Bologna dei Portici e delle Acque

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Bologna dei Portici e delle Acque
Convegno Bologna dei portici e delle Torri 25 ottobre 2013 ore 9,30 – 13,00
Aula G1 BIGeA sez. Geologia Via Zamboni 67 - Bologna
Contadini, Signori e animali tra conventi, palazzi e canali nella Bologna del ‘500’
Prof. Marco Del Monte
L’era moderna si apre per l’Italia con una crisi politica e con la fine della sua indipendenza: occorreranno 300 anni e le
guerre del Risorgimento per riacquistarla. Alle horribili guerre d’Italia [Guicciardini] dei primi decenni del XVI secolo
seguiranno quelle di religione. Gli Attori [che hanno a che fare pesantemente con la città di Bologna] sono da prima Carlo
VIII di Francia [che conquista l’Italia col gesso: Macchiavelli], Francesco I di Valois, Carlo V d’Asburgo [sul cui Impero
non tramontava mai il sole] e i Pontefici Giulio II, Leone X e Clemente VII. Altri due personaggi che segnano il secolo
sono Martin Lutero e Giovanni Calvino, convitati di pietra al Concilio di Trento che a Bologna si riunirà più volte [15471549].
Il secolo inizia in città con uno dei più famosi scempi della storia dell’Arte: Giulio II, cacciati i Bentivoglio, ordina la
distruzione della Domus Magna [3 maggio 1507] lo splendido palazzo di Giovanni II. “In vero era questo palagio cosa
molto meravigliosa!”. Cinque vastissime sale, 244 camere, quattro immensi giardini-corti. “Nella loggia che dal terzo
cortile metteva al giardino, Lorenzo Costa aveva frescato l'incendio di Troja, mentre Francesco Francia aveva decorato
la stanza di Giovanni con pitture che portavan vanto di sublimi” [Alberti]. Ci restano oggi, oltre al “Guasto”, due
capitelli in pietra d’Istria e un’iscrizione sbiadita che ricorda la torre della Reggia [il Palatium regale dell’annalista
Burselli] del Magnifico Zoane.
L’economia della città nel ‘500 è doppia.
La prima, di sperpero, è contrassegnata da un lusso sfrenato: vengono costruiti in questo secolo i più bei palazzi della città
con fregi, colonne e capitelli in arenarie di pianura e di montagna [Bolognini, Boncompagni, Bocchi, Bolognetti, Malvezzi
Campeggi, Bentivoglio, Ratta, Albergati, l’Archiginnasio, la Zecca, il Palazzo di Giustizia solo per fare qualche esempio]
e inoltre immense ville di campagna per la villeggiatura dei ricchi: celebre quella detta Il Tuscolano e quella detta La
Panglossiana [Frati, Doni]. Spesso gli architetti sono i più famosi del tempo [Baldasarre Perruzzi, Alfonso Lombardi,
Properzia de’ Rossi, Andrea da Formigine, Bartolomeo Triachini, Antonio Moranti detto il Terribilia, Jacopo Barozzi
detto il Vignola, Scipione Dattari, Lazzaro Casario, il Palladio ?], gli interni vengono affrescati da artisti famosi
[Francesco Francia, Lorenzo Costa, Niccolò dell’Abate, Bartolomeo Cesi,, Innocenzo da Imola] e gli arredi sono
sontuosi.
La seconda è di sussistenza che, nell’ultimo decennio, sfocia nella miseria nera e nella Fame [Ghiselli] e che in realtà
interessa tutto il secolo: la città è popolata da pezzenti: sono oltre il 60% . Nel 1560-1570, per diminuire le bocche da
sfamare, i vagabondi stranieri vengono presi, frustati ed espulsi. Chi vive in città da meno di 8 anni viene cacciato fuori
dalla legazione. I bolognesi miserabili [“….canaglia insolente che solo mangia e caca” Vizzani] vengono rinchiusi a
centinaia negli “ospedali” per evitare disordini [in primis l’assalto dei forni]. Nel XVI secolo 19 anni su 100 furono
tremendi [Vizzani, Ghiselli, Bosi, Frati].
L’acqua corrente è importante per la città quanto lo è oggi la corrente elettrica: da secoli la città vive del canale di Reno,
di quello di Savena e del torrente Avesa: l’acqua corrente muove le pale dei mulini da grano, dei filatogli da seta, dei
mulini da galla, i magli delle fucine; serve per innaffiare gli orti e alimentare le fosse fuori le mura di cinta; serve per
tenere pulita la città, per abbeverare i cavalli e gli asini, per importare ed esportare ogni tipo di mercanzia: il canale Navile
è l’unica via sicura per allontanarsi e per raggiungere Bologna. Nel 1572 verrà istituito un trasporto bisettimanale per
Ferrara e Venezia. Sarà, nel suo genere, il più antico in Europa e funzionerà sino al 1816. Solo attraverso questo canale
potranno arrivare in città, ad esempio, i grossi e pesanti massi di calcari veneti o istriani.
L’acqua è anche indispensabile come fonte indiretta di cibo [rane, gamberi, anguille, carpe…] e per dissetare i cittadini.
Nel ‘500 vengono costruite due Conserve sulla collina a sud [il Remondato e quella di Valverde, detta – erroneamente Bagni di Mario, che collezionano l’acqua di numerose vene sotterranee] così acqua di sorgente giunge alla fontana del
Nettuno e alla Fontana Vecchia, appena costruite, per uso potabile. Gli acquaioli la distribuiranno nelle abitazioni; si
sommerà all’acqua di falda estratta da secoli dai pozzi cittadini.
Dopo l’acqua, fondamentali per la città sono i boschi a sud e le paludi a nord: dall’Appennino giungono per fluttuazione
sul Reno i grossi tronchi per l’edilizia [nel ‘500 i costruttori di case popolari vengono ancora chiamati maestri di
legname e di muro] e dalle paludi i vimini che servivano per le importantissime ceste e per le capanne: l’economia del
secolo si basa fondamentalmente, oltre che sul legname, solo sui grani e sul sale. Nel ‘500 è ancora in funzione il Naviglio
di Cresta che convoglia l’acqua del torrente Dardagna [con sorgente al Corno alle Scale-lago Scafaiolo] nel Silla-Reno e
che permette così di far giungere, a costi contenuti, i grossi tronchi dall’Appennino tosco-emiliano a Bologna.
In città, assieme agli uomini, vivono gli animali da cortile, i maiali girellano per le vie ma soprattutto grufolano nelle
androne e nelle cantarane. Cavalli e asini sono tenuti in grande considerazione: i primi dai ricchi i secondi dai poveri. A
Bologna a fine ‘500 ci sono 300 carrozze di lusso [Vizzani], i funerali importanti hanno sempre tiri ad otto, si corrono 5
pali distribuiti nell’arco dell’anno [Bosi], ci sono almeno quattro guazzaduri o guazzatogli dove si lavano cavalli e asini,
e il corso [dove i nobili che per diporto se ne vanno e a i quali i contadini debbono dare strada senza usare parola alcuna]
si svolge in via s. Mamante o s. Mamolo [oggi via D’Azeglio]: solo nel ‘700 verrà spostato in via s. Stefano in quanto più
regolare.
La venuta di Francesco I per incontrasi con Leone X [1515] e la doppia incoronazione di Carlo V da parte di Clemente
VII [1530-1532] si tramutano in catastrofi: decine di migliaia di persone restano per mesi a carico dei popolani dove
alloggiano. Non solo invadono la città sfregiandola, ma rubano, violentano, incendiano.
I conventi, 68 – tra immensi e piccoli - all’interno della Circla alla fine del XVI secolo, costituiscono con circa 3000 frati
e 2000 suore un carico troppo pesante e assolutamente sproporzionato alle dimensioni della città e al numero di lavoratori
attivi. Inoltre molti conventi, soprattutto di suore, sono troppo spesso oggetto di scandali e rappresentano per la Chiesa
stessa più che una risorsa, un grave e continuo problema [Frati].
Resterà famoso nelle cronache l’anno del novanta: inizia per l’appunto con il 1590 un decennio tragico dominato dalla
Fame. Alla carestia, preceduta dalle guerre, segue anche allora, come sempre, la peste. Tra la peste nera del Boccaccio
[detta a Bologna la mortaleghà granda 1346-1353] e quella del Manzoni [1630] questo flagello sarà sempre in agguato e
numerosi saranno gli anni in cui si riacutizza: in particolare 1505, 1524, 1527, 1575 e numerosi altri.
Altra ragione della carestia universale del ‘500 è data dalla straordinaria svalutazione di fine secolo dovuta alla scoperta
delle miniere d’argento di Potosì in Bolivia e poi a quelle di Zacatecas in Messico: i galeoni portano dalle Americhe in
Europa tonnellate d’argento e il valore della moneta crolla: la svalutazione iniziata dalla Spagna si stende nell’ultimo
decennio del secolo a tutta l’Europa. A Bologna mentre gli stipendi dei salariati rimangono praticamente invariati il
prezzo dei grani tra il 1500 e il 1590 aumenterà di 16 volte!
a. L’entrata in città del Canale Reno alla Grada
b. Il Canale delle Moline
c. La conserva del Remondato
Info: Museo Geologico Giovanni Capellini Via Zamboni, 63 40127 Bologna Tel. n. 051 2094555