Scarica PDF - Cinematografo
Transcript
Scarica PDF - Cinematografo
rivista del dal 1928 M E N S I L E N . 1 1 N O V E M B R E 2 0 1 1 € 3,50 fondazione ente™ dello spettacolo Facce da Festival CESARE CREMONINI “FIDATEVI DI ME, NON SONO UN LATIN LOVER” A ROMA PER AVATI ANONYMOUS Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano SHAKESPEARE HA UN VOLTO: IL CONTE RHYS IFANS Folgorante esordio alla regia del comico inglese Joe Cornish. In anteprima alla kermesse diretta da Gianni Amelio EVA LONGORIA INDOSSA L’INEDITA COLLEZIONE HOLLYWOOD Anelli, collier e orecchini in oro bianco, diamanti e diamanti neri. - www.salvini.com - numero verde 800 86 86 86 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo Nuova serie - Anno 81 n. 11 novembre 2011 In copertina Attack the Block di Joe Cornish Segui l’Ente dello Spettacolo anche su FACEBOOK Fondazione Ente dello Spettacolo: www.fbook.me/entespettacolo Tertio Millennio Film Fest: www.fbook.me/tertiomillenniofilmfest YOUTUBE www.youtube.com/EnteSpettacolo TWITTER www.twitter.com/entespettacolo pun ti di vi st a Segui la Rivista del Cinematografo su FACEBOOK Cinematografo.it: www.fbook.me/cinematografo Rivista del Cinematografo: www.fbook.me/rivistadelcinematografo DIRETTORE RESPONSABILE Dario Edoardo Viganò CAPOREDATTORE Marina Sanna Un tiepido autunno REDAZIONE Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco CONTATTI [email protected] PROGETTO GRAFICO P.R.C. - Roma ART DIRECTOR Alessandro Palmieri HANNO COLLABORATO Alberto Barbera, Angela Bosetto, Orio Caldiron, Gianluigi Ceccarelli, Bianca Crocchetti, Silvio Danese, Karen Di Paola, Adriano Ercolani, Bruno Fornara, Antonio Fucito, Shekhar Kapur, Massimo Monteleone, Franco Montini, Morando Morandini, Peppino Ortoleva, Manuela Pinetti, Giorgia Priolo, Boris Sollazzo, Marco Spagnoli, Caterina Taricano REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA N. 380 del 25 luglio 1986 Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007 STAMPA Tipografia STR Press S.r.l. - Via Carpi 19 - 00040 Pomezia (RM) Finita di stampare nel mese di ottobre 2011 MARKETING E ADVERTISING Eureka! S.r.l. - Via L. Soderini, 47 - 20146 Milano Tel./Fax: 02-45497366 - Cell. 335-5428.710 e-mail: [email protected] DISTRIBUTORE ESCLUSIVO ME.PE. MILANO ABBONAMENTI ABBONAMENTO PER L’ITALIA (10 numeri) 30,00 euro ABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) 110 euro SERVIZIO CORTESIA S.A.V.E. Srl, Fiano Romano (RM) tel. 0765.452243 Fax 0765.452201 [email protected]. PROPRIETA’ ED EDITORE PRESIDENTE Dario Edoardo Viganò DIRETTORE Antonio Urrata UFFICIO STAMPA [email protected] E’ arrivato l’autunno tiepido, di sale mezze vuote e di incassi in discesa. Che succede? Solo un anno fa celebravamo i rinverditi fasti del cine-spettacolo, che pur non raggiungendo le cifre astronomiche dell’era pre-televisiva, aveva dato segnali di risveglio e segnato nuovi interessanti margini di guadagno. E festeggiavamo il ritorno del cinema italiano, capace con le sue commedie di mezzo – né grandi né piccole – di toccare quote di mercato vicine al 35%. Un ricordo a giudicare dai timidi risultati di questo periodo. Il più penalizzato resta il cinema d’autore, che oltre a scontare la congenita mancanza d’appeal, finisce sistematicamente nella tagliola distributiva. cinematografico dovrebbe teoricamente assolvere e che ci spinge a vedere con favore la capillarità, la varietà e il sostegno alle manifestazioni cinematografiche. L’attenzione costante di RdC ne è la riprova: solo in questo numero ampio spazio a Roma e Torino. Ben venga la ricchezza di proposte, purché non si traduca – come talvolta si ha l’impressione – in competitività inutili. Il futuro del cinema si gioca su una diversità progettuale, laddove la diversità fa davvero la C’è un problema di rinnovamento dei linguaggi, differenza. Dentro questa premessa possono come denunciato anche dalle associazioni di convivere grandi e piccole realtà. Come la categoria. C’è anche un nostra, che da anni s’impegna dirottamento del prodotto nell’organizzazione di Tertio americano – un tempo Contro il calo degli incassi Millennio (6-11 dicembre), il zoccolo duro nella classifica festival del cinema spirituale che anche i festival possono sulla specificità ha costruito di gradimento del nostro fare qualcosa: stimolare il identità e consensi. pubblico – verso altri mercati. Ma c’è anche altro. Come pubblico spiega bene Franco Montini Del cartellone e degli ospiti nella sua “Borsa del Cinema”, parleremo la prossima volta. Vi bisognerebbe allargare le maglie del pubblico: segnalo però il convegno internazionale su attualmente è 1/5 della popolazione italiana a “Cinema e Fede” che ne costituisce l’antipasto: decretare il successo delle pellicole. Una registi, critici e addetti ai lavori si quota troppo bassa considerando che l’offerta confronteranno in una due giorni (1-2 dicembre) in sala resta, tra quelle culturali, la più dedicata al tema della ricerca di Dio attraverso economica. Occorre stimolare il pubblico, il cinema. Una proposta oltre la logica delle creare un’abitudine alla visione, accrescere la passerelle e del glamour. Se non è diversità domanda: sono compiti che un buon festival questa... COMUNICAZIONE E SVILUPPO Franco Conta - [email protected] COORDINAMENTO SEGRETERIA Marisa Meoni - [email protected] DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE Via G. Palombini, 6 - 00165 Roma - Tel. 06.96.519.200 Fax 06.96.519.220 - [email protected] Associato all’USPI Unione Stampa - Periodica Italiana Iniziativa realizzata con il contributo della Direzione Generale Cinema - Ministero per i Beni e le Attività Culturali La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 novembre 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 5 A work of Metal Rodger Stevens Nyack, USA PO2391V Persol.com sommario n. 11 nove mbre 2011 SERVIZI 36 Giappone confidenziale A Torino29 omaggio al regista di Himizu, Sion Sono: “Il terremoto ha davvero segnato una frattura” 40 Affinità elettive Per Terry Gilliam il Premio Fellini. Uniti anche dal Don Chisciotte mai fatto 42 Donne capitali Dalla Lady di Besson alla Cruz e la Huppert: tutto il rosa della kermesse romana PERSONAGGI 20 Mistero Shakespeare A tu per tu con Rhys Ifans, protagonista Anonymous per Emmerich I FILM DEL MESE 56 Faust 60 Miracolo a Le Havre 62 L’amore all’improvviso 62 Missione di pace 64 Pina 3D 66 Scialla 67 Quando la notte 67 Johnny English - La rinascita 68 Warrior 69 Insidious 69 Anonymous 32 Aki sorriderà Miracolo Kaurismaki: dalla Finlandia a Le Havre, pensando a Bergman 50 Cesare cuore grande “Libertino e romantico”, ecco il Cremonini attore di Avati 54 Ritratti Prima bambina prodigio, poi Ragazza di tutti: Natalie Wood COVER STORY 24 Periferia aliena Anteprima Attack the Block: i marziani-reietti di Joe Cornish invadono la City e sbarcano sotto la Mole 38 Valeria Golino Dalla Kryptonite a giurata eccellente del Festival di Torino 10 Morandini in pillole In ricordo di Paulette Dubost 12 Circolazione extracorporea Il tempo e lo spazio: in rete 14 Glamorous News e tendenze: i segreti di 007 16 Colpo d’occhio Fratelli Dardenne: dal Bresson a Tertio Millennio 18 La posta di Shekhar Farmaci per pochi eletti 72 Dvd & Satellite Kubrick spaziale, Banksy e Malick 78 Borsa del cinema Che spettatore sei? Lo svela una ricerca 80 Libri Il ribelle Dean e i Cari maestri 82 Colonne sonore Lucio Dalla suona per Pupi 46 Pippo Mezzapesa A Roma con il lungo d’esordio, Il paese delle spose infelici pensieri e parole Quello che gli altri non dicono: riflessioni a posteriori di un critico DOC MORANDINI in pillole di Morando Morandini Paulette Dubost: il suo destino di attrice l’ha rinchiusa in ruoli ancillari, ma la parte di cameriera non era la sua preferita Addio a una centenaria - Il 21 settembre 2011 è morta a Longjumeau (Essonne) l’attrice francese Paulette Dubost. Alzi la mano chi ne conosceva l’esistenza. Nemmeno io potrei alzarla. Aveva 100 anni, nata a Parigi l’8-10-1910. Ha preso parte a 160 film, l’ultimo dei quali nel 2005: Les Yeux clairs di Jerôme Bonnell. Già cantante di operetta, esordì al cinema nel 1928. Ebbe parti di rilievo in Albergo Nord (1938) di Carné e in L’ultimo metrò (1980) di Truffaut, passando per La regola del gioco (1939) di Renoir, Henriette (1952) di Duvivier, Lola Montès (1955) di Ophüls. Fu chiamata ancora da Renoir per Picnic alla francese (1959) e Malle le diede una parte in Viva Maria (1964) accanto a Jeanne Moreau e Brigitte Bardot. Ovviamente lavorò anche in tv. Il suo destino di attrice l’ha spesso rinchiusa in ruoli ancillari, ma la parte di cameriera non era la sua preferita. Vecchiaia - Ho ricevuto un invito della Feltrinelli Real Cinema per vedere allo Spazio Oberdan di Milano la proiezione di La neve e il fuoco. Giorgio Bocca si racconta di Maria Pace Ottieri e Luca Masella, in apertura della rassegna “Cinema e giornalismo”. Non è la prima volta che ricevo inviti per manifestazioni di vecchi scrittori più o meno famosi, presi negli artigli dei 70-80 anni. Spesso mi fanno tenerezza perché corredati di una fotografia dell’autore, scattata 10 o 20 anni prima. Quella di Bocca, in giubbotto e capelli neri, è almeno di 40 anni fa. Quasi sempre non l’hanno proposta loro, suppongo, e a loro è riservata la tenerezza, non a chi l’ha scelta. La pubblicità detesta le immagini dei vecchi. Una giornata da primato – Dai rilevamenti Cinetel 1-12011/18-9-2011 (3158 schermi in 519 città), il campione d’incassi è Che bella giornata di Gennaro Nunziante con Checco Zalone: 6 milioni 833.255 spettatori in 481 città. Altri due film italiani nei primi 10 posti della classifica: Immaturi al 3° posto con 2.600.043 spettatori e Qualunquemente al 4° con 2.486.536 paganti. Tutti gli altri sono film hollywoodiani, compreso al 2° posto Harry Potter e i doni della morte – Parte 2 con 2.931.313 spettatori in 395 città. Al 12° posto si è piazzato Nessuno mi può giudicare , seguito al 15° da Manuale d’amore 3 e al 17° da Habemus Papam. Eurocinema – In Europa si producono circa 1200 film all’anno, il doppio degli Stati Uniti, che incassano soltanto un quinto della concorrenza USA. FINE PEN(N)A MAI VISIONI FORZATE E INDULTI CRITICI Messaggio promozionale: Giulio Malgara è il nuovo presidente della Biennale. STOP Il ministro della Giovinezza Meloni: “Dobbiamo investire sul talento e il genio dei giovani”. Al suo fianco, l’89enne Gian Luigi Rondi. STOP 1966, Beach Boys: Good Vibrations. 2011, Maggie Gyllenhaal: Good Vibrators. STOP Il cuore grande delle ragazze? Tranquilli, è un film in costume. STOP Un giorno questo dolore ti sarà utile: speriamo. STOP Incontro FERPI all’Auditorium: “La comunicazione per il cinema. Quali scenari?”. Soprattutto, quali titoli? STOP Tante mostre al Festival di Roma, ma solo una si guarda in casa: “Raise the Dead”. STOP Nicolas Sarkozy e Angela Merkel nel remake franco-tedesco di Così ridevano. STOP Capital Cut: 15’ di Twilight, 20’ di Hugo Cabret. ALMOST (IN)FAMOUS: DALLE STALLE ALLE STARLETTE Rocco Siffredi: “Ti piace la Tour Eiffel?”. Ceccherini: “Dal davanti, non dal dietro”. #### La peggior settimana della mia vita inizia in sala. #### Tanto rumore per nulla: è morta Barbara Kent, l’ultima diva del muto. #### Amici di letto: una piazza o una pizza? #### Sabina Began: “Per amore di Silvio rifiutai George Clooney”. Intelligenza: singolare, femminile. #### Milla Jovovich: “E’ rilassante mettersi ai fornelli tutti insieme, mio marito, io e mia figlia”. Che ha 4 anni: cottura al sangue? #### Matthew Broderick e Sarah Jessica Parker colti in un momento di tenerezza: www.buzzfeed.com/mjs538/matthewbroderick-and-sarah-jessica-parkershare-a #### Jennifer Lopez in lacrime durante un concerto: si sarà sentita? Federico Pontiggia 10 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 © STUDIO UNIVERSAL è un canale di NBCUniversal *VUÄSTKP]LYZPHSNPVYUVHWWYVMVUKPTLU[PZWLJPHSPKVJ\TLU[HYPLKPL[YVSLX\PU[L uUVYTHSLJYLKLYLJOLKPL[YVVNUP[LUKHKHKVJJPHJPZPHX\HSJ\UVWYVU[VHK\JJPKLY[P ^^^Z[\KPV\UP]LYZHSP[ 5VUWLYKLYL[\[[VSVZWL[[HJVSVKP4LKPHZL[7YLTP\T*OPHTH V]PZP[HPSZP[V^^^TLKPHZL[WYLTP\TP[ 0SJVZ[VKH[LSLMVUPHÄZZHuKPÁHSTPU\[VWPÁKPZJH[[VHSSHYPZWVZ[H0=(PUJS\ZH0JVZ[PKH[LSLMVUVJLSS\SHYL]HYPHUVPUM\UaPVULKLSNLZ[VYLKHJ\P]PLULLMML[[\H[HSHJOPHTH[H circolazione extracorporea LO SPAZIO E IL TEMPO DELLA RETE Fruizioni multiple nell’era della riproducibilità a cura di Peppino Ortoleva STRATEGIE DI COMUNICAZIONE DIVERSE SI MESCOLANO SUL WEB. GIOCANDO D'ANTICIPO, O RIPROPONENDO CULT CRONOTOPO 12 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 Ogni forma di comunicazione definisce il tempo e la collocazione non solo dei suoi contenuti ma anche di coloro che li ricevono, stabilisce come scriveva il grande critico e teorico russo Mikhail Bachtin un “cronotopo”, un sistema spazio-temporale. Così, possiamo distinguere il tempo dell’epopea (collocata in un “passato assoluto” radicalmente altro rispetto al tempo dei lettori) da quello del romanzo, collocato in un periodo storico, che può essere lo stesso dei lettori o situato rispetto a loro nel passato (il romanzo storico) o nel futuro (la fantascienza): ma comunque sullo stesso asse cronologico. Nella rete, che è un medium di sintesi, si mette in gioco, con la “circolazione extracorporea” di film, programmi televisivi, documenti amatoriali, una varietà di cronotopi di diversa provenienza. Quello per esempio del cinema narrativo è per molti aspetti rassicurante: per quanto il film possa essere ambientato nel nostro tempo, o nel futuro, si tratta di un testo, di un racconto che è stato già completato quando lo vediamo, anche se l’illusione di movimento che è propria di questa forma di comunicazione ce lo rende comunque in qualche misura contemporaneo. Diverso il caso della TV: che per un verso è ancora più “vecchia” in quanto si trasmette solo ciò che è entrato o può entrare nelle abitudini, ma per un altro possiede, con la diretta e il segnale orario, la chiave della simultaneità. Diverso ancora il tempo dei social network, che è il tempo della conversazione, prevede un gioco di azione-reazione relativamente rapido (altrimenti la tensione del dialogo cade) ma non la simultaneità. Quando ci aggiriamo per YouTube in cerca di video “interessanti” qual è la loro, e la nostra, collocazione nel tempo? Nel sovrapporsi delle temporalità mediatiche emergono diverse strategie di temporalizzazione, che trovano del resto riscontro nel costume contemporaneo: la prima, ne abbiamo accennato varie volte in questa rubrica, è il cult, nel gergo della moda il vintage: è l’appropriarsi di reperti e oggetti già esistenti per farne parte della propria identità; in particolare è l’attualizzazione di I social network ciò che sarebbe “vecchio” e insieme la de-sin- prevedono azionicronizzazione del soggetto, il collocarsi per scelta in un tempo altro: atto di supremo snobi- reazioni relativamente smo in un’epoca di circolazione istantanea; rapide. Ma non la la seconda è il giocare d’anticipo, immettendo sulla rete documenti audiovisivi “in anteprima”, simultaneità dalle puntate delle serie televisive non ancora arrivate nel proprio paese ai documenti di attualità di cui si sia arrivati in possesso: anche qui siamo di fronte a una forma di snobismo, basata sul concetto sportivo di “primato”; una terza è pensare ogni forma di comunicazione come parte di un’unica grande enciclopedia dove tutto è simultaneo al tempo di chi effettua la ricerca. glamorous Ultimissime dal pianeta cinema: news e tendenze 7 COSE SU 007 Il 23° James Bond, diretto da Sam Mendes, inizia ad acquisire una fisionomia: 1) il titolo sarà Skyfall. 2) Le riprese dovrebbero iniziare il 7 novembre a Londra. 3) Il budget messo a disposizione dalla MGM sarà più che dimezzato rispetto a Quantum of Solace: da 250 milioni di dollari a un massimo di 135. 4) Daniel Craig - confermato nel ruolo di Bond dopo il “no” di Hugh Jackman - avrà la barba, ed è la prima volta nella storia di 007, fatta eccezione per le scene in prigione girate da Pierce Brosnan in Another Day. 5) Dopo il rifiuto di Tom Hanks (“Ho di meglio da fare”), il villain sarà interpretato da Javier Bardem. 6) Naomie Harris sarà la bond girl. Nel cast anche Ralph Fiennes, Judi Dench e Ben Wishaw. 7) L’uscita è prevista l’11 settembre 2012. 14 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 a cura di Gianluca Arnone CHI DI ZAMPA FERISCE... Il gatto con gli stivali (voce di Banderas, occhialini 3D, in sala a Natale), è l’ultimo esemplare di Hollywood, che gli animali li ama tutti, nella stessa maniera: con gli affetti sul piatto dei guadagni, il cuore è una bilancia. Ma da quando uno studio dell’American Bird Conservation ha imputato al gatto l’uccisione negli States di oltre 500 milioni di uccelli l’anno, l’amante è scomodo. Essere considerati una sciagura per la biodiversità significa diventare una minaccia per gli affari. E non è detto che basti nascondere la zampa. COSI’ RIDEVANO Se la ride Elle Fanning. Ma la sua ultima fatica, Lo shiaccianoci 3D di Konchalovsky (in Italia dal 2 dicembre), è riuscito a incassare meno di 15 milioni di dollari in tutto il mondo, dopo esserne costati 90. Non ridono, ma ne avrebbero diritto, Jason Statham e Rosie Huntington-Whiteley, coppia nella vita e ora anche sul set: dopo aver rimpiazzato Megan Fox con la modella britannica, Michael Bay vorrebbe Statham al posto di rivista del cinematografo LaBeouf in Transformers 4. Auguri. marzo 2011 15 fondazione ente dello spettacolo c olpo d’occhio FE ST IVAL DE L M ES E di Massimo Monteleone Sci-fi a Trieste, Banfi ad Assisi e Popoli a Firenze. L’horror è nelle Grotte 1 XISCIENCE+FICTION edizione del Festival PRIMO PIANO SULL’AUTORE 5 XXX edizione della Internazionale della Fantascienza. Anteprime di genere science-fiction, fantasy e horror, concorsi internazionali, ospiti prestigiosi e un Focus sulla Russia. Premio alla carriera per George Romero. manifestazione sui protagonisti del cinema italiano, dedicata a Lino Banfi. Viene assegnato anche il premio “Domenico Meccoli Scriveredicinema”, giunto alla XX edizione. Località Assisi (Perugia), Italia Periodo 14-19 novembre tel. (075) 8138680 Sito web www.comune.assisi.pg.it E-mail [email protected] Resp. Franco Mariotti MEDFILM FESTIVAL XVII edizione del festival internazionale competitivo dedicato ai diritti umani e al cinema mediterraneo, europeo e mediorientale (40 paesi). Ospiti d’Onore sono la Romania, la Tunisia e l’Egitto. Località Roma, Italia Periodo 19-27 novembre tel. (06) 85354814 Sito web www.medfilmfestival.org E-mail [email protected] Resp. Ginella Vocca 6 Località Trieste, Italia Periodo 10-13 novembre tel. (040) 3220551 Sito web www.scienceplusfiction.org E-mail [email protected] Resp. Daniele Terzoli Meglio tardi che mai I Dardenne al Lido per un riconoscimento che non poteva più aspettare: il Bresson “MAI UNA COMMEDIA, mai un film su Gesù e mai dire mai”. Per i Dardenne non esistono opzioni definitive. Solo traiettorie, sempre rivedibili. Chissà, forse quel progetto a lungo accarezzato su Gesù un giorno si concretizzerà. E magari il loro prossimo lavoro sarà una commedia. D’altra parte non è Il ragazzo con la bicicletta – riproposto da Tertio Millennio Film Fest (6-11 dicembre) per la rassegna sul miracolo nel cinema - il loro film-manifesto, quello che è più incarna quest’idea di continua apertura dell’esistenza? La possibilità di un altrove: ecco il nocciolo di una poetica erede del realismo trascendentale europeo. Il Bresson che la Fondazione Ente dello Spettacolo ha assegnato a Luc e Jean-Pierre mai come quest’anno significa “riconoscimento”: attesta la continuità d’intenti con il maestro francese, la sintonia di fondo. “Un onore” che li ha portati fino a Venezia, dove prima d’ora non erano mai stati. A pensarci bene, è una sorpresa anche questa. HORROR 2 IIIGROTTE edizione dell’unica rassegna cinematografica italiana che si tiene “sottoterra”. Nella Caverna della Fonte, ogni venerdì, saranno proiettati 5 film che hanno fatto la storia del genere horror. Uno straordinario evento che esalta l’atmosfera suggestiva del complesso carsico turistico più grande che l’Italia possa vantare. Località Castellana Grotte (Bari), Italia Periodo 11 novembre - 9 dicembre tel. (080) 4998211 Sito web www.grottedicastellana.it E-mail [email protected] Resp. Lino Aulenti FOTO: KAREN DI PAOLA 16 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 7 PITIGLIANI KOLNO’A 3 FESTIVAL X edizione della rassegna di cinema ebraico ed israeliano, organizzata dal Centro Ebraico Italiano “Il Pitigliani”. Fra le sezioni: lo sguardo sul nuovo cinema israeliano, cinema e letteratura, scuole di cinema. Località Roma, Italia Periodo 12-16 novembre tel. (06) 5800539 Sito web www.pitiglianikolnoafestival.it E-mail [email protected] Resp. Dan Muggia, Ariela Piattelli Località Firenze, Italia Periodo 12-19 novembre tel. (055) 244778 Sito web www.festivaldeipopoli.org E-mail festivaldeipopoli@festival deipopoli.191.it Resp. Maria Bonsanti, Alberto Lastrucci FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI SALERNO LXV edizione della storica manifestazione dove concorrono: lungometraggi a soggetto, fiction televisive, cortometraggi, cartoni animati, audiovisivi industriali, turistici, didattici, scientifici e sportivi. La sezione “Riflessione” intende recuperare i film che hanno avuto una distribuzione limitata. Località Salerno, Italia Periodo 14-19 novembre tel. (089) 231953 Sito web www.festivaldelcinema.it E-mail [email protected] Resp. Mario De Cesare TORINO FILM FESTIVAL XXIX edizione del festival competitivo internazionale che promuove talenti e cinematografie emergenti. I concorsi sono: Torino 29 per i lungometraggi; Italiana.Corti e Italiana.Doc; Spazio Torino. Prevista una retrospettiva completa su Robert Altman; omaggi e panoramiche. Località Torino, Italia Periodo 25 novembre - 3 dicembre tel. (011) 8138811 Sito web www.torinofilmfest.org E-mail [email protected] Resp. Gianni Amelio 4 Tutte le volte che Aleksandr Sokurov (nella foto con il Presidente FEdS Dario E. Viganò) marca visita al nostro stand veneziano torna a casa con qualcosa. Nel 2007 era venuto a ritirare il premio Bresson. Quest’anno gli è andata addirittura meglio: Leone d’Oro. Manca l’Oscar. Alla prossima, maestro. FESTIVAL DEI POPOLI LII edizione del più importante festival italiano sul documentario (a carattere sociale, antropologico, storico, politico, artistico). Prevede due concorsi (lungometraggi e cortometraggi internazionali). Prevista una retrospettiva sul regista catalano Isaki Lacuesta. 8 O perazione San Paolo IL MUSEO DI TORINO ospite d’onore della "Settimana del Cinema Italiano", la manifestazione che dal 2005 la Camera Italo-Brasiliana di San Paolo promuove con successo. Tanto che è diventato un appuntamento fisso con particolare attenzione alle più recenti produzioni cinematografiche nostrane, inevitabile dunque la preponderanza delle commedie: tra i titoli selezionati ci sono Bar Sport di Massimo Martelli, Manuale d’amore 3 di Giovanni Veronesi, Nessuno mi può Una settimana di cinema italiano. Tra novità e restauri doc giudicare di Massimiliano Bruno, Senza arte né parte di Giovanni Albanese e Immaturi di Paolo Genovesi. Ma anche Il Gioiellino di Molaioli, Tatanka scatenato di Gagliardi e Una vita tranquilla di Cupellini. Stavolta però il fiore all’occhiello è la rassegna “Cinema Restaurato”, in Omaggio a Mario Monicelli. collaborazione con il Museo di San Paolo Torino, il più grande al mondo per dall’alto, poi superficie espositiva e ricchezza Anni difficili di delle sue collezioni. Che propone Zampa classici doc come Anni difficili di Luigi Zampa, Il generale della Rovere di Roberto Rossellini, Roma di Federico Fellini, Uomini contro di Francesco Rosi, Il cammino della speranza di Pietro Germi, La classe operaia va in Paradiso di Elio Petri più un omaggio a Mario Monicelli (da I soliti ignoti a Parenti serpenti e Totò cerca casa). Con proiezioni gratuite e aperte al pubblico per fare in modo che giovani e studenti possano riscoprire i film del passato sul grande schermo. Quest’anno la Settimana è parte della più ampio “Momento ItaliaBrasile” e, oltre alla terza edizione “Premio Pirelli del Cinema Italiano” che assegna incentivi economici alla distribuzione del film vincitore, selezionato prima dal pubblico e poi da una giuria qualificata, propone una serie di iniziative collaterali, tra cui incontri e approfondimenti su produzione e distribuzione. M.S. novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 17 La po s ta di S H EK H AR K AP U R o Pensieri in libertà: lo sguardo globale del cineasta indian L’AVIDITÀ DELLE INDUSTRIE FARMACEUTICHE E IL COSTO PROIBITIVO DELLE MEDICINE PROVOCANO OGNI ANNO LA MORTE DI MILIONI DI POVERI IMMAGINATE QUESTO SCENARIO: un quarto delle persone del mondo muore di mali curabili perché le medicine sono nelle mani di poche industrie che si rifiutano di smerciarle a prezzi sostenibili per i poveri. Sembra un film di fantascienza, ed è invece realtà. Epatiti, disfunzioni cardiovascolari, diabete, Aids: sono malattie per cui esistono farmaci capaci di contenerne gli effetti, se non curare. Ma i loro brevetti appartengono a multinazionali che si rifiutano di venderli a prezzi contenuti. L’argomento più frequente che queste utilizzano è il costo di produzione. Si dice: “Come potrà l’industria farmaceutica sopravvivere e continuare a fare ricerca se, costretta ad applicare costi ribassati, finirà per perderci?”. Messa così, sembra una motivazione assolutamente ragionevole. Tuttavia l’inganno sta nell’utilizzo che si fa delle parole “costo” e “perdita”. Se si guarda ai conti delle multinazionali si scopre che i costi di cui si parla servono in realtà a coprire gli altissimi profitti dei suoi dipendenti. I costi si impennano per pagare le salatissime parcelle degli avvocati che devono difendere i loro brevetti, i compensi degli scienziati che competono gli uni con gli altri per trovare nuove formule, gli stipendi di presidenti, amministratori e manager, i loro bonus. Anche il marketing ha i suoi costi. A farla breve, dietro il paravento dei costi si nasconde il mantenimento di un privilegio. E non si può dire nemmeno “E’ mio e posso farci ciò che voglio”. Viviamo in un mondo globale e i fondamenti della DA INDIA E CINA I RIMEDI 18 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 globalizzazione devono essere l’equità e la giustizia. Una globalizzazione orientata a favore dei ricchi del pianeta porterebbe solo conflitti. Per molto tempo le nazioni occidentali e le multinazionali hanno adottato politiche di reclutamento costosissime per accaparrarsi i migliori talenti scientifici sulla piazza. Questo ha causato una distorsione che per anni ha visto una fuga di cervelli dalle nazioni in via di sviluppo verso quelle già sviluppate. Fortunatamente questo trend si sta ora invertendo. Io non nego le innovazioni realizzate dall’America. La sua capacità di fornire alle più grandi menti del mondo le migliori condizioni possibili per creare. Ma o siamo una comunità globale oppure non lo siamo: delle due l’una. Se lo siamo, la possibilità di salvare vite umane non può essere usata per difendere oasi di benessere. Il caso degli Ayurveda è il classico esempio. Per secoli la conoscenza e la saggezza taumaturgica degli Ayurveda è stata a disposizione di tutti, gratuitamente. Ora improvvisamente c’è una corsa a brevettare le loro idee e medicine. Fin qui le cattive notizie. La novità è che ci sono industrie farmaceutiche in India e Cina che stanno lavorando sulle formule generiche dei farmaci precedentemente prodotti dalle multinazionali per essere distribuiti a prezzi contenuti a coloro i quali sarebbero morti senza. Gradualmente riusciranno a creare proprie molecole e brevetti. Nella speranza che, una volta raggiunto l’obiettivo, si comporteranno in modo diverso dalle altre. Cioè a dire: moralmente. (TRADUZIONE A CURA DI GIANLUCA ARNONE) pronto alla fama Da comprimario di lusso al E prossimo villain nel nuovo 20 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 Il gallese Rhys Ifans è il conte di Oxford in Anonymous di Valerio Sammarco “vero” Shakespeare: Rhys Ifans è il conte di Oxford per Emmerich. Spider-Man: “I cattivi hanno sempre costumi migliori” novembre 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 21 pronto alla fama DAL 1999 AD OGGI ha preso parte a più di una trentina tra film, corti e serie tv, ma per il pubblico italiano, probabilmente, Rhys Ifans è rimasto lo Spike di Notting Hill, eccentrico coinquilino del protagonista Hugh Grant. Oggi, grazie a Roland Emmerich, è pronto al definitivo salto, impersonando il “vero” autore dell’intero corpus delle opere attribuito per secoli a William Shakespeare: è Anonymous, che la Warner porta nelle sale il 18 novembre, sogno realizzato di Emmerich, che dopo i successi dei vari Independence Day e 2012, porta sullo schermo lo script di John Orloff a distanza di 10 anni dalla prima lettura. “Sul poster del film sono di spalle, è vero”, dice il “conte di Oxford” Rhys Ifans, “quello che conta è che io sappia di chi sia la faccia che non si vede, e che lo sappia anche la mia mamma”, confida senza falsa modestia. Consapevole di aver indossato i costumi di colui il quale, soprattutto dalla scuola di pensiero dei cosiddetti oxfordiani, viene considerato l’autore di pièce immortali quali Riccardo III e Amleto: “Le prove a favore dello Shakespeare reale sono davvero poche, soprattutto perché non ha mai viaggiato e non aveva nessun tipo di conoscenza diretta della vita di corte, molto spesso messa alla berlina dalle varie opere attribuitegli”, dice l’attore. Che spiega: “L’importante però non è tanto darsi una risposta sull’identità dello scrittore, quanto invece continuare a porsi la domanda sul perché le sue opere ancora oggi continuano ad essere rappresentate: la grande arte deve porre domande, non fornire risposte”. Incentrato sulla questione che per secoli ha affascinato studiosi e intellettuali (chi era, in realtà, l’autore di quelle commedie e tragedie, di quegli imponenti drammi storici che scossero l’Inghilterra elisabettiana per poi trovare “La corruzione del potere oggi è la stessa del XVI secolo: i testi del Bardo ancora attuali, perché archetipici” la fama eterna?), Anonymous riflette anche sull’impossibilità da parte di un artista di poter rivendicare la propria arte: “Credo sia l’aspetto più affascinante del personaggio che interpreto – ammette Ifans –, un uomo capace di creare un mondo popolato di storie e personaggi coinvolgenti senza poterlo dire. È raro incontrare un così alto livello di anonimato, l’unico che mi viene in mente è quello oggigiorno raggiunto da Banksy (vedi servizio a pag. 74, ndr), street artist costretto in un certo senso a salvaguardarlo perché autore di opere considerate illegali”. Altri tempi, altre opere, Anonymous ha permesso allo stesso Ifans di misurarsi ancora con i capolavori shakespeariani: “E’ un rapporto che va avanti dai tempi della scuola, dove venivano insegnati male e in modo noioso perché ce li facevano leggere, mentre Shakespeare deve essere messo in scena”, racconta l’attore, che ha portato sul palcoscenico il Macbeth, Sogno di una notte di mezza estate e Come vi piace, sognando di “poter invecchiare bene e interpretare un giorno il Re Lear”. Prima di indossare le vesti del sovrano della Britannia, però, Ifans dovrà convincere i fan dell’Uomo Ragno, chiamato al ruolo del Lizard, villain nel reboot sulla saga firmato da Marc Webb, The Amazing Spider-Man: “Per lo spettatore il cattivo è semplicemente cattivo. Ma ogni villain, in realtà, pensa di essere buono. E, soprattutto, ha sempre i costumi migliori”, dice ridendo. “Credo alla dualità bene/male e, nel caso di Lizard, posso solamente dire che è un personaggio non proprio cattivo, ma che prende una decisione sbagliata”. Un po’ come accade ogni giorno nelle alte sfere del mondo contemporaneo: “In Inghilterra e altrove la corruzione del potere è la stessa del XVI secolo. Certo, il mondo occidentale di oggi è più alfabetizzato di allora ma i lavori di Shakespeare sono ancora attuali, mai datati, proprio perché non semplicemente opere, ma archetipi”, spiega Ifans, che conclude: “Se fosse ancora qui Shakespeare? Sarebbe il blogger più potente della rete”. % Anonymous. Il regista Roland Emmerich e un'altra scena del film. In alto Joely Richardson e Jamie Campbell Bower 22 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 D U E A F I L M E M E D U S A F I L M P R E S E N TA N O CESARE CREMONINI MICAELA RAMAZZOTTI UN FILM DI PUPI AVATI 11 NOVEMBRE AL CINEMA DALL’ GIANNI CAVINA E CON LA PARTECIPAZIONE DI A N D R E A R O N C A T O LA VOCE DI EDO VIGETTI “OGGI” È DI ALESSANDRO HABER PRODOTTO DA ANTONIO AVATI PER DUEA FILM IN COLLABORAZIONE CON MEDUSA FILM E SKY CINEMA MUSICHE DI LUCIO DALLA REGIA DI PUPI AVATI ilcuoregrandedelleragazze.libero.it COVER REVOLUTION ATTACK THE BLOCK IMMAGINA REGISTA, GLI EXTRATERRESTRI 24 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 L’INVASIONE DELLA BANLIEUE DI LONDRA. MA, RACCONTA IL SONO COME I REIETTI DELLA PERIFERIA DI BORIS SOLLAZZO novembre 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 25 COVER Dalla Piazza di Locarno al concorso HA QUALCOSA DI AFFASCINANTE aver avuto il privilegio di guardare in Piazza Grande al Festival del Film di Locarno Attack the Block (a breve in concorso a Torino 29), fantascienza poco extra e molto terrestre ambientata nella banlieue londinese. Perché in quei giorni i riots inglesi mettevano a soqquadro Londra, Manchester e Liverpool, e quel gruppo di ragazzacci che sembrano venire da una moderna e scorrettissima Via Paal somigliavano molto ai ribelli, arrabbiati e vandali che facevano impazzire Gordon Brown. Così come gli alieni, ormai non mostri di un altro pianeta ma, piuttosto, umanissimi reietti del nostro. Se nell’ultimo gioiello dei Manetti, L’arrivo di Wang, il geniale alieno arrivato sul nostro pianeta occupa abusivamente un sottoscala, parla cinese e viene pure torturato dalle nostre forze dell’ordine, e nello splendido L’ultimo terrestre la “grigia” diventa una badante, qui questa sorta di incrocio tra muppets e barbapapà sotto acido vengono subito malmenati da un gruppo di teppistelli e diventano parte del panorama da lotta di classe senza regole: alieni sottoproletari, insomma. “Io in quel quartiere in cui ho girato ci sono cresciuto - racconta il regista Joe Cornish, anche cosceneggiatore del Tintin di Spielberg - e conosco il codice di comportamento di chi ci abita, il film nasce da una mia disavventura simile a quella della protagonista: fermato, bloccato e derubato. E io li conoscevo, ho sempre rispettato i miei vicini e il mio block, ho aiutato i giovani del mio quartiere, perché doveva succedere a me? Ho cominciato a riflettere su quest’evento così traumatico e così la storia ha cominciato a prendere forma”. Pensate di ringiovanire Loach, di piazzare degli alieni in un contesto sociale disagiato alla Mullan, poi mescolatelo con del cinema audace, visivamente e narrativamente, come quello di Cornish. Ecco che avrete quest’opera fantasociale, buffa e arrabbiata, un ritratto a tinte forti di una realtà in cui questi pericoli pelosi non sembrano affatto fuori posto. “Non ho pensato al tema politico quando ho pensato e girato il film, ma è ovvio che guardando la mia Inghilterra qualcosa è entrato della nostra società in quelle strade: basta solo pensare a quei ragazzi, così simili a quelli che abbiamo 26 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 Paige Meade e Danielle Vitalis in fuga dagli alieni. In alto Jomin Bojega viene "fermato" di Torino 29, l'opera rientra nel nuovo filone fanta-sociale visto manifestare contro il governo. Ma questo rimane un fumettone, una storia di fantascienza e avventura. Certo, da sempre il genere è anche metafora della realtà. Se proprio devo pensare al messaggio più potente di Attack the Block, è di sicuro la multiculturalità”. E Cornish si richiama ai tempi d’oro di un certo cinema, lavora sugli effetti speciali come fosse nato trent’anni prima. “Sono abbastanza vecchio, purtroppo, per ricordare le meraviglie dei Gremlins o del vecchio corso di Guerre Stellari, dei Tremors, per me lavorare per stupire il pubblico non è usare il computer ma inventarsi ogni tipo di trucco “pratico”, costruendo modellini, dipingendo, usando costumi speciali, in una parola essendo creativi. Mi piace sporcarmi le mani, anche spendendo poco”. In tutti i sensi. Cornish, infatti, forse senza saperlo, fa parte di questo nuovissimo genere fanta-neorealista, in cui l’alieno è il diverso, e viceversa. Forse anche una minaccia, come quando gli ultracorpi invadevano il mondo, ma decisamente più integrata in un mondo sempre più disintegrato. Quello che ai tempi di Romero erano gli zombie, ora sono gli alieni, non oltre la realtà, ma dentro la realtà. “Guardo al futuro del nostro mondo, partendo dal presente che conosco. Anche se come ho detto, cinematograficamente mi rivolgo al passato, adoro i B-movies degli anni ‘50”. Da qui probabilmente nasce la magia di quello che presto, siamo sicuri, diverrà un cult. Quel modo di unirsi di chi è così diverso all’esterno ma che mangia la stessa polvere, questa battaglia per la terra che obbliga tutti alle più imprevedibili prese di responsabilità, quelle immagini così vintage e curate nella loro rozza raffinatezza faranno inevitabilmente breccia nel pubblico e nella critica. Perché persino gli alieni, ora, hanno ridotto le loro pretese: un tempo avrebbero provato a conquistare il mondo, ora si accontentano di un quartiere di periferia. Magari sperando in una riqualificazione, in un cambio nel piano urbanistico. Per diventare alienati, più che alieni. % novembre 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 27 COVER LA GUERRA DEI 28 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 Non credono ai loro occhi i due piccoli protagonisti di Attack the Block MONDI NOI, LORO, GLI ALTRI. L’INTELLIGENTE GIOCO DI SPECCHI DI JOE CORNISH DI GIANLUCA ARNONE ALIENI SÌ, DEL TERZO TIPO NO. Non solo almeno. Intendiamoci: gli invasori venuti dallo spazio, pelosi animali siberiani con denti laser e occhi blu fluorescenti, non mancano. I veri alien sono però altri. Abitano qui e altrove. Lontani e vicini. Attack the Block confonde le acque: gli extraterrestri sono pupazzi, i nostri non arrivano e gli alieni sono loro: i reietti dei quartieri-ghetto della metropoli. La digressione potrebbe continuare: che cosa rappresenta questo piccolo b-movie nel fastoso mondo della fantascienza se non un marziano? E che dire di E.T. Joe Cornish, ieri comico televisivo autarchico (lo conoscevano solo in Inghilterra) e oggi regista dall’appeal globale (lo vuole Hollywood)? Tutto fa cult, ma il brodo ha una ricetta essenziale. Sfrutta il funzionamento del classico racconto sci-fi - struttura speculare (noi vs. loro), attribuzione dei ruoli (nemici ed eroi), figure e spazio (variazioni sul tema dell’altro e dell’altrove) – per farne ammenda, ribaltarlo e riconsegnarlo al nostro sguardo depurato. Ovvero deputato a vedere meglio, vedere ex novo. Cornish ricalibra continuamente il punto di vista. novembre 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 29 COVER All’inizio spinge l’identificazione verso la piacevole infermiera (Jodie Whittaker) assalita e derubata nella notte da una banda di giovani teppisti. Quindi abbandona la donna al suo destino e duplica la scena mutandone i valori in campo: i cattivi di prima diventano il bersaglio di un branco di mostri famelici piovuti dall’alto, che dovranno fronteggiare equipaggiati alla meglio (mortaretti compresi), soli (la polizia guai a chiamarla, sta cercando proprio loro!) e male accompagnati (tra i loro aiutanti due bambini armati di pistole ad acqua). Infine, nel momento in cui riconosciamo nell’altro il vero eroe della vicenda – nomen omen è Moses (John Boyega), il leader nero della gang – costui viene portato via dalla polizia e ricacciato nell’antica condizione di marziano, corpo da espellere. Tutte queste contorsioni del punto di vista – in cui non è tanto l’icona dell’alieno a essere ridiscussa quanto il nostro modo di valutare indipendentemente dagli orientamenti del racconto – non sono innocenti. Esse provocano una scissione – politicamente voluta – tra il nostro 30 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 sguardo (favorevole all’assimilazione dell’altro) e quello dell’istituzione (per la quale l’alieno era e rimane l’emarginato sociale). E a riprova di quanto insurrezionalista sia questo cinema, ecco che il teatro dello scontro viene confinato in un brutto edificio alla periferia di Londra, labirintico e uguale, opalescente e acido. Potrebbe essere l’astronave di Alien, ma è di fatto solo spazio de-territorializzato, non assimilato, scarto. Non vengono forse percepiti così tutti i Bronx del pianeta dalla buona società? Il cinema metropolitano anni ’70 incontra lo sci-fi da panico e invasione, la critica sociale il trattato metapsichico sull’altro. Un terrain vague di metafore e rimandi al reale, illusioni e allusioni, convergenti verso il teorema della plasmabilità dell’occhio. Chi e che cosa orienta la formazione delle opinioni? Quanto incidono i simboli, il discorso pubblico, l’immagine del mondo costruita dai media nella percezione dei fenomeni e nella decisioni da prendere? Di quale realtà si può ancora parlare se la stessa è diventata racconto? Attack the Block è in questo paradigmatico: studia a menadito le regole della narrazione mainstream applicandole al rovescio. Il suo universo è altrettanto plausibile dell’altro. Ugualmente falsificabile. Il mondo è un artificio retorico. Buoni e cattivi, oppressi e oppressori c’erano, ma non sono più. L’altro è la traccia di una forma che cambia. La vita irreale. L’alieno, il cinema. % VINCITORE BEPPE CASCHETTO PRESENTA LO SCHERMO E PER LA PRIMA VOLTA SUL BARBORA VINICIO FILIPPO ANO IT H C IC C S I N IO H C R A M A V BENTIVOGLIO BOBULO FABRIZIO (stai sereno) O UN FILM DI FRANCESC BRUNI BEPPE CASCHETTO PRESENTA SCIALLA! UNA PRODUZIONE IBC MOVIE IN COLLABORAZIONE CON RAI CINEMA CON IL SOSTEGNO DELLA DIREZIONE GENERALE PER IL CINEMA MIBAC UN FILM DI FRANCESCO BRUNI FABRIZIO BENTIVOGLIO BARBOVA BOBULOVA VINICIO MARCHIONI FILIPPO SCICCHITANO RAFFAELLA LEBBORONI ARIANNA SCOMMEGNA PAOLA TIZIANA CRUCIANI GIACOMO CECCARELLI GIUSEPPE GUARINO PRINCE CHIDOZIE MANUJIBEYA SOGGETTO FRANCESCO BRUNI GIANBATTISTA AVELLINO SCENEGGIATURA FRANCESCO BRUNI SUONO IN PRESA DIRETTA MARIO IAQUONE CASTING ELISABETTA BONI AIUTO REGIA ALESSANDRO CASALE COSTUMI MARIA CRISTINA LA PAROLA SCENOGRAFIA ROBERTO DE ANGELIS MUSICHE AMIR ISSAA & CEASAR PRODUCTIONS MONTAGGIO MARCO SPOLETINI A.M.C. DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA ARNALDO CATINARI A.I.C. ORGANIZZATORE GENERALE ATTILIO MORO EDIZIONI MUSICALI EMI MUSIC PUBLISHING ITALIA SRL SVILUPPO PROGETTO ANASTASIA MICHELAGNOLI PRODUTTORE ESECUTIVO RITA ROGNONI PER PUPKIN PRODUCTION PRODOTTO DA BEPPE CASCHETTO REGIA DI FRANCESCO BRUNI sciallailfilm.it DAL 18 NOVEMBRE AL CINEMA personaggi Aki MIRACOLO A LE HAVRE Il regista Aki Kaurismaki: sigaretta alla bocca, Miracolo (a Le Havre) in tasca 32 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 IRA DI PIÙ UNA BIONDA… No, non è machismo: semplicemente, una sigaretta. Ma il soggetto è maschile, maschissimo: un uomo che non deve chiedere mai. Almeno al trucco, perché “oggi gli uomini non sono più uomini, ma bambini: mettono perfino il profumo, e non lo dico per gelosia”. Alla berlina, tuttavia, non è il genere, bensì l’età, perché gli anni passano anche dietro la macchina da presa: “Roba da uomini novembre 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 33 personaggi ancora bambini”, e pure il 3D è sistemato. Meglio fumarci sopra, se poi c’è il divieto tanto meglio, e chissenefrega dei giornalisti, che pure applaudono. Sigaretta tra le labbra, e Johnny Depp tirato in ballo: “Ha un film al festival (Pirati dei Caraibi, NdR), e spero di vederlo, perché Johnny is my hero”. Forse non è lucidissimo (tabacco e… Bacco?), ma sembra serio, e non te l’aspetteresti: un autore europeo duro, puro e indie che va pazzo per Jack Sparrow? Ma a Cannes tutto può succedere, addirittura che Aki Kaurismäki la rimetta nel taschino, lui che con la sigaretta ha creato un binomio mitologico: ve lo ricordate da Jim Jarmusch per Coffee & Cigarettes? Bene, lui invece se lo ricorda come Aki & Cigarettes. E non si può dargli torto: fate la ricerca per immagini su Google, e provate a trovarne qualcuna smoke free… Ma a bruciare non è solo trinciato e catrame, bensì cinema e passione, al netto della tecnologia e del supporto, perché è la storia che conta davvero: “35mm, Super8, 3D: non importa come la mostri, la gente segue la storia. E solo quella”. L’ultima che ci ha raccontato avrebbe meritato l’ombra della Palma d’Oro, si è dovuta accontentare del Fipresci, ma l’epilogo al Grand Lumiére Theatre ne ha sentito garanzia) malata di cancro e trascorsi bohemien tra suola e tomaia. Dunque, quest’uomo non è senza passato, e non è solo, perché nella cittadina portuale arriva giovanissimo l’africano Idrissa (Blondin Miguel): un container per trasporto, zero mezzi e il sogno di raggiungere la madre a Londra. Ci riuscirà? Chissà, ma non è tempo di polar, e nell’impermeabile del commissario Monet Jean-Pierre Darroussin fa sguazzare un’umanissima parodia del poliziotto e del poliziesco: il benvenuto non è al realismo del Welcome di Philippe Lioret, ma a una Fred Vargas in libera uscita nella giungla di Calais. Eppure, siamo a Le Havre, non si vedono le bianche scogliere di Dover, e la ricerca ha preso mezza Europa: “Dal 2006 ho girato Spagna, Italia, Portogallo e Francia: Le Havre era la mia ultima speranza. Me ne stavo andando deluso, ma alla fine ho trovato un angolo che faceva al caso mio: un cantuccio poco moderno, perché la mia camera non ama la modernità”. E c’è da capirla, perché prima di fare conoscenza con il nostro Aki (prossimo Gran Premio Torino al 29° TFF) ha avuto un altro illustre occhio nel mirino: Ingmar Bergman. Kaurismäki l’ha acquistata dal produttore di Fanny & Alexander, e oggi ironizza: “Bergman ci ha fatto due essere qualsiasi paese europeo”, con un bagaglio a mano zeppo di humour: “Ma non Finlandia e Svezia: nessuno è così disperato da andarci”. Si scrive Aki Kaurismäki: tu chiamalo, se vuoi, Miracolo. % "La gente segue la storia, solo quella" Sopra e sotto, scene da un Miracolo a Le Havre. A fianco, il regista con "bionda" la mancanza: Le Havre, ovvero, per tema e fattura, Miracolo a Le Havre. Titolo zavattiniano scelto da Bim per la distribuzione nostrana, e con buona ragione: non si vola più sul Duomo di De Sica, ma la favola degli ultimi, quella c’é. Su una scena spoglia, minimale e marginale sale un vecchio lustrascarpe, uno che con Léo Ferré o Jean-Claude Izzo ci sarebbe andato a nozze: Marcel Marx (André Wilms), una moglie (Katy Outinen, feticcio e 34 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 film, io 18: non è più la sua camera, ma la mia. Riposi in pace…”. Ma se “la madrelingua è quella delle emozioni, recitare in francese è stato arduo” (Outinen), come ha fatto Kaurismäki a girare in langue d’oïl questo Miracolo di emozione? Daroussin fa l’inchino: “Non ha bisogno di parole per comunicare: ricrea il mondo con la sua sensibilità”, Aki taglia corto: “Faccio quello che la camera vuole”. E va dove lo porta il cuore: “E’ Le Havre, ma potrebbe © CATTLEYA 2011 - FOTO: PHOTOMOVIE - CLAUDIO PORCARELLI gran torino Sion Sono Confidenziale: a tu per tu con Mr. Himizu. Una "talpa giapponese" che scava nel nostro immaginario: “Cult o popolare? Non dipende da me” di Federico Pontiggia 36 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 Guilty of Romance. A fianco Sion Sono, pagina seguente Himizu Suicidi e tsunami, extension e solitudini: lasciate ogni speranza voi ch’entrate. Ma esultate, perché l’emozione corre nell’inquietudine del vivere oggi, e l’arte non fa sconti: se stiamo male, come potremmo stare bene sullo schermo? Un Rapporto Confidenziale (l’omaggio di Torino 29) firmato Sion Sono. S ono Sion e vengo da lontano: Giappone, Aichi, 1961, poesie fuori e dentro il cassetto, e poi l’identità fatta cortometraggio nel 1985: I Am Sono Sion!. Il primo lungo, Bicycle Sigh, il primo premio nel ’92 con The Room. Il cult è dietro l’angolo: Suicide Circle, 2002, e basta la prima sequenza. Studenti e scanzonati sulla banchina, passa il treno e piove sangue. (www.youtube.com/watch?v=DwqSeDvD) iniziava la ricostruzione. Non c’è ironia nel film: attraverso la gente del posto, volevamo registrare la drammaticità della situazione, al naturale. Nella troupe, c’era chi aveva perso casa e chi abitava ancora quel poco rimasto in piedi”. N on è un cinema per vecchi, eppure i giovani non se la passano bene: “Il terremoto ha davvero segnato una frattura, ma è presto per dire dove condurrà”. Perché oggi “è difficile ridurre i giovani a un pensiero unico: se tutti sono sommersi dall’infinito quotidiano, qualcuno precipita in una disperazione acuta”. E la sua arte (non) aiuta: generazione no future, tre echi punk e anoressia esistenziale. S l suo ultimo è Himizu, doppio Mastroianni agli attori a Venezia 68: (più di) qualcuno dice che il Premio della Giuria andato a Terraferma fosse suo. La ricompensa ha la Mole del TFF: “Sono orgoglioso di questa retrospettiva, perché l’Italia è la patria di registi che ammiro: Pasolini, Fellini”. Non ve li ritrovate nel suo cinema? Cercate bene, la ricetta è la stessa: immaginazione al potere, potere al reale. ono sempre in fremente attesa di ogni suo nuovo titolo: parola di pressbook, sono i seguaci del nostro. Che è un (in)guaribile romantico: 2008 “L’amore esposto” (Love Exposure), 2011 “Il peccato dell’amore” (Guilty Romance). Se due indizi fanno una prova, che amore è quello di Sono? Un apostrofo, tra horror e grand guignol, mélo e furore, serial thriller e psicanalisi. Paradise Lost? Ebbene, sì. O O I vvero, la realtà del terremoto, la tragedia dello tsunami: “Ho cambiato la sceneggiatura di Himizu: siamo andati a filmare quasi subito in location, ma già gni volta stupisce, ogni titolo rimpolpa la pletora di fan ed esegeti, ma Sion Sono ci fa o ci è regista di culto? “Non si fanno intenzionalmente film da festival, almeno io non li faccio. novembre 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 37 gran torino crudezza del visivo fa rima con l’onestà del vedente. Sono guarda attraverso la società, mette da parte trave e pagliuzze e si fa valente servo di due padroni: serialità e iterazione; dettaglio e entomologia. O Himizu non era inteso per un pubblico più ampio: che un’opera sia “popolare” o meno dipende dalle circostanze”. Duro e puro, nel Giappone oggi: “Un paese illusorio, dove cambiare è difficile. E la malvagità esiste”. N on la nasconde la sua filmografia, ma nemmeno l’esalta: che siano suicidi o fantasmatiche extension (Exte, 2007), killer a sangue freddo (Cold Fish, 2010) o libero caos (Hazard, 2006), la Fa Golino Passaggio di festival per l’attrice: a Roma per La kryptonite, poi giurata al TFF 29 Non c’è che dire: Valeria fa Golino. Al festival di Roma nel ruolo a lei più congeniale, protagonista di La kryptonite nella borsa di Ivan Cotroneo, a quello di Torino in veste di giurata della 29ma edizione (25 novembre-3 dicembre). In vista del suo esordio in regia (le riprese di Vi perdono dovrebbero incominciare a marzo), il direttore e amico Gianni Amelio le ha affidato il compito delicato di giudicare le opere in concorso. Da regolamento prime, seconde, al massimo terze. Che nel passato sono state folgoranti: Winter’s Bone di Debra Granik e La bocca del lupo di Pietro Marcello, come ricordano i premi delle ultime edizioni. Ma Torino non è solo competizione, tra anteprime (in apertura L'arte di vincere Moneyball con Brad Pitt in forma smagliante) e ospiti (uno per tutti: Aki Kaurismaki) l’acquolina vien leggendo, per non parlare della retrospettiva integrale Robert Altman e l’omaggio al giapponese Sion Sono. % MARINA SANNA 38 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 scurità e indifferenza, luce e crescita: due poli d’attrazione, e una talpa giapponese, himizu mogura. “Nascosta dal sole”, come Sono dal cinema pastorizzato: sulla retina e nelle sinapsi, le sue immagini sono punti di rottura. Fino a coincidere ineluttabilmente con il terremoto: “Dopo l’11 marzo, il mio modo di pensare è enormemente cambiato”. Dopo l’11 marzo, speriamo il suo cinema non cambi (troppo). % affinità elettive All’ex Monty Python il premio dedicato al regista scomparso. Assonanze tra due cineasti che dell’immaginazione hanno fatto realtà Il regista Terry Gilliam. A fianco il maestro Fellini, sopra di lui Marcello Mastroianni e una scena di Tideland Gilliam come 40 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 A META’ DEGLI ANNI ‘90, chiamato dalla BBC a fornire il suo “momento cinematografico” prediletto, Terry Gilliam rispose: “8 ½. Sento che Fellini mi racconta qualcosa sul mio futuro. Quanto al ‘fare cinema’, il balletto di Mastroianni nel salone dove si sta girando il film mi ha rivelato un’ultima verità sul mio lavoro”. Di ‘sensibilità nomade’, come lo definisce Salman Rushdie, americano di Minneapolis trapiantato a Londra per liberare una fantasia colta e mitologica di tendenza europea, chiusa l’esperienza di gruppo con i Monty Python, Gilliam ha inventato un mondo cinematografico personale e insieme universale che intreccia letteratura e pittura, la fiaba infantile e l’immaginazione grottesca. Colpisce che Gilliam e Fellini abbiano apprezzato entrambi Orson Welles, Fellini per l’abnorme gusto del rischio cinematografico, che in fondo condivideva, almeno negli eccessi di produzione, nella dilatazione dei tempi, insomma nel fasto sensoriale del set e del film fantasticato. Così Gilliam, che da anni cerca addirittura di fare il Don Chisciotte fallito. A modo suo. Ci disse una volta: “Ah, il Don Chisciotte. Una spina nel fianco. Lui non era mai riuscito a finirlo, io non sono mai riuscito a incominciarlo. La sceneggiatura è contesa tra una produzione francese e una compagnia di assicurazioni tedesca, che vuole indietro i soldi!”. Fellini avrebbe respinto l’ubriacatura digitale. Gilliam pratica questa rinuncia: “Prendiamo i Fratelli Grimm. Adesso tutti dicono: che bello. Ma prima c’era un certo disorientamento. Io non amo gli effetti speciali. Per me la fantasia deve essere fondata sulla realtà”. Anche per intuizione, il cinema di Fellini e il cinema di Gilliam, assai lontani, si attraggono in un curioso adattamento creativo della farsa, riprendono la realtà secondo la sua energia, la fiaba col suo travagliato bagaglio di realtà, con un gesto pittorico che, distorcendo, scavando, imponendo, rivela. In pittura, li sentiamo a volte in risonanza con Ensor, Soutine, Chagall, Bacon. In ciascuno batte il cuore del circo, con notevoli differenze di tradizione culturale, sensibilità artistica e, certamente, di risultati. Non sono simili i contesti sociali dell’arte che, ma questo è un discorso più lungo, decidono le misure e i temi. Fellini è un esuberante, istintivo portatore di un’infallibile percezione del mondo che diviene. E’ un uomo di realtà, nonostante tutto. In un certo modo, Fellini ha colto nella corruzione del realismo del suo tempo non solo la via per esprimersi e navigare liberamente tra se stesso e il mondo, ma anche la distorsione che stava prendendo il sopravvento. A cose fatte, l’immaginazione di Fellini, da La dolce vita a Ginger e Fred e La voce della luna, quel futuro di cui parla Gilliam, è il presente, su cui lavora Gilliam che, ormai, da Brazil a I fratelli Grimm, ha le mani immerse nella polisemia multimediale. % Fellini Terry & Federico Il Premio Fondazione Fellini è un riconoscimento assegnato ogni anno dall’Associazione Federico Fellini ad un regista di rilievo internazionale. In passato è stato conferito a Scorsese, Polanski, Olmi, de Oliveira, Pinelli, Lumet e Sorrentino. Quest’anno va a Terry Gilliam, a cui la Fondazione Fellini dedica un’ampia retrospettiva, correlata da una mostra di disegni originali del premiato e di Federico Fellini, dal titolo “Terry e Federico, una stretta di mani”, allestita presso la Galleria d’arte Fabjbasaglia di Rimini. di Silvio Danese novembre 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 41 LA FESTA CHE RESTA Signore e signore: da Aung San Suu Kyi a Ilaria Cucchi, passando per Cruz, Gyllenhaal e Huppert. Ma Extra è sempre Doc, e il Focus si ribella DI FEDERICO PONTIGGIA 42 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 novembre 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 43 LA FESTA CHE RESTA Isabelle Huppert. Michelle Yeoh in The Lady, poi La kryptonite nella borsa e Un giorno questo dolore ti sarà utile “LADIES O SIGNORE E SIGNORE: dalla premio Nobel Aung San Suu Kyi di Besson a Colazione da Tiffany, passando per Monica Vitti e My Week with Marilyn”. Parola del direttore Piera Detassis, conferma di pubblico e critica, Roma anno VI s’è scoperta femmina, con le valchirie a cavalcare il tappeto rosa: Penelope Cruz, Kristin Scott Thomas, Maggie Gyllenhaal, Isabelle Huppert, Valeria Golino, Micaela Ramazzotti, Carolina Crescentini. Ma è United Colors of Women, perché le tinte spaziano dal glamour all’impegno, dal sodalizio alla rievocazione: a detta di Franca Valeri la Guzzanti è la sua unica erede, e Sabina ci ha fatto Franca la prima; Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, è l’anima civile e il cuore rivelatore del docshock 148 Stefano. Mostri dell’inerzia di Maurizio Cartolano; la Betti e il suo amore disperato per Pasolini tornano ne La passione di Laura. Ma non è solo questione di gender: Extra, curato da Mario Sesti, ha messo in carnet tre premi Oscar (l’Alex Gibney di Catching Hell, Davis Guggenheim che riscopre l’Achtung Baby degli U2 in From the Sky Down, James Marsh tra scimpanzé e antropocentrismo in Project Nim), la masterclass di Sua Cinematografia Michael Mann e i duetti: Castellitto/Cruz, Mazzantini/Hirsch, Rubini/Scamarcio e Vinicio Marchioni/Valeria Solarino. Qualità alta, e non si finge: “Il prodotto documentario è ricco e sfama i festival, grazie ai costi tagliati dalla tecnologia”. Ce n’è per tutti: pena di morte made in China con Dead Men Talking, modelle adolescenti e gabbate in Giappone (Girl Model), Patria o Muerte nella Cuba non rivoluzionata da Castro. E se il troppo documentario stroppia, la fiction Extraordinaria ha parlato con Nuit Blanche del francese Frédéric Jardine, fuori orario noir e generico, e Ostende di Laura Citarella, straniante (non) remake argentino de La finestra sul cortile. Il Focus ha risposto inglese con Punks & Patriots e una vetrina di grandi nomi: Michael Winterbottom con la Freida Pinto povera ma bella di Trishna; Terence Davies, con Rachel Weisz, amour fou e The Deep Blue Sea; il doc The British Guide to Showing Off, che sulla scia di Andrew Logan incappa in Brian Eno e Derek Jarman vestito da sposa. E che dire dei signor attori passati dietro la macchina da presa? Premiato al Sundance, Paddy Considine fa di Tyrannosaur un dolente inno alla vita, con stile verità e un Peter Mullan in stato di grazia, mentre Dexter Fletcher ha frullato Guy Ritchie e sonorità Dub in Wild Bill. E l’Italia? Così tanti i titoli nostrani in cartellone che parlano da soli (sic), ma uno ve lo mandiamo a memoria, Il paese delle spose infelici: vale tanto oro quanto… Mezzapesa. Infine, il festival. Checché ne dicano i reggenti capitolini – ma il presidente Rondi e la Detassis sono in scadenza – Venezia è e rimane un concorrente, meglio, Roma è un concorrente della Mostra, e sappiamo bene per chi tifi Galan. Se non bastasse, il 2012 segnerà quel settimo anno che va a braccetto con la fatidica crisi. Roma anno VII: sogno o realtà? % Michelle Williams è la Monroe di My Week with Marilyn, la Betti e il suo amore per Pasolini tornano ne La passione di Laura 44 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 OCCHIO A... ALICE HA FATTO FESTA. I film più attesi, dall’anteprima di Hugo Cabret di Martin Scorsese in 3D (solo 20 minuti, chissà perché…) al nuovo capitolo della saga per teenager Twilight, ovvero Breaking Dawn Part 1, sono passati nella sezione del festival di Roma dedicata ai ragazzi. Evento tra gli eventi (anche se in contemporanea con l’uscita in sala) la proiezione delle Avventure di Tintin e il segreto dell’Unicorno, con Steven Spielberg alla regia e Peter Jackson agli effetti speciali e (produzione). Questo progetto in un 3D TINTIN FA MIRACOLI Il fumetto diventa 3D: Steven Spielberg e la creatura di Hergé, pensando a Indiana Jones di Marina Sanna sensazionale, omaggio al celebre personaggio nato dalla penna del belga Hergé, girato in motion capture , quindi con attori in carne e ossa (Andy Serkis il buono, Daniel Craig il cattivo e Jamie Bell l’eroico giovanotto) ad altri digitali (il delizioso cagnetto Milù), ha una lunga genesi alle spalle, iniziata trent’anni fa. Il colpo di fulmine tra il regista americano e Tintin risale al 1981, quando a Parigi per la promozione di Indiana Jones e l’Arca perduta, un critico accosta l’archeologo Harrison Ford al reporter dei fumetti. Spielberg compra immediatamente gli album di Tintin e la sera stessa, nella sua stanza d’albergo, incomincia a leggere. Passeranno due anni prima che Spielberg e Hergé fissino un appuntamento, che non avrà mai luogo, perché lo scrittore muore all’improvviso, non senza aver ribadito la sua fiducia nel talento di Spielberg. In mezzo succedono tante cose, ma Spielberg non smette di pensare al ragazzino dal ciuffo rosso: in comune con Indiana Jones ha il gusto per il rischio e la vocazione a mettersi nei guai. E se al contrario di Jones è misogino (nel mondo di Tintin c’è solo una cantante d’opera, l’Usignolo milanese, ed è una caricatura), come lui insegue i cattivi e risolve indovinelli. Così tra duelli spettacolari, atmosfere noir anni ’40, discese mozzafiato e autocitazioni (quella dello Squalo è esilarante), Tintin diventa tridimensionale senza perdere le caratteristiche dell’originale. Mentre scorrono le immagini, non si può fare a meno di pensare: che meraviglia sarebbe stato Harry Potter se lo avesse diretto Steven Spielberg. % LUTTAZZI RESTAURATO Omaggio al maestro triestino, con proiezione evento del suo L’illazione ingiusta – vicenda giudiziaria che lo vide coinvolto, film tratto da un suo racconto e incentrato sulla serata di sei personaggi, tra i quali un magistrato…), ritrovata e restaurata, è stata presentata a Roma, seguita da un dibattito ricco di testimonianze sul rapporto tra Luttazzi e il cinema. FOTO: MARINO STERLE Il Festival di Roma ha reso omaggio ad una delle figure più poliedriche del ‘900 italiano e internazionale, Lelio Luttazzi, musicista, showman, attore cinematografico e (per una sola volta) regista, scomparso lo scorso anno. E proprio la sua unica opera da regista, L’illazione (realizzato nel 1972, all’indomani dell’incredibile – e VALERIO SAMMARCO novembre 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 45 LA FESTA CHE RESTA La scommessa del regista pugliese: Il paese delle spose infelici. Dal romanzo di Mario Desiati GIOVENTU’ MEZZAPESA DI VALERIO SAMMARCO LA TV TRASMETTE ANCORA Non è la rai e Ok, il prezzo è il giusto!, un imprenditore si candida prepotentemente come nuovo sindaco (qui è Vito Cicerone, ma l’aggancio è con Giancarlo Cito di Antenna Taranto 6…), i fumi e il cemento dell’Italsider corrompono l’armonia circostante: Il paese delle spose infelici di Mario Desiati (ed. Mondadori) – romanzo di formazione ambientato a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 – si fa immagine grazie a Pippo Mezzapesa, regista pugliese (di Bitonto) finalmente all’esordio in un lungometraggio di finzione dopo molti cortometraggi premiati e la docufiction Pinuccio Lovero – Sogno di una morte di mezza estate. La nuova amicizia tra Veleno e Zazà (Nicolas Orzella e Luca Schipani, per la prima volta sullo schermo), quindicenni di diversissima estrazione, sarà messa alla prova, se non rafforzata, dopo la visione, l’incontro, la nascita di un ulteriore rapporto: quello con Annalisa (l’italo-francoargentina Aylin Prandi), “madonna randagia dal 46 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 fitto mistero” che segnerà senza rimedio il faticoso incedere di un’età “che è passaggio”. Transizione che per Mezzapesa diventa fulcro di un racconto dai molteplici sfondi – la criminalità giovanile, l’assenza di punti di riferimento, la politica-spettacolo, la speranza di un futuro migliore affidata al talento calcistico di Zazà – asciugato profondamente rispetto al libro di Desiati, sospeso in un periodo storico suggerito prima che “mostrato”, alimentato dall’energia quasi incontrollabile dei tanti – oltre ai due protagonisti – ragazzini che popolano quasi ogni inquadratura, ogni respiro: Il paese delle spose infelici – in Concorso al festival capitolino, poi in sala dall’11 novembre con Fandango, che l’ha prodotto in collaborazione con l’Apulia Film Commission – è la storia di Veleno e Zazà, di un’amicizia forse impossibile, di un luogo riscaldato dal sole ma congelato dall’assenza di prospettive, di un sogno irraggiungibile (Annalisa), di una fuga possibile. La nostra storia? % Luca Schipani e Nicolas Orzella nel film di Mezzapesa. Pagina a fianco, Aylin Prandi e il regista sul set L'amicizia tra Veleno e Zazà: sguardo sospeso su un'età delicata PIPPO E SONO FELICE Un Paese “oltre lo stato borghese”: Mezzapesa senza mezze misure “All’inizio, il tradimento è stato forte, poi il film ha riavvicinato il romanzo nell’anima”. Dalla carta di Mario Desiati allo schermo di Pippo Mezzapesa, Il paese delle spose infelici parla pugliese e segue il borghese Veleno, il marginale Zazà e l’ineffabile Annalisa, “piccoli personaggi che vivono un’età di mezzo senza certezze: si può seguire il grande sogno o rimanere attaccati alla realtà”. E poi c’è la provincia tarantina, che forte dell’incursione doc di Pinuccio Lovero il regista eleva a “personaggio: una natura incontaminata violentata dai mostri industriali”. Come finisce: bene, male, X? Di certo, “nel superamento dello stato borghese, perché Veleno si tuffa senza rete protettiva, e la strada lo fa uomo”. Parola di un regista “autodidatta”, ma che studia da grande: Pippo Mezzapesa. FEDERICO PONTIGGIA novembre 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 47 LA FESTA CHE RESTA FOTOROMANZO INDUSTRIALE A CURA DI CATERINA TARICANO Si trova nel cuore di Torino, sotto i portici della storica via Pietro Micca, il negozio di fiori in cui Nicola acquista il mazzo di rose rosse destinato a Laura. Sul lavoro come nella vita sa quando è il momento di reagire e di affrontare l’avversario prendendolo in contropiede. La gelosia però lo coglie impreparato e viene risucchiato suo malgrado in un vortice di avvenimenti di cui perde presto il controllo. Uno dei primi ciak de l’industriale di Giuliano Montaldo. Il film, incominciato il 10 gennaio del 2011, è stato girato interamente in Piemonte e terminato all’inizio del mese di marzo. Protagonista maschile della vicenda è Nicola (Pierfrancesco Favino), giovane industriale che travolto dalla crisi finanziaria mondiale tenterà l’impossibile per risanare l’azienda di famiglia. In questa scena, girata in un lussuoso golf club del parco della Mandria a Venaria, Nicola inizia a pensare alla maniera in cui riassestare la propria situazione economica. A fare da sfondo all’intricata vicenda di Nicola e Laura, il mondo della nuova borghesia torinese, fatta di banchieri astuti, loschi figuri e amicizie ambigue. Una realtà in cui Nicola fa fatica a sopravvivere perché considerato da sempre un “parvenu”. Nelle stanze del potere infatti il suo nome conta solo se legato a quello della moglie. Poco valgono le nuove idee d’investimento, le banche rispondono solo al richiamo di chi conta davvero. Ma Nicola è troppo orgoglioso per chiedere aiuto e decide di fare a modo suo architettando un piano che coglie tutti alla sprovvista. Laura, che nel film è interpretata da Carolina Crescentini, non è più sicura del suo rapporto con Nicola. Oppressa da una madre autoritaria, vive un momento di profonda crisi: da una parte vorrebbe aiutare il marito a uscire dalla grave situazione lavorativa - e in tal senso si muove a sua insaputa - dall’altra abbattuta dalle continue liti e incomprensioni familiari, si allontana gradualmente da lui instaurando un rapporto ambiguo con un giovane straniero che lavora presso il suo garage. È una Torino deserta, quella che attraversa in diverse scene Nicola a bordo della propria auto. Un luogo in cui quando c’è, la presenza umana è spesso il simbolo di una città post-industriale in disfacimento: fabbriche occupate, strade animate da cortei di cittadini in protesta. Ma le strade dell’industriale sono anche quelle che portano in periferia, sulle tracce del ragazzo straniero frequentato da Laura. Lunghi pedinamenti e un grande segreto che porterà a un inaspettato colpo di scena finale. Il cuore di Torino e della borghesia piemontese: ecco il noir di Giuliano Montaldo, in cinque tappe 48 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 ITALIA CHE FU I primi della lista: l'incredibile storia di Masi, Lulli e Gismondi, i "tre che nel '70 chiesero asilo politico all'Austria" DI VALERIO SAMMARCO “SE SUCCEDE, noi siamo i primi della lista”. Così Pino Masi (Claudio Santamaria) convince il restio Renzo Lulli (Francesco Turbanti) a montare sulla A112 e fuggire da Pisa con lui e Fabio Gismondi (Paolo Cioni): è l’1 giugno 1970, la notizia che si è diffusa nell’ambiente del movimento studentesco è quella di un imminente colpo di stato come quello dei colonnelli in Grecia di tre anni prima. E’ sospeso proprio come il periodo che racconta - tra l’ingenuità degli anni ‘60 e lo spauracchio di una guerra civile - il film d’esordio di Roan Johnson, I primi della lista (Evento al Festival), road-movie grottesco e surreale che prende le mosse da un episodio nella vita del cantastorie Pino Masi (“La ballata del Pinelli”, “Compagno sembra ieri”) e dei due giovani musicisti che provavano con lui, decisi a raggiungere dapprima la Jugoslavia, poi l’Austria, per evitare il temuto colpo di stato. Ed è proprio grazie a questo continuo sguardo disincantato, mai troppo appesantito dal fardello ideologico, che il film riesce a perseguire il proprio obiettivo, raccontare l’incredibile, grottesca vicenda, ormai colorata di leggenda, dei “tre ragazzi che chiesero asilo politico all’Austria”. “L’Austria è un paese democratico” – “Democratico? Ma se c’è nato Hitler in Austria, oh!”. Prodotto da Palomar e Urania Pictures con Rai Cinema, I primi della lista (nelle sale con Cinecittà Luce dall’11 novembre) è “un film che parla di un tempo che sembra epico e lontanissimo”, dice lo stesso Johnson, di un periodo – il 1970, prima della strage di Piazza Fontana – in cui c’era ancora “lo spazio per un orizzonte mitico e avventuroso”, in cui era ancora possibile, a 20 anni, fare “meravigliose cavolate”. La rabbia dei genitori, la “presa per il culo” di un’intera città, Pisa, dove ancora oggi, 40 anni dopo, Pino Masi canta le sue canzoni di lotta, per strada, e la sua “carta di credito è il piattino delle offerte”. Con lui, nella coda finale del film, gli altri due protagonisti reali della storia, in un incontro/sovrapposizione con gli attori che li hanno fatti tornare ragazzi. % Il regista Roan Johnson. Sopra Santamaria, Turbanti e Cioni in una scena de I primi della lista novembre 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 49 LA FESTA CHE RESTA Mi manda Avati: “Libertino e romantico”, il Cremonini che (non) t’aspetti nel Cuore grande delle ragazze. Ma non è finita: musiche per Gabbriellini e D’Alatri AVE CESARE! DI FEDERICO PONTIGGIA “L’AMORE È LÀ dove sei pronto a soffrire, lasciando ogni cosa al suo posto e partire”: che Pupi abbia sentito Figlio di un re? Fatto sta, per interpretare suo nonno ha voluto lui: Cesare Cremonini, 31 anni, cantautore. Non digiuno di cinema, ma “la differenza rispetto a dieci anni fa è stata grande: nella mia testa”. Eh sì, la testa ha delle ragioni che il cuore conosce: Il cuore grande delle ragazze, che segna il (non) debutto sul grande schermo dell’ex Luna Pop, dopo l’Amore perfetto 50 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 del 2001. Ma che film è? Avati inquadra “il modo di essere maschi e quello di essere femmine in anni molto diversi da quelli di oggi”, mentre Micaela Ramazzotti parla di “un amore sconveniente per tutti, ma questi due innamorati (lei e Cremonini) spezzano il cuore e fanno ridere”. E Cesare, che dice? “Voglio che tu la viva come una prima volta”, mi aveva chiesto Pupi, e così è stato. E ci ho provato gusto”. Carriera cinematografica spianata? E’ stata un’esperienza più unica che rara: ora aspetto di essere guardato e giudicato per capire se si possa ripeterla. Ma la musica rimane la mia passione principale: diciamo che ho vissuto il film come la laurea in filosofia presa da un ragazzo che lavora già... Anche per un album aspetti il responso di pubblico e critica? No, sono 15 anni che lavoro e, ti assicuro, sono io il critico più esigente con me stesso. Viceversa, non essendo il mio mondo, voglio affrontare il cinema con umiltà. Arriviamo al tuo impenitente e innamorato Carlino. E’ il nonno di Pupi, e sono storie degli anni ’30: avevano un che di surreale, fiabesco. Tra me e Avati c’è stato un discorso continuo su come interpretare Carlino: mi chiedevo come fosse possibile rappresentare un personaggio spinto da un’attenzione carnale verso il mondo femminile – in quegli anni all’uomo si perdonava di tutto – e insieme inguaribilmente romantico. Facevo fatica a bilanciarlo, ma Pupi mi ha aiutato: “Guardati allo specchio: anche tu sei un ragazzo di trent’anni leggero e scanzonato, ma al tempo stesso scrivi canzoni d’amore”. Attenzione carnale: non volevi fare un Berlusconi-bis, dì la verità… (Ride) No, ma è vero che ho sempre cercato di esprimere me stesso, anche 4 anni fa con il libro collettivo Lettere ai politici: sulla scorta del Bob Dylan di Masters of War, sottolineavo come sappiamo leggere dietro le maschere di politici divenuti showman mediatici. Non un atto d’accusa, ma la rivendicazione di occhi abbastanza non ingenui per capire: oggi la situazione non è cambiata. E io non ho cambiato il giudizio. Ma cambi frequentazioni: cinema e teatro, Edoardo Gabbriellini e Alessandro D’Alatri. Ho firmato la colonna sonora di Padroni di casa: Edoardo è pieno di stimoli e "Sono uno spettatore normale, vado in sala senza snobismi: mi è piaciuto Drive" idee, faccio il tifo per lui. E che dire di Elio Germano e Valerio Mastandrea? Umili e concentrati. E’ stato un piacere, a zero cachet: oltre la moda della commedia, un film drammatico. E c’è Gianni Morandi, alias il cantante Fausto Mieli, che ha avuto successo negli anni ’60 e oggi prova a risalire la china: per entrambi i periodi, una mia canzone. E Tante belle cose? Ho scritto le musiche, che i protagonisti balleranno. D’Alatri mi ha conquistato: è uno spirito libero, lo spettacolo parla di solitudini, oggetti d’arredamento che diventano più importanti delle persone. Ultima parola alla sala: che spettatore sei? Normale, vado da solo il mercoledì sera o con amici: senza snobismi, non sono esperto, ultimamente mi è piaciuto Drive. Ma cinema e musica per me sono importantissimi: uniscono le persone, e % oggi è sempre più raro. Cesare Cremonini Nel cuore grande delle ragazze. Sopra con Micaela Ramazzotti novembre 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 51 LA FESTA CHE RESTA UN TOTO’ MAI VISTO Il più comico spettacolo del mondo: uno stereoscopico evento speciale per il principe De Curtis DI LUCA PELLEGRINI ERA IL 1953 quando fu detto a Totò che dopo aver inaugurato il colore in Italia con Totò a colori, uscito l’anno prima, ora i lazzi del suo nuovo personaggio, il clown Tottons protagonista de Il più comico spettacolo del mondo - Totò in 3D, sarebbero piombati in mezzo agli spettatori: un mazzo di fiori, una schizzata d’acqua, una palla di gomma, le sue facce irresistibili. Esplicita parodia del film che Cecil B. De Mille aveva dedicato alla vita di un grandioso circo, sceneggiato da un gruppo cui partecipò anche Mario Monicelli e diretto da Mario Mattoli, campione nuovo modo di godere il cinema. Ricorda quei momenti Liliana De Curtis, la figlia di Totò: “Papà era sempre pronto alle innovazioni, a tutto ciò che poteva essere il meglio per il cinema, non aveva paura delle novità. E il 3D lo conquistò “. Oltre a Tottons, l’attore interpreta anche il ruolo femminile della mamma, seduta tra il pubblico insieme a Peppino De Filippo, Silvana Esplicita parodia del film che De Mille aveva dedicato ad un circo d’incassi per l’epoca - circa 11 milioni di euro attuali -, Totò in 3D è tornato in vita al Festival del Film di Roma dopo un complesso restauro fortemente voluto dal produttore Aurelio De Laurentiis, fan dichiarato dell’attore napoletano. E’ occorso quasi un anno ai tecnici per riportare la pellicola all’originario splendore, perché a rendere particolarmente difficile l’operazione è stata la necessità di intervenire su ben due negativi. Infatti, il film venne girato con un sistema per la ripresa tridimensionale brevettato da Carlo Ponti e Dino De Laurentiis e denominato Podelvision, dalle iniziali dei loro cognomi, che prevedeva l’uso contemporaneo di tre camere da presa e successivamente la stampa di due copie di pellicole identiche, una per l’occhio sinistro e una per l’occhio destro. Totò in 3D uscì, però, soltanto in dieci sale e per pochissimi giorni, colpa le difficoltà tecniche, mentre il 2D spopolava. Sembra che Totò non ci rimase male, felice comunque d’essere stato capostipite ancora una volta di un 52 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 Mangano, Anthony Quinn e Aldo Fabrizi per i loro cammei, anche loro incuriositi dal 3D. E condivide con i tradizionali protagonisti del circo l’allegria e la tristezza. Ma il momento più intenso rimane quello della celebre “preghiera del clown”. “Ti ringraziamo nostro buon Protettore per averci dato anche oggi la forza di fare il più bello spettacolo del mondo - recita Totò -. Più ho voglia di piangere e più gli uomini si divertono, ma non importa, io li perdono, un po’ perché essi non sanno, un po’ per amor Tuo, e un po’ perché hanno pagato il biglietto. Se le mie buffonate servono ad alleviare le loro pene, rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola, ma aiutami a portarla in giro con disinvoltura. C’è tanta gente che si diverte a far piangere l’umanità, noi dobbiamo soffrire per divertirla; manda, se puoi, qualcuno su questo mondo capace di far ridere me come io faccio ridere gli altri”. % ritratti CHEFINALE, NATALIE In ricordo della Wood, attrice dei “surprise ending”. Da bambina prodigio a Ragazza di tutti con Redford di Orio Caldiron 54 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo ottobre 2011 SEMBRERÀ STRANO ma nessun’altra ha avuto come Natalie Wood la passione per i finali. Strepitosi, imprevedibili, sospesi. Sin da Sentieri selvaggi (1956), il capolavoro di John Ford in cui il protagonista sta per uccidere Debbie, la nipote rapita dai comanche. Il gigantesco John Wayne sovrasta imperturbabile la minuta adolescente in bilico tra due mondi, la solleva bruscamente con violenza e poi la prende in braccio, gentile e protettivo: “Andiamo a casa, Debbie”. Fino allo struggente Splendore nell’erba (1961) di Elia Kazan. Quando dopo un paio d’anni lei esce dalla clinica, vuole incontrare ancora una volta Warren Betty, il doloroso amore della sua vita. Ora fa il contadino e si è sposato con una ragazza italiana. Hanno un bambino piccolo e sono in attesa del secondo. Lei se ne va, lui l’accompagna. Si guardano, non si dicono quasi nulla, si salutano per sempre. Mentre riecheggiano i versi di William Wordsworth studiati al liceo, non sappiamo se il conformismo sessuofobico del Middlewest gli ha rubato la giovinezza o se finalmente sono diventati adulti. Natalie Wood – nasce a San Francisco il 20 luglio 1938 e muore il 29 novembre 1981, annegando al largo dell’Isola di Santa Catalina in circostanze misteriose – debutta all’età di quattro anni come tante altre child star, da Shirley Temple a Judy Garland, che gli spettatori possono dire di aver visto crescere sullo schermo dalle prime particine fino ai ruoli più importanti. Solo con Gioventù bruciata (1955) di Nicholas Ray si afferma accanto a James Dean come una delle attrici più dotate della nuova generazione, l’immagine aggressiva dell’inquietudine giovanile. Se il tragico destino del protagonista lo trasforma subito in mito, è indimenticabile la scena in cui James Dean le tende la mano come in un inconsapevole passaggio di testimone. Quando pochi anni dopo partecipa a West Side Story (1961), il celebre musical di Robert Wise e Jerome Robbins, il suo nome spicca in grande nel manifesto accanto ai ragazzi delle bande rivali. Sono tutti ballerini per la prima volta sullo schermo che si accostano con timore reverenziale alla diva di Hollywood senza sapere che anche lei è preoccupata per la performance che la attende. Memorabile la sequenza della scala antincendio dove Maria e Tony si guardano negli occhi, mentre le note di Tonight raccontano il mondo trasfigurato dall’amore. Il temperamento appassionato e malinconico ne fa l’interprete ideale delle storie strappalacrime, ma nella sua carriera si destreggia con abilità tra commedia e mélo, accanto a Frank Sinatra, Steve McQueen, Tony Curtis, Jack Lemmon. Negli anni successivi l’immagine dell’eterna ragazza sembra appannarsi. Quando la fabbrica dei sogni entra in crisi, è un esponente atipico della Hollywood Renaissance come Sidney Pollack a offrirle con Questa ragazza è di tutti (1966) una delle occasioni più smaglianti della sua vicenda d’attrice, in cui lo slancio vibrante del desiderio viene a patti con i chiaroscuri della nostalgia e dell’incertezza. Se quella tra Natalie Wood e Robert Redford è ancora una volta una storia d’amore impossibile in bilico tra sogno e realtà, nello sguardo penetrante dell’autore si avverte inequivocabilmente che l’età dell’innocenza è finita per sempre. % Natalie Wood: West Side Story, con Gene Kelly in Vertigine e Gypsy. Sopra con Redford sul set novembre 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 55 OTTIMO BUONO SUFFICIENTE MEDIOCRE SCARSO Faust Sokurov chiude la tetralogia del potere evocando l’insostenibile immanenza dell’essere: un’opera oltre il cinema i film del mese in sala A VENEZIA lo avevamo scritto: mettere Sokurov in concorso era come candidare Dante al Premio Strega. Troppa differenza di qualità tra l’opera del maestro russo e quella – pur dignitosa di tutte le altre. E così è stato: al Faust un Leone d’Oro senza discussioni. Il titolo 56 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 che chiude la tetralogia del potere (dopo Moloch, Taurus, Il sole) costituisce la sua summa. E’ trattato estetico, poetico, filosofico. Opera oltre il cinema. Sokurov utilizza ogni risorsa espressiva disponibile - dall’uso delle luci alla Regia Con Genere Distr. Durata Aleksandr Sokurov J. Zeiler, A. Adasinsky Drammatico, Colore Archibald Film 134’ misura del quadro, dalla prospettiva ai dialoghi, dalla tradizione pittorica a quella Il regista Aleksandr Sokurov novembre 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 57 i film del mese letteraria (Goethe certamente, ma anche Mann) - per dare forma a una metafisica al rovescio. Al di qua di tutto. Faust ci schiaccia per terra e ci riporta su, in un doppio movimento discensionale/ascensionale. Dalla caduta più fetida - dell’angelo superbo - alla scalata più dannosa - dell’uomo-dio. Una reversio rispetto al percorso dei tre precedenti film, dove il potere che si presumeva divino veniva smascherato, riportato alla sua germinazione umana. Faust è come l’albero della vita al contrario: dalle vette al fondo, nel pozzo di un’esistenza terragna. Fin dalla soggettiva iniziale, giù in picchiata, dal cielo al verminaio umano, dritti all’obitorio, fino al dettaglio di un pene, sezione aurea di un corpo misurabile, sventrato. Faust è lo scienziato che estrae cuore e budella, polmoni e interiora, cercando altro. Che non c’è. Anche da una vagina al massimo viene fuori un uovo, perché la donna gallina è della stessa specie ferina degli uomini. E se un telescopio punta sulla luna inquadra una scimmia, alfa e omega di un progresso che scimmiotta l’Onnipotente mentre lo nasconde. Nessuno – declama Faust - ha più il Anton Adasinky in una scena del film. Sotto Hanna Schygulla diritto di credere in Dio. Basta l’uomo, che è però bestia inchiodata al suolo. Sokurov cavalca la forza di gravità delle nostre ambizioni. Sempre quelle: il potere di creare (i feti degli homuncolus Il regista utilizza ogni risorsa espressiva per dare forma a una metafisica al rovescio 58 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 in vitro), di sedurre (l’innocenza), di controllare altri uomini. Potere con la p minuscola, la stessa di prostituzione, che è svendita dell’anima se il corpo è altare. Mefistofele (Anton Adasiksky) è usuraio, perché dove c’è denaro c’è il diavolo. Un essere immondo, l’abominio di un Arcimboldo, matassa repellente e tumorale. Faust (Johannes Zeiler) è uomo di mezza età, né giovane né vecchio, ma di passaggio. Come tutte le cose. L’idea della morte ci pervade: è l’odore di un film (e di un pianeta) in stato di decomposizione, illuminato da una luce verde-giallognola. Il Faust è sovraccarico di corpi, forme putride, muffe e flatulenze. E’ un mondo chiuso dentro un formato piccolo piccolo - 1:37, sembra il 4/3 televisivo - un girone dantesco, un quadro di Bosch, l’incubo di un Dürer. E’ abbandono disperato alla materia. Sokurov deforma ottiche e prospettive perché deformato è il reale. Ci sfinisce di dialoghi, svilisce la parola, riducendola a cacofonica chiacchiera e silenzio interiore. Non si ricorda una visione tanto terrificante dell’inferno umano. Siamo precipitati agli estremi confini dell’essere, nell’occhio della finitudine. L’apice dello sprofondamento è una vetta che fuma, un geiser il cui fuoco s’impenna e precipita, continuamente. Monotona è l’avventura della natura. Davvero non c’è altro? GIANLUCA ARNONE % i film del mese Miracolo a Le Havre Regia Con Genere Distr. Durata André Wilms, Kati Outinen Commedia, Colore BIM Kaurismaki getta il cuore oltre l’ostacolo per la rivincita dei diseredati: prodigioso 93’ FIGURINE D’EPINAL, sono stati definiti da un critico in vena di equivoci sulla questione della morale al cinema, i personaggi del film di Kaurismaki. Ne vorremmo vedere tante, di figurine così. Peccato che solo il regista finlandese possieda il segreto che gli consente di trasformare quella che, in mani altrui, sarebbe una favoletta lastricata di buone intenzioni in una lezione di cinema su temi di grande attualità. Le atmosfere sono quelle di Vita da Bohème (l’altro film francese di Aki), ma cambia il contesto. Il protagonista viene da lì, però questa volta Marcel Marx (un grandissimo André Wilms) fa il lustrascarpe nella città-porto di Quai des brumes (Alba tragica di Marcel Carné). Quando la polizia scopre un gruppo di immigrati in un container, scatta una gara di solidarietà fra gli 60 anteprima Aki Kaurismaki rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 abitanti del quartiere per nascondere il giovane clandestino che vorrebbe raggiungere il fratello a Londra. Piccoli bottegai dal cuore d’oro e derelitti emarginati contro borghesi spioni e tutori della legge (ma c’è anche un commissario pronto a chiudere un occhio per amore di un’ex). Kaurismaki stempera il realismo poetico d’antan con il fatalismo tipico della sua visione Il regista Aki Kaurismaki del mondo. Che questa volta, però, non prevale. La rivincita dei diseredati, che evoca l’ottimismo di Zavattini, è un’opzione filmica tra le possibili, un appello alla resistenza contro l’ottusità del mondo, affidata alla parte sana di una società irrimediabilmente malata. Come la moglie del lustrascarpe (Arletty!), che un “miracolo” strappa a un destino apparentemente segnato, senza che la trovata risulti zuccherosa o fuori luogo. Merito della fiducia assoluta nel cinema che consente a Kaurismaki di osare l’inosabile, sfidando la realtà sul terreno della mozione degli affetti. Il vero miracolo, in fondo, è quello di un film dove non c’è una sola inquadratura di troppo, una battuta superflua, un dettaglio fuori posto. Immenso Kaurismaki, che ha avuto l’ardire di fare un film massimalista travestito da racconto minimalista. ALBERTO BARBERA % L’amore Missione di all’improvviso pace Funziona a metà il film di Lagi: bravi Orlando e Brandi, padre e figlio agli antipodi Regia Con Genere Distr. Durata in sala Forrest Gump torna al college, ma non impara: è canaglia la nostalgia di Tom Hanks FORREST GUMP non è cresciuto. Al netto dei neuroni, qui sulla carta aumentati, Tom Hanks bamboccione è e bamboccione rimane: problema, ritardato è ancor più il film, che sin dall’intestazione ha le idee poco chiare. Si chiama Larry Crowne, il title-character dello zio Tom, ma viene ribattezzato Lance Corona, perché fa più cool: licenziato dal supermercato per un cursus honorum insufficiente, torna al college, va in giro con lo scooter, si veste gggiovane e si invaghisce dell’insegnante Julia Roberts. Ma non c’è riscossa al tramonto dell’American Dream, solo del sonnifero per dormirci su, che Hanks regista e sceneggiatore (con Nia Vardalos) dispensa a piene mani. Tra paturnie di mezza età e pulsioni depressive, tutto il resto è fall and rise con la sordina e incredula rivincita dei nerd. E pare strano che il nostalgico Hanks finisca per giocare un brutto tiro ai sempre cari anni ‘80, facendo dei Goonies in bicicletta dei gonzi in motoretta, con il suo Larry in testa. Negli Usa non è andato bene (35 milioni di dollari d’incasso, 30 di budget), forse perché Hanks non ricorda quel che diceva la mammina del suo Forrest Gump: “Devi gettare il passato dietro di te, prima di andare avanti”. FEDERICO PONTIGGIA % Regia Con Genere Distr. Durata 62 Tom Hanks Tom Hanks, Julia Roberts Commedia, Colore Medusa 98’ rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 Francesco Lagi Silvio Orlando, Francesco Brandi Commedia, Colore 88’ JP Entertainment PER IL CAPITANO VINCIGUERRA (Orlando) potrebbe essere la missione della svolta: guidare un manipolo di soldati in un “corridoio” dei Balcani per catturare un criminale di guerra, latitante dai tempi del conflitto nella ex Jugoslavia. Inaspettatamente, però, il nemico più pericoloso che dovrà affrontare sarà suo figlio Giacomo (Brandi), pacifista agguerrito, arrivato al campo militare per uno strano scherzo del destino… Conflitto generazionale, conflitto ideologico: l’opera prima di Francesco Lagi – anche autore della sceneggiatura insieme ad Umberto Contarello – gioca in chiave ironica su questo doppio sentiero per tentare la strada di una duplice Missione di pace. Da una parte incentrata sulla consegna alla giustizia (senza spargimento di sangue) del criminale Pavlevic (Ivo Ban), dall’altra sul riavvicinamento di un padre e di un figlio agli antipodi: ed è proprio la verve dei due protagonisti principali, costretti ad una stretta convivenza forzata nella seconda parte del film, a tenere vivo un racconto più volte altalenante e fiaccato da alcune situazioni un po’ tirate. Nel cast anche Alba Rohrwacher (è il soldato Pettariello) e Filippo Timi (il Che Guevara che spesso e volentieri appare nei sogni di Giacomo). VALERIO SAMMARCO % in sala REBECCA HALL E IMELDA STAUNTON NON SEMPRE MORIRE SIGNIFICA SPARIRE DOMINIC WEST DAL 2 DICEMBRE AL CINEMA WWW.EAGLEPICTURES.COM WWW.FACEBOOK.COM/EAGLEPICTURES i film del mese Pina 3D Regia Con Genere Distr. Durata Pina Bausch Biografico, Colore Bim Viaggio nel mondo della Bausch: un esperimento totalizzante grazie anche al 3D 103’ AI SUOI ALLIEVI dava una chiave di ricerca, un gesto, un concetto, una parola che indicava il percorso per raggiungere uno stile, l’impronta che li avrebbe connotati. La libertà di espressione metafora di vita, la rottura delle regole la premessa per inventare: ecco il segreto di Pina Bausch, morta improvvisamente il 30 giugno 2009. Il compito affidato a Wim Wenders era duplice: raccontare il lavoro non solo di una cara amica, ma di una persona che ha cambiato l’arte nel mondo, non solo nel modo di interpretarla ma ancora prima, nell’atto di immaginarla. Appena qualche mese prima, Wenders e Pina Bausch avevano incominciato la preproduzione di questo progetto, di cui avevano tanto parlato, nel corso degli anni, e la cui realizzazione era stata più volte rimandata. “Quando dicevo a Pina 64 in sala Wim Wenders rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 di fare un film insieme, lei sorrideva. Come faceva sempre lei, come era lei, riservata, attenta. Poi cominciò lei a chiedermi quando avremmo fatto il film, ma ero io a non avere una risposta. Poi è morta e per settimane ho pensato che non avesse più senso. Poi sono venuti i ballerini a trovarmi. Ed è stato subito chiaro che fare questo film sarebbe stato l’omaggio e il regalo che Pina Il regista Wim Wenders avrebbe desiderato”. Il film, più che un documentario un esperimento video emozionale, divide in quattro parti il viaggio di riscoperta della coreografa tedesca. Tra ricordo e reinvenzione, con pochissimi inserti di repertorio, Wenders e i ballerini della Tanztheater Wuppertal mettono in scena “Le sacre du Printemps” sulle note di Stravinsky, 1976, “Kontakthof”, 1978, “Cafe’ Muller”, 1978 (che Pedro Almodovar aveva citato nella scena iniziale di Parla con lei) e il più recente “Vollmond” (2006). Lo spettacolo alterna coreagrafie sul palcoscenico a riprese esterne mozzafiato, e proprio grazie alla tridimensionalita’ lo spettatore entra nella fisicità di ogni singolo artista e nel microcosmo della sua storia. Tante facce, molti corpi, giovani e vecchi, nazionalità e lingue diverse, uniti nel medesimo scopo: riportare in vita il sogno di una mente rivoluzionaria. MARINA SANNA % Info e accrediti: www.giornatedicinema.it Segreteria organizzativa: [email protected] Segreteria Espositiva: [email protected] i film del mese Scialla! Regia Con Genere Distr. Durata F. Bentivoglio, F. Scicchitano Commedia, Colore 01 Distribution Francesco Bruni e la terza via dell’italica commedia: strepitoso Filippo Scicchitano 95’ BRUNO BELTRAME (Fabrizio Bentivoglio) è un ex della vita: già professore e penna di talento, s’è ridotto a scribacchiare biografie di calciatori e starlette, ultima quella di una pornostar slovacca ripulita (Barbora Bobulova). E nella sua casatana fa ripetizioni, pure al 15enne Luca (il deb Filippo Scicchitano): fancazzista a tempo pieno, ma di buon cuore e fascino nostrano. Quando sua madre parte per l’Africa, Luca si trasferisce da Bru’: sei mesi per conoscersi meglio, salvare l’anno scolastico e non soccombere alla strada, dove tra palestra e spaccio (il boss Vinicio Marchioni, detto er Poeta) il “rispetto” è Legge. L’importante, comunque, è non farsi troppe par(anoi)e e lasciar correre: Scialla!. Slang romano-gggiovane per l’esordio 66 in uscita Francesco Bruni rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 alla regia di Francesco Bruni, che dopo le sceneggiature per Paolo Virzì si mette in proprio, aggiungendo una convincente direzione degli attori: da Bentivoglio a Marchioni, brillano tutti. Il risultato? La vittoria - per quel che conta - del Controcampo Italiano di Venezia 68, e una bella trovata: Filippo Scicchitano, che porta verità, calore e strada a Luca, staccandolo dagli Il regista Francesco Bruni “analoghi” dei Muccino e compagnia brutta. Il resto è dignitosa, godibile commedia bi-generazionale: le ansie e il rimosso dei padri, le speranze e la frenesia dei figli a scambiarsi la guida del film, pardon, dello scooter. Non inedito ma fresco, senza pretese però onesto, Scialla! va giù come un bicchier d’acqua, stemperando qualche enfasi di troppo nelle emozioni alla carta, camuffando il rassicurante volemose bene con un “poetico” coup de théâtre. Soprattutto, apre – almeno, segnala – una terza via all’italica commedia: né crasse risate (il cinepanettone e i suoi fratelli) né target mono-generazionali (i cineghetti per 20, 30, 40enni, ovvero gli Esami, gli Immaturi, gli Ex…), è un passo doppio in tutta tranquillità. Ah, c’è pure una famiglia che più allargata – e prevedibile – non si può, ma come genere vuole non drammatizziamo: Scialla! FEDERICO PONTIGGIA % Quando la notte Johnny English La rinascita Ibrido tra commedia e spy-story, tra alti e bassi. Atkinson accantona Mr. Bean, non la propensione alla gag fisica Regia Con Genere Distr. Durata in sala La Comencini passa dal thriller al mélo, ma si perde a metà strada. Occasione sprecata ALL’INIZIO Quando la notte è un thriller: c’è uno chalet isolato, un proprietario taciturno e sospetto, (Filippo Timi), una madre con i nervi a fior di pelle (Claudia Pandolfi), un figlio che piange e piange. La nostra memoria va ai fatti di cronaca (Cogne?). Mezz’ora scandita da un tempo interiore. Fatto di dettagli, rintocchi, vita in una stanza. Contrappuntata da una natura ruvida, imperturbabile. La montagna. La Comencini trattiene il rumore di fondo delle immagini, semina indizi, ci prepara. Qualcosa di inaudito sta per accadere. E in effetti accade, ma al film. La tensione di due solitudini che si sfiorano si squaglia nel vecchio adagio degli amanti; l’orrore di una maternità che logora nel divampare di una passione che infiamma; il cinema di corpi e di sguardi in uno ricamato e fasullo. L’economia del dettaglio diventa sperpero simbolico. I dialoghi hanno l’alito rosa della letteratura, la musica rimbomba, i volti s’irrigidiscono dentro una smorfia di plastica. La storia va in analisi e ci resta. Nel momento in cui i due protagonisti salgono su - al rifugio - il film precipita. Come se nel tentativo di traghettarlo dal thriller al mélò, la Comencini inciampasse nella commedia. Atterrando su un campo di risate. GIANLUCA ARNONE % Regia Con Genere Distr. Durata Oliver Parker Rowan Atkinson, Gillian Anderson Azione, Commedia Universal Pictures 101’ L’AGENTE SEGRETO di Sua Maestà britannica Johnny English (Rowan Atkinson) viene richiamato per una missione che soltanto lui può portare a termine: salvare il Primo Ministro cinese da un imminente attentato. Per il maldestro agente è l’occasione di lavare l’onta del proprio precedente, disastroso, intervento in quel di Mogadiscio. Rintanarsi da qualche parte, in Asia, per un durissimo addestramento fisico e mentale, ha trasformato English in uomo saggio (in teoria…) ma non lo metterà al riparo da quel che, da sempre, sa far meglio: trovarsi in situazioni assurde, sbagliare tutte le mosse, combinare disastri assortiti. Atkinson prende ancora una volta le distanze da Mr. Bean, pur trattenendo dal personaggio che l’ha reso celebre l’attitudine alla gag fisica e un certo gusto dell’assurdo. Parker, dal canto suo, fa quel che può dirigendo una classica sceneggiatura da commedia, che a momenti davvero divertenti ne alterna però altri che, purtroppo, girano a vuoto. Di buono c’è che la facile via della parodia del film di spionaggio non è stata intrapresa in toto, di così così c’è un ibrido tra i generi (spionaggio, azione, un po’ di thriller, commedia) che rischia di soddisfare fino a un certo punto. MANUELA PINETTI % in sala Cristina Comencini Drammatico, Colore Filippo Timi, Claudia Pandolfi 01 Distribution 114’ novembre 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 67 i film del mese Warrior Regia Con Genere Distr. Durata Tom Hardy, Joel Edgerton Drammatico, Colore M2 Pictures Dolente parabola sulla disillusione dell’American Dream: grande cast e ottimo script 142’ L’EROE CINEMATOGRAFICO americano ha ormai cambiato volto. Non è più il self-made man, l’uomo senza macchia che rappresenta i valori più puri e intoccabili della democrazia e della società. Adesso è diventato il drammatico esponente del periodo di crisi che proprio quella società sta attraversando, con tutte le ambiguità e le contraddizioni che ciò comporta. Nel caso di Warrior di Gavin O’Connor gli eroi/facce dell’America sono addirittura due: il soldato tornato in patria dalla guerra che deve fronteggiare il sangue e il dolore del suo recente passato, e il padre di famiglia che per superare la crisi economica è costretto a tornare sul ring. Se poi i due sono fratelli legati da una vicenda familiare fatta di rancori e incomprensioni, ecco che gli ingredienti per il melodramma vengono serviti nella 68 in sala Gavin O’Connor rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 loro pienezza. La base molto solida di Warrior sta prima di tutto in una sceneggiatura che si concede il tempo necessario per raccontare a fondo le backstory e le vicende personali dei vari personaggi. Quando poi parte il vero e proprio confronto sportivo è impossibile di conseguenza non parteggiare per Brendan o Tommy. La progressione Gavin O’Connor e Nick Nolte drammatica viene perfettamente scandita e si rivela potente, valorizzata dall’idea di messa in scena di O’Connor che è sempre asciutta e concentrata sul fattore umano della storia. Il resto lo fa un gruppo di attori affiatato e emozionante: il “grande vecchio” Nick Nolte possiede ancora una grande presenza scenica, così come l’astro nascente Tom Hardy. Il migliore tra tutti è però Joel Edgerton, la cui prova contenuta e umanissima lascia intravedere potenzialità insospettate: è lui il cuore pulsante di un film ottimamente costruito e capace di raccontare in filigrana un Paese in difficoltà ma che sa ancora compattarsi nel momento del bisogno. Oltre alla semplice ed efficace cornice sportiva, Warrior è una parabola dolente sulla disillusione dell’American Dream: oggi non si può più sognare, si deve prima riuscire a sopravvivere. ADRIANO ERCOLANI % Insidious Anonymous Dal mistero sull’identità di Shakespeare la riflessione di Emmerich sul senso dell’arte. Quasi sorprendente Regia Con Genere Distr. Durata in sala Il creatore di Saw confeziona un horror déjà vu. Con poca suspense e demoni grotteschi DALL’ESTERNO la casa è solida e rassicurante. Ma moglie marito e tre figli sentono strani rumori. O meglio uno di loro, Dalton il più grande, e qualche volta anche la mamma Rose Byrne che perde e ritrova i dischi preferiti nei luoghi più impensati. Ed è proprio Dalton, a farne le spese: sibili e fruscii lo portano in soffitta, su una scala che si spacca e lo fa piombare a terra. Perde i sensi e dall’ospedale torna a casa senza mai svegliarsi: i fenomeni paranormali incominciano sul serio. Occhi infernali che spiano dalle finestre, tracce di sangue sulle lenzuola del bambino, ombre minacciose e così via. Fin qui James Wan, regista degli ultimi Saw e ideatore dell’intera saga, se la cava abbastanza bene, tra rumori a effetto e immagini distorte. Purtroppo la trama è quasi sempre prevedibile e la suspense finisce del tutto quando, per mescolare le carte, l’australiano decide di strafare e mette insieme demoni grotteschi, anime in pena, medium e possessioni (magari) alla Poltergeist. E’ tutto dejà vu e neanche insidioso, nonostante la suggestione del titolo, com’era invece Paranormal Activity (i produttori sono gli stessi). Rose Byrne è bella e brava e il marito Patrick Wilson niente male. MARINA SANNA % Regia Con Genere Distr. Durata James Wan Rose Byrne, Patrick Wilson Horror, Colore Filmauro 103’ Roland Emmerich Rhys Ifans, Vanessa Redgrave Drammatico, Colore 130’ Warner Bros. Italia CHI SI NASCONDEVA dietro il nome di William Shakespeare, attore teatrale semianalfabeta che alla sua morte, nel 1616, alla moglie e alle due figlie non lasciò né denaro né, tantomeno, nessun accenno a libri o manoscritti? Parte dalla stessa domanda che per secoli si sono posti studiosi e intellettuali, Roland Emmerich, per il suo Anonymous. E finisce per rispondersi come già fecero, da tempo, i cosiddetti oxfordiani: in realtà, dietro Shakespeare si celava il conte di Oxford (qui Rhys Ifans), nobiluomo e cortigiano, secondo la leggenda amante della regina Elisabetta (Joely Richardson da giovane, Vanessa Redgrave quando più anziana). È vero, l’accostamento Emmerich-Shakespeare potrebbe non lasciar presagire nulla di buono, ma l’operazione compiuta dal regista più hollywoodiano partorito dal continente europeo sorprende per svariate ragioni: forte di una sceneggiatura (di John Orloff) ad alto tasso di complessità, l’artefice dei vari Independence Day e 2012, pur non rinnegando il gusto per una messa in scena roboante, riesce a costruire un anomalo thriller in costume capace di spaziare senza soluzione di continuità su tre livelli linguistici – letteratura, teatro, cinema – e di riflettere sull’importanza dell’arte quale strumento politico tra i più raffinati. E incisivi. VALERIO SAMMARCO % in uscita Designed by Arch. Andrea Viviani Accomodatevi e g o d e te v i lo spettacolo Made in Italy THE COMFORT SHOW w w w. c i n e a r r e d o i t a l i a . c o m : novità e bilanci ra atu ter let e a tri us ind a, sic mu , Homevideo Tracce di Banksy Il misterioso mago della street art in doc: Exit Through the Gift Shop DVD Borsa del Cinema Kubrick da Quali e quanti sono antologia e l’ultimo gli spettatori? Malick, in Blu-ray Libri Mito James Dean, viaggio tra i set Colonne sonore Attack the Block, Catalano nel Paese di Mezzapesa Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE DVD di Valerio Sammarco Odissea Kubrick Edizione standard e limitata da collezione: in un solo cofanetto i capolavori del maestro. In Blu-ray 72 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 FINALMENTE RACCOLTI IN un unico cofanetto i capolavori più significativi di Stanley Kubrick: dal 15 novembre Warner Bros. propone un’edizione standard con 8 dischi Blu-ray (7 film + i contenuti speciali) ed un’edizione limitata da collezione con 10 dischi Blu-ray (9 film + un libretto fotografico + i contenuti speciali). Nel dettaglio, l’edizione standard contiene Lolita (1962), 2001: Odissea nello spazio (1968), Arancia meccanica (1971), Barry Lyndon (1975), Shining (1980), Full Metal Jacket (1987), Eyes Wide Shut (1999), con un bonus disc che include il documentario del 2001, diretto da Jan Harlan, Stanley Kubrick: A Life in Pictures (con Tom Cruise voce narrante, rarissime sequenze, foto e ricordi personali di colleghi e collaboratori del grande regista, tra i quali tantissimi attori che hanno avuto il privilegio di lavorare con il maestro, come Jack Nicholson, Matthew Modine o Nicole Kidman, più grandi registi come Martin Scorsese, Steven Spielberg, Woody Allen) e O Lucky Malcolm!, film sulla carriera di Malcolm McDowell, straordinario protagonista di Arancia meccanica. L’edizione limitata da collezione, invece, oltre ai titoli già citati, contiene anche Spartacus (1960) e Il dottor Stranamore. Ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba (1964), altri numerosi extra presenti per i vari film (commento di esperti, rare interviste d’epoca, making-of, profili dei protagonisti) e un esclusivo libro di 40 pagine con rare fotografie, note di produzione e molto altro. DISTR. WARNER HOME VIDEO novembre 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 73 Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE DVD Laclassedeiclassici a cura di Bruno Fornara REGIA Delmer Daves CON James Stewart, Jeff Chandler GENERE Western (1950) DISTR. Cult Media L’amante indiana Mistero Banksy In DVD+Libro Exit Through the Gift Shop, doc del/sullo street artist inglese Già al Festival di Berlino e al Sundance, arriva finalmente anche in Italia – dal 16 novembre in DVD + Libro nella collana Feltrinelli Real Cinema – Exit Through the Gift Shop, provocatorio film sul mondo dell’arte diretto da Banksy, tra i più geniali e misteriosi street artist del pianeta. Seguendo le gesta del fantomatico Thierry Guetta, eccentrico gestore di un negozio d’abbigliamento giovanile, aspirante graffitaro deciso a riprendere l’attività dei writer, il film incapperà proprio in Banksy, che rivolterà la mdp su Guetta… Esponente di spicco della “guerrilla art” mondiale, autore dei più celebri stencil presenti nelle strade di tutto il mondo (dai famosi Rats alle numerose Guards, fino ai graffiti sul muro della separazione in Cisgiordania), Banksy – ancora una volta senza svelare la propria identità – si interroga e ci interroga nuovamente sul concetto di arte contemporanea e di democratizzazione della stessa. La risposta? Forse è al di là del muro… DISTR. FELTRINELLI REAL CINEMA 74 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 Arizona, 1870. Guerre indiane. Un ex soldato salva la vita a un giovane Apache e gli Apache risparmiano l’uomo durante un attacco. Tom Jeffords decide di apprendere la lingua e i costumi indiani, vive tra loro, si innamora di una giovane donna. Arrivare alla pace non è facile. Ci vorrà un sacrificio... Il titolo originale è Broken Arrow, una freccia spezzata a favore dei “nemici”. Un western che guarda con rispetto ai nativi americani (ma western filoindiani erano già stati girati anche ai tempi del muto). Delmer Daves conosceva gli indiani, aveva vissuto fra di loro. Film utopistico, certo, e liricamente avvol- gente, film tenero e dolce, con gli uomini e con il mondo: si veda l’inquadratura dei due sposi che contemplano il paesaggio, il lago e le montagne. James Stewart, nello stesso anno, gira un altro grande western, la storia di un fucile, Winchester 73 di Antony Mann: grazie a questa accoppiata si assicura una lunga carriera nel genere. Anche il Cochise di Jeff Chandler resterà memorabile: tanto che Chandler rifarà lo stesso personaggio in Kociss, l’eroe indiano di George Sherman e, sia pure in una sola sequenza, in Il figlio di Kociss di un Douglas Sirk in libera uscita dai melodrammi. Fi lm in or bi ta a cura di Federico Pontiggia Monica Vitti (Diva) A (più di) qualcuno piace Monica: no, non la Bellucci, ma la Vitti. Che compie 80 anni il 3 novembre, festeggiata da Diva: voce roca, eleganza e talento, come lei nessuno più. Jonathan Demme (Studio Universal) Per Viaggio nel Cinema Americano, la parola passa a Jonathan Demme. Un penta(video)gramma, che parte da Qualcosa di travolgente e arriva alla verità: The Truth About Charlie. Speciale Callaghan (Studio Universal) Il caso Scorpio è tuo, Una 44 magnum, Cielo di piombo e Coraggio… fatti ammazzare: il venerdì serve un poker d’assi, anzi, d’asso, un Clint Eastwood formato duro, puro e grilletto facile. The Tree of Life Palma d’Oro a Cannes: in DVD e Blu-ray l’ultimo film di Malick DISPONIBILE DAL 9 NOVEMBRE, IN DVD E in Blu-ray, l’ultimo film di Terrence Malick, The Tree of Life, vincitore della Palma d’Oro alla 64° edizione del Festival di Cannes: “opera-mondo” che dal mistero dell’universo si snoda lungo la storia di una famiglia del Midwest negli anni ’50, il film del grande cineasta texano – osannato e aspramente criticato in egual misura – si interroga sulle origini e sul significato della vita, sul mistero che pervade ogni attimo di ogni singola esistenza. Con Brad Pitt, Jessica Chastain e Sean Penn, arricchito in homevideo dal contenuto speciale “Esplorando The Tree of Life”, sguardo approfondito sulla genesi e sulla realizzazione dell’opera. DISTR. 01 DISTRIBUTION novembre 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 75 Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE DVD Esordi d’autore Et in terra pax e Corpo Celeste Tutti gli Harry L’intera saga del maghetto della Rowling in cofanetto Dvd e Blu-ray TERMINATA SUL GRANDE SCHERMO, L’INTERA epopea di Harry Potter rivive in homevideo. La Warner propone infatti dal 15 novembre il “Cofanetto Harry Potter – La saga completa”, in DVD, Blu-ray Disc e in Blu-ray Edizione limitata. Un’imperdibile occasione per tutti gli appassionati, un’idea regalo niente male in vista delle prossime festività natalizie: dalla Pietra filosofale e la Camera dei segreti (2001 e 2002, entrambi diretti da Chris Columbus), all’Ordine della Fenice (2007), Il Principe Mezzosangue (2009) e ai due capitoli dei Doni della Morte (2010-2011), tutti e quattro diretti da David Yates, passando per Il prigioniero di Azkaban (Alfonso Cuaron, 2004) e Il calice di fuoco (Mike Newell, 2005). Dieci anni, otto film, 11 dischi: con incredibili extra, tra i quali l’esclusivo album fotografico, il Dietro le quinte di ogni singolo episodio, interviste e funzioni Picture in Picture e BD-Live. DISTR. WARNER HOME VIDEO Fan tasy The Elder Scrolls V: Skyrim Altra variante del gioco di ruolo per PC, PS3 e Xbox 360 Vi ricordate i giochi di ruolo da tavolo? Quelli con i quali da adolescenti si passavano ore ed ore assieme agli amici, come ad esempio Hero’s Quest piuttosto che il famosissimo Dungeons & Dragons, ancora oggi molto popolare presso le nuove generazioni e i “vecchietti” un po’ nostalgici. The Elder Scrolls V: Skyrim incarna sottoforma di videogioco proprio questo “spirito” e propone su PC, PlayStation 3 e Xbox 360 un gioco di ruolo e di avventura all’interno del quale si comincia creando 76 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 il proprio personaggio in ogni suo aspetto, da quello fisico alle “abilità in proprio possesso”, per poi passare ad esplorare il mondo di gioco mediante dialoghi con altri personaggi virtuali, combattimenti e tutta una serie di missioni da portare a termine per rivelare una trama piena di accadimenti e colpi di scena. Il tutto in una ambientazione fantasy estremamente affascinante e coinvolgente. Per saperne di più visitate www.multiplayer.it ANTONIO FUCITO L’estrema periferia romana (il Corviale) di Et in terra pax, la periferia del sud Italia (Reggio Calabria) di Corpo celeste: due tra gli esordi italiani più promettenti di questo 2011 arrivano in DVD grazie a CG HomeVideo. Il primo, diretto da Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, realizzato con soli 30.000 euro di budget, è un racconto di sopravvivenza e riscatto incentrato su tre storie parallele, intrecciate per motivi di droga e criminalità. Il secondo, diretto da Alice Rohrwacher e presentato con ottimi consensi alla Quinzaine di Cannes, segue le vicende della tredicenne Marta (Yle Vianello), tornata nella natia Reggia Calabria dopo aver passato gli ultimi dieci anni in Svizzera, divenendo poco a poco un satellite indipendente, in moto di rivoluzione rispetto alla massa pesante di Reggio, e dell’Italia che non cresce. DISTR. CG HOMEVIDEO dal regista di MOON jake GYLLENHAAL michelle MONAGHAN vera FARMIGA “Interpreti ottimi, film forte, teso, intrigante.” La Stampa “Realtà parallele e scommesse esistenziali in un fanta-thriller traboccante di emozioni” Il Messaggero “Sapiente regia di Duncan Jones. Trama ingegnosa ed accattivante” Il Giornale IN VENDITA IN DVD E BLU-RAY DISC www.01distribution.it Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE Borsa del cinema “SPETTATORI NELL’ARENA” DI VINCENT VAN GOGH di Franco Montini i o n o m ia s o c li b b u Il p Il successo o meno dei film lo decreta 1/5 della popolazione nazionale. I risultati nella ricerca Digital Monitor A decretare il successo economico dei film, ma di conseguenza anche i flop, nel mercato cinematografico è una ristretta cerchia di spettatori, circa un quinto della popolazione nazionale. E’ quanto emerge dalla ricerca “Sala e salotto - Le tipologie del pubblico dei film nei cinema e in casa”, realizzata da Digital Monitor per conto dell’Anica. Secondo l’indagine, i risultati del box office dipenderebbero in 78 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 buona parte dalle scelte dei cosiddetti cine-mad, i pazzi per il cinema, ovvero coloro che si recano in sala alla frequenza di 15/20 volte all’anno. Questa fascia di spettatori è composta prevalentemente da donne fra i trenta e i quarant’anni, consumatrici multimediali di radio, tv, carta stampata e rete e divoratrici di film non solo in sala, ma anche nel salotto domestico, attraverso la televisione su canali tema- tici e a pagamento. Da questi dati si possono trarre alcune considerazioni; in primo luogo, contrariamente a ciò che si era soliti pensare, almeno nel segmento del pubblico cine-mad, il piccolo schermo non rappresenta un’alternativa concorrenziale al cinema. Mentre andrebbe riconsiderata la definizione successo popolare con la quale si identificano i film che raggiungono il vertice del botteghino; la ricerca dimostrereb- Cast & Crew di Marco Spagnoli e digitale La postproduzion A tu per tu con Andrea Di Nardo della Laser Film be, infatti, che anche il risultato economico di questi titoli sarebbe frutto delle scelte di una minoranza. Del resto ormai quasi la metà degli italiani il cinema non lo frequenta proprio più. Fra i tremila soggetti intervistati per la ricerca, il 48% ha dichiarato di non essere mai entrato in sala durante tutto il 2010, che pure, con 120 milioni di biglietti venduti, ha fatto registrare il maggior numero di presenze da molti anni a questa parte. Ma perché un così ampio numero di connazionali ha rinunciato al cinema? Dalle risposte raccolte in proposito dall’inda- Nell’ultimo decennio la postproduzione digitale ha aumentato la sua importanza. Dai sottotitoli alla correzione dei colori e dell’audio, dal restauro all’authoring dei Dvd fino ad arrivare al cosiddetto DCP, ovvero l’hard disk che si può proiettare nei cinema digitali, si è sviluppato un nuovo filone di lavori che richiedono massima competenza, qualità e cura. Per non parlare dei ritmi elevatissimi per garantire la presenza ai Festival internazionali. Tra le tante nuove società che si sono distinte in questo campo c’è la Laser Film di cui è Managing Director Andrea Di Nardo, che spiega: “Dieci anni fa siamo stati i primi in Italia ad investire nella sottotitolazione Laser, poi ci siamo accorti della necessità di arricchire la nostra offerta per ottimizzare i tempi e per risolvere problematiche complesse”. Come siete arrivati a creare un ciclo di postproduzione completo? Lavorando nella maniera giusta e conquistando la fiducia dei clienti. Tutto sta nella qualità, efficienza e nell’assistenza completa in situazioni di grande rapidità per riuscire a operare in tempo. Il nostro obiettivo è risolvere le problematiche inerenti ad un film senza rimandarlo al laboratorio. Quali qualità sono necessarie per operare nella postproduzione? E’ necessaria tanta dedizione, perché siamo in competizione a livello globale: l’unica maniera per distinguersi è offrire una qualità di servizio diversa dagli altri. L’altra necessità è quella di essere curiosi per non smettere mai di apprendere e avere sempre voglia di dare al meglio. Fra gli intervistati, il 48% ha dichiarato di non essere mai entrato in sala nel 2010 gine, si evince che quella che si potrebbe pensare essere la motivazione più ovvia, un costo del biglietto ritenuto troppo elevato, pur raccogliendo significative adesioni, non viene indicata come la causa principale della rinuncia al grande schermo. Risultano, infatti, più consistenti le motivazioni che riguardano la mancanza di tempo; l’insoddisfazione nei confronti dell’offerta e la distanza, con conseguenti difficoltà, a raggiungere una sala cinematografica. Se la risoluzione dei primi due problemi appare assai complicata, almeno per ciò che riguarda l’ubicazione dei cinema, dalla ricerca viene ribadita la necessità di costruire nuove strutture lì dove non esistono cinema e l’obbligo di difendere le sale di città, facilmente raggiungibili da quel pubblico che continua a dimostrarsi indisponibile a intraprendere lunghi spo- stamenti per andare a vedere un film. In definitiva appare evidente che una delle urgenze del mercato italiano sia quella di ampliare il numero dei frequentatori, per evitare che al cinema vadano in pochi e sempre gli stessi. In questo senso qualcosa di più di una provocazione, è l’idea lanciata da un esercente illuminato, Valter Vacchino, che, nel dibattito successivo alla presentazione della ricerca, ha lanciato la proposta di organizzare delle giornate ad ingresso gratuito per gli spettatori dai 5 ai 10 anni, al fine di creare il pubblico di domani. Infatti oggi troppi bambini neppure sanno cosa sia il grande schermo. box office (aggiornato al 24 ottobre) 1 Matrimonio a Parigi ................................ € 2 This Must Be the Place .......................... € 3 Bar Sport ................................................... € 4 I tre moschettieri ..................................... € 5 Amici di letto ............................................. € 1.788.844 3.422.626 1.207.180 2.902.417 2.302.151 6 Paranormal Activity 3 ............................. 7 Ex: amici come prima! ............................ 8 I Puffi ......................................................... 9 Cowboys & Aliens ................................... 10 Maga Martina 2 – Viaggio in India ...... € 640.464 € 4.391.046 €10.947.987 € 944.740 € 167.084 N.B. Le posizioni sono da riferirsi all’ultimo weekend preso in esame. Gli incassi sono complessivi novembre 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 79 Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE Libri Mito James Dean “Troppo veloce per vivere, troppo giovane per morire”. Poi analisi del capolavoro di Visconti, personaggi, set e scrittura Icona ribelle Rocco vive ancora È stato il problematico Cal Trask ne La valle dell’Eden, il ribelle Jim Stark di Gioventù bruciata e l’autodistruttivo Jett Rink ne Il gigante, ma nella memoria degli spettatori il nome dei personaggi è scomparso, sostituito per sempre dal suo: James Dean. Lo descrivono come un brillante introverso perennemente sospeso tra ottimismo e cupezza, eppure nessuno come lui ha saputo incarnare l’inquietudine dell’adolescenza, la vulnerabilità dietro l’arroganza e il disagio di crescere in un mondo in cui non ci si riconosce. Mirabile fusione tra Actor’s Studio e istinto o riflesso autobiografico? In Rebel. Vita e leggenda di James Dean (Odoya, pagg. 336, € 20,00) Donald Spoto ci racconta la storia di un ragazzo che, come cantavano gli Eagles, era troppo veloce per vivere, ma troppo giovane per morire. A 50 anni dall’uscita, Mauro Giori analizza Rocco e i suoi fratelli mettendo mano al ricco materiale del Fondo Visconti. Un’attenta ricostruzione di genesi, lavorazione e accoglienza del film fa da supporto all’analisi critica. Il lavoro risulta fondamentale alla comprensione di un film il cui valore risiede non solo nell’intrinseca qualità, ma anche nell’essere opera-chiave di un’epoca in cui il cinema assolveva un ruolo capitale nella cultura e nel dibattito politico e civile italiano. L’interesse del saggio Luchino Visconti – Rocco e i suoi fratelli (Lindau, pagg. 244, € 19,00) sta anche nel mostrare la diversa percezione del cinema che aveva la società, se pensiamo che Rocco, per la sua descrizione di una famiglia di braccianti del sud costretta a emigrare, fu al centro di interrogazioni parlamentari che coinvolsero Giorgio Napolitano! ANGELA BOSETTO 80 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 GIORGIA PRIOLO Tipologie illustrate Gremese porta nelle librerie un’interessante collana francese di libricini illustrati diretta da Michel Marie. L’idea è quella di ripercorrere la storia del cinema e dei suoi capolavori attraverso temi e “tipologie” di personaggi, in un percorso che a volte coincide (e incide) trasversalmente la categoria del genere. Sono usciti i primi quattro volumi dedicati a I grandi perversi (da Jack lo Squartatore ad Hannibal Lecter, passando per Lolita), Gli uomini oggetto (dal Marlon Brando di Un tram che si chiama desiderio a Cary Grant), I mostri (dai teneri fenomeni da circo di Freaks ad Alien) e infine L’amore folle (da Via col vento a La pianista). Divertenti e godibili, ricchi di riflessioni brevi ma non superficiali, questi volumetti danno molti spunti per una sorprendente rilettura tematica del grande cinema (Gremese, € 18,50 cadauno). GIORGIA PRIOLO Sceneggiature Manuali Per l’aspirante sceneggiatore scegliere il manuale adatto è sempre un problema. Potrebbe cadere a puntino la riedizione di uno dei maggiori successi della casa editrice Lindau: La sceneggiatura. Forme, dispositivi, modelli (pagg. 248, € 22,00), scritto da Francis Vanoye. Rispetto agli illustri concorrenti statunitensi, la particolarità del volume sta nel non decostruire film di successo per scoprirne la formula magica, ma nel partire dai grandi classici cinematografici. Se, invece, il problema è l’assenza di un testo che insegni a confezionare un copione brillante, capace di coniugare risate e batticuore secondo la gloriosa tradizione di Sabrina e Pretty Woman, ecco arrivare dall’America il vademecum di Billy Mernit, Scrivere la commedia romantica (Dino Audino, pagg. 144, € 16,00). ANGELA BOSETTO Cineturismo non-stop Nel corso degli anni, il turismo cinematografico è divenuto un business milionario, tanto ricco di richieste quanto scarso di indicazioni precise. Con I magnifici set (Polaris, pagg. 348, € 17,00) Giovanni Todaro ha stilato una rapida guida per chiunque voglia organizzare un viaggio nelle location utilizzate per girare il suo film preferito. Con centinaia di pellicole a disposizione e cinque continenti da esplorare c’è solo l’imbarazzo della scelta. Inoltre, il libro svela quali luoghi reali siano stati ricreati al computer per fare da sfondo ai kolossal realizzati in digitale. Scoprirete così che, per passeggiare nei fantastici mondi di Avatar, non serve andare su Pandora: basta visitare i monti Huangshan in Cina, risalire la costa hawaiana di Hamakua o spostarsi più a nord nell’isola di Kaua’i. ANGELA BOSETTO Cari maestri L’educazione e il grande schermo: viaggio attraverso un secolo di cinema di Bianca Crocchetti In una società vittima di una profonda crisi valoriale, in cui genitori e docenti si scoprono disorientati e impreparati dinanzi al proprio ruolo, il cinema, specchio fedele di ogni epoca che attraversa, regala all’immaginario collettivo figure epiche e indimenticabili. Chi non ha mai sognato almeno una volta di essere spinto dal professor Keating/Robin Williams ad assaporare ogni attimo della vita, o chi non ha desiderato di incrociare in aula lo sguardo idealista del professor Vivaldi/Silvio Orlando? I nostri eroi sono uomini e donne che – come il don Milani di Sergio Castellitto, il don Puglisi cui ha prestato il volto Luca Zingaretti o la Maria Montessori messa in scena da Paola Cortellesi – vengono ritratti nel tentativo di avvicinarsi ai giovani lottando contro un destino all’apparenza ineluttabile. Il libro di Dario E. Viganò, Cari maestri. Da Susanne Bier a Gianni Amelio i registi si interrogano sull’importanza dell’educazione Dario E. Viganò (Cittadella Editrice, € 17.00, pagg. 304), con l’aiuto di Cari maestri. Da quattro riflessioni concesse da altrettanti maestri Susanne Bier a Gianni Amelio i del cinema italiano e internazionale – Gianni registi Amelio, Susanne Bier, Riccardo Milani e Giovanni si interrogano Veronesi – ci accompagna in un viaggio attraverso sull’importanza dell’educazione un secolo di cinema, tra istituti scolastici di Cittadella periferia, quartieri degradati, innocenze perdute, Editrice storie tragiche ed edificanti. Una panoramica forse € 17.00 non esaustiva, ma capace di invitarci a riflettere e a pagg. 304 non perdere la fiducia nel futuro. Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE di Gianluigi Ceccarelli Colonne Sonore Visti da vicino Attack the Block Il sound dei Basement Jaxx per l’esordiente Joe Cornish Eccettuato il dimenticabile rap finale di Mikis Michaelides Get That Snitch, la tracklist di Attack the Block (oltre venti tracce) vede affiancati al composer Steven Price una coppia d’eccezione, il duo techno Felix Buxton – Simon Ratcliffe, meglio noti agli sfegatati del dancefloor come Basement Jaxx. Operazione oltremodo interessante, quella di affiancare un artefice alquanto classico di score orchestrali con il sample sound dei due DJ inglesi, in grado di evocare immediatamente un setting periferico e suburbano senza rinunciare ai climax drammaturgici di Price. L’operazione resta affascinante solo sulla carta: lineari, quasi basilari, i Basement Jaxx (che solo ai titoli di coda, in The Ends, si presentano col nome del duo) offrono un contributo di maniera e senza guizzi, involontario bigino di una carriera ultradecennale perennemente all’insegna di un “What If” mai realizzato. Viene da pensare per contrasto alle incursioni su celluloide dei Daft Punk di Interstellar 5555, come alla loro riuscita guest appearance in Tron: Legacy. Se il connubio mostra di avere qualcosa da dire in Tell me I’m Dreaming e It’s Raining Gollums, i brani migliori sono quelli accreditati al solo Price. A dimostrazione, nella migliore delle ipotesi, che i Jaxx si siano calati nel progetto con superficialità, senza quell’anima che mai troppo frequentemente, purtroppo, ha fatto capolino nella loro produzione. Per tut ti i gus ti a cura di Federico Pontiggia L’amore all’improvviso Colonna sonora di James Newton Howard, incursioni di Tom Petty & The Heartbreakers con Runnin’ Down a Dream e Listen to Her Heart, ma il risultato è un petting sonoro: buono per il bamboccione Tom Hanks. 82 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2011 Il cuore grande delle ragazze 40 anni fa il primo spartito per il cinema (La mortadella di Monicelli), oggi il ritorno dall’amico-nemico Pupi Avati: Lucio Dalla mette Cuore, estro e mestiere, ma che dirà il protagonista Cesare Cremonini? Il paese delle spose infelici Pasquale Catalano sugli scudi per l’esordio di Pippo Mezzapesa: una sinfonia elettrica, con derive industrial(i) complice, forse, l’Ilva di Taranto… E c’è un felice termine di paragone: Teho Teardo.