pesca 05-01 inizio

Transcript

pesca 05-01 inizio
Sostenibilità della caccia, sì!
Malattie del camoscio
«Delta vivo»
un progetto diventa realtà
Due nuovi canneti
a Melide
4
Organo ufficiale delle Federazioni ticinesi FTAP e FCTI - Spedizione in abbonamento - Segnalare cambiamenti di indirizzo - GAB 6962 Viganello
Numero unificato - Ottobre 2007
e
al
ci
&
sp
6
La Pesca
Organo ufficiale della
Federazione ticinese
per l’acquicoltura e la pesca
Numero 4 - ottobre 2007
Anno CII
Periodico con 4 pubblicazioni annuali
di cui 2 abbinate
al periodico della FCTI
(Federazione cacciatori ticinesi)
Corsi per nuovi pescatori
www.ftap.ch
(possibilità di iscrizione online)
telefono e fax 091 825 86 88
e-mail [email protected]
Cassiere
Gianni Gnesa
telefono ufficio 091 751 96 41
fax 091 751 52 21
e-mail [email protected]
Redattore responsabile
Raimondo Locatelli
c/o Rivista di Lugano
via Canonica 6
CH-6900 Lugano
telefono 091 923 56 31
fax 091 921 30 43
e-mail [email protected]
privato: via Massagno 7
CH-6952 Canobbio
telefono e fax 091 940 24 80
e-mail [email protected]
Cambiamenti di indirizzo
Manuela Patà
Vicolo Campanile 2
CH-6596 Gordola
telefono 091 745 05 08
e-mail [email protected]
Pubblicità
Graficomp SA
Servizio di prestampa
via Ligaino 44
CH-6963 Pregassona
telefono 091 935 00 80
fax 091 930 87 09
e-mail [email protected]
www.graficomp.ch
Grafica e impaginazione
Graficomp SA
Servizio di prestampa
via Ligaino 44
CH-6963 Pregassona
telefono 091 935 00 80
fax 091 930 87 09
e-mail [email protected]
www.graficomp.ch
Stampa
TBS, La Buona Stampa SA
via Fola
CH-6963 Pregassona
telefono 091 973 31 71
fax 091 973 31 72
e-mail [email protected]
Sommario
35 Allarme rosso per le microcentrali
36 Rinaturazione della foce del Ticino,
un progetto che diventa realtà
42 La voce della Federazione
46 Nel guadino dei più fortunati
50 Una barca… scandalosa
51 Museo della pesca a Caslano:
lettera aperta di Gianrico Corti
52 Io penso che…
54 Scoperte molto interessanti
sul Monte San Giorgio
55 La pesca agonistica
56 Prende avvio il dibattito
sulle aperture domenicali
58 Due nuovi canneti a Melide
60 Risanata la scala di monta
sul fiume Breggia a Pizzamiglio
61 Eliminata la briglia
sul fiume Ticino a Piotta
61 Fabio Croci, il nuovo capo
delle guardie cantonali
62 Ci hanno lasciato
64 Ai fornelli:
due ricette con pesci di lago
In copertina: canneto a Carabietta.
Foto di Nicola Bühler, Lugano.
L’editorialedi Urs Luechinger
Allarme rosso per le microcentrali
presidente della FTAP
L’allarme rosso per un potenziale
proliferare di microcentrali è dato
non solo dai fatti (Bagni di Craveggia e Brione Verzasca in fase di progettazione, ma anche Valle Morobbia i cui istanti sembrano non demordere malgrado il NIET del Tribunale amministrativo cantonale), ma
pure dall’avanprogetto di Ordinanza federale sull’energia. Essa vorrebbe, fra le varie cose, sussidiare
la produzione di energia idroelettrica prodotta dalle microcentrali con
un contributo di quasi il doppio rispetto a quanto fatto sinora (ricordo al lettore che, attualmente, la
comunità sussidia con circa 15
cts/kWh questo tipo di produzione
contro i 5-7 cts/Kwh che rappresentano il prezzo di riferimento del mercato). Questo mega-sussidio, che
tutti noi saremmo tenuti a pagare –
giacché è l’ente pubblico che paga
questo tipo di produzione a loro giudizio ecologica (ma non lo è affatto
per l’ecosistema acquatico) – rappresenterebbe, evidentemente, un
incentivo a proporre nuovi progetti
se non a riesumarne altri già affossati, con la gioia dei vari imprenditori
che vedrebbero dimezzati i tempi di
ammortamento degli impianti, con
l’allegro beneficio del loro borsello!
Il Cantone, e per esso il Dipartimento del territorio, non sarebbe così
più in grado di parare il colpo, vanificando l’encomiabile atteggiamento che lo vede barricare i progetti,
poco o nulla sostenibili sotto vari
aspetti. Questi progetti, in effetti,
di colpo diventerebbero interessanti. Vi è poi da tenere conto che si arriverebbe alla solita storia che – su
100 progetti – non è politicamente
sostenibile, per il Consiglio di Stato
e per il Gran Consiglio, respingerne
100, sicché una decina deve passare
per… forza!
E che cosa può fare la FTAP con gli
alleati ambientalisti per fermare
questa pericolosissima tendenza?
Nulla, ci pare di poter rispondere,
se non infilarsi in un eterno contenzioso con i vari istanti, spendendo
energie e denaro, perdendo di vista
altri scopi quali il recupero degli
ecosistemi acquatici compromessi,
l’allevamento di specie ittiche pregiate, la lotta contro gli inquinamenti, il controllo degli spurghi e
degli svuotamenti dei bacini idroelettrici, la rivendicazione dei deflussi minimi e la minimizzazione di
quelli massimi, la diffusione della
pesca nei giovani, e altro ancora.
Allora, quale potrebbe essere una
logica conseguenza di questo preoccupante quadro al fine di porvi rimedio?
A mio avviso, rimane la richiesta di
UNA MORATORIA PER LA COSTRUZIONE DI NUOVE MICROCENTRALI
SU TUTTO IL TERRITORIO DEL CANTONE TICINO.
Questa situazione è apparsa – nella
sua chiarezza – nel corso dell’ultima
riunione della Commissione consultiva per la pesca, tenutasi il 25 settembre scorso. Il nefasto quadro è
condito, a detta di Luca Vetterli di
Pro Natura che da tempo funge praticamene da consulente esterno per
tali questioni di fondo, dal tentativo
– neppure tanto nascosto – di «ammorbidire» l’articolo 31 della Legge
federale sulla protezione delle acque, intendendo così in sostanza
cambiare in peggio la definizione
dei deflussi minimi. Nel 1991 e negli
anni di poco precedenti, furono definiti i criteri per vincolare alla Legge federale il concetto di deflusso
minimo vitale, cioè quel deflusso
che le officine idroelettriche deve
rilasciare obbligatoriamente lungo i
corsi d’acqua soggetti a sfruttamento idrico, per garantire un minimo
vitale all’ecosistema. Ricordiamo
che in Ticino quasi tutte le captazioni non sono ancora assoggettate
all’applicazione della Legge federale in virtù di concessioni date prima
e che verranno modificate solo al
momento della loro scadenza (rammento che è in corso il rinnovo della concessione del Ritom). Oltre 60
captazioni ancora oggi hanno un de-
flusso minimo pari a zero o quasi (si
prosciuga il fiume senza il minimo
scrupolo): una vergogna protetta da
contratti stipulati 40 anni fa e che
nessuno oggigiorno osa mettere in
discussione!
La FTAP analizzerà la questione e
provvederà a redigere una risoluzione da votare in occasione della
prossima assemblea federativa, la
quale sarà chiamata ad esprimersi
sulla richiesta di una moratoria per
la costruzione di ogni nuova microcentrale, cercando tutti gli alleati
necessari per creare la massa critica
affinché anche il mondo politico
faccia sua questa iniziativa. In Provincia di Sondrio questo è stato fatto e allora vuol dire che si può fare
anche in Ticino!
Dobbiamo essere coscienti che si
tratta di un problema grave, che
minaccia gli ancor pochi corsi d’acqua rimasti sottratti ad uno sfruttamento già ora insostenibile. La moratoria verrà richiesta fino a quando
il quadro giuridico sia definito (Legge federale sulla protezione delle
acque) in relazione alla scadenza
delle prossime concessioni, Ordinanza federale sull’energia, pianificazione, ecc….
Ci è stato detto, in Commissione
consultiva, che la produzione di
energia elettrica nei prossimi anni
deve aumentare. OK (forse), ma
non a scapito dei nostri riali e si vada una volta a guardare con decisione e maggiore interesse ad altre risorse naturali rinnovabili a disposizione (e ce n’é in abbondanza in Ticino), almeno per l’auto produzione
«casalinga»!!!).
L’acqua in Ticino ha già dato e – per
noi pescatori – non può più dare. È
ora che lo comprendano anche i più
spietati sfruttatori di risorse idriche.
35
Quanto prima cominceranno i lavori
della prima fase riguardante la rinaturazione
della foce del fiume Ticino
«Delta vivo» un progetto
che diventa realtà
a cura di Raimondo Locatelli
Foto e cartine tratte dal
Rapporto VAW n. 4186
In alto, foce del Ticino nel lago Maggiore, inserita nella zona A di protezione
della riserva protetta delle Bolle di Magadino. Qui sopra, la zona interessata
dai previsti interventi di rivitalizzazione
del fiume Ticino e della sua foce.
36
Mentre sono in fase di ultimazione i lavori di allontanamento dalla riserva del silo Ferrari e di ripristino del sedime della foce del Ticino, la Fondazione Bolle di Magadino
– in accordo con il Consorzio correzione fiume Ticino – ha
terminato la progettazione esecutiva della rinaturazione
del delta del Ticino e ha inoltrato la relativa domanda di
costruzione presso il Comune di Locarno.
I lavori di rinaturazione sono necessari per ripristinare le condizioni ottimali, affinché il fiume possa
ricrearsi il proprio delta. All’interno della zona di protezione integrale della riserva, il fiume potrà
scorrere in un alveo allargato. Per
ottenere questa possibilità, l’argine sommergibile destro verrà spostato verso monte di circa 500 metri, liberando il settore centrale e
riprendendo una forma idrodinamica, ma conservando i margini di sicurezza contro le piene come attualmente.
I costi dell’operazione sono stimati
in circa 1,8 milioni e saranno sostenuti dalla Confederazione, dal Cantone, dal Fondo svizzero per il paesaggio e dalle associazioni per la
natura Ficedula/Birdlife, ProNatura e WWF, con percentuali di partecipazione ancora da fissare. Se tutte le pratiche avranno un corso regolare, i lavori – della durata di circa un anno – potranno cominciare
nel prossimo inverno. Il ripristino
della dinamica alluvionale nel settore centrale della riserva risponde
alle raccomandazioni emanate dalla Convenzione di Ramsar, convenzione per la protezione delle zone
umide di importanza internazionale, alla quale le Bolle di Magadino
sono iscritte dal 1982. Il nuovo delta sarà formato da ambienti divenuti molto rari in Europa, ospiterà
specie fortemente minacciate di
estinzione e costituirà un paesaggio
naturale e maestoso, contribuendo
ulteriormente alla bellezza e all’attrattività della nostra regione.
Successivamente alla prima fase,
riguardante come detto il delta del
fiume Ticino, si interverrà – stavolta per iniziativa del Consorzio correzione fiume Ticino e del Cantone
– nel realizzare opere di rinaturazione lungo l’asta fluviale, e precisamente a Sementina e a Gudo-Cugnasco.
Su questo importante pacchetto di
interventi di rivitalizzazione del
fiume Ticino e della sua foce è stato realizzato uno «Studio preliminare di fattibilità per la sicurezza
idraulica sul Piano di Magadino e
con diversi scenari di regolamentazione del lago Verbano» a cura del
Laboratorio di idraulica, idrologia e
glaciologia (VAW), e del Politecnico
federale di Zurigo, su committenza
da parte della Fondazione Bolle di
Magadino e dell’Ufficio federale
delle acque e della geologia
(UFAEG). Dal citato studio è stato
tratto un documento elaborato dalla Fondazione Bolle di Magadino e
verificato dall’Ufficio dei corsi
d’acqua. Ed è appunto da questo
documento che abbiamo desunto
quanto andremo qui esponendo, rilevando che il dossier è stato oggetto, di recente, di un ampio esame da parte della Commissione
corsi d’acqua (CCA) della FTAP
(sotto la presidenza di Curzio Petrini), che ha ascoltato un’interessante relazione dell’ing. Nicola Patocchi quale responsabile della Fondazione Bolle di Magadino.
il 1912, il corso d’acqua fu canalizzato in un alveo principale della
larghezza di 50–60 m, convogliando
il deflusso dai terreni circostanti.
La riduzione della larghezza disponibile e della sinuosità del corso
d’acqua hanno prodotto un incremento della pendenza longitudinale, che a sua volta ha aumentato la
forza di trascinamento del fiume
ed innescato un processo di erosione dell’alveo rispetto ai terreni circostanti. L’opera di correzione fluviale ha prodotto miglioramenti significativi nella sicurezza contro le
piene, ma anche effetti negativi
come una separazione funzionale
tra il corso d’acqua e le superfici
alluvionabili inizialmente disponibili. Molti caratteristici spazi vitali
delle zone fluviali sono andati così
persi.
Questo deficit ecologico può essere
parzialmente recuperato attraverso misure di rivitalizzazione locali.
In accordo con i servizi cantonali
preposti, la Fondazione Bolle di
Magadino ha pertanto promosso
uno studio di fattibilità in vista della possibile realizzazione di misure
di rivitalizzazione lungo circa 10
km, tra Sementina e il lago Maggiore, affidando l’incarico al Laboratorio di idraulica, idrologia e glaciologia del Politecnico federale di
Zurigo (VAW). Lo studio si pone l’obiettivo di mostrare le possibilità e
i limiti, segnatamente dal punto di
vista della sicurezza idraulica, dei
possibili interventi di ingegneria
idraulica adottabili per la riqualificazione dell’ambiente fluviale sul
Piano di Magadino e alla foce. Su
iniziativa dell’Ufficio federale per
le acque e la geologia (UFAEG),
l’ambito dello studio è stato ampliato tenendo conto delle condizioni di sedimentazione e di deflusso alla foce, molto influenzate dal-
Effetti positivi e negativi
della correzione fluviale
Le tre cartine in alto illustrano varianti
di interventi di rivitalizzazione con il
settore Cugnasco (a sinistra) per ampliamento del canale principale e il
tratto «Boschetti» a Sementina (a destra) con il canale di aggiramento lungo vecchie lanche del Ticino.
La quarta e la quinta cartina illustrano
la previsione di crescita del delta
nei prossimi 30 anni: senza alcun
intervento (sopra) e realizzando
la variante D (sotto).
A metà del 19° secolo, le ramificazioni del fiume Ticino occupavano
ancora una buona parte della superficie del Piano di Magadino tra
Bellinzona e la foce nel lago Maggiore. Con la correzione, la cui prima tappa fu realizzata tra il 1888 e
37
Sopra, la foce del Ticino; in basso,
alla foce del Ticino effetti di un evento
di piena del fiume sulla dinamica
del delta. La foto documenta
una piena avvenuta con livelli del lago
bassi che permettono l’erosione
del delta e il trasporto del materiale
in profondità. Si noti, in particolare,
il canale di spinta centrale visibile
sulla foto inferiore (fotografia
dell’Ufficio federale di topografia/
KSL/Buwal).
le oscillazioni del livello del lago.
Pertanto, oltre alla valutazione delle diverse misure di rivitalizzazione, sono stati verificati gli effetti di
una possibile nuova regolamentazione del livello del lago Maggiore.
Misure di rivitalizzazione
lungo l’asta del fiume…
Lungo il corso d’acqua tra Sementina e la foce si presentano due aree
golenali, che – grazie al loro grado
di conservazione e alla loro vicinanza – costituiscono due luoghi interessanti per potenziali misure di
rivitalizzazione.
Nella parte a monte del tratto oggetto dello studio, sulla sponda destra a valle di Sementina, si trova
un bosco denominato «Boschetti»,
che si presta bene ad un intervento
di rinaturazione. Lo stesso vale per
una zona presso Cugnasco. Dopo la
valutazione preliminare di cinque
varianti, è stata scelta, e quindi approfondita, la variante che propone
l’aggiramento del canale esistente
lungo la zona Boschetti. Questa variante permette l’attivazione di alcune vecchie lanche del fiume. La
zona nei pressi di Cugnasco presenta un potenziale di intervento maggiore per l’ampliamento del canale
esistente, considerata una larghezza disponibile di 200 metri su di una
lunghezza massima di 1,9 km.
I risultati principali di un’indagine
38
hanno portato a queste conclusioni:
– attualmente, e probabilmente
ancora per qualche decennio, l’apporto medio annuo di materiale detritico da monte nel tratto di fiume
considerato sarà limitato dalle condizioni presenti lungo il tratto Gorduno-Lodrino ad un massimo di
5.000-8.000 m3;
– se non si realizzano gli interventi
descritti e se si ammettono le stesse condizioni osservate negli ultimi
30 anni, le erosioni nella parte superiore del tratto di fiume in esame continueranno a progredire. Se
non si interviene, la stabilità degli
argini sommergibili non potrà più
essere garantita;
– sia la variante che propone un canale di aggiramento presso Boschetti, sia l’ampliamento del canale principale presso Cugnasco
permetterebbero di ridurre la tendenza all’erosione. Bisogna tuttavia tenere conto di una certa acutizzazione dell’erosione nella stessa direzione della corrente (a valle
dell’intervento). Nel caso di un
ampliamento, ciò vale – senza misure accompagnatorie – anche per
la direzione controcorrente (a
monte dell’intervento);
– la combinazione del canale di aggiramento presso Boschetti, con
l’ampliamento del canale all’altezza di Cugnasco, permetterebbe di
ridurre in modo ottimale l’attuale
tendenza erosiva. Tuttavia, lungo il
tratto di fiume tra le due zone
d’intervento, presso il ponte di Gudo, la tendenza locale ad erodere
si accrescerebbe;
– la maggior tendenza all’erosione
in determinate zone può essere
rallentata, adottando misure aggiuntive come il rinforzo del corrazzamento naturale del letto del
fiume e l’approfondimento del piano di fondazione della scogliera in
blocchi dell’argine sommergibile.
Altri interventi, che favorirebbero
la stabilizzazione dell’alveo e la rivitalizzazione, potrebbero essere:
la creazione di un canale di aggiramento ammettendo un’erosione
controllata del fiume, oppure
l’ampliamento a tappe del canale
principale, o – ancora – il deposito
mirato di banchi di ghiaia lungo il
tratto ampliato in modo tale da ac-
celerare il deposito naturale;
– rispetto alla situazione attuale, la
sicurezza contro le esondazioni non
sarà influenzata dalla realizzazione
delle varianti di ampliamento del
canale principale, rispettivamente
dalla formazione di un canale di
aggiramento;
– tutte le varianti esaminate sono
fattibili dal punto di vista idraulico, ma soltanto ammettendo misure accompagnatorie;
– prima della realizzazione sono necessarie verifiche della granulometria del materiale golenale per valutare la sua erodibilità ed idoneità. La scelta della tipologia di intervento e il dimensionamento delle
misure di sicurezza lungo le sponde
del canale principale dovranno essere valutate nel dettaglio;
– le dimensioni dei canali previsti
dalle varianti saranno determinate
nel dettaglio sulla base di ulteriori
simulazioni numeriche riferite alla
topografia dettagliata;
– poiché lungo il corso del fiume Ticino vi è un deficit di apporto di materiale (ghiaia) da monte, le realizzazioni dovrebbero essere realizzate
intervenendo da valle verso monte,
in modo tale da mantenere il trasporto solido lungo il corso d’acqua.
Intervenendo prima a monte, l’apporto solido verso valle sarebbe ridotto poiché una buona parte dello
stesso si depositerebbe lungo il tratto ampliato. Per un periodo di tempo più o meno lungo si accentuerebbe il deficit di inerti a valle;
– i risultati ottenuti mostrano che sono le tipologie di intervento e non
tanto la loro ubicazione ad essere
determinanti per frenare le erosioni.
Le prognosi effettuate sono valide
indipendentemente dal luogo scelto
per la realizzazione dell’ampliamento o del canale di aggiramento. È
dunque possibile, ad esempio, ipotizzare un ampliamento del canale
principale a Sementina e formare un
canale di aggiramento a Cugnasco.
… e interventi proposti
per la foce del Ticino
Sono state esaminate sei possibili
modalità di intervento, inclusa la
«variante zero», ossia ammettendo
l’evoluzione senza alcun intervento. Dopo un’analisi preliminare, sono state approfondite tre varianti:
la variante «zero» come riferimento, la «variante ampliamento a 150
metri lungo gli ultimi 2 chilometri
delle sponde» (variante A), e quindi la «variante ampliamento del
delta della foce a 600 m» (variante
D). Queste varianti rappresentano
gli estremi in quanto a ripercussioni morfologiche ed idrauliche.
Nel documento si considera soltanto la variante D, siccome ritenuta
la più interessante.
Nell’ambito dello Studio di fattibilità i risultati più importanti sono
riassumibili come segue:
– l’apporto solido medio annuo attuale è compreso tra 80.000 e
130.000 m3;
– la dinamica attualmente osservabile alla foce del Ticino è limitata
dalla massa di materiale solido apportato, che è classificabile come
piuttosto scarsa, se confrontata
con gli apporti medi osservati presso altre foci di corsi d’acqua simili
al fiume Ticino. Un’accresciuta sedimentazione nella zona del delta
Foto Jason Neuswanger
Per i pescatori è lecito
immaginare uno scenario simile
anche lungo il fiume Ticino?
39
si manifesta solo in caso di alti livelli del lago Maggiore e forti deflussi dal fiume. Viceversa, il fronte del delta può essere asportato in
caso di forte deflusso e un basso livello delle acque del lago;
– ll modello numerico pronostica un
avanzamento del delta nei prossimi
30 anni di circa 90 metri, ipotizzando il ripetersi di condizioni simili a
quelle registrate durante gli ultimi
30 anni e mantenendo gli argini attuali (variante zero);
– modificando gli argini attuali in
modo tale da formare un delta di
600 m di larghezza (variante D),
l’avanzamento del delta sarebbe di
60 metri circa;
– la variante D permetterebbe uno
sviluppo morfologico più variato rispetto alla situazione attuale;
– la sicurezza idraulica, in caso di
piena alla foce, è dominata dal livello dell’acqua del lago Maggiore.
Da quando è stata realizzata la correzione del fiume Ticino, le esondazioni non sono mai più state causate direttamente dal fiume, ma
dal livello del lago. Il limite oltre il
quale si registrano danni a Locarno, a causa del superamento della
quota di guardia di 195.2 m s.l.m
negli ultimi 28 anni (1974-2001), è
stato superato durante 128 giorni;
– l’influsso degli scenari di regolamentazione sulla sicurezza contro
le piene è trascurabile. I primi interventi (fase 1) sono fattibili indipendentemente dallo scenario di
40
regolamentazione del lago ammesso;
– le frequenze di inondazione in
prossimità della foce del Ticino
possono subìre dei cambiamenti
con l’applicazione di nuove regolamentazioni, ma restano dipendenti
dai livelli del lago piuttosto che da
quelli del fiume;
– la realizzazione di altre varianti
di rivitalizzazione necessita di ulteriori rilevamenti di dettaglio e di
simulazioni bidimensionali delle
esondazioni.
Nuova regolamentazione
del lago Maggiore
Nella seconda metà degli anni Novanta, la divisione di idraulica del
Politecnico di Milano ha definito,
come base di discussione per una
nuova regolamentazione del lago
Maggiore, oltre 10 possibili scenari
e simulato i loro possibili effetti sul
livello del lago a Sesto Calende.
Per la prosecuzione del lavoro nel
quadro di questo studio di fattibilità, l’Ufficio federale per le acque e
la geologia (UFAEG) ne ha scelti
tre. In conformità alla descrizione
del Politecnico di Milano, si tratta
degli scenari: «Irrigazione & protezione dalle piene», «Irrigazione ottimale», «Ambiente & protezione
dalle piene».
Gli scenari e le serie temporali di
dati dal 1974 all’ottobre 1998 e
delle medie giornaliere simulate
del livello del lago a Sesto Calende,
sono state messe a disposizione del
Laboratorio di ricerche idrauliche
direttamente dal Politecnico di Milano. Per paragonare i livelli del lago a Sesto Calende con quelli misurati nello stesso periodo a Locarno,
si è dovuta applicare una funzione
di conversione che consentisse una
trasposizione del livello delle acque. L’interpretazione dei risultati
deve tenere in considerazione il
fatto che, a causa delle oscillazioni
del livello nelle situazioni di piena,
la funzione di conversione permette di stabilire il livello delle acque
a Locarno solo con una precisione
di ± 10 cm circa.
I risultati dall’esame possono essere riassunti come segue:
– una nuova regolamentazione del
lago Maggiore, indipendentemente
dallo scenario, influirà positivamente sulla sicurezza contro le
piene. La durata delle esondazioni,
causate da un livello delle acque
del lago superiore a 195.2 m s.l.m.,
presenta nella serie temporale
1974-1997 – in caso di scenari «Ambiente & protezione dalle piene» e
«Irrigazione & protezione dalle piene» – una riduzione da 119 a soli
36, rispettivamente 37 giorni;
– in caso di piene importanti, i risultati indicano che la riduzione
del livello del lago Maggiore, ottenibile attraverso una nuova regolamentazione, difficilmente avrà un
effetto sul livello delle acque del
Ticino nell’ultimo km prima della
foce;
– la scelta di una variante di rivitalizzazione non è influenzata dalla
modifica della regolamentazione
del lago Maggiore. Tutte le varianti
di rivitalizzazione esaminate sono
realizzabili dal punto di vista della
sicurezza idraulica;
– un maggior apporto solido alla foce rispetto ad oggi potrebbe essere
trasportato lungo il fronte del delta verso i fondali del lago, senza
contribuire alla crescita della parte
superficiale del delta. Per la sicurezza contro le esondazioni questo
è positivo. Dal punto di vista ecologico, sarebbe piuttosto uno svantaggio, poiché il corpo di sedimenti che formano il delta crescerebbe
più in profondità ed emergerebbe
con minore frequenza dalla superficie del lago. L’unica eccezione sarebbe data dallo scenario «Ambiente & protezione dalle piene», che
comporterebbe un livello medio
del lago più basso di 60 cm rispetto
ad oggi;
– le variazioni di livello del lago influiscono sulla flora e sulla fauna.
Valutare quale scenario abbia conseguenze ecologiche peggiori o migliori sulle componenti biologiche
esula dai compiti affidati al Laboratorio di ricerche idrauliche. Tuttavia, l’analisi svolta – atta ad attribuire le frequenze dei livelli del
lago in 5 periodi rappresentativi
dell’anno per i diversi scenari di regolamentazione – può eventualmente rappresentare uno strumento di valutazione utile agli specialisti degli aspetti naturalistici.
Le assemblee delle società
Siamo riusciti (dopo non poche... fatiche) ad avere le date (ma
non tutte, purtroppo) delle assemblee di autunno ed inverno
delle singole sezioni della Federazione di pesca (FTAP).
Alta Leventina
10.11.2007/ore 16, albergo Alpina di Airolo
Leventinese
19.01.2008/ore 17, osteria Bocciodromo di Faido
Valmaggese
24.11.2007/ore 17.30, sala patriziale a Bignasco
Ceresiana
12.01.2008/ore 15, Golf di Magliaso
Onsernone-Melezza
26.01.2008/ore 16.30, sala multiuso di Cavigliano
Sant’Andrea
8.12.2007/ore 17, albergo La Palma a Muralto
STPS, gennaio 2008
Mendrisiense
18.01.2008/ore 20.15, sala CC a Novazzano
Gambarognese, gennaio 2008
Bellinzonese, gennaio 2008
Verzaschese, gennaio 2008
Locarnese
4.12.07/ore 20.30, sala del CC a Locarno
Biaschese, a metà gennaio 2008 a Biasca
Bleniese, a metà gennaio 2008 a Malvaglia
L’assemblea dei delegati della Federazione ticinese di acquicoltura e pesca è stata fissata a sabato 1° marzo 2008 a Locarno,
nel pomeriggio. L’assise sarà organizzata dalla Sant’Andrea di
Muralto, che si appresta a festeggiare i 100 anni di esistenza attraverso alcune manifestazioni, segnatamente la pubblicazione
di un libro che sarà disponibile a fine novembre 2007.
Casa in festa
Sabato 8 settembre, al Municipio di
Gordola sono state celebrate le
nozze di Gianni Gnesa (membro del
Comitato direttivo della FTAP, cassiere della Federazione, presidente
della Società di pesca verzaschese,
municipale in quel borgo) con Sheila Buetti.
Alla simpatica cerimonia hanno
presenziato, oltre ai parenti, numerosi amici e soprattutto pescatori, che hanno testimoniato agli
sposi tanta gioia, sicché la festa si
è protratta sino a tarda sera in un
clima molto allegro e simpatico.
42
La voce
della Federazione
Parecchie le novità per l’edizione in agenda l’anno venturo
Corsi di introduzione alla pesca
in 9 anni quasi 3.200 partecipanti
Nel 1999, in base a quanto prescrive
il Regolamento di applicazione della
Legge cantonale sulla pesca, hanno
preso avvio i corsi di introduzione alla pesca per chi ha compiuto almeno
14 anni di età e per chi non ha ottenuto una patente annuale dopo il
1992. In quell’anno, dunque, è scattata l’esperienza con tre corsi (distribuiti a Lugano, Biasca e Locarno), coinvolgendo 75 iscritti. Ebbene, con il
passare degli anni – a riprova della
validità e dell’interesse che essi sanno suscitare – le adesioni sono state
sempre più massicce dal profilo numerico. Basti considerare che nel
2000 i partecipanti sono stati 202 con
cinque corsi, nel 2001 ben 379 con
sette corsi, nel 2002 si sono avuti 364
«alunni» in sei corsi, nel 2003 ben 391
iscritti in sei corsi, nel 2004 i partecipanti sono stati 445 sempre in sette
corsi, nel 2005 le iscrizioni sono risultate 376 in cinque corsi, nel 2006 ci
sono stati 388 partecipanti in quattro
corsi, mentre nel corrente anno
(2007) si è raggiunta la cifra record di
555 iscritti in cinque corsi (a Paradiso, Monte Carasso, Gordola, Muralto
e nuovamente a Monte Carasso).
Complessivamente, dunque, nello
spazio di pochi anni (dal 1999 al
2007) i corsisti sono stati 3175 con
una quarantina di corsi: un’autentica
marea di gente, fra la quale moltissimi ragazzi e adolescenti, che manifesta un grosso interesse per le materie legate a questo passatempo e,
ovviamente, per le tecniche medesime legate alla pratica di questo
sport per eccellenza, a diretto contatto con la natura.
I corsi sono organizzati dalla Federazione ticinese per l’acquicoltura e la
pesca (FTAP) – con il coinvolgimento
diretto, competente ed entusiasta
prima di Bruno Grata e poi di Carletto Bomio e Giacomo Pedroni – e dall’Ufficio della caccia e della pesca
con Bruno Polli in primissima fila nel
fornire ai partecipanti le nozioni tecniche e di legge per un corretto eser-
cizio della pesca. Da notare che quest’iniziativa di FTAP-UCP ha fatto
scuola, nel senso che anche numerose scuole ed altri enti si sono interessati a questi corsi di introduzione alla pesca: citiamo qui, in particolare,
il Club pescatori sportivi Verbano (affiliato alla Società Sant’Andrea di
Muralto con la quale collabora attivamente soprattutto in occasione
delle semine e nella tradizionale festa di Burbaglio) che da anni organizza il proprio corso a Muralto. Ebbene, questo sodalizio annualmente organizza il proprio corso per i principianti dall’età minima di 8 anni; il
corso si articola in due parti: il mattino con la parte teorica e il pomeriggio con quella pratica; il patrocinio è garantito in particolare dai Fratelli Ambrosini (negozio di caccia e
pesca a Muralto).
La Federazione ticinese di acquicoltura e pesca, rivolgendo un vivo e caloroso apprezzamento a tutti coloro
che in questi passati anni si sono prodigati per dare piena affidabilità a
questi corsi, ha posto mano ad un
nuovo regolamento per il 2008. Difatti, il Comitato direttivo della
FTAP, prendendo atto della rinuncia
da parte di Carletto Bomio e Giacomo Pedroni, ha affidato l’incarico di
promozione ed organizzazione al duo
Ezio Merlo-Virgilio Morotti. L’altra
novità consiste nella scelta di una
nuova ed unica sede per i corsi in
agenda (vedi la pagina a lato con i
dettagli su orari e modalità di iscrizione): infatti, i quattro incontri di
introduzione alla pesca sono previsti
al Centro di istruzione della Protezione civile a Rivera (lungo la strada
cantonale del Monte Ceneri). Istruttore nelle quattro giornate sarà il
dott. Bruno Polli dell’Ufficio cantonale caccia e pesca, che fungerà pure da coordinatore e che nelle lezioni teoriche e pratiche sarà affiancato
da due biologhe – Vanessa e Paola –
della ditta Proteus di informazione
ambientale.
CORSI DI INTRODUZIONE 2008 ALLA PESCA
43
Publiredazionale
Dario & Verena Taglio
P.O.Box 264 -Terrace B.C. • V8G-4A6 Canada
Tel. 1 250 635 1666 • Fax 1 250 635 1692
e-mail: [email protected] • www.deepcreeklodge.com
«Per una Steelhead
al giorno,
verrei a Terrace...
a piedi».
Con questa frase che racchiude tutta la
sua filosofia da uomo innamorato della
pesca e della natura, mi piace ricordare
l’amico Antonio, una «leggenda» della
pesca a mosca in Lombardia con moltissimi amici anche in Ticino. All’inizio della
nuova stagione ci ha improvvisamente lasciato, per andare lassù con la sua canna
…chissà, …forse a scoprire nuovi fiumi da
Steelhead dove guidarci, quando un giorno anche noi lo raggiungeremo. Ce ne
vorrebbero di più, di pescatori come lui.
Ci mancherà.
44
Da un inverno di quelli tosti, caratterizzato da precipitazioni nevose eccezionali, non ci si poteva attendere altro che una primavera
ed un inizio estate all’insegna del disgelo più violento e spettacolare. Ed è quanto è puntualmente avvenuto. A fine maggio la temperatura si è alzata provocando lo straripamento dello Skeena dal
suo alveo abituale con frane e allagamenti, e gettando nell’angoscia i pur «vaccinati» abitanti di Terrace. Chi ha visto il fiume in
quei giorni non lo dimenticherà facilmente: la sua acqua nera ed
increspata di vortici che travolgeva e portava con sé cottonwoods
e cedri secolari quasi fossero fuscelli, aveva un che di apocalittico.
Quanto alla pesca, tra la costernazione di centinaia di pescatori impazienti e delusi …beh, fin quasi a fine luglio, neanche a parlarne!
Fortunatamente ci ha pensato la produttività eccezionale del Kitimat river a salvare «la baracca». Da metà giugno fin oltre metà luglio, infatti, il piccolo fiume ha sfornato quantità inusuali di grossi
Chinooks e di combattivissimi Chums.
Un risvolto «positivo», lo Skeena impraticabile, lo ha però avuto: il
ritardo di risalita dei grossi Chinooks che attendevano il momento
favorevole per iniziare la rimonta, ha favorito la pesca in mare. Ne
hanno ampiamente approfittato alcuni gruppi di pescatori che si
sono concessi (come quasi sempre, del resto) catture eccezionali:
un amico di Agno, già fortunatissimo per aver catturato in due giorni ben 11 chinooks sul Kitimat river, in un giorno di pesca in mare
ha salpato ben 23 salmoni e ne ha persi decine, oltre a catturare alcuni Hallibuts e qualche cerniotta di scoglio. Manco a dirlo alla fine
della sua pesca era parecchio frastornato e stanco, ma felice.
A inizio luglio, col consueto gruppo di amici valmaggesi, abbiamo
caricato la barchetta ed il camper e ci siamo recati a nord, a trote.
Il periodo era già un po’ avanzato ed il tempo instabile; ciononostante, i fortunati pescatori hanno potuto regalarsi parecchi esemplari di fantastiche e combattive dolly varden (salmerini) il cui
esemplare più grosso raggiungeva il peso ragguardevole 4,5 kg, con
parecchie catture sopra 1,5 kg., oltre a numerose ed acrobatiche
iridee assolutamente selvagge.
Quest’anno, per la prima volta, il Deep Creek Lodge ha ospitato anche alcuni gruppi di pescatori moschisti provenienti dalla Gran Bretagna, dall’Irlanda e persino dal Giappone. Questa gente, malgrado
provenga da Paesi di grande tradizione pescatoria (trote, lucci e
salmoni dell’Atlantico) alcuni dei quali a loro volta ambita meta di
turismo pesca-sportivo, ha un approccio a questa disciplina molto
diverso da quello latino. Essi infatti, ben raramente sono interessati a
fare incetta di pesci da portare a
casa. Prediligono invece godere la
bellezza della flora e della fauna
canadesi, il comfort e la buona cucina del Lodge, nonché la combattività delle 5 qualità di salmoni del
Pacifico e delle steelheads, disquisendo in modo competente sulle
loro peculiarità, quindi rilasciandoli dopo la foto-ricordo.
Presumibilmente questo sarà l’atteggiamento del pescatore del futuro. Ormai i regolamenti di ogni
nazione coinvolta nella pesca dei
salmoni, unitamente alle limitazioni di peso delle compagnie aeree e
alle barriere doganali di tutti i Paesi europei, scoraggiano infatti una
importazione dilettantesca di salmoni tale da «far saltar fuori le spese». La Columbia Britannica è visi-
tata annualmente da oltre 400.000
pescatori sportivi, attirati dalla pescosità dei suoi fiumi: una pressione
notevole anche per un territorio vastissimo. L’Alaska si trova più o meno nelle medesime condizioni: il
territorio è un poco più esteso, ma
i pescatori sono quasi un milione.
Ognuno, a questo punto, può immaginarsi a quanti salmoni sarebbe
preclusa la possibilità di riprodursi,
qualora tutti portassero a casa quello che riescono a pescare. Quasi sicuramente si estinguerebbero in
pochissimo tempo, come purtroppo
sta succedendo in alcuni fiumi del-
l’Alaska, fino a qualche tempo fa
piuttosto «liberali» nelle quote. Anche i più feroci «ammazzapesci»
dovrebbero quindi cercare di dominare la loro bulimia ed essere felici
di potersi portare a casa, oltre al ricordo di un paese meraviglioso e
tanto diverso dal Ticino e dall’Italia, anche una quantità ragionevole
(ma pur sempre di 20-25 kg. a persona stiamo parlando!) di prelibato
salmone affumicato.
Contattateci!
Vi attendiamo
impazienti di offrirvi
una vacanza di pesca
memorabile.
Informazioni presso: Ambrosini caccia e pesca Locarno tel. 091 643 46 06 e Lugano tel. 091 923 29 27.
Oppure direttamente in Canada: e-mail: [email protected] www.deepcreeklodge.com
45
Nel guadino
dei più fortunati
Massimiliano Vitalini, dodicenne
di Porza, durante l’annuale gara
di pesca al pesce persico «Targa
Roccabella», organizzata il 26
agosto di quest’anno dalla Sezione pescatori golfo di Lugano, ha
catturato con la canna nel bacino
nord del Ceresio un magnifico
esemplare di luccio reale del peso di kg 2,450 e della lunghezza
di cm 73, utilizzando un filo dello 0,20 e il farfallino. Bravo!
Questa bella trota lacustre – del
peso di 1,280 kg e con una lunghezza di 47 centimetri – è stata
pescata da Claudio Persico nel
fiume Cassarate il 9 luglio scorso. Complimenti.
46
Giuliano Vanzulli, residente a
Mondonico di Agno, appena è andato in pensione si è comprato
una barchetta e ha cominciato a
pescare. Dopo tante delusioni, il
19 giugno, ha catturato un lucioperca di circa 1,3 chilogrammi. Il
3 luglio, ha avuto la bella soddisfazione di allamare – nel golfo di
Agno – un altro lucioperca, ma
stavolta lungo 87 centimetri e
del peso di quasi 6 chilogrammi.
Complimenti!
La pazienza ha dato i suoi frutti! I fratelli
Bieri di Avegno hanno catturato, nel fiume
della Vallemaggia, due belle trote fario. Il 10
aprile scorso, Etienne (14 anni) ha tirato a riva nel fiume della Lavizzara una preda del
peso di 1480 grammi e lunga 53 centimetri,
mentre Michel (12 anni) il 1° maggio ha pescato in Bassa Vallemaggia una trota di 600
grammi, lunga 40 centimetri. Bravi!
Dopo averle…. «fatto la corte» per parecchi
giorni, Luca Scossa-Baggi di Giubiasco ce
l’ha fatta: infatti, ha catturato una trota iridea lunga 53 centimetri e del peso di 1,5
chili. L’ha pescata usando il verme in un laghetto alpino.
Nel guadino
dei più fortunati
Davide Tarchini di Purasca (nella
foto) e l’amico Michele Rota domenica 22 luglio, nel lago artificiale del Luzzone, hanno pescato
una bella trota lacustre, lunga 66
centimetri e del ragguardevole
peso di 2,9 chilogrammi, usando
come esca il rapala.
Due giovani pescatori fortunati
avendo pescato, il 14 luglio scorso, un lucioperca di 4,8 kg e con
una lunghezza di 76 centimetri. I
due pescatori sono: Kim Bernasconi e Mattia Manzi. La cattura
è stata effettuata nel lago di Lugano.
Giordano Mombelli di Melide
mostra, con giustificato orgoglio,
due recenti catture effettuate nel
lago Ceresio, bacino sud, pescando a traina con la
tirlindana: si tratta di un lucioperca di 90 centimetri e del peso di 9
chilogrammi, e di
un luccio reale di
89 centimetri e
che sulla bilancia
segnava 6 chili.
48
Roberto Soldini con l’amico Elio
Bellotti hanno finalmente avuto
una grossa soddisfazione pescando, sul lago di Lucendro, il 10
giugno scorso. Con una montatura imbragata e un monofilo del
0.16 hanno infatti allamato una
splendida trota canadese, della
lunghezza di 80 cm e del peso di
7 kg e 200 grammi.
Alan Armati di Solduno, 8 anni,
mostra con giustificato orgoglio
questa bella trota fario da lui
catturata, lo scorso mese di luglio, con la moschetta in Alta Vallemaggia: 33 centimetri di lunghezza e 430 grammi dopo averla
sventrata e pulita. La pesca è la
sua grande passione, appresa alla «scuola» del padre Fabio.
Complimenti vivissimi a Simone Crivelli di Vezia che, nella
serata di lunedì 18 giugno, ha
pescato nel fiume Vedeggio
una magnifica trota lacustre
del ragguardevole peso di
3,180 chilogrammi e una lunghezza di 61 centimetri. L’ha
catturata usando il verme.
Bravo, Simone! Per la cronaca, la preda è stata il piatto
principale di una cena fra
amici, con un buon Merlot del
Ticino.
Loris Belotti di Giornico ha avuto la gioia di allamare questa
bella trota nel fiume a Lodrino: 1,7 chili il peso e 52 centimetri
la lunghezza. Era da tempo che confidava in un bel «trofeo».
Bravo!
49
Nel guadino
dei più fortunati
Inviateci
le foto delle vostre
catture più belle,
le pubblicheremo
volentieri.
Questa splendida trota lacustre è
stata pescata da Graziano Locatelli di Sigirino, martedì 28 agosto, nel fiume Vedeggio. Le misure sono: 75 centimetri di lunghezza e un peso di 4,7 chilogrammi. Davvero un bel trofeo.
Complimenti al fortunato e bravo
pescatore.
Alan Armati, 8 anni, residente in
via alle Vigne 4 a Locarno, ha
pescato in Alta Vallemaggia,
precisamente in Val Rovana,
questa trota fario del peso di
750 grammi e lunga 41 centimetri. La cattura, usando un farfallino e un filo dello 0,20, è stata
effettuata il 9 settembre scorso.
50
William Pusterla (nella foto con
il figlio Filippo) nel fiume Ticino
a Bellinzona-Gorduno, proprio
sotto il ponte autostradale (Bellinzona Nord), ha catturato questa meravigliosa trota lacustre
della lunghezza di 75 centimetri
e del peso di 5,950 chilogrammi.
Chi si chiede cosa ci fa una trota
lacustre a quell’altezza, basta
rispondere che – da inizio agosto
– i pesci risalgono la corrente
per deporre le uova. La tecnica
utilizzata è quella del verme. Il
pescatore ha lottato 15 minuti
per aver ragione sulla preda,
con tuffo finale in acqua per afferrarla.
fish eye
Una barca con molti pesci
«abbandonata»
nel Gambarogno
Il fatto, increscioso, è avvenuto quest’estate nel Gambarogno e la notizia
(con tanto di immagini) l’abbiamo avuta da Virgilio Morotti, dinamico presidente della locale società di pesca.
Due turisti, in vacanza nella zona del
Gambarogno, hanno allarmato il presidente della Gambarognese invitandolo
ad intervenire per controllare un’imbarcazione nel porto patriziale di Magadino. La barca risulta di proprietà di
un pescatore professionista, residente
nel Bellinzonese, e conteneva le reti
ritirate il mattino presto e lasciate a
«cuocere» – ancora piene di pesci –
sotto il sole, a +30°, per tutta la giornata. Anche altri pescatori hanno confermato che la sera i pesci si trovavano
ancora sull’imbarcazione. Qualcuno, a
giusta ragione, grida allo «scandalo»,
tanto più se si considera che il proprietario dell’imbarcazione risulta essere
ispettore della Protezione animali di
Bellinzona. In questo caso, un pessimo, deprecabile esempio da parte di
chi – magari – predica bene, ma poi
razzola male! Immaginarsi che pessima
fine per questi pesci, divorati da centinaia di larve!
«Te lo dico apertamente»
Caro pescatore,
mi rivolgo a te che sei pescatore.
So che, per coltivare questa sana
passione, è necessario disporre di
una patente in Ticino. Se non erro,
sei uno degli oltre 5.000 appassionati rispettosi dell’ambiente e delle regole da seguire per la pratica
di questa attività di svago. Un tempo assai lontano, la tua era una
professione che dava da vivere; oggi non è più così: prevale, anche se
in forma raffinata, la figura del pescatore dilettante. Non per questo
meno motivato, non per questo
meno affascinato da questo modo
di stare con la natura, meglio con
una parte di essa.
Te lo confesso: sono un profano,
tuttavia – animato sempre dalla curiosità di conoscere nuove realtà –
in base ai casi della vita, qualche
mese fa cari amici mi hanno convinto ad affrontare una nuova avventura: uno stimolo ulteriore per
colmare gli spazi di quello che si
definisce pensionamento attivo. E
che ho affrontato con entusiasmo.
Dare il mio contributo quale presidente dell’Associazione Museo del
Malcantone. Le mie passioni sono
prevalentemente rivolte alla ricerca storica, alla valorizzazione
del nostro patrimonio, alla conoscenza del passato per capire il
presente e far sì che sia sempre
dinamico, vivo e pieno di iniziative a favore di tutti.
Ho subito scoperto che, accanto alle attività e alla sede di Curio, propriamente dedicata all’etnografia,
ve n’è un’altra a Caslano, dedicata
alla pesca. Ambedue – sotto l’unico
tetto del Museo del Malcantone –
sono riconosciute ufficialmente dal
Cantone e sottostanno alla vigilanza del Centro di dialettologia e di
etnografia, che ad ogni modo assicura aiuti e competenze.
Nell’edizione di agosto di «Caccia/Pesca» Raimondo Locatelli ha
offerto un ampio e ricco aggiornamento sull’iniziativa – promossa da
un gruppo di appassionati capitanato dal curatore del museo Maurizio Valente – volta a realizzare e ad
offrire al più presto una nuova sede per il Museo della pesca. Villa
Carolina, sempre a Caslano, a diretto contatto con il lago Ceresio,
visibilissima, con spazi raddoppiati
e maggiormente funzionali per accogliere la ricca testimonianza finora riunita, anzi per impreziosirla
ulteriormente. A vantaggio di chi
ama la pesca, in genere di chi ama
il nostro Paese, di chi lo visita, delle famiglie, dei giovani e delle scolaresche.
A vegliare e contribuire sono in
molti, accanto al Museo del Malcantone: la Regione Malcantone,
Malcantone Turismo, l’autorità comunale di Caslano e quella del
Canton Ticino. Una sfida e un sogno
da trasformare in realtà con attenzione, scrupolo e sensibilità, con
profondo rispetto per il sussidio
pubblico da poco elargito.
So che il curatore del museo, Maurizio Valente, coltiva un altro sogno: quello di allargare la schiera
del gruppo «Amici del Museo della
pesca». Condivido appieno questo
suo desiderio, capisco che sentirsi
in tanti aiuta e stimola a fare meglio e di più.
L’ho confessato subito di essere un
profano. Provo a dire che cosa penso sia la tua caratteristica, quando
indossi gli abiti adatti e ti dedichi
alla pesca: silenzio e solitudine,
pazienza ed immersione piena nella natura (lago, laghetti alpini, fiumi e ruscelli). Se è così il quadro, ci
mancherebbe altro, il minimo che
possa fare è rispettare questa attitudine, che porta anche a profonde
riflessioni senza tempo.
Tuttavia, ti chiedo – quando puoi –
di dedicare un pensiero a chi raccoglie, sistema e mette a disposizione di tutti testimonianze e
realtà di un mondo tutto tuo. Ti
chiedo di raccogliere l’invito, se
ancora non lo hai fatto, di condividere il piacere di essere parte del
gruppo «Amici del Museo della pe-
sca»: vi saranno dei piccoli vantaggi, non importa quale sarà
l’ammontare del tuo libero versamento; importa sottolineare con
questo tuo gesto l’appartenenza
ad una casa, che desidera testimoniare e perpetuare la tua attività.
Non so quanto questo mio appello
abbia fatto breccia in te, ad ogni
modo e comunque ti dico grazie,
ugualmente!
Gianrico Corti
presidente
del Museo del Malcantone
L’immagine risale ad inizio Novecento, con una
barca ad arcioni e Villa Carolina sulla sinistra.
Adesso, questa villa sta per diventare la nuova sede del Museo della pesca. Ma si conta sull’aiuto di
tanti.
Dimostrate concretamente
aiuto e sostegno
al Museo della pesca.
Effettuate un versamento
al N° 13933.38 a favore di
«Amici del Museo della pesca»
presso la Banca Raiffeisen
della Magliasina – Caslano.
Usate la polizza
di versamento contenuta
nel volantino allegato
a questa rivista o richiedetela
al Museo della pesca.
51
Io penso che...
Le lettere di pescatori e lettori, destinate a questa rubrica, sono prese in considerazione dalla redazione soltanto se accompagnate da nome, cognome e indirizzo completo dell’estensore. Scritti anonimi o redatti in forma provocatoria o offensiva vengono cestinati. La redazione si riserva altresì il diritto di ridurre testi che risultassero troppo lunghi e che, pertanto, creano problemi di spazio. Le lettere pubblicate, ad ogni buon conto, non impegnano né la redazione né la Federazione ticinese di acquicoltura e pesca.
Ripensare la politica delle semine e la desolazione nel fiume Brenno
Ho ricevuto, di recente, l’ultimo numero di «Caccia e Pesca». È una pubblicazione molto curata, sia nella
grafica che nell’impaginazione. Gli
articoli sono tutti interessanti e le
pagine a colori sono belle. La combinazione fra pesca e caccia è stata
una decisione ottima. Dal punto di
vista della presentazione, il nostro
vecchio bollettino – pur curato un
tempo con dedizione prima da Giovanni Guglielmetti e poi da Carletto
Bomio – non può essere confrontato
con quello attuale, affidato alla
competenza di Raimondo Locatelli.
Era però, a mio modo di vedere, più
vicino ai piccoli problemi di gestione
della pesca perché conteneva anche
le piccole cose sulla vita delle singole sezioni e dei singoli soci. L’attuale
redattore, di questa mancanza, non
è comunque responsabile. Si nota
che non ha dei collaboratori regionali, mancano notizie di quei pescatori che – a torto o a ragione – hanno
da lamentarsi sullo stato delle acque
e delle catture. Anche nelle assemblee non si discute molto. Partecipa
un ristretto numero di soci.
E, allora, va tutto bene? Non credo.
Ho ritirato anche quest’anno la patente. È la settantaquattresima! Se
sarò ancora in grado di camminare,
meriterei gratuita la 75.ma.
Data l’età, le mie ore sul fiume sono
52
poche, anche se posso contare su
amici che mi stanno vicino. Però, ho
potuto constatare un malcontento
generale, che – se accertato dai responsabili (Ufficio cantonale caccia
e pesca, guardapesca) – è molto grave. Si avverte una mancanza di ricambio generazionale. Cioè sono
molto rare le trote sotto misura e,
particolarmente, quelle che il prossimo anno raggiungerebbero la misura minima.
Ma quale è, allora, la causa? C’è, secondo il mio parere, un problema
nello stesso ripopolamento. Conosciamo lo stato attuale del nostro
fiume e – a questo proposito – ben
venga lo studio che il Dipartimento
del territorio vuole commissionare
circa i deflussi minimi e massimi. Le
trotelle seminate provengono dagli
incubatoi, dove l’acqua non è certamente rapida. Nel fiume il livello si
abbassa molto rapidamente e le trote si trovano improvvisamente all’asciutto. Non sono in grado di salvarsi e così procurano un lauto pasto a
quelle bestiacce, che sono state ora
avvistate anche sui laghi alpini oltre
i 2000 metri di quota.
Non si potrebbe lasciare negli incubatoi, per qualche mese in più, i
soggetti da immettere nei fiumi?
(per i laghi alpini è ovvio che il problema non si pone). Si tratta indubbiamente di una spesa in più, ma i risultati dei ripopolamenti non potrebbero che essere migliori. Inoltre, il numero da immettere potrebbe essere minore. Se lo Stato non
volesse (o non potesse) prendersi a
carico la maggior spesa, penso che
la società potrebbe intervenire.
Quando esse mettono da parte una
somma per far fronte alle urgenze o
a spese preventivate per lavori negli
incubatoi, il residuo non dovrebbe
essere capitalizzato. Alla fine, non
sono delle banche! Aggiungo, inoltre, che il «Fondo ripopolamento
pesci» è alimentato da una percentuale del prezzo delle patenti e va
usato solo per gli scopi della pesca.
Abbiamo scritto del Ticino, ma il
Brenno come sta? Era – grazie al suo
percorso, alle sue rive, alla sua acqua, alla sua pescosità – il fiume più
bello del Cantone. E adesso? Povero
fiume, ne ha sofferte tante! Ricordate, amici pescatori, quelle acque
color sabbia – derivanti da particelle
di cemento – che abbiamo visto scorrere durante i lavori del Luzzone? A
mio parere, sono state una delle
principali cause della scomparsa dei
bellissimi temoli nella parte alta del
nostro comprensorio. E ricordate,
amici pescatori, quel maniacale
spurgo che ha portato nel fiume tanta melma e ha eliminato non solo le
trote, ma anche il loro alimento? E il
volume d’acqua? È soltanto dopo alcuni giorni di pioggia che può sembrare un fiume! Se ben rammento,
l’Ufficio caccia e pesca aveva fatto
studiare la situazione da specialisti.
Che cosa hanno detto? Quali proposte hanno fatto?
Torno sui vituperati deflussi minimi.
Anche per questo problema le
preoccupazioni non mancano. Ho
letto che il Dipartimento del territorio ha proposto uno studio sugli effetti delle variazioni di portata indotti dalla regimazione idroelettrica
lungo il fiume Ticino, da Personico
alla foce. Gli interessi in gioco sono
molti e la controparte è un muro cementato dai soldi. Ma speriamo!
Si dice che i pescatori sono gente
fortunata perché in riva ai fiumi respira aria fresca, gode lo scorrere
delle acque.
Chiudiamo facendo presente che,
per godere tutte queste belle sensazioni, non è necessaria la patente di
pesca.
Luciano Ortelli, Biasca
Ndr. La redazione si complimenta vivamente con Luciano Ortelli per le argute
ed intelligenti osservazioni espresse e si
augura di tutto cuore che l’anno prossimo egli possa staccare la 75.ma patente di pesca. Sarà un motivo di gioia per
lui e un’occasione di festa per noi.
Segnalibro
di Doriano Maglione, [email protected]
«Scritto di sera»
Traduzione di Osvaldo Velo
di Ecrit le soire,
capolavoro di L. De Boisset;
Edizioni Amico Libro,
collana Gli Intramontabili.
Questo è un libro che è fuori dal tempo, forse uno dei pochi nel mondo
della pesca, certamente uno dei pochissimi leggibili in italiano. Un brevissimo stralcio dai titoli dei capitoli
darà subito un’idea di chi siano i nostri maestri, di cui l’autore ci ragguaglia: Izaak Walton, Charles de Massas,
Frederic M. Halford, Albert Petit.
Troverete poi la storia della nascita
della Serie Gallica di De Chamberet e
quella delle ragazze di Charette,
quella della combriccola dei pescatori dell’Ain, il fiume che ha fatto la
storia della pesca al temolo con la sei
metri e mezzo in ciliegio maschio del
Frejus, il cimino in bambù, l’elastico
e le moschette legate alla coda in crine, in diretta concorrenza con la Val-
Storione e pigo nel Ticino
e nel corso medio del Po
Nel 1992 è stato istituito, dall’Unione
Europea, quello che rappresenta il
più importante strumento finanziario
per l’ambiente: il programma LIFE,
che cofinanzia azioni a favore dell’ambiente nell’Unione Europea e in
altri Paesi terzi. L’obiettivo è la conservazione e il miglioramento degli
habitat e delle specie animali in essi
viventi.
Dall’istituzione del programma LIFE,
il Parco del Ticino si è attivato per la
realizzazione di progetti che rispondessero agli obiettivi di conservazione e salvaguardia della biodiversità
propri di questo strumento comunitario, focalizzando in particolare la
propria attenzione sulle emergenze
riguardanti specie di animali acquatiche di interesse comune.
Sono di recente pubblicazione, in
proposito, due pregevolissimi ed interessanti libretti: il primo sullo storione, il secondo su una specie di pesce quasi sconosciuta al grande pubblico, il pigo.
Di un centinaio di pagine il primo volumetto, i cui autori sono: Cesare Mario Puzzi, Stefania Trasforini, Andrea
Casoni, Mauro Alessandro Bardazzi,
Gaetano Gentili e Andrea Romanò.
Corredato da splendide fotografie, di
proprietà della GRAIA srl, tutti della
sesiana e la pesca sulla Maggia.
E troverete mille altre sintesi estreme di esperienze di una vita, come
quella lapidaria – ma davvero viva –
della pesca al salmone atlantico a
mosca, soprattutto in Europa continentale, secondo cui ci sono all’incirca tanti salmoni disposti a mordere
una mosca quanti cani pronti a mordere un uomo.
Alla fine della lettura, mi accorgo che
le brevi parole introduttive scritte
dall’autore, addirittura intitolate
Scuse preliminari, sono quanto mai
significative: un omaggio ai nostri
maestri che De Boisset ha avuto la
fortuna di conoscere, niente più.
Ma è davvero moltissimo perché è un
omaggio scritto in uno stile a volte
persino asciutto, che riesce a tratteggiare questi grandi, inquadrandoli nel
contesto storico con una capacità assolutamente inusuale in uno scrittore
di cose di pesca. Grandi pescatori storicamente determinati, verrebbe da
dire in chiave dialettica, e certamente De Boisset è un maestro senza peli
sulla lingua nel dire la
sua, spesso anche opinabile, ma forte opinione. È un terreno
su cui si potrebbe lavorare moltissimo
nell’ottica di una finalmente valorizzata lettura e collocazione antropologica del nostro grande sport.
Insomma, un libro da leggere assolutamente se si vuole capire qualcosa di
quello che siamo, e anche da dove veniamo, qualcosa che non troveremo
mai in nessun catalogo né in alcun sito internet. Un libro, infine, che non
dovrebbe mancare nella biblioteca di
ogni flyclub perché aiuta a capire che
la gran parte delle discussioni che
facciamo, spesso con scarsa cognizione di causa, potrebbero ripartire invece da una riflessione storicizzata,
paradossalmente anche alla luce di
alcune clamorose «smentite nei fatti»
delle tesi di politica gestionale che
l’autore espone nell’ultimo capitolo.
Graia srl che opera parecchio (e con
merito) anche nel Ticino nello studio
di problematiche attinenti le acque e
i pesci in particolare. Questa pubblicazione sullo storione (Acipenser
naccarii) presenta dapprima l’elenco
completo delle specie ittiche native
nel fiume Ticino e del medio corso
del Po, con l’indicazione del loro stato attuale di conservazione. Segue la
parte dedicata allo storione, di cui si
elencano specie, habitat, qualità,
particolarità, ecc. In dettaglio è descritto il lavoro svolto nell’ambito
del progetto Life-Nature per salvaguardare lo storione cobice, progetto
condotto con grande assiduità ed impegno da tutto il gruppo lavoro, sotto
la guida ed il coordinamento del Parco Ticino. Un progetto grandioso, finanziato dall’Unione Europea, che ha
occupato decine e decine di persone
(compresi molti volontari e pescatori
sportivi) per oltre tre anni.
Settantadue pagine costituiscono il
secondo volumetto sul meno conosciuto pigo (Rutilus pigus), di grande
valore naturalistico, oggetto di uno
studio nell’ambito di un progetto Life-Natura, realizzato dal Parco Ticino
negli anni 2001-2004. Gli autori della
pubblicazione sono Cesare Mario Puzzi, Stefania Trasforini, Silvia Montonati e Mauro Alessandro Bardazzi,
sempre della Graia srl.
Il pigo è la meno diffusa delle specie
autoctone del genere Rutilus attual-
mente presenti nelle acque italiane.
Il corpo del pesce è slanciato ma robusto, ovaliforme, con profilo affusolato alto dorsalmente, coperto di
grosse scaglie cicloidi. È un pesce onnivoro, della lunghezza, allo stato
adulto (può vivere da 10 a 15 anni) di
50-55 centimetri, con un peso che supera i 2 chilogrammi.
La presenza del pigo nel fiume Ticino
è ridotta e si riscontra solo dall’uscita del fiume
dal lago Maggiore fino alla diga di Panperduto.
Per maggiori informazioni e per l’acquisto dei due preziosi volumetti, rivolgersi a «Parco Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI), tel. 0039
02.972101 (www.parcoticino.it).
53
Dagli scavi
paleontologici
pesci predatori
e rettili marini
Nelle foto: sopra,
esemplare di quasi 50 cm
del grosso pesce predatore
Saurichthys
(preparazione Urs Oberli, San Gallo);
sotto, attività di scavo
al cantiere di Cassina
durante la campagna 2006.
Nell’autunno 2006, il Museo cantonale di storia naturale –
in collaborazione con l’Università di Bonn e con il sostegno scientifico del Museo di San Gallo e dell’Università di
Zurigo – ha inaugurato una nuova campagna di scavi scientifici sul Monte San Giorgio (in località Cassina), dal 2003
iscritto nell’Elenco del patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Parte del copioso materiale fossilifero venuto alla luce è stato sottoposto a una minuziosa preparazione paleontologica, liberando le ossa fossili dalla matrice rocciosa. Il
paziente lavoro è stato svolto in
parte dal Museo cantonale di storia
naturale, in parte da personale
esterno qualificato. La successiva
analisi scientifica ha confermato
l’estremo interesse dei reperti, in
particolare per quanto concerne i
pesci fossili.
Accanto a una trentina di esemplari del grosso pesce predatore Saurichthys, è venuta alla luce anche
una decina di reperti di pesci più
piccoli, appartenenti in prevalenza
54
La pesca
agonistica
Il CP Lugano
per la Svizzera
in Austria
terzo nel Torneo
6 nazioni
ai generi Archaeosemionotus e Peltopleurus. Testimonianze di rettili
marini, per ora solo frammentarie,
insieme a numerosi fossili di piante
e di invertebrati, completano il
quadro dei ritrovamenti dell’antico
bacino marino che 235 milioni di
anni fa diede origine alle rocce oggi oggetto di studio a Cassina.
I lavori di ricerca sul terreno sono
ripresi di recente, dal 17 settembre all’8 ottobre, nella località di
Cassina, ubicata a 900 m di quota,
a metà strada tra Meride e la vetta
del Monte San Giorgio. Invariate le
sinergie del Museo cantonale di
storia naturale con i citati Istituti
scientifici esterni e, analogamente
allo scorso anno, gli scavi hanno vi-
sto la partecipazione di studenti universitari accanto al personale del Museo.
Di regola, gli scavi sono chiusi
al pubblico ad eccezione delle
domeniche, quando gli interessati hanno potuto visitare i lavori e ricevere ragguagli da parte del personale sul posto.
Nelle foto: sopra, lettura degli indizi
racchiusi nelle rocce di Cassina
durante la campagna 2006;
sotto, Archaeosemionotus
era un pesce di media grandezza,
relativamente diffuso nelle rocce
di Cassina. Questo esemplare misura
25 cm (preparazione Rudolf Stockar,
Museo cantonale di storia naturale).
Il 6 luglio è stato disputato in Austria, a Purbach,
il tradizionale Torneo 6 nazioni – Austria, Germania, Italia, Lussemburgo, Olanda e Svizzera – di
pesca. In rappresentanza della Svizzera ha partecipato il Club pescatori Lugano con Ernesto Wohlgemuth, Roberto Pasini, Andrea Pasini, Maurizio
Salemi, Francesco Pervangher, capitanati da Ursula Wohlgemuth e Maria Pasini. Si è gareggiato
su un bellissimo canale all’interno di una zona
umida, di protezione internazionale, a ridosso
del lago Sidlersee, il secondo lago per grandezza
d’Europa.
In occasione delle prove e delle gare sono state
catturate diverse specie di pesci: carpe, anguille,
gardon, brème, pesci-sole, alborelle, placchette
e skil (pesci originari di questo lago e del Danubio, assomiglianti al nostro agone e con pinne laterali molto marcate, in modo che alla cattura
volano letteralmente fuori dall’acqua).
Per quanto concerne le gare, il Club pescatori Lugano il primo giorno ha ottenuto il quarto posto,
mentre nella seconda giornata ha dominato alla
grande aggiudicandosi la gara con 13 punti: risultato, questo, a dir poco eccezionale, vista la presenza di squadre effettivamente nazionali quali
Olanda, Germania e Lussemburgo. Dopo due prove
è risultata la seguente classifica: Germania 30
punti, Lussemburgo 30 punti, Svizzera 33 punti,
Austria 38 punti, Italia 39 punti e Olanda 40 punti.
55
Aperture domenicali
su fiumi e laghi alpini
Prende avvio la vasta consultazione fra le società di pesca
Sarà, questo, il tema dominante
nelle assemblee che – a partire da
novembre e sino a fine gennaio –
sono in agenda per tutte le società
di pesca, prima di arrivare alla decisione finale nell’assise dei delegati della FTAP.
I termini della questione, in sintesi, sono questi. Biaschese e Valmaggese suggeriscono di ripristinare l’apertura della stagione di pesca sui corsi d’acqua e nei laghetti
alpini sempre di domenica, in modo da eliminare l’attuale «discriminazione» che penalizza chi – per ragioni di lavoro – non può partecipare all’apertura attualmente fissata
il 15 marzo, rispettivamente il 1°
giugno. Con la domenica, invece,
tutti sono sullo stesso piano e, in
concreto, si concorre a rendere più
«popolare» questo passatempo. Va
da sé, invece, che la chiusura rimane per la fine di settembre.
La Commissione dei corsi d’acqua e
la Commissione dei laghetti alpini,
prima in separata sede e poi in seduta comune, hanno discusso in
modo approfondito il dossier, elaborando due precise proposte: ammesso che venga condiviso il prin-
cipio dell’apertura domenicale, si
suggerisce di applicare la prima domenica di marzo per l’apertura
della stagione di pesca lungo i fiumi e la prima domenica di giugno
per l’apertura in riva ai laghi alpini. Il Consiglio direttivo prima e il
Comitato delle società poi, schierandosi a favore di questa modifica
riguardante la domenica come tale, prospettano ora alle singole società di pesca di prendere in considerazione più opzioni, così da evitare l’impasse che – una volta accolto il principio – diverga invece il
parere su un’unica data prospettata. Con il rischio, pertanto, di…
mandare all’aria ogni possibilità di
arrivare invece a quel che, in fondo, un po' tutti vogliono per le ragioni sopra enunciate.
Da qui la decisione di proporre alle
assemblee societarie precise modalità di voto, dettate dal metodo
che viene peraltro applicato anche
in votazioni cantonali o comunali,
quando le proposte da votare sono
tre o più (sistema a cascata). Si dovrà pertanto votare scindendo le
due proposte: aperture domenicali
nei corsi d’acqua e aperture dome-
nicali nei laghetti alpini.
– Per l’apertura nei corsi d’acqua,
si vota dapprima se accettare o
meno l’apertura di domenica. Se il
risultato è contrario a questo principio, non si procede oltre, confermando così di fatto l’attuale data
fissa del 15 marzo. Se invece la
maggioranza in assemblea si schiera a favore dell’apertura domenicale, si votano le tre varianti: la
prima (prima domenica di marzo),
la seconda (apertura nella seconda
domenica di marzo, come suggerisce la Commissione dei corsi d’acqua) e la terza (apertura nella terza domenica di marzo).
La variante che prende il minor numero di voti viene scartata e vanno
conseguentemente in votazione le
due migliori, fermo restando comunque che coloro i quali avevano
votato per la variante scartata possono senz’altro votare la seconda
volta. Nel caso in cui due varianti
ricevono ugual numero di voti giungendo seconde, la prima con il
maggior numero di voti passa il turno, mentre si votano le due seconde per promuovere al secondo turno quella che prende la preferenza
maggiore.
– Per l’apertura sui laghetti alpini,
idem come sopra circa le modalità
di voto, tenuto conto che le domeniche prospettate sono l’ultima di
maggio, la prima di giugno (come
suggerisce la Commissione dei laghetti alpini) e la seconda di giugno.
Tutto questo per sottolineare che il
ventaglio delle opzioni è veramente molto ampio. Vi è soltanto l’imbarazzo della scelta, nella convinzione che ormai sia ampiamente
acquisito da un po’ tutti il (giusto)
principio di andare a pesca – per la
prima volta – di domenica e non in
giorni feriali.
Raimondo Locatelli
56
Prosegue l’importante azione (avviata nel 2000)
di interventi a favore della creazione naturalistica
e paesaggistica nel lago di Lugano
Due nuovi canneti a Melide
di Raimondo Locatelli
Gandria
Lugano
Agno
Campione
Carabietta
Caslano
Melide
Bissone
Maroggia
Brusino Arsizio
Morcote
58
Melano
Riva S.Vitale
Nelle scorse settimane, si è provveduto a creare superfici a canna palustre lungo la riva del lago Ceresio in località Falciö, nel Comune di
Melide, così come era stato sollecitato (con richiesta avanzata il 9 agosto di quest’anno) dalla Federazione ticinese per l’acquicoltura e la pesca, e dopo aver ottenuto «luce verde» dalla Sezione dello sviluppo
territoriale del Dipartimento del territorio.
L’opera si inserisce in un programma di studio e di rivitalizzazione
delle superfici a canneto presenti
sul lago di Lugano, iniziato nel 2000
con l’allestimento di una perizia
sull’estensione, la distribuzione e
lo stato di salute di questi ambienti
acquatici, e continuato con interventi di rivitalizzazione mirati, rea-
lizzati nei Comuni di Riva San Vitale, Carabietta e Lugano. In queste
località come pure a Melide si è
operato sulla base di un progetto
elaborato dai biologi Lucia Pollini e
Luca Paltrinieri; per l’intervento a
Melide la spesa (per progettazione,
direzione lavori e realizzazione) si
aggira sui 30.000 franchi e il pro-
Melide
getto beneficia di un sussidio da
parte della Confederazione pari a
circa 7.000 franchi, mentre il Cantone ha accordato un contributo
cantonale di 11.000 franchi alla Federazione ticinese per l’acquicoltura e la pesca.
Verso la fine degli anni Novanta, i
biologi Lucia Pollini e Luca Paltrinieri avevano effettuato – su invito
dell’Ufficio della natura e del paesaggio del Cantone Ticino, della Federazione ticinese di acquicoltura e
pesca e di numerose altre società di
pesca legate al Ceresio – una ricerca sulla distribuzione e lo stato di
salute del canneto (Phragmites australis) del lago Ceresio, parte svizzera, e nel golfo di Lavena-Ponte
Tresa (Italia). Quello studio (dedicato ad Hermes Maccanetti di Bissone, un grande pescatore del recente passato e che al lago ha dedicato una passione esemplare) ha
documentato la presenza di 201 nuclei di canneto: 200 nel bacino sud
e solo uno nel bacino nord, a Gandria. L’indagine non voleva essere
fine a sé stessa, ma costituire lo
spunto per interventi concreti sul
territorio, volti a conservare questi
ambienti importanti sia dal punto
di vista naturalistico-paesaggistìco
sia tecnico, come elemento consolidante le rive lacustri. E così, dal
2002, sono in atto dei lavori di creazione di nuove fasce di canneti lungo le rive del Ceresio. In particolare, nel corso del 2002 e del 2003 si
sono svolti i lavori di creazione di
nuovi canneti a Carabietta e a Riva
San Vitale, mentre nel 2006 si è
proseguito con la creazione di una
nuova fascia di circa 40 metri a Lugano-Gandria, nella zona di San Domenico. I buoni risultati ottenuti da
questi interventi hanno indotto la
FTAP a proseguire nell’azione di
nuovi canneti lungo altre zone del
lago Ceresio, concentrandosi stavolta a Melide. E ciò nell’ottica di
incrementare maggiormente i nuclei di canneto nel bacino nord. In
questa, come in precedenti occasioni, significativo il sostegno garantito dall’Ufficio cantonale della
natura e del paesaggio con Paolo
Poggiati in prima linea.
Gandria
Cosa sono i canneti
e perché proteggerli?
I canneti lacustri – come si legge in
un rapporto steso dai due biologi
per il lavoro testé realizzato a Melide – sono ambienti naturali creati
dalla specie vegetale (Phragmites
australis) e presenti naturalmente
lungo le rive dei laghi. Sono ambienti protetti dalle leggi cantonali
e federali sulla protezione della natura, in quanto svolgono numerose
importanti funzioni per gli ambienti acquatici. In particolare, essi
fungono: da «depuratore naturale»
delle acque; da importante struttura paesaggistica, conferendo nuovamente alle rive lacustri la tipicità
naturale che le contraddistinguono;
da siti di riproduzione per i pesci e
per gli uccelli; da zone rifugio per
gli individui giovani di queste due
categorie faunistiche; da struttura
protettiva e consolidante delle rive
lacustri, fungendo da «cuscinetto
assorbi-onde», ossia impedendo alle onde di dissipare la propria energia direttamente sulle rive in muratura e/o in cemento, garantendo
così una loro maggiore stabilità a
lungo termine.
Orbene, affermano sempre Lucia
Pollini e Luca Paltrinieri, il lago Ceresio non può essere considerato un
semplice «bacino d’acqua». Il Ceresio è un ecosistema composto da
una propria fauna e una flora che
vive in acqua e sulle rive. Lungo le
rive del Ceresio, i canneti lacustri
non hanno tuttavia vita facile. In
effetti, a causa della conformazio-
Riva S.Vitale
Maroggia
Carabietta
59
ne naturale della maggior parte
delle rive lacustri (a parte rare eccezioni nella zona di Agno e di Ponte Tresa), essi possono svilupparsi
unicamente entro i primi due metri
di larghezza del litorale. Inoltre,
malgrado siano protetti dalle leggi,
questi canneti sono, talvolta, ancora soggetti a tagli illegali allorquando il loro taglio, specialmente quello di piccole dimensioni, può portare alla loro eliminazione definitiva.
È quindi necessario proteggere o
creare nuovi canneti laddove la
conformazione delle rive lacustri lo
consente ancora, affinché non
scompaiano totalmente dalle rive
del Ceresio e, con loro, anche tutta
la fauna a essi legata (sia acquatica, sia terrestre).
Risanata la scala di monta
sulla Breggia a Pizzamiglio
Zona a monte del ponte-diga
Dopo aver realizzato l’intervento
lungo la riva lacustre a San Domenico, sempre nel bacino nord si è
scelta la località Falciö a Melide,
provvedendo a ricostituire una superficie a canneto, di un lineare
iniziale totale di 40 metri, che si
mantenga nel tempo e che possa
fungere da habitat per la fauna ittica e per l’avifauna, nonché da importante elemento paesaggistico di
pregio. Si è provveduto a posare direttamente a lago un tappeto di intrecci di rizomi di canneti e di piantine, riposti su di una serie di fagotti di materiali terrosi. Precedentemente, si era posto mano ad una
generale pulizia del fondale per levare il materiale più grossolano, lasciando sul fondo solo quello più fine e meno compattato; nel contempo, si era provveduto alla pulizia della riva con lo sfalcio e il taglio delle robinie.
Melide
60
Per un’intera settimana, nel mese
di settembre, si è lavorato sul confine italo-svizzero del fiume Breggia, all’altezza del salto di Pizzamiglio, per sistemare la scala di monta. Era stata costruita, alcuni decenni or sono, nell’ambito dei lavori autostradali, ma da alcuni anni
era... dimenticata, venendo così
meno alle sue funzioni di facilitare
la migrazione naturale del pesce,
trota lacustre in particolare, che
d’abitudine ogni anno lascia il lago
di Como risalendo sino alle gole
della Breggia per il fregolo. Ora, su
sollecitazione della Società pescatori del Mendrisiotto e dell’Amministrazione provinciale di Como (Settore pesca), con la collaborazione
attiva di Ezio Merlo per la FTAP e di
Tiziano Putelli per l’Ufficio cantonale caccia e pesca, si è posto mano – grazie all’aiuto dell’Ente Protezione civile del Mendrisiotto che
ha messo a disposizione un cospicuo
gruppo di militi per la pulizia del
fiume a Pizzamiglio di Vacallo, nonché di guardapesca comaschi – allo
sgombero di materiale, ripristinando così integralmente la «percorribilità» della scala di monta. Un lavoro eccellente, a tutto vantaggio
della «vita» del fiume.
Nelle fotografie di Tiziano Putelli:
sopra, prima e dopo l’intervento di
risanamento della rampa; sotto,
militi della Protezione civile al lavoro.
Chi dorme non piglia pesci
La consegna dei testi
entro il 10 gennaio 2008
La chiusura redazionale del primo numero de «La Pesca» per il
2008, principalmente dedicato
alle trattande in vista dell’assise
dei delegati in programma ad
inizio marzo, è fissata – inderogabilmente – al 10 gennaio 2008.
Eliminata la briglia
sul fiume Ticino a Piotta
La società di pesca Alta Leventina,
usufruendo dei crediti votati dal
Gran Consiglio per l’esecuzione di
opere atte al recupero di ecosistemi acquatici compromessi, ha chiesto ed ottenuto – tramite la FTAP –
l’eliminazione della briglia che a
Piotta ostruiva completamente il
corso del fiume Ticino. Il piano di
finanziamento è stato completato
con un sussidio federale dell’UFAM
– Divisione gestione delle opere – e
con un contributo dell’AET. L’intervento – realizzato dalla ditta Muttoni SA di Faido su progetto dello
studio Lucchini-David-Mariotta SA
di Faido – è stato eseguito sotto la
direzione dell’ing. Tiziano Putelli
dell’Ufficio cantonale della pesca,
il tutto con la committenza operativa assunta dall’AET.
L’opera è stata eseguita di recente, formando una rampa con grossi
massi granitici posti su tutta la larghezza del fiume. È stato così creato un fondo dell’alveo con una
morfologia molto variegata, atta
ad offrire rifugio a pesci di tutte le
taglie ed adeguata in pari tempo
all’esercizio dei diversi sistemi di
pesca. Ma la cosa più importante è
che quanto fatto permetterà ancora la libera circolazione del pesce
durante il periodo del fregolo verso
il lungo tratto di fiume che porta
alle gole di Stalvedro.
GG
Cantone, Ufficio pesca
Fabio Croci, nuovo
capo delle guardie
Il locarnese Fabio Croci, sinora capo settore
nel Locarnese, è il nuovo capo dei guardapesca/guardacaccia all’Ufficio cantonale caccia
e pesca, in sostituzione di Venanzio Terribilini
che si è ritirato per raggiunti limiti di età. Il
Croci l’ha spuntata, dopo parecchie settimane di attesa che il Consiglio di Stato decidesse su questa nomina, su un altro candidato
che proveniva invece dalla polizia cantonale.
Felicitazioni e auguri. Complimenti anche a
Maurizio Genasci che è stato nominato capo
per il settore del Bellinzonese in sostituzione
di Fabio Boggia, andato in pensione.
Da parte sua, Venanzio Terribilini, pure capo
dei guardacaccia/pesca passato al pensionamento, è stato nominato socio onorario della
Società protezione animali (SPA) di Bellinzona
per la «sensibilità e la collaborazione dimostrate negli anni con la Spa di Bellinzona, collaborazione che ha permesso di salvare e ridare alla natura centinaia di animali feriti
che la Protezione animali di Bellinzona ha curato, assumendosi tutte le spese veterinarie.
Aquile, gufi reali, piccoli ungulati e molti
animali del bosco e dei laghi, anche in via di
estinzione, hanno ritrovato la gioia di vivere,
arricchendo con la loro presenza il meraviglioso patrimonio naturale, di cui i bravi
agenti cantonali sono infaticabili tutori».
61
Ci hanno
lasciato
Antonio Gargano
Alla fine del mese di maggio,
vittima di un male incurabile, a
Pollegio si è spento Eligio Gargano, da tutti meglio conosciuto come «Antonio». Un uomo
coscienzioso, preciso e molto
attivo, che dal gennaio 1997
aveva cominciato ad occuparsi
dello stabilimento di pescicoltura della Biaschese a Loderio.
All’inizio un lavoro pieno di incognite e che poi – via via, grazie alla passione e alla dedizione di Antonio – divenne un’attività affrontata con sempre
maggiore esperienza, tanto che
il comitato della Biaschese, di
cui era membro, aveva in lui un
sicuro punto di riferimento.
Era lui che a Loderio, coadiuvato dalla moglie Ester, si occupava di tutto: allevamento, disinfezioni, pulizia, taglio della siepe, ecc. Era lui che con gioia
comunicava al comitato i risultati positivi delle annate buone
dell’allevamento, o che stava
male quando le malattie nelle
varie vasche scombussolavano i
risultati di tanta fatica nell’allevamento ittico.
Proprio a causa della sua precisione e della coscienziosità,
probabilmente consapevole del
grave male che lo insidiava, decise di dimissionare dal comitato e di lasciare il suo lavoro di
responsabile dell’allevamento
della società il 31 luglio 2004. I
suoi amici di comitato ricordano il giorno in cui, estremamente commosso, aveva comunicato loro la decisione: sapeva di
aver dato tutto e di non poter
fare di più.
Gli amici, pescatori e non della
Biaschese, lo ricordano oggi con
affetto e gratitudine.
Società di pesca
Biasca e dintorni
62
Ezio Vangelisti
Se ne è andato in punta di piedi, dopo
quasi tre anni di malattia. Era nato il 7
gennaio 1942. Cresciuto a Morbio Inferiore, 32 anni or sono si era trasferito a
Riva San Vitale, ove aveva cresciuto la
sua bella famiglia con la moglie e due
figli. Di professione era spedizioniere.
Ma Ezio Vangelisti era conosciuto ed apprezzato anche per la sua grande, forte, radicata e sconfinata passione per
la pesca. Aveva cominciato, quale socio
fondatore, nel Club pescatori Chiasso e
da subito, sul finire degli anni Sessanta,
si era distinto per doti non comuni nel
praticare questo passatempo dal profilo
agonistico. Tanto è vero che già nel
1974 il CPS Chiasso si era laureato a
Neuchâtel campione svizzero a squadre
proprio con Ezio Vangelisti, Ezio Merlo,
Gino Tommasini, Antonio Cuomo e Cerri: un’affermazione «storica» in quanto
era la prima volta che un club ticinese
vinceva questa importante manifestazione a livello nazionale. Ha sempre gareggiato per il club di frontiera e sempre con bravura e grinta, risultando una
delle punte di diamante di questo agguerrito e capace sodalizio nella pesca
competitiva, sia a livello regionale e
cantonale, sia in gare su piano nazionale ed internazionale. Sono innumerevo-
Sopra, foto «storica»:
il CPS Chiasso campione svizzero
nel 1974 con Vangelisti, Merlo,
Tommasini, Cuomo e Cerri;
sotto, Ezio Vangelisti durante una gara.
li i risultati di prestigio ottenuti, singolarmente o in squadra, da Ezio Vangelisti, come le vittorie nel 1979 a Melide,
nel 1981 a Bueren, nel 1985 a Yverdon e
nel 1987 al lago di Taillèrs (tutti campionati svizzeri a squadre), non mancando di sottolineare che nel 1986 ha
partecipato al campionato del mondo
per squadre in Lussemburgo, nel 1998
in Bulgaria e nel 2002 in Croazia; e, ancora, nel 1976 ha partecipato al Trofeo
delle 6 nazioni a Bonn, nel 1997 a Wallwitz e nel 1999 a Bissone in qualità di
capitano della squadra.
D’altra parte, in tutti questi decenni
Ezio Vangelisti si era dimostrato molto
sensibile sui problemi del territorio e
per la salvaguardia dell’ambiente, collaborando attivamente anche con la Società dei pescatori del Mendrisiotto.
Di carattere era buono e piuttosto schivo, una persona a modo in tutti i sensi. Il
mondo ticinese della pesca lo ricorda
con affetto e gratitudine, sapendo di
aver perso un «campione» nella vita e,
ancor più, nella pesca. Ai familiari l’espressione del nostro vivo cordoglio. r.l.
Ai fornelli
Zuppa di pesce
alla Tremezzina
Questo piatto speciale, di origine
tremezzina, vuole esaltare i diversi
sapori dei pesci dei nostri laghi, come il prelibato luccio (un tempo
considerato «cibo di Principi»), le
trotelle di lago, l’umile e rescoso
cavedano, le grasse e sapide butriss, il delicato pesce persico, in
alternativa lacustre alla più famosa
Bouillabesse.
Ingredienti per 6 persone
4 pesci persici, 2 bottatrici, 1 anguilla, 1 luccio, 3 trotelle, 2 cavedani (tutti di media grandezza),
olio, battuto di aglio, cipolla, prezzemolo, vino bianco secco, polpa
di pomodoro, brodo di pesce, zafferano, crostini di pane, cipolla,
sedano, carote, erbe varie, sale e
peperoncino.
Piatto di difficoltà media.
La preparazione
Tagliare a tranci i pesci sfilettati e
diliscati. Infarinarli e rosolarli in un
po’ di olio, al quale si deve aggiungere un battuto di aglio, cipolla e
prezzemolo. Bagnare il tutto con
del vino bianco secco e lasciare
evaporare completamente. Unire
poi la polpa di pomodoro e un brodo di pesce precedentemente preparato con tutti i resti dei pesci cucinati, testa e lische comprese
(escluse le interiora), con aggiunta
di carote, sedano, cipolle
ed erbe varie. Bollire sino a restringere l’insieme. A questo punto, unire una buona presa di
zafferano, salare ed insaporire con peperoncino a
piacere. Servire caldissimo su crostini di pane casereccio abbrustolito e
agliato.
Vino consigliato: Bolgheri
rosato, un vino toscano
dal profumo fresco e vinoso, dal sapore secco ed
amaro.
64
Risotto con filetti
di pesce persico
Il pesce persico, già decantato
dal poeta latino Ausonio Gallo
(«Non ignorerò tè, o Persico,
squisitezza delle mense»), si
può considerare un emblema
della cucina ittica lariana (ed
anche del Ceresio e del lago di
Pusiano) per la sua sapida e delicata leggerezza. Infine, per
quanto riguarda l’abbinamento
con il riso, non va dimenticato
il detto per cui «ul ris al nass in
l’acqua, ma al mör in del vin».
Ingredienti per 6 persone
24 filetti di pesce persico, gr
100 di burro, due cucchiai di farina bianca, 12 foglie di salvia,
gr 500 di riso, lt 1 e ½ di brodo
bollente, una cipolla piccola, ½
bicchiere di vino bianco secco.
Piatto di difficoltà minima.
La preparazione
Preparare un normale risotto,
tritando finemente la cipolla e
rosolandola nel burro (50 gr) in
una casseruola. Aggiungere il riso, mescolare e – quando è ben
caldo – versarvi il vino bianco e
lasciar evaporare sempre rimestando. Aggiungere il brodo bollente e lasciar cuocere. Nel
frattempo, mettere in una padella il burro restante e aggiungere le foglie di salvia. Mettere
la farina in un piatto, infarinare
bene i filetti di persico e metterli in padella uno per volta;
appena dorati, estrarli e tenerli in caldo.
Girare il riso, controllare il sapore e la cottura, aggiungere
eventuale brodo, pepe e sale
quanto basta. Appena cotto,
scodellare in un piatto di portata caldo: deporvi i filetti a corona. Riscaldare il burro con la
salvia (senza farlo diventare
nero) e versarlo sopra.
Vino consigliato: Franciacorta
bianco, vino lombardo dal sapore secco, fresco su piacevole
vena acidula.
Le varianti
In alcuni paesi i filetti di persico vengono passati nell’uovo battuto e
spesso, poi, anche
nel pane grattugiato, mentre il riso –
semplicemente bollito – viene insaporito con il burro e la
salvia nei quali è cucinato il pesce persico, che lascia sul
fondo i granellini di
pane abbrustolito.