valutazione incidenza

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valutazione incidenza
Società
Camping Village Isolino sri
Verbania
Nuovo pontile galleggiante
in sostituzione di n. 46 boe esistenti
VALUTAZIONE
DI
INCIDENZA
(art.6, DPR 12 marzo 2003, n. 120
art. 43, LR 29 giugno 2009, n.19)
(Integrata come richiesto da Conferenza di servizi del 18.12.2012)
A cura di
Camilla Scalabrini,
Gister Geomatica sas, elaborati cartografici
febbraio 2013
INDICE
1.
2.
3.
4.
5.
Quadro di riferimento procedimentale e normativo ............................ 3
Habitat e specie interessati dal progetto e stato attuale ....................... 8
Altri aspetti ambientali .......................................................................... 10
Quadro di riferimento progettuale ....................................................... 12
Valutazione di esclusione ....................................................................... 15
ALLEGATI
Allegato 1, Scheda SIC
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1. Quadro di riferimento procedimentale e normativo
La presente relazione di accompagnamento al progetto di realizzazione di un
pontile galleggiante presso l’area del Camping Isolino in località Fondotoce,
costituisce supporto documentale al processo decisionale proprio della
valutazione di incidenza.
Ogniqualvolta infatti un progetto o piano sia passibile di avere effetti rilevanti su un
sito della rete Natura 2000, quale è la Riserva Naturale del Fondo Toce (SIC e
ZPS IT 1140001), esso è soggetto a procedura di valutazione di incidenza, ovvero
a quel procedimento al quale è necessario sottoporre qualsiasi piano o progetto
che possa avere incidenze significative su un sito (o proposto sito) della rete
Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti e tenuto
conto degli obiettivi di conservazione del sito.
Tale procedura è stata introdotta, a livello più generale del diritto europeo,
dall'articolo 6, comma 3, della direttiva "Habitat" con lo scopo di salvaguardare
l'integrità dei siti attraverso l'esame delle interferenze di piani e progetti non
direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi
sono stati individuati, ma in grado di condizionarne l'equilibrio ambientale.
Lo sviluppo del procedimento si sviluppa inoltre, sempre sotto il profilo normativo,
sia in rapporto alla normativa nazionale e regionale, sia in relazione alle previsioni
e prescrizioni propri della pianificazione urbanistica e di settore.
Nello specifico, il procedimento valutativo ottempera da una parte all'art. 6 del
DPR 12 marzo 2003 n.120 , (G.U. n. 124 del 30 maggio 2003) che ha sostituito
l'art.5 del DPR 8 settembre 1997, n. 357 che recepiva nella normativa italiana i
paragrafi 3 e 4 dell’art.6 della Direttiva "Habitat", e all’art. 43 della Legge regionale
29 giugno 2009, n. 19, "Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della
biodiversità"; dall’altra alla normativa del Piano Naturalistico del parco e del Piano
Particolareggiato delle sponde del comune di Verbania.
Secondo il comma 2, dell’art. 43 del Testo unico regionale, l'assoggettabilità alla
valutazione di incidenza è verificata con riferimento alle implicazioni potenziali ed
agli effetti significativi che l'intervento o il progetto può produrre, singolarmente o
congiuntamente ad altri, sugli obiettivi specifici di conservazione del sito o che
possano generare pregiudizio alla loro integrità, in base alle linee guida di cui
all'allegato B sulle quali si tornerà più avanti.
Per quanto concerne la pianificazione territoriale sia le Norme di attuazione del
Piano Naturalistico della Riserva Naturale regionale del Fondo Toce approvato
con DCR del 24 febbraio 2009, n. 239-8808, sia le Norme di Attuazione del Piano
Particolareggiato di Tutela ed Uso delle sponde lacuali e fluviali, adottato con
Progetto definitivo dal Consiglio comunale di Verbania il 16 aprile 2003 con D.C.C.
n.59, richiamano, rispettivamente all’art. 331 e agli art.li 2 e 16, l’obbligo della
1
“Gli interventi e i progetti suscettibili di determinare, direttamente o indirettamente,
incidenze significative sulle specie e sugli habitat del SIC “Fondo Toce” e che non risultino
direttamente connessi e necessari al loro mantenimento in uno stato di conservazione
soddisfacente in considerazione degli specifici obiettivi di conservazione, sono soggetti alla
procedura di valutazione di incidenza (…)”
3
redazione della valutazione di incidenza per le opere previste all’interno dell’area
SIC del Fondo Toce.
Nello specifico, la procedura di valutazione di incidenza è svolta dall’Ente di
gestione della Riserva naturale speciale in quanto soggetto gestore del Sito di
Interesse Comunitario “Fondo Toce” (SIC IT 1140001)2, ai sensi del comma 5, art.
33 delle norme del piano, ai fini della quale i proponenti del progetto presentano
uno studio sviluppato con riferimento ai contenuti di cui all’allegato G al D.P.R.
357/1997 e s.m.i. (comma 3, art. 33).
Con DGR n.36-13220 dell’8 febbraio 2010, avente ad oggetto “LR 29 giugno 2009,
n.19 artt. 41 e 43. Delega della gestione dei Siti di importanza comunitaria e Zone
di Protezione Speciale e delle relative valutazioni di incidenza di interventi e
progetti a soggetti gestori di aree protette del Piemonte”, l’Ente parco Laghi
Maggiore, in virtù della delega formalizzata, è responsabile diretto non solo della
conservazione e della gestione del sito, ferma restando la responsabilità
“concorrente” della Regione, ma anche dell’esercizio delle funzioni inerenti le
procedure di valutazione di incidenza, ai sensi dell’art.43, comma 3 della stessa
L.R. 19/09.
Ai fini della valutazione di incidenza, i proponenti di piani e interventi non finalizzati
unicamente alla conservazione di specie e habitat di un sito Natura 2000,
presentano dunque uno "studio" (ex relazione) volto ad individuare e valutare i
principali effetti che il piano o l'intervento può avere sul sito interessato.
Nel quadro procedimentale assumono inoltre rilevanza le Linee guida della legge
regionale 19/2009 laddove, all’allegato B, la fase valutativa è riferita a più livelli, il
primo dei quali, detto di screening, viene indicato come quel “processo di
individuazione delle implicazioni potenziali di un progetto o piano su un sito Natura
2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, e determinazione
del possibile grado di significatività di tali incidenze”.
Si tratta propriamente di una fase dove si mette a punto quella opportuna
valutazione3, prevista all’art. 6, comma 3 della direttiva «Habitat» (92/43/CEE),
volta a determinare pregiudizialmente la perdita, il degrado e/o la perturbazione
dell’habitat e delle specie susseguenti il progetto di intervento proposto.
L’articolo 6 ha una funzione cruciale per la gestione dei siti della rete Natura 2000,
ed il concetto di «opportuna valutazione» solleva questioni a livello di forma e
contenuto, il fattore che fa scattare una valutazione ai sensi della direttiva
85/337/CEE è pressoché identico a quello previsto dalla direttiva 92/43/CEE, ed è
essenzialmente legato alla probabilità di incidenze significative.
Sotto questo aspetto in primo luogo, una valutazione va documentata. Da ciò
consegue come corollario che essa debba anche essere motivata. L’articolo 6,
paragrafi 3 e 4, impone ai decisori di prendere determinazioni alla luce di
2
Confermato con la Decisione della Commissione europea del 7 dicembre 2004 che adotta
l’Elenco dei siti d’importanza comunitaria della regione biogeografia continentale
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<<Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso o necessario alla gestione del
sito, ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad
altri piani e progetti, forma oggetto di un’opportuna valutazione dell’incidenza che ha sul sito,
tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo>> art. 6, comma 3 della direttiva
«Habitat» (92/43/CEE).
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particolari informazioni relative all’ambiente. Se dalla valutazione documentata
non risulta la base motivata per la decisione successiva (ossia se si tratta
semplicemente di un giudizio positivo o negativo di un piano o progetto non
corredato da motivazioni), la valutazione non soddisfa il suo scopo e non può
essere considerata «opportuna».
Il presente studio è stato dunque predisposto allo scopo di fornire gli elementi utili
a formulare una previsione del tipo e della significatività degli impatti potenziali
sulla flora e sulla fauna del progetto di intervento a partire da quegli elementi
conoscitivi importanti in particolare per l’habitat 3150 (Laghi eutrofici naturali con
vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition) coinvolto potenzialmente dal
progetto.
I caratteri del sito Natura 2000 nel suo complesso e dell’habitat potenzialmente
coinvolto, la tipologia del progetto con i suoi aspetti quali-quantitativi e la sua
localizzazione spaziale di dettaglio, hanno chiaramente strutturato approccio e
caratteri dello studio.
Nello studio è stato predisposto un quadro conoscitivo d’insieme sulle
caratteristiche quali-quantitative del progetto e sulla composizione ed l’importanza
ecologica di specie, comunità ed ecosistemi presenti nell’area di influenza
potenziale, ovvero l'habitat 3150.
Come già richiamato la Regione Piemonte con Legge regionale 29 giugno 2009,
n. 19, "Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità", definisce,
all’art. 43 che gli interventi ed i progetti suscettibili di determinare, direttamente o
indirettamente, incidenze significative sulle specie e sugli habitat e che non sono
direttamente connessi e necessari al loro mantenimento in uno stato di
conservazione soddisfacente nelle aree della rete Natura 2000 e nei siti di
importanza comunitaria proposti, in considerazione degli specifici obiettivi di
conservazione, sono sottoposti a procedura di valutazione di incidenza di cui
all'articolo 5 del d.p.r. 357/1997 (comma 1, art. 43).
L'assoggettabilità alla valutazione di incidenza è verificata con riferimento alle
implicazioni potenziali ed agli effetti significativi che l'intervento o il progetto può
produrre, singolarmente o congiuntamente ad altri, sugli obiettivi specifici di
conservazione del sito o che possano generare pregiudizio alla loro integrità, in
base alle linee guida di cui all'allegato B (comma 2, art.43).
Le linee guida regionali per lo sviluppo del procedimento di cui all’allegato B
prevedono, come si è più sopra richiamato, una fase di screening e di valutazione
appropriata, la quale è oggetto della presente relazione.
Nell'analisi delle interferenze, occorre prendere in considerazione la qualità, la
capacità di rigenerazione delle risorse naturali e la capacità di carico
dell'ambiente, secondo una scala di analisi e rappresentazione che dovrà essere
connessa con la dimensione del Sito, la tipologia di habitat e la eventuale
popolazione da conservare.
Qualsiasi evento che contribuisca a ridurre le superfici di un habitat naturale per il
quale questo sito è stato designato può essere considerato un degrado. Come
illustrato dal manuale dell’Unione europea in un sito si ha un degrado di habitat
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quando la superficie dell’habitat viene ridotta oppure la struttura e le funzioni
specifiche necessarie al suo mantenimento a lungo termine o al buon stato di
conservazione delle specie tipiche ad esso associate vengono ridotte rispetto alla
situazione iniziale. Questa valutazione è effettuata in funzione del contributo del
sito alla coerenza della rete.
A differenza del degrado, la perturbazione non incide direttamente sulle condizioni
fisiche di un sito; essa concerne le specie ed è spesso limitata nel tempo (rumore,
sorgente luminosa ecc.). L’intensità, la durata e la frequenza del ripetersi della
perturbazione sono quindi parametri importanti.
Sempre secondo il manuale UE si ha una perturbazione di una specie in un sito
quando i dati sull’andamento delle popolazioni di questo sito indicano che tale
specie non può più essere un elemento vitale dell’habitat cui appartiene rispetto
alla situazione iniziale. Questa valutazione è effettuata conformemente al
contributo del sito alla coerenza della rete.
Cruciali sotto il profilo valutativo risultano dunque gli aspetti di perdita, degrado e
perturbazione dell’habitat, aspetti che come analizzato e riportato nel seguito della
relazione si sono esclusi in ragione delle caratteristiche del progetto e dell’ambito
spaziale di ingerenza dello stesso.
Per quanto concerne le caratteristiche del SIC (vedi scheda identificativa in
allegato 1), va rilevato come esso sia costituito da una pluralità di ambienti
compositi e fortemente differenziati, a diversa valenza naturalistica ed antropica,
che senza soluzione di continuità, all’interno dei propri confini e nelle aree
limitrofe, presenta ambiti a vegetazione acquatica e palustre di interesse distribuite
lungo i corsi d’acqua, le rispettive foci ed il litorale lacustre, aree forestali relitte,
acque libere, zone incolte ed agricole, aree fortemente antropizzate (turistiche,
industriali, centri abitati), e reti infrastrutturali.
Sotto il profilo ambientale va infine richiamato come il SIC/ZPS ricada all’interno
del “Sito di interesse nazionale di bonifica di Pieve Vergonte” (DM 10/1/2000),
oggetto di diversa considerazione sotto il profilo della procedura ed iter
autorizzativo per interventi ivi allocati e di carattere sovraordinato. Tale condizione
di sovrapposizione di limiti lascia al momento indeterminata l’eventuale cogenza di
approcci metodologici e valutativi di tipo integrato, essendo la fattispecie al
momento esclusa da richiami e/o riferimenti normativi propri della procedura di
valutazione di incidenza.
Per quanto concerne il progetto, esso prevede la realizzazione di un pontile
galleggiante con il prolungamento di un molo esistente in compensazione
funzionale alla rimozione di 46 boe per l’attracco di imbarcazioni oggi interessanti
lo specchio d’acqua prospiciente il campeggio.
Gli elementi costitutivi succintamente richiamati definiscono in sostanza
l’approccio metodologico: in primo luogo l’analisi sul campo volta a determinare
l’eventuale interazione e/o sottrazione diretta di habitat prioritari, nonché degli
eventuali aspetti di degrado e perturbazione potenzialmente indotti; dall’altra con
attenzione all’evoluzione dell’interazione progetto/ambiente da analizzare secondo
la consueta sequenza temporale - fasi di cantiere, funzionamento a regime e
dismissione ed in ragione delle dinamiche stagionali non solo delle specie
stanziali, ma anche di quelle migratorie.
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Di seguito lo studio presenta dunque il quadro conoscitivo degli habitat del sito
potenzialmente coinvolti, le caratteristiche delle opere di intervento previste ed una
valutazione delle potenziali interazioni e possibile incidenza.
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2.
Habitat e specie interessati dal progetto e stato attuale
Riferendosi alla cartografia allegata al Piano Naturalistico (Figg. 1 e 2 “Carta degli
habitat” e “Carta della vegetazione”), l'elemento di rilievo potenzialmente coinvolto
in modo diretto dall'intervento previsto è rappresentato dall'habitat di interesse
comunitario “Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o
Hydrocharition” codice 3150.
Secondo quanto specificato nella Guida al riconoscimento di Ambienti e Specie
della Direttiva Habitat in Piemonte - Regione Piemonte (Sindaco R., G.P.
Mondino, A. Selvaggi, A. Ebone, G. Della Beffa, 2003) l'habitat 3150 “Laghi
eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition”
comprende cenosi di piante radicate al fondo o flottanti, sommerse o galleggianti,
di acque ferme eutrofiche di stagno o sponde di laghi con fondali bassi (1-3 m).
Tra le specie caratteristiche dell’habitat elencate nella Guida e segnalate nella
Riserva si ricordano: Najas marina, Vallisneria spiralis, Trapa natans var.
verbanensis, Myriophyllum spicatum, Potamogeton crispus, P. perfoliatus,
Hippuris vulgaris.
Nel Manuale italiano di interpretazione degli Habitat, documento di riferimento
scientifico realizzato dalla Società Botanica Italiana per conto del Ministero
dell'Ambiente (agosto 2009), l'habitat 3150 viene definito in base alla presenza di
vegetazione dulciacquicola idrofitica azonale, sommersa o natante, flottante o
radicante, ad ampia distribuzione, riferibile alle classi Lemnetea e Potametea
generalmente a forte dominanza di 1-2 specie, accompagnate da poche
sporadiche compagne. Le specie caratteristiche indicate sono le stesse già sopra
indicate.
Le minacce per la conservazione di tale habitat, che in assenza di alterazioni delle
condizioni ambientali non dovrebbe evolvere, sono rappresentate dall'interramento
conseguente all’accumulo di sedimento sui fondali (o dall’alterazione artificiale del
regime idrico), da inquinamenti, bonifiche, incendi degli ambienti di canneto. Sul
territorio piemontese l'habitat è indicato in fase di regresso.
Stante questo inquadramento generale, occorre considerare la situazione
specifica dell'habitat nella Riserva e soprattutto nel tratto di lago interessato
dall'intervento. Questi i dati sulla presenza dell'habitat e di specie rare tipiche
dell'habitat desumibili dal Piano Naturalistico e risalenti ad alcuni anni fa.
•
La localizzazione cartografica delle specie idrofite riportata in modo
indicativo nella Carta della vegetazione del Piano Naturalistico e nella
descrizione della localizzazione, ripresa dalla relazione del Piano
Naturalistico stesso, parrebbero escludere la presenza delle specie rare nel
tratto di lago interessato dal progetto (Fig.1).
•
Riguardo invece alla presenza dell'habitat 3150 “Laghi eutrofici naturali con
vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition”, essa viene indicata
genericamente nella fascia di lago tra la foce del Toce e la località S. Carlo
(Fig. 2).
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Ulteriori dati, di maggior dettaglio e più recenti (2009), sono disponibili grazie ad
uno studio sulle piante acquatiche lacustri svolto dal Consiglio Nazionale delle
Ricerche – Istituto per lo studio degli ecosistemi di Verbania (Progetto PALMA Alessandro Oggioni). Tale studio mette a confronto i dati storici sulla presenza di
macrofite acquatiche (DATI CNR Fig. 3) nel tratto di lago compreso tra la foce del
Toce e la località S. Carlo, con quelli rilevati nel corso del 2009 (Fig. 4) nel Golfo
Borromeo.
I dati recenti (2009) derivano da specifici rilievi eseguiti tramite GPS, con
osservazioni dirette in acqua (visione diretta attraverso batiscopio o nuotatori) per
la fascia di lago con profondità comprese tra 1 e 5 m, o attraverso telecamera
subacquea da una imbarcazione per la fascia di lago di profondità superiore a 5
m. Questi rilievi hanno permesso di realizzare la mappatura delle aree occupate
dalle singole specie, riportata in Fig. 4.
Il confronto tra le figure evidenzia quella che lo studio definisce “una decisa
riduzione, ai limiti della totale scomparsa, di tutta la biocenosi macrofitica”, le cui
cause o concause (ancora da valutare) potrebbero essere varie, di origine
antropica o naturale.
In particolare nel tratto specifico di lago interessato dall'intervento di
sostituzione delle boe con il pontile galleggiante, non sono stati rilevati
popolamenti di idrofite (Fig. 7).
Ittiofauna
Per quanto attiene alle specie ittiche le specie dell’Allegato II della Direttiva
Habitat, quelle indicate nella scheda della ZPS e SIC IT 1140001 sono riportate
nella seguente tabella, dove viene indicato anche il periodo riproduttivo indicativo.
Elenco Pesci all. II Direttiva Habitat
Lethenteron zanandreai
Alosa fallax
Salmo (trutta) marmoratus
Barbus meridionalis
Barbus plebejus
Leuciscus souffia
Cottus gobio
Rutilus pigus
lampreda padana
agone
trota marmorata
barbo canino
barbo comune
vairone
scazzone
pigo
Periodo riproduttivo
gennaio - marzo
maggio-luglio
novembre-dicembre
metà maggio-metà luglio
maggio-luglio
maggio-luglio
aprile-maggio
aprile -maggio
Escludendo dalla possibile interferenza le specie di ambiente fluviale, quali
Lethenteron zanandreai, Salmo (trutta) marmoratus, Barbus meridionalis, per
quanto riguarda le restanti, Leuciscus souffia (più tipicamente di fiume e
occasionalmente ritrovabile nel lago) e Cottus gobio (anch’esso più tipicamente di
fiume e ritrovato in sponda sinistra alla foce del Toce) prediligono fondali ciottolosi;
Barbus plebejus si può trovare in prossimità dello sbocco a lago degli immissari, è
poco frequente nei laghi e per la riproduzione si sposta nei corsi d’acqua. Rutilus
pigus, specie autoctona endemica, è un ciprinide della zona sublitorale o litorale
rocciosa, che si riproduce tra aprile e maggio. Alosa fallax (agone) è specie
pelagica che si sposta nella fascia litorale nel periodo riproduttivo, indicativamente
tra maggio e luglio, utilizzando fondali pietrosi, ma nel caso specifico è stata
segnalata tale attività anche su fondale sabbioso.
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3. Altri aspetti ambientali
Specie ittiche di interesse economico
In aggiunta alle specie della Direttiva Habitat sono state prese in considerazione
specie ittiche di interesse economico, in relazione alla segnalazione del
Commissariato italiano per la Convenzione italo-svizzera sulla pesca, sebbene si
tratti di specie non contemplate dalla Direttiva habitat, anzi, in alcuni casi
alloctone.
Elenco pesci di interesse per la pesca
Coregonus spp.*
Esox lucius
Stizostedion lucioperca*
Perca fluviatilis
Salmo (trutta) trutta
Cyprinus carpius
Tinca tinca
Alburnus alburnus alborella
Salvelinus fontinalis*
Micropterus salmoides*
Lota lota
* specie alloctone
coregoni
luccio
luccioperca
persico reale
trota lacustre
carpa
tinca
alborella
salmerino
persico trota
bottatrice
Periodo riproduttivo
dicembre gennaio
febbraio-aprile
aprile-giugno
marzo-aprile
dicembre-gennaio
maggio-giugno
maggio-luglio
giugno-luglio
novembre-gennaio
aprile-luglio
novembre-marzo
Nella zona pelagica ci sono coregoni (lavarello e bondella), alborella, salmerino e
trota lacustre; i coregoni non sono autoctoni, ma introdotti a partire dalla fine del
XIX sec. e importanti sotto il profilo produttivo; nell’attuale fase di oligotrofia del
lago, la loro presenza si è però ridotta a favore dell’agone, specie autoctona più
competitiva. Le alborelle sono in fase di forte regressione sia perché penalizzate
rispetto al passato dall’oligotrofia, sia a causa di una specie invasiva (gardon Rutilus rutilus). Per la riproduzione, le specie pelagiche si spostano utilizzando le
fasce di litorale con fondali pietrosi o sabbiosi, o migrando nei corsi d’acqua
risalendo gli affluenti (trota lacustre). Le specie di litorale prediligono per
l’alimentazione e per la riproduzione fondali ricchi di vegetazione acquatica (luccio,
lucioperca, carpa, tinca, persico trota) o fondali rocciosi (persico reale). In ogni
caso, tali specie possono transitare o stazionare in periodo preriproduttivo,
nell’area di intervento.
Stato di qualità ambientale
Come già richiamato nell’introduzione, l’ambito di progetto ricade all’interno del
“Sito di interesse nazionale di bonifica di Pieve Vergonte” (DM 10/1/2000), ossia di
un ambito territoriale di grande estensione (è ricompreso, oltre il basso e medio
corso del Toce, anche l’intero golfo Borromeo) caratterizzato da forte
inquinamento di origine industriale.
A partire dal 1996, a seguito del rilevamento della presenza nei sedimenti e nei
pesci del Lago Maggiore di concentrazioni elevate di DDT, la Commissione
Internazionale per la Protezione delle acque italo-svizzere (CIPAIS) ha avviato
un’attività di ricerca sul Lago Maggiore, attraverso analisi di sedimenti e
monitoraggio di organismi indicatori, estese anche ad altri inquinanti, che stanno
tuttora proseguendo.
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Tali ricerche (Rapporti CIPAIS) hanno evidenziato che il DDT era principalmente
derivato dal Fiume Toce e in particolare dall’insediamento industriale di Pieve
Vergonte. La contaminazione più elevata è nella Baia di Pallanza, come diretta
conseguenza dei maggiori apporti dal Fiume Toce.
I livelli massimi di
inquinamento nei sedimenti sono stati riscontrati in corrispondenza degli anni ’70
del secolo scorso, con altri picchi di concentrazione in alcune stazioni negli anni
’90. I rilievi hanno evidenziato un trend in diminuzione, pur con anomalie legate ad
altre fonti di contaminazione e ad eventi naturali, come ad esempio la
mobilizzazione e il successivo trasporto di DDT e di altri contaminanti accumulatisi
sul e nei suoli circostanti al sito industriale, durante gli episodi di piena dei tributari.
Inoltre la risospensione dei sedimenti superficiali nella fascia litorale, soprattutto
durante gli eventi alluvionali, influisce anch’essa sulla circolazione interna al lago
del DDT e di altri inquinanti. I rilievi degli ultimi anni (2011) mostrano una tendenza
recente all’aumento della contaminazione da DDT nel Bacino di Pallanza, di
probabile origine industriale, in relazione alla maggiore solubilità in acqua di alcuni
composti e maggiore lisciviazione dei suoli contaminati dell’area industriale di
Pieve Vergonte.
Le indagini riguardano anche altri inquinanti, oltre al DDT. Tra questi il mercurio, il
cui apporto deriva dal Fiume Toce e da altri tributari; esso interessa tutto il lago ad
eccezione della parte settentrionale, ed è di origine antropica (industriale). Le
analisi dei sedimenti hanno mostrato massimi di contaminazione corrispondenti
all’inizio degli anni ’70 e degli anni ’50 del secolo scorso, con picchi negli anni più
recenti nella Baia di Pallanza, in relazione a fenomeni di piena che hanno
rimobilizzato materiali contaminati dal bacino del Fiume Toce.
Le indagini più recenti hanno interessato anche un’altra categoria di inquinanti: gli
IPA (idrocarburi policiclici aromatici), di origine naturale, pirogenica (formati da
combustioni incomplete di materiali organici) o petrogenica (scarico di petrolio e
derivati). La contaminazione da IPA, che peraltro non sembra al momento
particolarmente elevata, è maggiore nella zona centrale del lago (ivi compreso il
Bacino di Pallanza, come osservato anche per altri inquinanti) e parrebbe essere
legata da una parte agli apporti dal Fiume Toce, dall’altra alle attività turistiche
stagionali (transito di battelli e imbarcazioni da diporto, barbecue).
L’inquinamento del lago interessa oltre ai sedimenti anche la componente biotica,
a partire dallo zooplancton fino ad arrivare all’ittiofauna che se ne alimenta; alcune
specie sono utilizzate come indicatori (agone, lavarello, gardon).
Si ricorda che il sito di interesse nazionale di bonifica è stato oggetto, negli ultimi
anni, di specifiche indagini sul lago Maggiore e sul Fiume Toce da parte della
Syndial, per obbligo da parte del Ministero dell'Ambiente, indagini soggette a
validazione da parte di ARPA Piemonte.
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4. Quadro di riferimento progettuale
Il Camping Village Isolino, tra le infrastrutture a disposizione dei fruitori, dispone di
n. 46 boe per l'attracco di imbarcazioni, posate oltre 10 anni fa (Fig. 5 - Carta di
sintesi del progetto, Planimetria stato di fatto). Esse sono ancorate al fondale
lacustre tramite idonei ancoraggi costituiti da blocchi in cls di piccole dimensioni
(circa 50 cm per lato).
Le boe sono collocate nella fascia di lago prospiciente il campeggio, ad una
distanza variabile da circa 50 a circa 90 m dalla sponda e ad una profondità
variabile da 4 a 15 m circa rispetto alla quota media del lago (193,85 m s.l.m.),
occupando una fascia ampia mediamente circa 32 m lungo uno sviluppo di circa
360 m.
L'intenzione della struttura ricettiva è quella di provvedere alla sostituzione delle
boe con un pontile galleggiante modello Marciana Marina, che avrebbe lo scopo di
accorpare in un unico spazio l'ormeggio delle imbarcazioni, agevolare l'accesso
dei fruitori, offrire un maggior grado di sicurezza per l'ormeggio, anche in situazioni
di moto ondoso, favorire il controllo e la gestione dei flussi delle imbarcazioni e di
eventuali malfunzionamenti quali versamenti di liquami e/o idrocarburi. A tal fine è
necessario che il campeggio sia dotato di idonee attrezzature e dispositivi per il
recupero e lo smaltimento delle sostanze inquinanti in caso di sversamenti
accidentali.
Il pontile è composto da una serie di moduli larghi 2,35 m con telaio in acciao
zincato e piano realizzato in doghe di polipropilene e fibre di legno duro, dove il
galleggiamento è assicurato da corpi in resina sintetica con nucleo di polistirolo
espanso autoestinguente a cellula chiusa.
Il pontile è composto da un tratto fisso di 45,71 m (realizzato con pilastri in metallo
del diametro di 275 mm, conficcati nel terreno e relativa struttura di collegamento in metallo - a formare il piano di calpestio pavimentato con doghe di polipropilene e
fibre di legno duro) e da un tratto galleggiante a U con un lato breve di 48,15 m e
due lati lunghi di 58,94 m (Fig. 6 - Carta di sintesi del progetto, Planimetria
progetto).
Dal pontile fisso si potrà accedere a quello galleggiante tramite una passerella
mobile che permetterà di regolare il livello in funzione delle variazioni della quota
lago.
La realizzazione del pontile comporta:
Il posizionamento di n.12 pali in metallo (del diametro di 275 mm e della
lunghezza indicativa di ca. 5 metri complessivi) per il sostegno della parte di
pontile fissa, con mantenimento del molo in c.l.s. esistente, che rimarrà al di
sotto della quota del nuovo pontile;
La posa di n. 5 pali in metallo verniciato (del diametro di 275 mm e della
lunghezza indicativa di ca. 11-13 metri complessivi), da infiggere nel fondale,
per la stabilizzazione del pontile galleggiante;
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la posa di n. 18 sistemi di ancoraggio in c.l.s. adagiati al fondo realizzati
mediante corpi morti del peso di 2,5 t e volume di circa 1,2 mc, collegati al
pontile mediante catene zincate di diametro 18, collocati a profondità variabili da
5 a 17 m circa rispetto alla quota media del lago;
la rimozione delle boe esistenti con relativi ancoraggi.
Attualmente la fascia di lago interessata dall'ormeggio delle imbarcazioni e quindi
dalle relative manovre è di circa 11.000 mq. L'intervento in progetto avrebbe il
vantaggio di concentrare in uno spazio più ristretto la presenza e la
movimentazione dei natanti e l'accesso agli stessi, riducendo quindi l'area di
disturbo (Fig. 7).
Come si evince dalla relazione geologica a supporto del progetto, “l’esame del
profilo batimetrico della porzione lacustre oggetto di intervento, che mostra un
pendio regolare, blandamente degradante verso lago, consente di escludere
avvenuti movimenti gravitativi o segnali di fenomeni di instabilità in atto.”
MODALITA’ DI ESECUZIONE
Riguardo alle modalità operative e alle tecniche per la rimozione delle boe e la
posa degli ancoraggi del pontile e dei pali di stabilizzazione del medesimo, il
progetto prevede che:
la rimozione delle boe esistenti venga eseguita per la sola parte delle catene e
delle boe, lasciando quindi sul fondale i plinti di ancoraggio. Tale soluzione di
intervento, rispetto alla rimozione tramite “aggancio e sollevamento” dei plinti,
risulta sicuramente più cautelativa nei confronti della possibile movimentazione
dei sedimenti accumulatisi sugli stessi nel corso degli anni.
la posa dei corpi morti di fissaggio del nuovo pontile, venga eseguita con
l'ausilio di un barcone dotato di gru che calerà in acqua il plinto che si adagerà
sul fondale e verrà poi collegato con le catene dai sub;
la posa di pali in metallo a sezione circolare, di stabilizzazione del pontile in
progetto, venga eseguita con tecnica di infissione nel fondale del lago. La
tecnica di infissione potrà essere mediante “battipalo” con maglio a caduta o
maglio diesel, oppure per vibro infissione con attrezzature idrauliche apposite
più leggere e meno invasive; in ogni caso le due tecniche non prevedono
l’asportazione di terreno (in questo caso sedimento lacustre); i pali, una volta
adagiata la punta al fondale, verrebbero infissi per una profondità di circa 4/5
metri (in relazione a calcoli strutturali di dettaglio che verranno eseguiti una
volta ottenuta l'autorizzazione) mediante costipazione, non determinando
asportazione del sedimento e conseguente spandimento dello stesso in acqua.
ILLUMINAZIONE
Il progetto esclude un impianto di illuminazione dedicato al pontile e al sistema
degli attracchi, salvo quanto richiesto per la sicurezza della navigazione, ovvero la
presenza di due luci lampeggianti di colore rosso posizionate sulle due testate del
pontile e di catarifrangenti posizionati sui lati del pontile stesso.
13
PIANO DI CANTIERIZZAZIONE
I lavori di costruzione del nuovo pontile sono previsti nel periodo febbraio – metà
marzo, con una fase iniziale di 30 giorni per la posa del pontile fisso e a seguire la
posa delle parti galleggianti.
ANALISI PER CLASSI DI NATANTI
Il pontile in progetto sarà predisposto per l’ormeggio di 46 natanti di tre categorie
(39 unità fino a 6 m; 6 unità da 6 a 8 m; 1 unità oltre gli 8 m) come da attuale
concessione demaniale.
Non è previsto quindi un incremento del numero di imbarcazioni tra lo stato di
progetto e lo stato attuale.
La scelta di tali categorie dimensionali risponde ad un duplice criterio di intervento:
disporre, stante le categorie di riferimento, di un sufficiente agio di manovra con le
imbarcazioni per utenti meno esperti e della possibilità futura di inserire dei finger
(piccoli pontili perpendicolari al principale in grado di agevolare l’accesso alle
imbarcazioni).
Dalla relazione di progetto risulta comunque che è escluso l’utilizzo del pontile da
parte di utenti esterni al campeggio.
14
5. Valutazione di esclusione
Le potenziali interazioni di un progetto con il sito di interesse comunitario sono
l’oggetto del processo di valutazione di incidenza nel quadro delle norme
richiamate al capitolo primo del presente studio.
Entro questa finalità precipua si snoda quindi il profilo valutativo che deve
considerare inderogabilmente gli aspetti di perdita, degrado e perturbazione
dell’habitat e/o di specie e che incidano sulle condizioni fisiche del sito oggetto
della tutela.
Come più sopra ripreso (cfr. cap. 2) la Riserva del Fondo Toce è considerata Sito
di primaria importanza per le specie ornitiche migratorie, per l’importante canneto
perilacustre a Phragmites australis che ospita specie ornitologiche a distribuzione
limitata nella regione, e specie entomologiche presenti in Piemonte solo in questo
sito o in poche altre località, relitti di bosco ripario a prevalenza di Salix alba, un
mosaico di vegetazioni acquatiche e palustri di interesse comunitario distribuite
lungo i corsi d’acqua, le rispettive foci e il litorale lacustre. Tra le piante presenti si
segnala l’endemica Trapa natans var. verbanensis e la rara Najas marina,
quest’ultima considerata rara nella pianura Padana.
Il mosaico dei popolamenti vegetali in cui compaiono le idrofite corrisponde a due
habitat inseriti nell’Allegato I della Dir. 92/43/CEE denominati rispettivamente
“Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion e Hydrocharition”
(cod. 3150) e “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion
fluitantis e del Callitricho-Batrachion” (cod. 3260), sostanzialmente rinvenibile in
forma floristicamente impoverita nel tratto terminale del fiume Toce. Le specie
ittiche dell’Allegato II della Direttiva Habitat, sono Lethenteron zanandreai, Salmo
(trutta) marmoratus, Barbus meridionalis, Leuciscus souffia, Cottus gobio, Barbus
plebejus, Rutilus pigus, Alosa fallax.
In ragione della tipologia e localizzazione del progetto (cfr. cap. 4) e dei riferimenti
di configurazione del Sito del Fondo Toce e dei suoi habitat prioritari, l’oggetto
valutativo è dunque principalmente circoscritto all’habitat del lago, della
vegetazione acquatica e della fauna ittica.
L’ambito territoriale in cui è previsto l’inserimento del pontile in progetto è
caratterizzato da una presenza antropica concentrata soprattutto nella stagione
primaverile-estiva, essendo costituito dalla fascia litorale del Lago Maggiore
antistante al campeggio Isolino. Come già ricordato in precedenza, dal punto di
vista dell’inquinamento esso risulta già compromesso, a causa di una
contaminazione di origine industriale ed è infatti inserito all’interno della
perimetrazione del Sito di interesse nazionale di bonifica di Pieve Vergonte.
Per quanto riguarda le altre attività antropiche già in essere nel tratto di litorale di
fronte al campeggio Isolino, si segnalano l’attività di balneazione, stagionale,
concentrata in una fascia di circa 50 m di ampiezza, caratterizzata da fondale
relativamente basso (fino a circa 5 m), quella di navigazione con imbarcazioni da
diporto dei fruitori del campeggio (fino ad un massimo di 46 imbarcazioni in
concessione al campeggio), anch’essa stagionale e quella di pesca
professionistica, attività continuativa, fatti salvi i periodi di divieto di pesca, variabili
a seconda della specie ittica.
Lo specchio lacustre in cui si va ad inserire l’intervento, ancorché di interesse
naturalistico quale zona di possibile deposizione di uova di alcune specie ittiche e
per il fatto di trovarsi in una fascia di collegamento tra la foce del Fiume Toce
15
(habitat riproduttivo di alcune specie ittiche) ed il canneto (ambiente vocato come
zona di rifugio, trofica e per la riproduzione di numerose specie ittiche), risulta già
essere, attualmente, in una condizione di parziale naturalità, essendo condizionato
da una serie di attività antropiche esistenti.
Incidenze su habitat e specie di interesse comunitario – fase di cantiere
In tale contesto così descritto, si tratta di valutare se l’intervento in progetto possa
avere delle incidenze su habitat e specie di interesse comunitario, considerando la
fase di cantiere (realizzazione del pontile) e la fase a regime (fruizione con lo
stesso numero e tipologia di natanti attualmente esistenti, concentrati in uno
spazio più ristretto, anziché dispersi su un tratto più ampio del bacino lacustre, in
corrispondenza delle boe esistenti).
Il primo livello di analisi è dunque quello della valutazione della perdita e/o
degrado dell’habitat sotteso all’area di intervento, ovvero potenzialmente
interessato da effetti irreversibili e/o perturbati dall’opera in progetto.
Come si è illustrato nel capitolo di inquadramento ed analisi (cfr. cap. 2) il fatto
saliente è che nel tratto specifico di lago interessato dall'intervento di sostituzione
delle boe con il pontile galleggiante, non sono stati rilevati popolamenti di idrofite
(Fig. 7), riconducibili ad habitat di interesse comunitario 3150 “Laghi eutrofici
naturali con vegetazione del Magnopotamion e Hydrocharition”.
In considerazione infatti sia degli elementi conoscitivi presenti nella scheda SIC,
sia per quanto ripreso e documentato nel Piano Naturalistico della Riserva, il
legame più generale all’habitat 3150 per lo specchio lacustre antistante al
campeggio non aveva i riferimenti ad una scala di dettaglio (di rilievo e restituzione
cartografica) della distribuzione delle specie così come si è potuto ricostruire con
lo studio del CNR recentemente concluso.
In consonanza con il manuale dell’Unione europea e di quello del Ministero
dell’Ambiente, secondo il quale in un sito si ha un degrado di habitat quando la
superficie dell’habitat viene ridotta oppure la struttura e le funzioni specifiche
necessarie al suo mantenimento a lungo termine o al buon stato di conservazione
delle specie tipiche ad esso associate vengono ridotte rispetto alla situazione
iniziale, si può concludere che, nel caso specifico della realizzazione del pontile
secondo le dimensioni e le geometrie più sopra descritte, si possa escludere la
fattispecie della incidenza negativa sull’habitat e sul sito, essendo infatti
quest’ultimo più articolato e non funzionalmente perturbato dalle azioni poste in
essere con il progetto.
Sempre secondo la manualistica citata, si ha infatti una perturbazione di una
specie in un sito quando i dati sull’andamento delle popolazioni di questo sito
indicano che tale specie non può più essere un elemento vitale dell’habitat cui
appartiene rispetto alla situazione iniziale, ma come riportato nel caso dello
specchio lacustre sotteso, le specie vegetali considerate non sono presenti; anche
per quanto riguarda le specie ittiche della DH, in considerazione delle loro
caratteristiche ecologiche, quali ambiti lacustri frequentati e periodi riproduttivi (cfr.
cap. 2), si ritiene che non ci possano essere interferenze.
16
In relazione a tali considerazioni, si ritiene che l’esecuzione dei lavori a progetto,
vale a dire la rimozione delle boe esistenti e la predisposizione di un pontile in
parte fisso, in parte galleggiante, non vada ad interferire con habitat e specie di
interesse comunitario.
Interferenze con specie ittiche di interesse economico – fase di cantiere
Considerando le principali caratteristiche ecologiche delle specie ittiche di
interesse economico, l’intervento, in fase di cantiere, potrebbe interferire con la
deposizione di coregone lavarello e bottatrice, la migrazione della trota lacustre, gli
spostamenti del luccio in fase preriproduttiva.
Pertanto, al fine di minimizzare l’interferenza, si ritiene opportuno che i lavori di
posa del pontile siano compresi tra febbraio e la prima metà di marzo e, al fine di
compensare gli effetti della possibile interferenza, che si vadano ad integrare le
normali pratiche ittiogeniche.
Incidenze su habitat e specie di interesse comunitario – fase a regime
Per quanto riguarda l’attività a regime, si dovrebbe valutare se la concentrazione
di imbarcazioni in uno spazio più ristretto possa indurre degrado o perturbazioni
significative, diverse e superiori a quelle indotte dallo stesso numero e tipologia di
imbarcazioni, distribuite su uno spazio più ampio come nella situazione attuale.
Osservazioni relative all’impatto della navigazione a motore sul Lago Maggiore
(Calderoni, comunicazione personale), evidenziano i molteplici effetti negativi
sull’ambiente lacustre determinati dalle imbarcazioni a motore ed in particolare
dall’esercizio dello sci nautico e delle competizioni motonautiche:
• immissione di microinquinanti nell’acqua (carburanti, gas di scarico, oli
lubrificanti riversati in acqua possono determinare la formazione di sottili films
superficiali e di emulsioni con effetto tossico su organismi bentonici, planctonici
e su ittiofauna);
• ondazione provocata dal transito delle imbarcazioni, che può interferire con lo
sviluppo delle uova di alcune specie ittiche;
• rumore e vibrazioni provocate dai motori delle imbarcazioni, che disturbano
l’ittiofauna, con riflessi su alimentazione, accrescimento, riproduzione;
• turbolenza e disturbo dei sedimenti, con movimentazione soprattutto in
corrispondenza di fondali ricchi di materiale organico, con conseguente
maggiore produzione di alghe indesiderate e condizioni di deficit di ossigeno
non favorevoli all’ittiofauna.
Nel documento si suggerisce di adottare misure restrittive, in particolare nelle zone
antistanti ai canneti, per garantire fasce di rispetto fino a 300 m dalla riva e 25 m di
profondità dei fondali, dove escludere attività nautiche sportive (sci nautico e
competizioni motonautiche).
Non si sono trovati studi specifici che consentano di quantificare il diverso effetto
perturbativo di un certo numero di imbarcazioni di una certa dimensione e potenza
disperse in uno spazio più ampio e dello stesso numero di imbarcazioni di uguale
dimensione e potenza, concentrate in uno spazio più ristretto.
Si possono fare le seguenti considerazioni di tipo qualitativo. Per quanto riguarda
gli effetti di ondazioni, rumori e vibrazioni provocati dai natanti, a fronte di un
possibile maggior disturbo dovuto alla concentrazione delle imbarcazioni nel
17
periodo primaverile-estivo, si ha una riduzione dell’area lacustre disturbata e del
relativo fondale. L’ostacolo al transito di salmonidi in epoca riproduttiva,
determinato dai pali di sostegno del pontile e dalle trappe, si può ritenere
trascurabile. Per quanto riguarda l’inquinamento, a fronte di una possibile
maggiore concentrazione di inquinanti a livello locale con il pontile, si ha una
maggiore capacità di intervento (con idonee attrezzature e dispositivi per il
recupero delle sostanze inquinanti di cui il campeggio si dovrà dotare) in caso di
sversamenti accidentali. Per quanto concerne gli IPA, considerato che non si
modificano numero e tipologia di imbarcazioni, non si evidenzia una interferenza
con habitat e specie di interesse comunitario; a fronte di una possibile maggiore
concentrazione in corrispondenza del pontile, si ha una riduzione dell’area lacustre
interessata, anche se con minor ricambio idrico.
Perciò, per quanto riguarda gli effetti a regime dell’intervento sugli habitat di
interesse comunitario, si può ritenere che un’eventuale azione di disturbo sulla
potenziale ricrescita delle cenosi di macrofite acquatiche nell’area interessata dal
nuovo pontile, esercitata dal flusso concentrato delle imbarcazioni lungo uno
stesso percorso, possa essere inferiore a quella che si avrebbe mantenendo le
boe esistenti, per il fatto che si riduce l’area di potenziale disturbo. Le boe sono
infatti distribuite in una fascia di 360 m di sviluppo ed ampiezza media di circa 32
m, fino ad una distanza massima di circa 100 m dalla riva, mentre il pontile in
progetto occuperebbe, con i pontili destinati all’attracco, una fascia di circa 50 m x
60 m, fino ad una distanza massima di circa 100 dalla riva. La rimozione delle boe
lascia quindi libera da disturbo una fascia molto più ampia di quella interessata
dal pontile (Fig. 7).
Riguardo agli effetti a regime dell’intervento sulle specie ittiche di interesse
comunitario, l’unica specie con cui potrebbe interferire l’intervento parrebbe essere
l’agone, in fase riproduttiva (maggio-luglio). Poiché l’ambito lacustre interessato
dal pontile non è l’unico ed esclusivo per l’agone (specie pelagica che può
utilizzare i fondali sabbiosi del litorale per la riproduzione), il quale tra l’altro è
specie sovrabbondante nel Lago Maggiore in ragione delle attuali condizioni di
oligotrofia, che lo avvantaggiano rispetto ad altre specie, si può ritenere che la
eventuale maggiore perturbazione indotta dalla concentrazione delle imbarcazioni
in uno spazio ristretto, rispetto alla loro dispersione su una superficie più ampia,
non sia significativa, cioè che la specie continui ad essere elemento vitale rispetto
alla situazione iniziale, anche perché col pontile si riduce l’area di potenziale
disturbo.
In merito alle possibili incidenze delle ondazioni in fase di funzionamento del
pontile, non si prevede un incremento del traffico dei natanti in valore assoluto
rispetto allo stato attuale e la nuova configurazione di utilizzo dello specchio
lacustre antistante al campeggio può ridurre e razionalizzare le modalità di flusso
e movimento delle imbarcazioni; il tema delle possibili interferenze delle ondazioni
e turbolenze può essere ulteriormente governato attraverso una specifica
regolamentazione degli accessi, che contempli la presenza di un solo corridoio di
entrata/uscita dal pontile, perpendicolare alla riva e ad una distanza precauzionale
compresa tra i 250 e i 300 m dal canneto e dalla foce del Fiume Toce; la
determinazione di velocità di accesso al pontile coerenti con quanto già previsto
dal regolamento della Riserva e opportunamente ridotte, la predisposizione di
18
opportuni pannelli informativi per l’accesso al pontile ad uso dei fruitori del
campeggio.
Inoltre la posizione del pontile rispetto alle più vicine aree a canneto, poste a circa
250 m, costituisce elemento di garanzia rispetto a quanto stabilito
cautelativamente nel regolamento della riserva che vieta l’ormeggio e lo
stazionamento dei natanti a meno di 50 m dal canneto (art. 14 comma 6). In
particolare la situazione pontile (progetto), rispetto alla situazione boe (attuale),
consente di ridurre la superficie di interferenza nelle aree antistanti alle porzioni di
canneto più vicine, essendo il pontile in posizione centrale ed equidistante rispetto
ad esse.
In merito alle possibili incidenze dell’illuminazione del pontile, le tipologie previste
(due luci lampeggianti di colore rosso posizionate sulle due testate del pontile e
catarifrangenti posizionati sui lati del pontile stesso) escludono possibili impatti
luminosi sulle specie sensibili.
Riguardo alla possibile interferenza delle opere (sia in fase di cantiere che a
regime) con i sedimenti lacustri ricadenti all’interno del perimetro del sito di
interesse nazionale di bonifica di Pieve Vergonte, i dati progettuali sembrano tali
da escludere una movimentazione del fondale significativa o comunque superiore
a quella normalmente provocata dallo svolgersi delle consuete attività di fruizione
del lago da parte dei bagnanti e dei natanti, o da fenomeni naturali quali ondate di
piena del fiume Toce, o correnti e/o turbolenze con eventi meteo straordinari
(venti, tempeste, ecc.). In particolare le tecniche di infissione dei pali previste,
agendo mediante costipazione, non determinano asportazione di sedimenti e
conseguente spandimento degli stessi in acqua.
A tale proposito, anche ARPA Piemonte ha espresso parere concorde ritenendo
che, vista la localizzazione del cantiere e viste le modalità di infissione dei pali,
“sia marginale la possibilità che avvengano significative risospensioni dei
sedimenti potenzialmente contaminati durante la costruzione dell’opera” (Parere
istruttorio ARPA prot. 49492 del 16.05.2012).
Interferenze con specie ittiche di interesse economico – fase a regime
Esclusi maggiori effetti su habitat e specie di interesse comunitario provocati
dall’intervento a progetto in fase di cantiere e a regime, un eventuale non
quantificabile maggior disturbo a carico delle specie ittiche di interesse economico,
potrà essere minimizzato attraverso un’idonea regolamentazione dell’accesso al
pontile, come già specificato nella parte relativa alle incidenze su habitat e specie
di interesse comunitario – fase a regime, e il mantenimento delle fasce di rispetto
già citate, oltre che dalla integrazione di pratiche ittiogeniche.
19
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novembre 2001
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Fig. i Estratto dalla “Carta della vegetazione e delle altre occupazioni del suolo” allegata al Piano
Naturalistico della Riserva Naturale Speciale Fondo Toce
Legenda tematica
Limite del parco
Itinerari ciclo-pedonali
Stazioni di specie d particolare interesse
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Vallisneria spiralis
Boschi relittuali d lat toglie miste
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Najas marina
Robinieti governati a ceduo
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Cm
Eleocha is aclcularis
Cyperus michelian s
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Thelypteris palustris
Or
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Osmunda regalis
Matteuccia struthiopteris
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Ranunculus reptans
Ra
Ronppa amphibia
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11v
Trapa natans verbanensis
Hippuris vulgaris
Vegetazione ambienti boschivi
Saliceti ripari ad ontani e pioppi
Vegetazione ambient umidi
Canneti lacustri
Canneti e tifeti delle lanche
Vegetazione erbacea mesoigro la
Ambienti agrico
Seminativi, prat e incolti
Co ture floricole e vivaistiche
Arboricoltura da legno
Altre occupazioni suolo
Aree urbanizzate
Aree industriali
Aree ricreative attrezzate
Acque
Vegetazione degradata
Stazioni di specie esotiche nvadenti
Pi
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Puerarla lobata
Apios americana
3150
3150
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Fig. 2 Estratto dalla “Carta degli Habitat” allegata al Piano Naturalistico della Riserva Naturale Speciale Fondo Toce
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Li ite del parco
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Foreste alluvionali di A!nus glutinosa e Fraxinus excelsior
(Aino-Padion, Ainion glutinosae, Ainion incanae, Salicion albae)
(habitat prioritorio)
3130
Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione dei
Littorelletea uniflorae e/o deg i Iso°to-Nanojuncetea
3150
Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion e Hydrocharition
3260
Fiumi delle p anure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis
del Callitricho-Batrachion
3270
Fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodium rubrip.p. e
Bidention p.p.
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Fig. 3 Distribuzione areale delle macrofite acquatiche nella zona a ridosso del Canneto di Fondo Toce. Rilievo effettuato nel 1986.
Fonte dati “Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto per lo studio degli ecosistemi di Verbania Progetto PALMA Alessandro Oggioni)
-
-
Chara globulana
Mynophytlum spicatum
Potamogeton perfdiatus
Valhsnena spiralis
1:10000
Fig. 4 Distribuzione areale delle macrofite acquatiche nel bacino Borromeo estratto) Rilievo effettuato nel 2009.
Fonte dati “Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto per lo studio degli ecosistemi di Verbania Progetto PALMA Alessandro Oggioni)
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n. 48 boe esistenti per attracco barche
pontile in progetto
FIG.5 CARTA DI SINTESI DEL PROGETTO
PLANIMETRIA STATO DI FATTO SCALA 1:1.000
-
-
CATENA DI FONDO
CORPI MORTI DI ANCORAGGIO DA 2,5 T.
fl
N. 39 UNITA’ FINO A MT. 6,00
N. 06 UNITA DA MT. 6.00 A MT. 8.00
N. 01 UNITA’ OLTRE MT. 8,00
FINGER - Disegnati ai soli tini dimostrativi ma non oggetto della presente autorizzazione
7.12
15.15
12.00
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FIG. 6- CARTA DI SINTESI DEL PROGETTO
PLANIMETRIA DI PROGETTO SCALA 1:500
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[~ Pontile in progetto
Area rimozione boe esistenti
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1:5.000
Fig. 7 Posizione indicativa degli interventi a progetto e delle macroflte acqualiche rilevate nel 2009
CNR)