bombe tedesche su bari

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bombe tedesche su bari
STORIA
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BOMBE TEDESCHE SU BARI Sulle conseguenze militari e civili dell'attacco aereo notturno sul porto di Bari, avvenuto il
2 dicembre 1943, si è già trattato su queste stesse pagine (P. Ferrari - V. A. Lezzi, Il bonibardamento teclesco di Bari in "STORIA militare" n. 14 - novembre 1994), ma ancora risultano poco
conosciuti taluni aspetti militari e le motivazioni strategiche che portarono i tedeschi a pianificare l'operazione, le modalità con cui fu condotta, i reparti coinvolti e le perdite subite. Poco
noto. inoltre, è che il porto barese fosse, dopo lo sfortunato episodio del dicembre 1943, ancora
considerato dall'alto comando tedesco meritevole di particolari attenzioni che determinarono, a
causa dell'elevato traffico navale degli Alleati. successivi interventi di natura militare.
Nel novembre 1943, nonostante la schiacciante superiorità aerea anglo-americana sul
fronte italiano, le Forze aeree tedesche, sia pur logore per gli oltre tre anni di attività sui vari
teatri dì guerra, continuavano ad essere ancora molto temute, ma nessuno si aspettava azioni di
una certa rilevanza nelle retrovie, oramai in salda mano degli Alleati.
I retroscena dell'azione del 2 dicembre risalgono alla fine del novembre precedente, quando, al proprio Quartier generale di Frascati (Roma), il Feldmaresciallo Albert Kesselring,
comandante in capo delle forze tedesche in Italia, convocò il giovane generale Dietrich Pelz,
un aviatore ventinovenne già pilota di Stukas che aveva condotto in modo esemplare alcune
operazioni durante la battaglia di Inghilterra, divenuto dal marzo precedente responsabile delle
forze da bombardamento del I1 FliegerKorps, il generale Werner Baumbach, pluridecorato
pilota del 2.Gruppe Kampfgeschwader 30 (II.lKG30). esperto in tattica di bombardan~ento
navale avendo affondato in oltre tre anni di guerra alcune migliaia di tonnellate di naviglio, ed,
infine, il Feldmaresciallo Wolfram F. Von Richtofen il quale, in qualità di comandante della 2"
Luftflotte, si occupava di tutte le operazioni aeree nell'ambito della penisola italiana inclusa
Corsica e il Sud della Francia. La riunione era stata necessaria in quanto l'alto comando tedesco si era posto il problema di come fermare o rallentare il continuo afflusso di uomini e di
rifornimenti verso il fronte, fermo in quel periodo a sud di Roma.
Le notizie che giungevano dalle zone di combattimento erano piuttosto allarmanti: la 5"
Armata del generale statunitense Clark aveva raggiunto la valle del fiume Liri dopo aver supe-
I precedenti ed i
retroscena di uno
degli ultimi colpi di
coda della Luftwaffe
nel dicembre del 1943
GIUSEPPE GRANDE
Sopra il titolo.
Il cielo di Bari nel corso
dell'attacco aereo tedesco del 2
dicembre 1943. La foto fu
scattata dal lungomare della città
da un ufficiale statunitense.
-
STORIA
Note
( I ) La linea "Gustav" sfruttava
gli aspri ostacoli naturali offeiti
dalle vallate dei fiumi Rapido.
Garigliaiio e Sangro oltre alle di^
fese della vallata di Cassino. Per
dare maggiore sicurezza sul versalite occidentale. furono aggiunte due ulteriori cinture difensive: la linea "Bernhard". che
comprendeva i bartioni dei rnonti Camino e Difesa iiiio al riioiite
Sammucro (strida Caplia-Cassino) e la linea "Barbara". un insieme di capisaldi non particolarmente robusti che andavano
dal Monte Masiico fino ai monti
del Matese. terminando sulla
costa a Terraciria.
(2) La 15'"ir
Force fu ufficialmente co\tituita il I" riovembre
1943 al comaiido del generale
Doolittle che volle dislocarlo sii
basi pugliesi in quanto il mite
clima invernale della regione
avrebbe creato miiiori difficoltiì
all'attività della nuova forza aerea. Le prime piste nella piana di
Foggia furono approntate per accosliere gli aerei alleati a paitire
dal 9 dicembre 1943.
Un'iiiimagine verticale del porto
di Bari. quasi vuoto, ripresa dalla
ricognizione aerea angloamericana nell'estate del 1943.
rato il Volturno e cercava di aprirsi la strada per Roma, mentre 1'8" Armata britannica di
Montgomery, più a ovest. era arrivata quasi a ridossci del Fiume Sangro. Davanti agli Alleati si
ergeva ora la munita linea difensiva tedesca denominata "Gustav" che attraversava tutta la
penisola da Gaeta ad Ortona (1). Si doveva quindi agire in fretta poiché, se si fosse permesso
agli Alleati di impiegare i propri bombardieri dalle basi situate nell'ltalia meridionale, sarebbero rimasti pericolosamente esposti alcuni importanti centri vitali della Germania meridionale e ciò avrebbe indebolito ulteriormente le difese aeree sul fronte occidentale poiché alcuni
reparti caccia tedeschi avrebbero dovuto essere stati trasferiti da quel settore per contrastare la
nuova minaccia.
Secondo il pensiero del generale Pelz, soltanto un imponente bombardamento sulle principali basi di rifornimento avversarie - ottenuto preferibilmente concentrando massicce formazioni di bombardieri su un unico obiettivo - poteva rallentare l'avanzata degli Alleati. 11 generale Bautilbach, al contrario, optava per qualsiasi intervento in grado di impedire o ridurre l'azioiie della costituenda l S hU.S. Air Force. che proprio in quel periodo si stava stabilendo su
vari campi nella piana di Foggia (2).
In quel momento. la Luftwaffe era presente sulle basi dell'Italia settentrionale solo con
pochi reparti da ricognizione, da caccia e da bombardamento. insufficienti a contrastare la
locale strapotenza degli Alleati, perciò era necessario agire d'astuzia cercando un possibile
vitale obiettivo che, con colpo un ben assestato, avrebbe permesso ai tedeschi di riprendere
fiato e riorganizzare le loro difese. Conscio dello scarso numero di forze disponibili, il
Maresciallo Kesselring invitò i presenti alla rapida scelta del possibile obiettivo: ancora una
volta Baumbach ribadì l'intervento sugli aeroporti della piaiia cli Foggia. mentre Pelz si
dichiarò sempre favorevole per un'azione sulle forze terrestri attestate in prima linea: von
Richtofen. al contrario, si pronunciò per l'attacco sui principali scali marittimi italiani ii-i mano
degli Alleati. al fine di ridurre l'afflusso di rifornimenti e fiaccare i reparti belligeraiiti per
esaurimento del le scorte.
La prima ipotesi. per quanto logica ed immediata. fu subito scartata dal comandante in
capo poiché ciò avrebbe disperso l'esigua forza d'attacco a disposizione su vari campi
dell'lttilia settentrionale con risultati poco apprezzabili. Per lo stesso inotivo. Baumabach contestò l'idea di Pelz: il fronte. lungo la linea "Gotica", era troppo esteso e irregolare per un'arione concentrata ed efficace.
Delle tre ipotesi, alla fine, quella formulata da voti Richtofen fu ritenuta la migliore: da
qualche tempo, infatti, i principali porti pugliesi erano sottoposti a ricognizione giornaliera col
proposito di monitorare il traffico avversario per cui. con relativa facilità, si individuò in Bari
l'obiettivo più "sensibile", essendo ritenuto. dopo Napoli. il principale punto di afflusso dei
riforiiiinenti per il fronte.
Von Richthofen aveva fatto preventivamente sorvegliare la città dall'alto utilizzando rico-
-
STORIA gnitori Messerschmitt 410 del 2.IFAGr.122 provenienti dal campo di Perugia-S.Egidio oltre a
reparti (NAGr.12) dislocati nei Balcani e le relative foto. esibite nell'occasione ai partecipanti
alla riunione. mostravano urla continua affluenza di navi da trasporto. Baumbach aggiunse di
aver saputo qualche giorno prima che il porto barese sarebbe diveriuto a breve il principale
punto di sbarco per i rifornimenti alla neocostituita 15"' AF. In effetti, nell'ambito dell'ASAC
(Allied Service Air Command) era stato costituito in Puglia 1' Adriatic Depot, una struttura
dell'USAAF che operava nel territorio sotto controllo britannico col compito di gestire i rifornimenti per la 15'"AF servendosi di vasti magazzini e depositi di carburanti. Si era. infatti.
fatta carico della costruzione di un vasto sistema di condotte superficiali che si sviluppavano
per oltre 1.000 km. attraverso la quale il carburante avio veniva trasferito dai principali punti
di scarico portuali agli aeroporti del Foggiano (3). Si convenne in modo unanime che Bari
poteva essere un obiettivo ideale e si esarnii-inrono le tattiche più idonee per l'attacco, tenendo
conto della nota esistenza di una forza da caccia di indubbia efficacia dislocata su vari campi
pugliesi (Grottaglie, Lecce-Galatina, Manduria, S.Pancrazio Salentino, Bari-Palese) e di radar
di allerta lungo la costa. in graclo di segnalare con largo anticipo qualsiasi apparecchio nemico
in fase di avvicinamento. Ottenuto i l benestare per l'azione. von Ricthtofen ordinò di rilettere
in efficienza tutti i bombardieri disponibili nel Nord Italia e di proseguire le ricognizioni giornaliere al fine di ottenere, tramite rapporti e foto aggiornate, informazioni utili per stabilire il
momento più propizio per l'attacco (4).
Il mattino di quel giovedì 2 dicembre, una solitaria coppia di ricognitori Messerschmitt
Bf 109 G6 del l.INAGr.12, provenienti dal13Albania (Devoli), fu avvistata sulla città verso le
10.50 grazie ad un'esile bianca scia di condensaziorie. Alcuni civili percepirono il solo debole
ronzio dei motori Daimler Benz. ma nessuno ci fece caso: poteva essere uno tra i tanti apparecchi alleati in transito nella zoria; d'altronde, chi avrebbe osato attaccare una base ben difesa posta così profondamente nelle retrovie? In ogni modo, grazie alle tracce rilevate dal locale radar GCI (Ground Controlled Interception), una coppia di "Spitfire" IX intercettò con
esito favorevole entrambi i ricognitori nemici abbattendoli (5). Ma le ricognizioni quel giorno
non si erano concluse, tant'è che ne seguirono altre due, di cui l'ultima segnalata nel pomeriggio poco prima del tramonto ad un'altezza di oltre 6.000 m, stavolta condotte senza alcun
contrasto.
Ai comandi del Messerschmitt 410 A-IIU3 (F6+.7K) in carico al 2./(F.)122, il Lt. Werner
Hahn effettuò alcuni ampi passaggi sul porto. in quel momento gremito di navi mercantili,
tanto che alcune unità addirittura sostavano al centro del bacino in attesa di un attracco libero.
Era inoltre accaduto che verso le 17.30, un ulteriore convoglio di 30 navi proveniente dal Nord
Africa era appena arrivato in porto saturandolo completamente.
Paradohsalmente, quello stesso giorno il vice-maresciallo dell'aria Sir Artlilir Coriingharti,
comandante le forze aeree inglesi del settore, aveva appena dichiarato in una conferenza stampa tenutasi nello stesso pomeriggio del 2 dicembre a Bari che se "ci fosae stato un attacco
tedesco alla città. questo sarebbe stato considerato un affronto personale". Non sapeva che
poche ore dopo egli si sarebbe trovato nel principale nosocomio cittadino davanti ad un'innumerevole quantità di feriti. La verità è che. totalmente assorbiti nel compito di organizzare la
15"' AF. gli Alleati trascurarono la possibilità di un raid aereo nemico nelle retrovie in considerazione della loro strapotenza militare.
Da ~iniatrn.
Uno Junkers 88.4-4. Furono
bombardieri bimotori tedeschi di
questo tipo che attaccarono Bari
il 2 dicembre 1913 (Arch. A.
Emiliani via G. Bussi).
Particolare di uno J u 88 Del
IVIKG 54 a Grottaglie (Taranto)
nel 1942-1943 (g.c. A. Urbanke).
(3) A Bari. tale oleodotto originava dal Molo Ovest di S. Cataldo, sul versante occidentale del
porto.
( 4 ) T I 26 novembre 1943 il
Me.410 F6+QK tvr. nr. 10253
del ?.(F)/122. pilotato dall'Ofw.
AI-tliur Kammberger (op. radio
UKz. Vitus Miribach). non nentrì, da una niissione di ricognizione avente come obiettivi
"Foggia-Bari-Temioli". 11 bimotore f u riteiiuto probabilmente
abbattuto da caccia avversari ed i
due nienibri dell'erluipaggio riportati conie disperhi.
( 5 ) Foriti tedesche confermano a
carico di q~ielreparto la perdita
in quella data del solo Bf 109 G6
W. nr 15709 dell'Oblt. Hans
Marquard (ferito) a Ovest di
Fier, sull' Albania.
(6) L'Henschel HS 293 era una
boiiiba planalite radio-guidata
iiltiga 3 m e con testata bellica di
500 kg. condotta "a vista" sul
bersaglio traguardando una sorsente luminosa di color rosso
posta iii coda all'arma.
STORIA
mmzmoi
Il Feldniaresciallo Wolfram F.
von Richtofen, comandante della
2"Luftflotte tedesca.
Dd sit~istro.
Navi incendiate nel porto di Bari
il mattino del 3 dicembre 1913.
A sinistra i mercantili norvegesi
Norlorn, Lon~e la cisterna
britannica Devon Coast. A destra,
in primo piano, la motovedetta
britannica ML 460 del tipo
"Fairmile B" in manovra.
Al contrario, però. di quanto si poteva presumere. in quei giorni la Luftwaffe era già pronta a riprendere l'offensiva dopo essersi riorganizzata una volta spostatasi sui campi dell'Italia
settentrionale il 18 settembre precedente. Conie responsabile delle forze da bombardaniento. il
generale Pelz si rese subito conto delle deficienze nell'addestramento degli equipaggi e. per
superare tale debolezza, aveva ordinato la formazione di unità "apripista" in seno ai vari
G r ~ r l ~ p eper
n assistere le fortiiazioni nella navigaziotie notturna. oramai necessaria in quel
periodo al fine di evitare la supreinazia della caccia avversaria. e per la ricerca dei bersagli. il
comando della I1 Luftflotte stabilì inoltre che migliori risultati si sarebbero ottenuti combinando efficaci interventi sia sui convogli in Mediterraneo sia sui principali porti in mano degli
Alleati. in modo da bloccare totalmente il passaggio di rifornimenti vitali attraverso la creazione di un collo di bottiglia. e tutto quello che avvenne in quel periodo dell'anno pareva confermare la bontà della soluzione adottata. Difatti. i primi positivi risultati quel mese non mancarono: il giorno 6 novembre. 35 aerei del I.. III.lKG26 e KG100, attaccarono fra la Sardegna e
l'Algeria il convoglio KMF-25A affondando il cacciatorpediniere USS Betztty e due navi da
trasporto. L' I l novembre. alcuni Ju 88 siluranti del I.IKG 26. affiancati dri una decina di
Heinkel l l1H (III.IKG26) e Dornier 717K-2 (Il.lKG100) che utilizzavano la nuova arma
radiocomandata Henshel HS 293 (6). avevano attaccato il convoglio "Untrue" (KMS-31)
Curlier e Nivose) e danneggiandone altre
affondando quattro navi (Birc-hbank, Indiun Princ,<~.
tre (Josinli Parker. Tukliwtr. 0.rlip). al largo di Orano. Successivamente, quattro azioni consecutive sui porti di Napoli, Bagnoli e Torre Annunziata, impiegando per ciascuna da 20 a 40
biinotori Jurikers 88 A-4. permisero di ottenere ulteriori successi. Ancora, il giorno 24 fu colpita in Sardegnrì la base navale italiana della Maddalena. mentre il 26 successivo. apparecchi
veloci tipo Heinkel 177 del II.IKG40, impiegati operativamente per la prima volta con equipaggiamento antinave. rinforzati da .lu 88A e He 1 1 l del KG26. avevano attaccato i l convoglio
"Annex" (KMF-26) in prossimità della baia di Bougie (Algeria) e. pur subendo forti perdite.
avevano affondato con una bomba radio-guidata HS293 il trasporto truppe USS Rohna, determinando oltre un iriigliaio di morti fra equipaggio. soldati e personale sanitario.
Ansioso di riferire. dopo un tranquillo secondo ampio giro. il Lt. Hanh diresse verso nordovest. lontano dalla costa. per evitare di essere intercettato. Stava facendo tardi per cui pensò
di picchiare leggermente al fine di guadagriare ulteriore velocità. ma. giunto a sud di Manfredonia (FG). commise un errore che avrebbe potuto risultargli fatale: avendo deciso di tagliare
iri direzione del promontorio del Gargano per recuperare tempo perduto. a circa 1.500 m di
quota si ritrovò verosimilmente nel raggio operativo del 82"' FG in quel periodo di base a
Vincenzo. uno dei tanti aeroporti satelliti siti nella piana di Foggia e. puntualmente. finì per
essere intercettato da due caccia P-38 "Lightning". Essendo disarmato e meno maneggevole. i l
tedesco si vide costretto a tuffarsi a pelo d'acqua e a zigzagare violenteinente per sventare le
raffiche avversarie sino a quando. a Est di Vasto. i due apparecchi americani non desistettero
dall'inseguimento. Quando, finalmente. bassissimo e a tutta velocità. raggiunse la propria base
a Perugia. 105 bombardieri Junkers Ju 88A-4 del 1-11 Gruppe KG30 "Adler". I-Il.lKG54
"Totenkopft" e I-II.lKG76 inquadrati nel [I Fliegerkorps. stavano scaldando i motori sui rispettivi campi di Ghedi (BS). Villafranca (VR). Caineri (NO). Bergamo. Villorba ( T V ) e Aviano
(PN) in attesa di ordini. Durante il bri~fing.tutto era stato accuratamente pianificato dai vari
G r ~ ~ p p ~ k ' o m r ~ i a r(7).
i d eAlcuni
~ ~ r di loro. particolarmente esperti. avevano stabilito di utilizzare
oltre al classico sgancio in picchiata a 60" da 3.000 m. lo speciale profilo d'attacco denominato "Swedish Turnip" (rapa svedese) al fine di evitare l'avvistamento radar e sfruttare al massin10 l'effetto sorpresa. Questa tattica, ideata e messa a punto appositamente per quel modello di
apparecchio nel 1940 da due famosi piloti del X Fliegerkorps, Martin Harlinhausen e Robert
Kowalewski. consisteva nel volare molto bassi (30-40 in) e a velocità costante (sui 320 knlih)
col sole alle spalle allo scopo di ritrovare il bersaglio designato sul davanti piuttosto ingrandito
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STORIA
50 metri. potevano far esplodere
altri ordigni simili per "simpatia" nel raggio di 100 metri.
(11) Da un fonogramma di fonte
britannica. redatto qualche giorno dopo l'attacco. si desume che
le difese italiane disponessero di
20 cannoni di piccolo calibro
(76140 e 75127). 8 cannoni leggeri da 57154, 16 mitragliere da
20 mm e 20 riflettori. Di questi
ultimi, solo uno fu poi visto puntare staticamente verso il cielo.
(12) In un primo momento indicati come "Stuka".
(13) La coita pugliese era difesa
da sei centri radar. ma quel giorno 3 risultavano inefficienti
(Vieste, Punta S.Cataldo e Teatro
Margherita a Bari) e uno in fa%
di installazione (Mobile Type
14), per cui tutto il p e w difensivo ricadde sulle stazioni mobili
radar della R A F (M.R.U.=
Mobile Radar Unit) N.267 a
Mola di Bari che comunque non
rilevò nulla essendo specifica
per l'individuazione di naviglio
in superficie. e quella per intercettazione aerea GCI N. 270
(8010), sita poche miglia a nord
di Bari. che fu l'unica a segnalare l'arrivo degli aerei.
Sotto. da sit~i.rtra. Navi danneggiate e incendiate nel porto di Bari il 3 dicembre 1943. Analoga scena in una foto scattata lo stesso giorno dal Molo di ridosso. nel silenzio radio più assoluto, i velivoli tedeschi si abbassarono a 300 metri sul livello del
mare proseguendo sino a giungere a circa 80 km a Nord-Est dal capoluogo pugliese. A quel
punto, deviando in direzione della costa, passarono a volo quasi radente in prossimità dell'obiettivo (30-40 km). Solo all'ultimo momento alcuni apparecchi "spiralando" avrebbero raggiunto la quota ottimale per l'attacco finale, mentre i più esperti si sarebbero affidati al metodo
"Kowalewski".
Tutto il successo dell'intera operazione, in ultima analisi, può essere ricondotto all'efficace metodo di approccio, studiato nei minimi particolari. L'azione fu compiuta in più momenti:
alle 19.23 in punto, giunse da Nord dapprima una sezione di quattro apparecchi "apripista" e
"marca-bersagli" (Zielfinder) del 6. Staffe1 KG54, guidati dai bagliori della città e del porto,
lasciato di proposito completamente illuminato per agevolare le operazioni di scarico. La
prima coppia di velivoli ebbe il compito di lanciare da 3.000 m le Duppelstre4fen e due bengala bianchi per delimitare i confini dell'obiettivo, mentre la seconda marcò i mercantili da trasporto con tre razzi rossi anticipati dal lancio di alcuni altri di colore verde emessi solo al fine
di fuorviare la difesa a.a. Bombe illuminanti furono evitate in quanto ritenute non necessarie,
vista la presenza di illuminazione autonoma. Poco più tardi, ad ondate successive, arrivarono
da Sud-Est i restanti bombardieri che attaccarono passando attraverso le windows rilasciandone altre nel contempo. Queste ultime, di fatto, ebbero l'effetto di neutralizzare tutta la restante
locale rete radar attiva. Tra i primi ad intervenire eseguendo il metodo "Swedish Turnip" già
descritto, vi furono il Lt. Gustav Teuber assieme al gregario sinistro Lt. Hans Feich e al leader
del II.lKG54 Hptm. Karl Palliardi.
La prima salva di bombe cadde in pieno centro cittadino, lontana dal bersaglio poiché gli
aerei, giungendo da Est, si trovarono a sorvolare dapprima la città; solo successivamente, corretta la mira, i veri obiettivi furono raggiunti, determinando lo sviluppo di un'apocalittica
scena da inferno dantesco. I vari resoconti ufficiali inglesi che descrivono l'azione appaiono,
nel complesso, abbastanza discordi: in generale fu stimata la presenza di 25-35 apparecchi di
cui 6-8 sul bersaglio, ad un'altezza compresa fra 1.500 e 3.000 m. Solo uno, l'ultimo. invece
parve picchiare da 900 metri di quota (12). Furono contate 130 bombe (da 250 e 500 kg) e
nove mine paracadutate (in effetti bombe FFF) sganciate durante l'azione.
In un primo momento furono stimate più di 30.000 tonnellate di stazza di naviglio perduto
e 429 persone ferite (tra cui 15 civili), ma pochi danni alle strutture portuali. Ritenuti colpiti
dalla contraerea due bimotori, di cui uno sicuramente abbattuto in quanto il pilota fu visto saltare dal velivolo. Incredibilmente, a parte uno stato di allerta preventivo, non vi fu nessun
segnale di allarme precoce in quanto l'allarme fu dato solo ad incursione già avviata. Infatti,
l'avvicinamento degli incursori tedeschi non fu affatto comunicato per una serie di problemi
tecnici a carico delle linee di comunicazione e delle stazioni di rilevamento radar. L'unico
positivo contatto relativo a 30 e più aerei posizionati a circa 45 Km a WNW dal capoluogo. fu
ottenuto solo alle 19.08 dalla stazione Radar RAF GCI n" 270, sita poche miglia a nord di
Bari. Tale informazione, come previsto, fu subito passata alla Fighter Section Operational
Room (S.O.R.) di Grottaglie. sede del QG 286" Wing che generalmente "filtrava" tutti i dati
ottenuti e, solo in caso di esito positivo. allertava i propri reparti da caccia notturna e i principali GOR (Bari. Brindisi e Taranto). Purtroppo. la presenza di un'avaria fra le linee telefoniche
SOR e del GOR Bari, impedì che tale informazione giungesse tempestivamente al comando
del porto barese. Un allarme circa la presenza di numerosi apparecchi non identificati in direzione NW. fu in ogni caso ricevuto per via alternativa direttamente dal GCI n. 270 e fu solo
grazie a questo che fu possibile informare, pochi minuti prima dell'attacco. il locale comando
di difesa portuale (Navy Operational Room). il quale riuscì ad allertare le postazioni a.a. a
terra, ma non le navi alla fonda (13). Si tenga presente che le trasmissioni via etere non erano
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STORIA 44
Naviglio presente a Bari il 2 dicembre 1943
(Direttore inglese del porto: Lt.Co1. Marcus Sieffl
Molo Ovest S. Cataldo
l ) Motocisterna Sa1ami.r (Norvegia. 8.286 tsl) ( * " )
2) piccola cisterna iugoslava non identificata, ma riportata come
YL~K (*l
3) Corona Terra (?)
1)USS Pctmper YOG-56 (nave cisterna militare. 3.750 tsl)
5) USS Aroostook AOG- 14 (nave cisterna militare. 1.707 tsl)
(**)
Bacino centrale
6) SS Dago (Lettonia, l .O96 tsl ( * * ) 7) SS Marvu (?) 8 ) Motonave Coxwold (UK. 1.124 tsl i**) 9) SS Fort Lri Joie (UK. 7.134 tsl) ( * * i 10) SS Lwow (Poloiiia. 1.409 tsl) ( " 1 11) SS Volorlda (Italia. 4.673 tsl. relitto) ( * : ) (1) 12) Mn Genepesctr I l (Italia. 1.628 tslì ( * ) 13) SS Brittany Coci.st (UK. 1.389 tsl) (""1 14) SS Puck (Polonia. 1.065 tsl) ( * ) 15) SS Lyman Ahhott (US "Liberty", 7.176 tsl) i**) 16) motocisterna Casstrlu (Italia, 1.797 tsl) ( * ) (2) Bacino occidentale
17) Motozattera da sbarco MZ 111 (Regia Marina)(*) 18) Bettolina non identif. ( * ) 19) Bettolina S949 (A') Bacino tra il Molo S. Vito e il vecchio Molo Foraneo
20) riiiiorch. Ctr~>ocli.srrin
(Regia Marina) 2 I ) LCT . . .(mezzo da sbarco R. Navy) 22) inp Vidonia (Italia. inotopeschereccio. 276 tsl) 2.3) MMS 32 (dragamine R.Navy, 255 t) 24) MMS 50 (idem, 255 tsl) 25) BYMS 2012 (dragamine R.Nnvy. 290 t ) 26) HMS H u ~ a r d302 (dragamine R.Navy. 1.350 t ) 27) HMS Sharpshooter 568 (dragamine R.Navy. l ,350 t ) 28) rimorch. Resistente (Italia) MTB 81, 242. 243 (motosiluranti R.Nn\>. 24th Flotilla)
Vecchio Molo Foraneo
29) HMCS Assiriiboirie (ct. Canada, 1.375 t )
30) HMS Director W-137 (rim., R.Navy. 852 t)
3 1 ) rimorch. Porto Pisclrio (Regia Marina, 226 t) (*)
32) SS Grrcce Abbott (US "Liberty" 7.19 1 tsl) (4:*)
33) SS C r i ~ t a(UK. 2.590 tsl) (""1
34) HMS Vrrl~~ati
(n. app.. R.Navy. 623 t) (*:#)
Molo di ridosso
MTB 270. 257.289.290,296.297 e 86 (motosiluranti R.Navy)
( * * ) (3)
ML361, ML 460 (motolance R . Navy) HSL 2581 (Hight Speed Launch R. Navy) 35) HMS Vienrrtr F 178 (n. app., R. Navy. 4.227 tsl) (":"!) 43) Goggiccm (Italia. 1.934 tsl. relitto )(") (6) 44) SS Dqferider (UK, 8.258 tsl) 45) HMS Grccyling T-243 (trai.i./erantisom R.Navy, 670 t) Nuovo Molo Foraneo
46) HMS Bicester (ct. R. Navy 1.050 t) (***) 47) HMS Zetland (ct R.Navy. 1.050 t) (***) 48) SS La Dr6me (Francia. cisterna. 1.055 tsl) (7) 49) MV Devon Coast (UK. 616 &l(*) 50) Lorn (Norvegia. 1.268 tsl) ( * ) 5 1 ) Noi-lorii (Norvegia, 6.326 tsl)(* ) 52) Boll.sro (Norvegia. 1.832 tsl)(*) 53) SS Ltir.5 tirlr.\c, (UK. ex danese. 1.897 tsl)(*) 54) SS Jost>~dz\Vl~erler(US"Liberty". 7.176 tsl) ( * ) 55) SS Fort Athubaskrr (UK. 7.132 &l)(") 56) motonave B(rr1etta [Italia. 1.975 tsl)(*) (8) 57) SS Testbairh (UK, 5.083 tsl)(*) 58) SS Johr~Harvey (US "Liberty", 7.176 tsl) (*) 59) SS John Motley (US "Liberty", 7.176 tsl) ( * ) 60) MS Slrrr (US. rnotocisterna) ( * * ) 61) SS Jollri Bascom (US "Libcrty". 7176 tsl ( * ) 62) USS Sariiliel J. Tildien (US Liberty, 7.176 tsl) ( * * ) 63) Mri Frosirione (Italia, 5.202 tsl) ( * ) 64) DS k s r (Norvegia. 5.074 tsl) ( * * ) 65) SS Ot!\sst~rrs (Olanda, 1.057 tsl) (**) Posizione non conosciuta
66) C o S ì (ltalia.1.409 tsl) ( * ) 67) Mn AI-dito R220 (R. Marina. requisita, 3.732 tsl) ( " ) 68) Argo (Italia. 526 tsl) (*") 69) SS Empire Dunlin (UK, 6.326 tsl) 70) Mn Lcrcitrrio Orlcz~ido(Italia. 868 tsl) (*) 71) MB 10 (Italia) ( * ) 72) I~zuff~ridahilr
(Italia, goletta) ( * ) (9) 73) SS Hatlley F. Br-own (US "Liberty", 7.176 tsl)(**) 74) Frccnc,i.sDicike (UK) 75) HMS Quilliam (ct, R. Navy) Presenti in totale 75 bastimenti, fra cui 40 di medio e piccolo ton- nellaggio. alcune navi da giieirn e ausiliarie, 2 relitti e varie picco- le imbarcazioiii di servixio. (*) ~initàaffondata (tot. 28) (**) ~iiiitàdanneggiata (tot. 17) (***) unità lievemente daririegziata (tot. 3) Note
(1) Ex HMS Foyle varato nel 1915 e ridenominato D~~lplioy
nel 1934.
Acquisito successivamente dall'ltalia come Volocidu nel 1938. era presente
a Bari come poiitone. Affondata durante il ruid. fu in hegiiito recuperata e
i 1947). L'I I ottobre 1957 entrò in collisiniie a Rotterdam
rinaratki
~,
(Olaricla)con la portaerei (IS.5' T U ~ ( I I Ii nI Lnianovra
I
sosteiieiido fortunata-
riieiite pochi danni. Fu demolita nel 1960.
Bacino tra il vecchio e il nuovo Molo Foraneo
36) SS Spero (UK. nave frigorifera, 1.598 tsl) 37) SS Lorris Hennepin (US "Liberty", 7.176 tsl) 38) SS Johri M. Scli~field(US "Liberty". 7.191 tsl ) (4) 39) HMS Qcrtril (ct, R. Navy, 1.705 t) (5) 40) 1ri.sriiiictrbile (Italia, lancia di salvataggio) 41 ) SS Erripir~.Sirnheam (UK, 6.7 1 I tsl) 42) SS Ernpirc, iLIoteor(UK. 6.71 1 tsl) (11 Ti-e navi. la cisterna italiana Cu.s.sulu ed i mercantili Norlon~e Devon
Co~rsr.ntfoiitlati alcuni gioriii dopo l'azione, furono giudicate subito recuperabili daeli .4lleati. ma in realtà ciò avvenne solo nel dopoguerra ad
opera della Marina Militare Italiana.
(3) La MTB 86, era affiancata alla H M S Vienriu i r i attesa di parti di ricam-
bio proveiiienti dal pirobcnfo polacco Puck. Le iiiotosiluranti presenti
appartenevano alle Flottiglie 23"'(MTR 81. 85. 86. 242. 24.3) e 20" (MTB
84, 89.97, 226).
-
t
STORIA 45
)
A Nuovo molo foraneo
NAVI AFFONDATE
B Molo San Cataldo C Molo Pizzoli D Molo San Vito
E Molo di Ridosso
N
F Vecchio Molo Foraneo (Borbonico) A
B
Bari, 2 dicembre 1943. Piano
degli ormeggi. 1 numeri
corrispondono a quelli riportati
per ogni unità nella tabella a
fianco. di norma utilizzate in quanto la scarsa potenza delle apparecchiature trasmittenti non permetteva di coprire con sicurezza le distanze fra i centri interessati.
I1 fuoco a.a., proveniente soprattutto dai cannoni da 5,5 e 3,s pollici dei mercantili, all'inizio fu piuttosto debole e frammeiitario poiché l'unico pezzo a terra posizionato sul vecchio
molo foraneo (detto anche Borbonico) che avrebbe dovuto coordinare il tiro a.a. con traccianti
bianchi utilizzando le inforinazioni provenienti dal locale GOR, andò subito distrutto. Per questo motivo, iniziato solo quando si udirono le prime esplosioni, il tiro fii eseguito letteralmente
alla cieca e, nell'impossibilità di osservare direttamente gli incursori a causa dei lampi degli
scoppi, in genere mirando ai bengala. Nella confusione p i ì ~totale, alcune navi, ed in particolare la Samuel J. Tildien, addirittura furono investite dal fuoco delle batterie costiere terrestri le
quali avevano abbassato il tiro nella speranza di colpire gli aerei che passavano a bassa quota,
contribuendo ad aggravare i danni subiti dal naviglio. Tutte le luci, tranne una che illuminava
direttamente la ./oh11 Bascom, spenta tardivamente, furono subito smorzate, ma non c'era più
nulla da fare poiché i bagliori delle esplosioni a catena illuininavano ormai a giorno la scena.
(4) Partita prima dell'inizio del ruicl aereo e dniiiieggiata lieveriieiite solo da schegge. (5) Danneggiato a poppa per urto coiitro miiia il 15 novembre 1943). era
utilizzata esclusivamente potenziare la difesa contraerei del porto. Affondò
durante il rimorchio da Bari a Taranto il 18 gi~igiio1944. (6) La cisterna francese La Dr6mr era l'originaria L'Acthe ( I ,055 tsl) ribattezzata nel 1940.
(7) Colpita e danneggiata dal sommergibile polacco Dzik (P52) 27 miglia
a Est di Bari, il 15 agosto 1943. Soccorsa. fu rimorchiata in porto e impiegata come pontone.
(8) La nave. già della Società di Navigazioiie Adriatica di Venezia e poi
requisita dalla Regia Marina come iricrociatore ausiliario, fu in seguito
recuperata e ripristinata ad opera dei cantieri navali Tosi di Taranto, t»riiando a solcare le acque dell'Adriatico per molti anni. L'affondarnento fii
dovuto al fatto che una bomba aveva irineacato un principio di incendio
nella zona prodiera che. espaiideiidosi. interessò alla fine il deposito muni- zioni principale. (9) Aveva 1asci;ito mezz'ora prima dell'incursione il porto vecchio per la
peliisola sorreiitiiin cori uri carico di olio d'oliva. ma fu comunq~iecolpita
e affoiidata.
Nota: ~iell'itiitiiediatodopoguerra erano ancora presenti nel porto 22 relitti
da bonificare e recuperare. Per uii errore di trascrizione. la "Liberty stiip"
C'hrirles He~lderrun,esplosa accidentalmente il 9 aprile 1945. è indicata
come Gror-,y~Hrnder.son (si veda "STORIA militare" n . 166 - luglio
2007).
Militari statunitensi intenti a
portare soccorso ai numerosi
feriti nelle prime ore del mattino
del 3 dicembre.
Quando il bombardamento finì. i tedeschi fecero ancora una seconda breve passata a bassa
quota spazzando con le mitragliatrici tutto quello che era visibile. terminando la giostra mortale verso le 19.50. dopo circa 20 minuti dall'inizio. Nessun incursore fu mai avvistato nel buio
poiché i fasci luminosi dei pochi riflettori attivi furono ostacolati dalle stesse "windows" di
stagnola.
Paradossalmente. i danni maggiori derivarono non tanto dalle bombe tedesche in sé. ma
da due terrificanti esplosioni che avvennero in rapida successione appena dopo il termine del
raid. Colpita in pieno da almeno tre bombe sulle sovrastrutture e nella stiva n. 5. la "Liberty
ship" Jonh. L. M o t l c ~ .in preda alle fiamme, saltava in aria per prima a causa dell'ignifugazione del carico costituito da 5.231 t di munizioni. Nella deflagrazione che seguì, quattro
"Liberty" ormeggiate viciiio furono coinvolte direttamente, tanto da prendere fuoco rapidamente (in ordine di posizione SS .Ir>hnBrr.<cr>rr7a sinistra. J. Harvey. Fort Arl~rihcisktrc Joscyh
Wlzeeler a destra).
Stessa sorte toccò poco dopo alla SS Josc,ph Wheclcr; contenente anch'essa vario inunizionamento. la prima unità ad essere colpita da una bomba nella stiva n. 3 all'inizio del raid. per
finire poi ulteriormente danneggiata dall'eaplosione della vicina nave trasporto Motley. Mentre
le due navi si adagiavano rapidamente su un fondale di circa 12 metri, frammenti incandescenti di varie dimensioni investivano tutto i l bacino e la città vecchia.. Molte navi in preda alle
fiamme, rotti gli ormeggi. si avvicinarono pericolosamente, spinte dal vento, a quelle ancora
integre, coinvolgendole riel marasma generale. Non passò molto tempo che l'intera linea di
navi ancorata sul I11 braccio del nuovo molo foraneo divenne un inferno di fuoco. I1 disastro
peggiore però fu deterniinato dall'esplosione della "Liberty" John Harvey attraccata alla banchina al posto n. 39: la nave non era stata colpita direttamente dalle bombe, ma durante il raid
si era incendiata e, rotti ~ l ormeggi.
i
vagava in fiamme alla deriva verso il centro del bacino.
All'insaputa di quasi tutto I'ecluipaggio. comandante compreso (almeno ufficialmente), ed in
statunitense conteneva, oltre a normale muniviolazione alle leggi internazionali. il r~~rrcaiitile
zionamento, un carico segreto composto da 540 tonnellate di gas Iprite tipo Levinstein H che
gli Alleati intendevano utilizzare solo iii caso di rappresaglia qualora i tedeschi avessero deciso di far uso per primi di armi chimiche sul fronte italiano (14). A causa del fuoco a bordo,
verso le 22.30 il munizionamento presente a bordo esplose e la nave affondò rapidamente,
squarciata in corrispondenza della stiva n. 3.
11 gas, contenuto a poppavia, nella stiva n. 5, in 24.430 piccole bombe da 100 libbre (45
kg) tipo M47A2 con intercapedine a bagno d'olio in fori-iia liquida pressurizzata (15), fuoriuscì da numerosi sottili involucri che si erano incrinati per l'esplosione e, miscelandosi alla
nafta con una concentrazione massima del 20%. contan-iinì) sia i fondali sia le acque superficiali del bacino. Le fiamme, inoltre, favorirono in parte la sua dispersione anche nell'aria,
creando una densa nube tossica che, sospinta dal vento. finì per investire la città vecchia e la
vicina frazione di Palese-Macchie, il cui aeroporto fu evacuato e cl-iiuso al traffico aereo per
alcuni giorni.
Solo oggi abbiamo notizia che un ufficiale della Royal Navy. nel tentativo di evitare il
disastro, essendo a conoscenza del pericoloso carico a bordo della SS Hari1c.y. ordinò al
comandante dell'HMS Bicester di affondare la "Liberty" in fiamme prima cl-ie esplodesse: tale
(14) Ancora oggi non è possibile
risalire alla reale quantità di Ipnte presente a bordo della John
Harvey. Fonti ufficiose britaiiniche parlano di 540 tonnellate.
ma se consideriamo reale la $tima di oltre 24.000 bombe a bordo, tale valore s'innalza a 739 t.
Questo dato sembrerebbe abbastanza verosimile se si considera
che il rapporto finale stilato nel
dicembre 1952 d a parte del
Nucleo Sminamento Porti Puglie
della Marina Militare relativo
alle operazioni di bonifica del
porto. indica recuperate da quel
piroscafo ben 15.116 bombe chimiche. Tali armi erano state bandite dalla conven7.ione di
Ginevra del 1925 che però non
fu ratificarli dagli Stati Uniti.
(15) Lunghe 1 .?O rrietii e 20 cni
di diametro. ciascuria conterieva
da 27 a 32 kg di aggressiv« cliimico pressurirrato in forma liquida.
STORIA
mrirrnma
(16) Receriti documenti di orieine statuiiitense confermano la
presenza di aggressivi chiriiici
anche sulle "Liberty" Ljrtrrrtr
At~botte Sum~telJ . Tilllic,m, i11
quanto alcune testimoriiaiize indicano la presenza tra il carico di
casse con la dicitiira "Chemicals". Durante le operazioni di
bonifica del porto eseguita nell'immediato dopoguerra, fu ritrovato infatti ulteriore munizionamento contenete Acido Clorosolforico. Cloropicrina e Cloriiro
di Cianogeiio.
(17) Memoriale dal titolo C r r t s ~ ~ de i11 Europe, New York. DOLIbleday & Co. lnc., 1948.
Da sinistru.
Un altro particolare di uno Ju 88
tedesco a Grottaglie nel 19421943 (g.c. A. Urbanke).
Schieramento di velivoli Ju 88A-4
del KG 76 (Arch. G. Bussi).
compito noli fu però portato a termine a causa dei danni subiti dal citato caccia inglese nell'incursione.
Una cisterna italiana, la motonave Cu.s.sula. ormeggiata al centro del bacino in quanto non
v'era posto in banchina, prese rapidamente fuoco ed in un turbinio di fumo e fiamme investì.
sospinta dal vento, altre navi vicine come I'SS Lyrrzun Ahhott e la polacca Plick danneggiandole: agli incendi contribuirono inoltre sia la rottura dell'oleodotto posto sul molo di ponente (S.
Cataldo) sia i pagliuoli fermacarico gettati dalle navi in acqua una volta terminate le normali
operazioni di scarico. Tale legname, spinto dal vento fra le navi ormeggiate al 111 braccio del
nuovo molo foraneo, impregnandosi di nafta e carburante avio fuoriuscito dall'oleodotto danneggiato. s'incendiò creando un muro di fuoco galleggiante che ostacolò seriamente le operazioni di salvataggio. Esplosioni di varia intensità furono udite susseguirsi per tutta la notte.
mentre i l fuoco sulle navi colpite nel porto continuò per alcuni giorni, tanto che. ancora 48 ore
dopo l'attacco, un allarme generale fu dirainato a tutte le unità di soccorso poiché ci si aspettava l'esplosione di una delle tiavi cariche di munizioni posta sulla parte più esterna del molo di
levante. Fortunatamente. questa non avvenne grazie all'efficienza delle sq~iadredi soccorso
della Royal Navy.
J. Tildien. che imbarcava materiale ospedaliero e 22 sanitari in supporto ai
La SS Surn~~el
nosocomi dislocati in città, fu addirittura affondata poche miglia fuori il porto, alle 02.00 del
giorno successivo, per intervento delle motosiluranti britanniche MTB 270 e 297 al fine di prevenirne la detlngrazione e mai più recuperato (16).
I1 rapporto finale tedesco. secondo quanto riferito dal servizio di decrittazione inglese
ULTRA (file decrypt HW 51401 ), pur dichiarando di aver ottenuto "ottimi risultati", sottostimò
l'entità dei danni. indicando solo quattro navi affondate e 21 danneggiate. forse perché le
prime erano poco visibili dall'alto ai ricognitori. In realtà, i danni furono ingeiitissimi, essendo
stati colpiti in vario modo tutti i natanti presenti nel porto. Tra iiiercantili, navi ausiliarie e piccole imbarcazioni di servizio affondarono ben 17 unità che poi sarebbero divenute 28 per u n
totale di 75.936 t.s.l., mentre quelle gravemente danneggiate risultaroiio una ventina per oltre
72.000 t.s.1. Con la maggior parte delle attrezzature portuali fuori uso e la presenza di numeroso naviglio affondato, le operazioni di sbarco rimasero quasi interamente bloccate per tre iiitere settimane, costringendo gli Alleati a deviare tutto i l traffico marittimo su Brindisi. Barletta e
Manfredonia. La capacità di scarico del porto barese scese a sole 1.000-500 t giornaliere.
Dal punto di vista strategico. però. l'azione su Bari non determinò alcun arresto sulla condotta delle operazioni al fronte poiché i flussi di traffico. in effetti. poterono essere rapidamerite deviati e compensati. Agli inizi del nuovo aiiiio. infatti, tutto era pronto per intraprendere
l'operazione "Shi~igle"ovvero lo sbarco ad Anzio (22 gennaio 1944).
Qualche anno dopo. il geiierale Dwight D. Eisenhower. Coniandante supremo delle Forze
alleate per il teatro mediterraneo. ammise nelle sue memorie (17) che tale disastro fu "la più
grande perdita dovuta a singola azione aerea nemica inflitta agli Alleati durante l'intera canipagna i i i Europa". tanto che. come l'autorevole quotidiano "Washington Post" ribadì appena
due settimane dopo I'azione. l'entità dei danni subiti poteva essere paragonata solo all'amara
vicenda di Pearl Harbo~ir.omettendo tuttavia l'atroce segreto che l'attacco nascondeva.
La città subì gravissime ripercussioni riportando notevoli danni strutturali e numerosi
morti tra la popolazione civile, essendo stata raggiunta da bombe iii almeno cinque punti (via
Crisanzio. Via Calafati. Via Abate Gimma angolo Via Roberto da Bari, Via Piccinni oltre alla
città vecchia. al cimitero ecc.). Una relazione clel locale Genio civile (15 dicembre 1943)
riporta infatti la cifra di 181 cadaveri estratti dalle macerie dei fabbricati colpiti. di cui 110
recuperati dai nove stabili andati completamente polverizzati in Via Crisanzio.
-
STORIA
48
Una precedente (4 dicembre) segnalazione della Reale Legione Carabinieri di Bari rilevava invece nelle zone limitrofe del porto quanto st,.«ue:
- Vittime totali 60 (di cui 57 civili. un militare italiano e due alleati)
- Feriti 223 (di cui 137 civili. 70 militari italiani e I h alleati)
Nello stesso documento si precisava inoltre di non essere a conoscenza circa il numero di vittime all'interno del bacino portuale. essendo la zona di competenza degli Alleati. La stima
finale. emessa poi dalla Prefettura di Bari. fu di 243 vittime civili sicuramente identificate, ma
tale dato è certamente in difetto in quanto nutrierosi risultarono i dispersi; l'onda d'urto delle
varie esplosioni di bastimenti. infatti, accrebbe il numero dei caduti poiché molte persone
rimasero sepolte fra le macerie delle case crollate per lo spostamento d'aria. sopratutto nel
centro storico, e i relativi dilaniati corpi non furono mai più ritrovati.
Più concreti i dati di fonte britannica relativi al personale militare: poco dopo l'attacco, i l
numero degli ospedalizzati nei principali nosocomi alleati presenti in città (98" Osp. Gen. britrìnnico, 3" Osp. neozelandese, 14" Osp. niisto anglo-indiano, 26" Osp. Gen. statunitense ecc.)
fii inizialmente di 396 militari a cui si affiancarono 33 civili. Tale casistica. poco dopo, salirà a
543 per superare alla fine la notevole cifra di oltre 800 unità. Tra loro, nelle prime 48 ore, i l
70% versava in gravi condizioiii tant'è che già nelle prime ore vi furono 18 decessi. Al 17
dicembre, fiiroiio registrate 69 vittime che salirono a fine mese ad 84. ma anche qui i l vero
numero non sara mai conosci~itoaiiche perché molti pazienti furono trasferiti in altre sedi
ospedaliere in Italia, negli Stati Uniti, iiel Nord Africa e nel Regno Unito, ove morirono senza
che la reale causa fossc riconosciuta o correlata alla presenza di Iprite.
Anche se tutti i superstiti che si presentavano nei principali nosocomi risultavano coperti
completamente dalla nera. mortale miscela, le lesioni cutanee presentate parvero dipendere
della concentrazione della miscela tossica ovviamente diversa secondo la zona del bacino da
cui essi provenivano oltre che dal tempo di esposizione alla stessa. In genere furono osservate
ustioni di l o e 2" grado con presenza di vescicole in parte infette sull'epidermide e complicanze respiratorie. quest'ultima causa responsabile di ulteriori decessi iiel tempo (18).
Ancora oggi, non è conosciuto il numero esatto dei contamiiiati anche se una nota ufficiale
diramata della US Navy, diffusa negli anni Settanta, parla di 628 casi, mentre fonti britanniche
più attuali ne indicano 683 fra cui emergono 161 deceduti e10 dispersi. Quanto alla popolazione civile, pochissimi ebbero trattamento medico adeguato essendo la maggior parte ricacciata
indietro dagli ospedali oramai saturi di militari feriti. Senza cure mediche, la più parte morì
gradualmente in estrema solitudine. In ultima analisi, tra militari alleati e civili italiani, si può
ragioiievolmente stimare che perirono oltre un migliaio di persone sia come conseguenza delle
esplosioni sia per gli effetti tossici dell'Iprite.
La reticenza mostrata dagli Alleati e soprattutto dai britannici nel divulgare la notizia
del disastro e la presenza di aggressivi chimici (comunque già nota alle autorità poche ore
dopo il disastro), certamente aggravò gli effetti negativi poiché impedì efficaci misure terapeutiche iniziali e determinò inammissibili ritardi nel comunicare ai centri di soccorso la
reale causa responsabile delle lesioni riscontrate sui pazienti. Lo smarrimento delle autorità
sanitarie alleate, impreparate dinanzi agli effetti misteriosi e sconosciuti del micidiale gas
del quale non si conosceva la presenza in una città a così alta densità di popolazione, fu
quindi assoluto. Si consideri inoltre che fu mantenuto il più assoluto riserbo sulla vicenda
anche negli anni a seguire, giacché le prime notizie iniziarono a trapelare dagli archivi militari solo trenta anni dopo tanto che, ancora oggi, moltissimi superstiti ignorano la reale
causa di tanto sfacelo.
Per tutta una serie di limitazioni. in gran parte correlabili a carenze dal punto di vista orga-
D u sinistro.
Posizione dei principali relitti
ancora giacenti nel porto di Bari
alla fine del conflitto (g. C.Ass.
Marinata Puglia). Effetti distruttivi delle bombe su
edifici deilacittà
lasciate dal Lt Cosh. ufficiale
medico al 98"' Osp. Gen. britannico dislocato nel Policlinico, il
primo sospetto circa l'esistenza
di gas Iprite avvenne alle 10.30
del 3 dicembre.
-
STORIA
49
La motonave requisita Barletta in
corso di recupero nel dopoguerra.
in una foto il cui cielo è stato
malamente ritoccato.
(19) Ju88A-4 B 3 + E H del
[.Staffe1 KG54 W.nr. 300267
condotto dal Fhj. Fw Walter
Klein e lo Ju.88A-4 4D+IL W.nr.
142152 del 3.Staffel KG3O
(Uffz. Hellwig Karl-Heinr). Uno
dei due fu visto cadere appena
fuori il porto veccliio.
Da sinistr.11.
Un sommozzatore al lavoro
durante l'attività di rimozione dei
relitti nel porto di Bari svolta nel
dopoguerra (g.c. N. Lapedota).
Il relitto del mercantile norvegese
Lom nel 1948 (g.c. N. Lampedota).
nizzativo. la fortuna certamente aveva favorito i tedeschi. Un Beaufighter MK.IV da caccia
notturna del 41 6"' Nigth Fight Squadron (NFS). 12"' AF. decollato su allarme assieme a tre analoghi apparecchi MK VI11 dello Sdn. 255 della RAF (Wing 386) dalla base di Grottaglie ad
attacco iniziato. giunse sul capoluogo quando il raid era da poco terminato e non riuscì a stabilire alcun contatto col nemico. Più fortunato il secondo che riuscì a stabilirne Lino a circa quattro miglia a Nord della città sui 3.000 m di quota. Nonostante l'aereo nemico, identificato
erroneamente come un Dornier 217, eseguisse violente manovre evasive. l'inglese riuscì a serrare le distanze sui 200 metri sino a q~iando,improvvisamente, il tedesco. con un brusco scarto
a sinistra. fece perdere ogni taccia dopo 50 miglia di serrato inseguimento a velocità di 250
Mph. Gli ultimi due caccia notturni arrivarono purtroppo troppo tardi e non segnalarono nulla
di particolare. Le perdite tedesche furono estremamente contenute essendo stati effettivamente
perduti, come si evince dall'estratto del rapporto giornaliero della Il Luftflotte e datato 12
dicembre 1943, solo due aerei per il fuoco contraerei (19).
La ricognizione tedesca continuò in ogni modo i giorni successivi ad osservare e registrare
i danni inferti. ma non sempre tali verifiche ebbero successo. infatti, dai rapporti degli Alleati,
-
STORIA ARMING WIR
SAFCTY
\
La bomba di produzione
statunitense M47A1 da 100 libbre
con carica ad iprite.
'
(20) L'equipaggio era compoito
dal pilota Oblt. Schumm Josef e
dal niarconistii/niitragliere Uffz.
Heiiiz Kiimmer.
(21) L' I I dicembre secondo alcune bnti britanniche.
Fonti e bibliografia
un Me 410A del 2.1FAGr.122 W.nr 100206 cod. F6+YK risulterebbe abbattuto dalla caccia su
Bari il 4 dicembre (20).
Un piccolo enigma storico, di cui finora non si è trovata traccia negli archivi. è quello
relativo al successivo attacco del 13 dicembre coli cui si cercò, stavolta senza fortuna. di ripetere il precedente successo (21). L'azione, costata la perdita di tre bombardieri Ju 88A. non
ebbe esito positivo a causa delle pessime condizioni meteo che determinarono scarsa visibilità
dei bersagli. Quel giorno, 21 apparecchi Junkers 8 8 A - 4 dei Gruppe I . e III.ILG1
(LehrGeschwader = Stormo bombardieri) decollarono dalle basi greche di Eleusis (Atene) e
KastelliIIraklion (Creta) tra le 15.30 e le 18.35 per dirigere verso Bari utilizzando la solita tattica di avvicinamento notturno a volo radente. Giunti sull'obiettivo. con rammarico si riotarono condizioni meteo dominate dal cattivo tempo; al contrario di quanto previsto dal servizio
ineteorologico tedesco, spesse nubi coprivano il bersaglio. a malapena visibile, ostacolando
l'attacco che fu comunque eseguito nonostante una pesante reazione contraerea.
11 Second Engineer Roy Nichols. testimone diretto dell'incursione poiché in quel momento imbarcato sulla SS Nyan:a, così scrisse a tal proposito nelle sue memorie:
Archivio di Stato. Bari
Arch. Prefettura 111" vers. R.
Busta 8 1.96
Arch. Coni~irieBari 111" dep.
B.1388. 1405. 1417.
Arch. Genio civile B.1193, 2024
U.K. National Archives: Cartelle
AIR 4012253. Air 51132. Air
2311481, AIR 2311470. AIR
211 3585. PIN 1512390. Ultru
HW 51401. W 0 20414353.
United States Naval Administrative History of World War: microfilm roll I1 #l73
G.B. Irifield. Di.sustro CI Bari.
Bari. Adda Editore. 1" ed. 1977
Air ruiil iieiiiicv alle ore 23.00. Fiioco di sbarramento a.a. terrificante. Noii sono state udite bombe
cadere [tanto che] soldati e civili italiani staririo ancora lavorando sulle navi.
G. Reminick, Ni~htmurein Bari.
Palo Alto.CA, Glenncannon
P r e s Itd.. Maritime books. 2001
Dopo l'azione. alcuni aerei atterrarono sul campo di Podgorica (Scutari). altri a Tirana, in
Albania. rria tutti i restanti rientrarono alle proprie basi tranne tre. colpiti dall'efficace reazione
contraerea. 11 III.ILG1 dichiarò di aver perduto nei pressi dell'obiettivo i seguenti velivoli:
Ll+CS W.nr. 550404 del Lt. Martin Schroeder (8" Staffel) e LI+BT W.nr. 800926 dell'Uffz.
Hans Grohmann (C)" Staffel) i cui equipaggi furono dichiarati dispersi. A causa di un'avaria
all'apparato radio durante i l rientro. l'apparecchio LI+CK W.nr. 550465 del Lt. Gert
Winterfeld (2.ILGl) ebbe problemi di navigazione, perciò. verso le 21.30. fu costretto ad ese-
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Bari. 1946. I1 relitto della
motonave requisita Barletta poco
dopo il suo sollevamento dal
fondo del porto (Ass. Marinara
Puglia).
-
STORIA
51 Recupero della nave cisterna
britannica Devon Coast nel
dopoguerra (Ass. Marinara
Puglia).
(22) Equipaggio (8.ILGl I del
LI+C-: ,,ilota
LT, ~~~~i~~
Schroeder. 0 5 s . Uffz. Martiii
Hardt. op.radio Uffz. Hans
Friedrich. mirr. Uff. Gottfried
Spalt.
Equipaggio (9.ILGI del
LI+BT: pilota Uffz. Hans Grohmann. oss. Gefr. Arnold Pagel.
op. radio Uffz. Adolf Wirsing.
mitr. Fw. Stefan Iszezek.
Equipaggio (3.ILGI del
L I + C K : pilota Lt. Gert Winterfeld. oss. Fw. Fraiiz Resch.
op. radio Uffz. Erwin Kirlhorii.
niitr. Gefr. Alfred Raidt.
Le acque del porto di Rari ancora
cosparse di relitti nel L947(Ass.
Marinara Puglia).
guire un ammaraggio d'emergenza per mancanza di carburante nel Golfo di Psara. ad ovest
dell'isola di Chio. in prossimità della Turchia. 11 pilota e l'osservatore. FW. Franz Resch. riuscirono a raggiungere incolumi la costa mentre dei restanti membri dell'equipaggio furono
recuperati solo i relativi corpi (22). A tal proposito ricorda il Lt. Winterfeld:
Ci troviamo nel volo di ritorno dall'azione sul porto di Bari. nel sud Italia. il 13 dicembre 1943.
Quest'azione. per cui erano decollati alle ore 15.30 diversi aerei del I e I11 Gruppe LGI da Eleiisis (tra
cui il mio apparecchio LI +CK) era andata piuttosto male poiché il tempo trovato era molto peggiore di
quanto avessimo previsto. Sull'obiettivo vi erano spesse nubi la cui parte inferiore. attestatisi sui 1.500
m. non permetteva l'usuale attacco planato da 3.000 m. di altezza su navi e installazioni portuali. Mentre
"spiralavo" lentamente attraverso le nubi per attaccare. mi ritrovai sul porto in mezzo ad un nutrito fuoco
coritraerei. Senza sufficiente illuniinazione. potei solo abbozzare ~ i r iattacco in picchiata sulle postazioni
a.a. a terra. Non furono osservati gli effetti delle nostre borribe. iiia sentiiiinio abbastanza gli scoppi dovuti al hioco contraereo. Nel volo di rientro. avvenuto sopra le nubi sui 3.5000 m di quota. all'incirca nei
pressi di Tirana quando si stava per deviare verso Atene. l'operatore radio Uffz. Kielliorn riferì di ~iii'avaria all'impianto radio. Avendo anche il radiogoniomerro fuori uso. utilizzai l'insicura bussola per la iiavigazione ma, al tempo di arrivo stiriiato. il tetto di nubi ancora chiuso rendeva impossibile scorgere la luce
del proiettore che segnalava Eleusis. Proseguimmo quindi sino a quando le nubi non si aprirono permettendoci di scendere sino a livello del mare.. .
In quell'occasione. fortunatamente 11011 vi furono ulteriori danni per la città e perdite da
parte degli Alleati. Con quest'episodio. si concluse ogni altro tentativo tedesco di rallentare
l'avanzata avversaria agendo a "valle" del fronte. Certamente la prima incursione fu un grande
successo. forse il maggiore conseguito nel teatro europeo, e poteva essere ~fruttatameglio, ma
Hitler, caparbiamente, richiamò in Germania tutti i sei Gruppen da bombardainento presenti
sulla penisola, circa 180 bombardieri. per preparare una nuova offensiva contro il Regno Unito
denominata "Steinbock" (Starnbecco) come ritorsione per i danni subiti dalle città tedesche ad
Il relitto della "Liberty ship"
John Motley, a sinistra, in una
foto del 1944 (g.c. G . Southern).
111 htrs.so. du si~iisrru.
Un'altra immagine del relitto del
mercantile norvegese Lom nel
1948 (g.c. N. Lampedota).
Una delle navi mercantili
affondate il 2 dicembre 1943 a
Bari in una foto del 1944 (Ass.
Marinara Puglia).
1
opera dei bombardieri della RAF, lasciando in Italia all'inizio di ottobre 1943 solo tre gr~ippi
caccia (I. e [Il./JG77. l.lJG53) a difesa del nord. L'anno successivo vedrà il monitoraggio da
parte germanica dei principali porti pugliesi (Brindisi. Taranto, Bari) ad opera di ricognitori
del l.iNaGr.12 di provenienza balcanica col proposito di allertare tempestivamente le difese
lungo la costa orientale italiana qualora si fosse evidenziato un auineiito sospetto del traffico
navale al fine di prevenire eventuali sbarchi avversari sul versante adriatico miranti ad aggirare la linea "Gotica". A riprova di questo. un altro solitario caccia Bf109 G-8. il "3" giallo W.nr
20694 appartenete al 1.INaGr.l 2 proveniente da Devoli per un'azione di ricognizione. venne
abbattuto vicino alla città il 3 gennaio 1944. La vittoria. rivendicata a1 50% clall'asso neozelandese Lt. Warrenn Schrader (DFC) e dal suo gregario WIO. Hoare, ambedue su "Spitfire"
1X. in carico allo Squadroii 1435 della RNZAF. partiti su allarme da Brindisi, determinò la
morte del pilota Geifr. Ludwig Palmas (23). In conclusione. il bombardamento del 2 dicembre
può essere considerato. a tutti gli effetti. i l sanguinoso canto del cigno della Luftwaffe in Italia
e. come scrisse l'autorevole "Times" il successivo 27 dicembre 1943:
L'incursione. beli progettata ed audacemente eseyuita, aveva scritto una pagina di lezione tattica
sconcertante: la superioriti dell'aria non sempre puì, prevenire isolati e riusciti assalti del riemico. Per gli
Alleati. sempre fiducicisi in continue vittorie. questa sarebbe stata una dura lezione da ricordare.
Nell'tistate del 1944 la forza aerea tedesca. ridotta ormai solo ad alcuni gruppi da ricognizione. da attacco al suolo e da caccia. lasciò quasi per intero i compiti di protezione aera della
penisola alla non certo numerosa aviazione della Repubblica Sociale. rinunciando inoltre a
qualsiasi azione offensiva sul fronte italiano.
I1 6 luglio 1944. una squadriglia di cinque S.79 Bis cie1l'A.N.R. ritentò un'incursione sul
porto barese, ma non raggiunse alcun concreto riwltato. a dimostrazione che la potenza aerea
offensiva dell'Asse. in quel periodo, era oramai solo uno sbiadito ricordo (24).
G. Grande
(23) Curiosameiite. il relitto dell'aereo sarà ripescato dal niare
abbastanza integro vicino a Brindisi nel 1961 per essere sfortuiiatmeiite rorramato poco dopo da
~ i i ileinolitore
i
locale.
1
(24) Nell'azione andò perduto
l'apparecchio del teiieiite Del
Prete. codice B2-IO, che. danneggiato dall'intenso fiioco a.a..
amiiiarò a 200 m dalla costa nei
pressi di Ancona. Gli italiani
(ten. Leopoldo Ruggieri e Marcello Perina) rivendicarono r i ~
spettivamente l'affo~idanieritodi
un piroscafo da 8.000 tsl ed il
dnnneggiaiiieiito di un analogo
bastimento per complessive
lh.000 tsl. nia sui documenti di
fonte anglosassone es;~niinati
non vi sono riscontri positivi in
tal senso.
L'aurore e "STORIA militirrr "
desiderclno ringrariurr, la (lott..\a
M a r i a R i t a Ma::u, crirarrice
della sala stritiio dell'Arcliii7io di
Sraro in Buri. Nick Beule. And r e i ~AI-/!. Pa.syuul~~
B. T r i ~ i o .
Presidente clell'Ass. Marintrrrr
"Prc,yliu" di Briri r soprarurro
tiiurrandrea Bu.ssi. senza il cxi
aiuto qrresto srrrdio iioti .sarebbe
sruto possibilr.