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Corriere della Sera Domenica 11 Settembre 2016
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Cultura
SETTE GIORNI DI TWEET
I consigli del biologo
e divulgatore Alessandro
Minelli. Da oggi
sull’account Twitter
@La_Lettura quelli dello
scrittore Alessio Torino
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
Italo Calvino,
Le città
invisibili.
Dieci giornate
di cammino
fino alla città
invisibile
dentro di te
Michele
Luzzatto,
Preghiera
darwiniana.
Il monologo
di un Giobbe
che ha scritto
L’origine
delle specie
Umberto Eco,
Vertigine
della lista.
Un interminabile brivido
enciclopedico
prima
di cadere
nel vuoto
Gianrico
Carofiglio,
Il silenzio
dell’onda.
È così che è
iniziato tutto?
«Sì, volevo
raccontarle
un sogno»
Denis Noble,
La musica
della vita.
Le partiture
non sono
scritte solo
sui righi
della doppia
elica
Iosif Brodskij,
Fondamenta
degli incurabili.
Umori
e amori che
svaniscono,
mentre
Venezia
è per sempre
Stuart Kelly,
Il libro dei libri
perduti.
Ripudiati
dall’autore,
bruciati
nelle fiamme,
o mai scritti
I due pionieri dei festival letterari nel ventesimo anniversario della rassegna di Mantova
La letteratura deve uscire dal privato
Paco Ignacio Taibo II e Peter Florence: «Solo così si apre un grande dialogo pubblico»
dalla nostra inviata Cristina Taglietti
Nel ventesimo compleanno del
Festivaletteratura che questa sera affida la
chiusura alla scrittrice irlandese Edna O’
Brien e ieri ha schierato grandi nomi come
Jay McInerney e Julian Barnes («Da inglese
in Europa mi scuso per la Brexit» è stato
l’esordio del suo incontro che ha strappato
grandi applausi al pubblico) si aggirano
due ospiti che erano presenti anche alla
prima edizione, quella del 1997. Uno è Paco
Ignacio Taibo II, scrittore spagnolo naturalizzato messicano, per 25 anni direttore
della Semana negra, la rassegna dedicata
alla letteratura noir che ha fondato a Gijòn,
nelle Asturie. L’altro è Peter Florence, fondatore, nel 1988, del Festival gallese di Hayon-Wye, appuntamento a cui il Festivaletteratura si è in qualche modo ispirato e che
oggi si è moltiplicato in molte città sparse
per il mondo, da Segovia a Nairobi, da Toronto a Beirut.
In questi vent’anni il Festivaletteratura è
passato da luogo di incontri quasi informali tra scrittori e lettori a grande macchina di
eventi, ha avuto molti imitatori, ma secondo Florence «l’aspetto più importante,
quello che lo contraddistingue, non è il
cambiamento, bensì la coerenza, l’aver
mantenuto alti standard nei contenuti e
nell’accoglienza». Neppure Taibo, che a
Mantova ha presentato una nuova edizione
di La bicicletta di Leonardo (La Nuova frontiera), crede che sia cambiato molto: «Mi
sembra che abbia conservato lo stesso spirito, pieno di appuntamenti e di attività,
forse dispersivo ma sempre sorprendente,
con molto pubblico per tutti. Certo, io non
farei mai un festival così, perché preferisco
le rassegne che concentrano invece di quelle che disperdono. La Semana negra è al
tempo stesso fiesta popolare, grande festival letterario e luogo di incontro di scrittori, ma il tutto percorso, quasi sottotraccia,
da una sorta di contatto intimo tra autori e
lettori, incarnato dalla passione per il genere noir». Nel 2012 Taibo non è più il direttore: «Dopo 25 anni — spiega — non avevo
più idee e ho lasciato il posto a Angel de la
Calle, che era il vicedirettore e quindi sapeva tutto. Adesso faccio l’invitato fisso». Modelli diversi a parte, Taibo è convinto che
tutto serva alla promozione della lettura. E
a chi dice che le grandi kermesse letterarie
sono ormai format stanchi, destinati a restare in superfice e a non produrre nuovi
lettori risponde: «Tutte le manifestazioni,
MANTOVA
tutte le fiere, i festival, anche quelli più elitari e quelli più stupidi, producono circolazione di idee, interesse, curiosità. Quindi
ben vengano. Certo, a volte c’è quella che si
può chiamare la sindrome del red carpet.
Con l’arrivo delle grandi star ci si dimentica
che non siamo nel mondo del cinema e tenere un livello più basso è necessario per il
contatto con il lettore. Però insomma non è
una cosa grave». Gli fa eco Peter Florence:
«Il bisogno di raccontare storie è universale, che sia intorno a un fuoco, su una coper-
L’ideatore della Semana negra
«Tutte le manifestazioni, tutte le
fiere, anche quelle più elitarie
e più stupide, producono
circolazione di idee, interesse,
curiosità. Quindi ben vengano»
ta al parco, o in una piazza rinascimentale.
La letteratura è la più privata delle arti, si
svolge per metà nell’immaginazione delle
persone. I festival sembrano essere un bel
modo per condividere l’esperienza e renderla pubblica. Penso anche che in realtà
possano espandere il numero dei lettori,
addirittura rendere l’esperienza più profonda. Non solo: gli eventi stessi, gli incontri possono cambiare la mentalità delle
persone. In fondo sono parte di un grande
dialogo pubblico che non può essere rappresentato così facilmente nei media».
Taibo ha lasciato la direzione della Semana negra, ma da sei anni in Messico ha
fondato le «Brigate per leggere in libertà»,
un’organizzazione culturale militante. A
coordinare il progetto c’è la moglie Paloma
che lo accompagna anche a Mantova. È lei,
ex dipendente del ministero della Cultura
messicano, a coordinare un gruppo di 15
persone che produce e organizza 15 festival
internazionali del libro, una decina di fiere
nazionali e piccoli appuntamenti chiamati
«Tianguis», dal nome dei mercati popolari
in cui si svolgono, e poi eventi nei quartieri,
animati da tavole rotonde, presentazioni di
libri e «tertullias», chiacchiere informali
tra scrittori, letterati, accademici, operatori
sociali e pubblico. «Facciamo 150 eventi
l’anno, in tutta l’area di Città del Messico
che ha 22 milioni di abitanti» spiega Taibo.
L’organizzazione è anche casa editrice: «In
sei anni abbiamo pubblicato più di 160 libri
e abbiamo regalato al pubblico circa 600
mila copie. Questo è possibile perché chiediamo agli autori di regalarci i diritti d’autore per quella edizione, la Brigata fa il lavoro editoriale e due o tre stampatori lavorano a prezzi ribassati». Aggiunge Paloma:
«Abbiamo l’appoggio di fondazioni private
e istituzioni pubbliche e circa 200 librerie e
distributori associati che vendono libri
scontati». Le Brigate per la lettura pescano
adepti soprattutto nella classe operaia. «Il
pubblico più attento è della terza età, persone che hanno lavorato tutta la vita e che
non hanno mai avuto tempo per leggere e
ora lo fanno. Oppure giovani sotto i 25 anni, attirati soprattutto dalla possibilità di
comprare libri a prezzi bassi. Si è persa la
generazione dei trenta-quarantenni. Ma
anche qui a Mantova, mi pare lo stesso discorso per quanto riguarda l’età: vedo tanta
sinistra imborghesita dai cinquant’anni in
su e giovani che si aspettano che la letteratura possa rivoluzionare la loro mente, se
non la loro vita».
I volti
 Dall’alto:
Paco Ignacio
Taibo II (1949),
Peter Florence
(1964), Jay
McInerney
(1955) e Julian
Barnes (1946),
ospiti ieri a
Mantova
 Si chiude
oggi il Festivaletteratura
con Edna
O’Brien e Lella
Costa (18.30
Palazzo Ducale,
piazza Castello)
 Foto grande:
lettrici
a Mantova
(LaPresse/
Sandro Rizzo)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La giuria popolare sceglie il romanzo «La prima verità» (Einaudi Stile libero) con 79 voti
Duello femminile al Campiello, Simona Vinci batte Elisabetta Rasy
di Marisa Fumagalli
È
decisamente rosa il colore
del Campiello quest’anno. A
Venezia, sul palco del Gran
Teatro la Fenice (premiazione in
diretta su Rai5, condotta da Geppi Cucciari e Neri Marcorè), le
donne hanno avuto la meglio. La
vittoria ha baciato Simona Vinci
(è troppo facile dire che il cognome le ha portato fortuna) con 79
voti (sui 280 espressi dalla giuria
popolare) e un complesso romanzo sulla follia, La prima verità (Einaudi Stile libero). La storia
è ambientata nell’isola greca di
Leros dove una giovane donna si
reca per scoprire il misterioso
passato dei reclusi. «Dovevo raccontare di loro e attraverso di loro avrei forse raccontato anche
me, del mio paese di origine, di
mia madre», annota Vinci.
C’è un’altra donna al secondo
posto e 15 punti di distacco: Elisabetta Rasy, autrice de Le regole
del fuoco (Rizzoli), romanzo ambientato durante la Prima guerra
mondiale che narra la nascita
dell’amore lesbico fra due infermiere al fronte. La sua opera aveva ottenuto un largo consenso
dalla Giuria dei Letterati, presieduta dallo storico Ernesto Galli
della Loggia, lo scorso maggio
durante le votazioni per la cinquina. A completare la cifra femminile del premio degli industriali veneti, ecco la giovanissima vincitrice del Campiello Giovani, la diciassettenne Ludovica
Medaglia.
Gli altri finalisti del SuperCampiello: Andrea Tarabbia (Il giar-
L’autrice
 Simona Vinci
(1970) ha vinto
il Campiello
con il romanzo
La prima verità
(Einaudi Stile
libero). Ha
esordito con
il romanzo
Dei bambini
non si sa niente
(1997, Einaudi
Stile libero)
dino delle mosche, Ponte alle Grazie, 62 voti), Luca Doninelli (Le
cose semplici, Bompiani, 41),
Alessandro Bertante (Gli ultimi
ragazzi del secolo, Giunti, 34).
Per i trecento componenti della
Giuria popolare cui spetta l’ultima parola, come il solito si è puntato sulla «trasversalità» . Al verdetto per la vittoria, dunque,
hanno contribuito 130 maschi
(46,3%) e 161 femmine (53,7%).
Fra loro, casalinghe (20), imprenditori (50), lavoratori dipendenti (101), liberi professionisti e
rappresentanti delle istituzioni
(71), pensionati (30), studenti
(15). Nel gruppo, qualche nome
noto: i conduttori Federico Basso
e Luca Bizzarri, il giornalista
Oscar Giannino e l’attore Alessandro Haber. Ma, oltre il SuperCampiello, il progetto culturale
degli imprenditori veneti ha prodotto altri riconoscimenti.
Dal Campiello Opera Prima —
attribuito quest’anno a Gesuino
Némus (La teologia del cinghiale,
Elliot) — al Campiello Giovani.
Cinque ragazze finaliste per questa 21° edizione. Vince Ludovica
Medaglia, con il racconto Wanderer (Viandante). Narra la storia di
un vecchio pianista che rinunciò
alla carriera per amore e ora trascorre i suoi ultimi anni preparando necrologi su se stesso. Rie-
Classifica
Staccati Andrea Tarabbia
(62 voti), Luca Doninelli
(41 voti), Alessandro
Bertante (34 voti)
sce a tornare alla vita grazie a una
riconquistata passione per la
musica. Il premio della Fondazione Campiello alla carriera va allo
scrittore Ferdinando Camon. I
suoi libri sono tutti pubblicati da
Garzanti. «In bilico tra istanze
saggistiche di taglio antropologico e appassionata affabulazione
memoriale — si fa notare — la
copiosa narrativa di Camon è stata contraddistinta fin dagli esordi da un inedito timbro di beffarda diagnosi dei cambiamenti sociali, coniugata, però, con un’app a s s i o n a t a r e ve r e n z a p e r
l’epopea della tradizione contadina».
Infine, Il Campiello Economia,
introdotto in questa edizione. Se
lo aggiudica Dario Di Vico, editorialista del «Corriere della Sera».
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