In gioco non è la Terra, ma la razza L`identikit dell`elettore di Donald

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In gioco non è la Terra, ma la razza L`identikit dell`elettore di Donald
APRILE 2016
Australia’s longest serving Italian community magazine | $3
Print Post Approved PP100002073
L’identikit
dell’elettore
di Donald
Trump
In gioco
non è la
Terra, ma
la razza
INTERNO
* Messico, un vicino non un nemico
* Le paure dipendono più dalla tv che dalla realtà
* La libreria dove i testi sono gratis
np
D’indole così barbara - «Vi piacerebbe
allora trovare una nazione d’indole
così barbara che, in un’esplosione di
violenza e di odio, non vi concedesse
un posto sulla terra, affilasse i suoi
detestabili coltelli contro le vostre
gole, vi scacciasse come cani? (…) Che
ne pensereste di essere trattati così?
Questo è ciò che provano gli stranieri.
Questa è la vostra disumanità».
William Shakespeare
L’identikit dell’elettore di
Donald Trump
Ha un reddito basso,
un’istruzione inferiore,
crede che l’immigrazione
danneggi l’economia,
è scettico sul libero
scambio, è contro il
matrimonio tra persone
dello stesso sesso ma non
è fortemente contrario
all’aborto, sostiene
essere armato, è meno
religioso, ha più bisogno di un leader carismatico e ha tendenze
SEPTEMBER 2016
Over four fabulous weeks you will be immersed in the
autoritarie. Questo l’identikit dell’elettore
Donald IN
Trump
LEARN IdiTALIAN
LECCE
nel partito repubblicano, a confronto con
altri due sottogruppi
SEPTEMBER
2016
repubblicani, quello dei conservatori sociali, che sostengono Ted
Cruz, e quello dei sostenitori di candidati dell’establishment,
come Marco Rubio. Un identikit preparato dal Wall Street
Italian language surrounded by the culture, history
Journal e da Vox, che si è concentrato solo sull’aumento del
and culinary delights of Lecce and the Salento region
sostegno dell’autoritarismo tra i cittadini.
of Italy’s heel. Tour departs Friday 26 August.
Quello che emerge dall’analisi del Wall Street Journal è un
“I highly recommend this trip to anyone wanting to
movimento populista, con tratti secolari. Una formazione
combine a totally memorable holiday in Italy and learn
nuova, che si inserisce tra i due sottogruppi tradizionali in
Italian at the same time. Lecce was sublime, and the
cui si sono generalmente concentrate le preferenze degli
teachers were wonderful. A superb experience.”
Cherie Chetinich May 2015.
elettori alle primarie repubblicane: il blocco centrista, vicino
all’establishment, e l’ala conservatrice.
From $5530, the price includes:
Secondo l’analisi di Vox, poi, c’è un tratto che contraddistingue
 Economy Class return airfare to Italy and a one-way
connecting flight to Brindisi.
 Accommodation in a self-contained apartment in
beautiful Baroque Lecce.
 Enrolment in the School of Italian for Foreigners in
Lecce
 4 three hour cooking classes.
 Day trips along the Adriatic Coast and to the historic
towns of Otranto and Gallipoli.
 Exclusive optional extras for tour participants only.
 Flexible arrival/departure dates to suit your needs.
 24/7 tour leader support and assistance.
 24/7 Travel Agency support via Axis Travel Centre (SA).
l’elettore di Trump: il sostegno per l’autoritarismo. Il miliardario
Limited seats at this price so don’t delay.
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Raffaele Tardivo
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Email: [email protected]
Seminagione d’odio
Sowing hatred
con forza il diritto di
LEARN ITALIAN IN LECCE
editoriale
di New York incarna lo stile classico di un leader autoritario:
semplice, potente e punitivo. Il problema, secondo Vox, è
che potrebbe essere solo il primo di tanti Trump nella politica
statunitense, che rischia di dividersi de facto in un sistema
La guerra altro non è che seminagione d’odio.
Nessuno dei conflitti proclamati dall’Occidente
dal 1991 ad oggi — Iraq, Somalia, Balcani,
Afghanistan, Libia, Siria — ha benché minimamente
risolto i problemi sul campo, anzi li ha tragicamente
aggravati.
Senza l’intervento in Iraq del 2003 lo Stato islamico
nemmeno esisterebbe. Gli «Amici della Siria», vale
a dire tutto lo schieramento occidental-europeo più
Arabia saudita e Turchia, hanno fatto in tre anni in
Siria quel che avevano fatto in Libia, alimentando
e finanziando milizie e riducendo il Paese ad un
cumulo di macerie alla mercé di gruppi più o meno
jihadisti.
Dalle «nostre» guerre fuggono milioni di esseri
umani. Quando partirono i primi raid della Nato
sulla Libia a fine marzo 2011, cominciò un esodo
in massa di più di un milione e mezzo di persone,
tante quelle di provenienza dall’Africa centrale che
lavoravano in territorio libico. Quell’esodo, con
quello da Iraq e Siria, prova disperatamente ogni
giorno ad attraversare la barbarie dei muri della
fortezza Europa.
Tutto questo è sotto la luce del sole. Come il fatto
che l’alleato, la Turchia, preferisce massacrare i
kurdi che combattono contro l’Isis piuttosto che
tagliare gli affari e le retrovie con il Califfato.
War is nothing but the sowing of hatred.
None of conflicts waged by the West
since 1991 - Iraq, Somalia, the Balkans,
Afghanistan, Libya, Syria – has in the
least solved any problems, indeed they
have tragically aggravated them.
Without the intervention in Iraq in
2003 the Islamic state would not even
exist. The “Friends of Syria”, WesternEuropean deployments supported by
Saudi Arabia and Turkey, have done in
three years in Syria what they had done
in Libya, fueling and funding militias and
reducing the country to a pile of rubble
at the mercy of more or less jihadist
groups.
As a consequence millions of human
beings are fleeing from ‘our’ wars.
Following the first NATO raid on Libya
in late March 2011, there began a mass
exodus of more than a million and a half
people, many from Central Africa who
were working in Libya. That exodus,
along with those from Iraq and Syria,
continues desperately trying to daily
cross the barbarous walls of Fortress
Europe.
All this is self evident, like the fact
that ‘our’ ally, Turkey, prefers to
massacre the Kurds fighting against Isis
rather than cut business ties with the
Caliphate.
sommario
Italia
Australia
Internazionale
a tre partiti: i democratici, l’establishment repubblicano e i
repubblicani autoritari.
“When I give food to the poor, they call me a
saint. When I ask why the poor have no food,
they call me a communist.”
Le città italiane più smart
p5
Migranti: fallisce accordo p3
Classifica sulla corruzione p6
Detenuti: reati finanziarip
14
Sbiancamento coralli
p31
Licenziati in sei milioni
Brevi. . . . . . . . . . . . . . .
p24
Brevi. . . . . . . . . . . . . . . . . p28
Brevi. . . . . . . . . . . . . . . . . . p10
p26
Dom Helder Camara, a Brazilian archbishop
Google: The Lecce Italian Language Experience
Tra le fonti d’informazione usate ci sono ADNKRONOS, ANSA, AGI, ASCA, Emigrazione Notizie, AISE, FullPress, GRTV, INFORM.
NUOVO PAESE aprile 2016 1
Quando noi eravamo
“loro” / When we
used to be
“them”
sul
serio
2 NUOVO PAESE aprile 2016
La memoria
e’ corta. In
un momento
storico nel quale
l’immigratione
e gli immigrati
sono ancora
una volta visti
negativamente,
e’ bene ricordare
a noi italiani quando noi eravamo
gli immigrati. Da questo numero
vi presentiamo una raccolta di
vignette provenienti da varie testate
giornalistiche di tutto il mondo
dove gli immigrati italiani vengono
denigrati o visti come un pericolo
per la societa’. La raccolta e’ presa
dal sito Democrazia Pura (http://
www.democraziapura.altervista.
org/)
A destra. Una rappresentazione
dell’italiano “tipico”, così come
era percepito
all’epoca in
America, in
un disegno di
André Castaigne
(1897-1898)
A sinistra. Il
settimanale
satirico
americano
“Judge
Magazine”
pubblica il 27
maggio 18826
una vignetta che
rappresenta uno
dei mestieri più
frequentemente
praticati dagli
emigranti italiani, il suonatore
ambulante.
Con riscaldamento più pioggia
sui deserti, non meno
Uno studio australiano mette in dubbio la teoria
‘ortodossa’, secondo cui con il riscaldamento
globale le aree umide diventeranno più umide e
quelle aride lo diventeranno ancora di più. Una
modellazione di climatologi dell’University of
New South Wales mostra che le regioni aride
stanno diventando più umide, con maggiori
piogge che cadono da un’atmosfera più calda,
che trattiene più umidità.
La ricerca appena pubblicata su Nature Climate
Change suggerisce che potranno aspettarsi più
pioggia regioni come l’Australia occidentale e
centrale, la California, l’Asia Centrale, il Sinai
e l’Africa sud-occidentale. “La conclusione
più significativa è che gli estremi stanno
aumentando sia nelle regioni aride che in quelle
umide, mentre i totali delle precipitazioni
stanno aumentando nelle regioni aride”, scrive
Markus Donat, del Climate Change Research
Centre dell’ateneo.
Non è tuttavia chiaro se le maggiori piogge
potranno alleviare la siccità in quelle aree. Le
più alte temperature infatti causano una più
rapida evaporazione, che riassorbe l’acqua
caduta in più. D’altra parte aree riarse non
abituate alle alluvioni riceveranno diluvi più
intensi.
“Nelle regioni aride, che di solito non
ricevono eventi di pioggia di alta intensità,
le infrastrutture sono meno adattate a
precipitazioni più estreme”, scrive Donat.
“Anche piccoli aumenti nell’intensità degli
estremi possono avere forti impatti se non si
adottano misure addizionali di adattamento”.
Gli studiosi prevedono che il riscaldamento
globale intensificherà gli estremi meteo come
ondate di caldo e di freddo, cicloni e incendi
boschivi. Altrettanto avverrà con le piogge:
la modellazione globale suggerisce che aree
con alte precipitazioni ne riceveranno di più, e
viceversa.
Piuttosto che allargarsi su vaste aree del
pianeta, gli studiosi australiani hanno analizzato
‘maglie territoriali’ rappresentanti le regioni
terrestri più umide e quelle più aride. E’
risultato che la precipitazione annuale media e
la forza dei rovesci più intensi sono aumentate
fra l’uno e il due percento in un decennio
dal 1950, sia nelle aree umide che in quelle
asciutte. Le proiezioni suggeriscono che la
tendenza continuerà almeno fino alla fine del
21/mo secolo.
Migranti: fallisce accordo
Costoso fallimento della ‘soluzione
Cambogia’ adottata dal governo
di Claudio Marcello
conservatore di Canberra per
reinsediare i profughi riconosciuti,
che restano bloccati a tempo indefinito nelle remote
isole del Pacifico dove l’Australia rinchiude i
richiedenti asilo intercettati nelle sue acque.
Solo due dei cinque profughi che avevano accettato di lasciare il
minuscolo stato-isola di Nauru per una nuova vita in Cambogia sono
ancora lì, otto mesi dopo l’inizio dell’accordo fra i due paesi, costato
all’Australia 55 milioni di dollari (37 milioni di euro) in aiuti e in costi di
reinsediamento.
Per fermare il flusso di barconi di richiedenti asilo che raggiungevano
le sue acque, in massima parte dall’Indonesia, Canberra ha decretato
che da luglio 2013 nessuno di loro sarebbe più accolto in Australia e le
domande di asilo sarebbero esaminate a Nauru e nell’isola di Manus in
Papua Nuova Guinea, dove ancora restano in limbo circa 1400 uomini,
donne e bambini.
Si è appreso ora che una coppia di iraniani che si era trasferita
volontariamente da Nauru in Cambogia ha preferito tornare in patria ed
è partita in febbraio. Un altro profugo, della minoranza rohingya della
Birmania, era tornato in patria lo scorso ottobre. Restano in Cambogia,
assistiti dal programma di reinsediamento dell’International Organization
for Migration, un iraniano e un altro rohingya.
Il governo australiano tuttavia ostenta fermezza. Il ministro
dell’Immigrazione Peter Dutton ha detto che il governo non deflette dalla
politica secondo cui chi arriva via mare può solo essere reinsediato in
un paese terzo o tornare in patria. “Siamo determinati ad annientare le
operazioni dei trafficanti di uomini e a impedire i naufragi in mare”, ha
detto.
Caldo record in Australia
L’ondata di calore che ha investito la parte sud-orientale
dell’Australia all’inizio di marzo ha fatto registrare una notte di
caldo record a Melbourne. Secondo il Bureau of Meteorology,
come riportato dal Guardian, quella di martedì 8 marzo è stata
la notte più calda di sempre nella città australiana, con una
temperatura media di 30 gradi, dopo un picco diurno di 38,6 gradi.
Caldo più della media stagionale anche a Sydney, dove sono stati
superati 26 gradi per 31 giorni di fila, altro record. Dall’estate
rovente del continente australe si passa all’inverno insolitamente
mite di quello boreale. Negli Usa, per effetto del fenomeno
climatico di El Nino e per le conseguenze del riscaldamento
globale, si è registrato l’inverno più caldo di sempre. La
temperatura media del blocco continentale degli Stati Uniti, riporta
l’Ap, fra dicembre e febbraio (il cosiddetto inverno meteorologico)
è stata di 2,7 gradi centigradi, un grado e mezzo in più sopra la
media. Dato che rompe il record registrato tra il ‘99 e il 2000.
NUOVO PAESE aprile 2016 3
Treaty
Now!
by Gaetano Greco
Recently the Victorian Government declared that it
will begin talks about Australia’s first-ever treaty with
Victoria’s Indigenous people. In February this year a
historic forum of 500 First Nations’ representatives
passed a resolution demanding the State of Victoria
resource a treaty process instead of the federal
government’s proposal for constitutional recognition.
This treaty process could be one of the most
significant development in relations between
Aboriginal and non-Aboriginal Australians. However
it has not received the national attention it rightly
deserves.
The absence of a treaty meant that Australia could be
created in 1901 on the basis of the lie of ‘terra nullius’
that ignored Aboriginal peoples. Till the late 60s the
constitution even declared they were not to be counted
in the Census.
While governments in the US, Canada and
New Zealand have signed treaties with their
indigenous communities, Australia is still the only
Commonwealth nation without a treaty with its First
Peoples.
Former Labor Prime Minister Bob Hawke in 1988
promised to deliver a treaty but failed to do so. Liberal
Prime Minister John Howard didn’t like the idea of
a treaty noting a “nation … does not make a treaty
with itself”. Also as far back as 1835 Victoria had a
so called treaty that was negotiated by John Batman
and the Wurundjeri people which was immediately
declared invalid by the NSW Governor who was
overseeing the colonial government of the area. So
it’s not the first time Australian colonial governments
have entertained the notion of a treaty.
A properly negotiated treaty that recognises aboriginal
sovereignty and self-determination will therefore go
to the very heart of who we are as modern nation state
and set the course to redress past injustices with our
First Australians.
Furthermore, it could help foster a new more inclusive
relationship of belonging that all Australians from
diverse cultural backgrounds have with Australia as it
formally recognises that we are all immigrants to this
land.
A treaty is the only way Australia can deal with the
unfinished business of reconciliation.
4 NUOVO PAESE aprile 2016
Più soldati muoiono a casa che sul campo di
battaglia
I dati disponibili a partire dal 1999 mostrano che più soldati
sono morti in Australia per suicidio che in servizio attivo fuori
dall’Australia.
Secondo Walking Wounded (“camminare feriti”)- un gruppo
di sostegno ai veterani - 46 soldati sono stati uccisi in servizio
attivo a partire dal 1999, mentre nello stesso periodo 239
veterani si sono tolti la vita.
Walking Wounded è stato istituito nel 2014 per sostenere la
ripresa psicologica dei soldati australiani e aiutarli a reinserirsi
nella comunità. Brian Freeman, fondatore e CEO di Walking
Wounded, ha detto che la vita nelle forze armate è molto
lontana da quella dell’australiano medio.
“Quando quel modo di vivere viene a cessare, per qualsiasi
motivo, si tratta di una nuova battaglia che questi soldati
devono affrontare – I cui passaggi possono includere anche il
carcere, la perdita della casa e della famiglia, e alla fine anche,
nelle peggiori situaizoni, il suicidio.
v berlingieri
Stoffa che si pulisce da sola
I vestiti che si puliscono da soli potrebbero diventare presto
realtà, grazie alla prima stoffa autopulente: per farla tornare
come nuova basta esporla al sole o anche alla luce di una
lampada. Il segreto è nella sua struttura 3D, specializzata
nell’assorbire la luce e utilizzarla per degradare la materia
organica. Descritti sulla rivista Advanced Materials Interfaces,
i tessuti che si lavano da soli sono stati messi a punto in
Australia dai ricercatori del Royal Melbourne Institute
of Technology (Rmit). Lo stesso principio per degradare
la materia organica alla base di questa stoffa potrà essere
applicato a diversi tipi di produzioni industriali, dai prodotti
per l’agricoltura ai farmaci.
“C’è ancora un po’ di lavoro da fare prima di poter iniziare a
buttare via le lavatrici, ma questo risultato è una buona base
per sviluppare vestiti autopulenti’’ ha osservato il coordinatore
della ricerca, Rajesh Ramanathan. Il segreto del tessuto è nelle
minuscole strutture tridimensionali a base di rame e argento
nascoste tra le fibre, che hanno la funzione di assorbire la luce.
Quando queste strutture sono esposte alla luce, o del sole, o di
una lampadina, ricevono un impulso di energia che genera un
flusso di ‘elettroni caldi’. Questo flusso, a sua volta, rilascia
una scarica di energia che degrada la materia organica in circa
sei minuti.
“Il prossimo passo - ha detto Ramanathan - sarà quello di
testare i tessuti con i composti organici che potrebbero essere
più rilevanti per i consumatori, per vedere per esempio in
quanto tempo si riescono a eliminare le macchie più comuni,
come quelle di vino o di pomodoro’’. Successivamente, ha
sottolineato, la sfida sarà portare questa tecnologia fuori dal
laboratorio e fabbricare questi tessuti su scala industriale.
Contro l’inquinamento delle acque
“Marine litter” - uno dei killer
più temibili del pianeta: si tratta
dell’inquinamento di mari e oceani
dai rifiuti di origine umana; la
plastica prima tra gli altri. In Italia
biologi e ricercatori di Ispra, Arpa
regionali e del Cnr sono al lavoro
per definire dimensioni e dinamiche
del fenomeno e per indicare possibili
soluzioni. In Asia, la superficie di
alcuni fiumi o golfi non è più visibile
perché interamente coperta dai
detriti. E anche il Mediterraneo si sta
avvicinando a un punto di collasso,
come spiega Maria Cristina Fossi,
ecotossicologa dell’Università di
Siena: “Abbiamo riscontrato che
circa il 70% delle tartarughe marine
Caretta Caretta che frequenta le coste
tirreniche ha presenza di plastiche
nello stomaco. Addirittura nel tonno
siamo sul 30% dei valori. Vuol dire
che su 100 tonni 30 hanno frammenti
di microplastiche nello stomaco”.
Le città italiane più smart
E’ Bologna la città più smart d’Italia. Seconda Milano,
seguita da Torino e poi da Mantova che si colloca al quarto
posto confermando l’ascesa delle città medie. Roma perde
posizioni: dal 4° al 9° posto. Fanalino di coda il Sud: la
prima città metropolitana in classifica - Napoli - occupa la
32esima posizione.
Per lo sviluppo sostenibile
Riduzione dell’inquinamento, ma
anche eliminazione della povertà, lotta
al cambiamento climatico, ma anche
buona sanità e buona istruzione per
tutti: sono alcuni dei 17 obbiettivi
“per un mondo sostenibile” definiti
dall’Onu. Per raggiungere questi
obbiettivi è stata creata l’Alleanza
italiana per lo sviluppo sostenibile
(Asvis) che raggruppa oltre 80
organizzazioni economiche, sindacali,
sociali e solidaristiche.
E’ la fotografia scattata dal rapporto “Smart City Index 2016” presentato a Roma
all’evento “Italia Smart” di EY - patrocinato da Agenzia per l’Italia Digitale che
ha visto i protagonisti del processo di trasformazione delle città condividere idee e
progettualità indirizzate a migliorare la vivibilità e fruibilità delle stesse.
Smart City Index, giunto alla terza edizione, analizza le 116 città capoluogo
italiane utilizzando oltre 470 indicatori, classifica lo sviluppo di reti e infrastrutture
intelligenti delle città italiane, misurando la loro capacità di innovare e offrire
servizi di qualità ai propri cittadini. Quest’anno l’analisi è stata realizzata con
un’impostazione a strati: dalle infrastrutture di rete, ai sensori che rilevano le
informazioni, alla delivery platform che le elabora, permettendo di erogare
applicazioni e servizi a valore aggiunto per i cittadini da parte di soggetti pubblici
e privati. Gli indicatori utilizzati da EY per stilare la classifica prendono in
considerazione la capacità delle istituzioni di investire in servizi per i cittadini,
l’esistenza di infrastrutture capaci di assorbire il cambiamento e l’abilità nel fornire
alla comunità delle piattaforme integrate ed efficaci per l’erogazione dei servizi.
Tra questi le infrastrutture per la diffusione della Banda Larga, i servizi digitali
(infomobilità, scuola, sanità, turismo, @government), lo sviluppo sostenibile delle
città (ambiente, reti energetiche, mobilità alternativa).
Cagliari al 33° posto guadagna 11 posti rispetto allo scorso anno, anche grazie alla
forte informatizzazione delle scuole con l’81% delle aule connesse nella regione.
Le città medie mostrano le performance migliori con un trend generale che vede
oltre 23 città tra il 4° e il 39° posto. L’Italia poi mostra punte di eccellenza in alcuni
ambiti. Ad esempio, Pordenone supera l’80% di rifiuti raccolti e differenziati e
la Puglia rappresenta la regione italiana con la maggiore produzione di energie
rinnovabili. Inoltre l’ascesa digitale crea un nuovo paradigma tecnologico, grazie
alla crescente diffusione delle IoT (Internet of Things), contribuendo così alla
trasformazione dei consumatori italiani in prosumer e alla diffusione dell’economia
della condivisione e della collaborazione.
In 5 anni piantati 50.000 alberi
Negli 5 cinque anni Milano ha
aumentato il proprio verde di 3,2
milioni di metri quadrati e ha piantato
50.000 alberi. E’ il bilancio degli
assessori Chiara Bisconti (Verde) e
Alessandro Balducci (Urbanistica).
“Dopo cinque anni di impegno ed
esperienze oggi vogliamo mettere a
disposizione tutto il nostro sapere,
formalizzandolo in un documento
strategico che può essere caposaldo
per la continuità, delineando fin d’ora
le sfide del futuro per trasformare
Milano in una città sempre più a
misura d’albero”.
Sette italiani su dieci sono analfabeti funzionali
Il livello di istruzione in Italia è “molto basso” e quasi tre adulti su quattro
sono “analfabeti funzionali”, incapaci di adattarsi all’evoluzione della
società moderna. In pratica sanno leggere ma non capiscono quello che
leggono, che siano le condizioni di un’utenza domestica o le condizioni
contrattuali di una polizza assicurativa, o un contratto d’affitto. Lo
ha sottolineato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in
una lezione al liceo Tasso di Roma. “L’educazione finanziaria è molto
importante - ha detto - ma in Italia il livello di educazione finanziaria è
molto basso. E purtroppo anche il livello di istruzione è molto basso”. “Una
statistica drammatica dell’Ocse - ha spiegato il governatore parlando di
globalizzazione ed educazione finanziaria - su 100 adulti 72 sono analfabeti
funzionali: sanno leggere e scrivere ma non sanno vivere nella società di
oggi, che richiede altre capacità di adattamento”.
NUOVO PAESE aprile 2016 5
Castro: differenze
profonde restano
“Ci sono profonde differenze tra
i nostri Paesi che non spariranno,
visto che abbiamo idee diverse
su molti argomenti, come la
democrazia, i sistemi politici,
i diritti umani, le relazioni
internazionali, la pace e la
stabilità nel mondo”. Lo ha detto
Raul Castro, intervenendo in
conferenza stampa dal Palazzo
della Rivoluzione dell’Avana,
a Cuba, dopo il bilaterale con
il presidente degli Stati Uniti,
Barack Obama.
“Noi difendiamo i diritti umani”
ha aggiunto, criticando gli Stati
Uniti perché il governo cubano
“trova inconcepibile che un
governo non assicura il diritto
alla salute, all’istruzione, al
cibo, allo sviluppo, ai diritti dei
bambini”.
A Idomeni “la situazione
qui è tragica”
Il commissario europeo per gli
Affari interni e l’Immigrazione,
Dimitris Avramopoulos, ha
visitato il campo di Idomeni
dove da giorni, dopo la chiusura
della rotta balcanica, ci sono
migliaia di migranti bloccati al
confine tra Grecia e Macedonia
in condizioni disperate,
aggravate dalla pioggia. Alcune
centinaia sono anche riuscite ad
attraversare il confine scegliendo
vie pericolose, guadando fiumi
e aggirando il filo spinato, ma
sono stati bloccati in Macedonia.
“La situazione qui è tragica
- ha detto. Avramopoulos ha
assicurato il suo impegno verso
i rifugiati ma ha garantito una
linea dura. “Tutti i rifugiati che
hanno bisogno di protezione
internazionale l’avranno. Ma
i migranti irregolari saranno
rimandati indietro.”
6 NUOVO PAESE aprile 2016
Classifica mondiale sulla corruzione
Vince la Danimarca, ultime Somalia e Corea del Nord
nell’annuale classifica sul fronte delle tangenti.
I dati emergano dal Corruption Perceptions Index 2015 di Transparency International,
l’organizzazione non governativa che ogni anno stila la classifica mondiale sulla
corruzione pubblica percepita.
Secondo i dati dell’indice 2015, che riflettono l’opinione anche di potenziali investitori
esteri, negli ultimi 24 mesi l’Italia è rimasta ferma al palo, sorpassata – tra i paesi
dell’Ue – persino da quelli considerati molto corrotti come Grecia e Romania.
L’Italia, con i suoi 44 punti (lo scorso anno erano 43), si colloca al 61esimo posto tra le
168 nazioni censite, penultima nella lista dei 28 membri dell’Unione Europea, dove si
piazzano meglio del belpaese sia Grecia che Romania (entrambe con 46 punti), mentre
fa peggio la sola Bulgaria (41 punti).
L’Indice di Transparency misura la corruzione percepita nel settore pubblico
aggregando dati di 12 fonti diverse (almeno tre per ogni nazione) e per l’Italia,
tra gli altri, utilizza i sondaggi realizzati dal World Economic Forum e dal World
Justice Project. A essere intervistati non sono i cittadini, ma uomini del mondo
dell’economia ed esperti nazionali. “La corruzione generalmente prevede attività
illegali intenzionalmente occultate, che vengono scoperte sono grazie a scandali,
inchieste e processi” spiega Transparency in una nota: “Non esiste un modo affidabile
per calcolare i livelli assoluti di corruzione di Paesi o territori sulla base di dati
empirici oggettivi”. Comparare il numero di tangenti scoperte o il numero di processi
non sempre è una soluzione efficace “perché mostra solo quanto procure, tribunali o
media sono efficaci nell’investigare e portare allo scoperto la corruzione”. Perciò, per
Transparency, misurare la percezione resta il metodo più attendibile per comparare i
livelli di corruzione tra diverse nazioni.
I membri dell’Ue e i paesi dell’Europa dell’ovest presentano, nel complesso, le migliori
pagelle del mondo, con un punteggio medio di 65 su 100. Ben peggiore la situazione
altrove dove, secondo l’indice, più di sei miliardi di persone abitano nazioni con seri
problemi di corruzione.
Quasi la metà del G20 supera abbondantemente la soglia della sufficienza. A partire
dal Canada (83 punti) a seguire poi Germania (81), Regno Unito (81), Australia (79),
Usa (76), Giappone (75), Francia (70), Corea del Sud (56) e Arabia Suadita (52). Con
l’Italia si passa sotto quota 50 punti e seguono i paesi con performance peggiori, a
partire da Sud Africa (44), Turchia (42), Brasile (38) e India (38), per finire poi con
Cina (37), Indonesia (36), Messico (35), Argentina (32) e Russia (29).
Unico ponte con autostrada a 8 corsie e
doppia ferrovia
Completato a Istanbul il terzo ponte sul
Bosforo, che unisce Europa e Asia. Lo
comunica Astaldi, sottolineando che è stato
saldato “l’ultimo ‘concio chiave’ di chiusura
dell’impalcato, dopo aver avviato le opere di costruzione nel 2013”. È il ponte
dei primati: unico ponte sospeso al mondo “a ospitare un’autostrada a otto
corsie separate da due linee ferroviarie, tutte allo stesso livello; il più largo
ponte sospeso al mondo; il ponte sospeso con le più alte torri a forma di A del
mondo”. I lavori sono realizzati con la formula del Bot (build-operate-transfer)
e prevedono un investimento totale di oltre 3 miliardi di dollari, finanziato su
base project finance.
Saranno i superdelegati
a fermare Bernie
Sanders?
Se non dovesse riuscirci Hillary
Clinton, potrebbero essere i
superdelegati del partito democratico
a fermare Bernie Sanders? La
domanda, negli Stati Uniti, comincia
a circolare, visto che la candidatura
del senatore del Vermont alla
nomination democratica per le
prossime elezioni presidenziali si sta
dimostrando più forte del previsto.
I superdelegati sono membri del
Congresso, governatori, ex presidenti
e alti esponenti del partito che
partecipano alla convention e sono
liberi di votare per chi vogliono,
senza alcun obbligo di rispettare la
volontà degli elettori: se credono che
il candidato emerso dalle primarie
non sia il migliore per il partito,
potrebbero essere in grado, con i loro
voti, di ribaltare l’esito delle urne.
A investire il candidato democratico
per le presidenziali di novembre
saranno i 4.763 delegati che
parteciperanno alla convention in
programma a Philadelphia dal 25 al
28 luglio. Molti, ovvero 4.051, sono
il frutto delle scelte degli elettori
negli Stati del Paese e nei territori
come Guam, Samoa americane
e Porto Rico (anche i cittadini
statunitensi all’estero assegnano dei
delegati) e sono legati (bound) a
un candidato; gli altri 712 delegati,
invece, sono superdelegati liberi di
votare per chi vogliono.
Intervistato su questo argomento
dalla Msnbc, Sanders ha dichiarato
ieri: “Molti superdelegati hanno
promesso il loro sostegno a Hillary
Clinton molto tempo fa, forse prima
che io mi candidassi o subito dopo.
Ora, guardando la realtà”, con “quasi
tutti i sondaggi” che affermano che
“Sanders andrebbe meglio di Clinton
contro Trump”, “credo che molti di
questi superdelegati ci ripenseranno,
se potremo mostrarci vincenti negli
Stati di tutto il Paese”.
Messico, un vicino non un nemico
Secondo Jesse Jackson la crisi in America non è stata
creata dai “nostri vicini messicani”, ed erigere un muro non
la cambiera
Parte del successo della campagna di Donald Trump alla nomina per il Partito
Repubblicano nelle elezioni Presidenziali di quest’anno, e’ dovuta alla sua
demonizzazione del Messico e dei messicani.
Come dichiarato da Jesse Jackson, leader dei diritti civili ed ex candidato per
la Presidenza degli Stati Uniti,” il Messico non e’ la nostra retro cucina, e’ il
nostro vicino di casa”. aggiungendo che, il Messico e’ stato demonizzato come
una sorgente di immigrati illegali, violentatori e criminali, ed e’ stato accusato di
trasferire le fabbriche dagli USA. all’estero e che gli immigranti messicani sono
accusati di appropriarsi dei posti di lavoro degli americani negli USA.
La realta’ e’ che 100 milioni di persone vivono nei 10 stati americani e messicani
nella regione di confine, e insieme formano l’equivalente della quarta economia
mondiale e rappresentano i profondi legami fra le due nazioni.
Trentaquattro milioni di messicani e messicani-americani
vivono negli Stati Uniti, con circa 22 milioni nati la’.
Ogni giorno gli Stati Uniti e il Messico hanno un giro
di affari di $ US 1,4 miliardi. Il Messico e’, in ordine di
grandezza, il secondo mercato mercato di esportazione
degli Stati Uniti, dopo il Canada’. Il Messico compra piu’
beni Americani che il BRICS (Brasile, Russia, India, Cina
e Sud Africa) messi insieme, quasi l’equivalente di tutta
l’Unione Europea. Il Messico, in ordine di grandezza, e’
il terzo esportatore di petrolio negli USA e il piu’ grande
esportatore di prodotti petroliferi, con un mercato in
crescita per l’esportazione di gas. Jackson ha detto che
la cooperazione fra i due paesi era inevitabile. “ Non
abbiamo bisogno di un muro, ci serve un ponte. Siamo vicini, legati sia dalla
geografia che dalla storia.”
“Per troppo a lungo, abbiamo sfruttato gli operai messicani da tutti e due i lati
della frontiera. Raccolgono la nostra frutta e verdura, puliscono le nostre case,
combattono e muoiono nelle nostre guerre, sperando di ottenere una “green card”
e la possibilita’ di realizzare il sogno americano. I messicani non hanno portato i
nostri posti di lavoro in messico. Le corporazioni americane, hanno usato NAFTA
per portare i nostri posti di lavoro in Messico.I Messicani non vogliono paghe
miserabili qui. Sono i datori di lavoro americani che sfruttano gli illegali per
riempire le proprie tasche.”
Ad ascoltare Jackson, l’immigrazione illegale e’ praticamente cessata per la
mancanza di lavoro negli Stati Uniti. “La marea dell’immigrazione venne dopo
che la NAFTA forzo’ le famiglie di agricoltori messicane a competere con
l’agrobusiness sussidiato dagli Stati Uniti. “Molti persero la terra e la possibilita’ di
guadagnarsi da vivere e vennero a Nord per sopravvivere.
“Ci serve una politica economica che funzioni per i lavoratori da tutte e due le
parti della frontiera, non una politica di divisione e insulto che permetta ai datori di
lavoro di sfruttare i lavoratori in tutte e due le nazioni.” “La forza dell’America e’
la sua diversita’. E la nostra sicurezza, e’ rinforzata da strette relazioni con i nostri
vicini.” Dice anche che i lavoratori americani hanno tutti i diritti di essere offesi
da una politica economica organizzata a funzionare contro di loro e corrotta dai
miliardari. “Ma non è stata creata dai nostri vicini messicani, ed erigere un muro
non la cambiera’”
Non
abbiamo
bisogno di
un muro,
ci serve un
ponte
NUOVO PAESE aprile 2016 7
Borse di studio dedicate
alle vergini
Sarà la verginità a cambiare il mio
futuro. Una dichiarazione a dir poco
inattuale ma che in Sudafrica è
diventata una realtà.
I test per accertare la verginità sono
considerati una violazione della
privacy e dei diritti delle donne.
Tuttavia, nel KwaZulu Natal, la
provincia sudafricana più popolosa
situata nella parte sud-orientale del
paese, diventano il passaporto sicuro
per accedere a una borsa di studio
universitaria, garantita sino a quando
l’imene si manterrà intatto. La
famiglia di Thubelihle Dlodlo non
poteva permettersi di mantenerla
agli studi ed è stata la sua verginità
a offrirle una via d’uscita. E la cosa
la riempie di soddisfazione. Perché
in questo modo contribuisce a
riportare in auge un elemento della
cultura zulu. “Mi rende orgogliosa”
dichiara Thubelihle. “Dovunque
andrò, qualsiasi cosa farò, sarò come
un bellissimo specchio per le altre
persone e tutti lo ammireranno. Sarò
un role model e tutti mi ameranno
sapendo che sono ancora pura.
E questo mi rende invulnerabile
anche alla malattie sessualmente
trasmissibili”. La decisione ha
scatenato, com’era logico attendersi,
un’ondata di roventi polemiche.
La governatrice del distretto, Dudu
Mazibuko, è diventata il bersaglio
delle critiche che la prendono di
mira come fautrice di pratiche
invasive e anti costituzionali. Ma
lei si difende spiegando che si tratta
principalmente di una profilassi
medica in quanto metà delle donne
del distretto tra i 15 e i 49 anni
sono affette da Aids. Senza contare
le gravidanze indesiderate delle
minorenni.
Gli attacchi tuttavia non perdono
intensità. Bathabile Dlamini,
ministro dello Sviluppo sociale,
contesta la decisione del KwaZulu
Natal in quanto contribuisce ad
alimentare la discriminazione
femminile.
8 NUOVO PAESE aprile 2016
La storia di una donna della working class
londinese
Suffragette, ci tiene a puntualizzare la
regista Sarah Gavron, non è un film
in costume: è nato con l’intenzione di
affrontare temi ancora molto urgenti
nel ventunesimo secolo, «in cui i
due terzi degli analfabeti mondiali
sono donne, una ragazza su tre solo in Inghilterra ha subito
violenze e sono tantissime le donne che ancora non vedono
rispettati i propri diritti fondamentali».
Ancora oggi le suffragette inglesi che si sono battute per il voto alle donne
«vengono dipinte come donne della buona società, spesso un po’ frivole», osserva la
produttrice di Suffragette Faye Ward. Il film di Sarah Gavron sfata in primo luogo
proprio questo pregiudizio, raccontando la storia di una donna della working class
londinese interpretata da Carey Mulligan, la sua presa di coscienza e adesione al
movimento pagata a caro prezzo.
Nella lunga fase di preparazione e documentazione per la scrittura del film, la
regista racconta infatti di come lei, Ward e la sceneggiatrice Abi Morgan si siano
imbattute in «moltissime lettere e diari di suffragette
proletarie che dimostrano come fossero proprio loro a
battersi più duramente di tutte, visto che erano quelle
che avevano più da perdere».
Altro elemento fondamentale per la ricerca alla base
del film, racconta la produttrice, è stata l’apertura degli
archivi della polizia inglese nel 2005, che ha consentito
di consultare e studiare «la struttura di sorveglianza imbastita per controllare e
punire queste donne».
Molti dei personaggi sono ispirati a persone realmente esistite, a cominciare proprio
dal commissario di polizia interpretato da Brendan Gleeson, che «fa rispettare la
legge ma allo stesso tempo comincia, dentro di sé, a metterla in discussione», dice
Gavron.
Anche la relazione di una delle leader del movimento nella East London,
interpretata da Elena Bonham Carter, con il marito che supporta la sua lotta affonda
le radici nella realtà: «ci siamo ispirate a tre coppie dell’epoca con caratteristiche
simili». Il marito della protagonista, invece, esprime a detta della regista «la
condizione maschile intrappolata nei pregiudizi sociali, per cui avere una moglie
che viene mandata in prigione per motivi politici significa venire emarginato dalla
propria comunità».
Oms sconsiglia a donne incinte di recarsi in zone affette da Zika
L’Organizzazione mondiale della Sanità sconsiglia alle donne incinte
di recarsi nelle zone affette dal virus Zika, un virus che secondo studi
sempre più consolidati, causa gravi danni ai nascituri. “Alle donne
incinte viene consigliato di non viaggiare nelle aree dove è in corso
un’epidemia di Zika”, si legge nel comunicato dell’agenzia Onu per la
salute, diffuso al termine di una riunione di emergenza.
La “migliore insegnante del mondo”
È tornata a casa, nella Cisgiordania occupata,
la giovane palestinese Hanane al-Hroub che ha
conquistato il “Global teacher price” ed è stata
nominata dalla fondazione Varkey la “migliore
insegnante del mondo”, con un premio in denaro
di un milioni di dollari.
Hanane è stata accolta a Gerico dal ministro palestinese dell’Educazione, Sabri Saidam. “Nei prossimi 10 anni - ha detto
l’insegnante - devolverò una parte del mio premio, circa 100mila dollari l’anno, a quei docenti che adotteranno il mio
programma. Avranno anche il mio appoggio e il mio sostegno con nuove idee e iniziative anche perché io potrò avere
accesso a molte istituzioni che possono sostenere questi insegnanti”. Hanane al-Hroub è cresciuta in un campo profughi e
ora insegna in un liceo di al-Bireh, in Cisgiordania. Il suo metodo si basa sul rifiuto della violenza e sul concetto di “gioca
e impara” che lei ha descritto anche in un libro. “Giocando i bambini possono divertirsi mentre imparano - ha concluso
Hanane - Cointinuerò a perseguire i miei obiettivi cercando di insegnare ai ragazzi come comportarsi oltre che dargli
un’istruzione. Lo studio ben ponderato può generare importanti cambiamenti”
“L’esempio di Hanane - ha aggiunto il ministro Saidam - è un messaggio di pace e un importante passo nel processo
di educazione in un momento in cui il popolo palestinese si trova ad affrontare ogni tipo di violenza. Dunque il suo
messaggio è il messaggio di tutti i palestinesi alle forze d’occupazione israeliane e dice che questa situazione deve finire”.
L’annuncio del premio ad Hanane è stato dato da Papa Francesco con un video-messaggio durante la cerimonia a Dubai
per il premio organizzato dalla fondazione Varkey, organizzazione senza scopo di lucro istituita per migliorare gli standard
di istruzione per i bambini svantaggiati in tutto il mondo.
La prima africana a vincere un Oscar
Il 29 Febbraio 1940 Hattie McDaniel, attrice, cantante, autrice di canzoni e commediante,
meglio conosciuta per il suo ruolo come Mammy nel film Via Col Vento (1939),
vinse l’Academy Award per la migliore Supporting Actress, diventando la prima afroamericana a vincerlo. Nel 2006 divenne la prima afro-americana a vincere l’Oscar, vincita
commemorata da un francobollo degli Stati Uniti.
Hattie McDaniel nacque il 10 Giugno 1895,a Wichita, Kansas, da genitori ex schiavi. Era la piu’ giovane di 13 figli. Suo
padre, Henry McDaniel, combatte’nella Guerra Civile, e sua madre, Susan Holbert, era una cantante di musica religiosa. La
sua prima apparizione fu nel film The golden West (1932) come cameriera, la sua seconda apparizione fu nel film di grande
successo di Mae West,” Non Sono Un Angelo” (1933), come una delle cameriere nere con cui il West si accampo’ nel retro
del palcoscenico.
McDaniel ebbe un ruolo come Queenie nel film Show Boat nella versione del 1936, e canto’ un verso di “I cant Help Lovin’
Dat Man”con Irene Dunn, Helen Morgan, Paul Robeson, e un coro negro. Piu’ tardi nel film, lei e Robeson cantarono “I
Still Suits Me”, una canzone scritta particolarmente da Jerome Kern e Oscar Hammerstein per il film.
E’ stato nel ruolo di schiava della casa che rimprovera ripetutamente la figlia della sua padrona, Scarlett O’Hara (Vivian
Leigh) e si ribella contro Rhett Butler (Clark Gable), con cui vinse l’Academy Award. “I loved Mammy”, parlando
alla stampa riguardo il suo carattere, McDaniel disse, “Io penso che la compresi perche’ mia nonna lavoro’ in una
piantagione simile a Tara”. Mentre molti afro-americani erano felici della vittoria di McDaniel, la stessa venne considerata
amara, pensando che il film celebrasse l’esistenza della schiavitu’. Il dodicesimo Academy Award del 1940 fu tenuto
all’Ambassador Hotel in Los Angeles, dove ironicamente a McDaniel e alla sua scorta fu chiesto di sedere ad un tavolo,
segregato per due.
McDaniel rimase attiva negli ultimi anni della sua vita con la radio e la televisione, diventando la prima afro- americana ad
essere la stella nel suo programma radiofonico, con la serie di commedie intitolata “Beulah”. Il programma era controverso.
I critici dissero che perpetuava gli stereotipi negativi dei negri senza luogo e pigri. Lei rispose ai suoi critici “Perche’ dovrei
lagnarmi di guadagnare $700 alla settimana rappresentando una serva? Se non lo facessi guadagnerei $7 alla settimana”
Essendo una McDaniel, era anche un’attivista, ed era una delle piu’ famose proprietarie di case per negri in Los Angeles;
aiuto’ l’organizzazione dei residenti del sobborgo negro di West Adams a proteggere le loro case. Mori’ il 26 Ottobre 1952,
a 57 anni, in Woodland Hills, Los Angeles.
(PIC: Vivien Leigh and Hattie McDaniel in Gone With the Wind)
NUOVO PAESE aprile 2016 9
brevi italiane
Famiglie in povertà assoluta
Nel 2014 sono stimate in condizione
di povertà assoluta 1 milione 470 mila
famiglie residenti in Italia (il 5,7%
del totale); si tratta di 4 milioni e 102
mila individui (il 6,8% dell’intera
popolazione). E’ quanto ha ricordato
Cristina Freguja, direttore centrale delle
statistiche socio-economiche dell’Istat.
Pagati 7 mld in più per le tasse locali
Le imposte e tasse locali (regionali e
comunali), pagate dai cittadini, tra il
2013 ed il 2015, sono aumentate di
7 miliardi di euro (il 16,7% in più),
mentre se si fa il paragone tra il 2014 ed
il 2015 l’aumento è stato di 2,5 miliardi
(il 5,5% in più). In valori assoluti tra
Addizionali regionali e comunali Irpef,
Imu, Tasi, tariffa rifiuti, nel 2015,
l’introito per le casse di Regioni e
Comuni è di oltre 49 miliardi di euro a
fronte dei 42 miliardi di euro pagati nel
2013, passando per i 46,5 miliardi di
euro pagati nel 2014. E’ quanto emerge
da un’analisi del Servizio Politiche
Territoriali della Uil sull’andamento
della tasse locali.
Acquisti online oltreconfine
L’Italia è il Paese con il più alto tasso
su scala globale di acquirenti online
che scelgono di comprare prodotti
oltreconfine (79% contro un dato medio
a livello globale pari al 57% e una
media Europea del 65%). In Europa
l’Italia si posiziona davanti a Germania
(73%), Spagna (63%), Francia (59%),
UK (52%). E’ quanto emerge dalla
ricerca globale “Connected Commerce”
di Nielsen realizzata su un campione di
13.000 individui in 24 Paesi.
Oasi fiorite per insetti impollinatori
Il Comune di Milano individuerà alcune
aree verdi cittadine (parchi, giardini
zonali, aiuole) dove creare oasi per
insetti impollinatori. L’obiettivo è
quello di proteggere così la biodiversità
e al contempo svolgere una funzione
divulgativa per la cittadinanza. Il
progetto “Impollina-Mi”, prevede
l’inserimento di specifiche piante
come gimnosperme ed angiosperme
10 NUOVO PAESE marzo 2016
che facilitano la creazione di comunità
durevoli di imenotteri (api), coleotteri
(maggiolini) e lepidotteri (farfalle).
La fiera sugli stili di vita sostenibili
Il riciclo contro la mentalità dell’usa
e getta. Risorse al posto di rifiuti.
Conservazione dell ambiente contro
dissipazione delle risorse naturali.
Sono state le parole d’ordine di “Fa
la cosa giusta!”, la fiera del consumo
critico, giunta a Milano alla tredicesima
edizione dal 18 al 20 marzo quando
centinaia di stand promuovevano la
lotta agli sprechi e per proporre stili
di vita sostenibili. Tra gli espositori le
cooperative dell’economia carceraria e
gli stand della mobilità sostenibile con
biciclette e auto ibride protagoniste.
Tanti dibattiti sull’economia circolare
e sulle emergenze umanitarie in una tre
giorni all’insegna della sostenibilità.
Droga: il mercato vale 35-40 miliardi
Il mercato della droga in Italia vale
tra i 35 e i 40 miliardi di euro: quanto
l’intero settore manifatturiero. Lo ha
detto il Procuratore nazionale Antimafia
e antiterrorismo, Franco Roberti. “I
sequestri di droga, in particolare di
cannabinoidi - ha detto Roberti - sono
in aumento. Questo vuol dire che se
aumentano i sequestri è’ aumentata
anche la droga in circolazione”. Il
problema, ha sottolineato Roberti, è che
questa grande massa di denaro illegale
viene reinvestita anche in attività’ legali.
L’usato vale 18 mld
Dai mercatini dell’usato alle piattaforme
on line per compravendite e baratti: la
second hand economy è in Italia un vero
e proprio sistema economico che genera
un volume d’affari pari a 18 miliardi
di euro, ovvero l’1 per cento del Pil
nazionale. A dar vita a questo paradigma
economico e sociale - che supera in un
certo senso la sharing economy verso
un sistema caratterizzato da consumi
sempre più ottimizzati, il cosidetto
smart-consumption - è il 50% cento
della popolazione italiana al di sotto
dei 45 anni, che compra e vende oggetti
usati spinto da motivazioni diverse: il
71% di chi compra lo fa per risparmiare,
il 58% di chi vende lo fa per liberarsi
del superfluo. Un fenomeno dunque che
non va messo in correlazione con un
ciclo economico di crisi, visto che solo
il 22 per cento di chi ha venduto propri
oggetti già usati lo fa “per guadagnare”
o per integrare il reddito, (era il 38% nel
2014). E’ quanto emerge dall’edizione
2015 dell’Osservatorio Doxa sulla
Second hand economy, commissionato
da Subito.it - l’azienda che gestisce
la principale piattaforma italiana di
compravendita on line con oltre 8
milioni di utenti unici.
Car sharing debutta a Torino
Quattrocento auto elettriche e 750
colonnine entro tre anni. E’ il piano
per Torino del car sharing del gruppo
Bollore’, che il 18 marzo davanti al
Politecnico ha inaugurato la prima
stazione di ricarica con cinque
colonnine e tre auto. Il 18 aprile le
colonnine diverranno 15, per poi
salire a 35 in maggio e via via arrivare
all’obiettivo di 750, per un investimento
di 13 milioni di euro. “L’investimento
iniziale e’ di 4 milioni di euro per il
2016” ha precisato Marie Bollore,
a.d. del gruppo transalpino. Fino
all’autunno il servizio sarà sperimentato
dal Comune e da grandi aziende che
vorranno sostituire le flotte aziendali
con le Blue Car, le auto di Bollore’
disegnate da Pininfarina e prodotte
nel Canavese a Bairo. Le auto e il
servizio sono già stati ampiamente
rodati a Parigi, dove Autolib conta
278mila abbonati, Lione, Bordeaux e a
Indianapolis negli Stati Uniti.
Auto elettrica: piano per 20mila
stazioni di ricarica
“L’elettrico deve avere un suo
rafforzamento in Italia. Sto ragionando
per fare nei prossimi tre anni un piano
da 20mila stazioni di ricarica. Noi
dobbiamo pensare a questo come ad
una grande infrastruttura per il nostro
paese”. Lo ha detto Graziano Delrio,
ministro dei Trasporti, a Torino,
intervenendo al convegno “Il futuro
della mobilità sostenibile”.
Umberto
Eco, frasi
celebri
I social e gli imbecilli
“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano
solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano
subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio
Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.
Chi non legge
“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà
vissuto 5.000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia,
quando Leopardi ammirava l’infinito… Perché la lettura è un’immortalità
all’indietro”.
Il Computer
“Il computer non è una macchina intelligente che aiuta le persone stupide, anzi, è una
macchina stupida che funziona solo nelle mani delle persone intelligenti”.
Vent’anni di vantaggio
“Di qualsiasi cosa i mass media si stanno occupando oggi, l’università se ne è occupata venti
anni fa e quello di cui si occupa oggi l’università sarà riportato dai mass media tra vent’anni.
Frequentare bene l’università vuol dire avere vent’anni di vantaggio. È la stessa ragione
per cui saper leggere allunga la vita. Chi non legge ha solo la sua vita, che, vi assicuro, è pochissimo. Invece noi quando
moriremo ci ricorderemo di aver attraversato il Rubicone con Cesare, di aver combattuto a Waterloo con Napoleone, di
aver viaggiato con Gulliver e incontrato nani e giganti. Un piccolo compenso per la mancanza di immortalità. Auguri”.
I due tipi di libro
“Ci sono due tipi di libro, quelli da consultare e quelli da leggere. I primi (il prototipo è l’elenco telefonico, ma si arriva
sino ai dizionari e alle enciclopedie) occupano molto posto in casa, sono difficili da manovrare, e sono costosi. Essi
potranno essere sostituiti da dischi multimediali, così si libererà spazio […] I libri da leggere non potranno essere
sostituiti da alcun aggeggio elettronico. Sono fatti per essere presi in mano, anche a letto, anche in banca, anche là dove
non ci sono spine elettriche, anche dove e quando qualsiasi batteria si è scaricata, possono essere sottolineati, sopportano
orecchie e segnalibri, possono essere lasciati cadere per terra o abbandonati aperti sul petto o sulle ginocchia quando ci
prende il sonno, stanno in tasca, si sciupano, assumono una fisionomia individuale a seconda dell’intensità e regolarità
delle nostre letture […] Il libro da leggere appartiene a quei miracoli di una tecnologia eterna di cui fan parte la ruota, il
coltello, il cucchiaio, il martello, la pentola, la bicicletta”.
Il terrorismo
“Quando il terrorismo perde, non solo non fa la rivoluzione ma agisce come elemento di conservazione, ovvero di
rallentamento dei processi di cambiamento”.
Fidarsi di Wikipedia
“Quanto ci si deve fidare di Wikipedia? Dico subito che io mi fido perché la uso con la tecnica dello studioso di professione
[… ] Ma io ho fatto l’esempio di uno studioso che ha imparato un poco come si lavora confrontando le fonti tra loro. E
gli altri? Quelli che si fidano? I ragazzini che ricorrono a Wikipedia per i compiti scolastici? [… ] da gran tempo io avevo
consigliato, anche a gruppi di giovani, di costituire un centro di monitoraggio di Internet, con un comitato formato
da esperti sicuri, materia per materia, in modo che i vari siti fossero recensiti e giudicati quanto ad attendibilità e
completezza“.
Paranoia e cospirazione
“La paranoia della cospirazione universale non finirà mai e non puoi stanarla perché non sai mai cosa c’è dietro. È una
tentazione psicologica della nostra specie. Berlusconi ha passato tutte le sue campagne elettorali a parlare di doppia
cospirazione, dei giudici e dei comunisti. Non ci sono più comunisti in circolazione, nemmeno a cercarli col lanternino,
eppure per Berlusconi stavano tentando di conquistare il potere”.
L’uomo colto
“Per me l’uomo colto non è colui che sa quando è nato Napoleone, ma colui che sa dove andare a cercare l’informazione
nell’unico momento della sua vita in cui gli serve, e in due minuti”.
NUOVO PAESE marzo 2016 11
f o t o
NEWS
No Triv e No Tav protestano a Venezia
durante il vertice Italia-Francia
Nel giorno dell’incontro tra Renzi e Hollande
manifestanti di diversi gruppi hanno contestato la
realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità
in Val di Susa, contro le estrazioni petrolifere e
il passaggio delle grandi navi in Laguna. Quella
che si è svolta l’8 marzo in Laguna è stata una
manifestazione congiunta organizzata da gruppi
diversi: i manifestanti che si oppongono al
passaggio delle grandi navi nella laguna veneziana
si sono uniti ai gruppi No Triv che protestano
contro le estrazioni petrolifere e ai No Tav, che
invece contestano la realizzazione della linea
ferroviaria ad alta velocità in tra Torino e Lione.
In proposito l’Eliseo, dal canto suo, ha diramato
un comunicato in cui definisce “essenziale per
le relazioni” tra i due Paesi la costruzione del
collegamento ferroviario.
Momenti di tensione durante la manifestazione.
Manifestanti a bordo di barchini hanno cercato di
superare il limite della ‘zona rossa’, nello specchio
d’acqua davanti al bacino di san Marco, predisposta
per il vertice italo-francese e sono stati respinti dai
getti d’acqua dagli idranti dei mezzi d’acqua delle
forze dell’ordine. Fumogeni e slogan di protesta
come “Il tribunale dei popoli condanna il sistema
delle grandi opere inutili ed imposte” hanno
animato la manifestazione.
Un momento del flash mob di
Greenpeace al Pantheon, nell’ambito
della campagna per il referendum contro
le trivelle, Roma, 18 marzo 2016.
Scimpanzé accumulano pietre davanti agli
alberi come se fosse “rituale simbolico”
Degli scimpanzé già si sapeva del loro utilizzo di
pietre per rompere i frutti e per macinare il cibo,
di bastoncini per estrarre gli insetti dai tronchi e
persino delle loro ‘danze’ rituali davanti a fenomeni
della natura quali temporali o incendi nella foresta
o nella savana. Eppure ha veramente sorpreso gli
scienziati quanto mostrato da alcune telecamere
nascoste, piazzate nella foresta della Repubblica di
Guinea, nell’Africa occidentale, e che hanno rivelato
quello che sembrerebbe un vero e proprio senso del
sacro e del divino dei nostri cugini primati.
La scoperta, fatta da un team di ricercatori
tedeschi e americani, ha lasciato di stucco tanti
uomini e tante donne della scienza: nei video si
vedono chiaramente come gli scimpanzé di alcuni
particolari gruppi sociali di questa parte del mondo
si prodighino nel costruire dei cumuli di pietra nelle
vicinanze di enormi alberi. Quasi come facevano i
nostri antenati umani edificando tempietti, dolmen,
menhir, dando un senso alle pietre, un senso quasi
divino alla materia inerte, e ‘venerando’ prodigi della
natura come gli alberi millenari, spesso considerati
sacri in molte culture.
Dopo il clamore sui media di tutto il mondo,
qualcuno, tuttavia, sembra mettere il freno
all’entusiasmo. Intervistata da New Scientist, Laurie
Santos, psicologa cognitiva della Yale University
americana, ha sottolineato come “ancora non
sappiamo come interpretare questo comportamento.
Nella mia esperienza con le scimmie – ha continuato
– i rumori spesso hanno una funzione comunicativa,
come nel caso dei maschi che vogliano essere
dominanti, così il mio istinto mi porta a dire che
questo comportamento possa funzionare in un modo
molto simile”.
Bangkok è stata invasa dalle sculture di 1.600
panda. L’installazione è stata realizzata dell’artista
francese Paulo Grangeon per sensibilizzare sul
tema della salvaguardia degli animali.
12 NUOVO PAESE aprile 2016
Domenica 17 aprile si terrà
il cosiddetto referendum
sulle trivelle, il primo nella
storia d’Italia ad essere stato
ottenuto dalle Regioni. Sono
stati infatti dieci consigli
regionali, diventati nove dopo
il ritiro dell’Abruzzo, ad aver
depositato le firme necessarie per indire
il voto popolare. Un referendum richiesto
da governatori in buona parte iscritti
al Partito Democratico, che di fatto si
oppongono alla politica energetica del
loro segretario e premier, Matteo Renzi.
LA STORIA: Vent’anni fa lo sbarco dei 27.000
dall’Albania
A bordo di decine di imbarcazioni, nel porto di Brindisi
arrivarono migliaia di profughi. Fuggivano da un paese
in crisi e sognavano un futuro migliore. Ma l’Italia non
era preparata ad accoglierli e il paese si trovò di fronte
a un’emergenza umanitaria. Era il 7 marzo del 1991
quando l’Italia scoprì di essere una terra promessa per
migliaia di albanesi. Quel giorno arrivarono nel porto
di Brindisi, a bordo di navi mercantili e di imbarcazioni
di ogni tipo, 27mila migranti. Fuggivano dalla crisi
economica. Un esodo biblico, il primo verso l’Italia: in
un primo momento se ne contarono 18mila, ma con il
passare delle ore il numero di profughi salì a 27mila.
Dopo il crollo del Muro di Berlino, l’ondata della crisi
aveva colpito anche gli albanesi. Già nel nei primi mesi
del ‘91 diverse persone erano scappate verso le coste
pugliesi, ma fino a quella mattina non si era ancora
visto un flusso così ampio di sbarchi.
A part of the exhibition ‘Il corno violato. Il
rinoceronte fra estinzione e superstizione’
(The horn hacked. The rhino between
extinction and superstition) mounted at
Museo Nazionale di Storia e Scienze Naturali
La Specola, in Florence, 15 March 2016.
US civil and human rights activist Angela Davis
attends the conference ‘’The meaning of white
supremacy today’’ in Rome, Italy, 14 March 2016.
NUOVO PAESE aprile 2016 13
n
ricchi e poveri
Solo lo 0,6% dei detenuti è
Crisi:
ricchi sempre
più ricchi,
redistribuire
ricchezza
condannato per reati finanziari
L’Italia è tra i Paesi in cui si tengono meno persone dietro
le sbarre per reati finanziari. Solo 228 detenuti, lo 0,6%
della popolazione carceraria, sono stati condannati con
sentenza definitiva per reati che vanno dal riciclaggio
all’insider trading al falso in bilancio, oltre a corruzione
e reati contro la pubblica amministrazione. In Germania
il dato è dell’11%, in Spagna del 3,1, in Gran Bretagna
dell’1,9 per cento. Sono alcuni dei dati, registrati all’1
settembre del 2014 sulla popolazione carceraria, finiti
nell’indagine Space commissionata dal Consiglio
d’Europa all’Istituto di criminologia e diritto penale
dell’Università di Losanna. L’indagine, condotta dal
professor Marcelo Aebi e da altri due docenti, è un
sondaggio che contiene informazioni provenienti da 50
su 52 amministrazioni carcerarie nei 47 Stati facenti parte
del Consiglio d’Europa. Anche dell’Italia, dunque, che
si posiziona all’undicesimo posto per sovraffollamento
delle carceri dopo Ungheria, Belgio, Grecia, Albania,
amministrazione statale della Spagna, Francia, Slovenia,
Portogallo e Serbia. In media, in tutta Europa, stando ai
dati dell’indagine dell’Università di Losanna ci sono 124
detenuti ogni 100mila abitanti.
In Italia ci sono 54.252 detenuti, di cui il 95,7%
sono uomini, il restante 4,3% donne (2.308 in tutta
la penisola). In cella ci sono 119,5 detenuti ogni 100
posti. Ossia 9 metri quadri per persona. Per lo più, nella
Penisola, si finisce in carcere per reati legati alla droga:
si tratta del 34,7% dei casi, la quarta percentuale più alta
tra i 47 Paesi considerati. L’indagine Space conta 6.513
sentenze definite per omicidio, 1.945 per stupro, 5.542
per rapina. Le condanne definite per droga ammontano
a 1.245, 56 quelle legate a fatti di terrorismo, 362 per
organizzazioni criminali. Poche volte però si finisce in
carcere per reati finanziari, che nelle tabelle dell’indagine
dell’università di Losanna vengono identificati nella
categoria “economic and financial offences”: insider
trading, falso in bilancio, aggiotaggio o fondi neri.
I ricchi diventano sempre più ricchi e la redistribuzione della
ricchezza sarà la vera sfida del futuro. Lo ha affermato il
governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, secondo cui
“c’è un problema di distribuzione del reddito. Se molto sarà
prodotto da Google, Apple o Amazon, chi possiede queste
aziende diventerà sempre più ricco. Questi ricchi diventeranno
sempre più ricchi e le implicazioni sono come redistribuire
la ricchezza sul reddito: è la sfida della politica economica di
lungo periodo”.
“Il problema - ha aggiunto Visco in una lezione il mese scorso
al liceo romano Tasso - non è solo redistribuire il reddito,
ma anche come far sì che ci siano posti di lavoro retribuiti.
Bisogna guardare alla storia e la storia insegna che tutti i
movimenti contro le macchine sono stati spazzati via”.
Le ultime misure di politica monetaria della Bce sono state
prese per guadagnare tempo in attesa che i governi europei
agiscano per favorire la crescita, ha affermato Visco, secondo
cui in Europa “c’è un problema politico di discussione al
riguardo. Draghi fa la politica monetaria ma non la fa da
solo”, e le ultime mosse di Francoforte “servono a comprare
tempo perchè la politica prenda le decisioni” necessarie per
far ripartire l’economia.
“C’è problema di domanda in Europa - ha spiegato il
governatore al liceo romano Tasso - mentre nel mondo non
c’è un problema di domanda nel mondo, perchè le nostre
esportazioni vengono esportate. E c’è un problema di crisi del
debito sovrano: il dubbio che è venuto a molti risparmiatori
nel mondo è se alcuni paesi europei pagheranno questi debiti”.
Per affrontare il problema sarebbero necessarie “le riforme
strutturali e un aumento della capacità di spesa, che però in
Italia è difficile perchè il debito pubblico è molto alto”.
Risarcita con 55 mln usd giornalista finita nuda su internet
Una giuria americana ha stabilito che una giornalista sportiva, filmata nuda a sua insaputa
nella sua stanza d’albergo in un video pubblicato poi su internet, ha diritto a un risarcimento di
55 milioni di dollari compresi gli interessi. Erin Andrews, giornalista di Fox Sports, chiedeva
75 milioni di dollari allo stalker Michael Barrett, che aveva manomesso lo spioncino di una
camera d’albergo per filmarla, e al proprietario e gestore dell’hotel Marriott di Nashville, dove
il video, della durata di cinque minuti, era stato filmato. Michael Barrett ha confessato ed è stato
condannato a una pena in carcere. Gli avvocati della Andrews hanno affermato che l’albergo non avrebbe dovuto fornire
a Barrett il numero della stanza della donna e che avrebbe dovuto impedirgli di prendere la stanza adiacente.
14 NUOVO PAESE aprile 2016
orizzontARTI
p a g i n e d ’a r t e e c u l t u r a
Da spazzatura a
arte
il museo creato da uno
spazzino di New York
Decine di lampade,
una selva di dipinti,
ma anche vetrate
di chiese, cravatte,
bizzarre statue
esotiche: tutti
oggetti buttati nella
spazzatura di New
York trasformati in
un tesoro da uno
spazzino, Nelson
Molina. Per 30 anni
ha pulito le strade
della città sempre
con occhio curioso,
salvando dalla distruzione moltissimi oggetti che
ora ha raccolto in un museo ad East Harlem. Una
collezione improbabile che si estende in uno spazio
di oltre 1000 metri quadri.
“Quando voi buttate la vostra spazzatura, che si
tratti di un quadro o qualsiasi altra cosa, una volta
che viene messa in strada appartiene alla città.
Non si può prenderla e portarla a casa e rivenderla
o cose del genere. Io ho preso l’abitudine di
collezionarla e conservarla sul posto di lavoro, un
giorno ho cominciato ad esporla...e questo è il
risultato”.
Un viaggio negli oggetti dimenticati, buttati,
scomparsi che raccontano la storia di molte vite e
anche in fondo la storia e l’evoluzione della città
stessa.
Una mostra interattiva sul contrasto tra ricchi e poveri
Il contrasto tra ricchi e poveri, tra Nord e Sud del mondo, l’appello al diritto al cibo per
tutti, una riflessione profonda sui temi della mondialità e dello sviluppo: c’è tutto questo
nella mostra missionaria intitolata “Il mondo visto da un’altra prospettiva”, promossa
dalla Comunità Missionaria di Villaregia
e dalla Onlus Co.mi.vi.s, in scena fino
al 20 marzo al Centro San Lorenzo di
Roma, vicino a San Pietro. Un’iniziativa
che conduce il visitatore, attraverso
un percorso educativo e sensoriale, a
immergersi in differenti realtà del mondo.
Un vero e proprio viaggio interculturale
attraverso diverse sale e tematiche,
utilizzando i cinque sensi. Immagini,
parole e ambienti tridimensionali per
toccare con mano le situazioni di povertà
del Sud del mondo.
NUOVO PAESE aprile 2016 15
Il regista Herzog contro
i social network: troppa
stupidità
“Cosa impressiona di 100mila tweet?
100mila volte stupidaggini in 140 caratteri.
Cosa c’è di fenomenale?”. Il regista
tedesco Werner Herzog si scaglia contro i
social network dal Sundance film festival
dove si trova per presentare il suo ultimo
lavoro, un documentario dedicato proprio
a Internet (“Lo and Behold: Reveries of
the Connected World”). “Basta andare
in una chat o guardare i commenti sui
social media. C’è una violenta e diffusa
carica di stupidità. Ma la stupidità non è
un fenomeno di Internet, c’è ovunque, lì
diventa solo più visibile”. Il regista confessa
la sua scarsa affinità col Web e i social. “Il
mio social media è il tavolo della cucina. Io
e mia moglie cuciniamo, riceviamo ospiti,
al massimo 4 visto che il tavolo è per sei,
e la conversazione a tavola è il mio social
media”.
Nike, ora le scarpe si allacciano da sole
come in Ritorno al Futuro
Nel 1989 il regista Robert Zemeckis l’aveva
previsto: un giorno ci saranno scarpe
da tennis che si allacciano da sole. Le
indossava Michael J. Fox, alias Marty McFly,
in “Ritorno al Futuro - Parte II”. Ora, 27
anni dopo, il futuro è arrivato davvero, ci
ha pensato Nike. Il colosso delle calzature
e dell’abbigliamento sportivo ha presentato
HyperAdapt Trainer 1.0, appunto le scarpe
che si allacciano da sole, che pure non
sono uguali nell’aspetto a quelle del film.
Ma quel che conta è la tecnologia e le
HyperAdapt funzionano davvero: al posto
di stringhe o allacciature in velcro hanno un
sensore sul tallone che adatta lo sneaker
al piede, mentre due bottoni sul lato della
scarpa consentono di stringere o allentare
l’aderenza. Per il momento Nike non ha
ancora stabilito il prezzo delle scarpe, che
saranno disponibili in tempo per la stagione
natalizia di quest’anno. La società studia da
anni la tecnologia, presentata a New York
durante un evento per il lancio di nuovi
prodotti. Tra le altre novità un’app, Nike+,
che potrà essere usata sia come supporto
per l’allenamento sia per fare shopping.
Proprio qui saranno inizialmente disponibili
le nuove HyperAdapt. L’app non sostituisce
quelle già esistenti e pensate per la corsa e
altri sport.
16 NUOVO PAESE aprile 2016
Un milione di firme per
petizione arte pizza
napoletana in Unesco
.
Il 14 marzo a Parigi, nella sede centrale
dell’Unesco in Place de Fontenoy 7, si è tenuto
l’incontro L’arte della pizza napoletana: storia
e tradizione di una passione promosso dalla
Fondazione UniVerde, insieme a Coldiretti e all’Apn, associazioni
pizzaiuoli napoletani, in collaborazione con la rappresentanza
permanente d’Italia presso l’Unesco, per presentare la
campagna #pizzaunesco, lanciata da Alfonso Pecoraro Scanio, e
celebrare il primo milione di firme raccolto a sostegno dell’Arte
dei pizzaiuoli napoletani.
Tv, 1/3 degli italiani
usufruisce del video on
demand
Oltre un terzo dei telespettatori italiani (36%) usufruisce di
servizi on demand a pagamento, dato significativo anche se
sensibilmente al di sotto della media europea (pari a 50%) e
global (pari a 65%). Quanti accedono ai contenuti “su richiesta”
da smartphone e tablet sono rispettivamente il 48% e il 38%,
anche se la visione da schermo di dimensioni più grandi è
ritenuta più coinvolgente. In media la fruizione dell’on demand
avviene a mezzo di 2 o 3 apparati. Il 39% ama utilizzare i social
media durante la visione (49% media UE) per interfacciarsi con
gruppi di interesse che del programma condividono spesso una
conoscenza approfondita. I dati emergono dalla Global Videoon-Demand Survey di Nielsen eseguita su un campione di oltre
30.000 individui in 61 Paesi, tra i quali l’Italia.
“L’attuale universo mediatico risulta complesso e in permanente
evoluzione”, ha dichiarato in un comunicato l’amministratore
delegato di Nielsen Italia Giovanni Fantasia, aggiungendo: “la
crescita dei servizi on demand può costituire un’opportunità
di sviluppo per i vari players dell’ecosistema media. Per gli
investitori pubblicitari e i fornitori di contenuti risulta sempre
più vitale non solo capire come sta cambiando lo scenario, ma
soprattutto perché cambiano le dinamiche di approccio dei
consumatori. Dobbiamo chiederci che impatto avrà la diffusione
dell’on demand sulle nostre modalità di intervento nel mercato.
La possibilità di accedere ai contenuti televisivi quando, come e
dove si vuole sta rappresentando la ragione a partire dalla quale
gli spettatori scelgono l’on demand”.
Per quanto riguarda la tipologia dei contenuti che si vedono “on
demand” i più menzionati sono i film (75%), le serie TV (41%)
e documentari (33%). Attualmente, in Italia solo il 5% utilizza
player alternativi (per es. Netflix) per accedere a programmi su
richiesta, mentre a livello europeo la percentuale sale all’11% e
su scala globale al 26%. Infine, un focus interessante viene fatto
sul rapporto degli spettatori on demand con i messaggi adv. Il
53% dichiara di essere disposto a vedere spot su prodotti di loro
interesse e il 39% ritiene che i messaggi pubblicitari veicolati
dal video on demand rappresentino un supporto per le loro
scelte di acquisto. Si profila dunque un atteggiamento positivo
nei confronti dell’adv da parte di questo tipo di pubblico, anche
se ancora il 62% degli intervistati dichiara che oggi la pubblicità
riguarda prodotti che non rientrano nella loro sfera di interessi.
Fukushima, l’ex premier: sentii
brivido lungo la schiena
Naoto Kan è stato uno dei più importanti protagonisti della politica giapponese
nell’ultimo ventennio, ma la sua figura è segnata soprattutto dal fatto di
essersi trovarsi alla guida del paese proprio nel momento in cui questo dovette
affrontare la più drammatica crisi del dopoguerra: lo tsunami dell’11 marzo
2011 e il conseguente incidente nucleare di Fukushima. A cinque anni da
quei tragici eventi, Kan ha partecipato a Roma all’anteprima del docu-film
“Fukushima: a Nuclear Story”, scritto dal giornalista di SkyTg24 Pio D’Emilia
per la regia di Matteo Gagliardi. In un intervista l’ex capo di governo, oggi un
fervente anti-nuclearista, ha raccontato la sensazione di “freddo che attraversò
la spina dorsale” che provò quando gli fu prospettato il pericolo del “meltdown”
nucleare nella centrale.
Quello di Fukushima è considerato dagli esperti il più grave incidente atomico dopo Cernobyl. Il potente sismatsunami, che investì la costa nordorientale del Giappone provocando circa 20mila tra morti e dispersi, produsse una
situazione insostenibile nella centrale nucleare Fukushima Daiichi, la più vecchia del paese. Kan, allora leader del
Partito democratico e capo dell’esecutivo, il 12 marzo volò a Fukushima e nelle concitate ore che seguirono l’incidente
intervenne sul management della Tepco - la compagnia elettrica proprietaria dell’impianto - affinché non desse seguito
all’ipotizzata decisione di abbandonare al suo destino l’impianto, scelta che avrebbe avuto conseguenze devastanti. Il
film, incentrato sul lavoro di D’Emilia che si recò immediatamente nelle aree colpite dal disastro arrivando alle porte
della centrale nucelare, racconta proprio quei momenti caotici e si avvale anche della testimonianza dell’ex premier.
“Nel vedere le immagini dello tsunami che avanzava, era come se il cuore venisse sopraffatto”, racconta il politico
a pochi giorni dal quinto anniversario della tragedia. “Invece, per quanto riguarda l’incidente nucleare, ancora oggi
rimane la sensazione di gelo che mi percorse la spina dorsale quando ispezionai l’impianto e mi fu prospettata l’ipotesi
che potesse avvenire il ‘meltdown’”, continua l’ex primo ministro settantenne, che come formazione è un ingegnere.
L’incidente nucleare di Fukushima, che solo casualmente non ha avuto un esito ancor più nefasto per il Giappone, è
stato aggravato, secondo l’ex capo di governo, da una profonda sottovalutazione del rischio. “Il più grande fallimento
come sistema è stato che non si sia previsto che potesse prodursi un disastro del genere, che potesse arrivare un’onda
di tsunami come quella dell’11 marzo e quindi non si siano prese misure preventive adeguate”, afferma l’ex primo
ministro, divenuto un sostenitore della politica di fuoriuscita dal nucleare.
Davvero basta usare l’olio
extravergine per salvarsi dal
cancro?
Secondo un rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente
(Aea) nel 2012 l’inquinamento dell’aria ha causato
491.000 morti premature nell’Unione europea, la
maggioranza relativa dei quali, 84.400 in Italia.
Mentre il 15 marzo, l’Organizzazione mondiale della
sanità ci ha comunicato che l’inquinamento ambientale
è responsabile di 12,6 milioni di morti all’anno. Più
precisamente, “un decesso su 4 a livello mondiale è
determinato da fattori di rischio ambientale legati al
luogo in cui si vive o si lavora”.
Questi sono soltanto alcuni degli elementi di conoscenza
che abbiamo acquisito recentemente, sul rapporto
tra ambiente e salute e sulle cause delle malattie, di
alcune in particolare: su tutte, il cancro, nelle sue varie
espressioni.
Il mese scorso si è svolta la “Settimana nazionale per
la prevenzione oncologica”, organizzata da una delle
più prestigiose associazioni di lotta contro i tumori. Nel
comunicato che illustra la manifestazione, pubblicato
sul sito dell’associazione, non è dato leggere una sola
volta termini come “inquinamento”, “contaminazione”,
“ambiente”….
In compenso, vi si legge che “il simbolo della
Settimana per la Prevenzione è la bottiglia d’olio d’oliva
extravergine, il ‘principe’ della Dieta Mediterranea”;
e che “hanno accolto l’invito della Lilt a diffondere
un messaggio sull’importanza della prevenzione,”
personaggi come “l’artista Anna Tatangelo [….] che
nella quotidianità condivide lo slogan con il ‘suo’ modo
semplice ed immediato di fare prevenzione: ‘mangio
sano, faccio sport, non fumo e non bevo alcolici”.
Renzo Tomatis, oncologo di fama mondiale e direttore
per undici anni della Iarc, l’Agenzia internazionale per
la ricerca sul cancro, affermava: “Quando si parla di
prevenzione del cancro, tutti pensano alla cosiddetta
diagnosi precoce, ma c’è una prevenzione che si
può fare a monte, cercando non di limitare i danni
della malattia diagnosticandola al più presto, quanto
piuttosto di evitare l’insorgere del cancro, impedendo
l’esposizione alle sostanze che lo provocano. La
prevenzione primaria si occupa proprio di questo:
fare ricerca sulle sostanze naturali o sintetiche per
capire quali sono cancerogene e, una volta individuate,
suggerire alle autorità sanitarie delle misure di salute
pubblica per toglierle dalla circolazione. Si tratta di una
strategia che protegge tutti – il ricco come il povero
– ma purtroppo è bistrattata da scienziati, politici e
autorità sanitarie”.
Che l’alimentazione sia primaria espressione
dell’ambiente che ci circonda e, ancor più, che possa
avere un ruolo fondamentale, in positivo o in negativo,
nell’insorgenza del cancro è ormai indubitabile. Che
però, essa “esaurisca” l’ambiente e le sostanze, naturali
o sintetiche, che provocano il cancro, presenti in
quell’ambiente e alle quali, quindi, siamo esposti, è un
po’ più dubbio.
NUOVO PAESE aprile 2016 17
emergenza globale
Classifica felicità 2016
La felicità non è solo questione di pil, ma anche di
fattori sociali e ambientali. Lo rivela il Rapporto
mondiale sulla felicità 2016 nel quale sono stati
presi in esame i livelli di soddisfazione espressi
dai cittadini di 156 nazioni. Il dossier è stato
prodotto dal Sustainable Development Solutions
Network, organismo dell’Onu che riunisce esperti
mondiali nei campi dell’economia, della psicologia,
della salute e della sicurezza pubblica. L’Italia,
al cinquantesimo posto, è tra i dieci Paesi con il
maggiore calo di felicità. Quelli che risentono
maggiormente di una serie di tensioni economiche,
politiche e sociali. Un fattore importante è
determinato dalle disuguaglianze: più crescono,
più aumenta l’infelicità. L’obiettivo dell’indagine,
infatti, giunta alla sua quarta edizione e presentata
in occasione della giornata mondiale della Felicità
delle Nazioni Unite (che ricorre il 20 marzo) è
quello di studiare i fattori che determinano il
benessere delle persone e che sono generalmente
trascurati da misure tradizionali come, appunto, il
reddito.
Nei primi dieci posti della classifica guidata dalla
Danimarca ci sono Svizzera, Islanda, Norvegia,
Finlandia, Canada, Paesi Bassi, Nuova Zelanda,
Australia e Svezia. In cima, dunque, ci sono quei
luoghi dove il benessere sociale e politico coincide
con quello personale. Agli ultimi dieci posti,
invece, ci sono Siria, Afghanistan e otto paesi della
fascia sub-Sahariana. Il Burundi è l’ultimo. Gli
Stati Uniti sono al tredicesimo. In Europa l’Italia
(al 50° posto) fa peggio anche di Germania (16°),
Regno Unito (23°), Francia (32°), Spagna (37°).
Secondo i relatori la felicità è la misura migliore del
benessere umano e, per la prima volta, quest’anno
si è dato un ruolo specifico alle conseguenze della
disuguaglianza nella distribuzione di tale benessere.
L’economista Jeffrey Sachs, direttore dell’Earth
Institute presso la Columbia University, tra i
curatori del rapporto ha concluso: “Al posto di
adottare un approccio incentrato esclusivamente
sulla crescita economica dovremmo promuovere
società prospere, giuste e sostenibili dal punto di
vista ambientale”.
18 NUOVO PAESE aprile 2016
emergenza globale
Le paure
dipendono più
dalla tv che dalla
realtà
Criminalità, disoccupazione, l’arrivo
di migliaia di migranti, l’esplosione di
nuove povertà sono le principali paure
che colpiscono i cittadini. Ma qualcosa,
negli ultimi anni, sta cambiando. O
meglio, “la realtà delle cose è diversa
dalla percezione che
le persone vivono
ogni giorno”.
A sostenerlo è il “IX° Rapporto
sulla sicurezza e l’insicurezza
sociale in Italia e in Europa“,
realizzato da Fondazione Unipolis,
in collaborazione con Demos&Pi
e Osservatorio di Pavia, con la
direzione scientifica del professor
Ilvo Diamanti, dell’Università
di Urbino. Questo studio spiega
però come l’incertezza venga
“riprodotta e moltiplicata dalla
rappresentazione mediale. In
particolare, dall’immagine rilanciata
e rifratta dalle tv“. La sensazione di
pericolo c’è, in primis l’incertezza
economica e politica, ma “sono
sempre più marcati i segnali di
cambiamento”, “le paure emerse inquietano meno che in
passato”, scrive Diamanti nella presentazione del rapporto.
La grande fobia è il terrorismo – In Italia, le fobie
legate alla criminalità colpiscono quote di popolazione
sensibilmente inferiori rispetto al 2015: 7-10 punti
percentuali in meno. Ma circa 15, rispetto a gennaio 2014.
Anche se continuano a coinvolgere un italiano su due. I
timori sollecitati dalla criminalità – comune e organizzata
– preoccupano una componente ampia, ma più ridotta
della popolazione. Intorno al 40%, in lieve calo negli
ultimi anni. Ma molto ridimensionata – 10 punti in meno
– rispetto al 2012, considerato dal professore universitario
“l’anno della Paura”. Nel rapporto emerge che in testa
ai timori dei cittadini c’è l’insicurezza “globale”, legata
al moltiplicarsi di guerre e attentati terroristi in tutto il
mondo. Infatti qualcosa è cambiato, in negativo, dopo
gli attacchi effettuati dagli jihadisti a Parigi, che hanno
voluto colpire “il cuore dell’Europa”. La preoccupazione
sollevata dagli atti di terrorismo, infatti, coinvolge quasi il
44% degli italiani: il livello più elevato degli ultimi anni,
quasi 15 punti in più rispetto al 2010.
La paura dell’instabilità mondiale - Ma non è soltanto la
paura della crescente instabilità dell’ordine mondiale a
preoccupare, ma anche il timore di essere vittima diretta
di disastri naturali, come terremoti, alluvioni o incidenti
causati dal
dissesto
idrogeologico.
Le persone
che sono
maggiormente
spaventate
sono quelle
che guardano
almeno
quattro ore
di televisione
al giorno, di questi 9 su 10 si definiscono spaventati “a
morte”. Si tratta di “un pubblico ben definito – precisa
Diamanti – composto da persone mediamente più
anziane, meno istruite. Perlopiù donne. Sole. Perché
la solitudine è un moltiplicatore dell’angoscia. Anche
perché le donne sono, sempre più, vittime di molestie
e, soprattutto, violenza domestica. Un fenomeno che,
peraltro, quasi l’85% della popolazione considera (molto
o abbastanza) diffuso”. Le insicurezze che riguardano gli
italiani hanno diverse chiavi di lettura: in primo luogo,
la spettacolarizzazione della paura, alimentata dai media
e sfruttata in maniera ideologica dai partiti di destra, che
propongono sempre maggiori politiche “securitarie” e
“xenofobe”. Lo stesso trend si osserva anche nei paesi
europei dove l’Osservatorio sulla Sicurezza ha condotto i
propri sondaggi, nelle scorse settimane. Terrorismo
e immigrazione si impongono fra le priorità in
Francia, Gran Bretagna e Germania. In misura
diversa. Perché in Francia, ovviamente, il terrorismo
registra l’impatto maggiore, mentre britannici e
tedeschi sono preoccupati di più per l’immigrazione.
Come reagiscono i giovani – Il rapporto spiega
che sono soprattutto i giovani a essere meno
spaventati: “Non sembrano né gravati né oppressi
dalle paure globali”. Tutti gli indici di insicurezza,
infatti, scendono fra i giovani. In particolare, fra i
ragazzi della fascia d’età 15-24 anni. Diversamente
da coloro che hanno tra 25 e 34 anni, considerati
la “generazione di passaggio”, fra studio e
lavoro, famiglia e autonomia: “una generazione
sospesa”, più preoccupata per il futuro che per il
presente. Di loro il 50% ritiene che, per cercare
buone opportunità, è meglio andare all’estero. “I
giovanissimi e i giovani-adulti guardano altrove,
oltre confine, perché, come si è detto, non sono
afflitti da paure globali. Anzi, considerano il mondo
un ambiente e uno spazio da conoscere”.
NUOVO PAESE aprile 2016 19
Viaggi nel tempo, possibili
Il tempo si muove a ritmo di valzer, mentre va in
avanti, verso il futuro, fa sempre qualche piccolo
passo indietro, e questa caratteristica potrebbe
rendere possibili i viaggi nel tempo. L’ipotesi è
di una ricercatrice australiana, Joan Vaccaro,
dell’università di Griffith, e arriva a pochi mesi
dalla bocciatura dei viaggi nel tempo da parte di
uno studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche
(Cnr), secondo il quale il tempo va solo in avanti,
e non si può tornare indietro. La ricercatrice invece
sfida il concetto che il tempo evolva solo in un
senso, cioè in avanti e, nello studio pubblicato sulla
rivista Proceedings of the Royal Society A, sostiene
che la prova sarebbe nel comportamento delle
particelle elementari chiamate mesoni K e B. “Se
pensiamo alla connessione tra lo spazio e il tempo,
è molto più facile comprendere lo spazio perché è
semplicemente là. Ma il tempo ci forza per sempre
a muoverci verso il futuro’’, dice Vaccaro. ‘’Eppure
- aggiunge - mentre ci muoviamo davvero verso il
futuro, c’è sempre qualche movimento all’indietro,
come una sorta di oscillazione avanti e indietro, ed
è proprio questo movimento che voglio misurare
studiando i mesoni K e B’’. Per questa ragione,
rileva l’esperta, comprendere il comportamento di
queste particelle potrebbe aprire una nuova finestra
sulla natura fondamentale del tempo stesso. ‘’Forse
- conclude - potremmo chiarire meglio alcune idee
bizzarre, come ad esempio i viaggi nel tempo’’.
Il più largo sistema planetario
Gli astronomi hanno scoperto il più grande sistema
planetario mai osservato, con un pianeta che naviga
così lontano dalla sua stella da metterci circa un
milione di anni per completare un’orbita. Lo rivela
uno studio pubblicato nelle Monthly Notices della
Royal Astronomical Society. Denominato 2MASS
J2126, il pianeta era finora considerato come
un pianeta flottante, che navigava senza essere
apparentato a una stella. Un team di astronomi,
tuttavia, hanno trovato una stella collegata, a una
distanza pari a circa 7mila volte quella tra la Terra
e il Sole. Quest’orbita è, al momento, la più ampia
conosciuta finora. “E’ il più largo sistema planetario
mai scoperto”, spiega in un comunicato Niall Deacon
dell’università di Hertfordshire, in Inghilterra. “I due
componenti del sistema erano conosciuti da otto
anni, ma nessuno li aveva collegati”, ha continuato.
Per fare il giro attorno alla stella a cui è collegato,
il pianeta ci mette 900mila anni terrstri. “E’ poco
probabile - precisa l’articolo - trovarvi tracce di
vita”. Resta aperta, sottolinea Simon Murphy
dell’Australian National University, co-autore dello
studio, “la questione di come un tale sistema
planetario si sia formato e sia sopravvissuto”.
20 NUOVO PAESE aprile 2016
Capo Horn, l’ultimo
guardiano ai confini
della Terra
Si potrebbe definire
l’ultimo guardiano della
Terra. Il militare cileno
José Agayo presidia
il faro di Capo Horn, l’isola dell’arcipelago della
Terra del Fuoco, il punto più a sud del continente
sudamericano. Un luogo disabitato e inospitale, dove
i venti soffiano a cento chilometri orari e i mari sono
sempre agitati, come vuole la fama leggendaria di
questo luogo. Per un anno Agayo ha l’incarico di
vegliare sull’isola e per un anno
è il sindaco di Capo Horn. Ma
al massimo può amministrare
il faro e una cappella. E oltre
a lui si contano solamente tre
cittadini: la moglie e i suoi due
figli. “Sono i bambini ad avermi
convinto - racconta - Volevano restare con me, da
marinaio navigo molto. Quale miglior modo per stare
un po’ insieme?” Al faro
la famiglia può contare su
internet e telefoni satellitari.
I militari si occupano degli
approvvigionamenti. I
bambini studiano in casa
con la mamma. “E’ un posto
particolare, si controlla il
traffico marittimo e d’estate
riceviamo molte visite - racconta Agayo - Circa
quattromila turisti nei mesi estivi e in tanti mi
domandano come faccio ad avere ancora il sorriso
stando qui, lontano da tutto”. Ma la parte più difficile
comincia adesso, in aprile, con l’arrivo dell’inverno
australe e quando le visite si faranno molto più rare.
Ma José non avrà tempo di annoiarsi. La sveglia è
fissata alle tre del mattino per trasmettere i primi
bollettini meteo.
Intelligenza artificiale sfida uomo anche nel
gioco del “go”
L’intelligenza artificiale, dopo gli scacchi, ha iniziato
la campagna di conquista dell’altro grande gioco
di strategia: il “go”. Un programma informativo AlphaGo - ha sconfitto il campione d’Europa del
gioco orientale, segnando così un passo che dovrà
portarlo a sfidare il migliore giocatore del mondo.
AlphaGo è un sistema ideato da Google DeepMind.
Secondo un articolo pubblicato recentemente dalla
rivista scientifica Nature, il programma ha sconfitto
a Londra nel mese di ottobre Fan Hui, il campione
europeo sino-francese, per un umiliante 5 a 0. “E’
la prima volta che un giocatore di go professionista
perde un torneo” con una macchina, ha segnalato
l’Associazione britannica del go, definendo questo
passaggio un “grande passo” per l’uintelligenza
artificiale.
Al via “Spannabis”, la fiera della Cannabis
Barcellona capitale della cannabis per tre giorni.
Nella città spagnola si è svolto il mese scorso la più
importante fiera europea sul tema: oltre 17mila
metriquadri con centinaia di espositori e, nelle
edizioni passate, oltre 30mila visitatori. La fiera è
anche la sede in cui si svolge la Conferenza mondiale
sulla cannabis, durante la quale esperti, dottori,
biologi, attivisti e coltivatori discuteranno di diverse
tematiche: dagli usi terapeuticfi alla regolamentazione
delle coltivazioni. “C’è una tendenza nella comunità
medica a prescrivere la cannabis - dice Raul del Pino,
organizzatore di “Spannabis” - per certe cose come
la chemioterpaia, la cannabis può attenuare gli effetti
secondari negativi”. In Spagna è illegale l’uso in
pubblico e la vendita della marijuana ma è permesso
un uso domestico in modiche quantità. A Barcellona
sono una realtà da tempo i “Cannabis club”, locali in
cui è permesso fumare ai soci.
Storia di Jesse Owens, atleta
che fece infuriare Hitler
L’impresa di Jesse Owens fa parte della storia, non solo
sportiva: l’atleta di colore, venuto da un’America piena di
pregiudizi, vinse quattro medaglie d’oro nelle olimpiadi
di Berlino del 1936, sotto gli occhi di Hitler, che con quei
giochi avrebbe voluto dimostrare la supremazia della
razza ariana.
L’incredibile storia di questo atleta è arrivata con Race,
film diretto da Stephen Hopkins. Il protagonista Stephan
James, ha affermato: “Owens non è solo un eroe
americano di colore, è eroe mondiale. Molte persone
l’hanno guardato come una fonte di ispirazione, non solo
come atleta ma soprattutto come essere umano. C’è
bisogno di raccontare queste icone”.
Owens fu il primo atleta americano a vincere quattro
medaglie d’oro in una sola Olimpiade, grazie all’allenatore
Larry Snyder, che fu l’unico a credere in lui: 100 metri,
200 metri, salto in lungo e la staffetta 4 x 100. Hitler
uscì infuriato dallo stadio per non stringergli la mano,
ma anche il presidente statunitense Roosevelt si rifiutò di
riceverlo alla Casa Bianca, nonostante l’atleta fosse stato
accolto da un milione di persone in patria. Solo nel 1976
Owens fu invitato alla Casa Bianca dal Presidente Ford.
James, a proposito delle discriminazioni razziali nel suo
Paese, ha affermato: “Nel 1936 la società americana era
razzista e la situazione pesante, oggi non c’è la stessa
situazione, ma ci sono ancora proteste contro determinati
tipi di discriminazione, basta pensare alla cerimonia
degli Oscar. La situazione non è scomparsa del tutto, per
questo è importante oggi raccontare la storia di Owens”.
Phil Palmer, 45 anni di rock
ed un progetto per i rifugiati
Phil Palmer, musicista, chitarrista, produttore,
nella sua carriera di circa 45 anni ha suonato con
i maggiori artisti della scena rock contemporanea,
come Frank Zappa, Eric Clapton, Pete Townshend,
Joan Armatrading, Elton John, ed è stato membro dei
Dire Straits. Ha suonato anche con tantissimi artisti
italiani, come Renato Zero, Francesco De Gregori,
Francesco Guccini, Lucio Battisti e Eros Ramazzotti.
Adesso è impegnato nel progetto Promised Land, noi
siamo amore.
“Si tratta di una canzone che io ho scritto circa
25 anni fa insieme con un mio caro amico, Justin
Heyward dei Moody Blues, e questo succedeva
appunto 25 anni fa. Poi il concetto di Promised Land,
noi siamo amore è invece stato sviluppato negli
ultimi due anni: l’Unicef aveva bisogno di un tema
musicale e quando sono venuto a conoscenza della
cosa, grazie a mia moglie Nura, mi sono detto: ma io
questa canzone ce l’ho già! Abbiamo trovato il master
originale della canzone, lo abbiamo un po’ rinnovato
adattandolo alla voce di mia moglie ed aggiornandolo
un pochino ai tempi, ed eccoci qua”.
Si tratta di un inno alla pace, un inno all’amore e alla
fratellanza un progetto che Palmer ritiene importante:
“Vogliamo fare qualcosa per il problema dei rifugiati
nel mondo per dare un vero aiuto”.
Il momento più bello della sua carriera è stato
probabilmente quando ha suonato alla Royal Albert
Hall, con Eric Clapton e un’intera orchestra, perché
dopo alcuni anni di aperto conflitto con suo padre
sulla sua scelta di diventare un musicista, “l’ho
invitato a questo concerto ed era la prima volta che
veniva a vedermi suonare dal vivo”.
“Mio padre era un poliziotto e quindi per lui tutto
il mondo del Rock and Roll era qualcosa di un po’
urtante, voleva che io facessi un lavoro serio,
impiegato o qualcosa di utile e non era davvero
d’accordo sulla mia scelta e però ha cambiato idea”.
Da Sting ai grandi writer, arriva lo
Street Music Art
Sting, Mumford & Sons, Santana, Robert Plant, Max
Pezzali: saranno loro i protagonisti dello Street Music
Art, la rassegna dal vivo organizzata da Live Nation ad
Assago dal 9 giugno al 30 luglio alla Assago Summer
Arena, uno spazio che sarà costruito nei prossimi
mesi. Ma a fare da contorno ai grandi del rock e del
pop sono tanti eventi collaterali, legati dal filo rosso
della cultura di strada, come ha spiegato Roberto De
Luca, presidente Live Nation Italia: “Street music art,
prima edizione, edizione innovativa, non so se ci sarà
una seconda. Significa l’arte di strada che incontra la
musica di strada. Il nostro ambiente è definito come
musica itinerante e si sposa bene con la street art”,
ha detto. Non solo musica, quindi: dal 9 al 12 giugno
la rassegna Street Art fest. Ad Assago si ritroveranno
alcuni dei big della scena internazionale, da Vilhs a
Zedz, da Pixel Pancho al duo svizzero Nevercrew.
NUOVO PAESE aprile 2016 21
Graham Nash, «Il mio è ancora
un animo hippie»
All’epoca del quartetto con Crosby, Stills e Young, Nash era definito dai
compagni come «il collante», ovvero colui che teneva insieme quella
impareggiabile esperienza artistica quanto fragile dal punto di vista umano.
Ora, alla vigilia di un ritorno solista a 14 anni dal precedente lavoro – esce il
15 aprile This Path Tonight, una raccolta di dieci canzoni prodotte da Shane
Fontayne – Graham Nash, è un distinto signore dalla chioma bianca, fisico
asciutto, che non dimostra affatto le sue 74 primavere.
«Perché ho deciso di tornare a incidere
un disco? – spiega Nash nel teatro studio
dell’Auditorium dove oltre all’ascolto di
alcune tracce dell’album ha parlato del
tour che farà tappa a giugno – «molto
semplicemente perché mi sono innamorato».
Nash, inglese di Blackpool, vive ormai da
cinquant’anni in America e le sue prese di
posizioni politiche e ambientaliste (è stato
fra i promotori del progetto antinucleare
No Nukes sul finire dei ’70) sono sempre state nette. È molto preoccupato
dall’ascesa di Donald Trump: «Credo che la scena politica americana non sia
mai stata così folle come in questo momento. Donald Trump è estremamente
furbo, ha individuato la paura nelle persone e l’ha amplificata. E come fanno la
maggior parte dei fascisti, lui ha fornito un nemico contro il quale combattere.
Ha idee estremamente pericolose. Spero non diventi presidente, ma la cosa più
stupida sarebbe considerarlo un folle. Noi abbiamo l’esempio di due mandati
ciascuno a Ronald Reagan e George Bush…». In momenti bui gli artisti cercano
di mobilitarsi: «Ma ora non è più possibile, perché i proprietari dei media non
passano canzoni di protesta né in radio né in tv. Preferiscono non sconvolgere
l’equilibrio e non alterare lo status quo. I romani parlavano di panem et
circenses per blandire il popolo, lo stesso sta accadendo negli Usa. Dategli da
mangiare e distraeteli con le dimensioni del sedere di Kim Kardashian».
«Io sostengo Bernie Sanders, è uno di noi, sta riportando i giovani alla
politica e ha capito il disastro provocato dai trattati di commercio che hanno
delocalizzato il lavoro dove veniva pagato meno. Bill e Hillary Clinton hanno
guadagnato con le loro conferenze 150 milioni di dollari, e pensate che la
gente dà tutti quei soldi per nulla? La voterò se Sanders non riuscirà a passare,
perché l’alternativa Trump sarebbe terrificante».
C’è tempo per raccontare di Woodstock e degli incontri con la West Coast.
«Sono valori a cui credo, io non sono diverso da allora, mi sento ancora l’hippie
che sosteneva la pace contro la guerra e l’amore contro ogni rigurgito di odio.
Sono scelte che difendo ancora oggi».
I 90 anni di Jerry Lewis
New York in festa per i novanta anni di Jerry Lewis.
Attore, sceneggiatore, produttore, cantante, inventore
di nuove tecnologie. Ed una vita che lo vede ancora
in scena a Las Vegas nonostante quattro by pass
coronarici, il diabete, un cancro alla prostata asportato, una fibrosi
polmonare. Nato a Newark, a otto chilometri ad ovest da Mahnattan Jerry
trascorse l’infanzia girando in piccoli teatri di provincia con i genitori ed
esordì in palcoscenico nel 1931 come componente di un coro. Cominciò
a guadagnarsi la vita con una serie di lavori occasionali: commesso,
magazziniere in una fabbrica di cappelli, fattorino in un albergo,
maschera in un cinema-teatro di Brooklyn. Nel 1946, a causa dell’assenza
di un attore, Lewis propose di far debuttare un suo amico. Nacque così
il sodalizio con Dean Martin, un successo andato avanti per dieci anni e
sedici film prima della separazione. Poi teatro, musica, attività da regista.
Due matrimoni. Uno, con Esther Calonico, dal quale sono nati sei figli,
finito rovinosamente, l’altro con la ballerina Sandee Pitnick, di 24 anni più
giovane di lui. Nel programma per il novantesimo di Lewis, la sua vecchia
città, New York, ha inserito un incontro con Scorsese che con lui e De
Niro ha girato nel 1982 un altro capolavoro, Re per una notte. Il MoMa gli
ha dedicato una personale, “Happy Birthday Mr. Lewis: The Kid Turns 90”.
22 NUOVO PAESE aprile 2016
Alla rassegna “Lo
psicologo del
Rock” si parla
di De Andrè
A Fabrizio De André, il
cantautore che più di
ogni altro ha esplorato e sublimato
in musica i lati oscuri della
psiche umana, è stato dedicato
l’appuntamento de Lo Psicologo
del Rock, all’interno della rassegna
“Cantautori terapeuti dell’anima”.
La sera del 20 marzo, nella location
dello spazio Wintergarden di Viterbo,
Romeo Lippi - psicoterapeuta e
cantautore, fondatore del progetto
lopsicologodelrock.it - insieme alla
sua band Le Ferite, ha svelato,
alternando momenti di narrazione
all’esecuzione live delle canzoni,
quanta psicologia è racchiusa nei
versi irriverenti e sarcastici del
cantautore genovese.
Il Faber è il cantautore italiano per
eccellenza, a cui tutti gli altri si
sentono debitori: da un punto di vista
psicologico, secondo Romeo Lippi,
la sua grandezza è stata quella di
creare un perfetto e raro equilibrio
tra l’emozionare, fino a far venire
la pelle d’oca, e il far riflettere su
temi importanti dal punto di vista
esistenziale, sociale, politico. Una
sintesi perfetta tra sentimento e
razionalità.
“Nelle storie raccontate da De André
- spiega Romeo Lippi - troviamo
l’umanità con i suoi vizi, le sue
debolezze, le sue risorse: ognuno dei
personaggi può essere un caso clinico
per descrivere una patologia o il
superamento di un vissuto doloroso.
Infatti le sue ballate raccontano
i lati intimi della psiche umana:
dalla solitudine de Il Pescatore alla
scoperta del transessualismo di
Princesa, ai disturbi di personalità di
Un medico, di Un chimico. Ogni storia
cantata da De André - conclude Lippi
- diventa così un sintetico trattato di
psicologia sulla personalità umana”.
n
surreale
Bimbo attraversa
deserto da solo
Gli alieni sono tutti morti
Astrobiologi offrono una
nuova spiegazione sul perché
le ricerche di forme di vita
aliene rimangono infruttuose:
sono tutte morte. Secondo lo
scienziato planetario Charles
Lineweaver dell’Australian
National University, delle
forme di vita sono emerse in
innumerevoli modi, ma presto
sono morte quando l’acqua nei
pianeti ospitanti si è congelata o è
evaporata.
Le uniche evidenze di vita
aliena è probabile consistano in
fossili microscopici o “anomalie
isotopiche” in rocce vecchie di
quattro miliardi di anni, scrive
sulla rivista Astrobiology lo
studioso, che offre una terza
spiegazione all’apparente assenza
di vita extraterrestre. Le teorie
dominanti sono che non sia
mai emersa oppure che si sia
successivametne autodistrutta.
Secondo Lineweaver, è stata la
fragilità delle prime forme di vita
a causarne la rapida scomparsa.
Anche dopo i primi periodi di
quasi costanti bombardamenti
di meteore, nei pianeti le volatili
atmosfere sono rimaste soggette
a improvvisi riscaldamenti
o raffreddamenti che hanno
estinto le nascenti forme di
vita. Lo studioso ipotizza che
la vita tipicamente sia sorta in
pianeti simili alla Terra circa un
miliardo di anni dopo la loro
formazione. Nel raro caso della
Terra, “condizioni eccezionali
di evoluzione biologica” hanno
trasformato le primitive forme
di vita da “passeggere passive a
un’influenza attiva sull’ambiente
climatico”.
In fuga dai combattimenti in Siria, ha
attraversato il deserto a piedi raggiungendo
da solo il confine con la Giordania. E’
l’incredibile storia di un bambino siriano di
appena cinque anni che ha perso le tracce
della sua famiglia in fuga dai bombardamenti. La vicenda è ripresa il 2 marzo
dai media arabi che danno l’annuncio del ritrovamento del bambino da una unità
dell’Alto Commissariato per i Rifugiati dell’Onu (UNCHC).
Secondo quanto riporta il sito web Hasa.co “il bambino ha preso la decisione di
proseguire il piano della famiglia di dirigersi in Giordania attraverso il deserto
e così ha intrapreso da solo il viaggio nel deserto a piedi con in mano una busta
contenente alcuni pezzi di pane secco, pochi datteri ed una bottiglietta d’acqua
che la famiglia aveva preparato prima e distribuito a tutti i figli”. Interpellato dal
personale dell’UNCHC, il bambino non ha saputo indicare il tempo passato da
solo nel deserto con il sacco di plastica che “gli ha salvato la vita”. Il piccolo “ora
è molto preoccupato per la sua famiglia” della quale non si hanno notizie.
Gli harem educavano le donne
La first lady turca ha descritto gli harem di
epoca ottomana come “istituzioni educative
che preparavano le donne alla vita”, suscitando
subito critiche sui social media, ma anche assensi dalla stampa pro-governativa.
Per Emine Erdogan l’harem era innanzitutto una scuola per i membri della dinastia
ottomana e le figure di alcune donne che vissero nel palazzo del sultano possono
essere oggi “un’ispirazione”. Emine - riferisce la Bbc - ha parlato durante un
evento dedicato all’epoca ottomana ad Ankara. Il marito, Recep Tayyip Erdogan,
in occasione della festa dell’8 marzo, aveva ribadito che la donna “è soprattutto
madre”. Su twitter le parole della moglie del capo dello Stato hanno scatenato una
valanga di polemiche, sia per il concetto alla base della difesa dell’harem (dove le
concubine effettivamente ricevevano un certo grado di istruzione, ma non erano
libere) sia per la discrepanza con la realtà della famiglia Erdogan. “Chi parla
dell’harem poi come minimo manda le proprie figlie nelle università americane”,
ha scritto tra i tanti @kizmonot, ritwittatissimo.
Boom di ricerche su Google per trasferirsi in Canada
Dopo il Super Tuesday, la giornata del primo marzo scorso in cui
la stagione delle primarie americane è entrata nel vivo e ha visto
vincere l’irriverente Donald Trump, il numero degli internauti che
hanno digitato “Trasferirsi in Canada” sul motore di ricerca Google
ha messo a segno un record. Stando a Google, l’ultima volta che la
stessa ricerca ha subito una impennata simile risale al 2004, quando il presidente
George W. Bush fu rieletto. Altri momenti politici hanno provocato rialzi simili
nelle ricerche in generale, come nel 2008 e nel 2012 quando - nell’ordine - Barak
Obama fu eletto presidente degli Usa per la prima e la seconda volta. Il trend
su Google è riflesso da quello su Twitter. Trasferirsi in Canada tuttavia non è
semplice: stando all’immigrazione canadese, per chi è ritenuto idoneo, l’attuale
tempo di attesa per ottenere la residenza permanente è di 38 giorni.
NUOVO PAESE aprile 2016 23
australian briefs
brevi australiane
Coca Cola rivela pagamenti a
ricercatori su salute
La Coca Cola in Australia è stata
obbligata a divulgare i nomi di
professionisti di salute (definite “partner
nel benessere”) a cui ha erogato fondi
per promuovere ricerche scientifiche
di suo gradimento. Dal 2010 al 2014
la Coca Cola ha pagato un totale
di 132.700 dollari a 14 esperti, la
maggior parte dei quali siede nel
suo comitato consultivo su salute e
benessere. L’impegno è stato assunto
dopo rivelazioni del New York Times,
secondo cui la Coca Cola ha finanziato
il Global Energy Balance Network
(GEBN), la cui posizione era che la
politica governativa per combattere
l’obesità dovrebbe concentrarsi
sull’esercizio piuttosto che sul controllo
della dieta. La Coke ha dovuto
cancellare il finanziamento al GEBN,
che poi ha chiuso. La rivelazione
sull’uso dei finanziamenti ha suscitato
l’accusa di pilotare l’opinione pubblica,
con contributi a organizzazioni che
creano un’impressione di supporto per i
messaggi della Coca Cola sulla salute.
Lente 2000 volte più sottile di un
capello
Un’equipe di ricercatori dell’Australian
National University ha creato la lente
più fine al mondo, 2000 volte più sottile
di un capello umano. Un risultato che
potrà avere applicazioni rivoluzionarie
in medicina, scienza e tecnologia, a
cominciare da macchine fotografiche,
cineprese e indicatori ottici. La lente
finita ha uno spessore di 6,3 nanometri,
surclassando le lenti finora più sottili, di
50 nanometri.
Domanda energia accelera
riscaldamento globale
Il mondo è diretto verso livelli
pericolosi di riscaldamento globale
e molto più presto del previsto, a
causa della crescente domanda di
energia. E’ la conclusione di una nuova
modellazione australiana, la prima a
considerare l’uso di energia per persona,
insieme con la crescita economica
e demografica, per prevedere
24 NUOVO PAESE aprile 2016
l’andamento delle emissioni di CO2 e i
corrispondenti aumenti di temperatura.
Secondo il ‘global energy tracker’,
sviluppato da ricercatori dell’University
of Queensland e della Griffith
University, per il 2030 le temperature
medie saliranno di 1,5 gradi sopra i
livelli preindustriali. La conferenza
Onu sul cambiamento climatico dello
scorso anno a Parigi aveva concordato
su un aumento di 1,5 gradi come limite
preferibile per proteggere i vulnerabili
stati insulari, e un aumento di 2 gradi
come il limite assoluto.
La chiave per smaltire traffico
La prossima volta che vi trovate bloccati
in un ingorgo di traffico, pensate alle
umili formiche, che ‘nel loro piccolo’
sanno come evitare certe frustrazioni.
Secondo un nuovo studio australiano
il loro comportamento, come quello
delle api e di altri insetti sociali, offre la
chiave per migliori sistemi di gestione
del traffico. E può aiutare gli urbanisti
a risolvere i maggiori problemi di
infrastrutture in una città e a pianificare
il rinnovamento urbano. “Vediamo gli
insetti come particolarmente efficienti”,
sostiene la responsabile dello studio, la
biologa della Sydney University Eliza
Middleton. I compiti di ricerca di cibo,
di costruzione di nidi, di creazione di
sentieri e di insediamento di colonie
sono abilità da cui gli urbanisti hanno
molto da imparare, spiega la biologa
in uno studio in via di pubblicazione,
di cui il sito dell’università da’
un’anticipazione.
Ballo alleato cuore, ci vogliono 2 ore e
mezzo a settimana
Non solo ringiovanisce, riduce l’indice
di massa corporea e rende meno soggetti
a malattie croniche, il ballo e’ anche un
importante alleato della salute del cuore.
Bastano 150 minuti a settimana, cioè
due ore e mezza, a intensità moderata
affinché nei ballerini (così come in chi
fa delle camminate), la probabilità di
mortalità per malattie cardiovascolari
risulti ridotta. Lo dimostra uno studio
della Western Sydney University
pubblicato online sulla rivista American
Journal of Preventive Medicine.
Nuovo ragno chiamato come fisico
Scoperto in Australia un nuovo ragno:
respira anche sotto l’acqua, caccia pesci,
rane e girini ed è in grado di individuare
le sue prede grazie alle vibrazioni della
superficie dell’acqua. Per quest’ultimo
motivo è stato chiamato Brian Greene,
in onore del fisico americano tra i più
importanti studiosi della teoria delle
stringhe e degli effetti delle “onde”
nel nostro universo. La nuova specie
è stata svelata all’inaugurazione del
World Science Festival di Brisbane,
che Greene ha co-fondato, dove lo
scienziato ha incontrato il suo omonimo
aracnide. “Con l’annuncio del mese
scorso sull’individuazione delle onde
gravitazionali, increspature sulla
superficie dello spazio e del tempo,
sono particolarmente onorato di essere
associato a un ragno che ha profonda
affinità con le onde”, ha affermato
il professor Greene all’evento. Il
nuovo ragno, battezzato “Dolomedes
briangreenei” ma chiamato anche
“Brian” appartiene alla famiglia di ragni
acquatici e sfrutta le vibrazioni della
superficie dell’acqua per orientarsi e
scovare le sue prede.
Succo barbabietola ‘doping legale’
Il succo di barbabietola rossa come
‘doping legale’, capace di potenziare la
performance, migliorando fino all’1,7%
i tempi di atleti di élite. Se n’è occupato
uno studio dell’Australian Institute
of Sport e dell’University of Western
Australia, che hanno condotto una serie
di sperimentazioni su canoisti di kayak.
Era già noto che il succo di barbabietola
migliora la potenza ‘esplosiva’ e attiva
le fibre muscolari a contrazione rapida,
o fast-twitch - spiega il responsabile
dello studio, Peter Peeling della
School of Sport Science dell’ateneo,
sull’International Journal of Sport
Nutrition and Exercise Metabolism.
Coca Cola reveals payments to health
researchers
Coca Cola in Australia has been
forced to disclose the names of health
practitioners (referred to as “partners
in wellbeing”) that provided funds
to support scientific research which
promoted the company. From 2010
to 2014 Coca Cola paid a total of $
132,700 to 14 “experts”, most of whom
also sit on its Advisory Committee on
health and wellbeing. The commitments
became operative after revelations
were made in the New York Times that
Coca Cola financed the Global Energy
Balance Network (GEBN), which
promoted the view that Government
policy to combat obesity should focus
on exercise rather than placing any
controls on people’s diets. Coke had to
cancel its funding to GEBN, which then
led to its closure. The revelations has
raised suspicion that funding may be
used to drive public opinion, through
contributions made to organisations
just like Coca Cola’s support in its
promotion of health messages.
Lens 2000 times thinner than a
human hair
A team of researchers from the
Australian National University created
the world’s finest lens, 2000 times
thinner than a human hair. A result that
could have revolutionary applications
in medicine, science and technology,
starting with cameras, camcorders, and
visual indicators. The lens is over 6.3
nanometres thick, outclassing any lenses
in use so far by being 50 nanometers
thinner.
Energy demand is accelerating global
warming
The world is headed toward dangerous
levels of global warming much sooner
than expected, because of a need for
an increasing demand for energy.
New Australian modelling reveals
this conclusion by using energy per
person, together with the economic
traduzione di Peter Saccone
and population growth calculations,
to predict the trend of CO2 emissions
and the corresponding increases
in temperature. According to the ‘
global energy tracker ‘, developed
by researchers at the University of
Queensland and Griffith University,
temperatures will rise by 2030 by 1.5
degrees above pre-industrial levels.
The UN climate change conference last
year in Paris has agreed on an increase
of 1.5 degrees as a sustainable limit to
protect vulnerable island States, as well
as increases of 2 degrees as the absolute
limit.
The key to get rid of traffic
The next time you find yourself stuck in
a traffic jam, think of the lowly ant, for
its “know how” is what is helping us
avoid certain frustrations. According to
a new Australian study their behaviour,
like that of the bees and other social
insects, provides the key to better traffic
management systems. And so this is
how planners are helping to solve major
infrastructure problems in cities and so
plan for urban renewal. “We see insects
as particularly efficient,” says the head
of the study, the Sydney University
biologist Eliza Middleton. The tasks of
foraging, nest building, creating trails
and establishment of colonies are skills
from which city planners have much to
learn, explains the biologist in a study
which is soon to be published, about
which the University has provided a
preview.
Heart and Dancing, Allied, it takes 2
hours and 30 minutes per week
Not only does it rejuvenate one’s body,
reduce the body mass index and make
the body less prone to chronic diseases,
dance is regarded an important ally
of heart health. It takes 150 minutes
per week, i.e. two and a half hours of
moderate dancing intensity (as similarly
demonstrated by walkers), to reduce
the probability of mortality from
cardiovascular disease. So demonstrates
a study from Western Sydney
University, published online in the
journal American Journal of Preventive
Medicine.
New Spider named after physicist
A new spider discovered in Australia
characteristically: breathes under
water, hunts fish, frogs and tadpoles
and locates its prey through vibrations
made on the water surface. Because of
this last feature it was named in honour
of American physicist Brian Greene,
one of the most important scholars
and proponents of string theory and
the effects of “waves” in our universe.
The new species was unveiled at the
opening of the World Science Festival
in Brisbane, that Greene co-founded and
where the scientist met his namesake
arachnid. “With the announcement last
month of the detection of gravitational
waves, ripples on the surface of space
and time, I am particularly honoured
to be associated with a spider that has
a deep affinity with waves,” professor
Greene stated at the event. The new
spider, named “Dolomedes briangreenei
“ but also called” “Brian” belongs to the
family of spiders that exploits vibration
on water surfaces to navigate and hunt
down its prey.
Beetroot juice ‘ legal ‘ doping
Beetroot juice can be classed as ‘
legal ‘ doping” capable of enhancing
performance, improving performance
in about 1.7% of athletes. This being the
borne out in a study by the Australian
Institute of Sport and the University of
Western Australia, when it conducted a
series of experiments on kayak paddlers.
It was already known that beetroot juice
enhances an explosive power activating
fast contracting muscle fibres, or
providing “fast-twitching” explained the
head of the study, Peter Peeling of the
University’s School of Sport Science,
in the International Journal of Sport
Nutrition and Exercise Metabolism.
NUOVO PAESE aprile 2016 25
Renault-Nissan: nei prossimi 4
anni oltre 10 auto senza pilota
Nei prossimi quattro anni RenaultNissan lancerà più di 10 nuovi
veicoli dotati della tecnologia di
guida autonoma. Lo afferma il
gruppo automobilistico franconipponico, confermando “la
commercializzazione di una gamma
di veicoli equipaggiati con capacità
autonome negli Stati Uniti, in
Europa, Giappone e Cina entro
il 2020. Questa tecnologia sarà
implementata su veicoli destinati
al grande pubblico, a prezzi
accessibili”. “Centrare - ha detto
il numero uno del gruppo Carlos
Ghosn nel centro di ricerche di
Sunnyvale nella Silicon valley - il
duplice obiettivo ‘zero emissionizero incidenti mortali’ rappresenta
un impegno fondamentale per
l’alleanza Renault-Nissan. È
per questo motivo che stiamo
sviluppando veicoli destinati al
grande pubblico, equipaggiati
con sistemi di guida autonoma e
una connettività ottimizzata in tre
continenti”.
Toyota si conferma primo
produttore mondiale di auto
anche su 2015
Con 10,15 milioni di veicoli venduti
nel 2015, Toyota si è confermata
primo produttore mondiale di auto
per il quarto anno consecutivo. Il
principale inseguitore, la tedesca
Volkswagen, è uscita fragilizzata
dallo scandalo Dieselgate ed ha
accumulato vendite per 9,93 milioni
di veicoli. In base ai dati diffusi
dalle diverse società, terza si è
confermata General Motors con
9,8 milioni di veicoli. Toyota aveva
superato la soglia simbolica dei 10
milioni di veicoli già nel 2014, e si
è mantenuta al di sopra di questo
valore a dispetto di una limatura
dello 0,8 per cento sulle vendite.
Sul 2016 conta di realizzare 10,11
milioni di vendite.
26 NUOVO PAESE aprile 2016
Licenziati in sei milioni
Il governo di Pechino taglierà le «aziende zombie». Acciaio
e carbone nel mirino. Il Partito ha già pronti 23 miliardi di
dollari per riqualificare e reinserire i lavoratori nei prossimi
due anni
Anyuan è chiamata la «piccola Mosca cinese», per il suo fervore rivoluzionario che
rimanda ai fasti immaginifici della storia del Partito comunista cinese nel periodo
successivo alla rivoluzione d’ottobre. Poco dopo aver fondato il Partito a Shanghai,
nel 1921, alcuni dirigenti, compresi Mao, si recarono nella cittadina sud-orientale
al confine tra Jiangsu e Hunan, per capire la situazione lavorativa delle miniere.
Nel 1922 i minatori insorsero. Si trattò della prima connessione rilevante tra il
neonato Partito comunista cinese e una lotta imponente, determinante anche per
la successiva creazione dell’immaginario tanto del Partito quanto della città teatro
della proteste. Quasi un secolo dopo i minatori di Anyuan sono scesi di nuovo per
strada, all’inizio di marzo 2016. Questa volta, però, la loro lotta non era «con»,
bensì «contro» il Partito comunista.
Le ragioni della protesta: alcuni giorni prima il governo di Pechino aveva
annunciato un taglio di 1,8 milioni di lavoratori impiegati nelle aziende di stato.
Si tratta per lo più di compagnie impegnate nel settore minerario. È la «nuova
normalità» di Xi Jinping, fattore determinante per la realizzazione del «sogno
cinese», condizione fondamentale per lo sviluppo della nuovissima Cina, alla
ricerca di un modello economico capace di reggere alle nuove sfide. E per le
«aziende zombie», così chiamate perché sopravvivono solo grazie alle sovvenzioni
di Stato, i tempi cominciano a essere grami.
Non solo, perché la Reuters ha citato fonti che testimonierebbero tagli
ben più pesanti: addirittura sei milioni di lavoratori verrebbero espulsi dal
circuito produttivo. I settori interessati sono sempre quelli: acciaio, carbone
principalmente. I motivi sono reiterati da tempo dalla dirigenza: la Cina ha bisogno
di meno inquinamento, meno sovrapproduzione, meno crediti che le banche
non recupereranno — forse — mai. Secondo Reuters, «la leadership cinese è
ossessionata dal mantenimento della stabilità e per fare in modo che comportino
disordini, spenderà quasi 150 miliardi di yuan (23 miliardi di dollari) per
ammortizzare i licenziamenti nei soli settori del carbone e dell’acciaio nei prossimi
2–3 anni». Queste indiscrezioni non sono state, ovviamente, confermate da alcuna
fonte ufficiale, ma l’aria che tira è evidente. Lo stesso premier Li Keqiang, già
tempo fa, aveva posto l’eliminazione delle «aziende zombie» al primo posto nella
speciale lista per rilanciare il paese. Del resto la Cina non è nuova a ristrutturazioni
di questo genere: nel periodo che va dal 1998 al 2003 furono circa 28 milioni gli
«esuberi». Il costo per il governo centrale fu di circa 11,2 miliardi di dollari in
fondi di «reinserimento». Pechino sa che può farcela, e ha la consapevolezza della
necessità, un obbligo quasi, di questa manovra.
In un colpo solo può dare un colpo fatale anche alla corruzione che si annida nel
grande business delle aziende di Stato, divenute veri e propri feudi di funzionari
che hanno raccolto potere e clientele in grado di «piantare» interi settori economici.
La Cina «mira a tagliare sovrabbondanza di capacità in ben sette settori, tra cui
quello del cemento, del vetro e delle costruzioni navali», mentre è probabile che
l’eccesso di offerta dell’industria dell’energia solare venga risparmiata «da qualsiasi
ristrutturazione su larga scala, perché ha ancora un potenziale di crescita», secondo
quanto riferito da una delle due fonti consultate dall’agenzia di stampa.
Israele confisca altri 250 ettari di
Cisgiordania
«Questa confisca serve al primo
ministro Netanyahu per catturare nuovi
consensi all’estrema destra. Quelle
terre di fatto erano già state tolte ai
palestinesi e da tempo sono usate dai
coloni ebrei insediati in quella zona».
Drod Ektes, ricercatore israeliano
che da anni osserva gli sviluppi della
colonizzazione ebraica dei Territori
palestinesi occupati, ci spiega così
la decisione presa dal governo
Netanyahu di dichiarare “proprietà
governativa” 235 ettari a sud di Gerico
in Cisgiordania, una delle confische
più estese di questi ultimi anni. La
firma del provvedimento risale a una
settimana fa, quando il vicepresidente
americano Joe Biden era in missione
in Israele. Non è la prima volta che le
visite di Biden coincidono con annunci
di espansione delle colonie. Nel 2010
il governo Netanyahu imbarazzò il
vice di Barack Obama appena giunto
a Gerusalemme rendendo noto un
progetto per la costruzione di centinaia
di nuove case nella colonia ebraica
di Ramat Shlomo, nella zona araba
occupata di Gerusalemme.
«È l’ultimo passo di quello che sembra
essere un processo continuo di espropri
di terreni, di espansioni di insediamenti
e legalizzazioni di avamposti
(colonici) che minano le prospettive
di una soluzione dei due Stati
(Israele e Palestina) per il conflitto
israelo-palestinese…Ci opponiamo
all’espansione delle colonie che solleva
dubbi sulle reali intenzioni di Israele
nel lungo periodo», ha commentato il
portavoce del Dipartimento di Stato
Usa John Kirby. Washington però non
va mai oltre questi rituali comunicati
di critica della colonizzazione attuata
da questo governo israeliano e da
quelli precedenti. È intervenuto anche
il Segretario generale dell’Onu Ban
Ki-moon che ha chiesto a Israele di
revocare la decisione. Parole che, come
quelle pronunciate in passato dal capo
delle Nazioni Unite, non sono destinate
ad incidere in alcun modo sulla linea
del governo Netanyahu.
Riformare la costituzione pacifista
Il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, che sta
riformando la politica di sicurezza nipponica in modo
da garantire più ampi margini d’azione alle forze armate
del Sol levante, ha detto che il Giappone deve poter
esercitare in pieno il diritto di difesa collettiva (con gli
alleati), emendando la costituzione pacifista.
Si tratta di un tema estremamente delicato. La carta costituzionale nipponica,
elaborata durante l’occupazione statunitense dopo la sconfitta nella seconda
guerra mondiale, stabilisce la perpetua rinuncia all’uso della forza. Ma, di
fronte alla montante potenza cinese, Abe ha avviato un processo di riforme che,
attraverso una più estensiva interpretazione della norma costituzionale, permette
alcune forme di difesa collettiva con gli alleati e in particolare con gli Stati uniti.
Tali riforme, che hanno provocato forti proteste nel paese, paiono tuttavia
non essere sufficienti per il premier. Così Abe, rispondendo alla Dieta
a un’interrogazione del Partito democratico d’opposizione, ha fatto
riferimento a una proposta di riforma costituzionale presentata dal suo Partito
liberaldemocratico ad aprile 2012 e ha detto che questa è basata sull’idea che il
Giappone “possa esercitare il diritto, come garantito dalle norme internazionale,
di proteggere con fermezza le vite dei giapponesi”, secondo quanto riferisce
l’agenzia di stampa Kyodo. Parlando a una commissione della camera alta,
il mese scorso, il capo del governo ha precisato che vorrebbe procedere alla
riforma “durante il mandato” in corso, cioè entro il 2018, riporta il sito del
quotidiano Asahi shimbun.
Le leggi approvate lo scorso anno e volute da Abe permettono alle Forze di
autodifesa nipponiche d’intervenire in difesa dei mezzi degli Stati uniti e
degli altri alleati allorché questi subiscano un attacco armato nel caso in cui il
Giappone stesso affronti “una situazione che minacci la sua sopravvivenza”.
Abe ha chiesto di incrementare il dibattito pubblico sulla riforma della
costituzione pacifista e ha specificamente detto che il secondo paragrafo
dell’Articolo 9 andrebbe rivisto. Il comma afferma: “Non saranno mantenute
mai forze di terra, mare e aria e altre capacità belliche”. Una norma già aggirata
dalla presenza delle Forze di autodifesa.
Corte ordina a Google di cancellare dati su condannato
Un tribunale giapponese ha ordinato a Google di cancellare dal suo motore
di ricerca i dati sul passato penale d’un uomo, invocando il diritto all’oblio
digitale. E’ la prima volta che la giustizia giapponese stabilisce questo
principio. Decisioni simili erano state già assunte nell’Arcipelago, ma
motivate esclusivamente dalla privacy. Un tribunale di Saitama, vicino a
Tokyo, ha confermato dicembre una precedente ingiunzione temporanea che
ordinava a Google di far sparire le informazioni relative a una condanna per
un uomo per prostituzione minorile e infrazioni a carattere pronografico,
ha spiegato il quotidiano Yomiuri shimbun. Il presidente del tribunale
ha stimato che, a seconda della natura del reato commesso, i condannati
possono godere del “diritto all’oblio dopo un certo periodo”. Google ha
deciso di fare appello.
NUOVO PAESE aprile 2016 27
international briefs
brevi internazionale
Un bambino su tre conosce solo la
guerra
Un bambino siriano su tre conosce solo
la guerra e nel 2015 è cresciuto il livello
di reclutamento di bambini soldato.
E’ allarmante il quadro presentato
dall’Unicef per l’inizio del sesto anno di
conflitto in Siria. Un’intera generazione
costretta a lasciare la scuola e la propria
casa, bambini spesso orfani e chiamati
a combattere. In totale, secondo
l’Unicef, sarebbero circa 8,4 milioni i
bambini a essere colpiti dal conflitto, sia
all’interno del paese che come rifugiati
nei paesi vicini.
Credit Suisse indagata
Credit Suisse nel mirino della
magistratura. Sono ancora in corso
le indagini del Nucleo tributario
della Guardia di Finanza di Milano,
disposte dalla Procura su segnalazione
della stessa Gdf, sui conti bancari,
anche esteri, di 13-14 mila clienti del
gruppo Credit Suisse che, attraverso
la sottoscrizione di false polizze
assicurative, avrebbero sottratto al fisco
circa 14 miliardi di euro. Nell’inchiesta
sono stati ipotizzati i reati di frode
fiscale, ostacolo all’attività di vigilanza,
riciclaggio e abusivismo finanziario.
Il gruppo bancario svizzero, invece, è
indagato per la legge sulla responsabilità
amministrativa delle società. L’indagine
era scattata a fine 2014 con una serie di
acquisizioni di documenti e sequestri
di carte nella sede milanese di Credit
Suisse Italia.
Iniziativa miliardaria per città
sostenibili
Entro il 2050 oltre 2 miliardi di persone
vivranno in città in tutto il mondo, con
un incremento del 50% rispetto a oggi, e
la maggior parte di tale crescita avverrà
nei Paesi emergenti, soprattutto in Asia.
Parte da questa premessa la ‘Piattaforma
Globale per le Città Sostenibili’
(Gpsc) l’iniziativa lanciata coordinata
dalla Banca Mondiale e lanciata da
Singapore dai leader di molte metropoli
internazionali attraverso la Global
Environment Facility (Gef) che prevede
di mobilitare risorse fino a 1,5 miliardi
28 NUOVO PAESE aprile 2016
di dollari per i prossimi 5 anni per
programmi di sostenibilità urbana in
11 Paesi emergenti: Brasile, Costa
d’Avorio, Cina, India, malesia, Messico,
Paraguay, Perù, Senegal, Sud Africa e
Vietnam.
In piazza contro riforma lavoro
Tra le 400mila e le 500mila persone
hanno manifestato il 9 marzo in tutta
la Francia contro la riforma del lavoro
voluta dal governo di Manuel Valls,
secondo gli organizzatori della giornata
di mobilitazione. Force ouvrière
ha salutaro in un comunicato “una
prima mobilitazione riuscita”, con
“400mila studenti, liceali e lavoratori in
piazza”. Il progetto di legge presentata
dal governo socialista abbassa il
tetto massimo di risarcimento per
licenziamento senza giusta causa e
chiarisce le regole del licenziamento
per motivi economici, il che, secondo
i manifestanti, amplia e facilita le
possibilità delle imprese di mandare via
dei dipendenti.
Allarme a 5 anni dal disastro di
Fukushima
Sono passati 5 anni dal devastante
terremoto di magnitudo 9.0 che colpì
il Giappone l’11 marzo del 2011,
con successivo tsunami e l’incidente
nucleare nella centrale di Fukushima,
il peggiore dopo quello di Chernobyl
dell’86. Ancora oggi i danni di quel
disastro sono ben visibili. Le immagini
realizzate dai satelliti mostrano l’area
prima e dopo l’inondazione, lo scenario
è ancora di distruzione: terreni deserti,
case crollate, tutto sembra abbandonato.
La città di Tomioka, non lontana dalla
centrale nucleare, è una città fantasma,
e il livello di radiazioni è ben al di sopra
del limiti consentiti. Sebbene il governo
spinga molti sfollati a far rientro
nelle proprie case, anche nelle zone
circostanti, il pericolo di esposizione
è molto alto. E’ impressionante la
distesa a perdita d’occhio di sacchi
pieni di scorie radioattive. Secondo
Greenpeace gli impatti ambientali
del disastro avranno effetti per secoli
su foreste, fiumi ed estuari. Terreni e
acque contaminate, con conseguente
contaminazione dei prodotti alimentari
e pericoli per la salute a lungo termine,
come tumori o malattie genetiche. Il
governo giapponese, dicono, vuol far
credere che cinque anni dopo l’incidente
nucleare la situazione stia tornando alla
normalità, ma non è affatto così.
Tumori, “due milioni di morti l’anno
nel mondo per sedentarietà e obesità”
La sedentarietà e l’obesità sono
considerati responsabili di quasi
2 milioni di morti per tumore in
tutto il mondo secondo gli esperti
dell’Università di Washington. Diverse
ricerche scientifiche dimostrano,
in particolare, che un’attività fisica
regolare diminuisce del 30-40% il
rischio di tumore al colon, del 2040% di quello all’utero e del 20%
al polmone, oltre a contribuire alla
prevenzione del cancro al seno. Inoltre,
secondo i dati forniti dall’ateneo della
capitale statunitense, circa 3,3 milioni
di decessi per cancro nel mondo sono
correlati a rischi connessi soprattutto al
metabolismo.”Oltre il 40% delle morti
per cancro potrebbero essere facilmente
prevenibili modificando gli stili di vita.
Il fumo resta la principale causa con 1,5
milioni di decessi ogni anno, ma sono
preoccupanti anche l’obesità, l’eccesso
di sale, bevande alcooliche, un basso
consumo di frutta e verdura e la scarsa
attività fisica.
Gigante siderurgico taglia 50.000
posti
Pesanti tagli occupazionali in Cina,
dove il presidente del gigante
siderurgico Wuhan ha annunciato
l’intenzione di procedere ad una
sforbiciata che potrebbe colpire fino a
50.000 lavoratori, oltre il 62 per cento
dell’organico totale, attualmente pari
a 80.000 addetti. “All’incirca 40.000 o
50.000 persone dovranno probabilmente
andare a cercare lavoro altrove”, ha
affermato Ma Guoqiang a margine di
una audizione in parlamento, secondo
quanto riporta il Quotidiano del popolo
cinese.
One child in three knows only war
One out of three Syrian children has
only known war and in 2015 the level of
recruitment of child soldiers increased.
This is the alarming picture presented
by UNICEF at the start of the sixth
year of the armed conflict in Syria. A
generation forced to leave school and
home, children often orphaned and
called-up to fight. In total, according
to UNICEF, there are about 8.4 million
children affected by the conflict, both
within the country or as refugees in
neighbouring countries.
Credit Suisse investigated
Credit Suisse is under the aim of the
Italian judiciary. Investigations are
still under way by the tax branch of
the Guardia di Finanza (the financial
police) in Milan, ordered by the Public
Prosecutor on the recommendation
of the same GdF, over the bank
accounts, including foreign, of 13-14
thousand clients of the Credit Suisse
Group, who by signing false insurance
policies, would be withholding from
tax authorities approximately 14
billion euro. The crime investigators
are probing into presumed tax fraud,
obstruction of supervisory activities,
money laundering and unauthorized
financial activity. The Swiss banking
group, however, is under scrutiny over
the law on administrative liability of
companies. The inquiry was launched
in late 2014 with a series of acquisitions
of documents and seizure of papers
from the Milan office of Credit Suisse
Italy.
Billion dollar initiative for sustainable
cities
By 2050 more than 2 billion people will
be living in cities around the world, an
increase of 50% compared to today,
with most of this growth occurring in
developing countries, especially in Asia.
From this premise the ‘Global Platform
for Sustainable Cities’ (GPSC) has
been created; an initiative coordinated
by the World Bank and launched in
Singapore by the leaders of many
international metropolises through the
traduzione di Franco Trissi
Global Environment Facility (GEF),
which plans to mobilize resources up
to $1.5 billion over the next five years
for urban sustainability programs in
11 developing countries: Brazil, Ivory
Coast, China, India, Malaysia, Mexico,
Paraguay, Peru, Senegal, South Africa
and Vietnam.
Public protest against labour reform
Between 400 thousand and 500
thousand people demonstrated on
March 9 in all of France against the
labour reforms implemented by the
government of Manuel Valls, according
to the organizers of this day of action.
Force Ouvrière (French Confederation
of Labour) reported in a statement “a
first successful mobilization” with “400
thousand students, high school students
and workers taking to the streets.”
The bill submitted by the Socialist
government lowers the maximum
compensation limit for unfair dismissal
and specifies rules for dismissal on
economic grounds, which, according
to protesters, facilitate and expand
the ways that companies can sack
employees.
Alarm 5 years after Fukushima
disaster
It has been five years since the
devastating 9.0-magnitude earthquake
and subsequent tsunami that struck
Japan on 11 March 2011 and the nuclear
accident at the Fukushima plant, the
worst since Chernobyl in ‘86. Even
today the damage from that disaster is
clearly visible. Satellite images taken
of the area before and after the flood
reveal a scene of destruction: deserted
land, collapsed houses, everything looks
abandoned. The city of Tomioka, not
far away from the nuclear power plant,
is a ghost town, with the radiation
levels well above the permissible limits.
Although the government is pressuring
many displaced persons to return to
their homes, even in the surrounding
areas, the danger from exposure
remains very high. It is overwhelming
to view the expanse as far as the eye
can see, of bags filled with radioactive
waste. According to Greenpeace, the
environmental impact of the disaster
will have effects for centuries on forests,
rivers and estuaries. Contaminated land
and water will result in contamination
of food and the risk of long-term health
effects, such as cancers or genetic
diseases. The Japanese government
would have us believe that five years
after the nuclear accident, the situation
is returning to normal, but it is definitely
not so.
Tumors, “two million deaths a year
worldwide due to physical inactivity
and obesity”
A sedentary lifestyle and obesity are
considered responsible for nearly 2
million deaths from cancer around
the world according to experts at the
University of Washington. Several
scientific studies show, in particular,
that regular physical activity reduces
by 30-40% the risk of colon cancer,
20-40% of the uterus and 20% lung, as
well as contribute to the prevention of
breast cancer. In addition, according
to figures provided by the university in
the American capital, about 3.3 million
cancer deaths worldwide are related to
risks related mainly to the metabolism.
Over 40% of all cancer deaths could
be easily prevented by changing ones
lifestyle. Smoking remains the leading
cause with 1.5 million deaths every
year, but also of concern are obesity,
excess salt, alcoholic beverages, low
fruit and vegetable intake and physical
inactivity.
Steel giant cuts 50,000 jobs
Massive job losses in China are
imminent, as the president of the giant
steel maker Wuhan announced the
company’s intention to proceed with
a razor-cut that could hit up to 50,000
workers, more than 62 percent of the
total workforce, currently at 80,000
employees. “Around 40,000 or 50,000
people will likely have to look for work
elsewhere,” said Ma Guoqiang while
attending a hearing in parliament,
according to a report in the newspaper
Chinese Peoples Daily.
NUOVO PAESE aprile 2016 29
Togliere il corno ai
rinoceronti per proteggerli
Oltre 1.200 rinoceronti sono
stati uccisi l’anno scorso in
Sudafrica dai bracconieri.
A causa di quel maledetto
corno che gli spunta sul
muso. Come le unghie
degli umani è composto
da cheratina, una proteina
filamentosa ricca di zolfo,
molto stabile e resistente. Ma
in Asia viene contesa a peso
d’oro in quanto ai corni di
rinoceronte si attribuiscono
presunte e taumaturgiche
proprietà farmacologiche. Sul
mercato nero raggiungono
un prezzo di 60mila dollari
al chilo, più dell’oro e della
cocaina. Per proteggerli un
ricchissimo uomo d’affari
sudafricano nella sua riserva
privata ha messo in piedi
un’impresa affascinante
quanto controversa. Si tratta
di asportare il corno per
salvare la vita dei rinoceronti
in un’operazione che “è come
tagliare le unghie o i capelli”.
Sono i droni le migliori
‘sentinelle’ delle specie a
rischi
Il miglior strumento per
controllare le colonie di
uccelli in zone ‘difficili’,
come quelle tropicali e polari
sono i droni. A dimostrarlo
è il lavoro fatto da Jarrod
Hodgson, dell’università di
Adelaide, che suggerisce di
orientare i tradizionali progetti
di sorveglianza degli animali
selvatici verso queste nuove
tecnologie. Già da tempo i
droni, detti tecnicamente Uav
(Unmanned aerial vehicles),
hanno rivoluzionato il modo
di studiare e monitorare
le colonie di uccelli che
nidificano su inaccessibili
scogliere verticali oppure
gli spostamenti di gruppi di
elefanti.
30 NUOVO PAESE aprile 2016
Quattro nazioni causano 47% emissioni
mondiali di azoto
I “brutti” d’Australia attraggono pochi studi scientifici
I “brutti” d’Australia - dai roditori ai pipistrelli - oltre a essere meno gettonati dai
turisti rispetto a canguri e koala, sono anche oggetto di meno approfondimenti
scientifici, con possibili ripercussioni negative negli sforzi per la loro conservazione.
Secondo un’indagine della Murdoch University gli animali classificabili come “brutti”
rappresentino quasi la metà dei mammiferi australiani, sono oggetto di pochi studi
scientifici rispetto ad altri ritenuti “buoni”, come canguri, koala, echidna che non a caso
figurano anche tra le icone nazionali. Molti dei mammiferi meno attraenti, sottolineano
i ricercatori, vengono semplicemente “catalogati” e invece sarebbe necessario studiarne
dieta, habitat, riproduzione e altri comportamenti per identificare eventuali minacce
alla loro sopravvivenza e le migliori opzioni per la loro gestione. Gli scienziati hanno
analizzato percezione e pregiudizi relativi a 331 specie di mammiferi individuando
tre principali categorie: i “buoni”, i “cattivi” e i “brutti”. Per i primi, marsupiali e
monotremata (dai canguri agli echidna), la maggior parte degli studi si concentra sulla
loro anatomia, psicologia con piccoli approfondimenti in chiave ecologica. Quest’ultimo
aspetto è invece preponderante negli studi sui mammiferi della famiglia degli euteri (o
euplacentati), i cosiddetti “cattivi” perché comprendono per lo più specie introdotte dagli
europei - come volpi, gatti e conigli - con effetti devastanti sul territorio australiano.
Invece sui “brutti”, i roditori e i pipistrelli nativi - nonostante rappresentino il 45% dei
mammiferi - si concentrano pochi studi se confrontati a quelli per le altre categorie.
Scoperto segreto immunità pipistrelli
Immunologi australiani hanno svelato il segreto dell’eccezionale capacità dei
pipistrelli della frutta di essere portatori di virus letali come ebola e di restarne
immuni. Diversamente dall’uomo, i pipistrelli tengono sempre attivato il sistema
immunitario. Secondo gli scienziati del Laboratorio Salute Animale dell’ente
nazionale di ricerca Csiro, la scoperta può essere la chiave per proteggere l’uomo da
malattie mortali, considerando che i pipistrelli possono essere portatori di oltre 100
virus, molti dei quali fatali per l’uomo.
Se possiamo reindirizzare le risposte immunitarie di altre specie perché si
comportino in maniera simile a quella dei pipistrelli, allora l’alto tasso di mortalità
associato ai virus può diventare una cosa del passato”, scrive l’immunologa dei
pipistrelli, Michelle Baker, sulla rivista Proceedings of the National Academy of
Sciences.
Gli studiosi hanno scoperto che i pipistrelli portatori di questi virus non si
ammalano perché il loro sistema immunitario è sempre attivato, diversamente
dall’uomo nel quale scatta solo quando è colpito da un’infezione. Il meccanismo
dietro questa capacità potrà aiutare a proteggere le persone dalle malattie mortali che
i pipistrelli portano, come rabbia, Hendra, Ebola, SARS e MERS, sostiene Baker.
Nella ricerca sono stati isolati due geni detti interferoni, gli ormoni chimici in
prima linea del loro sistema immunitario. Essi stimolano la produzione di centinaia di
proteine che combattono le infezioni virali. Questi geni sono sempre attivati, mentre
nell’uomo si tengono a livello basso, intensificandosi solo quando è individuata
un’infezione. Gli studiosi hanno scoperto con sorpresa che i pipistrelli hanno appena
tre di questi interferoni, certamente molto efficienti, mentre l’uomo ne ha 13.
Baker spiega che la ragione per cui l’uomo non ha gli interferoni attivati tutto il
tempo è perché possono avere effetti collaterali tossici. Il compito sarà ora di studiare
come i pipistrelli possono tollerare i loro interferoni senza conseguenze negative.
Oltre al sistema super-immune, i pipistrelli hanno anche il dono della longevità, più
di tre volte maggiore di quanto suggerirebbero le loro dimensioni corporee. I micropipistrelli, che pesano anche 5 grammi, possono vivere oltre 40 anni. I pipistrelli
vivono sulla Terra dal tempo dei dinosauri, da almeno 65 milioni di anni, e contano
circa 1200 specie attorno al mondo.
Allarme sbiancamento
coralli
Lo sbiancamento dei coralli, legato
al riscaldamento delle acque e
aggravato dal fenomeno meteo El
Nino, sta diventando più intenso
su scala globale, e con pesanti
ripercussioni sulla Grande Barriera
Corallina australiana, in particolare
nell’area settentrionale. A dare
l’allarme per la salute della più
grande barriera corallina al mondo,
patrimonio Unesco, che si estende
per 2300 km al largo della costa
del Queensland, sono gli scienziati
della National Coral Taskforce,
alla luce di nuove proiezioni della
National Oceanic and Atmospheric
Administration degli Usa.
L’Authority australiana responsabile
della Barriera ha aumentato
al massimo di tre, “severo
sbiancamento regionale” il livello
per la sezione nord della barriera,
pari a un quarto del parco marino
di 344.400 kmq. I coralli di quella
regione, dove le temperature di
superficie hanno raggiunto i 33 gradi
in febbraio, erano “effettivamente
immersi in acqua calda per mesi,
subendo stress da calore che non
riuscivano più a sostenere”, ha detto
il presidente dell’Authority, Russell
Reichelt.
Secondo Will Steffen del Climate
Council, la Barriera ha resistito agli
effetti di El Nino per secoli, ma ha
cominciato a subire eventi ripetuti
di sbiancamento “da quando il
riscaldamento globale è entrato nel
vivo negli anni 1970”.
Appena quattro nazioni - Stati Uniti, Cina, India e Brasile - sono responsabili di
quasi la metà (47%) delle emissioni globali di azoto. Lo rivela uno studio capitanato
dall’università di Sydney, che ha tracciato la mappa mondiale dell’impronta di azoto
di 188 Paesi. Stando alla ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Geoscience, un
quarto
delle emissioni deriva dalla produzione di merci che vengono consumate al di fuori
delle nazioni produttrici. In altre parole, le nazioni sviluppate danno in ‘outsourcing’
parte delle loro emissioni alle nazioni in via di sviluppo, che producono i beni
da vendere ai Paesi ricchi mentre trattengono l’inquinamento generato da tale
produzione.
L’azoto reattivo, che deriva dall’uso di combustibili fossili e dai fertilizzanti
impiegati in agricoltura, contribuisce tra le altre cose all’inquinamento atmosferico,
al riscaldamento terrestre e alle piogge acide. Negli ultimi 150 anni le sue emissioni
si sono decuplicate. Tuttavia nel mondo c’è una forte disparità tra gli inquinatori.
Paesi come la Liberia e la Costa D’Avorio hanno emissioni pro capite di 7 kg
all’anno, mentre gli abitanti di Hong Kong o del Lussemburgo sono responsabili,
attraverso l’import di beni, di oltre 100 kg.
L’Italia, insieme a Giappone, Germania, Regno Unito, Hong Kong e Stati Uniti,
è tra i più grandi “importatori netti” di azoto, poiché le emissioni generate per
soddisfare i consumi interni - dai tessuti all’abbigliamento, ma anche carne bovina
dall’Argentina - provengono da merci prodotte all’estero, prevalentemente nei Paesi
in via di sviluppo.
A maggio mobilitazione mondiale contro fonti fossili
Una mobilitazione mondiale contro i combustibili fossili prenderà vita a
maggio. Si chiama “Break Free 2016” e vedrà gli attivisti di una ventina di
organizzazioni, tra cui Greenpeace, scendere in campo per “un’ondata globale di
resistenza per tenere carbone, petrolio e gas nel sottosuolo”. La disobbedienza
civile coinvolgerà, dal 4
al 15 maggio, dodici Paesi dagli Usa alle Filippine, dalla Turchia al Sudafrica,
da Spagna e Germania ad Australia e Indonesia, prendendo di mira soprattutto le
miniere di carbone. “Dopo il summit di Parigi sul clima dobbiamo raddoppiare
gli sforzi per porre fine all’uso dei combustibili fossili e scegliere un futuro
pulito e giusto”, si legge sul sito web dell’iniziativa. “Speriamo di vedere più
persone che mai impegnate a fermare il potere dell’industria prendendo di mira
i progetti più pericolosi e inutili del mondo sui combustibili fossili, e sostenendo
le soluzioni per il clima più ambiziose”. “Immaginate decine di migliaia di
persone nel mondo - si legge ancora - che si alzano per riprendere il controllo
del proprio destino. Che camminano sottobraccio nei campi di carbone. Che
si siedono a terra per bloccare l’attività di governi e industrie che minacciano
il nostro futuro. Che marciano in difesa pacifica del nostro diritto all’energia
pulita”.
Earth Hour da record, in 1,23 milioni hanno aderito
Ha battuto tutti i record precedenti la decima edizione di Earth Hour/Ora
della Terra, la maratona planetaria di spegnimenti di luoghi simbolo e eventi
organizzata dal WWF il 19 marzo. Dalle Isole Samoa a Santiago 1,23 milioni di
persone hanno aderito in 24 ore allo spegnimento per accendere il cambiamento
di cui ha bisogno il nostro pianeta e impegnarsi e muovere all’azione contro il
cambiamento climatico.
NUOVO PAESE aprile 2016 31
Alzheimer, “possibile recuperare i ricordi perduti
Secondo la notizia sul sito di Nature nelle fasi iniziali della malattia potrebbe essere
ancora possibile recuperare i ricordi, che sono solo apparentemente perduti. Questi
immagazzinati nel cervello, possono essere ripristinati stimolando specifici neuroni nella
regione dell’ippocampo.
I ricercatori del Riken-Mit Center for Neural Circuit Genetics di Cambridge sono riusciti a riaccendere la memoria nei topi
stimolando il cervello con un raggio di luce, grazie alla tecnica dell’optogenetica finora mai sperimentata sull’uomo.
I risultati, illustrati su Nature, “rappresentano solo una prova di concetto”, come sottolineano gli stessi autori dello studio,
ma dimostrano che il deficit di memoria che si manifesta all’esordio dell’Alzheimer è dovuto soltanto ad un problema nel
recupero delle informazioni memorizzate, e non alla loro codificazione o al loro immagazzinamento, aprendo così la strada a
nuove terapie.
Il ripescaggio dei ricordi nel cervello è azionato da piccoli bottoncini (le cosiddette ‘spine dendritiche’) che connettono fra
loro i neuroni e che sbocciano come germogli ogni volta che uno stimolo esterno fa rivivere un’esperienza ridando vita a un
ricordo. Nei malati di Alzheimer queste spine dendritiche tendono a diminuire nel tempo, rendendo il ricordo sempre più
spento. L’esperimento condotto sui topi, però, dimostra che possono essere nuovamente stimolate a crescere.
I ricercatori lo hanno fatto grazie all’optogenetica, una rivoluzionaria tecnica di controllo dell’attività cerebrale che consente
di usare un fascio di luce per accendere e spegnere a comando specifici neuroni manipolati geneticamente per essere
sensibili alla luce. Grazie ad un’intensa stimolazione, i ricercatori sono riusciti a riportare il numero di spine dendritiche
allo stesso livello dei topi sani, ripristinando la memoria per sei giorni. La stessa tecnica non può ancora essere applicata
sull’uomo, perché troppo invasiva, ma in futuro potranno essere sviluppate nuove strategie di stimolazione ultra-precisa per
ottenere risultati simili a quelli visti nei topi.
P a t r o n a t o I N C A- C G I L
Istituto Nazionale Confederale di Assiztenza / Italian Migrant Welfare Inc.
VICTORIA
Coburg Tel. 9383 2255
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NEW SOUTH WALES
Leichhardt Tel. 9560 0508 /9560 0646
44 Edith St Leichhardt NSW 2040
(lunedì al venerdì, 9am - 5pm)
Canterbury Tel. 9789 3744
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22 Anglo Rd Campsie 2194;
(lunedì 9am - 1pm)
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Fremantle Tel. 08/9335 2897
65 Marine Terrace, Fremantle WA 6959
(lunedì al venerdì 8.30am-12.30pm, 1.30pm-3.30pm)
North Perth Tel. 08/9443 5985
43 Scarborough Beach Rd, North Perth
(martedì e giovedì, 9am-12pm)
32 NUOVO PAESE aprile 2016
COORDINAMENTO FEDERALE
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Ben Boccabella
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354 Sydney Rd Coburg, VIC 3058
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15 Lowe St, Adelaide 5000
(lunedì al venerdì,9am-1pm,2pm-4pm)
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C/-APAIA 2 Newton Rd
Campbelltown 5074
(lunedì e martedì 9am-12pm)
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C/- APAIA 189 Findon Rd, Findon
(giovedì e venerdì, 9am - 12pm)
Pensionati in calo in
Italia
Nel 2014 numero dei pensionati
in calo rispetto all’anno
precedente: sono 16,3 milioni
(-134mila) e percepiscono in
media un reddito pensionistico
lordo di 17.040 euro (circa
400 euro in più sul 2013).
E’ quanto rileva l’Istat nel
focus “le condizioni di vita
dei pensionati 2013-2014”.
Le donne sono il 52,9% e
ricevono mediamente importi
di circa 6mila euro inferiori a
quelli maschili. Il cumulo di
più trattamenti pensionistici
sullo stesso beneficiario è meno
frequente tra i pensionati di
vecchiaia (cumula più trattamenti
il 27,1%), mentre è molto più
diffuso tra i pensionati superstiti
(67,6%), in grande maggioranza
donne (87%). L’Istat ha
pubblicato il focus sulle
condizioni di vita dei pensionati
integrando le informazioni di
fonte amministrativa derivanti
dal casellario centrale dei
pensionati dell’Inps con i risultati
dell’indagine campionaria su
reddito e condizioni di vita dei
cittadini (Eu-Silc). Nel 2013,
riferisce l’istituto di statistica,
il reddito pensionistico lordo
dei residenti in Italia di 16
anni o più è di 17mila 206
euro annui. Le ritenute fiscali
incidono in media per il 17,7%.
L’aliquota sale al 20,6% per
i pensionati di vecchiaia e
anzianità; scende al 15,3% per
quelli di reversibilità e non
supera il 9,6% per i beneficiari di
trattamenti d’invalidità ordinaria
o indennitari.
Le pensioni dei sacerdoti in
deficit
Nel bilancio del fondo clero c’è un buco da 2 miliardi.
Nonostante lo Stato italiano versi ogni anno 7 milioni
924mila euro per alimentarlo. Con lo scopo di pagare le
pensioni a 14 mila sacerdoti. E questo dal lontano 1973,
con tanto di aumento stabilito nel 2013.
La vicenda era stata già denunciata dall’Inps nei mesi scorsi. Ma ora il
ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha confermato l’esistenza del buco nel
bilancio, senza però parlare di cambiamenti: non c’è alcuna intenzione di
intervenire, perché secondo la versione ufficiale sarebbe difficile legiferare
solo su questo aspetto. La questione è stata sollevata da un’interrogazione
parlamentare del Movimento 5 Stelle, firmata dal deputato Claudio
Cominardi. “Non vogliamo accanirci contro i fedeli, ma mi sembra
un’esagerazione che lo Stato debba versare ogni anno dei milioni di euro”,
afferma il parlamentare penstellato.
Il fondo clero è stato istituito per i sacerdoti secolari, quelli che vivono
normalmente in società (anche parroci a tutti gli effetti senza appartenere
a un ordine) e i ministri di culto di altre confessioni. Tuttavia, di fronte
alla richiesta di rivedere le norme vigenti, il governo ha ribadito il proprio
‘no’. Qual è il motivo? “Un’eventuale abrogazione del contributo a carico
dello Stato risulterebbe del tutto asistematica rispetto all’assetto normativo
complessivo che è caratterizzato, come già detto, da una particolare
specificità”, ha spiegato il sottosegretario Luigi Bobba. E qualsiasi riforma
deve tener presente di questi aspetti.
Una risposta che non convince il M5S: “Perché dobbiamo rimetterci questi
soldi?”. Cominardi non è intenzionato ad arrendersi. E, insieme ai suoi
colleghi, sta già predisponendo un’altra interrogazione da depositare alla
Camera. “Vogliamo capire quali sono le pensioni più alte. Non vorrei che
a carico dello Stato ci fossero pensioni d’oro di prelati”, dice. E conclude:
“Sia chiaro che non vogliamo ingaggiare nessuna battaglia contro le persone
più bisognose. Il nostro obiettivo è di evitare possibili storture, con lo Stato
italiano che paga migliaia di euro”.
Come funziona il meccanismo? Il fondo è alimentato per gran parte dal
contributo annuale versato da ogni iscritto. Sin qui tutto secondo logica. Ma
da oltre 40 anni lo Stato provvede ad alimentare ulteriormente le casse di
questo fondo. E il governo ha anche deciso, dal gennaio 2013, di aumentare
la cifra stanziata di oltre 200 mila euro all’anno: ora è di 7 milioni 924mila
euro. Eppure tutto questo non basta a tenere il bilancio in pari. “L’attuale
disciplina normativa regolatrice del fondo di previdenza del clero non può
ritenersi sostenibile all’interno del sistema previdenziale italiano”, incalzano
comunque i 5 Stelle. Che hanno perciò chiesto chiarimenti al ministro
Poletti sulle cause della situazione di dissesto.
La risposta all’interrogazione ha spiegato che il problema risiede nello
“squilibrio tra contributi versati e prestazioni erogate (nel 2015 il rapporto
contributi/prestazioni è stato di 1 a 3)”.
NUOVO PAESE aprile 2016 33
n
Parlando di parole
lingua e società
Francesco Berrettini
La libreria
dove i testi
sono gratis
E’ una piccola vetrina
nel centro storico di
Bologna ma diversa
dalle numerose
biblioteche: da Libri
Liberi i saggi e romanzi
non si comprano. Si prendono in dono.
La libreria fondata da Anna Hilbe, infatti, funziona così: chi
desidera un testo può prenderlo, purché non se ne portino
via più di tre alla volta. “E’ una questione pratica – spiega
Tina Mucci, che fa la volontaria a Libri Liberi per via della
sua passione per la letteratura – abbiamo circa 1.800 volumi
qui, e per rimanere sempre forniti facciamo in modo di
regolamentarne l’uscita”. La libreria, in via San Petronio
Vecchio, sopravvive grazie alle donazioni, tra chi svuota
casa e non sa che farsene dei vecchi classici, chi trasloca, e
chi semplicemente quelle pagine le ha già lette, e desidera
donarle a qualcun altro, così che abbiano una seconda vita.
Anna Hilbe, libraia che nel
1977 fu tra le fondatrici
della storica la libreria delle
donne di Bologna, desiderava
proprio che il suo progetto
funzionasse così quando,
due anni, fa prese in affitto
il piccolo spazio. “Volevo
che la cultura tornasse a
circolare, al di là delle leggi del mercato”. All’epoca le capitò
sottomano un articolo su due librerie, una a Baltimora, negli
States, e una a Madrid, in Spagna, che i volumi, come Libri
Liberi, non li vendono ma li regalano. “Ho voluto importare
la cosa anche qui in Italia, e poi un giorno sono passata
davanti a questo negozio. Ho scoperto che l’affittavano a un
prezzo modesto, che potevo permettermi, e così è nato questo
spazio”. Unica nel suo genere, visto che non c’è l’obbligo
di riconsegnare i libri presi, né di donarne altri in cambio
di quelli che si portano a casa, non c’è un solo articolo in
vendita nella libreria. Tutte le spese, luce e affitto, sono a
34 NUOVO PAESE aprile 2016
carico di Anna, “ma è un sacrificio che faccio volentieri.
Io amo i libri, con tutto il cuore. E’ così bello condividerli
con altre persone”. Lo spazio rimane chiuso solo il lunedì,
e non è difficile trovare qualcuno davanti alla saracinesca
che nasconde la vetrina in attesa che la libreria apra, spesso
studenti, che tra una lezione e l’altra si fermano a caccia
di qualche volume. “E’ una risorsa per tutti – racconta la
ventunenne Mei, studentessa di Lettere classiche a Bologna
– qui mi capita di trovare classici come opere di nicchia, dai
romanzi più famosi alle raccolte di poesie meno conosciute.
E’ un modo per fare sì che tutti possano accedere ai libri, che
oggi spesso costano parecchio. Anche chi non è privilegiato”.
Due anni fa, quando Anna aprì la serranda per la prima
volta, lo spazio era solo un luogo di ritrovo per qualche
appassionato. Poi, però, tra passaparola e social network,
nelle ultime settimane è diventato una piccola istituzione.
Tanto che appena arriva l’ora di accendere le luci, la libreria
si riempie in un momento. “Vengono persone di ogni tipo,
molti studenti ma anche turisti – spiega Mucci – del resto, qui
c’è di tutto”. Saggistica, dizionari, romanzi, libri per bambini.
E poi volumi di storia, religione, cinema, sociologia, politica.
Accanto a Stefano Benni c’è Isabel Allende, e poco più in là
si trovano Lew Wallace, Banana Yoshimoto e Umberto Eco.
C’è persino una sezione in lingue straniere, “ed è un piccolo
viaggio intorno al mondo – racconta Hilbe – dal francese al
coreano”.
“Si trova un po’ di tutto, qui – racconta Paolo, neolaureato in
Filosofia – ed è un bell’esempio di solidarietà”. “La nostra
regola è semplice – annuisce Anna – in questa libreria i libri
non si vendono né si comprano. Passano dalle mani di chi li
ha letti a quelle di chi desidera leggerli”.
NOMI E COGNOMI 2. Dicevamo la volta
scorsa che molti nomi vengono imposti ai
neonati come augurio o per influenzare
positivamente in qualche modo il loro
destino futuro, talvolta con cognizione
di causa, talvolta no. Chi chiamerebbe il
proprio figlio Claudio sapendo che significa zoppo o zoppicante?
E chi chiamerebbe la propria figlia Cecilia sapendo che significa
cieca? La stessa cosa potremmo dire per Barbara, che significa
straniera (dal greco barbaros =balbettante, termine con cui i
greci definivano coloro che non sapevano parlare la loro lingua)
o per Francesco (=di origine francese) o per Mauro (=scuro di
pelle) o per Manlio (=nato all’alba) o per Ovidio (=allevatore
di pecore) o per Paolo (=di piccola statura) o per Sergio
(=seminatore) o per Silvia (=abitatrice dei boschi) o per Teresa
(=cacciatrice) o per Filippo (=amante dei cavalli) e così via.
Oggi in Italia i nomi “tradizionali” sono circa ventimila, ma
l’elenco è in continua evoluzione perché si va di molto riducendo
l’abitudine di imporre i nomi dei nonni per aprirsi invece alle
novità portate dalla società dei consumi e della comunicazione,
per cui vengono sempre più usati nomi (e anche cognomi usati
come nome) di cantanti, di grandi sportivi, di uomini politici,
di scienziati, di personaggi letterari, di eroi di romanzi o di
fumetti, di attori, ecc. Ciò peraltro avveniva anche in passato; ad
esempio, dopo le avventure coloniali italiane spuntarono nomi
come Libio o Libia, Adua, Derna, ecc. o nomi come Umberto,
Margherita, Elena, Vittorio Emanuele, Amedeo in omaggio alla
dinastia sabauda, fino a Firmato, che venne ritenuto da molti
il nome di Diaz, visto che nelle scuole veniva fatto imparare a
memoria il proclama della fine della guerra con l’Austria nel
1918, proclama che terminava con un “firmato Diaz” (che in
realtà si chiamava Armando).
Ma molti, in specie nelle famiglie numerose, non facevano molti
sforzi di fantasia e chiamavano i figli con i rispettivi numeri
ordinali: Primo, Secondo, Terzo, Quarto, Quinto, Settimio,
Ottavio, fino ad un insolito Finimola imposto all’ultima in una
sequenza di figlie femmine in attesa del sospirato maschio,
o ad un insolito Ultimo per indicare la volontà di finirla lì.
In altri casi ed in altre epoche i nomi dei figli diventavano
una testimonianza di fede politica: ecco allora i Benito, gli
Adolfo, ma anche i Bruno e gli Arnaldo (rispettivamente figlio
e fratello di Mussolini) i Galeazzo (Ciano, genero del duce)
o i Roberto (da ROma, BERlino, TOkio, l’asse della seconda
guerra mondiale). Nel campo avverso abbiamo Lenina,
Katiuscia, Katia, Marxina, Comunardo, Natascia, Engels
(spesso storpiato in Engles), Bakunin, Ribelle; Libero, Onorato
o anche nomi “programmati” come quelli che un anarchico
socialista perugino impose ai suoi tre figli, che si chiamavano
rispettivamente Rivo, Luzio e Nario o quello che un repubblicano
marchigiano impose a sua figlia come primo nome, un innocuo
Vera, ma come secondo e terzo Luce e Marxina.
Espresso Book Machine
apre a Parigi
Una libreria dove i clienti potranno
stampare liberamente qualsiasi
libro a loro scelta in pochi minuti:
la “Espresso Book Machine”, idea
delle Presses Universitaires de France
(Puf) - ha aperto nel centro di Parigi.
I libri verranno stampati “in pochi minuti, il
tempo di un caffè o di una chiaccherata con
l’autore”, purché non ecceda le 850 pagine
e allo stesso prezzo dell’edizione normale:
sarà possibile scegliere tra un catalogo di
5mila titoli e novità della Puf e milioni di libri
internazionali entrati nel dominio pubblico.
I clienti potranno sfogliare il catalogo su un
tablet prima di ordinare il libro prescelto:
“Abbiamo migliaia di titoli la cui domanda è
troppo bassa perché sia conveniente” editarli
con il modello tradizionale, ha spiegato il
direttore generale della Puf, Frederic Meriot:
“Pensavamo che il digitale avrebbe ucciso il
libro tradizionale, invece può darsi che il libro
tradizionale abbia una seconda vita”.
La “Espresso Book Machine” - creata dalla
statunitense Xerox - permette di abbattere
considerevolmente i costi legati al trasporto
e all’immgazzinamento dei libri, ed è già
utilizzata da alcune università e librerie negli
Stati Uniti.
NUOVO PAESE aprile 2016 35
Da veleno vipere possibile cura morbo
Alzheimer
Il veleno di serpente può offrire l’arma per
distruggere le placche che causano il morbo
di Alzheimer. Lo indica una nuova ricerca
che apre la strada alla formulazione di nuovi
farmaci che possano fermare il progredire
della malattia nei pazienti da poco
diagnosticati. Gli scienziati della Monash
University di Melbourne hanno usato il
veleno di una vipera della sottofamiglia dei
crotalini, comune in regioni dell’America
centrale e meridionale, per attaccare
l’amiloide beta, una proteina tossica cha
causa l’Alzheimer.
Genitori non riconoscono sovrappeso e
obesità nei figli
Tanti genitori non si rendono conto che il
proprio bambino ha un problema di peso.
Uno studio pubblicato sull’Australian and
New Zealand Journal of Public Health
mostra che solo l’8% dei genitori con un
figlio sovrappeso riconosce il problema e
appena lo 0,2% di quelli con un figlio obeso.
Secondo i medici australiani che hanno
condotto lo studio, questa mancanza di
consapevolezza da parte dei genitori rende
difficile aiutare il bambino a perdere peso.
Cancro prostata: nuova tecnologia per
minimizzare trattamento
Ricercatori australiani hanno sviluppato una
rivoluzionaria tecnologia di costo ridotto, che
può minimizzare i tempi di radioterapia per i
pazienti di cancro alla prostata - da 40 visite
ad appena cinque . Il software chiamato
Kilovoltage Intrafraction Monitoring (KIM)
può individuare con precisione la posizione
del tumore in tempo reale, rendendo più
sicura e più efficace la radioterapia. Il KIM può
essere installato in qualsiasi unità di radioterapia,
secondo il radioterapista oncologo Jarad Martin
del Calvary Mater Hospital di Newcastle.
Contro demenza, esercizio fisico e mentale
rafforzano cervello
La combinazione di esercizio fisico e di
allenamento cognitivo può inspessire parti
cruciali del cervello e prevenire l’insorgenza
e il progredire di malattie degenerative come
la demenza. Lo dimostra per la prima volta
una ricerca australiana che ha usato imaging
a risonanza magnetica per dimostrare che
gli esercizi di resistenza fisica risultano
nell’ispessimento di materia grigia nella corteccia
cingolata posteriore, una regione del cervello
che agisce come perno centrale e integra
l’alimentazione da altre aree. Allo stesso tempo,
l’allenamento cognitivo rafforza la connettività fra
l’ippocampo – il centro di memoria del cervello –
e il lobo frontale, che è coinvolto nella soluzione
di problemi. I risultati dello studio dimostrano
l’efficacia reale di certi esercizi nel prevenire o
rallentare lo sviluppo del morbo di Alzheimer,
scrive il responsabile della ricerca, Michael
Valenzuela Brain and Mind Research Institute,
sulla rivista Molecular Psychiatry. In uno studio in
doppio cieco controllato con placebo, i ricercatori
hanno diviso in quattro gruppi 100 persone a
rischio di contrarre demenza, che hanno fatto
esercizi due volte a settimana per sei mesi. Un
gruppo ha eseguito esercizi basati su computer
che ne mettevano alla prova la memoria e
la soluzione di problemi, e un esercizio fisico
placebo. Un altro gruppo ha eseguito esercizi di
resistenza con pesi e attrezzi da palestra, e un
esercizio mentale placebo. Un terzo gruppo ha
eseguito i due tipi di esercizi e il quarto ha fatto
da gruppo di controllo.
nuovopaese newcountry
Nuovo Paese è una rivista che appartiene alla comunità, ed è indirizzata
principalmente ad un pubblico australiano di cultura e lingua italiana. Le
origini storiche di questa rivista sono incentrate sui problemi creati dall’impatto
dell’emigrazione sugli individui e sulla società.
L’emigrazione a livello globale non è mai stata estesa come lo è oggi che interessa
tutte le aree povere del pianeta da dove si spostano masse di persone verso le zone
ricche, in cerca di lavoro e di sopravvivenza. Questo movimento, a volte legale,
ma spesso illegale, si verifi ca tra le nazioni e dentro le nazioni, e sta rendendo il
mondo veramente multiculturale come non lo è mai stato. In questo contesto, la
soppravvivenza delle identità linguistiche e culturali sarà di importanza pari alla
sopravvivenza delle specie animali o vegetali.
Nuovo Paese si prefigge lo scopo di fornire notizie e punti di vista in alternativa a
quelli che offre il monopolio dei media. Il contenuto editoriale della rivista sarà quindi
influenzato dal nostro impegno verso una maggiore uguaglianza socio-economica e
rispetto degli individui e delle loro culture in una sostenibile economia che rispetti
anche l’ambiente.
Nuovo Paese is a community based magazine aimed at mainly the Italian language
and cultural community in Australia.
At the heart of its origin is a concern with the impact of migration on societies and
individuals. Globally migration has never been greater than today as people in poor
areas chase work and survival in richer areas. This movement, sometimes legal but
mostly illegal, happens within nations and between nations. It is making the world
truly multicultural in a way that has never been the case. The survival of lingusitic
and cultural identities within this global economy may be as important as the
survival of animal and plant species.
Nuovo Paese aims to provide news and views, alternative to those promoted by
monopoly-media. The magazine’s editorial content will therefore be guided by its
commitment to greater socio-economic equality, respect for individuals and cultures
and an environmentally sustainable economy.
Il tallone d’Achille del cancro
Anche i pazienti affetti da tumore allo stadio terminale potranno un giorno non lontano guarire
dopo la scoperta definita “sensazionale” del tallone d’Achille del cancro. I ricercatori hanno
scoperto che tutte le cellule tumorali trasportano una “bandierina”, che può essere riconosciuta
dal sistema immunitario, indipendentemente dal tipo di mutazione. I farmaci disponibili oggi sul
mercato sono spesso inefficaci proprio perché le cellule cancerose mutano tanto rapidamente da
riuscire a sfuggire agli attuali trattamenti.
“Penso che fra cinque anni guarderemo a questa scoperta e sapremo con certezza che questo
è stato il momento in cui finalmente siamo riusciti a capire più profondamente il cancro”, ha
commentato il professor Peter Johnson, ricercatore britannico. Gli scienziati della University
College di Londra e della Società britannica per la ricerca sul cancro hanno spiegato che anche
quando è mutata, una cellula tumorale conserva l’impronta delle molecole che invece non
mutano mai. E, elemento importantissimo, queste molecole sono degli antigeni, ovvero delle
tossine che possono essere individuate dal sistema immunitario. Le cellule immunitarie che
combattono questi antigeni esistono già, ma sono in numero troppo esiguo per essere efficaci.
Ma ‘pescando’ queste cellule immunitarie e moltiplicandole in laboratorio, dovrebbe essere poi
possibile estirpare il cancro, anche quando le metastasi hanno già invaso l’organismo.
36 NUOVO PAESE aprile 2016
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Saverio Fragapane
N.3 (607) Anno 43 aprile 2016
print post pp100002073
ISSN N. 0311-6166
Printed by ACM Printing
Graphic Consultant:
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