norma/marilyn: il sorriso amaro di una donna

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norma/marilyn: il sorriso amaro di una donna
NORMA/MARILYN:
IL SORRISO AMARO DI
UNA DONNA IRRISOLTA.
Marilyn, nella sua camera da letto.
Norma Jeane Mortenson, meglio nota come Marilyn Monroe, nasce a Los Angeles il 1° giugno
1926. La diva, nell'immaginario collettivo, rappresenta il canone di bellezza tipico degli ann i
Cinquanta. L'immagine di Marilyn che viene in mente è quella di una donna biondissima e
bellissim a, che sorride felice mentre si mantiene la gonna svolazzante dell'abito bianco.
Purtroppo, quella felicità era solo di facciata: i sorrisi di Marilyn nascondevano un passato
oscuro e pieno di cattiveria, dal quale, per tutta la vita, ha tentato di fuggire.
Infatti Marilyn sin da bambina ha dimostrato dei comportamenti instabili, che rivelavano
un'instabilità anche a livello mentale. L'articolo de "La lettura" mette in evidenza proprio questi
suoi comportamenti, e come per l'attrice fosse impossibile uscire dal proprio passato.
Ma che cosa ha passato esattamente la piccola Norma durante la sua infanzia? La bambina non
conobbe mai suo padre, morto in un incidente prima che lei nascesse; la madre, Gladys, si
trovava in un grave stato di infermità mentale e passava lunghi periodi ricoverata in cliniche
psichiatriche. Perciò la piccola Norma venne affidata a diverse famiglie, fatto già di per sé
doloroso e difficile. Ma a peggiorare la situazione è il fatto che Norma ha ricordato di esser stata
trattata duramente da molte famiglie e, ancora peggio, abusata da almeno tre: gli abusi subiti da
piccola sono senza dubbio la causa dei comportamenti inappropriati da adulta. Nonostante
questi terribili ricordi, l'attrice ha sempre definito la sua infanzia e la prima adolescenza
"normali": questo fa pensare che la sua malattia fosse molto grave, poiché l'incompetenza a
riconoscere il trauma subìto è un chiaro comportamento a s pettro autistico.
Norma da adolescente, chioma rossa e non biondissima.
Crescendo, Norma si rende conto che il sesso e la seduzione sono armi potenti: decide così d i
diventare "qualcun'altro", qualcuno che gli altri volevano che lei fosse. Per questo cambia nome
in Marilyn Monroe e diventa la donna più bella e seducente della sua epoca. Ma questo
cambiamento rappresenta la soppressione della sua "originale e vera personalità": dentro di lei
abitava sempre la ragazza triste, instabile e malata, cresciuta senza un punto di riferimento. Un
conflitto che non si risolse mai, e che diede vita ad una donna dalla doppia personalità: Marilyn,
amata e desiderata, e Norma, la triste bambina ripudiata da tutti.
Fragile di carattere, Marilyn viene manipolata da numerosi dottori che dicevano di volerla
curare. Forse oggi le cose sarebbero andate diversamente, ma allora una serie di fattori si sono
rivelanti devastanti per l'attrice: diagnosi errata, psicofarm aci inappropriati ed eccesso di fiducia
nella psicoanalisi hanno peggiorato la situazione di Marilyn, fino a portarla ad un punto senza
via d'uscita.
L'ultimo suo analista, il dottor Ralph Greenson, aveva instaurato con lei un rapporto molto
intimo, tanto da risultare ambiguo: sedute molto lunghe, che a volte si tenevano addirittura nella
camera da letto di lei. Inoltre, Greenson le prescriveva dosi eccessive di farmaci e questo non
poteva che avere effetti sconvolgenti sull'attrice.
Norma visse davvero tutto: la gloria e l'abbandono, l'inferno e il paradiso, l'apoteosi e la
dannazione. La creazione di Marilyn fu il suo capolavoro, e la creò perché non voleva più
pensare a tutto quello che le era accaduto, alla sua malattia, alle decine di dottori che la
raggiravano. Creò questa figura, che io definirei "di copertina", che stava al di fuori di tutto
quello che aveva dentro, che le faceva da scudo ai suoi stessi mali.
Gli uomini erano attratti da Marilyn, il "fuori", ma non sapevano che lei doveva convivere anche
con Norma, il "dentro", l'infanzia che non aveva mai risolto e che la rendeva insicura e
disturb ata. Ma cosa cercava Marilyn? Perché seduceva gli uomini? Sicuramente la bellissima
attrice cercava disperatamente un punto di riferimento, una figura paterna che si prendesse cura
di lei. Cercava il padre che non aveva mai avuto. Purtroppo però, con queste basi, un rapporto
tra Marilyn e qualsiasi uomo era destinato a risolversi "in una catastrofe": primo perché gli
uomini non erano disposti ad accettare il lato oscuro di Norma, e poi soprattutto perché due
donne così diverse non avrebbero mai potuto coabitare facilmente nello stesso corpo.
Marilyn morì il 5 agosto 1962. Lei era nel suo letto, completamente nuda, distesa a pancia in giù
con un lenzuolo tirato addosso e una mano appoggiata sul telefono bianco. Sul comodino, una
bottiglietta vuota di Netambul. Si penso ad un "probabile avvelenamento da barbiturici", e
l'inchiesta venne archiviata come suicidio. Ma dagli anni Ottanta molte ricerche misero in
dubbio questa conclusione, e quello di Marilyn divenne un "cold case" per il quale si parlò
addirittura di omicidio.
Marilyn infatti non assunse il Netambul per bocca, l'autopsia non ne trovò traccia nello stomaco.
Probabilmente le fu somministrato con un clistere da qualcuno. Uno dei dubbi fondamentali
infatti è questo: cosa ci faceva il dottor Ralph Greenson nella camera da letto di Marilyn in piena
notte? E' implicato nella sua morte?
Marilyn o Norma?
Ma anche se si trattasse davvero di omicidio, non bisogna sottovalutare il ruolo che ha avuto in
questa morte la condizione mentale della stessa Marilyn: l'infanzia dell'attrice l'aveva
destabilizzata mentalmente, e il sorriso di cui si vestiva non le servì a dimenticare tutti gli orrori
che aveva vissuto. Un sorriso amaro, che quella notte si spense per sempre.
Miriam Ciceri