pesca 05-01 inizio
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pesca 05-01 inizio
Sostenibilità della caccia, sì! Malattie del camoscio «Delta vivo» un progetto diventa realtà Due nuovi canneti a Melide 4 Organo ufficiale delle Federazioni ticinesi FTAP e FCTI - Spedizione in abbonamento - Segnalare cambiamenti di indirizzo - GAB 6962 Viganello Numero unificato - Ottobre 2007 e al ci & sp 6 La Pesca Organo ufficiale della Federazione ticinese per l’acquicoltura e la pesca Numero 4 - ottobre 2007 Anno CII Periodico con 4 pubblicazioni annuali di cui 2 abbinate al periodico della FCTI (Federazione cacciatori ticinesi) Corsi per nuovi pescatori www.ftap.ch (possibilità di iscrizione online) telefono e fax 091 825 86 88 e-mail [email protected] Cassiere Gianni Gnesa telefono ufficio 091 751 96 41 fax 091 751 52 21 e-mail [email protected] Redattore responsabile Raimondo Locatelli c/o Rivista di Lugano via Canonica 6 CH-6900 Lugano telefono 091 923 56 31 fax 091 921 30 43 e-mail [email protected] privato: via Massagno 7 CH-6952 Canobbio telefono e fax 091 940 24 80 e-mail [email protected] Cambiamenti di indirizzo Manuela Patà Vicolo Campanile 2 CH-6596 Gordola telefono 091 745 05 08 e-mail [email protected] Pubblicità Graficomp SA Servizio di prestampa via Ligaino 44 CH-6963 Pregassona telefono 091 935 00 80 fax 091 930 87 09 e-mail [email protected] www.graficomp.ch Grafica e impaginazione Graficomp SA Servizio di prestampa via Ligaino 44 CH-6963 Pregassona telefono 091 935 00 80 fax 091 930 87 09 e-mail [email protected] www.graficomp.ch Stampa TBS, La Buona Stampa SA via Fola CH-6963 Pregassona telefono 091 973 31 71 fax 091 973 31 72 e-mail [email protected] Sommario 35 Allarme rosso per le microcentrali 36 Rinaturazione della foce del Ticino, un progetto che diventa realtà 42 La voce della Federazione 46 Nel guadino dei più fortunati 50 Una barca… scandalosa 51 Museo della pesca a Caslano: lettera aperta di Gianrico Corti 52 Io penso che… 54 Scoperte molto interessanti sul Monte San Giorgio 55 La pesca agonistica 56 Prende avvio il dibattito sulle aperture domenicali 58 Due nuovi canneti a Melide 60 Risanata la scala di monta sul fiume Breggia a Pizzamiglio 61 Eliminata la briglia sul fiume Ticino a Piotta 61 Fabio Croci, il nuovo capo delle guardie cantonali 62 Ci hanno lasciato 64 Ai fornelli: due ricette con pesci di lago In copertina: canneto a Carabietta. Foto di Nicola Bühler, Lugano. L’editorialedi Urs Luechinger Allarme rosso per le microcentrali presidente della FTAP L’allarme rosso per un potenziale proliferare di microcentrali è dato non solo dai fatti (Bagni di Craveggia e Brione Verzasca in fase di progettazione, ma anche Valle Morobbia i cui istanti sembrano non demordere malgrado il NIET del Tribunale amministrativo cantonale), ma pure dall’avanprogetto di Ordinanza federale sull’energia. Essa vorrebbe, fra le varie cose, sussidiare la produzione di energia idroelettrica prodotta dalle microcentrali con un contributo di quasi il doppio rispetto a quanto fatto sinora (ricordo al lettore che, attualmente, la comunità sussidia con circa 15 cts/kWh questo tipo di produzione contro i 5-7 cts/Kwh che rappresentano il prezzo di riferimento del mercato). Questo mega-sussidio, che tutti noi saremmo tenuti a pagare – giacché è l’ente pubblico che paga questo tipo di produzione a loro giudizio ecologica (ma non lo è affatto per l’ecosistema acquatico) – rappresenterebbe, evidentemente, un incentivo a proporre nuovi progetti se non a riesumarne altri già affossati, con la gioia dei vari imprenditori che vedrebbero dimezzati i tempi di ammortamento degli impianti, con l’allegro beneficio del loro borsello! Il Cantone, e per esso il Dipartimento del territorio, non sarebbe così più in grado di parare il colpo, vanificando l’encomiabile atteggiamento che lo vede barricare i progetti, poco o nulla sostenibili sotto vari aspetti. Questi progetti, in effetti, di colpo diventerebbero interessanti. Vi è poi da tenere conto che si arriverebbe alla solita storia che – su 100 progetti – non è politicamente sostenibile, per il Consiglio di Stato e per il Gran Consiglio, respingerne 100, sicché una decina deve passare per… forza! E che cosa può fare la FTAP con gli alleati ambientalisti per fermare questa pericolosissima tendenza? Nulla, ci pare di poter rispondere, se non infilarsi in un eterno contenzioso con i vari istanti, spendendo energie e denaro, perdendo di vista altri scopi quali il recupero degli ecosistemi acquatici compromessi, l’allevamento di specie ittiche pregiate, la lotta contro gli inquinamenti, il controllo degli spurghi e degli svuotamenti dei bacini idroelettrici, la rivendicazione dei deflussi minimi e la minimizzazione di quelli massimi, la diffusione della pesca nei giovani, e altro ancora. Allora, quale potrebbe essere una logica conseguenza di questo preoccupante quadro al fine di porvi rimedio? A mio avviso, rimane la richiesta di UNA MORATORIA PER LA COSTRUZIONE DI NUOVE MICROCENTRALI SU TUTTO IL TERRITORIO DEL CANTONE TICINO. Questa situazione è apparsa – nella sua chiarezza – nel corso dell’ultima riunione della Commissione consultiva per la pesca, tenutasi il 25 settembre scorso. Il nefasto quadro è condito, a detta di Luca Vetterli di Pro Natura che da tempo funge praticamene da consulente esterno per tali questioni di fondo, dal tentativo – neppure tanto nascosto – di «ammorbidire» l’articolo 31 della Legge federale sulla protezione delle acque, intendendo così in sostanza cambiare in peggio la definizione dei deflussi minimi. Nel 1991 e negli anni di poco precedenti, furono definiti i criteri per vincolare alla Legge federale il concetto di deflusso minimo vitale, cioè quel deflusso che le officine idroelettriche deve rilasciare obbligatoriamente lungo i corsi d’acqua soggetti a sfruttamento idrico, per garantire un minimo vitale all’ecosistema. Ricordiamo che in Ticino quasi tutte le captazioni non sono ancora assoggettate all’applicazione della Legge federale in virtù di concessioni date prima e che verranno modificate solo al momento della loro scadenza (rammento che è in corso il rinnovo della concessione del Ritom). Oltre 60 captazioni ancora oggi hanno un de- flusso minimo pari a zero o quasi (si prosciuga il fiume senza il minimo scrupolo): una vergogna protetta da contratti stipulati 40 anni fa e che nessuno oggigiorno osa mettere in discussione! La FTAP analizzerà la questione e provvederà a redigere una risoluzione da votare in occasione della prossima assemblea federativa, la quale sarà chiamata ad esprimersi sulla richiesta di una moratoria per la costruzione di ogni nuova microcentrale, cercando tutti gli alleati necessari per creare la massa critica affinché anche il mondo politico faccia sua questa iniziativa. In Provincia di Sondrio questo è stato fatto e allora vuol dire che si può fare anche in Ticino! Dobbiamo essere coscienti che si tratta di un problema grave, che minaccia gli ancor pochi corsi d’acqua rimasti sottratti ad uno sfruttamento già ora insostenibile. La moratoria verrà richiesta fino a quando il quadro giuridico sia definito (Legge federale sulla protezione delle acque) in relazione alla scadenza delle prossime concessioni, Ordinanza federale sull’energia, pianificazione, ecc…. Ci è stato detto, in Commissione consultiva, che la produzione di energia elettrica nei prossimi anni deve aumentare. OK (forse), ma non a scapito dei nostri riali e si vada una volta a guardare con decisione e maggiore interesse ad altre risorse naturali rinnovabili a disposizione (e ce n’é in abbondanza in Ticino), almeno per l’auto produzione «casalinga»!!!). L’acqua in Ticino ha già dato e – per noi pescatori – non può più dare. È ora che lo comprendano anche i più spietati sfruttatori di risorse idriche. 35 Quanto prima cominceranno i lavori della prima fase riguardante la rinaturazione della foce del fiume Ticino «Delta vivo» un progetto che diventa realtà a cura di Raimondo Locatelli Foto e cartine tratte dal Rapporto VAW n. 4186 In alto, foce del Ticino nel lago Maggiore, inserita nella zona A di protezione della riserva protetta delle Bolle di Magadino. Qui sopra, la zona interessata dai previsti interventi di rivitalizzazione del fiume Ticino e della sua foce. 36 Mentre sono in fase di ultimazione i lavori di allontanamento dalla riserva del silo Ferrari e di ripristino del sedime della foce del Ticino, la Fondazione Bolle di Magadino – in accordo con il Consorzio correzione fiume Ticino – ha terminato la progettazione esecutiva della rinaturazione del delta del Ticino e ha inoltrato la relativa domanda di costruzione presso il Comune di Locarno. I lavori di rinaturazione sono necessari per ripristinare le condizioni ottimali, affinché il fiume possa ricrearsi il proprio delta. All’interno della zona di protezione integrale della riserva, il fiume potrà scorrere in un alveo allargato. Per ottenere questa possibilità, l’argine sommergibile destro verrà spostato verso monte di circa 500 metri, liberando il settore centrale e riprendendo una forma idrodinamica, ma conservando i margini di sicurezza contro le piene come attualmente. I costi dell’operazione sono stimati in circa 1,8 milioni e saranno sostenuti dalla Confederazione, dal Cantone, dal Fondo svizzero per il paesaggio e dalle associazioni per la natura Ficedula/Birdlife, ProNatura e WWF, con percentuali di partecipazione ancora da fissare. Se tutte le pratiche avranno un corso regolare, i lavori – della durata di circa un anno – potranno cominciare nel prossimo inverno. Il ripristino della dinamica alluvionale nel settore centrale della riserva risponde alle raccomandazioni emanate dalla Convenzione di Ramsar, convenzione per la protezione delle zone umide di importanza internazionale, alla quale le Bolle di Magadino sono iscritte dal 1982. Il nuovo delta sarà formato da ambienti divenuti molto rari in Europa, ospiterà specie fortemente minacciate di estinzione e costituirà un paesaggio naturale e maestoso, contribuendo ulteriormente alla bellezza e all’attrattività della nostra regione. Successivamente alla prima fase, riguardante come detto il delta del fiume Ticino, si interverrà – stavolta per iniziativa del Consorzio correzione fiume Ticino e del Cantone – nel realizzare opere di rinaturazione lungo l’asta fluviale, e precisamente a Sementina e a Gudo-Cugnasco. Su questo importante pacchetto di interventi di rivitalizzazione del fiume Ticino e della sua foce è stato realizzato uno «Studio preliminare di fattibilità per la sicurezza idraulica sul Piano di Magadino e con diversi scenari di regolamentazione del lago Verbano» a cura del Laboratorio di idraulica, idrologia e glaciologia (VAW), e del Politecnico federale di Zurigo, su committenza da parte della Fondazione Bolle di Magadino e dell’Ufficio federale delle acque e della geologia (UFAEG). Dal citato studio è stato tratto un documento elaborato dalla Fondazione Bolle di Magadino e verificato dall’Ufficio dei corsi d’acqua. Ed è appunto da questo documento che abbiamo desunto quanto andremo qui esponendo, rilevando che il dossier è stato oggetto, di recente, di un ampio esame da parte della Commissione corsi d’acqua (CCA) della FTAP (sotto la presidenza di Curzio Petrini), che ha ascoltato un’interessante relazione dell’ing. Nicola Patocchi quale responsabile della Fondazione Bolle di Magadino. il 1912, il corso d’acqua fu canalizzato in un alveo principale della larghezza di 50–60 m, convogliando il deflusso dai terreni circostanti. La riduzione della larghezza disponibile e della sinuosità del corso d’acqua hanno prodotto un incremento della pendenza longitudinale, che a sua volta ha aumentato la forza di trascinamento del fiume ed innescato un processo di erosione dell’alveo rispetto ai terreni circostanti. L’opera di correzione fluviale ha prodotto miglioramenti significativi nella sicurezza contro le piene, ma anche effetti negativi come una separazione funzionale tra il corso d’acqua e le superfici alluvionabili inizialmente disponibili. Molti caratteristici spazi vitali delle zone fluviali sono andati così persi. Questo deficit ecologico può essere parzialmente recuperato attraverso misure di rivitalizzazione locali. In accordo con i servizi cantonali preposti, la Fondazione Bolle di Magadino ha pertanto promosso uno studio di fattibilità in vista della possibile realizzazione di misure di rivitalizzazione lungo circa 10 km, tra Sementina e il lago Maggiore, affidando l’incarico al Laboratorio di idraulica, idrologia e glaciologia del Politecnico federale di Zurigo (VAW). Lo studio si pone l’obiettivo di mostrare le possibilità e i limiti, segnatamente dal punto di vista della sicurezza idraulica, dei possibili interventi di ingegneria idraulica adottabili per la riqualificazione dell’ambiente fluviale sul Piano di Magadino e alla foce. Su iniziativa dell’Ufficio federale per le acque e la geologia (UFAEG), l’ambito dello studio è stato ampliato tenendo conto delle condizioni di sedimentazione e di deflusso alla foce, molto influenzate dal- Effetti positivi e negativi della correzione fluviale Le tre cartine in alto illustrano varianti di interventi di rivitalizzazione con il settore Cugnasco (a sinistra) per ampliamento del canale principale e il tratto «Boschetti» a Sementina (a destra) con il canale di aggiramento lungo vecchie lanche del Ticino. La quarta e la quinta cartina illustrano la previsione di crescita del delta nei prossimi 30 anni: senza alcun intervento (sopra) e realizzando la variante D (sotto). A metà del 19° secolo, le ramificazioni del fiume Ticino occupavano ancora una buona parte della superficie del Piano di Magadino tra Bellinzona e la foce nel lago Maggiore. Con la correzione, la cui prima tappa fu realizzata tra il 1888 e 37 Sopra, la foce del Ticino; in basso, alla foce del Ticino effetti di un evento di piena del fiume sulla dinamica del delta. La foto documenta una piena avvenuta con livelli del lago bassi che permettono l’erosione del delta e il trasporto del materiale in profondità. Si noti, in particolare, il canale di spinta centrale visibile sulla foto inferiore (fotografia dell’Ufficio federale di topografia/ KSL/Buwal). le oscillazioni del livello del lago. Pertanto, oltre alla valutazione delle diverse misure di rivitalizzazione, sono stati verificati gli effetti di una possibile nuova regolamentazione del livello del lago Maggiore. Misure di rivitalizzazione lungo l’asta del fiume… Lungo il corso d’acqua tra Sementina e la foce si presentano due aree golenali, che – grazie al loro grado di conservazione e alla loro vicinanza – costituiscono due luoghi interessanti per potenziali misure di rivitalizzazione. Nella parte a monte del tratto oggetto dello studio, sulla sponda destra a valle di Sementina, si trova un bosco denominato «Boschetti», che si presta bene ad un intervento di rinaturazione. Lo stesso vale per una zona presso Cugnasco. Dopo la valutazione preliminare di cinque varianti, è stata scelta, e quindi approfondita, la variante che propone l’aggiramento del canale esistente lungo la zona Boschetti. Questa variante permette l’attivazione di alcune vecchie lanche del fiume. La zona nei pressi di Cugnasco presenta un potenziale di intervento maggiore per l’ampliamento del canale esistente, considerata una larghezza disponibile di 200 metri su di una lunghezza massima di 1,9 km. I risultati principali di un’indagine 38 hanno portato a queste conclusioni: – attualmente, e probabilmente ancora per qualche decennio, l’apporto medio annuo di materiale detritico da monte nel tratto di fiume considerato sarà limitato dalle condizioni presenti lungo il tratto Gorduno-Lodrino ad un massimo di 5.000-8.000 m3; – se non si realizzano gli interventi descritti e se si ammettono le stesse condizioni osservate negli ultimi 30 anni, le erosioni nella parte superiore del tratto di fiume in esame continueranno a progredire. Se non si interviene, la stabilità degli argini sommergibili non potrà più essere garantita; – sia la variante che propone un canale di aggiramento presso Boschetti, sia l’ampliamento del canale principale presso Cugnasco permetterebbero di ridurre la tendenza all’erosione. Bisogna tuttavia tenere conto di una certa acutizzazione dell’erosione nella stessa direzione della corrente (a valle dell’intervento). Nel caso di un ampliamento, ciò vale – senza misure accompagnatorie – anche per la direzione controcorrente (a monte dell’intervento); – la combinazione del canale di aggiramento presso Boschetti, con l’ampliamento del canale all’altezza di Cugnasco, permetterebbe di ridurre in modo ottimale l’attuale tendenza erosiva. Tuttavia, lungo il tratto di fiume tra le due zone d’intervento, presso il ponte di Gudo, la tendenza locale ad erodere si accrescerebbe; – la maggior tendenza all’erosione in determinate zone può essere rallentata, adottando misure aggiuntive come il rinforzo del corrazzamento naturale del letto del fiume e l’approfondimento del piano di fondazione della scogliera in blocchi dell’argine sommergibile. Altri interventi, che favorirebbero la stabilizzazione dell’alveo e la rivitalizzazione, potrebbero essere: la creazione di un canale di aggiramento ammettendo un’erosione controllata del fiume, oppure l’ampliamento a tappe del canale principale, o – ancora – il deposito mirato di banchi di ghiaia lungo il tratto ampliato in modo tale da ac- celerare il deposito naturale; – rispetto alla situazione attuale, la sicurezza contro le esondazioni non sarà influenzata dalla realizzazione delle varianti di ampliamento del canale principale, rispettivamente dalla formazione di un canale di aggiramento; – tutte le varianti esaminate sono fattibili dal punto di vista idraulico, ma soltanto ammettendo misure accompagnatorie; – prima della realizzazione sono necessarie verifiche della granulometria del materiale golenale per valutare la sua erodibilità ed idoneità. La scelta della tipologia di intervento e il dimensionamento delle misure di sicurezza lungo le sponde del canale principale dovranno essere valutate nel dettaglio; – le dimensioni dei canali previsti dalle varianti saranno determinate nel dettaglio sulla base di ulteriori simulazioni numeriche riferite alla topografia dettagliata; – poiché lungo il corso del fiume Ticino vi è un deficit di apporto di materiale (ghiaia) da monte, le realizzazioni dovrebbero essere realizzate intervenendo da valle verso monte, in modo tale da mantenere il trasporto solido lungo il corso d’acqua. Intervenendo prima a monte, l’apporto solido verso valle sarebbe ridotto poiché una buona parte dello stesso si depositerebbe lungo il tratto ampliato. Per un periodo di tempo più o meno lungo si accentuerebbe il deficit di inerti a valle; – i risultati ottenuti mostrano che sono le tipologie di intervento e non tanto la loro ubicazione ad essere determinanti per frenare le erosioni. Le prognosi effettuate sono valide indipendentemente dal luogo scelto per la realizzazione dell’ampliamento o del canale di aggiramento. È dunque possibile, ad esempio, ipotizzare un ampliamento del canale principale a Sementina e formare un canale di aggiramento a Cugnasco. … e interventi proposti per la foce del Ticino Sono state esaminate sei possibili modalità di intervento, inclusa la «variante zero», ossia ammettendo l’evoluzione senza alcun intervento. Dopo un’analisi preliminare, sono state approfondite tre varianti: la variante «zero» come riferimento, la «variante ampliamento a 150 metri lungo gli ultimi 2 chilometri delle sponde» (variante A), e quindi la «variante ampliamento del delta della foce a 600 m» (variante D). Queste varianti rappresentano gli estremi in quanto a ripercussioni morfologiche ed idrauliche. Nel documento si considera soltanto la variante D, siccome ritenuta la più interessante. Nell’ambito dello Studio di fattibilità i risultati più importanti sono riassumibili come segue: – l’apporto solido medio annuo attuale è compreso tra 80.000 e 130.000 m3; – la dinamica attualmente osservabile alla foce del Ticino è limitata dalla massa di materiale solido apportato, che è classificabile come piuttosto scarsa, se confrontata con gli apporti medi osservati presso altre foci di corsi d’acqua simili al fiume Ticino. Un’accresciuta sedimentazione nella zona del delta Foto Jason Neuswanger Per i pescatori è lecito immaginare uno scenario simile anche lungo il fiume Ticino? 39 si manifesta solo in caso di alti livelli del lago Maggiore e forti deflussi dal fiume. Viceversa, il fronte del delta può essere asportato in caso di forte deflusso e un basso livello delle acque del lago; – ll modello numerico pronostica un avanzamento del delta nei prossimi 30 anni di circa 90 metri, ipotizzando il ripetersi di condizioni simili a quelle registrate durante gli ultimi 30 anni e mantenendo gli argini attuali (variante zero); – modificando gli argini attuali in modo tale da formare un delta di 600 m di larghezza (variante D), l’avanzamento del delta sarebbe di 60 metri circa; – la variante D permetterebbe uno sviluppo morfologico più variato rispetto alla situazione attuale; – la sicurezza idraulica, in caso di piena alla foce, è dominata dal livello dell’acqua del lago Maggiore. Da quando è stata realizzata la correzione del fiume Ticino, le esondazioni non sono mai più state causate direttamente dal fiume, ma dal livello del lago. Il limite oltre il quale si registrano danni a Locarno, a causa del superamento della quota di guardia di 195.2 m s.l.m negli ultimi 28 anni (1974-2001), è stato superato durante 128 giorni; – l’influsso degli scenari di regolamentazione sulla sicurezza contro le piene è trascurabile. I primi interventi (fase 1) sono fattibili indipendentemente dallo scenario di 40 regolamentazione del lago ammesso; – le frequenze di inondazione in prossimità della foce del Ticino possono subìre dei cambiamenti con l’applicazione di nuove regolamentazioni, ma restano dipendenti dai livelli del lago piuttosto che da quelli del fiume; – la realizzazione di altre varianti di rivitalizzazione necessita di ulteriori rilevamenti di dettaglio e di simulazioni bidimensionali delle esondazioni. Nuova regolamentazione del lago Maggiore Nella seconda metà degli anni Novanta, la divisione di idraulica del Politecnico di Milano ha definito, come base di discussione per una nuova regolamentazione del lago Maggiore, oltre 10 possibili scenari e simulato i loro possibili effetti sul livello del lago a Sesto Calende. Per la prosecuzione del lavoro nel quadro di questo studio di fattibilità, l’Ufficio federale per le acque e la geologia (UFAEG) ne ha scelti tre. In conformità alla descrizione del Politecnico di Milano, si tratta degli scenari: «Irrigazione & protezione dalle piene», «Irrigazione ottimale», «Ambiente & protezione dalle piene». Gli scenari e le serie temporali di dati dal 1974 all’ottobre 1998 e delle medie giornaliere simulate del livello del lago a Sesto Calende, sono state messe a disposizione del Laboratorio di ricerche idrauliche direttamente dal Politecnico di Milano. Per paragonare i livelli del lago a Sesto Calende con quelli misurati nello stesso periodo a Locarno, si è dovuta applicare una funzione di conversione che consentisse una trasposizione del livello delle acque. L’interpretazione dei risultati deve tenere in considerazione il fatto che, a causa delle oscillazioni del livello nelle situazioni di piena, la funzione di conversione permette di stabilire il livello delle acque a Locarno solo con una precisione di ± 10 cm circa. I risultati dall’esame possono essere riassunti come segue: – una nuova regolamentazione del lago Maggiore, indipendentemente dallo scenario, influirà positivamente sulla sicurezza contro le piene. La durata delle esondazioni, causate da un livello delle acque del lago superiore a 195.2 m s.l.m., presenta nella serie temporale 1974-1997 – in caso di scenari «Ambiente & protezione dalle piene» e «Irrigazione & protezione dalle piene» – una riduzione da 119 a soli 36, rispettivamente 37 giorni; – in caso di piene importanti, i risultati indicano che la riduzione del livello del lago Maggiore, ottenibile attraverso una nuova regolamentazione, difficilmente avrà un effetto sul livello delle acque del Ticino nell’ultimo km prima della foce; – la scelta di una variante di rivitalizzazione non è influenzata dalla modifica della regolamentazione del lago Maggiore. Tutte le varianti di rivitalizzazione esaminate sono realizzabili dal punto di vista della sicurezza idraulica; – un maggior apporto solido alla foce rispetto ad oggi potrebbe essere trasportato lungo il fronte del delta verso i fondali del lago, senza contribuire alla crescita della parte superficiale del delta. Per la sicurezza contro le esondazioni questo è positivo. Dal punto di vista ecologico, sarebbe piuttosto uno svantaggio, poiché il corpo di sedimenti che formano il delta crescerebbe più in profondità ed emergerebbe con minore frequenza dalla superficie del lago. L’unica eccezione sarebbe data dallo scenario «Ambiente & protezione dalle piene», che comporterebbe un livello medio del lago più basso di 60 cm rispetto ad oggi; – le variazioni di livello del lago influiscono sulla flora e sulla fauna. Valutare quale scenario abbia conseguenze ecologiche peggiori o migliori sulle componenti biologiche esula dai compiti affidati al Laboratorio di ricerche idrauliche. Tuttavia, l’analisi svolta – atta ad attribuire le frequenze dei livelli del lago in 5 periodi rappresentativi dell’anno per i diversi scenari di regolamentazione – può eventualmente rappresentare uno strumento di valutazione utile agli specialisti degli aspetti naturalistici. Le assemblee delle società Siamo riusciti (dopo non poche... fatiche) ad avere le date (ma non tutte, purtroppo) delle assemblee di autunno ed inverno delle singole sezioni della Federazione di pesca (FTAP). Alta Leventina 10.11.2007/ore 16, albergo Alpina di Airolo Leventinese 19.01.2008/ore 17, osteria Bocciodromo di Faido Valmaggese 24.11.2007/ore 17.30, sala patriziale a Bignasco Ceresiana 12.01.2008/ore 15, Golf di Magliaso Onsernone-Melezza 26.01.2008/ore 16.30, sala multiuso di Cavigliano Sant’Andrea 8.12.2007/ore 17, albergo La Palma a Muralto STPS, gennaio 2008 Mendrisiense 18.01.2008/ore 20.15, sala CC a Novazzano Gambarognese, gennaio 2008 Bellinzonese, gennaio 2008 Verzaschese, gennaio 2008 Locarnese 4.12.07/ore 20.30, sala del CC a Locarno Biaschese, a metà gennaio 2008 a Biasca Bleniese, a metà gennaio 2008 a Malvaglia L’assemblea dei delegati della Federazione ticinese di acquicoltura e pesca è stata fissata a sabato 1° marzo 2008 a Locarno, nel pomeriggio. L’assise sarà organizzata dalla Sant’Andrea di Muralto, che si appresta a festeggiare i 100 anni di esistenza attraverso alcune manifestazioni, segnatamente la pubblicazione di un libro che sarà disponibile a fine novembre 2007. Casa in festa Sabato 8 settembre, al Municipio di Gordola sono state celebrate le nozze di Gianni Gnesa (membro del Comitato direttivo della FTAP, cassiere della Federazione, presidente della Società di pesca verzaschese, municipale in quel borgo) con Sheila Buetti. Alla simpatica cerimonia hanno presenziato, oltre ai parenti, numerosi amici e soprattutto pescatori, che hanno testimoniato agli sposi tanta gioia, sicché la festa si è protratta sino a tarda sera in un clima molto allegro e simpatico. 42 La voce della Federazione Parecchie le novità per l’edizione in agenda l’anno venturo Corsi di introduzione alla pesca in 9 anni quasi 3.200 partecipanti Nel 1999, in base a quanto prescrive il Regolamento di applicazione della Legge cantonale sulla pesca, hanno preso avvio i corsi di introduzione alla pesca per chi ha compiuto almeno 14 anni di età e per chi non ha ottenuto una patente annuale dopo il 1992. In quell’anno, dunque, è scattata l’esperienza con tre corsi (distribuiti a Lugano, Biasca e Locarno), coinvolgendo 75 iscritti. Ebbene, con il passare degli anni – a riprova della validità e dell’interesse che essi sanno suscitare – le adesioni sono state sempre più massicce dal profilo numerico. Basti considerare che nel 2000 i partecipanti sono stati 202 con cinque corsi, nel 2001 ben 379 con sette corsi, nel 2002 si sono avuti 364 «alunni» in sei corsi, nel 2003 ben 391 iscritti in sei corsi, nel 2004 i partecipanti sono stati 445 sempre in sette corsi, nel 2005 le iscrizioni sono risultate 376 in cinque corsi, nel 2006 ci sono stati 388 partecipanti in quattro corsi, mentre nel corrente anno (2007) si è raggiunta la cifra record di 555 iscritti in cinque corsi (a Paradiso, Monte Carasso, Gordola, Muralto e nuovamente a Monte Carasso). Complessivamente, dunque, nello spazio di pochi anni (dal 1999 al 2007) i corsisti sono stati 3175 con una quarantina di corsi: un’autentica marea di gente, fra la quale moltissimi ragazzi e adolescenti, che manifesta un grosso interesse per le materie legate a questo passatempo e, ovviamente, per le tecniche medesime legate alla pratica di questo sport per eccellenza, a diretto contatto con la natura. I corsi sono organizzati dalla Federazione ticinese per l’acquicoltura e la pesca (FTAP) – con il coinvolgimento diretto, competente ed entusiasta prima di Bruno Grata e poi di Carletto Bomio e Giacomo Pedroni – e dall’Ufficio della caccia e della pesca con Bruno Polli in primissima fila nel fornire ai partecipanti le nozioni tecniche e di legge per un corretto eser- cizio della pesca. Da notare che quest’iniziativa di FTAP-UCP ha fatto scuola, nel senso che anche numerose scuole ed altri enti si sono interessati a questi corsi di introduzione alla pesca: citiamo qui, in particolare, il Club pescatori sportivi Verbano (affiliato alla Società Sant’Andrea di Muralto con la quale collabora attivamente soprattutto in occasione delle semine e nella tradizionale festa di Burbaglio) che da anni organizza il proprio corso a Muralto. Ebbene, questo sodalizio annualmente organizza il proprio corso per i principianti dall’età minima di 8 anni; il corso si articola in due parti: il mattino con la parte teorica e il pomeriggio con quella pratica; il patrocinio è garantito in particolare dai Fratelli Ambrosini (negozio di caccia e pesca a Muralto). La Federazione ticinese di acquicoltura e pesca, rivolgendo un vivo e caloroso apprezzamento a tutti coloro che in questi passati anni si sono prodigati per dare piena affidabilità a questi corsi, ha posto mano ad un nuovo regolamento per il 2008. Difatti, il Comitato direttivo della FTAP, prendendo atto della rinuncia da parte di Carletto Bomio e Giacomo Pedroni, ha affidato l’incarico di promozione ed organizzazione al duo Ezio Merlo-Virgilio Morotti. L’altra novità consiste nella scelta di una nuova ed unica sede per i corsi in agenda (vedi la pagina a lato con i dettagli su orari e modalità di iscrizione): infatti, i quattro incontri di introduzione alla pesca sono previsti al Centro di istruzione della Protezione civile a Rivera (lungo la strada cantonale del Monte Ceneri). Istruttore nelle quattro giornate sarà il dott. Bruno Polli dell’Ufficio cantonale caccia e pesca, che fungerà pure da coordinatore e che nelle lezioni teoriche e pratiche sarà affiancato da due biologhe – Vanessa e Paola – della ditta Proteus di informazione ambientale. CORSI DI INTRODUZIONE 2008 ALLA PESCA 43 Publiredazionale Dario & Verena Taglio P.O.Box 264 -Terrace B.C. • V8G-4A6 Canada Tel. 1 250 635 1666 • Fax 1 250 635 1692 e-mail: [email protected] • www.deepcreeklodge.com «Per una Steelhead al giorno, verrei a Terrace... a piedi». Con questa frase che racchiude tutta la sua filosofia da uomo innamorato della pesca e della natura, mi piace ricordare l’amico Antonio, una «leggenda» della pesca a mosca in Lombardia con moltissimi amici anche in Ticino. All’inizio della nuova stagione ci ha improvvisamente lasciato, per andare lassù con la sua canna …chissà, …forse a scoprire nuovi fiumi da Steelhead dove guidarci, quando un giorno anche noi lo raggiungeremo. Ce ne vorrebbero di più, di pescatori come lui. Ci mancherà. 44 Da un inverno di quelli tosti, caratterizzato da precipitazioni nevose eccezionali, non ci si poteva attendere altro che una primavera ed un inizio estate all’insegna del disgelo più violento e spettacolare. Ed è quanto è puntualmente avvenuto. A fine maggio la temperatura si è alzata provocando lo straripamento dello Skeena dal suo alveo abituale con frane e allagamenti, e gettando nell’angoscia i pur «vaccinati» abitanti di Terrace. Chi ha visto il fiume in quei giorni non lo dimenticherà facilmente: la sua acqua nera ed increspata di vortici che travolgeva e portava con sé cottonwoods e cedri secolari quasi fossero fuscelli, aveva un che di apocalittico. Quanto alla pesca, tra la costernazione di centinaia di pescatori impazienti e delusi …beh, fin quasi a fine luglio, neanche a parlarne! Fortunatamente ci ha pensato la produttività eccezionale del Kitimat river a salvare «la baracca». Da metà giugno fin oltre metà luglio, infatti, il piccolo fiume ha sfornato quantità inusuali di grossi Chinooks e di combattivissimi Chums. Un risvolto «positivo», lo Skeena impraticabile, lo ha però avuto: il ritardo di risalita dei grossi Chinooks che attendevano il momento favorevole per iniziare la rimonta, ha favorito la pesca in mare. Ne hanno ampiamente approfittato alcuni gruppi di pescatori che si sono concessi (come quasi sempre, del resto) catture eccezionali: un amico di Agno, già fortunatissimo per aver catturato in due giorni ben 11 chinooks sul Kitimat river, in un giorno di pesca in mare ha salpato ben 23 salmoni e ne ha persi decine, oltre a catturare alcuni Hallibuts e qualche cerniotta di scoglio. Manco a dirlo alla fine della sua pesca era parecchio frastornato e stanco, ma felice. A inizio luglio, col consueto gruppo di amici valmaggesi, abbiamo caricato la barchetta ed il camper e ci siamo recati a nord, a trote. Il periodo era già un po’ avanzato ed il tempo instabile; ciononostante, i fortunati pescatori hanno potuto regalarsi parecchi esemplari di fantastiche e combattive dolly varden (salmerini) il cui esemplare più grosso raggiungeva il peso ragguardevole 4,5 kg, con parecchie catture sopra 1,5 kg., oltre a numerose ed acrobatiche iridee assolutamente selvagge. Quest’anno, per la prima volta, il Deep Creek Lodge ha ospitato anche alcuni gruppi di pescatori moschisti provenienti dalla Gran Bretagna, dall’Irlanda e persino dal Giappone. Questa gente, malgrado provenga da Paesi di grande tradizione pescatoria (trote, lucci e salmoni dell’Atlantico) alcuni dei quali a loro volta ambita meta di turismo pesca-sportivo, ha un approccio a questa disciplina molto diverso da quello latino. Essi infatti, ben raramente sono interessati a fare incetta di pesci da portare a casa. Prediligono invece godere la bellezza della flora e della fauna canadesi, il comfort e la buona cucina del Lodge, nonché la combattività delle 5 qualità di salmoni del Pacifico e delle steelheads, disquisendo in modo competente sulle loro peculiarità, quindi rilasciandoli dopo la foto-ricordo. Presumibilmente questo sarà l’atteggiamento del pescatore del futuro. Ormai i regolamenti di ogni nazione coinvolta nella pesca dei salmoni, unitamente alle limitazioni di peso delle compagnie aeree e alle barriere doganali di tutti i Paesi europei, scoraggiano infatti una importazione dilettantesca di salmoni tale da «far saltar fuori le spese». La Columbia Britannica è visi- tata annualmente da oltre 400.000 pescatori sportivi, attirati dalla pescosità dei suoi fiumi: una pressione notevole anche per un territorio vastissimo. L’Alaska si trova più o meno nelle medesime condizioni: il territorio è un poco più esteso, ma i pescatori sono quasi un milione. Ognuno, a questo punto, può immaginarsi a quanti salmoni sarebbe preclusa la possibilità di riprodursi, qualora tutti portassero a casa quello che riescono a pescare. Quasi sicuramente si estinguerebbero in pochissimo tempo, come purtroppo sta succedendo in alcuni fiumi del- l’Alaska, fino a qualche tempo fa piuttosto «liberali» nelle quote. Anche i più feroci «ammazzapesci» dovrebbero quindi cercare di dominare la loro bulimia ed essere felici di potersi portare a casa, oltre al ricordo di un paese meraviglioso e tanto diverso dal Ticino e dall’Italia, anche una quantità ragionevole (ma pur sempre di 20-25 kg. a persona stiamo parlando!) di prelibato salmone affumicato. Contattateci! Vi attendiamo impazienti di offrirvi una vacanza di pesca memorabile. Informazioni presso: Ambrosini caccia e pesca Locarno tel. 091 643 46 06 e Lugano tel. 091 923 29 27. Oppure direttamente in Canada: e-mail: [email protected] www.deepcreeklodge.com 45 Nel guadino dei più fortunati Massimiliano Vitalini, dodicenne di Porza, durante l’annuale gara di pesca al pesce persico «Targa Roccabella», organizzata il 26 agosto di quest’anno dalla Sezione pescatori golfo di Lugano, ha catturato con la canna nel bacino nord del Ceresio un magnifico esemplare di luccio reale del peso di kg 2,450 e della lunghezza di cm 73, utilizzando un filo dello 0,20 e il farfallino. Bravo! Questa bella trota lacustre – del peso di 1,280 kg e con una lunghezza di 47 centimetri – è stata pescata da Claudio Persico nel fiume Cassarate il 9 luglio scorso. Complimenti. 46 Giuliano Vanzulli, residente a Mondonico di Agno, appena è andato in pensione si è comprato una barchetta e ha cominciato a pescare. Dopo tante delusioni, il 19 giugno, ha catturato un lucioperca di circa 1,3 chilogrammi. Il 3 luglio, ha avuto la bella soddisfazione di allamare – nel golfo di Agno – un altro lucioperca, ma stavolta lungo 87 centimetri e del peso di quasi 6 chilogrammi. Complimenti! La pazienza ha dato i suoi frutti! I fratelli Bieri di Avegno hanno catturato, nel fiume della Vallemaggia, due belle trote fario. Il 10 aprile scorso, Etienne (14 anni) ha tirato a riva nel fiume della Lavizzara una preda del peso di 1480 grammi e lunga 53 centimetri, mentre Michel (12 anni) il 1° maggio ha pescato in Bassa Vallemaggia una trota di 600 grammi, lunga 40 centimetri. Bravi! Dopo averle…. «fatto la corte» per parecchi giorni, Luca Scossa-Baggi di Giubiasco ce l’ha fatta: infatti, ha catturato una trota iridea lunga 53 centimetri e del peso di 1,5 chili. L’ha pescata usando il verme in un laghetto alpino. Nel guadino dei più fortunati Davide Tarchini di Purasca (nella foto) e l’amico Michele Rota domenica 22 luglio, nel lago artificiale del Luzzone, hanno pescato una bella trota lacustre, lunga 66 centimetri e del ragguardevole peso di 2,9 chilogrammi, usando come esca il rapala. Due giovani pescatori fortunati avendo pescato, il 14 luglio scorso, un lucioperca di 4,8 kg e con una lunghezza di 76 centimetri. I due pescatori sono: Kim Bernasconi e Mattia Manzi. La cattura è stata effettuata nel lago di Lugano. Giordano Mombelli di Melide mostra, con giustificato orgoglio, due recenti catture effettuate nel lago Ceresio, bacino sud, pescando a traina con la tirlindana: si tratta di un lucioperca di 90 centimetri e del peso di 9 chilogrammi, e di un luccio reale di 89 centimetri e che sulla bilancia segnava 6 chili. 48 Roberto Soldini con l’amico Elio Bellotti hanno finalmente avuto una grossa soddisfazione pescando, sul lago di Lucendro, il 10 giugno scorso. Con una montatura imbragata e un monofilo del 0.16 hanno infatti allamato una splendida trota canadese, della lunghezza di 80 cm e del peso di 7 kg e 200 grammi. Alan Armati di Solduno, 8 anni, mostra con giustificato orgoglio questa bella trota fario da lui catturata, lo scorso mese di luglio, con la moschetta in Alta Vallemaggia: 33 centimetri di lunghezza e 430 grammi dopo averla sventrata e pulita. La pesca è la sua grande passione, appresa alla «scuola» del padre Fabio. Complimenti vivissimi a Simone Crivelli di Vezia che, nella serata di lunedì 18 giugno, ha pescato nel fiume Vedeggio una magnifica trota lacustre del ragguardevole peso di 3,180 chilogrammi e una lunghezza di 61 centimetri. L’ha catturata usando il verme. Bravo, Simone! Per la cronaca, la preda è stata il piatto principale di una cena fra amici, con un buon Merlot del Ticino. Loris Belotti di Giornico ha avuto la gioia di allamare questa bella trota nel fiume a Lodrino: 1,7 chili il peso e 52 centimetri la lunghezza. Era da tempo che confidava in un bel «trofeo». Bravo! 49 Nel guadino dei più fortunati Inviateci le foto delle vostre catture più belle, le pubblicheremo volentieri. Questa splendida trota lacustre è stata pescata da Graziano Locatelli di Sigirino, martedì 28 agosto, nel fiume Vedeggio. Le misure sono: 75 centimetri di lunghezza e un peso di 4,7 chilogrammi. Davvero un bel trofeo. Complimenti al fortunato e bravo pescatore. Alan Armati, 8 anni, residente in via alle Vigne 4 a Locarno, ha pescato in Alta Vallemaggia, precisamente in Val Rovana, questa trota fario del peso di 750 grammi e lunga 41 centimetri. La cattura, usando un farfallino e un filo dello 0,20, è stata effettuata il 9 settembre scorso. 50 William Pusterla (nella foto con il figlio Filippo) nel fiume Ticino a Bellinzona-Gorduno, proprio sotto il ponte autostradale (Bellinzona Nord), ha catturato questa meravigliosa trota lacustre della lunghezza di 75 centimetri e del peso di 5,950 chilogrammi. Chi si chiede cosa ci fa una trota lacustre a quell’altezza, basta rispondere che – da inizio agosto – i pesci risalgono la corrente per deporre le uova. La tecnica utilizzata è quella del verme. Il pescatore ha lottato 15 minuti per aver ragione sulla preda, con tuffo finale in acqua per afferrarla. fish eye Una barca con molti pesci «abbandonata» nel Gambarogno Il fatto, increscioso, è avvenuto quest’estate nel Gambarogno e la notizia (con tanto di immagini) l’abbiamo avuta da Virgilio Morotti, dinamico presidente della locale società di pesca. Due turisti, in vacanza nella zona del Gambarogno, hanno allarmato il presidente della Gambarognese invitandolo ad intervenire per controllare un’imbarcazione nel porto patriziale di Magadino. La barca risulta di proprietà di un pescatore professionista, residente nel Bellinzonese, e conteneva le reti ritirate il mattino presto e lasciate a «cuocere» – ancora piene di pesci – sotto il sole, a +30°, per tutta la giornata. Anche altri pescatori hanno confermato che la sera i pesci si trovavano ancora sull’imbarcazione. Qualcuno, a giusta ragione, grida allo «scandalo», tanto più se si considera che il proprietario dell’imbarcazione risulta essere ispettore della Protezione animali di Bellinzona. In questo caso, un pessimo, deprecabile esempio da parte di chi – magari – predica bene, ma poi razzola male! Immaginarsi che pessima fine per questi pesci, divorati da centinaia di larve! «Te lo dico apertamente» Caro pescatore, mi rivolgo a te che sei pescatore. So che, per coltivare questa sana passione, è necessario disporre di una patente in Ticino. Se non erro, sei uno degli oltre 5.000 appassionati rispettosi dell’ambiente e delle regole da seguire per la pratica di questa attività di svago. Un tempo assai lontano, la tua era una professione che dava da vivere; oggi non è più così: prevale, anche se in forma raffinata, la figura del pescatore dilettante. Non per questo meno motivato, non per questo meno affascinato da questo modo di stare con la natura, meglio con una parte di essa. Te lo confesso: sono un profano, tuttavia – animato sempre dalla curiosità di conoscere nuove realtà – in base ai casi della vita, qualche mese fa cari amici mi hanno convinto ad affrontare una nuova avventura: uno stimolo ulteriore per colmare gli spazi di quello che si definisce pensionamento attivo. E che ho affrontato con entusiasmo. Dare il mio contributo quale presidente dell’Associazione Museo del Malcantone. Le mie passioni sono prevalentemente rivolte alla ricerca storica, alla valorizzazione del nostro patrimonio, alla conoscenza del passato per capire il presente e far sì che sia sempre dinamico, vivo e pieno di iniziative a favore di tutti. Ho subito scoperto che, accanto alle attività e alla sede di Curio, propriamente dedicata all’etnografia, ve n’è un’altra a Caslano, dedicata alla pesca. Ambedue – sotto l’unico tetto del Museo del Malcantone – sono riconosciute ufficialmente dal Cantone e sottostanno alla vigilanza del Centro di dialettologia e di etnografia, che ad ogni modo assicura aiuti e competenze. Nell’edizione di agosto di «Caccia/Pesca» Raimondo Locatelli ha offerto un ampio e ricco aggiornamento sull’iniziativa – promossa da un gruppo di appassionati capitanato dal curatore del museo Maurizio Valente – volta a realizzare e ad offrire al più presto una nuova sede per il Museo della pesca. Villa Carolina, sempre a Caslano, a diretto contatto con il lago Ceresio, visibilissima, con spazi raddoppiati e maggiormente funzionali per accogliere la ricca testimonianza finora riunita, anzi per impreziosirla ulteriormente. A vantaggio di chi ama la pesca, in genere di chi ama il nostro Paese, di chi lo visita, delle famiglie, dei giovani e delle scolaresche. A vegliare e contribuire sono in molti, accanto al Museo del Malcantone: la Regione Malcantone, Malcantone Turismo, l’autorità comunale di Caslano e quella del Canton Ticino. Una sfida e un sogno da trasformare in realtà con attenzione, scrupolo e sensibilità, con profondo rispetto per il sussidio pubblico da poco elargito. So che il curatore del museo, Maurizio Valente, coltiva un altro sogno: quello di allargare la schiera del gruppo «Amici del Museo della pesca». Condivido appieno questo suo desiderio, capisco che sentirsi in tanti aiuta e stimola a fare meglio e di più. L’ho confessato subito di essere un profano. Provo a dire che cosa penso sia la tua caratteristica, quando indossi gli abiti adatti e ti dedichi alla pesca: silenzio e solitudine, pazienza ed immersione piena nella natura (lago, laghetti alpini, fiumi e ruscelli). Se è così il quadro, ci mancherebbe altro, il minimo che possa fare è rispettare questa attitudine, che porta anche a profonde riflessioni senza tempo. Tuttavia, ti chiedo – quando puoi – di dedicare un pensiero a chi raccoglie, sistema e mette a disposizione di tutti testimonianze e realtà di un mondo tutto tuo. Ti chiedo di raccogliere l’invito, se ancora non lo hai fatto, di condividere il piacere di essere parte del gruppo «Amici del Museo della pe- sca»: vi saranno dei piccoli vantaggi, non importa quale sarà l’ammontare del tuo libero versamento; importa sottolineare con questo tuo gesto l’appartenenza ad una casa, che desidera testimoniare e perpetuare la tua attività. Non so quanto questo mio appello abbia fatto breccia in te, ad ogni modo e comunque ti dico grazie, ugualmente! Gianrico Corti presidente del Museo del Malcantone L’immagine risale ad inizio Novecento, con una barca ad arcioni e Villa Carolina sulla sinistra. Adesso, questa villa sta per diventare la nuova sede del Museo della pesca. Ma si conta sull’aiuto di tanti. Dimostrate concretamente aiuto e sostegno al Museo della pesca. Effettuate un versamento al N° 13933.38 a favore di «Amici del Museo della pesca» presso la Banca Raiffeisen della Magliasina – Caslano. Usate la polizza di versamento contenuta nel volantino allegato a questa rivista o richiedetela al Museo della pesca. 51 Io penso che... Le lettere di pescatori e lettori, destinate a questa rubrica, sono prese in considerazione dalla redazione soltanto se accompagnate da nome, cognome e indirizzo completo dell’estensore. Scritti anonimi o redatti in forma provocatoria o offensiva vengono cestinati. La redazione si riserva altresì il diritto di ridurre testi che risultassero troppo lunghi e che, pertanto, creano problemi di spazio. Le lettere pubblicate, ad ogni buon conto, non impegnano né la redazione né la Federazione ticinese di acquicoltura e pesca. Ripensare la politica delle semine e la desolazione nel fiume Brenno Ho ricevuto, di recente, l’ultimo numero di «Caccia e Pesca». È una pubblicazione molto curata, sia nella grafica che nell’impaginazione. Gli articoli sono tutti interessanti e le pagine a colori sono belle. La combinazione fra pesca e caccia è stata una decisione ottima. Dal punto di vista della presentazione, il nostro vecchio bollettino – pur curato un tempo con dedizione prima da Giovanni Guglielmetti e poi da Carletto Bomio – non può essere confrontato con quello attuale, affidato alla competenza di Raimondo Locatelli. Era però, a mio modo di vedere, più vicino ai piccoli problemi di gestione della pesca perché conteneva anche le piccole cose sulla vita delle singole sezioni e dei singoli soci. L’attuale redattore, di questa mancanza, non è comunque responsabile. Si nota che non ha dei collaboratori regionali, mancano notizie di quei pescatori che – a torto o a ragione – hanno da lamentarsi sullo stato delle acque e delle catture. Anche nelle assemblee non si discute molto. Partecipa un ristretto numero di soci. E, allora, va tutto bene? Non credo. Ho ritirato anche quest’anno la patente. È la settantaquattresima! Se sarò ancora in grado di camminare, meriterei gratuita la 75.ma. Data l’età, le mie ore sul fiume sono 52 poche, anche se posso contare su amici che mi stanno vicino. Però, ho potuto constatare un malcontento generale, che – se accertato dai responsabili (Ufficio cantonale caccia e pesca, guardapesca) – è molto grave. Si avverte una mancanza di ricambio generazionale. Cioè sono molto rare le trote sotto misura e, particolarmente, quelle che il prossimo anno raggiungerebbero la misura minima. Ma quale è, allora, la causa? C’è, secondo il mio parere, un problema nello stesso ripopolamento. Conosciamo lo stato attuale del nostro fiume e – a questo proposito – ben venga lo studio che il Dipartimento del territorio vuole commissionare circa i deflussi minimi e massimi. Le trotelle seminate provengono dagli incubatoi, dove l’acqua non è certamente rapida. Nel fiume il livello si abbassa molto rapidamente e le trote si trovano improvvisamente all’asciutto. Non sono in grado di salvarsi e così procurano un lauto pasto a quelle bestiacce, che sono state ora avvistate anche sui laghi alpini oltre i 2000 metri di quota. Non si potrebbe lasciare negli incubatoi, per qualche mese in più, i soggetti da immettere nei fiumi? (per i laghi alpini è ovvio che il problema non si pone). Si tratta indubbiamente di una spesa in più, ma i risultati dei ripopolamenti non potrebbero che essere migliori. Inoltre, il numero da immettere potrebbe essere minore. Se lo Stato non volesse (o non potesse) prendersi a carico la maggior spesa, penso che la società potrebbe intervenire. Quando esse mettono da parte una somma per far fronte alle urgenze o a spese preventivate per lavori negli incubatoi, il residuo non dovrebbe essere capitalizzato. Alla fine, non sono delle banche! Aggiungo, inoltre, che il «Fondo ripopolamento pesci» è alimentato da una percentuale del prezzo delle patenti e va usato solo per gli scopi della pesca. Abbiamo scritto del Ticino, ma il Brenno come sta? Era – grazie al suo percorso, alle sue rive, alla sua acqua, alla sua pescosità – il fiume più bello del Cantone. E adesso? Povero fiume, ne ha sofferte tante! Ricordate, amici pescatori, quelle acque color sabbia – derivanti da particelle di cemento – che abbiamo visto scorrere durante i lavori del Luzzone? A mio parere, sono state una delle principali cause della scomparsa dei bellissimi temoli nella parte alta del nostro comprensorio. E ricordate, amici pescatori, quel maniacale spurgo che ha portato nel fiume tanta melma e ha eliminato non solo le trote, ma anche il loro alimento? E il volume d’acqua? È soltanto dopo alcuni giorni di pioggia che può sembrare un fiume! Se ben rammento, l’Ufficio caccia e pesca aveva fatto studiare la situazione da specialisti. Che cosa hanno detto? Quali proposte hanno fatto? Torno sui vituperati deflussi minimi. Anche per questo problema le preoccupazioni non mancano. Ho letto che il Dipartimento del territorio ha proposto uno studio sugli effetti delle variazioni di portata indotti dalla regimazione idroelettrica lungo il fiume Ticino, da Personico alla foce. Gli interessi in gioco sono molti e la controparte è un muro cementato dai soldi. Ma speriamo! Si dice che i pescatori sono gente fortunata perché in riva ai fiumi respira aria fresca, gode lo scorrere delle acque. Chiudiamo facendo presente che, per godere tutte queste belle sensazioni, non è necessaria la patente di pesca. Luciano Ortelli, Biasca Ndr. La redazione si complimenta vivamente con Luciano Ortelli per le argute ed intelligenti osservazioni espresse e si augura di tutto cuore che l’anno prossimo egli possa staccare la 75.ma patente di pesca. Sarà un motivo di gioia per lui e un’occasione di festa per noi. Segnalibro di Doriano Maglione, [email protected] «Scritto di sera» Traduzione di Osvaldo Velo di Ecrit le soire, capolavoro di L. De Boisset; Edizioni Amico Libro, collana Gli Intramontabili. Questo è un libro che è fuori dal tempo, forse uno dei pochi nel mondo della pesca, certamente uno dei pochissimi leggibili in italiano. Un brevissimo stralcio dai titoli dei capitoli darà subito un’idea di chi siano i nostri maestri, di cui l’autore ci ragguaglia: Izaak Walton, Charles de Massas, Frederic M. Halford, Albert Petit. Troverete poi la storia della nascita della Serie Gallica di De Chamberet e quella delle ragazze di Charette, quella della combriccola dei pescatori dell’Ain, il fiume che ha fatto la storia della pesca al temolo con la sei metri e mezzo in ciliegio maschio del Frejus, il cimino in bambù, l’elastico e le moschette legate alla coda in crine, in diretta concorrenza con la Val- Storione e pigo nel Ticino e nel corso medio del Po Nel 1992 è stato istituito, dall’Unione Europea, quello che rappresenta il più importante strumento finanziario per l’ambiente: il programma LIFE, che cofinanzia azioni a favore dell’ambiente nell’Unione Europea e in altri Paesi terzi. L’obiettivo è la conservazione e il miglioramento degli habitat e delle specie animali in essi viventi. Dall’istituzione del programma LIFE, il Parco del Ticino si è attivato per la realizzazione di progetti che rispondessero agli obiettivi di conservazione e salvaguardia della biodiversità propri di questo strumento comunitario, focalizzando in particolare la propria attenzione sulle emergenze riguardanti specie di animali acquatiche di interesse comune. Sono di recente pubblicazione, in proposito, due pregevolissimi ed interessanti libretti: il primo sullo storione, il secondo su una specie di pesce quasi sconosciuta al grande pubblico, il pigo. Di un centinaio di pagine il primo volumetto, i cui autori sono: Cesare Mario Puzzi, Stefania Trasforini, Andrea Casoni, Mauro Alessandro Bardazzi, Gaetano Gentili e Andrea Romanò. Corredato da splendide fotografie, di proprietà della GRAIA srl, tutti della sesiana e la pesca sulla Maggia. E troverete mille altre sintesi estreme di esperienze di una vita, come quella lapidaria – ma davvero viva – della pesca al salmone atlantico a mosca, soprattutto in Europa continentale, secondo cui ci sono all’incirca tanti salmoni disposti a mordere una mosca quanti cani pronti a mordere un uomo. Alla fine della lettura, mi accorgo che le brevi parole introduttive scritte dall’autore, addirittura intitolate Scuse preliminari, sono quanto mai significative: un omaggio ai nostri maestri che De Boisset ha avuto la fortuna di conoscere, niente più. Ma è davvero moltissimo perché è un omaggio scritto in uno stile a volte persino asciutto, che riesce a tratteggiare questi grandi, inquadrandoli nel contesto storico con una capacità assolutamente inusuale in uno scrittore di cose di pesca. Grandi pescatori storicamente determinati, verrebbe da dire in chiave dialettica, e certamente De Boisset è un maestro senza peli sulla lingua nel dire la sua, spesso anche opinabile, ma forte opinione. È un terreno su cui si potrebbe lavorare moltissimo nell’ottica di una finalmente valorizzata lettura e collocazione antropologica del nostro grande sport. Insomma, un libro da leggere assolutamente se si vuole capire qualcosa di quello che siamo, e anche da dove veniamo, qualcosa che non troveremo mai in nessun catalogo né in alcun sito internet. Un libro, infine, che non dovrebbe mancare nella biblioteca di ogni flyclub perché aiuta a capire che la gran parte delle discussioni che facciamo, spesso con scarsa cognizione di causa, potrebbero ripartire invece da una riflessione storicizzata, paradossalmente anche alla luce di alcune clamorose «smentite nei fatti» delle tesi di politica gestionale che l’autore espone nell’ultimo capitolo. Graia srl che opera parecchio (e con merito) anche nel Ticino nello studio di problematiche attinenti le acque e i pesci in particolare. Questa pubblicazione sullo storione (Acipenser naccarii) presenta dapprima l’elenco completo delle specie ittiche native nel fiume Ticino e del medio corso del Po, con l’indicazione del loro stato attuale di conservazione. Segue la parte dedicata allo storione, di cui si elencano specie, habitat, qualità, particolarità, ecc. In dettaglio è descritto il lavoro svolto nell’ambito del progetto Life-Nature per salvaguardare lo storione cobice, progetto condotto con grande assiduità ed impegno da tutto il gruppo lavoro, sotto la guida ed il coordinamento del Parco Ticino. Un progetto grandioso, finanziato dall’Unione Europea, che ha occupato decine e decine di persone (compresi molti volontari e pescatori sportivi) per oltre tre anni. Settantadue pagine costituiscono il secondo volumetto sul meno conosciuto pigo (Rutilus pigus), di grande valore naturalistico, oggetto di uno studio nell’ambito di un progetto Life-Natura, realizzato dal Parco Ticino negli anni 2001-2004. Gli autori della pubblicazione sono Cesare Mario Puzzi, Stefania Trasforini, Silvia Montonati e Mauro Alessandro Bardazzi, sempre della Graia srl. Il pigo è la meno diffusa delle specie autoctone del genere Rutilus attual- mente presenti nelle acque italiane. Il corpo del pesce è slanciato ma robusto, ovaliforme, con profilo affusolato alto dorsalmente, coperto di grosse scaglie cicloidi. È un pesce onnivoro, della lunghezza, allo stato adulto (può vivere da 10 a 15 anni) di 50-55 centimetri, con un peso che supera i 2 chilogrammi. La presenza del pigo nel fiume Ticino è ridotta e si riscontra solo dall’uscita del fiume dal lago Maggiore fino alla diga di Panperduto. Per maggiori informazioni e per l’acquisto dei due preziosi volumetti, rivolgersi a «Parco Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI), tel. 0039 02.972101 (www.parcoticino.it). 53 Dagli scavi paleontologici pesci predatori e rettili marini Nelle foto: sopra, esemplare di quasi 50 cm del grosso pesce predatore Saurichthys (preparazione Urs Oberli, San Gallo); sotto, attività di scavo al cantiere di Cassina durante la campagna 2006. Nell’autunno 2006, il Museo cantonale di storia naturale – in collaborazione con l’Università di Bonn e con il sostegno scientifico del Museo di San Gallo e dell’Università di Zurigo – ha inaugurato una nuova campagna di scavi scientifici sul Monte San Giorgio (in località Cassina), dal 2003 iscritto nell’Elenco del patrimonio mondiale dell’UNESCO. Parte del copioso materiale fossilifero venuto alla luce è stato sottoposto a una minuziosa preparazione paleontologica, liberando le ossa fossili dalla matrice rocciosa. Il paziente lavoro è stato svolto in parte dal Museo cantonale di storia naturale, in parte da personale esterno qualificato. La successiva analisi scientifica ha confermato l’estremo interesse dei reperti, in particolare per quanto concerne i pesci fossili. Accanto a una trentina di esemplari del grosso pesce predatore Saurichthys, è venuta alla luce anche una decina di reperti di pesci più piccoli, appartenenti in prevalenza 54 La pesca agonistica Il CP Lugano per la Svizzera in Austria terzo nel Torneo 6 nazioni ai generi Archaeosemionotus e Peltopleurus. Testimonianze di rettili marini, per ora solo frammentarie, insieme a numerosi fossili di piante e di invertebrati, completano il quadro dei ritrovamenti dell’antico bacino marino che 235 milioni di anni fa diede origine alle rocce oggi oggetto di studio a Cassina. I lavori di ricerca sul terreno sono ripresi di recente, dal 17 settembre all’8 ottobre, nella località di Cassina, ubicata a 900 m di quota, a metà strada tra Meride e la vetta del Monte San Giorgio. Invariate le sinergie del Museo cantonale di storia naturale con i citati Istituti scientifici esterni e, analogamente allo scorso anno, gli scavi hanno vi- sto la partecipazione di studenti universitari accanto al personale del Museo. Di regola, gli scavi sono chiusi al pubblico ad eccezione delle domeniche, quando gli interessati hanno potuto visitare i lavori e ricevere ragguagli da parte del personale sul posto. Nelle foto: sopra, lettura degli indizi racchiusi nelle rocce di Cassina durante la campagna 2006; sotto, Archaeosemionotus era un pesce di media grandezza, relativamente diffuso nelle rocce di Cassina. Questo esemplare misura 25 cm (preparazione Rudolf Stockar, Museo cantonale di storia naturale). Il 6 luglio è stato disputato in Austria, a Purbach, il tradizionale Torneo 6 nazioni – Austria, Germania, Italia, Lussemburgo, Olanda e Svizzera – di pesca. In rappresentanza della Svizzera ha partecipato il Club pescatori Lugano con Ernesto Wohlgemuth, Roberto Pasini, Andrea Pasini, Maurizio Salemi, Francesco Pervangher, capitanati da Ursula Wohlgemuth e Maria Pasini. Si è gareggiato su un bellissimo canale all’interno di una zona umida, di protezione internazionale, a ridosso del lago Sidlersee, il secondo lago per grandezza d’Europa. In occasione delle prove e delle gare sono state catturate diverse specie di pesci: carpe, anguille, gardon, brème, pesci-sole, alborelle, placchette e skil (pesci originari di questo lago e del Danubio, assomiglianti al nostro agone e con pinne laterali molto marcate, in modo che alla cattura volano letteralmente fuori dall’acqua). Per quanto concerne le gare, il Club pescatori Lugano il primo giorno ha ottenuto il quarto posto, mentre nella seconda giornata ha dominato alla grande aggiudicandosi la gara con 13 punti: risultato, questo, a dir poco eccezionale, vista la presenza di squadre effettivamente nazionali quali Olanda, Germania e Lussemburgo. Dopo due prove è risultata la seguente classifica: Germania 30 punti, Lussemburgo 30 punti, Svizzera 33 punti, Austria 38 punti, Italia 39 punti e Olanda 40 punti. 55 Aperture domenicali su fiumi e laghi alpini Prende avvio la vasta consultazione fra le società di pesca Sarà, questo, il tema dominante nelle assemblee che – a partire da novembre e sino a fine gennaio – sono in agenda per tutte le società di pesca, prima di arrivare alla decisione finale nell’assise dei delegati della FTAP. I termini della questione, in sintesi, sono questi. Biaschese e Valmaggese suggeriscono di ripristinare l’apertura della stagione di pesca sui corsi d’acqua e nei laghetti alpini sempre di domenica, in modo da eliminare l’attuale «discriminazione» che penalizza chi – per ragioni di lavoro – non può partecipare all’apertura attualmente fissata il 15 marzo, rispettivamente il 1° giugno. Con la domenica, invece, tutti sono sullo stesso piano e, in concreto, si concorre a rendere più «popolare» questo passatempo. Va da sé, invece, che la chiusura rimane per la fine di settembre. La Commissione dei corsi d’acqua e la Commissione dei laghetti alpini, prima in separata sede e poi in seduta comune, hanno discusso in modo approfondito il dossier, elaborando due precise proposte: ammesso che venga condiviso il prin- cipio dell’apertura domenicale, si suggerisce di applicare la prima domenica di marzo per l’apertura della stagione di pesca lungo i fiumi e la prima domenica di giugno per l’apertura in riva ai laghi alpini. Il Consiglio direttivo prima e il Comitato delle società poi, schierandosi a favore di questa modifica riguardante la domenica come tale, prospettano ora alle singole società di pesca di prendere in considerazione più opzioni, così da evitare l’impasse che – una volta accolto il principio – diverga invece il parere su un’unica data prospettata. Con il rischio, pertanto, di… mandare all’aria ogni possibilità di arrivare invece a quel che, in fondo, un po' tutti vogliono per le ragioni sopra enunciate. Da qui la decisione di proporre alle assemblee societarie precise modalità di voto, dettate dal metodo che viene peraltro applicato anche in votazioni cantonali o comunali, quando le proposte da votare sono tre o più (sistema a cascata). Si dovrà pertanto votare scindendo le due proposte: aperture domenicali nei corsi d’acqua e aperture dome- nicali nei laghetti alpini. – Per l’apertura nei corsi d’acqua, si vota dapprima se accettare o meno l’apertura di domenica. Se il risultato è contrario a questo principio, non si procede oltre, confermando così di fatto l’attuale data fissa del 15 marzo. Se invece la maggioranza in assemblea si schiera a favore dell’apertura domenicale, si votano le tre varianti: la prima (prima domenica di marzo), la seconda (apertura nella seconda domenica di marzo, come suggerisce la Commissione dei corsi d’acqua) e la terza (apertura nella terza domenica di marzo). La variante che prende il minor numero di voti viene scartata e vanno conseguentemente in votazione le due migliori, fermo restando comunque che coloro i quali avevano votato per la variante scartata possono senz’altro votare la seconda volta. Nel caso in cui due varianti ricevono ugual numero di voti giungendo seconde, la prima con il maggior numero di voti passa il turno, mentre si votano le due seconde per promuovere al secondo turno quella che prende la preferenza maggiore. – Per l’apertura sui laghetti alpini, idem come sopra circa le modalità di voto, tenuto conto che le domeniche prospettate sono l’ultima di maggio, la prima di giugno (come suggerisce la Commissione dei laghetti alpini) e la seconda di giugno. Tutto questo per sottolineare che il ventaglio delle opzioni è veramente molto ampio. Vi è soltanto l’imbarazzo della scelta, nella convinzione che ormai sia ampiamente acquisito da un po’ tutti il (giusto) principio di andare a pesca – per la prima volta – di domenica e non in giorni feriali. Raimondo Locatelli 56 Prosegue l’importante azione (avviata nel 2000) di interventi a favore della creazione naturalistica e paesaggistica nel lago di Lugano Due nuovi canneti a Melide di Raimondo Locatelli Gandria Lugano Agno Campione Carabietta Caslano Melide Bissone Maroggia Brusino Arsizio Morcote 58 Melano Riva S.Vitale Nelle scorse settimane, si è provveduto a creare superfici a canna palustre lungo la riva del lago Ceresio in località Falciö, nel Comune di Melide, così come era stato sollecitato (con richiesta avanzata il 9 agosto di quest’anno) dalla Federazione ticinese per l’acquicoltura e la pesca, e dopo aver ottenuto «luce verde» dalla Sezione dello sviluppo territoriale del Dipartimento del territorio. L’opera si inserisce in un programma di studio e di rivitalizzazione delle superfici a canneto presenti sul lago di Lugano, iniziato nel 2000 con l’allestimento di una perizia sull’estensione, la distribuzione e lo stato di salute di questi ambienti acquatici, e continuato con interventi di rivitalizzazione mirati, rea- lizzati nei Comuni di Riva San Vitale, Carabietta e Lugano. In queste località come pure a Melide si è operato sulla base di un progetto elaborato dai biologi Lucia Pollini e Luca Paltrinieri; per l’intervento a Melide la spesa (per progettazione, direzione lavori e realizzazione) si aggira sui 30.000 franchi e il pro- Melide getto beneficia di un sussidio da parte della Confederazione pari a circa 7.000 franchi, mentre il Cantone ha accordato un contributo cantonale di 11.000 franchi alla Federazione ticinese per l’acquicoltura e la pesca. Verso la fine degli anni Novanta, i biologi Lucia Pollini e Luca Paltrinieri avevano effettuato – su invito dell’Ufficio della natura e del paesaggio del Cantone Ticino, della Federazione ticinese di acquicoltura e pesca e di numerose altre società di pesca legate al Ceresio – una ricerca sulla distribuzione e lo stato di salute del canneto (Phragmites australis) del lago Ceresio, parte svizzera, e nel golfo di Lavena-Ponte Tresa (Italia). Quello studio (dedicato ad Hermes Maccanetti di Bissone, un grande pescatore del recente passato e che al lago ha dedicato una passione esemplare) ha documentato la presenza di 201 nuclei di canneto: 200 nel bacino sud e solo uno nel bacino nord, a Gandria. L’indagine non voleva essere fine a sé stessa, ma costituire lo spunto per interventi concreti sul territorio, volti a conservare questi ambienti importanti sia dal punto di vista naturalistico-paesaggistìco sia tecnico, come elemento consolidante le rive lacustri. E così, dal 2002, sono in atto dei lavori di creazione di nuove fasce di canneti lungo le rive del Ceresio. In particolare, nel corso del 2002 e del 2003 si sono svolti i lavori di creazione di nuovi canneti a Carabietta e a Riva San Vitale, mentre nel 2006 si è proseguito con la creazione di una nuova fascia di circa 40 metri a Lugano-Gandria, nella zona di San Domenico. I buoni risultati ottenuti da questi interventi hanno indotto la FTAP a proseguire nell’azione di nuovi canneti lungo altre zone del lago Ceresio, concentrandosi stavolta a Melide. E ciò nell’ottica di incrementare maggiormente i nuclei di canneto nel bacino nord. In questa, come in precedenti occasioni, significativo il sostegno garantito dall’Ufficio cantonale della natura e del paesaggio con Paolo Poggiati in prima linea. Gandria Cosa sono i canneti e perché proteggerli? I canneti lacustri – come si legge in un rapporto steso dai due biologi per il lavoro testé realizzato a Melide – sono ambienti naturali creati dalla specie vegetale (Phragmites australis) e presenti naturalmente lungo le rive dei laghi. Sono ambienti protetti dalle leggi cantonali e federali sulla protezione della natura, in quanto svolgono numerose importanti funzioni per gli ambienti acquatici. In particolare, essi fungono: da «depuratore naturale» delle acque; da importante struttura paesaggistica, conferendo nuovamente alle rive lacustri la tipicità naturale che le contraddistinguono; da siti di riproduzione per i pesci e per gli uccelli; da zone rifugio per gli individui giovani di queste due categorie faunistiche; da struttura protettiva e consolidante delle rive lacustri, fungendo da «cuscinetto assorbi-onde», ossia impedendo alle onde di dissipare la propria energia direttamente sulle rive in muratura e/o in cemento, garantendo così una loro maggiore stabilità a lungo termine. Orbene, affermano sempre Lucia Pollini e Luca Paltrinieri, il lago Ceresio non può essere considerato un semplice «bacino d’acqua». Il Ceresio è un ecosistema composto da una propria fauna e una flora che vive in acqua e sulle rive. Lungo le rive del Ceresio, i canneti lacustri non hanno tuttavia vita facile. In effetti, a causa della conformazio- Riva S.Vitale Maroggia Carabietta 59 ne naturale della maggior parte delle rive lacustri (a parte rare eccezioni nella zona di Agno e di Ponte Tresa), essi possono svilupparsi unicamente entro i primi due metri di larghezza del litorale. Inoltre, malgrado siano protetti dalle leggi, questi canneti sono, talvolta, ancora soggetti a tagli illegali allorquando il loro taglio, specialmente quello di piccole dimensioni, può portare alla loro eliminazione definitiva. È quindi necessario proteggere o creare nuovi canneti laddove la conformazione delle rive lacustri lo consente ancora, affinché non scompaiano totalmente dalle rive del Ceresio e, con loro, anche tutta la fauna a essi legata (sia acquatica, sia terrestre). Risanata la scala di monta sulla Breggia a Pizzamiglio Zona a monte del ponte-diga Dopo aver realizzato l’intervento lungo la riva lacustre a San Domenico, sempre nel bacino nord si è scelta la località Falciö a Melide, provvedendo a ricostituire una superficie a canneto, di un lineare iniziale totale di 40 metri, che si mantenga nel tempo e che possa fungere da habitat per la fauna ittica e per l’avifauna, nonché da importante elemento paesaggistico di pregio. Si è provveduto a posare direttamente a lago un tappeto di intrecci di rizomi di canneti e di piantine, riposti su di una serie di fagotti di materiali terrosi. Precedentemente, si era posto mano ad una generale pulizia del fondale per levare il materiale più grossolano, lasciando sul fondo solo quello più fine e meno compattato; nel contempo, si era provveduto alla pulizia della riva con lo sfalcio e il taglio delle robinie. Melide 60 Per un’intera settimana, nel mese di settembre, si è lavorato sul confine italo-svizzero del fiume Breggia, all’altezza del salto di Pizzamiglio, per sistemare la scala di monta. Era stata costruita, alcuni decenni or sono, nell’ambito dei lavori autostradali, ma da alcuni anni era... dimenticata, venendo così meno alle sue funzioni di facilitare la migrazione naturale del pesce, trota lacustre in particolare, che d’abitudine ogni anno lascia il lago di Como risalendo sino alle gole della Breggia per il fregolo. Ora, su sollecitazione della Società pescatori del Mendrisiotto e dell’Amministrazione provinciale di Como (Settore pesca), con la collaborazione attiva di Ezio Merlo per la FTAP e di Tiziano Putelli per l’Ufficio cantonale caccia e pesca, si è posto mano – grazie all’aiuto dell’Ente Protezione civile del Mendrisiotto che ha messo a disposizione un cospicuo gruppo di militi per la pulizia del fiume a Pizzamiglio di Vacallo, nonché di guardapesca comaschi – allo sgombero di materiale, ripristinando così integralmente la «percorribilità» della scala di monta. Un lavoro eccellente, a tutto vantaggio della «vita» del fiume. Nelle fotografie di Tiziano Putelli: sopra, prima e dopo l’intervento di risanamento della rampa; sotto, militi della Protezione civile al lavoro. Chi dorme non piglia pesci La consegna dei testi entro il 10 gennaio 2008 La chiusura redazionale del primo numero de «La Pesca» per il 2008, principalmente dedicato alle trattande in vista dell’assise dei delegati in programma ad inizio marzo, è fissata – inderogabilmente – al 10 gennaio 2008. Eliminata la briglia sul fiume Ticino a Piotta La società di pesca Alta Leventina, usufruendo dei crediti votati dal Gran Consiglio per l’esecuzione di opere atte al recupero di ecosistemi acquatici compromessi, ha chiesto ed ottenuto – tramite la FTAP – l’eliminazione della briglia che a Piotta ostruiva completamente il corso del fiume Ticino. Il piano di finanziamento è stato completato con un sussidio federale dell’UFAM – Divisione gestione delle opere – e con un contributo dell’AET. L’intervento – realizzato dalla ditta Muttoni SA di Faido su progetto dello studio Lucchini-David-Mariotta SA di Faido – è stato eseguito sotto la direzione dell’ing. Tiziano Putelli dell’Ufficio cantonale della pesca, il tutto con la committenza operativa assunta dall’AET. L’opera è stata eseguita di recente, formando una rampa con grossi massi granitici posti su tutta la larghezza del fiume. È stato così creato un fondo dell’alveo con una morfologia molto variegata, atta ad offrire rifugio a pesci di tutte le taglie ed adeguata in pari tempo all’esercizio dei diversi sistemi di pesca. Ma la cosa più importante è che quanto fatto permetterà ancora la libera circolazione del pesce durante il periodo del fregolo verso il lungo tratto di fiume che porta alle gole di Stalvedro. GG Cantone, Ufficio pesca Fabio Croci, nuovo capo delle guardie Il locarnese Fabio Croci, sinora capo settore nel Locarnese, è il nuovo capo dei guardapesca/guardacaccia all’Ufficio cantonale caccia e pesca, in sostituzione di Venanzio Terribilini che si è ritirato per raggiunti limiti di età. Il Croci l’ha spuntata, dopo parecchie settimane di attesa che il Consiglio di Stato decidesse su questa nomina, su un altro candidato che proveniva invece dalla polizia cantonale. Felicitazioni e auguri. Complimenti anche a Maurizio Genasci che è stato nominato capo per il settore del Bellinzonese in sostituzione di Fabio Boggia, andato in pensione. Da parte sua, Venanzio Terribilini, pure capo dei guardacaccia/pesca passato al pensionamento, è stato nominato socio onorario della Società protezione animali (SPA) di Bellinzona per la «sensibilità e la collaborazione dimostrate negli anni con la Spa di Bellinzona, collaborazione che ha permesso di salvare e ridare alla natura centinaia di animali feriti che la Protezione animali di Bellinzona ha curato, assumendosi tutte le spese veterinarie. Aquile, gufi reali, piccoli ungulati e molti animali del bosco e dei laghi, anche in via di estinzione, hanno ritrovato la gioia di vivere, arricchendo con la loro presenza il meraviglioso patrimonio naturale, di cui i bravi agenti cantonali sono infaticabili tutori». 61 Ci hanno lasciato Antonio Gargano Alla fine del mese di maggio, vittima di un male incurabile, a Pollegio si è spento Eligio Gargano, da tutti meglio conosciuto come «Antonio». Un uomo coscienzioso, preciso e molto attivo, che dal gennaio 1997 aveva cominciato ad occuparsi dello stabilimento di pescicoltura della Biaschese a Loderio. All’inizio un lavoro pieno di incognite e che poi – via via, grazie alla passione e alla dedizione di Antonio – divenne un’attività affrontata con sempre maggiore esperienza, tanto che il comitato della Biaschese, di cui era membro, aveva in lui un sicuro punto di riferimento. Era lui che a Loderio, coadiuvato dalla moglie Ester, si occupava di tutto: allevamento, disinfezioni, pulizia, taglio della siepe, ecc. Era lui che con gioia comunicava al comitato i risultati positivi delle annate buone dell’allevamento, o che stava male quando le malattie nelle varie vasche scombussolavano i risultati di tanta fatica nell’allevamento ittico. Proprio a causa della sua precisione e della coscienziosità, probabilmente consapevole del grave male che lo insidiava, decise di dimissionare dal comitato e di lasciare il suo lavoro di responsabile dell’allevamento della società il 31 luglio 2004. I suoi amici di comitato ricordano il giorno in cui, estremamente commosso, aveva comunicato loro la decisione: sapeva di aver dato tutto e di non poter fare di più. Gli amici, pescatori e non della Biaschese, lo ricordano oggi con affetto e gratitudine. Società di pesca Biasca e dintorni 62 Ezio Vangelisti Se ne è andato in punta di piedi, dopo quasi tre anni di malattia. Era nato il 7 gennaio 1942. Cresciuto a Morbio Inferiore, 32 anni or sono si era trasferito a Riva San Vitale, ove aveva cresciuto la sua bella famiglia con la moglie e due figli. Di professione era spedizioniere. Ma Ezio Vangelisti era conosciuto ed apprezzato anche per la sua grande, forte, radicata e sconfinata passione per la pesca. Aveva cominciato, quale socio fondatore, nel Club pescatori Chiasso e da subito, sul finire degli anni Sessanta, si era distinto per doti non comuni nel praticare questo passatempo dal profilo agonistico. Tanto è vero che già nel 1974 il CPS Chiasso si era laureato a Neuchâtel campione svizzero a squadre proprio con Ezio Vangelisti, Ezio Merlo, Gino Tommasini, Antonio Cuomo e Cerri: un’affermazione «storica» in quanto era la prima volta che un club ticinese vinceva questa importante manifestazione a livello nazionale. Ha sempre gareggiato per il club di frontiera e sempre con bravura e grinta, risultando una delle punte di diamante di questo agguerrito e capace sodalizio nella pesca competitiva, sia a livello regionale e cantonale, sia in gare su piano nazionale ed internazionale. Sono innumerevo- Sopra, foto «storica»: il CPS Chiasso campione svizzero nel 1974 con Vangelisti, Merlo, Tommasini, Cuomo e Cerri; sotto, Ezio Vangelisti durante una gara. li i risultati di prestigio ottenuti, singolarmente o in squadra, da Ezio Vangelisti, come le vittorie nel 1979 a Melide, nel 1981 a Bueren, nel 1985 a Yverdon e nel 1987 al lago di Taillèrs (tutti campionati svizzeri a squadre), non mancando di sottolineare che nel 1986 ha partecipato al campionato del mondo per squadre in Lussemburgo, nel 1998 in Bulgaria e nel 2002 in Croazia; e, ancora, nel 1976 ha partecipato al Trofeo delle 6 nazioni a Bonn, nel 1997 a Wallwitz e nel 1999 a Bissone in qualità di capitano della squadra. D’altra parte, in tutti questi decenni Ezio Vangelisti si era dimostrato molto sensibile sui problemi del territorio e per la salvaguardia dell’ambiente, collaborando attivamente anche con la Società dei pescatori del Mendrisiotto. Di carattere era buono e piuttosto schivo, una persona a modo in tutti i sensi. Il mondo ticinese della pesca lo ricorda con affetto e gratitudine, sapendo di aver perso un «campione» nella vita e, ancor più, nella pesca. Ai familiari l’espressione del nostro vivo cordoglio. r.l. Ai fornelli Zuppa di pesce alla Tremezzina Questo piatto speciale, di origine tremezzina, vuole esaltare i diversi sapori dei pesci dei nostri laghi, come il prelibato luccio (un tempo considerato «cibo di Principi»), le trotelle di lago, l’umile e rescoso cavedano, le grasse e sapide butriss, il delicato pesce persico, in alternativa lacustre alla più famosa Bouillabesse. Ingredienti per 6 persone 4 pesci persici, 2 bottatrici, 1 anguilla, 1 luccio, 3 trotelle, 2 cavedani (tutti di media grandezza), olio, battuto di aglio, cipolla, prezzemolo, vino bianco secco, polpa di pomodoro, brodo di pesce, zafferano, crostini di pane, cipolla, sedano, carote, erbe varie, sale e peperoncino. Piatto di difficoltà media. La preparazione Tagliare a tranci i pesci sfilettati e diliscati. Infarinarli e rosolarli in un po’ di olio, al quale si deve aggiungere un battuto di aglio, cipolla e prezzemolo. Bagnare il tutto con del vino bianco secco e lasciare evaporare completamente. Unire poi la polpa di pomodoro e un brodo di pesce precedentemente preparato con tutti i resti dei pesci cucinati, testa e lische comprese (escluse le interiora), con aggiunta di carote, sedano, cipolle ed erbe varie. Bollire sino a restringere l’insieme. A questo punto, unire una buona presa di zafferano, salare ed insaporire con peperoncino a piacere. Servire caldissimo su crostini di pane casereccio abbrustolito e agliato. Vino consigliato: Bolgheri rosato, un vino toscano dal profumo fresco e vinoso, dal sapore secco ed amaro. 64 Risotto con filetti di pesce persico Il pesce persico, già decantato dal poeta latino Ausonio Gallo («Non ignorerò tè, o Persico, squisitezza delle mense»), si può considerare un emblema della cucina ittica lariana (ed anche del Ceresio e del lago di Pusiano) per la sua sapida e delicata leggerezza. Infine, per quanto riguarda l’abbinamento con il riso, non va dimenticato il detto per cui «ul ris al nass in l’acqua, ma al mör in del vin». Ingredienti per 6 persone 24 filetti di pesce persico, gr 100 di burro, due cucchiai di farina bianca, 12 foglie di salvia, gr 500 di riso, lt 1 e ½ di brodo bollente, una cipolla piccola, ½ bicchiere di vino bianco secco. Piatto di difficoltà minima. La preparazione Preparare un normale risotto, tritando finemente la cipolla e rosolandola nel burro (50 gr) in una casseruola. Aggiungere il riso, mescolare e – quando è ben caldo – versarvi il vino bianco e lasciar evaporare sempre rimestando. Aggiungere il brodo bollente e lasciar cuocere. Nel frattempo, mettere in una padella il burro restante e aggiungere le foglie di salvia. Mettere la farina in un piatto, infarinare bene i filetti di persico e metterli in padella uno per volta; appena dorati, estrarli e tenerli in caldo. Girare il riso, controllare il sapore e la cottura, aggiungere eventuale brodo, pepe e sale quanto basta. Appena cotto, scodellare in un piatto di portata caldo: deporvi i filetti a corona. Riscaldare il burro con la salvia (senza farlo diventare nero) e versarlo sopra. Vino consigliato: Franciacorta bianco, vino lombardo dal sapore secco, fresco su piacevole vena acidula. Le varianti In alcuni paesi i filetti di persico vengono passati nell’uovo battuto e spesso, poi, anche nel pane grattugiato, mentre il riso – semplicemente bollito – viene insaporito con il burro e la salvia nei quali è cucinato il pesce persico, che lascia sul fondo i granellini di pane abbrustolito.