In gioco non è la Terra, ma la razza L`identikit dell`elettore di Donald
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In gioco non è la Terra, ma la razza L`identikit dell`elettore di Donald
APRILE 2016 Australia’s longest serving Italian community magazine | $3 Print Post Approved PP100002073 L’identikit dell’elettore di Donald Trump In gioco non è la Terra, ma la razza INTERNO * Messico, un vicino non un nemico * Le paure dipendono più dalla tv che dalla realtà * La libreria dove i testi sono gratis np D’indole così barbara - «Vi piacerebbe allora trovare una nazione d’indole così barbara che, in un’esplosione di violenza e di odio, non vi concedesse un posto sulla terra, affilasse i suoi detestabili coltelli contro le vostre gole, vi scacciasse come cani? (…) Che ne pensereste di essere trattati così? Questo è ciò che provano gli stranieri. Questa è la vostra disumanità». William Shakespeare L’identikit dell’elettore di Donald Trump Ha un reddito basso, un’istruzione inferiore, crede che l’immigrazione danneggi l’economia, è scettico sul libero scambio, è contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso ma non è fortemente contrario all’aborto, sostiene essere armato, è meno religioso, ha più bisogno di un leader carismatico e ha tendenze SEPTEMBER 2016 Over four fabulous weeks you will be immersed in the autoritarie. Questo l’identikit dell’elettore Donald IN Trump LEARN IdiTALIAN LECCE nel partito repubblicano, a confronto con altri due sottogruppi SEPTEMBER 2016 repubblicani, quello dei conservatori sociali, che sostengono Ted Cruz, e quello dei sostenitori di candidati dell’establishment, come Marco Rubio. Un identikit preparato dal Wall Street Italian language surrounded by the culture, history Journal e da Vox, che si è concentrato solo sull’aumento del and culinary delights of Lecce and the Salento region sostegno dell’autoritarismo tra i cittadini. of Italy’s heel. Tour departs Friday 26 August. Quello che emerge dall’analisi del Wall Street Journal è un “I highly recommend this trip to anyone wanting to movimento populista, con tratti secolari. Una formazione combine a totally memorable holiday in Italy and learn nuova, che si inserisce tra i due sottogruppi tradizionali in Italian at the same time. Lecce was sublime, and the cui si sono generalmente concentrate le preferenze degli teachers were wonderful. A superb experience.” Cherie Chetinich May 2015. elettori alle primarie repubblicane: il blocco centrista, vicino all’establishment, e l’ala conservatrice. From $5530, the price includes: Secondo l’analisi di Vox, poi, c’è un tratto che contraddistingue Economy Class return airfare to Italy and a one-way connecting flight to Brindisi. Accommodation in a self-contained apartment in beautiful Baroque Lecce. Enrolment in the School of Italian for Foreigners in Lecce 4 three hour cooking classes. Day trips along the Adriatic Coast and to the historic towns of Otranto and Gallipoli. Exclusive optional extras for tour participants only. Flexible arrival/departure dates to suit your needs. 24/7 tour leader support and assistance. 24/7 Travel Agency support via Axis Travel Centre (SA). l’elettore di Trump: il sostegno per l’autoritarismo. Il miliardario Limited seats at this price so don’t delay. For more information contact: Raffaele Tardivo Phone: 0403 911 494 Email: [email protected] Seminagione d’odio Sowing hatred con forza il diritto di LEARN ITALIAN IN LECCE editoriale di New York incarna lo stile classico di un leader autoritario: semplice, potente e punitivo. Il problema, secondo Vox, è che potrebbe essere solo il primo di tanti Trump nella politica statunitense, che rischia di dividersi de facto in un sistema La guerra altro non è che seminagione d’odio. Nessuno dei conflitti proclamati dall’Occidente dal 1991 ad oggi — Iraq, Somalia, Balcani, Afghanistan, Libia, Siria — ha benché minimamente risolto i problemi sul campo, anzi li ha tragicamente aggravati. Senza l’intervento in Iraq del 2003 lo Stato islamico nemmeno esisterebbe. Gli «Amici della Siria», vale a dire tutto lo schieramento occidental-europeo più Arabia saudita e Turchia, hanno fatto in tre anni in Siria quel che avevano fatto in Libia, alimentando e finanziando milizie e riducendo il Paese ad un cumulo di macerie alla mercé di gruppi più o meno jihadisti. Dalle «nostre» guerre fuggono milioni di esseri umani. Quando partirono i primi raid della Nato sulla Libia a fine marzo 2011, cominciò un esodo in massa di più di un milione e mezzo di persone, tante quelle di provenienza dall’Africa centrale che lavoravano in territorio libico. Quell’esodo, con quello da Iraq e Siria, prova disperatamente ogni giorno ad attraversare la barbarie dei muri della fortezza Europa. Tutto questo è sotto la luce del sole. Come il fatto che l’alleato, la Turchia, preferisce massacrare i kurdi che combattono contro l’Isis piuttosto che tagliare gli affari e le retrovie con il Califfato. War is nothing but the sowing of hatred. None of conflicts waged by the West since 1991 - Iraq, Somalia, the Balkans, Afghanistan, Libya, Syria – has in the least solved any problems, indeed they have tragically aggravated them. Without the intervention in Iraq in 2003 the Islamic state would not even exist. The “Friends of Syria”, WesternEuropean deployments supported by Saudi Arabia and Turkey, have done in three years in Syria what they had done in Libya, fueling and funding militias and reducing the country to a pile of rubble at the mercy of more or less jihadist groups. As a consequence millions of human beings are fleeing from ‘our’ wars. Following the first NATO raid on Libya in late March 2011, there began a mass exodus of more than a million and a half people, many from Central Africa who were working in Libya. That exodus, along with those from Iraq and Syria, continues desperately trying to daily cross the barbarous walls of Fortress Europe. All this is self evident, like the fact that ‘our’ ally, Turkey, prefers to massacre the Kurds fighting against Isis rather than cut business ties with the Caliphate. sommario Italia Australia Internazionale a tre partiti: i democratici, l’establishment repubblicano e i repubblicani autoritari. “When I give food to the poor, they call me a saint. When I ask why the poor have no food, they call me a communist.” Le città italiane più smart p5 Migranti: fallisce accordo p3 Classifica sulla corruzione p6 Detenuti: reati finanziarip 14 Sbiancamento coralli p31 Licenziati in sei milioni Brevi. . . . . . . . . . . . . . . p24 Brevi. . . . . . . . . . . . . . . . . p28 Brevi. . . . . . . . . . . . . . . . . . p10 p26 Dom Helder Camara, a Brazilian archbishop Google: The Lecce Italian Language Experience Tra le fonti d’informazione usate ci sono ADNKRONOS, ANSA, AGI, ASCA, Emigrazione Notizie, AISE, FullPress, GRTV, INFORM. NUOVO PAESE aprile 2016 1 Quando noi eravamo “loro” / When we used to be “them” sul serio 2 NUOVO PAESE aprile 2016 La memoria e’ corta. In un momento storico nel quale l’immigratione e gli immigrati sono ancora una volta visti negativamente, e’ bene ricordare a noi italiani quando noi eravamo gli immigrati. Da questo numero vi presentiamo una raccolta di vignette provenienti da varie testate giornalistiche di tutto il mondo dove gli immigrati italiani vengono denigrati o visti come un pericolo per la societa’. La raccolta e’ presa dal sito Democrazia Pura (http:// www.democraziapura.altervista. org/) A destra. Una rappresentazione dell’italiano “tipico”, così come era percepito all’epoca in America, in un disegno di André Castaigne (1897-1898) A sinistra. Il settimanale satirico americano “Judge Magazine” pubblica il 27 maggio 18826 una vignetta che rappresenta uno dei mestieri più frequentemente praticati dagli emigranti italiani, il suonatore ambulante. Con riscaldamento più pioggia sui deserti, non meno Uno studio australiano mette in dubbio la teoria ‘ortodossa’, secondo cui con il riscaldamento globale le aree umide diventeranno più umide e quelle aride lo diventeranno ancora di più. Una modellazione di climatologi dell’University of New South Wales mostra che le regioni aride stanno diventando più umide, con maggiori piogge che cadono da un’atmosfera più calda, che trattiene più umidità. La ricerca appena pubblicata su Nature Climate Change suggerisce che potranno aspettarsi più pioggia regioni come l’Australia occidentale e centrale, la California, l’Asia Centrale, il Sinai e l’Africa sud-occidentale. “La conclusione più significativa è che gli estremi stanno aumentando sia nelle regioni aride che in quelle umide, mentre i totali delle precipitazioni stanno aumentando nelle regioni aride”, scrive Markus Donat, del Climate Change Research Centre dell’ateneo. Non è tuttavia chiaro se le maggiori piogge potranno alleviare la siccità in quelle aree. Le più alte temperature infatti causano una più rapida evaporazione, che riassorbe l’acqua caduta in più. D’altra parte aree riarse non abituate alle alluvioni riceveranno diluvi più intensi. “Nelle regioni aride, che di solito non ricevono eventi di pioggia di alta intensità, le infrastrutture sono meno adattate a precipitazioni più estreme”, scrive Donat. “Anche piccoli aumenti nell’intensità degli estremi possono avere forti impatti se non si adottano misure addizionali di adattamento”. Gli studiosi prevedono che il riscaldamento globale intensificherà gli estremi meteo come ondate di caldo e di freddo, cicloni e incendi boschivi. Altrettanto avverrà con le piogge: la modellazione globale suggerisce che aree con alte precipitazioni ne riceveranno di più, e viceversa. Piuttosto che allargarsi su vaste aree del pianeta, gli studiosi australiani hanno analizzato ‘maglie territoriali’ rappresentanti le regioni terrestri più umide e quelle più aride. E’ risultato che la precipitazione annuale media e la forza dei rovesci più intensi sono aumentate fra l’uno e il due percento in un decennio dal 1950, sia nelle aree umide che in quelle asciutte. Le proiezioni suggeriscono che la tendenza continuerà almeno fino alla fine del 21/mo secolo. Migranti: fallisce accordo Costoso fallimento della ‘soluzione Cambogia’ adottata dal governo di Claudio Marcello conservatore di Canberra per reinsediare i profughi riconosciuti, che restano bloccati a tempo indefinito nelle remote isole del Pacifico dove l’Australia rinchiude i richiedenti asilo intercettati nelle sue acque. Solo due dei cinque profughi che avevano accettato di lasciare il minuscolo stato-isola di Nauru per una nuova vita in Cambogia sono ancora lì, otto mesi dopo l’inizio dell’accordo fra i due paesi, costato all’Australia 55 milioni di dollari (37 milioni di euro) in aiuti e in costi di reinsediamento. Per fermare il flusso di barconi di richiedenti asilo che raggiungevano le sue acque, in massima parte dall’Indonesia, Canberra ha decretato che da luglio 2013 nessuno di loro sarebbe più accolto in Australia e le domande di asilo sarebbero esaminate a Nauru e nell’isola di Manus in Papua Nuova Guinea, dove ancora restano in limbo circa 1400 uomini, donne e bambini. Si è appreso ora che una coppia di iraniani che si era trasferita volontariamente da Nauru in Cambogia ha preferito tornare in patria ed è partita in febbraio. Un altro profugo, della minoranza rohingya della Birmania, era tornato in patria lo scorso ottobre. Restano in Cambogia, assistiti dal programma di reinsediamento dell’International Organization for Migration, un iraniano e un altro rohingya. Il governo australiano tuttavia ostenta fermezza. Il ministro dell’Immigrazione Peter Dutton ha detto che il governo non deflette dalla politica secondo cui chi arriva via mare può solo essere reinsediato in un paese terzo o tornare in patria. “Siamo determinati ad annientare le operazioni dei trafficanti di uomini e a impedire i naufragi in mare”, ha detto. Caldo record in Australia L’ondata di calore che ha investito la parte sud-orientale dell’Australia all’inizio di marzo ha fatto registrare una notte di caldo record a Melbourne. Secondo il Bureau of Meteorology, come riportato dal Guardian, quella di martedì 8 marzo è stata la notte più calda di sempre nella città australiana, con una temperatura media di 30 gradi, dopo un picco diurno di 38,6 gradi. Caldo più della media stagionale anche a Sydney, dove sono stati superati 26 gradi per 31 giorni di fila, altro record. Dall’estate rovente del continente australe si passa all’inverno insolitamente mite di quello boreale. Negli Usa, per effetto del fenomeno climatico di El Nino e per le conseguenze del riscaldamento globale, si è registrato l’inverno più caldo di sempre. La temperatura media del blocco continentale degli Stati Uniti, riporta l’Ap, fra dicembre e febbraio (il cosiddetto inverno meteorologico) è stata di 2,7 gradi centigradi, un grado e mezzo in più sopra la media. Dato che rompe il record registrato tra il ‘99 e il 2000. NUOVO PAESE aprile 2016 3 Treaty Now! by Gaetano Greco Recently the Victorian Government declared that it will begin talks about Australia’s first-ever treaty with Victoria’s Indigenous people. In February this year a historic forum of 500 First Nations’ representatives passed a resolution demanding the State of Victoria resource a treaty process instead of the federal government’s proposal for constitutional recognition. This treaty process could be one of the most significant development in relations between Aboriginal and non-Aboriginal Australians. However it has not received the national attention it rightly deserves. The absence of a treaty meant that Australia could be created in 1901 on the basis of the lie of ‘terra nullius’ that ignored Aboriginal peoples. Till the late 60s the constitution even declared they were not to be counted in the Census. While governments in the US, Canada and New Zealand have signed treaties with their indigenous communities, Australia is still the only Commonwealth nation without a treaty with its First Peoples. Former Labor Prime Minister Bob Hawke in 1988 promised to deliver a treaty but failed to do so. Liberal Prime Minister John Howard didn’t like the idea of a treaty noting a “nation … does not make a treaty with itself”. Also as far back as 1835 Victoria had a so called treaty that was negotiated by John Batman and the Wurundjeri people which was immediately declared invalid by the NSW Governor who was overseeing the colonial government of the area. So it’s not the first time Australian colonial governments have entertained the notion of a treaty. A properly negotiated treaty that recognises aboriginal sovereignty and self-determination will therefore go to the very heart of who we are as modern nation state and set the course to redress past injustices with our First Australians. Furthermore, it could help foster a new more inclusive relationship of belonging that all Australians from diverse cultural backgrounds have with Australia as it formally recognises that we are all immigrants to this land. A treaty is the only way Australia can deal with the unfinished business of reconciliation. 4 NUOVO PAESE aprile 2016 Più soldati muoiono a casa che sul campo di battaglia I dati disponibili a partire dal 1999 mostrano che più soldati sono morti in Australia per suicidio che in servizio attivo fuori dall’Australia. Secondo Walking Wounded (“camminare feriti”)- un gruppo di sostegno ai veterani - 46 soldati sono stati uccisi in servizio attivo a partire dal 1999, mentre nello stesso periodo 239 veterani si sono tolti la vita. Walking Wounded è stato istituito nel 2014 per sostenere la ripresa psicologica dei soldati australiani e aiutarli a reinserirsi nella comunità. Brian Freeman, fondatore e CEO di Walking Wounded, ha detto che la vita nelle forze armate è molto lontana da quella dell’australiano medio. “Quando quel modo di vivere viene a cessare, per qualsiasi motivo, si tratta di una nuova battaglia che questi soldati devono affrontare – I cui passaggi possono includere anche il carcere, la perdita della casa e della famiglia, e alla fine anche, nelle peggiori situaizoni, il suicidio. v berlingieri Stoffa che si pulisce da sola I vestiti che si puliscono da soli potrebbero diventare presto realtà, grazie alla prima stoffa autopulente: per farla tornare come nuova basta esporla al sole o anche alla luce di una lampada. Il segreto è nella sua struttura 3D, specializzata nell’assorbire la luce e utilizzarla per degradare la materia organica. Descritti sulla rivista Advanced Materials Interfaces, i tessuti che si lavano da soli sono stati messi a punto in Australia dai ricercatori del Royal Melbourne Institute of Technology (Rmit). Lo stesso principio per degradare la materia organica alla base di questa stoffa potrà essere applicato a diversi tipi di produzioni industriali, dai prodotti per l’agricoltura ai farmaci. “C’è ancora un po’ di lavoro da fare prima di poter iniziare a buttare via le lavatrici, ma questo risultato è una buona base per sviluppare vestiti autopulenti’’ ha osservato il coordinatore della ricerca, Rajesh Ramanathan. Il segreto del tessuto è nelle minuscole strutture tridimensionali a base di rame e argento nascoste tra le fibre, che hanno la funzione di assorbire la luce. Quando queste strutture sono esposte alla luce, o del sole, o di una lampadina, ricevono un impulso di energia che genera un flusso di ‘elettroni caldi’. Questo flusso, a sua volta, rilascia una scarica di energia che degrada la materia organica in circa sei minuti. “Il prossimo passo - ha detto Ramanathan - sarà quello di testare i tessuti con i composti organici che potrebbero essere più rilevanti per i consumatori, per vedere per esempio in quanto tempo si riescono a eliminare le macchie più comuni, come quelle di vino o di pomodoro’’. Successivamente, ha sottolineato, la sfida sarà portare questa tecnologia fuori dal laboratorio e fabbricare questi tessuti su scala industriale. Contro l’inquinamento delle acque “Marine litter” - uno dei killer più temibili del pianeta: si tratta dell’inquinamento di mari e oceani dai rifiuti di origine umana; la plastica prima tra gli altri. In Italia biologi e ricercatori di Ispra, Arpa regionali e del Cnr sono al lavoro per definire dimensioni e dinamiche del fenomeno e per indicare possibili soluzioni. In Asia, la superficie di alcuni fiumi o golfi non è più visibile perché interamente coperta dai detriti. E anche il Mediterraneo si sta avvicinando a un punto di collasso, come spiega Maria Cristina Fossi, ecotossicologa dell’Università di Siena: “Abbiamo riscontrato che circa il 70% delle tartarughe marine Caretta Caretta che frequenta le coste tirreniche ha presenza di plastiche nello stomaco. Addirittura nel tonno siamo sul 30% dei valori. Vuol dire che su 100 tonni 30 hanno frammenti di microplastiche nello stomaco”. Le città italiane più smart E’ Bologna la città più smart d’Italia. Seconda Milano, seguita da Torino e poi da Mantova che si colloca al quarto posto confermando l’ascesa delle città medie. Roma perde posizioni: dal 4° al 9° posto. Fanalino di coda il Sud: la prima città metropolitana in classifica - Napoli - occupa la 32esima posizione. Per lo sviluppo sostenibile Riduzione dell’inquinamento, ma anche eliminazione della povertà, lotta al cambiamento climatico, ma anche buona sanità e buona istruzione per tutti: sono alcuni dei 17 obbiettivi “per un mondo sostenibile” definiti dall’Onu. Per raggiungere questi obbiettivi è stata creata l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) che raggruppa oltre 80 organizzazioni economiche, sindacali, sociali e solidaristiche. E’ la fotografia scattata dal rapporto “Smart City Index 2016” presentato a Roma all’evento “Italia Smart” di EY - patrocinato da Agenzia per l’Italia Digitale che ha visto i protagonisti del processo di trasformazione delle città condividere idee e progettualità indirizzate a migliorare la vivibilità e fruibilità delle stesse. Smart City Index, giunto alla terza edizione, analizza le 116 città capoluogo italiane utilizzando oltre 470 indicatori, classifica lo sviluppo di reti e infrastrutture intelligenti delle città italiane, misurando la loro capacità di innovare e offrire servizi di qualità ai propri cittadini. Quest’anno l’analisi è stata realizzata con un’impostazione a strati: dalle infrastrutture di rete, ai sensori che rilevano le informazioni, alla delivery platform che le elabora, permettendo di erogare applicazioni e servizi a valore aggiunto per i cittadini da parte di soggetti pubblici e privati. Gli indicatori utilizzati da EY per stilare la classifica prendono in considerazione la capacità delle istituzioni di investire in servizi per i cittadini, l’esistenza di infrastrutture capaci di assorbire il cambiamento e l’abilità nel fornire alla comunità delle piattaforme integrate ed efficaci per l’erogazione dei servizi. Tra questi le infrastrutture per la diffusione della Banda Larga, i servizi digitali (infomobilità, scuola, sanità, turismo, @government), lo sviluppo sostenibile delle città (ambiente, reti energetiche, mobilità alternativa). Cagliari al 33° posto guadagna 11 posti rispetto allo scorso anno, anche grazie alla forte informatizzazione delle scuole con l’81% delle aule connesse nella regione. Le città medie mostrano le performance migliori con un trend generale che vede oltre 23 città tra il 4° e il 39° posto. L’Italia poi mostra punte di eccellenza in alcuni ambiti. Ad esempio, Pordenone supera l’80% di rifiuti raccolti e differenziati e la Puglia rappresenta la regione italiana con la maggiore produzione di energie rinnovabili. Inoltre l’ascesa digitale crea un nuovo paradigma tecnologico, grazie alla crescente diffusione delle IoT (Internet of Things), contribuendo così alla trasformazione dei consumatori italiani in prosumer e alla diffusione dell’economia della condivisione e della collaborazione. In 5 anni piantati 50.000 alberi Negli 5 cinque anni Milano ha aumentato il proprio verde di 3,2 milioni di metri quadrati e ha piantato 50.000 alberi. E’ il bilancio degli assessori Chiara Bisconti (Verde) e Alessandro Balducci (Urbanistica). “Dopo cinque anni di impegno ed esperienze oggi vogliamo mettere a disposizione tutto il nostro sapere, formalizzandolo in un documento strategico che può essere caposaldo per la continuità, delineando fin d’ora le sfide del futuro per trasformare Milano in una città sempre più a misura d’albero”. Sette italiani su dieci sono analfabeti funzionali Il livello di istruzione in Italia è “molto basso” e quasi tre adulti su quattro sono “analfabeti funzionali”, incapaci di adattarsi all’evoluzione della società moderna. In pratica sanno leggere ma non capiscono quello che leggono, che siano le condizioni di un’utenza domestica o le condizioni contrattuali di una polizza assicurativa, o un contratto d’affitto. Lo ha sottolineato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in una lezione al liceo Tasso di Roma. “L’educazione finanziaria è molto importante - ha detto - ma in Italia il livello di educazione finanziaria è molto basso. E purtroppo anche il livello di istruzione è molto basso”. “Una statistica drammatica dell’Ocse - ha spiegato il governatore parlando di globalizzazione ed educazione finanziaria - su 100 adulti 72 sono analfabeti funzionali: sanno leggere e scrivere ma non sanno vivere nella società di oggi, che richiede altre capacità di adattamento”. NUOVO PAESE aprile 2016 5 Castro: differenze profonde restano “Ci sono profonde differenze tra i nostri Paesi che non spariranno, visto che abbiamo idee diverse su molti argomenti, come la democrazia, i sistemi politici, i diritti umani, le relazioni internazionali, la pace e la stabilità nel mondo”. Lo ha detto Raul Castro, intervenendo in conferenza stampa dal Palazzo della Rivoluzione dell’Avana, a Cuba, dopo il bilaterale con il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. “Noi difendiamo i diritti umani” ha aggiunto, criticando gli Stati Uniti perché il governo cubano “trova inconcepibile che un governo non assicura il diritto alla salute, all’istruzione, al cibo, allo sviluppo, ai diritti dei bambini”. A Idomeni “la situazione qui è tragica” Il commissario europeo per gli Affari interni e l’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, ha visitato il campo di Idomeni dove da giorni, dopo la chiusura della rotta balcanica, ci sono migliaia di migranti bloccati al confine tra Grecia e Macedonia in condizioni disperate, aggravate dalla pioggia. Alcune centinaia sono anche riuscite ad attraversare il confine scegliendo vie pericolose, guadando fiumi e aggirando il filo spinato, ma sono stati bloccati in Macedonia. “La situazione qui è tragica - ha detto. Avramopoulos ha assicurato il suo impegno verso i rifugiati ma ha garantito una linea dura. “Tutti i rifugiati che hanno bisogno di protezione internazionale l’avranno. Ma i migranti irregolari saranno rimandati indietro.” 6 NUOVO PAESE aprile 2016 Classifica mondiale sulla corruzione Vince la Danimarca, ultime Somalia e Corea del Nord nell’annuale classifica sul fronte delle tangenti. I dati emergano dal Corruption Perceptions Index 2015 di Transparency International, l’organizzazione non governativa che ogni anno stila la classifica mondiale sulla corruzione pubblica percepita. Secondo i dati dell’indice 2015, che riflettono l’opinione anche di potenziali investitori esteri, negli ultimi 24 mesi l’Italia è rimasta ferma al palo, sorpassata – tra i paesi dell’Ue – persino da quelli considerati molto corrotti come Grecia e Romania. L’Italia, con i suoi 44 punti (lo scorso anno erano 43), si colloca al 61esimo posto tra le 168 nazioni censite, penultima nella lista dei 28 membri dell’Unione Europea, dove si piazzano meglio del belpaese sia Grecia che Romania (entrambe con 46 punti), mentre fa peggio la sola Bulgaria (41 punti). L’Indice di Transparency misura la corruzione percepita nel settore pubblico aggregando dati di 12 fonti diverse (almeno tre per ogni nazione) e per l’Italia, tra gli altri, utilizza i sondaggi realizzati dal World Economic Forum e dal World Justice Project. A essere intervistati non sono i cittadini, ma uomini del mondo dell’economia ed esperti nazionali. “La corruzione generalmente prevede attività illegali intenzionalmente occultate, che vengono scoperte sono grazie a scandali, inchieste e processi” spiega Transparency in una nota: “Non esiste un modo affidabile per calcolare i livelli assoluti di corruzione di Paesi o territori sulla base di dati empirici oggettivi”. Comparare il numero di tangenti scoperte o il numero di processi non sempre è una soluzione efficace “perché mostra solo quanto procure, tribunali o media sono efficaci nell’investigare e portare allo scoperto la corruzione”. Perciò, per Transparency, misurare la percezione resta il metodo più attendibile per comparare i livelli di corruzione tra diverse nazioni. I membri dell’Ue e i paesi dell’Europa dell’ovest presentano, nel complesso, le migliori pagelle del mondo, con un punteggio medio di 65 su 100. Ben peggiore la situazione altrove dove, secondo l’indice, più di sei miliardi di persone abitano nazioni con seri problemi di corruzione. Quasi la metà del G20 supera abbondantemente la soglia della sufficienza. A partire dal Canada (83 punti) a seguire poi Germania (81), Regno Unito (81), Australia (79), Usa (76), Giappone (75), Francia (70), Corea del Sud (56) e Arabia Suadita (52). Con l’Italia si passa sotto quota 50 punti e seguono i paesi con performance peggiori, a partire da Sud Africa (44), Turchia (42), Brasile (38) e India (38), per finire poi con Cina (37), Indonesia (36), Messico (35), Argentina (32) e Russia (29). Unico ponte con autostrada a 8 corsie e doppia ferrovia Completato a Istanbul il terzo ponte sul Bosforo, che unisce Europa e Asia. Lo comunica Astaldi, sottolineando che è stato saldato “l’ultimo ‘concio chiave’ di chiusura dell’impalcato, dopo aver avviato le opere di costruzione nel 2013”. È il ponte dei primati: unico ponte sospeso al mondo “a ospitare un’autostrada a otto corsie separate da due linee ferroviarie, tutte allo stesso livello; il più largo ponte sospeso al mondo; il ponte sospeso con le più alte torri a forma di A del mondo”. I lavori sono realizzati con la formula del Bot (build-operate-transfer) e prevedono un investimento totale di oltre 3 miliardi di dollari, finanziato su base project finance. Saranno i superdelegati a fermare Bernie Sanders? Se non dovesse riuscirci Hillary Clinton, potrebbero essere i superdelegati del partito democratico a fermare Bernie Sanders? La domanda, negli Stati Uniti, comincia a circolare, visto che la candidatura del senatore del Vermont alla nomination democratica per le prossime elezioni presidenziali si sta dimostrando più forte del previsto. I superdelegati sono membri del Congresso, governatori, ex presidenti e alti esponenti del partito che partecipano alla convention e sono liberi di votare per chi vogliono, senza alcun obbligo di rispettare la volontà degli elettori: se credono che il candidato emerso dalle primarie non sia il migliore per il partito, potrebbero essere in grado, con i loro voti, di ribaltare l’esito delle urne. A investire il candidato democratico per le presidenziali di novembre saranno i 4.763 delegati che parteciperanno alla convention in programma a Philadelphia dal 25 al 28 luglio. Molti, ovvero 4.051, sono il frutto delle scelte degli elettori negli Stati del Paese e nei territori come Guam, Samoa americane e Porto Rico (anche i cittadini statunitensi all’estero assegnano dei delegati) e sono legati (bound) a un candidato; gli altri 712 delegati, invece, sono superdelegati liberi di votare per chi vogliono. Intervistato su questo argomento dalla Msnbc, Sanders ha dichiarato ieri: “Molti superdelegati hanno promesso il loro sostegno a Hillary Clinton molto tempo fa, forse prima che io mi candidassi o subito dopo. Ora, guardando la realtà”, con “quasi tutti i sondaggi” che affermano che “Sanders andrebbe meglio di Clinton contro Trump”, “credo che molti di questi superdelegati ci ripenseranno, se potremo mostrarci vincenti negli Stati di tutto il Paese”. Messico, un vicino non un nemico Secondo Jesse Jackson la crisi in America non è stata creata dai “nostri vicini messicani”, ed erigere un muro non la cambiera Parte del successo della campagna di Donald Trump alla nomina per il Partito Repubblicano nelle elezioni Presidenziali di quest’anno, e’ dovuta alla sua demonizzazione del Messico e dei messicani. Come dichiarato da Jesse Jackson, leader dei diritti civili ed ex candidato per la Presidenza degli Stati Uniti,” il Messico non e’ la nostra retro cucina, e’ il nostro vicino di casa”. aggiungendo che, il Messico e’ stato demonizzato come una sorgente di immigrati illegali, violentatori e criminali, ed e’ stato accusato di trasferire le fabbriche dagli USA. all’estero e che gli immigranti messicani sono accusati di appropriarsi dei posti di lavoro degli americani negli USA. La realta’ e’ che 100 milioni di persone vivono nei 10 stati americani e messicani nella regione di confine, e insieme formano l’equivalente della quarta economia mondiale e rappresentano i profondi legami fra le due nazioni. Trentaquattro milioni di messicani e messicani-americani vivono negli Stati Uniti, con circa 22 milioni nati la’. Ogni giorno gli Stati Uniti e il Messico hanno un giro di affari di $ US 1,4 miliardi. Il Messico e’, in ordine di grandezza, il secondo mercato mercato di esportazione degli Stati Uniti, dopo il Canada’. Il Messico compra piu’ beni Americani che il BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) messi insieme, quasi l’equivalente di tutta l’Unione Europea. Il Messico, in ordine di grandezza, e’ il terzo esportatore di petrolio negli USA e il piu’ grande esportatore di prodotti petroliferi, con un mercato in crescita per l’esportazione di gas. Jackson ha detto che la cooperazione fra i due paesi era inevitabile. “ Non abbiamo bisogno di un muro, ci serve un ponte. Siamo vicini, legati sia dalla geografia che dalla storia.” “Per troppo a lungo, abbiamo sfruttato gli operai messicani da tutti e due i lati della frontiera. Raccolgono la nostra frutta e verdura, puliscono le nostre case, combattono e muoiono nelle nostre guerre, sperando di ottenere una “green card” e la possibilita’ di realizzare il sogno americano. I messicani non hanno portato i nostri posti di lavoro in messico. Le corporazioni americane, hanno usato NAFTA per portare i nostri posti di lavoro in Messico.I Messicani non vogliono paghe miserabili qui. Sono i datori di lavoro americani che sfruttano gli illegali per riempire le proprie tasche.” Ad ascoltare Jackson, l’immigrazione illegale e’ praticamente cessata per la mancanza di lavoro negli Stati Uniti. “La marea dell’immigrazione venne dopo che la NAFTA forzo’ le famiglie di agricoltori messicane a competere con l’agrobusiness sussidiato dagli Stati Uniti. “Molti persero la terra e la possibilita’ di guadagnarsi da vivere e vennero a Nord per sopravvivere. “Ci serve una politica economica che funzioni per i lavoratori da tutte e due le parti della frontiera, non una politica di divisione e insulto che permetta ai datori di lavoro di sfruttare i lavoratori in tutte e due le nazioni.” “La forza dell’America e’ la sua diversita’. E la nostra sicurezza, e’ rinforzata da strette relazioni con i nostri vicini.” Dice anche che i lavoratori americani hanno tutti i diritti di essere offesi da una politica economica organizzata a funzionare contro di loro e corrotta dai miliardari. “Ma non è stata creata dai nostri vicini messicani, ed erigere un muro non la cambiera’” Non abbiamo bisogno di un muro, ci serve un ponte NUOVO PAESE aprile 2016 7 Borse di studio dedicate alle vergini Sarà la verginità a cambiare il mio futuro. Una dichiarazione a dir poco inattuale ma che in Sudafrica è diventata una realtà. I test per accertare la verginità sono considerati una violazione della privacy e dei diritti delle donne. Tuttavia, nel KwaZulu Natal, la provincia sudafricana più popolosa situata nella parte sud-orientale del paese, diventano il passaporto sicuro per accedere a una borsa di studio universitaria, garantita sino a quando l’imene si manterrà intatto. La famiglia di Thubelihle Dlodlo non poteva permettersi di mantenerla agli studi ed è stata la sua verginità a offrirle una via d’uscita. E la cosa la riempie di soddisfazione. Perché in questo modo contribuisce a riportare in auge un elemento della cultura zulu. “Mi rende orgogliosa” dichiara Thubelihle. “Dovunque andrò, qualsiasi cosa farò, sarò come un bellissimo specchio per le altre persone e tutti lo ammireranno. Sarò un role model e tutti mi ameranno sapendo che sono ancora pura. E questo mi rende invulnerabile anche alla malattie sessualmente trasmissibili”. La decisione ha scatenato, com’era logico attendersi, un’ondata di roventi polemiche. La governatrice del distretto, Dudu Mazibuko, è diventata il bersaglio delle critiche che la prendono di mira come fautrice di pratiche invasive e anti costituzionali. Ma lei si difende spiegando che si tratta principalmente di una profilassi medica in quanto metà delle donne del distretto tra i 15 e i 49 anni sono affette da Aids. Senza contare le gravidanze indesiderate delle minorenni. Gli attacchi tuttavia non perdono intensità. Bathabile Dlamini, ministro dello Sviluppo sociale, contesta la decisione del KwaZulu Natal in quanto contribuisce ad alimentare la discriminazione femminile. 8 NUOVO PAESE aprile 2016 La storia di una donna della working class londinese Suffragette, ci tiene a puntualizzare la regista Sarah Gavron, non è un film in costume: è nato con l’intenzione di affrontare temi ancora molto urgenti nel ventunesimo secolo, «in cui i due terzi degli analfabeti mondiali sono donne, una ragazza su tre solo in Inghilterra ha subito violenze e sono tantissime le donne che ancora non vedono rispettati i propri diritti fondamentali». Ancora oggi le suffragette inglesi che si sono battute per il voto alle donne «vengono dipinte come donne della buona società, spesso un po’ frivole», osserva la produttrice di Suffragette Faye Ward. Il film di Sarah Gavron sfata in primo luogo proprio questo pregiudizio, raccontando la storia di una donna della working class londinese interpretata da Carey Mulligan, la sua presa di coscienza e adesione al movimento pagata a caro prezzo. Nella lunga fase di preparazione e documentazione per la scrittura del film, la regista racconta infatti di come lei, Ward e la sceneggiatrice Abi Morgan si siano imbattute in «moltissime lettere e diari di suffragette proletarie che dimostrano come fossero proprio loro a battersi più duramente di tutte, visto che erano quelle che avevano più da perdere». Altro elemento fondamentale per la ricerca alla base del film, racconta la produttrice, è stata l’apertura degli archivi della polizia inglese nel 2005, che ha consentito di consultare e studiare «la struttura di sorveglianza imbastita per controllare e punire queste donne». Molti dei personaggi sono ispirati a persone realmente esistite, a cominciare proprio dal commissario di polizia interpretato da Brendan Gleeson, che «fa rispettare la legge ma allo stesso tempo comincia, dentro di sé, a metterla in discussione», dice Gavron. Anche la relazione di una delle leader del movimento nella East London, interpretata da Elena Bonham Carter, con il marito che supporta la sua lotta affonda le radici nella realtà: «ci siamo ispirate a tre coppie dell’epoca con caratteristiche simili». Il marito della protagonista, invece, esprime a detta della regista «la condizione maschile intrappolata nei pregiudizi sociali, per cui avere una moglie che viene mandata in prigione per motivi politici significa venire emarginato dalla propria comunità». Oms sconsiglia a donne incinte di recarsi in zone affette da Zika L’Organizzazione mondiale della Sanità sconsiglia alle donne incinte di recarsi nelle zone affette dal virus Zika, un virus che secondo studi sempre più consolidati, causa gravi danni ai nascituri. “Alle donne incinte viene consigliato di non viaggiare nelle aree dove è in corso un’epidemia di Zika”, si legge nel comunicato dell’agenzia Onu per la salute, diffuso al termine di una riunione di emergenza. La “migliore insegnante del mondo” È tornata a casa, nella Cisgiordania occupata, la giovane palestinese Hanane al-Hroub che ha conquistato il “Global teacher price” ed è stata nominata dalla fondazione Varkey la “migliore insegnante del mondo”, con un premio in denaro di un milioni di dollari. Hanane è stata accolta a Gerico dal ministro palestinese dell’Educazione, Sabri Saidam. “Nei prossimi 10 anni - ha detto l’insegnante - devolverò una parte del mio premio, circa 100mila dollari l’anno, a quei docenti che adotteranno il mio programma. Avranno anche il mio appoggio e il mio sostegno con nuove idee e iniziative anche perché io potrò avere accesso a molte istituzioni che possono sostenere questi insegnanti”. Hanane al-Hroub è cresciuta in un campo profughi e ora insegna in un liceo di al-Bireh, in Cisgiordania. Il suo metodo si basa sul rifiuto della violenza e sul concetto di “gioca e impara” che lei ha descritto anche in un libro. “Giocando i bambini possono divertirsi mentre imparano - ha concluso Hanane - Cointinuerò a perseguire i miei obiettivi cercando di insegnare ai ragazzi come comportarsi oltre che dargli un’istruzione. Lo studio ben ponderato può generare importanti cambiamenti” “L’esempio di Hanane - ha aggiunto il ministro Saidam - è un messaggio di pace e un importante passo nel processo di educazione in un momento in cui il popolo palestinese si trova ad affrontare ogni tipo di violenza. Dunque il suo messaggio è il messaggio di tutti i palestinesi alle forze d’occupazione israeliane e dice che questa situazione deve finire”. L’annuncio del premio ad Hanane è stato dato da Papa Francesco con un video-messaggio durante la cerimonia a Dubai per il premio organizzato dalla fondazione Varkey, organizzazione senza scopo di lucro istituita per migliorare gli standard di istruzione per i bambini svantaggiati in tutto il mondo. La prima africana a vincere un Oscar Il 29 Febbraio 1940 Hattie McDaniel, attrice, cantante, autrice di canzoni e commediante, meglio conosciuta per il suo ruolo come Mammy nel film Via Col Vento (1939), vinse l’Academy Award per la migliore Supporting Actress, diventando la prima afroamericana a vincerlo. Nel 2006 divenne la prima afro-americana a vincere l’Oscar, vincita commemorata da un francobollo degli Stati Uniti. Hattie McDaniel nacque il 10 Giugno 1895,a Wichita, Kansas, da genitori ex schiavi. Era la piu’ giovane di 13 figli. Suo padre, Henry McDaniel, combatte’nella Guerra Civile, e sua madre, Susan Holbert, era una cantante di musica religiosa. La sua prima apparizione fu nel film The golden West (1932) come cameriera, la sua seconda apparizione fu nel film di grande successo di Mae West,” Non Sono Un Angelo” (1933), come una delle cameriere nere con cui il West si accampo’ nel retro del palcoscenico. McDaniel ebbe un ruolo come Queenie nel film Show Boat nella versione del 1936, e canto’ un verso di “I cant Help Lovin’ Dat Man”con Irene Dunn, Helen Morgan, Paul Robeson, e un coro negro. Piu’ tardi nel film, lei e Robeson cantarono “I Still Suits Me”, una canzone scritta particolarmente da Jerome Kern e Oscar Hammerstein per il film. E’ stato nel ruolo di schiava della casa che rimprovera ripetutamente la figlia della sua padrona, Scarlett O’Hara (Vivian Leigh) e si ribella contro Rhett Butler (Clark Gable), con cui vinse l’Academy Award. “I loved Mammy”, parlando alla stampa riguardo il suo carattere, McDaniel disse, “Io penso che la compresi perche’ mia nonna lavoro’ in una piantagione simile a Tara”. Mentre molti afro-americani erano felici della vittoria di McDaniel, la stessa venne considerata amara, pensando che il film celebrasse l’esistenza della schiavitu’. Il dodicesimo Academy Award del 1940 fu tenuto all’Ambassador Hotel in Los Angeles, dove ironicamente a McDaniel e alla sua scorta fu chiesto di sedere ad un tavolo, segregato per due. McDaniel rimase attiva negli ultimi anni della sua vita con la radio e la televisione, diventando la prima afro- americana ad essere la stella nel suo programma radiofonico, con la serie di commedie intitolata “Beulah”. Il programma era controverso. I critici dissero che perpetuava gli stereotipi negativi dei negri senza luogo e pigri. Lei rispose ai suoi critici “Perche’ dovrei lagnarmi di guadagnare $700 alla settimana rappresentando una serva? Se non lo facessi guadagnerei $7 alla settimana” Essendo una McDaniel, era anche un’attivista, ed era una delle piu’ famose proprietarie di case per negri in Los Angeles; aiuto’ l’organizzazione dei residenti del sobborgo negro di West Adams a proteggere le loro case. Mori’ il 26 Ottobre 1952, a 57 anni, in Woodland Hills, Los Angeles. (PIC: Vivien Leigh and Hattie McDaniel in Gone With the Wind) NUOVO PAESE aprile 2016 9 brevi italiane Famiglie in povertà assoluta Nel 2014 sono stimate in condizione di povertà assoluta 1 milione 470 mila famiglie residenti in Italia (il 5,7% del totale); si tratta di 4 milioni e 102 mila individui (il 6,8% dell’intera popolazione). E’ quanto ha ricordato Cristina Freguja, direttore centrale delle statistiche socio-economiche dell’Istat. Pagati 7 mld in più per le tasse locali Le imposte e tasse locali (regionali e comunali), pagate dai cittadini, tra il 2013 ed il 2015, sono aumentate di 7 miliardi di euro (il 16,7% in più), mentre se si fa il paragone tra il 2014 ed il 2015 l’aumento è stato di 2,5 miliardi (il 5,5% in più). In valori assoluti tra Addizionali regionali e comunali Irpef, Imu, Tasi, tariffa rifiuti, nel 2015, l’introito per le casse di Regioni e Comuni è di oltre 49 miliardi di euro a fronte dei 42 miliardi di euro pagati nel 2013, passando per i 46,5 miliardi di euro pagati nel 2014. E’ quanto emerge da un’analisi del Servizio Politiche Territoriali della Uil sull’andamento della tasse locali. Acquisti online oltreconfine L’Italia è il Paese con il più alto tasso su scala globale di acquirenti online che scelgono di comprare prodotti oltreconfine (79% contro un dato medio a livello globale pari al 57% e una media Europea del 65%). In Europa l’Italia si posiziona davanti a Germania (73%), Spagna (63%), Francia (59%), UK (52%). E’ quanto emerge dalla ricerca globale “Connected Commerce” di Nielsen realizzata su un campione di 13.000 individui in 24 Paesi. Oasi fiorite per insetti impollinatori Il Comune di Milano individuerà alcune aree verdi cittadine (parchi, giardini zonali, aiuole) dove creare oasi per insetti impollinatori. L’obiettivo è quello di proteggere così la biodiversità e al contempo svolgere una funzione divulgativa per la cittadinanza. Il progetto “Impollina-Mi”, prevede l’inserimento di specifiche piante come gimnosperme ed angiosperme 10 NUOVO PAESE marzo 2016 che facilitano la creazione di comunità durevoli di imenotteri (api), coleotteri (maggiolini) e lepidotteri (farfalle). La fiera sugli stili di vita sostenibili Il riciclo contro la mentalità dell’usa e getta. Risorse al posto di rifiuti. Conservazione dell ambiente contro dissipazione delle risorse naturali. Sono state le parole d’ordine di “Fa la cosa giusta!”, la fiera del consumo critico, giunta a Milano alla tredicesima edizione dal 18 al 20 marzo quando centinaia di stand promuovevano la lotta agli sprechi e per proporre stili di vita sostenibili. Tra gli espositori le cooperative dell’economia carceraria e gli stand della mobilità sostenibile con biciclette e auto ibride protagoniste. Tanti dibattiti sull’economia circolare e sulle emergenze umanitarie in una tre giorni all’insegna della sostenibilità. Droga: il mercato vale 35-40 miliardi Il mercato della droga in Italia vale tra i 35 e i 40 miliardi di euro: quanto l’intero settore manifatturiero. Lo ha detto il Procuratore nazionale Antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti. “I sequestri di droga, in particolare di cannabinoidi - ha detto Roberti - sono in aumento. Questo vuol dire che se aumentano i sequestri è’ aumentata anche la droga in circolazione”. Il problema, ha sottolineato Roberti, è che questa grande massa di denaro illegale viene reinvestita anche in attività’ legali. L’usato vale 18 mld Dai mercatini dell’usato alle piattaforme on line per compravendite e baratti: la second hand economy è in Italia un vero e proprio sistema economico che genera un volume d’affari pari a 18 miliardi di euro, ovvero l’1 per cento del Pil nazionale. A dar vita a questo paradigma economico e sociale - che supera in un certo senso la sharing economy verso un sistema caratterizzato da consumi sempre più ottimizzati, il cosidetto smart-consumption - è il 50% cento della popolazione italiana al di sotto dei 45 anni, che compra e vende oggetti usati spinto da motivazioni diverse: il 71% di chi compra lo fa per risparmiare, il 58% di chi vende lo fa per liberarsi del superfluo. Un fenomeno dunque che non va messo in correlazione con un ciclo economico di crisi, visto che solo il 22 per cento di chi ha venduto propri oggetti già usati lo fa “per guadagnare” o per integrare il reddito, (era il 38% nel 2014). E’ quanto emerge dall’edizione 2015 dell’Osservatorio Doxa sulla Second hand economy, commissionato da Subito.it - l’azienda che gestisce la principale piattaforma italiana di compravendita on line con oltre 8 milioni di utenti unici. Car sharing debutta a Torino Quattrocento auto elettriche e 750 colonnine entro tre anni. E’ il piano per Torino del car sharing del gruppo Bollore’, che il 18 marzo davanti al Politecnico ha inaugurato la prima stazione di ricarica con cinque colonnine e tre auto. Il 18 aprile le colonnine diverranno 15, per poi salire a 35 in maggio e via via arrivare all’obiettivo di 750, per un investimento di 13 milioni di euro. “L’investimento iniziale e’ di 4 milioni di euro per il 2016” ha precisato Marie Bollore, a.d. del gruppo transalpino. Fino all’autunno il servizio sarà sperimentato dal Comune e da grandi aziende che vorranno sostituire le flotte aziendali con le Blue Car, le auto di Bollore’ disegnate da Pininfarina e prodotte nel Canavese a Bairo. Le auto e il servizio sono già stati ampiamente rodati a Parigi, dove Autolib conta 278mila abbonati, Lione, Bordeaux e a Indianapolis negli Stati Uniti. Auto elettrica: piano per 20mila stazioni di ricarica “L’elettrico deve avere un suo rafforzamento in Italia. Sto ragionando per fare nei prossimi tre anni un piano da 20mila stazioni di ricarica. Noi dobbiamo pensare a questo come ad una grande infrastruttura per il nostro paese”. Lo ha detto Graziano Delrio, ministro dei Trasporti, a Torino, intervenendo al convegno “Il futuro della mobilità sostenibile”. Umberto Eco, frasi celebri I social e gli imbecilli “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”. Chi non legge “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5.000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… Perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Il Computer “Il computer non è una macchina intelligente che aiuta le persone stupide, anzi, è una macchina stupida che funziona solo nelle mani delle persone intelligenti”. Vent’anni di vantaggio “Di qualsiasi cosa i mass media si stanno occupando oggi, l’università se ne è occupata venti anni fa e quello di cui si occupa oggi l’università sarà riportato dai mass media tra vent’anni. Frequentare bene l’università vuol dire avere vent’anni di vantaggio. È la stessa ragione per cui saper leggere allunga la vita. Chi non legge ha solo la sua vita, che, vi assicuro, è pochissimo. Invece noi quando moriremo ci ricorderemo di aver attraversato il Rubicone con Cesare, di aver combattuto a Waterloo con Napoleone, di aver viaggiato con Gulliver e incontrato nani e giganti. Un piccolo compenso per la mancanza di immortalità. Auguri”. I due tipi di libro “Ci sono due tipi di libro, quelli da consultare e quelli da leggere. I primi (il prototipo è l’elenco telefonico, ma si arriva sino ai dizionari e alle enciclopedie) occupano molto posto in casa, sono difficili da manovrare, e sono costosi. Essi potranno essere sostituiti da dischi multimediali, così si libererà spazio […] I libri da leggere non potranno essere sostituiti da alcun aggeggio elettronico. Sono fatti per essere presi in mano, anche a letto, anche in banca, anche là dove non ci sono spine elettriche, anche dove e quando qualsiasi batteria si è scaricata, possono essere sottolineati, sopportano orecchie e segnalibri, possono essere lasciati cadere per terra o abbandonati aperti sul petto o sulle ginocchia quando ci prende il sonno, stanno in tasca, si sciupano, assumono una fisionomia individuale a seconda dell’intensità e regolarità delle nostre letture […] Il libro da leggere appartiene a quei miracoli di una tecnologia eterna di cui fan parte la ruota, il coltello, il cucchiaio, il martello, la pentola, la bicicletta”. Il terrorismo “Quando il terrorismo perde, non solo non fa la rivoluzione ma agisce come elemento di conservazione, ovvero di rallentamento dei processi di cambiamento”. Fidarsi di Wikipedia “Quanto ci si deve fidare di Wikipedia? Dico subito che io mi fido perché la uso con la tecnica dello studioso di professione [… ] Ma io ho fatto l’esempio di uno studioso che ha imparato un poco come si lavora confrontando le fonti tra loro. E gli altri? Quelli che si fidano? I ragazzini che ricorrono a Wikipedia per i compiti scolastici? [… ] da gran tempo io avevo consigliato, anche a gruppi di giovani, di costituire un centro di monitoraggio di Internet, con un comitato formato da esperti sicuri, materia per materia, in modo che i vari siti fossero recensiti e giudicati quanto ad attendibilità e completezza“. Paranoia e cospirazione “La paranoia della cospirazione universale non finirà mai e non puoi stanarla perché non sai mai cosa c’è dietro. È una tentazione psicologica della nostra specie. Berlusconi ha passato tutte le sue campagne elettorali a parlare di doppia cospirazione, dei giudici e dei comunisti. Non ci sono più comunisti in circolazione, nemmeno a cercarli col lanternino, eppure per Berlusconi stavano tentando di conquistare il potere”. L’uomo colto “Per me l’uomo colto non è colui che sa quando è nato Napoleone, ma colui che sa dove andare a cercare l’informazione nell’unico momento della sua vita in cui gli serve, e in due minuti”. NUOVO PAESE marzo 2016 11 f o t o NEWS No Triv e No Tav protestano a Venezia durante il vertice Italia-Francia Nel giorno dell’incontro tra Renzi e Hollande manifestanti di diversi gruppi hanno contestato la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità in Val di Susa, contro le estrazioni petrolifere e il passaggio delle grandi navi in Laguna. Quella che si è svolta l’8 marzo in Laguna è stata una manifestazione congiunta organizzata da gruppi diversi: i manifestanti che si oppongono al passaggio delle grandi navi nella laguna veneziana si sono uniti ai gruppi No Triv che protestano contro le estrazioni petrolifere e ai No Tav, che invece contestano la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità in tra Torino e Lione. In proposito l’Eliseo, dal canto suo, ha diramato un comunicato in cui definisce “essenziale per le relazioni” tra i due Paesi la costruzione del collegamento ferroviario. Momenti di tensione durante la manifestazione. Manifestanti a bordo di barchini hanno cercato di superare il limite della ‘zona rossa’, nello specchio d’acqua davanti al bacino di san Marco, predisposta per il vertice italo-francese e sono stati respinti dai getti d’acqua dagli idranti dei mezzi d’acqua delle forze dell’ordine. Fumogeni e slogan di protesta come “Il tribunale dei popoli condanna il sistema delle grandi opere inutili ed imposte” hanno animato la manifestazione. Un momento del flash mob di Greenpeace al Pantheon, nell’ambito della campagna per il referendum contro le trivelle, Roma, 18 marzo 2016. Scimpanzé accumulano pietre davanti agli alberi come se fosse “rituale simbolico” Degli scimpanzé già si sapeva del loro utilizzo di pietre per rompere i frutti e per macinare il cibo, di bastoncini per estrarre gli insetti dai tronchi e persino delle loro ‘danze’ rituali davanti a fenomeni della natura quali temporali o incendi nella foresta o nella savana. Eppure ha veramente sorpreso gli scienziati quanto mostrato da alcune telecamere nascoste, piazzate nella foresta della Repubblica di Guinea, nell’Africa occidentale, e che hanno rivelato quello che sembrerebbe un vero e proprio senso del sacro e del divino dei nostri cugini primati. La scoperta, fatta da un team di ricercatori tedeschi e americani, ha lasciato di stucco tanti uomini e tante donne della scienza: nei video si vedono chiaramente come gli scimpanzé di alcuni particolari gruppi sociali di questa parte del mondo si prodighino nel costruire dei cumuli di pietra nelle vicinanze di enormi alberi. Quasi come facevano i nostri antenati umani edificando tempietti, dolmen, menhir, dando un senso alle pietre, un senso quasi divino alla materia inerte, e ‘venerando’ prodigi della natura come gli alberi millenari, spesso considerati sacri in molte culture. Dopo il clamore sui media di tutto il mondo, qualcuno, tuttavia, sembra mettere il freno all’entusiasmo. Intervistata da New Scientist, Laurie Santos, psicologa cognitiva della Yale University americana, ha sottolineato come “ancora non sappiamo come interpretare questo comportamento. Nella mia esperienza con le scimmie – ha continuato – i rumori spesso hanno una funzione comunicativa, come nel caso dei maschi che vogliano essere dominanti, così il mio istinto mi porta a dire che questo comportamento possa funzionare in un modo molto simile”. Bangkok è stata invasa dalle sculture di 1.600 panda. L’installazione è stata realizzata dell’artista francese Paulo Grangeon per sensibilizzare sul tema della salvaguardia degli animali. 12 NUOVO PAESE aprile 2016 Domenica 17 aprile si terrà il cosiddetto referendum sulle trivelle, il primo nella storia d’Italia ad essere stato ottenuto dalle Regioni. Sono stati infatti dieci consigli regionali, diventati nove dopo il ritiro dell’Abruzzo, ad aver depositato le firme necessarie per indire il voto popolare. Un referendum richiesto da governatori in buona parte iscritti al Partito Democratico, che di fatto si oppongono alla politica energetica del loro segretario e premier, Matteo Renzi. LA STORIA: Vent’anni fa lo sbarco dei 27.000 dall’Albania A bordo di decine di imbarcazioni, nel porto di Brindisi arrivarono migliaia di profughi. Fuggivano da un paese in crisi e sognavano un futuro migliore. Ma l’Italia non era preparata ad accoglierli e il paese si trovò di fronte a un’emergenza umanitaria. Era il 7 marzo del 1991 quando l’Italia scoprì di essere una terra promessa per migliaia di albanesi. Quel giorno arrivarono nel porto di Brindisi, a bordo di navi mercantili e di imbarcazioni di ogni tipo, 27mila migranti. Fuggivano dalla crisi economica. Un esodo biblico, il primo verso l’Italia: in un primo momento se ne contarono 18mila, ma con il passare delle ore il numero di profughi salì a 27mila. Dopo il crollo del Muro di Berlino, l’ondata della crisi aveva colpito anche gli albanesi. Già nel nei primi mesi del ‘91 diverse persone erano scappate verso le coste pugliesi, ma fino a quella mattina non si era ancora visto un flusso così ampio di sbarchi. A part of the exhibition ‘Il corno violato. Il rinoceronte fra estinzione e superstizione’ (The horn hacked. The rhino between extinction and superstition) mounted at Museo Nazionale di Storia e Scienze Naturali La Specola, in Florence, 15 March 2016. US civil and human rights activist Angela Davis attends the conference ‘’The meaning of white supremacy today’’ in Rome, Italy, 14 March 2016. NUOVO PAESE aprile 2016 13 n ricchi e poveri Solo lo 0,6% dei detenuti è Crisi: ricchi sempre più ricchi, redistribuire ricchezza condannato per reati finanziari L’Italia è tra i Paesi in cui si tengono meno persone dietro le sbarre per reati finanziari. Solo 228 detenuti, lo 0,6% della popolazione carceraria, sono stati condannati con sentenza definitiva per reati che vanno dal riciclaggio all’insider trading al falso in bilancio, oltre a corruzione e reati contro la pubblica amministrazione. In Germania il dato è dell’11%, in Spagna del 3,1, in Gran Bretagna dell’1,9 per cento. Sono alcuni dei dati, registrati all’1 settembre del 2014 sulla popolazione carceraria, finiti nell’indagine Space commissionata dal Consiglio d’Europa all’Istituto di criminologia e diritto penale dell’Università di Losanna. L’indagine, condotta dal professor Marcelo Aebi e da altri due docenti, è un sondaggio che contiene informazioni provenienti da 50 su 52 amministrazioni carcerarie nei 47 Stati facenti parte del Consiglio d’Europa. Anche dell’Italia, dunque, che si posiziona all’undicesimo posto per sovraffollamento delle carceri dopo Ungheria, Belgio, Grecia, Albania, amministrazione statale della Spagna, Francia, Slovenia, Portogallo e Serbia. In media, in tutta Europa, stando ai dati dell’indagine dell’Università di Losanna ci sono 124 detenuti ogni 100mila abitanti. In Italia ci sono 54.252 detenuti, di cui il 95,7% sono uomini, il restante 4,3% donne (2.308 in tutta la penisola). In cella ci sono 119,5 detenuti ogni 100 posti. Ossia 9 metri quadri per persona. Per lo più, nella Penisola, si finisce in carcere per reati legati alla droga: si tratta del 34,7% dei casi, la quarta percentuale più alta tra i 47 Paesi considerati. L’indagine Space conta 6.513 sentenze definite per omicidio, 1.945 per stupro, 5.542 per rapina. Le condanne definite per droga ammontano a 1.245, 56 quelle legate a fatti di terrorismo, 362 per organizzazioni criminali. Poche volte però si finisce in carcere per reati finanziari, che nelle tabelle dell’indagine dell’università di Losanna vengono identificati nella categoria “economic and financial offences”: insider trading, falso in bilancio, aggiotaggio o fondi neri. I ricchi diventano sempre più ricchi e la redistribuzione della ricchezza sarà la vera sfida del futuro. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, secondo cui “c’è un problema di distribuzione del reddito. Se molto sarà prodotto da Google, Apple o Amazon, chi possiede queste aziende diventerà sempre più ricco. Questi ricchi diventeranno sempre più ricchi e le implicazioni sono come redistribuire la ricchezza sul reddito: è la sfida della politica economica di lungo periodo”. “Il problema - ha aggiunto Visco in una lezione il mese scorso al liceo romano Tasso - non è solo redistribuire il reddito, ma anche come far sì che ci siano posti di lavoro retribuiti. Bisogna guardare alla storia e la storia insegna che tutti i movimenti contro le macchine sono stati spazzati via”. Le ultime misure di politica monetaria della Bce sono state prese per guadagnare tempo in attesa che i governi europei agiscano per favorire la crescita, ha affermato Visco, secondo cui in Europa “c’è un problema politico di discussione al riguardo. Draghi fa la politica monetaria ma non la fa da solo”, e le ultime mosse di Francoforte “servono a comprare tempo perchè la politica prenda le decisioni” necessarie per far ripartire l’economia. “C’è problema di domanda in Europa - ha spiegato il governatore al liceo romano Tasso - mentre nel mondo non c’è un problema di domanda nel mondo, perchè le nostre esportazioni vengono esportate. E c’è un problema di crisi del debito sovrano: il dubbio che è venuto a molti risparmiatori nel mondo è se alcuni paesi europei pagheranno questi debiti”. Per affrontare il problema sarebbero necessarie “le riforme strutturali e un aumento della capacità di spesa, che però in Italia è difficile perchè il debito pubblico è molto alto”. Risarcita con 55 mln usd giornalista finita nuda su internet Una giuria americana ha stabilito che una giornalista sportiva, filmata nuda a sua insaputa nella sua stanza d’albergo in un video pubblicato poi su internet, ha diritto a un risarcimento di 55 milioni di dollari compresi gli interessi. Erin Andrews, giornalista di Fox Sports, chiedeva 75 milioni di dollari allo stalker Michael Barrett, che aveva manomesso lo spioncino di una camera d’albergo per filmarla, e al proprietario e gestore dell’hotel Marriott di Nashville, dove il video, della durata di cinque minuti, era stato filmato. Michael Barrett ha confessato ed è stato condannato a una pena in carcere. Gli avvocati della Andrews hanno affermato che l’albergo non avrebbe dovuto fornire a Barrett il numero della stanza della donna e che avrebbe dovuto impedirgli di prendere la stanza adiacente. 14 NUOVO PAESE aprile 2016 orizzontARTI p a g i n e d ’a r t e e c u l t u r a Da spazzatura a arte il museo creato da uno spazzino di New York Decine di lampade, una selva di dipinti, ma anche vetrate di chiese, cravatte, bizzarre statue esotiche: tutti oggetti buttati nella spazzatura di New York trasformati in un tesoro da uno spazzino, Nelson Molina. Per 30 anni ha pulito le strade della città sempre con occhio curioso, salvando dalla distruzione moltissimi oggetti che ora ha raccolto in un museo ad East Harlem. Una collezione improbabile che si estende in uno spazio di oltre 1000 metri quadri. “Quando voi buttate la vostra spazzatura, che si tratti di un quadro o qualsiasi altra cosa, una volta che viene messa in strada appartiene alla città. Non si può prenderla e portarla a casa e rivenderla o cose del genere. Io ho preso l’abitudine di collezionarla e conservarla sul posto di lavoro, un giorno ho cominciato ad esporla...e questo è il risultato”. Un viaggio negli oggetti dimenticati, buttati, scomparsi che raccontano la storia di molte vite e anche in fondo la storia e l’evoluzione della città stessa. Una mostra interattiva sul contrasto tra ricchi e poveri Il contrasto tra ricchi e poveri, tra Nord e Sud del mondo, l’appello al diritto al cibo per tutti, una riflessione profonda sui temi della mondialità e dello sviluppo: c’è tutto questo nella mostra missionaria intitolata “Il mondo visto da un’altra prospettiva”, promossa dalla Comunità Missionaria di Villaregia e dalla Onlus Co.mi.vi.s, in scena fino al 20 marzo al Centro San Lorenzo di Roma, vicino a San Pietro. Un’iniziativa che conduce il visitatore, attraverso un percorso educativo e sensoriale, a immergersi in differenti realtà del mondo. Un vero e proprio viaggio interculturale attraverso diverse sale e tematiche, utilizzando i cinque sensi. Immagini, parole e ambienti tridimensionali per toccare con mano le situazioni di povertà del Sud del mondo. NUOVO PAESE aprile 2016 15 Il regista Herzog contro i social network: troppa stupidità “Cosa impressiona di 100mila tweet? 100mila volte stupidaggini in 140 caratteri. Cosa c’è di fenomenale?”. Il regista tedesco Werner Herzog si scaglia contro i social network dal Sundance film festival dove si trova per presentare il suo ultimo lavoro, un documentario dedicato proprio a Internet (“Lo and Behold: Reveries of the Connected World”). “Basta andare in una chat o guardare i commenti sui social media. C’è una violenta e diffusa carica di stupidità. Ma la stupidità non è un fenomeno di Internet, c’è ovunque, lì diventa solo più visibile”. Il regista confessa la sua scarsa affinità col Web e i social. “Il mio social media è il tavolo della cucina. Io e mia moglie cuciniamo, riceviamo ospiti, al massimo 4 visto che il tavolo è per sei, e la conversazione a tavola è il mio social media”. Nike, ora le scarpe si allacciano da sole come in Ritorno al Futuro Nel 1989 il regista Robert Zemeckis l’aveva previsto: un giorno ci saranno scarpe da tennis che si allacciano da sole. Le indossava Michael J. Fox, alias Marty McFly, in “Ritorno al Futuro - Parte II”. Ora, 27 anni dopo, il futuro è arrivato davvero, ci ha pensato Nike. Il colosso delle calzature e dell’abbigliamento sportivo ha presentato HyperAdapt Trainer 1.0, appunto le scarpe che si allacciano da sole, che pure non sono uguali nell’aspetto a quelle del film. Ma quel che conta è la tecnologia e le HyperAdapt funzionano davvero: al posto di stringhe o allacciature in velcro hanno un sensore sul tallone che adatta lo sneaker al piede, mentre due bottoni sul lato della scarpa consentono di stringere o allentare l’aderenza. Per il momento Nike non ha ancora stabilito il prezzo delle scarpe, che saranno disponibili in tempo per la stagione natalizia di quest’anno. La società studia da anni la tecnologia, presentata a New York durante un evento per il lancio di nuovi prodotti. Tra le altre novità un’app, Nike+, che potrà essere usata sia come supporto per l’allenamento sia per fare shopping. Proprio qui saranno inizialmente disponibili le nuove HyperAdapt. L’app non sostituisce quelle già esistenti e pensate per la corsa e altri sport. 16 NUOVO PAESE aprile 2016 Un milione di firme per petizione arte pizza napoletana in Unesco . Il 14 marzo a Parigi, nella sede centrale dell’Unesco in Place de Fontenoy 7, si è tenuto l’incontro L’arte della pizza napoletana: storia e tradizione di una passione promosso dalla Fondazione UniVerde, insieme a Coldiretti e all’Apn, associazioni pizzaiuoli napoletani, in collaborazione con la rappresentanza permanente d’Italia presso l’Unesco, per presentare la campagna #pizzaunesco, lanciata da Alfonso Pecoraro Scanio, e celebrare il primo milione di firme raccolto a sostegno dell’Arte dei pizzaiuoli napoletani. Tv, 1/3 degli italiani usufruisce del video on demand Oltre un terzo dei telespettatori italiani (36%) usufruisce di servizi on demand a pagamento, dato significativo anche se sensibilmente al di sotto della media europea (pari a 50%) e global (pari a 65%). Quanti accedono ai contenuti “su richiesta” da smartphone e tablet sono rispettivamente il 48% e il 38%, anche se la visione da schermo di dimensioni più grandi è ritenuta più coinvolgente. In media la fruizione dell’on demand avviene a mezzo di 2 o 3 apparati. Il 39% ama utilizzare i social media durante la visione (49% media UE) per interfacciarsi con gruppi di interesse che del programma condividono spesso una conoscenza approfondita. I dati emergono dalla Global Videoon-Demand Survey di Nielsen eseguita su un campione di oltre 30.000 individui in 61 Paesi, tra i quali l’Italia. “L’attuale universo mediatico risulta complesso e in permanente evoluzione”, ha dichiarato in un comunicato l’amministratore delegato di Nielsen Italia Giovanni Fantasia, aggiungendo: “la crescita dei servizi on demand può costituire un’opportunità di sviluppo per i vari players dell’ecosistema media. Per gli investitori pubblicitari e i fornitori di contenuti risulta sempre più vitale non solo capire come sta cambiando lo scenario, ma soprattutto perché cambiano le dinamiche di approccio dei consumatori. Dobbiamo chiederci che impatto avrà la diffusione dell’on demand sulle nostre modalità di intervento nel mercato. La possibilità di accedere ai contenuti televisivi quando, come e dove si vuole sta rappresentando la ragione a partire dalla quale gli spettatori scelgono l’on demand”. Per quanto riguarda la tipologia dei contenuti che si vedono “on demand” i più menzionati sono i film (75%), le serie TV (41%) e documentari (33%). Attualmente, in Italia solo il 5% utilizza player alternativi (per es. Netflix) per accedere a programmi su richiesta, mentre a livello europeo la percentuale sale all’11% e su scala globale al 26%. Infine, un focus interessante viene fatto sul rapporto degli spettatori on demand con i messaggi adv. Il 53% dichiara di essere disposto a vedere spot su prodotti di loro interesse e il 39% ritiene che i messaggi pubblicitari veicolati dal video on demand rappresentino un supporto per le loro scelte di acquisto. Si profila dunque un atteggiamento positivo nei confronti dell’adv da parte di questo tipo di pubblico, anche se ancora il 62% degli intervistati dichiara che oggi la pubblicità riguarda prodotti che non rientrano nella loro sfera di interessi. Fukushima, l’ex premier: sentii brivido lungo la schiena Naoto Kan è stato uno dei più importanti protagonisti della politica giapponese nell’ultimo ventennio, ma la sua figura è segnata soprattutto dal fatto di essersi trovarsi alla guida del paese proprio nel momento in cui questo dovette affrontare la più drammatica crisi del dopoguerra: lo tsunami dell’11 marzo 2011 e il conseguente incidente nucleare di Fukushima. A cinque anni da quei tragici eventi, Kan ha partecipato a Roma all’anteprima del docu-film “Fukushima: a Nuclear Story”, scritto dal giornalista di SkyTg24 Pio D’Emilia per la regia di Matteo Gagliardi. In un intervista l’ex capo di governo, oggi un fervente anti-nuclearista, ha raccontato la sensazione di “freddo che attraversò la spina dorsale” che provò quando gli fu prospettato il pericolo del “meltdown” nucleare nella centrale. Quello di Fukushima è considerato dagli esperti il più grave incidente atomico dopo Cernobyl. Il potente sismatsunami, che investì la costa nordorientale del Giappone provocando circa 20mila tra morti e dispersi, produsse una situazione insostenibile nella centrale nucleare Fukushima Daiichi, la più vecchia del paese. Kan, allora leader del Partito democratico e capo dell’esecutivo, il 12 marzo volò a Fukushima e nelle concitate ore che seguirono l’incidente intervenne sul management della Tepco - la compagnia elettrica proprietaria dell’impianto - affinché non desse seguito all’ipotizzata decisione di abbandonare al suo destino l’impianto, scelta che avrebbe avuto conseguenze devastanti. Il film, incentrato sul lavoro di D’Emilia che si recò immediatamente nelle aree colpite dal disastro arrivando alle porte della centrale nucelare, racconta proprio quei momenti caotici e si avvale anche della testimonianza dell’ex premier. “Nel vedere le immagini dello tsunami che avanzava, era come se il cuore venisse sopraffatto”, racconta il politico a pochi giorni dal quinto anniversario della tragedia. “Invece, per quanto riguarda l’incidente nucleare, ancora oggi rimane la sensazione di gelo che mi percorse la spina dorsale quando ispezionai l’impianto e mi fu prospettata l’ipotesi che potesse avvenire il ‘meltdown’”, continua l’ex primo ministro settantenne, che come formazione è un ingegnere. L’incidente nucleare di Fukushima, che solo casualmente non ha avuto un esito ancor più nefasto per il Giappone, è stato aggravato, secondo l’ex capo di governo, da una profonda sottovalutazione del rischio. “Il più grande fallimento come sistema è stato che non si sia previsto che potesse prodursi un disastro del genere, che potesse arrivare un’onda di tsunami come quella dell’11 marzo e quindi non si siano prese misure preventive adeguate”, afferma l’ex primo ministro, divenuto un sostenitore della politica di fuoriuscita dal nucleare. Davvero basta usare l’olio extravergine per salvarsi dal cancro? Secondo un rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente (Aea) nel 2012 l’inquinamento dell’aria ha causato 491.000 morti premature nell’Unione europea, la maggioranza relativa dei quali, 84.400 in Italia. Mentre il 15 marzo, l’Organizzazione mondiale della sanità ci ha comunicato che l’inquinamento ambientale è responsabile di 12,6 milioni di morti all’anno. Più precisamente, “un decesso su 4 a livello mondiale è determinato da fattori di rischio ambientale legati al luogo in cui si vive o si lavora”. Questi sono soltanto alcuni degli elementi di conoscenza che abbiamo acquisito recentemente, sul rapporto tra ambiente e salute e sulle cause delle malattie, di alcune in particolare: su tutte, il cancro, nelle sue varie espressioni. Il mese scorso si è svolta la “Settimana nazionale per la prevenzione oncologica”, organizzata da una delle più prestigiose associazioni di lotta contro i tumori. Nel comunicato che illustra la manifestazione, pubblicato sul sito dell’associazione, non è dato leggere una sola volta termini come “inquinamento”, “contaminazione”, “ambiente”…. In compenso, vi si legge che “il simbolo della Settimana per la Prevenzione è la bottiglia d’olio d’oliva extravergine, il ‘principe’ della Dieta Mediterranea”; e che “hanno accolto l’invito della Lilt a diffondere un messaggio sull’importanza della prevenzione,” personaggi come “l’artista Anna Tatangelo [….] che nella quotidianità condivide lo slogan con il ‘suo’ modo semplice ed immediato di fare prevenzione: ‘mangio sano, faccio sport, non fumo e non bevo alcolici”. Renzo Tomatis, oncologo di fama mondiale e direttore per undici anni della Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, affermava: “Quando si parla di prevenzione del cancro, tutti pensano alla cosiddetta diagnosi precoce, ma c’è una prevenzione che si può fare a monte, cercando non di limitare i danni della malattia diagnosticandola al più presto, quanto piuttosto di evitare l’insorgere del cancro, impedendo l’esposizione alle sostanze che lo provocano. La prevenzione primaria si occupa proprio di questo: fare ricerca sulle sostanze naturali o sintetiche per capire quali sono cancerogene e, una volta individuate, suggerire alle autorità sanitarie delle misure di salute pubblica per toglierle dalla circolazione. Si tratta di una strategia che protegge tutti – il ricco come il povero – ma purtroppo è bistrattata da scienziati, politici e autorità sanitarie”. Che l’alimentazione sia primaria espressione dell’ambiente che ci circonda e, ancor più, che possa avere un ruolo fondamentale, in positivo o in negativo, nell’insorgenza del cancro è ormai indubitabile. Che però, essa “esaurisca” l’ambiente e le sostanze, naturali o sintetiche, che provocano il cancro, presenti in quell’ambiente e alle quali, quindi, siamo esposti, è un po’ più dubbio. NUOVO PAESE aprile 2016 17 emergenza globale Classifica felicità 2016 La felicità non è solo questione di pil, ma anche di fattori sociali e ambientali. Lo rivela il Rapporto mondiale sulla felicità 2016 nel quale sono stati presi in esame i livelli di soddisfazione espressi dai cittadini di 156 nazioni. Il dossier è stato prodotto dal Sustainable Development Solutions Network, organismo dell’Onu che riunisce esperti mondiali nei campi dell’economia, della psicologia, della salute e della sicurezza pubblica. L’Italia, al cinquantesimo posto, è tra i dieci Paesi con il maggiore calo di felicità. Quelli che risentono maggiormente di una serie di tensioni economiche, politiche e sociali. Un fattore importante è determinato dalle disuguaglianze: più crescono, più aumenta l’infelicità. L’obiettivo dell’indagine, infatti, giunta alla sua quarta edizione e presentata in occasione della giornata mondiale della Felicità delle Nazioni Unite (che ricorre il 20 marzo) è quello di studiare i fattori che determinano il benessere delle persone e che sono generalmente trascurati da misure tradizionali come, appunto, il reddito. Nei primi dieci posti della classifica guidata dalla Danimarca ci sono Svizzera, Islanda, Norvegia, Finlandia, Canada, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Australia e Svezia. In cima, dunque, ci sono quei luoghi dove il benessere sociale e politico coincide con quello personale. Agli ultimi dieci posti, invece, ci sono Siria, Afghanistan e otto paesi della fascia sub-Sahariana. Il Burundi è l’ultimo. Gli Stati Uniti sono al tredicesimo. In Europa l’Italia (al 50° posto) fa peggio anche di Germania (16°), Regno Unito (23°), Francia (32°), Spagna (37°). Secondo i relatori la felicità è la misura migliore del benessere umano e, per la prima volta, quest’anno si è dato un ruolo specifico alle conseguenze della disuguaglianza nella distribuzione di tale benessere. L’economista Jeffrey Sachs, direttore dell’Earth Institute presso la Columbia University, tra i curatori del rapporto ha concluso: “Al posto di adottare un approccio incentrato esclusivamente sulla crescita economica dovremmo promuovere società prospere, giuste e sostenibili dal punto di vista ambientale”. 18 NUOVO PAESE aprile 2016 emergenza globale Le paure dipendono più dalla tv che dalla realtà Criminalità, disoccupazione, l’arrivo di migliaia di migranti, l’esplosione di nuove povertà sono le principali paure che colpiscono i cittadini. Ma qualcosa, negli ultimi anni, sta cambiando. O meglio, “la realtà delle cose è diversa dalla percezione che le persone vivono ogni giorno”. A sostenerlo è il “IX° Rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia e in Europa“, realizzato da Fondazione Unipolis, in collaborazione con Demos&Pi e Osservatorio di Pavia, con la direzione scientifica del professor Ilvo Diamanti, dell’Università di Urbino. Questo studio spiega però come l’incertezza venga “riprodotta e moltiplicata dalla rappresentazione mediale. In particolare, dall’immagine rilanciata e rifratta dalle tv“. La sensazione di pericolo c’è, in primis l’incertezza economica e politica, ma “sono sempre più marcati i segnali di cambiamento”, “le paure emerse inquietano meno che in passato”, scrive Diamanti nella presentazione del rapporto. La grande fobia è il terrorismo – In Italia, le fobie legate alla criminalità colpiscono quote di popolazione sensibilmente inferiori rispetto al 2015: 7-10 punti percentuali in meno. Ma circa 15, rispetto a gennaio 2014. Anche se continuano a coinvolgere un italiano su due. I timori sollecitati dalla criminalità – comune e organizzata – preoccupano una componente ampia, ma più ridotta della popolazione. Intorno al 40%, in lieve calo negli ultimi anni. Ma molto ridimensionata – 10 punti in meno – rispetto al 2012, considerato dal professore universitario “l’anno della Paura”. Nel rapporto emerge che in testa ai timori dei cittadini c’è l’insicurezza “globale”, legata al moltiplicarsi di guerre e attentati terroristi in tutto il mondo. Infatti qualcosa è cambiato, in negativo, dopo gli attacchi effettuati dagli jihadisti a Parigi, che hanno voluto colpire “il cuore dell’Europa”. La preoccupazione sollevata dagli atti di terrorismo, infatti, coinvolge quasi il 44% degli italiani: il livello più elevato degli ultimi anni, quasi 15 punti in più rispetto al 2010. La paura dell’instabilità mondiale - Ma non è soltanto la paura della crescente instabilità dell’ordine mondiale a preoccupare, ma anche il timore di essere vittima diretta di disastri naturali, come terremoti, alluvioni o incidenti causati dal dissesto idrogeologico. Le persone che sono maggiormente spaventate sono quelle che guardano almeno quattro ore di televisione al giorno, di questi 9 su 10 si definiscono spaventati “a morte”. Si tratta di “un pubblico ben definito – precisa Diamanti – composto da persone mediamente più anziane, meno istruite. Perlopiù donne. Sole. Perché la solitudine è un moltiplicatore dell’angoscia. Anche perché le donne sono, sempre più, vittime di molestie e, soprattutto, violenza domestica. Un fenomeno che, peraltro, quasi l’85% della popolazione considera (molto o abbastanza) diffuso”. Le insicurezze che riguardano gli italiani hanno diverse chiavi di lettura: in primo luogo, la spettacolarizzazione della paura, alimentata dai media e sfruttata in maniera ideologica dai partiti di destra, che propongono sempre maggiori politiche “securitarie” e “xenofobe”. Lo stesso trend si osserva anche nei paesi europei dove l’Osservatorio sulla Sicurezza ha condotto i propri sondaggi, nelle scorse settimane. Terrorismo e immigrazione si impongono fra le priorità in Francia, Gran Bretagna e Germania. In misura diversa. Perché in Francia, ovviamente, il terrorismo registra l’impatto maggiore, mentre britannici e tedeschi sono preoccupati di più per l’immigrazione. Come reagiscono i giovani – Il rapporto spiega che sono soprattutto i giovani a essere meno spaventati: “Non sembrano né gravati né oppressi dalle paure globali”. Tutti gli indici di insicurezza, infatti, scendono fra i giovani. In particolare, fra i ragazzi della fascia d’età 15-24 anni. Diversamente da coloro che hanno tra 25 e 34 anni, considerati la “generazione di passaggio”, fra studio e lavoro, famiglia e autonomia: “una generazione sospesa”, più preoccupata per il futuro che per il presente. Di loro il 50% ritiene che, per cercare buone opportunità, è meglio andare all’estero. “I giovanissimi e i giovani-adulti guardano altrove, oltre confine, perché, come si è detto, non sono afflitti da paure globali. Anzi, considerano il mondo un ambiente e uno spazio da conoscere”. NUOVO PAESE aprile 2016 19 Viaggi nel tempo, possibili Il tempo si muove a ritmo di valzer, mentre va in avanti, verso il futuro, fa sempre qualche piccolo passo indietro, e questa caratteristica potrebbe rendere possibili i viaggi nel tempo. L’ipotesi è di una ricercatrice australiana, Joan Vaccaro, dell’università di Griffith, e arriva a pochi mesi dalla bocciatura dei viaggi nel tempo da parte di uno studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), secondo il quale il tempo va solo in avanti, e non si può tornare indietro. La ricercatrice invece sfida il concetto che il tempo evolva solo in un senso, cioè in avanti e, nello studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society A, sostiene che la prova sarebbe nel comportamento delle particelle elementari chiamate mesoni K e B. “Se pensiamo alla connessione tra lo spazio e il tempo, è molto più facile comprendere lo spazio perché è semplicemente là. Ma il tempo ci forza per sempre a muoverci verso il futuro’’, dice Vaccaro. ‘’Eppure - aggiunge - mentre ci muoviamo davvero verso il futuro, c’è sempre qualche movimento all’indietro, come una sorta di oscillazione avanti e indietro, ed è proprio questo movimento che voglio misurare studiando i mesoni K e B’’. Per questa ragione, rileva l’esperta, comprendere il comportamento di queste particelle potrebbe aprire una nuova finestra sulla natura fondamentale del tempo stesso. ‘’Forse - conclude - potremmo chiarire meglio alcune idee bizzarre, come ad esempio i viaggi nel tempo’’. Il più largo sistema planetario Gli astronomi hanno scoperto il più grande sistema planetario mai osservato, con un pianeta che naviga così lontano dalla sua stella da metterci circa un milione di anni per completare un’orbita. Lo rivela uno studio pubblicato nelle Monthly Notices della Royal Astronomical Society. Denominato 2MASS J2126, il pianeta era finora considerato come un pianeta flottante, che navigava senza essere apparentato a una stella. Un team di astronomi, tuttavia, hanno trovato una stella collegata, a una distanza pari a circa 7mila volte quella tra la Terra e il Sole. Quest’orbita è, al momento, la più ampia conosciuta finora. “E’ il più largo sistema planetario mai scoperto”, spiega in un comunicato Niall Deacon dell’università di Hertfordshire, in Inghilterra. “I due componenti del sistema erano conosciuti da otto anni, ma nessuno li aveva collegati”, ha continuato. Per fare il giro attorno alla stella a cui è collegato, il pianeta ci mette 900mila anni terrstri. “E’ poco probabile - precisa l’articolo - trovarvi tracce di vita”. Resta aperta, sottolinea Simon Murphy dell’Australian National University, co-autore dello studio, “la questione di come un tale sistema planetario si sia formato e sia sopravvissuto”. 20 NUOVO PAESE aprile 2016 Capo Horn, l’ultimo guardiano ai confini della Terra Si potrebbe definire l’ultimo guardiano della Terra. Il militare cileno José Agayo presidia il faro di Capo Horn, l’isola dell’arcipelago della Terra del Fuoco, il punto più a sud del continente sudamericano. Un luogo disabitato e inospitale, dove i venti soffiano a cento chilometri orari e i mari sono sempre agitati, come vuole la fama leggendaria di questo luogo. Per un anno Agayo ha l’incarico di vegliare sull’isola e per un anno è il sindaco di Capo Horn. Ma al massimo può amministrare il faro e una cappella. E oltre a lui si contano solamente tre cittadini: la moglie e i suoi due figli. “Sono i bambini ad avermi convinto - racconta - Volevano restare con me, da marinaio navigo molto. Quale miglior modo per stare un po’ insieme?” Al faro la famiglia può contare su internet e telefoni satellitari. I militari si occupano degli approvvigionamenti. I bambini studiano in casa con la mamma. “E’ un posto particolare, si controlla il traffico marittimo e d’estate riceviamo molte visite - racconta Agayo - Circa quattromila turisti nei mesi estivi e in tanti mi domandano come faccio ad avere ancora il sorriso stando qui, lontano da tutto”. Ma la parte più difficile comincia adesso, in aprile, con l’arrivo dell’inverno australe e quando le visite si faranno molto più rare. Ma José non avrà tempo di annoiarsi. La sveglia è fissata alle tre del mattino per trasmettere i primi bollettini meteo. Intelligenza artificiale sfida uomo anche nel gioco del “go” L’intelligenza artificiale, dopo gli scacchi, ha iniziato la campagna di conquista dell’altro grande gioco di strategia: il “go”. Un programma informativo AlphaGo - ha sconfitto il campione d’Europa del gioco orientale, segnando così un passo che dovrà portarlo a sfidare il migliore giocatore del mondo. AlphaGo è un sistema ideato da Google DeepMind. Secondo un articolo pubblicato recentemente dalla rivista scientifica Nature, il programma ha sconfitto a Londra nel mese di ottobre Fan Hui, il campione europeo sino-francese, per un umiliante 5 a 0. “E’ la prima volta che un giocatore di go professionista perde un torneo” con una macchina, ha segnalato l’Associazione britannica del go, definendo questo passaggio un “grande passo” per l’uintelligenza artificiale. Al via “Spannabis”, la fiera della Cannabis Barcellona capitale della cannabis per tre giorni. Nella città spagnola si è svolto il mese scorso la più importante fiera europea sul tema: oltre 17mila metriquadri con centinaia di espositori e, nelle edizioni passate, oltre 30mila visitatori. La fiera è anche la sede in cui si svolge la Conferenza mondiale sulla cannabis, durante la quale esperti, dottori, biologi, attivisti e coltivatori discuteranno di diverse tematiche: dagli usi terapeuticfi alla regolamentazione delle coltivazioni. “C’è una tendenza nella comunità medica a prescrivere la cannabis - dice Raul del Pino, organizzatore di “Spannabis” - per certe cose come la chemioterpaia, la cannabis può attenuare gli effetti secondari negativi”. In Spagna è illegale l’uso in pubblico e la vendita della marijuana ma è permesso un uso domestico in modiche quantità. A Barcellona sono una realtà da tempo i “Cannabis club”, locali in cui è permesso fumare ai soci. Storia di Jesse Owens, atleta che fece infuriare Hitler L’impresa di Jesse Owens fa parte della storia, non solo sportiva: l’atleta di colore, venuto da un’America piena di pregiudizi, vinse quattro medaglie d’oro nelle olimpiadi di Berlino del 1936, sotto gli occhi di Hitler, che con quei giochi avrebbe voluto dimostrare la supremazia della razza ariana. L’incredibile storia di questo atleta è arrivata con Race, film diretto da Stephen Hopkins. Il protagonista Stephan James, ha affermato: “Owens non è solo un eroe americano di colore, è eroe mondiale. Molte persone l’hanno guardato come una fonte di ispirazione, non solo come atleta ma soprattutto come essere umano. C’è bisogno di raccontare queste icone”. Owens fu il primo atleta americano a vincere quattro medaglie d’oro in una sola Olimpiade, grazie all’allenatore Larry Snyder, che fu l’unico a credere in lui: 100 metri, 200 metri, salto in lungo e la staffetta 4 x 100. Hitler uscì infuriato dallo stadio per non stringergli la mano, ma anche il presidente statunitense Roosevelt si rifiutò di riceverlo alla Casa Bianca, nonostante l’atleta fosse stato accolto da un milione di persone in patria. Solo nel 1976 Owens fu invitato alla Casa Bianca dal Presidente Ford. James, a proposito delle discriminazioni razziali nel suo Paese, ha affermato: “Nel 1936 la società americana era razzista e la situazione pesante, oggi non c’è la stessa situazione, ma ci sono ancora proteste contro determinati tipi di discriminazione, basta pensare alla cerimonia degli Oscar. La situazione non è scomparsa del tutto, per questo è importante oggi raccontare la storia di Owens”. Phil Palmer, 45 anni di rock ed un progetto per i rifugiati Phil Palmer, musicista, chitarrista, produttore, nella sua carriera di circa 45 anni ha suonato con i maggiori artisti della scena rock contemporanea, come Frank Zappa, Eric Clapton, Pete Townshend, Joan Armatrading, Elton John, ed è stato membro dei Dire Straits. Ha suonato anche con tantissimi artisti italiani, come Renato Zero, Francesco De Gregori, Francesco Guccini, Lucio Battisti e Eros Ramazzotti. Adesso è impegnato nel progetto Promised Land, noi siamo amore. “Si tratta di una canzone che io ho scritto circa 25 anni fa insieme con un mio caro amico, Justin Heyward dei Moody Blues, e questo succedeva appunto 25 anni fa. Poi il concetto di Promised Land, noi siamo amore è invece stato sviluppato negli ultimi due anni: l’Unicef aveva bisogno di un tema musicale e quando sono venuto a conoscenza della cosa, grazie a mia moglie Nura, mi sono detto: ma io questa canzone ce l’ho già! Abbiamo trovato il master originale della canzone, lo abbiamo un po’ rinnovato adattandolo alla voce di mia moglie ed aggiornandolo un pochino ai tempi, ed eccoci qua”. Si tratta di un inno alla pace, un inno all’amore e alla fratellanza un progetto che Palmer ritiene importante: “Vogliamo fare qualcosa per il problema dei rifugiati nel mondo per dare un vero aiuto”. Il momento più bello della sua carriera è stato probabilmente quando ha suonato alla Royal Albert Hall, con Eric Clapton e un’intera orchestra, perché dopo alcuni anni di aperto conflitto con suo padre sulla sua scelta di diventare un musicista, “l’ho invitato a questo concerto ed era la prima volta che veniva a vedermi suonare dal vivo”. “Mio padre era un poliziotto e quindi per lui tutto il mondo del Rock and Roll era qualcosa di un po’ urtante, voleva che io facessi un lavoro serio, impiegato o qualcosa di utile e non era davvero d’accordo sulla mia scelta e però ha cambiato idea”. Da Sting ai grandi writer, arriva lo Street Music Art Sting, Mumford & Sons, Santana, Robert Plant, Max Pezzali: saranno loro i protagonisti dello Street Music Art, la rassegna dal vivo organizzata da Live Nation ad Assago dal 9 giugno al 30 luglio alla Assago Summer Arena, uno spazio che sarà costruito nei prossimi mesi. Ma a fare da contorno ai grandi del rock e del pop sono tanti eventi collaterali, legati dal filo rosso della cultura di strada, come ha spiegato Roberto De Luca, presidente Live Nation Italia: “Street music art, prima edizione, edizione innovativa, non so se ci sarà una seconda. Significa l’arte di strada che incontra la musica di strada. Il nostro ambiente è definito come musica itinerante e si sposa bene con la street art”, ha detto. Non solo musica, quindi: dal 9 al 12 giugno la rassegna Street Art fest. Ad Assago si ritroveranno alcuni dei big della scena internazionale, da Vilhs a Zedz, da Pixel Pancho al duo svizzero Nevercrew. NUOVO PAESE aprile 2016 21 Graham Nash, «Il mio è ancora un animo hippie» All’epoca del quartetto con Crosby, Stills e Young, Nash era definito dai compagni come «il collante», ovvero colui che teneva insieme quella impareggiabile esperienza artistica quanto fragile dal punto di vista umano. Ora, alla vigilia di un ritorno solista a 14 anni dal precedente lavoro – esce il 15 aprile This Path Tonight, una raccolta di dieci canzoni prodotte da Shane Fontayne – Graham Nash, è un distinto signore dalla chioma bianca, fisico asciutto, che non dimostra affatto le sue 74 primavere. «Perché ho deciso di tornare a incidere un disco? – spiega Nash nel teatro studio dell’Auditorium dove oltre all’ascolto di alcune tracce dell’album ha parlato del tour che farà tappa a giugno – «molto semplicemente perché mi sono innamorato». Nash, inglese di Blackpool, vive ormai da cinquant’anni in America e le sue prese di posizioni politiche e ambientaliste (è stato fra i promotori del progetto antinucleare No Nukes sul finire dei ’70) sono sempre state nette. È molto preoccupato dall’ascesa di Donald Trump: «Credo che la scena politica americana non sia mai stata così folle come in questo momento. Donald Trump è estremamente furbo, ha individuato la paura nelle persone e l’ha amplificata. E come fanno la maggior parte dei fascisti, lui ha fornito un nemico contro il quale combattere. Ha idee estremamente pericolose. Spero non diventi presidente, ma la cosa più stupida sarebbe considerarlo un folle. Noi abbiamo l’esempio di due mandati ciascuno a Ronald Reagan e George Bush…». In momenti bui gli artisti cercano di mobilitarsi: «Ma ora non è più possibile, perché i proprietari dei media non passano canzoni di protesta né in radio né in tv. Preferiscono non sconvolgere l’equilibrio e non alterare lo status quo. I romani parlavano di panem et circenses per blandire il popolo, lo stesso sta accadendo negli Usa. Dategli da mangiare e distraeteli con le dimensioni del sedere di Kim Kardashian». «Io sostengo Bernie Sanders, è uno di noi, sta riportando i giovani alla politica e ha capito il disastro provocato dai trattati di commercio che hanno delocalizzato il lavoro dove veniva pagato meno. Bill e Hillary Clinton hanno guadagnato con le loro conferenze 150 milioni di dollari, e pensate che la gente dà tutti quei soldi per nulla? La voterò se Sanders non riuscirà a passare, perché l’alternativa Trump sarebbe terrificante». C’è tempo per raccontare di Woodstock e degli incontri con la West Coast. «Sono valori a cui credo, io non sono diverso da allora, mi sento ancora l’hippie che sosteneva la pace contro la guerra e l’amore contro ogni rigurgito di odio. Sono scelte che difendo ancora oggi». I 90 anni di Jerry Lewis New York in festa per i novanta anni di Jerry Lewis. Attore, sceneggiatore, produttore, cantante, inventore di nuove tecnologie. Ed una vita che lo vede ancora in scena a Las Vegas nonostante quattro by pass coronarici, il diabete, un cancro alla prostata asportato, una fibrosi polmonare. Nato a Newark, a otto chilometri ad ovest da Mahnattan Jerry trascorse l’infanzia girando in piccoli teatri di provincia con i genitori ed esordì in palcoscenico nel 1931 come componente di un coro. Cominciò a guadagnarsi la vita con una serie di lavori occasionali: commesso, magazziniere in una fabbrica di cappelli, fattorino in un albergo, maschera in un cinema-teatro di Brooklyn. Nel 1946, a causa dell’assenza di un attore, Lewis propose di far debuttare un suo amico. Nacque così il sodalizio con Dean Martin, un successo andato avanti per dieci anni e sedici film prima della separazione. Poi teatro, musica, attività da regista. Due matrimoni. Uno, con Esther Calonico, dal quale sono nati sei figli, finito rovinosamente, l’altro con la ballerina Sandee Pitnick, di 24 anni più giovane di lui. Nel programma per il novantesimo di Lewis, la sua vecchia città, New York, ha inserito un incontro con Scorsese che con lui e De Niro ha girato nel 1982 un altro capolavoro, Re per una notte. Il MoMa gli ha dedicato una personale, “Happy Birthday Mr. Lewis: The Kid Turns 90”. 22 NUOVO PAESE aprile 2016 Alla rassegna “Lo psicologo del Rock” si parla di De Andrè A Fabrizio De André, il cantautore che più di ogni altro ha esplorato e sublimato in musica i lati oscuri della psiche umana, è stato dedicato l’appuntamento de Lo Psicologo del Rock, all’interno della rassegna “Cantautori terapeuti dell’anima”. La sera del 20 marzo, nella location dello spazio Wintergarden di Viterbo, Romeo Lippi - psicoterapeuta e cantautore, fondatore del progetto lopsicologodelrock.it - insieme alla sua band Le Ferite, ha svelato, alternando momenti di narrazione all’esecuzione live delle canzoni, quanta psicologia è racchiusa nei versi irriverenti e sarcastici del cantautore genovese. Il Faber è il cantautore italiano per eccellenza, a cui tutti gli altri si sentono debitori: da un punto di vista psicologico, secondo Romeo Lippi, la sua grandezza è stata quella di creare un perfetto e raro equilibrio tra l’emozionare, fino a far venire la pelle d’oca, e il far riflettere su temi importanti dal punto di vista esistenziale, sociale, politico. Una sintesi perfetta tra sentimento e razionalità. “Nelle storie raccontate da De André - spiega Romeo Lippi - troviamo l’umanità con i suoi vizi, le sue debolezze, le sue risorse: ognuno dei personaggi può essere un caso clinico per descrivere una patologia o il superamento di un vissuto doloroso. Infatti le sue ballate raccontano i lati intimi della psiche umana: dalla solitudine de Il Pescatore alla scoperta del transessualismo di Princesa, ai disturbi di personalità di Un medico, di Un chimico. Ogni storia cantata da De André - conclude Lippi - diventa così un sintetico trattato di psicologia sulla personalità umana”. n surreale Bimbo attraversa deserto da solo Gli alieni sono tutti morti Astrobiologi offrono una nuova spiegazione sul perché le ricerche di forme di vita aliene rimangono infruttuose: sono tutte morte. Secondo lo scienziato planetario Charles Lineweaver dell’Australian National University, delle forme di vita sono emerse in innumerevoli modi, ma presto sono morte quando l’acqua nei pianeti ospitanti si è congelata o è evaporata. Le uniche evidenze di vita aliena è probabile consistano in fossili microscopici o “anomalie isotopiche” in rocce vecchie di quattro miliardi di anni, scrive sulla rivista Astrobiology lo studioso, che offre una terza spiegazione all’apparente assenza di vita extraterrestre. Le teorie dominanti sono che non sia mai emersa oppure che si sia successivametne autodistrutta. Secondo Lineweaver, è stata la fragilità delle prime forme di vita a causarne la rapida scomparsa. Anche dopo i primi periodi di quasi costanti bombardamenti di meteore, nei pianeti le volatili atmosfere sono rimaste soggette a improvvisi riscaldamenti o raffreddamenti che hanno estinto le nascenti forme di vita. Lo studioso ipotizza che la vita tipicamente sia sorta in pianeti simili alla Terra circa un miliardo di anni dopo la loro formazione. Nel raro caso della Terra, “condizioni eccezionali di evoluzione biologica” hanno trasformato le primitive forme di vita da “passeggere passive a un’influenza attiva sull’ambiente climatico”. In fuga dai combattimenti in Siria, ha attraversato il deserto a piedi raggiungendo da solo il confine con la Giordania. E’ l’incredibile storia di un bambino siriano di appena cinque anni che ha perso le tracce della sua famiglia in fuga dai bombardamenti. La vicenda è ripresa il 2 marzo dai media arabi che danno l’annuncio del ritrovamento del bambino da una unità dell’Alto Commissariato per i Rifugiati dell’Onu (UNCHC). Secondo quanto riporta il sito web Hasa.co “il bambino ha preso la decisione di proseguire il piano della famiglia di dirigersi in Giordania attraverso il deserto e così ha intrapreso da solo il viaggio nel deserto a piedi con in mano una busta contenente alcuni pezzi di pane secco, pochi datteri ed una bottiglietta d’acqua che la famiglia aveva preparato prima e distribuito a tutti i figli”. Interpellato dal personale dell’UNCHC, il bambino non ha saputo indicare il tempo passato da solo nel deserto con il sacco di plastica che “gli ha salvato la vita”. Il piccolo “ora è molto preoccupato per la sua famiglia” della quale non si hanno notizie. Gli harem educavano le donne La first lady turca ha descritto gli harem di epoca ottomana come “istituzioni educative che preparavano le donne alla vita”, suscitando subito critiche sui social media, ma anche assensi dalla stampa pro-governativa. Per Emine Erdogan l’harem era innanzitutto una scuola per i membri della dinastia ottomana e le figure di alcune donne che vissero nel palazzo del sultano possono essere oggi “un’ispirazione”. Emine - riferisce la Bbc - ha parlato durante un evento dedicato all’epoca ottomana ad Ankara. Il marito, Recep Tayyip Erdogan, in occasione della festa dell’8 marzo, aveva ribadito che la donna “è soprattutto madre”. Su twitter le parole della moglie del capo dello Stato hanno scatenato una valanga di polemiche, sia per il concetto alla base della difesa dell’harem (dove le concubine effettivamente ricevevano un certo grado di istruzione, ma non erano libere) sia per la discrepanza con la realtà della famiglia Erdogan. “Chi parla dell’harem poi come minimo manda le proprie figlie nelle università americane”, ha scritto tra i tanti @kizmonot, ritwittatissimo. Boom di ricerche su Google per trasferirsi in Canada Dopo il Super Tuesday, la giornata del primo marzo scorso in cui la stagione delle primarie americane è entrata nel vivo e ha visto vincere l’irriverente Donald Trump, il numero degli internauti che hanno digitato “Trasferirsi in Canada” sul motore di ricerca Google ha messo a segno un record. Stando a Google, l’ultima volta che la stessa ricerca ha subito una impennata simile risale al 2004, quando il presidente George W. Bush fu rieletto. Altri momenti politici hanno provocato rialzi simili nelle ricerche in generale, come nel 2008 e nel 2012 quando - nell’ordine - Barak Obama fu eletto presidente degli Usa per la prima e la seconda volta. Il trend su Google è riflesso da quello su Twitter. Trasferirsi in Canada tuttavia non è semplice: stando all’immigrazione canadese, per chi è ritenuto idoneo, l’attuale tempo di attesa per ottenere la residenza permanente è di 38 giorni. NUOVO PAESE aprile 2016 23 australian briefs brevi australiane Coca Cola rivela pagamenti a ricercatori su salute La Coca Cola in Australia è stata obbligata a divulgare i nomi di professionisti di salute (definite “partner nel benessere”) a cui ha erogato fondi per promuovere ricerche scientifiche di suo gradimento. Dal 2010 al 2014 la Coca Cola ha pagato un totale di 132.700 dollari a 14 esperti, la maggior parte dei quali siede nel suo comitato consultivo su salute e benessere. L’impegno è stato assunto dopo rivelazioni del New York Times, secondo cui la Coca Cola ha finanziato il Global Energy Balance Network (GEBN), la cui posizione era che la politica governativa per combattere l’obesità dovrebbe concentrarsi sull’esercizio piuttosto che sul controllo della dieta. La Coke ha dovuto cancellare il finanziamento al GEBN, che poi ha chiuso. La rivelazione sull’uso dei finanziamenti ha suscitato l’accusa di pilotare l’opinione pubblica, con contributi a organizzazioni che creano un’impressione di supporto per i messaggi della Coca Cola sulla salute. Lente 2000 volte più sottile di un capello Un’equipe di ricercatori dell’Australian National University ha creato la lente più fine al mondo, 2000 volte più sottile di un capello umano. Un risultato che potrà avere applicazioni rivoluzionarie in medicina, scienza e tecnologia, a cominciare da macchine fotografiche, cineprese e indicatori ottici. La lente finita ha uno spessore di 6,3 nanometri, surclassando le lenti finora più sottili, di 50 nanometri. Domanda energia accelera riscaldamento globale Il mondo è diretto verso livelli pericolosi di riscaldamento globale e molto più presto del previsto, a causa della crescente domanda di energia. E’ la conclusione di una nuova modellazione australiana, la prima a considerare l’uso di energia per persona, insieme con la crescita economica e demografica, per prevedere 24 NUOVO PAESE aprile 2016 l’andamento delle emissioni di CO2 e i corrispondenti aumenti di temperatura. Secondo il ‘global energy tracker’, sviluppato da ricercatori dell’University of Queensland e della Griffith University, per il 2030 le temperature medie saliranno di 1,5 gradi sopra i livelli preindustriali. La conferenza Onu sul cambiamento climatico dello scorso anno a Parigi aveva concordato su un aumento di 1,5 gradi come limite preferibile per proteggere i vulnerabili stati insulari, e un aumento di 2 gradi come il limite assoluto. La chiave per smaltire traffico La prossima volta che vi trovate bloccati in un ingorgo di traffico, pensate alle umili formiche, che ‘nel loro piccolo’ sanno come evitare certe frustrazioni. Secondo un nuovo studio australiano il loro comportamento, come quello delle api e di altri insetti sociali, offre la chiave per migliori sistemi di gestione del traffico. E può aiutare gli urbanisti a risolvere i maggiori problemi di infrastrutture in una città e a pianificare il rinnovamento urbano. “Vediamo gli insetti come particolarmente efficienti”, sostiene la responsabile dello studio, la biologa della Sydney University Eliza Middleton. I compiti di ricerca di cibo, di costruzione di nidi, di creazione di sentieri e di insediamento di colonie sono abilità da cui gli urbanisti hanno molto da imparare, spiega la biologa in uno studio in via di pubblicazione, di cui il sito dell’università da’ un’anticipazione. Ballo alleato cuore, ci vogliono 2 ore e mezzo a settimana Non solo ringiovanisce, riduce l’indice di massa corporea e rende meno soggetti a malattie croniche, il ballo e’ anche un importante alleato della salute del cuore. Bastano 150 minuti a settimana, cioè due ore e mezza, a intensità moderata affinché nei ballerini (così come in chi fa delle camminate), la probabilità di mortalità per malattie cardiovascolari risulti ridotta. Lo dimostra uno studio della Western Sydney University pubblicato online sulla rivista American Journal of Preventive Medicine. Nuovo ragno chiamato come fisico Scoperto in Australia un nuovo ragno: respira anche sotto l’acqua, caccia pesci, rane e girini ed è in grado di individuare le sue prede grazie alle vibrazioni della superficie dell’acqua. Per quest’ultimo motivo è stato chiamato Brian Greene, in onore del fisico americano tra i più importanti studiosi della teoria delle stringhe e degli effetti delle “onde” nel nostro universo. La nuova specie è stata svelata all’inaugurazione del World Science Festival di Brisbane, che Greene ha co-fondato, dove lo scienziato ha incontrato il suo omonimo aracnide. “Con l’annuncio del mese scorso sull’individuazione delle onde gravitazionali, increspature sulla superficie dello spazio e del tempo, sono particolarmente onorato di essere associato a un ragno che ha profonda affinità con le onde”, ha affermato il professor Greene all’evento. Il nuovo ragno, battezzato “Dolomedes briangreenei” ma chiamato anche “Brian” appartiene alla famiglia di ragni acquatici e sfrutta le vibrazioni della superficie dell’acqua per orientarsi e scovare le sue prede. Succo barbabietola ‘doping legale’ Il succo di barbabietola rossa come ‘doping legale’, capace di potenziare la performance, migliorando fino all’1,7% i tempi di atleti di élite. Se n’è occupato uno studio dell’Australian Institute of Sport e dell’University of Western Australia, che hanno condotto una serie di sperimentazioni su canoisti di kayak. Era già noto che il succo di barbabietola migliora la potenza ‘esplosiva’ e attiva le fibre muscolari a contrazione rapida, o fast-twitch - spiega il responsabile dello studio, Peter Peeling della School of Sport Science dell’ateneo, sull’International Journal of Sport Nutrition and Exercise Metabolism. Coca Cola reveals payments to health researchers Coca Cola in Australia has been forced to disclose the names of health practitioners (referred to as “partners in wellbeing”) that provided funds to support scientific research which promoted the company. From 2010 to 2014 Coca Cola paid a total of $ 132,700 to 14 “experts”, most of whom also sit on its Advisory Committee on health and wellbeing. The commitments became operative after revelations were made in the New York Times that Coca Cola financed the Global Energy Balance Network (GEBN), which promoted the view that Government policy to combat obesity should focus on exercise rather than placing any controls on people’s diets. Coke had to cancel its funding to GEBN, which then led to its closure. The revelations has raised suspicion that funding may be used to drive public opinion, through contributions made to organisations just like Coca Cola’s support in its promotion of health messages. Lens 2000 times thinner than a human hair A team of researchers from the Australian National University created the world’s finest lens, 2000 times thinner than a human hair. A result that could have revolutionary applications in medicine, science and technology, starting with cameras, camcorders, and visual indicators. The lens is over 6.3 nanometres thick, outclassing any lenses in use so far by being 50 nanometers thinner. Energy demand is accelerating global warming The world is headed toward dangerous levels of global warming much sooner than expected, because of a need for an increasing demand for energy. New Australian modelling reveals this conclusion by using energy per person, together with the economic traduzione di Peter Saccone and population growth calculations, to predict the trend of CO2 emissions and the corresponding increases in temperature. According to the ‘ global energy tracker ‘, developed by researchers at the University of Queensland and Griffith University, temperatures will rise by 2030 by 1.5 degrees above pre-industrial levels. The UN climate change conference last year in Paris has agreed on an increase of 1.5 degrees as a sustainable limit to protect vulnerable island States, as well as increases of 2 degrees as the absolute limit. The key to get rid of traffic The next time you find yourself stuck in a traffic jam, think of the lowly ant, for its “know how” is what is helping us avoid certain frustrations. According to a new Australian study their behaviour, like that of the bees and other social insects, provides the key to better traffic management systems. And so this is how planners are helping to solve major infrastructure problems in cities and so plan for urban renewal. “We see insects as particularly efficient,” says the head of the study, the Sydney University biologist Eliza Middleton. The tasks of foraging, nest building, creating trails and establishment of colonies are skills from which city planners have much to learn, explains the biologist in a study which is soon to be published, about which the University has provided a preview. Heart and Dancing, Allied, it takes 2 hours and 30 minutes per week Not only does it rejuvenate one’s body, reduce the body mass index and make the body less prone to chronic diseases, dance is regarded an important ally of heart health. It takes 150 minutes per week, i.e. two and a half hours of moderate dancing intensity (as similarly demonstrated by walkers), to reduce the probability of mortality from cardiovascular disease. So demonstrates a study from Western Sydney University, published online in the journal American Journal of Preventive Medicine. New Spider named after physicist A new spider discovered in Australia characteristically: breathes under water, hunts fish, frogs and tadpoles and locates its prey through vibrations made on the water surface. Because of this last feature it was named in honour of American physicist Brian Greene, one of the most important scholars and proponents of string theory and the effects of “waves” in our universe. The new species was unveiled at the opening of the World Science Festival in Brisbane, that Greene co-founded and where the scientist met his namesake arachnid. “With the announcement last month of the detection of gravitational waves, ripples on the surface of space and time, I am particularly honoured to be associated with a spider that has a deep affinity with waves,” professor Greene stated at the event. The new spider, named “Dolomedes briangreenei “ but also called” “Brian” belongs to the family of spiders that exploits vibration on water surfaces to navigate and hunt down its prey. Beetroot juice ‘ legal ‘ doping Beetroot juice can be classed as ‘ legal ‘ doping” capable of enhancing performance, improving performance in about 1.7% of athletes. This being the borne out in a study by the Australian Institute of Sport and the University of Western Australia, when it conducted a series of experiments on kayak paddlers. It was already known that beetroot juice enhances an explosive power activating fast contracting muscle fibres, or providing “fast-twitching” explained the head of the study, Peter Peeling of the University’s School of Sport Science, in the International Journal of Sport Nutrition and Exercise Metabolism. NUOVO PAESE aprile 2016 25 Renault-Nissan: nei prossimi 4 anni oltre 10 auto senza pilota Nei prossimi quattro anni RenaultNissan lancerà più di 10 nuovi veicoli dotati della tecnologia di guida autonoma. Lo afferma il gruppo automobilistico franconipponico, confermando “la commercializzazione di una gamma di veicoli equipaggiati con capacità autonome negli Stati Uniti, in Europa, Giappone e Cina entro il 2020. Questa tecnologia sarà implementata su veicoli destinati al grande pubblico, a prezzi accessibili”. “Centrare - ha detto il numero uno del gruppo Carlos Ghosn nel centro di ricerche di Sunnyvale nella Silicon valley - il duplice obiettivo ‘zero emissionizero incidenti mortali’ rappresenta un impegno fondamentale per l’alleanza Renault-Nissan. È per questo motivo che stiamo sviluppando veicoli destinati al grande pubblico, equipaggiati con sistemi di guida autonoma e una connettività ottimizzata in tre continenti”. Toyota si conferma primo produttore mondiale di auto anche su 2015 Con 10,15 milioni di veicoli venduti nel 2015, Toyota si è confermata primo produttore mondiale di auto per il quarto anno consecutivo. Il principale inseguitore, la tedesca Volkswagen, è uscita fragilizzata dallo scandalo Dieselgate ed ha accumulato vendite per 9,93 milioni di veicoli. In base ai dati diffusi dalle diverse società, terza si è confermata General Motors con 9,8 milioni di veicoli. Toyota aveva superato la soglia simbolica dei 10 milioni di veicoli già nel 2014, e si è mantenuta al di sopra di questo valore a dispetto di una limatura dello 0,8 per cento sulle vendite. Sul 2016 conta di realizzare 10,11 milioni di vendite. 26 NUOVO PAESE aprile 2016 Licenziati in sei milioni Il governo di Pechino taglierà le «aziende zombie». Acciaio e carbone nel mirino. Il Partito ha già pronti 23 miliardi di dollari per riqualificare e reinserire i lavoratori nei prossimi due anni Anyuan è chiamata la «piccola Mosca cinese», per il suo fervore rivoluzionario che rimanda ai fasti immaginifici della storia del Partito comunista cinese nel periodo successivo alla rivoluzione d’ottobre. Poco dopo aver fondato il Partito a Shanghai, nel 1921, alcuni dirigenti, compresi Mao, si recarono nella cittadina sud-orientale al confine tra Jiangsu e Hunan, per capire la situazione lavorativa delle miniere. Nel 1922 i minatori insorsero. Si trattò della prima connessione rilevante tra il neonato Partito comunista cinese e una lotta imponente, determinante anche per la successiva creazione dell’immaginario tanto del Partito quanto della città teatro della proteste. Quasi un secolo dopo i minatori di Anyuan sono scesi di nuovo per strada, all’inizio di marzo 2016. Questa volta, però, la loro lotta non era «con», bensì «contro» il Partito comunista. Le ragioni della protesta: alcuni giorni prima il governo di Pechino aveva annunciato un taglio di 1,8 milioni di lavoratori impiegati nelle aziende di stato. Si tratta per lo più di compagnie impegnate nel settore minerario. È la «nuova normalità» di Xi Jinping, fattore determinante per la realizzazione del «sogno cinese», condizione fondamentale per lo sviluppo della nuovissima Cina, alla ricerca di un modello economico capace di reggere alle nuove sfide. E per le «aziende zombie», così chiamate perché sopravvivono solo grazie alle sovvenzioni di Stato, i tempi cominciano a essere grami. Non solo, perché la Reuters ha citato fonti che testimonierebbero tagli ben più pesanti: addirittura sei milioni di lavoratori verrebbero espulsi dal circuito produttivo. I settori interessati sono sempre quelli: acciaio, carbone principalmente. I motivi sono reiterati da tempo dalla dirigenza: la Cina ha bisogno di meno inquinamento, meno sovrapproduzione, meno crediti che le banche non recupereranno — forse — mai. Secondo Reuters, «la leadership cinese è ossessionata dal mantenimento della stabilità e per fare in modo che comportino disordini, spenderà quasi 150 miliardi di yuan (23 miliardi di dollari) per ammortizzare i licenziamenti nei soli settori del carbone e dell’acciaio nei prossimi 2–3 anni». Queste indiscrezioni non sono state, ovviamente, confermate da alcuna fonte ufficiale, ma l’aria che tira è evidente. Lo stesso premier Li Keqiang, già tempo fa, aveva posto l’eliminazione delle «aziende zombie» al primo posto nella speciale lista per rilanciare il paese. Del resto la Cina non è nuova a ristrutturazioni di questo genere: nel periodo che va dal 1998 al 2003 furono circa 28 milioni gli «esuberi». Il costo per il governo centrale fu di circa 11,2 miliardi di dollari in fondi di «reinserimento». Pechino sa che può farcela, e ha la consapevolezza della necessità, un obbligo quasi, di questa manovra. In un colpo solo può dare un colpo fatale anche alla corruzione che si annida nel grande business delle aziende di Stato, divenute veri e propri feudi di funzionari che hanno raccolto potere e clientele in grado di «piantare» interi settori economici. La Cina «mira a tagliare sovrabbondanza di capacità in ben sette settori, tra cui quello del cemento, del vetro e delle costruzioni navali», mentre è probabile che l’eccesso di offerta dell’industria dell’energia solare venga risparmiata «da qualsiasi ristrutturazione su larga scala, perché ha ancora un potenziale di crescita», secondo quanto riferito da una delle due fonti consultate dall’agenzia di stampa. Israele confisca altri 250 ettari di Cisgiordania «Questa confisca serve al primo ministro Netanyahu per catturare nuovi consensi all’estrema destra. Quelle terre di fatto erano già state tolte ai palestinesi e da tempo sono usate dai coloni ebrei insediati in quella zona». Drod Ektes, ricercatore israeliano che da anni osserva gli sviluppi della colonizzazione ebraica dei Territori palestinesi occupati, ci spiega così la decisione presa dal governo Netanyahu di dichiarare “proprietà governativa” 235 ettari a sud di Gerico in Cisgiordania, una delle confische più estese di questi ultimi anni. La firma del provvedimento risale a una settimana fa, quando il vicepresidente americano Joe Biden era in missione in Israele. Non è la prima volta che le visite di Biden coincidono con annunci di espansione delle colonie. Nel 2010 il governo Netanyahu imbarazzò il vice di Barack Obama appena giunto a Gerusalemme rendendo noto un progetto per la costruzione di centinaia di nuove case nella colonia ebraica di Ramat Shlomo, nella zona araba occupata di Gerusalemme. «È l’ultimo passo di quello che sembra essere un processo continuo di espropri di terreni, di espansioni di insediamenti e legalizzazioni di avamposti (colonici) che minano le prospettive di una soluzione dei due Stati (Israele e Palestina) per il conflitto israelo-palestinese…Ci opponiamo all’espansione delle colonie che solleva dubbi sulle reali intenzioni di Israele nel lungo periodo», ha commentato il portavoce del Dipartimento di Stato Usa John Kirby. Washington però non va mai oltre questi rituali comunicati di critica della colonizzazione attuata da questo governo israeliano e da quelli precedenti. È intervenuto anche il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon che ha chiesto a Israele di revocare la decisione. Parole che, come quelle pronunciate in passato dal capo delle Nazioni Unite, non sono destinate ad incidere in alcun modo sulla linea del governo Netanyahu. Riformare la costituzione pacifista Il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, che sta riformando la politica di sicurezza nipponica in modo da garantire più ampi margini d’azione alle forze armate del Sol levante, ha detto che il Giappone deve poter esercitare in pieno il diritto di difesa collettiva (con gli alleati), emendando la costituzione pacifista. Si tratta di un tema estremamente delicato. La carta costituzionale nipponica, elaborata durante l’occupazione statunitense dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale, stabilisce la perpetua rinuncia all’uso della forza. Ma, di fronte alla montante potenza cinese, Abe ha avviato un processo di riforme che, attraverso una più estensiva interpretazione della norma costituzionale, permette alcune forme di difesa collettiva con gli alleati e in particolare con gli Stati uniti. Tali riforme, che hanno provocato forti proteste nel paese, paiono tuttavia non essere sufficienti per il premier. Così Abe, rispondendo alla Dieta a un’interrogazione del Partito democratico d’opposizione, ha fatto riferimento a una proposta di riforma costituzionale presentata dal suo Partito liberaldemocratico ad aprile 2012 e ha detto che questa è basata sull’idea che il Giappone “possa esercitare il diritto, come garantito dalle norme internazionale, di proteggere con fermezza le vite dei giapponesi”, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Kyodo. Parlando a una commissione della camera alta, il mese scorso, il capo del governo ha precisato che vorrebbe procedere alla riforma “durante il mandato” in corso, cioè entro il 2018, riporta il sito del quotidiano Asahi shimbun. Le leggi approvate lo scorso anno e volute da Abe permettono alle Forze di autodifesa nipponiche d’intervenire in difesa dei mezzi degli Stati uniti e degli altri alleati allorché questi subiscano un attacco armato nel caso in cui il Giappone stesso affronti “una situazione che minacci la sua sopravvivenza”. Abe ha chiesto di incrementare il dibattito pubblico sulla riforma della costituzione pacifista e ha specificamente detto che il secondo paragrafo dell’Articolo 9 andrebbe rivisto. Il comma afferma: “Non saranno mantenute mai forze di terra, mare e aria e altre capacità belliche”. Una norma già aggirata dalla presenza delle Forze di autodifesa. Corte ordina a Google di cancellare dati su condannato Un tribunale giapponese ha ordinato a Google di cancellare dal suo motore di ricerca i dati sul passato penale d’un uomo, invocando il diritto all’oblio digitale. E’ la prima volta che la giustizia giapponese stabilisce questo principio. Decisioni simili erano state già assunte nell’Arcipelago, ma motivate esclusivamente dalla privacy. Un tribunale di Saitama, vicino a Tokyo, ha confermato dicembre una precedente ingiunzione temporanea che ordinava a Google di far sparire le informazioni relative a una condanna per un uomo per prostituzione minorile e infrazioni a carattere pronografico, ha spiegato il quotidiano Yomiuri shimbun. Il presidente del tribunale ha stimato che, a seconda della natura del reato commesso, i condannati possono godere del “diritto all’oblio dopo un certo periodo”. Google ha deciso di fare appello. NUOVO PAESE aprile 2016 27 international briefs brevi internazionale Un bambino su tre conosce solo la guerra Un bambino siriano su tre conosce solo la guerra e nel 2015 è cresciuto il livello di reclutamento di bambini soldato. E’ allarmante il quadro presentato dall’Unicef per l’inizio del sesto anno di conflitto in Siria. Un’intera generazione costretta a lasciare la scuola e la propria casa, bambini spesso orfani e chiamati a combattere. In totale, secondo l’Unicef, sarebbero circa 8,4 milioni i bambini a essere colpiti dal conflitto, sia all’interno del paese che come rifugiati nei paesi vicini. Credit Suisse indagata Credit Suisse nel mirino della magistratura. Sono ancora in corso le indagini del Nucleo tributario della Guardia di Finanza di Milano, disposte dalla Procura su segnalazione della stessa Gdf, sui conti bancari, anche esteri, di 13-14 mila clienti del gruppo Credit Suisse che, attraverso la sottoscrizione di false polizze assicurative, avrebbero sottratto al fisco circa 14 miliardi di euro. Nell’inchiesta sono stati ipotizzati i reati di frode fiscale, ostacolo all’attività di vigilanza, riciclaggio e abusivismo finanziario. Il gruppo bancario svizzero, invece, è indagato per la legge sulla responsabilità amministrativa delle società. L’indagine era scattata a fine 2014 con una serie di acquisizioni di documenti e sequestri di carte nella sede milanese di Credit Suisse Italia. Iniziativa miliardaria per città sostenibili Entro il 2050 oltre 2 miliardi di persone vivranno in città in tutto il mondo, con un incremento del 50% rispetto a oggi, e la maggior parte di tale crescita avverrà nei Paesi emergenti, soprattutto in Asia. Parte da questa premessa la ‘Piattaforma Globale per le Città Sostenibili’ (Gpsc) l’iniziativa lanciata coordinata dalla Banca Mondiale e lanciata da Singapore dai leader di molte metropoli internazionali attraverso la Global Environment Facility (Gef) che prevede di mobilitare risorse fino a 1,5 miliardi 28 NUOVO PAESE aprile 2016 di dollari per i prossimi 5 anni per programmi di sostenibilità urbana in 11 Paesi emergenti: Brasile, Costa d’Avorio, Cina, India, malesia, Messico, Paraguay, Perù, Senegal, Sud Africa e Vietnam. In piazza contro riforma lavoro Tra le 400mila e le 500mila persone hanno manifestato il 9 marzo in tutta la Francia contro la riforma del lavoro voluta dal governo di Manuel Valls, secondo gli organizzatori della giornata di mobilitazione. Force ouvrière ha salutaro in un comunicato “una prima mobilitazione riuscita”, con “400mila studenti, liceali e lavoratori in piazza”. Il progetto di legge presentata dal governo socialista abbassa il tetto massimo di risarcimento per licenziamento senza giusta causa e chiarisce le regole del licenziamento per motivi economici, il che, secondo i manifestanti, amplia e facilita le possibilità delle imprese di mandare via dei dipendenti. Allarme a 5 anni dal disastro di Fukushima Sono passati 5 anni dal devastante terremoto di magnitudo 9.0 che colpì il Giappone l’11 marzo del 2011, con successivo tsunami e l’incidente nucleare nella centrale di Fukushima, il peggiore dopo quello di Chernobyl dell’86. Ancora oggi i danni di quel disastro sono ben visibili. Le immagini realizzate dai satelliti mostrano l’area prima e dopo l’inondazione, lo scenario è ancora di distruzione: terreni deserti, case crollate, tutto sembra abbandonato. La città di Tomioka, non lontana dalla centrale nucleare, è una città fantasma, e il livello di radiazioni è ben al di sopra del limiti consentiti. Sebbene il governo spinga molti sfollati a far rientro nelle proprie case, anche nelle zone circostanti, il pericolo di esposizione è molto alto. E’ impressionante la distesa a perdita d’occhio di sacchi pieni di scorie radioattive. Secondo Greenpeace gli impatti ambientali del disastro avranno effetti per secoli su foreste, fiumi ed estuari. Terreni e acque contaminate, con conseguente contaminazione dei prodotti alimentari e pericoli per la salute a lungo termine, come tumori o malattie genetiche. Il governo giapponese, dicono, vuol far credere che cinque anni dopo l’incidente nucleare la situazione stia tornando alla normalità, ma non è affatto così. Tumori, “due milioni di morti l’anno nel mondo per sedentarietà e obesità” La sedentarietà e l’obesità sono considerati responsabili di quasi 2 milioni di morti per tumore in tutto il mondo secondo gli esperti dell’Università di Washington. Diverse ricerche scientifiche dimostrano, in particolare, che un’attività fisica regolare diminuisce del 30-40% il rischio di tumore al colon, del 2040% di quello all’utero e del 20% al polmone, oltre a contribuire alla prevenzione del cancro al seno. Inoltre, secondo i dati forniti dall’ateneo della capitale statunitense, circa 3,3 milioni di decessi per cancro nel mondo sono correlati a rischi connessi soprattutto al metabolismo.”Oltre il 40% delle morti per cancro potrebbero essere facilmente prevenibili modificando gli stili di vita. Il fumo resta la principale causa con 1,5 milioni di decessi ogni anno, ma sono preoccupanti anche l’obesità, l’eccesso di sale, bevande alcooliche, un basso consumo di frutta e verdura e la scarsa attività fisica. Gigante siderurgico taglia 50.000 posti Pesanti tagli occupazionali in Cina, dove il presidente del gigante siderurgico Wuhan ha annunciato l’intenzione di procedere ad una sforbiciata che potrebbe colpire fino a 50.000 lavoratori, oltre il 62 per cento dell’organico totale, attualmente pari a 80.000 addetti. “All’incirca 40.000 o 50.000 persone dovranno probabilmente andare a cercare lavoro altrove”, ha affermato Ma Guoqiang a margine di una audizione in parlamento, secondo quanto riporta il Quotidiano del popolo cinese. One child in three knows only war One out of three Syrian children has only known war and in 2015 the level of recruitment of child soldiers increased. This is the alarming picture presented by UNICEF at the start of the sixth year of the armed conflict in Syria. A generation forced to leave school and home, children often orphaned and called-up to fight. In total, according to UNICEF, there are about 8.4 million children affected by the conflict, both within the country or as refugees in neighbouring countries. Credit Suisse investigated Credit Suisse is under the aim of the Italian judiciary. Investigations are still under way by the tax branch of the Guardia di Finanza (the financial police) in Milan, ordered by the Public Prosecutor on the recommendation of the same GdF, over the bank accounts, including foreign, of 13-14 thousand clients of the Credit Suisse Group, who by signing false insurance policies, would be withholding from tax authorities approximately 14 billion euro. The crime investigators are probing into presumed tax fraud, obstruction of supervisory activities, money laundering and unauthorized financial activity. The Swiss banking group, however, is under scrutiny over the law on administrative liability of companies. The inquiry was launched in late 2014 with a series of acquisitions of documents and seizure of papers from the Milan office of Credit Suisse Italy. Billion dollar initiative for sustainable cities By 2050 more than 2 billion people will be living in cities around the world, an increase of 50% compared to today, with most of this growth occurring in developing countries, especially in Asia. From this premise the ‘Global Platform for Sustainable Cities’ (GPSC) has been created; an initiative coordinated by the World Bank and launched in Singapore by the leaders of many international metropolises through the traduzione di Franco Trissi Global Environment Facility (GEF), which plans to mobilize resources up to $1.5 billion over the next five years for urban sustainability programs in 11 developing countries: Brazil, Ivory Coast, China, India, Malaysia, Mexico, Paraguay, Peru, Senegal, South Africa and Vietnam. Public protest against labour reform Between 400 thousand and 500 thousand people demonstrated on March 9 in all of France against the labour reforms implemented by the government of Manuel Valls, according to the organizers of this day of action. Force Ouvrière (French Confederation of Labour) reported in a statement “a first successful mobilization” with “400 thousand students, high school students and workers taking to the streets.” The bill submitted by the Socialist government lowers the maximum compensation limit for unfair dismissal and specifies rules for dismissal on economic grounds, which, according to protesters, facilitate and expand the ways that companies can sack employees. Alarm 5 years after Fukushima disaster It has been five years since the devastating 9.0-magnitude earthquake and subsequent tsunami that struck Japan on 11 March 2011 and the nuclear accident at the Fukushima plant, the worst since Chernobyl in ‘86. Even today the damage from that disaster is clearly visible. Satellite images taken of the area before and after the flood reveal a scene of destruction: deserted land, collapsed houses, everything looks abandoned. The city of Tomioka, not far away from the nuclear power plant, is a ghost town, with the radiation levels well above the permissible limits. Although the government is pressuring many displaced persons to return to their homes, even in the surrounding areas, the danger from exposure remains very high. It is overwhelming to view the expanse as far as the eye can see, of bags filled with radioactive waste. According to Greenpeace, the environmental impact of the disaster will have effects for centuries on forests, rivers and estuaries. Contaminated land and water will result in contamination of food and the risk of long-term health effects, such as cancers or genetic diseases. The Japanese government would have us believe that five years after the nuclear accident, the situation is returning to normal, but it is definitely not so. Tumors, “two million deaths a year worldwide due to physical inactivity and obesity” A sedentary lifestyle and obesity are considered responsible for nearly 2 million deaths from cancer around the world according to experts at the University of Washington. Several scientific studies show, in particular, that regular physical activity reduces by 30-40% the risk of colon cancer, 20-40% of the uterus and 20% lung, as well as contribute to the prevention of breast cancer. In addition, according to figures provided by the university in the American capital, about 3.3 million cancer deaths worldwide are related to risks related mainly to the metabolism. Over 40% of all cancer deaths could be easily prevented by changing ones lifestyle. Smoking remains the leading cause with 1.5 million deaths every year, but also of concern are obesity, excess salt, alcoholic beverages, low fruit and vegetable intake and physical inactivity. Steel giant cuts 50,000 jobs Massive job losses in China are imminent, as the president of the giant steel maker Wuhan announced the company’s intention to proceed with a razor-cut that could hit up to 50,000 workers, more than 62 percent of the total workforce, currently at 80,000 employees. “Around 40,000 or 50,000 people will likely have to look for work elsewhere,” said Ma Guoqiang while attending a hearing in parliament, according to a report in the newspaper Chinese Peoples Daily. NUOVO PAESE aprile 2016 29 Togliere il corno ai rinoceronti per proteggerli Oltre 1.200 rinoceronti sono stati uccisi l’anno scorso in Sudafrica dai bracconieri. A causa di quel maledetto corno che gli spunta sul muso. Come le unghie degli umani è composto da cheratina, una proteina filamentosa ricca di zolfo, molto stabile e resistente. Ma in Asia viene contesa a peso d’oro in quanto ai corni di rinoceronte si attribuiscono presunte e taumaturgiche proprietà farmacologiche. Sul mercato nero raggiungono un prezzo di 60mila dollari al chilo, più dell’oro e della cocaina. Per proteggerli un ricchissimo uomo d’affari sudafricano nella sua riserva privata ha messo in piedi un’impresa affascinante quanto controversa. Si tratta di asportare il corno per salvare la vita dei rinoceronti in un’operazione che “è come tagliare le unghie o i capelli”. Sono i droni le migliori ‘sentinelle’ delle specie a rischi Il miglior strumento per controllare le colonie di uccelli in zone ‘difficili’, come quelle tropicali e polari sono i droni. A dimostrarlo è il lavoro fatto da Jarrod Hodgson, dell’università di Adelaide, che suggerisce di orientare i tradizionali progetti di sorveglianza degli animali selvatici verso queste nuove tecnologie. Già da tempo i droni, detti tecnicamente Uav (Unmanned aerial vehicles), hanno rivoluzionato il modo di studiare e monitorare le colonie di uccelli che nidificano su inaccessibili scogliere verticali oppure gli spostamenti di gruppi di elefanti. 30 NUOVO PAESE aprile 2016 Quattro nazioni causano 47% emissioni mondiali di azoto I “brutti” d’Australia attraggono pochi studi scientifici I “brutti” d’Australia - dai roditori ai pipistrelli - oltre a essere meno gettonati dai turisti rispetto a canguri e koala, sono anche oggetto di meno approfondimenti scientifici, con possibili ripercussioni negative negli sforzi per la loro conservazione. Secondo un’indagine della Murdoch University gli animali classificabili come “brutti” rappresentino quasi la metà dei mammiferi australiani, sono oggetto di pochi studi scientifici rispetto ad altri ritenuti “buoni”, come canguri, koala, echidna che non a caso figurano anche tra le icone nazionali. Molti dei mammiferi meno attraenti, sottolineano i ricercatori, vengono semplicemente “catalogati” e invece sarebbe necessario studiarne dieta, habitat, riproduzione e altri comportamenti per identificare eventuali minacce alla loro sopravvivenza e le migliori opzioni per la loro gestione. Gli scienziati hanno analizzato percezione e pregiudizi relativi a 331 specie di mammiferi individuando tre principali categorie: i “buoni”, i “cattivi” e i “brutti”. Per i primi, marsupiali e monotremata (dai canguri agli echidna), la maggior parte degli studi si concentra sulla loro anatomia, psicologia con piccoli approfondimenti in chiave ecologica. Quest’ultimo aspetto è invece preponderante negli studi sui mammiferi della famiglia degli euteri (o euplacentati), i cosiddetti “cattivi” perché comprendono per lo più specie introdotte dagli europei - come volpi, gatti e conigli - con effetti devastanti sul territorio australiano. Invece sui “brutti”, i roditori e i pipistrelli nativi - nonostante rappresentino il 45% dei mammiferi - si concentrano pochi studi se confrontati a quelli per le altre categorie. Scoperto segreto immunità pipistrelli Immunologi australiani hanno svelato il segreto dell’eccezionale capacità dei pipistrelli della frutta di essere portatori di virus letali come ebola e di restarne immuni. Diversamente dall’uomo, i pipistrelli tengono sempre attivato il sistema immunitario. Secondo gli scienziati del Laboratorio Salute Animale dell’ente nazionale di ricerca Csiro, la scoperta può essere la chiave per proteggere l’uomo da malattie mortali, considerando che i pipistrelli possono essere portatori di oltre 100 virus, molti dei quali fatali per l’uomo. Se possiamo reindirizzare le risposte immunitarie di altre specie perché si comportino in maniera simile a quella dei pipistrelli, allora l’alto tasso di mortalità associato ai virus può diventare una cosa del passato”, scrive l’immunologa dei pipistrelli, Michelle Baker, sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. Gli studiosi hanno scoperto che i pipistrelli portatori di questi virus non si ammalano perché il loro sistema immunitario è sempre attivato, diversamente dall’uomo nel quale scatta solo quando è colpito da un’infezione. Il meccanismo dietro questa capacità potrà aiutare a proteggere le persone dalle malattie mortali che i pipistrelli portano, come rabbia, Hendra, Ebola, SARS e MERS, sostiene Baker. Nella ricerca sono stati isolati due geni detti interferoni, gli ormoni chimici in prima linea del loro sistema immunitario. Essi stimolano la produzione di centinaia di proteine che combattono le infezioni virali. Questi geni sono sempre attivati, mentre nell’uomo si tengono a livello basso, intensificandosi solo quando è individuata un’infezione. Gli studiosi hanno scoperto con sorpresa che i pipistrelli hanno appena tre di questi interferoni, certamente molto efficienti, mentre l’uomo ne ha 13. Baker spiega che la ragione per cui l’uomo non ha gli interferoni attivati tutto il tempo è perché possono avere effetti collaterali tossici. Il compito sarà ora di studiare come i pipistrelli possono tollerare i loro interferoni senza conseguenze negative. Oltre al sistema super-immune, i pipistrelli hanno anche il dono della longevità, più di tre volte maggiore di quanto suggerirebbero le loro dimensioni corporee. I micropipistrelli, che pesano anche 5 grammi, possono vivere oltre 40 anni. I pipistrelli vivono sulla Terra dal tempo dei dinosauri, da almeno 65 milioni di anni, e contano circa 1200 specie attorno al mondo. Allarme sbiancamento coralli Lo sbiancamento dei coralli, legato al riscaldamento delle acque e aggravato dal fenomeno meteo El Nino, sta diventando più intenso su scala globale, e con pesanti ripercussioni sulla Grande Barriera Corallina australiana, in particolare nell’area settentrionale. A dare l’allarme per la salute della più grande barriera corallina al mondo, patrimonio Unesco, che si estende per 2300 km al largo della costa del Queensland, sono gli scienziati della National Coral Taskforce, alla luce di nuove proiezioni della National Oceanic and Atmospheric Administration degli Usa. L’Authority australiana responsabile della Barriera ha aumentato al massimo di tre, “severo sbiancamento regionale” il livello per la sezione nord della barriera, pari a un quarto del parco marino di 344.400 kmq. I coralli di quella regione, dove le temperature di superficie hanno raggiunto i 33 gradi in febbraio, erano “effettivamente immersi in acqua calda per mesi, subendo stress da calore che non riuscivano più a sostenere”, ha detto il presidente dell’Authority, Russell Reichelt. Secondo Will Steffen del Climate Council, la Barriera ha resistito agli effetti di El Nino per secoli, ma ha cominciato a subire eventi ripetuti di sbiancamento “da quando il riscaldamento globale è entrato nel vivo negli anni 1970”. Appena quattro nazioni - Stati Uniti, Cina, India e Brasile - sono responsabili di quasi la metà (47%) delle emissioni globali di azoto. Lo rivela uno studio capitanato dall’università di Sydney, che ha tracciato la mappa mondiale dell’impronta di azoto di 188 Paesi. Stando alla ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Geoscience, un quarto delle emissioni deriva dalla produzione di merci che vengono consumate al di fuori delle nazioni produttrici. In altre parole, le nazioni sviluppate danno in ‘outsourcing’ parte delle loro emissioni alle nazioni in via di sviluppo, che producono i beni da vendere ai Paesi ricchi mentre trattengono l’inquinamento generato da tale produzione. L’azoto reattivo, che deriva dall’uso di combustibili fossili e dai fertilizzanti impiegati in agricoltura, contribuisce tra le altre cose all’inquinamento atmosferico, al riscaldamento terrestre e alle piogge acide. Negli ultimi 150 anni le sue emissioni si sono decuplicate. Tuttavia nel mondo c’è una forte disparità tra gli inquinatori. Paesi come la Liberia e la Costa D’Avorio hanno emissioni pro capite di 7 kg all’anno, mentre gli abitanti di Hong Kong o del Lussemburgo sono responsabili, attraverso l’import di beni, di oltre 100 kg. L’Italia, insieme a Giappone, Germania, Regno Unito, Hong Kong e Stati Uniti, è tra i più grandi “importatori netti” di azoto, poiché le emissioni generate per soddisfare i consumi interni - dai tessuti all’abbigliamento, ma anche carne bovina dall’Argentina - provengono da merci prodotte all’estero, prevalentemente nei Paesi in via di sviluppo. A maggio mobilitazione mondiale contro fonti fossili Una mobilitazione mondiale contro i combustibili fossili prenderà vita a maggio. Si chiama “Break Free 2016” e vedrà gli attivisti di una ventina di organizzazioni, tra cui Greenpeace, scendere in campo per “un’ondata globale di resistenza per tenere carbone, petrolio e gas nel sottosuolo”. La disobbedienza civile coinvolgerà, dal 4 al 15 maggio, dodici Paesi dagli Usa alle Filippine, dalla Turchia al Sudafrica, da Spagna e Germania ad Australia e Indonesia, prendendo di mira soprattutto le miniere di carbone. “Dopo il summit di Parigi sul clima dobbiamo raddoppiare gli sforzi per porre fine all’uso dei combustibili fossili e scegliere un futuro pulito e giusto”, si legge sul sito web dell’iniziativa. “Speriamo di vedere più persone che mai impegnate a fermare il potere dell’industria prendendo di mira i progetti più pericolosi e inutili del mondo sui combustibili fossili, e sostenendo le soluzioni per il clima più ambiziose”. “Immaginate decine di migliaia di persone nel mondo - si legge ancora - che si alzano per riprendere il controllo del proprio destino. Che camminano sottobraccio nei campi di carbone. Che si siedono a terra per bloccare l’attività di governi e industrie che minacciano il nostro futuro. Che marciano in difesa pacifica del nostro diritto all’energia pulita”. Earth Hour da record, in 1,23 milioni hanno aderito Ha battuto tutti i record precedenti la decima edizione di Earth Hour/Ora della Terra, la maratona planetaria di spegnimenti di luoghi simbolo e eventi organizzata dal WWF il 19 marzo. Dalle Isole Samoa a Santiago 1,23 milioni di persone hanno aderito in 24 ore allo spegnimento per accendere il cambiamento di cui ha bisogno il nostro pianeta e impegnarsi e muovere all’azione contro il cambiamento climatico. NUOVO PAESE aprile 2016 31 Alzheimer, “possibile recuperare i ricordi perduti Secondo la notizia sul sito di Nature nelle fasi iniziali della malattia potrebbe essere ancora possibile recuperare i ricordi, che sono solo apparentemente perduti. Questi immagazzinati nel cervello, possono essere ripristinati stimolando specifici neuroni nella regione dell’ippocampo. I ricercatori del Riken-Mit Center for Neural Circuit Genetics di Cambridge sono riusciti a riaccendere la memoria nei topi stimolando il cervello con un raggio di luce, grazie alla tecnica dell’optogenetica finora mai sperimentata sull’uomo. I risultati, illustrati su Nature, “rappresentano solo una prova di concetto”, come sottolineano gli stessi autori dello studio, ma dimostrano che il deficit di memoria che si manifesta all’esordio dell’Alzheimer è dovuto soltanto ad un problema nel recupero delle informazioni memorizzate, e non alla loro codificazione o al loro immagazzinamento, aprendo così la strada a nuove terapie. Il ripescaggio dei ricordi nel cervello è azionato da piccoli bottoncini (le cosiddette ‘spine dendritiche’) che connettono fra loro i neuroni e che sbocciano come germogli ogni volta che uno stimolo esterno fa rivivere un’esperienza ridando vita a un ricordo. Nei malati di Alzheimer queste spine dendritiche tendono a diminuire nel tempo, rendendo il ricordo sempre più spento. L’esperimento condotto sui topi, però, dimostra che possono essere nuovamente stimolate a crescere. I ricercatori lo hanno fatto grazie all’optogenetica, una rivoluzionaria tecnica di controllo dell’attività cerebrale che consente di usare un fascio di luce per accendere e spegnere a comando specifici neuroni manipolati geneticamente per essere sensibili alla luce. Grazie ad un’intensa stimolazione, i ricercatori sono riusciti a riportare il numero di spine dendritiche allo stesso livello dei topi sani, ripristinando la memoria per sei giorni. La stessa tecnica non può ancora essere applicata sull’uomo, perché troppo invasiva, ma in futuro potranno essere sviluppate nuove strategie di stimolazione ultra-precisa per ottenere risultati simili a quelli visti nei topi. P a t r o n a t o I N C A- C G I L Istituto Nazionale Confederale di Assiztenza / Italian Migrant Welfare Inc. VICTORIA Coburg Tel. 9383 2255 354 Sydney Rd Coburg VIC 3058 (lunedì al venerdì,9am-1pm &3pm-5pm) NEW SOUTH WALES Leichhardt Tel. 9560 0508 /9560 0646 44 Edith St Leichhardt NSW 2040 (lunedì al venerdì, 9am - 5pm) Canterbury Tel. 9789 3744 Bankstown Migrant Centre 22 Anglo Rd Campsie 2194; (lunedì 9am - 1pm) WESTERN AUSTRALIA Fremantle Tel. 08/9335 2897 65 Marine Terrace, Fremantle WA 6959 (lunedì al venerdì 8.30am-12.30pm, 1.30pm-3.30pm) North Perth Tel. 08/9443 5985 43 Scarborough Beach Rd, North Perth (martedì e giovedì, 9am-12pm) 32 NUOVO PAESE aprile 2016 COORDINAMENTO FEDERALE Coordiantore INCA Australia Ben Boccabella Tel. (03) 9383 2255/9383 2356 FAX. (03)9386 0706 PO Box 80 Coburg VIC 3058 [email protected] 354 Sydney Rd Coburg, VIC 3058 SOUTH AUSTRALIA Adelaide Tel. 8231 0908 15 Lowe St, Adelaide 5000 (lunedì al venerdì,9am-1pm,2pm-4pm) Campbelltown Tel. 8336 9511 C/-APAIA 2 Newton Rd Campbelltown 5074 (lunedì e martedì 9am-12pm) Findon Tel. 8243 2312 C/- APAIA 189 Findon Rd, Findon (giovedì e venerdì, 9am - 12pm) Pensionati in calo in Italia Nel 2014 numero dei pensionati in calo rispetto all’anno precedente: sono 16,3 milioni (-134mila) e percepiscono in media un reddito pensionistico lordo di 17.040 euro (circa 400 euro in più sul 2013). E’ quanto rileva l’Istat nel focus “le condizioni di vita dei pensionati 2013-2014”. Le donne sono il 52,9% e ricevono mediamente importi di circa 6mila euro inferiori a quelli maschili. Il cumulo di più trattamenti pensionistici sullo stesso beneficiario è meno frequente tra i pensionati di vecchiaia (cumula più trattamenti il 27,1%), mentre è molto più diffuso tra i pensionati superstiti (67,6%), in grande maggioranza donne (87%). L’Istat ha pubblicato il focus sulle condizioni di vita dei pensionati integrando le informazioni di fonte amministrativa derivanti dal casellario centrale dei pensionati dell’Inps con i risultati dell’indagine campionaria su reddito e condizioni di vita dei cittadini (Eu-Silc). Nel 2013, riferisce l’istituto di statistica, il reddito pensionistico lordo dei residenti in Italia di 16 anni o più è di 17mila 206 euro annui. Le ritenute fiscali incidono in media per il 17,7%. L’aliquota sale al 20,6% per i pensionati di vecchiaia e anzianità; scende al 15,3% per quelli di reversibilità e non supera il 9,6% per i beneficiari di trattamenti d’invalidità ordinaria o indennitari. Le pensioni dei sacerdoti in deficit Nel bilancio del fondo clero c’è un buco da 2 miliardi. Nonostante lo Stato italiano versi ogni anno 7 milioni 924mila euro per alimentarlo. Con lo scopo di pagare le pensioni a 14 mila sacerdoti. E questo dal lontano 1973, con tanto di aumento stabilito nel 2013. La vicenda era stata già denunciata dall’Inps nei mesi scorsi. Ma ora il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha confermato l’esistenza del buco nel bilancio, senza però parlare di cambiamenti: non c’è alcuna intenzione di intervenire, perché secondo la versione ufficiale sarebbe difficile legiferare solo su questo aspetto. La questione è stata sollevata da un’interrogazione parlamentare del Movimento 5 Stelle, firmata dal deputato Claudio Cominardi. “Non vogliamo accanirci contro i fedeli, ma mi sembra un’esagerazione che lo Stato debba versare ogni anno dei milioni di euro”, afferma il parlamentare penstellato. Il fondo clero è stato istituito per i sacerdoti secolari, quelli che vivono normalmente in società (anche parroci a tutti gli effetti senza appartenere a un ordine) e i ministri di culto di altre confessioni. Tuttavia, di fronte alla richiesta di rivedere le norme vigenti, il governo ha ribadito il proprio ‘no’. Qual è il motivo? “Un’eventuale abrogazione del contributo a carico dello Stato risulterebbe del tutto asistematica rispetto all’assetto normativo complessivo che è caratterizzato, come già detto, da una particolare specificità”, ha spiegato il sottosegretario Luigi Bobba. E qualsiasi riforma deve tener presente di questi aspetti. Una risposta che non convince il M5S: “Perché dobbiamo rimetterci questi soldi?”. Cominardi non è intenzionato ad arrendersi. E, insieme ai suoi colleghi, sta già predisponendo un’altra interrogazione da depositare alla Camera. “Vogliamo capire quali sono le pensioni più alte. Non vorrei che a carico dello Stato ci fossero pensioni d’oro di prelati”, dice. E conclude: “Sia chiaro che non vogliamo ingaggiare nessuna battaglia contro le persone più bisognose. Il nostro obiettivo è di evitare possibili storture, con lo Stato italiano che paga migliaia di euro”. Come funziona il meccanismo? Il fondo è alimentato per gran parte dal contributo annuale versato da ogni iscritto. Sin qui tutto secondo logica. Ma da oltre 40 anni lo Stato provvede ad alimentare ulteriormente le casse di questo fondo. E il governo ha anche deciso, dal gennaio 2013, di aumentare la cifra stanziata di oltre 200 mila euro all’anno: ora è di 7 milioni 924mila euro. Eppure tutto questo non basta a tenere il bilancio in pari. “L’attuale disciplina normativa regolatrice del fondo di previdenza del clero non può ritenersi sostenibile all’interno del sistema previdenziale italiano”, incalzano comunque i 5 Stelle. Che hanno perciò chiesto chiarimenti al ministro Poletti sulle cause della situazione di dissesto. La risposta all’interrogazione ha spiegato che il problema risiede nello “squilibrio tra contributi versati e prestazioni erogate (nel 2015 il rapporto contributi/prestazioni è stato di 1 a 3)”. NUOVO PAESE aprile 2016 33 n Parlando di parole lingua e società Francesco Berrettini La libreria dove i testi sono gratis E’ una piccola vetrina nel centro storico di Bologna ma diversa dalle numerose biblioteche: da Libri Liberi i saggi e romanzi non si comprano. Si prendono in dono. La libreria fondata da Anna Hilbe, infatti, funziona così: chi desidera un testo può prenderlo, purché non se ne portino via più di tre alla volta. “E’ una questione pratica – spiega Tina Mucci, che fa la volontaria a Libri Liberi per via della sua passione per la letteratura – abbiamo circa 1.800 volumi qui, e per rimanere sempre forniti facciamo in modo di regolamentarne l’uscita”. La libreria, in via San Petronio Vecchio, sopravvive grazie alle donazioni, tra chi svuota casa e non sa che farsene dei vecchi classici, chi trasloca, e chi semplicemente quelle pagine le ha già lette, e desidera donarle a qualcun altro, così che abbiano una seconda vita. Anna Hilbe, libraia che nel 1977 fu tra le fondatrici della storica la libreria delle donne di Bologna, desiderava proprio che il suo progetto funzionasse così quando, due anni, fa prese in affitto il piccolo spazio. “Volevo che la cultura tornasse a circolare, al di là delle leggi del mercato”. All’epoca le capitò sottomano un articolo su due librerie, una a Baltimora, negli States, e una a Madrid, in Spagna, che i volumi, come Libri Liberi, non li vendono ma li regalano. “Ho voluto importare la cosa anche qui in Italia, e poi un giorno sono passata davanti a questo negozio. Ho scoperto che l’affittavano a un prezzo modesto, che potevo permettermi, e così è nato questo spazio”. Unica nel suo genere, visto che non c’è l’obbligo di riconsegnare i libri presi, né di donarne altri in cambio di quelli che si portano a casa, non c’è un solo articolo in vendita nella libreria. Tutte le spese, luce e affitto, sono a 34 NUOVO PAESE aprile 2016 carico di Anna, “ma è un sacrificio che faccio volentieri. Io amo i libri, con tutto il cuore. E’ così bello condividerli con altre persone”. Lo spazio rimane chiuso solo il lunedì, e non è difficile trovare qualcuno davanti alla saracinesca che nasconde la vetrina in attesa che la libreria apra, spesso studenti, che tra una lezione e l’altra si fermano a caccia di qualche volume. “E’ una risorsa per tutti – racconta la ventunenne Mei, studentessa di Lettere classiche a Bologna – qui mi capita di trovare classici come opere di nicchia, dai romanzi più famosi alle raccolte di poesie meno conosciute. E’ un modo per fare sì che tutti possano accedere ai libri, che oggi spesso costano parecchio. Anche chi non è privilegiato”. Due anni fa, quando Anna aprì la serranda per la prima volta, lo spazio era solo un luogo di ritrovo per qualche appassionato. Poi, però, tra passaparola e social network, nelle ultime settimane è diventato una piccola istituzione. Tanto che appena arriva l’ora di accendere le luci, la libreria si riempie in un momento. “Vengono persone di ogni tipo, molti studenti ma anche turisti – spiega Mucci – del resto, qui c’è di tutto”. Saggistica, dizionari, romanzi, libri per bambini. E poi volumi di storia, religione, cinema, sociologia, politica. Accanto a Stefano Benni c’è Isabel Allende, e poco più in là si trovano Lew Wallace, Banana Yoshimoto e Umberto Eco. C’è persino una sezione in lingue straniere, “ed è un piccolo viaggio intorno al mondo – racconta Hilbe – dal francese al coreano”. “Si trova un po’ di tutto, qui – racconta Paolo, neolaureato in Filosofia – ed è un bell’esempio di solidarietà”. “La nostra regola è semplice – annuisce Anna – in questa libreria i libri non si vendono né si comprano. Passano dalle mani di chi li ha letti a quelle di chi desidera leggerli”. NOMI E COGNOMI 2. Dicevamo la volta scorsa che molti nomi vengono imposti ai neonati come augurio o per influenzare positivamente in qualche modo il loro destino futuro, talvolta con cognizione di causa, talvolta no. Chi chiamerebbe il proprio figlio Claudio sapendo che significa zoppo o zoppicante? E chi chiamerebbe la propria figlia Cecilia sapendo che significa cieca? La stessa cosa potremmo dire per Barbara, che significa straniera (dal greco barbaros =balbettante, termine con cui i greci definivano coloro che non sapevano parlare la loro lingua) o per Francesco (=di origine francese) o per Mauro (=scuro di pelle) o per Manlio (=nato all’alba) o per Ovidio (=allevatore di pecore) o per Paolo (=di piccola statura) o per Sergio (=seminatore) o per Silvia (=abitatrice dei boschi) o per Teresa (=cacciatrice) o per Filippo (=amante dei cavalli) e così via. Oggi in Italia i nomi “tradizionali” sono circa ventimila, ma l’elenco è in continua evoluzione perché si va di molto riducendo l’abitudine di imporre i nomi dei nonni per aprirsi invece alle novità portate dalla società dei consumi e della comunicazione, per cui vengono sempre più usati nomi (e anche cognomi usati come nome) di cantanti, di grandi sportivi, di uomini politici, di scienziati, di personaggi letterari, di eroi di romanzi o di fumetti, di attori, ecc. Ciò peraltro avveniva anche in passato; ad esempio, dopo le avventure coloniali italiane spuntarono nomi come Libio o Libia, Adua, Derna, ecc. o nomi come Umberto, Margherita, Elena, Vittorio Emanuele, Amedeo in omaggio alla dinastia sabauda, fino a Firmato, che venne ritenuto da molti il nome di Diaz, visto che nelle scuole veniva fatto imparare a memoria il proclama della fine della guerra con l’Austria nel 1918, proclama che terminava con un “firmato Diaz” (che in realtà si chiamava Armando). Ma molti, in specie nelle famiglie numerose, non facevano molti sforzi di fantasia e chiamavano i figli con i rispettivi numeri ordinali: Primo, Secondo, Terzo, Quarto, Quinto, Settimio, Ottavio, fino ad un insolito Finimola imposto all’ultima in una sequenza di figlie femmine in attesa del sospirato maschio, o ad un insolito Ultimo per indicare la volontà di finirla lì. In altri casi ed in altre epoche i nomi dei figli diventavano una testimonianza di fede politica: ecco allora i Benito, gli Adolfo, ma anche i Bruno e gli Arnaldo (rispettivamente figlio e fratello di Mussolini) i Galeazzo (Ciano, genero del duce) o i Roberto (da ROma, BERlino, TOkio, l’asse della seconda guerra mondiale). Nel campo avverso abbiamo Lenina, Katiuscia, Katia, Marxina, Comunardo, Natascia, Engels (spesso storpiato in Engles), Bakunin, Ribelle; Libero, Onorato o anche nomi “programmati” come quelli che un anarchico socialista perugino impose ai suoi tre figli, che si chiamavano rispettivamente Rivo, Luzio e Nario o quello che un repubblicano marchigiano impose a sua figlia come primo nome, un innocuo Vera, ma come secondo e terzo Luce e Marxina. Espresso Book Machine apre a Parigi Una libreria dove i clienti potranno stampare liberamente qualsiasi libro a loro scelta in pochi minuti: la “Espresso Book Machine”, idea delle Presses Universitaires de France (Puf) - ha aperto nel centro di Parigi. I libri verranno stampati “in pochi minuti, il tempo di un caffè o di una chiaccherata con l’autore”, purché non ecceda le 850 pagine e allo stesso prezzo dell’edizione normale: sarà possibile scegliere tra un catalogo di 5mila titoli e novità della Puf e milioni di libri internazionali entrati nel dominio pubblico. I clienti potranno sfogliare il catalogo su un tablet prima di ordinare il libro prescelto: “Abbiamo migliaia di titoli la cui domanda è troppo bassa perché sia conveniente” editarli con il modello tradizionale, ha spiegato il direttore generale della Puf, Frederic Meriot: “Pensavamo che il digitale avrebbe ucciso il libro tradizionale, invece può darsi che il libro tradizionale abbia una seconda vita”. La “Espresso Book Machine” - creata dalla statunitense Xerox - permette di abbattere considerevolmente i costi legati al trasporto e all’immgazzinamento dei libri, ed è già utilizzata da alcune università e librerie negli Stati Uniti. NUOVO PAESE aprile 2016 35 Da veleno vipere possibile cura morbo Alzheimer Il veleno di serpente può offrire l’arma per distruggere le placche che causano il morbo di Alzheimer. Lo indica una nuova ricerca che apre la strada alla formulazione di nuovi farmaci che possano fermare il progredire della malattia nei pazienti da poco diagnosticati. Gli scienziati della Monash University di Melbourne hanno usato il veleno di una vipera della sottofamiglia dei crotalini, comune in regioni dell’America centrale e meridionale, per attaccare l’amiloide beta, una proteina tossica cha causa l’Alzheimer. Genitori non riconoscono sovrappeso e obesità nei figli Tanti genitori non si rendono conto che il proprio bambino ha un problema di peso. Uno studio pubblicato sull’Australian and New Zealand Journal of Public Health mostra che solo l’8% dei genitori con un figlio sovrappeso riconosce il problema e appena lo 0,2% di quelli con un figlio obeso. Secondo i medici australiani che hanno condotto lo studio, questa mancanza di consapevolezza da parte dei genitori rende difficile aiutare il bambino a perdere peso. Cancro prostata: nuova tecnologia per minimizzare trattamento Ricercatori australiani hanno sviluppato una rivoluzionaria tecnologia di costo ridotto, che può minimizzare i tempi di radioterapia per i pazienti di cancro alla prostata - da 40 visite ad appena cinque . Il software chiamato Kilovoltage Intrafraction Monitoring (KIM) può individuare con precisione la posizione del tumore in tempo reale, rendendo più sicura e più efficace la radioterapia. Il KIM può essere installato in qualsiasi unità di radioterapia, secondo il radioterapista oncologo Jarad Martin del Calvary Mater Hospital di Newcastle. Contro demenza, esercizio fisico e mentale rafforzano cervello La combinazione di esercizio fisico e di allenamento cognitivo può inspessire parti cruciali del cervello e prevenire l’insorgenza e il progredire di malattie degenerative come la demenza. Lo dimostra per la prima volta una ricerca australiana che ha usato imaging a risonanza magnetica per dimostrare che gli esercizi di resistenza fisica risultano nell’ispessimento di materia grigia nella corteccia cingolata posteriore, una regione del cervello che agisce come perno centrale e integra l’alimentazione da altre aree. Allo stesso tempo, l’allenamento cognitivo rafforza la connettività fra l’ippocampo – il centro di memoria del cervello – e il lobo frontale, che è coinvolto nella soluzione di problemi. I risultati dello studio dimostrano l’efficacia reale di certi esercizi nel prevenire o rallentare lo sviluppo del morbo di Alzheimer, scrive il responsabile della ricerca, Michael Valenzuela Brain and Mind Research Institute, sulla rivista Molecular Psychiatry. In uno studio in doppio cieco controllato con placebo, i ricercatori hanno diviso in quattro gruppi 100 persone a rischio di contrarre demenza, che hanno fatto esercizi due volte a settimana per sei mesi. Un gruppo ha eseguito esercizi basati su computer che ne mettevano alla prova la memoria e la soluzione di problemi, e un esercizio fisico placebo. Un altro gruppo ha eseguito esercizi di resistenza con pesi e attrezzi da palestra, e un esercizio mentale placebo. Un terzo gruppo ha eseguito i due tipi di esercizi e il quarto ha fatto da gruppo di controllo. nuovopaese newcountry Nuovo Paese è una rivista che appartiene alla comunità, ed è indirizzata principalmente ad un pubblico australiano di cultura e lingua italiana. Le origini storiche di questa rivista sono incentrate sui problemi creati dall’impatto dell’emigrazione sugli individui e sulla società. L’emigrazione a livello globale non è mai stata estesa come lo è oggi che interessa tutte le aree povere del pianeta da dove si spostano masse di persone verso le zone ricche, in cerca di lavoro e di sopravvivenza. Questo movimento, a volte legale, ma spesso illegale, si verifi ca tra le nazioni e dentro le nazioni, e sta rendendo il mondo veramente multiculturale come non lo è mai stato. In questo contesto, la soppravvivenza delle identità linguistiche e culturali sarà di importanza pari alla sopravvivenza delle specie animali o vegetali. Nuovo Paese si prefigge lo scopo di fornire notizie e punti di vista in alternativa a quelli che offre il monopolio dei media. Il contenuto editoriale della rivista sarà quindi influenzato dal nostro impegno verso una maggiore uguaglianza socio-economica e rispetto degli individui e delle loro culture in una sostenibile economia che rispetti anche l’ambiente. Nuovo Paese is a community based magazine aimed at mainly the Italian language and cultural community in Australia. At the heart of its origin is a concern with the impact of migration on societies and individuals. Globally migration has never been greater than today as people in poor areas chase work and survival in richer areas. This movement, sometimes legal but mostly illegal, happens within nations and between nations. It is making the world truly multicultural in a way that has never been the case. The survival of lingusitic and cultural identities within this global economy may be as important as the survival of animal and plant species. Nuovo Paese aims to provide news and views, alternative to those promoted by monopoly-media. The magazine’s editorial content will therefore be guided by its commitment to greater socio-economic equality, respect for individuals and cultures and an environmentally sustainable economy. Il tallone d’Achille del cancro Anche i pazienti affetti da tumore allo stadio terminale potranno un giorno non lontano guarire dopo la scoperta definita “sensazionale” del tallone d’Achille del cancro. I ricercatori hanno scoperto che tutte le cellule tumorali trasportano una “bandierina”, che può essere riconosciuta dal sistema immunitario, indipendentemente dal tipo di mutazione. I farmaci disponibili oggi sul mercato sono spesso inefficaci proprio perché le cellule cancerose mutano tanto rapidamente da riuscire a sfuggire agli attuali trattamenti. “Penso che fra cinque anni guarderemo a questa scoperta e sapremo con certezza che questo è stato il momento in cui finalmente siamo riusciti a capire più profondamente il cancro”, ha commentato il professor Peter Johnson, ricercatore britannico. Gli scienziati della University College di Londra e della Società britannica per la ricerca sul cancro hanno spiegato che anche quando è mutata, una cellula tumorale conserva l’impronta delle molecole che invece non mutano mai. E, elemento importantissimo, queste molecole sono degli antigeni, ovvero delle tossine che possono essere individuate dal sistema immunitario. Le cellule immunitarie che combattono questi antigeni esistono già, ma sono in numero troppo esiguo per essere efficaci. Ma ‘pescando’ queste cellule immunitarie e moltiplicandole in laboratorio, dovrebbe essere poi possibile estirpare il cancro, anche quando le metastasi hanno già invaso l’organismo. 36 NUOVO PAESE aprile 2016 Abbonati a Nuovo Paese $25 annuale • $50 sostenitore • $90 estero nome cognome indirizzo stato/c postale telefono email spedisci a Nuovo Paese: 15 Lowe St, Adelaide 5000 np Nuovo Paese is published by the Federazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie (Filef) Administration & Publicity: 15 Lowe St Adelaide 5000 [email protected] Inviare l’importo a: Nuovo Paese 15 Lowe St Adelaide 5000 Australian cover price is recommended retail only. Direttore: Frank Barbaro Redazione ADELAIDE: 15 Lowe St, 5000 TEL (08)8211 8842 [email protected] Sito web: www.fi lefaustralia.org Salvatore Guerrieri, Patricia Hardin, Peter Saccone, Franco Trissi, Stefania Buratti Redazione MELBOURNE: Lorella Di Pietro, Giovanni Sgrò, Gaetano Greco Redazione SYDNEY: Max Civili, Francesco Raco e Claudio Marcello Redazione PERTH: PO BOX 224, SOUTH FREMANTLE, WA 6162 Fausto Buttà, Vittorio Petriconi, Saverio Fragapane N.3 (607) Anno 43 aprile 2016 print post pp100002073 ISSN N. 0311-6166 Printed by ACM Printing Graphic Consultant: Nathan Clisby