città A4 –Concorso alla creazione di un sistema produttivo integrato e qualificato di portata sovracomunale B ) per la categoria sociale B1 - Incremento del livello di socializzazione e di integrazione B2 – Miglioramento dei servizi offerti, anche di rilevanza sovracomunale B3 – Valorizzazione dei caratteri culturali e testimoniali C) per la categoria economica C1 – Consolidamento e sviluppo del settore produttivo e commerciale locale C2 – Rafforzamento del ruolo di Madone all’interno dell’ambito territoriale dell’Isola Bergamasca 101 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 12.2 OBIETTIVI SPECIFICI Il Documento di Piano individua i seguenti obiettivi specifici: A) per la categoria territoriale: - Salvaguardia dei valori paesistico-ambientali - Infrastrutturazione al servizio del territorio - Promozione delle potenzialità locali - Tutela dei caratteri del territorio e consolidamento degli ambiti di rilevanza naturalistica esistenti e creazione di nuove salvaguardie. - Concorso alla realizzazione della rete ecologica provinciale e regionale. - Creazione di percorsi di fruizione (anche virtuale) degli elementi strutturanti il territorio (messa a sistema delle emergenze e delle risorse). - Creazione di infrastrutture compatibili (anche virtuali) per la valorizzazione dei “luoghi unici” e dei luoghi di valenza ambientale e naturalistica - Costruzione del margine urbano - Consolidamento dei nuclei insediativi - Quantificazione dello sviluppo edificatorio coerente con le dinamiche in atto. - Localizzazione di ambiti “a completamento morfologico” del tessuto edificato esistente (frange urbane). - Recupero dei volumi dimessi non residenziali nei centri storici e nei nuclei consolidati. - Individuazione e classificazione di ambiti da conservare e strutturare quali risorse disponibili per lo sviluppo futuro. - Costruzione di un “effetto urbano” nelle porzioni di territorio che risultano monofunzionali. - Riduzione degli impatti delle infrastrutture interferenti con il territorio comunale. - Rifunzionalizzazione e ristrutturazione di porzioni importanti di tessuto urbano edificato. - Qualificazione di elementi strutturanti la città pubblica (piazze, strade, aree di socializzazione, parchi, ecc.) B ) per la categoria sociale - Ridefinizione del rapporto tra spazi pubblici e spazi privati per creare nuovi luoghi di aggregazione e nuove polarità urbane - Completamento ed arricchimento del sistema di servizi local,i con particolare riferimento alle nuove povertà, alle fasce deboli, alla socializzazione. - Coinvolgimento del settore privato nell’attuazione e gestione dei servizi di interesse pubblico. - Individuazione di strumenti di perequazione territoriale per l’attuazione delle iniziative di valenza sovracomunale. - Valorizzazione dei caratteri culturali e testimoniali - Promozione delle specificità culturali locali verso utilizzatori esterni - Salvaguardia e arricchimento dell’identità locale - Consolidamento urbano e sociale dei nuclei insediativi. C) per la categoria economica - Consolidamento delle attività economiche insediate - Incremento del livello di efficienza della rete infrastrutturale - Riqualificazione e rifunzionalizzazione degli spazi urbani centrali e creazione di nuovi luoghi per l’insediamento di attività commerciali. - Sostegno alla localizzazione di funzioni di eccellenza o volano per lo sviluppo di attività connesse. - Diversificazione dei settori produttivi con particolare riguardo alle attività innovative e/o nuove per il territorio. - Sostegno all’insediamento nei “luoghi unici” di funzioni attrattive e innovative. - Attivazione di canali di informazione circa le potenzialità del territorio, le attività insediate e le produzioni locali. - Concorso alla definizione di un sistema produttivo finalizzato all’accoglimento di attività di rilevanza sovracomunale. - Partecipazione attiva al controllo dello sviluppo degli insediamenti produttivi di natura sovracomunale. - Attrazione di insediamenti e attività qualificati e qualificanti. - Concertazione con Comuni, Provincia, Regione, ecc. per l’approfondimento delle previsioni già definite. - Individuazione di strumenti di perequazione territoriale (in particolare tra comuni). 102 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Pur ricadendo nell’ambito più strettamente operativo del Piano dei Servizi, il Documento di Piano tiene conto delle previsioni specifiche fatte proprie dalla Amministrazione Comunale con l’approvazione del Programma Triennale delle Opere Pubbliche. 13. CONTENUTI E OBIETTIVI DEL PIANO DELLE REGOLE Il Piano delle Regole assolve i seguenti compiti: a) definisce, all’interno dell’intero territorio comunale, gli ambiti del tessuto urbano consolidato, quali insieme delle parti di territorio su cui è già avvenuta l’edificazione o la trasformazione dei suoli, comprendendo in essi le aree libere intercluse o di completamento; b) indica gli immobili assoggettati a tutela in base alla normativa statale e regionale; c) individua le aree e gli edifici a rischio di compromissione o degrado e a rischio di incidente rilevante; d) contiene, in ordine alla componente geologica, idrogeologica e sismica, il recepimento e la verifica di coerenza con gli indirizzi e le prescrizioni del P.T.C.P., insieme alla individuazione delle aree a pericolosità e vulnerabilità geologica, idrogeologica e sismica, nonchè le norme e le prescrizioni a cui le medesime aree sono assoggettate. e) individua le aree destinate all’agricoltura, le aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche, le aree non soggette a trasformazione urbanistica. Entro gli ambiti del tessuto urbano consolidato, il piano delle regole individua i nuclei di antica formazione ed identifica i beni ambientali e storico-artistico-monumentali oggetto di tutela ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137) o per i quali si intende formulare proposta motivata di vincolo. Il Piano delle Regole definisce altresì, con riferimento al quadro conoscitivo del territorio comunale definito dal documento di piano, le caratteristiche fisico-morfologiche che connotano l’esistente, da rispettare in caso di eventuali interventi integrativi o sostitutivi, nonché le modalità di intervento, anche mediante pianificazione attuativa o permesso di costruire convenzionato, nel rispetto dell’impianto urbano esistente, nonchè i criteri di valorizzazione degli immobili vincolati. Il Piano delle Regole identifica i seguenti parametri da rispettare negli interventi di nuova edificazione o sostituzione: a) caratteristiche degli insediamenti; b) consistenza volumetrica o superfici lorde di pavimento; c) rapporti di copertura; d) altezze degli edifici; e) modi insediativi che consentano continuità di elementi di verde e continuità del reticolo idrografico superficiale; f) destinazioni d’uso non ammissibili; g) interventi di integrazione paesaggistica, per ambiti compresi in zone soggette a vincolo paesaggistico ai sensi del d.lgs. 42/2004; h) requisiti qualitativi degli interventi previsti; i) requisiti di efficienza energetica. Il Piano delle Regole definisce anche le seguenti disposizioni disciplinari: - per le aree non soggette a edificazione o urbanizzazione prive di valore paesaggistico-ambientale detta la disciplina d’uso, di valorizzazione e di salvaguardia, ; - per le aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche detta ulteriori regole di salvaguardia e di valorizzazione in attuazione dei criteri di adeguamento e degli obiettivi stabiliti dal piano territoriale regionale, dal piano paesaggistico territoriale regionale e dal piano territoriale di coordinamento provinciale; - per le aree non soggette a trasformazione urbanistica individua gli edifici esistenti, dettandone la disciplina d’uso e ammette in ogni caso, previa valutazione di possibili alternative, interventi per servizi pubblici, prevedendo eventuali mitigazioni e compensazioni ambientali. Il Piano delle Regole individua inoltre, in coerenza con il Piano dei Servizi, gli ambiti normativi per attrezzature di interesse collettivo in relazione alla funzione prevalente. Il Piano delle Regole non ha termini di validità ed è sempre modificabile. Le sue indicazioni hanno carattere vincolante e producono effetti diretti sul regime giuridico dei suoli. 103 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Il Piano delle Regole individua i seguenti obiettivi da perseguire, distinti per ambiti normativi così come definiti dai successivi articoli: 1. Ambiti di antica formazione - valorizzare il patrimonio storico-ambientale; - tutelare l’impianto urbanistico storico, riconoscere i valori storici e valorizzare le strutture insediative; - tramandare l’edilizia storica; - tramandare le regole storiche di impianto edilizio e gli antichi caratteri costruttivi ove presenti; - ridare identità agli spazi pubblici; - consentire la sostituzione degli edifici recenti privi di valore storico; - contenere e regolare il traffico veicolare secondo gli indirizzi dettati per il riordino della mobilità; - trasferire le funzioni incompatibili con i caratteri storico-ambientali. 2. Ambiti da riqualificare, ambiti consolidati - migliorare la qualità urbana; - valorizzare il patrimonio storico-ambientale; - riqualificare le aree degradate; - organizzare e valorizzare il verde e gli spazi costruiti; - consentire il completamento dei piani attuativi vigenti; - consentire il completamento dei lotti liberi; - tutelare gli edifici di valore storico ambientale; - recuperare gli edifici rurali non più utilizzati; - migliorare la qualità dei servizi; - aumentare la dotazione dei servizi. 3. Ambiti per le attività economiche - incentivare la localizzazione di nuove attività produttive; - mettere in sicurezza gli impianti a rischio industriale; - favorire l’insediamento di nuove attività nelle aree industriali dismesse o sottoutilizzate; - favorire la localizzazione di servizi alle attività produttive. 4. Ambiti per servizi - dotare la città delle aree a servizi necessarie per una migliore qualità della vita in conformità con la dotazione prevista dalle disposizioni legislative vigenti. - migliorare la dotazione di servizi a disposizione dei cittadini e dei non residenti che fruiscono della città. 5. Ambiti di valenza paesistico/ambientale - tutelare e tramandare i valori ambientali; - valorizzare e tramandare i luoghi di identificazione storica; - tutelare e tramandare le testimonianze edilizie storiche; - migliorare l’accessibilità pedonale e ciclabile ed i servizi; - assumere ed approfondire le prescrizioni discendenti da piani sovraordinati. 6. Ambiti per la viabilità e le infrastrutture - attuare programmi sovracomunali; - migliorare la mobilità all’interno del territorio comunale; - creare parcheggi di scambio tra mezzo privato e mezzo pubblico; - riqualificare le strade storiche urbane; - realizzare une rete di viabilità pedonale e ciclabile; La parte riferita alla «Collaborazione dei cittadini» delle presenti individua le condizioni di ammissibilità delle proposte avanzate dai privati e/o enti pubblici che devono comunque essere comprese entro i limiti fissati dal Piano per la loro accettabilità e perseguire, in quell’ambito normativo, gli stessi obiettivi. 14) CONTENUTI ED OBIETTIVI DEL PIANO DEI SERVIZI La L.R. 12/2005, assumendo a suo presupposto la valutazione delle criticità indotte dalla disciplina previgente ed evidenziate dagli effetti della sua applicazione, ha delineato, il «Piano dei Servizi» come articolazione obbligatoria ed essenziale del Piano di Governo del Territorio (P.G.T.), per l’attuazione di una concreta politica dei servizi di interesse pubblico. 104 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO A tal fine la Legge: • punta a rendere più realistica la base di calcolo degli standard, modificando le modalità di computo della capacità insediativa di piano; • riconosce ai Comuni autonomia di valutazione della propria realtà insediativa e del grado di sufficienza ed efficienza dei servizi offerti alla collettività locale, obbligandoli, peraltro, a documentare l’idoneità dei siti prescelti in rapporto alla localizzazione di ogni servizio/attrezzatura esistente o previsto; • elimina categorie predefinite di standard e ne amplia la nozione sino a farla coincidere con quella di servizi di interesse pubblico e generale, demandando alla discrezionalità comunale la scelta dei servizi da considerare nel calcolo degli standard; • valorizza ed incentiva le forme di concorso e coordinamento tra Comuni ed Enti per la realizzazione e la gestione delle strutture e dei servizi; • incentiva nuove forme di collaborazione pubblico-privato, idonee a garantire l’effettiva fruibilità dei servizi, con determinati livelli di qualità, prescrivendo che, per i servizi erogati da privati (in concessione, convenzione, o comunque abilitati) la rispondenza ad una funzione pubblica viene assicurata dalle amministrazioni comunali, in via diretta, nell’esercizio dei propri poteri di direzione, controllo e vigilanza; • orienta ad una progettazione che valorizzi la funzione ambientale ed ecologica del verde; • indica nei parcheggi un fondamentale strumento di governo della mobilità; • persegue l’integrazione tra gli strumenti di programmazione ed indirizzo previsti dalle normative di settore ed il Piano dei Servizi. La legge prevede, per la redazione dei Piani dei Servizi, alcuni principi di riferimento generali. Il Piano dei Servizi deve: • documentare lo stato dei servizi pubblici e di interesse pubblico o generale esistenti in base al grado di fruibilità e di accessibilità che viene assicurata ai cittadini per garantire l’utilizzo di tali servizi; • precisare, nel rispetto delle previsioni del Programma Regionale di Sviluppo, dei piani territoriali regionali o sovracomunali, le scelte relative alla politica dei servizi di interesse pubblico o generale da realizzare nel periodo di operatività del pianodi governo del territorio, dimostrandone l’idoneo livello qualitativo, nonché un adeguato livello di accessibilità, fruibilità e fattibilità. Sulla scorta di tali disposizioni emerge che l’oggetto del Piano in esame è costituito dalla categoria dei servizi pubblici e di interesse pubblico o generale, che, come tale, è più ampia di quella degli standard urbanistici. Vi sono comprese, infatti, tutte le attrezzature ed infrastrutture urbane, ivi incluse, quindi, quelle ordinariamente ascritte al tema delle urbanizzazioni primarie e secondarie (viabilità, arredo urbano, verde pubblico, attrezzature sportive, scuole, servizi tecnologici, servizi pubblici primari, acqua, gas, elettricità, trasporti, ecc.); sono inoltre considerati i servizi a gestione diffusa sul territorio, spesso non coincidenti con l’esistenza di apposite strutture (servizi sociali e di assistenza). La nozione di servizio non coincide, però, automaticamente con quella di standard urbanistico: compito del Piano dei servizi è, infatti, oltre a quello di costituire atto di programmazione generale per la totalità delle attività e strutture costituenti servizio, altresì quello di selezionare, nell’ambito dei servizi programmati, quelli che l’Amministrazione comunale, sulla scorta delle valutazioni delle esigenze locali e degli obiettivi di azione individuati, identifica altresì come standard urbanistici. La definizione degli standard, quindi, se da un lato recupera un campo di esplicazione tendenzialmente illimitato (è potenzialmente standard tutto ciò che è qualificabile come servizio di interesse pubblico e generale), superando le anguste elencazioni della disciplina previgente ed esprimendo, così, per intero il proprio valore di strumento di implementazione della qualità del vivere, dall’altro resta salvaguardata nella propria autonomia: sono e saranno standard quegli specifici servizi ed attrezzature che la collettività locale, nel tempo, riconosce come essenziali e basilari per l’equilibrata strutturazione del territorio, e che della sua gestione costituiscono, appunto, standard, cioè costanti. Non è standard, infatti, ciò che, essendo in realtà minimamente indispensabile per la stessa esistenza di un insediamento, non ne rappresenta un implementazione in termini qualitativi: la viabilità, le reti tecnologiche essenziali, in sostanza, più che un servizio sono presupposto per la sussistenza del segmento del territorio da servire, mentre l’ampliamento del catalogo degli standard potrà, invece, più agevolmente esercitarsi nei settori della socialità e dell’assistenza alle imprese (si pensi, ad esempio, ai servizi di assistenza domiciliare agli anziani, ai malati, oppure a strutture autogestite di assistenza all’infanzia, o ancora a centri culturali e ricreativi per le fasce giovanili). La nozione di standard, pur concettualmente superata, non è più limitata al concetto di aree o strutture edilizie, potendosi estendere a tutte quelle attività che in concreto concorrono nel realizzare un’autentica qualità della vita, non di rado accompagnando la persona in fasi estremamente delicate della propria esistenza. 105 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Nasce quindi la necessità di creare uno strumento capace di interpretare le dinamiche sociali e di rispondere ad esse in modo adeguato. Ne consegue la necessità di applicazione di processi di marketing all’azione della pubblica amministrazione, nella consapevolezza che il miglioramento della qualità della vita dei cittadini non è un elemento accidentale, ma il valore sostanziale dell’impegno economico profuso dall’istituto “Ente pubblico”, che ne determina la sua stessa legittimazione. In questo quadro si ritiene opportuno sottolineare il valore fondante della nozione di interesse generale, che non costituisce un dato astratto, definibile a priori o precostituito, né coincide necessariamente con l’interesse della Pubblica Amministrazione. Nel caso in argomento deve intendersi come interesse generale l’assetto che, in base alle condizioni, anche temporali, del contesto dato, meglio corrisponde a criteri di efficienza territoriale, sviluppo sostenibile, maggiore offerta di spazi e servizi, miglioramento della qualità della vita individuale e sociale delle comunità. L’interesse pubblico è nozione che, nell’ambito dell’ampio concetto di interesse generale, identifica quelle attività e iniziative che, all’esito del processo di valutazione e sintesi di cui sopra, vengono riconosciute come necessariamente pertinenti all’azione di un ente pubblico, quale condizione per il loro svolgimento con caratteristiche coerenti all’obiettivo assegnato a tali attività. Le attività di interesse pubblico sono anch’esse gestibili da soggetti privati, i quali, però, in tal caso, agiranno quali delegati o sostituti dell’ente pubblico, con conseguente assoggettamento della loro attività al sistema di regole proprio dell’attività amministrativa. Sulla scorta di tali indicazioni di contenuto, il Piano dei Servizi si configura, quindi, come uno strumento principalmente di programma laddove definisce il quadro delle esigenze da soddisfare e delle specifiche prestazioni da fornire, «configurandosi tecnicamente come disegno urbanistico nel quale si compongono e si organizzano i rapporti reciproci fra i diversi spazi destinati a servizi e fra questi spazi a servizi e le aree urbane consolidate (aree da mantenere o da trasformare) o da urbanizzare. Trattandosi di uno strumento programmatico, inoltre, il Piano dei Servizi richiede un’analisi dei bisogni, che può essere correlata, a seconda dei casi, ad ambiti territoriali, a segmenti di popolazione od a settori funzionali; in funzione di tali bisogni sarà possibile costruire il cosiddetto portafoglio di servizi da attuare. In questo processo formativo il sistema delle attrezzature va visto non più come un complesso di vincoli, ma come un programma coordinato di opere. Per conseguire le finalità che gli sono attribuite per legge il Piano dei Servizi si compone degli elementi tipici che sono di seguito indicati: - verifica della domanda esistente e prevedibile nell’arco di durata del Piano, vale a dire del complesso delle esigenze e necessità di servizi, qualitativamente definiti, esprimibili dalla popolazione comunale; - determinazione dei parametri minimi di qualità per ciascuna tipologia di servizio, al cui raggiungimento l’Amministrazione si impegna, in chiave programmatica, con i propri cittadini; - censimento dell’offerta esistente, costituito da una catalogazione della disponibilità di servizi esistenti sul territorio comunale; - determinazione delle iniziative da assumere per riqualificare, differenziare, incrementare l’offerta dei servizi in rapporto alla domanda stimata; - determinazione motivata, in rapporto alle esigenze sopra individuate, delle tipologie di servizi considerati come standard; - traduzione dei dati qualitativi derivanti dall’analisi di cui sopra in dati quantitivi di mq. di standard, al fine di effettuare il controllo di sussistenza (nella sommatoria standard esistenti + standard previsti) del livello minimo di servizi che la Legge esprime con i parametri di standard mq./abitante e mq./mq. di superficie per edificazioni non residenziali. I dati di valutazione primari su cui il Piano fonda la propria analisi, sono costituiti dallo screening delle necessità di servizi ricorrenti che sarà effettuata non, esclusivamente, in termini quantitativi, bensì operando la ragionata selezione delle tipologie differenziate di bisogni, emergenti in relazione alle caratteristiche di composizione della popolazione e dell’utenza. L’indagine prenderà inoltre in considerazione le esigenze indotte da flussi di utenza, aggiuntivi rispetto a quelli della popolazione residente, al fine di definire, altresì, la domanda di servizi in termini qualitativamente differenziati in relazione alle diverse tipologie di uso del territorio. In rapporto al quadro variegato emerso dalle indagini, seguirà la definizione, in forma parametrica laddove si renderà necessario (scuole, parcheggi, attrezzature socio-sanitarie), degli elementi quantitativi che le attività di servizio citate arrivano a possedere in base alle considerazioni emerse. Nei confronti delle strutture e delle attività di proprietà e a conduzione pubblica, sarà necessario in un prossimo futuro determinare, per ciascuna tipologia interessata, delle condizioni minime perché un servizio possa essere definito come tale: ad esempio, quali strutture di supporto minime debba possedere una 106 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO scuola, un parco pubblico, un centro sociale ed assistenziale, un ufficio amministrativo, ecc. I parametri qualitativi fissati nel Piano dei Servizi per le strutture pubbliche dovranno costituire altrettanti criteri determinativi per i casi in cui le medesime strutture vengano realizzate da soggetti privati (secondo l’usuale meccanismo della cessione gratuita al Comune). Relativamente ai servizi a gestione privata la definizione dei suddetti parametri si converte nella fissazione dei contenuti essenziali degli atti di regolamentazione d’uso, al cui assoggettamento la Legge subordina la qualificazione dei servizi stessi come standard. Dovranno essere, infatti, individuate nel Piano dei Servizi le modalità (convenzionamento, accreditamento, ecc.) atte a garantirne la permanenza nel tempo, la qualità prestazionale, l’accessibilità economica, in analogia a quanto previsto dal D.lgs. 30/7/1999 n.286, che stabilisce l’obbligo per le imprese e gli enti erogatori di servizi pubblici di improntare la propria attività al rispetto di parametri qualitativi determinati all’interno di “carte dei servizi”. Il Piano dei Servizi comporta la ricognizione puntuale del tipo e del livello dei servizi già disponibili, differenziandosi nettamente dalla mera quantificazione delle aree a standard esistenti che ha caratterizzato sino ad oggi la prassi della pianificazione; la ricognizione sarà estesa a tutte le attività e le attrezzature suscettibili di essere qualificate come servizio di interesse pubblico o generale, indipendentemente dalla loro ascrizione alla categoria degli standards, ai servizi pubblici e a quelli privati. Le verifiche delineate concorrono alla elaborazione della parte propriamente programmatoria del Piano: quella in cui l’Amministrazione, sulla scorta della domanda rilevata e dell’offerta esistente, delinea gli indirizzi delle proprie iniziative dirette ad implementare e modificare qualitativamente la seconda, per adeguarla alla prima. In concreto, ciò comporta l’indicazione di iniziative dirette ad ottimizzare il livello qualitativo di strutture esistenti che si intende confermare, in rapporto ai parametri minimi preventivamente definiti (interventi su strutture esistenti, compresi quelli manutentivi) e ad implementare le dotazioni di tipologie di strutture di cui sia rilevata la carenza sul territorio, ipotizzando che il concorso privato si svolga non solo nell’ambito, tradizionale, della realizzazione di nuove strutture (con il meccanismo della cessione gratuita), nonché nel settore, di innovativa individuazione, dei servizi a gestione privata, ma altresì tramite la compartecipazione diretta alle iniziative di recupero e/o adeguamento ai parametri qualitativi individuati delle strutture esistenti di proprietà comunale o comunque pubblica, non dissimilmente da quanto la prassi esistente già prevede, ad esempio, per le strutture viabilistiche (per le quali è frequente la previsione, nei piani attuativi, di interventi privati di adeguamento della viabilità esistente). In generale, si evidenzia che la parte programmatica del Piano sarà elaborata in aderenza ad altri strumenti di settore, quali il Programma Triennale delle Opere Pubbliche, di cui il Piano dei Servizi dovrà, in futuro, costituire una sorta di capitolato delle necessità, redatto su scale temporali e territoriali di più ampio respiro, che nel programma triennale dovrà trovare un periodico strumento sia di attuazione che di verifica e aggiornamento. La predisposizione del Piano dei Servizi, nei termini indicati e a maggior ragione a seguito del varo della nuova Legge regionale del Governo del Territorio, costituirà, inoltre, mezzo di esplicitazione e precisazione preventiva degli indirizzi strategici dell’Amministrazione, che consentirà di gestire al meglio, ad esempio, gli strumenti di programmazione negoziata, quali Accordi di Programma, Programmi Integrati di Intervento, ecc., di cui costituirà strumento di valutazione (ed è appena il caso di notare la stretta interrelazione che deve intercorrere tra il Piano dei Servizi e il Documento di Inquadramento della programmazione integrata di intervento). Al contempo, anche la ordinaria pianificazione attuativa potrà essere improntata a criteri di valutazione unitari e preventivamente conosciuti (si pensi, ad esempio, alla definizione delle dotazioni di standard in ciascun P.A., e dei rispettivi requisiti minimi; all’uso delle somme derivanti da monetizzazione, e alla stessa valenza residuale che tale istituto potrà assumere nel momento in cui il privato lottizzante possa concorrere direttamente ad interventi sul patrimonio immobiliare pubblico). Sulla scorta della ricognizione di cui sopra, saranno individuare le tipologie di servizi reputabili, ai fini urbanistici, quali standard, come definito dalla trentennale prassi applicativa; insieme a ciò saranno individuate nuove tipologie di servizi emergenti presso la collettività avendo cura di verificare rigorosamente i due elementi che assicurano la legittimità dell’ascrizione di un’attività alla qualifica di servizio: - in generale: preordinazione dell’attività all’assolvimento di un interesse pubblico o generale individuato; - in concreto: congruenza del servizio con un’esigenza della collettività di riferimento, emersa nell’indagine sulla domanda di cui al punto precedente. 107 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Tale ultima dimostrazione costituisce base sostanziale per motivare la qualificazione del servizio di cui trattasi anche come standard. Parte sostanziale di tale definizione sarà, per lo specifico settore dei servizi a gestione privata, la determinazione delle condizioni di svolgimento del servizio che ne assicurano la corrispondenza all’interesse pubblico e generale individuato, su cui ci è soffermati in precedenza. Si è già fatto cenno che i contenuti che rappresentano la parte terminale del Piano dei Servizi, quale «precipitato» sintetico dell’insieme di indicazioni programmatorie che vi sono incluse, sono connessi ai seguenti aspetti: - introduzione e/o conferma del sistema normativo di definizione e disciplina dei servizi qualificati come standard, in particolare per quanto concerne le regolamentazioni atte a garantirne le caratteristiche essenziali individuate dal Piano dei Servizi; - verifica di sufficienza degli standard in rapporto ai minimi di Legge, per quanto concerne la capacità insediativa residenziale teorica e il peso insediativo, esistente e previsto, degli spazi per attività non residenziali; - localizzazione cartografica dei servizi esistenti e di quelli previsti che siano, in base al Piano dei Servizi, suscettibili di puntuale definizione geografica. 15) PROPOSTE MIGLIORATIVE DEI CITTADINI AI CONTENUTI DEL P.G.T. Nella attuazione del piano ogni cittadino deve attenersi ai suoi contenuti. Qualora un cittadino si faccia parte attiva nell’attivazione degli obiettivi del Piano delle Regole precisati per ogni Ambito normativo può avanzare proposte che meglio si adattino alle proprie esigenze e consentano di conseguire un apprezzabile beneficio per il comune di Madone. Le proposte possono discostarsi dalle previsioni del PdR entro i limiti fissati dalle norme di attuazione del medesimo. In tal caso l’eventuale accoglimento da parte dell’Amministrazione Comunale non costituirà Variante al PdR. I benefici consistono in: A) prioritari - realizzabilità di opere pubbliche . miglioramento dello spazio pubblico . estensione e integrazione delle aree per servizi - realizzazione di parcheggi di uso pubblico - miglioramento della circolazione e del sistema di trasporto - realizzazione di servizi di uso pubblico. B) secondari . miglioramento della ricettività . miglioramento della qualità degli spazi privati non edificati . recupero o valorizzazione di edifici di valore storico e storico ambientale . recupero della qualità ambientale . agevolazione delle procedure di realizzazione del piano. In particolare le proposte devono perseguire, in ogni Ambito normativo, gli obiettivi precisati nelle premesse e denominati «obiettivi da perseguire». Potranno essere avanzate proposte esclusivamente per gli obiettivi prioritari indicati sopra alla lett. A), mentre gli obiettivi secondari dovranno sempre integrarsi con almeno un obiettivo prioritario. I benefici specifici da raggiungere nei diversi Ambiti normativi possono essere ulteriormente definiti con successive Deliberazioni del Consiglio Comunale, in conformità a tutte le disposizioni dettate dalla L.R. n.12/2005. 16) CRITERI PER GLI INSEDIAMENTI COMMERCIALI Negli Ambiti normativi in cui le destinazioni d’uso commerciali sono ammesse, si possono insediare, ove consentito, nuove attività commerciali, in relazione ai seguenti punti: 108 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO a) Settore merceologico Destinato, nella base dei codici di attività ISTAT, con riferimento all’attività prevalente. I settori sono definiti, in base all’attrazione di clientela su unità di superficie e di tempo (rotazione) a basso impatto e ad alto impatto. - Alimentare Si definiscono attività alimentari le attività di seguito individuate e contraddistinte per merceologia. Le attività alimentari sono attività ad alto impatto. Alimentari despecializzati Alimentari tradizionali - Non alimentare a basso impatto; Si definiscono attività commerciali non alimentari a basso impatto le attività di seguito individuate e contraddistinte per merceologia: Auto, moto Tessili Mobili, illuminazione, articoli in legno e Plastica, articoli diversi per uso domestico Elettrodomestici, TV, dischi, nastri, strumenti musicali, macchine per cucine e maglieria Ferramenta-colori Attrezzature ufficio Cine foto ottica Orologeria, gioielli Casalinghi Oggetti d’arte, di culto e di decorazione Animali vivi da affezione Libreria - Non alimentare ad alto impatto. Si definiscono attività commerciali non alimentari ad alto impatto le attività di seguito individuate e contraddistinte per merceologia: Medicali, profumeria Abbigliamento Calzature Giornali, cartoleria Giocattoli Articoli sportivi, da regalo Videogiochi Videonoleggi b) Dimensione della struttura commerciale (mq. di superficie di vendita) - piccola: tra 0 e 150 mq. di superficie di vendita - media: tra 151 e 1.499 mq. di superficie di vendita - medio-grande: tra 1.500 e 2.500 mq. di superficie di vendita - grande: sopra i 2.500 mq. di superficie di vendita c) Ambiti normativi Il quadro sinottico (quadro A) delle nuove attività commerciali classifica le tipologie in relazione alle strutture di vendita nei diversi Ambiti normativi. La loro ammissibilità è determinata esclusivamente alle condizioni esplicitate nelle norme degli Ambiti normativi e nelle eventuali schede allegate alle norme di attuazione del Piano delle Regole. Nei diversi Ambiti normativi, laddove è compatibile una nuova attività commerciale di dimensione superiore in mq. di superficie di vendita, sono comunque ammesse le categorie dimensionali di ordine inferiore in mq. di superficie di vendita, facendo riferimento allo stesso settore merceologico. d) Il quadro B individua, per le diverse tipologie commerciali, lo standard a parcheggio che obbligatoriamente deve essere a tale uso destinato in caso di attivazione delle diverse tipologie di vendita. e) Qualità edilizia Le indicazioni che seguono hanno valore qualora non diversamente disposto dalla disciplina regionale in materia. 109 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Ambiti di antica formazione: Gli interventi non devono alterare i caratteri, gli elementi connotativi e le relazioni tra le diverse parti del tessuto storico meritevoli di conservazione. Il riattamento funzionale di unità edilizie esistenti deve essere coerente con gli elementi tipo-morfologici e strutturali dell’organismo edilizio esistente. Il rapporto tra l’organismo commerciale, gli spazi pubblici circostanti e il contesto urbano deve essere calibrato in modo tale da non alterare le peculiarità identificative del luogo storico, evitando l’eccessiva caratterizzazione commerciale (insegne pubblicitarie di forte impatto, arredi urbani omologanti, cromatismi eccessivi o estranei al contesto, ecc). Gli esercizi commerciali devono contribuire alla valorizzazione dei percorsi storici e i luoghi a ciò tradizionalmente vocati con particolare attenzione alla sistemazione dei percorsi e dell’accessibilità. Ambiti da riqualificare e da consolidare, per le attività esistenti, di trasformazione, per le attività di nuovo impianto: Per gli insediamenti commerciali destinati alla media e alla grande distribuzione si deve prestare particolare attenzione alla qualità progettuale dell’intervento. A tal fine, occorre che il progetto sia qualitativamente apprezzabile in relazione agli aspetti sia di carattere edilizio, sia di correlazione con l’intorno con specifico riferimento ai seguenti parametri: - altezza - materiali costruttivi - sistemazione delle aree scoperte - accessibilità - segnaletica e cartellonistica - mitigazione ambientale In particolare deve essere sempre predisposto lo studio degli spazi aperti, degli spazi pedonali, di quelli per la sosta e la mobilità degli automezzi dell’utenza e per l’espletamento delle operazioni di carico-scarico delle merci. I parcheggi a raso, dotati di opportune alberature, devono comunque essere localizzati e disegnati in modo da evitare la configurazione di edifici isolati in un grande parcheggio. g) Attuazione degli interventi Al fine di unificare le procedure abilitative urbanistico-edilizie con quelle commerciali, si forniscono le seguenti indicazioni, che hanno valore qualora non diversamente disposto dalla disciplina regionale in materia: - Esercizi di vicinato: comunicazione ex art.7 D.Lgs 114/98 Qualora l’apertura di un esercizio di vicinato, comporti la realizzazione di opere edilizie soggette a D.I.A. (dichiarazione di inizio attività) alla comunicazione di cui all’art.7 del D.Lgs. 114, andrà allegata la relazione tecnica asseverata allegata alla D.I.A. stessa. - Medie strutture di vendita: autorizzazione ex art.8 del D.Lgs. 114/98 Nei casi in cui l’apertura di una media struttura di vendita comporti la realizzazione di opere edilizie soggette a D.I.A., alla richiesta di autorizzazione comunale andrà allegata la relazione tecnica asseverata allegata alla D.I.A. stessa. Qualora invece sia necessaria la realizzazione di opere edilizie soggette a permesso di costruire, contestualmente alla richiesta di autorizzazione ex art.8 del D.Lgs. 114/98, andrà presentata istanza di permesso di costruire, a tal fine allegando il progetto e l’ulteriore necessaria documentazione. In tal caso: a) il rilascio del permesso di costruire dovrà avvenire nei termini previsti per l’emanazione dell’autorizzazione commerciale, ma non potranno essere previste forme di silenzio assenso per gli aspetti connessi alla procedura edilizia, bensì scatteranno i termini per il commissariamento di cui all’art.4, Legge 493/93, come modificato dall’art.2, comma 60, Legge 662/96; b) l’autorizzazione commerciale ed il permesso di costruire potranno essere contenuti in un unico atto, ma in tal caso il provvedimento conterrà l’indicazione degli oneri concessori da corrispondere al Comune e andrà assoggettato alle medesime misure di pubblicità previste per il permesso di costruire (pubblicazione all’Albo Pretorio e notifica all’interessato); c) l’autorizzazione commerciale, nel caso produca effetti anche di permesso di costruire, andrà sottoscritta dal responsabile della struttura tecnica cui compete firmare il provvedimento edilizio: in caso la struttura comunale che si occupa di commercio e quella che si occupa di edilizia siano distinte, l’atto andrà sottoscritto congiuntamente dai responsabili delle due strutture, se del caso anche a seguito di conferenza 110 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO dei servizi interni all’ente, ossia tra le competenti strutture comunali. Qualora l’intervento interessi aree paesaggisticamente vincolate, la relativa autorizzazione potrà essere richiesta congiuntamente all’istanza di autorizzazione commerciale e rilasciata contestualmente all’autorizzazione commerciale, rispettando comunque le specifiche procedure di cui alla legislazione nazionale e regionale vigente. In particolare il parere ambientale, distinto da quello urbanistico, è espresso dalla Commissione per il paesaggio di cui all’art. 81 della L.R. n.12/2005. L’atto autorizzatorio commerciale con valenza paesistica andrà successivamente inviato, unitamente al parere della commissione comunale, alla competente Sovrintendenza ai fini dell’esercizio dell’eventuale potere di annullamento di cui all’art.1, comma 5 della Legge 431/85. - Grandi strutture di vendita: conferenze dei Servizi ex art.9 del D.L.gs 114/98 La verifica della conformità urbanistica dell’intervento è preliminarmente svolta dagli uffici comunali: a detto accertamento tecnico si attesterà la conferenza dei Servizi ex art.9 del D.L.gs.114/98, che dovrà comunque valutare anche le applicazioni urbanistico edilizie dell’intervento proposto. L’esito negativo della conferenza preclude anche gli effetti concessori. In sede di procedimento unificato, alla conferenza dei Servizi andrà presentato il progetto esecutivo dell’intervento proposto e al verbale della conferenza stessa, che avrà effetti di permesso di costruire, andrà allegata la quantificazione dei contributi di costruzione di cui agli artt. 43 e 44 della L.R. n.12/2005 (effettuata dagli uffici comunali competenti). Tale verbale sarà assoggettato alle medesime forme di pubblicità previste per il permesso di costruire (pubblicazione all’Albo Pretorio e notifica all’interessato). Per gli immobili sottoposti a vincoli (paesaggistico, storico-artistico, archeologico, idrogeologico) il verbale della conferenza dei servizi produrrà effetti di autorizzazione solo se alla conferenza stessa parteciperanno, a seguito di regolare convocazione, i rappresentanti delle Autorità competenti alla tutela del vincolo (il Comune per il vincolo paesistico, la Sovrintendenza per quello storico, artistico e archeologico, l’Autorità Forestale per quello idrogeologico). Nel caso di vincolo paesistico il verbale della conferenza dei Servizi, avente efficacia di autorizzazione paesistica, dovrà essere trasmesso alla Sovrintendenza ai fini del controllo di cui all’art.1, comma 5 Legge 431/85, qualora la Sovrintendenza stessa non sia intervenuta direttamente alla conferenza dei servizi. Valgono in ogni caso le disposizioni della Delibera di Consiglio Regionale 13 marzo 2007 n. VIII/352 “ Indirizzi generali per la programmazione urbanistica del settore commerciale ai sensi dell’articolo 3, comma 1, della legge regionale 23 luglio 1999, n. 14” e successive modifiche ed integrazioni. Quadro A – Quadro sinottico di ammissibilità per le nuove attività commerciali Tipologia merceologica Dimensione struttura Alimentare Non alimentare ad alto impattto Non alimentare a basso impatto Piccola: fino a 150 mq. amb. di antica formaz. amb. da riqualificare amb. consolidati amb.. per attività esistenti amb. di trasformazione amb. per att. nuovo imp. amb. di antica formaz. amb. da riqualificare amb. consolidati amb. per attività esistenti amb. di trasformazione amb.per att. nuovo imp. amb. di antica formaz. amb. da riqualificare amb. consolidati amb.per att. esistenti amb. di trasformazione amb.per att.nuovo imp. Medio-piccola: da 151 a 1.500 mq. amb. da riqualificare amb. consolidati amb. per attività esistenti amb. di trasformazione amb. per att. nuovo imp. amb. da riqualificare amb. consolidati amb. per attività esistenti amb. di trasformazione amb. per att. nuovo imp. amb. da riqualificare amb. consolidati amb. per att. esistenti amb. di trasformazione amb.per att.nuovo imp. Medio-grande: tra 1.501 e 2.500 mq. amb. di trasformazione amb. per att. nuovo imp. amb. di trasformazione amb. per att.nuovo imp. amb. di trasformazione amb.per att.nuovo imp. Grande: oltre 2.500 mq. amb. di trasformazione amb. per att. nuovo imp. amb. di trasformazione amb. per att.nuovo imp. amb. di trasformazione amb.per att.nuovo imp. 111 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Quadro B – Parcheggi standard per tipologie commerciali Tipologia commerciale Superficie da destinare a parcheggio standard mq/mq di superifice di vendita A - Supermercati di medio piccole dimensioni: sv < 1.500 mq B - Supermercati compresi tra 1.500 e 2.500 mq di sv C1 - Ipermercati, sv compresa tra 2.500 e 5.000 mq C2 - Ipermercati, con superficie compresa tra 5.000 e 10.000 mq C3 - Ipermercati, con superficie superiore a 10.000 mq D1 - Esercizi non alimentari di medio piccole (250 – 1.500 mq) dimensioni (alto impatto) D2 - Esercizi non alimentari di medio grandi (1.500 –2.500 mq) dimensioni (alto impatto) D3 - Esercizi non alimentari di grandi (> 2.500 mq) dimensioni (alto impatto) D4 - Esercizi non alimentari di medie (250-2.500 mq.) dimensioni (basso impatto) D5 - Esercizi non alimentari di grandi (>2.500 mq.) dimensioni (basso impatto) E - Galleria di centro commerciale (2) 1,5 mq 2,0 mq 2,5 mq 3,0 mq 3,5 mq 1,0 mq 1,5 mq 2,0 mq 1,0 mq 1,5 mq 1,0 mq 1) Al di sotto dei 150 mq di superficie di vendita, si applicano i parametri di parcheggio di pertinenza per ogni mq di s.v., e tale indice si considera monetizzabile, così specificati: 0,8 mq. di parcheggio per le zone di categoria A e B del D.M. 2/4/68 n. 1.444 e 1 mq. di parcheggio per le zone di categoria C del D.M. 2/4/68 n. 1.444. 2) Con tale definizione si intende fare riferimento alle piccole strutture del commercio al dettaglio, alle strutture paracommerciali ed extra commerciali che completano l’offerta di un centro commerciale integrato (ristorazione, sportelli bancari, artigianato di servizio, piccoli negozi, ecc.) 17) DISCIPLINA DELLE DESTINAZIONI D’USO Per la determinazione delle attività ammissibili nelle aree ed immobili, le destinazioni d’uso principali ai sensi e per gli effetti dell’art. 51 della L.R. n.12/2005 sono quelle di seguito riportate: 1 - Residenza: spazi destinati alla residenza dei nuclei familiari, spazi di servizio e accessori, aree di pertinenza. 2 - Edilizia residenziale pubblica Quella posta in essere da soggetti pubblici o privati finanziata con mezzi pubblici o con mutui agevolati, ovvero in base agli artt. 7 e 8 della L. 10/1977. 3 - Attività turistico ricettive: A) alberghi, residenze collettive turistico alberghiere, residenze per particolari utenze (studenti, anziani, ecc); Sono ammesse, entro il limite del 25% della S.L.P. esistente o in progetto, destinazioni accessorie strettamente necessarie allo svolgimento dell'attività principale quali residenza custode e/o titolare, uffici e commercio al dettaglio. B) campeggi in spazi attrezzati per la sosta e il soggiorno dei turisti provvisti di tenda o altro mezzo di pernottamento dotati dei servizi e delle attrezzature comuni direttamente attinenti L’attività turistico-ricettiva è compatibile con la residenza. 4 - Attività produttive: A1) attività industriali, artigianato di produzione e artigianato di servizio. A2) depositi al coperto o all'aperto. A3) deposito di relitti e rottami comprese le attrezzature per la compattazione. B) Attività di ricerca, anche a carattere innovativo, finalizzate alla produzione e fornitura di servizi. C) Attività di logistica e di autotrasporto. Sono ammesse destinazioni accessorie strettamente necessarie allo svolgimento dell'attività principale e integrate nell'unità produttiva stessa ivi inclusi spacci aziendali per la vendita dei prodotti delle aziende. 112 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO È consentita inoltre la residenza del custode e/o titolare, con un massimo di 200 mq di SLP e in ogni caso non superiore al 50% della SLP totale dell’intervento. E’ altresì consentito l’inserimento di sedi di associazioni di categorie economiche. 5 - Attività commerciali: A) struttura di piccola dimensione tra 0 e 150 mq di superficie di vendita B) strutture di medio-piccola dimensione tra 151 e 1.500 mq di superficie di vendita; C) struttura di medio-grande dimensione tra 1.501 e 2.500 mq di superficie di vendita; D) struttura di grande dimensione oltre 2.500 mq di superficie di vendita; E) attività artigianali di servizio; F) attività per il commercio all'ingrosso G) attività per la ristorazione e pubblici esercizi. 6 - Attività terziarie: A) uffici pubblici e privati non a carattere direzionale: studi professionali; agenzie turistiche, immobiliari, assicurative, sportelli bancari, uffici postali, laboratori sanitari, servizi, ecc; attività per lo spettacolo, il tempo libero, l'istruzione, la pratica sportiva e le attività per il culto; attività associative e culturali. B) attività direzionali pubbliche e private: sedi di attività amministrative, bancarie e finanziarie, di enti pubblici, di istituzioni, di organi decentrati statali. Sono ammesse, entro il limite del 25% della SLP esistente o in progetto, destinazioni accessorie necessarie allo svolgimento dell'attività principale quali la residenza del custode e/o del titolare nonché attività commerciali di piccola dimensione. 7 - Attività espositive, congressuali e fieristiche: attrezzature espositive, attività congressuali e fieristiche in sede propria. Sono ammesse, entro il limite del 25% della SLP esistente o in progetto, destinazioni accessorie necessarie allo svolgimento dell'attività principale quali la residenza del custode e/o del titolare nonché attività commerciali di piccola dimensione ed uffici. 8 - Attività pubbliche o di interesse pubblico (D.M. 2/4/68 n.1444, Art. 9 L.R. 12/05, Piano dei Servizi): a) istruzione; b) servizi e attrezzature di interesse comune e di interesse religioso: servizi sociali, assistenziali, sanitari, residenze per anziani, uffici pubblici, centri civici, centri culturali, centri religiosi, biblioteche, musei, cimiteri; c) verde pubblico per parco, gioco e sport; d) parcheggi. Tali servizi sono da computare come servizi ed attrezzature di interesse pubblico solo se pubblici o convenzionati all’uso pubblico o svolti da Enti istituzionalmente competenti o da soggetti “non profit” (Onluss) Sono ammesse destinazioni accessorie strettamente pertinenti e connesse allo svolgimento dell'attività principale quali attività commerciali al dettaglio e pubblici esercizi, residenza del custode o personale addetto (massimo 250 mq di SLP). 9 - Centri di ricerca, Sedi di ricerca superiore, parauniversitaria e universitaria, Istituti di ricerca scientifica, tecnologica e industriale ivi comprese le attività di ricerca e sviluppo, nonché attività di produzione di servizi informatici e connesse alle biotecnologie, alle tecnologie dell’elettronica, della comunicazione e dell’informazione. Sono ammesse destinazioni pertinenti e strettamente connesse con l'attività principale ivi comprese mense, servizi alla persona, residenze universitarie, foresterie, attività museali. Sono altresì ammesse residenze del custode. Sono ammesse autorimesse e parcheggi privati pertinenziali e non pertinenziali. 10 - Attività agricole: attrezzature riguardanti la coltivazione e l'allevamento, purché connesse alle attività di produzione delle aziende agricole e le residenze agricole degli imprenditori agricoli ai sensi della L.R. 12/05. 11 - Verde privato: area inedificabile priva di capacità edificatorie libera da costruzioni, sistemata in superficie a prato o a giardino di pertinenza di edifici esistenti.. 113 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO 12 - Attività di servizio alle imprese: - attività commerciali di piccola dimensione così come specificato al precedente comma 5 punto A , attività per la ristorazione e pubblici esercizi; - uffici privati e pubblici (sportelli bancari, agenzie assicurative, ...); - attività congressuali, associative, espositive; - attività artigianali di servizio. 13 - Attività di servizio alle persone: - attività commerciali di piccola dimensione così come specificato al precedente comma 5 punto A , attività per la ristorazione e pubblici esercizi; - uffici privati e pubblici (sportelli bancari, agenzie assicurative, ...); - attività artigianali di servizio; - attività sportive e per il tempo libero. Sono ammesse destinazioni accessorie strettamente pertinenti e connesse con l’attività principale quali residenza del titolare e del custode, uffici e servizi di supporto (massimo 250 mq di SLP). Si definisce uso complementare, accessorio o compatibile alla destinazione principale quello costituente parte integrante di quest’ultima, necessaria per renderne possibile lo svolgimento. Detto uso complementare è dipendente dalla destinazione principale sia per esercizio (non svolgibile separatamente dall’attività principale), sia per quanto concerne la determinazione della dotazione degli standard urbanistici (fatti salvi i casi e le condizioni specificamente indicati). Per quanto sopra, sono usi accessori e complementari alle destinazioni principali, in via generale e salvo diversa prescrizione nella normativa specifica di Ambito normativo, i seguenti: A) Nelle aree destinate in via principale agli usi residenziali sono ammessi come usi accessori: tutti gli usi compresi nelle destinazioni inerenti le attività economiche (quali negozi, studi professionali, banche, botteghe artigianali di servizio con relativi magazzini e depositi, bar, ristoranti, ecc.), a condizione che la specifica attività di cui trattasi sia, in concreto, compatibile con l’uso residenziale in quanto non molesta (dal punto di vista igienico/sanitario, delle emissioni acustiche, atmosferiche, della presenza di traffico e flussi di utenza, ecc.). Ai fini del riconoscimento di detta compatibilità: - le attività commerciali e bancarie devono essere preferibilmente ubicate al piano terreno degli edifici; - le attività artigianali devono disporre di accesso separato ed autonomo ai relativi magazzini e depositi preferibilmente dal cortile interno. La modifica d’uso di immobili esistenti da residenza a taluna di tali attività economiche, qualora connessa ad opere edilizie, può essere subordinata, oltre che al reperimento della dotazione di servizi integrativa, altresì all’apprestamento, da definirsi con specifico atto d’obbligo, delle misure e cautele necessarie ad assicurare e salvaguardare detta compatibilità con la destinazione residenziale. Sono tassativamente esclusi dalle aree residenziali: le industrie e le attività artigianali incompatibili con la residenza (in particolare le attività insalubri di prima classe); i macelli, le stalle di ogni tipo, scuderie comprese; l’attività agricola (non intendendosi per tale le modeste coltivazioni ad orto nell’ambito dei giardini o aree di pertinenza degli edifici), ove non diversamente disposto; i depositi di materiali a cielo aperto. B) Nelle aree destinate in via principale agli usi per attività economiche è ammessa come uso complementare la residenza di servizio . C) Nelle aree destinate in via principale agli usi agricoli sono ammessi come usi complementari: - la residenza dell’imprenditore o conduttore agricolo a titolo diretto nonchè dei salariati agricoli; - le attività dirette alla trasformazione dei prodotti agricoli e zootecnici derivanti dalla produzione agricola principale condotta nell’area o nell’azienda agricola, purchè ubicate nel Comune di Madone, a condizione che tali attività non siano economicamente prevalenti rispetto all’attività agricola principale; 114 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO - le attività dirette alla cessione dei prodotti agricoli e zootecnici derivanti dalla produzione agricola principale condotta nell’area o nell’azienda agricola, purchè ubicati nel Comune di Madone, a condizione che tali attività non siano economicamente prevalenti rispetto all’attività agricola principale, e comunque entro i limiti della definizione di spaccio aziendale di cui ai successivi commi. Non è ammessa l’attività di vendita di prodotti agricoli e zootecnici provenienti da aziende agricole collocate all’esterno del territorio comunale di Madone; - le attività di agriturismo, purchè non economicamente prevalenti rispetto all’attività agricola principale, esclusivamente quando inserita nell’attività agricola esistente mediante il recupero del patrimonio edilizio. Il Piano delle Regole definisce, per ogni area normativa, la o le destinazioni principali ammesse. Ogni destinazione principale comprende tutti gli usi e le attività corrispondenti alla sua definizione, e comprende altresì gli usi complementari ed accessori connessi, qualora non vietati. Sono conseguentemente ammissibili, negli Ambiti normativi, tutti gli usi, le attività, le funzioni non vietate riconducibili alla destinazione principale, come definita ai commi precedenti, anche se non espressamente elencati; sono altresì ammissibili gli usi, non vietati, accessori e complementari alla destinazione principale. Gli usi e le funzioni che, ai sensi delle vigenti normative di Legge e di regolamento, nonchè ai sensi del Piano dei Servizi, costituiscano attività di servizio pubbliche, di interesse pubblico o generale, sono ammessi in tutte le aree normative, a condizione che le attività stesse risultino in concreto compatibili con la destinazione principale. Si osservano, in ogni caso, le prescrizioni specifiche successive: Ai fini della determinazione, in conformità ai vigenti parametri di legge, delle dotazioni di aree per infrastrutture e servizi pubblici, di interesse pubblico e generale, si applicano i seguenti criteri generali: - per gli usi complementari: la dotazione di servizi è determinata in funzione della destinazione d’uso principale di cui l’uso complementare costituisce elemento integrativo, fatto salvo l’uso commerciale, per il quale è comunque dovuta la dotazione di servizi e attrezzature prevista per legge; - per gli usi accessori: la dotazione di servizi è determinata in funzione dello specifico uso accessorio medesimo; - nell’ambito della destinazione principale ad attività economiche la dotazione di servizi è determinata in funzione delle diverse categorie d’uso indicate nei successivi commi. Si applicano, inoltre, le precisazioni seguenti. La destinazione principale a residenza comprende unitariamente sia la residenza di civile abitazione che la residenza turistica, temporanea o stagionale presso strutture di tipo domiciliare, relativamente alle quali la determinazione delle dotazioni minime dovute è effettuata secondo i parametri dettati dalla normativa vigente per la residenza. Per gli usi che sono accessori alla residenza, la relativa dotazione è da individuarsi, ugualmente in base alla normativa vigente, in funzione della specifica categoria di attività economica cui l’uso accessorio appartiene. La destinazione principale ad attività economiche si distingue nelle seguenti categorie: Attività economiche secondarie di industria ed artigianato: tutte le attività incluse nel ciclo economico diretto alla produzione e trasformazione di beni, anche immateriali; Attività economiche terziarie: tutte le attività incluse nel ciclo economico diretto alla produzione di servizi (attività direzionali, alberghiere, ricettive, ristorative, ricreative); Attività economiche commerciali: tutte le attività incluse nel ciclo economico diretto allo scambio, all’ingrosso o al dettaglio, di beni e prodotti. Per ciascuna di tali categorie, le dotazioni dovute di aree per infrastrutture e servizi pubblici, di interesse pubblico e generale sono determinate in conformità ai rispettivi parametri stabiliti dalla normativa vigente. Ai fini dell’applicazione del comma precedente, e in conformità ai principi generali già indicati, si precisa che, in caso di presenza, nell’ambito di immobile adibito in via principale ad una delle categorie di attività economiche individuate, di usi appartenenti ad una diversa categoria, ivi dislocate quale elemento complementare ed integrativo dell’attività principale, la totalità delle superfici è conteggiata secondo i parametri di standard dettati per la categoria principale di attività economica. 115 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO In particolare: - costituiscono usi complementari all’attività economica produttiva quelli di tipo residenziale, direzionale, sanitario, ristorativo, ricettivo, espositivo, ecc., connessi all’esercizio dell’attività; - costituiscono usi complementari all’attività economica terziaria quelli per attività di carattere produttivo, commerciale, residenziale ecc.; - costituiscono usi complementari all’attività economica commerciale quelli per attività di carattere direzionale, residenziale, sanitario, ristorativo, produttivo, ecc.. Si dovranno osservare, inoltre, le seguenti prescrizioni: La residenza costituisce uso complementare alle destinazioni principali ad attività economiche, solo in quanto residenza di servizio per il titolare o il custode dell’attività, entro la misura massima di 1 mq. di s.l.p. ogni 5 mq. di s.l.p. destinata all’attività economica, e comunque entro il limite massimo di 300 mq. di s.l.p. per ogni unità adibita ad attività economica. Al fine di assicurare l’osservanza del predetto limite funzionale della residenza di custodia o del titolare, nonchè la sua conoscibilità da parte dei terzi, sono inoltre previste le seguenti condizioni: la superficie adibita a residenza deve essere integrata nel medesimo edificio dell’unità produttiva di cui trattasi; il titolo edilizio abilitativo relativo alla realizzazione della residenza di servizio deve recare, a pena di inefficacia, l’obbligo di inserire la limitazione dell’uso delle superfici residenziali, come sopra indicato, negli atti soggetti a trascrizione nei registri immobiliari. E’ condizione per la formazione dell’abitabilità delle superfici adibite a residenza di servizio il deposito di documentazione catastale recante la limitazione predetta. Negli ambiti destinati ad attività economiche, non è ammessa l’utilizzazione di parti di area od immobile per usi residenziali indipendenti dall’attività economica svolta a titolo principale. L’attività commerciale è ammissibile quale uso complementare alle attività produttive, terziarie, ed agricole, unicamente se svolta in forma di “spaccio aziendale”. Si definisce “spaccio aziendale” l’attività di vendita di beni prodotti, lavorati, trasformati o comunque trattati presso lo stabilimento produttivo / terziario / agricolo principale condotto, con carattere di prevalenza, nella medesima area od immobile; esso costituisce uso complementare all’attività principale svolta nell’area o nell’immobile, a condizione che il relativo esercizio abbia tipologia non superiore a quella di vicinato, definita all’art. 4, lett. d), D. Lgs. 114/98. Relativamente a detti spacci, la dotazione di servizi è conteggiata in base ai parametri stabiliti per l’attività economica principale cui sono complementari. L’estensione dell’attività di vendita a merci non aventi le predette tassative caratteristiche comporta la trasformazione dell’attività commerciale da complementare a principale e, conseguentemente, costituisce modifica dell’uso urbanisticamente rilevante; ove ammissibile, tale modifica determina l’obbligo di integrare la dotazione di servizi, in conformità alle disposizioni successive. Le attività direzionali / ricettive / ristorative / espositive, ecc. sono ammissibili quali usi complementari all’attività produttiva, unicamente se connesse all’esercizio dell’attività principale: conseguentemente, l’utilizzo di parti dell’immobile produttivo per attività direzionali / ricettive / ristorative / espositive, ecc. non connesse all’attività produttiva, costituisce modifica dell’uso urbanisticamente rilevante, con conseguente obbligo di integrare la dotazione di servizi. Ai sensi e per gli effetti degli artt. 52, 53, 54 della L.R. n.12/2005, fermo restando che tutte le variazioni d’uso devono essere conformi alle destinazioni previste dal P.G.T. nelle sue articolazioni, costituisce modificazione d’uso urbanisticamente rilevante quella, connessa ad opere edilizie e conforme alle destinazioni previste dal P.G.T. nelle sue articolazioni, che determini una modificazione della dotazione di servizi dovuta. Si precisa in merito che è modificazione d’uso urbanisticamente rilevante quella, connessa ad opere edilizie: che interviene tra usi appartenenti a diverse destinazioni principali; che interviene tra usi appartenenti, nell’ambito della medesima destinazione principale ad attività economiche, a categorie diverse di attività tra quelle indicate al precedente comma; che introduca l’uso in via principale o accessoria. Non costituisce modificazione d’uso urbanisticamente rilevante quella, conforme alle destinazioni previste, diretta ad allocare un uso di tipo complementare, costituente, cioè, parte integrante dell’attività principale svolta nell’area o immobile. E’ invece modificazione urbanisticamente rilevante la trasformazione, conforme alle destinazioni previste, di un uso da complementare ad autonomo. 116 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Ai fini della medesima normativa citata, costituisce altresì modificazione d’uso urbanisticamente rilevante quella, anche non connessa ad opere edilizie e comunque conforme alle destinazioni previste, in forza della quale le aree o gli edifici vengano adibiti a sede di esercizi commerciali non costituenti esercizi di vicinato. E’ altresì modificazione d’uso urbanisticamente rilevante quella, anche non connessa ad opere edilizie, tramite la quale esercizi commerciali, eccedenti il vicinato, pure esistenti, costituenti spacci aziendali complementari ad attività economiche secondarie di industria - artigianato, ad attività terziarie, ad attività agricole, e pertanto aventi ad oggetto esclusivamente la vendita di merci prodotte o lavorate o trasformate o trattate in loco, estendano la vendita a beni non aventi dette tassative caratteristiche, a condizione che la disciplina di P.G.T. e di P.d.R. ammetta, per l’area o l’immobile interessato, l’uso commerciale come ammissibile a titolo principale. Ogni modifica d’uso è ammissibile se l’uso conferito all’area od immobile è compreso tra le destinazioni principali, accessorie o complementari della zona omogenea di appartenenza e non è in tale zona specificamente vietato. Inammissibile nel caso contrario. I mutamenti di destinazione d’uso ammissibili connessi ad opere edilizie sono assentiti a mezzo dei medesimi titoli abilitativi previsti per le opere di cui trattasi, indipendentemente dalla loro preordinazione alla modifica dell’uso; conseguentemente, i mutamenti di destinazione d’uso connessi alla realizzazione di opere edilizie sottoposte a permesso di costruire oppure a denuncia d’inizio attività, sono soggetti, rispettivamente, al medesimo permesso di costruire o denuncia di inizio attività. I mutamenti di destinazioni d’uso d’immobili, conformi alle previsioni urbanistiche comunali e alla normativa igienico-sanitaria e non comportanti la realizzazione di opere edilizie, sono soggetti esclusivamente a preventiva comunicazione dell’interessato al Comune, ad esclusione di quelli riguardanti unità immobiliari, o parti di esse, la cui superficie lorda di pavimento non sia superiore a 150 metri quadrati, per i quali la comunicazione non è richiesta. Sono fatte salve le previsioni dell’art. 20, comma 1, del D.Lgs. 42/2004 in ordine alle limitazioni delle destinazioni d’uso dei beni culturali. In caso di modifica di destinazione d’uso urbanisticamente rilevante, l’autorizzazione alla modifica dell’uso, da rilasciarsi secondo le modalità indicate ai commi precedenti, è subordinata al reperimento della dotazione di servizi eventualmente mancante in rapporto alla nuova destinazione, nel rispetto di quanto dettato dall’art. 51 della L.R. n.12/2005. L’integrazione della dotazione può effettuarsi: con previsione inserita nel Piano attuativo in cui l’area o l’immobile interessato sia compreso; con atto unilaterale d’obbligo sottoscritto dal soggetto attuatore l’intervento di che trattasi, da allegarsi all’istanza di permesso di costruire e/o alla denuncia di inizio attività. Con le medesime modalità, si provvede all’integrazione delle dotazioni di servizi aggiuntive per quanto concerne i mutamenti d’uso non connessi ad opere edilizie. In tal caso, l’osservanza delle prescrizioni inerenti l’integrazione delle dotazioni è condizione necessaria per il rilascio dell’agibilità dei locali e delle autorizzazioni commerciali. La dotazione di servizi mancante può essere reperita: tramite cessione gratuita e/o asservimento ad uso pubblico di aree nella disponibilità del richiedente; tramite monetizzazione, se ritenuto ammissibile ed accettato dall’Amministrazione Comunale, in caso di indisponibilità o assenza di interesse dell’Amministrazione per dette aree. La violazione delle prescrizioni di cui ai precedenti commi in materia di mutamenti d’uso, dà luogo all’applicazione delle sanzioni previste all’articolo 53 della L.R. n.12/2005. 18) IMPIANTI PER LA RICEZIONE TELEFONICA E RADIOTELEVISIVA Le presenti indicazioni riguardano l’individuazione delle aree nelle quali è consentita l’installazione degli impianti per le telecomunicazioni e la radiotelevisione e per l’installazione dei medesimi, con l’intento di salvaguardare gli ambienti di vita e proteggere la popolazione dall’esposizione a campi elettromagnetici prodotti da radiofrequenze e microonde in attuazione del decreto interministeriale 10 settembre 1998, n. 381 “Regolamento recante norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana”, in conformità alla legge 22 febbraio 2001 n. 36 “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”, alla legge regionale 11 maggio 2001, n. 11 “Norme sulla protezione ambientale dall’esposizione a campi elettromagnetici indotti da impianti fissi per le telecomunicazioni e per la radiotelevisione” e alla deliberazione di Giunta Regionale n. VII/7351 dell’ 11 dicembre 2001 “Criteri per l’individuazione delle aree nelle quali è consentita l’installazione degli impianti per 117 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO le telecomunicazioni e la radiotelevisione e per l’installazione dei medesimi”, fatte salve le norme e le leggi e quant’altro vigente relativamente agli aspetti urbanistici ed edilizi. Rientrano nell’ambito di applicazione del presente articolo gli impianti e le apparecchiature in grado di produrre campi elettromagnetici di frequenza compresa tra 100 kHz e 300 GHz, impiegati quali sistemi fissi per le telecomunicazioni e la radiotelevisione. In ogni caso gli impianti e le apparecchiature in questione devono essere impiegati garantendo il rispetto dei limiti di esposizione per la popolazione indicati dalla normativa statale vigente. Il Comune di Madone, così come stabilito dalla legge regionale 11/01, individua come segue le aree nelle quali è consentita l’installazione degli impianti per le telecomunicazioni e la radiotelevisione, attenendosi agli indirizzi formulati dalla Giunta Regionale con la deliberazione n. VII/7351 dell’11.12.2001 e con la legge regionale 6 marzo 2002, n. 4. • Area 1 Si definisce “Area 1” l’insieme delle parti di territorio che, una per ciascun centro o nucleo abitato, sono singolarmente delimitate dal perimetro continuo che comprende unicamente tutte le aree edificate con continuità ed i lotti interclusi del relativo centro o nucleo abitato; non possono essere compresi nel perimetro gli insediamenti sparsi e le aree esterne anche se interessate dal processo di urbanizzazione. • Area 2 Si definisce “Area 2” la parte del territorio comunale non rientrante in Area 1. • Aree di particolare tutela Si definiscono “Aree di particolare tutela” quelle aree comprese entro il limite di 100 metri dal perimetro di proprietà (pubblica o privata) di asili nido, scuole per l’infanzia, scuole elementari e medie, altre strutture per l’istruzione, luoghi di cura e residenze per anziani, parchi gioco e aree attrezzate a verde pubblico, oratori, chiese, edifici sottoposti a vincolo monumentale, edifici sottoposti a interventi di restauro o risanamento conservativo. Nelle Aree di particolare tutela è consentita l’installazione degli impianti per le telecomunicazioni e per la radiotelevisione di cui alla legge regionale 11 maggio 2001, n. 11, ad eccezione di quelli con potenza totale ai connettori d’antenna superiore a 300 W. In Area 1, fuori dalle aree di particolare tutela, è consentita l’installazione degli impianti per le telecomunicazioni e la radiotelevisione di cui alla legge regionale 11 maggio 2001, n. 11 ad eccezione di quelli con potenza totale ai connettori d’antenna superiore a 1000 W. In Area 2, fuori dalle aree di particolare tutela, è consentita l’installazione degli impianti per le telecomunicazioni e la radiotelevisione di cui alla legge regionale 11 maggio 2001, n. 11. E’ fatto comunque salvo quanto previsto dai piani nazionali di assegnazione delle frequenze televisive e di radiodiffusione sonora. Gli impianti collocati nelle aree definite conformemente ai criteri di cui alla deliberazione di Giunta Regionale n. VII/7351 dell’11 dicembre 2001 devono comunque rispettare i limiti fissati dalla normativa vigente in materia. A seguito della sentenza della Corte Costituzionale n.331/2003, l’articolo 4, comma 8, della legge regionale 11 maggio 2001, n.11, si applica seguendo la seguente formulazione: “E’ comunque vietata l’installazione di impianti per le telecomunicazioni e per la radiotelevisione in corrispondenza di asili, edifici scolastici, nonché strutture di accoglienza socio-assistenziali, ospedali, oratori, parchi gioco, case di cura, residenze per anziani, e strutture similari, e relative pertinenze.” La prescrizione è da ritenersi soddisfatta quando gli impianti per le telecomunicazioni e la radiotelevisione siano installati in punti che non ricadano in pianta entro il perimetro degli edifici e strutture di cui al suddetto comma e delle loro pertinenze, come già chiarito nella Circolare regionale 9 ottobre 2011, n.58, della Direzione generale Qualità dell’Ambiente. Per quanto concerne installazione degli impianti con potenza totale al connettore d’antenna superiore a 300W, si dovrà valutare l’inserimento dei manufatti nel contesto con riferimento alle norme ed agli indirizzi del Piano Territoriale Paesistico Regionale, con particolare considerazione: • Degli ambiti percepibili da punti o percorsi panoramici (art. 20 delle Norme di Attuazione del PTPR); • Del Piano di sistema “infrastrutture a rete” (volume 7 del PTPR); • Delle “linee guida per l’esame paesistico dei progetti” (art. 30 delle Norme di Attuazione del PTPR). 118 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO L’installazione degli impianti per le telecomunicazioni e la radiotelevisione dovrà essere armonizzata con il contesto urbanistico, architettonico e paesaggistico - ambientale, salvaguardando i caratteri storici, artistici, monumentali e naturalistici; gli impianti possono essere collocati su edifici aventi particolare valore storico – artistico solo a condizione che, per la loro collocazione e visibilità, siano compatibili con tali valori. Sotto il profilo esecutivo si dovranno privilegiare scelte cromatiche di tipo neutro che riducano l’impatto visivo dei manufatti e si dovranno evitare superfici metalliche riflettenti. L’installazione degli impianti dovrà essere realizzata in modo da evitare che il centro del sistema radiante sia posizionato a quote inferiori a quelle di edifici destinati a permanenza di persone superiori alle quattro ore situati: • entro 100 metri nel caso di impianti con potenza totale ai connettori d’antenna non superiore a 300 W; • entro 250 metri nel caso di impianti con potenza totale ai connettori d’antenna non superiore a 1000 W; • entro 500 metri nel caso di impianti con potenza totale ai connettori d’antenna superiore a 1000 W. Sulle proprietà comunali possono essere autorizzate installazioni se ritenute conformi alle presenti disposizioni. Tali autorizzazioni dovranno essere supportate da un atto di Convenzione tra il Comune proprietario e la società richiedente, in cui vengano regolate le condizioni tecniche, economiche e temporali cui l’installazione viene assoggettata. In considerazione della durata temporale della concessione ministeriale all’esercizio dell’attività di telecomunicazione, per gli impianti da realizzare su proprietà del Comune, siano esse aree libere o edifici, il richiedente dovrà inoltre sottoscrivere un atto unilaterale di obbligo alla conservazione in buono stato dell’impianto e di tutte le sue pertinenze, nonché di obbligo alla rimozione e al ripristino dello stato dei luoghi a propria cura e spese entro tre mesi dalla scadenza della concessione ministeriale, ove questa non venga rinnovata o l’impianto non sia oggetto di trasferimento ad altra società concessionaria subentrante. Il medesimo obbligo viene esteso agli impianti insediati su aree di proprietà privata, onde scongiurare l’abbandono di manufatti una volta scadute le concessioni ministeriali e/o le convenzioni con i privati. Ai sensi dell’Art.4, comma 8 della L.R. 11 maggio 2001, n.11, i gestori di reti di telecomunicazione sono tenuti a presentare al comune e all’ARPA, entro il 30 novembre di ogni anno, un piano di localizzazione, articolato per zone di decentramento comunale ove istituite, che, nel rispetto delle indicazioni del presente articolo, descriva lo sviluppo o la modificazione dei sistemi da loro gestiti, in riferimento, in particolare, alle aree di ricerca per la collocazione di nuove stazioni ed alla ottimizzazione dei sistemi al fine del contenimento delle esposizioni. Il comune, sulla base delle informazioni contenute nei piani di localizzazione, promuove iniziative di coordinamento e di razionalizzazione della distribuzione delle stazioni al fine di conseguire l’obiettivo di minimizzare l’esposizione della popolazione, compatibilmente con la qualità del servizio offerto dai sistemi stessi. Nella fase di redazione dei piani di sviluppo da parte degli enti gestori deve essere fatto il possibile per evitare l’installazione di impianti per le telecomunicazioni di qualsiasi potenza (anche inferiore a 300W) all’interno dei siti sensibili così come definiti nel rispetto dell’Allegato A della D.G.R. n.7351 del 11/12/2001. Con riferimento a quanto prescritto dal Protocollo d’Intesa tra ANCI e Ministero Comunicazioni per l’installazione, il monitoraggio, il controllo e la razionalizzazione degli impianti di stazioni radio base che invita gli enti gestori “a tenere conto, nell’elaborazione del piano di sviluppo della rete, dell’eventuale presenza, nell’area di interesse, di siti di proprietà pubblica ai fini delle installazioni, ove tecnicamente possibile”, per l’installazione di impianti per le telecomunicazioni saranno privilegiate le aree e gli edifici di proprietà comunale sempre che le stesse rispettino le previsioni dei piani di sviluppo presentati dagli enti gestori e successivamente approvati con Delibera di Giunta Comunale. Nel caso di impianti per le telecomunicazioni all’interno degli Ambiti di antica formazione, come individuati dal Piano delle Regole, non è consentita l’installazione di pali/tralicci mentre è consentita l’installazione di impianti sulla copertura di edifici con almeno 4 piani fuori terra. Nel caso in cui l’installazione di impianti per le telecomunicazioni di qualsiasi potenza non preveda la realizzazione di rilevanti opere edilizie o il posizionamento di tralicci/pali, si recepisce integralmente quanto disposto dalla Delibera di Giunta Regionale n. 16752 del 12/04/2004 in merito ai procedimenti autorizzatori per l’installazione degli impianti fissi per le telecomunicazioni e la radiotelevisione. In caso di installazione di impianti per le telecomunicazioni di qualsiasi potenza, preveda la realizzazione di rilevanti opere edilizie o il posizionamento di tralicci/pali, dovrà essere presentata richiesta di Permesso di Costruire ai sensi del D.P.R. 380/01 su apposito modello, comunque nel rispetto di tutte le autorizzazioni previste dalla Delibera di Giunta Regionale n. 16752 del 12/04/2004. 119 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Per quanto concerne gli impianti temporanei per la telefonia mobile, si recepisce integralmente il seguente disposto dall’articolo 8 della L. R. 11 maggio -2001, n. 11 come modificato dall’art. 3, della L.R. 6 marzo 2002, n. 4. 1. Si definiscono impianti temporanei per la telefonia mobile le stazioni radio di terra del servizio di telefonia mobile (stazioni radio base) destinati ad operare per un periodo di tempo limitato per esigenza temporanee o in attesa della realizzazione di un impianto fisso, e che, comunque, non siano in attività per un periodo di tempo superiore a centottanta giorni. 2. Gli impianti temporanei di cui al comma 1, con potenza totale al connettore d’antenna non superiore a 7 W, hanno i medesimi obblighi previsti per gli impianti di cui all’articolo 6, comma 1, lettera a). Il comune può chiedere al gestore una diversa localizzazione dell’impianto. 3. Gli impianti temporanei di cui al comma 1, con potenza totale al connettore d’antenna superiore a 7 W ma non superiore a 20 W, in deroga a quanto stabilito dall’articolo 7, sono soggetti agli obblighi di comunicazione stabiliti all’articolo 6, comma 1, lettera a) e non necessitano dell’autorizzazione di cui all’articolo 7. Il comune può chiedere al gestore una diversa localizzazione dell’impianto. 4. Scaduti i termini temporali di esercizio specificati nella comunicazione inviata ai sensi dei commi precedenti l’impianto potrà essere mantenuto attivo a copertura della stessa area. Le disposizioni fin qui espresse potranno essere soggetto a revisione a seguito di variazione della normativa nazionale o regionale o ad evoluzione della tecnologia, senza che ciò comporti necessità di variante al Piano di Governo del Territorio o alle sue articolazioni. 19) SOSTENIBILITA’, RISPARMIO ENERGETICO, SVILUPPO DELLE FONTI RINNOVABILI, CORRETTO IMPIEGO DELL’ENERGIA Tutte le nuove costruzioni, le ristrutturazioni con demolizione completa e le ristrutturazioni integrali dell’involucro per ottenere il permesso di costruire dovranno ottemperare adeguati “criteri di sostenibilità” che saranno disciplinati dalle norme di attuazione del Piano delle Regole, fatta salva l’impossibilità di adempimenti agli stessi che dovrà essere debitamente dimostrata dal progettista. Tutte le nuove costruzioni, le ristrutturazioni con demolizione completa e le ristrutturazioni integrali dell’involucro che avranno ottenuto il permesso di costruire e che a realizzazione avvenuta potranno dimostrare di avere ottenuto un intervento edilizio avente livelli di elevata sostenibilità, intendendo con ciò l’ottemperamento di tutti i requisiti prestazionali speciali riportati nelle norme di attuazione del Piano delle Regole, avranno accesso a specifici incentivi . 20) COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA Lo studio geologico a supporto del Documento di Piano e del Piano delle Regole è parte integrante deI medesimi ai sensi dell’articolo 57 della L.R. n.12/2005 (componente geologica, idrogeologica e sismica del piano di governo del territorio). Come contemplato dalle vigenti disposizioni regionali, le norme di carattere geologico contenute in tale Studio, con specifico riferimento alla “Carta di sintesi con zonizzazione geotecnica ed indicazioni sulla fattibilità geologica per le azioni di piano” e alla “Carta della fattibilità geologica per le azioni di Piano”, sono parte integrante, con carattere prevalente delle norme di attuazione del Piano delle Regole, ed ogni intervento dovrà essere conforme ed ottemperante, previa verifica tecnica in fase istruttoria, alle prescrizioni geologiche ivi contenute. 21) RAPPORTI FRA P.G.T. E VIGENTE P.R.G. Con l'entrata in vigore del Piano di Governo del Territorio e delle sue articolazioni consistenti nel Documento di Piano, nel Piano dei Servizi, nel Piano delle Regole, sono abrogate le disposizioni del P.R.G. precedente e successive varianti nonchè di ogni altra disposizione comunale incompatibile. Nelle more di entrata in vigore e all'entrata in vigore del Piano di Governo del Territorio e delle sue articolazioni consistenti nel Documento di Piano, nel Piano dei Servizi, nel Piano delle Regole, si applicano le seguenti disposizioni transitorie: 120 Comune di Madone Piano di Governo del Territorio RELAZIONE DOCUMENTO DI PIANO Le aree soggette a Piani Attuativi, adottati o approvati in data anteriore all'adozione del P.G.T., regolate dalle prescrizioni dei Piani Attuativi stessi, se ancora vigenti. sono Rimangono validi i provvedimenti abilitativi edilizi (comprese le DIA) rilasciati in data antecedente all'adozione del P.G.T. , fino alle scadenze per loro previste dalla legislazione urbanistica anche in relazione a variazioni non essenziali apportate ai progetti approvati, sempre che i relativi lavori siano stati iniziati entro il termine di un anno dalla data di emanazione del provvedimento e vengano completati entro il termine previsto dal medesimo o altro termine determinato per proroga motivata da eventi indipendenti dalla volontà del titolare del provvedimento e debitamente comprovati. Sono sempre comunque emanabili tutti i provvedimenti abilitativi edilizi (comprese le DIA) ed approvabili i piani attuativi che non siano in contrasto con le previsioni del P.R.G. vigente e con le disposizioni del P.G.T. adottato. Restano sempre applicabili le disposizioni di cui all’art. 87 e segg. della L.R. n.12/2005 in materia di disciplina dei programmi integrati di intervento. 121