olanda paese non piu cattolico_avvenire 23_12_2009

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olanda paese non piu cattolico_avvenire 23_12_2009
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MERCOLEDÌ
23 DICEMBRE 2009
il reportage
In Olanda, Paese di tradizione cristiana, ormai il 58% della popolazione non sa cosa significhi
esattamente la festa religiosa del 25 dicembre. Solo il 16% dei bambini viene battezzato
16 MILIONI DI ABITANTI
CIRCA 1 MILIONE
E 800MILA
GLI IMMIGRATI STRANIERI,
LA METÀ SONO ISLAMICI
MOSCHEE NELLA SOLA
CITTÀ DI AMSTERDAM
IL
DELLA
POPOLAZIONE DICHIARA DI
NON AVERE ALCUN CREDO
RELIGIOSO
I CATTOLICI SONO IL
I PROTESTANTI IL
,
TRADIZIONALMENTE DIVISI IN
UN SUD CATTOLICO E IN UN
NORD PROTESTANTE
20
41 %
LE INCHIESTE
DI AVVENIRE
31%
20%
«È strano questo
susseguirsi di chiese
diventate condomini,
locali o musei»
Anche Amsterdam in questi giorni è stata paralizzata dalla neve: l’evento ha però scatenato l’entusiasmo dei bambini (Epa)
Amsterdam nasconde il Natale dietro le luci
DAL NOSTRO INVIATO
AD AMSTERDAM
MARINA CORRADI
andida la neve,
spazzata dal vento
gelido del Mare del
Nord, Amsterdam è festosa in questa fine di dicembre. Sfarzose luminarie illuminano la Damrak
C
ai vetri per attirare l’attenzione dei passanti.
Qualcuna indossa un berretto da Babbo Natale. Le
guardi e cerchi di immaginare quale storia le ha
condotte qui. Loro sorridono, ammiccanti. Ma le
mille luci della città sono
una ubriacatura che copre la falsa allegria di questi vicoli.
Vai oltre.
La Neuwe
Kerk,
la
chiesa dove venivano incoronati i re
d’Olanda,
è un museo. L’unica «chiesa» affollata in città è Scientology,
sei piani in pieno centro.
«Istituto di tecnologia religiosa», si legge su un manifesto all’interno. Offrono, gratis, test sullo stress.
C’è un sacco di gente.
Due terzi degli olandesi
dicono che gli stranieri
sono troppi: lo chiamano
«incubo Eurabia»
e piazza Dam. Piste di pattinaggio affollate di ragazzi ridenti, Babbi Natale, e le note di “Jingle bells” che escono dai grandi
magazzini affollati. Saldi,
saldi, sta scritto sulle vetrine: in Olanda, i regali li
porta Santa Klaus, il 5 di
dicembre. Ora già si svendono montagne di stivali
e giacche a vento. Ma cosa resta del Natale in un
Paese fra i più secolarizzati d’Europa, dove il 58 %
della popolazione, secondo un’indagine, non sa
cosa esattamente è accaduto, quel giorno? In un
Paese con 900mila immigrati arabi su 16milioni di
abitanti, e venti moschee
nella sola Amsterdam?
Cercando il Natale
di Amsterdam
La Oude Kerk, la più antica chiesa della città, costruita nel 1309, si erge
con la sua mole nel cuore
del centro. Attorno, è il
Red Light District, il quartiere a luci rosse. Dalle vetrine in cui stanno esposte, le prostitute sudamericane e dell’Est bussano
Strano e triste
per un italiano
È strano e triste per un italiano questo susseguirsi di chiese che non sono
più chiese: ma condominii, locali, moschee. Osservi i netturbini, i manovali nelle strade, i camerieri nelle pizzerie: sono
quasi tutti marocchini o
turchi. Quasi un milione
di mani. E anche se quasi
altrettanti immigrati vengono da Paesi cristiani, gli
olandesi, di tutti questi islamici, hanno paura. Il
partito di Gert Wilders,
destra populista in qualche modo somigliante alla nostra Lega, è il secondo per consensi, e le elezioni sono fra pochi mesi.
Due terzi degli olandesi
dicono che gli immigrati
sono troppi. In periferia ci
sono quartieri come Slo-
intervista
Il cardinale
Simonis:
«Il problema
è anteriore alla
immigrazione
Noi abbiamo
perso la nostra
identità»
Il cardinale
Adrianus
Simonis,
arcivescovo
emerito
di Utrech
DAL NOSTRO INVIATO
A NIEUWKUIJK (DEN BOSCH)
arcivescovo emerito di Utrecht, cardinale Adrianus Simonis, 78 anni, è il
«grande vecchio» della Chiesa olandese. È conosciuto e amato nel
Paese; anche dai musulmani.
«Perché – spiega sorridendo – ho
L’
Ma tra l’indifferenza sta rispuntando la fede
tervaart, ghetti unicamente islamici, dove incontrare un olandese è
quasi impossibile. Se ne
sono andati tutti. Rotterdam poi ha una percentuale di islamici ancora
più alta, e un sindaco musulmano. Un giornale americano l’ha chiamata
«incubo Eurabia». In
realtà, le donne velate che
incontri nel centro delle
città olandesi sono meno
che in certi quartieri di
Milano. Benché gli omicidi Van Gogh e Fortuyn abbiano scosso profondamente gli olandesi, e esistano tuttora imam fondamentalisti, in grande
maggioranza gli islamici
sembrano voler lavorare e
vivere in pace.
1964 anche l’insegnamento religioso nelle
scuole è stato abolito. Due
generazioni di olandesi
hanno dimenticato l’alfabeto cristiano. Nel registro del seminario di
Haarlem, il numero dei
preti ordinati precipita alla fine degli Anni Sessanta. Nel 1968, nemmeno uno. «Io credo – dice Peeters – che non avremmo
niente da temere dall’islam, se fossimo cristiani.
E spesso sembra che gli olandesi oggi abbiano pau-
ra di tutto: di avere figli,
degli immigrati. Ma la
paura, è l’esatto contrario
della fede».
Una ricerca
che non si ferma
Cercando, ancora, il Natale. In Oudezijds Voorburgwal al 40, nel Red Light District, c’è un piccolo portone. All’ultimo piano del Museum Amstelkring c’è una chiesa, una
chiesa clandestina, risalente al tempo delle persecuzioni calviniste che
proibivano il culto cattolico. Nel sottotetto un altare, un organo, dieci panche cui i fedeli accedevano di nascosto. Ons’Lieve
Heer op Solder, si chiama
la chiesa, «Il nostro caro
Signore in soffitta». Cristo
in soffitta, ti chiedi, è questo il Natale di Amsterdam? Eppure. Nel seminario di Haarlem-Amsterdam oggi ci sono 45 seminaristi, riflesso anche di
una forte presenza neocatecumenale. Monsignor Josef Punt, il vesco-
La paura
dell’«Eurabia»
La paura dell’«Eurabia»
sembra in verità solo un
fatto conseguente a un fenomeno ancora più radicale: la secolarizzazione
quasi totale di un Paese
che, fino all’ultima guerra,
era cattolico o protestante, comunque cristiano.
Un crollo: solo il 7 % dei
cattolici oggi va a Messa
la domenica. Viene battezzato il 16 % dei bambini. Su nozze gay e eutanasia l’Olanda è stata pioniera. «Dopo il Concilio –
dice il professor Wim Peeters, insegnante al seminario della diocesi di
Haarlem-Amsterdam – la
Chiesa olandese è entrata in una crisi profonda.
La generazione degli anni Cinquanta se ne è andata, e ha dimenticato di
educare i suoi figli». Nel
vo, spiega che oggi qualcosa è cambiato rispetto
alla crisi più dura, venti o
trenta anni fa. Se nel ’68
da questo seminario non
uscì un solo sacerdote,
«oggi ogni anno in tutta
l’Olanda vengono ordinati 15 nuovi preti, che mantengono gli organici a livello stabile. In questa
diocesi alcune centinaia di persone chiedono ogni
anno il battesimo da
adulti. Si
percepisce
una nuova
domanda, generata dal
senso di vuoto. Certo, parliamo di piccoli numeri.
Siamo una Chiesa missionaria. Tutto è da ricominciare da capo. Stiamo
creando nei monasteri
fuori città dei centri di evangelizzazione per chi,
lontano dalla fede, voglia
riscoprirla. Nella nostra
scuola cattolica a Haarlem non riusciamo ad accogliere tutte le domande
di iscrizione. Io ho la sensazione che questi genitori, pure non più credenti, siano affascinati dalla
bellezza del cristianesimo, e la desiderino per i
figli».
Eppure la Chiesa è in
ripresa: ogni anno
vengono ordinati 15 preti,
nel ’68 neanche uno
Il primo germe
di una rinascita?
Il gigantesco albero di Natale innalzato in piazza Dam, nel cuore di Amsterdam
poveri. Venti clochard abbrutiti dal freddo, thermos giganti di caffé caldo,
e quel piccolo presepe. E
poi ancora, in Egelantinstraat 147, quasi periferia,
una casa povera. Suoni, ti
apre una suora di Madre
Teresa. Sono in quattro.
Qui, ogni mattina, c’è la
Messa, ogni sera i vespri.
Occorre fiducia per crederci, in questa città dove
dai campanili di chiese
che non sono più chiese
le campane suonano dolci melodie natalizie. Mille Babbi Natale, e nessun
presepe. Tranne uno, piccolissimo, nelle stanze
dell’Esercito della Salvezza, vicino alla Centraal
Station, alla mensa dei
Una cappella disadorna,
due suore in adorazione.
Sotto l’altare, una mangiatoia vuota.
Ma se il senso del Natale
è una domanda, un’attesa, allora lo incontri ancora nelle vie di questa
città. È lo zoccolo vuoto
che i bambini depongono
nel camino la notte di
Santa Klaus, aspettando
un dono. Sono quei clochard, e anche, se le guardi negli occhi, quelle giovani prostitute nelle vetrine del Red Light District.
Sono i vecchi soli che
camminano esitanti sulla
neve, temendo di cadere
e di finire invalidi in un ospedale dove forse li guarderanno come pesi inutili. Sono le sedicenni alla
tavola di una pizzeria italiana dietro il Dam, che
cantano tenendosi per
mano «I wish you a merry
Christmas and a happy
new year». Già, un anno
felice. «Nonostante tutto
– ci ha detto il professor
Wim Peeters – la domanda della felicità, e quindi
di Dio, resta sempre, nel
cuore dell’uomo».
«Più che l’integralismo temo il relativismo dell’Occidente»
detto che i musulmani fedeli a Dio
andranno nei cieli più alti del Paradiso».
Ma sulla sua Olanda il cardinale,
che oggi vive in un paesino del
Brabante, sembra meno ottimista. «Sì, forse ci sono dei segni di
una nuova tendenza, ma parliamo di numeri piccolissimi», dice,
commentando la cauta speranza
da noi incontrata nella diocesi di
Haarlem-Amsterdam. «Rimane
quella cifra, quel 58 % di olandesi che non sanno più cosa sia esattamente il Natale. C’è chi,
guardando l’Olanda, è turbato dal
numero delle moschee. Lo posso
capire, ma il problema autentico
qui è anteriore alla immigrazione: è che noi ci siamo perduti, abbiamo perso la nostra identità cristiana. Se questa identità fosse
forte, non avremmo paura degli
islamici. Si, esiste in Olanda il problema di un fondamentalismo islamico, ma la maggior parte degli immigrati non lo segue. Più
che l’integralismo, nelle giovani
generazioni islamiche mi preoccupa l’avanzare della secolarizzazione. Temo che finiranno col
convertirsi alla vera religione che
domina l’Occidente: il relativismo». (In effetti, guardando i giovani marocchini nei McDonald’s
di Amsterdam, e le loro sorelle in
fuseax attillati, viene da domandarsi se le nuove generazioni non
stiano già omologandosi, in tutti
in sensi, a noi).
Eminenza, chiediamo, e il razzismo, la xenofobia, non sono problemi qui?
«Io non credo. Gli olandesi sono
un popolo tollerante. Non vedo
all’orizzonte un’onda razzista».
A Haarlem il vescovo dice che si
comincia a avvertire nei giovani
un senso di vuoto, la mancanza di
ciò che è stato dimenticato…
«È vero, in molti avvertono il vuoto. Ma non sanno andare oltre,
non sanno cosa domandare, e a
chi. Non sono stati educati a riconoscere e a percepire il desiderio del loro cuore. In questo senso sono convinto, come il vescovo Punt, che la Chiesa olandese è
veramente missionaria. Due generazioni sono state perdute. Si
tratta di ricominciare da capo. E
dentro a una cultura indifferente
al cristianesimo, in mezzo a media non amichevoli».
Lei ha 78 anni. Era un bambino ai
tempi della guerra. L’Olanda non
era, allora, un Paese fortemente
cristiano? E poi, cosa è successo?
Probabilmente era un cristianesimo troppo segnato da un rigido
moralismo. Ne è seguita una ribellione radicale, come radicale è
il carattere degli olandesi. Non sono capaci di credere “un po’ ” in
qualcosa. Aut, aut. Sono diventati l’opposto di ciò che erano”.
Tuttavia, nel seminario di Haarlem ci sono oggi 45 studenti, e alcune centinaia di adulti ogni anno chiedono il battesimo. A Amsterdam ho trovato le suore di
Madre Teresa in adorazione davanti al Crocifisso. Pochi, ma forti, i cattolici qui…
«È vero. Certo in una situazione
come questa il sale è costretto, come dire, a diventare più salato…»,
sorride Simonis.
Cosa dirà, nella messa di Natale
ai fedeli?
Cercherò di dire a uomini e donne, che forse hanno scordato il
fatto cristiano, quello che ne è
l’essenza: Dio si è fatto uomo, è
venuto al mondo nella povertà, umile e fragile come un bambino
neonato, per amore nostro.
Sa, Eminenza, che poco fa nel
piccolo paese qui vicino, Drunen,
abbiamo visto un centinaio di
bambini uscire dalla chiesa cattolica dove c’era stata una funzione per Natale?
Simonis si meraviglia: «Strano.
Dev’essere quel giovane prete appena arrivato, che si dà da fare…»
La storia che ricomincia, ancora.
Per ricominciare, basta la faccia
di un cristiano.
Marina Corradi