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glossario glossario A berrazione Difetto ottico → dell’obiettivo, che, in fase di → ripresa, impedisce l’esatta riproduzione di un’immagine fotografica. La maggior parte delle a. possono essere ridotte, ma mai eliminate del tutto, chiudendo il → diaframma. Acido acetico Acido derivato dall’aceto, componente alla base di molte soluzioni di → arresto. Acutanza Misura della → nitidezza, nei punti di transizione tra → il bianco e il nero, di un’immagine fotografica. Aerofotogrammetria Applicazione aerea della → fotogrammetria. AF Sigla per → autofocus. AFIP Sigla dell’Associazione Fotografi Italiani Professionisti. Afocale Sistema di lenti, privo di lunghezza → focale propria, che modifica quella degli → obiettivi cui viene aggiunto. Agente Persona incaricata di promuovere il → fotografo professionista presso potenziali clienti, procacciando commissioni e pattuendo le parcelle in cambio di una percentuale sui compensi. le maggiori produttrici mondiali di materiale fotografico. Nel 1964, dalla fusione con la società belga Gevaert, sorge la Agfa Gevaert, nel 1981 incorporata dal gruppo Bayer. Agfacolor Prima pellicola con cromogeni incorporati, commercializzata dalla → Agfa nel 1936, a pochi mesi dal lancio della → Kodachrome da parte della → Kodak. Verso la fine della seconda guerra mondiale le truppe statunitensi di stanza in Germania occupano lo stabilimento di Wolfen, nei pressi di Lipsia, rendendone pubblici i segreti industriali relativi alla fabbricazione dell’A. I diritti esclusivi di sfruttamento del brevetto vengono confiscati e diventano di pubblico dominio, a titolo di indennizzo bellico, assieme alle formule, portate a conoscenza dei fabbricanti di → pellicola di tutto il mondo. L’A. diventa, così, il punto di partenza per una serie di procedimenti a colori, che, messi a punto verso la metà degli anni Cinquanta da numerose case — dal Giappone all’Italia — determinano l’abbandono del bianco e nero, a favore del colore, da parte di centinaia di migliaia di appassionati. Agitazione Organizzazione specializzata nella vendita, a chiunque ne faccia richiesta, del materiale fotografico di cui dispone. Movimento impresso per agitare le soluzioni chimiche durante il trattamento del materiale → fotosensibile, di norma effettuata una o due volte allo scadere di ogni minuto. Una scarsa a. fornisce immagini deboli, ma nitide, mentre un’eccessiva a. fornisce → negative ricche di densità e di contrasto. Agfa AIRF Società tedesca fondata nel 1925, con stabilimento a Wolfen, nei pressi di Lipsia, tra Sigla dell’Associazione Italiana Reporter Fotografi. Agenzia fotografica 311 strumenti Album Raccoglitore per → fotografie. Ne esistono in commercio dei più disparati, di ogni materiale, formato, costo: rilegati in pelle, con cordoni dorati e passepartout in carta pregiata; rilegati in stoffa o in cartone; completamente in carta o in plastica. Albumina (procedimento all’) Procedimento a base di albumina, messo a punto da Claude Niépce de Saint-Victor nel 1847, consistente nel ricoprire lastre di cristallo (preferito al vetro, perché più facile da pulire) con una soluzione sensibile di albume d’uovo, ioduro di potassio e cloruro di sodio, poi immersa in nitrato d’argento. Fornisce ottimi → negativi, che possono essere preparati anche molto tempo prima dell’uso, e offre il vantaggio di combinare l’estrema definizione della → dagherrotipia alla illimitata potenzialità riproduttrice della → calotipia. Adatto a riprendere — con un’esposizione di circa tre ore, a luce buona — vedute o panorami, ma inservibile per i ritratti, viene immediatamente abbandonato nel 1851, all’avvento del → collodio. Alinari, Società Fratelli Casa fondata da Leopoldo A., a Firenze, nel 1854. Romualdo, Leopoldo, Giuseppe e Antonietta A. nascono a Firenze da Sebastiano e Scolastica Paganori. In seguito alla morte del padre, Giuseppe viene messo a bottega presso l’intarsiatore Falcini, Romualdo nel banco Batacchi, Leopoldo presso il prestigioso laboratorio calcografico di Luigi e Giuseppe Bardi. Quest’ultimo consiglia e aiuta, anche economicamente, Leopoldo a darsi alla fotografia — di cui si occupa fin dal 1850 — e, in particolare, alla riproduzione dei quadri e dei disegni sparsi nelle gallerie d’arte cittadine, che «si vendono come il pane». Nel 1852 Leopoldo apre un laboratorio in via Cornina, a due passi 312 dalla bottega del Bardi, iniziando anche a scattare ritratti. Dal 1854, anno della fondazione, le ordinazioni crescono al punto da imporre, nel 1863, il trasferimento in quella che diventerà la sede storica della Società: un grande stabilimento, appositamente costruito, nell’attuale via Nazionale. La fama della ditta è notevole, anche all’estero. I lavori commissionati richiedono una capacità tecnica ed un gusto artistico particolari. Si lavora col collodio umido: le lastre — di grandezza straordinaria: 1,15 m d’altezza per 85 cm di larghezza — devono essere preparate una per una, messe a seccare, quindi sensibilizzate in una camera oscura organizzata sul posto. I fratelli A. ordinano alle migliori ditte, nazionali ed estere, apparecchi fotografici di ogni genere e formato, provando e sperimentando, nel loro laboratorio personale, tutti i procedimenti. Tra i loro concorrenti diretti, i migliori fotografi del tempo: gli Anderson a Roma, Giorgio Sommer a Napoli, e, soprattutto, gli amici e conterranei Brogi. Ma gli A. sono i primi a rendere organica la propria attività (incentrata sulla documentazione d’arte senza, però, trascurare il paesaggio e il ritratto), portare a termine campagne specifiche, conservare le lastre in un organizzatissimo archivio, pubblicare sistematicamente i propri lavori in cataloghi a stampa (la fondazione di una casa editrice propria risale al 1885). Il primo dei quali, dedicato a Firenze e alla Toscana, risale al 1865. Nel novembre di quest’anno, in seguito alla scomparsa di Leopoldo, la conduzione dell’azienda passa a Romualdo — organizzatore e amministratore dell’impresa di famiglia — e a Giuseppe — fotografo di altissimo livello e grande sperimentatore — al quale si devono importantissime variazioni del procedimento all’albumina, oltre alla messa a punto dei procedimenti alla ceroleina e al cellulosio. Romualdo muore il 7 gennaio 1890, Giuseppe il 24 glossario aprile seguente. La responsabilità di una famiglia numerosa e di una trentina di dipendenti ricade, adesso, su Vittorio, primogenito di Leopoldo. A differenza di Giuseppe, Vittorio non dimostra una particolare vocazione tecnica. In compenso legge, studia e s’interessa di arte più per passione che per necessità aziendali, intensifica l’attività editoriale, incrementa i lavori sul paesaggio e la veduta urbana organizzando campagne di rilevamento fotografico a vasto raggio in ogni angolo d’Italia, continua la sperimentazione dei materiali e raddoppia i mezzi tecnici a disposizione degli operai. Figlio dell’agiata borghesia fiorentina, Vittorio ha istintivamente acquisito lo spirito di ricerca e la vivacità intellettuale caratteristica della città. Iscritto, come gli zii, alla → Società Fotografica Italiana, Vittorio partecipa alle sue molteplici iniziative. Nel 1893 scatena sul → «Bullettino» della Società una battaglia contro le nuove disposizioni statali per tassare, in misura maggiore, chi fotografa quadri e materiali dei musei e degli istituti statali. Lo stabilimento in via Nazionale è sempre affollato e in piena attività, mentre i lavori presentati in occasione di mostre internazionali ottengono diplomi, medaglie e riconoscimenti. Riprodurre opere d’arte e diffonderle attraverso bellissime foto rappresenta un modo nuovo di fare cultura, che colpisce e stimola gli stessi studiosi d’arte. I fotografi degli A. non si limitano a ritrarre frontalmente quadri, sculture, architetture; ma li leggono e li interpretano, fino a riscoprire il lavoro degli autori. Il loro stile rasenta una perfezione ed una uniformità non solo tecniche: la scelta dell’illuminazione giusta, dell’angolazione più adatta o dell’obiettivo ideale viene operata per permettere al pubblico la lettura più semplice e chiara possibile delle intenzioni dell’artista attraverso l’immagine fotografica. Alcune riprese di contadini o di operai al lavoro, in cui si avverte chiaramente la «messa in posa» dei soggetti ed un certo bozzettismo, possono apparire stucchevoli e quasi retoriche. Ma ad una lettura più attenta si scopre che la finzione è stata realizzata per eccesso di chiarezza, per rendere efficacemente gli atteggiamenti dei soggetti. Le immagini degli A. non sono frutto del caso o delle fortuna, ma della creatività e della precisione del fotografo. Lo stile, inconfondibile, risente della pittura e della scultura: i paesaggisti del Quattrocento e del Cinquecento fiorentino nelle riproduzioni d’arte più rigorose; Sartorio e Michetti in certi eccessi decorativi; Pellizza da Volpedo nelle foto «populiste»; i Macchiaioli minori nelle foto di taglio un po’ troppo bozzettistico. Dal 1873 gli A., la cui attività nell’ambito della riproduzione fotografica è stata caratterizzata dalla scultura, si dedicano maggiormente al mercato della pittura contemporanea. Nel catalogo di quest’anno, infatti, vengono elencati ventitré dipinti in commercio o presenti in collezioni private. Ma è tra il 1881 e il 1896 che l’attività assume dimensioni e caratteristiche veramente interessanti, tanto nel campo del mercato d’arte quanto nel commercio delle riproduzioni fotografiche tratte da tali opere. Con particolare attenzione ai pittori toscani. Casa A. è al centro dell’interesse di artisti, critici, scrittori e studiosi. La villa di famiglia a Fiesole, il «Quartino», si trasforma gradualmente in un frequentatissimo salotto culturale. Mecenate illuminato e sensibile, nel 1900 Vittorio istituisce, sotto il patronato della Società Italiana per l’Arte pubblica, il Concorso Internazionale A. a premi per dipinti originali a soggetto religioso. Lo scopo è un misto di intervento culturale e di convenienza commerciale, finalizzata ad acquisire l’esclusiva sulle riproduzioni fotografiche di dipinti sacri inediti — anche se di modeste qualità — da moltiplicare nei formati più diffusi: il 313 strumenti grande formato, ideale nell’arredamento, e il formato album, adatto al piccolo collezionismo di riproduzioni artistiche. Vittorio stesso, attraverso i concorsi, inizia una personale collezione di dipinti: le clausole di partecipazione prevedono, infatti, oltre al diritto di libera riproducibilità da parte della Casa delle opere presentate, anche il diritto di prelazione sul loro acquisto da parte dell’organizzazione. Nel 1901 il Concorso, indetto per illustrare la Divina Commedia, premia Armando Spadini: l’opera viene stampata in tre tomi, apparsi tra il 1902 e il 1903, corredati da 388 illustrazioni. Nei primi anni del Novecento la Casa realizza una serie di campagne fotografiche all’estero, documentate da altrettanti cataloghi a stampa: Dresda, Parigi, la Grecia e la Spagna. Nel 1909 inizia la pubblicazione del Decamerone, con illustrazioni di Tito Lessi, che si concluderà nel 1915. Nel 1910, in seguito alla prematura scomparsa del figlio Carlo, Vittorio riduce progressivamente l’attività. Continuano, tuttavia, le corrispondenze istituite in ogni parte del mondo e l’attività delle succursali aperte a Roma e a Napoli. Allo scoppio della prima guerra mondiale, Vittorio concepisce la realizzazione de Il Paesaggio Italico nella Divina Commedia: un volume in cui raccogliere le fotografie di tutti i paesaggi d’Italia citati nel capolavoro di Dante Alighieri, ora minacciati dalla guerra. Un’iniziativa unica, fotograficamente ed editorialmente, che vedrà la luce nel 1921. Nel 1920, intanto, contro il parere dei figli e dei nipoti, Vittorio costituisce la società anonima Fratelli Alinari Istituto di Edizioni Artistiche (I.D.E.A.): nell’anno del passaggio dalla gestione familiare a quella industriale, la raccolta dei negativi dei più diversi formati raggiunge la cifra di settantamila soggetti, mentre ammontano a migliaia le lastre non catalogate. Le riproduzioni di opere d’arte sono or314 dinate per città e suddivise per nazione, regione e città. I libri usciti per le edizioni A. ammonterebbero, invece, a seimila. La produzione fotografica A. comprende tre collezioni principali: la collezione dei negativi originali di opere d’arte, che offre un’illustrazione organica, per unità di criteri e ordinamento, del patrimonio nazionale artistico e storico; la collezione delle fotografie dirette a colori, che comprende riproduzioni rappresentative della pittura e delle sue applicazioni minori (miniature, mosaici, affreschi, arazzi, stoffe e così via) di ogni secolo; la collezione dei disegni di grandi maestri, tra le più interessanti del genere per il valore grafico, documentario e decorativo. Rimasto miracolosamente integro, dalla fine degli anni Cinquanta l’archivio Alinari si arricchisce dei fondi di altri importanti studi italiani — tra cui Brogi, Anderson, Michetti — arrivando a raccogliere un patrimonio di 400.000 lastre di vetro e di 750.000 negativi su pellicola. Nel corso degli anni le foto degli A. contribuiscono all’educazione visiva di intere generazioni di italiani, prima attraverso le cartoline illustrate e poi attraverso la televisione: per anni, infatti, la Rai le trasmette per intrattenere i telespettatori durante gli «intervalli» tra un programma e l’altro. Nel 1982 l’azienda viene acquistata da Claudio De Polo. Questi promuove nuove campagne di rilevamento fotografico; nel 1984 affida la direzione di «Fotologia», rivista di critica fotografica, a Italo Zannier; nel 1985 inaugura a Palazzo Rucellai il Museo della Fotografia, chiuso però nel gennaio del 1997 e attualmente in cerca di una nuova sede fiorentina. Per l’estate del 2000, le foto dell’archivio A. sono attese su Internet. Alogenuri Sali d’argento (bromuro, cloruro, ioduro), che costituiscono la parte → fotosensibile glossario dell’emulsione fotografica. In seguito all’esposizione alla luce all’interno della → macchina fotografica, subiscono una reazione fotochimica — più o meno pronunciata, a seconda dell’intensità della luce stessa — che, formando argento metallico di colore nero, va ad alterare le caratteristiche chimiche dell’emulsione. Ambrotipia Procedimento fotografico al → collodio su vetro, particolarmente diffuso tra il 1851 e il 1880 circa, consistente nell’incollare su stoffa nera o nel ricoprire con uno strato di vernice scura la parte posteriore del negativo di una → lastra al collodio umido. Ambrotipo Immagine fotografica ottenuta mediante procedimento di → ambrotipia. American Standard Association → ASA. Analizzatore a scansione → Scanner. Analizzatore colore Strumento presente nelle stampatrici professionali, impiegato, nella → stampa a colori, per determinare i valori della filtratura in sintesi sottrattiva e additiva. Analogico Modalità di trattamento dei dati attraverso la variazione continua di un segnale, in analogia con un determinato fenomeno fisico. Anastigmatico → Obiettivo esente da difetti di → astigmatismo. Sono a. tutti gli obiettivi di moderna costruzione, tranne quelli delle macchine fotografiche ultra economiche (come, ad esempio, le usa e getta). Angolazione Posizione data alla → macchina fotografica, in rapporto all’ambiente o al soggetto della → ripresa. Annerimento Fenomeno alla base della tecnica fotografica, per cui, se esposti alla luce, certi → alogenuri modificano la propria struttura. Ansco Film Company Società detentrice dei diritti del brevetto di Hannibal Williston Goodwin per la pellicola fotografica flessibile e trasparente in nitrato di → celluloide, quando, nel 1914, la Corte d’Appello distrettuale degli Stati Uniti sentenzia che la domanda di brevetto da questi depositata nel 1887 ha «rivelato per la prima volta le caratteristiche fondamentali ed essenziali di una vera pellicola avvolgibile» e stabilisce un indennizzo di cinque milioni di dollari. Anticalore (filtro) Spessa lastra in cristallo, componente del → proiettore dia e di alcuni → ingranditori, in cui impedisce che il forte calore emesso dalla lampada danneggi le → pellicole. Apertura relativa → Luminosità. Apocromatico → Obiettivo, in genere di lunga → focale, esente da → aberrazione cromatica per tutti i colori primari (rosso, blu e verde). Apparecchio fotografico → Macchina fotografica. Archivio Alinari → Alinari, Società Fratelli. Armadio essiccatore Accessorio da → camera oscura, per → l’essiccamento delle pellicole. Arresto acido (bagno di) Trattamento chimico successivo al bagno di → sviluppo, che interrompe l’azione del → rivelatore sulla pellicola. ASA (American Standard Association) Sistema statunitense in base al quale i costruttori di materiale fotografico tarano le 315 strumenti → pellicole secondo la sensibilità alla luce, i cui valori vengono stampati sugli imballi originali e sui foglietti d’impiego che le accompagnano. Assieme al → DIN, è lo standard più diffuso. Asferiche (lenti) Lenti → dell’obiettivo di moderna concezione, realizzate accoppiando una normale lente sferica con uno strato di resina acrilica, che funge da elemento correttivo, consentendo un → contrasto migliore ed una diminuzione delle → aberrazioni cromatiche e, quindi, una più soddisfacente resa del colore. Asse ottico Linea retta ideale, che, attraversando il centro del sistema ottico → dell’obiettivo, unisce il → fuoco posteriore a quello anteriore. Astigmatismo → Aberrazione comune all’obiettivo fotografico e all’occhio umano, che impedisce di mettere a fuoco contemporaneamente linee tra loro perpendicolari contenute nello stesso piano. Atelier Termine francese, di accezione comune, per → sala di posa. Atrografia Procedimento fotografico al → collodio su vetro e carta nera, particolarmente diffuso tra il 1851 e il 1880 circa. Atrotipo Immagine fotografica ottenuta mediante procedimento di → atrografia. Attinico Termine riferito alla capacità della luce d’impressionare il materiale → fotosensibile che colpisce. Audio/Video (AV) Qualsiasi tipo di connessione tra suono e immagine, come nelle → diaproiezioni corredate da colonna sonora sincronizzata. 316 Autochrome Prima tecnica pratica di fotografia diretta a colori, basata sul sistema additivo, brevettata nel 1904 da Louis e Auguste Lumière. Le lastre A., commercializzate nel 1907, vengono prodotte dalle officine Lumière, nel quartiere di Monplaisir, all’estrema periferia di Lione, fino al 1932. Autocromìa Sistema additivo a colori alla base del procedimento → Autochrome. Autofocus Messa a → fuoco automatica dell’obiettivo, che, attraverso un sistema di rilevamento delle distanze a raggi infrarossi, in tempi brevissimi si regola automaticamente sulle distanze tra la → macchina fotografica e il soggetto della ripresa. Automatico (apparecchio) → Macchina fotografica in cui → l’esposizione viene controllata — parzialmente o completamente — da elementi interni, che tengono conto della → sensibilità delle pellicola e della luminosità del soggetto, misurata da un → esposimetro incorporato. Autoscatto Dispositivo che, ritardando di alcuni secondi lo → scatto dell’otturatore in una → macchina fotografica, permette al fotografo, dopo averlo azionato, di porsi di fronte all’obiettivo per farsi riprendere. Viene impiegato, inoltre, per azionare il pulsante di scatto senza incorrere nell’inconveniente di muovere accidentalmente l’apparecchio durante esposizioni particolarmente lunghe. I primi a., meccanici, dotati di sistema ad orologeria, potevano essere reperiti come accessori. Oggi sono elettronici, variamente regolabili e, quasi sempre, incorporati all’apparecchio. glossario AV Sigla per → Audio/Video. B acinelle Contenitori in plastica, più raramente in acciaio inossidabile o in ferro smaltato, adoperati per il trattamento delle → carte in → camera oscura. Nei laboratori professionali vengono sostituite da vasche verticali con → agitazione automatica. Bagno Immersione della → pellicola o della → carta nelle soluzioni per il trattamento di → sviluppo. Banco ottico (apparecchio a) → Macchina fotografica professionale da studio, di grande formato, composta da due piastre (portaobiettivo e portapellicola) collegate da un sistema meccanico e da un → soffietto, le quali possono essere allontanate tra loro, spostate e ruotate (decentramento e basculaggio). scala cromatica di un unico colore; sia esso il grigio della → dagherrotipia e della → ferrotipia, il verde dei → disegni fotogenici di Bayard, il giallo delle → carte al sale e così via. Bilanciamento Correzione effettuata, per mezzo di → filtri, della → temperatura colore di una luce per ripristinare l’equilibrio cromatico. Blitzlichtpulver Miscela esplosiva di polvere di magnesio, clorato di potassio e solfuro di antimonio, componente di base del primo tipo di → lampeggiatore. Incendiata, produce un forte lampo luminoso, impiegato a partire dal 1880 per eseguire quasi tutte le → fotografie scattate con luce artificiale. B/n Abbreviazione per → bianco e nero. Brillanza Termine riferito alla quantità di luce riflessa da una superficie. Basculaggio Bromografo Inclinazione della piastra portaobiettivo o della piastra portapellicola rispetto all’asse ottico dell’obiettivo, caratteristico delle macchine professionali a → banco ottico, che consente correzioni di prospettiva e l’estensione della profondità di → campo. Bromuro d’argento Bauhaus Istituto di ricerca per le arti e i mestieri fondato nel 1919 a Weimar, in Germania, dall’architetto, designer e urbanista tedesco Walter Gropius. Bianco e nero Espressione utilizzata per indicare un’immagine fotografica priva di → colorazione, entrata nell’uso comune soltanto dopo l’invenzione della fotografia a colori. Le prime immagini fotografiche sono, infatti, monocromatiche: riproducono, cioè, forme e colori di un determinato soggetto attraverso la Apparecchio per eseguire → stampe a contatto, costituito da una cassetta con coperchio in vetro opalino contenente una luce di sicurezza ed una luce bianca per la stampa. → Alogenuri. Bullettino della Società Fotografica Italiana Rivista specializzata della → Società Fotografica Italiana, stampata nella tipografia fiorentina di Salvatore Landi, nata nell’ottobre del 1889 e pubblicata fino al 1911. Bussola filettata Foro filettato posto nella parte inferiore della → macchina fotografica, utile per fissare quest’ultima al → cavalletto o ad altro supporto fisso o per applicarvi il → winder o il → motore. 317 strumenti C alcografia Sia procedimento di → stampa, particolarmente adatto alla riproduzione di → fotografie in bianco e nero o in altre monocromie, in cui l’immagine sulla → carta si origina in base allo stesso processo che porta alla realizzazione dei → positivi fotografici; sia le immagini ricavate mediante tale procedimento. Mentre nel procedimento fotografico i toni chiari e scuri dell’immagine sono ottenuti mediante strati di sostanze di diversa consistenza, nella stampa con c. il colore viene steso sulla carta in differente spessore; il che, graficamente, si traduce in differenti sfumature tonali. Calibri fotografici Le misure del materiale e degli impianti di trattamento, uniformate a livello internazionale nel secondo dopoguerra per una sempre più massiccia espansione dei consumi e per la conseguente organizzazione di laboratori cittadini in grado di assicurare interventi in serie di → sviluppo e stampa. Calotipia Primo procedimento valido positivo-negativo, messo a punto da William Henry Fox Talbot perfezionando la → talbotipia, tra il 20 e il 21 settembre 1840. L’immagine viene rivelata → negativa su un foglio di carta da lettere di buona qualità, trattato, da un lato, con una soluzione di nitrato d’argento; successivamente asciugato, quindi immerso per due o tre minuti in una soluzione di ioduro di potassio allo scopo di ottenere la formazione di ioduro d’argento. Lavato e asciugato, il foglio viene inumidito con una soluzione di gallo-nitrato d’argento; quindi esposto, nello → chassis dell’apparecchio, per uno o due minuti alla luce del Sole. Un bagno di gallo-nitrato d’argento porta a sviluppare → l’immagine latente sul foglio, lavato e fissato in un bagno finale di iposolfito. Per questo procedimento Talbot presen318 ta richiesta di brevetto l’8 febbraio 1841, ottenendone la registrazione il successivo 17 agosto; mentre adopera per la prima volta in forma ufficiale il nome che ha imposto al nuovo procedimento in una lettera indirizzata alla «Literary Gazette», datata 19 febbraio 1841. Calotipo (detto anche carta al sale o carta salata) Immagine fotografica ottenuta mediante procedimento di → calotipia. Camera obscura → Camera oscura. Camera oscura Espressione utilizzata per indicare sia l’apparecchio ottico da proiezione adoperato dai pittori del Rinascimento (più propriamente, camera obscura) — paesaggisti e vedutisti, in particolare — per risolvere problemi prospettici sul piano figurativo, di cui Leonardo da Vinci descrive le caratteristiche spiegando come attraverso un picholo spiraculo rotundo (un piccolo foro rotondo) possa proiettare un’immagine su una parete o una superficie bianca in una camera forte oscura (una stanza buia); sia l’ambiente opportunamente attrezzato per lo → sviluppo delle pellicole e l’esecuzione degli → ingrandimenti, oltre a tutti i procedimenti tecnici in cui è necessario maneggiare materiale fotosensibile senza danneggiarlo. Una c.o. amatoriale può essere allestita, facilmente, in un qualsiasi ambiente della casa. È consigliabile la stanza da bagno, in cui si dispone di abbondante acqua corrente e di uno scarico. Le infiltrazioni di luce vanno accuratamente eliminate oscurando porte e finestre con carta nera, con tessuto nero o con pannelli di compensato. Anche le più piccole fessure vanno mascherate con del nastro adesivo nero. L’unica fonte d’illuminazione deve essere rappresentata da speciali lampade a muro, dotate di filtri di sicurezza adatti a glossario preservare il materiale fotosensibile. Occorrono alcune → bacinelle per gli acidi, una → sviluppatrice (o tank) per la pellicola, pinze in acciaio inossidabile — o più economiche mollette da bucato — con cui mettere ad asciugare i rullini srotolati, misurini ed un orologio temporizzatore. I piani di appoggio vanno protetti con fogli di plastica, poiché le soluzioni possono rovinarli o macchiarli. Le apparecchiature elettriche (→ un ingranditore, una essiccatrice per le carte o un piccolo armadio essiccatore per le pellicole ed un’eventuale smaltatrice) devono far capo ad un impianto di alimentazione, da tenere a debita distanza dall’acqua. Camera solare → Ingranditore messo a punto nel 1857, in seguito perfezionato da Auguste Bertsch per stampare i negativi da 5,7 x 5,7 cm ottenuti con l’apparecchio fotografico automatico, che, costruito da questi nel 1860, rappresenta il prototipo delle moderne microcamere. «Camera Work» Rivista specializzata nata per presentare al pubblico i lavori di → Photo-Secession, pubblicata a New York da Alfred Stieglitz — nella triplice funzione di editore, direttore e redattore — dal gennaio del 1903 al 1917. Stieglitz adotta come principio supremo la bellezza delle immagini, della stampa e della rivista stessa, promettendo agli abbonati la pubblicazione più sontuosa mai apparsa in campo fotografico. C.W. s’impone immediatamente grazie ad una copertina semplice e lineare, priva di immagini, all’eccellente qualità delle illustrazioni — riprodotte per procedimento di → calcografia — alla carta finissima, agli eleganti caratteri tipografici, agli interventi di importanti scrittori (tra cui Gertrude Stein, George Bernard Shaw, Oscar Wilde) anche su temi non direttamente connessi alla fotografia: tutti accorgimenti che rendono i cinquanta numeri della rivista particolarmente ambiti dai collezionisti d’arte moderna. Il prezzo dell’abbonamento è proporzionato alle ambizioni: otto dollari per soli quattro numeri. Nel 1911 la rivista sposta l’attenzione dalla fotografia alla pittura: il numero di aprile/luglio è dedicato esclusivamente alle opere di Auguste Rodin, artista europeo sconosciuto in America. In seguito alla demolizione, nel 1917, dell’edificio al → 291 sulla Fifth Avenue, Stieglitz è costretto a interrompere anche la pubblicazione di C.W., sempre più contestata dagli abbonati; i quali non condividono né l’interesse per la pittura contemporanea, né i repentini cambiamenti di opinione di Stieglitz. Nel 1917, infatti, i 1.000 sostenitori dei primi anni sono ridotti a 37. Campo Spazio inquadrato dalla → macchina fotografica, quindi impressionato su → fotogramma, la cui ampiezza e profondità dipendono dalla distanza interposta tra l’apparecchio e la quantità di → ambiente inquadrato, oltre che dal tipo di → obiettivo impiegato. Candid Shot Espressione inglese, di accezione comune, utilizzata per indicare una → fotografia scattata di sorpresa, all’insaputa del soggetto della → ripresa. Caricatore Involucro metallico contenente la → pellicola, avvolta intorno ad un rocchetto di plastica, da inserire all’interno della → macchina fotografica. Al contrario della cartuccia → è riutilizzabile, poiché non deve essere rotto per estrarne la pellicola impressionata da sottoporre a trattamento di → sviluppo. Caricatore per dia (o magazzino) Contenitore — lineare o circolare — che, mosso dal dispositivo di avanzamento del → proiettore dia, porta il → telaietto conte319 strumenti nente la diapositiva in posizione di inserimento e lo riceve dopo la proiezione. Carta ad annerimento diretto → Carta fotosensibile, adoperata dai fotografi ritrattisti per realizzare prove preliminari di → stampa: non è necessario, infatti, procedere allo → sviluppo chimico dell’immagine, prodotta direttamente dalla luce. Presenta, però, degli inconvenienti: è di bassa → rapidità, per cui può essere usata soltanto per stampare a contatto; durante il → fissaggio, inoltre, l’immagine assume un colore sgradevole, che può essere eliminato effettuando un → viraggio al cloruro d’oro. Carta albuminata → Stampa all’albumina. Carta al ferro-prussiato → Cianotipo. con la → smaltatrice). Il supporto cartaceo maggiormente impiegato a livello tanto industriale quanto amatoriale è la c. politenata, in ambito commerciale classificata con la sigla RC (cioè Resin Coated, trattata con strati di resine plastiche): racchiusa tra due sottilissimi fogli di plastica assolutamente impermeabili e indeformabili, richiede tempi di lavaggio e di essiccamento assai brevi; non presenta problemi di accartocciamento e non va trattata, quindi, con la smaltatrice. Le c. politenate, pur avendo una resa lievemente inferiore a quelle baritate — ancora preferite nei procedimenti di stampa delle fotografie da concorso — rispondono alle necessità pratiche della stragrande maggioranza di fotoamatori e professionisti. Carta politenata → Carta fotosensibile. Carta salata Carta all’albume → Calotipo. → Stampa all’albumina. Carte Carta al platino Termine francese, di accezione comune, utilizzata come abbreviazione per → carte-devisite. → Stampa al platino. Carta al sale → Calotipo. Carte-de-visite Carta baritata → Carta fotosensibile. Carta fotosensibile Supporto cartaceo per → stampe e ingrandimenti, su un lato del quale è stesa → l’emulsione. Il supporto cartaceo tradizionale è la c. baritata (trattata, cioè, al bario): dato che tende ad assorbire eccessivamente le soluzioni impiegate durante il trattamento, necessita di un → lavaggio finale lungo e accurato affinché alcuni prodotti chimici (come l’iposolfito di sodio, usato in fase di → fissaggio) non determinino l’ingiallimento e la distruzione dell’immagine d’argento o dei coloranti; il suo → essiccamento imperfetto, inoltre, può causare stampe accartocciate oppure opache (da trattare, quindi, 320 Espressione francese, di accezione comune, utilizzata per indicare il → formato — detto, in italiano, visita — messo a punto dal ritrattista parigino Adolphe Disdéri. Questi, nel novembre del 1854, brevetta un apparecchio fotografico munito di quattro → obiettivi e di una → lastra scorrevole delle dimensioni di 16 x 12 cm. Su ogni metà della lastra è possibile realizzare quattro → scatti; per cui, ottimizzando i costi, è possibile produrre otto immagini su ogni lastra. Tale invenzione passa inosservata fino al 1859, allorchè Napoleone III — in partenza per l’Italia, alla testa del proprio esercito — si ferma nell’atelier di Disdéri, in Boulevard des Italiennes, per farsi ritrarre con il nuovo sistema. Migliaia di soldati imitano l’impe- glossario ratore e la moda dei miniritratti multipli si propaga fulmineamente in Francia e in Gran Bretagna, quindi negli Stati Uniti. La richiesta di piccole immagini cresce a dismisura: tutti i fotografi adottano l’apparecchio per scattare fotografie delle dimensioni di circa 5,5 x 8,5 cm e la concorrenza tra i vari studi abbatte ulteriormente il costo, già conveniente, del nuovo formato. Questo prende il nome di carte-de-visite poiché, nel giro di pochi mesi, tra gli ospiti che si recano in visita presso amici o parenti, si diffonde la consuetudine di farsi annunciare presentando, invece del tradizionale biglietto da visita, il proprio micro-ritratto incollato su un apposito cartoncino da circa 10 x 6 cm. Anche se la prima iniziativa del genere viene comunemente attribuita ad un fotografo di Marsiglia, che, già nel 1851, correda il proprio biglietto da visita col relativo ritratto. Le dimensioni dei singoli miniritratti diminuiscono ulteriormente quando, di lì a poco, i fotografi trovano il modo per impressionare addirittura dodici immagini su un’unica lastra. Alcuni modelli di apparecchi fotografici vengono dotati di obiettivi con diverse lunghezze → focali, così da poter riprendere immagini di dimensioni diverse. Il modello perfezionato dell’apparecchio offre, inoltre, al cliente ben sei ritratti al prezzo di uno: il fotografo può, infatti, mascherare determinate parti della lastra per esporre un elemento alla volta e ritrarre, ad esempio, il medesimo soggetto in una serie di → pose diverse. Cartoline postali illustrate Cartoncini tradizionalmente decorati dagli artisti con immagini di fantasia, destinati a correre da un capo all’altro del mondo nelle corrispondenze private o negli scambi tra appassionati collezionisti, tra i primi e più efficaci veicoli per la diffusione di massa della → fotografia. La maggior parte dei soggetti delle c.i. con immagini fotografi- che, vengono realizzati in → sala di posa: si tratta, per lo più, di ritratti, mentre le immagini di taglio «giornalistico» sono in numero decisamente minore. La loro nascita è stata fissata al 1857, quando il duca il Parma incolla il proprio ritratto sui biglietti da visita. Ben presto i fotografi iniziano a produrre intere serie di biglietti simili, corredati da ritratti di personaggi noti (attori, politici, sportivi e così via), tanto in Europa quanto negli Stati Uniti. Cartuccia Involucro in plastica contenente la → pellicola, da inserire all’interno della → macchina fotografica. Al contrario del → caricatore non è riutilizzabile, poiché deve essere rotta per estrarne la pellicola impressionata da sottoporre a trattamento di → sviluppo. Cavalletto (o treppiede) Supporto fisso, a forma di tripode, dotato di una → testata mobile sulla quale viene fissata la → macchina fotografica. CCD Sigla di → Charge Coupled Device. CD Sigla di → Compact Disc. Cellula fotoelettrica Componente che eroga una corrente elettrica proporzionale alla quantità di luce che lo investe. Celluloide Materia plastica scoperta per caso durante le ricerche di un’alternativa all’avorio per la costruzione delle palle da biliardo, messa a punto da John W. Hyatt nel 1869. Nel 1887 Hannibal Williston Goodwin mette a punto una → pellicola fotografica, flessibile e trasparente, in nitrato di celluloide. Nel 1889 George, Eastman commercializza negli Stati Uniti la Eastman Kodak: una pellicola fotografica in nitrocellulosa, trasparente e sensibile, avvolgibile in rollo, adatta alla ripre321 strumenti sa rapidissima di istantanee, detta → film. Nel 1891 Thomas Alva Edison e William Kennedy Laurie Dickson, che lavorano alla messa a punto del → cinetografo e del → cinetoscopio, ne ordinano alcuni nastri larghi 35 mm e li perforano ai bordi. Centri di sviluppo fotografico Punti di aggregazione di alcuni atomi durante → l’esposizione, prodotta dall’azione della luce sugli → alogenuri d’argento, dai quali ha poi inizio la riduzione ad argento metallico per opera del → rivelatore contenuto nel bagno di → sviluppo. Centro ottico Punto d’incontro dei raggi che passano attraverso → l’obiettivo. Di norma si trova all’interno, ma può anche trovarsi all’esterno dell’obiettivo. Charge Coupled Device (CCD) Dischetto magnetico che costituisce il → supporto alle immagini nella → fotografia digitale. Chassis Dal francese châssis, letteralmente telaio. Contenitore a tenuta stagna di luce per → la lastra da impressionare: costituisce un elemento mobile delle prime → macchine fotografiche, così che gli c. contenenti la lastra impressionata possano essere progressivamente rimpiazzati dagli c. contenenti la lastra vergine. Chrome Suffisso che contraddistingue le → pellicole invertibili a colori (Agfachrome, Kodachrome, Ektachrome ecc.). Cianotipia Procedimento di → stampa a contatto, messo a punto da John Herschel nel 1842 — ancora in uso per riprodurre disegni di architettura — basato sulla riduzione, per 322 mezzo della luce, di composti ferrici in sali ferrosi. Questi ultimi, per reazione con il ferrocianuro di potassio, forniscono un’immagine di colore blu. Una volta lavate, le stampe possono essere sviluppate in un bagno ossidante (soluzione di perossido di idrogeno), producendo così del ferrocianuro ferrico più scuro (blu di Prussia). Cianotipo (o carta al ferroprussiato) → Immagine fotografica ottenuta mediante la → cianotipia. Cibachrome Sia il procedimento, messo a punto nel 1963, sia la relativa → carta fotosensibile per ottenere → stampe a colori direttamente da → diapositive. Assicura colori saturi, brillanti e assai stabili nel tempo. Cinema Abbreviazione di → cinematografo, utilizzata, in senso lato, per indicare tanto il mezzo cinematografico quanto l’industria nata a seguito della sua invenzione e, in senso stretto, come sinonimo di sala cinematografica. Cinematografo Apparecchio dotato della triplice funzione di ripresa, sviluppo e proiezione di immagini in movimento. Brevettato il 13 febbraio 1895 dai fratelli Auguste e Louis Lumière, si basa sulla scomposizione del movimento in fotografie fisse che, riprese successivamente e proiettate su uno schermo ad una determinata velocità, creano l’illusione del movimento. Ispirato alla → lanterna magica nel formato e nelle caratteristiche, funziona a 16 immagini al secondo e utilizza la stessa pellicola del → cinetoscopio di Thomas Alva Edison: un nastro perforato di → celluloide della larghezza di 35 mm. Presentato in prima assoluta il 22 marzo 1895 a Parigi, con la proiezione del film L’uscita degli operai dalle Officine Lumière a Lione glossario (La sortie des ouvriers de l’Usine Lumière à Lyon). La prima proiezione pubblica a pagamento si tiene il 28 dicembre 1895 al Salon Indien, saletta sotterranea del Gran Café al numero 14 del Boulevard des Capucines a Parigi. Cineromanzo → Fotoromanzo. Cinetògrafo Apparecchio per la registrazione su un nastro perforato di celluloide della larghezza di 35 mm di immagini in movimento, visibili attraverso il → cinetoscopio, messo a punto negli Stati Uniti da Thomas Alva Edison e William Kennedy Laurie Dickson nel 1891. Cliché-verre → Stampa ottenuta non da un → negativo fotografico, bensì da un’immagine dipinta o disegnata su un → supporto trasparente o traslucido. Si tratta, sostanzialmente, del procedimento tecnico creato da Nicéphore Niépce prima di quello fotografico e adottato, ancora più anticamente, nella sua forma elementare, dai pittori per duplicare in più copie la medesima opera. Tramite interventi sulla lastra (come la disposizione di macchie di colore), gli autori contemporanei ne hanno fatto una tecnica tipicamente fotografica. Cloruro d’argento → Alogenuri. Cinetoscòpio Coda Apparecchio per la visione individuale dei film registrati con il → cinetografo, messo a punto negli Stati Uniti da Thomas Alva Edison e William Kennedy Laurie Dickson nel 1891. Ispirato al → peep-show nel formato e nelle caratteristiche, funziona a 48 immagini al secondo. Pagando un nickel lo spettatore può girare una manovella e guardare dentro una cassa in legno, alta un metro e mezzo, con in cima un oculare. Attraverso il quale vede su un piccolo schermo una scenetta animata, la cui durata non supera i 15 secondi, registrata su una pellicola chiusa ad anello. L’estremità della pellicola da 35 mm che sporge dal → caricatore e che s’inserisce nel rocchetto di avvolgimento, recante fori o numeri perforati d’identificazione. Circuito elettronico esposimetrico Componente della → macchina fotografica. Collage Termine francese, di accezione comune, utilizzato per indicare una semplice ma efficace tecnica di → fotomontaggio. Consiste nell’incollare alcune parti ritagliate da → fotografie diverse allo scopo di ricavarne una nuova immagine, eventualmente da rifotografare. Collodio Sostanza collante e viscosa, ricavata dal → fulmicotone, impiegata come → emulsione sensibilizzante nel procedimento al → c. umido. Cliché Collodio umido (procedimento al) Termine francese, di accezione comune, utilizzato per indicare una → lastra in zinco, rame o materiale plastico, incisa con procedimenti fotochimici per la riproduzione tipografica di disegni e di fotografie. In senso figurativo indica, invece, un modello convenzionale di riferimento. Primo procedimento fotografico pratico su lastre di vetro descritto da Frederick Scott Archer nel marzo del 1851 sulla rivista «The Chemist» e quasi unanimemente accettato dopo il 1854, quando — anche se con tempi di esposizione più lunghi — può essere utilizzato anche a secco, a scapito dei dagher323 strumenti rotipi. Comporta, inoltre, la messa a punto di altri procedimenti per → positivo diretto: l’ambrotipia; la ferrotipia; l’atrografia, su carta nera. Color Suffisso che contraddistingue le → pellicole negative a colori (Kodacolor, Fujicolor ecc). Colorazione Procedimento tecnico attraverso il quale le immagini fotografiche risultano essere a colori. Il più antico è quello manuale, ottenuto colorando ogni immagine elemento per elemento. Operazione faticosa e molto costosa, che dà una c. innaturale. I procedimenti meccanici successivi si dividono in procedimenti additivi, in cui si parte da alcune luci di colore diverso e, mescolandole una all’altra, si ottiene una luce di altro colore; e procedimenti sottrattivi, in cui si parte dalla luce bianca, che è il prodotto della mescolanza di tutti i colori dello spettro, e, sopprimendone alcuni, si ottiene il colore desiderato. In genere, nella mescolanza additiva vengono utilizzati come colori fondamentali — o primari — la luce rossa, verde e azzurra. Le quali, mescolate in varie proporzioni, producono praticamente tutte le tonalità cromatiche; mentre la somma dei tre colori primari produce il bianco. Nel procedimento sottrattivo i colori primari sono pigmenti — o coloranti — che assorbono rispettivamente le lunghezze d’onda rosse, verdi e blu; sottraendole, così, alla luce bianca. Tali pigmenti sono il ciano (azzurro-verde), il magenta (rosa-viola) e il giallo: si tratta dei colori complementari ai tre primari del sistema additivo. Propriamente combinati tra loro i tre colori primari sottrattivi assorbono tutti i colori della luce, producendo il nero; mescolati in varie proporzioni producono, invece, quasi tutti i colori dello spettro. Il procedimento sottrattivo si è rivelato d’impiego più pratico rispetto a quello 324 additivo — adoperato nei primi sistemi di fotografia a colori — e su di esso si basano le pellicole moderne. I due procedimenti conducono ad effetti analoghi, in quanto l’occhio non ne percepisce la differenza. Colori caldi Si dicono caldi — per la sensazione di calore che conferiscono alle immagini — il giallo, il rosso e i loro composti. Colori complementari Si dicono complementari due colori che, addizionati, danno luce bianca. I c.c. dei tre colori primari (rosso, verde e blu) sono, rispettivamente: ciano, magenta e giallo. Colori freddi Si dicono freddi — per la sensazione di freddezza che conferiscono alle immagini — il blu, il verde e i loro composti. Coma → Aberrazione caratteristica di obiettivi assai luminosi, cui si può ovviare chiudendo il → diaframma, che provoca la riproduzione in forma allungata dei punti posti ai bordi dell’immagine. Compact Disc (CD) Disco del formato standard da 12 cm di diametro per 1, 2 mm di spessore, in materiale plastico (per lo più policarbonato) rivestito con un sottile strato di alluminio riflettente e con uno strato esterno di vernice protettiva, sul quale vengono registrati suoni e/o immagini codificati in forma numerica (→ digitale) attraverso una successione di microcavità riproducenti quelle praticate con tecniche → laser su una matrice in cui è stata trasferita la registrazione digitale originale. Compatta → Macchina fotografica dalle dimensioni ridotte, priva di obiettivo intercambiabile e di un sistema di accessori. Le prime c. vengono concepite alla fine degli anni Settanta per l’uso occasionale della grande utenza, che mostra di apprezzare maggio- glossario re semplicità rispetto alle più impegnative → reflex. Per questo tipo di utenti l’industria potenzia la produzione e la diffusione delle c. a esposizione automatica, non reflex, di formato 24 x 36 mm, obiettivi di focale ridotta (ossia lievemente grandangolari, attorno ai 30 mm per facilitare l’inquadratura e ridurre gli errori di messa a → fuoco). Grazie a soluzioni tecniche del genere, l’utente occasionale riacquista simpatia per la pratica fotografica. Le compatte, di conseguenza, crescono in prestazioni, dotandosi via via di migliori → fotocellule esposimetriche, di obiettivi zoom, di motore per l’avanzamento e il riavvolgimento della pellicola e di autofocus. Conchiglia Accessorio a forma di conchiglia, quasi sempre in gomma morbida, applicato al → mirino delle → reflex. Contafotogrammi (o contatore) Dispositivo elettromeccanico che, collegato ad un → motore o ad un → winder, ne arresta automaticamente il funzionamento dopo che è stato impressionato il numero prefissato di → fotogrammi. Contapose Dispositivo meccanico che tiene il conto del numero dei → fotogrammi esposti. Contatore → Contafotogrammi. Contatto caldo → Slitta. Contrasto Sia la misura della variazione di → luminosità nelle varie zone di una fotografia, sia la variazione stessa di luminosità. Il c. può essere definito, in fase di → ripresa, attraverso → l’esposizione o l’impiego di → filtri; in fase di → stampa, invece, tramite l’uso di → carte dalla differente fotosensibilità. Controluce Tipo di → illuminazione, ottenuta retroilluminando completamente il soggetto della ripresa. Copia Singolo esemplare della → stampa di una → fotografia. Copulanti Prodotti chimici complessi, normalmente privi di colore, incorporati nei tre strati delle → pellicole a colori negative e invertibili (tranne la Kodachrome) e delle → carte a colori, attivati durante lo → sviluppo cromogeno. Copyright Diritto d’autore relativo alle immagini fotografiche. Nella maggior parte dei Paesi il c. di una fotografia rimane al fotografo che l’ha realizzata, salvo diversi accordi contrattuali. Corpo macchina → Macchina fotografica. Corredo L’insieme degli accessori (→ obiettivi, filtri, motori, treppiedi ecc.) che completano una → macchina fotografica. Cronofotògrafo a lastra fissa Apparecchio da ripresa messo a punto da Étienne-Jules Marey nel 1882, perfezionando il proprio → revolver fotografico, per registrare le immagini di un soggetto in movimento su un’unica lastra fotografica. Cronofotògrafo a pellicola Apparecchio da ripresa messo a punto nel 1887 da Étienne-Jules Marey, trasformando il → revolver fotografico, rimpiazzando la lastra circolare con una lunga striscia di carta fotografica che si srotola davanti all’obiettivo. Marey vi realizza uno schema grafico della composizione del movimento nel corpo umano. Ma lo scorrimento all’in- 325 strumenti terno dell’apparecchio della striscia di carta fotografica, che non è perforata, manca di regolarità. Cuboflash Tipo di → flash composto da un gruppo di quattro → lampade lampo montate sulle facce laterali di un cubo provvisto di uno zoccolo per l’innesto su → macchine fotografiche economiche, appositamente predisposte, che lo fanno ruotare di 90° ad ogni → scatto. Al contrario del → Magicube, per l’accensione richiede un circuito di eccitazione alimentato a pila. Curvatura di campo → Aberrazione che si verifica quando l’immagine non va a → fuoco su un piano, ma su una superficie curva. Cyberframe Termine inglese, di accezione comune, utilizzato per indicare la cornice o — data la quantità di immagini che può visualizzare — l’album digitale, ovvero il formato più avanzato delle foto digitali, che fa piazza pulita di portaritratti, cornici e album tradizionali, messa a punto dall’industria tra il 1999 e il 2000. La prima c. viene lanciata dalla Sony nel 1999: Phd-A55, composta da un piccolo schermo da 5,5 pollici molto luminoso e con una buona risoluzione, che, oltre alle foto digitali, permette di visualizzare brevi filmati, funziona con la → memory stick. D ada → Dadaismo. Dadaismo (o Dada) Dottrina filosofica più che movimento artistico, nato ufficialmente il 5 febbraio 1916 a Zurigo. Già il nome (ricavato da dada: espressione, comune al vocabolario francese e a quello russo, articolata dai bambini non ancora in grado di parlare per intendere i giocattoli) si richiama alla «primitività» dell’essere umano e manifesta la ferma vo326 lontà degli artisti che vi aderiscono a voler iniziare da zero per esprimere — attraverso un’arte tutta nuova ed opere che spaziano dalla poesia al teatro, dalla pittura alla fotografia — la ribellione contro l’assurdità della guerra. Le opere dada hanno un’impronta rivoluzionaria nelle forme e antimilitarista nei contenuti, che scaturisce dall’orrore per il massacro irrazionale e sistematico della moderna macchina bellica. Dagherrotipia Procedimento messo a punto da Louis-Jacques Mandé Daguerre nel 1835, annunciata ufficialmente il 27 settembre 1835 sul «Journal des Artistes». Prevede l’impiego di una → lastra di rame ricoperta da uno strato di ioduro d’argento, accuratamente levigata e sensibilizzata, dentro un’apposita cassetta, ai vapori di iodio; dopo → l’esposizione nella camera oscura, la lastra viene sviluppata con i vapori emessi dal mercurio riscaldato alla fiamma di una lampada a spirito. Daguerre mette a punto in questo modo il procedimento fotografico «diretto», cioè senza l’impiego del negativo: l’immagine finale si materializza, infatti, direttamente sulla lastra. Di conseguenza tale procedimento non permette di ricavare una o più copie se non rifotografando il soggetto originale, oppure il → dagherrotipo ottenuto da una precedente esposizione. L’immagine viene, infatti, rivelata «positiva» sulla lastra: il dagherrotipo è un positivo diretto, che appare come l’immagine speculare del soggetto rappresentato, non riproducibile e, per la sua «unicità», presenta la caratteristica di esemplare: il dagherrotipo non è, quindi, una matrice. Dagherrotipo Immagine fotografica ottenuta mediante procedimento di → dagherrotipia. Daylight Termine inglese, di accezione comune, utilizzato per indicare sia una → pellicola a glossario colori, generalmente invertibile, bilanciata per luce diurna; sia una → lampada fluorescente che genera una luce abbastanza simile a quella diurna, ma non al punto di poter essere impiegata nella fotografia a colori. Decentrabile → Obiettivo speciale, che consente il → decentramento. Decentramento Movimento della piastra portaobiettivo o della piastra portapellicola, caratteristico delle macchine professionali a → banco ottico, che consente di correggere la prospettiva. Fa sì che → l’asse ottico dell’obiettivo, rimanendo sempre perpendicolare alla → pellicola, non cada al centro di quest’ultima. Definizione Finezza dei dettagli registrati su una → pellicola o su una → carta fotosensibile, misurata in linee per millimetro. In fase di → ripresa viene influenzata dalla qualità → dell’obiettivo e dalla stabilità della → macchina fotografica, in fase di → sviluppo dal → rivelatore. tire dal 1880. Acquistano presto ogni foggia immaginabile: spilla da cravatta, pacchetto di sigarette, borsetta, manico di bastone da passeggio, scatolina di lucido per scarpe, rivoltella. Quest’ultimo modello — pur non avendo l’aspetto più adatto per mettere il soggetto a proprio agio — diventa particolarmente popolare grazie all’impugnatura, molto comoda da puntare per lo → scatto: il «revolver fotografico» contiene dieci → lastre minuscole ed un obiettivo montato sulla canna; dopo aver premuto il grilletto per scattare una → foto, l’operatore ruota il tamburo per immagazzinare la lastra esposta in un compartimento inferiore e portarne in posizione un’altra. Facendo presa sull’entusiasmo suscitato dalla novità, le d. conquistano rapidamente alla fotografia migliaia di persone e contribuiscono a creare un nuovo genere: → l’istantanea dal vivo. Deutsche Industrie Normen → DIN. Dia Abbreviazione per → diapositiva. Densità Diaframma Grado di annerimento della → pellicola o della → carta dopo → l’esposizione e lo → sviluppo, misurata tramite il → densitometro. Detective Dispositivo ad apertura circolare variabile: determinando l’apertura → dell’obiettivo, regola la quantità di luce che raggiunge la → pellicola passando attraverso il sistema ottico della → macchina fotografica. Il d. aperto fornisce la minima → profondità di campo, ma consente riprese con una quantità minima di luce; il d. chiuso, al contrario, fornisce la massima profondità di campo, ma necessita di una quantità maggiore di luce. Termine inglese, di accezione comune, utilizzato per indicare → macchine fotografiche in miniatura, molte delle quali possono essere camuffate o nascoste tra i vestiti, passando del tutto inosservate, costruite da parecchi fabbricanti europei e americani a par- Immagine fotografica positiva — ricavata da → pellicola invertibile — impressa su pellicola o su → lastra trasparente, che può essere guardata in trasparenza o proiettata su uno schermo tramite → proiettore dia. Densitometro Strumento ottico impiegato per misurare la → densità di un’immagine fotografica. Dephot Agenzia fotografica tedesca, nata a Berlino nel 1928. Diapositiva 327 strumenti Diaproiettore morbidire la resa di un’immagine fotografica. → Proiettore dia. Diaproiezione (o proiezione di diapositive) La tecnica più spettacolare con cui mostrare immagini fotografiche al pubblico, anche per la somiglianza con la proiezione cinematografica. In entrambi i casi le immagini, dopo la selezione e il montaggio preliminare del materiale a disposizione, vengono proiettate su uno schermo. Una sequenza di → diapositive, però, è fortemente concentrata nel tempo: deve arrivare rapidamente al punto — senza beneficiare del movimento e dei dialoghi — per cui ogni immagine deve avere un significato preciso. E, come un film, deve avere una precisa continuità: un attacco che introduca il tema della proiezione, una parte centrale che lo sviluppi, un finale che lo concluda. Le d. hanno, in genere, carattere documentario. Sono prive, quindi, di una vera e propria trama. Nella loro organizzazione non si può, comunque, prescindere dal seguire una progressione logica: una sequenza dovrebbe iniziare con un’immagine generica, facilmente comprensibile, che presenti chiaramente il soggetto allo spettatore, creando, allo stesso tempo, l’atmosfera giusta. L’ordine cronologico si rivela valido in molte occasioni. Alla buona riuscita di una d. contribuiscono narrazione, musica ed effetti sonori, registrati su un unico supporto sonoro (generalmente un nastro magnetico) sincronizzato. Diazotipìa → Eliografia. Diffrazione Fenomeno ottico per cui i raggi di luce che passano vicino ai bordi di un corpo opaco, subiscono una deviazione. Diffusione Lieve dispersione della luce, effettuata in fase di → ripresa o di → stampa per am328 Diffusore Pannello riflettente, in vario materiale, capace di ammorbidire la luce troppo violenta emessa da una sorgente luminosa naturale o artificiale. Digitale Tipo di rappresentazione di un’informazione in maniera non continua, in genere attraverso elementi di codice binario. DIN (Deutsche Industrie Normen) Sistema tedesco in base al quale i costruttori di materiale fotografico tarano le → pellicole secondo la sensibilità alla luce, i cui valori vengono stampati sugli imballi originali e sui foglietti d’impiego che le accompagnano. Assieme → all’ASA, è lo standard più diffuso. Diorama Attrazione spettacolare particolarmente diffusa nell’Ottocento, inventata intorno al 1820 da Louis-Jacques Mandé Daguerre e derivata direttamente dal → Panorama, del quale può essere considerato una versione ridotta. Il D. è costituito da una tela di grandi dimensioni, i cui bordi rimangono invisibili allo spettatore; questi, immerso nella totale oscurità, arrivando dinanzi al grande dipinto dopo aver attraversato un corridoio buio, riceve l’impressione di affacciarsi ad una finestra aperta. Inaugurato nel 1822 in Rue Samson a Parigi, Le Diorama di Daguerre e Charles Bouton — prototipo dei numerosissimi locali fioriti nel corso dell’Ottocento nelle principali città d’Europa — allestisce spettacoli caratterizzati da sapienti e complicati effetti di luce, che riproducono per lo stupore dei numerosissimi avventori il passaggio dal giorno alla notte e viceversa; nel celebre La Messe de minuit à Saint-Ètienne-au-Mont, ad esempio, nel- glossario la chiesa, dapprima illuminata a giorno, la luce svanisce lentissimamente, si accendono le candele e, nella penombra, la scena sembra popolarsi di fedeli. Solitamente, due scene diverse sono dipinte sulla medesima tela: illuminandola ora anteriormente, ora posteriormente si ottengono le due vedute; rese ancora più suggestive dall’impiego di luci di rifrangenza, dalla composizione delle lampade a colori e dal graduale mutare dell’intensità luminosa. Quasi tutti i D., inoltre, offrono agli spettatori — analogamente all’attrazione di Daguerre e Bouton — la visione in sequenza di più scene allestite, una di seguito all’altra, tutt’intorno alla piattaforma che ospita il pubblico. Diottrìa Unità che esprime la potenza di una lente, corrispondente alla lunghezza → focale di quest’ultima, espressa in metri. Direttore della fotografia Componente del reparto luci di una produzione cinematografica. In fase di pre-produzione e di lavorazione del film è il più stretto collaboratore del regista nella scelta tecnica e stilistica dei colori, dell’illuminazione del set e dell’angolazione da dare alla macchina da presa. Nella ripresa in bianco e nero, in cui predominano tutte le sfumature del grigio, avrà cura di contrastare il più possibile i piani e le ombre per evitare che le immagini risultino appiattite sullo schermo. La ripresa a colori non presenta questi inconvenienti, ma, viceversa, il d. della f. eviterà contrasti o abbinamenti cromatici troppo azzardati. candola, bagnandola nel nitrato d’argento, essiccandola di nuovo al buio, immergendola in una soluzione di ioduro di potassio; quindi esponendola ancora umida nella camera oscura fino ad ottenere un’immagine visibile, poi lavata e fissata nel bromuro di potassio. Disegni fotogenici di Talbot Immagini fotografiche «generate dalla luce», senza l’impiego della → camera oscura, limitandosi ad appoggiare piccoli oggetti dai contorni frastagliati (una foglia, un fiore, una piuma o un merletto) sopra un foglio di carta sensibilizzato alla luce, secondo il procedimento messo a punto nel 1835 da William Henry Fox Talbot. Questi, invece di una → lastra, adopera un foglio di carta, dapprima immerso in una soluzione di sale da cucina e poi passato in una soluzione di nitrato d’argento: in tal modo sulla carta viene a formarsi una base di cloruro d’argento sensibile alla luce e, al tempo stesso, insolubile all’acqua. Sul foglio così trattato, Talbot appoggia gli oggetti trattenuti da una lastra di vetro ed espone il tutto alla luce del Sole: le parti del foglio rimaste scoperte, molto lentamente, diventano scure; mentre le parti coperte restano bianche. Alla fine → dell’esposizione Talbot procede al → fissaggio immergendo il foglio in una forte soluzione di sale, di bromuro o ioduro di potassio. Display Dispositivo visualizzatore che costituisce un accessorio elettronico comune a parecchie attrezzature fotografiche, dalle → fotocamere ai → proiettori dia. Disegni fotogenici di Bayard Distorsione Immagini fotografiche → negative, realizzate direttamente su → carta da Hippolyte Bayard subito dopo l’annuncio dell’invenzione della → dagherrotipia (7 gennaio 1839) immergendo la carta sensibilizzata in una soluzione di cloruro di ammonio, essic- → Aberrazione ottica per cui le linee dritte parallele e vicine ai bordi dell’immagine appaiono curve, particolarmente evidente nell’impiego di → obiettivi grandangolari. D. a botte (o a barilotto): se la curvatura è rivolta verso l’esterno. D. a cuscino (o a 329 strumenti cuscinetto): se la curvatura è rivolta verso l’interno. Dominante Tonalità di colore indesiderato, che si ritrova a coprire uniformemente una → stampa o una → diapositiva a colori. Le d. possono essere corrette in fase di stampa o evitate, in fase di → ripresa, mediante l’impiego di → filtri. grafia, poco a poco la galleria si apre a nuove forme espressive finora ignorate dalle manifestazioni artistiche ufficiali. Nel 1917, la galleria è costretta a chiudere, a causa della demolizione dell’edificio. Duplicating → Pellicola invertibile a bassissimo → contrasto, adatta alla → duplicazione di diapositive. Doppia esposizione Duplicato Sovrapposizione di due immagini sul medesimo → fotogramma. Può essere accidentale — anche se, con gli apparecchi di moderna concezione, risulta praticamente impossibile — o voluta, per creare effetti particolari (come → esposizioni multiple). Ogni singola riproduzione di una → fotografia, di una → stampa o di una → diapositiva. Dorso La parte posteriore di una → macchina fotografica. Dorso-data d. dotato di un orologio elettronico incorporato, che, sostituito a quello normale della macchina fotografica, imprime in un angolo del → fotogramma una serie di numeri riferiti a giorno, mese e anno dello → scatto, ora, minuti e secondi, o altri dati codificati. Dorso-info d. che, sostituito a quello normale della macchina fotografica, permette di ampliarne le funzioni. 291 Galleria aperta da Alfred Stieglitz nei locali attigui al proprio appartamento, all’ultimo piano del civico 291 sulla Fifth Avenue di New York, su suggerimento di Edward J. Steichen, tanto per perseguire la promozione delle arti e la formazione del gusto artistico del pubblico attraverso le mostre quanto per dotare gli aderenti a → Photo-Secession di una sede in cui possano riunirsi per discutere e per esporre i propri lavori. Le Little Galleries of the Photo-Secession, qualche tempo dopo ribattezzate con il numero civico dell’edificio, vengono aperte il 24 novembre 1905. Nata in funzione della foto- 330 Duplicazione Riproduzione di → copie identiche — stampe, ma soprattutto diapositive — ottenute fotografando la copia originale o, nel caso delle diapositive, per stampa a contatto su pellicola invertibile. E astman Dry Plate and Film Company Società per la fabbricazione di → stripping film costituita a Rochester nel 1884 da George W. Eastman, Henry Alva Strong e William H. Walker con trecentomila dollari di capitale. Eastman Dry Plate Company Ditta per la fabbricazione di → lastre secche alla gelatina-bromuro — la prima ad impiegare la macchina per spalmare le emulsioni inventata da Swann nel 1879 — fondata a Rochester nel 1881, con un investimento di duemila dollari, da George W. Eastman ed Henry Alva Strong. Eastman Kodak → Pellicola fotografica in nitrocellulosa, trasparente e sensibile, avvolgibile in rollo, adatta alla ripresa rapidissima di istantanee, commercializzata da George W. Eastman a partire dal 1889. glossario Eastman Kodak Company Eliotipia Società fondata a Rochester da George W. Eastman dopo la messa a punto della → Eastman Kodak, specializzatasi, sotto la sua direzione, anche nella fabbricazione di materiale sensibile per uso cinematografico. → Fototipia. Emolliente → Imbibente. Emulsione → Pellicola invertibile a colori, con i copulanti incorporati → nell’emulsione. Parte della → pellicola sensibile alla luce, costituita solitamente da una sospensione di sali d’argento in gelatina, che, mediante trattamenti fotochimici, registra in forma positiva o negativa l’immagine passata attraverso → l’obiettivo della macchina fotografica. Eliografia (o diazotipia) Episcopi Effetto Sabattier → Solarizzazione. Ektachrome Tecnica di riproduzione di un originale su supporto traslucido (disegno o mezzatinta) di carta speciale, per impressione, mediante esposizione alla luce artificiale e successivo sviluppo in presenza di vapori di ammoniaca. Le copie così ottenute sono monocrome, generalmente in blu, nero o seppia, a seconda del tipo di sostanza sensibile. Eliografia di Niépce Sia il procedimento messo a punto da Nicéphore Niépce nel 1822, sia l’immagine fotografica ottenuta mediante tale procedimento. Dopo aver sciolto il bitume in olio di lavanda — un solvente usato nella preparazione delle vernici — e averne steso uno strato su una lastra di peltro, Niépce vi sovrappone un disegno al tratto reso trasparente con un bagno oleoso; quindi espone la lastra e il disegno alla luce del Sole. Dopo un’esposizione di circa tre ore, il bitume diventa duro nei punti attraversati dai raggi — corrispondenti alle zone bianche — rimanendo, al contrario, molle sotto le zone scure dell’incisione. Tolto il disegno e lavata la lastra con olio di lavanda e trementina per asportare il bitume non indurito dalla luce, ripulisce fino alla base di peltro i punti della lastra corrispondenti ai tratti neri del disegno e li bagna con un acido che intacca il metallo: sul quale si produce la copia dell’originale. La lastra è pronta per essere inchiostrata e, quindi, stampata con un torchio tipografico. → Proiettori dia. Ermanox Prima → macchina fotografica da → reportage, dotata dei luminosissimi → obiettivi Ernostar, fabbricata nel 1925 dalla Ernemann di Dresda. Esplosione Effetto ottenuto variando, in fase di → esposizione, la → focale di un → obiettivo zoom. Esposìmetro Strumento, di norma incorporato nelle moderne → macchine fotografiche, basato sull’impiego di una fotoresistenza — dispositivo a semiconduttore fotosensibile, in cui la resistenza elettrica diminuisce con l’intensità della radiazione luminosa incidente — utilizzato per misurare l’illuminazione del soggetto da riprendere e stabilire la corretta → esposizione in funzione della → sensibilità della → pellicola adoperata. I valori da esso rilevati possono essere indicati da un microamperometro, da un display digitale o dall’accensione di una serie di diodi luminosi (LED). Molto spesso l’e. controlla direttamente l’esposizione in modo semiautomatico (il fotografo sceglie il tempo o il → diaframma e l’e. imposta il diaframma o il tempo per una corretta esposizione, in base alla sensibilità della pellicola) o totalmente automatico (l’e. imposta sia il tempo sia il diaframma, in base ad un pro331 strumenti gramma inserito nel circuito di controllo della macchina). L’e. manuale (di dimensioni maggiori e non incorporato alla macchina) viene tuttora impiegato per la misurazione della luce incidente o della luce emessa dai → flash, che, data la brevità del lampo, non può essere misurata altrimenti. Gli e. spot (incorporati o manuali) misurano la luminosità di piccole zone e si rivelano particolarmente utili nella ripresa di soggetti che presentano forti contrasti d’illuminazione. Viene adoperato anche per le riprese elettroniche su → nastro magnetico, oltre che per le riprese cinematografiche. Esposizione Procedimento consistente nel sottoporre una → emulsione fotosensibile all’effetto della luce. Essiccamento Fase del trattamento fotografico, consistente nell’asciugatura delle → carte e delle → pellicole. Essiccatrice Accessorio da → camera oscura per → l’essiccamento delle → stampe su carta politenata. mia alla Columbia University, il quale, nella didattica, ha sempre fatto largo uso di immagini fotografiche. Alla fine del 1935 Stryker inizia a reclutare un’équipe di fotografi allo scopo di avviare un «censimento visivo» delle condizioni materiali di vita delle popolazioni più colpite e, al tempo stesso, informare l’opinione pubblica nazionale attraverso un mezzo persuasivo adeguato. L’équipe della FSA — da cui Stryker esige una profonda conoscenza teorica delle situazioni fotografate — dal 1935 al 1943 produce centomila immagini a metà strada tra lirismo e documentazione, esercitando un’influenza determinante su tutta la fotografia contemporanea. Ferrotipia Procedimento fotografico al → collodio su → lastre di ferro smaltate in nero o in marrone scuro, brevettato nel 1856 dal chimico statunitense Hannibal L. Smith, popolarissimo negli Stati Uniti e nell’America del Sud — malgrado l’avvento della pellicola in rullo e della macchina a cassetta — fin verso gli anni Trenta del Novecento. Ferrotipo Età del collodio Immagine fotografica ottenuta mediante procedimento di → ferrotipia. Periodo storico compreso tra il 1851 e il 1880 circa, così detto per l’introduzione del → collodio nella tecnica fotografica. Solco elicoidale di una vite (filetto maschio) o di una madrevite (filetto femmina). Filettatura Exacta Film Primo apparecchio fotografico → reflex monobiettivo, commercializzato nel 1937, in cui l’immagine può essere messa a → fuoco attraverso lo stesso → obiettivo. Termine inglese di accezione comune, che nella traduzione letterale vale per → pellicola di celluloide, mentre in senso lato indica un prodotto cinematografico finito. Filmpack F arm Security Administration (FSA) Organizzazione istituita a Washington dal governo degli Stati Uniti, in seguito alla gravissima crisi finanziaria del 1929 — che colpisce soprattutto le classi rurali — sotto la direzione di Roy Stryker: docente di econo332 Confezione di un certo numero di → pellicole piane, inseribile per il caricamento nel → dorso dell’apparecchio → Polaroid. Filtri Vetri o → gelatine, neutri o colorati, posti davanti → all’obiettivo della macchina fotografica o alle → lampade, allo scopo di glossario ammorbidire l’intensità luminosa delle immagini. Si distinguono f. per aumentare il contrasto, f. di correzione cromatica, f. di conversione, f. speciali. Fish-eye (ovvero occhio di pesce) Espressione inglese, di accezione comune, utilizzata per indicare un tipo di → obiettivo super-grandangolare, che, impressionando sulla → pellicola immagini circolari, permette curiosi effetti di deformazione. Fissaggio (bagno di) Trattamento di → sviluppo che scioglie gli → alogenuri residui, successivamente eliminati da un lungo → lavaggio in acqua corrente, successivo al bagno di → arresto acido. Si esegue immergendo la → pellicola o la → carta in una soluzione di tiosolfato (detto anche iposolfito) di sodio o di tiosolfato di ammonio. Il problema del f. delle immagini — effettuato, in origine, con il cloruro di sodio (comune sale da cucina) — viene risolto da John Herschel nel 1839, quando individua nell’iposolfito di sodio il liquido ideale. Si tratta di una sostanza di cui ha studiato le caratteristiche già nel 1819, individuandone la capacità di sciogliere molto rapidamente dei sali d’argento e osservando, in particolare, come il muriato d’argento si dissolva nell’iposolfito di sodio «come zucchero nell’acqua». Herschel conclude, di conseguenza, che le sostanze fotosensibili reagiscono in maniera differenziata ad un trattamento, a seconda che siano state o meno trasformate dalla luce. Flash (o lampeggiatore elettronico) Termine inglese, di accezione comune, utilizzato per indicare il dispositivo elettronico impiegato per produrre un → lampo di luce artificiale che illumina il soggetto di una → ripresa fotografica. Ai primordi della fotografia, per sopperire alla scarsa → sensibilità delle → emulsioni, si utilizza la luce emessa dalla rapidissima combustione di polvere di magnesio. Pratica che, oltre ad essere oltremodo scomoda, genera un fastidiosissimo fumo. L’uso delle prime lampade a lampo inizia negli anni Trenta: una massa di fili di magnesio, contenuta in un’ampolla di vetro con ossigeno in pressione, viene accesa da una resistenza elettrica o da un innesco, controllati dall’otturatore della macchina fotografica. Negli anni Sessanta, grazie alla riduzione di ingombro e di costo, si diffonde l’uso dei lampeggiatori elettronici. Nei moderni f. il lampo viene generato, in un tubo vuoto contenente xeno (un gas nobile), dalla scarica dell’energia accumulata da un condensatore caricato da un circuito elettronico alimentato da batterie a secco o, più raramente, dalla rete domestica. Il tubo contenente gli elettrodi tra i quali avviene la scarica è, solitamente, dritto e corto. Ma può essere lungo e a forma di anello nei f. anulari — impiegati nella realizzazione di macrofoto e in campo medico — qualora l’obiettivo vada posto in posizione ravvicinata rispetto al soggetto della ripresa. In molti f. la durata del lampo — quindi la quantità di luce emessa — è variabile e viene regolata da un sensore, posto sullo stesso f. o sulla macchina fotografica, il quale determina che la pellicola riceva una quantità di luce sufficiente ad una corretta esposizione. Oggi è tecnicamente possibile incorporare un piccolo f. anche nelle macchine fotografiche più economiche. Il f. dedicato è incorporato alle fotocamere automatiche. In genere un f.d., inserito nell’apposita → slitta portaccessori, informa la fotocamera della propria disponibilità a funzionare così la fotocamera sceglie: un conveniente tempo di scatto, che può essere modificato dall’operatore nei limiti imposti dall’otturatore. Il → diaframma viene regolato dall’automatismo o dall’operatore, a seconda del tipo di fotocamera. Nel secondo caso il f.d. si adegua, regolando di conseguenza la durata del lam333 strumenti po per una corretta esposizione: quanto minore è il minimo tempo possibile di scatto, tanto maggiori saranno le possibilità del fotografo di bilanciare la luce dell’ambiente rispetto alla luce del f. Alcuni f. d. di nuova generazione sono dotati di una torcia zoom, accoppiata allo zoom dell’obiettivo, che può essere disinserita a discrezione del fotografo. Flessibile (scatto) Comando a distanza del pulsante di → scatto della macchina fotografica, che evita di trasmettere scosse o vibrazioni all’apparecchio posto su → cavalletto o su altro supporto. Può essere meccanico, in filo e guaina e lungo fino ad un metro; o pneumatico, lungo anche qualche metro. Flip-flash Tipo di → flash, composto da un gruppo da sei ad otto → lampade lampo montate su un unico supporto, inseribile su → macchine fotografiche economiche e a sviluppo istantaneo, la cui accensione in sequenza viene determinata da un particolare circuito. Flou (ovvero sfocatura) Termine francese, di accezione comune, utilizzato per indicare la perdita di → definizione dell’immagine ripresa. È imputabile ad una precisa esigenza espressiva, oppure ad un involontario errore nella messa a → fuoco. Focale (lunghezza) Capacità → dell’obiettivo, misurata in millimetri, di catturare la porzione di spazio da far rientrare nel → fotogramma. Focale (piano) Piano immaginario sul quale un → obiettivo a → fuoco proietterebbe un’immagine nitida. Coincide con la posizione in cui viene a trovarsi la → pellicola. Focheggiare Fogli di sfondo → Fondali dipinti, adoperati dai → protofotografi per eseguire ritratti in → sala di posa. Folding (ovvero pieghevole) Termine inglese, di accezione comune, utilizzato per indicare le → macchine fotografiche che si prestano ad essere ripiegate per un minore ingombro. Fondali Rotoli di cartoncino colorato, in varie dimensioni, impiegati per → riprese in → sala di posa su sfondi uniformi e regolari. Fonògrafo ottico Principio per fissare le immagini fotografiche concepito da Thomas Alva Edison nel 1888, in seguito ad una visita di Eadweard James Muybridge nei suoi laboratori di West Orange nel New Jersey. Formato Dimensioni — espresse con la misura dei due lati — di → un fotogramma, una fotografia o una carta fotosensibile. Formato visita Espressione italiana per → carte-de-visite. Foto Abbreviazione comunemente usata per → fotografia, nell’accezione di immagine fotografica. Fotoamatore Chiunque pratichi la tecnica fotografica, ma non da professionista. Fotocalco → Stampa ottenuta su apposita carta gelatinata, recante → un’emulsione fotosensibile, utilizzabile, dopo → l’esposizione alla luce e il trattamento fotografico, come matrice a ricalco di un disegno industriale. Fotocalcografia Tecnica di stampa analoga alla → fotoincisione, consistente nella produzione di ma- Il mettere a → fuoco. 334 glossario trici per la stampa incavografica: calcografia, con lastre di rame; e rotocalcografia (o rotocalco), con matrici cilindriche di rame. Nella f. il procedimento di formazione della matrice differisce da quello della fotoincisione in quanto la parte stampante non è quella in rilievo bensì quella incavata, che risulta costituita da una serie di piccolissimi alveoli in cui si raccoglie l’inchiostro che verrà trasferito sulla carta in fase di stampa. Fotocamera → Macchina fotografica. Fotocartografo Sia il tecnico specializzato nel ricavare piante e carte topografiche da fotografie terrestri o aeree, sia l’apparecchio ottico impiegato in → fotogrammetria. Fotoceramica Sistema di riproduzione di immagini fotografiche su ceramica, realizzato usando come → emulsione bicromato di ammonio, gomma arabica e zucchero. Si ottiene, con procedimenti diversi, sia da un → negativo sia una → diapositiva: l’immagine, riportata su una → pellicola di collodio, viene applicata sulla ceramica e, dopo essere stata essiccata, viene opportunamente trattata con fondenti e passata al forno di cottura. Fotoclub Termine inglese, di accezione comune, utilizzato per indicare un’organizzazione o un’associazione fotografica. tre strati sensibili ai → colori primari (blu, verde e rosso su pellicole positive o invertibili; i loro complementari sulle pellicole negative) e sulla legge di composizione del colore; sia la → fotografia a colori, su → carta o su → diapositiva. Fotocompositrice Macchina per la → fotocomposizione di caratteri tipografici. Le prime apparecchiature che consentono di ottenere un film fotografico del testo, piuttosto di una composizione in piombo, derivano dalle macchine tradizionali linotype e monotype. Nella f., alle matrici incise vengono sostituite matrici fotografiche che riproducono in negativo il carattere o il segno grafico. Il loro apparato meccanico è pressoché uguale a quello delle macchine tradizionali: invece del gruppo di fonderia vi è una speciale → fotocamera, contenente un → film: il prodotto di tali macchine è, di conseguenza, una pellicola, che, sviluppata, presenta il testo tipografico, fotografato in colonna, nella giustezza voluta, in bianco e nero. I modelli successivi, grazie ad un’impostazione del tutto diversa — basata principalmente sul sistema di perforazione separata dall’unità fotografica — alla possibilità di sostituire l’obiettivo e all’aiuto di elaboratori elettronici, consentono la produzione di testi in vari corpi. Fotocomposizione → Fototipia. Sistema che consente di ottenere direttamente su → carta o su → pellicola, in → negativo o in → positivo, mediante → fotocompositrice, la composizione di un testo pronta per essere trasportata su una lastra offset o su un cilindro rotocalco, senza dover fotografare una copia di stampa ottenuta da una pagina composta tradizionalmente in piombo. Fotocolor Fotocopia Sia il procedimento fotografico a colori, basato sulla presenza → nell’emulsione di Sia la riproduzione — in bianco e nero o a colori — di un originale su carta mediante Fotocollografia Ogni processo di riproduzione fotomeccanica mediante colloidi stesi su vetro, metallo o pietra; comprendente la → fotolitografia e la → fototipia. Fotocollotipia 335 strumenti → fotocopiatura, sia la copia prodotta mediante tale procedimento. Fotocopiare L’insieme delle operazioni tecniche necessarie al riprodurre in → fotocopia. Fotocopiatrice Apparecchio per → fotocopiatura. Fotocopiatura rispondenti inquadrature del film, poiché, oltre agli attori, comprendono le costruzioni sceniche, le apparecchiature tecniche e le maestranze al lavoro sul set. Fotodinamica futurista (o fotodinamismo futurista) Tecnica che prevede la rappresentazione dinamica di un corpo in movimento, senza fermarlo e frantumarlo in fasi successive, nell’ambito delle ricerche condotte dai → Futuristi. Procedimento fotografico per la riproduzione — in bianco e nero o a colori — di originali su carta. Effettuato un tempo tramite l’impiego di carte termosensibili, con o senza l’intermediazione di materiali impressionabili chimicamente; attualmente basato sul procedimento detto f. a secco (o xerografia), in grado di produrre copie su carta comune, inventato da C.F. Carlson (19061968) e introdotto dalla Xerox nel 1950, basato sulle proprietà elettrostatiche del selenio, che si comporta da conduttore alla luce e da isolante al buio. Esponendo alla luce riflessa dall’originale un cilindro di selenio caricato positivamente, le cariche si dispongono secondo il disegno da riprodurre. Su di esso viene, quindi, dispersa una polvere (toner) caricata negativamente e fondente con il calore, che si fissa al foglio. Il metodo di esposizione si avvale di ottiche speciali in grado di eseguire ingrandimenti, riduzioni e varie elaborazioni dell’originale grazie alla scansione → digitale dell’immagine. Qualsiasi procedimento di riproduzione di un documento originale, che faccia uso di superfici o di sostanze sensibili alla luce. I sistemi più diffusi di f. sono: la → fotografia, la → termografia, → l’eliografia, i metodi elettrostatici (→ fotocopiatura) ed elettrolitici (→ microfilm). Fotocopista Fotofinish Persona addetta alla → fotocopiatura. Fotocronaca Resoconto giornalistico basato, prevalentemente, su fotografie. Fotocronista Autore di → fotocronache. Foto di lavorazione Fotografie realizzate sul set di un film dal → fotografo di scena; sono caratterizzate da → inquadrature più ampie rispetto alle cor336 Fotodinamismo futurista → Fotodinamica futurista. Foto di scena Fotografie realizzate sul set di un film dal → fotografo di scena; non sempre destinate a illustrare una specifica → inquadratura: talvolta, infatti, presentano uno o più attori in → pose prive di ogni riferimento rispetto all’azione, destinate a mettere in risalto la scenografia, il trucco o i costumi. Fotoduplicatore Apparecchio atto alla → fotoduplicazione. Fotoduplicazione Sequenza fotografica dell’arrivo di due o più concorrenti al traguardo, impressionata in un’unica immagine e con assoluta precisione da uno speciale apparecchio — dotato di un apposito → otturatore a fessura (allineata sul traguardo), dietro al quale scorre la → pellicola, trascinata da un motorino — azionato quando i concorrenti sono a poche metri dalla linea d’arrivo. La velocità di scorrimento della pellicola va preventivamente glossario regolata in relazione alla velocità dei soggetti, alla distanza di → ripresa e alla → focale usata. Sulla pellicola appaiono esclusivamente i soggetti in movimento, colti nell’istante in cui attraversano il traguardo. Il f. trova applicazione negli ippodromi, nei velodromi, per le corse ciclistiche in linea e — a titolo indicativo e consultivo — per le gare atletiche. Fotofinishing L’insieme dei trattamenti di → sviluppo e stampa eseguiti in laboratori specializzati, fino alla consegna delle → copie alla clientela. Fotoform Gruppo fotografico d’avanguardia fondato in Germania, nel 1949, da Otto Steinert — il quale abbandona la professione medica per tentare di superare, attraverso la fotografia, il trauma del nazismo e di recuperare l’esperienza del → Bauhaus — cui aderiscono Peter Keetman, Siegfried Lanterwasser, Wolfang Reisewiytz, Toni Schneiders e Ludwig Windstosser. Le loro immagini sono rappresentazioni di forme astratte: oggetti luminosi in movimento, bolle d’aria, frammenti plastici e così via, che suscitano l’entusiasmo del pubblico e della critica più aperta. Fotofucile Staffa speciale in tutto simile, nella parte posteriore, ad un fucile, che monta una → reflex ed un → teleobiettivo da 300-600 mm, la cui agevole impugnatura permette di tenere fermo il corpo macchina nella → ripresa di un soggetto in movimento. Fotogenìa La naturale predisposizione per cui un viso, grazie a tratti regolari ma particolarmente marcati, risulta nettamente impressionato sulla → pellicola. Fotogiornale Pubblicazione giornalistica basata, prevalentemente, su → fotografie. Fotogiornalismo → Genere che combina il giornalismo con la → fotografia. Fotoglittografia L’insieme dei procedimenti di riproduzione fotomeccanica in incavo e in rilievo, in uso fino alla fine dell’Ottocento. Fotografare L’insieme dello svolgimento di tutte le attività, tecniche e artistiche, finalizzate alla realizzazione di un’immagine fotografica. Fotografia Sia il procedimento chimico-fisico che, utilizzando un fenomeno ottico ed un fenomeno chimico, permette di registrare le immagini di soggetti illuminati su materiale → fotosensibile; sia l’immagine fotografica ottenuta mediante tale procedimento. La nascita della f., fissata per convenzione al 7 gennaio 1839 — data della presentazione ufficiale della → dagherrotipia all’Accademia delle Scienze di Parigi — scaturisce dall’unione di due distinte correnti di studi: la prima, attenta ai fenomeni ottici, conduce all’evoluzione della → camera oscura; la seconda alla messa a punto di sostanze chimiche, modificabili se esposte alla luce. Louis-Jacques Mandé Daguerre, dal quale la dagherrotipia prende il nome, non è, però, l’unico padre della f. Alla sua invenzione apporta, infatti, un contributo determinante → l’eliografia di Nicéphore Niépce. L’invenzione del procedimento positivo-negativo si deve, invece, a William Henry Fox Talbot; il quale perfeziona la → talbotipia in → calotipia grazie ai suggerimenti di John Herschel. Inventore, a sua volta, del procedimento di → fissaggio, nonché dei termini f., → positivo e → negativo. Fotografia digitale Procedimento che sostituisce la normale pellicola a emulsione chimica con dischetti magnetici, sui quali è possibile registrare 337 strumenti un’immagine video fissa (o still-video) mediante l’impiego di sensori elettronici: la pellicola è sostituita da un sensore elettronico, i cui segnali elettrici vengono registrati su dischetto magnetico. L’immagine può, quindi, essere visualizzata su uno schermo televisivo oppure stampata da stampanti laser, a getto d’inchiostro, termiche. La prima fotocamera → digitale, presentata nel 1983, permette di aprire la strada al collegamento tra la f. tradizionale e la gestione elettronica dell’immagine. La qualità delle immagini fotografiche così ottenute risulta, però, abbastanza modesta rispetto agli elevatissimi standard raggiunti dalla f. chimica, a causa della limitata capacità di risoluzione dei sensori elettronici. Un ulteriore progresso viene raggiunto con l’introduzione, negli anni Novanta, del dispositivo Compact Disc Photo Video. La registrazione delle immagini — anziché sul tradizionale materiale fotosensibile — avviene su un dischetto magnetico o CCD (Charge Coupled Device), sensibile alla luce. Tale supporto analizza l’intensità e il colore dei punti che costituiscono l’immagine proiettata su di esso dall’obiettivo, trasformandoli in impulsi elettrici. Questi vengono, quindi, trasferiti su un supporto magnetico (dischetto magnetico o Compact Disc ottico) in grado di contenere alcune decine di immagini. L’immagine così registrata può essere visualizzata immediatamente su un monitor, stampata su carta tramite stampante, trasmessa a qualsivoglia distanza via cavo o via etere. Mediante un processo di digitalizzazione il CCD permette, inoltre, d’incamerare innumerevoli immagini ad alta definizione da negativi o da diapositive tradizionali. Il CCD è costituito da migliaia o milioni di elementi fotosensibili, in genere disposti ordinatamente a comporre una griglia dalla forma più o meno rettangolare, che reagiscono quando vengono colpiti dalla luce. Nel momento in cui 338 viene premuto il pulsante di scatto, la luce, passando attraverso le lenti dell’obiettivo, raggiunge il CCD; questo trasmette le cariche presenti su ognuno degli elementi sensibili che lo costituiscono ad un convertitore analogico-digitale; quest’ultimo trasforma i segnali ricevuti in dati digitali e li spedisce ad una memoria RAM (sigla di Random Access Memory), da cui possono essere prelevati per la visione sul display dell’apparecchio digitale oppure per essere salvati su una scheda di memoria. Elementi fotosensibili di silicio sostituiscono gli alogenuri d’argento: ma gli elementi sensibili del CCD, a differenza degli alogenuri, hanno la possibilità di ritornare allo stato di «non eccitazione». Fotografia scientifica L’insieme delle numerose applicazioni date nel campo delle scienze alla → fotografia, strumento d’indagine dalle notevoli capacità divulgatrici, che ha permesso all’occhio umano di «vedere l’invisibile». A differenza dell’occhio umano — che percepisce soltanto la luce visibile (i colori dell’arcobaleno, dal violetto al rosso) — la particolare sensibilità dell’apparecchio fotografico arriva a registrare immagini attraverso altre onde elettromagnetiche (raggi X, raggi ultravioletti, raggi infrarossi, oltre a fasci di neutroni), fornendo cognizioni inaccessibili con la luce ordinaria. Fotografia Soggettiva → Subjektive Fotografie. Fotografo Chiunque, a scopo dilettantistico o professionale, pratichi la → fotografia. Un f. «generico» può cimentarsi in vari generi fotografici; mentre i f. «specializzati» in determinati settori (moda, pubblicità, ritrattistica, architettura ecc.), magari di fama internazionale, operano in regime di aperta concorrenza. glossario Fotografo di scena → Fotografo professionista, incaricato da una produzione cinematografica di fotografare — prima, durante o subito dopo i ciak più significativi — tutte le scene del film, inquadratura per inquadratura e in sintonia con le angolazioni date dal regista alla macchina da presa. S’impegna per contratto ad adeguarsi alle inquadrature scelte dal regista, ma, soprattutto, a fornire quotidianamente la documentazione fotografica di ogni giornata di lavorazione. Finisce così con l’essere l’autore di un vero e proprio «diario fotografico» del film, rappresentando per la produzione e per la regia un preciso riferimento storico. In caso di rifacimenti, infatti, produttore e regista saranno certi di poter recuperare l’esatta inquadratura e di non sbagliare i raccordi con il resto del girato. In compenso il f. di s. ha, salvo eccezioni, l’esclusiva sulle fotografie adoperate dall’ufficio stampa per il lancio pubblicitario del film. Fotogramma Termine utilizzato per indicare sia ogni singola immagine fotografica, in → positivo o in → negativo, di cui si compone la striscia di → pellicola; sia una → stampa fotografica ottenuta senza negativo. fotogramma (Tecnica del) Tecnica fotografica messa a punto da Laszló Moholy-Nagy per realizzare i suoi → fotogrammi. Fotogrammetria Sia la tecnica impiegata nella realizzazione di carte geografiche mediante il rilevamento planimetrico e altimetrico del terreno, con riprese fotografiche da terra o dall’aereo (detta aerofotogrammetria); sia l’immagine fotografica (o rilievo fotogrammetrico) ricavata dall’applicazione di tale tecnica. Nella f. terrestre le riprese vengono eseguite con l’asse ottico dell’apparecchio — uno speciale teodolite (strumento ottico per misurare distanze) munito di camera oscura e detto, quindi, fototeodolite — disposto orizzontalmente. Nella f. aerea le riprese vengono eseguite con l’apparecchio disposto verticalmente e installato con accorgimenti particolari, affinché non risenta dei movimenti dell’aereo. La f. viene impiegata anche nella rilevazione di oggetti di forma complessa come sculture, opere architettoniche, parti interne del corpo umano. Fotogrammetrico Relativo alla → fotogrammetria. Fotogrammetrista Tecnico specializzato in → fotogrammetria. Fotogrammi Suggestive silhouette astratte, ottenute da Laszló Moholy-Nagy — senza l’impiego della → macchina fotografica — ponendo oggetti opachi o semitrasparenti su un foglio di → carta fotosensibile, illuminandoli, quindi procedendo allo → sviluppo e al → fissaggio. Fotoincisione (o fototipografia) Tecnica di stampa, consistente nell’incisione di matrici di materiale vario mediante procedimenti fotografici. Un → negativo o un → positivo vengono impressionati su una → lastra di zinco (detta → cliché) trattata con sostanze → fotosensibili e quindi, dopo un → lavaggio per eliminare le parti non impressionate, incavata mediante erosione con acidi delle parti lavate. Le parti impressionate risultano, così, in rilievo e costituiscono la matrice per la stampa (detta matrice rilievografica). Per estensione, il termine f. viene spesso utilizzato per indicare impropriamente due tecniche analoghe: la → fotocalcografia e la → fotolitografia. Fotoincisore Tecnico addetto all’esecuzione di → cliché per la → fotoincisione. 339 strumenti Fotolaboratorio Fotomontaggio Abbreviazione per → laboratorio fotografico. Termine utilizzato per indicare tanto la tecnica fotografica consistente nell’accostare o sovrapporre artificialmente, in fase di → stampa, diversi → fotogrammi, → fotografie o loro parti, fino a formare un’immagine che non corrisponde ad una situazione reale; quanto la composizione fotografica ottenuta con tale tecnica. Fotolibro Volume a stampa in cui le illustrazioni fotografiche sono preponderanti rispetto alle parti scritte. Fotolito Sia la matrice su → pellicola fotografica, trasparente, per stampa in offset, ottenuta per trasposizione → fotomeccanica, le cui parti si presentano in → positivo; sia il laboratorio di riproduzione fotolitografica. Fotolitografia Tecnica di stampa analoga alla → fotoincisione, consistente nella produzione di matrici per la stampa planografica: diretta (o litografica) con lastre di pietra; indiretta (o offset) con lastre di metallo. Fotopianta Pianta topografica ottenuta riunendo una serie di → fotografie aeree planimetriche, raddrizzate e ridotte alla medesima scala. Fotoreportage → Servizio fotografico eseguito da un → fotoreporter. Fotoreporter Fotolitografico → Fotografo di avvenimenti d’attualità per conto di giornali o di agenzie. Relativo alla → fotolitografia. Fotoricognitore Fotomeccanica Il complesso dei procedimenti che impiegano la luce per ottenere una matrice, dalla quale stampare un numero illimitato di copie. Fotomeccanica (Pellicola) Espressione italiana per indicare la pellicola → Lith. Fotomeccanico Relativo alla riproduzione → fotomeccanica. Fotometallografia Ripresa fotografica, a vario → ingrandimento, della struttura superficiale dei metalli. Fotomodelli Modelli professionisti impiegati nella realizzazione di → fotografie di moda, pubblicitarie e così via. Il loro requisito indispensabile è la → fotogenia, ma devono anche essere in grado di → posare a seconda delle direttive del → fotografo. 340 Aeroplano da ricognizione munito di → apparecchi fotografici per il rilievo di basi, attrezzature industriali, vie di comunicazione, mezzi e postazioni nemiche. Fotoritocco L’insieme delle operazioni — manuali o digitali — che apportano varie modifiche, più o meno significative, all’immagine fotografica. Il f. manuale diventa una pratica abituale a partire dagli anni Cinquanta dell’Ottocento — proprio mentre la voga del ritratto fotografico raggiunge il culmine e vengono conseguiti parecchi importanti progressi tecnologici — quando consente al fotografo d’intervenire sull’immagine per migliorarla, appagando la vanità dei clienti più esigenti. Fotoromanzo Sia un racconto per immagini che si dipana attraverso una sequenza — cronologica o, quantomeno, logica — di quadri fotografici, corredati da dialoghi e da didascalie racchiusi in «nuvolette» dal taglio squadrato glossario che visualizzano le battute dei personaggi o sintetizzano verbalmente l’azione; sia la rivista, di solito settimanale, specializzata in questo genere di storie. Oltre che dalla letteratura «rosa» e dal fumetto, il f. deriva dal cinema i suoi contenuti spiccatamente melodrammatici. In origine, infatti, è chiamato cineromanzo e, attraverso fotogrammi e didascalie, riassume per un pubblico prevalentemente femminile la trama di un film già programmato nelle sale cinematografiche. Il primo numero di «Grand Hotel» — il titolo è preso a prestito dal celebre film hollywoodiano del 1932, interpretato da Greta Garbo — esce per le edizioni Del Duca il 29 giugno 1946, con una storia disegnata tratta da un romanzo: Anime incatenate. I primi f., infatti, sono disegnati. Visto il successo di «Grand Hotel», Luciano Pedrocchi — attivo nel campo delle pubblicazioni per ragazzi — pensa di sostituire i disegni con le foto, decisamente più realistiche, di interpreti in carne e ossa. Realizzato alla buona un prototipo di storia sentimentale, Pedrocchi lo sottopone all’editore Arnoldo Mondadori. Nasce così «Bolero Film»: il primo numero, in edicola il 7 maggio 1947, ha sedici pagine e costa 25 lire. Lo strepitoso successo di «Bolero Film» e di «Sogno» — nuovo settimanale edito da Rizzoli — obbliga anche «Grand Hotel» a passare, nel 1950, alla fotografia. I f. raccontano sempre storie romantiche di amori contrastati, in cui un lui ed una lei devono superare ogni sorta di ostacoli prima dell’inevitabile lieto fine. Eppure, in un Paese semianalfabeta com’è l’Italia del dopoguerra, al f. va riconosciuto il merito di avvicinare tantissime persone alla lettura. Le favolose entrate derivanti dalla vendita dei f., poi, tanto alla Mondadori quanto alla Rizzoli, vengono impiegate per sostenere produzioni culturali «di qualità». Fotosensibile Dotato di → fotosensibilità. Fotosensibilità Sensibilità alla luce, propria di sostanze o dispositivi le cui caratteristiche risultano modificate da un qualche tipo di radiazione luminosa. Fotoserigrafia Sia la tecnica consistente nell’adattamento alla → fotografia della serigrafia, antichissimo procedimento di stampa — ampiamente diffuso in Cina e in Giappone — consistente nel produrre singolari combinazioni di immagini a schema astratto; sia l’immagine fotografica ottenuta mediante tale procedimento. Dopo aver fissato una sagoma forata ad un tessuto a trama rada ben steso su un telaio, quest’ultimo viene posto sulla superficie che deve ricevere l’impressione e lo si inchiostra. L’inchiostro filtra attraverso il tessuto nelle aree in corrispondenza dei fori della sagoma negativa, producendo sulla superficie un’immagine positiva. Gli artigiani asiatici usano sagome fatte a mano e tessuti di seta. Per serigrafare immagini fotografiche è possibile usare un tessuto sintetico o una rete metallica, mentre le sagome si ottengono trasferendo diapositive ad altro contrasto su uno speciale materiale per riproduzione fotomeccanica, la cui emulsione gelatinosa diventa insolubile quando viene investita dalla luce. Tale procedimento permette di riprodurre immagini su qualsiasi superficie e di colorarle come si preferisce, a seconda degli inchiostri di cui si dispone. Fotoservizio → Servizio fotografico. Fotostatica Tipo di → fotocopia, ottenuta ponendo l’emulsione a contatto con l’originale da riprodurre e illuminandolo attraverso il dorso 341 strumenti di una particolare carta sensibile; dopo lo sviluppo, si ottiene un negativo, dal quale, col medesimo procedimento, si ricavano le copie. Fotostereografo Apparecchio a visione binoculare, utilizzato per ricostruire riprese → fotogrammetriche. Fototeca Luogo adibito alla raccolta e alla conservazione di → fotografie. Fototegìa Fototopografia Applicazione della → fotogrammetria alla topografia (la tecnica di rappresentazione grafica dei luoghi), utilizzata per effettuare rilievi di grandi superfici. Fotozincografia Procedimento di riproduzione → fotomeccanica originariamente attribuito alle matrici litografiche su zinco, quindi divenuto sinonimo di → fotolitografia. Fotozincotipìa Procedimento fotografico consistente nell’ottenere un’immagine → positiva diretta per tintura della gelatina che rimane sul → supporto, dopo l’eliminazione dell’immagine → negativa e la distruzione della gelatina nei punti corrispondenti per mezzo di acqua ossigenata. Procedimento di riproduzione → fotomeccanica che permette di ottenere una matrice in rilievo, ovvero un → cliché inciso su zinco. Fototelegrafia Free-lance → Telefotografia. Fototintura Procedimento per impressionare su stoffa un’immagine inalterabile. Fratelli Alinari Istituto di Edizioni Artistiche (I.D.E.A.) → Alinari, Società Fratelli. Espressione inglese, di accezione comune, utilizzata per indicare un → fotografo professionista indipendente da → agenzie e da testate giornalistiche. Fototipia (detta anche fotocollotipia o eliotipia) FSA Tecnica sperimentata nel 1855 e perfezionata verso la fine degli anni Sessanta dell’Ottocento, attraverso → un’emulsione di gelatina e bicromato di potassio, che rivela la proprietà d’indurirsi nelle zone colpite dalla luce restando permeabile all’acqua nelle altre parti. Per l’impressione della matrice vengono adoperate → lastre o → pellicole trasparenti negative: l’inchiostro grasso disteso sulla matrice aderisce, a sua volta, solamente nelle zone asciutte; per poi trasferirsi sulla carta sovrapposta, pressata con un rullo o un torchio litografico. F/64 Fototipista Autore di matrici nel procedimento di → fototipia. Fototipografia → Fotoincisione. 342 Sigla della → Farm Security Administration. Movimento fotografico nato nel 1932 in California, su iniziativa, tra gli altri, di Ansel Adams, Edward Weston, Willard van Dyke, sciolto nel 1935. Prende il nome dalla minima apertura del → diaframma, che permette di ottenere la massima nitidezza dell’immagine. Si oppone al pittorialismo fotografico per una presentazione il più possibile realistica del soggetto, senza alcuna manipolazione. Fucile fotografico Accessorio per la → macchina fotografica, consistente in un supporto a spalla che consente di usare a mano libera ottiche fino a 500 mm. È dotato di una speciale impugnatura a pistola con meccanismo a molla, che facilita la messa a → fuoco. L’applica- glossario zione di un → winder, consente di scattare senza mai distogliere l’occhio dal → mirino. Fulmicotone (detto anche cotone fulminante, nitrato di cellulosa o nitrocellulosa) Esplosivo ottenuto dal trattamento della cellulosa con acido nitrico concentrato. La sua scoperta, nel 1846, da parte dal chimico tedesco Christian Friedrich Schönbein (17991868), incentiva una serie di ricerche che sfociano nella sperimentazione del → collodio. Fuoco fisso Caratteristica delle → macchine fotografiche economiche, i cui → obiettivi, privi di regolazione di messa a → fuoco, essendo costruiti sulla distanza → iperfocale, riproducono accettabilmente tutti i soggetti compresi tra → l’infinito e i 2 m circa. Fuoco (messa a) Operazione consistente nel regolare → l’obiettivo della macchina fotografica in base alla distanza dell’oggetto della → ripresa, per far sì che i suoi contorni risultino nitidi. G abinetto Fotografico Nazionale Istituito a Roma nel 1892 da Giovanni Gargiolli — suo fondatore e primo direttore — come laboratorio fotografico del Ministero dell’Istruzione Pubblica (nel 1979 inglobato nell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione), negli anni si arricchisce, per acquisto o per donazione, di strumentazioni fotografiche, materiale negativo e positivo, collezioni prestigiose. Galileiano (sistema di traguardazione) Sistema di traguardazione non → reflex, consistente in un piccolo oculare, in genere dotato di un semplice sistema di lenti, che dà un’immagine approssimativamente simile a quella che verrà registrata sulla → pellicola. Gelatina Sostanza colloidale in cui sono dispersi gli → alogenuri, stesa in strati sottilissimi sulla → pellicola o sulla → carta fotosensibile. Viene impiegata anche nella fabbricazione di → filtri, grigi o colorati. Futurismo Gelatina-bromuro (procedimento alla) Fondato da Filippo Tommaso Marinetti come movimento poetico d’avanguardia — di rottura, cioè, rispetto alla precedente tradizione culturale — si sviluppa come movimento artistico in seguito alla sottoscrizione del Manifesto dei pittori futuristi, nel 1910. In pittura e in scultura, ma anche in alcune rappresentazioni teatrali e cinematografiche, i Futuristi contrastano polemicamente il «passatismo» della borghesia benpensante: enfatizzano il gesto e la parola, mitizzano tutti i simboli della modernità e del progresso tecnologico (la città, l’industria, la velocità, le macchine ecc.), teorizzano e raffigurano uno «spazio dinamico» in costante divenire. Metodo pratico, basato sull’uso di → lastre trattate con → gelatina al bromuro d’argento; che, sostituendo la gelatina al → collodio, permette l’impiego di lastre secche, esposto da Richard Leach Maddox sul «British Journal of Photography» dell’8 settembre 1871. Maddox forma il bromuro d’argento in presenza di gelatina; l’emulsione contiene un eccesso di argento ed una piccola quantità di acqua ragia: senza bisogno d’altro, la stende sulla lastra e la lascia essiccare. Tale procedimento offre concretamente una durata pressoché illimitata al materiale impressionabile, una → sensibilità dal doppio a dieci volte quella del collodio umido, una → rapidità di posa di circa cinque secondi in perfet343 strumenti te condizioni tecniche e di luce. Ma l’invenzione di Maddox appare tanto più rilevante se si pensa che, senza le lastre secche, la → pellicola in rullo — indispensabile sia per la tecnica fotografica moderna, sia per la tecnica cinematografica — non sarebbe stata neppure ipotizzabile. La fabbricazione industriale di lastre alla g.b. — in seguito ai perfezionamenti apportati da numerosi ricercatori — viene iniziata in Inghilterra dalla Liverpool Dry Plate Company nel 1874, mentre nel resto d’Europa si diffonderà dopo il 1877. Gelatine Tutti i materiali a base di → gelatina, applicati davanti → all’obiettivo della macchina fotografica o davanti alle → lampade, utilizzati per modificare la resa cromatica delle immagini. Genere Categoria sistematica adoperata dalla riflessione critica per distinguere e classificare le opere fotografiche, in rapporto alle tipologie formali e contenutistiche codificate dalla tradizione in ambito letterario prima e in ambito cinematografico poi. Gigantografia → Stampa fotografica ingrandita oltre i 50 x 65 cm. Glamour Termine inglese, di accezione comune, utilizzato per indicare un → genere fotografico malizioso — a soggetto erotico, piccante, ma non osceno — molto in voga negli anni Cinquanta del Novecento. Gomma bicromata Procedimento di → stampa del positivo. L’emulsione fotosensibile — consistente in una miscela a base di gomma arabica, bicromato di potassio e acqua — reagisce alla luce diversamente dall’argento: invece di annerirsi, indurisce in proporzione alla quantità di luce che vi incide. L’emulsione viene stesa sulla carta per la stampa; variando lo spessore dello strato e la quantità di luce che lo col344 pisce durante la stampa, è possibile ottenere diverse «atmosfere»: uno strato spesso conferisce un effetto granuloso, particolarmente adatto alla riproduzione di grandi superfici in chiaroscuro; mentre uno strato sottile crea una grana più fine ed una migliore definizione dei particolari. Per le stampe policrome è necessario preparare un’emulsione per ogni colore: dopo ogni esposizione, la foto viene lavata e asciugata; soltanto in seguito si procede allo strato successivo. Le immagini alla g.b. possono essere stampate a contatto su svariati supporti: carta, stoffa, plastica, legno, acciaio inossidabile. Gomma su platino Procedimento di → stampa del positivo, ideato da Alvin Langdon Coburn. Fornisce immagini «a doppio strato», che presentano una buona gradazione dei livelli tonali, con squarci di luce brillanti ed ombre eteree. Una prima stampa a contatto del → negativo su carta trattata con → un’emulsione di platino, viene coperta con un nuovo strato semitrasparente a base di gomma arabica; usando lo stesso negativo, si stampa nuovamente l’immagine su quella già esistente. La colorazione viene, invece, conferita dai coloranti annegati nello strato di gomma. Goodwin Film and Camera Company Ditta costituita sul finire dell’Ottocento da Hannibal Williston Goodwin per fabbricare la propria → pellicola fotografica flessibile e trasparente, in nitrato di → celluloide. Grana Agglomeramento sulla → pellicola in granuli degli → alogenuri, esposti e sviluppati, che formano l’immagine fotografica. Grandangolàre (o grandàngolo) Tipo di → obiettivo a corta distanza → focale, che permette di riprendere un → campo visuale particolarmente ampio. glossario Grandàngolo → Grandangolare. Gruppo ottico Due o più elementi o singole lenti incollate tra loro all’interno di un → obiettivo. H asselblad Celebre marchio di fotocamere → reflex monoculari, fondato da Victor H. (19081978). Fotografo svedese — il nonno è il primo importatore di Kodak in Svezia — perennemente insoddisfatto delle macchine che utilizza, durante la seconda guerra mondiale H. costruisce il primo apparecchio per l’aviazione del proprio Paese. Il 6 ottobre 1948, a New York, presenta alla stampa la H. 1600F: apparecchio rivoluzionario, dalla forma originalissima, la prima reflex medio formato dotata di obiettivi e magazzini portapellicola intercambiabili. Versatilità, maneggevolezza, qualità, robustezza, bellezza e ottiche eccelse — prima gli statunitensi Kodak, quindi i tedeschi Zeiss: capaci di incidere la pellicola in maniera particolare — ne fanno presto un mito tra appassionati e professionisti. Nel 1954 nasce la H. Superwide: fotocamera compatta costruita attorno ad un obiettivo Zeiss, che, coprendo un angolo superiore ai 90°, annulla la distorsione delle linee. Nel 1957 nasce la H. 500C dotata di otturatore centrale, che rappresenta una straordinaria innovazione. Anche la NASA adotta la H. ed una 500EL viene adoperata dall’astronauta Neil Armstrong per riprendere il collega Edwin E. «Buzz» Aldrin Jr., che, nel 1969, muove i primi passi sulla Luna. Negli anni Settanta la H., sbaragliando la concorrenza, arriva a produrre 20.000 apparecchi l’anno. La società cambia più volte proprietà dopo la scomparsa del fondatore e, nel 1996, passa alla banca svizzera Sbs. High-key Espressione inglese, di accezione comune, utilizzata per indicare una tecnica di → stam- pa fotografica — spesso collegata alla → ripresa e allo → sviluppo — in cui prevalgono i valori tonali chiari. Hillotipo → Dagherrotipo a colori messo a punto nel 1850, grazie ad una combinazione accidentale di sostanze chimiche, dal pastore battista statunitense Levi L. Hill. Dal 1851 gli h. vengono realizzati anche da Niépce de Saint-Victor, ma si possono ammirare per pochissimo tempo, poiché, non essendo fissati, i «colori naturali» sbiadiscono appena le immagini vengono esposte alla luce. Home-Video Espressione inglese, di accezione comune, utilizzata per indicare il sistema d’intrattenimento casalingo, diffuso a partire dagli anni Ottanta, consistente nella vendita e nel noleggio di film in → VHS. L’impianto H.V. prevede il collegamento tra un televisore ed un videoregistratore, attraverso il quale è possibile riprodurre sullo schermo elettronico dell’apparecchio televisivo le immagini incise su → nastro magnetico. I .D.E.A. Sigla dell’Istituto di Edizioni Artistiche Fratelli → Alinari. Identikit Sistema di identificazione personale utilizzato dalla polizia nella ricerca dei responsabili di reati, consistente nella realizzazione di una sintesi figurata dei tratti somatici desunta dalle informazioni rese dai testimoni oculari dei fatti. Illuminazione La diffusione di sorgenti luminose artificiali, o naturali e artificiali assieme, finalizzata ad effettuare → riprese fotografiche. I. frontale la sorgente luminosa è posta accanto all’apparecchio e leggermente spostata a sinistra; conferisce un’illuminazione diretta, uniforme e piatta, che crea impercettibili 345 strumenti zone d’ombra. I. dal basso orientata verso l’alto, la luce crea ombre innaturali; può essere utilizzata per creare espressioni sinistre ed un senso di mistero. I. dall’alto la sorgente luminosa, posta quasi verticalmente rispetto al soggetto, crea ombre scure, molti contrasti e, nei ritratti, non illumina gli occhi. I. laterale (o a lama di coltello) è il tipo di i. più naturale, fornita dalla sorgente luminosa principale orientata verso il soggetto con un angolo di 45°. Viene largamente impiegata per evidenziare l’incarnato di un viso o la trama di un tessuto. È la classica luce dei ritratti, perché, tagliando nettamente in due il viso del soggetto, gli conferisce una profondità tridimensionale. I. latero-posteriore la sorgente luminosa, collocata affianco e leggermente dietro il soggetto, crea effetti di grande drammaticità. Retroilluminando completamente il soggetto, si ottiene un controluce. Illuminotecnica Il complesso delle regole e dei principi seguiti dal → fotografo nel predisporre → l’illuminazione più adatta al tipo di riprese da effettuare su un → set. Imbibente (o emolliente, in inglese wetting agent) Liquido che, avendo la prerogativa di ridurre la tensione superficiale delle soluzioni acquose, facilita il contatto tra la → pellicola o la → carta con i bagni di → sviluppo. Aggiunto all’acqua del → lavaggio finale, evita la formazione di gocce che lascerebbero sull’emulsione macchie indelebili. Immagine latente L’immagine invisibile creata sulla → pellicola dall’esposizione, che diventerà visibile, attraverso l’azione del → rivelatore, solamente dopo il processo di → sviluppo. Infinito ( ) In ambito fotografico viene inteso come sinonimo di grande distanza: oltre 20 m per 346 un → obiettivo grandangolare, oltre 50 m per un obiettivo normale, oltre 100 m per un teleobiettivo. Infrarosso (fotografia all’) Fotografia ottenuta con una → pellicola dotata di emulsione sensibile alle radiazioni infrarosse. La pellicola in bianco e nero impiegata con un filtro infrarosso permette di penetrare la foschia e dà toni particolari, mentre quella a colori dà toni falsati. Ingrandimento → Stampa di una copia → positiva dalle dimensioni maggiori rispetto a quelle del → negativo da cui è tratta. I. a lapis finto ritratto fotografico rifatto a matita, assai diffuso tra Otto e Novecento, quando l’i. fotografico non è tecnicamente possibile, in quanto da una → lastra si può stampare soltanto una immagine della stessa grandezza. Questi i., che occupano un certo numero di pittori di modesto valore, restano in uso anche dopo la messa a punto degli → ingranditori fotografici: un intervento a mano di un «artista» ha, infatti, per il committente, un valore indubbiamente superiore di un i. «meccanizzato». Ingranditore Apparecchio che consente di ingrandire immagini → negative e → diapositive. Montato verticalmente su una colonnina portante, opera come un → proiettore dia: la luce irradiata da una lampada incorporata attraversa il negativo e, mediante la messa a → fuoco di un → obiettivo, proietta l’immagine sulla → carta disposta sul suo piano d’appoggio; è la distanza tra l’obiettivo e il piano di proiezione a determinare le dimensioni dell’immagine ingrandita. I comandi di un i. sono estremamente semplici: la distanza dell’obiettivo dalla carta fotosensibile dipende dallo spostamento verso l’alto o verso il basso, lungo la colonnina verticale che lo sostiene, dell’intero corpo dell’apparecchio. Le ot- glossario tiche in dotazione agli i. — al pari di quelle delle fotocamere — hanno un diaframma, da cui dipende la regolazione dell’intensità della luce sulla carta. Alcuni i. adottano il sistema a luce diffusa tra la lampada e il negativo è posta una piccola lastra di vetro opalino, che ha la funzione di distribuire uniformemente la luce. È inevitabile, tuttavia, la perdita di parte della luce irradiata: i raggi luminosi che la compongono, infatti, diffusi senza un particolare orientamento, possono anche non raggiungere l’obiettivo. La maggior parte degli i. — costruiti in funzione delle pellicole in rullo di piccolo formato — adotta il sistema a condensatore, attraverso il quale la luce viene distribuita sul negativo in maniera altrettanto uniforme, ma meglio orientata: tra la sorgente luminosa e il negativo sono poste due lenti convesse, che concentrano i raggi luminosi facendo sì che attraversino direttamente il negativo; gran parte della luce riesce, così, a raggiungere l’obiettivo, offrendo un’estrema definizione dei dettagli. L’i. riveste un ruolo di primaria importanza nel procedimento fotografico: l’ingrandimento rende infatti possibile il largo impiego di fotocamere che adoperano pellicole di dimensioni contenute e, quindi, più economiche (come il piccolo formato). L’ingrandimento permette, inoltre, di intervenire «esteticamente» sulle immagini: dare esposizioni diverse a diverse zone della stampa, variarne la prospettiva, creare distorsioni nell’immagine e così via. Innesto Sistema — a vite (con → filettatura) o a baionetta — per collegare il → corpo macchina e → l’obiettivo in apparecchi dotati di obiettivo intercambiabile. Instamatic Denominazione commerciale utilizzata per indicare sia la → pellicola confezionata in → cartucce di plastica, introdotta sul mercato dalla Kodak nel 1960, sia le → macchine fotografiche che l’adottano. International Standard Organization → ISO. Internegativo → Negativo a colori che riproduce una → diapositiva in maniera da poterla stampare su → carta. Inversione Procedimento che permette di ottenere un’immagine → positiva direttamente dalla → pellicola impiegata per la → ripresa, normalmente applicato alle pellicole → invertibili; ma possibile, per il → bianco e nero, anche con le normali pellicole → negative. Invertibile Tipo di → pellicola che, tramite procedimento di → inversione, fornisce direttamente una → diapositiva in bianco e nero o a colori. Le pellicole i. a colori hanno una → latitudine di posa assai ridotta: richiedono, quindi, un’esposizione precisa e non rendono correttamente soggetti ad altro contrasto. Ioduro d’argento → Alogenuri. Iperfocale La distanza tra il piano pellicola di quel piano i cui punti risultano ancora a fuoco, per effetto della → profondità di campo, quando → l’obiettivo è a → fuoco → sull’infinito. Gli apparecchi a → fuoco fisso hanno l’obiettivo regolato sulla i. Mettendo a fuoco alla distanza i., l’immagine risulta accettabilmente nitida dalla metà di essa → all’infinito. ISO (International Standard Organization) Standard internazionale che raggruppa le scale di fotosensibilità delle pellicole espresse in → ASA e in → DIN. 347 strumenti Istantanea Kelvin (K) Definizione utilizzata per indicare sia una → foto scattata di sorpresa, cogliendo il soggetto in atteggiamenti spontanei e naturali; sia una foto scattata con un tempo → rapido, che blocca i movimenti del soggetto ripreso. Unità di misura, espressa in gradi, della scala di similitudine impiegata per misurare la → temperatura colore delle sorgenti luminose. Istantanei (sviluppo e stampa) Trattamenti ultrarapidi del sistema → Polaroid. Istituto di Edizioni Artistiche Fratelli Alinari (I.D.E.A.) → Alinari, Società Fratelli. I-Zone → Polaroid commercializzata nel 1999, ultracompatta, sottilissima e dai colori vivaci — ne esistono anche versioni per bambini con la fattezze del coniglio Bugs Bunny o del canarino Titti — ideale per prendere «appunti visivi» e ispirata alla filosofia «live the moment» (esasperazione del motto oraziano «carpe diem»). Funziona, infatti, con minipellicole che danno microfotografie di pochi centimetri quadrati (3,5 x 2,4). Carica pellicole da 12 pose e a colori, che possono essere adesive e diventare stickers personalizzati. K → Kelvin. Kallitype (o procedimento Van Dyke) Procedimento fotografico consistente in una variante della → cianotipia, messo a punto intorno al 1899, basato sulla riduzione dei sali ferrici di acidi organici in sali ferrosi in presenza di nitrati d’argento. La carta sensibilizzata mediante sali d’argento e sali ferrici produce per contatto un’immagine color bruno, fissata in una soluzione alcalina di tiosolfato di sodio. 348 Kodachrome → Pellicola invertibile a colori lanciata sul mercato dalla Kodak nel 1935 nel → formato per il cinema amatoriale e, l’anno seguente, commercializzata in caricatori da 35 mm per apparecchi fotografici. Kodacolor → Pellicola negativa a colori, messa a punto dalla Kodak a metà degli anni Trenta. Kodak N. 1 Prima → macchina fotografica lanciata sul mercato da George W. Eastman, nel giugno del 1888, con lo slogan You press the button, we do the rest! (Premete il bottone, facciamo noi il resto!), ricavato da una combinazione arbitraria di lettere vagamente ispirata al nome della madre. Si tratta di un apparecchio a cassetta lungo meno di 17 cm e largo 10, il primo a non aver bisogno di un → cavalletto e che, invece della carta, adopera → celluloide in rullo; dà fotografie di forma circolare, poiché, per sfruttare tutta l’immagine proiettata → dall’obiettivo, è privo di una maschera rettangolare per delimitare il → formato; si vende già carico della pellicola sufficiente per cento → pose, al costo di 25 dollari, incluse pellicola, tracolla e custodia in pelle, → sviluppo e stampa del primo rullo. Dopo aver scattato cento foto, l’utente spedisce l’apparecchio così com’è, senza aprirlo, alla Eastman di Rochester, dove si provvede allo sviluppo e alla stampa di tutti i negativi della clientela. Per la restituzione delle stampe e dell’apparecchio regolarmente ricaricato basta accludere alla spedizione dieci dollari, che coprono anche le spese per lo sviluppo e la stampa del nuovo rullo. glossario L aboratorio di sviluppo e stampa Laboratorio specializzato, nel quale viene effettuato il procedimento tecnico di → sviluppo e di → stampa delle immagini impressionate sulla → pellicola fotografica. Lampade Sorgenti luminose artificiali, di vario tipo e di varia potenza, adoperate per illuminare il soggetto della → ripresa fotografica. L. lampo l. elettriche la cui ampolla, piena di ossigeno, contiene anche un sottile foglio di alluminio che all’accensione, prodotta da un innesco attivato da una batteria, genera una luce particolarmente intensa. Lampeggiatore elettronico → Flash. Lampo Sorgente luminosa artificiale di brevissima durata, com’è quella del → flash, impiegata in caso di luce naturale insufficiente alla → ripresa fotografica. L. al magnesio primo esemplare di l., cui si comincia a ricorrere intorno al 1850, quando si scopre che la combustione di fili di magnesio produce una luce molto viva, simile a quella del Sole. Il denso fumo bianco prodotto dal magnesio costringe, però, i fotografi a scappare all’aria aperta, mezzo asfissiati, dopo un paio di scatti. L. riflesso (o indiretto) tecnica di illuminazione del soggetto, consistente nel variare la direzione del l. Lanterna magica Apparecchio ottico per la proiezione di immagini fisse, diffuso in tutta Europa a partire dal Cinquecento. In una piccola scatola, fornita di obiettivo, sono sistemati uno specchio concavo, una serie di lenti, una lastra di vetro dipinta con immagini dai colori trasparenti ed una fonte di luce costituita da una candela o da una lampada a olio. I raggi luminosi sono raccolti dallo specchio, riflessi sulle lenti e concentrati sulla lastra di ve- tro. Le immagini dipinte sono catturate dall’obiettivo, che le ingrandisce e le proietta sulla parete bianca di una stanza buia. Diretta discendente della → camera oscura, la l.m. viene descritta per la prima volta da Athanasius Kircher nel 1646. Lanternisti Addetti al funzionamento della → lanterna magica e degli apparecchi ottici da essa derivati. Laser Acronimo di Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation, ovvero amplificazione di luce mediante emissione stimolata della radiazione. Tecnica sviluppata nel 1960, che permette di ottenere fasci molto intensi di luce, a differenza della luce ordinaria, monocromatica (tutta di una stessa lunghezza d’onda) e coerente (i fotoni — o le onde — risultano tutti in fase nello stesso istante). Lastra Sia il materiale fotosensibile con → supporto in vetro e, per estensione, il → negativo da esso ricavato; sia, in gergo tecnico, la pellicola → piana di grande → formato. Latitudine di posa Capacità di una → pellicola nel tollerare errori di → esposizione. Lavaggio Immersione della → pellicola o della → carta in acqua corrente, successiva ad ogni → bagno. Il l. finale serve a eliminare → dall’emulsione ogni residuo di sostanza chimica, in particolare il → tiosolfato di sodio. LED (Light Emitting Diode) Serie di diodi emettitori di luce, usati per l’indicazione digitale di grandezze o per segnali di vario tipo. Leica Abbreviazione di Leitz Camera, → macchina fotografica messa a punto da Oskar Bar349 strumenti nack — direttore della sezione sperimentale della fabbrica di strumenti ottici Ernst Leitz a Wetzlar, nella Germania Occidentale — brevettata nel maggio del 1914 e commercializzata nel 1924. A differenza della → Kodak a cassetta, macchina per → istantanee senza pretese, la L. — che è in grado di realizzare 36 → pose, impiega un rullo di → pellicola da 35 mm con → fotogrammi da 24 x 36 mm, un → otturatore a tendina con tempi molto brevi ed un → obiettivo di eccellente qualità — diventa lo strumento preferito dai → fotoreporter e da un numero sempre crescente di appassionati. Piccola e semplice, trasportabile dappertutto e di facilissima utilizzazione, diventa presto il modello ispiratore di tutti i moderni apparecchi portatili. Al primo esemplare fanno seguito, nel 1930, la Leica C, dotata di obiettivi intercambiabili e, nel 1932, la Leica II con → telemetro incorporato. Lente addizionale Lente convergente che, posta davanti → all’obiettivo, consente la messa a → fuoco di soggetti a distanza ravvicinata. Quando l’obiettivo è regolato → sull’infinito, risultano a fuoco oggetti posti ad una distanza uguale alla lunghezza focale della lente stessa. Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation → Laser. Light Emitting Diode → LED. Lith, pellicola (o pellicola fotomeccanica) Materiale per riproduzioni fotografiche ad alto contrasto (fabbricato, con marchi diversi, da alcune case, come: Kodalith, Gevalith, Gaf P - 407), usato soprattutto per la stampa in offset. Tra le sue caratteristiche, l’eliminazione di tutti i grigi intermedi: la riproduzio350 ne risulta, quindi, una → diapositiva che presenta i soli toni bianchi e neri. Poiché rende i toni chiari col nero assoluto e quelli scuri col bianco, la pellicola l. rende invisibili le ombrature e le sbavature in una pagina di composizione tipografica da riprodurre per ricavarne una matrice da stampa. Questa stessa caratteristica consente al fotografo che si dedica alla grafica di trasformare una normale immagine fotografica a gradazione continua in un motivo di neri e bianchi. Variando il tempo di posa per la riproduzione, si possono inoltre realizzare immagini con proporzioni differenti di bianco e di nero, sino ad ottenere una silhouette nera appena punteggiata qua e là dalle luci più forti. Poiché la pellicola l. dà riproduzioni in bianco e nero assolutamente trasparenti, in fase di stampa se ne possono sovrapporre diverse per ottenere una vasta gamma di effetti. Il materiale si presta, inoltre, a vari metodi di stampa a colori, tra cui l’impressione mediante sagome forate nel procedimento della → serigrafia. Little Galleries of the Photo-Secession → 291. Low-key Espressione inglese, di accezione comune, utilizzata per indicare una tecnica di → stampa fotografica — spesso collegata alla → ripresa e allo → sviluppo — in cui prevalgono i valori tonali scuri. Luce della ribalta Tra i primi sistemi di → illuminazione artificiale — utilizzata, nei teatri ottocenteschi, per illuminare il palcoscenico — consistente in un getto di ossigeno e idrogeno che proietta una fiamma su un disco di calce, portandolo all’incandescenza. Luce di sicurezza Lampada speciale, dotata di filtri, che emette una debole luce colorata. Impiegata per illuminare la → camera oscura e il → bromogra- glossario fo, consente di vedere il materiale fotosensibile senza comprometterne → l’emulsione. Luce incidente Luce che illumina il soggetto di una → ripresa fotografica. L.U.C.E., Istituto Cinematografico Italiano (L’Unione Cinematografica Educativa) Istituito nel 1924 sulle basi del Sindacato Istruzione Cinematografica come L.U.C.E., nel 1925 si trasforma in Istituto Nazionale L.U.C.E. e, nel 1937, trova la sua sede definitiva in una nuova costruzione nei pressi di Cinecittà e del Centro Sperimentale. Nato come Ente parastatale, successivamente si trasforma in Ente dello Stato. Luce parassita Espressione utilizzata per indicare una o più macchie chiare prodotte su un’immagine fotografica dai riflessi di luce sulla superficie esterna → dell’obiettivo, tra le sue lenti interne e sulle superfici metalliche all’interno dell’apparecchio. La formazione di l.p. può essere evitata astenendosi dallo scattare foto in direzione del Sole o di sorgenti luminose artificiali. Queste, però, producono l.p. anche quando vengono a trovarsi fuori dal campo di → ripresa, poiché la superficie dell’obiettivo devia i raggi obliqui verso la parte interna della macchina fotografica. Quanto più il → diaframma è aperto, quindi, maggiore è l’eventualità che si verifichi tale inconveniente. Si rende allora indispensabile fare uso del → paraluce o di → diaframmi chiusi il più possibile; oppure mascherare la fonte luminosa con l’oggetto stesso della ripresa, facendo sì che quest’ultimo venga a trovarsi tra l’obiettivo e la luce. Luce riflessa Quella parte della → luce incidente su un soggetto, che, non essendo assorbita ma riflessa da quest’ultimo, va ad impressionare la → pellicola. Luminosità (o apertura relativa) Sia la quantità di luce emessa o riflessa da un soggetto o da una superficie; sia la quantità di luce che passa attraverso → l’obiettivo, in relazione alla sua → focale. M acchina fotografica (detta anche fotocamera o apparecchio fotografico) Apparecchio ottico-meccanico per la ripresa di immagini su → pellicola fotosensibile. Suoi componenti essenziali sono il corpo macchina e l’obiettivo. Il corpo macchina contiene tutti i dispositivi ottico-meccanici — che consentono il controllo dell’immagine e dei suoi parametri — ed elettronici, che consentono la gestione dell’apparecchio da parte dell’operatore: l’oculare di traguardazione o mirino, il pentaprisma, l’otturatore a tendina o a lamelle metalliche, il circuito elettronico esposimetrico. L’oculare di traguardazione (o mirino), consente l’inquadramento dell’immagine. Il pentaprisma consente di riflettere al mirino l’immagine così come viene catturata dalle lenti dell’obiettivo. L’otturatore a tendina o a lamelle metalliche, comandato dal pulsante di scatto, può essere a scorrimento orizzontale o verticale. La velocità di lavoro dell’otturatore — che, normalmente, non supera il duemillesimo di secondo — può raggiungere un ottantesimo di secondo nei modelli a scorrimento verticale con lamelle al titanio. L’otturatore è detto centrale nei modelli in cui viene costruito all’interno dell’obiettivo. Il circuito elettronico esposimetrico consente con vari sistemi di ottimizzare il rapporto tra la quantità di luce in arrivo dall’obiettivo, la sensibilità della pellicola adoperata e la velocità di lavoro dell’otturatore (ovvero, l’intervallo di tempo in cui la luce colpisce l’emulsione fotosensi351 strumenti bile stesa sul supporto plastico della pellicola). Il corpo macchina monta, inoltre, tutti i dispositivi meccanici che consentono la gestione del lavoro fotografico: la leva per l’avanzamento della pellicola; la manovella per il riavvolgimento della pellicola; il controllo del comando della profondità di campo (lo spazio metrico in cui tutti gli oggetti osservati attraverso il mirino risultano a fuoco), importante in particolari condizioni di luce, con tempi di esposizione molto veloci o con grandi aperture del diaframma (il foro, ad apertura regolabile, che lascia passare la luce attraverso le lenti dell’obiettivo). Negli apparecchi moderni questi dispositivi sono automatizzati e comandati da un micromotore alimentato, come l’intero sistema elettronico della macchina, da batterie a lunga durata, oppure — è il caso dell’avanzamento della pellicola — dal → winder, un motore ausiliario che permette di scattare in sequenza più fotografie. Il corpo macchina porta anche una slitta (o contatto caldo) per l’inserimento del flash — anch’esso elettronico e, spesso, orientabile — collocata, in genere, sulla parte superiore dell’apparecchio. L’obiettivo è un sistema ottico convergente composto da una o più lenti concentriche (obiettivo diottrico) o da lenti e specchi (obiettivo catadiottrico), montate in un contenitore cilindrico dotato di ghiere per la messa a → fuoco e per l’apertura del diaframma, in grado di trasferire sulla superficie della pellicola l’immagine nitida ed uniforme del soggetto inquadrato. Gli obiettivi sono caratterizzati dalla lunghezza focale — la capacità dell’obiettivo, misurata in millimetri, di catturare la porzione di spazio da far rientrare nel fotogramma — dalla quale dipende l’angolo di campo; e dall’apertura relativa (o luminosità) — cioè dalla quantità di luce che lasciano passare — determinata dal rapporto tra la lunghezza focale e il diametro dell’apertura 352 attraverso cui passano i raggi luminosi. Gli obiettivi — intercambiabili tanto nelle macchine → reflex (il tipo di apparecchio più diffuso, per uso sia amatoriale sia professionale) quanto nelle macchine da studio — in alcuni casi vengono alloggiati su torrette girevoli montate sul corpo macchina per permettere un rapido cambiamento di lunghezza focale. In base a quest’ultima, gli obiettivi si suddividono in normali, → grandangolari e → teleobiettivi. Macro (obiettivi) Speciali → obiettivi per riprese a distanza ravvicinata. Macrofotografia Sia la tecnica fotografica a distanza ravvicinata, con rapporto di riproduzione compreso tra 1:1 e 10:1, sia l’immagine fotografica ottenuta mediante tale procedimento. Magazzino → Caricatore per dia. Magicube Tipo di → flash, composto da un gruppo di quattro → lampade lampo, la cui accensione — a differenza del → Cuboflash — viene innescata automaticamente, senza l’impiego di batterie. Magnum Photos Agenzia fotografica autonoma, organizzata come una cooperativa di cui tutti i fotografi sono allo stesso tempo soci e proprietari, fondata a Parigi nell’aprile del 1947 da Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, George Rodger, William Vandivert e David «Chim» Seymour. Nel 1948 il gruppo apre a New York una seconda sede, alla quale si affiliano altri celebri → free-lance. In inglese «Magnum» indica una grossa bottiglia, il cui contenuto corrisponde a due «bottles of spirit»: nella scelta del nome è determinante il doppio senso della parola «spirit», che allude alla varietà di ingegni di cui si compone il gruppo. Scopo di- glossario chiarato è liberare il fotografo dai condizionamenti culturali e politici imposti dagli editori, facilitare i rapporti lavorativi con i periodici e suddividere i servizi in base ai rispettivi interessi personali. La macchina fotografica viene impugnata come un’arma per testimoniare ed esplorare le vicende internazionali, dalla guerra di Spagna alla seconda guerra mondiale. I fotografi della M. sono accomunati dal mito del realismo, espresso attraverso l’istantaneità. Cartier-Bresson, in particolare, riconosce al fotografo la capacità di cogliere — nella frazione di secondo che coincide con lo scatto di un’istantanea — il «significato di un fatto» sintetizzandolo sotto forma di informazioni visive istantanee ma complete, approfondite e ben articolate. Mammut Macchina fotografica dalle dimensioni gigantesche, costruita nel 1900 a Chicago su ordinazione di una compagnia ferroviaria che desidera la riproduzione fotografica — perfettamente dettagliata e in un’unica immagine — di un nuovo treno rapido di lusso. Pesa circa 650 chili se caricato con la sua → lastra di vetro (che, da sola, ne pesa 225) e viene manovrato da una squadra di quindici uomini, mentre per lo → sviluppo e la → stampa di una fotografia nel → formato da 1,35 x 2,40 m sono necessari circa 40 litri di soluzioni chimiche. Manifesto Foglio di dimensioni variabili, da affiggere in luoghi pubblici, recante un’elaborazione grafica, fotografica o pittorica di una o più immagini. Marginatore Accessorio da → camera oscura che permette di mettere in posizione e trattenere i fogli di → carta fotografica sul piano di → stampa dell’ingranditore, incorniciando le immagini in un bordo bianco. Mascheratura Tecnica che, in fase di → stampa, permette di esporre in modo differenziato la → carta fotografica per compensare eventuali differenze di → densità presenti sul → negativo. Offre il mezzo più efficace per adattare i colori e le immagini al gusto del fotografo. Questi, servendosi di cartoncini neri sagomati o, più semplicemente, delle proprie mani, può far risaltare un elemento di particolare interesse e, nello stesso tempo, attenuare o rafforzare i colori. Matrice Esemplare originale, da cui è possibile ricavare copie. Memory stick Supporto dalle dimensioni di un chewing gum — nato per immagazzinare dati (tra cui file mp3 e immagini) — componente essenziale della Phd-A55, prima → cyberframe lanciata dalla Sony nel 1999. Mezzatinta Sia la sfumatura intermedia di un colore; sia la tecnica di riproduzione → fotomeccanica delle m. di una → fotografia, consistente nell’impiegare una → lastra di vetro reticolata in maniera da suddividere l’immagine in una miriade di punti: alcuni minuscoli, altri di dimensioni maggiori. La prima riproduzione di m. mai apparsa su un giornale a larga diffusione — definitivamente adottata, dopo alcuni anni di esitazione, intorno al 1910 — appare sul «Tribune» di New York il 21 gennaio 1897 e raffigura il newyorchese Thomas C. Platt, appena eletto senatore degli Stati Uniti. Mezzi toni Sfumature di grigio, comprese tra il bianco puro e il nero puro. Microcamera → Macchina fotografica compatta e automatizzata, dalle dimensioni ridotte. 353 strumenti Microfilm Sia il sistema di ripresa fotografica con forte rapporto di riduzione su → pellicola a → grana finissima, utilizzato per lo più per l’archiviazione di riproduzioni miniaturizzate di documenti di vario genere; sia la bobina di pellicola contenente tale riproduzione. A partire dal 1945 vi si ricorre largamente per la raccolta, l’archiviazione dei documenti e la loro successiva consultazione. L’impiego del m. offre una serie di vantaggi: celerità di duplicazione; facile protezione e conservazione della micro-copia di documenti preziosi o riservati in piccoli locali blindati (casseforti, cassette di sicurezza ecc.); conservazione del documento su pellicola per un periodo certamente superiore all’originale cartaceo, data la deperibilità di carte e inchiostri; agevole spostamento, specialmente in caso di sinistri e di richieste di consultazione; assoluta fedeltà di riproduzione; possibilità di consultazione collettiva o simultanea, poiché, da un unico negativo, può essere ricavato un numero infinito di positivi; prestito di documenti tra i più disparati Istituti; risparmio di spazio; basso costo, sia in bianco e nero sia a colori. Microfilmatura Procedimento per l’esecuzione di → microfilm. Microfotografia Sia il ramo della → fotografia scientifica che, combinando il microscopio con → l’apparecchio fotografico, permette la registrazione dei movimenti di organismi altrimenti invisibili all’occhio umano; sia l’immagine fotografica ottenuta mediante tale procedimento. le un documento utilizzando un microscopio che gli permette di ridurre l’originale in scala 1:60. I primi microformati di documenti risalgono invece al 1870, quando, durante la guerra franco-tedesca, il collegamento tra Tours (dove si è ritirato il governo francese) e Parigi (assediata dal nemico) viene assicurato tramite piccioni viaggiatori che trasportano messaggi microscopici, stilati su una superficie di un millimetro quadrato. Un formato così ridotto consente di far trasportare a ciascun piccione tremila, quattromila messaggi per un peso complessivo inferiore ad un grammo. In occasione della prima e della seconda guerra mondiale, in particolare a partire dal 1945, i vantaggi della miniaturizzazione dei documenti su → microfilm vengono ampiamente sfruttati dai servizi di spionaggio. Mirino (o oculare di traguardazione) Componente della → macchina fotografica. Modulation Transfer Function → MTF. Moltiplicatore di focale Sistema ottico → afocale, che, inserito tra → corpo macchina e → obiettivo, ne aumenta la lunghezza → focale del doppio (duplicatore) o del triplo (triplicatore). Mondo nuovo (o niovo) Definizione italiana della → scatola ottica. Monocroma → Monocromatica. Micro-riproduzione Monocromatica (o monocroma) Riproduzione fotografica, in scala ridotta, su → microfilm. La sua nascita risale al 1839, quando John Benjamin Dancer riesce a fissare su una superficie fotosensibi- Immagine fotografica che presenta varie sfumature di un unico colore, ottenuta da → pellicola a colori impiegando un → filtro fortemente colorato oppure da → diapositi- 354 glossario ve o → stampe in bianco e nero trattate in maniera speciale. Monopiede Supporto costituito da un’unica gamba estensibile a cannocchiale, dotato di una testata a snodo su cui è possibile fissare la → macchina fotografica. Monoreflex Abbreviazione per → reflex monoculare. Mordenzatura Preparazione → dell’emulsione per la successiva applicazione di coloranti organici. Mostra fotografica Esposizione pubblica di → stampe fotografiche. La sua organizzazione comporta la soluzione di una serie di problemi di progettazione, da risolvere preliminarmente con schizzi e piantine. L’organizzatore predispone, prima di tutto, la posizione delle foto: alcune principi fondamentali prescrivono di alternare stampe verticali e orizzontali, stampe dai toni chiari e dai toni scuri, stampe con immagini grandi e con immagini piccole, appendendole a varie altezze, corredandole di didascalie e, se necessario, di note esplicative. La piantina o — per eventi di un certo rilievo — il plastico in scala ridotta dell’ambiente in cui ha luogo la m., rivestono un’importanza decisiva per stabilire la collocazione delle foto. Piantina e plastico possono essere rimaneggiate più volte, finché la struttura dell’esposizione corrisponda al naturale flusso dei visitatori. L’allestimento di pannelli supplementari offre alcuni vantaggi: aumentare la superficie espositiva, offrendo più superfici verticali su cui appendere le stampe; incanalare l’itinerario del pubblico dentro percorsi obbligati; rinnovare l’aspetto dell’ambiente. Perché la m. abbia un ritmo preciso e riesca a fare presa sul pubblico, le foto vanno proposte in un determinato ordine: immagini-chiave, stampate in grandi dimensioni, alternate a quelle più piccole; e poi drammatiche alternate a serene, tristi alternate a spensierate e così via. Motore Accessorio della → macchina fotografica costituito da un motore elettrico alimentato a pile, incorporate o separate, che provvede a far avanzare automaticamente la → pellicola ad ogni → scatto e a riarmare → l’otturatore. Il suo impiego permette di effettuare scatti singoli o in serie, ad una velocità fino a cinque → fotogrammi al secondo. MTF (Modulation Transfer Function) Sistema di analisi completa ed oggettiva di un → obiettivo, in riferimento tanto alla → risolvenza quanto al → contrasto. Multivisione → Diaproiezione su un unico, grande schermo, di più → diapositive provenienti da altrettanti → proiettori dia sincronizzati. N astro magnetico (o videotape) Striscia di materiale plastico, un lato del quale è rivestito di sostanze ferromagnetiche, contenuta all’interno della → videocassetta, utilizzata come supporto per la registrazione e la riproduzione di segnali elettronici. Natura morta Espressione utilizzata, in campo artistico, per indicare la rappresentazione di soggetti inanimati in contrapposizione a quella con figure umane. Naturalismo Movimento capeggiato dal fotografo Peter Henry Emerson, affermatosi in Europa intorno al 1880, mentre il → Pittorialismo è al culmine e si assiste alla prima diffusione di massa della fotografia, determinata dal lancio della → pellicola in rullo e dell’ap355 strumenti parecchio → Kodak N. 1. Instaurando un dibattito sulla fotografia che si protrarrà fino ai primi decenni del Novecento, Emerson si schiera contro le sofisticazioni pittoriciste: attacca le convenzioni imposte dai sostenitori della fotografia «d’arte» in una serie di articoli; si scaglia contro artifici ed espedienti diffusissimi quali il montaggio delle immagini, i soggetti in costume, i fondali dipinti e la tendenza a romanzare la vita quotidiana; mette al bando trucchi di luce, pose studiate, costumi ed oggetti di scena per prescrivere attrezzatura semplice, autonomia di composizione rispetto alle forme classicheggianti e totale soppressione del ritocco, stigmatizzato come «il procedimento con cui si trasformano fotografie belle, brutte e così così, in brutti disegni o dipinti». Negativa Immagine fotografica in → negativo. Negativo Tipo di → pellicola che funge da supporto all’immagine, ottenuta esponendo una → emulsione fotografica, sulla quale i colori e i relativi toni dell’immagine appaiono rovesciati. Dal n. possono essere ricavate più → copie e, per procedimento di stampa, il → positivo. NG Sigla per → numero guida. Nitidezza Grado, più o meno elevato, con cui si riescono a distinguere i dettagli che compongono un’immagine fotografica. Numero guida (NG) Numero che esprime la potenza di una → lampada lampo o di un → flash, generalmente riferita ad una → pellicola da 100 ASA. Viene utilizzato per determinare il → diaframma da impostare, ottenuto dividendo il NG per la distanza in metri del soggetto della → ripresa. 356 O biettivo Componente della → macchina fotografica e del → proiettore dia, costituito da un sistema lenticolare convergente in grado di trasferire sulla superficie piana della → pellicola o dello schermo un’immagine nitida e uniforme. Gli o. sono intercambiabili tra loro e, in alcuni casi, vengono alloggiati su torrette girevoli montate sulla macchina fotografica per permettere un rapido cambiamento di lunghezza → focale. In base a quest’ultima, l’o. si distingue in normale, → grandangolare e → teleobiettivo. Gli o. anamorfici sono usati per lo più in diaproiezioni panoramiche, mentre quelli a lunghezza focale variabile sono anche detti → zoom (o trasfocatori). Obiettivo tedesco Obiettivo messo a punto nel 1840 da Josef Max Petzval — circa sedici volte più luminoso di quello adoperato da Daguerre — che permette di fotografare scene scarsamente illuminate, persone in movimento ed ha la proprietà di ridurre il tempo di esposizione a meno di un minuto. Nel gennaio del 1841 Voigtländer & Figlio lo lanciano sul mercato montato su un raffinato apparecchio, appositamente costruito — il primo a non essere una camera oscura modificata ma la prima, vera → macchina fotografica — venduto, smontato, in un elegante astuccio di legno: la sua forma è simile a quella di un piccolo telescopio ed utilizza lastre circolari per poter registrare l’intera immagine prodotta dall’obiettivo. Occhio di gufo → Owe-eye. Occhio di pesce → Fish-eye. Oculare di traguardazione (o mirino) Componente della → macchina fotografica. glossario Offset Procedimento di stampa planografica indiretta, in cui l’immagine deriva da una litografia ed è trasportata su carta mediante una matrice cilindrica di materiale plastico. Perfezionato nel 1904, consente di stampare contemporaneamente testo ed immagini con notevole riduzione dei costi. Olografia Tecnica che, grazie all’impiego della radiazione monocromatica emessa da un → laser, permette la realizzazione di immagini fotografiche con particolari caratteristiche di tridimensionalità. La radiazione laser viene sdoppiata, per mezzo di uno specchio semitrasparente, in due fasci: uno (detto fascio di riferimento) colpisce direttamente la lastra fotografica, l’altro la colpisce dopo essere stato diffuso dall’oggetto di cui si vuole ottenere l’immagine. Questi fasci interferiscono, dando luogo ad una figura di diffrazione — l’ologramma — che viene registrata dalla lastra. Per ottenere l’immagine dell’oggetto bisogna far passare attraverso il suo ologramma un solo fascio di radiazione laser (il fascio di riferimento), che riproduce gli stessi fronti d’onda formatisi in seguito alla diffusione della radiazione del secondo fascio: l’occhio dell’osservatore vede, quindi, l’immagine tridimensionale dell’oggetto. Dennis Gabor inventa l’o. nel tentativo di mettere a punto una tecnica per rendere visibili gli atomi e, dopo anni di ricerche, nel 1947 ne elabora i principi fondamentali. Gabor tenta di interessare l’industria alla propria invenzione, ma con scarso successo. L’invenzione gli varrà, comunque, nel 1971, il premio Nobel per la fisica. Gli ologrammi di Gabor sono poco più che curiosità da laboratorio e, in realtà, non appaiono tridimensionali ma piani a causa della fonte luminosa impiegata: la tradizionale lampada ad arco di mercurio. Soltanto in seguito all’avvento del laser, nel 1963, Emmett N. Leith e Juris Upatnieks mettono a punto la tecnica olografica, che presentano ufficialmente nell’aprile del 1964. In seguito George Stroke perfeziona il cosiddetto ologramma riflettente, che estende il campo di applicazione dell’olografia e segna il suo definitivo ingresso nel mercato fotografico. L’o., che porta la fotografia nella terza dimensione, si basa su leggi ottiche assai complesse. Nell’apparecchio fotografico tradizionale un sistema ottico (l’obiettivo) raccoglie i raggi luminosi riflessi dal soggetto e li concentra per formare l’immagine sul materiale fotosensibile: l’elemento tridimensionale (la profondità) non viene registrato poiché la pellicola non è sensibile alla fase delle onde luminose, vale a dire l’ordine in cui queste si susseguono per rappresentarlo. L’o. permette quindi di registrare sulla pellicola la fase, che apporta l’informazione relativa alla profondità; e, con essa, le varie intensità delle onde luminose cui si devono i toni chiari e scuri. Nel procedimento olografico, inoltre, tutte queste informazioni vengono registrate sulla pellicola senza far uso dell’obiettivo. L’immagine generata da un ologramma risulta talmente aderente alla realtà che l’osservatore, inevitabilmente tentato di toccare ciò che vede, resta a mani vuote. La sensazione di realtà deriva dal fatto che l’immagine è assolutamente completa: il soggetto, ricreato otticamente in tre dimensioni, viene presentato all’occhio umano in un numero pressoché infinito di versioni. Semplicemente cambiando l’angolo d’incidenza del fascio laser o modificandone la lunghezza d’onda, l’o. permette di registrare sulla stessa pellicola un numero quasi infinito di versioni dello stesso soggetto. Per cui, esaminando anche solo una piccola parte di un ologramma, è possibile vedere l’immagine nella sua interezza. Una delle caratteristiche essenziali del procedimento olografico, sta nella capacità 357 strumenti di registrare e di immagazzinare rapidamente e agevolmente grandi quantità di informazioni. Ogni ologramma contiene, infatti, un grandissimo numero di vedute dello stesso soggetto ed ogni veduta costituisce un repertorio assai vasto di informazioni. La tecnica olografica trova vasta applicazione nell’ambito dei controlli di produzione industriale, nel restauro di opere d’arte, in informatica ecc. Inoltre permette di registrare, tramite computer, immagini di ciò che non esiste: di dare, ad esempio, una rappresentazione visiva di un modello creato con calcoli matematici. L’o. acustica, che fa uso di onde sonore invece che di onde luminose, viene applicata alla sorveglianza sottomarina: il sistema sonar, ad esempio, consente di osservare su uno schermo simile a quello del radar immagini di oggetti immersi in acqua mediante l’emissione di onde sonore; queste ultime, riflesse dagli oggetti, vengono raccolte da un dispositivo che le trasforma in segnali elettrici. Ologramma Immagine fotografica prodotta mediante → olografia. Ombrello → Diffusore in stoffa a forma di ombrello, impiegato soprattutto per i → lampeggiatori da studio, la cui superficie interna — altamente riflettente — può essere bianca, argentata o dorata. Open-flash Accensione del → lampo non sincronizzata con → l’otturatore, ma comandata manualmente mediante un pulsante durante una → posa particolarmente lunga. Ortocromatica (pellicola) → Pellicola (ma anche carta fotosensibile) in → bianco e nero, la cui emulsione è sensibile a tutti i colori dello spettro ad eccezione del rosso, impiegata per eseguire riproduzioni → fotomeccaniche. 358 Otturatore Congegno rotante → della macchina fotografica e del → proiettore dia, posto tra → l’obiettivo e la → pellicola, che regola sincronicamente il passaggio dei raggi luminosi provenienti dall’esterno verso → l’emulsione fotografica. L’o. è costituito da un disco metallico dotato di una fenditura, la cui ampiezza determina il tempo di esposizione, ed è diviso in settori opachi e aperti. Ruotando, i settori opachi interrompono il flusso della luce durante il trascinamento della pellicola, mentre i settori aperti consentono l’esposizione (nella macchina fotografica) o la proiezione (nel proiettore dia) nell’attimo in cui la pellicola rimane ferma. Owl-eye (ovvero occhio di gufo) Espressione inglese, di accezione comune, utilizzata per indicare un tipo di apparecchio che «vede» al buio, senza tradire la propria presenza attraverso l’emissione di → lampi. Progettato e costruito per le forze armate statunitensi impegnate a combattere in Vietnam, che lo usano per l’osservazione notturna delle foreste, viene in seguito impiegato per scopi investigativi e in operazioni di salvataggio. È costituito da una sonda di circa 50 cm, con un obiettivo ad una estremità ed uno schermo di visione all’altra; all’interno della sonda è montato un intensificatore di immagini che amplifica la luce, anche quella di minima intensità, migliaia di volte, trasformandola in segnali elettrici che attivano uno schermo fosforescente, rendendo visibile l’immagine. P ancromatica (pellicola) → Pellicola (ma anche carta fotosensibile) in → bianco e nero, la cui emulsione è sensibile a tutti i colori dello → spettro, che registra con tonalità di grigio di varia intensità. glossario Pancromatiche (lastre) Tipo di → lastre fotografiche sensibilizzate verso le radiazioni di tutti i colori, commercializzate alla fine del 1894 dai fratelli Lumière. Panning Termine inglese, di accezione comune, utilizzato per indicare una tecnica di → ripresa consistente nel cogliere un soggetto in movimento trasversale rispetto alla → macchina fotografica, in maniera che risulti abbastanza nitido su sfondo completamente mosso. Panorama Attrazione spettacolare in voga nell’Ottocento (e, in scenotecnica, un fondale dipinto di grandi dimensioni, fisso o mobile, o un fondale monocromo curvilineo solitamente destinato a fingere il cielo), consistente in un dipinto di diversi metri presentato su una superficie a 360°, sviluppato lungo le pareti di un padiglione rotondo appositamente costruito e illuminato dall’alto in maniera tale che lo spettatore, posto al centro della sala, percepisca l’illusione ottica di essere circondato da un orizzonte reale. L’idea alla base del P. consiste, infatti, nel superare le limitazioni oggettive imposte dalla normale raffigurazione della realtà: l’occhio di chi osserva tanto un quadro quanto una fotografia è forzatamente costretto a vedere soltanto una porzione di spazio, corrispondente ad un determinato settore, al cui vertice hanno operato il pittore o il fotografo per riprendere la scena. Il P. pone, invece, lo spettatore nelle medesime condizioni in cui quest’ultimo verrebbe a trovarsi osservando, ad esempio, un paesaggio dall’alto di una montagna: sarebbe al centro di un emisfero; mentre, tutt’intorno, case, monti, cielo gli si dispiegherebbero dinanzi con continuità e senza altro limite di quello segnato dall’orizzonte. Suggerito da alcuni studi del- l’architetto tedesco Breysig, il P. viene costruito per la prima volta a Edimburgo nel 1785 e presentato al pubblico tre anni più tardi dal pittore inglese Robert Barker. Introdotto a Parigi nel 1799 dallo statunitense Robert Fulton (l’inventore del battello a vapore), che l’espone a Mont-Martre, il P. viene successivamente perfezionato allo scopo di creare l’impressione della tridimensionalità: viene introdotto un falso piano con oggetti reali, sagome di alberi e così via, resi nell’esatta proporzione delle forme e dei colori; mentre la piattaforma dove prende posto il pubblico viene sagomata a forma di picco di montagna, di torre, di tetto, affinché l’illusione sia perfetta. Dal 1820 circa, per iniziativa di Louis-Jacques Mandé Daguerre, il P. ha nel → Diorama una versione ridotta di ancora più ampia diffusione. Panoramica (fotografia) Immagine lunga e stretta ottenuta o realizzando più fotografie successive, ruotando ogni volta la → macchina fotografica di un determinato angolo, o impiegando speciali apparecchi dotati di → obiettivo rotante e caricati con → pellicola posta su un arco di cerchio. panoramica (Testata) Dispositivo che, posto tra il → cavalletto e la → macchina fotografica, consente la rotazione di quest’ultima di 360° per l’esecuzione di foto panoramiche. Paparazzata Impresa da → paparazzo. Paparazzo → Fotoreporter specializzato nel cogliere alla sprovvista celebrità di vario genere in circostanze imbarazzanti, così detto dal nome di Paparazzo: personaggio di contorno del film La dolce vita (di Federico Fellini, 1960) — a sua volta ricavato da quello di un albergatore calabrese dell’Ottocento, scovato dagli sceneggiatori in un libro di 359 strumenti viaggi — fotografo intrigante, sempre a caccia di scandali. Parallasse (errore di) Differenza tra il → campo inquadrato dal → mirino e il campo effettivamente impressionato sulla → pellicola, che risulta tanto più elevata quanto più il soggetto è vicino alla → macchina fotografica. Paraluce Accessorio in metallo, plastica o gomma. Applicato → all’obiettivo, evita che raggi luminosi provenienti da una forte sorgente — naturale o artificiale — ne colpiscano direttamente la lente frontale, causando fastidiosi riflessi. Parco lampade L’insieme delle → lampade adoperate per → l’illuminazione artificiale della → sala di posa. Passeggiate fotografiche Spedizioni in carrozza organizzate, tra Otto e Novecento, dai soci della → Società Fotografica Italiana, che inaugurano in Italia il lavoro fotografico d’équipe, durante le quali si scattano foto «in gruppo» da sviluppare assieme nei «gabinetti» della Società. Passepartout Termine francese di accezione comune utilizzato per indicare una cornice in cartone rivestito, più o meno spesso, che, nei quadri e nei portaritratti, delimita l’immagine con un bordo colorato e la distanzia dal vetro. P.D. Sigla per → Pubblico dominio. Peep-show Definizione inglese della → scatola ottica. Pellicola Supporto, flessibile e trasparente, per la registrazione delle immagini fotografiche. È composta da una striscia in celluloide o in acetato di cellulosa, le cui componenti fon- 360 damentali sono costituite da una «base» o «supporto»; un sottilissimo «substrato adesivo» in gelatina; una «emulsione» sensibile alla luce, legata alla base mediante il substrato adesivo e costituita solitamente da una sospensione di sali d’argento in gelatina, riconoscibile come il lato opaco. Le moderne p. fotografiche vengono generalmente suddivise in due grandi categorie: in bianco e nero o a colori; oppure, a seconda del loro impiego: per ripresa, per elaborazioni in camera oscura, per arti grafiche e così via. Le p. in bianco e nero possono essere ortocromatiche (cioè sensibili a tutti i colori, escluso il rosso), pancromatiche (sensibili anche al rosso), UV (sensibili alle radiazioni ultraviolette). Oltre ai negativi, da quasi tutte le p. in bianco e nero è possibile ottenere diapositive mediante un procedimento di inversione. Le p. a colori sono costituite da tre strati sovrapposti di emulsione. Lo strato esterno è sensibile al blu, quello intermedio al blu e al verde, il terzo al blu e al rosso. Un filtro giallo posto sotto al primo strato, blocca la luce blu: i due strati sottostanti vengono, quindi, impressionati soltanto dalla luce verde e da quella rossa. Le p. invertibili a colori, che registrano fedelmente la differenza di colore esistente tra luce naturale e artificiale, sono prodotte in due tipi diversi: per la luce naturale e per la luce artificiale, notevolmente gialla, delle lampade a incandescenza. Le p. per lavori in camera oscura vengono utilizzate per ottenere duplicati di diapositive, negativi da diapositive e viceversa, oppure per speciali elaborazioni in bianco e nero o a colori. Le p. per arti grafiche, dotate di scarsa sensibilità e forte contrasto, vengono utilizzate per la stampa di giornali e riviste. La p. piana viene, invece, confezionata in fogli — anziché in rulli, caricatori, cartucce o a metraggio — adoperata nella macchine da studio di grande formato, per l’esecuzione di lavori glossario industriali o per elaborazioni in camera oscura. Persistenza retinica Principio secondo il quale la retina dell’occhio umano possiede la proprietà di restare impressionata per un determinato periodo di tempo dalle immagini viste, enunciato per la prima volta nel 1829 dal belga Joseph Ferdinand Antoine Plateau, fisico, astronomo e studioso di ottica. Grazie a questo fenomeno, l’occhio umano riesce a fondere in un flusso continuo le singole stimolazioni visive che riceve. Per verificarne l’esattezza, nel 1830 lo stesso Plateau mette a punto il fenachistoscopio (detto anche fenachetiscopio o fenacistiscopio). Persistenza visiva Fenomeno secondo il quale «il cervello umano vede un oggetto più a lungo dell’occhio stesso», alla base dell’illusione del movimento delle immagini cinematografiche. Queste vengono, infatti, registrate separatamente in una successione rapidissima (24 fotogrammi al minuto secondo) di pose fotografiche fisse, che riproducono un oggetto in movimento catturato in posizioni progressivamente differenti e vengono presentate allo sguardo dello spettatore a velocità costante (ancora 24 fotogrammi al minuto secondo). Per ottenere la sensazione di moto continuo, sono necessari non meno di 18 e non più di 24 → fotogrammi al minuto secondo. Ogni immagine resta impressa sulla retina per 1/20 di secondo: continuiamo a vederla, quindi, per una frazione di secondo anche dopo che l’oggetto è scomparso dal nostro campo visivo. Se ci viene presentata un’immagine dopo l’altra, la p.v. della prima occupa anche la brevissima pausa necessaria alla comparsa della seconda. Il nostro cervello, tratto in inganno, le percepisce come due immagini continue e riesce a coglierne le tre dimensioni, di fatto inesistenti, integrando tra loro i particolari — da quelli in primo piano, a quelli sullo sfondo — in un quadro dinamico e completo. Lo spettatore cinematografico, aiutato dalla memoria visiva e dal processo di elaborazione del cervello, riesce così a ricreare l’ambiente fisico in cui si svolge l’azione sullo schermo. L’illusione del movimento, però, s’interrompe immediatamente se viene modificata la velocità di proiezione. Photofit Termine inglese, di accezione comune, utilizzato per indicare un sistema di identificazione personale, analogo → all’identikit, per il quale si adoperano particolari di fotografie anziché disegni. Photogenic-drawing Espressione inglese per → disegno fotogenico. Photogravure Tecnica fotografica di → stampa, particolarmente delicata, perfezionata tra Otto e Novecento. Adottata da alcuni fotografi-artisti per la particolare resa figurativa, vi ricorre anche Alfred Stieglitz per illustrare → «Camera Work». Photo-Secession (ovvero Secessione Fotografica) Associazione fotografica, tra i più importanti movimenti artistici del Novecento, organizzata come gruppo ufficiale da Alfred Stieglitz nel 1902 e attiva fino al 1910. Tra i membri fondatori alcuni fotografi, più o meno dilettanti: Edward J. Steichen, apprendista litografo del Milwaukee influenzato dai pittori Impressionisti; Clarence White, contabile di Newark, Ohio, ritrattista d’ispirazione romantica; Gertrude Käsebier, direttrice di un atelier per ritratti, specializzata in composizioni idilliache e rappresentazioni allegoriche con donne e bambini. Pur battendosi a favore della fotografia, molti «secessionisti» orientano chiaramente i propri lavori verso lo stile impressionista di artisti 361 strumenti contemporanei come Camille Corot e James Whistler. Piano Dimensione della figura umana inquadrata dalla → macchina fotografica, quindi impressionata sul → fotogramma, variabile a seconda della distanza interposta tra l’apparecchio e il soggetto inquadrato, oltre che dal tipo di → obiettivo adottato. Piatta (fotografia) Immagine fotografica a basso → contrasto, difetto imputabile ad una sottoesposizione o ad una luce diffusa e senza ombre. Pieghevole Termine italiano per → folding. Pinzetta Attrezzo a molla, in acciaio o in plastica, impiegato in → camera oscura per manovrare le → carte fotografiche immerse nei → bagni. Pittorialismo Movimento che, in età vittoriana, attecchisce soprattutto negli ambienti amatoriali, in cui forte è l’aspirazione a connotare la fotografia — ancora afflitta da un grave complesso d’inferiorità nei confronti delle arti tradizionali — di una propria identità culturale ed estetica. Principali rappresentanti del gusto allegorico-narrativo, tipico del P., due ex pittori: Oscar G. Rejlander ed Henry P. Robinson, i quali si distinguono nella realizzazione di «fotografie composite» ottenute assemblando a mosaico varie immagini dopo averne progettato la sintesi finale. Tecnica con cui riescono ad ottenere → fotomontaggi realistici, eppure fortemente influenzati dalla pittura in voga (specialmente quella dei Preraffaelliti: esponenti del movimento artistico sorto in Inghilterra verso la metà dell’Ottocento per contrastare, attraverso il recupero della naturalezza espressa dai pittori vissuti fino all’epoca di Raffaello, l’accademismo della cultura uf- 362 ficiale e i mali della nascente società industriale). La maggior parte delle centinaia di migliaia di foto «pittoriche» prodotte negli anni Sessanta dell’Ottocento, caratterizzate dall’eliminazione dei dettagli e dall’uso del → soft focus, raffigurano una varietà sterminata di tipi caratteristici, scene di vita domestica e aneddoti edificanti. Pixel Termine inglese, di accezione comune, abbreviazione dell’espressione picture element, utilizzato per indicare l’elemento più piccolo di un’immagine elettronica; è anche l’unità di misura della definizione di un’immagine espressa in p. per pollice. Plasmografia Sia la tecnica di → fotografia digitale consistente nell’intervenire artisticamente su una foto tradizionale, acquisita tramite → scanner, effettuando una serie di sessioni di manipolazione delle forme e dei colori; sia l’immagine fotografica ottenuta mediante tale procedimento. Plastificazione Procedimento definitivo di rivestitura consistente nel porre una → stampa fotografica tra due fogli di cloruro di vinile — plastica perfettamente trasparente — per proteggerla e poterla maneggiare senza preoccuparsi di danneggiarla. Il «sandwich» viene introdotto in una pressa idraulica e portato ad una temperatura di quasi 140°: la plastica, fondendosi, penetra nelle fibre della stampa e, raffreddandosi, torna allo stato solido formando un rivestimento protettivo molto resistente su entrambe le facce e intorno ai bordi della foto. Platinotipo → Stampa virata al platino. Pocket Denominazione commerciale utilizzata per indicare sia la → pellicola confezionata in → cartucce di plastica, introdotta sul mer- glossario cato dalla Kodak nel 1972, sia le → macchine fotografiche che ne fanno uso. Poggiatesta Sostegno invisibile adoperato dai → protofotografi per far rimanere immobili i soggetti ritratti durante i lunghi tempi di → esposizione necessari ai procedimenti di → dagherrotipia e → calotipia. Polacolor Pellicola → Polaroid a colori. Polaroid Land → Macchina fotografica a → sviluppo e → stampa istantanei. Il prototipo di un apparecchio che, un minuto dopo lo → scatto e in piena luce, dà una stampa in bianco e nero dalle tonalità seppiate, messo a punto dal fisico statunitense Edwin Herbert Land, viene presentato nel 1947 in occasione di una riunione della Optical Society of America. Land perfeziona il proprio apparecchio sfruttando uno straordinario trattamento, riuscendo ad ottenere, nel 1959, foto di qualità ineccepibile in soli quindici secondi dallo scatto. Il progetto di Land può dirsi compiuto con la messa a punto, nel 1960, del 900 Electric Eye: un apparecchio completamente automatizzato, in grado di produrre stampe fotografiche in bianco e nero in dieci secondi. La P.L. è caricata con un «sandwich» positivo-negativo, contenente un’emulsione negativa e la carta sensibile. Dopo lo scatto, le due superfici sensibili vengono portate a stretto contatto. L’immagine si trasferisce dal negativo alla carta non attraverso l’azione della luce, come nel procedimento tradizionale, ma grazie ai prodotti chimici posti tra le due superfici. L’immagine positiva si forma per azione dei cristalli di bromuro d’argento non impressionati dal negativo: gli stessi cristalli che, in una pellicola tradizionale, vengono eliminati in fase di fissaggio. Per facilitarne il caricamento, le pellicole P.L. vengo- no prodotte in filmpack: una piccola scatola, facilmente inseribile nel dorso dell’apparecchio, contenente fogli piani di materiale negativo e positivo. Per scattare una foto, dopo aver esposto il negativo, lo si capovolge, tirando una linguetta bianca per metterlo in contatto con la carta da stampa. Così facendo, il negativo impressionato si capovolge e si avvicina a dei rulli pressori. A questo punto, tirando una linguetta gialla, il negativo e la carta da stampa passano attraverso i rulli, che schiacciano una capsula contenente i prodotti chimici. Questi ultimi si spandono uniformemente tra le due superfici, sviluppando e fissando rapidamente l’immagine. Alcuni apparecchi P.L. si caricano con due distinte bobine, contenenti, rispettivamente, la pellicola negativa e la carta da stampa unite da un’unica linguetta: la pellicola negativa viene impressionata premendo semplicemente il pulsante di scatto. Tirando la linguetta, poi, tanto la pellicola negativa quanto la carta da stampa passano attraverso due rulli pressori ed escono dall’apparecchio. La compressione operata dai rulli provoca la rottura di una capsula contenente una sostanza chimica vischiosa, situata sulla carta positiva da stampa, che avvia il processo di sviluppo tra le due superfici. Dopo una decina di secondi, separando la pellicola negativa dalla carta, su quest’ultima appare stampata l’immagine positiva. Il sistema P.L., a differenza delle comuni pellicole rapide, che presentano evidenti sgranature, assicura immagini prive di grana. Ciò è dovuto soprattutto alla distanza, estremamente ridotta, tra le superfici positiva e negativa del sandwich. Il sistema di Land permette, infatti, agli ioni d’argento di passare in linea retta dalla superficie negativa a quella positiva, riducendo la formazione di grumi d’argento, causa principale della comparsa della grana e della perdita di de363 strumenti finizione dell’immagine. Nel 1963 Land, in qualità di presidente della Polaroid Corporation, annuncia che il già popolarissimo sistema per ottenere stampe in bianco e nero in un minuto è stato adattato alla fotografia a colori, grazie alla messa a punto della pellicola Polacolor: dopo lo scatto basta tirare una linguetta di carta all’estremità dell’apparecchio per ottenerne, in circa sessanta secondi, la stampa a colori. Come tutte le moderne pellicole a colori, la Polacolor è di tipo sottrattivo. Tutte le sostanze chimiche impiegate per il trattamento automatico e per la formazione dei colori devono, però, essere incorporate in un rotolo di pellicola abbastanza sottile per essere contenuto in un apparecchio di piccole dimensioni. La sezione negativa della pellicola P. — il cui spessore è di un ventesimo di millimetro — comprende sei strati distinti più un supporto e due strati separatori, incaricati di creare l’immagine negativa. Tre degli strati consistono di altrettante emulsioni, ciascuna delle quali è sensibile soltanto ad uno dei colori primari. Ad ogni strato fa seguito uno composto da molecole, disposte in maniera particolare, di rivelatore cromogeno. Altri quattro strati compongono la sezione positiva ed uno è costituito da un involucro a baccello, contenente una soluzione alcalina che avvia il processo di sviluppo. Quando il fotografo tira la linguetta, la pellicola P. passa tra due rulli. Questi ultimi spezzano l’involucro, liberando la soluzione alcalina. La quale filtra in tutti gli strati, attivando le altre sostanze chimiche. Quando la soluzione alcalina attiva le molecole di rivelatore cromogeno, queste, penetrando nei rispettivi strati di emulsione, formano un’immagine negativa e vi fissano un colorante in ogni area. Al di fuori dell’immagine negativa, il rivelatore, senza trovare ostacoli, raggiunge la carta per la stampa e forma un’imma364 gine positiva a colori. I tre coloranti possono così raggiungere la sezione positiva, dove, mescolandosi, producono tutte le sfumature cromatiche. Il fissaggio avviene negli ultimi secondi del procedimento, quando la piccola parte residua della soluzione alcalina entra in contatto con le molecole acide contenute in uno degli strati del positivo. La reazione tra molecole acide e alcaline genera acqua, che libera l’immagine positiva dall’eccesso di alcali e interrompe lo sviluppo. Le molecole dei coloranti, avvicinandosi per saldarsi, fissano l’immagine. Quindi, a partire dagli anni Sessanta, per ottenere immagini a colori non è più necessario ricorrere ad attrezzature e a tecniche da laboratorio. La P. fornisce stampe istantanee sul luogo stesso della ripresa, mentre le altre pellicole possono essere trattate in una comune camera oscura con tecniche analoghe a quelle per il procedimento in bianco e nero. Nel 1972 la P.L. compie un altro progresso nel procedimento di sviluppo e stampa, grazie alla messa a punto di un sistema di espulsione automatica della stampa istantanea a colori. I fotografi, d’ora in avanti, possono scegliere tra un’ampia gamma di procedimenti a colori quello che meglio si adatta alla propria visione del mondo reale e alle proprie intenzioni espressive. Ogni pellicola riproduce, infatti, i toni cromatici in maniera lievemente diversa: fedelmente, o attraverso contrasti sorprendenti. Il negativo di tutte le pellicole P. è inutilizzabile e — di conseguenza — un ingrandimento da pellicola P. può essere ottenuto solamente rifotografando la copia positiva, per ricavarne il negativo da stampare. Nel 1974 la P.L. mette a punto, però, una pellicola in bianco e nero in grado di fornire contemporaneamente, trenta secondi dopo l’esposizione, un positivo ed un negativo riproducibile. Quest’ultimo può essere utilizza- glossario to e ingrandito fino a venticinque volte. Progettati e lanciati sul mercato per un uso strettamente amatoriale, gli apparecchi P.L. trovano applicazione anche in ambito professionale, specialmente in virtù delle caratteristiche estetiche delle immagini, impossibili da ottenere con la pellicola comune. Le stampe, quasi completamente prive di grana, sono caratterizzate da un aspetto morbido e cremoso. I fotografi professionisti, poi, sostituiscono spesso la pellicola P. all’esposimetro: caricando mediante dorsi intercambiabili un apparecchio tradizionale con un filmpack è, infatti, possibile eseguire rapidamente delle esposizioni e controllare le relative stampe, evitando errori irreversibili sulla pellicola in rullo. Data l’alta risoluzione accade, però, spesso, che il provino assurga a dignità di scatto. Polistirolo Pannello → diffusore in polistirolo espanso, materiale plastico leggerissimo e di colore bianco. Ponte di luce Fitta rete di supporti longitudinali e trasversali, lungo i quali possono scorrere in ogni senso → lampade singole o a gruppi, per creare → un’illuminazione uniforme o concentrata su qualsiasi punto della → sala di posa. Pop Art Tendenza artistica fortemente innovatrice, anche per lo scanzonato umorismo con cui dissacra e reinterpreta visivamente le icone imposte dai mezzi di comunicazione di massa all’immaginario popolare contemporaneo, che prende il nome dall’abbreviazione dell’espressione inglese Popular Art. I suoi rappresentanti, prendendo spunto dalle immagini quotidianamente diffuse nell’ambito della società tecnologica, creano quadri simili a fumetti e a segnaletiche stradali, compongono ritratti con strisce di → foto e così via. Le immagini fotografiche di oggetti familiari, già riprodotte infinite volte sulle pagine di giornali e di riviste o su manifesti pubblicitari, vengono moltiplicate in quelli che sono stati definiti «luoghi comuni visivi»: immagini che aggrediscono l’occhio e influenzano il modo di pensare di chiunque legga un giornale, guardi la televisione, vada al cinema o faccia la spesa in un supermercato. PopShots Instant Prima → Polaroid «usa e getta», commercializzata nel 1999, la cui confezione ricorda un sacchetto di patatine. È riciclabile, caricata per dieci → istantanee, dotata di un → esposimetro per riprese ravvicinate e di un → flash incorporato per scattare foto in qualunque condizione di luminosità fino a 2,5 m. L’espulsione della → pellicola non è automatica — come nelle altre Instant Polaroid — ma a trazione manuale, come nei primi modelli prodotti dalla casa. Portadia Foglio in materiale plastico trasparente, dotato di una serie di piccole tasche in cui archiviare e conservare → diapositive. Portafiltri Accessorio da applicare alla parte anteriore → dell’obiettivo, per dotarlo di filtri o lastrine piatte di vario formato. Portanegativi Buste, in carta o in plastica trasparente, in cui archiviare conservare → negativi. Portaobiettivo Componente degli apparecchi fotografici a → banco ottico. Portapellicola Componente degli apparecchi fotografici a → banco ottico. Portfolio Selezione di → fotografie che illustrano le capacità tecniche ed estetiche di un → foto365 strumenti grafo professionista, da sottoporre ad eventuali committenti. Posa Atteggiamento che assume il soggetto della → ripresa davanti → all’obiettivo fotografico. Per estensione, è anche sinonimo di → scatto. Posare Il mettersi in → posa. Positiva Immagine fotografica in → positivo. Positivo Immagine su → pellicola in grado di essere proiettata, ottenuta, per procedimento di → stampa, dal → negativo. Poster Termine inglese per → manifesto. Posterizzazione Tecnica fotografica adottata nella realizzazione di immagini di forte impatto, dai colori forti e vivaci, che ricordano quelli impiegati nei → manifesti (in inglese poster). Si ottiene dalla sovrapposizione di un numero variabile — a seconda degli effetti desiderati — di immagini → positive, in bianco e nero o a colori, poi trattate ed elaborate a piacimento. Potere risolutivo → Risolvenza. Potere risolvente → Risolvenza. Procedimento Van Dyke → Kallitype. Profondità di campo Porzione di → campo all’interno del quale, dati un certo → obiettivo ed un certo → diaframma, le persone e gli oggetti inquadrati con la → macchina fotografica risultano messi a → fuoco. Aumenta chiudendo il diaframma, oppure utilizzando → obiettivi grandangolari. 366 Profondità di fuoco Spazio entro il quale può oscillare la posizione del piano → focale, senza ripercussioni sulla qualità dell’immagine fotografica. Proiettore Sorgente luminosa artificiale che, fornendo un fascio concentrato di luce, genera zone luminose più piccole e delimitate, ombre più scure e marcate, conferendo di conseguenza effetti drammatici. Malgrado possa servire come unica sorgente luminosa, solitamente viene adoperato assieme ai → riflettori per far meglio risaltare alcuni particolari. Proiettore dia (detto anche diaproiettore o proiettore per diapositive) Apparecchio che consente di proiettare e ingrandire su uno schermo le immagini delle → diapositive. I suoi componenti fondamentali sono: una lampada, un sistema di ventilazione forzata ed un → gruppo ottico, oltre ad un sistema per l’avanzamento delle diapositive ed uno per la loro messa a → fuoco. Ne esiste una vasta gamma, che va dagli apparecchi per uso casalingo a quelli professionali. Questi ultimi, particolarmente costosi e sofisticati, offrono prestazioni elevate come: completo automatismo dell’avanzamento e della messa a → fuoco, telecomando, obiettivi zoom, sistema ottico accessorio che permette di vedere in anteprima la diapositiva che sta per essere proiettata, ventola per il raffreddamento, comandi di dissolvenza per sincronizzare due p. in modo che sullo schermo appaia gradualmente un’immagine mentre sparisce la precedente, congegno per invertire l’ordine di avanzamento delle diapositive, presa per l’abbinamento ad un registratore che fornisca l’eventuale commento musicale o parlato, lampade al quarzo assai potenti per poter effettuare proiezioni di qualità anche in am- glossario bienti spaziosi. Gli apparecchi per uso casalingo, adatti a proiettare di tanto in tanto una piccola serie di diapositive, non offrono prestazioni particolari: sono privi di ventola e richiedono l’inserimento manuale, una per volta, delle diapositive. La differenza fondamentale tra i vari tipi di p. è costituita, però, dal sistema di caricamento: alcuni sono dotati di caricatori lineari per le diapositive, che avanzano in un solco predisposto; altri di caricatori circolari, che possono essere montati orizzontalmente o verticalmente rispetto alla base dell’apparecchio. I primi sono di più agevole sistemazione e risultano più comodi quando si verifichi la necessità di conservare piccole serie di diapositive (da 36 a 80), in genere sufficienti per brevi proiezioni. I secondi accolgono un numero maggiore di diapositive (80 o 100), rendendo più agevoli le lunghe proiezioni. Esistono anche p. che accolgono tanto i caricatori lineari quanto quelli circolari, permettendo di conservare piccole serie di diapositive negli uni e serie maggiori negli altri. Appartengono alla famiglia dei p. anche gli episcopi apparecchi adatti a proiettare le immagini di stampe e di altri corpi opachi invece che, come le diapositive, trasparenti. Proiettore per diapositive → Proiettore dia. Proiezione di diapositive → Diaproiezione. Protofotografo → Fotografo professionista ottocentesco. Provino Nell’accezione più conosciuta consiste in una sequenza di → fotografie, in base alle quali valutare le doti di → fotogenia di un → modello in relazione al lavoro da realizzare; nell’accezione più propriamente tecnica consiste in una foto → Polaroid, eseguita allo scopo di collaudare le condizioni di luce dell’ambiente in cui ci si appresta ad effettuare lo → scatto definitivo, oppure a controllare la qualità dei → bagni di sviluppo della pellicola, della stampa dei positivi e così via. P. di stampa a contatto → stampa fotografica di una serie di → negativi, ottenuta senza l’ausilio → dell’ingranditore e adoperata per decidere cosa s’intende stampare. Pseudosolarizzazione Effetto parziale di → solarizzazione. Pubblico dominio (P.D.) Materiale non soggetto al diritto d’autore, utilizzabile senza richiedere permessi o corrispondere pagamenti a chicchessia. Publifoto Agenzia fotografica italiana, fondata nel 1936 a Milano dal napoletano Vincenzo Carrese e destinata a diventare, in breve, la più importante agenzia indipendente a livello nazionale. Pulsante di scatto Dispositivo — meccanico o elettrico — della → macchina fotografica, che permette di azionare → l’otturatore. Q uadro R affica In fase di → diaproiezione, la porzione dello → schermo occupato dalla diapositiva; in fase di → ripresa, lo spazio inquadrato dalla → macchina fotografica. Sequenza rapidissima di → riprese fotografiche, ottenuta tenendo premuto il pulsante di → scatto di una → macchina fotografica munita di → motore. Raggi Röntgen → Raggi X. Raggi X (o raggi Röntgen) Radiazioni elettromagnetiche in grado di attraversare un corpo solido e, sensibilizzando una → lastra fotografica, visualizzarne la struttura interna. Scoperti nel dicembre 367 strumenti del 1895 dal fisico tedesco Wilhelm Konrad Röntgen (1845-1923), rappresentano l’applicazione scientifica più emblematica della → fotografia. Rapidità Termine riferito alla → sensibilità della → pellicola: la pellicola più sensibile è detta rapida. Rapporto di ingrandimento → Rapporto di riproduzione. Rapporto di riproduzione (o di ingrandimento) Il rapporto che intercorre tra le dimensioni «fotografiche» dell’immagine impressa sulla pellicola e le dimensioni «reali» del soggetto ripreso. Rayografia Sia la tecnica per ottenere fotogrammi tridimensionali creata da Man Ray (18901976), da questi applicata anche alle immagini cinematografiche; sia l’immagine ottenuta mediante tale procedimento. Man Ray immerge nella vaschetta del → rivelatore un foglio di → carta fotografica; appoggia sul foglio gli oggetti più svariati: un imbuto di vetro, una provetta, un termometro bottiglie, cocci di vetro, forcine per capelli, reti metalliche ecc.; accende, quindi, la luce. A volte espone dapprima la carta sotto la lampada immobile; altre volte vi passa sopra, per qualche istante, una lampadina tascabile. Gli oggetti opachi danno immagini dal contorno nitido, gli oggetti traslucidi assumono forme diverse; mentre le ombre, che sembrano liberarsi nello spazio, acquisiscono una particolare bellezza. RC (Resin Coated) Sigla impiegata per classificare, in ambito commerciale, la → carta fotosensibile. Reflex → Macchina fotografica a tendina assai diffusa per uso sia amatoriale sia professionale, caratterizzata in quanto il vetro smerigliato 368 — anziché sul fondo, al posto della lastra sensibile — è situato nella parete superiore della camera, parallelamente all’asse, e l’immagine vi viene riflessa da uno specchio girevole che durante la messa a → fuoco si dispone obliquamente all’asse, così da farla apparire sul vetro smerigliato nella sua posizione reale. Nel 1685 il frate tedesco Johann Zahn progetta e costruisce la prima camera oscura portatile il cui principio di base è comune a quello dei moderni apparecchi r. monobiettivo, in cui l’immagine viene raddrizzata grazie ad uno specchio inclinato: si tratta di una scatola di legno alta poco più di 22 cm e lunga 60, dotata di una lente montata in un tubo da spostare avanti e indietro per mettere a fuoco l’immagine; un’apertura regolabile per dosare la luce in entrata; uno specchio per raddrizzare l’immagine proiettandola su uno schermo traslucido collocato nella parte superiore della scatola, così da poter osservare l’immagine in questione anche dall’esterno. La r. 35 mm, il tipo di fotocamera più diffusa a partire dalla fine degli anni Settanta del Novecento, offre la lettura interna dell’esposizione, ottiche intercambiabili, mentre un discreto corredo di accessori ne fanno un sistema componibile abbastanza sofisticato, piuttosto ingombrante, di peso non indifferente, bisognoso di una certa applicazione per un uso corretto e proficuo; certamente troppo complesso per l’uso occasionale della grande utenza, che mostra di apprezzare maggiore semplicità. Negli anni seguenti l’industria fa crescere in affidabilità e automatismi le r. monobiettivo, che, dotate massicciamente di accessori elettronici, acquisiscono in parte le dotazioni delle compatte. Una camera del genere, in grado di assolvere pressoché a tutti i compiti istituzionali, perfezionata con ulteriori dotazioni, fa definitivamente tramontare le r. tradizionali. La successiva generazione delle r. monoculari (o monoreflex) presenta modelli elettro- glossario nici superaccessoriati, muniti, tra l’altro, di due o tre micromotori, display digitale, lettura automatica della sensibilità della pellicola adottata, uno o due microcomputer, obiettivi autofocus, piccolo flash incorporato, otturatore a tendina. Reportage Servizio giornalistico realizzato da un → reporter. Reporter Giornalista che descrive fatti e avvenimenti dopo esserne stato testimone o dopo avere raccolto le necessarie informazioni. stesso Marey, nel 1887, lo trasforma in → cronofotografo a pellicola. Riflettore Sorgente luminosa che fornisce un ampio fascio di luce e può essere utilizzata, quasi sempre, per → l’illuminazione generale: in interni e, per i primi piani, in esterni. Rilievo fotogrammetrico → Fotogrammetria. Ripresa Speciale apparecchio fotografico, dalle dimensioni considerevoli, impiegato per realizzare le → pellicole necessarie alla stampa tipografica. L’insieme delle operazioni tecniche necessarie a fissare su → supporto le immagini fotografiche, consistenti nel collocare la → macchina fotografica nel punto più adatto a ottenere → l’inquadratura desiderata; valutare e sistemare adeguatamente le fonti di luce artificiale o naturale; impressionare la → pellicola registrando → l’azione predisposta. Resin Coated Riproduzione → RC. Tecnica di → ripresa che tende ad ottenere copie fedeli di documenti, disegni, immagini e qualsiasi originale a due dimensioni. Reprocamera Restauro Lavoro di recupero di → lastre, pellicole o stampe fotografiche. Retino → Pellicola trasparente che reca impressa una trama uniforme o irregolare, impiegata in → camera oscura per la realizzazione di → stampe dagli effetti particolari. Vengono commercializzati r. con una considerevole varietà di trame, ma possono anche essere realizzati artigianalmente fotografando la superficie con una struttura qualsiasi. Revolver fotografico Sorta di fucile che, al posto dei proiettili, contiene pellicola e, invece di sparare una serie di colpi, scatta una serie di fotografie successive. Messo a punto, grazie ai consigli di Eadweard James Muybridge, da Étienne-Jules Marey. Il quale riesce così a fotografare e cronometrare i movimenti di un uccello in volo, scattando dodici pose al secondo su una lastra fotografica circolare. Lo Risoluzione Capacità di un sistema ottico o di un materiale → fotosensibile nel registrare i dettagli più fini del soggetto ripreso. Risolvenza (detta anche potere risolvente o potere risolutivo) Capacità di un → obiettivo o di una pellicola, misurata in linee per millimetro, di riprodurre distintamente i particolari vicini. Ritratto fotografico Immagine fotografica di una o più persone. Rivelatore Componente fondamentale del bagno di → sviluppo, che, riducendo gli → alogenuri colpiti dalla luce in argento metallico, trasforma → in immagine visibile l’immagine latente. Rolleiflex Macchine fotografiche di tipo → reflex — in cui la visione dell’immagine inquadrata 369 strumenti avviene tramite uno specchio disposto a 45°, così che, anche se l’immagine proveniente dall’obiettivo risulta capovolta (soggetto a testa in giù e lati invertiti) appare parzialmente raddrizzata (soggetto con la testa in alto ma con i lati invertiti), consentendo di vedere direttamente attraverso l’obiettivo quanto realmente andrà a impressionare la pellicola e di intercambiare gli obiettivi — dotati di mirino quadrato, osservato dal fotografo tenendo la macchina all’altezza del petto, che caricano un rullino da dodici pose del formato 6 x 6 cm. La prima serie viene immessa sul mercato nel 1929. Rotocalco Procedimento di stampa incavografica rotativa, che utilizza forme cilindriche nelle quali gli elementi stampanti sono incavati rispetto a quelli non stampanti. Rullino Confezione di → pellicola fotografica in rollo, evoluzione industriale della → Eastman Kodak. S acco nero Accessorio in tessuto di colore nero, impermeabile alla luce, dotato di apposite aperture, adoperato per proteggere il materiale → fotosensibile caricando o scaricando in piena luce la → pellicola da una → macchina fotografica o le pellicole piane dai portapellicola degli apparecchi a → banco ottico. disparati: alcuni allestiscono scenografie lussuose e stravaganti; altri preferiscono interni disadorni con poche, essenziali suppellettili. I fotografi ritrattisti — come i colleghi pittori — tendono ad adattare gli sfondi e gli oggetti «di scena» alla personalità del soggetto ripreso: strumenti musicali per i musicisti, maschere greche per le attrici, polverosi volumi o strumenti scientifici per i professionisti. Quasi tutti offrono, comunque, ai clienti la possibilità di dare di sé un’immagine diversa, scegliendo tra un ampio assortimento di accessori teatrali, pannelli e → fogli di sfondo: gli arredi finiscono, così, col riflettere sogni e ambizioni del cliente di turno. La moderna s. di p. deve avere il soffitto abbastanza alto per allestirvi il → ponte di luce, le pareti chiare e non colorate. Salonismo Matrice stilistica tendente a dare eccessiva attenzione alla bella forma, a scapito dei contenuti, di immagini fotografiche realizzate al chiuso delle → sale di posa. Sbianca Procedimento chimico che, rendendo solubili gli → alogenuri esposti e trasformati dallo → sviluppo in argento metallico, permette l’inversione chimica dell’immagine trasformandola da → negativa a → positiva. Sbianca-fix Trattamento che riunisce in un unico bagno la → sbianca e il → fissaggio, adoperato per → pellicole e carte a colori. Sala di posa (anche detta atelier o studio) Scanner (o analizzatore a scansione) Ambiente adibito alla realizzazione di → riprese fotografiche a livello professionale, attrezzato con → fondali, → parco lampade, cavalletti e i vari accessori della → macchina da presa. Le prime s. di p., allestite tra Otto e Novecento, specializzate nel ritratto, vengono arredate dai titolari nei modi più Apparecchio consistente in una periferica di input che analizza un’immagine punto per punto, trasformandola in una serie continua di segnali elettrici di tipo → digitale e li invia ad un computer per una successiva elaborazione oppure ad una teletrasmittente per l’invio a distanza. È detto s. an- 370 glossario che un apparecchio complesso comprendente un decodificatore dei segnali collegato con una stampante su carta comune, con una stampante su carta o su pellicola fotosensibile, con un monitor. L’elemento base del tipo di s. più comune utilizzato per la riproduzione di immagini fotografiche — ma anche di testi e disegni — è un carrello mobile, recante un sensore ottico ed una sorgente luminosa che si sposta su un telaio a contatto con l’immagine. Il sensore ottico capta la luce riflessa dall’immagine e la trasforma in segnale elettrico proporzionale all’intensità della luce stessa. L’immagine viene suddivisa in una matrice bidimensionale composta di piccoli punti, detti → pixel : per ogni posizione del carrello, il sensore ottico esplora una riga dell’immagine (scansione principale); quindi, il carrello si sposta alla riga successiva (scansione secondaria) e ad ogni pixel viene fatta corrispondere un’informazione in codice binario ottenuta da un convertitore analogico-digitale. Dal numero di bit del convertitore dipendono le sfumature di colore che uno s. può riprodurre: lo s. monocromatico associa ad ogni pixel una determinata sfumatura di grigio; lo s. a colori esegue la lettura dell’immagine associando ad ogni pixel una determinata sfumatura di ciascuno dei tre colori fondamentali (rosso, verde e blu). Scatola ottica Apparecchio ottico diffuso dai lanternisti ambulanti a partire dalla metà del Settecento. Una scatola buia che, opportunamente illuminata sul retro da una candela o da una lucerna a olio, mostra immagini di città, monumenti, figure umane. Lo spettatore, accostando l’occhio ad un foro dotato di una lente d’ingrandimento, percepisce l’immagine dipinta su un vetro. Detta in Italia → mondo nuovo o niovo e, in Inghilterra, → peep-show. Scatto Azionamento → dell’otturatore tramite l’apposito → pulsante di s. Per estensione, è anche sinonimo di → posa. Scenografia Insieme degli elementi visivi, presi dalla realtà o ricostruiti artificialmente, in cui viene ambientata la → ripresa fotografica. Schadografie Silhouette ottenute, alla stregua dei → disegni fotogenici di Talbot, appoggiando piccoli oggetti (come strisce di carta e pezzetti di spago) sulla → carta fotosensibile, poi esposta alla luce, senza l’impiego dell’apparecchio fotografico, messe a punto da Christian Schad nel 1916. Schermo Superficie chiara, di formato rettangolare e in speciale tessuto riflettente, su cui vengono proiettate le → diapositive. Secessione Fotografica → Photo-Secession. Segretaria di edizione Componente del reparto regia di una produzione cinematografica, tradizionalmente una donna. Considerata la «memoria storica» del film, ha il compito di annotare tutto quanto accade sul set. Durante le riprese cura la stesura del diario di lavorazione, del bollettino di edizione e del foglio di montaggio; depenna dalla propria copia della sceneggiatura le inquadrature previste mano a mano che vengono girate, vi annota le inquadrature scelte dal regista e i movimenti della macchina da presa, segnalando tutte le varianti apportate volontariamente o meno (dialoghi, movimenti di macchina, rifacimenti ecc.); annota e fotografa con una → Polaroid ogni minimo dettaglio delle inquadrature girate per evitare incongruenze tra un ciak e l’altro (postura e abbigliamento degli attori, disposizione del mobilio e del- 371 strumenti le suppellettili ecc.); comunica al ciacchista i numeri della scena e dell’inquadratura da girare di volta in volta; cronometra la durata del girato per fare un calcolo approssimativo del materiale che si avrà a disposizione in fase di montaggio. A conclusione di ogni giornata di lavorazione fa, infine, il consuntivo giornaliero della pellicola impressionata e segna le «buone» sul bollettino per la stampa inviato, assieme al girato, al laboratorio di sviluppo e stampa. conda delle esigenze espressive. I s. ambientali — che ricostruiscono, cioè, un determinato ambiente — variano per complessità: un pavimento e due semplici pannelli dipinti o ricoperti con carta da parati, ad esempio, possono fingere un ambiente molto sofisticato. Ma, di solito, il tempo e il costo per allestire un s. risultano di gran lunga superiori a quelli richiesti dal lavoro su un luogo reale. Sensibilità Termine italiano per → flou. Capacità variabile della → emulsione di una pellicola di rimanere impressionata dalla luce. La pellicola più sensibile è detta rapida. S. cromatica reazione di una → pellicola, di una carta o di una fotocellula ai vari colori dello → spettro. Sequenza Serie di → fotogrammi raffiguranti il medesimo soggetto in movimento, ripresi, uno di seguito all’altro, generalmente con l’ausilio di un → motore o di un → winder. Servizio fotografico (o fotoservizio) → Reportage preparato da un → fotografo professionista dietro preciso incarico. Servoflash → Servolampo. Servolampo (o servoflash) → Cellula fotoelettrica che, determinando l’accensione di un secondo → flash colpito dalla luce emessa dal primo, permette di azionare contemporaneamente un’intera serie di → lampeggiatori elettronici senza collegarli tra loro tramite cavetti. Set Parte della → sala di posa o di un qualsiasi spazio, interno o esterno, opportunamente attrezzato per ospitare una o più → riprese fotografiche (ma anche televisive o cinematografiche). Un s. allestito in interni può essere progettato fin nei minimi dettagli, a se372 Sfocatura Sfondata Immagine fotografica che presenta alcune parti troppo chiare, o completamente bianche, a causa di una indesiderata → sovraesposizione. Sfondo Tutto quanto viene a trovarsi alle spalle del soggetto principale di una → ripresa fotografica. Sgranatura Effetto per cui la → grana appare eccessivamente visibile su una → stampa. Risulta particolarmente evidente nelle stampe molto ingrandite, cui può conferire effetti suggestivi. Le → pellicole rapide si prestano meglio di quelle lente a questo effetto, per le grosse dimensioni dei cristalli di bromuro d’argento. Ma qualunque pellicola, se convenientemente trattata in fase di → sviluppo, può dare immagini a grana grossa. La s. può essere volutamente enfatizzata, inoltre, dalla → sovraesposizione e dal prolungamento dei tempi di sviluppo. Sincronizzazione Capacità di azionare il → lampo nell’attimo in cui → l’otturatore è completamente aperto. Slitta (o contatto caldo) Accessorio della maggior parte delle → macchine fotografiche, permette di innestarvi il collegamento con il → flash. glossario Smaltatrice Apparecchio ad alta temperatura, impiegato nella → smaltatura. Smaltatura Tecnica di asciugatura a caldo per rendere brillante la superficie delle → stampe fotografiche. Viene impiegata esclusivamente nel trattamento dei supporti cartacei tradizionali (carte baritate), poiché superflua nel caso di impiego di supporti plastici (carte politenate autosmaltanti). Società Fotografica Italiana Le adesioni alla nascitura S.F.I. vengono raccolte, a Firenze, il 25 giugno 1887, in occasione del banchetto offerto ai giurati della Prima Esposizione Italiana di Fotografia. Il 9 febbraio 1889 viene costituita una commissione per redigerne lo statuto, mentre la S.F.I. viene ufficialmente costituita il successivo 6 aprile. Giacomo Brogi è il vicepresidente; presidente è il senatore Paolo Mantegazza, medico e antropologo, appassionato di fotografia, di cui si serve per le proprie ricerche scientifiche. La nascita della S.F.I. viene annunciata in forma solenne il 26 maggio 1889, nell’aula magna del Regio Istituto di Studi Superiori, davanti ad un uditorio numeroso e sceltissimo. Società Fratelli Alinari → Alinari, Società Fratelli. Soffietto do i contorni, conferisce particolare morbidezza alle immagini in fase di → ripresa. Solarizzazione (o effetto Sabattier) Detta anche effetto Sabattier, dal nome di Armand Sabattier, medico, scienziato e fotografo francese, che la descrive per primo nel 1862. Per «solarizzare» un’immagine in → positivo bisogna interrompere lo → sviluppo prima del → fissaggio, esporla per un certo tempo all’azione di una luce bianca, proseguirne lo sviluppo. Il primo ciclo di sviluppo lascia intatte le luci più intense presenti nell’immagine, mentre le zone d’ombra sono già — almeno parzialmente — sviluppate; con il secondo ciclo di sviluppo le ombre anneriscono ulteriormente e le luci si differenziano in tutta una varietà di toni grigi. La parziale inversione dei valori tonali così ottenuta — detta pseudosolarizzazione — conferisce all’immagine un effetto irreale, talvolta inquietante. La s. selettiva consiste nel far prendere luce, in fase di sviluppo, soltanto ad alcune zone dell’immagine, così da ottenere accostamenti particolari di elementi reali e irreali. Soluzione Miscela omogenea di due o più sostanze, per la preparazione dei prodotti chimici impiegati nei trattamenti del materiale → fotosensibile. Sia il manicotto pieghevole, a tenuta stagna di luce, che serve per unire la piastra portaobiettivo e la piastra portapellicola negli apparecchi a → banco ottico; sia lo strumento che, nelle riprese in → macrofotografia, permette di allontanare → l’obiettivo dal corpo macchina. Sottoesposizione Soft focus Sottosviluppo Espressione inglese, di accezione comune, utilizzata per indicare la tecnica — caratteristica del → Pittorialismo — che, sfocan- → Sviluppo incompleto, che rende i → negativi poco densi e scarsi di → contrasto. È il fenomeno opposto al → sovrasviluppo. Effetto per cui l’immagine ripresa risulta troppo scura, ottenuto chiudendo eccessivamente il → diaframma rispetto → all’illuminazione e alla → sensibilità della → pellicola. È il fenomeno opposto alla → sovraesposizione. 373 strumenti Sovraesposizione Effetto per cui l’immagine ripresa risulta troppo chiara, ottenuto aprendo il → diaframma più del necessario. Alcune parti dell’immagine possono risultare sovraesposte e apparire completamente bianche (o sfondate) anche nel caso in cui la ripresa sia stata effettuata in maniera corretta, a causa di fonti luminose o di superfici riflettenti che vanno opacizzate. È il fenomeno opposto alla → sottoesposizione. Sovraviluppo → Sviluppo eccessivo, che rende i negativi molto → densi, troppo ricchi di → contrasto e di → grana grossa. È il fenomeno opposto al → sottosviluppo. Spettro cromatico L’insieme delle bande di colori nei quali la luce bianca si scinde passando attraverso un prisma. Alle due estremità dello s.c. si trovano le radiazioni infrarosse (IR) ed ultraviolette (UV), che, invisibili all’occhio umano, possono impressionare la → pellicola fotografica. Spot Termine inglese per → proiettore. Staffa Accessorio impiegato per fissare il → flash alla → macchina fotografica, tenendolo, però, ad una certa distanza. Stampa Tanto il procedimento tecnico con cui, da un → negativo già passato attraverso il procedimento di → sviluppo, si ottengono sia il → positivo sia i → duplicati del negativo stesso; quanto le copie su → carta, di numero illimitato, ricavate mediante tale procedimento. Nella s. a contatto (o diretta) il negativo viene appoggiato sulla carta sensibile, quindi il tutto viene esposto alla luce: in tal modo la s. avrà il medesimo → formato del negativo. Nella s. per ingrandimento l’immagine presente sul negativo viene proiettata sulla 374 carta attraverso → l’ingranditore: in tal modo sarà possibile ottenere una s. di formato maggiore rispetto al negativo. Stampa all’albumina Procedimento, detto anche alla carta albuminata o carta all’albume, introdotto nel 1850 da Louis Blanquart-Evrard e rimasto in uso a lungo. Su un foglio sottile di carta di buona qualità viene spennellato uno strato di freschissimo bianco d’uovo, poi sensibilizzato con una soluzione acidificata di nitrato d’argento. Il → fissaggio dell’immagine avviene nel consueto bagno di iposolfito; al quale, talvolta, per ottenere chiaroscuri più profondi e porporini, viene aggiunto cloruro d’oro. La superficie delle s. all’a., liscia e leggermente lucida, riporta una grande varietà di toni ed una notevolissima finezza di dettagli grazie all’azione → dell’emulsione; che, a differenza del procedimento su → «carta salata», non vi è incorporata ma stesa sopra. Stampa al platino Tecnica di → stampa che impiega una → carta fotosensibile la cui → emulsione non è composta dall’argento bensì dal platino, che conferisce alle immagini una scala di valori tonali estremamente differenziata, luci più trasparenti ed ombre più delicate. Stampa al sale Primo procedimento utilizzato da Talbot per i propri → disegni fotogenici. Stampa con la pressa tipografica Procedimento di → stampa per fotografie che hanno origine da matrici fotosensibilizzate di metallo o di carta, subendo un procedimento analogo a quello usato per le fotografie stampate sulle riviste: una matrice di carta per offset, trattata con → emulsione fotosensibile, facendo passare la luce attraverso il → negativo abbinato ad una lastra di vetro retinata, come per realizzare le ri- glossario produzioni a mezzatinta. Dopo un trattamento chimico, l’immagine si visualizza sulla matrice in forma di bassorilievo: è proprio nelle zone in rilievo che, durante la stampa, il colore viene trasferito sulla carta. Stampa in negativo Procedimento di → stampa per cui occorre ricavare una → diapositiva dal negativo originale, stampandolo su una → pellicola fotomeccanica; da questa copia positiva si potrà poi ottenere la stampa in → negativo. Con questa tecnica si realizzano immagini di estrema semplicità, simili a silhouette: effetto intensificato, talvolta, adoperando pellicola fotomeccanica ad altro contrasto. Durante questo procedimento l’immagine può subire ulteriori manipolazioni, come una solarizzazione selettiva — limitata, cioè, ad alcune sue parti — o l’inversione dei toni. Stampare L’insieme dello svolgimento di tutte le attività finalizzate alla realizzazione di una → stampa fotografica. Stereoscopia Meccanismo di visione tridimensionale delle immagini fotografiche. A differenza del meccanismo di visione umano — che è stereoscopico in quanto i due occhi, funzionando in simbiosi, a circa 6 cm l’uno dall’altro, forniscono una visione tridimensionale della realtà — l’immagine fotografica è bidimensionale. Si sviluppa, cioè, lungo due coordinate spaziali: l’altezza e la larghezza. La visione fotografica è quindi piatta, priva di una terza dimensione: il rilievo, proprio della capacità visiva umana, che dà all’osservatore l’impressione della profondità di campo. Il termine stéréoscopique compare per la prima volta nel Traité d’optique del gesuita belga François d’Aguillon, pubblicato ad Anversa nel 1613; che pare abbia ispirato anche la costruzione, intorno al 1630, del primo apparecchio stereoscopico. La voga della fotografia stereoscopica si diffonde fulmineamente, tanto in Europa quanto negli Stati Uniti, verso il 1860: due immagini accoppiate, quasi identiche tra loro, osservate attraverso il visore a doppia lente dello stereoscopio, si fondono in una sola, dando la stessa sorprendente impressione di rilievo che si avrebbe guardando il soggetto originale. Stereoscopio Apparecchio per la visione in → stereoscopia delle immagini fotografiche. Stereotipo Termine italiano per → cliché. Still-life La ripresa in studio di qualsiasi soggetto inanimato, di piccole e medie dimensioni: oggetti, cibo, immagini astratte (finalizzate, per lo più, a creare un’atmosfera o a trasmettere stati d’animo). Spesso, allo scopo di evidenziare il soggetto e sottolinearne le forme, si rende necessario uno sfondo semplice, che non sia dominante e che non confonda i tratti essenziali del protagonista della ripresa. È il → genere fotografico più adatto a pubblicizzare un prodotto, illustrare la copertina di un libro e così via. Stripping film → Pellicola fotografica avvolta su bobina, consistente in un rotolo di → carta rivestita di un sottile strato di → emulsione alla gelatina-bromuro; dopo essere stata sviluppata e fissata, può essere staccata dalla carta ed essiccata su → lastra di vetro, permettendo così di tirare le copie in → positivo. Tale sistema, messo a punto da George W. Eastman e William H. Walker nel 1884 a Rochester, richiede una particolare maestria: poiché il → negativo tende a deformarsi quando viene staccato dalla carta, molti fotografi preferiscono rispedire la pellicola alla → Eastman Company affinché provveda al trattamento. 375 strumenti Strobografia Sia la → ripresa fotografica realizzata impressionando un unico → fotogramma con il soggetto illuminato da una fonte luminosa artificiale, che emette una serie di → lampi in rapida sequenza; sia l’immagine fotografica ottenuta con tale tecnica, consistente in un fotogramma recante una serie di immagini sovrapposte, utilizzate per lo studio dei movimenti. Studio → Sala di posa. Subjektive Fotografie (ovvero Fotografia Soggettiva) Movimento fotografico d’avanguardia fondato da Otto Steinert, convinto della necessità di recuperare e di far rivivere in Germania il clima culturale del → Bauhaus, in cui confluiscono i componenti di → Fotoform e non solo. La prima esposizione si S.B. si tiene nel 1951 a Saarbrücken e fa di Steinert un punto di riferimento internazionale. Le fotografie «soggettive» sono immagini fortemente individualizzate e creative, prive di qualunque intento narrativo o documentaristico, mai meramente riproduttive, accomunate esclusivamente dallo stile: i soggetti spaziano dall’astrattismo all’attualità, dalla natura morta al ritratto. to dalla → Kodak durante la guerra del Vietnam, per ovviare al problema di trasportare al fronte il materiale cinematografico necessario ad organizzare spettacoli per intrattenere le truppe statunitensi. L’apparecchiatura è leggera e poco ingombrante, → l’emulsione della pellicola è molto sensibile, le immagini sono nitide e proiettabili su grande schermo. Supporto Parte della → pellicola sulla quale è stesa → l’emulsione. Surrealismo Movimento artistico nato a Parigi nel 1924, che si ripropone di esprimere un significato al di sopra della realtà. I Surrealisti tentano di conciliare i sogni con la realtà — le due condizioni umane essenziali, apparentemente in conflitto tra loro — componendo una «surrealtà», ovvero una realtà assoluta. Sviluppare L’insieme dello svolgimento di tutte le attività finalizzate alla realizzazione di un → negativo fotografico. Sviluppatrice (o tank) Supercompatte Contenitore a tenuta stagna di luce, in plastica o in acciaio, che consente di sviluppare una o più → pellicole con una ridotta quantità di prodotti chimici in un ambiente illuminato normalmente. Macchine fotografiche lanciate sul mercato alla fine degli anni Ottanta del Novecento — alcune derivate dalle → monoreflex, altre dalle → compatte — caratterizzate dall’autofocus e dall’estrema automatizzazione, che offrono riprese rapide e facili. Trattamento consistente in una serie di bagni chimici, lavaggi e così via, con cui si rendono visibili e permanenti le immagini latenti impressionate sulla → pellicola attraverso la → macchina fotografica. Super 8 Formato ridotto da ripresa e da proiezione che consente un uso più libero del mezzo cinematografico, anche al di fuori del tradizionale sistema produttivo, affermatosi negli anni Sessanta come supporto ideale per la cinematografia amatoriale. Messo a pun376 Sviluppo Sviluppo colore → Sviluppo cromogeno. Sviluppo cromogeno (o sviluppo colore) Trattamento di → sviluppo per pellicole a colori, in cui si formano contemporaneamente l’immagine a colori ed un’immagine nera di glossario argento metallico. Quest’ultima viene poi eliminata attraverso un bagno di → sbianca, al quale seguono il bagno di → fissaggio e il → lavaggio finale in acqua corrente. mati Looney Tunes della Warner Bros. In materiale gommoso, è dotata di → flash, otturatore elettronico e lente addizionale incorporata per riprese ravvicinate. Sviluppo istantaneo (pellicola a) Telaietto → Pellicola impiegata nel sistema → Polaroid. T aglierina Accessorio di precisione, utilizzato per modificare le dimensioni dei fogli di → carta fotografica. È composto da una lama e da un piano rettangolare, sul quale vanno collocati i fogli da tagliare. Nelle t. a lama dritta, questa è incernierata su un lato del piano; nelle t. a lama rotonda, questa scorre lungo un asse. Mentre questi due tipi forniscono tagli rettilinei, altri permettono di ottenere stampe dai bordi frastagliati (in voga fino agli anni Sessanta del Novecento). Taglio L’inquadratura di una → stampa, che può essere diversa da quella del suo → negativo. Si ottiene sia ingrandendo parzialmente il negativo, sia tagliandolo materialmente. Un determinato t. può essere scelto tanto per enfatizzare, quanto per escludere un elemento dall’inquadratura. Struttura di supporto — in plastica o in cartoncino, con o senza vetri — per → diapositive. Telefoto Immagine fotografica trasmessa attraverso un impianto di → telefotografia. Le t. vengono largamente utilizzate dalle agenzie di stampa per far pervenire ai giornali, in tempo pressoché reale, le immagini con cui corredare gli articoli. Telefotografia (o fototelegrafia) Tecnica relativa alla trasmissione a distanza di immagini fotografiche attraverso le linee telefoniche o telegrafiche. L’immagine in partenza viene digitalizzata, ovvero analizzata da un’apparecchiatura elettronica che la scompone in una serie di segnali elettrici. Questi vengono trasmessi a distanza, dove un analogo apparecchio, compiendo l’operazione inversa, ricostruisce l’immagine in arrivo. Tele-macro Tipo di → teleobiettivo che consente riprese a distanza assai ravvicinata. Talbotipia Telemetro Procedimento fotografico negativo-positivo messo a punto da William Henry Fox Talbot grazie ai suggerimenti di John Herschel, che, perfezionato alla fine del 1840, prende il nome di → calotipia. Dispositivo ottico-meccanico per misurare la distanza tra la → macchina fotografica e il soggetto della → ripresa, generalmente accoppiato al movimento di messa a → fuoco. Tank TAZ-Cam Tipo di → obiettivo a lunga distanza → focale, che permette di riprendere soggetti lontani come se fossero vicini. Macchina fotografica → Polaroid commercializzata nel 1999, pensata per i bambini e camuffata sotto le fattezze di Tazmanian Devil, celebre personaggio dei cartoni ani- Scala, normalmente espressa in gradi → Kelvin, impiegata per misurare numerica- Termine inglese per → sviluppatrice. Teleobiettivo Temperatura colore (o temperatura cromatica) 377 strumenti mente la qualità cromatica di una sorgente luminosa. l’obiettivo viene registrata, quindi, più rapidamente dai prodotti chimici. Temperatura cromatica Trasfocatore → Temperatura colore. Termine italiano per → zoom. Tempo di posa Treppiede Tempo durante il quale → l’otturatore rimane aperto, permettendo il passaggio della luce → dall’obiettivo alla → pellicola. → Cavalletto. Termografia Tecnica diagnostica consistente nella registrazione — su schermo o su → pellicola — delle radiazioni infrarosse emesse da una superficie cutanea, in grado di evidenziare eventuali processi patologici di organi interni del corpo umano ma non situati troppo in profondità. Testata Elemento mobile del → cavalletto, sul quale viene fissata la → macchina fotografica. Through-The-Lens → TTL. Tiosolfato di ammonio Componente fondamentale del bagno di → fissaggio. Tiosolfato di sodio (o iposolfito di sodio) Componente fondamentale del bagno di → fissaggio. Toner Tricromìa Procedimento consistente nel riprodurre l’immagine di un oggetto nei suoi colori naturali attraverso la sovrapposizione di tre → matrici, ciascuna dotata di uno dei colori fondamentali (il giallo, il rosso e il blu). Trucco Qualsiasi intervento, effettuato in fase di → ripresa o in fase di → sviluppo e stampa, finalizzato ad alterare il realismo delle immagini fotografate. TTL Sigla dell’espressione inglese Through-TheLens. Indica che la lettura esposimetrica viene effettuata, letteralmente, attraverso l’obiettivo. U nione Cinematografica Educativa, L’ → L.U.C.E. V elatino Polvere impiegata nel procedimento di → fotocopiatura a secco. Tessuto leggerissimo, teso su una cornice rigida, che, tenuto a 50 cm dalla luce di un → riflettore, la ammorbidisce. Trappole per topi VHS → Camere oscure modificate, di dimensioni minuscole — alcune non superano i 6 cm per lato — costruite, a metà Ottocento, da William Henry Fox Talbot nel tentativo di ridurre i tempi di → esposizione, dotate di un obiettivo con una lunghezza → focale minima: la luce raccolta viene concentrata su una superficie ridotta, piuttosto che disperdersi su una grande superficie; l’immagine più luminosa proiettata → dal378 Formato standard del → nastro magnetico contenuto nella → videocassetta, corrispondente a mezzo pollice di larghezza. Videocassetta Supporto composto da un → nastro magnetico protetto da un’apposita confezione in plastica, che, inserito in un apposito lettore (il → videoregistratore), trasforma il segnale elettronico inciso sul nastro in immagini in movimento visibili sullo schermo del te- glossario levisore. Funziona attraverso poche operazioni elementari studiate apposta per consentirne l’utilizzazione da parte del numero più ampio di persone, bambini compresi. Il nastro magnetico, a differenza della pellicola, è economico, pratico e riciclabile: non ha bisogno di sviluppo e stampa e, nel caso di errore, si può riutilizzare registrandovi sopra altre immagini. Videoregistratore Apparecchio per la registrazione e la riproduzione delle immagini elettroniche contenute sul → nastro magnetico della → videocassetta. I primi esemplari di v. per uso professionale vengono introdotti, nel 1956, dalla società statunitense Ampex. dalla società giapponese Kyocera, dotato di un micro obiettivo fotografico che consente di scattare foto a colori da trasmettere in diretta tramite il display del telefonino. Vortografia Sia il procedimento per ottenere un’immagine multipla, priva di colore, in cui predominano le forme astratte, realizzata mediante il → vortografo; sia l’immagine fotografica ottenuta mediante tale procedimento. Vortografo Apparecchio fotografico messo a punto da Alvin Langdon Coburn verso la fine del 1916, composto dalla combinazione di tre specchi a forma di prisma. Videotape Termine inglese per → nastro magnetico. Vignettatura In fase di → ripresa è l’oscuramento degli angoli di un → fotogramma, causato da un → paraluce o da un → filtro non adeguati → all’obiettivo; in fase di → stampa è l’inserimento del soggetto — di solito un ritratto — in un ovale sfumato. Viraggio Procedimento meccanico monocromatico per la → colorazione della → pellicola. L’argento metallico, uno degli ingredienti dell’immagine impressionata sulla pellicola, viene sostituito con un sale colorato che agisce soltanto sulle parti scure dell’immagine. L’intero → fotogramma viene, poi, trattato con una tintura per ottenere colorazioni omogenee. Visore Piccolo apparecchio, simile ad un binocolo, illuminato internamente, che consente ad una sola persona per volta di osservare → diapositive attraverso una lente d’ingrandimento. Visual-phone Assemblaggio tra fotocamera digitale e telefono cellulare, commercializzato nel 1999 X erografia → Fotocopiatura a secco. Xilografia Procedimento manuale di incisione su legno per la riproduzione di immagini. Un disegnatore copia un disegno — a volte invertito — su un blocco liscio, generalmente in legno di bosso; un abile artigiano elimina poi tutta la superficie, tranne i contorni che devono essere stampati; il blocco finito viene premuto in argilla morbida per ricavarne un calco, nel quale viene versato del metallo fuso. Il → cliché così ricavato viene impiegato per la stampa e può essere utilizzato per migliaia di copie. Le x. presentano le linee dritte e pesanti accentuate, mentre le zone d’ombra sono indicate da un tratteggio. Y ou press the button, we do the rest! Letteralmente Premete il bottone, facciamo noi il resto!, slogan adoperato da George W. Eastman per lanciare sul mercato, nel giugno del 1888, l’apparecchio → Kodak N. 1. 379 strumenti W ebCam Go La prima telecamera, che, staccata dal computer, si trasforma in una videocamera digitale in grado di scattare fotografie a colori, commercializzata nel 1999. Dotata di un’autonomia di carica e di una memoria che le permettono di scattare fino a trecento immagini e di archiviarne oltre novanta, può essere collegata al pc senza cavi o fonti di alimentazione esterne. Weegeescopio Accessorio messo a punto negli anni Cinquanta dal → fotoreporter statunitense Weegee (1899-1968), consistente in un caleidoscopio, che, applicato alla → macchina fotografica, permette di ottenere più riflessi della stessa immagine. incorporate — che provvede a far avanzare automaticamente la → pellicola ad ogni → scatto e a riarmare → l’otturatore. Alcuni w. consentono scatti singoli o in sequenza e il riavvolgimento automatico della pellicola. Z oom Sistema ottico a capacità → focale variabile della → macchina fotografica, costituito da tre complessi di lenti. Zooprassinoscòpio Espressione inglese per → imbibente. Apparecchio messo a punto da Eadweard James Muybridge nel 1881 per proiettare su uno schermo le istantanee dell’andatura di un cavallo in corsa, effettuate nel 1877, raccolte su un’unica striscia di carta fotografica. Winder Zumata Wetting agent Motore ausiliario della → macchina fotografica, elettrico — alimentato da batterie 380 Variazione di → focale, quindi di → campo, ottenuta con l’impiego dello → zoom.