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Cavallo Magazine - Monaco-Verona ce l'abbiamo fatta!
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I VENT’ANNI DI CAVALLO MAGAZINE
Monaco-Verona ce l'abbiamo fatta!
È la dimostrazione che nei viaggi a cavallo l'età non conta: così Gianni Dalla Bernardina, Roberto Oliva e Giorgio Sereni hanno fatto 600 km in sella
ripetendo il raid di vent'anni
Testo di Mario Palumbo – Foto di Gino Perin
Tatiana si guarda attorno con aria incuriosita. Davanti le passa un rosso autobus a due piani. Non fa una
piega. Stiamo aspettando, sul marciapiede, che il semaforo diventi verde per attraversare il viale su cui si affaccia Karlsplatz,
una grande piazza con una coreografica fontana che lancia verso il cielo mille scroscianti getti d’acqua. Fianlmente il verde e
possiamo attraversare, superando un bel numero di binari del tram. Tatiana e le altre bardigiane che la seguono, Milly Sally,
Glenda e Antonia Stella, non si impressionano nemmeno quando passano accanto a un coloratissimo leone. E’ di vetroresina
(il centro ne è disseminato), dipinto a tinte sgargianti, non ruggisce e non si muove ma è pur sempre un leone a grandezza
naturale! Siamo a Monaco di Baviera ed è domenica 8 ottobre. Niente sella, cavalli alla mano per due motivi: il primo è che
non abbiamo avuto il permesso ufficiale della polizia, il secondo, ben più importante, dettato dal fatto che non volevamo
gettare cavalli abituati alla tranquillità dei boschi e dei sentieri appenninici nel caos del traffico di una delle più grandi città
europee. Anche portarli alla longhina avrebbe potuto creare qualche problema, invece… eccole lì, le nostre dolci amiche dal grande ciuffo a guardarsi
intorno con aria incuriosita ma non preoccupata. In men che non si dica sono diventate le beniamine dei passanti, molti dei quali turisti, che hanno voluto
posare per una foto ricordo accanto alle cavalle italiane. Poi la cerimonia ufficiale, con i saluti e gli auguri di buon viaggio da parte del consigliere
comunale di Monaco, Fiorenza Colonnella, del segretario generale del comune di Verona, Marchi e del consigliere dell’Ente Fiera Claudio Valente. Tra le
autorità anche una graditissima sorpresa: a darci il buon viaggio è arrivato anche Manfred Sonntag, presidente dell’Associazione tedesca del Bardigiano.
Ha fatto più di 250 km pur di non perdersi la cerimonia ufficiale della partenza. È innamorato dei Bardigiani, cavalli che ha conosciuto anni fa durante una
vacanza sugli Appennini parmensi. “Sono rimasto impressionato dalla loro testa. Sono cavalli che ragionano, sanno amministrarsi e hanno un piede
sicuro”. Terminata la cerimonia, sempre cavalli alla mano, ripercorriamo la strada che ci riporta al viale dove è parcheggiato il camion. Carichiamo i
cavalli, destinazione Kerslach. Si ritorna da Andreas Nemitz. Infatti, il maneggio da cui saremmo dovuti partire l’indomani, è chiuso. E non è chiuso per
riposo settimanale! No, ha proprio cessato l’attività la settimana precedente. Ne discutiamo tra noi e non ci sembra il caso di sballottare i cavalli in
camion. Decidiamo che la prima tappa la faremo comunque, partendo dalle scuderie di Andreas. Faremo un lungo giro a margherita per far assaggiare alle
“ragazze” i sentieri nei boschi della Baviera.
PRIMA TAPPA Kerslach – Kerslach (25 km) Selliamo i cavalli e alle 9 siamo pronti per partire. Ci avviamo su asfalto per circa trecento metri, poi ci
infiliamo in un bosco che costeggia, attraversa, circonda un bel campo da golf. Ogni tanto si sente lo schiocco che sembra uno sparo dei giocatori che
colpiscono violentemente le palline. La natura è meravigliosa e la strada sterrata che percorriamo è quella che sogna chiunque ami andare a spasso a
cavallo: terreno elastico in terra battuta. Ogni tanto si esce dall’ombra degli altissimi pini per attraversare grandi prati verdissimi. Il terreno è ondulato:
leggere salite si alternano a tratti piani e discese. Scendiamo nella valle che porta verso Pahl e gironzoliamo tra prati e boschi fino a che non riteniamo di
essere giunti a metà della nostra ipotetica prima tappa. Allora giriamo i cavalli e ci dirigiamo verso le scuderie di Andreas.
SECONDA TAPPA Kerslach – Bad Bayersoien (50 km) Ad accoglierci alle scuderie di Nemitz c’è Cristine, la nostra guida. È arrivata col suo trailer a
bordo del quale c’è Luna, una simpatica Islandese/Paso fino saura tutto pepe. Giorgio ci chiede se, al posto suo, questa tappa la può fare sua figlia
Barbara. Cuore di papà! Il suo è un modo di “passare il testimone”, dare una continuità alla passione per i cavalli che regna nella sua famiglia. Per lui deve
essere stata allo stesso tempo una gioia e un sacrificio: a cavallo lui ci sta sempre bene e la sella lo fa ringiovanire. E poi, non a caso è il più in forma Fa
caldo, il termometro segna 26 gradi. Dopo aver attraversato lungo un bel sentiero sterrato una collina coperta di boschi, scendiamo nella pianura verso
Pahl. Cristine, nonostante l’accurato road book di Nemitz, sbaglia strada un paio di volte: la campagna è piena di sentieri che sembrano tutti uguali ed è
facile imboccare quello sbagliato che conduce contro una… recinzione. Impressiona il fatto che la maggior parte dei recinti siano fatti in filo spinato: se
uno ci cadesse al galoppo… farebbe davvero una brutta fine! La campagna bavarese è molto verde e negli immensi recinti pascolano mucche e cavalli.
Tanti cavalli che Tatiana saluta nitrendo allegramente (è una cavalla davvero socievole). Arriviamo a Bad Bayersoien quasi all’imbrunire e ricoveriamo le
nostre compagne di viaggio in una vecchia stalla in cui sono state ricavate delle poste. Per noi doccia in albergo, cena veloce e… subito a nanna!
TERZA TAPPA Bad Bayersoien – Oberammergau (20 km) Una tappa di tutto riposo, pianeggiante, però con parecchio asfalto. Dopo aver sellato i
cavalli, attraversiamo a piedi, per un paio di km il paese prima di salire in sella. Una buona parte del percorso si snoda lungo una ferrovia ma i cavalli non
fanno una piega al passaggio del treno. Neppure quando la locomotiva fischia a più non posso! Oberammergau è una cittadina deliziosa, nota nel mondo
per i suoi intagliatori che creano con il legno vere opere d’arte. Anche il centro ippico che ci ospita è molto bello. E poiché siamo arrivati con il sole
ancora alto, abbiamo la possibilità di docciare i cavalli. Dopo la doccia i titolari del centro assegnano a ciascuna delle bardigiane un paddock dove
asciugarsi. Una volta asciutte, sistemiamo le nostre compagne di viaggio in ampi box. Il fieno è profumatissimo e le nostre cavalline se lo gustano, dopo
aver “divorato” la loro razione di Purina. Anche la nostra cena non è male, in un ristorante poco fuori città ricavato da un antico mulino. Il rito è lo stesso:
Roberto, l’unico a conoscere il tedesco, deve tradurre il menù e prendere le ordinazioni.
QUARTA TAPPA Oberammergau – Biberwier (40 km) Il cielo è limpido come nei giorni precedenti e fa presagire una tappa “calda” come le prime.
Invece ci infiliamo in un bosco bellissimo ma in ombra in una gola tra ripide pareti dove non entra il sole. Invece dei previsti 26 gradi ne troviamo 6… con
le conseguenze del caso: un grande raffreddore per chi scrive! La tappa comunque è bellissima, anche se lunga. Attraversiamo boschi che fanno parte di
un parco naturale e ogni tanto si aprono grandi prati su cui sono edificate casette di legno che sembrano portate qui da un presepe. Entriamo in Austria
senza accorgercene. Pensiamo di far sosta/pranzo presso un rifugio (come quelli del nostro Cai) e la delusione non è poca quando scopriamo che è chiuso!
Pazienza. Ci accontentiamo della sola sosta, facendo brucare i cavalli. Arriviamo a Biberwier quando il sole sta scendendo sotto l’orizzonte. Il ricovero dei
nostri compagni di viaggio è in un centro ippico un po’ rustico tutto occupato da biondi Avelignesi. Succede anche un piccolo inconveniente: mentre
Roberto sta conducendo Glenda (soprannominata “Schizzo” per la sua… flemmatica velocità) nel suo box, letteralmente abbattendo una porta, fa il suo
ingresso in corridoio uno stallone Haflinger. Panico per qualche istante! Ma interviene il titolare del centro che con decisione (ma senza uso della forza)
convince il focoso spasimante a lasciar perdere quelle “sexy” brunette a quattro gambe.
QUINTA TAPPA Biberwier – Dollinger (22 km) Sveglia presto perché la tappa di oggi è breve come chilometraggio ma tosta come percorso:
dobbiamo superare il mitico Fernpass. Seguiamo la vecchia via Claudia Augusta, ben lontano dall’asfalto Mentre ci inerpichiamo lungo i tornanti sterrati,
circondati da alberi maestosi e cime frastagliate, la mente va a chi anticamente percorreva queste strade. Sul valico c’è un grande cartello che spiega come
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di qui passassero gli antichi romani che commerciavano con i Paesi del Nord. Dopo una breve sosta sul valico cominciamo a scendere, sempre lungo un
sentiero sterrato molto largo di fianco alla montagna. Entrati in un bosco, il sentiero si restringe notevolmente. In certi punti è lastricato con grandi
pietroni che conservano ancora i profondi solchi (20/30 centimetri) scavati dalle ruote dei carri in anni e anni di duri viaggi. Incontriamo anche un
difficoltà: una frana ha cancellato il sentiero, sostituito, per un tratto lungo una trentina di metri da una stretta passerella in legno sospesa nel vuoto.
Scendiamo di sella per passare uno a uno con i cavalli alla mano. Cerchiamo di evitare di guardare di sotto e di trasmettere tranquillità alle nostre
bardigiane. Ma forse sono loro a trasmetterci fiducia, perché affrontano il pericoloso passaggio senza batter ciglio! La strada si allarga nuovamente
scendendo verso valle, dove è chiusa dal castello di Fernstein. Il castello costituiva una specie di… casello autostradale! Qui c’era la dogana e la strada
passa in un arco sotto al castello: impossibile sfuggire agli implacabili doganieri! Poco sotto al castello c’è un campeggio dove facciamo sosta per un
panino (noi) e un po’ di erba fresca (le cavalle). Dopo il riposo riprendiamo il viaggio per raggiungere il centro ippico di Dollinger, punto d’arrivo della
tappa. Quando siamo in prossimità del centro, Cristine, come d’abitudine, suona il corno per annunciare il nostro arrivo. È l’ultima tappa che facciamo con
lei e ce ne dispiace: si è creata una simpatica amicizia con tutti noi e ci stringe il cuore vederla caricare sul trailer la sua Luna.
SESTA TAPPA Dollinger – Neue Amerika (26 km) Partiamo sotto una pioggia battente. I nostri impermeabili Musto, però, fanno il loro dovere. A
guidarci è Erich Vill (si pronuncia Fill) in sella alla sua generosa Haflinger Palma, 17 anni portati benissimo. L’inizio della tappa, in un’atmosfera ovattata
di nebbia, si svolge in boschi tra continui saliscendi. Poi entriamo in un’ampia pianura, l’Alta valle dell’Inn, in cui si trova Imst, un centro di oltre 50mila
abitanti. Facciamo sosta presso la locale scuola agricola cercando di ripararci sotto una stretta tettoia. A Imst (una città fiorente già in epoca romana che si
trova a 827 metri d’altitudine) ci hanno preparato dei simpatici festeggiamenti: ad accoglierci c’è la dolce Cornelia, dell’ufficio del turismo, il sindaco e il
direttore della scuola. Quest’ultimo, per facilitare il nostro percorso, taglia addirittura i recinti elettrici che circondano i prati dove pascolano mucche dalle
lunghe corna. Seguiamo il corso dell’Inn per un tratto, poi ci inerpichiamo verso Pillerhole fino a raggiungere Neue Amerika. Questo è un simpatico ranch
con annesso ristorante albergo. Le camere non hanno bagno ma come punto tappa per noi è il posto ideale: basta affacciarsi dalla finestra per controllare i
cavalli nei box! Inoltre si mangia benissimo (da provare la Cowboy steak!).
SETTIMA TAPPA Neue Amerika – Pfunds (32 km) Non ho dormito tutta la notte per tosse e febbrone da… cavallo! Mi imbottisco di antibiotici e
antipiretici, ma ritengo più prudente farmi sostituire da Barbara Sereni per oggi. Anche Roberto è appiedato: Glenda ha un inizio di fiaccatura al
sottopancia e non vogliamo rischiare. Avevamo stretto un patto tra noi cavalieri prima di partire, dopo aver visto che il programma stilato
dall’organizzatore (nonostante la nostra richiesta e quella di una delle guide) non prevedeva tappe di riposo (riposo che non interessava a noi ma ai cavalli)
che al minimo dubbio sulla salute dei nostri amici li avremmo fermati. A noi piace viaggiare in sella, ma il piacere non deve essere solo nostro: anche i
cavalli hanno il diritto di essere salvaguardati sempre e in ogni istante. All’inizio c’è molta salita (fino ai 1.500 metri) e il sentiero nel bosco a volte è
coperto e ostruito da grossi tronchi, difficili da passare anche con i cavalli alla mano. Il percorso si delinea poi lungo il fiume Inn. Il Manni’s Ranch, punto
d’arrivo della tappa, è molto accogliente. Le Bardigiane trovano una splendida sistemazione: ampi box con annesso paddock.
OTTAVA TAPPA Pfunds – Sluderno (39 km) La più bella, forse. Di notte ha gelato. Alla partenza (ore 8.30) c’è un grado sopra zero. Il fiato dei cavalli
fuma. Io e Roberto decidiamo di dividerci la tappa, in modo che nessuno dei due debba restare a piedi. Lui farà la prima metà, io la seconda. La prima
parte del percorso, attraverso i boschi, conduce al ponte sul fiume Inn al cui inizio c’è l’incrocio che porta verso la Svizzera. Incontriamo la vecchia
dogana Austriaca, un piccolo ponte in legno coperto, poi un’altra dogana con ponti levatoi… poi inzia una ripida salita che porta alla fortezza (oggi
museo). Al termine, la ciclabile (ma cartelli impongono ai ciclisti di tenere le bici a mano, tanto è stretta e ripida) costeggia la statale su cui sfrecciano i tir,
dai quali i cavalli sono separati solo da un basso guard rail. Inoltre, per raggiungere il piazzaletto davanti alla fortezza bisogna superare una scala di cinque
gradini stretti perché fatti per i piedi umani e non equini. Ma i Bardigiani non fanno una piega. Si attraversa velocemente la statale e si prende una sterrata
a mezza costa che porta in pochi chilometri al Passo Resia. Posiamo tutti per una foto ricordo accanto al cartello del Passo (1455 metri) e poi il percorso
prosegue verso il lago di Resia, con il famoso campanile che sbuca dalle acque. Qui riprendo Tatiana. Superata la diga del Lago di Resia ci inoltriamo in
un bosco di lecci di 600 ettari. Scoiattoli dalla lunga coda si arrampicano sugli alberi al passaggio dei cavalli. Il sentiero è soffice e ondulato e ci induce a
qualche galoppata al seguito di un simpatico personaggio, Elmar Habicher, che ci ha raggiunti in sella ad una possente Norica morella. I nostri Bardigiani
hanno ormai nei garretti oltre 200 km e sono allenatissimi! Usciti dal fiabesco bosco di lecci e scoiattoli, costeggiamo il Lago di San Valentino e ci
inoltriamo sui pascoli che scendono verso Malles e raggiungiamo Sluderno.
NONA TAPPA Sluderno – Silandro (20 km) Una tappa di tutto riposo, iniziata con una simpatica e sentita cerimonia in piazza davanti al monumento
all’Avelignese. E’ qui a Sluderno che nacque, infatti, 249 Folie, figlio di un Puro Sangue Arabo, il capostipite della razza che ha poi preso il nome dalla
città di Avelengo. Brindiamo con il sindaco Erwin Wegmann, e il presidente della Federazione Provinciale Allevatori Cavalli Haflinger dell’Alto Adige,
Walter Oberhofer. Il simpatico primo cittadino ci annuncia un progetto che interesserà gli ippoturisti: il maso in cui nacque 249 Folie sarà trasformato in
una sorta di Motel per cavalli e cavalieri che passeranno da Sluderno. Dopo il brindisi ci dirigiamo verso Glorenza, meravigliosa cittadina medievale, la
più piccola città italiana con i suoi 500 abitanti circa. I cavalli si abbeverano alla fontana della piazza principale e poi riprendono il viaggio verso Silandro,
il paese della nostra guida, Erich Vill. I nostri Bardigiani vengono ospitati nella sua scuderia. Massimo, il nostro maniscalco-angelo custode, con il trailer
va a recuperare a Fosse Argo, il giovane castrone che fino ad ora era rimasto in panchina. Abbiamo oltrepassato metà del nostro viaggio, ed è giusto che
anche lui scenda in pista per avere la soddisfazione di aver partecipato a questa “avventura”. Sostituirà Milly Sally, mentre Glenda sarà sostituita, anche in
onore di queste parti, da una bionda Avelignese che soprannominiamo Deborah.
DECIMA TAPPA Silandro – Lana (41 km) Tappa lunghissima, probabilmente molto più dei 41 km indicati perché scendiamo nei meleti e risaliamo
sulla montagna alla destra dell’Adige più volte. Passaggi anche difficili, come la strettissima cengia a strapiombo nel bosco. Discesa davvero impegnativa
costellata di radici che formano gradini, ma i Bardigiani hanno il piede sicuro. Ogni tanto Giorgio ruba una mela da porgere a Stella. La tappa sembra non
finire mai e arriviamo che è praticamente buio. Ma ad Erich va riconosciuto il merito di averci evitato l’asfalto, facendoci passare attraverso i meleti.
Siamo stati raggiunti da una troupe delle Tv austriaca che ci ha intervistato. La bionda giornalista è stupita dal fatto che gli stessi cavalieri, a venti anni di
distanza, rifacciano un viaggio così impegnativo.
UNDICESIMA TAPPA Lana – Appiano (40 km) Manfred Gelf e sua moglie Claudia sono guide eccezionali. Hanno un profondo rispetto per i cavalli e
si sono impegnati a fondo per farci fare percorsi adatti ai cavalli. Con lui abbiamo trovato pochissimo asfalto! Manfred ha chiesto permessi a destra e a
manca e subito all’inizio della tappa ci inoltriamo in un parco naturale, il biotopo “Falschauer”, grazie al nulla osta del Corpo Forestale. All’uscita rimedio
una caduta (per fortuna l’unica in tutto il viaggio). Alla fine del sentiero c’è una sbarra per impedire l’accesso alle auto e di fianco uno stretto passaggio.
Stupidamente mi preoccupo di guardare alla mia destra, dove c’è un palo e mi si impiglia la staffa sinistra in un gancio della sbarra. Più che una caduta
una scivolata, visto che Tatiana era quasi ferma, ma la figuraccia… c’è stata tutta! Dopo due ore di viaggio, effettuiamo una sosta al circolo ippico di
Nalles dove ci accolgono per uno spuntino a base di bianchi wurstel. Dopo quasi trenta chilometri arriviamo a Castel Firmiano. È un’imponente fortezza
nella quale Reinhold Messner, il grande scalatore, dopo impegnativi lavori di restauro ha aperto il MMM (Messner Mountain Museum,
www.messnermountain- museum.it). Ad attenderci è una troupe del TG3 di Bolzano che vuole documentare il nostro raid. Dopo il Castello ci aspetta una
salita molto ripida su un porfido durissimo e liscio. Entriamo nel bellissimo bosco di Monticolo. Nostra mèta è il circolo ippico ‘Überetscher Reitverein’
di Appiano, dove arriviamo puntualissimi. Walter, il cuoco del circolo, ci ha allestito una cena favolosa con piatti tipici della zona e della stagione:
minestra d’orzo ed un abbondante ’Schlachtplatte’ con canederli e crauti.
DODICESIMA TAPPA Appiano – Zambiana Vecchia (48 km) Partenza alle 8 perché la tappa di oggi è lunga. Iniziamo nello stupendo bosco di
Monticolo in cui gli alberi hanno i colori accesi dell’autunno. Ci sembra di passare a cavallo in un luogo senza tempo. Dopo un’ora e mezza, scendiamo
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verso il lago di Caldaro. Al Parc Hotel, i gentilissimi titolari hanno preparato un sontuoso rinfresco per noi. Tartine saporitissime e vino eccellente.
Scherzando, abbiamo chiesto a Gelf se non era il caso di terminare qui la tappa, vista la straordinaria accoglienza! Argo, il giovane castrone, si comporta
bene: è generosissimo. A Salorno, a 30 km dalla partenza, ci fermiamo per un “pranzo” a base di panini al Bike Cafè. Manfred, da grande guida qual è,
aveva portato nei giorni precedenti un ballino di fieno, in modo che anche i cavalli possano godere di un meritato spuntino! Grazie a qualche trottata e
qualche breve galoppata, riusciamo a mantenere la tabella di marcia e arriviamo al centro ippico e di addestramento western di Maurizio Ferrarlo a
Zambana Vecchia.
TREDICESIMA TAPPA Zambana Vecchia - Rovereto (40 km) Partenza alle 8. Una volta in sella, ci dirigiamo verso il sentiero che costeggia l’Adige
ed è sormontato dalle ripide pareti del monte Terlano. Arriviamo a Vela, un paese alle porte di Trento e qui è inevitabile un tratto d’asfalto. Manfred ha
però studiato un percorso che ci fa raggiungere facilmente il centro di Trento dove sostiamo in un baretto lungo l’Adige. Piove. Trento ci riserva una bella
sorpresa perché lungo il fiume c’è una pista cicla- bile ma c’è anche un sentiero nell’argine, ottimo per i cavalli. Fosse così dappertutto… Da Matterello in
poi ci aspetta un tratto deludente: c’è posto per l’autostrada, la statale, la ciclabile, la ferrovia ma per i cavalli… niente. E fa rabbia vedere che il
sottoargine è incolto! Basterebbe una passata di un trattore tosaerba per aprire un via per i quadrupedi eliminando i cespugli. Per fortuna la nostra ottima
guida ha interpellato i contadini che ci hanno permesso di scendere nelle carraie e tra i vigneti. Nessuno (grazie!) si è opposto al passaggio dei nostri
cavalli. A Rovereto, punto d’arrivo della tappa, Manfred ha trovato una sistemazione geniale per i Bardigiani e per noi. Facciamo sosta nella cantinaagriturismo de Tarczal. Il titolare, Ruggero dell’Adami de Tarczal, ha liberato una grande tettoia dagli attrezzi agricoli e i cavalli saranno al coperto su un
terreno allestito apposta per loro... e noi potremo cenare all’agriturismo, brindando con l’eccellente Marzemino prodotto in azienda (www.detarczal. it).
La cena è favolosa e siamo commossi nel salutare Manfred e Claudia: come guide sono il meglio che si possa trovare!
QUATTORDICESIMA TAPPA Rovereto – Brentino Belluno (Cantina Valdadige) (35 km) Una tappa da dimenticare, se non per la compagnia di
simpatici amici che ci hanno scortato assieme ad Angelo Gottardelli e la cena “d’onore” alla Cantina Valdadige! Lungo tutto il percorso avremo trovato
un centinaio di metri di verde, il resto è stato inesorabilmente, delittuosamente asfalto. E lungo l’asfalto della ciclabile abbiamo anche dovuto constatare
sporcizia e rifiuti vari. Come ci sono sembrati lontani i verdi prati della Baviera, i boschi dell’Austria e quelli dell’Alto Adige! L’ospitalità della Cantina
Valdadige, che ha allestito per noi una “cena di gala” ci ha però risollevato il morale. Cibi curati e vini da intenditori. I brindisi si sono conclusi con gli
interventi di Maurizio Rosellini (Fieracavalli), del direttore dell’azienda vinicola e dei partecipanti al raid.
QUINDICESIMA TAPPA Bosco dei Poeti – Fosse S.Anna (25 km) Dopo la delusione del penultimo giorno, l’ultima tappa ha rappresentato per noi
una specie di sfida. Ci era stato detto che al termine del Bosco dei Poeti c’era un passaggio “impossibile”, che non saremmo riusciti a superare. Siccome la
prudenza non è mai troppa, di prima mattina andiamo a fare un sopralluogo accompagnati da Paolo, la “GiaccaVerde” che dovrebbe accompagnarci. Il
passaggio “impossibile”, dal quale, secondo una leggenda metropolitana sarebbe precipitato un cavaliere con tanto di cavallo, è soltanto uno sbalzo di
circa un metro nel bosco. La difficoltà sta nel fatto che piove e il terreno in quel punto è particolarmente scivoloso. Torniamo a valle e selliamo i cavalli. Il
Bosco dei Poeti è una dura salita che, attraverso i boschi, porta in sette km a oltre 900 metri di altitudine. L’affrontiamo sotto la pioggia e nella nebbia. Ci
fermiamo diverse volte per far rifiatare i cavalli, ma non incontriamo difficoltà: solo una lunga, interminabile serie di tornanti. Arrivati in vetta ci
fermiamo per uno spuntino e cercare di asciugarci un po’ prima di riprendere, lungo il crinale (bravo Paolo, ottima guida!) la strada che ci porta al Centro
Ippico Schinchi a Fosse di S.Anna, da cui siamo partiti. Arriviamo sotto la pioggia che non ci ha abbandonato durante tutto il giorno, ma non resistiamo
alla voglia di lanciare in aria in nostri cappelli e di lanciare grida di gioia.
Ce l’abbiamo fatta! Vent’anni dopo.
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Le immagini del raid
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