Scarica PDF - Cinematografo

Transcript

Scarica PDF - Cinematografo
rivista del
dal 1928
M E N S I L E N . 1 1 N O V E M B R E 2 0 1 1 € 3,50
fondazione ente™
dello spettacolo
Facce da Festival
CESARE CREMONINI
“FIDATEVI DI ME, NON
SONO UN LATIN LOVER”
A ROMA PER AVATI
ANONYMOUS
Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003
(conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano
SHAKESPEARE HA
UN VOLTO: IL CONTE
RHYS IFANS
Folgorante esordio alla
regia del comico inglese Joe
Cornish. In anteprima
alla kermesse diretta da
Gianni Amelio
EVA LONGORIA INDOSSA L’INEDITA COLLEZIONE HOLLYWOOD
Anelli, collier e orecchini in oro bianco, diamanti e diamanti neri. - www.salvini.com - numero verde 800 86 86 86
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
Nuova serie - Anno 81 n. 11 novembre 2011
In copertina Attack the Block di Joe Cornish
Segui l’Ente dello Spettacolo anche su
FACEBOOK
Fondazione Ente dello Spettacolo:
www.fbook.me/entespettacolo
Tertio Millennio Film Fest:
www.fbook.me/tertiomillenniofilmfest
YOUTUBE
www.youtube.com/EnteSpettacolo
TWITTER
www.twitter.com/entespettacolo
pun ti di vi st a
Segui la Rivista del Cinematografo su
FACEBOOK
Cinematografo.it: www.fbook.me/cinematografo
Rivista del Cinematografo:
www.fbook.me/rivistadelcinematografo
DIRETTORE RESPONSABILE
Dario Edoardo Viganò
CAPOREDATTORE
Marina Sanna
Un tiepido autunno
REDAZIONE
Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco
CONTATTI
[email protected]
PROGETTO GRAFICO
P.R.C. - Roma
ART DIRECTOR
Alessandro Palmieri
HANNO COLLABORATO
Alberto Barbera, Angela Bosetto, Orio Caldiron, Gianluigi
Ceccarelli, Bianca Crocchetti, Silvio Danese, Karen Di Paola,
Adriano Ercolani, Bruno Fornara, Antonio Fucito, Shekhar Kapur,
Massimo Monteleone, Franco Montini, Morando Morandini,
Peppino Ortoleva, Manuela Pinetti, Giorgia Priolo, Boris Sollazzo,
Marco Spagnoli, Caterina Taricano
REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA
N. 380 del 25 luglio 1986 Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007
STAMPA
Tipografia STR Press S.r.l. - Via Carpi 19 - 00040 Pomezia (RM)
Finita di stampare nel mese di ottobre 2011
MARKETING E ADVERTISING
Eureka! S.r.l. - Via L. Soderini, 47 - 20146 Milano
Tel./Fax: 02-45497366 - Cell. 335-5428.710
e-mail: [email protected]
DISTRIBUTORE ESCLUSIVO
ME.PE. MILANO
ABBONAMENTI
ABBONAMENTO PER L’ITALIA (10 numeri) 30,00 euro
ABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) 110 euro
SERVIZIO CORTESIA
S.A.V.E. Srl, Fiano Romano (RM) tel. 0765.452243 Fax 0765.452201
[email protected].
PROPRIETA’ ED EDITORE
PRESIDENTE
Dario Edoardo Viganò
DIRETTORE
Antonio Urrata
UFFICIO STAMPA
[email protected]
E’ arrivato l’autunno tiepido, di sale mezze
vuote e di incassi in discesa. Che succede?
Solo un anno fa celebravamo i rinverditi fasti
del cine-spettacolo, che pur non raggiungendo
le cifre astronomiche dell’era pre-televisiva,
aveva dato segnali di risveglio e segnato nuovi
interessanti margini di guadagno. E
festeggiavamo il ritorno del cinema italiano,
capace con le sue commedie di mezzo – né
grandi né piccole – di toccare quote di mercato
vicine al 35%. Un ricordo a giudicare dai timidi
risultati di questo periodo. Il più penalizzato
resta il cinema d’autore, che oltre a scontare la
congenita mancanza d’appeal, finisce
sistematicamente nella tagliola distributiva.
cinematografico
dovrebbe
teoricamente
assolvere e che ci
spinge a vedere con
favore la capillarità, la
varietà e il sostegno
alle manifestazioni cinematografiche.
L’attenzione costante di RdC ne è la riprova:
solo in questo numero ampio spazio a Roma e
Torino. Ben venga la ricchezza di proposte,
purché non si traduca – come talvolta si ha
l’impressione – in competitività inutili. Il futuro
del cinema si gioca su una diversità
progettuale, laddove la diversità fa davvero la
C’è un problema di rinnovamento dei linguaggi, differenza. Dentro questa premessa possono
come denunciato anche dalle associazioni di
convivere grandi e piccole realtà. Come la
categoria. C’è anche un
nostra, che da anni s’impegna
dirottamento del prodotto
nell’organizzazione di Tertio
americano – un tempo
Contro il calo degli incassi Millennio (6-11 dicembre), il
zoccolo duro nella classifica
festival del cinema spirituale che
anche i festival possono sulla specificità ha costruito
di gradimento del nostro
fare qualcosa: stimolare il identità e consensi.
pubblico – verso altri mercati.
Ma c’è anche altro. Come
pubblico
spiega bene Franco Montini
Del cartellone e degli ospiti
nella sua “Borsa del Cinema”,
parleremo la prossima volta. Vi
bisognerebbe allargare le maglie del pubblico: segnalo però il convegno internazionale su
attualmente è 1/5 della popolazione italiana a
“Cinema e Fede” che ne costituisce l’antipasto:
decretare il successo delle pellicole. Una
registi, critici e addetti ai lavori si
quota troppo bassa considerando che l’offerta confronteranno in una due giorni (1-2 dicembre)
in sala resta, tra quelle culturali, la più
dedicata al tema della ricerca di Dio attraverso
economica. Occorre stimolare il pubblico,
il cinema. Una proposta oltre la logica delle
creare un’abitudine alla visione, accrescere la passerelle e del glamour. Se non è diversità
domanda: sono compiti che un buon festival
questa...
COMUNICAZIONE E SVILUPPO
Franco Conta - [email protected]
COORDINAMENTO SEGRETERIA
Marisa Meoni - [email protected]
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE
Via G. Palombini, 6 - 00165 Roma - Tel. 06.96.519.200
Fax 06.96.519.220 - [email protected]
Associato all’USPI
Unione Stampa - Periodica Italiana
Iniziativa realizzata con il contributo della Direzione Generale
Cinema - Ministero per i Beni e le Attività Culturali
La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge
7 agosto 1990, n. 250
novembre 2011
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
5
A work of Metal
Rodger Stevens
Nyack, USA
PO2391V
Persol.com
sommario
n. 11
nove mbre 2011
SERVIZI
36 Giappone confidenziale
A Torino29 omaggio al regista di
Himizu, Sion Sono: “Il terremoto
ha davvero segnato una frattura”
40 Affinità elettive
Per Terry Gilliam il Premio
Fellini. Uniti anche
dal Don Chisciotte mai fatto
42 Donne capitali
Dalla Lady di Besson alla
Cruz e la Huppert: tutto il rosa
della kermesse romana
PERSONAGGI
20 Mistero Shakespeare
A tu per tu con Rhys Ifans,
protagonista Anonymous
per Emmerich
I FILM
DEL MESE
56 Faust
60 Miracolo a Le Havre
62 L’amore
all’improvviso
62 Missione di pace
64 Pina 3D
66 Scialla
67 Quando la notte
67 Johnny English - La
rinascita
68 Warrior
69 Insidious
69 Anonymous
32 Aki sorriderà
Miracolo Kaurismaki: dalla
Finlandia a Le Havre,
pensando a Bergman
50 Cesare cuore grande
“Libertino e romantico”, ecco
il Cremonini attore di Avati
54 Ritratti
Prima bambina prodigio, poi
Ragazza di tutti: Natalie Wood
COVER STORY
24 Periferia aliena
Anteprima Attack the Block:
i marziani-reietti di Joe Cornish
invadono la City e sbarcano
sotto la Mole
38
Valeria
Golino
Dalla Kryptonite a
giurata eccellente del
Festival di Torino
10
Morandini in pillole
In ricordo di Paulette
Dubost
12
Circolazione
extracorporea
Il tempo e lo spazio: in rete
14
Glamorous
News e tendenze:
i segreti di 007
16
Colpo d’occhio
Fratelli Dardenne: dal
Bresson a Tertio Millennio
18
La posta di Shekhar
Farmaci per pochi eletti
72
Dvd & Satellite
Kubrick spaziale,
Banksy e Malick
78
Borsa del cinema
Che spettatore sei? Lo
svela una ricerca
80
Libri
Il ribelle Dean e i Cari
maestri
82
Colonne sonore
Lucio Dalla suona per Pupi
46
Pippo
Mezzapesa
A Roma con il lungo
d’esordio, Il paese delle
spose infelici
pensieri e parole
Quello che gli altri non dicono: riflessioni a posteriori di
un critico DOC
MORANDINI in pillole
di Morando Morandini
Paulette
Dubost: il suo
destino di
attrice l’ha
rinchiusa in
ruoli ancillari,
ma la parte di
cameriera non
era la sua
preferita
Addio a una centenaria - Il 21 settembre 2011 è morta a
Longjumeau (Essonne) l’attrice francese Paulette Dubost. Alzi
la mano chi ne conosceva l’esistenza. Nemmeno io potrei
alzarla. Aveva 100 anni, nata a Parigi l’8-10-1910. Ha preso
parte a 160 film, l’ultimo dei quali nel 2005: Les Yeux clairs di
Jerôme Bonnell. Già cantante di operetta, esordì al cinema nel
1928. Ebbe parti di rilievo in Albergo Nord (1938) di Carné e in
L’ultimo metrò (1980) di Truffaut, passando per La regola del
gioco (1939) di Renoir, Henriette
(1952) di Duvivier, Lola Montès
(1955) di Ophüls. Fu chiamata
ancora da Renoir per Picnic alla
francese (1959) e Malle le diede
una parte in Viva Maria (1964)
accanto a Jeanne Moreau e
Brigitte Bardot. Ovviamente lavorò
anche in tv. Il suo destino di attrice
l’ha spesso rinchiusa in ruoli
ancillari, ma la parte di cameriera
non era la sua preferita.
Vecchiaia - Ho ricevuto un invito della Feltrinelli Real
Cinema per vedere allo Spazio Oberdan di Milano la proiezione di La neve e il fuoco. Giorgio Bocca si racconta di Maria
Pace Ottieri e Luca Masella, in apertura della rassegna
“Cinema e giornalismo”. Non è la prima volta che ricevo
inviti per manifestazioni di vecchi scrittori più o meno famosi, presi negli artigli dei 70-80 anni. Spesso mi fanno tenerezza perché corredati di una fotografia dell’autore, scattata
10 o 20 anni prima.
Quella di Bocca, in giubbotto e capelli neri, è almeno di 40
anni fa. Quasi sempre non l’hanno proposta loro, suppongo,
e a loro è riservata la tenerezza, non a chi l’ha scelta. La
pubblicità detesta le immagini dei vecchi.
Una giornata da primato – Dai rilevamenti Cinetel 1-12011/18-9-2011 (3158 schermi in 519 città), il campione d’incassi è Che bella giornata di Gennaro Nunziante con Checco
Zalone: 6 milioni 833.255 spettatori in 481 città. Altri due
film italiani nei primi 10 posti della classifica: Immaturi al 3°
posto con 2.600.043 spettatori e Qualunquemente al 4° con
2.486.536 paganti. Tutti gli altri sono film hollywoodiani,
compreso al 2° posto Harry Potter e i doni della morte –
Parte 2 con 2.931.313 spettatori in 395 città. Al 12° posto si è
piazzato Nessuno mi può giudicare , seguito al 15° da
Manuale d’amore 3 e al 17° da Habemus Papam.
Eurocinema – In Europa si producono circa 1200 film all’anno, il doppio degli Stati Uniti, che incassano soltanto un
quinto della concorrenza USA.
FINE PEN(N)A MAI
VISIONI FORZATE E INDULTI
CRITICI
Messaggio promozionale: Giulio Malgara è il nuovo presidente della Biennale.
STOP Il ministro della Giovinezza Meloni:
“Dobbiamo investire sul talento e il genio
dei giovani”. Al suo fianco, l’89enne Gian
Luigi Rondi. STOP 1966, Beach Boys:
Good Vibrations. 2011, Maggie Gyllenhaal: Good Vibrators. STOP Il cuore
grande delle ragazze? Tranquilli, è un
film in costume. STOP Un giorno questo
dolore ti sarà utile: speriamo. STOP Incontro FERPI all’Auditorium: “La comunicazione per il cinema. Quali scenari?”.
Soprattutto, quali titoli? STOP Tante mostre al Festival di Roma, ma solo una si
guarda in casa: “Raise the Dead”. STOP
Nicolas Sarkozy e Angela Merkel nel remake franco-tedesco di Così ridevano.
STOP Capital Cut: 15’ di Twilight, 20’ di
Hugo Cabret.
ALMOST (IN)FAMOUS: DALLE
STALLE ALLE STARLETTE
Rocco Siffredi: “Ti piace la Tour Eiffel?”.
Ceccherini: “Dal davanti, non dal dietro”.
#### La peggior settimana della mia vita inizia in sala. #### Tanto rumore per
nulla: è morta Barbara Kent, l’ultima diva
del muto. #### Amici di letto: una piazza
o una pizza? #### Sabina Began: “Per
amore di Silvio rifiutai George Clooney”.
Intelligenza: singolare, femminile. ####
Milla Jovovich: “E’ rilassante mettersi ai
fornelli tutti insieme, mio marito, io e mia
figlia”. Che ha 4 anni: cottura al sangue?
#### Matthew Broderick e Sarah Jessica Parker colti in un momento di tenerezza: www.buzzfeed.com/mjs538/matthewbroderick-and-sarah-jessica-parkershare-a #### Jennifer Lopez in lacrime
durante un concerto: si sarà sentita?
Federico Pontiggia
10
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
© STUDIO UNIVERSAL è un canale di NBCUniversal
*VUÄSTKP]LYZPHSNPVYUVHWWYVMVUKPTLU[PZWLJPHSPKVJ\TLU[HYPLKPL[YVSLX\PU[L
uUVYTHSLJYLKLYLJOLKPL[YVVNUP[LUKHKHKVJJPHJPZPHX\HSJ\UVWYVU[VHK\JJPKLY[P
^^^Z[\KPV\UP]LYZHSP[
5VUWLYKLYL[\[[VSVZWL[[HJVSVKP4LKPHZL[7YLTP\T*OPHTH
V]PZP[HPSZP[V^^^TLKPHZL[WYLTP\TP[
0SJVZ[VKH[LSLMVUPHÄZZHuKPÁHSTPU\[VWPƒÁKPZJH[[VHSSHYPZWVZ[H0=(PUJS\ZH0JVZ[PKH[LSLMVUVJLSS\SHYL]HYPHUVPUM\UaPVULKLSNLZ[VYLKHJ\P]PLULLMML[[\H[HSHJOPHTH[H
circolazione extracorporea
LO SPAZIO E IL TEMPO
DELLA RETE
Fruizioni multiple nell’era della riproducibilità
a cura di Peppino Ortoleva
STRATEGIE DI COMUNICAZIONE DIVERSE SI
MESCOLANO SUL WEB. GIOCANDO D'ANTICIPO, O
RIPROPONENDO CULT
CRONOTOPO
12
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
Ogni forma di comunicazione definisce il tempo e la collocazione non solo dei suoi
contenuti ma anche di coloro che li ricevono, stabilisce come scriveva il grande critico
e teorico russo Mikhail Bachtin un “cronotopo”, un sistema spazio-temporale. Così,
possiamo distinguere il tempo dell’epopea (collocata in un “passato assoluto” radicalmente altro rispetto al tempo dei lettori) da quello del romanzo,
collocato in un periodo storico, che può essere lo stesso dei lettori
o situato rispetto a loro nel passato (il romanzo storico) o nel futuro
(la fantascienza): ma comunque sullo stesso asse cronologico.
Nella rete, che è un medium di sintesi, si mette in gioco, con la
“circolazione extracorporea” di film, programmi televisivi, documenti amatoriali, una varietà di cronotopi di diversa provenienza.
Quello per esempio del cinema narrativo è per molti aspetti rassicurante: per quanto il film possa essere ambientato nel nostro
tempo, o nel futuro, si tratta di un testo, di un racconto che è stato
già completato quando lo vediamo, anche se l’illusione di movimento che è propria di questa forma di comunicazione ce lo rende
comunque in qualche misura contemporaneo. Diverso il caso della
TV: che per un verso è ancora più “vecchia” in quanto si trasmette
solo ciò che è entrato o può entrare nelle abitudini, ma per un altro
possiede, con la diretta e il segnale orario, la chiave della simultaneità. Diverso ancora il tempo dei social network, che è il tempo della conversazione,
prevede un gioco di azione-reazione relativamente rapido (altrimenti la tensione del
dialogo cade) ma non la simultaneità.
Quando ci aggiriamo per YouTube in cerca di video “interessanti” qual è la loro, e la
nostra, collocazione nel tempo? Nel sovrapporsi delle temporalità mediatiche emergono diverse strategie di temporalizzazione, che trovano del resto riscontro nel
costume contemporaneo:
la prima, ne abbiamo accennato varie volte in questa rubrica, è il cult, nel gergo della
moda il vintage: è l’appropriarsi di reperti e
oggetti già esistenti per farne parte della propria identità; in particolare è l’attualizzazione di I social network
ciò che sarebbe “vecchio” e insieme la de-sin- prevedono azionicronizzazione del soggetto, il collocarsi per
scelta in un tempo altro: atto di supremo snobi- reazioni relativamente
smo in un’epoca di circolazione istantanea;
rapide. Ma non la
la seconda è il giocare d’anticipo, immettendo
sulla rete documenti audiovisivi “in anteprima”, simultaneità
dalle puntate delle serie televisive non ancora
arrivate nel proprio paese ai documenti di attualità di cui si sia arrivati in possesso:
anche qui siamo di fronte a una forma di snobismo, basata sul concetto sportivo di
“primato”;
una terza è pensare ogni forma di comunicazione come parte di un’unica grande
enciclopedia dove tutto è simultaneo al tempo di chi effettua la ricerca.
glamorous
Ultimissime dal pianeta cinema: news e tendenze
7 COSE SU 007
Il 23° James Bond, diretto da Sam Mendes, inizia ad acquisire una
fisionomia: 1) il titolo sarà Skyfall. 2) Le riprese dovrebbero iniziare il 7
novembre a Londra. 3) Il budget messo a disposizione dalla MGM sarà
più che dimezzato rispetto a Quantum of Solace: da 250 milioni di dollari
a un massimo di 135. 4) Daniel Craig - confermato nel ruolo di Bond
dopo il “no” di Hugh Jackman - avrà la barba, ed è la prima volta nella
storia di 007, fatta eccezione per le scene in prigione girate da Pierce
Brosnan in Another Day. 5) Dopo il rifiuto di Tom Hanks (“Ho di meglio
da fare”), il villain sarà interpretato da Javier Bardem. 6) Naomie Harris
sarà la bond girl. Nel cast anche Ralph Fiennes, Judi Dench e Ben
Wishaw. 7) L’uscita è prevista l’11 settembre 2012.
14
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
a cura di Gianluca Arnone
CHI DI ZAMPA FERISCE...
Il gatto con gli stivali (voce di Banderas, occhialini 3D, in sala a Natale), è
l’ultimo esemplare di Hollywood, che gli animali li ama tutti, nella stessa
maniera: con gli affetti sul piatto dei guadagni, il cuore è una bilancia. Ma da
quando uno studio dell’American Bird Conservation ha imputato al gatto
l’uccisione negli States di oltre 500 milioni di uccelli l’anno, l’amante è scomodo.
Essere considerati una sciagura per la biodiversità significa diventare una
minaccia per gli affari. E non è detto che basti nascondere la zampa.
COSI’ RIDEVANO
Se la ride Elle Fanning. Ma la sua ultima fatica, Lo shiaccianoci 3D di
Konchalovsky (in Italia dal 2 dicembre), è riuscito a incassare meno di 15
milioni di dollari in tutto il mondo, dopo esserne costati 90. Non ridono,
ma ne avrebbero diritto, Jason Statham e Rosie Huntington-Whiteley,
coppia nella vita e ora anche sul set: dopo aver rimpiazzato Megan Fox
con la modella britannica, Michael Bay vorrebbe Statham al posto di
rivista del cinematografo
LaBeouf in Transformers 4. Auguri.
marzo 2011
15
fondazione ente dello spettacolo
c olpo d’occhio
FE ST IVAL DE L M ES E
di Massimo Monteleone
Sci-fi a Trieste, Banfi ad Assisi e Popoli a
Firenze. L’horror è nelle Grotte
1 XISCIENCE+FICTION
edizione del Festival
PRIMO PIANO SULL’AUTORE
5 XXX
edizione della
Internazionale della
Fantascienza. Anteprime di
genere science-fiction, fantasy e
horror, concorsi internazionali,
ospiti prestigiosi e un Focus sulla
Russia. Premio alla carriera per
George Romero.
manifestazione sui protagonisti
del cinema italiano, dedicata a
Lino Banfi. Viene assegnato
anche il premio “Domenico
Meccoli Scriveredicinema”, giunto
alla XX edizione.
Località Assisi (Perugia), Italia
Periodo 14-19 novembre
tel. (075) 8138680
Sito web www.comune.assisi.pg.it
E-mail [email protected]
Resp. Franco Mariotti
MEDFILM FESTIVAL
XVII edizione del festival
internazionale competitivo
dedicato ai diritti umani e al
cinema mediterraneo, europeo e
mediorientale (40 paesi). Ospiti
d’Onore sono la Romania, la
Tunisia e l’Egitto.
Località Roma, Italia
Periodo 19-27 novembre
tel. (06) 85354814
Sito web www.medfilmfestival.org
E-mail [email protected]
Resp. Ginella Vocca
6
Località Trieste, Italia
Periodo 10-13 novembre
tel. (040) 3220551
Sito web
www.scienceplusfiction.org
E-mail [email protected]
Resp. Daniele Terzoli
Meglio tardi che mai
I Dardenne al Lido per un riconoscimento che non
poteva più aspettare: il Bresson
“MAI UNA COMMEDIA, mai un film
su Gesù e mai dire mai”. Per i
Dardenne non esistono opzioni
definitive. Solo traiettorie, sempre
rivedibili. Chissà, forse quel
progetto a lungo accarezzato su
Gesù un giorno si concretizzerà. E
magari il loro prossimo lavoro
sarà una commedia. D’altra parte
non è Il ragazzo con la bicicletta –
riproposto da Tertio Millennio Film
Fest (6-11 dicembre) per la
rassegna sul miracolo nel cinema
- il loro film-manifesto, quello che
è più incarna quest’idea di
continua apertura dell’esistenza?
La possibilità di un altrove: ecco il
nocciolo di una poetica erede del
realismo trascendentale europeo.
Il Bresson che la Fondazione Ente
dello Spettacolo ha assegnato a
Luc e Jean-Pierre mai come
quest’anno significa
“riconoscimento”: attesta la
continuità d’intenti con il maestro
francese, la sintonia di fondo.
“Un onore” che li ha portati fino a
Venezia, dove prima d’ora non
erano mai stati. A pensarci bene,
è una sorpresa anche questa.
HORROR
2 IIIGROTTE
edizione dell’unica
rassegna cinematografica italiana
che si tiene “sottoterra”. Nella
Caverna della Fonte, ogni venerdì,
saranno proiettati 5 film che
hanno fatto la storia del genere
horror. Uno straordinario evento
che esalta l’atmosfera suggestiva
del complesso carsico turistico
più grande che l’Italia possa
vantare.
Località Castellana Grotte (Bari),
Italia
Periodo 11 novembre - 9
dicembre
tel. (080) 4998211
Sito web www.grottedicastellana.it
E-mail
[email protected]
Resp. Lino Aulenti
FOTO: KAREN DI PAOLA
16
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
7
PITIGLIANI KOLNO’A
3 FESTIVAL
X edizione della rassegna di
cinema ebraico ed israeliano,
organizzata dal Centro Ebraico
Italiano “Il Pitigliani”. Fra le
sezioni: lo sguardo sul nuovo
cinema israeliano, cinema e
letteratura, scuole di cinema.
Località Roma, Italia
Periodo 12-16 novembre
tel. (06) 5800539
Sito web
www.pitiglianikolnoafestival.it
E-mail [email protected]
Resp. Dan Muggia, Ariela Piattelli
Località Firenze, Italia
Periodo 12-19 novembre
tel. (055) 244778
Sito web www.festivaldeipopoli.org
E-mail festivaldeipopoli@festival
deipopoli.191.it
Resp. Maria Bonsanti, Alberto
Lastrucci
FESTIVAL INTERNAZIONALE
DEL CINEMA DI SALERNO
LXV edizione della storica
manifestazione dove concorrono:
lungometraggi a soggetto, fiction
televisive, cortometraggi, cartoni
animati, audiovisivi industriali,
turistici, didattici, scientifici e
sportivi. La sezione “Riflessione”
intende recuperare i film che
hanno avuto una distribuzione
limitata.
Località Salerno, Italia
Periodo 14-19 novembre
tel. (089) 231953
Sito web www.festivaldelcinema.it
E-mail [email protected]
Resp. Mario De Cesare
TORINO FILM FESTIVAL
XXIX edizione del festival
competitivo internazionale che
promuove talenti e
cinematografie emergenti. I
concorsi sono: Torino 29 per i
lungometraggi; Italiana.Corti e
Italiana.Doc; Spazio Torino.
Prevista una retrospettiva
completa su Robert Altman;
omaggi e panoramiche.
Località Torino, Italia
Periodo 25 novembre - 3
dicembre
tel. (011) 8138811
Sito web www.torinofilmfest.org
E-mail [email protected]
Resp. Gianni Amelio
4
Tutte le volte che Aleksandr Sokurov
(nella foto con il Presidente FEdS Dario
E. Viganò) marca visita al nostro stand
veneziano torna a casa con qualcosa.
Nel 2007 era venuto a ritirare il premio
Bresson. Quest’anno gli è andata
addirittura meglio: Leone d’Oro. Manca
l’Oscar. Alla prossima, maestro.
FESTIVAL DEI POPOLI
LII edizione del più importante
festival italiano sul documentario
(a carattere sociale,
antropologico, storico, politico,
artistico). Prevede due concorsi
(lungometraggi e cortometraggi
internazionali). Prevista una
retrospettiva sul regista catalano
Isaki Lacuesta.
8
O perazione San Paolo
IL MUSEO DI TORINO ospite
d’onore della "Settimana del
Cinema Italiano", la
manifestazione che dal 2005 la
Camera Italo-Brasiliana di San
Paolo promuove con successo.
Tanto che è diventato un
appuntamento fisso con
particolare attenzione alle più
recenti produzioni
cinematografiche nostrane,
inevitabile dunque la
preponderanza delle
commedie: tra i titoli
selezionati ci sono
Bar Sport di Massimo
Martelli, Manuale
d’amore 3 di
Giovanni Veronesi,
Nessuno mi può
Una settimana di cinema italiano.
Tra novità e restauri doc
giudicare di Massimiliano Bruno,
Senza arte né parte di Giovanni
Albanese e Immaturi di Paolo
Genovesi. Ma anche Il Gioiellino di
Molaioli, Tatanka scatenato di
Gagliardi e Una vita tranquilla di
Cupellini. Stavolta però il fiore
all’occhiello è la rassegna
“Cinema Restaurato”, in
Omaggio a
Mario Monicelli. collaborazione con il Museo di
San Paolo
Torino, il più grande al mondo per
dall’alto, poi
superficie espositiva e ricchezza
Anni difficili di
delle sue collezioni. Che propone
Zampa
classici doc come Anni difficili di
Luigi Zampa, Il generale della
Rovere di Roberto Rossellini,
Roma di Federico Fellini, Uomini
contro di Francesco Rosi, Il
cammino della speranza di Pietro
Germi, La classe operaia va in
Paradiso di Elio Petri più un
omaggio a Mario Monicelli (da I
soliti ignoti a Parenti serpenti e
Totò cerca casa). Con proiezioni
gratuite e aperte al pubblico per
fare in modo che giovani e studenti
possano riscoprire i film del
passato sul grande schermo.
Quest’anno la Settimana è parte
della più ampio “Momento ItaliaBrasile” e, oltre alla terza edizione
“Premio Pirelli del Cinema
Italiano” che assegna incentivi
economici alla distribuzione del
film vincitore, selezionato prima
dal pubblico e poi da una giuria
qualificata, propone una serie di
iniziative collaterali, tra cui
incontri e approfondimenti su
produzione e distribuzione.
M.S.
novembre 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
17
La po s ta di S H EK H AR K AP U R
o
Pensieri in libertà: lo sguardo globale del cineasta indian
L’AVIDITÀ DELLE INDUSTRIE FARMACEUTICHE E IL COSTO PROIBITIVO DELLE
MEDICINE PROVOCANO OGNI ANNO LA MORTE DI MILIONI DI POVERI
IMMAGINATE QUESTO SCENARIO: un quarto delle
persone del mondo muore di mali curabili perché
le medicine sono nelle mani di poche industrie che
si rifiutano di smerciarle a prezzi sostenibili per i
poveri. Sembra un film di fantascienza, ed è invece
realtà. Epatiti, disfunzioni cardiovascolari, diabete,
Aids: sono malattie per cui esistono farmaci capaci
di contenerne gli effetti, se non curare. Ma i loro
brevetti appartengono a multinazionali che si
rifiutano di venderli a prezzi contenuti. L’argomento
più frequente che queste utilizzano è il costo di
produzione. Si dice: “Come potrà l’industria
farmaceutica sopravvivere e continuare a fare
ricerca se, costretta ad
applicare costi ribassati, finirà
per perderci?”. Messa così,
sembra una motivazione
assolutamente ragionevole.
Tuttavia l’inganno sta
nell’utilizzo che si fa delle parole “costo” e
“perdita”. Se si guarda ai conti delle multinazionali
si scopre che i costi di cui si parla servono in realtà
a coprire gli altissimi profitti dei suoi dipendenti. I
costi si impennano per pagare le salatissime
parcelle degli avvocati che devono difendere i loro
brevetti, i compensi degli scienziati che competono
gli uni con gli altri per trovare nuove formule, gli
stipendi di presidenti, amministratori e manager, i
loro bonus. Anche il marketing ha i suoi costi. A
farla breve, dietro il paravento dei costi si nasconde
il mantenimento di un privilegio. E non si può dire
nemmeno “E’ mio e posso farci ciò che voglio”.
Viviamo in un mondo globale e i fondamenti della
DA INDIA E CINA
I RIMEDI
18
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
globalizzazione devono essere l’equità e la giustizia.
Una globalizzazione orientata a favore dei ricchi del
pianeta porterebbe solo conflitti. Per molto tempo le
nazioni occidentali e le multinazionali hanno
adottato politiche di reclutamento costosissime per
accaparrarsi i migliori talenti scientifici sulla piazza.
Questo ha causato una distorsione che per anni ha
visto una fuga di cervelli dalle nazioni in via di
sviluppo verso quelle già sviluppate.
Fortunatamente questo trend si sta ora invertendo.
Io non nego le innovazioni realizzate dall’America.
La sua capacità di fornire alle più grandi menti del
mondo le migliori condizioni possibili per creare. Ma
o siamo una comunità globale oppure non lo siamo:
delle due l’una. Se lo siamo, la possibilità di salvare
vite umane non può essere usata per difendere oasi
di benessere. Il caso degli Ayurveda è il classico
esempio. Per secoli la conoscenza e la saggezza
taumaturgica degli Ayurveda è stata a disposizione
di tutti, gratuitamente. Ora improvvisamente c’è
una corsa a brevettare le loro idee e medicine. Fin
qui le cattive notizie. La novità è che ci sono
industrie farmaceutiche in India e Cina che stanno
lavorando sulle formule generiche dei farmaci
precedentemente prodotti dalle multinazionali per
essere distribuiti a prezzi contenuti a coloro i quali
sarebbero morti senza. Gradualmente riusciranno a
creare proprie molecole e brevetti. Nella speranza
che, una volta raggiunto l’obiettivo, si
comporteranno in modo diverso dalle altre. Cioè a
dire: moralmente.
(TRADUZIONE A CURA DI GIANLUCA ARNONE)
pronto alla fama
Da comprimario di lusso al
E prossimo villain nel nuovo
20
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
Il gallese Rhys
Ifans è il conte di
Oxford in
Anonymous
di Valerio Sammarco
“vero” Shakespeare: Rhys Ifans è il conte di Oxford per Emmerich.
Spider-Man: “I cattivi hanno sempre costumi migliori”
novembre 2011
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
21
pronto alla fama
DAL 1999 AD OGGI ha preso parte a più
di una trentina tra film, corti e serie tv,
ma per il pubblico italiano,
probabilmente, Rhys Ifans è rimasto lo
Spike di Notting Hill, eccentrico
coinquilino del protagonista Hugh Grant.
Oggi, grazie a Roland Emmerich, è
pronto al definitivo salto, impersonando
il “vero” autore dell’intero corpus delle
opere attribuito per secoli a William
Shakespeare: è Anonymous, che la
Warner porta nelle sale il 18 novembre,
sogno realizzato di Emmerich, che dopo
i successi dei vari Independence Day e
2012, porta sullo schermo lo script di
John Orloff a distanza di 10 anni dalla
prima lettura.
“Sul poster del film sono di spalle, è
vero”, dice il “conte di Oxford” Rhys
Ifans, “quello che conta è che io sappia
di chi sia la faccia che non si vede, e che
lo sappia anche la mia mamma”, confida
senza falsa modestia. Consapevole di
aver indossato i costumi di colui il quale,
soprattutto dalla scuola di pensiero dei
cosiddetti oxfordiani, viene considerato
l’autore di pièce immortali quali
Riccardo III e Amleto: “Le prove a favore
dello Shakespeare reale sono davvero
poche, soprattutto perché non ha mai
viaggiato e non aveva nessun tipo di
conoscenza diretta della vita di corte,
molto spesso messa alla berlina dalle
varie opere attribuitegli”, dice l’attore.
Che spiega: “L’importante però non è
tanto darsi una risposta sull’identità
dello scrittore, quanto invece continuare
a porsi la domanda sul perché le sue
opere ancora oggi continuano ad essere
rappresentate: la grande arte deve porre
domande, non fornire risposte”.
Incentrato sulla questione che per secoli
ha affascinato studiosi e intellettuali (chi
era, in realtà, l’autore di quelle
commedie e tragedie, di quegli
imponenti drammi storici che scossero
l’Inghilterra elisabettiana per poi trovare
“La corruzione del potere oggi è la
stessa del XVI secolo: i testi del Bardo
ancora attuali, perché archetipici”
la fama eterna?), Anonymous riflette
anche sull’impossibilità da parte di un
artista di poter rivendicare la propria
arte: “Credo sia l’aspetto più
affascinante del personaggio che
interpreto – ammette Ifans –, un uomo
capace di creare un mondo popolato di
storie e personaggi coinvolgenti senza
poterlo dire. È raro incontrare un così
alto livello di anonimato, l’unico che mi
viene in mente è quello oggigiorno
raggiunto da Banksy (vedi servizio a pag.
74, ndr), street artist costretto in un
certo senso a salvaguardarlo perché
autore di opere considerate illegali”.
Altri tempi, altre opere, Anonymous ha
permesso allo stesso Ifans di misurarsi
ancora con i capolavori shakespeariani:
“E’ un rapporto che va avanti dai tempi
della scuola, dove venivano insegnati
male e in modo noioso perché ce li
facevano leggere, mentre Shakespeare
deve essere messo in scena”, racconta
l’attore, che ha portato sul palcoscenico
il Macbeth, Sogno di una notte di mezza
estate e Come vi piace, sognando di
“poter invecchiare bene e interpretare
un giorno il Re Lear”. Prima di indossare
le vesti del sovrano della Britannia, però,
Ifans dovrà convincere i fan dell’Uomo
Ragno, chiamato al ruolo del Lizard,
villain nel reboot sulla saga firmato da
Marc Webb, The Amazing Spider-Man:
“Per lo spettatore il cattivo è
semplicemente cattivo. Ma ogni villain,
in realtà, pensa di essere buono. E,
soprattutto, ha sempre i costumi
migliori”, dice ridendo. “Credo alla
dualità bene/male e, nel caso di Lizard,
posso solamente dire che è un
personaggio non proprio cattivo, ma che
prende una decisione sbagliata”.
Un po’ come accade ogni giorno nelle
alte sfere del mondo contemporaneo:
“In Inghilterra e altrove la corruzione del
potere è la stessa del XVI secolo. Certo,
il mondo occidentale di oggi è più
alfabetizzato di allora ma i lavori di
Shakespeare sono ancora attuali, mai
datati, proprio perché non
semplicemente opere, ma archetipi”,
spiega Ifans, che conclude: “Se fosse
ancora qui Shakespeare? Sarebbe il
blogger più potente della rete”.
%
Anonymous. Il regista Roland Emmerich e un'altra scena del film. In alto Joely Richardson e Jamie Campbell Bower
22
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
D U E A F I L M E M E D U S A F I L M P R E S E N TA N O
CESARE CREMONINI
MICAELA RAMAZZOTTI
UN FILM DI PUPI AVATI
11 NOVEMBRE AL CINEMA
DALL’
GIANNI CAVINA
E CON LA PARTECIPAZIONE DI A N D R E A R O N C A T O
LA VOCE DI EDO VIGETTI “OGGI” È DI ALESSANDRO HABER
PRODOTTO DA ANTONIO AVATI PER DUEA FILM IN COLLABORAZIONE CON MEDUSA FILM E SKY CINEMA
MUSICHE DI LUCIO DALLA REGIA DI PUPI AVATI
ilcuoregrandedelleragazze.libero.it
COVER
REVOLUTION
ATTACK THE BLOCK IMMAGINA
REGISTA, GLI EXTRATERRESTRI
24
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
L’INVASIONE DELLA BANLIEUE DI LONDRA. MA, RACCONTA IL
SONO COME I REIETTI DELLA PERIFERIA DI BORIS SOLLAZZO
novembre 2011
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
25
COVER
Dalla Piazza di Locarno al concorso
HA QUALCOSA DI AFFASCINANTE
aver avuto il privilegio di guardare in
Piazza Grande al Festival del Film di
Locarno Attack the Block (a breve in
concorso a Torino 29), fantascienza poco
extra e molto terrestre ambientata nella
banlieue londinese. Perché in quei giorni
i riots inglesi mettevano a soqquadro
Londra, Manchester e Liverpool, e quel
gruppo di ragazzacci che sembrano
venire da una moderna e scorrettissima
Via Paal somigliavano molto ai ribelli,
arrabbiati e vandali che facevano
impazzire Gordon Brown. Così come gli
alieni, ormai non mostri di un altro
pianeta ma, piuttosto, umanissimi reietti
del nostro. Se nell’ultimo gioiello dei
Manetti, L’arrivo di Wang, il geniale
alieno arrivato sul nostro pianeta occupa
abusivamente un sottoscala, parla
cinese e viene pure torturato dalle
nostre forze dell’ordine, e nello
splendido L’ultimo terrestre la “grigia”
diventa una badante, qui questa sorta di
incrocio tra muppets e barbapapà sotto
acido vengono subito malmenati da un
gruppo di teppistelli e diventano parte
del panorama da lotta di classe senza
regole: alieni sottoproletari, insomma.
“Io in quel quartiere in cui ho girato ci
sono cresciuto - racconta il regista Joe
Cornish, anche cosceneggiatore del
Tintin di Spielberg - e conosco il codice
di comportamento di chi ci abita, il film
nasce da una mia disavventura simile a
quella della protagonista: fermato,
bloccato e derubato. E io li conoscevo, ho
sempre rispettato i miei vicini e il mio
block, ho aiutato i giovani del mio
quartiere, perché doveva succedere a
me? Ho cominciato a riflettere su
quest’evento così traumatico e così la
storia ha cominciato a prendere forma”.
Pensate di ringiovanire Loach, di
piazzare degli alieni in un contesto
sociale disagiato alla Mullan, poi
mescolatelo con del cinema audace,
visivamente e narrativamente, come
quello di Cornish. Ecco che avrete
quest’opera fantasociale, buffa e
arrabbiata, un ritratto a tinte forti di una
realtà in cui questi pericoli pelosi non
sembrano affatto fuori posto. “Non ho
pensato al tema politico quando ho
pensato e girato il film, ma è ovvio che
guardando la mia Inghilterra qualcosa è
entrato della nostra società in quelle
strade: basta solo pensare a quei
ragazzi, così simili a quelli che abbiamo
26
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
Paige Meade e
Danielle Vitalis in
fuga dagli alieni. In
alto Jomin Bojega
viene "fermato"
di Torino 29, l'opera rientra nel nuovo filone fanta-sociale
visto manifestare contro il governo. Ma
questo rimane un fumettone, una storia
di fantascienza e avventura. Certo, da
sempre il genere è anche metafora della
realtà. Se proprio devo pensare al
messaggio più potente di Attack the
Block, è di sicuro la multiculturalità”. E
Cornish si richiama ai tempi d’oro di un
certo cinema, lavora sugli effetti speciali
come fosse nato trent’anni prima. “Sono
abbastanza vecchio, purtroppo, per
ricordare le meraviglie dei Gremlins o
del vecchio corso di Guerre Stellari, dei
Tremors, per me lavorare per stupire il
pubblico non è usare il computer ma
inventarsi ogni tipo di trucco “pratico”,
costruendo modellini, dipingendo,
usando costumi speciali, in una parola
essendo creativi. Mi piace sporcarmi le
mani, anche spendendo poco”. In tutti i
sensi. Cornish, infatti, forse senza
saperlo, fa parte di questo nuovissimo
genere fanta-neorealista, in cui l’alieno è
il diverso, e viceversa. Forse anche una
minaccia, come quando gli ultracorpi
invadevano il mondo, ma decisamente
più integrata in un mondo sempre più
disintegrato. Quello che ai tempi di
Romero erano gli zombie, ora sono gli
alieni, non oltre la realtà, ma dentro la
realtà. “Guardo al futuro del nostro
mondo, partendo dal presente che
conosco. Anche se come ho detto,
cinematograficamente mi rivolgo al
passato, adoro i B-movies degli anni
‘50”. Da qui probabilmente nasce la
magia di quello che presto, siamo sicuri,
diverrà un cult. Quel modo di unirsi di
chi è così diverso all’esterno ma che
mangia la stessa polvere, questa
battaglia per la terra che obbliga tutti
alle più imprevedibili prese di
responsabilità, quelle immagini così
vintage e curate nella loro rozza
raffinatezza faranno inevitabilmente
breccia nel pubblico e nella critica.
Perché persino gli alieni, ora, hanno
ridotto le loro pretese: un tempo
avrebbero provato a conquistare il
mondo, ora si accontentano di un
quartiere di periferia. Magari sperando
in una riqualificazione, in un cambio nel
piano urbanistico. Per diventare alienati,
più che alieni.
%
novembre 2011
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
27
COVER
LA GUERRA DEI
28
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
Non credono ai loro
occhi i due piccoli
protagonisti di
Attack the Block
MONDI
NOI, LORO, GLI ALTRI. L’INTELLIGENTE
GIOCO DI SPECCHI DI JOE CORNISH
DI GIANLUCA ARNONE
ALIENI SÌ, DEL TERZO TIPO NO. Non solo
almeno. Intendiamoci: gli invasori venuti dallo
spazio, pelosi animali siberiani con denti laser e
occhi blu fluorescenti, non mancano.
I veri alien sono però altri. Abitano qui e altrove.
Lontani e vicini. Attack the Block confonde le
acque: gli extraterrestri sono pupazzi, i nostri
non arrivano e gli alieni sono loro: i reietti dei
quartieri-ghetto della metropoli. La digressione
potrebbe continuare: che cosa rappresenta
questo piccolo b-movie nel fastoso mondo della
fantascienza se non un marziano? E che dire di
E.T. Joe Cornish, ieri comico televisivo autarchico
(lo conoscevano solo in Inghilterra) e oggi regista
dall’appeal globale (lo vuole Hollywood)? Tutto fa
cult, ma il brodo ha una ricetta essenziale.
Sfrutta il funzionamento del classico racconto
sci-fi - struttura speculare (noi vs. loro),
attribuzione dei ruoli (nemici ed eroi), figure e
spazio (variazioni sul tema dell’altro e
dell’altrove) – per farne ammenda, ribaltarlo e
riconsegnarlo al nostro sguardo depurato. Ovvero
deputato a vedere meglio, vedere ex novo.
Cornish ricalibra continuamente il punto di vista.
novembre 2011
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
29
COVER
All’inizio spinge l’identificazione verso
la piacevole infermiera (Jodie
Whittaker) assalita e derubata nella
notte da una banda di giovani teppisti.
Quindi abbandona la donna al suo
destino e duplica la scena mutandone i
valori in campo: i cattivi di prima
diventano il bersaglio di un branco di
mostri famelici piovuti dall’alto, che
dovranno fronteggiare equipaggiati alla
meglio (mortaretti compresi), soli (la
polizia guai a chiamarla, sta cercando
proprio loro!) e male accompagnati (tra
i loro aiutanti due bambini armati di
pistole ad acqua). Infine, nel momento
in cui riconosciamo nell’altro il vero
eroe della vicenda – nomen omen è
Moses (John Boyega), il leader nero
della gang – costui viene portato via
dalla polizia e ricacciato nell’antica
condizione di marziano, corpo da
espellere. Tutte queste contorsioni del
punto di vista – in cui non è tanto l’icona
dell’alieno a essere ridiscussa quanto il
nostro modo di valutare
indipendentemente dagli orientamenti
del racconto – non sono innocenti. Esse
provocano una scissione –
politicamente voluta – tra il nostro
30
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
sguardo (favorevole all’assimilazione
dell’altro) e quello dell’istituzione (per
la quale l’alieno era e rimane
l’emarginato sociale). E a riprova di
quanto insurrezionalista sia questo
cinema, ecco che il teatro dello scontro
viene confinato in un brutto edificio alla
periferia di Londra, labirintico e uguale,
opalescente e acido. Potrebbe essere
l’astronave di Alien, ma è di fatto solo
spazio de-territorializzato, non
assimilato, scarto. Non vengono forse
percepiti così tutti i Bronx del pianeta
dalla buona società? Il cinema
metropolitano anni ’70 incontra lo sci-fi
da panico e invasione, la critica sociale
il trattato metapsichico sull’altro. Un
terrain vague di metafore e rimandi al
reale, illusioni e allusioni, convergenti
verso il teorema della plasmabilità
dell’occhio. Chi e che cosa orienta la
formazione delle opinioni? Quanto
incidono i simboli, il discorso pubblico,
l’immagine del mondo costruita dai
media nella percezione dei fenomeni e
nella decisioni da prendere? Di quale
realtà si può ancora parlare se la
stessa è diventata racconto? Attack the
Block è in questo paradigmatico: studia
a menadito le regole della narrazione
mainstream applicandole al rovescio. Il
suo universo è altrettanto plausibile
dell’altro. Ugualmente falsificabile. Il
mondo è un artificio retorico. Buoni e
cattivi, oppressi e oppressori c’erano,
ma non sono più. L’altro è la traccia di
una forma che cambia. La vita irreale.
L’alieno, il cinema.
%
VINCITORE
BEPPE CASCHETTO PRESENTA
LO SCHERMO
E PER LA PRIMA VOLTA SUL
BARBORA
VINICIO
FILIPPO
ANO
IT
H
C
IC
C
S
I
N
IO
H
C
R
A
M
A
V
BENTIVOGLIO BOBULO
FABRIZIO
(stai sereno)
O
UN FILM DI FRANCESC
BRUNI
BEPPE CASCHETTO PRESENTA SCIALLA! UNA PRODUZIONE IBC MOVIE
IN COLLABORAZIONE CON RAI CINEMA CON IL SOSTEGNO DELLA DIREZIONE GENERALE PER IL CINEMA MIBAC UN FILM DI FRANCESCO BRUNI
FABRIZIO BENTIVOGLIO BARBOVA BOBULOVA VINICIO MARCHIONI FILIPPO SCICCHITANO RAFFAELLA LEBBORONI
ARIANNA SCOMMEGNA PAOLA TIZIANA CRUCIANI GIACOMO CECCARELLI GIUSEPPE GUARINO PRINCE CHIDOZIE MANUJIBEYA
SOGGETTO FRANCESCO BRUNI GIANBATTISTA AVELLINO SCENEGGIATURA FRANCESCO BRUNI SUONO IN PRESA DIRETTA MARIO IAQUONE
CASTING ELISABETTA BONI AIUTO REGIA ALESSANDRO CASALE COSTUMI MARIA CRISTINA LA PAROLA SCENOGRAFIA ROBERTO DE ANGELIS
MUSICHE AMIR ISSAA & CEASAR PRODUCTIONS MONTAGGIO MARCO SPOLETINI A.M.C. DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA ARNALDO CATINARI A.I.C.
ORGANIZZATORE GENERALE ATTILIO MORO EDIZIONI MUSICALI EMI MUSIC PUBLISHING ITALIA SRL SVILUPPO PROGETTO ANASTASIA MICHELAGNOLI
PRODUTTORE ESECUTIVO RITA ROGNONI PER PUPKIN PRODUCTION PRODOTTO DA BEPPE CASCHETTO REGIA DI FRANCESCO BRUNI
sciallailfilm.it
DAL 18 NOVEMBRE AL CINEMA
personaggi
Aki
MIRACOLO A LE HAVRE
Il regista Aki
Kaurismaki: sigaretta
alla bocca, Miracolo (a
Le Havre) in tasca
32
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
IRA DI PIÙ UNA BIONDA…
No, non è machismo:
semplicemente, una sigaretta. Ma il
soggetto è maschile, maschissimo: un
uomo che non deve chiedere mai.
Almeno al trucco, perché “oggi gli
uomini non sono più uomini, ma
bambini: mettono perfino il profumo, e
non lo dico per gelosia”. Alla berlina,
tuttavia, non è il genere, bensì l’età,
perché gli anni passano anche dietro la
macchina da presa: “Roba da uomini
novembre 2011
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
33
personaggi
ancora bambini”, e pure il 3D è
sistemato. Meglio fumarci sopra, se poi
c’è il divieto tanto meglio, e
chissenefrega dei giornalisti, che pure
applaudono. Sigaretta tra le labbra, e
Johnny Depp tirato in ballo: “Ha un film
al festival (Pirati dei Caraibi, NdR), e
spero di vederlo, perché Johnny is my
hero”. Forse non è lucidissimo (tabacco
e… Bacco?), ma sembra serio, e non te
l’aspetteresti: un autore europeo duro,
puro e indie che va pazzo per Jack
Sparrow? Ma a Cannes tutto può
succedere, addirittura che Aki
Kaurismäki la rimetta nel taschino, lui
che con la sigaretta ha creato un
binomio mitologico: ve lo ricordate da
Jim Jarmusch per Coffee & Cigarettes?
Bene, lui invece se lo ricorda come Aki
& Cigarettes. E non si può dargli torto:
fate la ricerca per immagini su Google,
e provate a trovarne qualcuna smoke
free…
Ma a bruciare non è solo trinciato e
catrame, bensì cinema e passione, al
netto della tecnologia e del supporto,
perché è la storia che conta davvero:
“35mm, Super8, 3D: non importa come
la mostri, la gente segue la storia. E
solo quella”. L’ultima che ci ha
raccontato avrebbe meritato l’ombra
della Palma d’Oro, si è dovuta
accontentare del Fipresci, ma l’epilogo
al Grand Lumiére Theatre ne ha sentito
garanzia) malata di cancro e trascorsi
bohemien tra suola e tomaia. Dunque,
quest’uomo non è senza passato, e non
è solo, perché nella cittadina portuale
arriva giovanissimo l’africano Idrissa
(Blondin Miguel): un container per
trasporto, zero mezzi e il sogno di
raggiungere la madre a Londra. Ci
riuscirà? Chissà, ma non è tempo di
polar, e nell’impermeabile del
commissario Monet Jean-Pierre
Darroussin fa sguazzare
un’umanissima parodia del poliziotto e
del poliziesco: il benvenuto non è al
realismo del Welcome di Philippe
Lioret, ma a una Fred Vargas in libera
uscita nella giungla di Calais. Eppure,
siamo a Le Havre, non si vedono le
bianche scogliere di Dover, e la ricerca
ha preso mezza Europa: “Dal 2006 ho
girato Spagna, Italia, Portogallo e
Francia: Le Havre era la mia ultima
speranza. Me ne stavo andando deluso,
ma alla fine ho trovato un angolo che
faceva al caso mio: un cantuccio poco
moderno, perché la mia camera non
ama la modernità”. E c’è da capirla,
perché prima di fare conoscenza con il
nostro Aki (prossimo Gran Premio
Torino al 29° TFF) ha avuto un altro
illustre occhio nel mirino: Ingmar
Bergman. Kaurismäki l’ha acquistata
dal produttore di Fanny & Alexander, e
oggi ironizza: “Bergman ci ha fatto due
essere qualsiasi paese europeo”, con
un bagaglio a mano zeppo di humour:
“Ma non Finlandia e Svezia: nessuno è
così disperato da andarci”. Si scrive Aki
Kaurismäki: tu chiamalo, se vuoi,
Miracolo.
%
"La gente
segue la
storia, solo
quella"
Sopra e sotto, scene da un Miracolo a Le
Havre. A fianco, il regista con "bionda"
la mancanza: Le Havre, ovvero, per
tema e fattura, Miracolo a Le Havre.
Titolo zavattiniano scelto da Bim per la
distribuzione nostrana, e con buona
ragione: non si vola più sul Duomo di
De Sica, ma la favola degli ultimi,
quella c’é. Su una scena spoglia,
minimale e marginale sale un vecchio
lustrascarpe, uno che con Léo Ferré o
Jean-Claude Izzo ci sarebbe andato a
nozze: Marcel Marx (André Wilms), una
moglie (Katy Outinen, feticcio e
34
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
film, io 18: non è più la sua camera, ma
la mia. Riposi in pace…”. Ma se “la
madrelingua è quella delle emozioni,
recitare in francese è stato arduo”
(Outinen), come ha fatto Kaurismäki a
girare in langue d’oïl questo Miracolo di
emozione? Daroussin fa l’inchino: “Non
ha bisogno di parole per comunicare:
ricrea il mondo con la sua sensibilità”,
Aki taglia corto: “Faccio quello che la
camera vuole”. E va dove lo porta il
cuore: “E’ Le Havre, ma potrebbe
© CATTLEYA 2011 - FOTO: PHOTOMOVIE - CLAUDIO PORCARELLI
gran torino
Sion Sono
Confidenziale: a tu per tu con Mr. Himizu. Una
"talpa giapponese" che scava nel nostro
immaginario: “Cult o popolare? Non dipende da me”
di Federico Pontiggia
36
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
Guilty of
Romance. A
fianco Sion Sono,
pagina seguente
Himizu
Suicidi e tsunami, extension e solitudini: lasciate ogni
speranza voi ch’entrate. Ma esultate, perché l’emozione
corre nell’inquietudine del vivere oggi, e l’arte non fa
sconti: se stiamo male, come potremmo stare bene sullo
schermo? Un Rapporto Confidenziale (l’omaggio di Torino
29) firmato Sion Sono.
S
ono Sion e vengo da lontano: Giappone, Aichi, 1961,
poesie fuori e dentro il cassetto, e poi l’identità fatta
cortometraggio nel 1985: I Am Sono Sion!. Il primo lungo,
Bicycle Sigh, il primo premio nel ’92 con The Room. Il cult è
dietro l’angolo: Suicide Circle, 2002, e basta la prima
sequenza. Studenti e scanzonati sulla banchina, passa il
treno e piove sangue.
(www.youtube.com/watch?v=DwqSeDvD)
iniziava la ricostruzione. Non c’è ironia nel film:
attraverso la gente del posto, volevamo registrare la
drammaticità della situazione, al naturale. Nella troupe,
c’era chi aveva perso casa e chi abitava ancora quel poco
rimasto in piedi”.
N
on è un cinema per vecchi, eppure i giovani non se la
passano bene: “Il terremoto ha davvero segnato una
frattura, ma è presto per dire dove condurrà”. Perché oggi
“è difficile ridurre i giovani a un pensiero unico: se tutti
sono sommersi dall’infinito quotidiano, qualcuno precipita
in una disperazione acuta”. E la sua arte (non) aiuta:
generazione no future, tre echi punk e anoressia
esistenziale.
S
l suo ultimo è Himizu, doppio Mastroianni agli attori a
Venezia 68: (più di) qualcuno dice che il Premio della
Giuria andato a Terraferma fosse suo. La ricompensa ha la
Mole del TFF: “Sono orgoglioso di questa retrospettiva,
perché l’Italia è la patria di registi che ammiro: Pasolini,
Fellini”. Non ve li ritrovate nel suo cinema? Cercate bene, la
ricetta è la stessa: immaginazione al potere, potere al reale.
ono sempre in fremente attesa di ogni suo nuovo
titolo: parola di pressbook, sono i seguaci del nostro.
Che è un (in)guaribile romantico: 2008 “L’amore esposto”
(Love Exposure), 2011 “Il peccato dell’amore” (Guilty
Romance). Se due indizi fanno una prova, che amore è
quello di Sono? Un apostrofo, tra horror e grand guignol,
mélo e furore, serial thriller e psicanalisi. Paradise Lost?
Ebbene, sì.
O
O
I
vvero, la realtà del terremoto, la tragedia dello
tsunami: “Ho cambiato la sceneggiatura di Himizu:
siamo andati a filmare quasi subito in location, ma già
gni volta stupisce, ogni titolo rimpolpa la pletora di fan ed
esegeti, ma Sion Sono ci fa o ci è regista di culto? “Non si
fanno intenzionalmente film da festival, almeno io non li faccio.
novembre 2011
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
37
gran torino
crudezza del visivo fa rima con l’onestà
del vedente. Sono guarda attraverso la
società, mette da parte trave e
pagliuzze e si fa valente servo di due
padroni: serialità e iterazione;
dettaglio e entomologia.
O
Himizu non era inteso per un pubblico più
ampio: che un’opera sia “popolare” o
meno dipende dalle circostanze”. Duro e
puro, nel Giappone oggi: “Un paese
illusorio, dove cambiare è difficile. E la
malvagità esiste”.
N
on la nasconde la sua
filmografia, ma nemmeno
l’esalta: che siano suicidi o
fantasmatiche extension (Exte, 2007),
killer a sangue freddo (Cold Fish, 2010)
o libero caos (Hazard, 2006), la
Fa Golino
Passaggio di festival per
l’attrice: a Roma per
La kryptonite, poi giurata
al TFF 29
Non c’è che dire: Valeria fa Golino. Al
festival di Roma nel ruolo a lei più
congeniale, protagonista di La
kryptonite nella borsa di Ivan
Cotroneo, a quello di Torino in veste di
giurata della 29ma edizione (25
novembre-3 dicembre). In vista del suo
esordio in regia (le riprese di Vi
perdono dovrebbero incominciare a
marzo), il direttore e amico Gianni
Amelio le ha affidato il compito delicato
di giudicare le opere in concorso. Da
regolamento prime, seconde, al
massimo terze. Che nel passato sono
state folgoranti: Winter’s Bone di
Debra Granik e La bocca del lupo di
Pietro Marcello, come ricordano i
premi delle ultime edizioni. Ma Torino
non è solo competizione, tra anteprime
(in apertura L'arte di vincere Moneyball con Brad Pitt in forma
smagliante) e ospiti (uno per tutti: Aki
Kaurismaki) l’acquolina vien leggendo,
per non parlare della retrospettiva
integrale Robert Altman e l’omaggio al
giapponese Sion Sono.
%
MARINA SANNA
38
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
scurità e indifferenza, luce e
crescita: due poli d’attrazione, e
una talpa giapponese, himizu mogura.
“Nascosta dal sole”, come Sono dal
cinema pastorizzato: sulla retina e
nelle sinapsi, le sue immagini sono
punti di rottura. Fino a coincidere
ineluttabilmente con il terremoto:
“Dopo l’11 marzo, il mio modo di
pensare è enormemente cambiato”.
Dopo l’11 marzo, speriamo il suo
cinema non cambi (troppo).
%
affinità elettive
All’ex Monty
Python il premio
dedicato al regista
scomparso.
Assonanze tra due
cineasti che
dell’immaginazione
hanno fatto
realtà
Il regista Terry Gilliam. A
fianco il maestro Fellini, sopra
di lui Marcello Mastroianni e
una scena di Tideland
Gilliam come
40
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
A META’ DEGLI ANNI ‘90, chiamato dalla
BBC a fornire il suo “momento
cinematografico” prediletto, Terry Gilliam
rispose: “8 ½. Sento che Fellini mi
racconta qualcosa sul mio futuro. Quanto
al ‘fare cinema’, il balletto di Mastroianni
nel salone dove si sta girando il film mi
ha rivelato un’ultima verità sul mio
lavoro”. Di ‘sensibilità nomade’, come lo
definisce Salman Rushdie, americano di
Minneapolis trapiantato a Londra per
liberare una fantasia colta e mitologica di
tendenza europea, chiusa l’esperienza di
gruppo con i Monty Python, Gilliam ha
inventato un mondo cinematografico
personale e insieme universale che
intreccia letteratura e pittura, la fiaba
infantile e l’immaginazione grottesca.
Colpisce che Gilliam e Fellini abbiano
apprezzato entrambi Orson Welles,
Fellini per l’abnorme gusto del rischio
cinematografico, che in fondo
condivideva, almeno negli eccessi di
produzione, nella dilatazione dei tempi,
insomma nel fasto sensoriale del set e
del film fantasticato. Così Gilliam, che da
anni cerca addirittura di fare il Don
Chisciotte fallito. A modo suo. Ci disse
una volta: “Ah, il Don Chisciotte. Una
spina nel fianco. Lui non era mai riuscito
a finirlo, io non sono mai riuscito a
incominciarlo. La sceneggiatura è
contesa tra una produzione francese e
una compagnia di assicurazioni tedesca,
che vuole indietro i soldi!”. Fellini
avrebbe respinto l’ubriacatura digitale.
Gilliam pratica questa rinuncia:
“Prendiamo i Fratelli Grimm. Adesso
tutti dicono: che bello. Ma prima c’era un
certo disorientamento. Io non amo gli
effetti speciali. Per me la fantasia deve
essere fondata sulla realtà”. Anche per
intuizione, il cinema di Fellini e il cinema
di Gilliam, assai lontani, si attraggono in
un curioso adattamento creativo della
farsa, riprendono la realtà secondo la
sua energia, la fiaba col suo travagliato
bagaglio di realtà, con un gesto pittorico
che, distorcendo, scavando, imponendo,
rivela. In pittura, li sentiamo a volte in
risonanza con Ensor, Soutine, Chagall,
Bacon. In ciascuno batte il cuore del
circo, con notevoli differenze di tradizione
culturale, sensibilità artistica e,
certamente, di risultati. Non sono simili i
contesti sociali dell’arte che, ma questo è
un discorso più lungo, decidono le
misure e i temi. Fellini è un esuberante,
istintivo portatore di un’infallibile
percezione del mondo che diviene. E’ un
uomo di realtà, nonostante tutto. In un
certo modo, Fellini ha colto nella
corruzione del realismo del suo tempo
non solo la via per esprimersi e navigare
liberamente tra se stesso e il mondo, ma
anche la distorsione che stava
prendendo il sopravvento. A cose fatte,
l’immaginazione di Fellini, da La dolce
vita a Ginger e Fred e La voce della luna,
quel futuro di cui parla Gilliam, è il
presente, su cui lavora Gilliam che,
ormai, da Brazil a I fratelli Grimm, ha le
mani immerse nella polisemia
multimediale.
%
Fellini
Terry & Federico
Il Premio Fondazione Fellini è un
riconoscimento assegnato ogni anno
dall’Associazione Federico Fellini ad un
regista di rilievo internazionale. In passato
è stato conferito a Scorsese, Polanski,
Olmi, de Oliveira, Pinelli, Lumet e
Sorrentino. Quest’anno va a Terry Gilliam,
a cui la Fondazione Fellini dedica un’ampia
retrospettiva, correlata da una mostra di
disegni originali del premiato e di Federico
Fellini, dal titolo “Terry e Federico, una
stretta di mani”, allestita presso la Galleria
d’arte Fabjbasaglia di Rimini.
di Silvio Danese
novembre 2011
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
41
LA FESTA CHE RESTA
Signore e signore: da Aung
San Suu Kyi a Ilaria Cucchi,
passando per Cruz,
Gyllenhaal e Huppert.
Ma Extra è sempre Doc, e il
Focus si ribella
DI FEDERICO PONTIGGIA
42
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
novembre 2011
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
43
LA FESTA CHE RESTA
Isabelle Huppert. Michelle Yeoh in
The Lady, poi La kryptonite nella borsa e
Un giorno questo dolore ti sarà utile
“LADIES O SIGNORE E SIGNORE: dalla
premio Nobel Aung San Suu Kyi di
Besson a Colazione da Tiffany,
passando per Monica Vitti e My Week
with Marilyn”. Parola del direttore
Piera Detassis, conferma di pubblico e
critica, Roma anno VI s’è scoperta
femmina, con le valchirie a cavalcare il
tappeto rosa: Penelope Cruz, Kristin
Scott Thomas, Maggie Gyllenhaal,
Isabelle Huppert, Valeria Golino,
Micaela Ramazzotti, Carolina
Crescentini. Ma è United Colors of
Women, perché le tinte spaziano dal
glamour all’impegno, dal sodalizio alla
rievocazione: a detta di Franca Valeri la
Guzzanti è la sua unica erede, e Sabina
ci ha fatto Franca la prima; Ilaria
Cucchi, la sorella di Stefano, è l’anima
civile e il cuore rivelatore del docshock 148 Stefano. Mostri dell’inerzia
di Maurizio Cartolano; la Betti e il suo
amore disperato per Pasolini tornano
ne La passione di Laura.
Ma non è solo questione di gender:
Extra, curato da Mario Sesti, ha messo
in carnet tre premi Oscar (l’Alex Gibney
di Catching Hell, Davis Guggenheim
che riscopre l’Achtung Baby degli U2 in
From the Sky Down, James Marsh tra
scimpanzé e antropocentrismo in
Project Nim), la masterclass di Sua
Cinematografia Michael Mann e i
duetti: Castellitto/Cruz,
Mazzantini/Hirsch, Rubini/Scamarcio e
Vinicio Marchioni/Valeria Solarino.
Qualità alta, e non si finge: “Il prodotto
documentario è ricco e sfama i festival,
grazie ai costi tagliati dalla tecnologia”.
Ce n’è per tutti: pena di morte made in
China con Dead Men Talking, modelle
adolescenti e gabbate in Giappone (Girl
Model), Patria o Muerte nella Cuba non
rivoluzionata da Castro. E se il troppo
documentario stroppia, la fiction Extraordinaria ha parlato con Nuit Blanche
del francese Frédéric Jardine, fuori
orario noir e generico, e Ostende di
Laura Citarella, straniante (non)
remake argentino de La finestra sul
cortile.
Il Focus ha risposto inglese con Punks
& Patriots e una vetrina di grandi nomi:
Michael Winterbottom con la Freida
Pinto povera ma bella di Trishna;
Terence Davies, con Rachel Weisz,
amour fou e The Deep Blue Sea; il doc
The British Guide to Showing Off, che
sulla scia di Andrew Logan incappa in
Brian Eno e Derek Jarman vestito da
sposa. E che dire dei signor attori
passati dietro la macchina da presa?
Premiato al Sundance, Paddy
Considine fa di Tyrannosaur un dolente
inno alla vita, con stile verità e un Peter
Mullan in stato di grazia, mentre
Dexter Fletcher
ha frullato Guy
Ritchie e sonorità
Dub in Wild Bill.
E l’Italia? Così
tanti i titoli
nostrani in
cartellone che
parlano da soli
(sic), ma uno ve lo
mandiamo a
memoria, Il paese
delle spose infelici:
vale tanto oro
quanto…
Mezzapesa.
Infine, il festival.
Checché ne dicano
i reggenti capitolini
– ma il presidente
Rondi e la Detassis sono in
scadenza – Venezia è e rimane un
concorrente, meglio, Roma è un
concorrente della Mostra, e
sappiamo bene per chi tifi Galan.
Se non bastasse, il 2012 segnerà
quel settimo anno che va a
braccetto con la fatidica crisi.
Roma anno VII: sogno o realtà?
%
Michelle Williams è la Monroe
di My Week with Marilyn, la Betti e
il suo amore per Pasolini tornano
ne La passione di Laura
44
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
OCCHIO A...
ALICE HA FATTO FESTA. I film più attesi,
dall’anteprima di Hugo Cabret di Martin
Scorsese in 3D (solo 20 minuti, chissà
perché…) al nuovo capitolo della saga per
teenager Twilight, ovvero Breaking Dawn Part 1, sono passati nella sezione del
festival di Roma dedicata ai ragazzi. Evento
tra gli eventi (anche se in contemporanea
con l’uscita in sala) la proiezione delle
Avventure di Tintin e il segreto
dell’Unicorno, con Steven Spielberg alla
regia e Peter Jackson agli effetti speciali e
(produzione). Questo progetto in un 3D
TINTIN FA MIRACOLI
Il fumetto diventa 3D: Steven
Spielberg e la creatura di Hergé,
pensando a Indiana Jones
di Marina Sanna
sensazionale, omaggio al celebre
personaggio nato dalla penna del belga
Hergé, girato in motion capture , quindi
con attori in carne e ossa (Andy Serkis il
buono, Daniel Craig il cattivo e Jamie Bell
l’eroico giovanotto) ad altri digitali (il
delizioso cagnetto Milù), ha una lunga
genesi alle spalle, iniziata trent’anni fa. Il
colpo di fulmine tra il regista americano e
Tintin risale al 1981, quando a Parigi per
la promozione di Indiana Jones e l’Arca
perduta, un critico accosta l’archeologo
Harrison Ford al reporter dei fumetti.
Spielberg compra immediatamente gli
album di Tintin e la sera stessa, nella sua
stanza d’albergo, incomincia a leggere.
Passeranno due anni prima che Spielberg
e Hergé fissino un appuntamento, che non
avrà mai luogo, perché lo scrittore muore
all’improvviso, non senza aver ribadito la
sua fiducia nel talento di Spielberg. In
mezzo succedono tante cose, ma
Spielberg non smette di pensare al
ragazzino dal ciuffo rosso: in comune con
Indiana Jones ha il gusto per il rischio e
la vocazione a mettersi nei guai. E se al
contrario di Jones è misogino (nel mondo
di Tintin c’è solo una cantante d’opera,
l’Usignolo milanese, ed è una caricatura),
come lui insegue i cattivi e risolve
indovinelli. Così tra duelli spettacolari,
atmosfere noir anni ’40, discese
mozzafiato e autocitazioni (quella dello
Squalo è esilarante), Tintin diventa
tridimensionale senza perdere le
caratteristiche dell’originale. Mentre
scorrono le immagini, non si può fare a
meno di pensare: che meraviglia sarebbe
stato Harry Potter se lo avesse diretto
Steven Spielberg.
%
LUTTAZZI RESTAURATO
Omaggio al maestro triestino, con proiezione evento del
suo L’illazione
ingiusta – vicenda giudiziaria che lo
vide coinvolto, film tratto da un suo
racconto e incentrato sulla serata di
sei personaggi, tra i quali un
magistrato…), ritrovata e restaurata, è
stata presentata a Roma, seguita da
un dibattito ricco di testimonianze sul
rapporto tra Luttazzi e il cinema.
FOTO: MARINO STERLE
Il Festival di Roma ha reso omaggio ad
una delle figure più poliedriche del
‘900 italiano e internazionale, Lelio
Luttazzi, musicista, showman, attore
cinematografico e (per una sola volta)
regista, scomparso lo scorso anno. E
proprio la sua unica opera da regista,
L’illazione (realizzato nel 1972,
all’indomani dell’incredibile – e
VALERIO SAMMARCO
novembre 2011
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
45
LA FESTA CHE RESTA
La scommessa del regista pugliese: Il paese delle
spose infelici. Dal romanzo di Mario Desiati
GIOVENTU’
MEZZAPESA
DI VALERIO SAMMARCO
LA TV TRASMETTE ANCORA Non è la rai e Ok, il
prezzo è il giusto!, un imprenditore si candida
prepotentemente come nuovo sindaco (qui è Vito
Cicerone, ma l’aggancio è con Giancarlo Cito di
Antenna Taranto 6…), i fumi e il cemento
dell’Italsider corrompono l’armonia circostante: Il
paese delle spose infelici di Mario Desiati (ed.
Mondadori) – romanzo di formazione ambientato a
cavallo tra gli anni ’80 e ’90 – si fa immagine
grazie a Pippo Mezzapesa, regista pugliese (di
Bitonto) finalmente all’esordio in un
lungometraggio di finzione dopo molti
cortometraggi premiati e la docufiction Pinuccio
Lovero – Sogno di una morte di mezza estate.
La nuova amicizia tra Veleno e Zazà (Nicolas
Orzella e Luca Schipani, per la prima volta sullo
schermo), quindicenni di diversissima estrazione,
sarà messa alla prova, se non rafforzata, dopo la
visione, l’incontro, la nascita di un ulteriore
rapporto: quello con Annalisa (l’italo-francoargentina Aylin Prandi), “madonna randagia dal
46
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
fitto mistero” che segnerà senza rimedio il
faticoso incedere di un’età “che è passaggio”.
Transizione che per Mezzapesa diventa fulcro di
un racconto dai molteplici sfondi – la criminalità
giovanile, l’assenza di punti di riferimento, la
politica-spettacolo, la speranza di un futuro
migliore affidata al talento calcistico di Zazà –
asciugato profondamente rispetto al libro di
Desiati, sospeso in un periodo storico suggerito
prima che “mostrato”, alimentato dall’energia
quasi incontrollabile dei tanti – oltre ai due
protagonisti – ragazzini che popolano quasi ogni
inquadratura, ogni respiro: Il paese delle spose
infelici – in Concorso al festival capitolino, poi in
sala dall’11 novembre con Fandango, che l’ha
prodotto in collaborazione con l’Apulia Film
Commission – è la storia di Veleno e Zazà, di
un’amicizia forse impossibile, di un luogo
riscaldato dal sole ma congelato dall’assenza di
prospettive, di un sogno irraggiungibile (Annalisa),
di una fuga possibile. La nostra storia?
%
Luca Schipani e
Nicolas Orzella nel film
di Mezzapesa. Pagina a
fianco, Aylin Prandi e il
regista sul set
L'amicizia tra Veleno
e Zazà: sguardo
sospeso su un'età
delicata
PIPPO E SONO FELICE
Un Paese “oltre lo stato borghese”: Mezzapesa senza mezze misure
“All’inizio, il tradimento è stato forte, poi il film
ha riavvicinato il romanzo nell’anima”. Dalla
carta di Mario Desiati allo schermo di Pippo
Mezzapesa, Il paese delle spose infelici parla
pugliese e segue il borghese Veleno, il marginale
Zazà e l’ineffabile Annalisa, “piccoli personaggi
che vivono un’età di mezzo senza certezze: si
può seguire il grande sogno o rimanere attaccati
alla realtà”. E poi c’è la provincia tarantina, che
forte dell’incursione doc di Pinuccio Lovero il
regista eleva a “personaggio: una natura
incontaminata violentata dai mostri industriali”.
Come finisce: bene, male, X? Di certo, “nel
superamento dello stato borghese, perché
Veleno si tuffa senza rete protettiva, e la strada
lo fa uomo”. Parola di un regista “autodidatta”,
ma che studia da grande: Pippo Mezzapesa.
FEDERICO PONTIGGIA
novembre 2011
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
47
LA FESTA CHE RESTA
FOTOROMANZO
INDUSTRIALE
A CURA DI CATERINA TARICANO
Si trova nel cuore di Torino, sotto i portici della storica via Pietro
Micca, il negozio di fiori in cui Nicola acquista il mazzo di rose rosse
destinato a Laura. Sul lavoro come nella vita sa quando è il
momento di reagire e di affrontare l’avversario prendendolo in
contropiede. La gelosia però lo coglie impreparato e viene
risucchiato suo malgrado in un vortice di avvenimenti di cui perde
presto il controllo.
Uno dei primi ciak de l’industriale di Giuliano Montaldo. Il film,
incominciato il 10 gennaio del 2011, è stato girato interamente in
Piemonte e terminato all’inizio del mese di marzo. Protagonista
maschile della vicenda è Nicola (Pierfrancesco Favino), giovane
industriale che travolto dalla crisi finanziaria mondiale tenterà
l’impossibile per risanare l’azienda di famiglia. In questa scena,
girata in un lussuoso golf club del parco della Mandria a Venaria,
Nicola inizia a pensare alla maniera in cui riassestare la propria
situazione economica.
A fare da sfondo all’intricata vicenda di Nicola e Laura, il mondo
della nuova borghesia torinese, fatta di banchieri astuti, loschi
figuri e amicizie ambigue. Una realtà in cui Nicola fa fatica a
sopravvivere perché considerato da sempre un “parvenu”. Nelle
stanze del potere infatti il suo nome conta solo se legato a quello
della moglie. Poco valgono le nuove idee d’investimento, le banche
rispondono solo al richiamo di chi conta davvero. Ma Nicola è
troppo orgoglioso per chiedere aiuto e decide di fare a modo suo
architettando un piano che coglie tutti alla sprovvista.
Laura, che nel film è interpretata da Carolina Crescentini, non è più
sicura del suo rapporto con Nicola. Oppressa da una madre
autoritaria, vive un momento di profonda crisi: da una parte
vorrebbe aiutare il marito a uscire dalla grave situazione lavorativa
- e in tal senso si muove a sua insaputa - dall’altra abbattuta dalle
continue liti e incomprensioni familiari, si allontana gradualmente
da lui instaurando un rapporto ambiguo con un giovane straniero
che lavora presso il suo garage.
È una Torino deserta, quella che attraversa in diverse scene Nicola
a bordo della propria auto. Un luogo in cui quando c’è, la presenza
umana è spesso il simbolo di una città post-industriale in
disfacimento: fabbriche occupate, strade animate da cortei di
cittadini in protesta. Ma le strade dell’industriale sono anche quelle
che portano in periferia, sulle tracce del ragazzo straniero
frequentato da Laura. Lunghi pedinamenti e un grande segreto che
porterà a un inaspettato colpo di scena finale.
Il cuore di Torino e della borghesia
piemontese: ecco il noir di Giuliano
Montaldo, in cinque tappe
48
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
ITALIA
CHE FU
I primi della lista:
l'incredibile storia di Masi,
Lulli e Gismondi, i "tre che
nel '70 chiesero asilo
politico all'Austria"
DI VALERIO SAMMARCO
“SE SUCCEDE, noi siamo i primi della
lista”. Così Pino Masi (Claudio
Santamaria) convince il restio Renzo Lulli
(Francesco Turbanti) a montare sulla
A112 e fuggire da Pisa con lui e Fabio
Gismondi (Paolo Cioni): è l’1 giugno 1970,
la notizia che si è diffusa nell’ambiente
del movimento studentesco è quella di un
imminente colpo di stato come quello dei
colonnelli in Grecia di tre anni prima. E’
sospeso proprio come il periodo che
racconta - tra l’ingenuità degli anni ‘60 e
lo spauracchio di una guerra civile - il film
d’esordio di Roan Johnson, I primi della
lista (Evento al Festival), road-movie
grottesco e surreale che prende le mosse
da un episodio nella vita del cantastorie
Pino Masi (“La ballata del Pinelli”,
“Compagno sembra ieri”) e dei due
giovani musicisti che provavano con lui,
decisi a raggiungere dapprima la
Jugoslavia, poi l’Austria, per evitare il
temuto colpo di stato. Ed è proprio grazie
a questo continuo sguardo disincantato,
mai troppo appesantito dal fardello
ideologico, che il film riesce a perseguire
il proprio obiettivo, raccontare
l’incredibile, grottesca vicenda, ormai
colorata di leggenda, dei “tre ragazzi che
chiesero asilo politico all’Austria”.
“L’Austria è un paese democratico” –
“Democratico? Ma se c’è nato Hitler in
Austria, oh!”. Prodotto da Palomar e
Urania Pictures con Rai Cinema, I primi
della lista (nelle sale con Cinecittà Luce
dall’11 novembre) è “un film che parla di
un tempo che sembra epico e
lontanissimo”, dice lo stesso Johnson, di
un periodo – il 1970, prima della strage di
Piazza Fontana – in cui c’era ancora “lo
spazio per un orizzonte mitico e
avventuroso”, in cui era ancora possibile,
a 20 anni, fare “meravigliose cavolate”.
La rabbia dei genitori, la “presa per il
culo” di un’intera città, Pisa, dove ancora
oggi, 40 anni dopo, Pino Masi canta le sue
canzoni di lotta, per strada, e la sua
“carta di credito è il piattino delle offerte”.
Con lui, nella coda finale del film, gli altri
due protagonisti reali della storia, in un
incontro/sovrapposizione con gli attori
che li hanno fatti tornare ragazzi.
%
Il regista Roan Johnson. Sopra
Santamaria, Turbanti e Cioni in una scena
de I primi della lista
novembre 2011
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
49
LA FESTA CHE RESTA
Mi manda Avati: “Libertino e
romantico”, il Cremonini che (non)
t’aspetti nel Cuore grande delle
ragazze. Ma non è finita: musiche
per Gabbriellini e D’Alatri
AVE CESARE!
DI FEDERICO PONTIGGIA
“L’AMORE È LÀ dove sei pronto a
soffrire, lasciando ogni cosa al suo
posto e partire”: che Pupi abbia sentito
Figlio di un re? Fatto sta, per
interpretare suo nonno ha voluto lui:
Cesare Cremonini, 31 anni, cantautore.
Non digiuno di cinema, ma “la
differenza rispetto a dieci anni fa è stata
grande: nella mia testa”. Eh sì, la testa
ha delle ragioni che il cuore conosce: Il
cuore grande delle ragazze, che segna il
(non) debutto sul grande schermo
dell’ex Luna Pop, dopo l’Amore perfetto
50
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
del 2001. Ma che film è? Avati inquadra
“il modo di essere maschi e quello di
essere femmine in anni molto diversi da
quelli di oggi”, mentre Micaela
Ramazzotti parla di “un amore
sconveniente per tutti, ma questi due
innamorati (lei e Cremonini) spezzano il
cuore e fanno ridere”. E Cesare, che
dice? “Voglio che tu la viva come una
prima volta”, mi aveva chiesto Pupi, e
così è stato. E ci ho provato gusto”.
Carriera cinematografica spianata?
E’ stata un’esperienza più unica che
rara: ora aspetto di essere guardato e
giudicato per capire se si possa
ripeterla. Ma la musica rimane la mia
passione principale: diciamo che ho
vissuto il film come la laurea in filosofia
presa da un ragazzo che lavora già...
Anche per un album aspetti il responso
di pubblico e critica?
No, sono 15 anni che lavoro e, ti
assicuro, sono io il critico più esigente
con me stesso. Viceversa, non essendo
il mio mondo, voglio affrontare il cinema
con umiltà.
Arriviamo al tuo impenitente e
innamorato Carlino.
E’ il nonno di Pupi, e sono storie degli
anni ’30: avevano un che di surreale,
fiabesco. Tra me e Avati c’è stato un
discorso continuo su come interpretare
Carlino: mi chiedevo come fosse
possibile rappresentare un personaggio
spinto da un’attenzione carnale verso il
mondo femminile – in quegli anni
all’uomo si perdonava di tutto – e
insieme inguaribilmente romantico.
Facevo fatica a bilanciarlo, ma Pupi mi
ha aiutato: “Guardati allo specchio:
anche tu sei un ragazzo di trent’anni
leggero e scanzonato, ma al tempo
stesso scrivi canzoni d’amore”.
Attenzione carnale: non volevi fare un
Berlusconi-bis, dì la verità…
(Ride) No, ma è vero che ho sempre
cercato di esprimere me stesso, anche
4 anni fa con il libro collettivo Lettere ai
politici: sulla scorta del Bob Dylan di
Masters of War, sottolineavo come
sappiamo leggere dietro le maschere di
politici divenuti showman mediatici.
Non un atto d’accusa, ma la
rivendicazione di occhi abbastanza non
ingenui per capire: oggi la situazione
non è cambiata. E io non ho cambiato il
giudizio.
Ma cambi frequentazioni: cinema e
teatro, Edoardo Gabbriellini e
Alessandro D’Alatri.
Ho firmato la colonna sonora di Padroni
di casa: Edoardo è pieno di stimoli e
"Sono uno spettatore
normale, vado in sala
senza snobismi: mi è
piaciuto Drive"
idee, faccio il tifo per lui. E che dire di
Elio Germano e Valerio Mastandrea?
Umili e concentrati. E’ stato un piacere,
a zero cachet: oltre la moda della
commedia, un film drammatico. E c’è
Gianni Morandi, alias il cantante Fausto
Mieli, che ha avuto successo negli anni
’60 e oggi prova a risalire la china: per
entrambi i periodi, una mia canzone.
E Tante belle cose?
Ho scritto le musiche, che i protagonisti
balleranno. D’Alatri mi ha conquistato: è
uno spirito libero, lo spettacolo parla di
solitudini, oggetti d’arredamento che
diventano più importanti delle persone.
Ultima parola alla sala: che spettatore
sei?
Normale, vado da solo il mercoledì sera
o con amici: senza snobismi, non sono
esperto, ultimamente mi è piaciuto
Drive. Ma cinema e musica per me sono
importantissimi: uniscono le persone, e
%
oggi è sempre più raro.
Cesare Cremonini Nel cuore grande delle
ragazze. Sopra con Micaela Ramazzotti
novembre 2011
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
51
LA FESTA CHE RESTA
UN TOTO’ MAI VISTO
Il più comico spettacolo del mondo: uno stereoscopico evento speciale
per il principe De Curtis
DI LUCA PELLEGRINI
ERA IL 1953 quando fu detto a Totò che
dopo aver inaugurato il colore in Italia
con Totò a colori, uscito l’anno prima,
ora i lazzi del suo nuovo personaggio, il
clown Tottons protagonista de Il più
comico spettacolo del mondo - Totò in
3D, sarebbero piombati in mezzo agli
spettatori: un mazzo di fiori, una
schizzata d’acqua, una palla di gomma,
le sue facce irresistibili. Esplicita
parodia del film che Cecil B. De Mille
aveva dedicato alla vita di un grandioso
circo, sceneggiato da un gruppo cui
partecipò anche Mario Monicelli e
diretto da Mario Mattoli, campione
nuovo modo di godere il
cinema. Ricorda quei
momenti Liliana De
Curtis, la figlia di Totò:
“Papà era sempre pronto
alle innovazioni, a tutto
ciò che poteva essere il
meglio per il cinema,
non aveva paura delle
novità. E il 3D lo
conquistò “.
Oltre a Tottons, l’attore
interpreta anche il ruolo femminile
della mamma, seduta tra il pubblico
insieme a Peppino De Filippo, Silvana
Esplicita parodia del film che De Mille
aveva dedicato ad un circo
d’incassi per l’epoca - circa 11 milioni di
euro attuali -, Totò in 3D è tornato in vita
al Festival del Film di Roma dopo un
complesso restauro fortemente voluto
dal produttore Aurelio De Laurentiis, fan
dichiarato dell’attore napoletano. E’
occorso quasi un anno ai tecnici per
riportare la pellicola all’originario
splendore, perché a rendere
particolarmente difficile l’operazione è
stata la necessità di intervenire su ben
due negativi. Infatti, il film venne girato
con un sistema per la ripresa
tridimensionale brevettato da Carlo
Ponti e Dino De Laurentiis e denominato
Podelvision, dalle iniziali dei loro
cognomi, che prevedeva l’uso
contemporaneo di tre camere da presa
e successivamente la stampa di due
copie di pellicole identiche, una per
l’occhio sinistro e una per l’occhio
destro. Totò in 3D uscì, però, soltanto in
dieci sale e per pochissimi giorni, colpa
le difficoltà tecniche, mentre il 2D
spopolava. Sembra che Totò non ci
rimase male, felice comunque d’essere
stato capostipite ancora una volta di un
52
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
Mangano, Anthony Quinn e Aldo Fabrizi
per i loro cammei, anche loro incuriositi
dal 3D. E condivide con i tradizionali
protagonisti del circo l’allegria e la
tristezza. Ma il
momento più intenso
rimane quello della
celebre “preghiera del
clown”. “Ti ringraziamo
nostro buon Protettore
per averci dato anche
oggi la forza di fare il
più bello spettacolo del
mondo - recita Totò -.
Più ho voglia di
piangere e più gli
uomini si divertono, ma non importa, io
li perdono, un po’ perché essi non
sanno, un po’ per amor Tuo, e un po’
perché hanno pagato il biglietto. Se le
mie buffonate servono ad alleviare le
loro pene, rendi pure questa mia faccia
ancora più ridicola, ma aiutami a
portarla in giro con disinvoltura. C’è
tanta gente che si diverte a far piangere
l’umanità, noi dobbiamo soffrire per
divertirla; manda, se puoi, qualcuno su
questo mondo capace di far ridere me
come io faccio ridere gli altri”.
%
ritratti
CHEFINALE,
NATALIE
In ricordo della Wood,
attrice dei “surprise
ending”. Da bambina
prodigio a Ragazza di tutti
con Redford
di Orio Caldiron
54
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2011
SEMBRERÀ STRANO ma nessun’altra ha
avuto come Natalie Wood la passione per
i finali. Strepitosi, imprevedibili, sospesi.
Sin da Sentieri selvaggi (1956), il
capolavoro di John Ford in cui il
protagonista sta per uccidere Debbie, la
nipote rapita dai comanche. Il gigantesco
John Wayne sovrasta imperturbabile la
minuta adolescente in bilico tra due
mondi, la solleva
bruscamente con violenza e
poi la prende in braccio,
gentile e protettivo:
“Andiamo a casa, Debbie”.
Fino allo struggente
Splendore nell’erba (1961)
di Elia Kazan. Quando dopo
un paio d’anni lei esce dalla
clinica, vuole incontrare
ancora una volta Warren
Betty, il doloroso amore
della sua vita. Ora fa il
contadino e si è sposato con
una ragazza italiana. Hanno
un bambino piccolo e sono
in attesa del secondo. Lei se
ne va, lui l’accompagna. Si
guardano, non si dicono
quasi nulla, si salutano per
sempre. Mentre
riecheggiano i versi di
William Wordsworth studiati
al liceo, non sappiamo se il
conformismo sessuofobico del
Middlewest gli ha rubato la giovinezza o
se finalmente sono diventati adulti.
Natalie Wood – nasce a San Francisco il
20 luglio 1938 e muore il 29 novembre
1981, annegando al largo dell’Isola di
Santa Catalina in circostanze misteriose –
debutta all’età di quattro anni come tante
altre child star, da Shirley Temple a Judy
Garland, che gli spettatori possono dire di
aver visto crescere sullo schermo dalle
prime particine fino ai ruoli più
importanti. Solo con Gioventù bruciata
(1955) di Nicholas Ray si afferma accanto
a James Dean come una delle attrici più
dotate della nuova generazione,
l’immagine aggressiva dell’inquietudine
giovanile. Se il tragico destino del
protagonista lo trasforma subito in mito, è
indimenticabile la scena in cui James
Dean le tende la mano come in un
inconsapevole passaggio di testimone.
Quando pochi anni dopo partecipa a West
Side Story (1961), il celebre musical di
Robert Wise e Jerome Robbins, il suo
nome spicca in grande nel manifesto
accanto ai ragazzi delle bande rivali. Sono
tutti ballerini per la prima volta sullo
schermo che si accostano con timore
reverenziale alla diva di Hollywood senza
sapere che anche lei è preoccupata per la
performance che la attende. Memorabile
la sequenza della scala antincendio dove
Maria e Tony si guardano negli occhi,
mentre le note di Tonight raccontano il
mondo trasfigurato dall’amore.
Il temperamento
appassionato e
malinconico ne fa
l’interprete ideale delle
storie strappalacrime, ma
nella sua carriera si
destreggia con abilità tra
commedia e mélo, accanto
a Frank Sinatra, Steve
McQueen, Tony Curtis,
Jack Lemmon. Negli anni
successivi l’immagine
dell’eterna ragazza
sembra appannarsi.
Quando la fabbrica dei
sogni entra in crisi, è un
esponente atipico della
Hollywood Renaissance
come Sidney Pollack a
offrirle con Questa
ragazza è di tutti (1966)
una delle occasioni più
smaglianti della sua
vicenda d’attrice, in cui lo
slancio vibrante del desiderio viene a patti
con i chiaroscuri della nostalgia e
dell’incertezza. Se quella tra Natalie
Wood e Robert Redford è ancora una volta
una storia d’amore impossibile in bilico
tra sogno e realtà, nello sguardo
penetrante dell’autore si avverte
inequivocabilmente che l’età
dell’innocenza è finita per sempre.
%
Natalie Wood: West Side Story, con Gene Kelly in Vertigine e Gypsy. Sopra con Redford sul set
novembre 2011
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
55
OTTIMO
BUONO
SUFFICIENTE
MEDIOCRE
SCARSO
Faust
Sokurov chiude la tetralogia del potere
evocando l’insostenibile immanenza dell’essere:
un’opera oltre il cinema
i film del mese
in sala
A VENEZIA lo avevamo scritto: mettere
Sokurov in concorso era come candidare
Dante al Premio Strega. Troppa
differenza di qualità tra l’opera del
maestro russo e quella – pur dignitosa di tutte le altre. E così è stato: al Faust un
Leone d’Oro senza discussioni. Il titolo
56
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
che chiude la tetralogia del potere
(dopo Moloch, Taurus, Il sole)
costituisce la sua summa. E’
trattato estetico, poetico, filosofico.
Opera oltre il cinema. Sokurov
utilizza ogni risorsa espressiva
disponibile - dall’uso delle luci alla
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Aleksandr Sokurov
J. Zeiler, A. Adasinsky
Drammatico, Colore
Archibald Film
134’
misura del quadro, dalla prospettiva ai
dialoghi, dalla tradizione pittorica a quella
Il regista Aleksandr
Sokurov
novembre 2011
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
57
i film del mese
letteraria (Goethe certamente, ma anche
Mann) - per dare forma a una metafisica
al rovescio. Al di qua di tutto.
Faust ci schiaccia per terra e ci riporta
su, in un doppio movimento
discensionale/ascensionale. Dalla caduta
più fetida - dell’angelo superbo - alla
scalata più dannosa - dell’uomo-dio. Una
reversio rispetto al percorso dei tre
precedenti film, dove il potere che si
presumeva divino veniva smascherato,
riportato alla sua germinazione umana.
Faust è come l’albero della vita al
contrario: dalle vette al fondo, nel pozzo
di un’esistenza terragna. Fin dalla
soggettiva iniziale, giù in picchiata, dal
cielo al verminaio umano, dritti
all’obitorio, fino al dettaglio di un pene,
sezione aurea di un corpo misurabile,
sventrato. Faust è lo scienziato che
estrae cuore e budella, polmoni e
interiora, cercando altro. Che non c’è.
Anche da una vagina al massimo viene
fuori un uovo, perché la donna gallina è
della stessa specie ferina degli uomini. E
se un telescopio punta sulla luna
inquadra una scimmia, alfa e omega di
un progresso che scimmiotta
l’Onnipotente mentre lo nasconde.
Nessuno – declama Faust - ha più il
Anton Adasinky
in una scena del
film. Sotto Hanna
Schygulla
diritto di credere in Dio. Basta l’uomo,
che è però bestia inchiodata al suolo.
Sokurov cavalca la forza di gravità delle
nostre ambizioni. Sempre quelle: il
potere di creare (i feti degli homuncolus
Il regista utilizza ogni risorsa
espressiva per dare forma a una
metafisica al rovescio
58
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
in vitro), di sedurre (l’innocenza), di
controllare altri uomini. Potere con la p
minuscola, la stessa di prostituzione, che
è svendita dell’anima se il corpo è altare.
Mefistofele (Anton Adasiksky) è usuraio,
perché dove c’è denaro c’è il diavolo. Un
essere immondo, l’abominio di un
Arcimboldo, matassa repellente e
tumorale. Faust (Johannes Zeiler) è
uomo di mezza età, né giovane né
vecchio, ma di passaggio. Come tutte le
cose. L’idea della morte ci pervade: è
l’odore di un film (e di un pianeta) in stato
di decomposizione, illuminato da una
luce verde-giallognola.
Il Faust è sovraccarico di corpi, forme
putride, muffe e flatulenze. E’ un mondo
chiuso dentro un formato piccolo piccolo
- 1:37, sembra il 4/3 televisivo - un girone
dantesco, un quadro di Bosch, l’incubo di
un Dürer. E’ abbandono disperato alla
materia. Sokurov deforma ottiche e
prospettive perché deformato è il reale.
Ci sfinisce di dialoghi, svilisce la parola,
riducendola a cacofonica chiacchiera e
silenzio interiore.
Non si ricorda una visione tanto
terrificante dell’inferno umano. Siamo
precipitati agli estremi confini
dell’essere, nell’occhio della finitudine.
L’apice dello sprofondamento è una vetta
che fuma, un geiser il cui fuoco
s’impenna e precipita, continuamente.
Monotona è l’avventura della natura.
Davvero non c’è altro?
GIANLUCA ARNONE
%
i film del mese
Miracolo a Le Havre
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
André Wilms, Kati Outinen
Commedia, Colore
BIM
Kaurismaki getta il cuore oltre l’ostacolo
per la rivincita dei diseredati: prodigioso
93’
FIGURINE D’EPINAL, sono stati definiti
da un critico in vena di equivoci sulla
questione della morale al cinema, i
personaggi del film di Kaurismaki. Ne
vorremmo vedere tante, di figurine così.
Peccato che solo il regista finlandese
possieda il segreto che gli consente di
trasformare quella che, in mani altrui,
sarebbe una favoletta lastricata di
buone intenzioni in una lezione di
cinema su temi di grande attualità. Le
atmosfere sono quelle di Vita da
Bohème (l’altro film francese di Aki),
ma cambia il contesto. Il protagonista
viene da lì, però questa volta Marcel
Marx (un grandissimo André Wilms) fa
il lustrascarpe nella città-porto di Quai
des brumes (Alba tragica di Marcel
Carné). Quando la polizia scopre un
gruppo di immigrati in un container,
scatta una gara di solidarietà fra gli
60
anteprima
Aki Kaurismaki
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
abitanti del quartiere per nascondere il
giovane clandestino che vorrebbe
raggiungere il fratello a Londra. Piccoli
bottegai dal cuore d’oro e derelitti
emarginati contro borghesi spioni e
tutori della legge (ma c’è anche un
commissario pronto a chiudere un
occhio per amore di un’ex). Kaurismaki
stempera il realismo poetico d’antan
con il fatalismo tipico della sua visione
Il regista Aki Kaurismaki
del mondo. Che questa volta, però, non
prevale. La rivincita dei diseredati, che
evoca l’ottimismo di Zavattini, è
un’opzione filmica tra le possibili, un
appello alla resistenza contro l’ottusità
del mondo, affidata alla parte sana di
una società irrimediabilmente malata.
Come la moglie del lustrascarpe
(Arletty!), che un “miracolo” strappa a
un destino apparentemente segnato,
senza che la trovata risulti zuccherosa
o fuori luogo. Merito della fiducia
assoluta nel cinema che consente a
Kaurismaki di osare l’inosabile,
sfidando la realtà sul terreno della
mozione degli affetti. Il vero miracolo,
in fondo, è quello di un film dove non
c’è una sola inquadratura di troppo, una
battuta superflua, un dettaglio fuori
posto. Immenso Kaurismaki, che ha
avuto l’ardire di fare un film
massimalista travestito da racconto
minimalista.
ALBERTO BARBERA
%
L’amore
Missione di
all’improvviso pace
Funziona a metà il film di Lagi: bravi
Orlando e Brandi, padre e figlio agli antipodi
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
in sala
Forrest Gump
torna al college,
ma non impara: è canaglia la nostalgia di
Tom Hanks
FORREST GUMP non è cresciuto. Al netto dei neuroni, qui
sulla carta aumentati, Tom Hanks bamboccione è e
bamboccione rimane: problema, ritardato è ancor più il
film, che sin dall’intestazione ha le idee poco chiare. Si
chiama Larry Crowne, il title-character dello zio Tom, ma
viene ribattezzato Lance Corona, perché fa più cool:
licenziato dal supermercato per un cursus honorum
insufficiente, torna al college, va in giro con lo scooter, si
veste gggiovane e si invaghisce dell’insegnante Julia
Roberts. Ma non c’è riscossa al tramonto dell’American
Dream, solo del sonnifero per dormirci su, che Hanks
regista e sceneggiatore (con Nia Vardalos) dispensa a
piene mani. Tra paturnie di mezza età e pulsioni
depressive, tutto il resto è fall and rise con la sordina e
incredula rivincita dei nerd. E pare strano che il
nostalgico Hanks finisca per giocare un brutto tiro ai
sempre cari anni ‘80, facendo dei Goonies in bicicletta dei
gonzi in motoretta, con il suo Larry in testa. Negli Usa
non è andato bene (35 milioni di dollari d’incasso, 30 di
budget), forse perché Hanks non ricorda quel che diceva
la mammina del suo Forrest Gump: “Devi gettare il
passato dietro di te, prima di andare avanti”.
FEDERICO PONTIGGIA
%
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
62
Tom Hanks
Tom Hanks, Julia Roberts
Commedia, Colore
Medusa
98’
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
Francesco Lagi
Silvio Orlando, Francesco Brandi
Commedia, Colore
88’
JP Entertainment
PER IL CAPITANO VINCIGUERRA (Orlando) potrebbe essere la
missione della svolta: guidare un manipolo di soldati in un
“corridoio” dei Balcani per catturare un criminale di guerra,
latitante dai tempi del conflitto nella ex Jugoslavia.
Inaspettatamente, però, il nemico più pericoloso che dovrà
affrontare sarà suo figlio Giacomo (Brandi), pacifista
agguerrito, arrivato al campo militare per uno strano scherzo
del destino…
Conflitto generazionale, conflitto ideologico: l’opera prima di
Francesco Lagi – anche autore della sceneggiatura insieme ad
Umberto Contarello – gioca in chiave ironica su questo doppio
sentiero per tentare la strada di una duplice Missione di pace.
Da una parte incentrata sulla consegna alla giustizia (senza
spargimento di sangue) del criminale Pavlevic (Ivo Ban),
dall’altra sul riavvicinamento di un padre e di un figlio agli
antipodi: ed è proprio la verve dei due protagonisti principali,
costretti ad una stretta convivenza forzata nella seconda parte
del film, a tenere vivo un racconto più volte altalenante e
fiaccato da alcune situazioni un po’ tirate. Nel cast anche Alba
Rohrwacher (è il soldato Pettariello) e Filippo Timi (il Che
Guevara che spesso e volentieri appare nei sogni di Giacomo).
VALERIO SAMMARCO
%
in sala
REBECCA HALL
E
IMELDA STAUNTON
NON SEMPRE MORIRE
SIGNIFICA SPARIRE
DOMINIC WEST
DAL 2 DICEMBRE AL CINEMA
WWW.EAGLEPICTURES.COM
WWW.FACEBOOK.COM/EAGLEPICTURES
i film del mese
Pina 3D
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Pina Bausch
Biografico, Colore
Bim
Viaggio nel mondo della Bausch: un
esperimento totalizzante grazie anche al 3D
103’
AI SUOI ALLIEVI dava una chiave di
ricerca, un gesto, un concetto, una
parola che indicava il percorso per
raggiungere uno stile, l’impronta che li
avrebbe connotati. La libertà di
espressione metafora di vita, la rottura
delle regole la premessa per inventare:
ecco il segreto di Pina Bausch, morta
improvvisamente il 30 giugno 2009. Il
compito affidato a Wim Wenders era
duplice: raccontare il lavoro non solo di
una cara amica, ma di una persona che
ha cambiato l’arte nel mondo, non solo
nel modo di interpretarla ma ancora
prima, nell’atto di immaginarla. Appena
qualche mese prima, Wenders e Pina
Bausch avevano incominciato la
preproduzione di questo progetto, di cui
avevano tanto parlato, nel corso degli
anni, e la cui realizzazione era stata più
volte rimandata. “Quando dicevo a Pina
64
in sala
Wim Wenders
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
di fare un film insieme, lei sorrideva.
Come faceva sempre lei, come era lei,
riservata, attenta. Poi cominciò lei a
chiedermi quando avremmo fatto il film,
ma ero io a non avere una risposta. Poi
è morta e per settimane ho pensato che
non avesse più senso. Poi sono venuti i
ballerini a trovarmi. Ed è stato subito
chiaro che fare questo film sarebbe
stato l’omaggio e il regalo che Pina
Il regista Wim Wenders
avrebbe desiderato”. Il film, più che un
documentario un esperimento video
emozionale, divide in quattro parti il
viaggio di riscoperta della coreografa
tedesca. Tra ricordo e reinvenzione, con
pochissimi inserti di repertorio,
Wenders e i ballerini della Tanztheater
Wuppertal mettono in scena “Le sacre
du Printemps” sulle note di Stravinsky,
1976, “Kontakthof”, 1978, “Cafe’
Muller”, 1978 (che Pedro Almodovar
aveva citato nella scena iniziale di Parla
con lei) e il più recente “Vollmond”
(2006). Lo spettacolo alterna coreagrafie
sul palcoscenico a riprese esterne
mozzafiato, e proprio grazie alla
tridimensionalita’ lo spettatore entra
nella fisicità di ogni singolo artista e nel
microcosmo della sua storia. Tante
facce, molti corpi, giovani e vecchi,
nazionalità e lingue diverse, uniti nel
medesimo scopo: riportare in vita il
sogno di una mente rivoluzionaria.
MARINA SANNA
%
Info e accrediti: www.giornatedicinema.it
Segreteria organizzativa: [email protected]
Segreteria Espositiva: [email protected]
i film del mese
Scialla!
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
F. Bentivoglio, F. Scicchitano
Commedia, Colore
01 Distribution
Francesco Bruni e la terza via dell’italica
commedia: strepitoso Filippo Scicchitano
95’
BRUNO BELTRAME (Fabrizio
Bentivoglio) è un ex della vita: già
professore e penna di talento, s’è
ridotto a scribacchiare biografie di
calciatori e starlette, ultima quella di
una pornostar slovacca ripulita
(Barbora Bobulova). E nella sua casatana fa ripetizioni, pure al 15enne Luca
(il deb Filippo Scicchitano): fancazzista
a tempo pieno, ma di buon cuore e
fascino nostrano.
Quando sua madre parte per l’Africa,
Luca si trasferisce da Bru’: sei mesi per
conoscersi meglio, salvare l’anno
scolastico e non soccombere alla
strada, dove tra palestra e spaccio (il
boss Vinicio Marchioni, detto er Poeta)
il “rispetto” è Legge. L’importante,
comunque, è non farsi troppe
par(anoi)e e lasciar correre: Scialla!.
Slang romano-gggiovane per l’esordio
66
in uscita
Francesco Bruni
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
alla regia di Francesco Bruni, che dopo
le sceneggiature per Paolo Virzì si
mette in proprio, aggiungendo una
convincente direzione degli attori: da
Bentivoglio a Marchioni, brillano tutti. Il
risultato? La vittoria - per quel che
conta - del Controcampo Italiano di
Venezia 68, e una bella trovata: Filippo
Scicchitano, che porta verità, calore e
strada a Luca, staccandolo dagli
Il regista Francesco Bruni
“analoghi” dei Muccino e compagnia
brutta. Il resto è dignitosa, godibile
commedia bi-generazionale: le ansie e
il rimosso dei padri, le speranze e la
frenesia dei figli a scambiarsi la guida
del film, pardon, dello scooter. Non
inedito ma fresco, senza pretese però
onesto, Scialla! va giù come un bicchier
d’acqua, stemperando qualche enfasi di
troppo nelle emozioni alla carta,
camuffando il rassicurante volemose
bene con un “poetico” coup de théâtre.
Soprattutto, apre – almeno, segnala –
una terza via all’italica commedia: né
crasse risate (il cinepanettone e i suoi
fratelli) né target mono-generazionali (i
cineghetti per 20, 30, 40enni, ovvero gli
Esami, gli Immaturi, gli Ex…), è un
passo doppio in tutta tranquillità. Ah,
c’è pure una famiglia che più allargata
– e prevedibile – non si può, ma come
genere vuole non drammatizziamo:
Scialla!
FEDERICO PONTIGGIA
%
Quando la
notte
Johnny English
La rinascita
Ibrido tra commedia e spy-story, tra alti e
bassi. Atkinson accantona Mr. Bean, non la
propensione alla gag fisica
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
in sala
La Comencini
passa dal thriller al
mélo, ma si perde a metà strada. Occasione
sprecata
ALL’INIZIO Quando la notte è un thriller: c’è uno chalet
isolato, un proprietario taciturno e sospetto, (Filippo
Timi), una madre con i nervi a fior di pelle (Claudia
Pandolfi), un figlio che piange e piange. La nostra
memoria va ai fatti di cronaca (Cogne?). Mezz’ora
scandita da un tempo interiore. Fatto di dettagli,
rintocchi, vita in una stanza. Contrappuntata da una
natura ruvida, imperturbabile. La montagna. La
Comencini trattiene il rumore di fondo delle immagini,
semina indizi, ci prepara. Qualcosa di inaudito sta per
accadere. E in effetti accade, ma al film. La tensione di
due solitudini che si sfiorano si squaglia nel vecchio
adagio degli amanti; l’orrore di una maternità che logora
nel divampare di una passione che infiamma; il cinema di
corpi e di sguardi in uno ricamato e fasullo. L’economia
del dettaglio diventa sperpero simbolico. I dialoghi hanno
l’alito rosa della letteratura, la musica rimbomba, i volti
s’irrigidiscono dentro una smorfia di plastica. La storia va
in analisi e ci resta. Nel momento in cui i due protagonisti
salgono su - al rifugio - il film precipita. Come se nel
tentativo di traghettarlo dal thriller al mélò, la Comencini
inciampasse nella commedia. Atterrando su un campo di
risate.
GIANLUCA ARNONE
%
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Oliver Parker
Rowan Atkinson, Gillian Anderson
Azione, Commedia
Universal Pictures
101’
L’AGENTE SEGRETO di Sua Maestà britannica Johnny
English (Rowan Atkinson) viene richiamato per una missione
che soltanto lui può portare a termine: salvare il Primo
Ministro cinese da un imminente attentato. Per il maldestro
agente è l’occasione di lavare l’onta del proprio precedente,
disastroso, intervento in quel di Mogadiscio.
Rintanarsi da qualche parte, in Asia, per un durissimo
addestramento fisico e mentale, ha trasformato English in
uomo saggio (in teoria…) ma non lo metterà al riparo da quel
che, da sempre, sa far meglio: trovarsi in situazioni assurde,
sbagliare tutte le mosse, combinare disastri assortiti.
Atkinson prende ancora una volta le distanze da Mr. Bean,
pur trattenendo dal personaggio che l’ha reso celebre
l’attitudine alla gag fisica e un certo gusto dell’assurdo.
Parker, dal canto suo, fa quel che può dirigendo una classica
sceneggiatura da commedia, che a momenti davvero
divertenti ne alterna però altri che, purtroppo, girano a
vuoto. Di buono c’è che la facile via della parodia del film di
spionaggio non è stata intrapresa in toto, di così così c’è un
ibrido tra i generi (spionaggio, azione, un po’ di thriller,
commedia) che rischia di soddisfare fino a un certo punto.
MANUELA PINETTI
%
in sala
Cristina Comencini
Drammatico, Colore
Filippo Timi, Claudia Pandolfi
01 Distribution
114’
novembre 2011
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
67
i film del mese
Warrior
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Tom Hardy, Joel Edgerton
Drammatico, Colore
M2 Pictures
Dolente parabola sulla disillusione
dell’American Dream: grande cast e ottimo script
142’
L’EROE CINEMATOGRAFICO americano
ha ormai cambiato volto. Non è più il
self-made man, l’uomo senza macchia
che rappresenta i valori più puri e
intoccabili della democrazia e della
società. Adesso è diventato il
drammatico esponente del periodo di
crisi che proprio quella società sta
attraversando, con tutte le ambiguità e
le contraddizioni che ciò comporta.
Nel caso di Warrior di Gavin O’Connor gli
eroi/facce dell’America sono addirittura
due: il soldato tornato in patria dalla
guerra che deve fronteggiare il sangue e
il dolore del suo recente passato, e il
padre di famiglia che per superare la
crisi economica è costretto a tornare sul
ring. Se poi i due sono fratelli legati da
una vicenda familiare fatta di rancori e
incomprensioni, ecco che gli ingredienti
per il melodramma vengono serviti nella
68
in sala
Gavin O’Connor
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
loro pienezza. La base molto solida di
Warrior sta prima di tutto in una
sceneggiatura che si concede il tempo
necessario per raccontare a fondo le
backstory e le vicende personali dei vari
personaggi. Quando poi parte il vero e
proprio confronto sportivo è impossibile
di conseguenza non parteggiare per
Brendan o Tommy. La progressione
Gavin O’Connor e Nick Nolte
drammatica viene perfettamente
scandita e si rivela potente, valorizzata
dall’idea di messa in scena di O’Connor
che è sempre asciutta e concentrata sul
fattore umano della storia. Il resto lo fa
un gruppo di attori affiatato e
emozionante: il “grande vecchio” Nick
Nolte possiede ancora una grande
presenza scenica, così come l’astro
nascente Tom Hardy. Il migliore tra tutti
è però Joel Edgerton, la cui prova
contenuta e umanissima lascia
intravedere potenzialità insospettate: è
lui il cuore pulsante di un film
ottimamente costruito e capace di
raccontare in filigrana un Paese in
difficoltà ma che sa ancora compattarsi
nel momento del bisogno. Oltre alla
semplice ed efficace cornice sportiva,
Warrior è una parabola dolente sulla
disillusione dell’American Dream: oggi
non si può più sognare, si deve prima
riuscire a sopravvivere.
ADRIANO ERCOLANI
%
Insidious
Anonymous
Dal mistero sull’identità di Shakespeare la
riflessione di Emmerich sul senso dell’arte. Quasi
sorprendente
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
in sala
Il creatore di Saw confeziona un
horror déjà vu. Con poca suspense e
demoni grotteschi
DALL’ESTERNO la casa è solida e rassicurante. Ma
moglie marito e tre figli sentono strani rumori. O meglio
uno di loro, Dalton il più grande, e qualche volta anche la
mamma Rose Byrne che perde e ritrova i dischi preferiti
nei luoghi più impensati. Ed è proprio Dalton, a farne le
spese: sibili e fruscii lo portano in soffitta, su una scala
che si spacca e lo fa piombare a terra. Perde i sensi e
dall’ospedale torna a casa senza mai svegliarsi: i
fenomeni paranormali incominciano sul serio. Occhi
infernali che spiano dalle finestre, tracce di sangue sulle
lenzuola del bambino, ombre minacciose e così via. Fin
qui James Wan, regista degli ultimi Saw e ideatore
dell’intera saga, se la cava abbastanza bene, tra rumori
a effetto e immagini distorte. Purtroppo la trama è quasi
sempre prevedibile e la suspense finisce del tutto
quando, per mescolare le carte, l’australiano decide di
strafare e mette insieme demoni grotteschi, anime in
pena, medium e possessioni (magari) alla Poltergeist. E’
tutto dejà vu e neanche insidioso, nonostante la
suggestione del titolo, com’era invece Paranormal
Activity (i produttori sono gli stessi). Rose Byrne è bella e
brava e il marito Patrick Wilson niente male.
MARINA SANNA
%
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
James Wan
Rose Byrne, Patrick Wilson
Horror, Colore
Filmauro
103’
Roland Emmerich
Rhys Ifans, Vanessa Redgrave
Drammatico, Colore
130’
Warner Bros. Italia
CHI SI NASCONDEVA dietro il nome di William Shakespeare,
attore teatrale semianalfabeta che alla sua morte, nel 1616,
alla moglie e alle due figlie non lasciò né denaro né,
tantomeno, nessun accenno a libri o manoscritti? Parte dalla
stessa domanda che per secoli si sono posti studiosi e
intellettuali, Roland Emmerich, per il suo Anonymous. E
finisce per rispondersi come già fecero, da tempo, i cosiddetti
oxfordiani: in realtà, dietro Shakespeare si celava il conte di
Oxford (qui Rhys Ifans), nobiluomo e cortigiano, secondo la
leggenda amante della regina Elisabetta (Joely Richardson da
giovane, Vanessa Redgrave quando più anziana). È vero,
l’accostamento Emmerich-Shakespeare potrebbe non lasciar
presagire nulla di buono, ma l’operazione compiuta dal
regista più hollywoodiano partorito dal continente europeo
sorprende per svariate ragioni: forte di una sceneggiatura (di
John Orloff) ad alto tasso di complessità, l’artefice dei vari
Independence Day e 2012, pur non rinnegando il gusto per
una messa in scena roboante, riesce a costruire un anomalo
thriller in costume capace di spaziare senza soluzione di
continuità su tre livelli linguistici – letteratura, teatro, cinema
– e di riflettere sull’importanza dell’arte quale strumento
politico tra i più raffinati. E incisivi.
VALERIO SAMMARCO
%
in uscita
Designed by Arch. Andrea Viviani
Accomodatevi
e g o d e te v i
lo spettacolo
Made in Italy
THE COMFORT SHOW
w w w. c i n e a r r e d o i t a l i a . c o m
: novità e bilanci
ra
atu
ter
let
e
a
tri
us
ind
a,
sic
mu
,
Homevideo
Tracce di
Banksy
Il misterioso mago
della street art in doc:
Exit Through the Gift
Shop
DVD
Borsa del Cinema
Kubrick da
Quali e quanti sono
antologia e l’ultimo gli spettatori?
Malick, in Blu-ray
Libri
Mito James Dean,
viaggio tra i set
Colonne sonore
Attack the Block,
Catalano nel Paese
di Mezzapesa
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
DVD
di Valerio Sammarco
Odissea
Kubrick
Edizione standard e limitata da collezione:
in un solo cofanetto i capolavori del maestro.
In Blu-ray
72
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
FINALMENTE RACCOLTI IN
un unico cofanetto i capolavori più significativi di
Stanley Kubrick: dal 15
novembre Warner Bros. propone un’edizione standard
con 8 dischi Blu-ray (7 film +
i contenuti speciali) ed un’edizione limitata da collezione
con 10 dischi Blu-ray (9 film
+ un libretto fotografico + i
contenuti speciali).
Nel dettaglio, l’edizione standard contiene Lolita (1962),
2001: Odissea nello spazio
(1968), Arancia meccanica
(1971), Barry Lyndon (1975),
Shining (1980), Full Metal
Jacket (1987), Eyes Wide Shut
(1999), con un bonus disc
che include il documentario
del 2001, diretto da Jan
Harlan, Stanley Kubrick: A Life
in Pictures (con Tom Cruise
voce narrante, rarissime
sequenze, foto e ricordi personali di colleghi e collaboratori del grande regista, tra i
quali tantissimi attori che
hanno avuto il privilegio di
lavorare con il maestro, come
Jack Nicholson, Matthew
Modine o Nicole Kidman, più
grandi registi come Martin
Scorsese, Steven Spielberg,
Woody Allen) e O Lucky
Malcolm!, film sulla carriera
di Malcolm McDowell, straordinario protagonista di
Arancia meccanica.
L’edizione limitata da collezione, invece, oltre ai titoli già
citati, contiene anche
Spartacus (1960) e Il dottor
Stranamore. Ovvero: come
imparai a non preoccuparmi
e ad amare la bomba (1964),
altri numerosi extra presenti
per i vari film (commento di
esperti, rare interviste d’epoca, making-of, profili dei
protagonisti) e un esclusivo
libro di 40 pagine con rare
fotografie, note di produzione
e molto altro.
DISTR. WARNER HOME VIDEO
novembre 2011
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
73
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
DVD
Laclassedeiclassici a cura di Bruno Fornara
REGIA Delmer Daves
CON James Stewart,
Jeff Chandler
GENERE Western (1950)
DISTR. Cult Media
L’amante indiana
Mistero
Banksy
In DVD+Libro Exit Through
the Gift Shop, doc del/sullo
street artist inglese
Già al Festival di Berlino e al Sundance, arriva finalmente anche in Italia – dal 16 novembre in DVD + Libro
nella collana Feltrinelli Real Cinema – Exit Through the Gift
Shop, provocatorio film sul mondo dell’arte diretto da
Banksy, tra i più geniali e misteriosi street artist del pianeta. Seguendo le gesta del fantomatico Thierry Guetta,
eccentrico gestore di un negozio d’abbigliamento giovanile, aspirante graffitaro deciso a riprendere l’attività dei
writer, il film incapperà proprio in Banksy, che rivolterà
la mdp su Guetta…
Esponente di spicco della “guerrilla art” mondiale, autore dei più celebri stencil presenti nelle strade di tutto il
mondo (dai famosi Rats alle numerose Guards, fino ai
graffiti sul muro della separazione in Cisgiordania),
Banksy – ancora una volta senza svelare la propria
identità – si interroga e ci interroga nuovamente sul
concetto di arte contemporanea e di democratizzazione
della stessa. La risposta? Forse è al di là del muro…
DISTR. FELTRINELLI REAL CINEMA
74
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
Arizona, 1870. Guerre indiane.
Un ex soldato salva la vita a un
giovane Apache e gli Apache
risparmiano l’uomo durante un
attacco. Tom Jeffords decide di
apprendere la lingua e i costumi indiani, vive tra loro, si innamora di una giovane donna.
Arrivare alla pace non è facile.
Ci vorrà un sacrificio... Il titolo
originale è Broken Arrow, una
freccia spezzata a favore dei
“nemici”. Un western che guarda con rispetto ai nativi americani (ma western filoindiani
erano già stati girati anche ai
tempi del muto). Delmer Daves
conosceva gli indiani, aveva
vissuto fra di loro. Film utopistico, certo, e liricamente avvol-
gente, film tenero e dolce, con
gli uomini e con il mondo: si
veda l’inquadratura dei due
sposi che contemplano il paesaggio, il lago e le montagne.
James Stewart, nello stesso
anno, gira un altro grande
western, la storia di un fucile,
Winchester 73 di Antony Mann:
grazie a questa accoppiata si
assicura una lunga carriera nel
genere. Anche il Cochise di Jeff
Chandler resterà memorabile:
tanto che Chandler rifarà lo
stesso personaggio in Kociss, l’eroe
indiano di George Sherman e, sia
pure in una sola sequenza, in Il
figlio di Kociss di un Douglas Sirk
in libera uscita dai melodrammi.
Fi lm in or bi ta
a cura di Federico Pontiggia
Monica Vitti
(Diva)
A (più di) qualcuno piace Monica: no, non la
Bellucci, ma la Vitti. Che compie 80 anni il 3
novembre, festeggiata da Diva: voce roca, eleganza
e talento, come lei nessuno più.
Jonathan Demme
(Studio Universal)
Per Viaggio nel Cinema Americano, la parola passa
a Jonathan Demme. Un penta(video)gramma, che
parte da Qualcosa di travolgente e arriva alla verità:
The Truth About Charlie.
Speciale Callaghan
(Studio Universal)
Il caso Scorpio è tuo, Una 44 magnum, Cielo di
piombo e Coraggio… fatti ammazzare: il venerdì
serve un poker d’assi, anzi, d’asso, un Clint
Eastwood formato duro, puro e grilletto facile.
The Tree
of Life
Palma d’Oro a Cannes: in DVD e Blu-ray
l’ultimo film di Malick
DISPONIBILE DAL 9 NOVEMBRE, IN DVD E
in Blu-ray, l’ultimo film di Terrence Malick,
The Tree of Life, vincitore della Palma d’Oro
alla 64° edizione del Festival di Cannes:
“opera-mondo” che dal mistero dell’universo si snoda lungo la storia di una famiglia del
Midwest negli anni ’50, il film del grande
cineasta texano – osannato e aspramente
criticato in egual misura – si interroga sulle
origini e sul significato della vita, sul mistero
che pervade ogni attimo di ogni singola esistenza. Con Brad Pitt, Jessica Chastain e
Sean Penn, arricchito in homevideo dal contenuto speciale “Esplorando The Tree of
Life”, sguardo approfondito sulla genesi e
sulla realizzazione dell’opera.
DISTR. 01 DISTRIBUTION
novembre 2011
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
75
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
DVD
Esordi d’autore
Et in terra pax e Corpo
Celeste
Tutti gli
Harry
L’intera saga del maghetto
della Rowling in cofanetto
Dvd e Blu-ray
TERMINATA SUL GRANDE SCHERMO, L’INTERA
epopea di Harry Potter rivive in homevideo. La
Warner propone infatti dal 15 novembre il
“Cofanetto Harry Potter – La saga completa”,
in DVD, Blu-ray Disc e in Blu-ray Edizione
limitata. Un’imperdibile occasione per tutti gli appassionati, un’idea regalo niente male in vista
delle prossime festività natalizie:
dalla Pietra filosofale e la Camera dei
segreti (2001 e 2002, entrambi
diretti da Chris Columbus),
all’Ordine della Fenice (2007), Il Principe Mezzosangue
(2009) e ai due capitoli dei Doni della Morte
(2010-2011), tutti e quattro diretti da David
Yates, passando per Il prigioniero di Azkaban
(Alfonso Cuaron, 2004) e Il calice di fuoco (Mike
Newell, 2005). Dieci anni, otto film, 11 dischi:
con incredibili extra, tra i quali l’esclusivo
album fotografico, il Dietro le quinte di ogni
singolo episodio, interviste e funzioni Picture
in Picture e BD-Live.
DISTR. WARNER HOME VIDEO
Fan tasy
The Elder
Scrolls V: Skyrim
Altra variante del gioco di ruolo per PC,
PS3 e Xbox 360
Vi ricordate i giochi di ruolo da tavolo? Quelli con i
quali da adolescenti si passavano ore ed ore assieme agli amici, come ad esempio Hero’s Quest piuttosto che il famosissimo Dungeons & Dragons,
ancora oggi molto popolare presso le nuove generazioni e i “vecchietti” un po’ nostalgici. The Elder
Scrolls V: Skyrim incarna sottoforma di videogioco
proprio questo “spirito” e propone su PC,
PlayStation 3 e Xbox 360 un gioco di ruolo e di
avventura all’interno del quale si comincia creando
76
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
il proprio personaggio in ogni suo aspetto, da quello fisico alle “abilità in proprio possesso”, per poi
passare ad esplorare il mondo di gioco mediante
dialoghi con altri personaggi virtuali, combattimenti e tutta una serie di missioni da portare a termine
per rivelare una trama piena di accadimenti e colpi
di scena. Il tutto in una ambientazione fantasy
estremamente affascinante e coinvolgente.
Per saperne di più visitate www.multiplayer.it
ANTONIO FUCITO
L’estrema
periferia
romana (il
Corviale) di Et
in terra pax, la
periferia del
sud Italia
(Reggio
Calabria) di
Corpo
celeste: due tra gli esordi
italiani più promettenti di
questo 2011 arrivano in DVD
grazie a CG HomeVideo.
Il primo, diretto da Matteo
Botrugno e Daniele Coluccini,
realizzato con soli 30.000 euro
di budget, è un racconto di
sopravvivenza e riscatto
incentrato su tre storie
parallele, intrecciate per
motivi di droga e criminalità.
Il secondo, diretto da Alice
Rohrwacher e presentato
con ottimi consensi alla
Quinzaine di Cannes, segue
le vicende della tredicenne
Marta (Yle Vianello), tornata
nella natia Reggia Calabria
dopo aver passato gli ultimi
dieci anni in Svizzera,
divenendo poco a poco un
satellite indipendente, in
moto di
rivoluzione
rispetto alla
massa
pesante di
Reggio, e
dell’Italia che
non cresce.
DISTR. CG
HOMEVIDEO
dal regista di
MOON
jake
GYLLENHAAL
michelle
MONAGHAN
vera
FARMIGA
“Interpreti ottimi, film forte, teso, intrigante.”
La Stampa
“Realtà parallele e scommesse
esistenziali in un fanta-thriller
traboccante di emozioni”
Il Messaggero
“Sapiente regia di Duncan Jones.
Trama ingegnosa ed accattivante”
Il Giornale
IN VENDITA IN DVD E BLU-RAY DISC
www.01distribution.it
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
Borsa del cinema
“SPETTATORI NELL’ARENA” DI VINCENT VAN GOGH
di Franco Montini
i
o
n
o
m
ia
s
o
c
li
b
b
u
Il p
Il successo o meno dei film lo decreta 1/5 della popolazione nazionale.
I risultati nella ricerca Digital Monitor
A decretare il successo economico dei
film, ma di conseguenza anche i flop, nel
mercato cinematografico è una ristretta
cerchia di spettatori, circa un quinto della
popolazione nazionale. E’ quanto emerge
dalla ricerca “Sala e salotto - Le tipologie
del pubblico dei film nei cinema e in
casa”, realizzata da Digital Monitor per
conto dell’Anica. Secondo l’indagine, i
risultati del box office dipenderebbero in
78
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
buona parte dalle scelte dei cosiddetti
cine-mad, i pazzi per il cinema, ovvero
coloro che si recano in sala alla frequenza
di 15/20 volte all’anno. Questa fascia di
spettatori è composta prevalentemente da
donne fra i trenta e i quarant’anni, consumatrici multimediali di radio, tv, carta
stampata e rete e divoratrici di film non
solo in sala, ma anche nel salotto domestico, attraverso la televisione su canali tema-
tici e a pagamento. Da questi dati si possono trarre alcune considerazioni; in primo
luogo, contrariamente a ciò che si era soliti
pensare, almeno nel segmento del pubblico cine-mad, il piccolo schermo non rappresenta un’alternativa concorrenziale al
cinema. Mentre andrebbe riconsiderata la
definizione successo popolare con la quale si
identificano i film che raggiungono il vertice del botteghino; la ricerca dimostrereb-
Cast & Crew
di Marco Spagnoli
e digitale
La postproduzion
A tu per tu con Andrea Di Nardo della Laser Film
be, infatti, che anche il risultato economico di questi
titoli sarebbe frutto delle
scelte di una minoranza.
Del resto ormai quasi la
metà degli italiani il cinema
non lo frequenta proprio
più. Fra i tremila soggetti
intervistati per la ricerca, il
48% ha dichiarato di non
essere mai entrato in sala
durante tutto il 2010, che
pure, con 120 milioni di
biglietti venduti, ha fatto
registrare il maggior numero
di presenze da molti anni a
questa parte. Ma perché un
così ampio numero di connazionali ha rinunciato al
cinema? Dalle risposte raccolte in proposito dall’inda-
Nell’ultimo decennio la postproduzione digitale ha aumentato la sua importanza. Dai sottotitoli alla correzione dei colori e dell’audio,
dal restauro all’authoring dei Dvd fino ad arrivare al cosiddetto DCP, ovvero l’hard disk che
si può proiettare nei cinema digitali, si è sviluppato un nuovo filone di lavori che richiedono massima competenza, qualità e cura.
Per non parlare dei ritmi elevatissimi per
garantire la presenza ai Festival internazionali.
Tra le tante nuove società che si sono distinte
in questo campo c’è la Laser Film di cui è
Managing Director Andrea Di Nardo, che
spiega: “Dieci anni fa siamo stati i primi in
Italia ad investire nella sottotitolazione Laser,
poi ci siamo accorti della necessità di arricchire la nostra offerta per ottimizzare i tempi
e per risolvere problematiche complesse”.
Come siete arrivati a creare un ciclo di postproduzione completo?
Lavorando nella maniera giusta e conquistando la fiducia dei clienti. Tutto sta nella qualità,
efficienza e nell’assistenza completa in situazioni di grande rapidità per riuscire a operare
in tempo. Il nostro obiettivo è risolvere le
problematiche inerenti ad un film senza
rimandarlo al laboratorio.
Quali qualità sono necessarie per operare
nella postproduzione?
E’ necessaria tanta dedizione, perché siamo
in competizione a livello globale: l’unica
maniera per distinguersi è offrire una qualità
di servizio diversa dagli altri. L’altra necessità
è quella di essere curiosi per non smettere
mai di apprendere e avere sempre voglia di
dare al meglio.
Fra gli intervistati, il 48% ha dichiarato di non
essere mai entrato in sala nel 2010
gine, si evince che quella che si potrebbe
pensare essere la motivazione più ovvia,
un costo del biglietto ritenuto troppo elevato, pur raccogliendo significative adesioni, non viene indicata come la causa principale della rinuncia al grande schermo.
Risultano, infatti, più consistenti le motivazioni che riguardano la mancanza di
tempo; l’insoddisfazione nei confronti
dell’offerta e la distanza, con conseguenti
difficoltà, a raggiungere una sala cinematografica. Se la risoluzione dei primi due
problemi appare assai complicata, almeno
per ciò che riguarda l’ubicazione dei cinema, dalla ricerca viene ribadita la necessità
di costruire nuove strutture lì dove non
esistono cinema e l’obbligo di difendere le
sale di città, facilmente raggiungibili da
quel pubblico che continua a dimostrarsi
indisponibile a intraprendere lunghi spo-
stamenti per andare a vedere un film.
In definitiva appare evidente che una delle
urgenze del mercato italiano sia quella di
ampliare il numero dei frequentatori, per
evitare che al cinema vadano in pochi e
sempre gli stessi. In questo senso qualcosa
di più di una provocazione, è l’idea lanciata da un esercente illuminato, Valter
Vacchino, che, nel dibattito successivo alla
presentazione della ricerca, ha lanciato la
proposta di organizzare delle giornate ad
ingresso gratuito per gli spettatori dai 5 ai
10 anni, al fine di creare il pubblico di
domani. Infatti oggi troppi bambini neppure sanno cosa sia il grande schermo.
box office (aggiornato al 24 ottobre)
1 Matrimonio a Parigi ................................ €
2 This Must Be the Place .......................... €
3 Bar Sport ................................................... €
4 I tre moschettieri ..................................... €
5 Amici di letto ............................................. €
1.788.844
3.422.626
1.207.180
2.902.417
2.302.151
6 Paranormal Activity 3 .............................
7 Ex: amici come prima! ............................
8 I Puffi .........................................................
9 Cowboys & Aliens ...................................
10 Maga Martina 2 – Viaggio in India ......
€ 640.464
€ 4.391.046
€10.947.987
€ 944.740
€ 167.084
N.B. Le posizioni sono da riferirsi all’ultimo weekend preso in esame. Gli incassi sono complessivi
novembre 2011
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
79
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
Libri
Mito James
Dean
“Troppo veloce per vivere,
troppo giovane per morire”.
Poi analisi del capolavoro di
Visconti, personaggi, set e
scrittura
Icona ribelle
Rocco vive ancora
È stato il problematico Cal Trask ne La valle dell’Eden, il
ribelle Jim Stark di Gioventù bruciata e l’autodistruttivo Jett
Rink ne Il gigante, ma nella memoria degli spettatori il nome
dei personaggi è scomparso, sostituito per sempre dal suo:
James Dean. Lo descrivono come un brillante introverso
perennemente sospeso tra ottimismo e cupezza, eppure
nessuno come lui ha saputo incarnare l’inquietudine
dell’adolescenza, la vulnerabilità dietro
l’arroganza e il disagio di crescere in un
mondo in cui non ci si riconosce. Mirabile
fusione tra Actor’s Studio e istinto o
riflesso autobiografico? In Rebel. Vita e
leggenda di James Dean (Odoya, pagg.
336, € 20,00) Donald Spoto ci racconta la
storia di un ragazzo che, come cantavano
gli Eagles, era troppo veloce per vivere,
ma troppo giovane per morire.
A 50 anni dall’uscita, Mauro Giori analizza Rocco e i suoi
fratelli mettendo mano al ricco materiale del Fondo Visconti.
Un’attenta ricostruzione di genesi, lavorazione e accoglienza
del film fa da supporto all’analisi critica. Il lavoro risulta
fondamentale alla comprensione di un film il cui valore
risiede non solo nell’intrinseca qualità, ma anche nell’essere
opera-chiave di un’epoca in cui il cinema assolveva un ruolo
capitale nella cultura e nel dibattito politico e civile italiano.
L’interesse del saggio Luchino Visconti –
Rocco e i suoi fratelli (Lindau, pagg. 244, €
19,00) sta anche nel mostrare la diversa
percezione del cinema che aveva la società,
se pensiamo che Rocco, per la sua
descrizione di una famiglia di braccianti del
sud costretta a emigrare, fu al centro di
interrogazioni parlamentari che coinvolsero
Giorgio Napolitano!
ANGELA BOSETTO
80
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
GIORGIA PRIOLO
Tipologie illustrate
Gremese porta nelle librerie un’interessante collana
francese di libricini illustrati diretta da Michel Marie. L’idea è
quella di ripercorrere la storia del cinema e dei suoi
capolavori attraverso temi e “tipologie” di
personaggi, in un percorso che a volte coincide (e
incide) trasversalmente la categoria del genere.
Sono usciti i primi quattro volumi dedicati a I
grandi perversi (da Jack lo Squartatore ad
Hannibal Lecter, passando per Lolita), Gli uomini
oggetto (dal Marlon Brando di Un tram che si
chiama desiderio a Cary Grant), I mostri (dai teneri
fenomeni da circo di Freaks ad Alien) e infine
L’amore folle (da Via col vento a La pianista).
Divertenti e godibili, ricchi di riflessioni brevi ma
non superficiali, questi volumetti danno molti
spunti per una sorprendente rilettura tematica
del grande cinema (Gremese, € 18,50 cadauno).
GIORGIA PRIOLO
Sceneggiature Manuali
Per l’aspirante sceneggiatore scegliere il manuale adatto è
sempre un problema. Potrebbe cadere a puntino la riedizione
di uno dei maggiori successi della casa editrice Lindau: La
sceneggiatura. Forme, dispositivi, modelli (pagg. 248, € 22,00),
scritto da Francis Vanoye. Rispetto agli illustri concorrenti
statunitensi, la particolarità del volume sta nel non
decostruire film di successo per scoprirne la formula magica,
ma nel partire dai grandi classici cinematografici. Se, invece, il
problema è l’assenza di un testo che
insegni a confezionare un copione
brillante, capace di coniugare risate
e batticuore secondo la gloriosa
tradizione di Sabrina e Pretty Woman,
ecco arrivare dall’America il
vademecum di Billy Mernit, Scrivere
la commedia romantica (Dino Audino,
pagg. 144, € 16,00).
ANGELA BOSETTO
Cineturismo non-stop
Nel corso degli anni, il turismo cinematografico è divenuto
un business milionario, tanto ricco di richieste quanto scarso
di indicazioni precise. Con I magnifici set (Polaris, pagg. 348,
€ 17,00) Giovanni Todaro ha stilato una rapida guida per
chiunque voglia organizzare un viaggio nelle location
utilizzate per girare il suo film preferito. Con centinaia di
pellicole a disposizione e cinque continenti da esplorare c’è
solo l’imbarazzo della scelta. Inoltre, il
libro svela quali luoghi reali siano stati
ricreati al computer per fare da sfondo ai
kolossal realizzati in digitale. Scoprirete
così che, per passeggiare nei fantastici
mondi di Avatar, non serve andare su
Pandora: basta visitare i monti Huangshan
in Cina, risalire la costa hawaiana di
Hamakua o spostarsi più a nord nell’isola
di Kaua’i.
ANGELA BOSETTO
Cari maestri
L’educazione e il grande schermo: viaggio
attraverso un secolo di cinema di Bianca Crocchetti
In una società vittima di una profonda crisi valoriale,
in cui genitori e docenti si scoprono disorientati e
impreparati dinanzi al proprio ruolo, il cinema,
specchio fedele di ogni epoca che attraversa, regala
all’immaginario collettivo figure epiche e
indimenticabili. Chi non ha mai sognato almeno una
volta di essere spinto dal professor Keating/Robin
Williams ad assaporare ogni attimo della vita, o chi
non ha desiderato di incrociare in aula lo sguardo
idealista del professor Vivaldi/Silvio Orlando? I
nostri eroi sono uomini e donne che – come il don
Milani di Sergio Castellitto, il don Puglisi cui ha
prestato il volto Luca Zingaretti o la Maria
Montessori messa in scena da Paola Cortellesi –
vengono ritratti nel tentativo di avvicinarsi ai
giovani lottando contro un destino all’apparenza
ineluttabile. Il libro di Dario E. Viganò, Cari maestri.
Da Susanne Bier a Gianni Amelio i registi si
interrogano sull’importanza dell’educazione
Dario E. Viganò
(Cittadella
Editrice, € 17.00, pagg. 304), con l’aiuto di
Cari maestri. Da
quattro riflessioni concesse da altrettanti maestri
Susanne Bier
a Gianni Amelio i del cinema italiano e internazionale – Gianni
registi
Amelio, Susanne Bier, Riccardo Milani e Giovanni
si interrogano
Veronesi – ci accompagna in un viaggio attraverso
sull’importanza
dell’educazione un secolo di cinema, tra istituti scolastici di
Cittadella
periferia, quartieri degradati, innocenze perdute,
Editrice
storie tragiche ed edificanti. Una panoramica forse
€ 17.00
non esaustiva, ma capace di invitarci a riflettere e a
pagg. 304
non perdere la fiducia nel futuro.
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
di Gianluigi Ceccarelli
Colonne Sonore
Visti da vicino
Attack the
Block
Il sound dei Basement Jaxx per
l’esordiente Joe Cornish
Eccettuato il dimenticabile
rap finale di Mikis Michaelides Get That Snitch, la tracklist
di Attack the Block (oltre venti
tracce) vede affiancati al
composer Steven Price una
coppia d’eccezione, il duo
techno Felix Buxton – Simon Ratcliffe, meglio noti
agli sfegatati del dancefloor
come Basement Jaxx. Operazione oltremodo interessante, quella di affiancare
un artefice alquanto classico di score orchestrali con
il sample sound dei due
DJ inglesi, in grado di evocare immediatamente un
setting periferico e suburbano senza rinunciare ai
climax drammaturgici di
Price. L’operazione resta affascinante solo sulla carta:
lineari, quasi basilari, i Basement Jaxx (che solo ai titoli di coda, in The Ends, si
presentano col nome del
duo) offrono un contributo
di maniera e senza guizzi,
involontario bigino di una
carriera ultradecennale perennemente all’insegna di
un “What If” mai realizzato.
Viene da pensare per contrasto alle incursioni su celluloide dei Daft Punk di Interstellar 5555, come alla loro
riuscita guest appearance in
Tron: Legacy. Se il connubio
mostra di avere qualcosa
da dire in Tell me I’m Dreaming
e It’s Raining Gollums, i brani
migliori sono quelli accreditati al solo Price. A dimostrazione, nella migliore
delle ipotesi, che i Jaxx si
siano calati nel progetto
con superficialità, senza
quell’anima che mai troppo
frequentemente, purtroppo,
ha fatto capolino nella loro
produzione.
Per tut ti i gus ti
a cura di Federico Pontiggia
L’amore
all’improvviso
Colonna sonora di
James Newton
Howard, incursioni di Tom Petty & The
Heartbreakers con Runnin’ Down a Dream e
Listen to Her Heart, ma il risultato è un petting
sonoro: buono per il bamboccione Tom Hanks.
82
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2011
Il cuore grande
delle ragazze
40 anni fa il primo
spartito per il
cinema (La mortadella di Monicelli), oggi il
ritorno dall’amico-nemico Pupi Avati: Lucio
Dalla mette Cuore, estro e mestiere, ma che
dirà il protagonista Cesare Cremonini?
Il paese delle
spose infelici
Pasquale
Catalano sugli
scudi per l’esordio di Pippo Mezzapesa: una
sinfonia elettrica, con derive industrial(i)
complice, forse, l’Ilva di Taranto… E c’è un
felice termine di paragone: Teho Teardo.