Corriere di Romagna - Unindustria Rimini
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UNINDUSTRIA RIMINI Lunedì, 14 dicembre 2015 UNINDUSTRIA RIMINI Lunedì, 14 dicembre 2015 Stampa Locale 14/12/2015 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Pagina 2 GRAZIA BUSCAGLIA «Le mie aziende divorate dalla banca Ora per mangiare vado alla... 14/12/2015 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Pagina 2 3 Istituto costretto a risarcire l' investitore 14/12/2015 Corriere di Romagna Pagina 5 ENRICO CHIAVEGATTI Imprenditore denuncia: «Rovinato dalla 14/12/2015 Corriere di Romagna Pagina 7 14/12/2015 Corriere Imprese (ed. Emilia Romagna) Pagina 5 8 Tutto cominciò con le magliette E oggi è di tendenza su... Industry 4.0 e più investimenti L'EmiliaRomagna sogna di mettere... 14/12/2015 La Voce di Romagna Rovinato e fallito, ora vive con la Caritas 4 6 «Perizia troppo cara, tagliate la parcella» 14/12/2015 Corriere Imprese (ed. Emilia Romagna) Pagina 10 1 MASSIMO DEGLI ESPOSTI, ANDREA RINALDI 10 12 14 dicembre 2015 Pagina 2 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Stampa Locale «Le mie aziende divorate dalla banca Ora per mangiare vado alla Caritas» Ex imprenditore chiede alla Finanza di sequestrare i vecchi conti «IL MIO DISSESTO economico culminato in due fallimenti? Colpa di una banca, di Banca Marche. Ero un uomo di successo, adesso sono costretto a mangiare alla Caritas. Molte volte ho pensato anche io di farla finita». La voce trema a Alessandro Recchia, 59enne veneto, residente a Savignano, che fino a due anni fa possedeva un piccolo impero immobiliare nel Riminese con cantieri a Cerasolo, Rimini e Misano e un hotel ristrutturato a Miramare. Assistito dall' avvocato Cristiano Basile, l' uomo ha deciso di raccontare la sua storia. «HO APPENA presentato denuncia alla Guardia di Finanza di Rimini spiega perchè chiedo che vengano verificate eventuali condotte penali ma soprattutto di acquisire la documentazione relativa ai conti delle società. La mia vita è a pezzi, devo prendere antidepressivi per andare avanti, sono in cura da diversi specialisti. E solo perchè ho commesso l' errore di avere fiducia nel responsabile di una filiale della Banca Marche, con il quale ero diventato amico e che invece mi ha ingannato, facendomi firmare documenti con la scusa di ridurmi il tasso d' interesse dei mutui che avevo in essere con la banca. Ma non avevo la minima idea di cosa fossero quelle carte anche perché non mi è mai stata consegnata la copia, nonostante l' avessi richiesta. Non è riuscita ad averli da Banca Marche neanche una delle mie curatrici fallimentari, come si legge nell' allegato alla denuncia penale». Quei documenti firmati dall' imprenditore altro non erano che titoli derivati ad alto rischio. Recchia, che era socio in due imprese, una edile e una alberghiera, aveva acceso un mutuo negli anni 2008 e 2009 per il finanziamento delle sue ditte per 2 milioni e 550mila euro, nonché un fido di 450mila euro. «Nella primavera del 2009 vengo chiamato dal direttore della filiale che mi prospetta la possibilità di ridurre il tasso di interesse dello 0,5 % continua l' ex imprenditore . Così firmo alcuni documenti necessari a espletare la pratica. Nonostante ne avessi chiesto la copia, il responsabile della filiale mi dice che avrebbe conservato tutto lui. E mi fido». Recchia sottoscrisse in varie circostanze i titoli derivati. «Io non avevo mai sentito parlare di swap o derivati continua me ne accorsi per caso quando, sul conto dall' home banking, vidi che c' era una strana movimentazione che non avevo effettuato. La nuova direttrice mi spiegò che avevo firmato dei non ben precisati prodotti derivati. E da lì ha avuto inizio il mio calvario. Andai anche a Pesaro, a Banca Marche, diverse volte per tentare di sbloccare la situazione, ma il tutto peggiorò. In forza di quei derivati la banca continuava a trattenermi somme percentuali e io mi ritrovai senza liquidi e non più in grado di far fronte ai miei obblighi. Ed i creditori, la banca per prima, mi assalirono. Così le mie due aziende fallirono e ora non ho più nulla. Mi hanno Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 1 14 dicembre 2015 Pagina 2 < Segue Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Stampa Locale portato via anche la casa dei miei figli, quella dei miei suoceri , immobili per oltre tre milioni di euro. Sono costretto a chiedere i soldi a mia madre che vive con la pensione minima. Ho pensato di uccidermi molte volte, ora voglio giustizia». Grazia Buscaglia. GRAZIA BUSCAGLIA Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 2 14 dicembre 2015 Pagina 2 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Stampa Locale IL PRECEDENTE Istituto costretto a risarcire l' investitore A PROPOSITO di swap, lo scorso novembre la Corte di appello di Milano ha condannato u n a banca a r i s a r c i r e u n imprenditore lombardo che aveva sottoscritto derivati nel 2004. Banca Marche, l' istituto di credito sotto accusa da parte dell' imprenditore, è lo stesso istituto interessato in questi giorni dal piano di salvataggio insieme con Banca Etruria, Carife e Carichieti. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 3 14 dicembre 2015 Pagina 5 Corriere di Romagna Stampa Locale Imprenditore denuncia: «Rovinato dalla banca, le mie aziende nel baratro» RIMINI. Da imprenditore di successo prima nel mondo delle quattro ruote (Volvo l' ha premiato come miglior venditore d' Europa di camion e bus nel '97) e poi del mattone, a disoccupato con gravi problemi di salute «che vive della pensione minima e dell' aiuto dei figli». Tutto per "colpa", asserisce nell' esposto denuncia presentato alla guardia di finanza di Rimini, del direttore di una filiale del Cesenate della Banca delle Marche. «Un "amico"» dice con la voce di chi ormai non sa più che pesci prendere Alessandro Recchia, 59 anni, veronese d' origine romagnolo da più di due decenni, residenza a Savignano sul Rubicone, che quando ha iniziato a costruire un complesso residenziale di 14 appartamenti a Misano Adriatico, così come già fatto con diversi istituti di credito del territorio, ha aperto con Banca delle Marche una linea di credito, un finanziamento di 2,550 milioni di euro «a un tasso del 6,20 per cento». Nello stesso periodo aveva aperto un cantiere a Cerasolo da cinque appartamenti serviti per "barattare" la proprietà del' hotel Aurora Miramare di cui stava partendo la ristrutturazione. Così, sostiene Recchia, quando il direttore per due volte a maggio e nel novembre del 2008, lo ha invitato in agenzia perché grazie al crac della Leman Brothers poteva scontargli gli interessi di uno 0,50 ogni volta, «sono corso perché il risparmio sarebbe stato consistente». Ed è stato l' inizio di una lunga agonia protrattasi fino alla fine del 2013, quando la giustizia ha decretato il fallimento delle sue società. Le firme apposte a quella che gli era stata presentata come una rinegoziazione, giura e sottoscrive nella denuncia «su documenti di cui non mi fu data copia» sarebbero state utilizzate dal direttore per operazioni ad alto rischio con i famigerati Swap che tanti Comuni hanno messo in ginocchio. «Prodotti di cui io non sapevo neppure dell' esistenza» sottolinea Recchia. Operazioni di cui viene a conoscenza solo dopo il trasferimento del direttore "amico" che a ogni sua richiesta di copia della documentazione degli "sconti" sui tassi, secondo l' esposto, fa orecchie da mercante. E che scopre per caso leggendo le rendicontazioni dei due conti correnti aperti con il finanziamento per l' operazione Misano. Chiede così spiegazioni alla persona che ha preso il posto del vecchio direttore. «La quale mi dice che erano stati effettuati dal suo predecessore per fare degli accantonamenti in maniera tale da non correre il rischio di non aver disponibilità per far fronte ai titoli derivati che, mi sottolineò, avevo sottoscritto ed erano in perdita». Alle minacce di sporgere denuncia, scrive sempre Recchia nell' esposto, disse «che avrebbe pensato lei a risolvere la questione, con una rinegoziazione del derivato in modo tale che io Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 4 14 dicembre 2015 Pagina 5 < Segue Corriere di Romagna Stampa Locale non ci rimettessi del denaro». Che in effetti lui sottoscrisse il 16 dicembre del 2009: «Nelle loro intenzioni, dicevano, avrebbero permesso di non perdere le disponibilità finanziarie che avevo e di recuperare quelle perse». In realtà l' emorragia non cessò perché la banca continuò a trattenere le somme dovute, così «mi ritrovai senza liquidi e dunque non più in grado di far fronte ai miei impegni con riferimento al cantiere di Misano». I mancati proventi della vendita dei 14 appartamenti si sono quindi riflessi anche sull' hotel Aurora Mare: come la catena di sant' Antonio dal blocco dei lavori di ristrutturazione in men che non si dica si arrivò all' assedio da parte di fornitori e creditori culminato il 30 agosto del 2013 con la dichiarazione di fallimento dell' Aurora Mare sas da parte del tribunale di Rimni e della Rar snc il 31 ottobre dello stesso anno. Seduto dietro la scrivania dello studio del suo legale, l' avvocato Cristiano Basile, sottolinea più volte di come non abbia mai avuto copia di uno dei documenti che gli hanno rovinato la vita. Neppure quando accompagnato a Pesaro ha avuto risposte esaustive «anche se in quella grande sede l' alto dirigente con cui ho parlato ha mostrato di sapere tutto». Un problema, quello delle carte, che ha avuto anche la curatrice dei due fallimenti: ben due sue richieste, come allegato nell' esposto, non sono state evase da Banca delle Marche. Per questo nell' esposto denuncia alle fiamme gialle, chiedono il loro sequestro. «Quando ero un imprenditore di successo e sentivo parlare di qualcuno che si era tolto la vita dopo un rovescio finanziario, mi guardavo allo specchio e mi dicevo di non capire. Adesso, vi posso garantire, lo capisco. E molto bene». ENRICO CHIAVEGATTI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 5 14 dicembre 2015 Pagina 7 Corriere di Romagna Stampa Locale Il caso. Nell' eventualità di un processo e di una condanna sarebbero loro a dover rifondere le spese di giustizia sostenute durante le indagini «Perizia troppo cara, tagliate la parcella» Una parte degli imputati dell' inchiesta Carim fa ricorso contro il decreto di liquidazione RIMINI. «Quella perizia? E' troppo cara». Insorgono alcuni imputati dell' inchiesta Carim: nel caso di un' eventuale condanna, infatti, la giustizia presenterebbe loro il conto delle spese sostenute durante le indagini. Si spiega così il ricorso presentato nei giorni scorsi al presidente del Tribunale in opposizione al decreto di liquidazione per la consulenza tecnica sul bilancio, vistata dalla procura. Gli avvocati difensori Giovanni Boldrini e Gian Paolo Colosimo (per undici posizioni) e Piero Gualtieri (per due posizioni) contestano la parcella del professionista e chiedono un taglio secco (da 180mila euro a 15mila). A loro avviso il compenso ottenuto dal commercialista lombardo è eccessivamente "salato" e andrebbe decurtato. Il lavoro d e l professionista è alla base dell' inchiesta Carim conclusa con la richiesta di rinvio a giudizio per 23 tra ex ammini stratori, manager e membri del collegio sindacale (udienza preliminare 8 marzo 2016). La Guardia di finanza di Rimini nel mettere sotto la lente la presunta gestione dei finanziamenti, in anni ormai lontani, ipotizzò che non sempre erano assistiti da adeguate garanzie. Il periodo preso in considerazione dall' inchie sta va dal 2009 fino al commissariamento disposto nell' ottobre 2010. Ed è proprio per analizzare i bilanci di quel periodo che la procura si è rivolta al commercialista lombardo, "fuori piazza" e specializzato in materia bancaria, in particolare per verificare la consistenza e la veridicità degli accantonamenti in soffe renza. Un passaggio chiave per l' indagine, anche se i ricorrenti fanno notare che il consulente non partiva da zero, ma aveva già a disposizione oltre alla dettagliata relazione del Nucleo di polizia tributaria delle fiamme gialle anche quella ispettiva di Bankitalia. L' esame dei crediti in sofferenza, secondo l' in terpretazione dei ricorrenti, avrebbe dovuto considerarsi ricompreso nel vaglio dei bilanci. Le spese di giustizia, stando ai loro calcoli, a quel punto avrebbero dovuto scendere drasticamente: tra i seimila e i quindicimila euro, al massimo. L' avvocatura generale dello Stato (presso la Corte d' appello di Bologna), prima di autorizzare la liquidazione della parcella, aveva invitato la procura a riconsiderare l' importo. Il ricalcolo, sulla base delle voci indicate dal professionista, si è però assestato più o meno sul "conto" precedente, comprensivo dell' Iva. La procura ha così liquidato complessivamente l' ammontare di 180mila euro. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 6 14 dicembre 2015 Pagina 7 < Segue Corriere di Romagna Stampa Locale Gli imputati, attraverso i loro difensori, esprimono adesso dei dubbi sulla legittimità dei criteri e sulla congruità degli importi. I legali chiedono di riconsiderare la correttezza dei parametri di spesa addotti dal perito. La con sulenza è comunque inattaccabile sul piano della complessità e della rilevanza. Nei bilanci della banca emerse, tra l' altro, che non venivano svalutati i crediti concessi a soggetti o società che non potevano onorare i propri debiti verso l' istituto. La perizia contribuì a portare alla luce valutazioni arbitrarie e sproporzionate. I ricorrenti negano però che si tratti di una "vendetta". Più che agli sprechi pubblici, pensano alle loro di tasche. Il commercialista, noto e apprezzato, rischia invece di dover restituire la somma in eccesso qualora l' impugnazione fosse accolta. Non è neppure chiaro adesso chi dovrà valutare se calare o meno la mannaia sui conti del consulente tecnico. E' probabile che il presidente del tribunale deleghi la questione a un altro giudice civile: ricorsi del genere a Rimini sono più unici che rari. L' esito, incerto. (a.r. ) Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 7 14 dicembre 2015 Pagina 5 Corriere Imprese (ed. Emilia Romagna) Stampa Locale L' azienda La storia Tutto cominciò con le magliette E oggi è di tendenza su Vogue Japan C' è stato un momento che ha fatto da spartiacque nella vita di Yuri Scarpellini e di suo figlio Michael. Era intorno all' estate del 2008, quando cominciarono a comparire in giro per la Riviera magliette raffiguranti un atletico Gianni Agnelli in bianco e nero. Chi poteva pensare di trasformare in icona l' Avvocato? Proprio loro due, che a quell' idea così pazza ne affiancarono altre, scritte graffianti, bon mots, marchi griffati interamente stravolti. Colori fluo o scritte nere su sfondo bianco. Con delle magliette non proprio convenzionali Happiness si stava affacciando sul panorama modaiolo italiano. «Quando davo il meglio con la mia creatività facevo merchandising per i club di mezza Europa, di Ibiza, stampavo le bandane per Pantani, le maglie per i tour della Pausini, per Marco Simoncelli», racconta Scarpellini, che alla parola fondatore preferisce «mentor», e al riposo tantissimo sport come corsa, nuoto e bicicletta (in azienda ha fatto installare una palestra, e altre tre ne ha donate alla città di Rimini). Scarpellini ha lavorato anche quattro anni con Richmond e dieci con Dsquared, ma è il figlio, dopo aver lavorato a Londra e aver studiato al Fashion institute of design and merchandising, che lo spinge a fare il salto di qualità. La prima collezione viene presentata al White nel 2008 e le maglie riminesi vengono acquistate da broker che le usavano a loro volta come gadget. Yuma Srl, la società che oggi produce e distribuisce i prodotti a marchio Happiness, incorpora l' azienda di serigrafia di Scarpellini attiva da oltre 30 anni. I soci sono lo stesso Scarpellini con la compagna Manuela Mussoni. Golden Boys srl è invece la società proprietaria del marchio Happiness e Rock' n'Roll, nonché di altri marchi minori. I soci qui sono Michael Scarpellini e suo padre. Le due società sono collegate da un contratto di licenza in esclusiva per entrambi i marchi. Nel primo anno di vita Happiness arriva in 200 retail italiani accanto a brand più famosi. Il resto lo hanno fatto i vip; tra i testimonial involontari si segnalano i coniugi Totti e Beckham, Fabrizio Corona, lo chef Gordon Ramsay, Paris Hilton, Anne Hathaway, Belen Rodriguez. Ormai da antologia è la foto che ritrae Nicole Minetti con la maglia «Senza tshirt sono ancora meglio». Oggi i capi Happiness e Rock' n'Roll nascono tutti a Rimini, l' azienda conta 60 dipendenti con un' età media di 28 anni. Il fatturato è di 13 milioni di euro, più un volume generato dagli accordi di licenza pari a 5 milioni, in crescita del 25% Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 8 14 dicembre 2015 Pagina 5 < Segue Corriere Imprese (ed. Emilia Romagna) Stampa Locale rispetto al 2014. Vengono venduti in 2.000 punti vendita, 650 solo in Italia (di cui 8 diretti che diventeranno 10 nei primi 6 mesi del 2016). Il Giappone è il Paese che registra le vendite maggiori, dopo l' Italia. Non a caso Happiness è finito pure sulla cover di Vogue Japan. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 9 14 dicembre 2015 Pagina 10 Corriere Imprese (ed. Emilia Romagna) Stampa Locale Industry 4.0 e più investimenti L'EmiliaRomagna sogna di mettere il turbo alla ripresa di Massimo Degli Esposti e Andrea Rinaldi Cresce la voglia di investire delle aziende emiliano romagnole; salgono anche la quota di fatturato destinato agli investimenti (il 4,4% contro il 4% del 2013), e l' importo medio per le 40 maggior aziende della regione che da sole hanno realizzato il 70% del valore complessivo. Un' azienda su due ha introdotto nuove tecnologie nel settore dell' informatica e delle telecomunicazioni e tre su quattro lo faranno comunque nei prossimi due anni. Un quadro incoraggiante, dunque, quello tracciato dal sedicesimo rapporto sugli investimenti delle aziende industriali dell' EmiliaRomagna realizzato dalle territoriali di Confindustria i n collaborazione con Banca Intesa Sanpaolo. Tuttavia l' indagine evidenzia anche una serie di fattori che ostacolano i nuovi investimenti. Primo fra tutti l' incertezza sul futuro, poi la difficoltà nel reperire risorse finanziarie e il difficile rapporto con la burocrazia. Infine il rapporto evidenzia una certa difficoltà delle nostre imprese a cogliere pienamente il rilievo di alcuni cambiamenti strategici nel modo di fare industria, in particolare la sfida di Industria 4.0, ancora un oggetto misterioso per un' azienda su due. La presentazione del rapporto, giovedì scorso, è stata seguita da un dibattito fra rappresentanti dell' industria e curatori del rapporto. Marchesini Le piccole imprese soffrono di un' informazione non sufficiente sui macro trend dello sviluppo industriale Maurizio Marchesini, presidente di Confindustria EmiliaRomagna ha evidenziato come il fattore dimensionale sia critico anche per gli investimenti. Una piccola impresa su cinque, infatti, non ha realizzato investimenti l' anno scorso e non lo farà nemmeno quest' anno. Le Pmi sono anche quelle meno informate sulle tematiche di Industria 4.0, quelle più in ritardo nell' introduzione di nuove tecnologie Ict e quelle che ancora hanno più difficoltà nel reperire finanziamenti. Principalmente le piccole imprese, ma più in generale il tessuto industriale Emiliano Romagnolo, soffrono quindi di «una insufficiente informazione sui macro trend legati allo sviluppo industriale e avrebbero necessità di essere accompagnati nella scoperta di nuove opportunità tecnologiche e nuovi sbocchi commerciali sui mercati esteri». Per Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo, «il 2016 potrà essere l' anno del la svolta per gli investimenti delle imprese italiane». Merito di una combinazione di fattori quali un credito sempre più disponibile, i tassi di interesse mai così bassi e le prospettiva di ripresa che si stanno rafforzando. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 10 14 dicembre 2015 Pagina 10 < Segue Corriere Imprese (ed. Emilia Romagna) Stampa Locale Per quanto riguarda l' EmiliaRomagna, lo studioso di Intesa si aspetta un comportamento che nel 2016 anticiperà la tendenza generale italiana: «Ci sono già segnali positivi della domanda di credito e del comparto delle imprese che vedono una risalita. Nel 2016 saremo più forti». «Ci sono già segni positivi De Felice Il 2016 potrà essere l' anno della svolta per l' espansione del credito. MASSIMO DEGLI ESPOSTI, ANDREA RINALDI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 11 14 dicembre 2015 La Voce di Romagna Stampa Locale Rovinato e fallito, ora vive con la Caritas IL CASO Spuntano come funghi cittadini e imprenditori truffati da Banca Marche La storia del 59enne Alessandro Recchia "Non ho più niente, ho perso tutto. I miei immobili e quelli intestati a mio suocero sono stati messi all'asta, mi hanno rovinato. Alessandro Recchia, 59enne imprenditore edilealberghiero, nato a Verona ma trasferitosi a Savignano sul Rubicone 35 anni fa, è un uomo disperato. Sabato scorso, assistito dall'avvocato Cristiano Basile, si è finalmente deciso a denunciare alla Guardia di Finanza di Rimini quella che lui considera una truffa a tutti gli effetti. Di mezzo c'è Banca Marche, rea, secondo l'imprenditore, di averlo raggirato facendogli sottoscrivere con l'inganno titoli derivati (detti anche swap). Con l'istituto di credito marchigiano racconta Recchia avevo stipulato due mutui, uno da 2 milioni e 550mila euro, l'altro da 459mila, soldi che mi servivano per completare la costruzione di 14 appartamenti a Misano e ristrutturare un hotel a Miramare. Siamo tra fine 2008 e inizio 2009, quando la situazione inizia a precipitare: L'ex direttore della filiale di Savignano, al quale mi legava un rapporto di fiducia, un giorno mi convoca per una sorta di ricontrattazione del mutuo, proponendomi un abbattimento degli interessi di mezzo punto. Un'occasione che l'imprenditore coglie al volo: Firmo in tre distinte occasioni dei contratti, dei quali però non mi è mai stata rilasciata copia, per avere tassi più agevolati. Mi sembra una proposta allettante e poi di quel direttore io mi fidavo. Invece, l'imprenditore, non immagina di aver sottoscritto la condanna a morte' delle sue imprese: In realtà mi avevano fatto firmare dei titoli derivati che stavano erodendo tutto il capitale del mutuo spiega Recchia . E' stato questo inganno a condurmi alla rovina: i soldi del mutuo sono finiti tutti nelle perdite dei derivati. In pochissimo tempo mi sono ritrovato senza liquidità, il fallimento è stato una conseguenza inevitabile. Nelle mani, purtroppo, il 59enne originario di Verona non ha praticamente nulla per riuscire a dimostrare la presunta truffa. La maggior parte dei documenti, infatti, sono ancora in possesso della banca, che si è rifiutata persino di consegnarli alla curatrice fallimentare nominata dal Tribunale. La scrivente ha richiesto a Banca delle Marche la produzione di copia dei movimenti e della contrattualistica regolante i rapporti intrattenuti con la società fallita già a far data dalla prima decina di dicembre 2013 si legge in una relazione depositata alla cancelleria del Tribunale di Forlì dalla professionista . Ulteriore sollecito è stato inviato poco prima di Natale, ma ad oggi alcun documento è stato prodotto dall'istituto di credito. Ora alle fiamme gialle, con il deposito della Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 12 14 dicembre 2015 < Segue La Voce di Romagna Stampa Locale denunciaquerela, l'imprenditore ha chiesto di verificare eventuali condotte penali, ma soprattutto di acquisire quella stessa documentazione che neanche la curatela fallimentare è riuscita a farsi consegnare da Banca Marche. Mi hanno distrutto ribadisce ancora una volta Recchia , sono caduto in depressione e oggi vivo grazie all'aiuto dei miei figli e della Caritas. Per fortuna la mia famiglia non mi ha abbandonato, ma andare avanti è dura. Prima, quando leggevo di gente che si suicidava dopo aver perso tutto, mi dicevo: «Ma come si fa? Non farei mai una cosa del genere». Ora, invece, li capisco. Lamberto Abbati Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 13