26 Albanoarte Teatro Festival 2016/17

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26 Albanoarte Teatro Festival 2016/17
26o Albanoarte Teatro Festival 2016/17
prima parte
Sabato 15 Ottobre ore 21
Antonella Questa
“Stasera ovulo”
Atto unico di Carlotta Clerici con Antonella Questa
Regia Virginia Martini - direzione tecnica Daniele Passeri - organizzazione Serena Sarbia
Produzione La Q-Prod
Premio Calandra 2009 come Migliore Spettacolo e Migliore Interprete
Un monologo che indaga sulle problematiche della
maternità “over 35” e della sterilità femminile; una
tematica che l'odierno stile di vita, rende più che mai
attuale. Fino a dove riesce a spingersi l'istinto materno di
una donna che, passati i 35 anni, una relazione stabile e
felice, un lavoro gratificante, decide che è arrivato il
momento di avere un figlio?
La protagonista di questa commedia arriva alla risposta
attraverso una strada tortuosa, fatta di tentativi,
fallimenti, di esami medici e cure pesanti; punteggiata dai
consigli di parenti e amici, da critiche più o meno velate,
sarà proprio questa consapevolezza raggiunta a regalare
al pubblico un finale commovente e inaspettato.
“Uno spettacolo di eccelsa qualità, bravissima Antonella Questa sola in scena a raccontare, spiegare, ricordare, ironica,
dolente, ammiccante, ma anche intimamente riflessiva, un continuo mutare d’umore nel tono della voce, delle
espressioni, un grande equilibrio anche nella struttura drammaturgica… un notevole ritmo nel mutare di stati
d’animo, posizioni, sguardi… al termine scroscianti e ripetuti applausi… Coinvolgimento emotivo e affettuosa
comprensione si alternano a passaggi di notevole comicità, con risate calde, piene…” (Valeria Ottolenghi, Gazzetta di
Parma)
Venerdì 21 Ottobre ore 21
Teatro dell’Orsa
“Questo è il mio nome”
con i richiedenti asilo e rifugiati ospitati a Reggio Emilia Ogochukwu Aninye, Djibril Cheickna Dembélé, Ousmane
Coulibaly, Ezekiel Ebhodaghe, Lamin Singhateh
Ideazione e regia Monica Morini, Bernardino Bonzani - Coordinamento Marco Aicardi - Collaborazione alla
drammaturgia Annamaria Gozzi - Ideazione luci Lucia Manghi - Tecnica Andrea Alfieri
Produzione Teatro dell’Orsa in collaborazione con Comune di Reggio Emilia, Cooperativa Dimora d’Abramo, Progetto
Sprar Centro di Accoglienza Straordinaria, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
Premio del Pubblico al 15° Festival di Resistenza Premio Museo Cervi - Teatro per la Memoria
Una finestra aperta su storie invisibili, un orecchio rovesciato su un canto che attraversa i mari e i deserti, uno
spazio e un tempo per lasciare un segno. Da Senegal, Costa d’Avorio, Guinea, Mali, Nigeria, Gambia, sul palco si
srotolano le orme di Odissei in viaggio. Storie incise nella polvere e nella carne, scintille di memoria, passi protesi
in avanti e occhi che guardano indietro. “Non dimenticare di portare scarpe buone per il viaggio. Non dimenticare i
bambini. Non dimenticare il mio nome.”
Il progetto teatrale si inserisce nei programmi di
intervento per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati
a Reggio Emilia. Il teatro assume una dimensione sociale,
di cura della persona, oltre che di trasmissione della
cultura. Giovani migranti dell’Africa sub sahariana si
mettono alla prova sul palco di un teatro, sono portatori
di saperi, storie e cultura di un mondo che
inesorabilmente si avvicina verso l’Europa. Ci rivelano
sguardi e prospettive che non possiamo conoscere se
non incontrandoli, mettendoci in ascolto. Energia, slancio
vitale, speranze di futuro che meritano di essere riconosciute, senza smorzarsi sopite nelle attese di un
respingimento, di un diniego. Arrivati con niente portano
tutto sé stessi, ci arricchiscono di nuove parole, suoni, idee, cuore, braccia e gambe. Ci aiutano a ricordare la
dignità di ogni persona.
Sabato 29 Ottobre ore 21 fuori abbonamento
In collaborazione con “Il Parco dei Gelsi – Abita sostenibile”
Compagnia “F. Barcella” di S.Paolo d’Argon
“Chiave per due”
Commedia in 2 atti in bergamasco di Dave Freeman e John Chapman con Mirko Bena, Elisa Facagni, Sandra Acerbis,
Matteo Vismara, Fulvio Cavallini, Angelo Sana, Alice Barzan
Regia Davide Bellina - assistenti di scena Rosa Signorelli - scene Claudio Speranza, Tomaso Bena - costumi Anna e
Mirella Parsani - trucco Cinzia Sangaletti - tecnica Tomaso Bena, Daniele Brignoli, G.Battista Vismara, Remo Allieri
Produzione Compagnia “F. Barcella” per concessione della MTP Concessionari Associati srl - Roma
Che cosa può fare una splendida cinquantenne, fallito il
matrimonio con un uomo rozzo e violento, per continuare
a vivere degnamente e godersi la vita? Semplice: dare la
chiave della propria casa a due uomini benestanti e farsi
mantenere da entrambi contemporaneamente, donando
loro, in cambio, le proprie grazie. Naturalmente uno
all’insaputa dell’altro… Enrichetta, donna scaltra ed
elegante, da anni vive grazie alla relazione con i suoi due
amanti e per riuscire a districarsi tra le due relazioni
ricorre ad una trovata: l’invenzione di una madre bigotta e
oppressiva che interviene al momento opportuno per
cacciare l’uno o l’altro amante. Il suo gioco di seduzione e
bugie rischia però improvvisamente di crollare con l’arrivo
della sua amica Anna, in crisi con il marito. Le due donne tuttavia riescono a correre ai ripari e, dopo intrighi e
finzioni appassionanti, si arriva ad un finale… a sorpresa!
Sabato 5 Novembre ore 21
In collaborazione con “Rizzetti Immobiliare”
consigliato ad un pubblico adulto
Carrozzeria Orfeo
“Thanks for vaselina”
dedicato a tutti i familiari delle vittime e a tutte le vittime dei familiari
Uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo con Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Beatrice Schiros, Ciro Masella, Francesca
Turrini
Regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi - drammaturgia Gabriele Di Luca - musiche originali
Massimiliano Setti - costumi e scene Nicola Marsano, Giovanna Ferrara - luci Diego Sacchi - organizzazione Luisa
Supino
Produzione Carrozzeria Orfeo e Fondazione Pontedera Teatro in collaborazione con La Corte Ospitale e il Festival
Internazionale Castel dei Mondi di Andria
Premio Hystrio Castel dei Mondi 2015 - Last Seen 2013 di Klp come migliore spettacolo dell’anno
Gli Stati Uniti d’America, con il sostegno dei paesi alleati, hanno deciso
di bombardare il Messico, distruggendo tutte le piantagioni di droga e
classificando le numerose vittime come “effetti collaterali”, con il
pretesto di “esportare” la propria democrazia. Fil, cinico-disilluso, e
Charlie, determinato animalista e difensore dei diritti civili, entrambi
trentenni e con un futuro incerto, coltivano nel loro appartamento
grossi quantitativi di Marijuana e, con due opposte motivazioni,
decidono di tentare il colpo della propria vita: invertire il normale
andamento del mercato della Marijuana esportandola dall’Italia al
Messico. Su questo pretesto surreale si fonda la trama del testo che
“esploderà” non appena nella loro vita entrerà Wanda, una trentenne
obesa, insicura e affiliata ad un fallimentare corso di autostima.
Nessuno, a parere dei due, potrebbe essere più adatto di lei per
diventare un insospettabile corriere della droga internazionale. Con la
complicità della madre di Fil, Lucia, una cinquantenne ludopatica appena
uscita da una clinica per disintossicarsi dal gioco, Fil e Charlie preparano
Wanda per il grande viaggio. Tutto si complica, però, quando dopo
quindici anni di assenza, torna a casa Annalisa, padre di Fil ed ex marito
di Lucia…
Ancora una volta a Carrozzeria Orfeo interessano le dinamiche, i
paradossi e le ipocrisie del nostro tempo con uno sguardo presente ma
non moralistico sulla società. La manomissione delle parole e dell’informazione, la violenza della politica,
l’occultamento di alcune verità nel rapporto vittima-carnefice tra occidente e oriente, il potere religioso, le sette
religiose, le nuove religioni, i corsi spirituali, i corsi di autostima, i corsi di seduzione. Le false diete e i falsi prodotti
biologici, le finte manifestazioni, il finto impegno civile, il finto buonismo. Fattucchiere, imbonitori e santoni con i
loro falsi rimedi per tutto. E ancora: la strumentalizzazione del dolore, della solidarietà, della morte. Senza parlare
di mia Zia, con le sue scarpette di coccodrillo e il suo odio feroce per gli immigrati, mentre “posta” su facebook
foto e commenti commoventi su cani maltrattati e bambini marocchini. Thanks for Vaselina racconta la storia di
esseri umani sconfitti, abbattuti, lasciati in un angolo dal mondo che prima li ha illusi, sfruttati e poi tragicamente
derisi. È il controcanto degli “ultimi” e degli esclusi dal mondo del successo e del benessere. In un esistenzialismo
da taverna dove ogni desiderio è fallimento. Genitori disperati e figli senza futuro combattono nell’”istante” che
gli è concesso per la propria sopravvivenza, vittime e carnefici della lotta senza tempo per il potere e per l’amore.
In una continua escursione fra la realtà e l’assurdo, fra il sublime e il banale. Come una corda sempre tesa fra il
cielo e i bassifondi in uno spalancarsi di abissi dove, ad ogni passo, non si può che restare in bilico. Tasselli di una
catena alimentare, di una selezione naturale che non avrà mai fine, fino all’ultima bomba, fino all’ultimo uomo.
“Carrozzeria Orfeo (…) ci ha sempre interessato per la precisa volontà di esplorare le contraddizioni del
contemporaneo utilizzando una drammaturgia in qualche modo classica ma che comunque si annoda anche a una
scrittura più internazionale. “Thanks for Vaselina” (…) Dona un’ora e mezza di incessante sguardo sul mondo, dove la
noia non fa mai capolino. I cinque attori sostengono i rispettivi personaggi, non facili, con grande immedesimazione e
bravura, confermando la credibilità di uno dei gruppi più innovativi della nostra giovane scena”. (Mario Bianchi, KLP)
Sabato 12 Novembre ore 21
In collaborazione con “ACS Dobfar Spa”
Nina’s Drag Queens
“Il giardino delle ciliegie”
Uno spettacolo Nina's DragQueens con Alessio Calciolari, Gianluca Di Lauro, Sax Nicosia, Stefano Orlandi, Lorenzo
Piccolo, Ulisse Romanò
Adattamento e regia Francesco Micheli - assistente alla regia Luisa Costi - traduzione Fausto Malcovati - scene Clara
Storti, Selena Zanrosso - costumi Giada Masi - luci Giulia Pastore - audio Giuliana Rienzi
Produzione Nina’s Drag Queens in collaborazione con Atir Teatro Ringhiera, Accademia di Belle Arti di Brera – Biennio
Specialistico in Scenografia Teatrale
Il Giardino dei ciliegi è una terra di confine, un confine spazio-temporale.
Il Giardino dei Ciliegi è crocevia di mondi lontani, irriducibili.
Il Giardino dei Ciliegi è un bosco di fantasmi frettolosamente seppelliti.
Il Giardino dei Ciliegi è una sinfonia dal contrappunto sghembo, sincopato.
Il Giardino dei Ciliegi è una drag queen. (Francesco Micheli)
Il giardino dei ciliegi di Anton Cechov è una piccola saga familiare,
stagliata sullo sfondo di un'epoca di grande cambiamento.
Aspettando un unico avvenimento – la vendita del giardino – i
personaggi si dibattono in situazioni apparentemente futili: amori
inseguiti e non corrisposti, feste senza invitati, passeggiate tra i
ciliegi.
Sei donne attendono la fine del mondo che hanno conosciuto.
Intorno a loro, si avvicina una schiera di uomini, un coro di voci
incalzante che segna l’inevitabile conto alla rovescia.
Abbiamo scelto di lavorare su questo classico del teatro per la sua
coralità e per qualcosa che sentivamo emergere tra le righe: la
nostalgia per un mondo scomparso, un'infanzia perduta ma mai
dimenticata. Il mondo femminile di Cechov è vario e affascinante:
signore, signorine, sorelle, madri, figlie e figliastre, badanti,
cameriere, domestiche, governanti, prestigiatrici, amanti, aspiranti
fidanzate, donne di mondo, donne di paese. Sono viaggiatrici
senza passaporto, dive senza palcoscenico, eroine tragiche senza
tragedia. E ridono, ridono spesso. Ma sempre con le lacrime agli
occhi. La drammaturgia procede per frammenti, accostamenti
musicali, montaggio di scene del testo originale e canzoni in
playback che ne completano il senso e – talora – ne spostano
l’asse, passaggi di battute da un personaggio a un altro (le parti
maschili, totalmente assenti, sono in parte state assorbite da
quelle femminili).
Non pensiamo di avere stravolto l’opera di Cechov; piuttosto ci siamo chiesti a cosa corrispondano, nell’oggi,
quelle ansie, quelle manie, quei caratteri. Cechov racconta un mondo senza più appigli, personaggi smarriti, la
cronaca di un passaggio epocale. E questo è qualcosa che assomiglia al presente.
“Basta con i piagnistei. Oggi finalmente Cechov fa ridere. Un Cechov, certo, come non lo avete mai visto, quasi una
scoperta. Dunque evviva queste superlative drag queens, guidate da Francesco Micheli, che hanno trasformato “i
ciliegi” nelle “ciliegie”: solo personaggi femminili (…) Magnifiche, gustosissime ciliegie. Replicare, please.” (Fausto
Malcovati, Hystrio)
Sabato 19 Novembre ore 21 fuori abbonamento
In collaborazione con “Ottica Cimardi – Comeback”
Scuola Je Danse
“D…ANCEstral”
Spettacolo di danza in 2 atti - Coreografie Ghislaine Crovetto, Chiara Noris, Mariasole Ceroni, Davide Attuati, Paola
Cassotti, Anna Zevolli, Claudia Giannini, Gloria De Fabianis, Alessandro Musitelli, Katia Laura Rossi, Clio Barcella,
Federica D’Amato - assistenti Nadine Carni, Lisa Zenoni
Direttrice artistica Ghislaine Crovetto - video Enzo Mologni - consulenza artistica Mirella Falconi - Tecnici luci/audio
Davide Ghisalberti, Matteo Bosatelli, Carlo Gustinetti
Produzione Scuola Je Danse
Il titolo è l’unione di due parole in inglese: “Dance”
(danza) e “Ancestral” ovvero l’aggettivo Ancestrale il cui
significato spiega in particolare il tema dello spettacolo.
Ancestrale significa riconducibile al mondo degli antenati,
spesso con riferimento a dati e a motivi della discendenza
o della tradizione sentiti come reconditi o inspiegabili.
Da sempre per i popoli la danza accompagna le
manifestazioni più varie della vita sociale, un fatto
pubblico, cui partecipano, in veste di attori o di semplici
spettatori, tutti i membri del gruppo, l’unità del quale essa
contribuisce ad affermare e rinsaldare. Non di rado la
danza accompagna lo svolgimento di riti di passaggio. Nel
corso delle cerimonie religiose può di volta in volta
rivestire il carattere di rappresentazione di eventi mitici, imitazione di atti sacrificali, espressione di devozione e di
preghiera. Nelle danze a carattere magico, ancor più che in quelle a sfondo religioso, fondamentale importanza
assume inoltre l’esatta esecuzione dei gesti e delle figure prescritti dalla tradizione, tanto che un’infrazione alla
norma può irrimediabilmente compromettere l’esito prefisso. Tra i popoli cacciatori spesso si eseguono danze in
cui sono mimati i movimenti della selvaggina e le fasi della battuta di caccia. Le danze guerresche infondono nei
danzatori uno stato di esaltazione che ne accresce l’aggressività verso i nemici e la solidarietà interna. Tutti questi
argomenti li rivivrete in “D…ANCEstral”
Venerdì 25 Novembre ore 21
In collaborazione con “F.lli Ardenghi – New Air srl”
Giuliana Musso
“Nati in casa”
Atto unico di Giuliana Musso e Massimo Somaglino con Giuliana Musso
Regia Massimo Somaglino - musiche Glauco Venier - Luci e suono Claudio Parrino - organizzazione Miriam Paschini
Produzione La Corte Ospitale
Premio della critica 2005
Si nasceva in casa, una volta. Nei paesi c’era una donna
che faceva partorire le donne. La “comare”, la
chiamavano, era la levatrice, l’ostetrica. Nati in casa
racconta la storia di donne che furono levatrici in un nordest italiano ancora rurale e ci racconta l’evento più
straordinario e al contempo meno narrato della nostra
storia: il parto. Espulso dalla tradizione della trasmissione
orale e scritta, il racconto del parto si è ritrovato relegato
ad una narrazione femminile intima, quasi segreta, mai
pubblica. Nati in casa riconduce il racconto del parto nello
spazio epico della narrazione teatrale popolando la
dimensione pubblica per eccellenza, il palcoscenico, di
figure femminili con grandi pance, di donne che assistono
altre donne che da sempre scaraventano l’umanità alla luce.
La narrazione però non ha potuto fermarsi laggiù dove le ostetriche pedalavano nella notte e le famiglie erano
piene di bambini: ha incontrato anche le ostetriche ospedaliere di oggi, che hanno sul collo il fiato di medici e
primari, che accolgono puerpere sempre più terrorizzate dal parto e toccano con mano i paradossi della medicina
difensiva. L’Italia oggi è un paese con un tasso di medicalizzazione del parto tra i più alti del mondo. Ed è proprio
l’oggi la porta d’ingresso che ci viene spalancata davanti in un prologo che toglie il fiato dalle risate e
dall’imbarazzo, tanto è sottile la linea di demarcazione tra tragedia e commedia, oggi.
In un semplice susseguirsi di risa e lacrime, Nati in casa ci ricorda che il corpo delle donne è potente, che partorire
non è una malattia, che i sentimenti sono forme di intelligenza, e che ogni nascita è anche la nostra.
“… a conti fatti, il fil rouge, tenuto in mano da una straordinaria Giuliana Musso, illuminata da una nuova, struggente
dolcezza di donna e di attrice, conduce altrove, in pensieri lontani (…) si penetra infine nel nontempo e nel mistero del
distacco, dal buio alla luce, dal non-essere all’esserci…” (Angela Felice, Il Gazzettino)
26o Albanoarte Teatro Festival 2016/17
seconda parte
Sabato 18 Febbraio ore 21
In collaborazione con “Mc Lore – Hardware Technology”
Teatro Franco Parenti - Prima provinciale
“Bull”
uno spettacolo di Mike Bartlett traduzione Jacopo Gassmann con Linda Gennari, Pietro Micci, Andrea Narsi,
Alessandro Quattro
Regia e spazio scenico Fabio Cherstich
Produzione Teatro Franco Parenti
Tre dipendenti aspettano il capo, per sapere chi di loro sarà licenziato.
Nella lotta per la sopravvivenza nessun colpo è troppo basso: uno di loro finirà
piegato come un toro nell’arena di questa pièce-macello.
Fabio Cherstich, giovane regista già assistente di Filippo Timi e Andrée Shammah
dirige Linda Gennari, Pietro Micci, Andrea Narsi e Alessandro Quattro, attori di
alcune delle produzioni firmate Franco Parenti: ll malato immaginario, Ondine,
Peperoni difficili e Il marito di Lolo.
Mike Bartlett, classe 1980 è un giovane pluripremiato drammaturgo inglese, con
all’attivo già una trentina di testi e drammi radiofonici per la BBC. Lo spettacolo
Cock nel 2010, Carlo III e Bull nel 2015, si aggiudicano il prestigioso Laurence
Olivier Award. Sempre con Bull, nel 2013 vince il premio come miglior spettacolo
al National Theatre di Londra. Nel 2007 è Resident Dramaturg al Royal Court
Theatre.
“Spettacolo incisivo, tagliente, una bomba ad orologeria che non esplode ma
implode, in modo silente ma devastante. La regia è esperta nel bilanciare pesi e
contropesi di battute omicide. Gli attori bravissimi. Una stretta al cuore e allo
stomaco per la veridicità della situazione.” (Raffaella Roversi, 2duerighe.com)
Giovedì 23 Febbraio ore 21
In collaborazione con “Montello Spa – Industria del Recupero e del Riciclo”
Ale e Franz
“Tanti Lati Latitanti”
di Alessandro Besentini, Francesco Villa e Antonio De Santis con Ale e Franz
Regia Alberto Ferrari
Produzione ITC2000 - Distribuzione Terry Chegia
Lati tanti - Tanti lati della vita e degli uomini. A conoscerli
tutti come sarebbe più semplice poi capirsi.
Ogni incontro nasce da una coppia. Ogni dialogo nasce da
un incontro. A ogni azione verbale e non, corrisponde una
risposta... quella dell’altro. È così che si esplora il mondo
delle relazioni a cui Ale e Franz, come coppia, da sempre si
ispirano. L’inesauribile materiale umano è sempre il punto
di partenza da cui tutto nasce. Di tutto può parlare
l’uomo. Tutto può smontare e rimontare il ragionamento
umano. Poi... il sottolineare le cose in base alle diverse
angolazioni in cui ogni persona le osserva, diventa il
segreto per ridere di noi stessi.
Lati tanti e tanti uomini in scena. Uomini scaltri, uomini
dubbiosi, uomini saggi, uomini risolti, uomini strani. Tutti uomini, però! Uomini che ci faranno ridere con la loro
unicità e umanità.
Lati tanti - Tanti lati in cui riconoscersi e fingere di non vedere che siamo proprio noi questi uomini. Noi con i nostri
modi di vivere, di pensare, i nostri tic e le nostre ingenuità e virtù, le nostre forze e la nostra inesauribile e unica
follia. Un vedersi allo specchio, un cercarsi e riconoscersi tra la folla e ridere (tanto) di gusto insieme.
Sabato 25 Febbraio ore 21
In collaborazione con “Marven – Logistica e Trasporti Internazionali”
Marta Cuscunà - Prima provinciale
“Sorry, Boys”
consigliato ad un pubblico adulto
Dialoghi su un patto segreto per 12 teste mozze. Terza tappa del progetto sulle Resistenze femminili
(Liberamente ispirato a fatti realmente accaduti a Gloucester, Massachusetts)
Di e con Marta Cuscunà
Progettazione e realizzazione teste mozze Paola Villani - Assistenza alla regia Marco Rogante - Disegno luci Claudio
“Poldo” Parrino - Disegno del suono Alessandro Sdrigotti - Animazioni grafiche Andrea Pizzalis - Costume di scena
Andrea Ravieli - Distribuzione Laura Marinelli
Co-produzione Centrale Fies con il contributo finanziario di Provincia Autonoma di Trento, Ministero dei Beni e delle
Attività Culturali e del Turismo - Con il sostegno di Operaestate Festival, Centro Servizi Culturali Santa Chiara, Comune
di San Vito al Tagliamento Assessorato ai beni e alle attività culturali, Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia
È iniziata come un pettegolezzo che serpeggiava tra i
corridoi della scuola superiore di Gloucester. C’erano
18 ragazze incinte, un numero 4 volte sopra la media,
e non per tutte era stato un incidente. La storia, poi, è
rimbalza in città: alcune delle ragazze avrebbero
pianificato insieme la loro gravidanza, come parte di
un patto segreto, per allevare i bambini in una specie
di comune femminile. Quando il preside della scuola
ne parla su un quotidiano nazionale, scoppia una vera
e propria tempesta mediatica e la vita privata delle 18
ragazze diventa un scandalo che imbarazza tutta la
comunità di Gloucester. Giornalisti da ogni dove,
dall’Australia alla Gran Bretagna, dal Brasile al
Giappone, invadono la cittadina nel tentativo di
trovare una spiegazione per un patto così sconvolgente. Ma rimangono a mani vuote perché l’intera comunità,
turbata dal fatto che la vita sessuale delle proprie figlie fosse diventata il pettegolezzo dei talk show di mezzo
mondo, si chiude nel silenzio più assoluto. The Gloucester 18 è un documentario in cui si dà voce ad alcune di quelle
ragazze, lontano dai riflettori dello scandalo. Alcune di quelle ragazze, in questo documentario, parlano per la
prima volta. E una di loro confessa di aver voluto creare un piccolo mondo nuovo e una nuova famiglia tutta sua,
dopo aver assistito a un terribile femminicidio. In un altro documentario, Breaking our silence, il capo della polizia di
Gloucester rivela come non passasse letteralmente giorno senza che il suo dipartimento ricevesse una
segnalazione di violenza maschile in famiglia. I dati che fornisce sono impressionanti: 380 chiamate per violenza
domestica in un anno (più di una al giorno) e 179 arresti. In una cittadina di 30.000 abitanti. Ma quello che è
davvero interessante è che il documentario racconta di come questa situazione avesse spinto 500 uomini a
organizzare una marcia nelle strade della cittadina per sensibilizzare la comunità al problema. Uomini contro la
violenza, così si sono autodefiniti. Nelle interviste, molti di loro dicono di aver sentito il bisogno di mobilitarsi in
prima persona, consapevoli del fatto che la violenza maschile è un problema delle donne ma che soltanto gli
uomini possono veramente risolverlo, cambiando la cultura maschile dominante che continua a causare queste
tragedie. L’idea che sta alla base di “Sorry, boys” è che a Gloucester, la concomitanza tra il patto delle 18 ragazze e
la marcia degli uomini, non siano stati solo una coincidenza e che tutto ciò abbia a che fare con il modello di
mascolinità che la società impone agli uomini.
“Marta Cuscunà offre al pubblico di Udine, che le tributa lunghissime ovazioni, una grande prova d’attrice e di donna.
“Se il mondo non è quello che veramente desideriamo, dobbiamo avere la convinzione di poterlo cambiare”. Sono
parole di Marta ed io le trovo potenti, come quelle di William Shakespeare, da La Tempesta, sovvenutemi per ragioni
sconosciute mentre, seduta nella platea del Teatro San Giorgio, seguivo Sorry, Boys: “com’è bello il genere umano! Oh
mirabile e ignoto mondo che possiedi abitanti così piacevoli!”. (Marina Tuni, InstArt)
Sabato 4 Marzo ore 21
Luna e GNAC Teatro
“Gino Bartali – Eroe Silenzioso”
tratto dal libro La corsa giusta di Antonio Ferrara con Federica Molteni
Regia Carmen Pellegrinelli - scenografia Michele Eynard
Produzione Luna e GNAC Teatro con il sostegno di Edizioni Coccole Books
Nel 2013 Gino Bartali è stato dichiarato “Giusto tra le
nazioni” dallo Yad Vashem, il memoriale ufficiale
israeliano delle vittime dell’Olocausto, per aver salvato
centinaia di ebrei durante la Seconda Guerra mondiale.
Gino Bartali, a soli ventiquattro anni, incarna il ciclismo
eroico degli anni ’30. Protagonista assoluto, ha un
grande sogno: vincere Giro d’Italia e Tour de France
nello stesso anno.
Ma la Storia, incarnata nel Fascismo, entra
prepotentemente a cambiare per sempre la sua
carriera: la sua vita sportiva viene piegata ai voleri e alle
mire del Duce, che vede in Gino Bartali l’ambasciatore
azzurro del fascismo nel mondo... Ma Bartali non ci sta,
ed è qui che inizia la pagina meno nota della vita di Ginettaccio, che aderisce come staffetta alla rete clandestina
organizzata dall’arcivescovo di Firenze Elia Dalla Costa.
Una corsa giusta, nella speranza che il mondo cambi e ritrovi il suo senso. Per parlare dell’Italia e degli italiani al
tempo del fascismo, della fatica dello sport e del silenzio delle azioni più coraggiose. Per raccontare la vita di un
campione sportivo, ma soprattutto di un uomo che ha scelto da che parte stare.
Lo spettacolo racconta questa storia in maniera appassionante e approfondita. Una storia che Bartali ha sempre
tenuto nascosta, perché “il bene lo si deve fare ma non lo si deve dire, che se lo dici si sciupa”.
Sabato 11 Marzo ore 21
In collaborazione con “El Tiburon – Agenzia Viaggi”
Teatro dell’Argine
“Italiani cìncali!”
uno spettacolo di Nicola Bonazzi e Mario Perrotta di e con Mario Perrotta
Collaborazione alla regia Paola Roscioli - organizzazione Silvia Ferrari
Produzione Teatro dell’Argine
L’emigrazione italiana nelle miniere di carbone del Belgio, raccontata
attraverso un’epopea popolare, fatta di uomini scambiati con sacchi di
carbone, di paesi abitati solo da donne, di lettere cariche di invenzioni
per non svelare le condizioni umilianti di quel lavoro, di mogli che
rispondono a quelle lettere con le parole dettate dall’unico uomo
rimasto in paese: il postino. È lui che racconta tutto quello che ha visto,
sentito, letto e scritto. Racconta come può, come deve, ricostruendo
uno spaccato violento e amaramente ironico di un Italia uscita dalla
guerra e pronta ad affrontare il boom economico. È così che le sue
storie, così apparentemente personali, ritraggono senza ipocrisia, uno
dei capitoli più amari della nostra storia repubblicana.
Lo spettacolo ha ricevuto la targa commemorativa della Camera dei
Deputati per “l’alto valore civile del testo e per la straordinaria
interpretazione”, è stato finalista al Premi UBU 2004 ed ha segnalato
Mario Perrotta tra gli artisti più interessanti della nuova generazione.
Perrotta così racconta la produzione di questo spettacolo:
“Cìncali cioè: zingari! Così credevano di essere chiamati gli italiani emigrati
in Svizzera; pare, invece, che fosse una storpiatura di cinq, “cinque” nel
linguaggio degli emigranti padani che giocavano a morra.
Quasi un anno di testimonianze, un anno di memorie rispolverate a fatica.
Ho preso la macchina e ho girato senza un luogo preciso dove andare,
eppure il Sud è tutto uguale, non hai bisogno di sapere dove qualcuno ha preso le valigie ed è partito: basta entrare in
un bar, un bar della provincia e chiedere. La risposta è sempre la stessa: – qui tutti siamo emigrati… Si fanno pregare,
un attimo soltanto, poi partono con la loro storia, infinita, che reclama ascolto. Anche il Sud è infinito: tra i paesi
montani del nord-est produttivo ed è ancora Sud. Per i Belgi, gli Svizzeri, i Tedeschi che chiedevano braccia dopo la
seconda guerra mondiale, Sud era la Puglia, la Sicilia, la Calabria e Sud era il Veneto, il Friuli: - siamo emigrati tutti qui
…- Negli archivi pubblici e privati trovo lettere, diari salvati per miracolo ma loro non hanno più nulla: meglio
dimenticare, dicono. Ma la memoria è importante perché nel 1990, quando nel Salento è sbarcata la prima carretta del
mare carica di albanesi, c’erano ancora 1.000 bambini italiani clandestini in Svizzera. Negli anni ’70 erano 30.000…”
Sabato 18 e 25 Marzo ore 21
Domenica 19 Marzo ore 15
In collaborazione con “BCC – Credito Cooperativo dell’Oglio e del Serio”
Gruppo Teatrale Albanoarte
“Alla prossima”
Commedia in 2 atti di Isacco Milesi con Adriana Vismara, Claudio Carissimi, Gianfranco Biava, Dalida Rota, Tiziano
Bezzi, Roberto Zambetti, Robert Ediogu, Eleonora Zambetti, Luciana Magri, Lino Zenoni, Maria Manzoni, Simona
Boioni, Gianni Arrigoni, Clementina Rizzetti, Fede Zenoni.
Regia Isacco Milesi
Scene Roberto Zambetti - costumi Mariateresa Zenoni - canzoni originali di Isacco Milesi cantate da Robert Ediogu e
Clementina Rizzetti - voce e chitarra Gianni Arrigoni - viola e violino Raffaella Bovo - voce fuori campo Lisa Tasca video grafica Enzo Mologni - tecnici luci/audio Davide Ghisalberti, Matteo Bosatelli, Carlo Gustinetti
Produzione Albanoarte Teatro
Accoglienza in Teatro a cura degli attori della compagnia “La Farfalla Bianca”. Regia di Isabella Burgo
“Ci vorrebbe un’altra vita”. Quante volte abbiamo sentito
questa frase sperando, con tutti i dubbi del caso che solo
una prossima vita potrebbe risolvere i guasti e le carenze
di quella attuale. C’è chi, mosso da grande fede o
superstizione, crede veramente nella reincarnazione
dell’uomo per raggiungere la perfezione e la felicità. Noi
teatranti, abituati per ragioni sceniche a vivere
innumerevoli vite attraverso i personaggi che di volta in
volta interpretiamo, ci salutiamo, alla fine di ogni lavoro,
dandoci appuntamento “alla prossima”. Già, alla prossima
avventura, pronti a giocarci una nuova storia, una nuova
vita, non rassegnandoci all’idea che tutto possa finire...
così… banalmente, ma alimentando la speranza di un
futuro possibile. Nel corso del primo atto di questo lavoro, quattro piccole storie diverse fra loro, tra il comico,
drammatico e grottesco, descriveranno i loro protagonisti in diversi periodi storici: In un lager nazista, nel
risorgimento bergamasco, durante la tratta degli schiavi in Africa e alla corte della regina Anne Steward in
Inghilterra.
Tutti questi personaggi li ritroveremo nel secondo atto, rinati a nuova vita nella sala d’attesa di un aeroporto
pronti ad imbarcarsi su un volo per Dubai. Sarà curioso conoscere ciò che ne è rimasto e la trasformazione di
ognuno di loro. Attraverso la leggerezza della commedia che i tempi moderni ci consentono, ancor più
interessante sarà il loro interagire nei nuovi ruoli, guarda caso, nell’imminenza di un viaggio; “metafora di vita”
intesa come momento di passaggio. Ma verso dove? ...Con Chi?... E perché?
Come fondatore di Albanoarte e animatore del suo gruppo teatrale, giunti alla fine della prolifica e meravigliosa
collaborazione con l’Oratorio Don Bosco di Albano, ringrazio di cuore il nostro pubblico e tutti coloro che a vario
titolo, fra collaboratori, amministratori e membri della parrocchia ci hanno voluto bene, sostenendo la storia del
teatro ad Albano fin dai suoi inizi, prima di noi, nelle sue evoluzioni e diverse rinascite, aiutandoci a crescere
attraverso l’aggregazione e l’intrattenimento culturale ed educativo, dimostrando così autentico amore verso di
noi ed al paese intero. Grazie ancora a tutti. Non sapendo per ora dove e quando darvi appuntamento, contando
sempre sul vostro sostegno, (chi ha idee e proposte è benvenuto) Vi assicuriamo che noi non molleremo!
Arrivederci quindi “Alla prossima”. Isacco Milesi
26o Albanoarte Teatro Festival 2016/17
Prezzi
“Chiave per due” - “D…ANCestral” - “Alla prossima”
singolo spettacolo: 8 € – riduzione 5 € (fino a 18 anni - oltre 65 anni)
“Questo è il mio nome” - “Gino Bartali - Eroe Silenzioso”
singolo spettacolo: 10 € – 5 € (fino a 18 anni)
“Stasera Ovulo” - “Thanks for vaselina” - “Il giardino delle ciliegie” - “Nati in casa” - “Bull” - “Sorry, Boys” - “Italiani
cìncali!”
singolo spettacolo: 12 € – 5 € (fino a 18 anni)
“Tanti Lati Latitanti”: 15 € – 5 € (fino a 18 anni)
Abbonamento 11 spettacoli: 70 €
“Stasera Ovulo” - “Questo è il mio nome” - “Thanks for vaselina” - “Il giardino delle ciliegie” - “Nati in casa” “Bull” - “Tanti Lati Latitanti” - “Sorry, Boys” - “Gino Bartali - Eroe Silenzioso” - “Italiani cìncali!” - “Alla prossima”
Prevendita presso la biglietteria del teatro: ogni Sabato ore 15.30/17.30 (da 1/10 a 25/11 – da 04/02 a 25/03 2017)
Prenotazioni tramite e-mail a [email protected] o telefonicamente ai numeri 035.582557 (orari di
apertura biglietteria/teatro) oppure 333.9238879 (anche tramite sms indicante spettacolo, giorno, nome e
cognome, quantità biglietti).
I biglietti prenotati devono essere ritirati dalle ore 15.30 alle ore 17.30 del Sabato relativo allo spettacolo (per gli
altri giorni fa fede il Sabato precedente). La biglietteria riapre alle ore 20.00 e le prenotazioni non ritirate sono
rimesse in vendita mezz’ora prima dello spettacolo.
Info: [email protected] - www.albanoarte.it - Diventa nostro amico: www.facebook.com/Albanoarte-Teatro176730199331715/
Teatro don Bosco: Via Don Schiavi – Albano Sant’Alessandro 24061 (Bergamo)
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