letteratura
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Codice cliente: 8727381 33 Corriere della Sera Domenica 11 Settembre 2016 # Cultura SETTE GIORNI DI TWEET I consigli del biologo e divulgatore Alessandro Minelli. Da oggi sull’account Twitter @La_Lettura quelli dello scrittore Alessio Torino Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Italo Calvino, Le città invisibili. Dieci giornate di cammino fino alla città invisibile dentro di te Michele Luzzatto, Preghiera darwiniana. Il monologo di un Giobbe che ha scritto L’origine delle specie Umberto Eco, Vertigine della lista. Un interminabile brivido enciclopedico prima di cadere nel vuoto Gianrico Carofiglio, Il silenzio dell’onda. È così che è iniziato tutto? «Sì, volevo raccontarle un sogno» Denis Noble, La musica della vita. Le partiture non sono scritte solo sui righi della doppia elica Iosif Brodskij, Fondamenta degli incurabili. Umori e amori che svaniscono, mentre Venezia è per sempre Stuart Kelly, Il libro dei libri perduti. Ripudiati dall’autore, bruciati nelle fiamme, o mai scritti I due pionieri dei festival letterari nel ventesimo anniversario della rassegna di Mantova La letteratura deve uscire dal privato Paco Ignacio Taibo II e Peter Florence: «Solo così si apre un grande dialogo pubblico» dalla nostra inviata Cristina Taglietti Nel ventesimo compleanno del Festivaletteratura che questa sera affida la chiusura alla scrittrice irlandese Edna O’ Brien e ieri ha schierato grandi nomi come Jay McInerney e Julian Barnes («Da inglese in Europa mi scuso per la Brexit» è stato l’esordio del suo incontro che ha strappato grandi applausi al pubblico) si aggirano due ospiti che erano presenti anche alla prima edizione, quella del 1997. Uno è Paco Ignacio Taibo II, scrittore spagnolo naturalizzato messicano, per 25 anni direttore della Semana negra, la rassegna dedicata alla letteratura noir che ha fondato a Gijòn, nelle Asturie. L’altro è Peter Florence, fondatore, nel 1988, del Festival gallese di Hayon-Wye, appuntamento a cui il Festivaletteratura si è in qualche modo ispirato e che oggi si è moltiplicato in molte città sparse per il mondo, da Segovia a Nairobi, da Toronto a Beirut. In questi vent’anni il Festivaletteratura è passato da luogo di incontri quasi informali tra scrittori e lettori a grande macchina di eventi, ha avuto molti imitatori, ma secondo Florence «l’aspetto più importante, quello che lo contraddistingue, non è il cambiamento, bensì la coerenza, l’aver mantenuto alti standard nei contenuti e nell’accoglienza». Neppure Taibo, che a Mantova ha presentato una nuova edizione di La bicicletta di Leonardo (La Nuova frontiera), crede che sia cambiato molto: «Mi sembra che abbia conservato lo stesso spirito, pieno di appuntamenti e di attività, forse dispersivo ma sempre sorprendente, con molto pubblico per tutti. Certo, io non farei mai un festival così, perché preferisco le rassegne che concentrano invece di quelle che disperdono. La Semana negra è al tempo stesso fiesta popolare, grande festival letterario e luogo di incontro di scrittori, ma il tutto percorso, quasi sottotraccia, da una sorta di contatto intimo tra autori e lettori, incarnato dalla passione per il genere noir». Nel 2012 Taibo non è più il direttore: «Dopo 25 anni — spiega — non avevo più idee e ho lasciato il posto a Angel de la Calle, che era il vicedirettore e quindi sapeva tutto. Adesso faccio l’invitato fisso». Modelli diversi a parte, Taibo è convinto che tutto serva alla promozione della lettura. E a chi dice che le grandi kermesse letterarie sono ormai format stanchi, destinati a restare in superfice e a non produrre nuovi lettori risponde: «Tutte le manifestazioni, MANTOVA tutte le fiere, i festival, anche quelli più elitari e quelli più stupidi, producono circolazione di idee, interesse, curiosità. Quindi ben vengano. Certo, a volte c’è quella che si può chiamare la sindrome del red carpet. Con l’arrivo delle grandi star ci si dimentica che non siamo nel mondo del cinema e tenere un livello più basso è necessario per il contatto con il lettore. Però insomma non è una cosa grave». Gli fa eco Peter Florence: «Il bisogno di raccontare storie è universale, che sia intorno a un fuoco, su una coper- L’ideatore della Semana negra «Tutte le manifestazioni, tutte le fiere, anche quelle più elitarie e più stupide, producono circolazione di idee, interesse, curiosità. Quindi ben vengano» ta al parco, o in una piazza rinascimentale. La letteratura è la più privata delle arti, si svolge per metà nell’immaginazione delle persone. I festival sembrano essere un bel modo per condividere l’esperienza e renderla pubblica. Penso anche che in realtà possano espandere il numero dei lettori, addirittura rendere l’esperienza più profonda. Non solo: gli eventi stessi, gli incontri possono cambiare la mentalità delle persone. In fondo sono parte di un grande dialogo pubblico che non può essere rappresentato così facilmente nei media». Taibo ha lasciato la direzione della Semana negra, ma da sei anni in Messico ha fondato le «Brigate per leggere in libertà», un’organizzazione culturale militante. A coordinare il progetto c’è la moglie Paloma che lo accompagna anche a Mantova. È lei, ex dipendente del ministero della Cultura messicano, a coordinare un gruppo di 15 persone che produce e organizza 15 festival internazionali del libro, una decina di fiere nazionali e piccoli appuntamenti chiamati «Tianguis», dal nome dei mercati popolari in cui si svolgono, e poi eventi nei quartieri, animati da tavole rotonde, presentazioni di libri e «tertullias», chiacchiere informali tra scrittori, letterati, accademici, operatori sociali e pubblico. «Facciamo 150 eventi l’anno, in tutta l’area di Città del Messico che ha 22 milioni di abitanti» spiega Taibo. L’organizzazione è anche casa editrice: «In sei anni abbiamo pubblicato più di 160 libri e abbiamo regalato al pubblico circa 600 mila copie. Questo è possibile perché chiediamo agli autori di regalarci i diritti d’autore per quella edizione, la Brigata fa il lavoro editoriale e due o tre stampatori lavorano a prezzi ribassati». Aggiunge Paloma: «Abbiamo l’appoggio di fondazioni private e istituzioni pubbliche e circa 200 librerie e distributori associati che vendono libri scontati». Le Brigate per la lettura pescano adepti soprattutto nella classe operaia. «Il pubblico più attento è della terza età, persone che hanno lavorato tutta la vita e che non hanno mai avuto tempo per leggere e ora lo fanno. Oppure giovani sotto i 25 anni, attirati soprattutto dalla possibilità di comprare libri a prezzi bassi. Si è persa la generazione dei trenta-quarantenni. Ma anche qui a Mantova, mi pare lo stesso discorso per quanto riguarda l’età: vedo tanta sinistra imborghesita dai cinquant’anni in su e giovani che si aspettano che la letteratura possa rivoluzionare la loro mente, se non la loro vita». I volti Dall’alto: Paco Ignacio Taibo II (1949), Peter Florence (1964), Jay McInerney (1955) e Julian Barnes (1946), ospiti ieri a Mantova Si chiude oggi il Festivaletteratura con Edna O’Brien e Lella Costa (18.30 Palazzo Ducale, piazza Castello) Foto grande: lettrici a Mantova (LaPresse/ Sandro Rizzo) © RIPRODUZIONE RISERVATA La giuria popolare sceglie il romanzo «La prima verità» (Einaudi Stile libero) con 79 voti Duello femminile al Campiello, Simona Vinci batte Elisabetta Rasy di Marisa Fumagalli È decisamente rosa il colore del Campiello quest’anno. A Venezia, sul palco del Gran Teatro la Fenice (premiazione in diretta su Rai5, condotta da Geppi Cucciari e Neri Marcorè), le donne hanno avuto la meglio. La vittoria ha baciato Simona Vinci (è troppo facile dire che il cognome le ha portato fortuna) con 79 voti (sui 280 espressi dalla giuria popolare) e un complesso romanzo sulla follia, La prima verità (Einaudi Stile libero). La storia è ambientata nell’isola greca di Leros dove una giovane donna si reca per scoprire il misterioso passato dei reclusi. «Dovevo raccontare di loro e attraverso di loro avrei forse raccontato anche me, del mio paese di origine, di mia madre», annota Vinci. C’è un’altra donna al secondo posto e 15 punti di distacco: Elisabetta Rasy, autrice de Le regole del fuoco (Rizzoli), romanzo ambientato durante la Prima guerra mondiale che narra la nascita dell’amore lesbico fra due infermiere al fronte. La sua opera aveva ottenuto un largo consenso dalla Giuria dei Letterati, presieduta dallo storico Ernesto Galli della Loggia, lo scorso maggio durante le votazioni per la cinquina. A completare la cifra femminile del premio degli industriali veneti, ecco la giovanissima vincitrice del Campiello Giovani, la diciassettenne Ludovica Medaglia. Gli altri finalisti del SuperCampiello: Andrea Tarabbia (Il giar- L’autrice Simona Vinci (1970) ha vinto il Campiello con il romanzo La prima verità (Einaudi Stile libero). Ha esordito con il romanzo Dei bambini non si sa niente (1997, Einaudi Stile libero) dino delle mosche, Ponte alle Grazie, 62 voti), Luca Doninelli (Le cose semplici, Bompiani, 41), Alessandro Bertante (Gli ultimi ragazzi del secolo, Giunti, 34). Per i trecento componenti della Giuria popolare cui spetta l’ultima parola, come il solito si è puntato sulla «trasversalità» . Al verdetto per la vittoria, dunque, hanno contribuito 130 maschi (46,3%) e 161 femmine (53,7%). Fra loro, casalinghe (20), imprenditori (50), lavoratori dipendenti (101), liberi professionisti e rappresentanti delle istituzioni (71), pensionati (30), studenti (15). Nel gruppo, qualche nome noto: i conduttori Federico Basso e Luca Bizzarri, il giornalista Oscar Giannino e l’attore Alessandro Haber. Ma, oltre il SuperCampiello, il progetto culturale degli imprenditori veneti ha prodotto altri riconoscimenti. Dal Campiello Opera Prima — attribuito quest’anno a Gesuino Némus (La teologia del cinghiale, Elliot) — al Campiello Giovani. Cinque ragazze finaliste per questa 21° edizione. Vince Ludovica Medaglia, con il racconto Wanderer (Viandante). Narra la storia di un vecchio pianista che rinunciò alla carriera per amore e ora trascorre i suoi ultimi anni preparando necrologi su se stesso. Rie- Classifica Staccati Andrea Tarabbia (62 voti), Luca Doninelli (41 voti), Alessandro Bertante (34 voti) sce a tornare alla vita grazie a una riconquistata passione per la musica. Il premio della Fondazione Campiello alla carriera va allo scrittore Ferdinando Camon. I suoi libri sono tutti pubblicati da Garzanti. «In bilico tra istanze saggistiche di taglio antropologico e appassionata affabulazione memoriale — si fa notare — la copiosa narrativa di Camon è stata contraddistinta fin dagli esordi da un inedito timbro di beffarda diagnosi dei cambiamenti sociali, coniugata, però, con un’app a s s i o n a t a r e ve r e n z a p e r l’epopea della tradizione contadina». Infine, Il Campiello Economia, introdotto in questa edizione. Se lo aggiudica Dario Di Vico, editorialista del «Corriere della Sera». © RIPRODUZIONE RISERVATA