Anno 2057… - Fondazione Donat
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Anno 2057… - Fondazione Donat
Nell’Europa che vogliamo Il futuro siamo noi “I desideri, i sogni, e lo spirito critico dei giovani per una Europa a loro più vicina e amica” III Concorso Giovani Idee 50° anniversario dei Trattati di Roma Fondazione Carlo Donat-Cattin Torino Liceo Scientifico Statale “Maria Curie” Pinerolo Classe VB indirizzo informatico a.s. 2007/2008 Responsabili : professor Gaetano Leo – preside professoressa Chiara Fantone - insegnante e le stazioni del futuro…. Anno 2057….in Europa Anno 2057. Giornata calda e primaverile. Sotto la bella struttura della stazione Oriente di Lisbona, un sibilo in lontananza annuncia l’arrivo dell’Eurotrain 1951 in leggero anticipo rispetto all’orario. Un gruppetto di quattro ragazzi sta parlando nell’attesa del treno che li porterà a Kiev, dove si svolge un grande convegno sull’Europa, riservato ai giovani comunitari, in occasione del centenario della firma del Trattato di Roma. Non appena il convoglio si ferma, i quattro si avvicinano alla carrozza numero cinque, salgono su di essa, luminosa e odorante di lavanda, e raggiungono i posti prenotati. Le porte si chiudono e il treno inizia la sua corsa……. Il gruppetto è formato da una ragazza e tre ragazzi: Anita, Fernando, Joel e Álvaro. Quest’ultimo, sin da piccolo appassionato di letteratura esclama: “Questa città, da quassù, non è più una città. Diventa un paese ammutolito. Restano il vento e il persistente odore di sardinhas assadas, sardine arrosto. Ma dove finiscono, dove scompaiono le persone, di sera a Lisbona?”1 . Gli altri ragazzi, ormai abituati alle sue citazioni, lo guardano con aria divertita. Anita è la “testa matematica” del gruppo ma è anche molto concreta nell’affrontare i problemi, Fernando invece è lo sportivo sempre in tuta e scarpe da ginnastica dovunque si vada, infine Joel, soprannominato il “Casanova”, va in giro sempre con una rosa finta nella tasca perché “non si sa mai”….. Anita vede fuori dal finestrino molte fabbriche in disuso ed esclama rivolta agli amici: “Lo sapete? La situazione ambientale è cambiata tantissimo rispetto al passato. Con i nuovi stanziamenti europei si usano solo più energie rinnovabili; le case hanno i pannelli fotovoltaici e in punta ai palazzi ci sono eliche che immagazzinano energia…facile e senza inquinare! Usando le energie rinnovabili sono state regolate le emissioni industriali che una volta portavano all’inquinamento dell'acqua e delle falde. Negli ultimi anni sono anche riusciti a ridurre in larga parte lo smog, si sono limitati l’effetto serra e le piogge acide, grazie alle leggi speciali emanate per la riduzione delle emissioni di gas. Le ultime due leggi varate in parlamento hanno anche stabilito il limite massimo degli alberi che possono essere abbattuti ogni anno e hanno contribuito ad aumentare le riserve naturali, dove sono state reinserite specie ormai in via d’estinzione. Questo ha ristabilito l’equilibrio ecologico e migliorato il clima della terra, e ci permetterà di riservare un futuro migliore alle prossime generazioni”. Joel guarda ammirato Anita: come riesce a sintetizzare bene le conseguenze pratiche del cambiamento dell'approccio umano all'ambiente! Ma anche lui ha qualcosa da dire: “L’Unione Europea non si è occupata solo dell'ambiente ma anche della politica mondiale. È membro del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, insieme alle nuove potenze economiche: India, Cina e Brasile. Ha dato vita ad una forza militare propria, che aderisce alla Nato, non più come singoli stati, ma con un unico contingente. Le decisioni in campo internazionale vengono prese democraticamente secondo una linea comune, stabilita con un voto a maggioranza . Un congresso stabilisce gli interventi per mantenere la pace tra i popoli dentro e fuori l' Unione, condannare il terrorismo e sforzarsi per estendere a tutto il mondo i Diritti Umani.” Interviene poi Fernando: “La politica dell’Europa punta a tutelare tutti i membri che ne fanno parte, decidendo democraticamente le politiche del commercio, della sanità, del lavoro e degli aiuti umanitari. Vuole aiutare in particolare gli stati europei che, anche se fanno parte dell´Unione, non sono ancora sviluppati economicamente e hanno difficoltà economiche e sociali. Gestisce al meglio la politica estera.” “E tu Álvaro, non dici niente?” chiede incuriosita Anita. “Stavo pensando al vero significato di essere “cittadini europei”. Per me vuol dire possedere la coscienza di appartenere alla comunità europea. Una volta questo concetto non era così presente nella mente dei giovani, perché si sapeva poco di questa unione e degli sforzi che si stavano facendo per arrivare dove siamo ora. Penso che essere cittadini europei sia importante per superare le differenze sia culturali che di pensiero. Il fine comune è l' uguaglianza dei diritti fra cittadini e per fare questo il requisito indispensabile è l'impegno del singolo. Noi abbiamo un futuro che può soddisfare le esigenze di tutti, a prescindere dalla nazione di provenienza, rispettando le nostre identità e senza toglierci la 1 Romana Petri, La donna delle Azzorre, 2001 possibilità e la fantasia di crearne delle nuove. Questo per me è essere cittadino europeo”. Sì, i quattro sono davvero informati per partecipare al grande convegno sull'Europa! Trascorse due ore, il treno incontra la sua prima stazione….. Madrid Un gran via vai di gente, vicino a Àlvaro si siede un giovane. Pare simpatico, un complimento sullo zaino di Fernando e si comincia a chiacchierare. Si chiama Carlos e anche lui si intende d'Europa, sembra che l’aspetto che più lo interessa sia l’istruzione.. e non a torto! “ Che scuola fate, ragazzi? Per fortuna abbiamo una struttura unica per tutti i paesi dell’Unione, ma soprattutto le stesse finalità: nei tre livelli scolastici: primario, secondario inferiore e superiore, attraverso contenuti e metodi sempre più articolati impariamo a imparare, a progettare, a comunicare, a collaborare e partecipare, ad agire in modo autonomo e responsabile, a risolvere problemi, ad individuare collegamenti e relazioni, ad acquisire ed interpretare l’informazione: queste sono le competenze indispensabili per una cittadinanza attiva, e non riempirci la testa di nozioni che presto dimenticheremmo.. così possiamo avere un'istruzione migliore e più completa. Dividendo l’insegnamento in base all’età, noi ragazzi abbiamo la possibilità di acquisire al momento giusto concetti che altrimenti non avremmo potuto capire bene. In tutti i paesi è valorizzata la scuola professionale ed è stato inoltre importante offrire un maggior spazio alle nozioni di base delle lingue straniere. Avendo uniformato il modello scolastico in tutta la comunità europea si sono creati dei punti di incontro e di unione, con un rafforzamento dello scambio interculturale fra gli studenti!”. Parlano ancora un po', ognuno raccontando i propri anni a scuola, poi Joel si addormenta e, per non disturbarlo, anche gli altri si zittiscono. Dopo un lungo ma veloce viaggio in mezzo a un paesaggio antico ma tecnologico, circondati da colline brulle e centrali eoliche ………. Barcellona! Quando le porte si aprono si sente una gran fracasso: un passeggero è caduto salendo le scale del treno. Subito Fernando va incontro allo sfortunato per soccorrerlo. Per fortuna non si è fatto male. Il ragazzo sembra simpatico, infatti dopo pochi minuti lega subito con Anita e amici. Il suo nome è Ricardo, è spagnolo ed è un grande appassionato di scienza. Racconta che è in viaggio verso Torino per andare a trovare un suo cugino italiano, che sta svolgendo una ricerca sul progresso scientifico e tecnologico. “Le società europee sono diventate sempre più consapevoli delle potenzialità che lo sviluppo delle tecnologie avevano per migliorare le condizioni di vita. L’Europa è riuscita ad approfittare dei benefici del progresso scientifico e tecnologico soltanto lavorando meglio assieme con progetti oltre i confini nazionali. Però questi benefici sono stati ottenuti tenendo sempre presenti anche le conseguenze sociali ed etiche. -Non tutto ciò che è tecnologicamente fattibile è necessariamente desiderabile o ammissibile- insegnano adesso i professori nelle scuole. Ci sono tanti aspetti della nuova tecnologia che riguardano i valori e i principi di fondo. Comunque, il dibattito etico non deve essere un ostacolo al progresso scientifico. Gli aspetti etici vanno integrati con considerazioni di carattere sociale, economico e scientifico. Alcuni anni fa, all’inizio del terzo millennio, quando il dibattito su etica e scienza si è fatto più vivo, si sono concordati alcuni principi etici comuni che potessero guidare la ricerca. Poi, per fare in modo che ci fosse davvero il coinvolgimento di tutta la società, le discussioni su questi principi e orientamenti sono state trasformate in un dibattito pubblico. Si è fatta una ricerca in più campi sull’etica della scienza in Europa. L’Europa ha fondamenta scientifiche solide per lo sviluppo della tecnologia a beneficio dei cittadini, della società e dell’ambiente. Gli interessi pubblici e le varie opinioni espresse nei dibattiti hanno contribuito a guidare la tecnologia nella direzione che sembrava più giusta ai cittadini. Questo scopo l'abbiamo raggiunto soltanto attraverso una decisione alla quale il pubblico ha partecipato, influenzando le scelte sulle direzioni da prendere. Gli orientamenti e le leggi si sono basati su un accordo sociale ampi,o che abbiamo potuto raggiungere soltanto attraverso una comunicazione aperta fra scienza e società.”. I quattro sono ammirati dal bel modo di parlare di Ricardo ma, più ancora, da ciò che dice: ha perfettamente ragione. Intanto il treno continua a macinare a chilometri, ora in lontananza si vedono i pennacchi bianchi delle Alpi…. “Stazione di Lione, prossima fermata Lione”…. Lione! Entra nella carrozza una ragazza magrolina, con lunghi ricci rossi e un sorriso molto solare che esclama: “Ciao a tutti, sono Geneviève!” Si siede di fianco a Anita e tira fuori dalla borsa una grossa mela verde, che morde esclamando: “Meno male che ora tutto è biologico! Mia mamma mi ha raccontato che da giovane i cibi erano pieni di prodotti chimici, e non ci si poteva permettere il lusso di addentare una succulenta mela con la buccia…”. Fernando le risponde prontamente: “Oltre che per i nostri corpi, è stata una scelta ottima anche per l’ambiente! Vietando l’uso dei diserbanti chimici, la PAC ha fatto proprio un buon lavoro: meno malattie, meno inquinamento e cibi ottimi sotto tutti i punti di vista!”. Arriva poi nella carrozza, finalmente libera dalla folla di chi è salito a Lione, un personaggio strano, sembra asiatico. Si siede vicino alla compagnia e inizia a chiacchierare con loro. È un giovane coreano venuto in Europa per studiarne l’economia. Chiede perciò che tipo di commercio c’è nel Vecchio Continente. Joel risponde: “Qui in Europa il commercio tra gli Stati è molto sviluppato. Tutte le Nazioni provvedono al proprio sostentamento per quanto riescono e per il resto commerciano con gli altri Stati dell'Unione grazie alla politica del libero mercato. Questo sistema è regolato da leggi che stabiliscono una fascia di prezzi per evitare che ci siano speculazioni. Non è dunque protezionista, perché alcune cose non sono prodotte in Europa e bisogna quindi comprarle da altri Stati. Quindi non è un sistema chiuso ma ha migliorato e incentivato la collaborazione tra gli Stati dell’Unione e ha creato un’economia forte, che porta più ricchezza allo Stato e ai suoi abitanti. Questo sistema ha reso l’Europa più unita”. Il coreano, il suo nome è Kim, è molto contento. La spiegazione è stata semplice ed esauriente, proprio ciò di cui aveva bisogno. Ringrazia, poi si immerge nella lettura di un qualche libro. Dopo una lunga “notte artificiale” (i tunnel sotto le Alpi) ecco il solito Álvaro: “Torino mi sembra la città più graziosa d'Italia e, per quel che credo, d'Europa per l'allineamento delle strade, la regolarità delle costruzioni e la bellezza delle piazze” 2 . Un giovane studente universitario, che studia la difesa della cultura e delle tradizioni di ogni popolo dell’Unione Europea, sale alla stazione di Torino per andare fino a Kiev. Appena entrato nello scompartimento del treno, trova i nostri amici. Il giovane italiano, parlando dei suoi interessi sulle culture estere, dice: “L’Impero Romano dominò su popoli e culture diverse tra loro, da quelle celtiche, a quelle iberiche, a quelle orientali, imponendo la sua supremazia politica e militare, cercando comunque di salvaguardare le tradizioni locali. Anche l’Unione Europea, sebbene non si imponga più con la forza sugli altri ma, anzi, sia un incontro volontario dei vari paesi, porta e racchiude in sè una serie di tradizioni, abitudini e culture diverse tra di loro; popoli e persone che cambiano per le loro origini, per il loro credo e per il loro pensiero. Così è dovere ed impegno dell’Unione Europea mantenere, per l’oggi e per il domani, questi aspetti della nostra cultura che fanno parte della nostra stessa identità. Nell'Unione Europea non bisogna dimenticare le nostre culture e le nostre tradizioni perchè queste non scompaiano e, insieme con altre di paesi e popoli diversi, costituiscano l’unità perchè sono e fanno parte di noi, ma soprattutto creano un’unica identità europea.” Il paesaggio sfreccia uniforme senza punti di riferimento per moltissimi chilometri. Poi il mare e Venezia ..……………una bella sorpresa per chi non la conosce.. e il nostro solito Álvaro esclama: “Venezia è come mangiare un'intera scatola di cioccolata al liquore in una sola volta.” 3 Sale a Venezia una ragazza italiana, Gabriella. Sedendosi vicino ai quattro Iberici, inizia a chiacchierare con loro in un portoghese spesso aiutato dall’inglese. “Mia nonna era nata nel ’57. Mi ha raccontato tante volte dell’Italia diventata da paese di emigranti a paese che accoglieva gli immigrati. La convivenza era dura, gli stranieri erano mal visti e non si integravano bene”. Joel sbotta, che importa da dove si arriva? “Sì, ora non ha più senso come discorso. Bisogna ringraziare la politica europea che ha introdotto nelle scuole le ore di dialogo sulle culture diverse, che ha permesso di arricchirsi con le tradizioni, le ha valorizzate con meetings, non ci ha omologato, ha lasciato più libertà di spostamento alle persone nei diversi stati, ha aiutato i paesi più poveri. Che importa a quale cultura appartengono i miei amici? Ora dirlo è la più grande delle ovvietà!” Il treno arriva a Lubiana con il suo consueto anticipo. Salgono Rebecca e Maria. Chiedono “ospitalità” vicino ai nostri amici. “Gli altri vagoni sono abbastanza pieni” dice Rebecca. “Noi stiamo andando Kiev per un colloquio di lavoro. Voi?” “Stiamo andando al convegno per l’Europa. 2 Charles de Brosses, L'Italie il y a cent ans, ou Lettres écrites d'Italie à quelques amis en 1739 et 1740, ed M. R. Colomb, Parigi, Levavasseur, 1836 3 Truman Capote, The Observer, 26 novembre 1961 Stavamo giusto ripensando a quanti cambiamenti ci sono stati dall’epoca dei nostri nonni!” “Davvero? Beh, anche il mondo del lavoro è migliorato tanto negli ultimi cinquant’anni. Infatti la maggiore informazione, soprattutto nelle scuole, sui concorsi e i tirocini a livello europeo ha portato noi giovani a partecipare più attivamente e a costruirci un futuro in tanti campi nuovi e stimolanti. Molti miei amici lavorano in settori legati alle politiche europee!”. “Ma non solo” precisa Maria. “Sono stati stanziati molti più fondi per gli stage di lavoro all’estero, per le vacanze di lavoro o per uno scambio fra giovani lavoratori. È molto importante anche il fatto che sempre più persone abbiano la possibilità di migliorare le proprie competenze anche con corsi di aggiornamento fuori dal proprio paese”. Rebecca concorda: “Certamente! In più sono aumentate le possibilità di realizzarsi come artisti internazionali e di far valere le proprie potenzialità; la maggior parte delle nuove aziende di oggi sono state fondate da ragazzi come noi, proprio grazie al grande incentivo ai giovani imprenditori. Ormai sono tantissimi i ragazzi che hanno un proprio business e che magari hanno trovato il loro primo lavoro all’estero”. “Come voi?” domanda Àlvaro. “Come noi!” rispondono le due giovani. Nel frattempo, attardata anche lei per cercare un bel posto, compare un’altra persona: un ragazzo. Zaino in spalla, belle lentiggini e una sciarpa con la bandiera europea. Non impiegano molto a capire che anche lui va al convegno a Kiev! “Sono Ricky” si presenta. Ha trovato un posto libero vicino a un Italiano che viaggia verso i paesi dell'Est. Legge la Stampa italiana dove si parla di politica: iniziano tutti a discutere e il nuovo arrivato pare il più preparato in materia. Spiega così agli altri com’è strutturata la politica a livello europeo. “Attualmente l'Europa è formata da molti più paesi rispetto al passato, quindi sta diventando difficile coordinare tutti gli stati sotto un apparato rigido di leggi comuni. L'Unione Europea ha dei principi e delle finalità comuni, e per prendere delle decisioni operative ogni stato presenta le proprie proposte, frutto della discussione che si è sviluppata internamente al paese, poi queste vengono discusse a livello europeo e ne viene fatta una sintesi” “Intendi dire un compromesso?” chiede Anita, come sempre molto schietta quando c’è in ballo qualcosa di pratico. “No, no. Intendo proprio una sintesi, un’unione degli aspetti migliori che sono stati presentati. Poi, dato che siamo tanti e diversi, ogni stato ha un margine di manovra, così da poter applicare meglio le decisioni prese a livello internazionale”. Poi, guardando gli altri, Ricky sorride: si rende conto di aver chiarito le idee al gruppo e ne è soddisfatto. Penultima stazione Budapest…. Il viaggio volge alla conclusione. Álvaro: “Budapest è la più bella città del Danubio; una sapiente automessinscena, come Vienna, ma con una robusta sostanza e una vitalità sconosciute alla rivale austriaca. Budapest dà la sensazione fisica della capitale, con una signorilità e un'imponenza da città protagonista della storia” 4 . Quando il treno raggiunge la stazione i nostri amici guardarono fuori dal finestrino per osservare le caratteristiche di quella curiosa città. Tutti e quattro notano immediatamente un edificio con molti piani e talmente bianco che la luce del sole sembrava riflettersi sulle sue pareti. A quella fermata salgono tanti uomini e donne dall'aspetto distinto; sono dei dottori che tornano a casa dopo una lunga giornata di lavoro in ospedale. A un tratto Fernando si rivolge ad Anita dicendo: “Dimmi Anita, tuo padre che fa il dottore che cosa ne pensa della situazione sanitaria?", Anita allora risponde: “Mio padre pensa che la situazione sia davvero migliorata rispetto a quella di alcuni anni fa. Infatti, soprattutto grazie ai finanziamenti, è stato possibile un miglioramento deciso nelle tecnologie mediche e negli strumenti diagnostici. Inoltre è stato raggiunto il principale obiettivo dell'Unione Europea, cioè l'annullamento delle disuguaglianze di trattamento sanitario tra i vari stati." Quando tutte le persone sono salite, il treno riprende la sua corsa. Si siede vicino al gruppetto uno di questi dottori che osserva incuriosito i giovani in viaggio. Ha sentito parlare Anita e si sente in dovere di dire la sua: “Quello che dici è assolutamente esatto. Ma non solo! Ragazzi, non fermatevi alla mera sanità per pensare che sia migliorato il benessere dei cittadini. Se stiamo meglio dobbiamo ringraziare l’ Europa anche per altri aspetti a cui non state pensando” “Per esempio?” chiede Fernando incuriosito da quel paffuto omone coi baffi grigi. “L’Europa si è mossa per migliorare tante cose! Ha fatto in modo che aumentasse l’informazione dei cittadini collegando bene domanda delle imprese e offerta dei 4 Claudio Magris, Danubio, 1986 lavoratori; ha aiutato le imprese stimolando i nuovi imprenditori, riducendo tutte le imposizioni fiscali e tutte le scartoffie burocratiche; ha assicurato legalità e apertura negli appalti pubblici e libera circolazione delle merci attraverso tutti gli stati dell’Unione; ha integrato e migliorato i servizi; ma, soprattutto, ha fatto in modo che le regole imposte fossero applicate davvero, e non rimanessero solo parole al vento! Voi siete troppo piccoli per ricordare com’era una volta, ma vi assicuro che ci sono stati grandiosi passi avanti! È bellissimo!”. I ragazzi sorridono della passione europeista di quell’uomo, veramente sconfinata. Però, grazie a lui, capiscono davvero quanto l’Europa abbia fatto per permettere loro di vivere in quel mondo. Prendono finalmente coscienza come non avrebbero mai potuto senza fare questo viaggio di come le cose siano diventate e di quanto siano fortunati a vivere nella società in cui sono. Ora sì, si sentono completamente parte dell’Europa, si sentono Europei con la E maiuscola. Ora possono partecipare al convegno di Kiev! Stazione di capolinea Kiev. Il clima è sempre soleggiato ma con un accenno di freddo…. I passeggeri scendono. Sorridenti. Bibliografia Charles de Brosses, L'Italie il y a cent ans, ou Lettres écrites d'Italie à quelques amis en 1739 et 1740, ed M. R. Colomb, Parigi, Levavasseur, 1836 Truman Capote, The Observer, 26 novembre 1961 Claudio Magris, Danubio, 1986 Romana Petri, La donna delle Azzorre, 2001