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I NOSTRI ARTISTI
APPUNTAMENTI CULTURALI
Nei “Bagagli di viaggio”
l’universo poetico di Giancarla Perelli
Il Teatro (nei Cortili) della Cooperativa
e i Pellerossa in via Hermada
Al Centro Culturale della Cooperativa un’emozionante storia di vita
raccontata dalla musica, dalle immagini e dalle parole.
Diana Roca
Valeria Casarotti-Teresa Garofalo
aesaggi, inconP
tri, avvenimenti lieti o tristi, momenti di felicità o di
delusione, amori e
abbandoni, voci,
suoni e volti costituiscono il bagaglio
variegato di un
viaggio eccezionale, quello imprevedibile e avventuroso
della nostra vita.
Stipati in bagagli
lievi o pesanti pensieri, emozioni, sogni, memorie e immagini contribuiscono a rendere ciascuno di noi quello
che è, un individuo
unico sulla Terra.
“Col tempo - sostiene Giancarla Perelli Stanchetti - i
miei bagagli erano
diventati molto ingombranti, troppo
per me sola. Ho deciso così di ‘scaricarli’ in un libro”.
In questo modo ci ha regalato i suoi ricordi e le sue
emozioni permettendoci di percorrere insieme a lei
una parte del suo viaggio, di condividere esperienze e sentimenti. “Bagagli di viaggio”, questo il titolo dell’opera, è un libro toccante, molto piacevole,
una ricca antologia di pensieri, riflessioni e memorie in versi e in prosa che raccontano dell’amore,
dell’amicizia, della natura, della Milano di un tempo e di luoghi esotici e lontani conosciuti nei viaggi.
Valente pittrice, Giancarla Perelli ha reso accattivante il libro anche dal punto di vista grafico inserendo riproduzioni di suoi dipinti che ripropongono
le tematiche a lei care, volti, folle, angoli della città,
tramonti, mercati, spiagge e tanto mare. Dai versi,
dai racconti e dalle tele emerge il ritratto di una
persona sensibile, ricca di sentimenti e insieme
acuta osservatrice della realtà, una donna forte e
concreta. Una forza che si può facilmente cogliere
nella sobrietà del suo stile espositivo, nella scrittura lieve eppure intensa, nel vigore dei tratti e delle
pennellate e nella scelta coraggiosa dei colori.
Una personalità affascinante che il Centro Culturale della Cooperativa di Niguarda non poteva lasciarsi sfuggire e così Giancarla Perelli è
diventata la protagonista di una di quelle deliziose serate culturali che Maria Piera Bremmi,
responsabile del Centro, sempre attenta a cogliere le migliori opportunità per il quartiere,
organizza mensilmente con grande entusiasmo
e competenza. La sera del 27 maggio scorso la
sala della Biblioteca era resa ancor più accogliente dalle tele di Giancarla Perelli, dipinti
che con i loro colori insoliti, mai banali e giocando abilmente tra passato e futuro, tra fantasia e
realtà, contribuivano a creare un’atmosfera particolarmente intima, ricca di suggestioni.
A presentare l’artista nella sua duplice veste di
poetessa e pittrice Adamo Calabrese, una personalità di grande rilievo nel mondo culturale milanese,
scrittore, autore di importanti testi teatrali e illustratore di libri. Alla voce e alla sensibilità di Paola
Virgili, affermata attrice di teatro, il compito di recitare poesie e leggere brani scelti tra quelli che
Giancarla Perelli ha raccolto in questa sua prima
fatica letteraria; versi d’amore, ricordi gioiosi o malinconici raccontati dall’autrice con semplicità e un
tocco di garbata ironia sono stati così regalati al
pubblico in una performance molto apprezzata dal
foltissimo pubblico presente. Le note vibranti del
violino affidato alle abili mani di Mariela Valota,
nota concertista e dal 2009 insegnante di violino e
propedeutica musicale all’Accademia “Il Camaleonte” di Sesto San Giovanni, hanno fatto da magnifico contrappunto alla recitazione. Con un repertorio
ben scelto, incisivo e di impatto immediato, brani
indimenticabili dei mitici Beatles, la giovane violinista ha incantato il pubblico regalando momenti
di grande magia. E quale modo migliore per concludere il racconto di questo viaggio in compagnia
di Giancarla Perelli se non con le note dolcissime di
My way, la splendida canzone di Frank Sinatra che
è un inno alla vita vissuta pienamente nel dolore e
nella gioia? Si è conclusa così, tra molti applausi e
un pizzico di emozione, una serata vivace e variegata nella quale poesia, lettura, musica e pittura si
sono meravigliosamente intrecciate a creare un’atmosfera lirica di grande coinvolgimento.
10 giugno: anche l’Ecomuseo
alla Mostra “Fermata California”
al 10 al 12 giugno alla mostra collettiva “FerD
mata California - Mnemosyne nell’arte”,
presso la ex tintoria Rosina in via da Saluzzo, andrà in scena la memoria. Memoria che nella mitologia greca (Mnemosyne appunto) è figlia di
Urano e di Gea e madre, a sua volta, assieme a
Giove, delle nove muse, simbolo di tutto quanto
l’intelletto può produrre e sognare. Memoria che
a noi sembra ora “mezzo privilegiato per poter effettuare un recupero, forte di fatti e di circostanze, utile a chiarire le nostre radici socio-culturali”.
Esporranno A. Vercesi, M. Bellini, S. Rivoltella,
I. Degradi, D. Capriati, R. Pirovano, M. Gallizia,
E. Bussetti, L. Manfredi, S. Vinci, A. Croce, G.
Pisciutti, M. Bettagno, C. Cosulich, G. Rossi. Ma
quando si parla di memoria di un luogo non può
mancare chi di questo luogo è in qualche modo
il custode ed il cantore; una delle finalità fondative dell’Ecomuseo, infatti, è l’operare per favorire la conoscenza, la comprensione la tutela attiva del nostro patrimonio urbano diffuso. Per
dar voce - recita il nostro statuto - alla memoria
collettiva e al senso di comune appartenenza
del nostro territorio.
E quindi ci saremo anche noi, con il progetto fotografico “niguarda dentrofuori”. Con le fotografie
storiche raccolte negli scorsi anni attraverso la
“mappatura partecipata” alla quale hanno contribuito i mappatori; ma anche con la galleria più recente di ritratti e fotografie di cittadini niguardesi da noi commissionata a Pietro De Tilla e
Giuliana Fantoni. I ritratti sono il frutto di una
prima indagine condotta dai fotografi nel quartiere raccogliendo racconti personali, storie di persone che vivono le strade e il Parco Nord di Niguarda. Ogni immagine è un tassello del mosaico collettivo che pian piano formerà un grande ritratto
del “nord Milano”. L’anziano, il bambino, il giovane. Il lombardo della Brianza e il lombardo della
montagna. Il meridionale e l’asiatico. L’africano e
lo slavo… Li incontriamo tutti i giorni questi
volti, coinvolti dagli stessi riti urbani dello spostamento e del riposo. Assediati dallo stesso
traffico. Minacciati dallo stesso inquinamento.
Nel gioco grande e accelerato della metropoli
globale abbiamo l’impressione che l’ecomuseo
cominci ora. Che cioè le sue finalità preminenti non siano la ricerca e il recupero del passato,
ma il censimento e la comprensione del presente. A futura memoria, ma, ancor più, a futuro alfabeto di lettura.
Abbiamo saputo di una iniziativa profondamente
simile anche se tecnicamente molto diversa, intrapresa a più di mille chilometri di distanza.
Un’associazione culturale siciliana, la Fondazione
Antonino Presti, si è prefissa di restituire anima
e speranza al Librino, uno dei quartieri più disastrati di Messina. Terra franca di spacciatori e disoccupati dove alla sera le porte e le bocche si
chiudono.Cercando e ottenendo alcune importanti sponsorizzazioni, la Fondazione ha intrapreso
un ciclo di ritratti caratteristici di abitanti del
Librino e li proietta, dopo il calar del sole, sui lati
senza finestre dei grandi caseggiati. Si tratta di
15, 20 metri di schermo gigante naturale invasi
dagli stessi volti, dagli stessi occhi che abitano il
quartiere e che quindi, anziché nascondersi al calar delle tenebre, ritornano a riprenderselo.
“Niguarda dentrofuori” ritornerà poi in pianta
stabile presso la nostra sede di via Cesari. A
garanzia di continuità e di rispetto del passato
che vive nel presente. E del presente che sta
preparandosi a divenire a sua volta passato.
Cioè memoria, per l’appunto. (Ecomuseo Urbano Metropolitano Milano Nord)
Invitiamo tutti coloro che vorranno partecipare alla raccolta di immagini e alla grande narrazione
collettiva a contattarci all’indirizzo mail [email protected].
Gli osti della “California”
Lombardia
Lombardia
Lombardia
Non c’è vero teatro se manca la fusione tra chi agisce e chi partecipa all’esperienza drammatica. La
marcata interattività tra attori e spettatori deve
costituire un tutt’uno e trovare in questa forma di
espressione culturale la sua massima celebrazione.
Questa compenetrazione dei ruoli ha origini lontane. Lo spettacolo popolare e di strada ha una lunga e complessa storia, e non potrebbe essere altrimenti. Il tempo in cui le rappresentazioni si sono
svolte in veri e propri edifici teatrali storicamente è
molto limitato rispetto alle fasi dove lo spazio scenico era un luogo all’aperto; un mercato, una fiera,
un’aia, un sagrato di una chiesa, una piazza, una
via, o un cortile…
Il teatro popolare oggi va quindi di nuovo verso la
gente, riscoprendo un decentramento antico.
Tutto ciò determina l’incontro anche con persone
che non possiedono cultura teatrale e che forse
non avrebbero altro modo per assimilare dal vivo
questo tipo di esperienze. Di seguito anticipiamo
una data della straordinaria iniziativa che il
Teatro della Cooperativa ha preso in merito a
“Teatro nei Cortili”. Sul prossimo numero pubblicheremo il calendario completo:
• 30 giugno, Cortile di via Hermada 14: alle 16, I
vestiti nuovi dell’imperatore - alle 21, Nome di
battaglia Lia.
Per quanto riguarda gli eventi, incontri e spettacoli in scena tra le quattro mura, vi invitiamo a
non perdere quanto sotto elencato:
• Teatro della Cooperativa, via Hermada 8
- Dal 20 giugno al 10 luglio, La molto tragica storia di Piramo e Tisbe che muoiono per amore, liberamente tratto da “Sogno di una notte di mezza
estate” di William Shakespeare, di Renato Sarti.
“Due anni fa -dice Sarti- misi in scena una personale versione del ‘Sogno di una notte di mezza
estate’ all’interno della quale anche le scene degli
artigiani che rappresentano la Tragedia di
Piramo e Tisbe furono reinventate. Il successo di
quelle scene fu a dir poco travolgente, ma la ragione che ci ha indotti a riproporle (ampliate e rivedute) in un unico spettacolo a sé stante dipende
anche dal fatto di non disperdere un gruppo di attrici straordinario”.
• Centro culturale della Cooperativa, via
Hermada 14
Il Centro Culturale della Cooperativa, dopo l’iniziativa di cui sotto, sospenderà la sua attività nel
periodo estivo per riprendere poi “gli incontri del
venerdì” nella seconda quindicina di settembre:
- Venerdì 10 giugno, alle 21, “Non saranno mai
scomparsi se qualcuno penserà a loro... “Territorio,
storia e cultura. Lo sbarco dei “bianchi”: resistenza ed epilogo, conversazione con Ezio Cazzola dedicata al popolo dei Pellerossa d’America.
Innanzitutto perché “Pellerossa”? Così li chiamò
Giovanni Caboto quando incontrò i Beothue che
si tingevano la pelle con ocra rosso per le cerimonie importanti. Quando i coloni europei giunsero
nel XVI secolo, il Nord America era abitato da circa un milione di indiani suddivisi in 400 tribù. Il
gruppo più numeroso viveva nelle grandi praterie
dove cacciava daini, antilopi, ma sopratutto i bisonti dai quali ricavava quasi tutto il necessario
per vivere. Quando i bianchi penetrarono nella regione delle praterie praticarono una caccia spietata ai bisonti che diminuirono rapidamente di numero e rischiarono di estinguersi. I cacciatori
bianchi contribuirono così all’estinzione dei popoli Pellerossa che non potevano vivere senza questi
animali. Ma lo sterminio dei popoli indiani fu portato a termine sopratutto dagli eserciti americani
e inglesi che, pur di espandersi all’interno del
Nord America, cacciarono ingiustamente i nativi
americani dalle loro terre e proprietà compiendo
veri e propri massacri senza risparmiare donne e
bambini. I Pellerossa vennero letteralmente annientati attraverso uno spietato genocidio. Oggi
gli indiani non formano più una nazione, non sono più un popolo padrone della terra in cui vivere, capace di esprimere una propria cultura e civiltà. Contrariamente a quello che il cinema americano ha voluto farci credere per molto tempo, il
Popolo del Grande Spirito era prevalentemente
un popolo pacifico. Solo più recentemente è stata
resa loro giustizia con film denuncia come
“Soldato blu” o di grande poesia come “Balla coi
lupi”. Tutto questo e altro racconterà Ezio
Cazzola, accompagnando la presentazione con
immagini e musica.
FIATO ALLE TROMBE
a cura di Stefano Bartolotta
Strokes, Glasvegas e Verdena
di scena alla Fiera di Rho il 12 luglio
estate milanese è ricca di grandi appuntamenti,
L’
soprattutto per quanto riguarda l’area concerti
della Fiera di Rho. Foo Fighters, System Of A Down,
Metallica, Chemical Brothers e la serata del 12 luglio, denominata Flippaut Alternative Reload, con
gli Strokes, i Glasvegas e i Verdena.
• Gli Strokes Gli Strokes si sono fatti notare nel
2001 con uno dei dischi più belli e influenti dello
scorso decennio. “Is This It” è un concentrato di
esempi meravigliosi di come ci si possa rifare allo stile di gruppi apparsi già qualche decennio prima ma
aggiornandolo ai tempi moderni. Nello specifico, il
disco è sempre stato visto come un incrocio modernista tra i Velvet Undergound e i Television, ma la sua
freschezza e spontaneità nel suono, nelle melodie,
nel cantato e nei testi lo rendono un lavoro attuale
non solo se parametrato a dieci anni fa, quando è
uscito, ma anche ora. L’ispirazione compositiva e vocale del leader Julian Casablancas, i giri di chitarra
tremendamente efficaci di Nick Valensi e Albert
Hammond Jr. e una sezione ritmica incalzante composta dal bassista Nikolai Fraiture e dal batterista
Fab Moretti fanno semplicemente parte della storia
del pop/rock dell’ultimo decennio. Da New York gli
Strokes sono partiti alla conquista del mondo e non
si sono mai fermati, collezionando presenze nelle
arene e nei festival più importanti della Terra sempre con un ruolo da protagonisti. Come spesso capita, i fasti del debutto non sono stati più ripetuti: il
successivo “Room On Fire” (2003) ne è una fotocopia
sbiadita, pur contenendo “Reptilia”, uno dei loro brani migliori; il terzo lavoro “First Impressions On
Earth” (2006) è, invece, un tentativo di cambiare stile molto ben riuscito, anche se non si può certo paragonare a quel clamoroso esordio. Dopo anni di progetti paralleli e voci sempre più insistenti di rapporti ormai incrinati, gli Strokes sono tornati quest’anno con “Angles”, dove rispolverano il loro repertorio
più abituale aggiornandolo nuovamente alle tendenze di maggior attualità, ovvero cedendo anche loro all’utilizzo di sintetizzatori. Il disco è formalmente impeccabile e le canzoni hanno quasi tutte un
buon tiro, però ancora una volta “Is This It” rimane
lontano e le malelingue che vedono un gruppo ormai
prossimo allo scioglimento non sono ancora state
messe a tacere. L’importante rivista britannica
Lombardia
NME, infatti, si pone in una recente copertina, la domanda (evidentemente retorica) se gli Strokes riusciranno a sopravvivere all’estate. Chissà se, quindi,
si presenterà un’altra occasione al pubblico italiano
per vedere all’opera questa band comunque importantissima: visto il dubbio, è altamente consigliabile
recarsi a Rho quel giorno.
• I Glasvegas Il principale gruppo spalla della giornata sono gli scozzesi Glasvegas, anche loro dapprima chiacchierati solo in ambienti indie e poi giunti a
una notorietà un pochino più ampia, che sta permettendo loro di suonare in tutta Europa in club sempre
affollati. Il debutto omonimo del 2008 è un disco
scintillante per come sa unire melodie splendide ad
un’emotività tutta particolare, soprattutto grazie al
timbro vocale del leader James Allan, che enfatizza
sempre il proprio canto all’estremo e non ammette,
quindi, mezze misure: o lo si ama o non si riesce a
sopportarlo. In molti lo hanno amato, specialmente
in Gran Bretagna, ma anche qui il gruppo ha avuto
un momento di sbandamento, salvo poi riuscire a
tornare in pista solo nel 2011 con “Euphoria/Heartbreak”, dopo un cambio di batterista. Il disco fugge
dal pop brillante del debutto e si avventura, invece, nei territori di una scrittura articolata e poco
ammiccante e di un suono parimenti meno immediato. La mancanza di una via di mezzo nei riscontri, quindi, si è ulteriormente accentuata: personalmente io amo anche quest’album ed ho anche trovato la band molto migliorata dal vivo, nel
concerto dello scorso mese di marzo al Magnolia,
dopo che invece erano stati molto deludenti nel
2009 ai Magazzini Generali. Si può essere ragionevolmente certi che gli scozzesi sapranno regalare grandi emozioni anche ad un pubblico presumibilmente ampio come quello di Rho.
• I Verdena Dei Verdena abbiamo già ampiamente trattato su queste pagine,e non ci resta quindi che
completare i nomi presenti nel cast, ovvero i canadesi Chromeo, amanti della musica elettronica, e i nostrani Elizabeth, che personalmente non conosco e
che sono curioso di vedere all’opera.
Come detto, l’appuntamento è per il 12 luglio, con
prezzo d’ingressi di 48 euro (55 se si compra il biglietto in prevendita).
Lombardia
ONA NOVE 13