LO SCUDO giugno 2010 - Diocesi di Brindisi

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LO SCUDO giugno 2010 - Diocesi di Brindisi
Giugno
2010
N° 6
Mensile cattolico d'informazione fondato nel 1921
Un’altra estate
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 conv. in L. 27/02/2004, art. 1, comma 2, DCB BR
una copia
€ 2,00
di Stefano Cavallo
on rimpiango l’Ostuni nelle stagioni estive
degli anni ’50, quando la Città era quasi deserta, con gran parte degli abitanti impegnati nei
lavori di campagna e gli altri chiusi in casa per
ripararsi dal caldo. Pochissimi i fortunati che potevano permettersi di trasferirsi a Villanova e
Camerini, per godere della frescura marina; altri
raggiungevano la costa, allora priva di costruzioni, solo la domenica e vi trascorrevano l’intera giornata. La Città si rianimava in occasione
delle feste religiose: l’Immacolata, la Madonna
della Stella, la Madonna del Carmine, Sant’Oronzo che segnava l’inizio della villeggiatura nelle splendide località di campagna.
Ormai si è prodotta un’irreversibile trasformazione, dovuta al profondo cambiamento del tenore
di vita e delle abitudini degli abitanti che è sotto i
nostri occhi, ma soprattutto di quelli degli italiani, per gran parte dei quali “le ferie” sono imprescindibili, non solo per dare al corpo e alla mente il necessario riposo, ma per quello che rappresentano come simbolo di agiatezza e di modernità.
Ostuni è diventata una meta ambita, una tappa
ineludibile di molti viaggi, una località dove soggiornare per godere del sole, del mare, della
campagna e di un centro storico e un paesaggio
che colpiscono il turista e lo catturano immettendolo in una dimensione fiabesca.
L’economia cittadina si è trasformata e quella
che era una modesta cittadina di provincia che
viveva di agricoltura e artigianato, si è attrezzata
per accogliere, non solo d’estate, le migliaia di
persone che vengono a visitarla e addirittura a
soggiornarvi, che hanno acquistato case, trulli,
masserie. Anche dai paesi limitrofi sono venuti
in Ostuni e hanno avviato attività economiche,
soprattutto nel settore della ristorazione. Insomma, questa nostra Città con il suo territorio è
una ricchezza per noi e anche per l’Italia e come tutte le ricchezze deve essere custodita e
possibilmente accresciuta. E’ questo il compito
di tutti, cittadini e amministratori che devono essere consapevoli che ad essi è affidato il futuro
del nostro Paese.
Non sempre si ha l’impressione che tale consapevolezza sia acquisita dagli abitanti e dagli
stessi amministratori.
Pensiamo a ciò che è accaduto in questi ultimi
venti anni per dotare il territorio di una nuova
normativa: del Piano Urbanistico Generale comunale non si parla più e si tira avanti col vecchio Piano regolatore; la regolamentazione specifica per il centro storico è rimasta una pia
aspettativa, uno dei tanti incarichi professionali
rimasto sulla carta, almeno senza gravare sulle
finanze del Comune. Inutili e dispendiosi furono,
invece, quelli per il piano particolareggiato del
centro storico, quello del traffico che non sappiamo che fine abbia fatto, quello dei parcheggi
N
e potremmo continuare.
Non parliamo del verde pubblico del quale si
vantano spesso gli amministratori, ma che in effetti è stato ridotto rispetto alle previsioni di piano, con la costruzione di scuole e caserme,
mentre sono stati piantati gli alberi sui marciapiedi.
Anche la zona sportiva fu iniziativa degli amministratori degli anni ’60 e ’70, come pure il vincolo dei terreni alle spalle dell’ospedale per consentirne l’ampliamento, dove è in atto la costruzione di una nuova ala con dieci anni di ritardo
sia per le bizze del Comune per salvaguardare
una strada peraltro su suolo non comunale, sia,
pare, per errori di progettazione. Anche il nuovo
quartiere della 167, è alquanto trascurato e il
Comune è impegnato ad impedire finanche il
decentramento di una farmacia. Dobbiamo essere grati all’ex assessore Iaia se si è riusciti a
far svolgere settimanalmente il mercato, perché
la zona da oltre vent’anni attende strutture adeguate per lo svolgimento delle attività commerciali; eppure ci abitano circa tremila persone.
Una delle peculiarità del sistema che si è instaurato è l’assenza di controlli, per cui gli interventi
della pubblica amministrazione devono essere
sollecitati altrimenti nessuno si accorge di quanto accade.
La Città, si dice, deve essere vivibile, ma ormai
non più solo d’estate ma anche nei fine settimana, vi è un traffico caotico, un posteggio selvaggio che interessa anche gli angoli delle strade,
rendendo pericolosa e lenta la circolazione. Il
“famoso” bianco dell’abitato sul quale si fanno
convegni e si sprecano parole, è ormai largamente dimenticato, come dimostrano le stesse
mura e i torrioni del vecchio centro dove non vi
è pace per chi vi dimora. Nonostante i famosi
“dissuasori” si circola a piacimento, ma soprattutto la notte dei giorni festivi e prefestivi, le stradine e i vicoli sono invasi da fracassoni che stravolgono completamente la tranquillità degli abitanti.
Naturalmente non vi è alcuna presenza di vigili
urbani che ad Ostuni si fanno addirittura visitare
dai... ladri. Recentemente anche il sig. Prefetto
di Brindisi ha rivolto un invito ad unire le forze
che operano sul territorio per una migliore salvaguardia dei cittadini.
La vita della nostra Città va assicurata anche
sotto questo profilo della sicurezza e del rispetto
degli altri, della migliore pulizia delle strade e di
una presenza più qualificata e igienicamente assicurata dei tanti esercizi pubblici che andrebbero accuratamente controllati e non autorizzati
solo sulla carta, con tavolini all’aperto anche su
strade di grande traffico. Tutti devono contribuire per conservare a Ostuni quelle peculiarità
che lo rendono un centro da visitare e dove il
soggiorno può essere ancora ambito.
Sul ponte sventola...
ul ponte sventola Bandiera blu e tutto va a Cinque (gonfie) vele:
legittima la soddisfazione delle istituzioni ostunesi e degli operatori turistici ed economici locali per la riconferma, per la sedicesima
volta, dell’attribuzione della “Bandiera blu” della FEE (Fondazione per
l’educazione ambientale) europea e per l’annunciata riconferma, da
parte di Legambiente, delle “5 vele”, il maggior riconoscimento per la
qualità ed i servizi delle nostre coste. L’albo d’oro si arricchisce anche del riconoscimento particolare tributato al Viar Beach Club del Pilone, nei pressi della Torre San Leonardo, nel Parco delle dune costiere: lo
stabilimento ostunese, entrato in funzione lo scorso anno, è tra le sette strutture in tutta Italia a ottenere una Bandiera blu specifica per la gestione, l’educazione ambientale e l’abbattimento delle barriere architettoniche. “I riconoscimenti che ci vengono dati - ha dichiarato il Sindaco Tanzarella - sono un attestato per il lavoro di tutti gli operatori interessati, in un grande gioco di squadra.
FERDINANDO SALLUSTIO (segue pag. 2)
S
Una aspetto della suggestiva costa di Ostuni (in 7ª pagina servizio di Gianfranco Ciola)
FATIMA
speranza per l’uomo del 21° secolo
di Domenico Melpignano
S
ulla spianata del Santuario di Fatima, Benedetto
XVI ha presieduto la Celebrazione Eucaristica,
di fronte ad oltre mezzo milione di persone, nella
giornata del 13 maggio scorso. La
giornata non è stata scelta a caso.
Come tutti ben sanno il 13 maggio
del 1917 la Beata Vergine Maria
apparve per la prima volta a tre piccoli pastorelli, alla Cova da Iria. I
pastorelli che videro la “Nostra Signora” erano Lucia dos Santos e i
suoi due cuginetti Giacinta e Francesco Marto. La Madonna invitò i
tre a presentarsi nello stesso luogo,
lo stesso giorno dei mesi successivi. A loro la Vergine consegnò un
“segreto” in tre parti, reso pubblico
nella sua interezza solo nel 2000.
Ai pastorelli Maria mostrò l’immagine dell’inferno e le terribili devastazioni che avrebbero prodotto le
due guerre mondiali del secolo
scorso, i feroci genocidi e le persecuzioni.
La terza parte del segreto presenta
la Chiesa assediata dai nemici e il Papa ferito a morte. Inevitabile il collegamento con l’attentato che
Giovanni Paolo II, colpito dai proiettili sparati da
Alì Agca subì, il 13 maggio 1981, in piazza San Pietro. Giovedì 13 maggio scorso Papa Benedetto XVI
ha soggiunto: “La missione profetica di Fatima non
si è conclusa”, perché – ha affermato – “l’uomo ha
scatenato un ciclo di morte e terrore che non riesce
ad interrompere”. Per uscirne dobbiamo affidarci a
Dio che - continua “a cercare i giusti per salvare la
città degli uomini”. Da Fatima è partito così un messaggio di grande speranza per gli uomini e per il
mondo intero. Benedetto XVI ci fa questa consegna:
oltre le minacce della storia dobbiamo affidarci alla
preghiera, alla penitenza ed alla conversione. Nella
catechesi che ha impartito all’Episcopato portoghese
ed al clero, agli scienziati, a quanti sono alla ricerca
della verità, ai giovani, agli uomini e alle donne, Benedetto XVI ha inteso rilanciare l’invito a una “vigorosa azione evangelizzatrice” in tutti gli ambiti della
società; ed ha espresso l’auspicio che Fatima sia sempre una
fulgida “scuola di carità e servizio ai fratelli”. Rivolgendosi
in particolare ai Vescovi li ha
invitati “ a riscoprire la paternità episcopale” ed a svolgere
“l’autorità come servizio alla
crescita”, prima di tutto dei sacerdoti.
Ha stimolato i laici a vivere
“un laicato maturo, per una società più umana” ed ha rivolto
il suo grande apprezzamento
“per le iniziative che cercano
di lottare contro i meccanismi
sociali, economici e culturali,
che portano all’aborto e allo
sfaldamento della famiglia”.
“Da Fatima, dove la Vergine
Maria ha lasciato un segno indelebile del suo amore materno, ho invocato la sua protezione su di voi, sulle vostre famiglie, specialmente su quanti sono nella prova, Vi benedico di cuore”. Il tredici maggio di ventinove anni fa, il suo predecessore Papa Wojtyla mentre passava tra i fedeli riuniti per l’udienza generale,
erano le ore 17 e 17 di un pomeriggio primaverile,
fu colpito proditoriamente. Il pronto soccorso e l’operazione durata 5 ore e mezza nel Policlinico Gemelli, ma soprattutto come Egli stesso amava dire:
“La Madonna di Fatima mi ha salvato”.
Papa Ratzinger è convinto che la profezia di Fatima
annunci altre tragedie e propone così una nuova interpretazione della visione del 1917: parla “del male
nella storia”.
Riportiamo la parte del terzo segreto di Fatima
(Continua a pag. 8)
2
CITTà
Giugno
2010
Francesco Bovenzi presidente dell’ANMCO
dottor Francesco Bovenzi, ostunese, primario della Cardiologia
dell’ospedale “Campo di Marte” di Lucca, è stato eletto presidente dell’Anmco, l’Associazione nazionale medici cardiologi
ospedalieri, in occasione del 41° congresso svoltosi a Firenze. Si
tratta di una carica di grande prestigio, di un riconoscimento anche per l’ottimo lavoro svolto da Bovenzi da quando, il 3 novembre del 2004, ha assunto la direzione del reparto a Lucca.
“Sarà mio compito - ha detto Bovenzi subito dopo l’elezione - onorare la fiducia del cardiologi italiani, lo farò proprio partendo dalla
straordinaria esperienza della Cardiologia di Lucca, ormai per
molti un invidiabile e prezioso modello assistenziale, ripreso da
molti in altre realtà nazionali, che ha ridotto drasticamente le fughe e la mortalità ospedaliera nelle cardiopatie. Un grande patrimonio culturale e organizzativo di rara fruibilità, fondato non solo
sulla grande professionalità, ma anche e soprattutto sull’umanizzazione e sul gioco di squadra. Sono molto felice di questa prestigiosa, ma impegnativa carica - ha
detto ancora Bovenzi - un ruolo che onora le mie origini, la Città di Ostuni e la storia professionale partita proprio da lì sul solco tracciato da mio Padre, medico condotto di un tempo. Resto sempre molto
legato alla nostra Terra, alla mia storia, al passato di studente, agli amici, ai miei affetti”.
Francesco Bovenzi, 53 anni, originario della Città Bianca, sposato con due figli, è anche professore a
contratto presso l’Università degli Studi di Pisa, ed autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche e libri,
ha partecipato come moderatore e relatore in circa 500 eventi scientifici, svolgendo attività di ricerca
clinica nei settori della cardiologia interventistica, dell’ecocardiografia e della cardiologia clinica.
Organizza ogni anno nella sua città il meeting “CardioLucca”, insostituibile riferimento formativo nazionale, ma ancora oggi sottolinea sempre il suo stretto legame con Ostuni, dove visita anche i pazienti
nel suo studio.
FERDINANDO SALLUSTIO
DISCORSO DEL PAPA
Il
SGURA ELETTO AL CNSU
L
e recenti elezioni per il rinnovo del CNSU, organo consultivo del Ministero dell'Università e
dell'Istruzione, hanno visto la straordinaria affermazione dell'ostunese Francesco Sgura, 22 anni,
già presidente di Azione Giovani di Ostuni, ed oggi unico pugliese eletto al CNSU con la lista di
centrodestra. “Una vittoria importante e di tutti, utile al nostro territorio - ha dichiarato Luca De Netto -, dirigente provinciale PDL e presidente provinciale dei giovani - se consideriamo che il collegio
del CNSU è simile a quello delle elezioni europee e che l'amico Sgura è riuscito nell'impresa ardita
di farsi eleggere nella circoscrizione “Italia centrale" sfiorando le 2.500 preferenze personali, e che i
componenti del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari sono solo 28 in tutta Italia.
Sgura, nato a Ostuni e iscritto alla facoltà di Giurisprudenza della “LUISS Guido Carli”, sarà l’unico
studente proveniente da una università privata ad affiancare il Ministro nei progetti del riordino del
sistema universitario e nei decreti ministeriali, e sui criteri per l’assegnazione e l’utilizzazione del
fondo di finanziamento ordinario.
I problemi da affrontare nel mio prossimo mandato saranno molteplici e di varia natura- dice Sgura sono onorato di poter essere il rappresentante della mia Regione e del territorio brindisino in seno al
Ministero dell'Istruzione Università e Ricerca. La nostra è una terra che necessita di una stretta sinergia fra mondo del lavoro e Università ed è su questo che si baserà principalmente il mio impegno per
la nostra Regione e la nostra Provincia”.
CURTO CONSIGLIERE REGIONALE
N
ei giorni scorsi si è insediato il nuovo Consiglio della Regione Puglia che ha eletto l’ex assessore Introna
suo Presidente. Rispetto ai risultati elettorali da noi riportati in precedenza, oltre al numero dei consiglieri
che la Corte di Appello di Bari ha riconosciuto nel numero di 70, vi è la novità della elezione del senatore Euprepio Curto di Francavilla Fontana del gruppo dell’UDC che accresce la rappresentanza della nostra provincia
a scapito di quella di Taranto.
UNIVERSITA’ DELLE TRE ETA’
UNITRE - OSTUNI
L’
Università delle Tre Età di Ostuni il 28 maggio
2010 nell’auditorium della Biblioteca comunale,
ha concluso il 25° anno di attività con un entusiasmante concerto del giovanissimo pianista Iacopo Raffaele.
Il prof. Sandro Massari, Presidente dell’Unitre ha tracciato una sintesi dell’attività svolta in quest’anno e ha
presentato il musicista, diplomato in pianoforte nel
conservatorio N. Piccinni di Bari, con 110/110 lode e
menzione d’onore e che ha già al suo attivo la partecipazione a concerti ed è autore delle colonne sonore di
due cortometraggi e ha collaborato come pianista, clavicembalista e organista con diverse “ensamble” vocali e strumentali.
Il concerto, dal titolo “Elogio della piuma” ha voluto
evidenziare la leggerezza, la spontaneità e l’ironia nel- Fryderyk Chopin
la musica per pianoforte. Sono stati eseguiti nove brani dall’op. 28 dei Preludi di Fryderyk Chopin (1810-1849) del quale ricorre quest’anno il bicentenario della nascita; quattro brani musicali di Eryk Satie (1866-1925) e la travolgente composizione di
Keith Jarret, pianista, clavicembalista e compositore statunitense nato nel 1945, che ha esaltato il numeroso pubblico presente.
Dalla pagina 1
SUL PONTE SVENTOLA.....
a anche una grande squadra deve
sempre essere pronta ad altre sfide: per questo - ha proseguito il Sindaco - c’è sempre tantissimo da fare per
migliorare i servizi, dare ai turisti un’offerta integrata, migliorare la viabilità,
mettere in sicurezza le strade di accesso alla città, assicurare la pulizia ed il decoro delle
spiagge e del centro urbano. A breve il servizio di
raccolta e smaltimento dei rifiuti verrà assegnato
con le regole del nuovo capitolato, e vi sarà anche
una razionalizzazione delle cartellonistiche e delle
M
insegne pubblicitarie per rimediare a qualche eccessiva “distrazione” che ha creato situazioni sgradevoli, così
come daremo vita ad un'ampia consultazione, nel quadro del piano di sistemazione definitiva di Piazza della
Libertà, per decidere se lasciare così com’è lo scavo che rivela l’antico torrione, coprirlo con un vetro o colmarlo del tutto.
Occorre la collaborazione di tutti, anche da parte
di cittadini e turisti, ha concluso Tanzarella, per
mantenere le eccellenze e superare le difficoltà”.
FERDINANDO SALLUSTIO
TESTIMONIANZA CRISTIANA
NELLA COMUNITÀ POLITICA
di Sandro Massari
Lo
scorso mese abbiamo dedicato lo spazio di
questa rubrica ad una riflessione sul tema
“Emergenza educativa a livello socio-politico”.
Dopo aver rilevato la grande debolezza che i cattolici italiani accusano nell’ambito sociale e politico,
avevamo indicato la ragione di tale debolezza nel
fatto che ad essi manca un pensiero forte e consapevole che orienti il loro agire sociale e politico.
Torniamo sul tema dopo il discorso tenuto da Papa
Benedetto XVI, il 21 marzo u. s., ai partecipanti all’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i
laici. Assemblea che aveva come proprio tema“Testimoni di Cristo nella comunità politica”. Torniamo perché in questo discorso del Papa troviamo
espresso compiutamente quel “pensiero forte” che,
come avevamo rilevato, manca ai cattolici italiani.
Vi troviamo anche una esauriente risposta.alla domanda che avevamo posto sul come venir fuori dalla crisi e dal vuoto chiacchiericcio della odierna politica italiana.
Il Papa nel suo discorso indica anzitutto l’orizzonte radicale in cui il problema si pone: “Nella Chiesa, il sacerdozio comune, proprio dei fedeli battezzati, e il sacerdozio ordinato affondano la radice
nell’unico sacerdozio di Cristo, secondo modalità
essenzialmente diverse, ma ordinate l’una all’altra… E’ da questo mistero di comunione col Cristo
che i fedeli laici traggono l’energia profonda per
essere testimoni di Cristo, in tutta la concretezza e
lo spessore della loro vita, in tutte le loro attività e
ambienti”.
Prosegue rilevando che “spetta ai fedeli laici mostrare concretamente nella vita personale e familiare, nella vita sociale, culturale e politica, che la fede permette di leggere in modo nuovo e profondo la
realtà e di trasformarla; che la speranza cristiana
allarga l’orizzonte limitato dell’uomo…; che la carità nella verità è la forza più efficace in grado di
cambiare il mondo; che il Vangelo è garanzia di libertà e messaggio di liberazione; che i principi fondamentali della Dottrina sociale della Chiesa –
quali la dignità della persona umana, la sussidiarietà e la solidarietà – sono di grande attualità e
valore per la promozione di nuove vie di sviluppo a
servizio di tutto l’uomo e di tutti gli uomini”.
- prosegue ancora - partecipare attivamente alla vita politica, in modo sempre coerente con gli insegnamenti della Chiesa, condividendo ragioni ben
fondate e grandi ideali nella dialettica democratica
e nella ricerca di un largo consenso con tutti coloro
che hanno a cuore la difesa della vita e della libertà.
“Riprendendo l’espressione dei miei predecessori,
posso anch’io affermare che la politica è un ambito
molto importante dell’esercizio della carità. Essa
richiama i cristiani a un forte impegno per la cittadinanza….C’è bisogno di politici autenticamente
cristiani, ma prima ancora di fedeli laici che siano
testimoni di Cristo e del Vangelo nella comunità civile e politica. Questa esigenza deve essere ben presente negli itinerari educativi delle comunità ecclesiali e richiede nuove forme di accompagnamento e
di sostegno da parte dei pastori….
“ Si tratta di una sfida esigente. I tempi che stiamo
vivendo ci pongono davanti a grandi e complessi
problemi e la questione sociale è diventata, allo
stesso tempo, questione antropologica. Sono crollati i paradigmi ideologici che pretendevano, in un
passato recente, di essere risposta “scientifica” a
tale questione. Il diffondersi di un confuso relativismo culturale e di un individualismo utilitaristico
ed edonistico indebolisce la democrazia e favorisce
il dominio dei poteri forti. Bisogna recuperare e
rinvigorire un’autentica sapienza politica…., andando oltre ogni riduzionismo ideologico o pretesa
utopica; mostrarsi aperti ad ogni vero dialogo e
collaborazione, tenendo presente che la politica è
anche una complessa arte di equilibrio tra ideali e
interessi, ma senza mai dimenticare che il contributo dei cristiani è decisivo solo se l’intelligenza della
fede diventa intelligenza della realtà, chiave di giudizio e di trasformazione. E’ necessaria - conclude
il Papa - una vera “rivoluzione dell’amore”. Le
nuove generazioni hanno davanti a sé grandi esi-
genze e sfide nelle loro vita personale e sociale…”.
A questo coraggioso e lucido discorso rivolto alla
Chiesa universale, qui riportato nei suoi passaggi
nodali, si collega il discorso che il Papa ha tenuto
all’Assemblea generale della Conferenza episcopale
italiana riunita per discutere il documento degli
orientamenti pastorali per il prossimo decennio, tutto incentrato sull’educare. Nell’incoraggiare la
Chiesa italiana “a percorrere senza esitazione la
strada dell’impegno educativo”, il Papa ha indicato
l’obiettivo di “formare le nuove generazioni, perché sappiano entrare in rapporto con il mondo, forti di una memoria significativa, di un patrimonio interiore condiviso della vera sapienza, che mentre
riconosce il fine trascendente della vita, orienta il
pensiero, gli affetti, il giudizio”.
L’Assemblea Cei, presieduta dal cardinale Bagnasco, ha, da parte sua, ribadito “la necessità che si
affermi una generazione di adulti che non fuggano
dalle loro responsabilità perché disposti a mettersi
in gioco, a cogliere – loro per primi – la differenza
abissale tra il vivere e il vivacchiare”.
E’ con queste chiare indicazioni che noi fedeli laici
dobbiamo confrontarci e fare le dovute scelte operative, scegliendo, per l’educazione politica, nuove
forme di presenza organizzata nell’ambito della
città. Perché è a livello di città che si declina l’esercizio consapevole e responsabile della cittadinanza,
tanto caldamente raccomandato dal Papa. Alla fine
a trarne benefico alimento saranno le stesse tradizionali forme ecclesiali di presenza organizzata:
consigli parrocchiali, vicariali, diocesani, associazioni e movimenti vari...
Per Ostuni c’è, nell’ambito ecclesiale, la sede ideale
per ospitare un nuovo soggetto associativo che si
occupi dell’educazione politica. E’ il palazzo Cirignola in corso Mazzini, donato alla Curia e al Vescovo per l’educazione dei giovani e finora impegnato dal Circolo di cultura D. Cirignola con lodevoli iniziative culturali, particolarmente d’estate.
C’è solo da partire col passo giusto e con uomini
giusti, capaci di vedere più larghi orizzonti comuni
al di là del proprio pur prezioso orticello. Si parta
subito, in piena adesione con l’appello del Papa, per
un cammino che sarà arduo e lungo. L’Arcivescovo
Talucci sarà contento della rinata passione educativa per la vera politica. Ne sarà felice in cielo il generale Guglielmo Anglani che propose quella donazione a coronamento della sua vita di cristiano adulto, spesa per metà a servizio della Patria e per metà
a servizio degli ideali politici al suo tempo rappresentati nel partito dei cattolici.
Già a partire subito, sarà la scoperta di un grande tesoro, oggi ignorato dai giovani e da tanti fedeli
adulti. Alludo al tesoro della dottrina sociale della
Chiesa e alla storia del movimento cattolico, che in
Ostuni, a 150 anni dall’Unità, vanta sublimi testimonianze.
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Terza Pagina
Giugno
2010
Il prurito di Don Arcangelo
PUDECE E POPOLO
Sul prossimo numero del nostro mensile sarà pubblicato uno studio
del prof. Nello Ciraci dal titolo: “Il prurito di Don Arcangelo: Pudece
e popolo” che occuperà una pagina dell’inserto a colori e che fornisce
una approfondita disamina poetica, estetica e storica delle quattro satire del nostro maggior poeta in vernacolo.
In esse Don Arcangelo Lotesoriere “rivela con vigore di sentimento e
con efficace realismo linguistico la sua diffidenza nei confronti degli
uomini politici sia della sinistra che della destra, gli uni e gli altri
considerati come consorterie impegnate a difendere gli interessi di chi
detiene ricchezze e potere senza curarsi dei bisogni e della aspirazioni
degli umili e degli indifesi” (D. Colucci: Arcangelo Lotesoriere, Poesie dialettali ed altre opere, Ed. Congedo).
Mons. Don Andrea Anglani, celebrando il centenario della nascita di Don Arcangelo (Lo Scudo, 26
aprile 1925, n° 8), propose di intitolare Pulceide, piccola epopea delle pulci, le quattro satire.
Poiché è utile per leggere lo scritto di Nello Ciraci, tenere presente il testo delle stesse, ne iniziamo la
pubblicazione fin da questo numero del giornale che vi raccomandiamo di conservare almeno fino al
mese prossimo.
S.C.
Li pùdece pariende
Il poeta esalta la scienza del suo secolo che, grazie alle teorie evoluzionistiche darwiniane, ha spiegato l'origine
comune delle varie specie di animali e, quindi, anche il rapporto di affinità e di parentela tra le pulci e gli uomini. Tra questi c'è addirittura consanguineità: so' cumme filu e attane. Perciò si impone per gli uomini di qualsiasi
classe sociale un atteggiamento di rispetto nei riguardi di queste bestioline, dal momento che esse sono eodem
sanguino, del medesimo sangue nostro. (D. Colucci in: A. Lotesoriere “Poesie dialettali ed altre opere”)
Ng’ì strètta parendìzia
tra ppùdece e crestiane;
chidde da chisse vènene:
so’ cumme filu e attane.
La carne nosta càveta,
lu sagne li cungrìa.
Pe chéssa i’ li cunsìdere
pe ccarne e ssagne mia!
O bbeneditte sièculu!
N'à date tanda sciènza,
ca mu tra uèmme e ppùdece
na mmitte defferènza.
Bènga so’ ccumme ardìculu
e bbènga so’ mulèste,
nge so’ pariènde pròsseme,
percè? So’ ssagne nuèste.
Pe chéssa ndra lli ppùdece
zènza uarda' a ll’attane
se tròvene li nòbbelu,
s'àcchjene li vellane.
Li prime sèmbe sùrchiene
lu sagne cchjù perfètte.
L'ande se vone ttìrene
cudde de li sanguétte.
Li prime pasculèscene
da mbiètte ind'a lli cosse:
settìlu so' li màsculu,
li fèmmene cchjù grosse.
Cumme vè cu lli fèmmene
don Carlu Petrarulu
a ccocchja a ccocchja ggìrene,
na ss'acchjene ma' sulu.
L'ande so' ccumme cìcere
allattamate e lliscce.
Li uè vede'? Ma' làssene
li canze e lli brachìscce.
Devèrse so' lli ppùdece
seconne li persune:
seconne li paièsere:
seconne li stasciune.
Chidde de li prïèvete
cchjù grossa one la cape:
e cchidde de li muènece?
facca so' vvèspe e llape.
E cchidde de li fèmmene?
Fachene sèmbe rocchja.
E cchidde de li mòneche?
Oh ce n' avea na cocchja!...
O so' vellane o nòbelu,
i' cchéssa la resposta:
so' ccèrte eodem sanguine
so' sagne e ccarne nosta.
Quesite
Poiché c'è parentela tra gli uomini e le pulci, è possibile ammazzarle? Il quesito è posto al teologo. Questi distingue, nega, afferma secondo il metodo speculativo della filosofia scolastica. Ma il poeta, dotato di senso pratico,
mette da parte ogni ragionamento teorico: come si possono distinguere le pulci proprie da quelle altrui? E se sotto l'unghia, inconsapevolmente, dovesse capitare la pulce di un prete? Sanguinis sacratus funditur, si sparge sangue consacrato e il malcapitato giustiziere resta automaticamente scomunicato. Per ovviare al pericolo di qualche
guaio il poeta consiglia un comportamento prudenziale ricordando i diritti delle pulci che dicono: nu sime sagne
vueste, siamo sangue vostro, rispettateci.
A llu mègghje teòluche
i' fazze stu quesite:
senza pecca', li pùdece
da nu' se ponne accite?
Pènzela cu llu sènzïe,
cu llu prengìpie dritte;
ca tutte cu lli pùdece
sime pariènde stritte.
- Destinque: ce li pùdece
sobba de nu' so' nate;
Nego: ce po' so' strànïe
Affirmo, ite peccate.Brave! cumba' teòluche!
«Destinque, nego, affirme»,
cu cchisse latenìsseme
na ssacce ce vuè dirme.
Mu tu prima d'accìterli
vulisse fa' li prove?
Ma cumme pue' destìnquere
li strànie da lli tove?
Te mitte a scrïa pùdece;
pò ddarse l'accedènde
cu ss'àcchja pe ddesgrazia
nu pòdece parènde.
Pò iesse de nu prèvete
o Ggièse, ce ppeccate!
Sanguis sacratus funditur,
e ssi' scummenecate!
Pò iesse anghe de màmmeta
de sorda o de megghjerda...
l'accite zenza scrùpelu;
e ffasce doppia mmerda!
Po', cumba' mia teòluche
tu na respunne a ttuène:
qua nge vo' senzie pràteche
lu studie qua na ì bbuène.
A tte d'accite pùdece
na ppo' iesse permesse:
ì ccondra a lla ggiestizia,
ì ccondra a llu prugresse.
Ce siende quacche pìzzeche
tu puè ccalà la mane,
e a dde tè prote gràttete;
ma fallu chjane, chjane.
Te vènene li cànghere:
certune (i' l'àgghje viste)
grattànnese, grattànnese
vone a ppigghjarse Criste.
E ccerte? Stone sèndene
la prèdeca, o la messa,
ndra ll'ogne, tac, li sccàttene:
l'anga ce li cumbessa!
E ccerte cu lla chjìreca,
(ieràh, ce bbrutte vìzzije!)
vone sgragnanne pùdece
discìnnese l'uffìzije.
Lu diche; e vvù scusàteme,
site de core tueste!
Li pùdece ne dìchene:
nu' sime sagne vueste.
10ª puntata
LA FAMIGLIA MARESCA di Dino Ciccarese
Dopo Eugenio contrae matrimonio Amelia Giuseppa, l’ultima figlia di Giovanni Maresca e Lauretta
Sansone. Ecco come descrive il padre i rituali dell’ambasciata, della stipula dei capitoli matrimoniali
e del matrimonio.
“Il giorno 31 dicembre 1891 sono venuti in questa
casa i quattro figli del fu Luigi Pugliese, a nome
Luca, Camillo, Nicola ed Eugenio, che a nome di
quest’ultimo e di donna Grazia Melpignano, mi
hanno chiesto la mano di mia figlia Amelia, ai quali
di tutto cuore ho risposto affermativamente. Il 25
gennaio 1892 di lunedì, ricorrendo la conversione
di San Paolo alle ore cinque e mezza della sera, si
sono stipulati i capitoli matrimoniali nella galleria
della nostra casa, in presenza dei parenti più stretti di ambo le parti e dopo i complimenti di rito, si
sono eseguiti al pianoforte di famiglia da mio figlio
Gaetano e da mia nipote Cornelia a quattro mani,
due pezzi, il primo del Rigoletto e l’altro del Faust
di Carlo Gounod. Lunedì 22 febbraio 1892, stante
la grave infermità del nonno don Gaetano Sansone, avo materno e temendosi una morte subitanea, si è solennizzata in presenza di soli parenti il
matrimonio innanzi alla Chiesa dal parroco don
Biagio Zolla, presente il Vicario Generale don Giuseppe Lofino e poscia innanzi allo Stato Civile dal
Sindaco dottor Angelo Tanzarella nella nostra galleria. E dopo presi i complimenti di gelati, dolci e
rosoli, in apposite carrozze in numero di quattro a
due mantici, tutti i presenti ci siamo recati nella casa del Pugliese, accompagnando gli sposi. Iddio
sia lodato e faccia felici gli sposi”.
I capitoli matrimoniali sono redatti dal notaio Pasquale Specchia in casa di Giovanni al vico Maresca il 25 gennaio 1892. Li riferiamo in ampi stralci
per la loro particolare articolazione e per le tante
clausole pattizie inserite a garanzia dei beni dotali
e della divisione delle spese notarili.
“Le divisate parti hanno dichiarato esistervi promessa di celebrazione di matrimonio tra la signorina Amelia Maresca ed il signor Eugenio Pugliese
e che tra breve verrà solennizato a norma del vigente Codice Civile Italiano, per la qual cosa volendo stabilire le convenzioni e i patti nuziali pervengono alla stipula del presente contratto. I futuri
sposi dichiarano di voler sottomere questa loro
unione al regime dotale e per conseguenza non vi
sarà tra essi comunione dei beni, ma il futuro spo-
so sarà il legale amministratore dei beni dotali a
norma di legge. La signorina Amelia avrà la sesta
parte della eredità della madre Laura Sansone deceduta il 20 agosto 1868, consistente nella terza
parte di un giardino ad uso di fogliami alle contrade Carmine e Crocifisso e nella terza parte di due
piccole case contigue con sotterraneo situate nel
detto giardino, cui si accede dal vico Petrelli. Il valore complessivo depurato dal canone enfiteutico
è di lire 4.675 e l’eventuale alienazione o vendita
non potrà avvenire al di sotto di tale cifra. L’importo ricavato dovrà essere impiegato o in acquisto di
altro immobile rustico o urbano o in mutui fruttiferi
con ipoteca su stabili tutti liberi da gravami. Può
anche permutarsi il giardino ma con stabili almeno
di ugual valore, in ogni caso i beni relativi resteranno sempre fondi dotali di Amelia. Da sua parte
Giovanni volendo addimostrare il suo paterno affetto ed il compiacimento per il già condiviso matrimonio, costituisce in dote alla figlia Amelia un corredo mobiliare consistente in biancheria, abiti, mobilia, gioie ed altri oggetti dell’estimativo valore di
lire 500, quale stima non vale per vendita al futuro
sposo, rimanendo lo stesso di esclusiva proprietà
della futura sposa. Di vantaggio Giovanni stipula a
suo favore la riversibilità delle cose donate, in caso di premorienza di Amelia e della di lei prole,
giusto il disposto degli articoli 1071 e 1072 del Codice Civile Italiano, detratta la quota parte prevista
per legge al coniuge superstite. Il futuro sposo Eugenio ricevuta la somma di lire 25.325 dote di
Amelia, si dichiara debitore della somma dotale
con facoltà di poterla impiegare in acquisti di beni
stabili liberi da gravami, da restare dotali della futura sposa e si obbliga a restituirla agli eredi della
stessa nel caso di premorienza. A garanzia del
contante di lire 25.325, dell’amministrazione dell’intera dote, compreso il corredo mobiliare, Eugenio sottopone a speciale e convenzionale ipoteca
a favore di Amelia, una sua tenuta olivata appellata Pedardo alla contrada Casalini, predio scevro
da legami. Amelia accetta la donazione fattale dal
genitore e si dichiara verso dello stesso grata e riconoscente. Le spese dell’atto si convengono per
due quinti a carico del donante Giovanni e per tre
quinti a carico del futuro sposo Eugenio, a carico
del quale sono pure quelle della copia e della iscrizione dell’atto”.
SCUOLA E BIBLIOTECA
osa succede quando biblioteca e scuola camminano insieme?
Venerdì 28 maggio, nella Biblioteca Comunale,
vedo una parte del grande salone di lettura trasformata in un policromo spazio espositivo. Ci sono tante sedie vuote, una pedana sormontata da
un tavolo, due microfoni e intorno una “selva” di
pannelli illustrativi e una “folla” di disegni, sculture,
dipinti, fotografie, incisioni, manufatti di arte figulina, plastici di monumenti famosi ecc.
Spinto dalla sorpresa e dalla curiosità, mi avvicino, leggo, osservo, ammiro e subito realizzo che
si tratta della mostra conclusiva del Progetto Lettura ”Il fantastico mondo di Book”, che è giunto alla quarta edizione e che quest’anno ha avuto come tema ”Impara l’Arte”. Alle ore dieci la sala si
riempie di bambini, ragazzi e insegnanti e la cerimonia ufficiale dell’inaugurazione ha inizio.
Salgono sul “palco” la dott.ssa Moro, direttrice della biblioteca comunale, l’assessore alla biblioteca
Agostino Buongiorno, la prof.ssa Antonella Colucci, il fotoreporter Marcello Carrozzo e il ceramista
Angelo Carella.
Comincia a parlare la dott.ssa Moro: “Con la mostra si vogliono illustrare i diversi prodotti realizzati
durante i vari laboratori a cui hanno aderito le classi delle scuole, elementari e medie inferiori; nel
mese di maggio lo scrittore Anselmo Roveda da
Genova è approdato a Ostuni, dove ha incontrato
oltre 1.000 alunni delle scuole elementari e, prendendo lo spunto dal suo libro “Rosso Papavero”,
ha dato vita a una simpatica discussione sull’arte,
la lettura e la cultura in generale con i suoi nuovi
allievi; nello stesso mese oltre 300 alunni delle
scuole medie inferiori hanno incontrato l’artista Vittoria Facchini, la quale ha illustrato le tecniche del
disegno e della pittura coinvolgendo gli alunni nella
realizzazione di lavori originali; 2.580 ragazzi con i
loro insegnanti hanno partecipato a una visita guidata al ciclo pittorico di Onofrio Bramante presso il
Palazzo di Città e alla Grotta di Santa Maria di
Agnano; ad ogni istituto scolastico sono state donate copie di libri sull’arte degli autori che hanno
incontrato i ragazzi alla fine del loro percorso didattico e copie del volume “Guida di Ostuni” del compianto storico Luigi Greco che illustra i monumenti
e le opere d’arte della nostra città”.
Prende, poi, la parola Marcello Carrozzo: “l’obietti-
C
vo del breve corso introduttivo alla Fotopittura e
alla Pixpittura è stato quello di permettere ai ragazzi di sganciarsi dagli stereotipi e di arricchire
una normale immagine fotografica con interventi
pittorici. Nella prima fase pratica ogni alunno ha
realizzato una serie di fotografie e alcuni disegni
utilizzando la tecnica più congeniale ed usando un
proprio linguaggio-colore. Nella fase successiva, i
disegni sono stati fotografati e sovrapposti alle immagini al fine di ottenere il cosiddetto” Sandwich”.
I risultati sono stati strabilianti e, sicuramente, sorprenderanno i visitatori della mostra. In classe, per
motivi di ordine pratico, è stato usato il computer
per ottenere questo risultato e per offrire ai ragazzi la possibilità di assistere in diretta, attraverso un
work-in-progress, alla trasformazione- creazione
della propria opera d’arte”.
Subito dopo Angelo Carella, parlando della esperienza fatta nel suo laboratorio di fischietti, afferma
di essere stato colpito dall’entusiasmo col quale i
ragazzi hanno aderito a questo progetto che ha
dato loro la possibilità, per la prima volta, di toccare con mano la materia prima, l’argilla, e di realizzare delle vere e proprie opere d’arte, come la civetta, simbolo della sapienza e della intelligenza.
L’assessore Buongiorno porta quindi i saluti del
Sindaco e dice: l’iniziativa, come per gli anni passati, è stata organizzata in collaborazione con la rivista “Andersen” e l’Amministrazione comunale
continuerà a sostenerla, convinta com’è della sua
validità e utilità culturale. L’ex assessore Lorenzo
Valente, ideatore della manifestazione, esprime la
propria soddisfazione nel constatare che il seme da
lui gettato non è stato soffocato e continua a dare
frutti. Chiude in bellezza la prof.ssa Antonella Colucci, che, da storico dell’arte, con una brillante e
dotta relazione, valuta positivamente i risultati della creatività dei ragazzi e, dialogando con loro, ne
mette in luce la straordinaria preparazione e la
passione che gli insegnanti hanno saputo trasmettergli. Intervengono per ultimi i docenti referenti
Lucia Marseglia, Antonietta Leuzzi, Carmela Mingolla, Laura Greco e Nella Montanaro.
Evidentemente soddisfatte dei risultati ottenuti anche le due dirigenti scolastiche Raffaela Roma e
Maria Mingolla.
VINCENZO PALMISANO
4
Cultura
Giugno
2010
Non solo caffé letterario
di Vincenzo Palmisano
Biblioteca e l’Archivio Diocesano sono ormai
una fucina di idee e di progetti che attirano
un numero sempre crescente di persone amanti
della cultura e dello stare insieme.
Tante e diverse sono state finora le realizzazioni.
Il 18 novembre 2009 ha riaperto il Caffé Letterario
ed è iniziata la nuova serie degli incontri “Raccontiamoci le nostre letture”.
Finora i relatori e i libri presentati sono stati i seguenti:
• 18 novembre 2009: Anna Maria Trinchera
“Storie di donne” di A. Sgura
• 27 gennaio 2010: Caterina Baccaro
“La musica segreta della terra” di M. Strachan
• 17 febbraio: Bianca Melpignani
“Figlia del silenzio” di Kim Edwards.
• 10 marzo 2010: Nicoletta Petrachi
“La scoperta dell’alba” di W. Veltroni.
• 24 marzo: Maria Epifani
“La morte di Ivan Il’ic” di L. Tolstoi
• 14 aprile 2010: Silvana Giovene
“Lo stupore del mondo” di C. Tani.
• 12 maggio 2010: Angela Carparelli
“Il paese delle prugne verdi” di H. Muller.
• 26 maggio 2010: Marilena Bovenzi
“Accabadora” di M. Murgia.
Le presentatrici, come è già avvenuto lo scorso anno, non si sono limitate a raccontare la trama dei libri letti, ma hanno messo in evidenza la bellezza
della scrittura, dando il giusto risalto al messaggio
che l’autore ha voluto lanciare.
Il dibattito che subito dopo si è aperto è servito, come sempre, a mettere a confronto le sensibilità personali e i punti di vista differenti dei presenti intervenuti.
Alla fine il miracolo si è ripetuto: i personaggi del libro presentato sono usciti dalle pagine e si sono
trasformati in creature viventi, che continueranno a
interpellarci.
Novità di quest’anno, la presenza assidua di Silvio
Carrino, il quale, prima di passare al caffè, legge,
applauditissimo, dai suoi libri, versi in vernacolo
ostunese il cui contenuto è in armonia col tema del
volume presentato.
Il buffet previsto ha “condito” il momento conclusivo
degli incontri con prelibatezze preparate a casa da
alcune delle signore socie.
Altri momenti significativi del cammino culturale degli amici e dei simpatizzanti che frequentano la Biblioteca e l’Archivio sono stati i seguenti.
Mercoledì 21 aprile 2010, alle ore 17, nella Cattedrale di Ostuni si è ricordato il 143°Anniversario della fondazione della Biblioteca Diocesana con una
celebrazione eucaristica presieduta da don Giuseppe Satriano, vicario generale.
Durante l’omelia, don Giuseppe ha fatto l’elogio dell’associazionismo e del volontariato ostunese e, riferendosi agli Amici della Biblioteca, ha detto: chi
dona riceve e si arricchisce.L’arcivescovo mons.
Talucci vi segue e apprezza il vostro lavoro di catalogazione di centinaia e centinaia di volumi, e ancora una volta vi ringrazia per questo dono che voi fate alla chiesa e indirettamente anche alla città.
Per tutti, don Giuseppe ha nominato Piero Sportelli
e Cenzina Di Vittorio, che hanno fatto da apripista
e, insieme agli altri, non si sono affatto risparmiati.
Alle ore 18 gli amici del sodalizio sono saliti in Biblioteca e qui hanno reso omaggio alla memoria
della preside Jole Bernatowicz Nobile e di don Cosimo Legrottaglie. La Nobile ha donato più di 3.000
volumi, il parroco Legrottaglie una parte considerevole dei suoi libri, con i mobili del suo studio.
Per l’occasione Lia Orlando ha commentato un bre-
La
ve saggio della Nobile sulle Epistole oraziane, Antonietta Pasimeni ha declamato una poesia della Preside, Teresa Legrottaglie ha prestato la propria voce ad alcuni versi in vernacolo di Tommaso Nobile
e Maria Longo ha letto la poesia che Jole Nobile inviò a Mikhail Gorbaciov nel 1988.
L’avv. Guglielmo Cavallo, amico di don Cosimo Legrottaglie, ne ha ricordato le doti spirituali e umane
ripercorrendo le tappe del proprio cammino all’interno della parrocchia dei Santi Medici.
E’ stata, la sua, un’affettuosa rievocazione dal tono
pacato e riflessivo, dalla quale è venuto fuori un ritratto a tutto tondo parlante e sorridente del sacerdote, definito “uomo di pace”.
Erano presenti Iria, figlia della preside Nobile, e il
fratello di don Cosimo, Lillino, con la moglie.
Giovedì 29 aprile 2010, la Biblioteca e l’Archivio
diocesani, puntando più in alto e ampliando l’orizzonte delle proprie attività, in collaborazione con altre otto Associazioni locali, hanno organizzato, nell’Auditorium della Biblioteca comunale, un convegno dal titolo “Costruire la famiglia: vita di coppia,
educazione dei figli”.
Ha relazionato su questo difficile e delicato argomento il prof. Ferdinando Montuschi, psicologo e
psicoterapeuta, ordinario di pedagogia speciale nella Università degli Studi di Roma Tre e autore di un
libro sullo stesso tema del convegno.
I lavori si sono svolti seguendo questa scaletta.
I rappresentanti delle otto associazioni, Rosaria
Nacci e Rosa Maria Caliandro dell’AIMC, Associazione Genitori, Isa Zizza dell’Azione Cattolica, Iolanda Milone della Consulta Pastorale Giovanile,
Raffaele Farina del Gabbiano, Teresa Lococciolo
dell’Incontro Matrimoniale, Maristella Greco dell’UCIIM, Maria Palmisano, psicologa del Consultorio
Familiare ASL, Rossana Proto della Biblioteca Diocesana, Giorgia Gioni (II A del Liceo classico) per
l’Archivio Arcivescovile, che avevano già letto il libro
del professore, lo hanno “bombardato” di domande
chiedendogli delucidazioni, puntualizzazioni e consigli riguardanti le problematiche più scottanti che
sono la causa della fragilità e della disgregazione di
molte famiglie.
Rispondendo alle domande, frutto di studio, di
esperienza sul campo e di profonde riflessioni, il
prof. Montuschi ha evitato il linguaggio accademico
scientifico ed è sceso sul terreno della concretezza
per suggerire le soluzioni a suo giudizio più giuste e
appropriate.
“L’anima gemella - ha detto - non esiste; se esistesse, sarebbe una noia mortale. E’ sbagliato voler
cambiare il proprio o la propria partner, sarebbe come voler modificare la loro identità; ognuno di noi è
come madre natura lo ha disegnato.
Fondamentale è l’accettazione reciproca tra i coniugi con tutti i pregi e i difetti di ognuno. La famiglia si
costruisce giorno per giorno, lavorando insieme.
L’incontro tra un uomo e una donna, pur carico di
emozione e di mistero, può svanire nel volgere di
breve tempo, ma può anche mettere radici, crescere e trasformarsi in un progetto di vita a due”.
Questo e tante altre cose sui figli ha detto il prof.
Montuschi.
Gli assenti al convegno, se sono interessati, possono scoprirle leggendo il suo libro, intitolato, appunto, “Costruire la famiglia - Vita di coppia, educazione dei figli” Cittadella Editrice.
La platea gremitissima dell’auditorium ha dimostrato che il tema in discussione è di grande attualità. E
bene hanno fatto Teresa Legrottaglie ed Enza Aurisicchio, sempre infaticabili e propositive, a inserirlo
nel programma di quest’anno.
La compagnia del Classico
F
ranco, Franco…. vieni, voglio
farti vedere una cosa. Nina mi
porta per mano fino alla stanza da
letto, apre e dice: guarda!
E lì, appesi alle ante dell’armadio,
appoggiati sul letto e sul comò,
sulle due poltroncine e sul lettino
da massaggio figure colorate di
uomini, mezzi uomini, mezzemaniche, corpetti, culottes e mantelli.
Mi dice che quelli sono i costumi
della commedia del classico; gli
occhi che brillano ed un sorriso leggero, di compiacimento, rispondono alla sorpresa che ho avuto
quando sono entrato in quella stanza.
I costumi sembrano infiniti, ve ne sono ancora nelle
altre camere e nella sua stanza laboratorio dove mi
mostra i bozzetti colorati di Pamela Capone. Sono
sorpreso, sono veramente sorpreso, tanto sorpreso:
per la bellezza dei modelli, per i colori, per le forme, per le stoffe, per la cura delle linee, per la
quantità di lavoro fatto ed ancora da fare e per l’energia che occorre per portare a fine un progetto simile.
- Mi sto alzando la mattina alle cinque, le prove
sono vicine e prima di Pasqua i costumi devono
essere pronti e non ho nessuno che mi aiuti.
Nina Marzio è una signora che nella sua vita ha
avuto dei figli, li ha fatti sposare, ha lavorato nel
commercio e con suo marito ha costruito una bella
famiglia ed una bella casa in campagna; veste sempre con grande garbo anche quando è in casa; è
educata e calma quando parla con gli altri, ama i
gatti ( contraccambiata), cucina dei piatti tradizionali buonissimi, ha la patente e pur provenendo da
una famiglia benestante non ha preso il diploma
perché ai suoi tempi le ragazze non continuavano
gli studi. Nina ha i capelli corti e degli occhi che
quando ti parlano è come se celassero un grande
interrogativo su un qualcosa che non è facile percepire. Di solito, per come la conosco io, preferisce prima ascoltare e poi parlare. Quando parli con
lei non sospetteresti mai che dietro le parvenze di
una signora tanto per bene si possa trovare l’estro,
la fantasia, la forza, l’energia, la perizia, la creatività di un’artigiana tanto vulcanica.
L’artigiano pratica la propria arte con perizia e dedizione e cerca di ottenere da ciò il meglio e se
possibile avvicinarsi al bello; per ottenere ciò necessitano cuore, cervello e tanta forza.
Alex Fiorella, danzatore e regista teatrale, docente
del Calamo di Ostuni, che ben conosce queste cose
ha fatto entrare ancora una volta Nina Marzio nella
squadra di quelli che recitano, ovvero che fanno attività teatrali, ovvero di quelli che quest’anno con
“Re Lear” sono andati a Bronte in provincia di Catania per partecipare alla “Rassegna nazionale di
teatro scolastico Shakespeariano O.Nelson” classificandosi primi precedendo compagnie con mezzi
e budget non immaginabili dal nostro liceo.
Non stiamo parlando di una compagnia di “Poveri
ma Belli” ma di un gruppo coeso e differenziato,
di un metodo di lavoro e di una pratica dell’anima.
Il teatro è attività artigianale per antonomasia, qui
non si pratica il copia-incolla dei furbi; ridurre,
ARTISTI PER OSTUNI nella Masseria Brancati
omenica 6 giugno si è conclusa la Prima rassegna
d’arte itinerante in masseria dedicata a ”L’Ulivo Creatura misteriosa quanto paragonabile all’essere umano” questa volta ospitata nella storica masseria Brancati,
in contrada Brancati, proprietà della famiglia Rodio.
La mostra, davvero molto bella, ha goduto di un allestimento interessantissimo e come si sarebbe detto una
volta “molto pittoresco”.
La masseria è integra, pochissime variazioni sia nel togliere che nell’aggiungere; semplicità, sobrietà e continuità sembrano essere i motivi ed i temi della sua nuova
vita e dell’uso quotidiano che Corrado Rodio e la sua famiglia ne stanno facendo: pulizia, irrigazione e piante secolari di olivo che sembrano un miracolo sulla terra dal “ciel venuto”, tanto sono belle e ben tenute.
La mostra di pittura, scultura, grafica e fotografia si è svolta lungo un percorso assai suggestivo, frantoio
ipogeo, frantoio ottocentesco, chiesetta e vari angoli della masseria.
Quaranta artisti di diversa estrazione e formazione, alcuni poco noti ed altri conosciuti a livello nazionale
hanno abitato con le proprie opere le inaspettate stanze di casa Brancati facendosi ammirare insieme a
queste ultime dai numerosissimi visitatori.
Il connubio artisti-masseria si è dimostrato di grande suggestione e la città sembra aver gradito vista la
gran quantità di visitatori che la mostra ha contato sia nei giorni precedenti che nella serata di chiusura.
E’ la seconda mostra organizzata quest’anno dall’Associazione Culturale Artisti per Ostuni, il cui presidente ed ispiratore, Peppino Carella, ha ancora una volta dimostrato acume, intuizione e lungimiranza nel
creare qualcosa che non c’era prima e che nel tempo sarà utile per tutti in special modo per chi ama
Ostuni (forse).
FRANCO FARINA
D
LL aa uu rr ee ee
La piccola Rosalba Brescia e la madre M. Concetta Epifani hanno la gioia di annunciare che, sabato 17
aprile 2010, nell’Università degli Studi dell’Aquila, ha conseguito, con la votazione di 110 e lode, la
laurea in Tecniche di Radiologia Medica per Immagini e Radioterapia,
ANGELO BRESCIA
discutendo la tesi: «La TAC del fegato». Relatore: Chiar.mo Prof. Ernesto Di Cesare.
La mamma Rosa ed il papà Luciano Brescia, la sorella Maria ed il cognato Franco Andriola, augurano
importanti successi professionali, possibilmente a favore della gente che avrà bisogno del suo servizio.
Angelo può essere considerato un esempio da imitare; pur avendo una famiglia a suo carico e, attualmente, un lavoro impegnativo nel reparto di Radiologia dell’Ospedale Civile di Ostuni, è riuscito a portare a termine con successo e con tenacia i suoi studi.
* * *
Lunedì 3 maggio 2010, nel Politecnico di Milano, ha brillantemente conseguito la Laurea Specialistica
in Ingegneria elettronica
FABRIZIO FARINA
discutendo la tesi: «Caratterizzazione e modellistica compatta di memorie nand di dimensione decananometrica». Relatore: Chiar.mo Prof. Alessandro Sottocornola Spinelli.
Lieti partecipano il papà Giovanni, la mamma Carmela Laveneziana e i fratelli Gaetano e Giuliano, augurando un avvenire ricco di successi professionali.
adattare e calibrare il testo, la sceneggiatura, la
scenografia, la dizione, la recitazione, l’interpretazione, le musiche, i cori, la regia di ogni passaggio
e quella dello spettacolo intero. Tutto va immaginato preparato, provato, limato, incastrato e riprovato, qui l’immaginazione e la fantasia si possono
toccare: diventano fatti fisici con fattezze di corpi
umani, di legni, di stoffe, di ferri, di voci e di suoni.
Quest’anno bella assai è stata la macchina di scena
di Generoso Zizza, così come bella è stata la ricerca sulle musiche di matrice celtica ed anglosassone
e dolcissime le voci e gli strumenti di Angela Semeraro, Alessia Versenti ed Alessandro Mastromarino.
Far parte di questa squadra è davvero un esperienza unica. Alex Fiorella si occupa di questa attività
del Liceo Calamo da dieci anni e per ben nove volte ha portato la compagnia ad aggiudicarsi il primo
premio; ogni anno tutto ricomincia daccapo, nuovi
testi, nuovi attori, nuovi fatti, nuovi progetti da apparecchiare, nuovi soldi da recuperare, nuova energia da produrre, nuove speranze da alimentare.
E’ richiesto tanto lavoro e tanto impegno da parte
di tutti, famiglie comprese. Tutti danno qualcosa,
tutti hanno una mercede.
Ho iniziato parlando di Nina sia perché il suo è un
ruolo oscuro che ha dato risultati straordinari che
mi hanno molto sorpreso e sia perché il suo modo
di lavorare raffigura la cura, l’affezione, l’affetto e
la dedizione che i componenti di questa compagnia
hanno profuso per costruire lo spettacolo.
Di certo tali risultati non si ottengono se alle spalle
non ci sono docenti che sgobbano né se mancano
ragazzi formidabili come quelli che abbiamo al
Classico, ma soprattutto non li avremmo se non ci
fosse una scuola che alla fine non vuole arrendersi
a se stessa, se non ci fossero professori che non badano solo alle carte dei programmi ministeriali, se
non ci fossero ragazzi-studenti che vogliono conoscere e conoscersi.
Nina Marzio, Generoso Zizza e Alex Fiorella sono
solo un esempio di quanto sia bello vivere in una
città di provincia dove è possibile incontrare persone che ti sorprendono e che non hanno rinunciato
ad essere se stesse, di quanto sia bello incontrare
ragazzi che imparano ad essere attori delle proprie
cose e che a loro volta ricordano ai vecchi che non
tutto è perduto, anzi quel “tutto”non va scordato
ma guadagnato ogni giorno drammaticamente con
la gioia, col sorriso e con le lacrime come solo un
adolescente sa fare.
FRANCO FARINA
C M G N
5
Speciale
PALCOSCENICO OSTUNESE
Giugno
2010
7 maggio 2010, nell’auditorium della biblioteca “F. Trinchera” di Ostuni, il prof. Bartolo Anglani, ordinario di letteratura comparata nell’Università di Bari, ha presentato il volume “Palcoscenico ostunese” di Domenico Colucci, Schena editore.
La pubblicazione raccoglie le commedie dialettali: “Li femmene moderne”, in tre atti, rappresentata per la prima volta al Teatro Roma nel 1985; “Lu bersagliere”, atto unico il lingua dialettale, presentata l’anno successivo; “Donna Rata”, atto unico in lingua dialettale, presentata nel 1986 al Teatro Roma e nel dicembre 1990 a
Monza; “Orazio Coclite”, commedia in tre atti, scritta nel febbraio 1992, in lingua italiana, tratta dal romanzo storico-satirico “Il porco troiano” di Enzo Garganese;
“Donn’ Arcangelu”, scritto nel febbraio 1992 è un dramma storico in quattro atti, in lingua dialettale la cui vicenda occupa circa un ventennio, dal 1848 al 1866, di
grande interesse per comprendere come vissero Ostuni e il Salento gli anni dell’Unità nazionale; in particolare, le diverse aspirazioni che animarono il clero cattolico. Il volume si conclude con un saggio scolastico teatrale, in lingua italiana, intitolato “Tanto gentile, ovvero cronache di vecchi amori fiorentini”; fu composto per
le alunne della IV A dell’Istituto Magistrale “Livio Andronico” di Taranto, nel 1980.
S. C.
Il
LA TERZA LAUREA
DI DOMENICO COLUCCI
iovanni Verga fu veramente apprezzato e
amato da tutti gli italiani quando Luigi Russo
lo lesse come nessuno prima di lui lo aveva letto e
col suo famoso saggio a lui dedicato ne certificò lo
straordinario valore.
DOMENICO COLUCCI, il poeta e commediografo ostunese, laureato in lettere nel 1944 e in filosofia nel 1947, al quale, in verità, non è mai mancato il successo di pubblico e di critica, ha finalmente trovato il suo Luigi Russo in BARTOLO
ANGLANI, ordinario di Letteratura comparata nell’Ateneo di Bari, visiting professor in Università
straniere(Francia e Stati Uniti), studioso di Gramsci e goldonista di fama.
Dico finalmente perché nessuno dei critici precedenti lo aveva letto con tanto acume e tanta acribia.
Perché, svincolandosi da ogni ideologia, non predica la morale e non parteggia per nessuno dei suoi
personaggi. Perché la “Spartogna”, se fosse stata
scritta in napoletano, sarebbe parsa opera di Eduardo o, meglio, di Viviani. Perché i personaggi inventati dell’atto unico Donna Rata ”eliminano tutto
ciò che di superfluo inquina la vita quotidiana e
raggiungono l’essenzialità assoluta della grande
musica” di una sonata. E per tante altre ragioni.
La relazione del prof. Anglani, una magistrale lezione di critica letteraria, è stata preceduta da altri
interventi.
Il prof. Massari ha ricordato il notevole contributo
dato dal prof. Colucci alla crescita della Università
delle Tre Età, della quale è stato presidente ed è poi
diventato socio onorario.
Queste doti il professor Anglani, critico severo e
“senza peli sulla lingua” le ha evidenziate ancora
una volta nella presentazione del volume PALCOSCENICO OSTUNESE di Domenico Colucci, recentemente pubblicato da Schena Editore.
La presentazione si è svolta la sera del 7 maggio
nell’Auditorium della Biblioteca Comunale, gremita all’inverosimile, secondo una modalità inconsueta e originale.
Il prof. Anglani, fingendo di
trovarsi non nella Università delle 3 Età di Ostuni ma
nella sua Università degli
Studi di Bari, ha messo in
scena una seduta di laurea.
Alla fine della quale, dopo
una rigorosa e appassionata
relazione sulle opere di Colucci,sotto lo sguardo fiero
e commosso della moglie
Anita e della figlia Francesca, lo ha laureato vero poeta, con l’approvazione entusiastica del pubblico, che, in
piedi, ha lungamente applaudito.
Il prof. Anglani ha spiegato
perché Colucci è un vero
poeta, un vero artista.
Perché conosce bene il funzionamento della macchina teatrale e sa quanto importanti siano il ritmo,
i tempi e le pause in un testo destinato al palcoscenico. Perché maneggia il verso con maestria e naturalezza.Perché è capace di trasformare un microcosmo, Ostuni, in universo.Perché non copia dalla vita, ma, grazie al lavoro estetico, crea un’altra vita,
che è quella dell’arte e nulla ha a che fare con la
piatta e noiosa quotidianità. Perché usa il dialetto,
ma non è dialettale, in quanto i sentimenti che
esprime sono universali.
Il sindaco avv. Tanzarella, esprimendo tutta la sua
ammirazione e simpatia per il festeggiato, ha affermato che il professor Colucci, oltre ad essere un
grande artista, è un uomo che a ragione viene da
tutti ritenuto un’autorità morale e civile della nostra comunità.
Il notaio Trinchera, presidente della Banca di Credito Cooperativo, alla quale va il merito di avere
sponsorizzato la pubblicazione del “Palcoscenico
ostunese”, con i contributi
anche di Comune e Provincia, dopo aver ripercorso
con nostalgia gli anni della
adolescenza e dell’amicizia
fraterna con Mimino, parlando delle sue opere, da lettore appassionato dei classici, ha messo l’accento sulla
magia di un lirismo delicato
e possente a un tempo, che
lo colloca in un posto di rilievo nella nostra tradizione
letteraria.
L’editore Angela Schena, figlia d’arte di Nunzio, si è
detta orgogliosa di avere in
catalogo un altro libro di
Domenico Colucci.
L’epilogo della serata, programmato per essere in armonia con i contenuti del
“Palcoscenico ostunese”, ha avuto un andamento
teatrale.
Fingendo di trovarsi su un palcoscenico e in un teatro veri, gli attori dell’Associazione culturale
“Amici del Teatro”, Gianni Cariulo, Vincenzo Cariulo, Riccardo Prisco, Angela Zurlo, Vito Oronzo
Epifani, Liliana Barnaba Danese e i componenti
del “Gruppo Folk La Stella” Marina Buongiorno,
Domenico Calamo, Marco Parisi, coordinati e presentati con maestria da Armando Saponaro, hanno
G
dato un saggio della loro bravura leggendo dei brani dell’atto unico ”Donna Rata” e del dramma storico “Donn’Arcangelu”.
A mettere la parola fine alla manifestazione è stata
la professoressa ostunese Antonella Colucci, cantautrice e vocalist del gruppo musicale Diorama,
che, con voce limpida e vibrante, accompagnata
dalle note sommesse del violino del maestro Giovanni Francioso, ha scolpito i versi di due componimenti poetici di Colucci, la struggente scena finale del 2° atto di “La mascia” e l’odoroso ”Masce”
da “Li mise e li giurne” suscitando nel pubblico
una forte emozione.
VINCENZO PALMISANO
P.S.: Non so se Colucci abbia ancora altri manoscritti che aspettano di essere pubblicati. So per certo che un
sogno nel cassetto ce l’ha ed è quello di veder rappresentato il dramma storico “Donn’Arcangelu”.
Cosa aspettano Gianni Cariulo & C, o altre compagnie teatrali locali, a metterlo in scena?. Secondo me, ne varrebbe proprio la pena.
Dalla introduzione di Bartolo Anglani
alcoscenico ostunese” contiene una importante introduzione del prof. Bartolo Anglani, dal titolo “Le ragioni della poesia”. Ne riportiamo, per motivi di spazio, solo alcuni brani.
Le tre attività - quella lirica, quella teatrale, quella critico-storica - sono le tre facce di una sola identità. Il
poeta lirico si esprime dentro una raffinata dimensione teatrale; il teatrante esibisce ad ogni passo la sensibilità profondo pe rl’immagine, per il ritmo, per la musica della parola; il critico, a sua volta, appare non
un lettore esterno di poesia altrui, ma il punto di arrivo di una linea che dai tempi di Lotesoriere giunge ai
giorni nostri. Conosce li maggior sui, per Colucci, significa riviverli dall’interno non tanto e non solo per fare la storia del passato (compito che comunque egli svolge egregiamente) ma per strappar loro il segreto
più segreto che possa esistere per un poeta: il segreto della lingua. Nel caso della poesia in dialetto quel
segreto è alla seconda potenza, poiché il dialetto della poesia è, come Giano, bifronte: da un lato deve dare ai lettori l’illusione della spontaneità, e dall’altro deve reinventare e ricreare una lingua poetica diversa
da quella parlata nella vita quotidiana.
Colucci, infatti, non è un poeta dialettale, bensì un poeta che si esprime in una lingua complessa e ricca
che per pigrizia chiamiamo dialetto. Ogni tanto gli capita di fare il poeta dialettale: allora si lascia traviare
dalla facile musica della lingua parlata, si compiace di aggirarsi negli usi e nei costumi e nei fatterelli della
piccola patria senza sforzarsi di trasformarli in metafore universali, si diverte ad esprimere l'ostunesità.
Cede così a tentazioni alle quali, per la pressione dell'ambiente, a volte è difficile resistere. È pur vero che,
anche in tali casi, egli padroneggia a meraviglia gli strumenti espressivi e tecnici della poesia, e fa sentire
la mano del Maestro...
Non dovremmo mai stancarci di tenere ben distinta la poesia in dialetto dalla poesia dialettale, anche quando esse convivono e si alternano nella stessa persona. Nella fantasia di chi usa il dialetto si combatte
una battaglia infinita, della quale il poeta stesso non è sempre cosciente, fra due tensioni opposte: da un lato, la tentazione di presentare ad amici ed a compaesani una specie di specchio bonario che riflette esattamente ciò che essi vogliono vedere, le piccole cose delle loro piccole vite immobilizzate e quasi santificate
dalla indoratura della poesia; e dall'altro il bisogno estetico di trasformare quelle facce e quelle situazioni in
creazioni di poesia. E la poesia, quando è vera poesia, non è mai né bonaria né buona perché si conclude
con il lieto fine solo dopo aver messo in scena il mondo da un punto di vista straniato e spesso crudele, dopo averne visto le dimensioni plurali e averne rivelato il ro vescio o almeno la complessità.
Quando Domenico Colucci componeva le sue prime poesie e le sue prime commedie era poco più che
ventenne: la sapienza poetica, il controllo della metrica e della rima, la capacità di dare all'esistenza un ritmo che di per sé essa non possiede e di attribuire misura e stile alla vita che non ha stile né misura, sono
qualità che una per una si possono anche spiegare ma che poi si fondono insieme in un processo misterioso di fronte al quale il critico non può che arrestarsi.
Le prime commedie di Colucci mettono in scena archetipi essenziali della vita umana nelle forme riconoscibili della società ostunese di quegli anni, ma non avrebbero grande forza poetica se si limitassero a rispecchiare la medietà sociologica di quella stessa società. Il poeta dialettale si adopera ad abbellire un po'
la realtà ed a sistemare in metrica ciò che nella vita è detto in prosa, ma non sa esprimere simultaneamente l’eternità di queli archetipi e la loro transitorietà contraddittoria. Il prodotto del suo lavoro è a una dimensione sola. il vero poeta è quello che comprende, da un lato, che nel mondo esistono archetipi che si
riferiscono sempre alle stesse pulsioni umane (la vita, la morte, il desiderio, il sesso, la fame, l’odio, la malinconia), e dall’altro che quegli archetipi non sono reperti archeologici da esporre in una specie di museo,
intoccabili e sotratti al tempo, ma fattori attivi di conflitti umani e sociali.
“P
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6
Giugno
2010
Speciale
LA STRADA DEL PROCACCIA
di Enza Aurisicchio
Prime indagini sugli antichi tracciati viari ostunesi
LA STRADA DEL PROCACCIA
La stagione estiva avanza. Amanti della natura selvaggia degli scogli e delle piccole insenature a breve si riverseranno lungo un antico tracciato viario
che costeggia il litorale ostunese detto comunemente la strada del Procaccia.
Il prof. Antonio Sozzi, decano degli studiosi di storia
locale, in un articolo pubblicato nell’agosto del 1968
(ben quarantadue anni or sono!) così riferiva la regia strada del procaccia…oggi è compromessa, è
troncata in più punti; neppure l’Ufficio Tecnico si è
reso conto, o non ha saputo arginare la voluttà di
chi, per costruire, di tutto si appropria.(La città bianca, agosto 1968, p. 16).
I tratti di costa preclusi al pubblico per la presenza
di insediamenti residenziali, che il professore prevedeva espandersi a macchia d’olio, sono rimasti
dal 1968 pressocchè immutati e la cosiddetta strada
del Procaccia, già frammentata nel percorso nordoccidentale in corrispondenza del Pilone, di Rosa
Marina e di Diana Marina, si può percorrere senza
interruzioni da Villanova fino a Lamaforca, limite
orientale del nostro territorio. Quello che è completamente mutato dalla fine degli anni Sessanta è il
paesaggio circostante: grandi estensioni di terreni
destinati al pascolo, incontrastati domini di mandrie
e di greggi, hanno ceduto il posto a complessi alberghieri e a residenze private concentrate essenzialmente nelle località di Villanova-Camerini, Gorgognolo-Costa Merlata; le rigogliose macchie di lentisco, di cisto e di fillirea, tipiche della nostra flora sono state soppiantate da verdeggianti prati inglesi,
da piante esotiche e da arbusti non certamente autoctoni.
Sarebbe più appropriato definire strada del Cavallaro il tratturo, che anche nelle mappe catastali (piene di grossolani errori di odonomastica!) è indicato
come strada del Procaccia. Sulla base di una serie
di documenti cercherò di dimostrare la diversità tra
le due strade del Procaccia e del Cavallaro, indicando quale era il percorso seguito dall’agente postale nell’attraversamento del nostro territorio.
IL PROCACCIA
Chi erano il Procaccia e il Cavallaro? A volte queste figure sembrano confondersi, malgrado la diversa natura dei servizi erogati.
Il Procaccio o maestro di posta i cui compiti rientravano nell’ambito dell’Amministrazione postale fondata nel regno di Napoli da Carlo V e riordinata nel
1742, a differenza dei corrieri ordinari e straordinari,
forniva un servizio privato di trasporto. Assumeva
l’incarico per un determinato numero di anni e disponeva di mezzi propri, garantendosi un guadagno
anche per il trasporto di persone e di beni per conto
terzi non potendo godere di esenzioni come invece
i corrieri che erano esenti da franchigie (S. Chieppi,
I servizi postali dal 1500 al 1737: la trasformazione
dei servizi postali, www.ilpostalista.it/chieppiservizipostali2.htm). Con le nuove disposizioni regolate dai
decreti del 1819 e del 1843, l’attività dei procacci
destinati al trasporto de denari ed effetti de privati e
de fondi della Tesoreria generale che dalle province
si spediscono in Napoli (Amministrazione generale
delle poste e di procacci de reali domini di qua dal
Faro, residente in Napoli Cap. X, sez. II, parte II, p.
293) venne puntualmente regolamentata.
Alcune testimonianze rese da cittadini ostunesi,
chiariscono come il controllo esercitato dalla Regia
Dogana sulle merci trasportate dal Procaccia si sia
irrigidito dopo il 1754. Davanti al notaio Francesco
Paolo Marseglia il 13 giugno del 1758, Donato Bagnardi e altre persone dichiararono che da quatttro
anni circa a questa parte, nel ritorno (che) fa il Re-
erano presidiate da soldati dotati di cornetta per comunicare velocemente tra di loro.
Difficilmente il Procaccio, carico di casse, scattole,
baulli e balle si sarebbe avventurato con il traino
lungo un tratturo impervio come quello costiero,
esposto ai venti di tramontana, con frequenti attraversamenti di arenili, contrassegnato da zone umide
e acquitronose, anche se confortato da una scorta
armata. Molto più probabile che procedesse lungo
l’antica Traiana, la rettilinea strada carrozzabile, dotata di ponti e di taverne di sosta che da Monopoli,
passando per Egnazia, giungeva a Brindisi.
Sulla scorta delle indicazioni stradali segnate dall’ingegnere Michele Ciracì nelle piante di oliveti della
marina rilevati nelle platee realizzate alla fine del
XVIII sec. per conto del Monastero delle Benedettine di San Pietro e del Capitolo Cattedrale di Ostuni,
oggi conservate presso l’Archivio di Stato di Brindisi, si può ricostruire l’itinerario che i viaggiatori seguivano per giungere in Ostuni.
Sulla Traiana confluivano una serie di strade di collegamento con le zone interne dell’agro ostunese,
ad intervalli più o meno regolari. Da Fasano a Fontevecchia verso Ostuni, la strada del Procaccia attualmente svolta a sinistra della Traiana, subito dopo la via diretta alla masseria Lo Spagnulo. Si tratta
della strada comunale di Grava delle Ciole che oltrepassata l’omonima masseria, dopo il superamento della linea ferroviaria si congiunge con la strada
provinciale 19. Il tratto in direzione di Brindisi, che
aveva inizio in prossimità dalla chiesa del Carmine,
corrisponde alla odierna provinciale n. 21 per Torre
Pozzella.
Pianta del giardino in Santangelo ASBR, Platea del Capitolo, vol.20, c.137 su concess. del MIBAC, aut. dell'A.S.B. n 04/10. Ripr. vietata.
gio Procaccio dalla città di Bari in questa…di Ostuni
per quella di Lecce…deve per ordine del magnifico
Officiale della Regia Dogana…poggiare nella pubblica piazza detta di San Francesco, vicina alla suddetta Dogana affin d’essere dà divisati Magnifici Officiali visitato nelle robbe (che) seco settimanalmente asporta e conduce (A.S.B., Notaio F.P. Marseglia, busta 1, 1758, cc. 106r-107r). L’agente di viaggio giungeva da Monopoli in Ostuni dalla strada reggia del Procaccio, il tratto terminale della quale corrisponde attualmente alla provinciale n° 19 che dal
Cimitero, dopo la rotatoria, risale per la strada di
Sant’Angelo (detta Ic Iac) e per la via carrera, concludendosi alla Porta di Juso, retrostante la chiesa
di San Francesco. Il documento continua precisando che per la qual causa il Procaccio…(è) obbligato
a fare una salita di strada assai disastrosa e scabrosa tanto in tempo d’inverno per le continue pioggie…quanto in tempo d’estate per il gran caldo
(che) suole fare e perciò potrebbe …apportar danno
…agli animali (che) tirano il traino di detto Procaccio; quandochè, prima di detto tempo (1754) si ricordano benissimo…che poggiava (sostava) e tirava a drittura nella taverna detta di Basso…in dove
portavasi il regio Letterario…per prendersi…le Scattole ed involti (che) settimanalmente soleva portare
ed indi consignare al medesimo altre scattole e involti e casi veniva fare la strada dritta di basso senza far giro di via per portarsi dritto sopra la detta
Piazza, qual strada di basso l’è pure assai di maggior comodo e facile a farsi, tantoverochè dalla medesima continuamente anno passato e tuttavia passano Galessi, traini e Cavalcatura. A sostegno di
questa dichiarazione resa dagli ostunesi, il 19 giugno dello stesso anno, il taverniere Giovandonato
Perna attestò che quasi tutti li Traini, Galessi e cavalcature (che) sono di transito e passato da questa
città da Napoli per Lecce… o sono di ritorno da Lecce per Napoli cariche di Casse, Scattole, Baulli, bal-
Posto di Monticello con passaggio della strada del Cavallaro
LA TAVERNA DI BASSO
Il Procaccia, giunto in Ostuni, soggiornava una notte presso la Taverna di basso, nota anche come Taverna del Procaccio. Negli antichi documenti il terreno sul quale insisteva la locanda è chiamato La
Camposada, termine che si fa discendere dallo spagnolo campo posada, (il terreno dell’albergo) probabile riferimento alla sua istituzione nel periodo aragonese (XV sec.). Il più antico documento che ricorda il terreno è del 1519 e lo descrive come clausorium (terra circondata
da muri) nominato la
conposata (di) Maroaldi de Opulo confinante
da occidente con la
via pubblica que descendet ex Hostunio
versus Carovineum ex
austro e con i terreni
della Cappella di Santa Maria Maddalena
(oggi Casa di riposo
Pinto e Paolotti) (Archivio Capitolare Ostuni, Inventario dei beni
della Mensa Vescovile
1519, c. 13v). Non
IL CAVALLARO
sappiamo quando sia
Il cavallaro o sentinella
stata costruita la taverdelle marine è un guarna, certo è che faceva
diano, a cavallo delle
parte dei beni dell’unitorri costiere anticorsaversità che ne affidava
re e delle strade costiela gestione ad un affitre frequentata dalla
tuario. Dagli atti di una
transumanza del becausa veniamo a costiame; sono anche
noscere che nel 1722
preposti al controllo
il locatario della taverdelle difese e delle terna di basso detta del
re chiuse (L.Pepe, StoProcaccio era Nicola
Camposada ora Sant’Eligio
ria della città di Ostuni,
Saponaro. Costui rea cura di A. Minna, M.A. Moro, A.M. Tanzarella, clamava dall’Università la corresponsione di otto duManduria 2001 p. 623). Si tratta, pertanto, di militari cati, ab immemorabili stabiliti, per aver alloggiato i
che supportavano la funzione di avvistamento svol- commissari e i soldati di passaggio, tanto nella tata dalle torri costiere di San Leonardo (Pilone) di verna di Basso che per quella detta di Sopra (Pepe,
Torre Pozzelle e del castello di Villanova, pattu- op. cit., p. 583). Entrato a far parte dei beni del dugliando le coste ostunesi per segnalare imbarcazio- ca Zevallos usurpati all’Università, l’immobile così
ni sospette (ricordiamo le incursioni turche docu- viene descritto nel catasto del 1737 una casa ad
mentate nel 1571 e nel 1578 PEPE, op. cit., p. 431) uso d’Osteria, vicino il Convento di San Francesco
o per impedire l’ingresso abusivo di mandrie o greg- di Paolo, nel luogo detto del Procaccio, affitata per
gi nelle terre “chiuse” da muretti a secco, di pro- annui ducati quarantasei, da quali dedotto un quarto
prietà privata. Il pagamento del cavallaro rientrava per l’accomodazioni necessarie restano ducati trentra gli oneri dell’Università (amministrazione comu- taquattro e grana cinquanta. Un altro giardino chianale preuntaria), che in situazioni di necessità, prov- mato la Camposata…stimato per docati 125
vedeva alla nomina di personale straordinario. Ac- (A.S.B., Catasto 1737, vol. II, c. 278r). Rientrato tra
cadde nel 1722 quando il sindaco Francesco Angla- le proprietà comunali dopo il crollo finanziario degli
no propose per il posto di Monticello Lorenzo Ca- Zevallos, nel 1857 l’Università provvedeva a riattare
poccia…con cavallo proprio…scoppetta e cortella, le pareti di cinta, costruirsi un pilone nuovo al vaso
nel posto di Gorgognolo Andrea Mazzea di Santo d’acqua denominata il Procaccio e ristaurarsi la caCisaria (San Cesareo) con cavallo proprio… scop- sa rurale per circa cinquanta ducati. Dalla iscrizione
petta, cortella e cornetta, per compagno estraordi- sul portale si deduce che nel 1802 un tale Raffaele
nario della Torre di San Leonarso Giuseppe Pifa- (da identificarsi più precisamente) provvide a ristrutno…per compagno estraordinario nella Torre di turare la taverna conferendole la nuova denominaPozzella …Francesco Paolo Aportone. (A.S.B., zione di Sant’Eliglio. Oggi un elegante relais perpeScritture delle Università e dei Feudi, serie II, Busta tua la funzione di accoglienza e di ospitalità che da
11, fasc. 10, c. 8r). Risulta interessante conoscere sempre ha contrassegnato quest’antica residenza.
che anche le località di Monticelli e di Gorgognolo
le ed altro, fanno la via di basso e tirano a dirittura
in detta Taverna, in dove vengono diligenziati da
soldati e fanti di questa Regia Dogana ed indi liberamente se ne partono…senza che astretti fussero
di fare la via di sopra, affin di passare da innanzi la
Regia Dogana…siccome l’è assoggettito e forzato
nel transito (che fa) settimanalmente il Regio Procaccio da Bari per Lecce da anni quattro in circa a
questa parte per ordine di detti Magnifici Officiali, da
quali viene in detta
pubblica Piazza visitato
nelle robbe (che) seco
asporta e conduce
(Idem, c. 114v). La
strada dritta di basso
che evitava l’attraversamento della Piazza è
l’attuale circonvallazione degli orti, che dal
Campo Boario consente di raggiungere velocemente la zona orientale a valle di Piazza
della Libertà, aggirando
il centro urbano.
C M G N
7
Attualità
Giugno
2010
Ostuni e la sua costa
Cittadinanza onoraria
all’Amm. MICHELE SAPONARO
di Gianfranco Ciola
Puglia, con i suoi 800 km di costa, vanta lo sviluppo costiero
più lungo d’Italia. E’ una costa molto
diversificata con ambienti di grande
valore naturalistico tra zone umide, alte falesie rocciose e spiagge con lunghi cordoni dunali coperti da pinete o
da boschi di ginepro. Lunghi tratti di
costa risultano ancora incontaminati e
racchiudono paesaggi mozzafiato come il litorale tra Otranto e S. Maria di
Leuca o la zona di Porto Selvaggio
lungo il litorale neretino. Alcune aree
costiere negli ultimi anni sono state
oggetto di misure di tutela, da parte
dell’Unione Europea, al fine di conservare i tratti più identitari di questa regione.
Tre sono le aree marine protette pugliesi: le Isole Tremiti, il mare antistante Torre Guaceto sull’Adriatico e
Porto Cesareo sullo Ionio.
Anche nel territorio di Ostuni (17 km
di costa) sono ben rappresentati numerosi ambienti costieri, ambienti che
vanno dai litorali sabbiosi, ai cordoni
dunali (ad ammofila, a macchia mediterranea e a ginepri), alle zone umide, ai litorali rocciosi
e alle dune fossili nell’immediato entroterra.
La parte nord della provincia ed in particolar modo le
coste di Fasano, Ostuni e Carovigno sono quelle che
negli ultimi decenni hanno subito le maggiori attenzioni
turistiche. Le prime aree costiere, quelle più selvagge,
oggetto di trasformazione, sono state proprio le coste di
Rosa Marina, Torre Pozzelle e Lamaforca tra gli anni
60’ e 70’ con la nascita dei villaggi di Rosa Marina e
Valtur.
D’allora fino ad oggi l’urbanizzazione della costa è avvenuta in maniera continua ed inesorabile facendo sì
che a breve distanza dal mare si sviluppassero agglomerati di seconde case, villaggi, residence, campeggi e
quant’altro. Infatti il tratto di costa a nord della provincia
di Brindisi, accoglie circa il 90 % dei posti letto complessivamente presenti sull’intero territorio provinciale.
Un tipo di turismo balneare che negli ultimi anni è stato
legato quasi esclusivamente al prodotto “sole-mare”,
con decine di migliaia di persone che affollano lunghe e
sottili porzioni di territorio solo per alcune settimane
l’anno. Questa eccessiva pressione di persone e soprattutto di automobili lungo la costa genera un impoverimento della natura dei luoghi al termine di ogni stagione balneare. Lungo la costa ostunese gli ultimi ampi
tratti di grande pregio naturalistico sono situati ai confini
con i territori comunali di Fasano e Carovigno in corrispondenza di Torre San Leonardo e Torre Pozzelle.
Nel primo caso si tratta di litorali sabbiosi con un lungo
cordone dunale e stagni retrodunali alcuni dei quali negli ultimi 15/20 anni sono stati occupati da parcheggi
per auto. La costa rocciosa di Torre Pozzelle invece
presenta una serie di insenature mozzafiato tra una rigogliosissima macchia mediterranea a ginepri interrotta, purtroppo, da una fitta rete di stradine percorse da
automobili che raggiungono le calette lungo la costa.
Ciò trasforma quest’area di notevole pregio naturalistico in un grande parcheggio. Se l’area di Fiume Morelli
è recentemente diventata Parco Regionale con l’obiettivo di invertire la tendenza degli ultimi anni con l’attuazione di primi interventi di tutela e corretta valorizzazione dei luoghi, invece per Torre Pozzelle ancora non si
unedì 24 maggio 2010 nella Sala di
rappresentanza di Palazzo di Città, ha
avuto luogo una semplice, ma significativa cerimonia per il conferimento della cittadinanza onoraria all’Amm. Div. Michele
Saponaro, attualmente in servizio presso
il Comando Generale della NATO a
Bruxelles.
L’Ammiraglio, pur appartenendo ad una
famiglia nata e vissuta a Ostuni, come
sovente accade, la sua nascita e avvenuta in terra di Bari: il padre per motivi di
lavoro si stabilì a Triggiano. L’amore per
la Marina unito alla passione per il mare
fecero sì che dopo il diploma di maturità,
frequentasse l’Accademia navale di Livorno. Al termine degli studi accademici
fu assegnato, quale giovane ufficiale al L’Amm. Saponaro con il Sindaco Tanzarella e il PresiComando Forze da Sbarco Battaglione dente dell’Ass. Marinai Palmisano
San Marco di Brindisi, dove, dopo diversi
anni, durante i quali ha ricoperto vari inla democrazia e lo sviluppo dei popoli martoriati
carichi, vi ritornò da Comandante.
Ha sempre coltivato sentimenti di predilezione e dal terrorismo e da guerre.
affetto per la città di Ostuni, trasmessi sapiente- Il Comandante di Presidio militare C.V. Vincenmente dal padre che spesso ne parlava e con il zo Rinaldi ha portato il saluto dello Stato Magquale vi si recava, di tanto in tanto, per brevi vi- giore e apprezzamento della Marina per l’assesite. Dovunque è stato chiamato a servire la Pa- gnazione del prestigioso riconoscimento.
tria in Italia e all’estero, ha mantenuto alto il no- L’Ammiraglio Saponaro ha ascoltato con molto
me della città bianca che sentiva gli appartenes- interesse ed attenzione gli interventi. A sua volse. Quando gli impegni professionali lo permet- ta ha preso la parola ed ha salutato cordialmentevano, trascorreva periodi di vacanza ritem- te e ringraziato tutti i presenti per la loro gradita
presenza che oltremodo lo onorava. In particoprandosi, incantato dalle sue bellezze naturali.
Il collega subordinato, come si è autodefinito il lare ha rivolto un sentito grazie al Presidente del
Ten. Col. Gianfranco Coppola, ha conosciuto e Consiglio Comunale, al Sindaco e all’amico
stretto rapporti di amicizia con l’Ammiraglio du- Coppola che gli hanno permesso di ottenere
rante i periodi di servizio trascorsi insieme. In l’ambito riconoscimento. Proseguendo, ha tratqualità di Consigliere comunale, memore delle tato in breve della sua vita militare che lo ha
origini ostunesi dei suoi antenati, delle sue qua- portato a trascorrere dei periodi a Brindisi a
lità morali e professionali e principalmente del contatto stretto con il territorio di Ostuni, ricorsuo attaccamento a Ostuni, ha voluto proporlo dando la figura del nonno, ma particolarmente
per il conferimento della cittadinanza onoraria, del padre che gli hanno trasmesso l’amore e la
che la Giunta comunale ha accettato e confer- dedizione per questa terra. E proprio facendo riferimento e toccando questi sentimenti intimi,
mato.
La sala comunale era piena di autorità civili, po- persona che, ad un tratto, la voce è diventata
litiche, militari ed un folto pubblico. Una rag- roca ed una forte emozione non gli consentiva
guardevole presenza di militari della Marina in di profferire le parole che gli sgorgavano dal
divisa bianca, oltre ad aggiungere una piacevo- profondo del cuore, trattenendo a stento le lacrile nota di colore, unitamente agli altri convenuti, me. Un caloroso e prolungato applauso ha permesso di riprendersi con evidente difficoltà. Acha conferito alla cerimonia un particolare rilievo.
Il Presidente del Consiglio Comunale, Angelo cennando poi del padre novantenne che avrebMelpignano ha illustrato il motivo dell’assem- be avuto piacere e voluto fortemente presenziablea, soffermandosi brevemente a tratteggiare il re alla cerimonia, impedito dalle condizioni di
salute, si è nuovamente interrotto. E’ seguito un
profilo militare dell’Ammiraglio.
Il Sindaco, avv. Domenico Tanzarella, ha, inve- altro caloroso applauso dal pubblico anch’esso
ce, evidenziato la figura dell’alto Ufficiale, affer- coinvolto e toccato emotivamente. Ha concluso
mando che un altro tassello importante si ag- affermando che questa sera ritornando a casa
giungeva al mosaico delle persone autorevoli e dal padre, abbracciandolo fortemente gli avrebbe detto: «Papà, finalmente, sono diventato tuo
prestigiose
compaesano».
Cui è stata conferita la cittadinanza onoraria.
E’ seguito il discorso del Consigliere Gianfranco Consegnando la pergamena, il Sindaco ha preCoppola che si è intrattenuto a parlare dei tra- cisato di aver conosciuto, in tale circostanza olscorsi a Brindisi con l’Ammiraglio, prima da gio- tre il militare anche l’uomo di grande spessore e
vane ufficiale e dopo da Comandante delle For- sensibilità umana.
ze da Sbarco. Ha accennato ai compiti asse- Prima che l’incontro si concludesse, il Presidengnati al Battaglione San Marco che fornisce te dell’Associazione Marinai, Cav. Domenico
un’aliquota rilevante di personale specializzato Palmisano, ha consegnato all’illustre personagper interventi di aiuto e soccorso alle popolazio- gio, neo-cittadino ostunese, il distintivo, la crani colpite da calamità naturali, nonché per mis- vatta e la tessera di iscrizione al Sodalizio, con
sioni di pace all’estero, per promuovere la pace, l’auspicio di ulteriori affermazioni nella vita.
GRAZIO ANTONIO TANZARIELLO
L
La
intravedono segnali che vadano in direzione di una
maggiore tutela dei luoghi. Quella naturalità che conferisce al litorale ostunese un appeal del tutto particolare
si riscontra non solo in queste due grandi aree ma in
maniera diffusa su tutti i suoi 17 km. Basti pensare a le
tante calette sabbiose che sorgono in corrispondenza
dello sbocco al mare delle lame di Lamasanta, Mangiamuso, Creta Rossa, Santa Lucia, Rosa Marina. Alle
spalle di queste calette è possibile ancora riscontrare
piccoli ma importanti scrigni di naturalità dati dagli stagni alimentati da sorgenti di acqua dolce che da monte
scorrono lungo le lame e i fiumi carsici sotterranei.
Questi piccoli ambienti naturali sono molto spesso oggetto di depositi di rifiuti ed in alcuni casi sono stati cancellati in quanto visti come luoghi malsani da bonificare.
Se veramente intendiamo tutelare questi elementi naturali che impreziosiscono il litorale e ne aumentano il
suo fascino, occorre definire un piano che preveda una
serie di interventi a tutela del sistema naturale costiero.
Sarebbe opportuno rivedere le modalità di pulizia dei litorali evitando che in fragili ambienti costieri si intervenga con pesanti mezzi meccanici.
Ma soprattutto occorre rivedere il sistema di accesso al
mare da parte de bagnanti, attraverso interventi che riducano il numero di auto che raggiungono la linea di
costa prossima al mare. Tutto ciò incentivando il servizio di trasporto pubblico, realizzando un sistema di parcheggi distanti dal mare, facendo ricorso a sistemi di intermodalità con le bici, o con servizi navetta per raggiungere i luoghi di balneazione. Eppure esempi di successo in merito sono stati realizzati lungo la costa di
Torre Guaceto con i suoi ben 8 km di costa interdetta
alle auto e con un i parcheggi realizzati a nord e a sud
dell’area naturale protetta. Tutto ciò, a parte qualche
iniziale malumore per il cambio di abitudini, ha trovato
riscontri favorevoli per le migliaia di turisti e residenti
che quotidianamente frequentano quel tratto di costa e
ne apprezzano i vantaggi che ne derivano.
Solo se ci sarà la consapevolezza di gestire la costa all’insegna della tutela e valorizzazione questa “risorsa
territoriale” potrà continuare a rappresentare anche una
“risorsa economica” per la comunità locale.
QUELLI DELLA NAVE “VIRGINIO FASAN”
ella notte del 3 aprile del 1973 scoppiò un incendio a bordo della nave della Marina Militare
Virginio Fasan. Ne fu causa un corto circuito che
diede origine ad altissime fiamme durante la navigazione tra la Sardegna e la Spagna.
Il mare forza 8 non fu certo clemente, anzi rese difficile l’operato degli uomini impegnati a placare il
fuoco. L’aria diventò viziata e soffocante.
Il locale in fiamme era situato sopra il deposito munizioni e la sicurezza a bordo era seriamente in
pericolo!
Le parole del Comandante riecheggiarono negli altoparlanti: ”Incendio nel
locale marinai di prora
squadra antincendio sul
posto…”. Furono le ultime parole dell’Ufficiale
prima della totale disperazione.
L’eco delle onde che si
infrangevano sullo scafo
mentre la professionalità
ed il coraggio di tutti i
componenti dell’equipaggio riusciva a circoscrive-
N
re l’incendio. Tutto questo contrastava col silenzio
proveniente dalla sala macchine, in cui due eroici
Sottufficiali si affannavano nel tentativo di far ripartire i motori.
Gli sforzi non furono vani. Al primo strepito dei motori corrisposero le urla liberatorie e di gioia.
Il Fasan era di nuovo governabile nonostante fosse inclinato per la quantità d’acqua imbarcata.
L’avanzare delle fiamme era ormai sotto controllo…. si poteva riprendere la via di casa.
Il mattino seguente la fregata della Marina militare
entrava nel porto di Cagliari.
Da quella notte quel gruppo
di ragazzi non sarà più un
semplice equipaggio ma una
grande ed unica “Famiglia”!
E’ proprio con questo spirito
che il 15 maggio del 2010
un gruppo di 60 Ufficiali, Sottufficiali e marinai della Nave
Fasan si sono dati appuntamento a Rimini da tutta l’Italia (La Spezia, Taranto, Milano, Como, Genova, La Maddalena, Roma, Ancona,
Ostuni) per incontrarsi dopo ben 37 anni.
Il primissimo appuntamento è stato nella hall
dell’albergo con facce emozionate, incuriosite e
timorose di non trovare o non riconoscere il
passato. Ma dopo quel breve momento di smarrimento un mondo di ricordi ha attraversato le
loro menti. L’affiatamento era ancora tale che
sembrava che dovessero ripartire per un’altra
missione. Manifestavano gioia e commozione
quando parlavano.
Si sono riconosciuti subito i singoli appartenenti
al reparto, nonostante i capelli bianchi e qualche ruga in più.
Angelo Fina di Ostuni (terzo da sn) con alcuni colleIn pochissimi minuti si era ricomposto il famoso ghi (Antonio Debenedittis, Luigi Cuocolo, Vincenzo
equipaggio degli anni ‘72-‘75, pronto a raccon- Leone e Giuseppe Greco) che vissero la terribile avtarsi il proprio passato civile e militare!
ventura
Intensi sono stati i momenti che hanno scandito
questa memorabile rimpatriata: ore 18,00 tutti in na e colleghi. Un caloroso ed accorato saluto finaChiesa per la Messa in ricordo di quelli che non ci le con la promessa di rivedersi al più presto ha
sono più e benedizione finale del Parroco con la concluso una giornata eccezionale in cui con orgoglio e commozione si è compiuto un salto indietro
“Preghiera del Marinaio”.
Ore 20,00 cena di gala con le famiglie (a cui ho nel passato. I partecipanti ormai sono tornati alla
avuto l’onore di partecipare in qualità di commosso loro quotidianità ma in cuore hanno risvegliato aned onorato testimone), per ricordare la notte del 3 cora una volta un grido:
Viva l’Italia, viva la Marina Militare!
aprile 1973 che ha coinvolto mio padre Angelo FiCOSIMO FINA
8
CHIESA
Giugno
2010
L’Ostensione di Sant’Antonio
un evento che fa bene abche a chi non crede
Un figlio di Ostuni novello Sacerdote
13 maggio scorso, in una Concattedeale gre- presenze brindisine, che hanno invaso il tempio fin
mita all'inverosimile, in un tripudio di canti e dalle prime ore del pomeriggio, indifferenti alla
Pubblichiamo l’articolo apparso su “Il Mattino di Padova”, il 19 febbraio 2010, del prof. Gilberto Muraro, per- di luci, in un clima di intensa e gioiosa partecipa- fatica della salita e a quella di un’attesa di ore prisonalità ben nota agli ostunesi, al quale è stata conferita la cittadinanza onoraria, soprattutto per l’impulso zione orante, don Claudio galizia è stato consacra- ma dell'unzione ministeriale. Per non dire dell’indato all’Associazione “Amici di Ostuni”, nel periodo in cui ne è stato Presidente.
to sacerdote per le mani del nostro Arcivescovo tero Seminario che lo ha voluto circondare di tutto
Già professore ordinario di Scienza delle Finanze nell’Università di Padova ha ricoperto anche l’incarico di Mons. Rocco Talucci.
il calore umano e spirituale a suggello di un amore
Rettore di quell’ateneo ed è stato chiamato a far parte di importanti commissioni di studio a livello governatiDon Claudio, figlio della nostra terra, cresciuto profondo meritato "sul campo".
vo. Da molti anni con la sua gentile consorte abita nel centro storico di Ostuni in alcuni periodi dell’anno.
Diciamo, quindi, di una delle più belle pagine nelL’articolo acquista particolare significato proprio perché scritto da un laico. Lo ringraziamo per averci consen- nella comunità concattedrale, piccolo tra i piccoli,
la storia recente della "Concattedrale", acropoli
ragazzo
tra
i
ragazzi,
condotto
per
mano
da
don
tito di pubblicarlo.
Cosimo Palma, prima, da don Peppino Capriglia, della "Città Bianca".
poi, ha percorso il suo cammino verso il sacerdo- Ma diciamo, anche, della sua piccola comunità crivedere i resti
zio con determinata sicurezza, in un clima di trepi- stiana, che in preparazione di questo evento si è
mortali
di
da attesa da parte di mamma Antonella e papa raccolta in preghiera adorante per una tre sere, guiSant'Antonio qualcudata, in successione da don Alessandro Luperto,
Giovanni; non escluse le sorelle Marina e Silvia.
no va per curiosità,
da don Cosimo Palma e da don Giovanni ApolliDon
Claudio
è
vissuto,
dunque,
prima
gell'ingresper vedere cosa ci
nare.
so
in
Seminario
diocesano
e,
successivamente,
in
sia da vedere. Qualquello regionale di Molfetta, in un ambiente di Oggi, intanto, a luci spente, brilla soltanto don
cun altro va perché è
grande calore affettivo dell'intera comunità parroc- Claudio Galizia, giovane e ardente presbitero, deun evento eccezionachiale, che non lo ha lasciato mai senza il sostegno gno figlio della nostra Terra.
le, e all'eccezionale
della preghiera, perché la sua vocazione non ce- Ad maiora et ad multos annos.
bisogna assistere per
DINO MONTANARO
desse alle lusinghe fallaci di un mondo in declino
poi raccontare, quamorale
come
mai
in
altre
epoche
avvenuto.
lunque sia l'evento:
Il suo itinerario di formazione lo ha visto studioso
io c'ero; anche se
attento nel nostro Liceo classico e, poi, a Molfetta
non c'è molto da racdove ha completato la propria preparazione filosocontare di una profica, teologica e culturale senza incertezze.
cessione a passo
Poi, il nuovo Seminario diocesano “Benedetto
svelto che lascia apXVI” in Brindisi, condotto dal rettore don Alespena il tempo di cosandro Luperto e dal suo collaboratore don Cosigliere l'immagine di
mo Zecca, lo ha avuto come educatore. E, nel fratun scheletro bruno
dentro una teca trasparente. Ma sono eccezioni. dilemma di stare tra i persecutori o i perseguitati. tempo ha anche frequentato, sia pure per un breve
Quasi tutti vanno da Sant'Antonio per pregare. E al- Ora il rispetto reciproco è imposto, e si spera che es- periodo, la parrocchia della Resurrezione aiutando,
la preghiera di chi crede non serve molto tempo. Il so sia anche sentito in una sincera adesione ai prin- da Diacono, il parroco don Macilletti. Per un breve
tempo ognuno l'ha avuto prima, tutto il tempo che cipi dello stato liberale, all'insegna della tolleranza e periodo, ma certamente intenso e fecondo. Feconoccorre per pensare alle colpe di cui essere perdo- comprensione: vale sempre l'invito di Giovanni do di rapporti umani per la sua umiltà, riservatezza
nato, alle disgrazie da cui essere liberato e alle cose XXIII a cercare "ciò che unisce, più che ciò che di- e disponibilità non comuni.
vide". Un atteggiamento di tal genere significa in Insomma, ha catturato non solo l'attenzione di
buone da chiedere per sé e per i propri cari.
Si sa che la devozione ai Santi e i pellegrinaggi ai questo caso che il non cattolico e il non credente de- quella comunità, ma soprattutto un grande affetto
luoghi della loro vita o delle loro apparizioni hanno vono lasciare cadere il disincanto e la diffidenza, e ed una stima testimoniati da decine e decine di
scavato uno solco invalicabile dentro il cristianesi- chiedersi se non ci sia qualcosa di positivo nella
NUOVE RICERCHE DI STORIA DELL’ARTE IN OSTUNI
mo. Milioni di cattolici vi trovano quasi un prolun- processione dei fedeli ai resti di Sant'Antonio. E c'è
gamento del passaggio del Figlio di Dio sulla terra, molto di positivo. Perché in quell'atto di devozione
Col patrocinio e l’adesione del Comune di Ostuni e dell’Ufficio per i Beni Culturali ecclesiastici delun segno tangibile della presenza divina che diven- il credente è indotto a trovare il meglio di se stesso:
l’Archidiocesi di Brindisi-Ostuni, la Sezione di Brindisi della Società di Storia Patria per la Puglia, ha
ta meno astratta e lontana, un legame con il cielo non può chiedere al Santo che perdoni se non c'è
organizzato il XVIII colloquio sui beni culturali nella Chiesa del Purgatorio in Ostuni.
che aiuta nel duro percorso dell'esistenza, un incita- pentimento, che guarisca se non c'è l'impegno a imHa coordinato i lavori la dott.ssa Maria Antonietta Moro, direttrice della Biblioteca Comunale ed hanno
mento, credibile perché proviene da uomini e donne piegare bene il vigore riconquistato, che regali un
svolto qualificati interventi: Enza Aurisicchio: “L’archivio storico diocesano come fonte di ricerca storeali, a superare i dubbi e le tentazioni e a rafforzar- futuro di successo se non c'è fatica per meritarlo.
rica”; Erika Andriola: “L’arte della cartapesta - Testimonianze nella città bianca”; Antonia Barillà:
si nella fede e nell'amore. E passando dalla fede Egli va a chiedere salute, serenità, liberazione dal
“Giacomo Colombo e la scultura lignea del ‘700 in Ostuni e Carovigno”; Giovanni Lacorte: “La visiosentita alla liturgia praticata, che male c'è se un dolore e dal bisogno, un avvenire per i figli, che
ne di S. Antonio - Note sul dipinto nella Concattedrale di Ostuni”; Antonella Golia: “Il Corpus delle
Santo diventa il genius loci, capace di dare identità possano lavorare e farsi una famiglia ed essere feliopere di Giuseppe Greco, scultore ostunese”.
e coesione e slancio a una comunità locale, che nel ci; e poi la salvezza eterna, come premio di una vita
Hanno portato il loro saluto il prof. Cosimo D’Angela, presidente della Società di Storia Patria per la
suo nome supera le divisioni interne e riesce a rea- che è stata o è o sarà vissuta nel timore di Dio.
Puglia; Agostino Buongiorno, Assessore del Comune di Ostuni in rappresentanza del Sindaco, mons.
E' stato detto che è buona la religione che fa buono
lizzare grandi cose?
Cosimo Palma, Vicario foraneo, anche in rappresentanza di S.E. l’Arcivescovo Talucci e Vincenzo CaDall'altra parte, milioni di protestanti assistono con l'uomo. E allora sia benvenuta, anche per il non creriulo, priore della confraternita del Purgatorio.
profondo stupore, e talora con un forte disagio che dente, l'ostensione del Santo.
GILBERTO MURARO Dalla pagina 1
zione al suo Cuore Immacolato. Papa Ratzinger ha
solo la buona educazione obbliga a celare, a mani-
II
A
festazioni che considerano estranee alla fede nell'unico Dio, padre di tutti, con il quale ciascuno si
mette in contatto diretto attraverso la preghiera personale, non importa in quale momento e in quale
luogo. Lo stesso concetto di intercessione di un
Santo - che implica il concetto di un Dio che non
vede e non ascolta e non perdona, a meno che non
ci sia qualche intermediario a intercedere per chi
prega - è per loro incomprensibile o addirittura sacrilego. E che dire dei risvolti mondani della questione? Chi sceglie i Santi e ne conserva la memoria e ne amministra i santuari e le reliquie? Non è
che il culto dei Santi, difficile da giustificare nell'ambito della fede monoteista, sia facilmente spiegabile come strumento del potere monocratico su
questa terra?
Da simili contese è nato in passato un fiume di sangue che ha attraversato tutta l'Europa, fino a che lo
stato laico non ha consentito a ciascuno di onorare
come preferisce il proprio Dio, evitando il tragico
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FATIMA.....
“Abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora
un poco più in alto un Angelo con una spada di
fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva
fiamme che sembrava dovessero incendiare il
mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava (…); l’Angelo
indicando la terra con la mano destra, con voce
forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “Qualcosa
di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando si passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiosi salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce (…); il Santo
Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande
città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo
vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per
le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso
da un gruppo di soldati che gli sparavano vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo
morirono (…)
Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose e varie
persone (…) Sotto la Croce c’erano due Angeli
ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano,
nei quali raccoglievano il sangue dei martiri e con
esso irrigavano le anime che si avvicinavano a
Dio”.
Il segreto, nella sua seconda e terza parte, è collegato con la storia del 20° secolo e con la storia della Chiesa che continua … la seconda parte mostra
come a Maria stia a cuore la preghiera della pace,
un’intenzione che il Papa ha fatto propria. Questa
preoccupazione sfocia nella richiesta di consacra-
spiegato molto bene come da questa richiesta
emerga una chiara visione antropologica…” Solo
la scelta di vivere il mistero custodito nel Cuore
Immacolato di Maria potrà neutralizzare le forze
negative. E’ un appello a tutti i membri della Chiesa perché affrontino con responsabilità le lotte future per l’affermazione del bene messo continuamente alla prova dalle forze del male.
“Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà” queste
parole pronunciate dalla Madonna a Fatima, sono
il messaggio più vero è più bello della speranza e
costituiscono un modo di interpretare la storia, soprattutto quella del 21° secolo alla quale si riferiscono i tre segreti rivelati ai tre pastorelli. L’allora
Cardinale Ratzinger, Prefetto della Congregazione
della Dottrina della Fede, già nel 2000, commentando il messaggio di Fatima, affermò che “il Cuore aperto a Dio è più forte di qualsiasi violenza,
violenza che, nella storia, non ha più l’ultima parola, si è dato un cuore di carne, con l’Incarnazione”.
Da un certo punto di vista, le parole che nel 1917
apparivano misteriose (in Russia non c’era stata
ancora la rivoluzione bolscevica), hanno assunto
rilevanza anche per i non credenti alla luce di
quanto accaduto nel 1989, con la caduta del Muro
di Berlino e quando nel 1991 scomparve l’Unione
Sovietica e s’infranse il sogno comunista di conquistare il mondo ponendolo al servizio di Mosca.
Ma cosa si intende con “Cuore Immacolato di Maria”? Le radici sono innanzitutto evangeliche (Lc
2, 19-15), quando Maria conservava nel suo cuore
quanto le accadeva attorno, e scaturiscono nel Magnificat, la preghiera che sgorga dal Cuore della
Vergine.
Il messaggio di Fatima continua a portare frutto.
DOMENICO MELPIGNANO
9
RICORDI
Giugno
2010
I nuovi Amministratori
della Confraternita del Carmine
L’
LO SCUDO
Mensile Cattolico d’Informazione fondato nel 1921
Arcivescovo di Brindisi e Ostuni Mons. Rocco Talucci ed il Cancelliere Arcivescovile Don Massimo Alemanno con Decreto del
23 marzo 2010, visti i canoni 299 e 301 del Codice di Diritto Canonico
e il Verbale delle elezioni per il rinnovo del Consiglio di Amministrazione della Confraternita del “Carmine” di Ostuni, svoltesi il 27 dicembre 2009, secondo le norme del vigente Statuto Diocesano delle Confraternite alla presenza del Delegato Diocesano per le Confraternite e
ritenuti validi i risultati delle stesse, hanno nominato Priore il Signor
Fedele Perrini e, nel contempo, componenti del Consiglio di Amministrazione i Signori: Francesco Nacci, Grazio Antonio Turi, Maria Stella
Bellini e Nicoletta Francioso, formulando gli auguri per un fecondo
cammino cristiano dell’intera Confraternita.
Anche Lo Scudo porge sinceri auguri ai nuovi Amministratori auspicando che, con la guida spirituale del Rettore Don Giuseppe Lofino,
sappiano rappresentare un reale esempio di missionarietà laica a gloria
della nostra Chiesa.
A.S.
Ricordando Sisina
Il giorno delle esequie, nella Chiesa dell’Annunziata, Fra Salvatore
Tamburrano ofm, che ha officiato il funerale, ha pronunziato le seguenti parole.
Il Signore ci ha convocati per dare il saluto a Sisina nella Chiesa
francescana dell’Annunziata, Chiesa che ha visto crescere Sisina
nella fede: qui infatti ha ricevuto i vari sacramenti e da questo luogo
la presentiamo al Signore della Vita in cui lei ha sempre creduto e
sperato.
“Oh Gesù mio, io credo in Te, amo Te, spero in Te. Amo Te sopra
ogni cosa.
Ti ringrazio che sei venuto nel mio cuore. Ti offro le mie sofferenze
in sconto dei miei peccati. Ti prego per la santificazione dei sacerdoti e la moltiplicazione delle vocazioni ecclesiastiche. Ti prego per coloro che non credono in Te, non sperano in Te, non amano Te sopra
ogni cosa”.
Chi ha conosciuto Sisina, chi è stato vicino a Sisina sa con quanta
fede e con quale attenzione recitava diverse volte al giorno questa
preghiera.
“Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il Signore” così pregava il vecchio Giobbe.
Dobbiamo veramente ringraziare il Signore per il dono di questa no-
DE
D
E FF U
UN
N TT II
ENTRATE
Ricavi di vendita
merci Italia:
- Abbonamenti
- Vendita copie giornale
- Ricavi per o servizi
- Contributi in c/esercizi
€
€
€
€
9.539,00
2.211,00
96,00
4.775,00
TO T A L E
€
16.621,00
stra sorella tutta francescana,
un’anima consacrata unicamente
a Dio per tutta la sua lunga vita.
Un’anima semplice che si è lasciata guidare e plasmare dal Signore,
un’anima semplice che si è fidata
sempre del Signore e dei suoi ministri, quelli che il Signore ha posto sul suo cammino e ai quali ha
obbedito sempre vedendo in loro
unicamente il Cristo.
Non ci si stancava mai di ascoltare
Sisina. Quando andavo a trovarla
avevo l’impressione di disturbare
il suo colloquio con il suo Signore.
Sempre unita a Lui, sempre pronta
27.5.1919
3.5.2010
a offrire le sue sofferenze per i saSISINA
cerdoti e per le vocazioni.
Sempre pronta a spiccare il volo
TANZARIELLO
per contemplare in eterno il Volto
del suo Signore; quel volo che ha spiccato ieri in un modo silenzioso,
umile, così come com’è stata tutta la sua preziosa esistenza.
“Se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro” diceva
5.3.1923
3.5.2010
ADA RAMUNDO
26 maggio 2010
E’ deceduto improvvisamente
DOMENICO
ANDRIOLA
Il fratello Gino, con la moglie
Graziella ed i figli Renato e Sonia, addolorati, lo ricordano con
gratitudine e con affetto condividono il dolore dei familiari.
Insegnante
Una presenza materna mai smentita, ha rifuggito sempre dai grandi gesti, donna della pace, della saggezza e dell’amore per i suoi familiari.
Vivrà nel cuore di tante generazioni di ragazzi che ha avviato alla gioia
per il sapere e di tutti coloro che hanno trovato in lei una sorridente
cordialità, una generosa disponibilità e una ricchezza di valori morali.
Lei era in Dio e poneva tutti nel Signore con ammirabile semplicità.
Dal suo Dio ha avuto una dolce serenità nei giorni di malattia, Lo ringraziava per l’affetto e il conforto dei suoi cari e sorrideva tranquilla per le cure dell’animo che
amorevolmente le donavano le Suore Dorotee che hanno diretto il “Centro Solari”.
Con la luce dove ora vive, illuminerà il cammino terreno dei fratelli Livino, Armando e Bruno,
delle cognate Maria, Giovanna, Lina e dei diletti nipoti che mai la dimenticheranno.
AA N
NN
N II VV EE R
R SS A
A RR II
30.6.2007
1.7.2005
1.7.2010
maritata Cariulo
Oh Gesù, che sei luce che porta alla luce, custodisci presso di te
l’anima dolce della cara Peppinella che, insieme al sua amato
Giuseppe, possa lodare e glorificare il tuo nome glorioso. E noi
che sulla terra conserviamo il ricordo della loro vita, supplichiamo
Dio Padre, che è ricco di grazia e di amore, affinché attraverso lei
possiamo trascorrere in serenità i nostri giorni.
Palpita per lei il cuore di Vincenzo e Laura, Gianni ed Anna. Dei nipoti Carmela e Alessandro, Peppe e Rosa; Giuseppe, Carmela con Mario e Giampiero.
Una S. Messa di suffragio verrà celebrata domenica 4 luglio 2010, ore 9,00, nella Chiesa
del Purgatorio.
1° anniversario della scomparsa di
Serenamente come visse è volato al cielo per
tornare nella casa del Padre, accanto alla sua cara Lina Sasso
OTTAVIO EPIFANI
Uomo dal cuore generosissimo e dall’amore immenso che ha riversato in abbondanza e con generosità sui propri figli e nipoti. Lavoratore instancabile, non rifiutò mai di rendersi utile con
carità e magnanimità. Con entusiasmo ha prestato il suo valido servizio, in qualità di Consultore, presso l’Arciconfraternita dell’Immacolata della quale è rimasto devoto fino all’ultimo istante.
Affezionato abbonato de «Lo Scudo».
I figli Francesco con Adriana e Giovanna con Domenico, i nipoti Alessandro, Valentina, Francesca e Marco lo ricordano con infinita tenerezza.
30.6.2010
23.6.2008
23.6.2010
«Non esiste la morte
Finché è vivo il ricordo»
Uomo dal cuore immenso e buono, umile nel suo modo di fare e capace di tanti sacrifici. Indimenticabile
marito, affettuoso padre, dolcissimo amico. Tanti sono
i ricordi che ha lasciato in chi lo ha conosciuto e anche
se Gesù lo tiene accanto a sé in Paradiso, rimane sempre presente in me e prego perché sia sempre al mio fianco e di darmi forza e coraggio per affrontare i momenti più difficili.
La moglie Chiara Marseglia, i figli Rosalba, Tonio, Gino, Lucia e i diletti nipoti.
Una Santa Messa verrà celebrata mercoledì 30 giugno 2010, alle ore 19,00, nella chiesa parrocchiale della Madonna del Pozzo.
5.7.2009
5.7.2010
Ricorre il primo anniversario della scomparsa di
GIUSEPPE ASCIANO
FRANCESCO ORLANDINO
Con il suo modo di fare tranquillo e sereno, donava amabilità e dolcezza a tutti coloro che lo
avvicinavano. La sua bontà superava ogni limite e tutti gli volevano bene e lo stimavano.
Il servizio per gli altri, la famiglia e la fede erano le cose per le quali si sacrificava volentieri
e compiva ogni sforzo fino al sacrificio personale.
ex impiegato ENEL
Era un uomo dolce, amabile, sereno e donava tranquillità
ed amore. Visse non solo per soddisfare l’impegno del
proprio lavoro, ma soprattutto per offrire alla propria famiglia quella gioia e quell’armonia che solo lui sapeva ricreare. Lo piangono ancora con tanta emozione la moglie
Anna D’Amico, il figlio Giuseppe e la sorella Anna inconsolabile e disperata.
Vive sempre nel cuore della moglie Mimina Barnaba, dei figli Salvatore,
Angelo con Mimma, Francesco e dei nipoti Simona, Sara e Annamaria.
Una S. Messa di suffragio verrà celebrata lunedì 5 luglio 2010 alle ore 19,00, nella
Chiesa di San Luigi Gonzaga.
905,74
12.660,00
16,67
323,21
10,82
624,00
749,19
356,10
159,46
100,00
500,00
16.405,19
215,83
13 maggio 2010
MATTEO
ANDRIOLA
PEPPINELLA DANESE
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€
ancora il vecchio Giobbe.
Quelle parole che Sisina ha scritto nella sua vita sono presenti e vive
in coloro che hanno avuto la gioia di starle accanto, come la sorella
Iolanda e come tutti coloro che standole vicino più che dare a lei ricevevano dalla sue parole sante, dalla testimonianza silenziosa della
sua vita.
E allora anche noi oggi siamo invitati a benedire il Padre perché si è
rivelato a questa nostra sorella Sisina, piccola in tutti i sensi: nella
sua piccolezza ha scoperto il vero tesoro per cui vale la pena lasciare tutto e abbandonarsi tutta in Dio e fidarsi unicamente di Lui.
Sisina ogni giorno è andata alla scuola di Gesù per imparare da Lui
a portare con gioia la croce, quella di ogni giorno, ma portata con
amore.
“Tutto per amore di Gesù”amava ripetere in ogni momento.
San Francesco e Santa Chiara che Sisina ha scelto come modelli e a
cui si è ispirata continuamente, certamente l’hanno accolta per presentarla al Signore e ricevere quel premio riservato ai giusti, alle
vergini sagge che non hanno mai fatto mancare l’olio della fede alla
lampada della vita.
Sisina! Ora che sei alla presenza di Dio continua a pregare per i sacerdoti, per le vocazioni, perché l’opera iniziata da Dio continui nei
secoli e il Regno di Dio cresca di giorno in giorno.
Ricorre il 3° anniversario della morte di
Ricorre il 5° anniversario della scomparsa di
8.6.2010
USCITE
- Cancelleria
- Spese di stampa
- Trasporti
- ENEL
- Acqua
- Commercialista
- Telefoniche
- Servizi diversi
- Telefoniche indeducibili
. Tassa sui rifiuti
- Abb. e pubblicazioni
TO T A L E
UTILE
8 luglio 1918
È venuta a mancare all’affetto dei suoi cari
20 marzo 1920
8.6.2009
Prospetto di dettaglio delle voci di Bilancio al 31.12.2009, ai sensi dell’art. 1, comma 33, del Decreto
Legge 23 ottobre 1996 n. 545, convertito con Legge 23 dicembre 1996 n. 650.
Ricorre il 3° anniversario della
scomparsa di
SALVATORE
PALMA
Uniti nell’affetto e nel rimpianto ne rievocano la cara
memoria, la moglie Titina Ayroldi, i figli Grazia, Antonio, Franca, Titti e Caterina, la nuora, i generi ed i nipoti.
11.7.2009
11.7.2010
Ricorre il primo anniversario della scomparsa di
CARLO CALCAGNI
che ha lasciato un profondo dolore, un incolmabile vuoto, una grande tristezza nei familiari,
negli amici e in tutti coloro che lo hanno conosciuto, stimato e amato.
La moglie Teresa, i figli Maria Irene e Alessandro conserveranno sempre il suo ricordo nel loro cuore.
Una Santa Messa in suo suffragio verrà celebrata domenica 11 luglio
2010, alle ore 19,00, nella Chiesa Parrocchiale di San Luigi Gonzaga.
C M G N
10
CRONACA
BREVE
Giugno
2010
TEMPO DI BILANCI
Ed
anche questo anno ci ritroviamo a tirare le somme sul
campionato condotto dall’ASSI
Basket Ostuni, somme che vedono
il bilancio in netta perdita rispetto agli altri anni. Questa metafora solo per descrivere l’amarezza che ha caratterizzato gli animi dei tifosi ostunesi e di tutto lo
staff tecnico e societario dopo la prematura uscita dai
play off, in gara due con due sconfitte consecutive contro il Siena.
Conclusasi la regular season, disputate le partite di spareggio per stilare la classifica definitiva (c.d. fase ad
orologio), l’ ASSI basket Ostuni si è piazzata definitivamente al secondo posto, preceduta dal Barcellona e
seguita dal San Severo. Ma quello che ha fatto più rabbia, come già detto, è stata la prematura uscita dai play
off… Perché anche nelle ultime stagioni non si è mai
usciti vittoriosi in questa fase, ma almeno si era andati
avanti per un bel po’, si era combattuto.
Ci si chiede cosa sia potuto accadere dall’incontro con
il Perugia in poi, memori di un campionato fino a quel
momento condotto alla grande, sapientemente gestito
da coach Putignano e condotto con il cuore dai suoi uomini in campo..
Quanto appena scritto è già storia, appartiene al passato,
e la domanda che negli ultimi tempi ci si pone è: ‘Ci
sarà un futuro per il basket ostunese?’. A tal proposito
nel mese di maggio si è tenuta una pubblica assemblea
della società presso la sala del Palazzo di Città, durante
la quale, oltre a fare il punto della situazione sulla stagione appena conclusasi, si è messa in evidenza la necessità di coinvolgere un numero maggiore di forze imprenditoriali presenti sul territorio per il futuro del basket ostunese. Tutto questo per far sì che tutto quello
che si è costruito in tutti questi anni non venga vanificato e che si possa continuare a parlare con orgoglio di
basket che negli ultimi tempi è il fiore all’occhiello della Città Bianca, oltre naturalmente tutte le meraviglie
che la caratterizzano da sempre.
In attesa di novità per il futuro dei colori gialloblu e dei
risultati definitivi dei play off ancora in fase di svolgimento, saluto tutti i lettori rinnovando l’appuntamento
al prossimo articolo.
MARIA ROSARIA PALMISANO
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Il 27 aprile 2010 nella Casa di Riposo “G. Pinto-Cerasino” di Ostuni, dove è
ospite da quasi tre anni, ha festeggiato il suo 99° anno di età la signora
FILOMENA CLARIZIA
vedova Anglani
Per l’occasione si sono uniti alla festeggiata, oltre agli altri ospiti dell’Istituto,
le figlie Isabella, Stellina, Anna, il genero Gianni Cariulo, i nipoti Angela Rita
con Antonio, Floriana con Franco, Giuseppe, Carmela con Mario e Giampiero
ed i pronipoti.
La signora Filomena, visibilmente commossa, ha gradito la gioiosa festa che
l’ha coinvolta e con emozione ha risposto con un grande ed immenso sorriso
agli auguri che ognuno ha voluto rivolgerle, dando appuntamento, se Dio vorrà,
al prossimo anno quando compirà il secolo di vita.
INTITOLATA ALL’AVV. SILLETTI
L’AULA DEL GIUDICE DI PACE
Un doveroso riconoscimento alle doti di serietà, preparazione ed
imparzialità che hanno caratterizzato la vita professionale dell’avv. Antonio Silletti, Giudice di pace in Ostuni, si è avuto con
la intitolazione a lui dell’aula delle udienze.
Alla cerimonia che si è svolta sabato 29 maggio 2010, con numerosi avvocati e con il personale di Cancelleria, anche della
sezione distaccata di Ostuni del Tribunale di Brindisi è intervenuto il Sindaco avv. Domenico Tanzarella che ha ricordato con
nobili parole la figura dello scomparso. Tra i presenti la moglie,
sig.ra Ortensia Melpignani Silletti, la sorella Caterina, i nipoti
Nicola e Raffaella e il Presidente della Sezione GIP Brindisi,
dott. Valerio Fracassi. Ha portato il suo saluto a nome anche
dell’Ufficio, l’avv Camposeo, Giudice di pace in Ostuni.
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La piccola SARAHJAY e i propri familiari ringraziano quanti, unanimemente e materialmente, hanno manifestato e continuano a manifestare vicinanza e affetto, aiutando
a superare la dura prova della vita.
Notizie flash
di Ferdinando Sallustio
tenore Giuseppe Fallisi, detto “Joe” milanese residente da tempo in Ostuni, è stato tra i cittadini italiani
arrestati, detenuti e poi espulsi da Israele dopo il tentativo della nave turca Mavi Marmara, a bordo della quale era anche Fallisi, di forzare il blocco navale della striscia di Gaza per portare aiuti umanitari ai palestinesi, a
cui è seguito, il 31 maggio scorso, un sanguinoso scontro con le forze militari israeliane che hanno aperto il
fuoco uccidendo nove attivisti del movimento pacifista.
La reazione israeliana è stata condannata da tutta la
comunità internazionale.
***
ragico incidente a Tuturano, frazione di Brindisi, l’8
maggio scorso, nel quale ha perso la vita il giovane
ostunese Giovanni Cesaria, rappresentante, di appena
25 anni, finito fuori strada con la sua auto mentre percorreva la Tuturano-Brindisi per andare a trovare la fidanzata. La morte del povero giovane ha suscitato vasto cordoglio in città.
***
’arrivata la bufera, disastro ambientale”: per fortuna era solo un’esercitazione, quella avvenuta il 30
maggio scorso sulle coste di Ostuni e Fasano nel quadro dell’attività di protezione civile denominata “Puglia
2010” sotto la diretta e personale supervisione dell’as-
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SUL 3° CIRCOLO DIDATTICO
DI OSTUNI
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3 e 4 giugno il Comune di Ostuni ha ospitato sul manto erboso del campo sportivo, la 22ª
edizione dei Giochi Sportivi studenteschi, dopo quattro lunghi ed estenuanti mesi di lavoro!
600 gli atleti in campo dei vari Circoli Didattici di Ostuni, Carovigno, Ceglie M. ca, Villa Castelli, S. Vito dei N.nni che hanno dato vita ad un’entusiasmante competizione ricca di emozioni. 5 le specialità sulle quali si sono confrontati i nostri miniatleti: corsa veloce, salto in alto,
staffetta, percorso misto e gioco delle 4 porte. 19 i giudici che hanno guidato i nostri atleti durante le varie gare. 3 i coreografi che hanno ideato l’apertura dei giochi: le prof.sse Chionna
Barbara, Fedele Emanuela, Flore Marina. 1 il coordinatore della 22ª edizione dei Giochi sportivi studenteschi: il prof. Tagliente Vincenzo.
E tantissimi gli alunni, insegnanti e genitori sulle tribune, in un tripudio di colori e di urla, che
hanno infiammato ed animato il cuore ed i muscoli di questa 22ª edizione dei giochi sportivi,
pur esaltando il valore principe dello sport, maestro di vita: “ il fair play”.
Ed infine 15…. Le medaglie conquistate dal 3° Circolo di Ostuni nelle varie specialità sportive,
risultando così prima incontrastata, avanti al 1° Circolo di Ceglie ed al 2° di Carovigno, nella
classifica generale.
Inoltre la scuola Giovanni XXIII, sempre nella data di venerdì 4 giugno, ha partecipato alla festa del Coni tenutasi presso il palazzetto dello sport dove tutti gli alunni delle classi terze hanno
cominciato ad assaporare il gusto dello sport. Tutti aspettavano la pioggia…ma fortunatamente
l’unica pioggia che c’è stata è stata quella di medaglie!!!....
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Sabato 5 giugno 2010, nella Chiesa del
nuovo monastero di clausura delle
Monache Benedettine, in Contrada S.
Maria di Agnano, l’Arcivescovo emerito, Mons. Settimio Todisco, col Rev.
Don Enzo Sozzi, nel corso di una solenne celebrazione Eucaristica, ha celebrato i 50 anni di matrimonio dei coniugi
Oronzo SOZZI e
Masina MONOPOLI
Ha fatto da corona l’intera Comunità Monastica, con in primo piano la Madre Badessa Suor Anna Attanasio e Suor Candida, sorella dello sposo. Alla celebrazione
hanno partecipato anche gli Scout di Ostuni.
Mos. Todisco nell’omelia ha esaltato l’istituto del matrimonio come sacramento e
come organismo fondamentale della società umana, unica struttura per accogliere
ed educare i figli. Proprio questi sono il problema che più ci affligge, sia per la
bassa natalità, sia per la loro formazione per la quale è determinante proprio la
stabilità della famiglia.
Agli auguri di don Settimio di ancora tanti anni di vita vissuta insieme da Oronzino e Masina, si sono uniti quelli del fratello dello sposo don Enzo Sozzi e dei figli
della coppia, Enzo con Anna Maria Laveneziana, Nunzia con Angelo Zurlo,
Mimma con Patrizio Cuman, degli adorati e diletti nipoti e di tutti gli intervenuti.
sessore regionale al ramo, Fabiano Amati. E’stato simulato l’incagliamento di una nave (come si ricorderà accadde, nel febbraio 2006, con la nave turca “Hanife Ana”
a Costa Merlata) con la caduta in mare di bidoni contenenti sostanze tossiche: per fortuna il piano di informazione, intervento e sicurezza ha funzionato perfettamente; si spera che non debba mai essere messo in pratica.
***
on manca neppure questo mese la cronaca nera:
hanno creato viva apprensione due incursioni a distanza ravvicinata di tempo sulla strada statale 379,
dove banditi armati hanno prima assaltato e portato via
un Tir con tutto il suo carico, mentre alcuni giorni dopo
c’è stata un’aggressione ai danni di un imprenditore fasanese tamponato e derubato di auto e denaro in un’area di servizio a Rosa Marina. Arrestati zio e nipote, titolari di un ristorante già in passato al centro delle cronache, con l’accusa di fornire ai clienti, nel suo menu,
anche cocaina oltre ai piatti tipici; va registrato anche
un misterioso accesso notturno nella sede dei Vigili Urbani, avvenuto con la forzatura di una finestra, mentre
sono avvenuti numerosi furti “con spaccata” ai danni di
una pelletteria in Piazza Italia, di una boutique in Viale
Pola e contro numerose autovetture di turisti italiani e
stranieri, tanto che ormai il Commissariato di Ostuni si
è dotato di moduli di denuncia multilingue.
storica casa di produzione di liquori “Borsci” di
Taranto, nota soprattutto per l’amaro “San Marzano” sta per essere rilevata dal gruppo “Telcom” di
Ostuni, che ha proposto l’acquisto dell’azienda per 5,3
milioni di euro con il mantenimento dei 26 posti di lavo-
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PIOGGIA DI MEDAGLIE
ro. L’impresa verrebbe così salvata dal fallimento e riprenderebbe al più presto la produzione. “Abbiamo già
pronte nuove ricette” ha detto l’imprenditore ostunese
Raffaele Casale, per il quale l’operazione va vista nell’ottica della diversificazione delle attività del gruppo,
attivo da molti anni anche in campo internazionale.
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icky Tognazzi ha girato in Ostuni, a Cisternino ed a
Ceglie Messapica alcune scene della fiction “Mia
madre” che andrà in onda in autunno su Rai Uno. E’
una storia che parla dell’immigrazione dei lavoratori
meridionali nella Torino degli anni Sessanta, e vede
protagonisti la bella attrice pugliese Bianca Guaccero,
Primo Reggiani e Marco Cocci. Nel cast anche l’ostunese Mirko Bruno ed alcuni bambini che hanno preso
parte alle sequenze girate nella scuola “Pessina”, mentre in Piazza Cattedrale è stato ricostruito un matrimonio di cinquant’anni fa. Tognazzi ha soggiornato a lungo qui in Ostuni con la moglie e collega Simona Izzo e
con i suoi collaboratori.
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ncora una volta Ostuni protagonista in TV: dopo la
puntata di “Cuochi senza frontiere” condotta da Michela Coppa, ex “Letterina” di “Passaparola” e da Davide Mengacci, andata in onda l’8 maggio su Rete4, sono state registrate in città dodici puntate di “Velone”,
programma ideato da Antonio Ricci che mette in scena
donne di una certa età capaci di cantare, ballare e recitare con grande autoironia. La trasmissione, che andrà
in onda in estate su Canale 5, è condotta da Enzo Iacchetti e da Nina Senicar.
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Mensile Cattolico d'Informazione
Anno LXXXVIII - Numero 6 - Giugno 2010
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