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I quaderni di
A cura di Alberto Mucci
IL DIGITALE TERRESTRE
ACCENDE I MOTORI
a televisione digitale terrestre si sta diffondendo celermente. Diventa realtà,
giorno dopo giorno. Nel settembre 2002, il Quaderno di Telèma dedicato a
questa “rivoluzione” parlava di “transizione in atto”. I tempi sono stati
“bruciati”. Quella che l’Autorità Garante per le Comunicazioni ha definito “la più
importante innovazione tecnologica nella storia delle telecomunicazioni” è passata
dalla fase della “sperimentazione” all’applicazione operativa.
L
Ripercorriamo le tappe. Fino alla fine dello scorso anno, il digitale terrestre
era un prodotto di laboratorio. I ministri europei delle Comunicazioni, riuniti a
Cernobbio (24-25 ottobre) in una delle tante iniziative sviluppate nel semestre di
presidenza italiana dell’Ue, parlavano di “parco del futuro” a proposito di
sistemi, di decoder, di programmi e di servizi per i cittadini.
Un “futuro” che diventa presente. Le applicazioni, da allora, si sono succedute.
Il primo dicembre 2003 Mediaset ha cominciato le trasmissioni. Il 3 gennaio
2004 la RAI, celebrando il cinquantesimo della TV, ha inaugurato dai suoi studi
di Milano le prime trasmissioni regolari. Nel contempo ha iniziato l’operatività il
Fondo di 110 milioni di euro previsto dalla Finanziaria 2004 che eroga un
contributo fino a 150 euro a chi acquista un decoder per ricevere i segnali del
digitale terrestre. La procedura per accedere al Fondo, tramite le Poste Italiane, è
rapida L’effetto volano di questo Fondo si sta dimostrando positivo.
La sperimentazione privata, quella che le emittenti fanno utilizzando le
rispettive loro frequenze, è partita. È in corso di attuazione quella pubblica.
L’interesse fra gli utenti è in crescita, alla luce delle multiformi applicazioni del
digitale terrestre. Molte sperimentazioni sono in atto.
Questo “Quaderno”, curato come sempre dalla Fondazione Bordoni (la
Fondazione ha la supervisione tecnica della sperimentazione pubblica) si
propone, con il contributo di esperti, di fare il punto della situazione: dall’analisi
dell’offerta televisiva, alle prospettive di mercato (la scadenza, come è noto, per
la diffusione del digitale terrestre è stata fissata al 2006) agli aspetti produttivi,
al ruolo delle associazioni di categoria. Un insieme di voci a conferma del
profondo cambiamento nell’utilizzo della TV che abbiamo cominciato a vivere.
Supplemento al numero 218 di
LUGLIO-AGOSTO
di MEDIA DUEMILA
2004
INDICE
Il digitale terrestre oggi in Italia
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La Fondazione Ugo Bordoni nel digitale terrestre
Progetti di sperimentazione e T-government
DGTVi
Ambiente Digitale
Sistemi Digitali
Input – Contenuti Digitali
La lunga marcia del digitale terrestre
La catena del valore nel digitale terrestre
La transizione al digitale terrestre
La sfida dell’interattività
Modelli di business per l’interattività
La nuova legge di riassetto del sistema radiotelevisivo
Evoluzione tecnologica e prospettive oltre lo switch-off
Copertura del digitale terrestre
Offerta servizi interattivi
Il Quaderno è stato realizzato dalla Fondazione Ugo Bordoni (Presidente Giordano Bruno Guerri, Direttore
Generale Guido Salerno, Direttore delle Ricerche Mario Frullone). Coordinatore del Quaderno: Sebastiano
Trigila. Si ringraziano il Sottosegretario alle comunicazioni on. Giancarlo Innocenzi, Simone Cremonini (Telecom
Italia Media), Federico Di Chio (Mediaset), Marco Ficarra (Home Shopping Europe), Maurizio Giunco (FRT),
Enrico Manca (ISIMM), Marco Rossignoli (Aeranti-Corallo), Carlo Sartori (RAI), Egidio Viggiani (Dfree) per i loro
interventi. Hanno collaborato Ferdinando Lucidi, Gaetano Bruno, Daniela D’Aloisi, Isabella Palombini, Sabrina
Cioffi, Paolo Grazioso, Vittorio Baroncini, Fabio Anania, Stefano Cauzillo e Mara Crisci della Fondazione Bordoni.
Sono usciti:
I satelliti nella società multimediale
dicembre-gennaio
Telefonia mobile e emissioni elettromagnetiche
febbraio
Le reti di telecomunicazioni diventano intelligenti
marzo
Mentre viaggi lavori con Internet
aprile
Come garantire sicurezza con lo sviluppo di Internet
maggio
Le macchine che parlano
giugno
Le macchine che capiscono
luglio-agosto
Il progresso tecnologico fra brevetti e standard
settembre
La rendicontazione? Automatica, ma…
ottobre
Le nuove tecnologie fotoniche
novembre
Il progetto Galileo sta diventando realtà
dicembre-gennaio
Non confondere la biometrica con il “grande fratello
febbraio
Dal call center al contact center
marzo
La larga banda si diffonde cambia la vita della gente
aprile
I campi elettromagnetici non sono più “sconosciuti”
maggio
Anche l’Italia si dota di un organismo che certifica la sicurezza informatica
giugno
2003
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Il digitale terrestre accende i motori
Il digitale terrestre oggi in Italia
I
l 2004 è l’anno di decollo delle trasmissioni
di TV digitale terrestre. Venti programmi
disponibili a livello nazionale sulla nuova piattaforma e vari servizi interattivi ad essi associati, oltre ottanta per cento della popolazione
raggiunta da almeno un multiplex, 250.000
decoder venduti grazie al contributo pubblico
di 150 euro a valere sul fondo di 110 milioni di
euro messo a disposizione dalla finanziaria
2004, sono numeri che – realizzati in un solo
semestre – testimoniano un successo senza
precedenti a livello europeo. Tale successo corona degnamente un piano di azione lanciato nel
2001 dal Ministro delle comunicazioni on.
Maurizio Gasparri, con l’istituzione di una
Commissione per lo sviluppo del digitale terrestre, affidata alla mia presidenza e con una serie
di iniziative di cui si dà adeguato conto in un
articolo di questo Quaderno.
Tra tali iniziative, oltre quelle utili a completare la transizione prevista per legge nel 31
dicembre 2006 e a favorire tutti gli elementi
che concorrono ad un ordinato processo di
trasformazione, desidero ricordare in special
modo quella di promozione e sperimentazione del T-government. Il Governo Italiano, in
linea con la visione europea della società
dell’informazione e con gli obbiettivi di inclusione di tutti i cittadini nel mondo della comunicazione on-line, vede il digitale terrestre come
piattaforma di fornitura di servizi interattivi
anche a coloro che, mentre hanno familiarità
con il mezzo televisivo, sono poco inclini all’utilizzo di computer e di Internet. Ne trarranno
beneficio i cittadini, che potranno usufruire,
comodamente seduti nel proprio salotto, di
molti servizi che attualmente richiedono di
recarsi ad uno sportello, e le pubbliche amministrazioni che potranno non solo snellire le
loro procedure, ma migliorare capacità di ascolto e risposta nel rapporto con gli utenti che esse
sono chiamate a rappresentare e servire.
Nello scorso maggio è avvenuta l’approvazione definitiva e la promulgazione della legge
Gasparri, che finalmente dà al mercato le certezze indispensabili per proseguire e ampliare gli
LUGLIO-AGOSTO 2004
investimenti finora effettuati dagli
operatori televisivi, dai fornitori di
contenuti, dai produttori di apparati di rete e dai produttori di decoder.
L’Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni (Agcom) ha confermato, depositando apposita relazione formale, che sono stati
raggiunti gli obiettivi stabiliti per il
30 aprile 2004 riguardo a: quota di
popolazione coperta dalle nuove reti
digitali terrestri, presenza sul merca- Giancarlo Innocenzi
to di decoder a prezzi accessibili ed
effettiva offerta al pubblico su tali reti anche di
programmi diversi da quelli diffusi dalle reti
analogiche. Il digitale terrestre esce promosso
a pieni voti, pur con l’esortazione verso i broadcaster a progredire nella copertura aumentando il numero di impianti di trasmissione in
tecnica digitale terrestre e con l’indicazione al
Governo a proseguire in una politica di incentivazione dei set top box, indirizzandola in una
certa misura ai cittadini meno abbienti.
È con particolare soddisfazione che riconosco
alla Fondazione Ugo Bordoni il merito di lavorare, a fianco del Ministero delle comunicazioni, da lungo tempo - in special modo dal momento in cui ho assunto l’incarico di Sottosegretario
alle comunicazioni - per gli aspetti tecnici, economici e normativi correlati con l’introduzione del
digitale terrestre. Notevole il lavoro che la Fondazione sta svolgendo in collaborazione con tutti i
principali attori istituzionali e di mercato, per
affrontare le sfide rappresentate dall’interattività,
dal processo di transizione e dalla sperimentazione. Saluto pertanto calorosamente questo
numero dei quaderni di Telèma, che offre un
panorama delle iniziative attualmente in corso e
in particolare della sperimentazione di T-government, ospita interventi di importanti operatori
presenti sul mercato e, passando in rassegna gli
elementi tecnici della piattaforma, prospetta le
principali direttrici di sviluppo futuro.
Giancarlo Innocenzi
Sottosegretario alle comunicazioni
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La Fondazione Ugo Bordoni nel digitale terrestre
La Fondazione Ugo Bordoni
nel digitale terrestre
I
l ruolo della Fondazione Ugo
Bordoni nella transizione al
digitale è operare, sotto l’egida
del Ministero delle comunicazioni, per presidiare il complesso di
processi di natura tecnica, economica e regolatoria idonei ad attuaGuido Salerno
re tutti gli elementi di una transizione condivisa da istituzioni, parlamento,
governo, industria e mercato. Il riconoscimento di questo ruolo da parte delle istituzioni ci
viene da lontano. In fatto di innovazione tecnologica nel campo televisivo, la FUB fu protagonista a suo tempo dell’introduzione del colore in Italia, intervenendo - con la sua presenza
nelle principali organizzazioni internazionali e
con i suoi test di laboratorio - nel processo di
adozione dello standard PAL. La FUB è anche
stata protagonista degli sviluppi tecnologici alla
base della televisione digitale: le tecniche di
codifica audio-video, gli algoritmi di compressione e le tecniche di modulazione. Determi-
nante il contributo tecnico della Fondazione
nell’elaborazione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze varato nel 1998
dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). Notevole il contributo della
Fondazione nella produzione del Libro Bianco sulla Televisione digitale terrestre, pubblicato dall’Agcom nel 2000.
A partire dal 2001, il ruolo della Fondazione
nel digitale terrestre viene rafforzato dall’esigenza di cooperazione tecnica con la Commissione
per lo sviluppo del digitale terrestre. Nel 2002 il
ruolo della Fondazione nel digitale terrestre viene
riconosciuto dalla legge n. 3/2003.
Due le principali linee di intervento della
Fondazione: (1) effettuare il coordinamento tecnico della sperimentazione mediante l’avvio di
progetti di T-government; (2) promuovere il digitale terrestre favorendo la creazione di organismi
che siano in grado di raccogliere e armonizzare
gli interessi di tutte le aziende che hanno un ruolo
nella partita del digitale terrestre.
Ruolo della Fondazione Bordoni nei progetti e nelle iniziative legate al digitale terrestre.
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I quaderni di
Il digitale terrestre accende i motori
Dei progetti di sperimentazione e di T-government si parla diffusamente nell’articolo immediatamente successivo nell’ambito di questo Quaderno. Anticipiamo soltanto che si tratta di un’attività
che la Fondazione Ugo Bordoni ha svolto negli
anni 2002-2003 con sperimentazioni preliminari
cui hanno partecipato su base volontaria e a titolo
non oneroso alcuni importanti soggetti di mercato. Nel 2004-2006 tale attività è prevista svolgersi,
invece, mediante l’assegnazione, a seguito di avviso di gara e procedura di selezione, di progetti di
sperimentazione ad amministrazioni pubbliche e
soggetti erogatori di servizi per il cittadino.
È opportuno, invece, menzionare subito quattro organismi, nati con il concorso determinante o per autonoma iniziativa della Fondazione
Ugo Bordoni:
DGTVi, aperta a tutti i broadcaster che abbiano avviato trasmissioni in tecnica digitale terrestre, con caratteristiche di continuità e regolarità della programmazione, con lo scopo di
garantire condizioni di piena interoperabilità tra
apparati di utente, programmi e servizi e piena
fruizione di tutta l’offerta televisiva in Italia
tramite box interattivi che rispondano ad un
corpo unificato di specifiche;
Ambiente Digitale, aperto ai fornitori di
contenuti, ai fornitori di servizi e alle società
di sviluppo software, avente per scopo la definizione di linee guida e criteri comuni per la
creazione di un mercato delle applicazioni che
funga da volano allo sviluppo complessivo della
televisione digitale, nell’interesse degli utenticittadini;
Sistemi Digitali, aperto ai fornitori di apparati (di rete e di utente; di televisione e di telecomunicazioni), agli operatori televisivi e agli
operatori di telecomunicazioni, per trovare soluzioni comuni a questioni funzionali riguardanti
la tv digitale non ancora risolte dalle norme tecniche internazionali e per affrontare in fase precompetitiva le sfide poste da varie innovazioni
tecnologiche che si profilano all’orizzonte, nel
campo della televisione digitale e in tema di
convergenza tra mondo della televisione, comunicazioni mobili e Internet;
Input – Contenuti Digitali, aperto a tutti i
soggetti di mercato che operano nell’ideazione
di contenuti televisivi, avente per scopo la messa
a punto di nuovi “linguaggi” e nuovi “format”
in grado di valorizzare al massimo la coesistenza di multimedialità e interattività nella televisione digitale.
Guido Salerno
Direttore Generale – Fondazione Ugo Bordoni
Progetti di sperimentazione e
T-government
P
er assicurare un ordinato sviluppo tecnico
del sistema DTT, per monitorarne l’impatto sul mercato, per affrontare con soluzioni
comuni tutti i problemi tecnici che si presentano nella fase di avvio di una nuova tecnica,
soprattutto considerando gli ingenti investimenti
in gioco, le istituzioni italiane competenti in
materia (Parlamento, Ministero delle comunicazioni, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) hanno definito e promosso un programma di sperimentazione, che - iniziato nel 2003 accompagnerà almeno per tutto il 2005 la fase
LUGLIO-AGOSTO 2004
di switch-over, cioè il processo di
graduale passaggio dall’analogico al digitale.
La sperimentazione può essere minimale, se coinvolge la sola
catena diffusiva (trasmissione
Sebastiano Trigila
programmi TV e trasmissione
di servizi non interattivi), oppure piena, se coinvolge anche la catena interattiva. In questo caso,
la sperimentazione ha complessità ben maggiore, perché - oltre a richiedere set top box interattivi per gli utenti - implica la creazione e
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Progetti di sperimentazione e T-government
gestione di un centro servizi.
Secondo le regole stabilite dalla legge n.
66/2001 e dalla delibera n. 435/01/CONS
dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e da successive disposizioni, per gli attuali
broadcaster (nazionali e locali) è possibile effettuare sperimentazioni cosiddette “in proprio”,
utilizzando canali legittimamente eserciti, nonché
canali eventualmente derivanti da acquisizioni
in base al seguente dettato: “Al fine di promuovere l’avvio dei mercati televisivi in tecnica digitale su frequenze terrestri, sono consentiti, per
i primi tre anni dalla data di entrata in vigore del
DDL n. 5 del 23 gennaio 2001, i trasferimenti di
impianti o di rami di azienda tra concessionari
televisivi in ambito locale o tra questi e concessionari televisivi in ambito nazionale, a condizione che le acquisizione operate da questi ultimi siano impiegate esclusivamente per la diffusione sperimentale in tecnica digitale”. A questa
eventualità si fa riferimento con il termine
“compravendita di frequenze”. Il 2003 ha visto
un’intensa campagna di compravendita nel senso
suddetto. I termini temporali per tale attività
sono riaperti dalla legge Gasparri.
In virtù di un provvedimento contenuto all’art.
41 della legge n. 3/2003, i broadcaster possono
partecipare alla sperimentazione cosiddetta
“pubblica”, utilizzando - con apposita concessione del Ministero - frequenze attualmente libere o disponibili.
Tuttavia, mentre per la sperimentazione in
proprio basta richiedere un’autorizzazione al
Ministero, che viene concessa una volta verificati i necessari requisiti tecnici e amministrativi,
per la sperimentazione pubblica occorre invece
presentare un progetto operativo che preveda,
oltre ad un normale palinsesto televisivo, anche
dei servizi interattivi di “pubblica utilità”, i cosiddetti servizi di T-government. Della fornitura di
tali servizi si fa carico una pubblica amministrazione (statale, regionale o locale) oppure una
società che eroga dei servizi di interesse generale (ad esempio, INPS, Poste, ACI, Ferrovie,
Alitalia, aziende ospedaliere, ecc.), mentre il
broadcaster agisce da “operatore di rete” per la
diffusione di tali servizi sul suo multiplex e per
la gestione del centro servizi. Data la scarsità di
risorse di spettro, è previsto che l’assegnazione
delle frequenze avvenga mediante una selezio-
Laboratorio digitale terrestre FUB.
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I quaderni di
Il digitale terrestre accende i motori
ne dei progetti giudicati più credibili e di
maggior interesse per la comunità. Nella sperimentazione pubblica, la Fondazione Ugo Bordoni ha un ruolo centrale, in quanto dalla medesima legge n. 3/2003 è incaricata della promozione e della supervisione tecnica.
Sperimentazioni da parte
delle emittenti commerciali
Allo stato attuale, la sperimentazione in proprio
interessa una cinquantina di iniziative, già avviate
o in corso di avviamento, che coinvolgono
complessivamente circa 25.000 famiglie in varie
parti d’Italia. I soggetti che legittimamente eserciscono l’attività di radiodiffusione televisiva su
frequenze terrestri in tecnica analogica, da satellite o via cavo possono richiedere al Ministero delle
comunicazioni il rilascio dell’abilitazione alla sperimentazione per la diffusione di programmi numerici e di servizi della società dell’informazione in
tecnica digitale su frequenze terrestri.
Sperimentazione da parte
della concessionaria pubblica
La concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo sta sperimentando trasmissioni radiotelevisive e servizi della società dell’informazione in tecnica digitale su due multiplex. Secondo la normativa, un multiplex è riservato al servizio pubblico, mentre il secondo deve riservare
il 40 per cento della capacità a fornitori di contenuto esterni (come previsto per le emittenti
commerciali). La RAI procederà alla regionalizzazione di un multiplex al fine dell’inserzione di
palinsesti e servizi diffusi in ambito locale.
La RAI ha selezionato un panel di 900 famiglie nelle città di Torino, Roma e Palermo per
comprenderne le aspettative, i gusti e le necessità, e valutare il gradimento e l'utilizzo dei servizi interattivi.
dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, attraverso un apposito Comitato di vigilanza
della sperimentazione, istituito nel maggio 2003,
e si focalizza su servizi interattivi di utilità per il
cittadino (T-government a livello nazionale e
locale, telemedicina, teledidattica).
Come stabilito dalla legge n. 3/2003, art. 41,
comma 7, il coordinamento tecnico è affidato
alla Fondazione Ugo Bordoni, con la partecipazione - mediante apposite convenzioni - di tutti
i soggetti interessati (operatori, fornitori di servizi, fornitori di contenuti) e con la definizione di
un bacino di utenza campione selezionato e gestito con criteri socio-statistici. La sperimentazione pubblica avrà luogo nelle aree, incluse importanti zone urbane, nelle quali esistano frequenze libere o disponibili.
Sono molti i servizi interattivi che possono
essere messi a disposizione in una sperimentazione pubblica, con il coinvolgimento dei principali attori del mercato. Ad esempio, l’INPS
offrirà la consultazione di dati contributivi e
pensionistici destinati sia ai lavoratori che ai 16
milioni di pensionati. Gli enti pubblici potranno fornire informazioni su bandi e concorsi e
permetteranno il pagamento di tributi come, ad
esempio, il bollo auto o l’ICI. Le Poste metteranno a disposizione il pagamento via televisione degli oltre 400 milioni di bollettini postali,
eliminando le code agli sportelli, e potranno
permettere il monitoraggio della consegna di
pacchi e raccomandate. Attraverso questo nuovo
canale i cittadini potranno consultare équipe di
medici senza andare in ambulatorio o in ospedale. Sarà possibile aiutare i cittadini che necessitano di un monitoraggio frequente del loro
stato di salute, come gli oltre 4 milioni tra diabetici e cardiopatici o gli 8 milioni di persone che
effettuano una visita specialistica ogni mese. La
pubblica amministrazione avrà l’opportunità di
entrare direttamente nelle case dei cittadini, in
modo ancora più diretto e agevole rispetto all’utilizzo della rete Internet.
Sperimentazione pubblica orientata
ai servizi interattivi di utilità per
il cittadino
Iniziative di finanziamento
di progetti di T-government
La sperimentazione pubblica avviene sotto
l’egida del Ministero delle comunicazioni e
Allo scopo di stimolare la diffusione di servizi di T-government, il Ministero delle comu-
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Progetti di sperimentazione e T-government
Il bando CNIPA-FUB: diagramma relazionale.
nicazioni e il Dipartimento Innovazione e
Tecnologie (DIT), hanno costituito un fondo
di 10 milioni di euro per il cofinanziamento
di progetti presentati da parte di amministrazioni pubbliche ed erogatori di servizi di
pubblica utilità. La gestione di questo fondo,
di competenza del DIT per una quota di 7
milioni e di competenza del Ministero delle
comunicazioni per una quota di 3 milioni, è
stata - con decreto dei rispettivi ministri - affi-
data a CNIPA e Fondazione Ugo Bordoni. Al
momento in cui questo numero va in stampa,
sono in preparazione due avvisi di gara, da
parte di CNIPA e Fondazione Ugo Bordoni.
Con il fondo gestito da CNIPA si cofinanziano progetti che privilegino la semplicità e l’efficacia di utilizzo di servizi interattivi di
pubblica amministrazione, da parte di quanti
più cittadini possibile, con moderate prestazioni di interattività. Con il fondo gestito da
FUB si cofinanziano progetti che privilegino
prestazioni quali l’autenticazione, l’autorizzazione degli utenti, i pagamenti on-line o l’utilizzo di nuove tipologie di canale di ritorno.
Le pubbliche amministrazioni aggiudicatarie dovranno dare prova dell’esistenza di intese con broadcaster in grado di diffondere i
servizi proposti nei progetti e con produttori
di tecnologia e di software che fungano da
partner per la realizzazione di servizi e centro
servizi.
Sebastiano Trigila
Responsabile Progetto Transizione al digitale terrestre
Fondazione Ugo Bordoni
DGTVi
L
’Italia è in linea con il modello “free” prevalente in Europa e, seguendo l’esempio inglese,
ha dato vita ad una Associazione per lo sviluppo
del digitale terrestre, la DGTVi, composta in
partenza dai maggiori operatori autorizzati alla
sperimentazione dalla legge 66 del 2001 (Rai,
Mediaset, Telecom Italia Media) insieme con la
Fondazione Ugo Bordoni. Recentemente sono
diventati soci DGTVi anche D-Free e l’associazione di emittenti FRT. L’Associazione è un organismo aperto verso terzi ed opera in modo non discriminatorio nei confronti di tutti gli operatori del
settore e degli utenti finali. Obbiettivo dell’Associazione è non solo promuovere il digitale terrestre,
ma anche garantire l’interoperabilità tra i diversi
decoder e il rispetto degli standard, evitando tutte
quelle penalizzanti discrasie che spesso accompagnano le fasi tumultuose dello sviluppo tecnologi-
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co (molti ricordano ancora la battaglia tra gli standard VHS e Beta, che tanto ha nuociuto al primo
sviluppo dello home video e la questione del decoder unico ai tempi di Tele+ e Stream).
Presidente della DGTVi è Carlo Sartori (Presidente di RaiSat e responsabile del digitale terrestre
per RAI). Segretario Generale è Mario Frullone
(Direttore delle Ricerche della Fondazione Ugo
Bordoni). DGTVi ha aperto un sito informativo sul
digitale terrestre a supporto dei telespettatori e di
tutti gli attori coinvolti (www.dgtvi.it).
L’Associazione è organizzata in tre aree operative - Comunicazione e Rapporti Istituzionali,
Marketing e Supporto, Tecnica e Testing - che si
suddividono opportunamente il programma di
lavoro dell’Associazione:
– cooperare, in costante consultazione con il
Ministero delle comunicazioni, l’Autorità per
I quaderni di
Il digitale terrestre accende i motori
Conferenza stampa di presentazione dell’associazione DGTVi.
le garanzie nelle comunicazioni ed ogni altra
autorità competente ed in linea con la rilevante normativa europea e nazionale, alla transizione dal sistema analogico a quello digitale nei
tempi previsti dalle leggi vigenti;
– organizzare eventi funzionali ad una maggiore
conoscenza delle opportunità e delle sfide del
digitale terrestre;
– cooperare con le associazioni di produttori di
decoder;
– cooperare con gli installatori, le loro associa-
zioni e le loro scuole di formazione;
– emanare specifiche tecniche aggiuntive alle
norme DVB, DVB-T ed MHP, soprattutto con
riferimento alla gestione di applicazioni e servizi interattivi; la conformità a tali specifiche (del
tutto volontaria per i produttori, ma opportunamente attestata da un “bollino” DGTVi in
corso di messa a punto) garantirà agli utenti la
piena interoperabilità dei decoder con tutti i
programmi e i servizi diffusi dai soci nelle loro
reti televisive.
Ambiente Digitale
A
mbiente Digitale è un progetto nato su
iniziativa della Fondazione Ugo Bordoni per
studiare le opportunità e le migliori condizioni
di sviluppo e di evoluzione dei linguaggi, prodotti e servizi che caratterizzino l’interattività della
televisione digitale. La transizione alla nuova TV
rappresenta per il telespettatore la possibilità di
trasformarsi da utente passivo a soggetto attivo.
Assistiamo oggi alla nascita di un sistema di
comunicazione interattiva che non è la somma
delle opportunità offerte dalle tecnologie già
utilizzate singolarmente, ma strumento innovativo per il quale vanno elaborati nuovi linguaggi
e nuove interfacce. Ambiente Digitale ha l’obiettivo primario di individuare le soluzioni più
LUGLIO-AGOSTO 2004
adeguate per armonizzare lo sviluppo di questo
“canale”, che mette in comunicazione i broadcaster e le “macchine” con gli utenti, i fornitori
di servizi, contenuti e applicazioni. Il sistema di
comunicazione interattiva offre straordinarie
opportunità in termini di servizi e applicazioni
per gli utenti: tra quelli che si possono definire i
nuovi T-services, servizi interattivi via televisione digitale, rientreranno per esempio il T-learning (per la formazione), il T-health (per le consulenze mediche), il T-government (per collegarsi
a servizi della pubblica amministrazione), il Tcommerce (per le transazioni economiche).
Ambiente Digitale opera con gli organismi interessati per analizzare tutte le strade che lo svilup-
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Ambiente Digitale
Gruppi di lavoro in Ambiente Digitale.
po di contenuti interattivi può percorrere e per
assicurarsi che esso avvenga in modo da consentire l’accesso ai servizi a tutti gli utenti, mediante
strumenti di interazione semplici e immediati (ad
esempio menu vocali, telecomandi ergonomici,
interfacce accessibili e usabili). Il nuovo sistema
dovrà essere in grado di tutelare e di offrire le massime garanzie di sicurezza non solo agli utenti finali (per esempio per i pagamenti e per la privacy),
ma anche a tutti gli attori della catena del valore
che partecipano al mercato che si svilupperà sulla
nuova tecnologia. Ambiente Digitale si occuperà
quindi dell’individuazione dei modelli di business
applicabili e integrabili con la televisione digitale
interattiva, approfondendo gli aspetti economici e
quelli relativi alla sicurezza delle transazioni. Le
attività di studio dell’Associazione culmineranno
nell’organizzazione di eventi, nella distribuzione
di materiale informativo e in attività di sensibilizzazione dell’utenza e dei produttori.
Sistemi Digitali
L
’iniziativa “Sistemi Digitali” è stata avviata
nel marzo del 2004 dalla Fondazione Ugo
Bordoni inserendosi nel quadro delle azioni
nazionali volte a sostenere lo sviluppo dell’industria elettronica di consumo e dei sistemi di
rete ad essa correlati, con particolare riferimento alla TV digitale.
Lo scopo principale dell’iniziativa è quello di
condividere le problematiche di produzione e
diffusione degli apparati di TV digitale, nel breve
e nel medio-lungo termine, nonché le possibilità
e gli scenari di introduzione di successive generazioni di apparati. Vengono considerati aspetti
tecnici, normativi e di mercato in modo coordinato con altre iniziative correlate, quali l’associazione DGTVi, l’iniziativa “Ambiente digitale” e l’associazione “Input – Contenuti Digitali”.
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Gli obbiettivi principali dell’iniziativa sono:
– favorire lo sviluppo del mercato degli apparati di TV digitale garantendo l’interesse dei
telespettatori, la competitività dei produttori
e la salvaguardia dei loro investimenti;
– rispondere alle richieste e ai requisiti tecnologici sugli apparati che potranno pervenire da
tutti gli attori della catena della TV digitale e
delle associazioni o gruppi ad essa correlati;
– presidiare l’evoluzione tecnologica in vista di una
pianificazione concertata delle future generazioni di set top box e ricevitori TV integrati (iDTV);
– interagire costantemente con le maggiori istituzioni pubbliche, sia a livello governativo, sia
a livello regolatorio, sia a livello di amministrazione ed erogazione di servizi sul territorio;
– assicurare che l’Italia, anche dal punto di vista
I quaderni di
Il digitale terrestre accende i motori
Gruppi di lavoro in Sistemi Digitali.
dell’HW, sia al centro, non alla periferia, del
mercato ICT multimediale e interattivo.
“Sistemi Digitali” indirizza quattro aree
operative:
1. Piattaforma hardware e software, con riferimento a questioni quali le prestazioni dei dispositivi di memoria rispetto alle esigenze applicative del mercato, evoluzione e tempi di adozione di nuove interfacce di input/output, evoluzione del canale di ritorno, adozione di tecniche
di codifica avanzate (MPEG-4 e H.264), prospettive del DVB-H.
2. Piattaforma MHP, con riferimento a questioni quali i tempi di adozione di profili successivi
a quello scelto attualmente nel sistema italiano.
3. Piattaforma di sicurezza, con riferimento alla
scelta di un sistema di smart card ai fini dell’autenticazione e dell’autorizzazione degli utenti a
utilizzare determinati servizi, coerente con le
scelte fatte per la Carta Nazionale dei Servizi e
per la Carta d’Identità Elettronica.
4. Comunicazione e mercato, per i rapporti con
le istituzioni ed altri gruppi o associazioni impegnate nel DTT e per la presenza del gruppo in
convegni o eventi fieristici.
Input – Contenuti Digitali
S
iamo ormai entrati nel vivo della transizione che
sta portando il sistema televisivo nazionale verso
quella rivoluzione di sistema che è il passaggio dal
segnale analogico a quello digitale. Con il recente
lancio delle trasmissioni in formato numerico sulla
piattaforma terrestre, si rende necessario portare a
un livello progettuale, e a tutto campo, il dibattito già
in corso sul futuro dell’industria televisiva nel contesto della convergenza tra i media.
Perché ciò accada è utile portare al centro del dibattito il tema dei contenuti, terreno dove si gioca la diffusione e il successo della televisione digitale terrestre,
ed intorno al quale vale la pena di costruire un tavolo di riflessione comune per individuare le linee di
LUGLIO-AGOSTO 2004
sviluppo del nuovo prodotto televisivo.
Innovazioni come la nascita delle
emittenti tematiche e la distribuzione
multi-piattaforma sono, allo stato delle
cose, realtà destinate a durare. Occorre tuttavia essere coscienti che esse non
sono che l’inizio di un processo destinato a svilupparsi lentamente ma inesoEnrico Manca
rabilmente. Dalla TV rinforzata (enhanced), che utilizza le possibilità di interattività offerte
dalla nuova tecnologia per rafforzare e diversificare
i suoi paradigmi tradizionali, si andrà verso nuovi
prodotti dove le funzioni di servizio e di intrattenimento si alterneranno e si intersecheranno.
67
Input – Contenuti Digitali
Da ciò la necessità di ragionare su quelli che saranno i nuovi linguaggi e i nuovi prodotti nell’era della
convergenza. Osservando quanto sta accadendo nei
mercati internazionali più significativi, sembra diffondersi la consapevolezza che il prossimo stadio dell’innovazione coinciderà con l’instaurazione di sinergie
tra le diverse piattaforme di comunicazione già nella
fase produttiva e darà luogo alla nascita di prodotti
interattivi e complessi, arricchiti dall’apporto che ogni
singolo media sarà capace di dare.
Alla luce di tale prospettiva, risulta sempre più
urgente trovare una piattaforma comune per la condivisione e il dialogo tra i diversi operatori del nascente mercato convergente, che faccia tesoro dell’esperienza e della creatività degli autori degli attuali contenuti mettendoli in contatto con le nuove creatività,
già impegnate nella progettazione di prodotti innovativi per la televisione digitale. Dal confronto di
competenze diverse è lecito, infatti, aspettarsi un’evoluzione di tipo qualitativo.
A questo incontro è fondamentale la partecipazione di tutti i soggetti - televisivi e non - che prendono
parte e contribuiscono al processo di convergenza,
nonché degli operatori delle diverse piattaforme di
comunicazione, la cui perfetta interoperabilità è allo
stesso tempo premessa e conseguenza dello sviluppo.
Un’iniziativa di questo tipo sarà di aiuto non solo
perché creerà un terreno fertile per la nascita di nuove
idee e modalità produttive, ma anche perché - in una
prima fase che fisiologicamente potrebbe nascondere insidie e fomentare una corsa alla posizione di
comando e ad investimenti azzardati - potrà creare
una piattaforma di dialogo fra gli operatori che, fra
gli altri, avrà il beneficio di diminuire i rischi per ognuno di essi su un mercato incerto ed imprevedibile.
Nel pieno rispetto, per altro, della natura e del
corretto funzionamento del libero mercato: nella
consapevolezza, cioè, che lo sviluppo di una sana
concorrenza è uno step fondamentale nell’evoluzione del settore della televisione e del sistema dei media,
ma non contrasta con il riconoscimento dell’esistenza, soprattutto nella fase costituente, di un terreno di
comune interesse.
Riuscendo a far incontrare i protagonisti della
prossima stagione digitale - è questo l’obiettivo che
Input, la nuova associazione nata per iniziativa di
FUB e ISIMM, si prefigge - si potrà dare un contributo all’avvio di un processo razionale di innovazione nella continuità e ad una nuova ricerca della
68
qualità. Lavorando insieme sarà più facile, per
ciascun player, dare il proprio contributo nel disegnare nuovi scenari di offerta e per stimolare la creazione di una nuova domanda.
Naturalmente una iniziativa come quella che si
propone nel campo dei “contenuti” della DTT, è
condizione necessaria ma non sufficiente per agevolare l’innesto di un processo virtuoso di sviluppo. L’altra gamba del progetto è rappresentata dall’organizzazione e rafforzamento dell’attività di ricerca. Anche
perché la riflessione sull’oggetto della televisione digitale terrestre, ovvero sul suo contenuto, va strutturata tenendo sempre presente l’apporto degli altri media,
ovvero dei media “limitrofi” in quel sistema di compresenza e mutuo interscambio che è la convergenza:
poiché il nuovo prodotto televisivo si prefigura come
risultante complessa dell’intreccio di linguaggi e funzionalità che la tv comincia a condividere con altri mezzi
digitali (telecomunicazioni, Internet, etc).
Alla luce della centralità che il contenuto, ovvero
il “nuovo prodotto”, occupa in questa fase di passaggio alle reti televisive digitali terrestri, e proprio per le
forti affinità che alla base esso condivide con i linguaggi degli altri media digitali, un costante monitoraggio
e un’attività di ricerca continuativa su tali scenari risulta, in questa fase, di fondamentale importanza.
La televisione digitale è un medium complesso, un
nuovo medium, che va studiato per le sue peculiarità
e nei suoi continui interscambi con gli altri media di
convergenza: è opportuno che la riflessione sui contenuti si avvalga dunque dell’apporto stabile - e non
emergenziale - degli strumenti di analisi e valutazione che la ricerca è in grado di fornire.
Il monitoraggio e l’analisi costante delle principali caratteristiche del sistema integrato dei media digitali sono infatti strumenti preziosi per chi voglia
progettare i futuri contenuti della televisione digitale terrestre ed essere, allo stesso tempo, in grado di
cogliere i mutamenti strutturali che intervengono in
questa fase all’interno del sistema dei media e nei suoi
rapporti con il complesso del sistema sociale.
Lo scenario altamente dinamico prospettato dal
cambiamento tecnologico e di paradigma comunicativo richiede, ora più che mai, un approccio multidisciplinare e multiangolare, in grado di cogliere tutti
i complessi aspetti del fenomeno, indispensabili per
interpretarlo e per poter propriamente intervenire
ed operare all’interno di esso.
Enrico Manca – Presidente ISIMM
I quaderni di
Il digitale terrestre accende i motori
La lunga marcia del digitale terrestre
a situazione del digitale terrestre ad oggi
rappresenta un risultato straordinario, se
solo si pensa che a tutto il 2003, i decoder in
Italia praticamente esistevano solo presso i laboratori dei produttori, presso i laboratori dei
broadcaster (ad esempio, il Centro Ricerche RAI
di Torino e la struttura TILAB di Telecom Italia)
e di istituti di ricerca come la Fondazione Ugo
Bordoni e venivano mostrati solo in occasioni di
fiere e convegni.
L
Il digitale terrestre alla fine del 2003
Pietra miliare della messa in campo dei decoder è la fiera SatExpo ‘03 di Vicenza (2-4 ottobre 2003), nella quale per la prima volta in Italia
sono esibiti al pubblico dei set top box alimentati da segnale televisivo “in diretta”, generato
cioè da un sistema di head-end e di diffusione,
messo a disposizione dalla società DMT nei locali della fiera, e collegati a degli schermi.
Memorabile, inoltre, l’esposizione “Parco del
futuro” organizzata a Cernobbio il 24-25 otto-
bre, in occasione di una riunione dei ministri
europei delle comunicazioni, durante il semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea. In tale parco viene dimostrata l’interoperabilità, cioè la capacità di qualsiasi set top box
di ricevere correttamente programmi provenienti da diversi multiplex. Vengono altresì
mostrate le prime applicazioni interattive. Per
la prima volta in Europa, vengono presentate
insieme e con uguale enfasi tutte le tipologie di
soggetti, con loro prodotti e servizi, coinvolti
nella catena del valore: fornitori di servizi interattivi indipendenti dai programmi televisivi
(Regione Piemonte, Ospedale San Raffaele, ACI
e Poste), fornitori di contenuti TV interattivi
(RAI, Mediaset e La7), fornitori di apparati di
reti televisive digitali (DMT), fornitori di apparati di trasporto e di distribuzione (Alenia
Spazio, con i suoi servizi di trasporto via satellite), fornitori di servizi in outsourcing, per
operatori televisivi e operatori di telecomunicazioni (Tel.IS), costruttori di apparati di rice-
Conferenza di Cernobbio, 24-25 ottobre 2003.
LUGLIO-AGOSTO 2004
69
La lunga marcia del digitale terrestre
zione digitale (STB e iDTV) (AccessMedia e
Philips), fornitori di microelettronica alla base
dei STB (ST Microelectronics), fornitori di
applicazioni interattive e centri di gestione per
veicolare servizi di e-government e altre applicazioni commerciali (Gruppo COS e Telespazio), fornitori di canale di ritorno e di soluzioni per l’integrazione a livello di contenuti tra il
mezzo televisivo e i sistemi di telecomunicazione a larga banda, fissa o mobile (TIM, Telecom Italia ed Ericsson).
A Natale 2003, i decoder DTT fanno la loro
apparizione sugli scaffali dei negozi, ma - a causa
dei modesti quantitativi riforniti - vengono utilizzati più come oggetti da vetrina che come apparati da vendere.
Un settennio di preparazione
La storia del digitale terrestre comincia nella
prima metà degli Anni Novanta, con la partecipazione determinante di esponenti tecnici di
molte società di radiodiffusione e dell’industria italiana degli apparati audio-visivi alle attività del gruppo internazionale DVB, fin dal
momento della sua formazione. Le tecniche di
televisione digitale vengono dapprima realizzate nei sistemi satellitari, dove maggiore era
l’esigenza di un utilizzo ottimizzato di una
risorsa molto costosa come la banda disponibile a bordo e migliorare la qualità di ricezione. Avviene così la transizione dalla TV satellitare analogica alla TV satellitare digitale. Simili esigenze di un utilizzo più razionale dello
spettro radiotelevisivo (che in Italia, praticamente saturo, non permette oltretutto l’ulteriore crescita del sistema televisivo e l’ingresso di nuovi soggetti se non in sostituzione di
soggetti già presenti sul mercato) e di miglioramento della qualità di ricezione portano a
studiare la possibilità di introdurre in Italia il
digitale terrestre.
Nel 1997, la legge Maccanico (n. 249/97) istituisce l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), affida a questa la stesura di un
Piano nazionale di assegnazione delle frequenze
e menziona per la prima volta, nella legislazione
italiana, il digitale terrestre, prevedendo un’apposita riserva di frequenze per la sperimentazione di tale nuova tecnologia. Riserva di frequenze
che l’Agcom individua nei canali 9 (VHF) e 66,
67, 68 (UHF). Di fatto, tali canali non sono mai
risultati disponibili per la sperimentazione, ma
questo - data la notevole flessibilità che caratterizza il sistema italiano - non ha impedito al digitale terrestre di svilupparsi comunque. Nel 2000,
TV analogica terrestre e TV digitale terrestre a confronto.
70
I quaderni di
Il digitale terrestre accende i motori
l’Agcom pubblica, con il contributo di molti
esperti provenienti da molte aziende italiane del
settore, il Libro Bianco sulla Televisione digitale
terrestre, effettuando una disamina di tutte le
questioni tecniche e le possibili soluzioni, e
prospettando vari scenari di pianificazione delle
frequenze in tecnica digitale. Nel frattempo, la
legge n. 216/00 prevede finanziamenti pluriennali per agevolare gli investimenti, da parte delle
televisioni locali, di apparati nella nuova tecnica
digitale.
Nel 2001, il decreto 23 gennaio 2001,
convertito dalla legge n. 66/01, prefigura la
progressiva conversione di tutto il sistema televisivo dall’analogico al digitale, aprendo una
fase di sperimentazione (la cui regolamentazione è demandata all’Agcom) e fissando il 31
dicembre 2006 come data di cessazione delle
trasmissioni analogiche. A stretto giro, con il
regolamento Agcom n. 435/01/CONS, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, definisce il nuovo assetto (catena del valore) del
mercato della TV digitale, distinguendo tra
operatore di rete, fornitore di contenuti e fornitore di servizi.
Il Governo espresso dalla maggioranza risultante dalle elezioni politiche del 2001, conferma
il programma di transizione al digitale terrestre
fissato nella precedente legislatura. Onde garantire un ordinato svolgimento del processo di transizione, viene istituita, dal Ministro delle comunicazioni, la Commissione per lo sviluppo del
digitale terrestre, sotto la presidenza dell’on.
Giancarlo Innocenzi.
L’anno 2002 è dedicato, da un lato, a studi di
fattibilità e di sostenibilità economica della transizione nei termini temporali fissati dalla legge
n. 66/01 e, dall’altro, alle prime trasmissioni
sperimentali tese a provare la funzionalità e le
prestazioni del nuovo sistema. Studi di esperti
del settore mostrano che da un lato, senza
adeguate misure di sostegno politico, economico e tecnico, il DTT rischia di non decollare,
dall’altro, come il digitale terrestre possa fungere - in virtù degli investimenti che può attrarre
- da volano per il sistema economico italiano.
Alla Conferenza SatExpo 2002, si parla per la
prima volta - durante il convegno annuale degli
installatori di antenne satellitari - delle prospettive e delle opportunità della televisione digitale terrestre.
Con la legge finanziaria 2003, viene previsto
il finanziamento di decoder DTT fino ad un
ammontare di 4 milioni di euro, pari a oltre
25000 decoder. Con il collegato alla finanziaria 2002 (ovvero legge n. 3/2003) viene sanci-
TV satellitare e TV digitale terrestre a confronto.
LUGLIO-AGOSTO 2004
71
La lunga marcia del digitale terrestre
to un programma di sperimentazione pubblica del digitale terrestre con particolare riguardo ai servizi interattivi per il cittadino, con affido del coordinamento tecnico alla Fondazione Ugo Bordoni. Il 3 marzo 2003 si svolge, per
iniziativa congiunta di Ministero delle comunicazioni, Regione Piemonte e Fondazione Ugo
Bordoni, il primo convegno istituzionale sul
digitale terrestre. Il 27 giugno 2003, con la
cooperazione tra Ministero delle comunicazioni, Corecom Veneto e Fondazione Ugo
Bordoni, ha luogo a Venezia un convegno sul
digitale terrestre, in concomitanza con la
pubblicazione di un volume sul digitale terrestre, prodotto congiuntamente dalla Commissione per il riassetto del sistema radiotelevisivo e dalla Fondazione Ugo Bordoni. Nel frattempo la Fondazione Ugo Bordoni, organizzando una serie di incontri bilaterali e multilaterali, con emittenti televisive, costruttori di
apparati e società di servizi, crea un’ampia
comunità industriale intorno al digitale terrestre. Sicché, un invito alla manifestazione di
interesse alla sperimentazione, pubblicato dalla
Fondazione Ugo Bordoni, sulla G.U. del 10
luglio 2003, risulta nell’adesione di oltre 150
soggetti di mercato. Vengono coinvolte anche
le associazioni artigiane relativamente alla categoria degli “installatori”. Le più note scuole di
formazione per installatori (ad esempio, Eurosatellite) istituiscono una nuova linea di corsi
dedicati al digitale terrestre.
A fine luglio 2003, il Consiglio dei Ministri per
la Società dell’Informazione delibera l’inizio di
una cooperazione tra il Ministero delle comunicazioni e il Dipartimento Innovazione e Tecnologie per la gestione di un fondo comune da dedicare a progetti di sperimentazione di servizi di egovernment sulla piattaforma digitale terrestre.
Servizi ribattezzati con il termine T-government.
Le già citate manifestazioni espositive di
SatExpo 2003 e del Parco del futuro alla Conferenza di Cernobbio, contribuiscono a creare una
massa critica in termini di istituzioni e attori del
mercato positivamente orientate nei confronti
del digitale terrestre.
La catena del valore nel digitale
terrestre
L
a televisione terrestre analogica, cioè quella che abbiamo conosciuto per cinquant’anni, è caratterizzata dall’avere, in ogni sito di
trasmissione, una frequenza dedicata per ogni
programma televisivo. In altre parole, la diffusione di un nuovo programma televisivo richiede la messa in opera di una nuova rete di apparecchiature presso i centri di produzione, di
ponti radio e trasmettitori ad esso dedicata. Si
tratta di un mercato verticale in cui un solo
soggetto, la società emittente concessionaria
dell’autorizzazione a trasmettere, gestisce tutto
quello che serve per produrre, trasportare, distribuire e diffondere il segnale. L’utente - senza
alcun rapporto contrattuale con l’emittente usufruisce del servizio televisivo mediante il suo
tradizionale televisore.
72
Con la TV digitale terrestre, una rete già dedicata a trasmettere un solo programma, opportunamente integrata con apparecchiature di elaborazione e composizione del segnale televisivo e
nuovi apparati di modulazione, viene abilitata a
trasmettere N programmi televisivi ed M servizi
Catena del valore nella TV analogica.
I quaderni di
Il digitale terrestre accende i motori
di comunicazione dati. Per la ricezione dei
programmi l’utente deve munirsi di apposito
apparato, detto decoder o set top box, in grado
di trasformare il segnale televisivo digitale in
segnale analogico visualizzabile dai televisori tradizionali. Nell’assetto regolatorio del mercato della
TV digitale terrestre, il ruolo del concessionario
(soggetto responsabile della preparazione e del
contenuto del programma, nonché soggetto che
poteva installare ed esercire impianti di radiodiffusione) fa posto a tre nuove figure:
fornitore di contenuti, titolare di responsabilità editoriale nella predisposizione di
programmi e servizi;
operatore di rete, titolare del diritto d’installazione ed esercizio degli impianti di trasmissione e che provvederà alla diffusione dei
programmi prodotti da fornitori di contenuti e fornitori di servizi;.
fornitore di servizi, fornitore di servizi al
pubblico ad accesso condizionato, mediante distribuzione agli utenti di chiavi numeriche per l’abilitazione alla visione dei
programmi ovvero fornitore di servizi della
società dell’informazione.
Catena del valore DTT (solo diffusiva).
Catena del valore DTT (diffusiva e interattiva).
Per completare il quadro, occorre dire che nel
definire la televisione digitale terrestre si è pensato a servizi interattivi, che prevedono cioè la
comunicazione, tramite il decoder collegato ad
una rete di telecomunicazioni, con server appartenenti ai fornitori di contenuti o ai fornitori di
servizi, per lo scambio di dati specifici, personali o riservati inseriti o richiesti dall’utente. Al
canale di telecomunicazione si dà il nome di
canale di ritorno.
La catena del valore si completa dunque
con un segmento che tiene conto dell’interattività. Alle precedenti figure occorre allora aggiungere anche la figura dell’operatore di
telecomunicazioni, fornitore del canale di ritorno. Rilevante in questo contesto, il sistema
detto centro servizi, che assicura le funzioni
di accesso degli utenti, smista le loro richieste verso i server contenenti le informazioni
richieste dagli utenti e converte i formati dei
server (tipicamente, dei server Internet) in
formati adeguati alla rappresentazione su uno
schermo televisivo per il tramite del set top
box.
La transizione al digitale terrestre
P
er transizione si intende “un processo che,
in modo non traumatico e nel rispetto delle
esigenze dei broadcaster e degli utenti, trasformi l’attuale assetto dell’emittenza televisiva in
un nuovo assetto basato sulla tecnologia digitale” [Libro Bianco sulla Televisione Digitale,
LUGLIO-AGOSTO 2004
Agcom, giugno 2000].
Una transizione ordinata verso il digitale terrestre si ha con il concorso di vari fattori: allestimento delle reti, progressione della copertura,
adeguamento impianti di ricezione, diffusione
di set top box, disponibilità di contenuti.
73
La transizione al digitale terrestre
Allestimento reti
Nella transizione (che va dall’attuale
momento di avvio delle trasmissioni in tecnica digitale alla fine del 2006) sarebbe stato
desiderabile avere alcune frequenze sistematicamente disponibili su tutto il territorio
nazionale, per la realizzazione di altrettante
reti SFN, su cui avviare le trasmissioni digitali. Il piano nazionale analogico di assegnazione delle frequenze (PNAF), aveva previsto 4 canali da dedicare alla TV digitale (il
canale E della banda VHF e i canali 66, 67 e
68 della banda UHF). Se tali frequenze si
fossero rese effettivamente disponibili, sarebbe stato possibile fin da subito realizzare 4
multiplex SFN, con 4 x 5 = 20 programmi,
sufficienti a convogliare in digitale gli 11
programmi nazionali contemporaneamente
trasmessi in analogico e ulteriori 9 nuovi
programmi in tecnica digitale.
Tuttavia, nessuna di tali frequenze ha potuto di fatto essere resa sistematicamente disponibile su tutto il territorio nazionale. La sperimentazione è stata avviata dunque “a macchia
di leopardo”: si accendevano multiplex e se ne
diffondeva il blocco di trasporto da siti nei quali
ci fossero frequenze libere su cui uno sperimentatore era legittimato a trasmettere a qualsiasi titolo.
Come scritto in altro punto di questo
Quaderno, il modello scelto per le reti nazionali è il 3-SFN, proprio per la pratica impossibilità di avere disponibile una stessa
frequenza da utilizzare in tutti i siti di trasmissione per realizzare una rete SFN nazionale.
Un vincolo fondamentale nella transizione è
il cosiddetto simulcast: diffusione contemporanea degli stessi programmi in versione
analogica e in versione digitale. Per la concessionaria del servizio pubblico, il simulcast è
un obbligo previsto nel contratto di servizio.
Per evidenti ragioni di preservazione del
proprio mercato, anche le emittenti commerciali cercano di assicurare il simulcast dei
principali programmi. Per procedere alla
costruzione di una rete, l’unica strada possibile per il broadcaster è l’acquisto di frequenze (nel senso di acquisizione, da altre emittenti, di rami d’azienda cui sia attribuito un
titolo concessorio) da dedicare al digitale o
la conversione al digitale di frequenze cosiddette ridondanti, cioè già utili in molte zone
per un modesto miglioramento della copertura analogica.
La legge 66/2001 e il regolamento di attuazione dell’Autorità (Delibera 435/01/CONS)
disciplinano opportunamente la cosiddetta
compravendita di frequenze, per garantire un’evoluzione, con caratteristiche di equità e di non
esclusione dei soggetti emittenti minori, verso
uno scenario “tutto digitale”.
DVB (Digital Video Broadcasting). Costituisce un corpus di norme tecniche di riferimento sviluppato dal consorzio DVB (Digital Video Broadcasting) promosso dalla Commissione Europea. Tale
progetto, cui hanno partecipato 170 società coinvolte nei diversi settori dell’industria televisiva, ha
raggiunto l’obiettivo di stabilire standard condivisi su scala europea per le trasmissioni televisive digitali via satellite (DVB-S), via cavo (DVB-C) e via terra (DVB-T). Questi standard sono stati ora adottati anche dall’Australia e da altri paesi extra-europei.
DVB-T oppure T-DVB (DVB Terrestrial oppure Terrestrial DVB). Norma specifica riguardante le
tecniche di modulazione e trasmissione da utilizzare per la TV digitale terrestre e le caratteristiche
dei ricevitori. A livello internazionale è stato deciso di utilizzare, per le trasmissioni digitali terrestri,
lo stesso spettro di frequenze attualmente allocato alle trasmissioni televisive analogiche, ma con
tecniche adatte a garantire una maggiore quantità di programmi irradiabili (a parità di spettro di
frequenza), una maggiore qualità audio-video e un minor numero di installazioni di trasmissione.
DTT (Digital Terrestrial Television). Sinonimo di DVB-T.
TDT (Televisione digitale terrestre). Sinonimo (italiano) di DTT.
74
I quaderni di
Il digitale terrestre accende i motori
MPEG-2 (Motion Picture Expert Group 2) Norma tecnica emanata dall’organismo internazionale ISO
e adottata in tutto il mondo per la codifica e la compressione del segnale audio-video in un flusso di
bit e per l’assemblamento di più flussi (audio-video e programmi-dati) in un unico flusso, detto blocco di trasporto, da trasmettere attraverso una rete di diffusione. Per avere un’idea dell’importanza della
compressione apportata da MPEG-2, basta pensare che un segnale video ottenuto da semplice
conversione analogico-digitale occuperebbe circa 270 Mbit/s, mentre la codifica MPEG-2 porta ad
un’occupazione di soli 5 Mbit/s o anche meno, a seconda delle caratteristiche del segnale originario.
MPEG-4 (Motion Picture Expert Group 4) Norma tecnica emanata dall’organismo internazionale
ISO per una codifica con compressione maggiore rispetto alla norma MPEG-2. Pur dimezzando
teoricamente, a parità di qualità audio-video, la banda necessaria, l’utilizzo della norma MPEG-4
non ha luogo nel DVB-T perché in pratica la resa di immagine non è quella che un utente si attende
da un televisore. La norma, invece, trova come principale applicazione il trasferimento di flussi video
attraverso connessioni Internet o su connessioni GPRS nei cellulari. In quest’ultimo caso, risultando
lo schermo molto piccolo, si riesce anche con soli 30-40 Kbit/s ad avere un flusso video di qualità
discreta, soggettivamente accettabile dagli utenti mobili.
Naturalmente, la nuova legge di sistema (la
“legge Gasparri”), approvata e promulgata
dopo un insolitamente lungo iter parlamentare e istituzionale, dà le certezze occorrenti agli
operatori per investire sul digitale terrestre,
anche sul fronte dell’acquisizione delle frequenze necessarie.
Progressione della copertura
Di fatto, le frequenze per realizzare l’attuale copertura del digitale terrestre sono state
acquisite o da un broadcaster di pay-tv analogica terrestre che, avendo convertito i suoi
programmi in tecnica digitale, si è trovato con
frequenze da poter cedere, o da broadcaster
nazionali che hanno cessato l’esercizio e ceduto le frequenze a nuovi soggetti entranti o da
tv locali che hanno deciso di abbandonare il
mercato. Una qualsiasi emittente che non
abbia la possibilità di acquisire nuove frequenze ha un percorso obbligato: continuare l’esercizio analogico fino al momento in cui la diffusione di set top box nella sua area di servizio
MHP (Multimedia Home Platform). Norma tecnica riguardante un sistema software pre-installato
dal costruttore nei decoder per abilitarli alla interpretazione di programmi-dati e servizi interattivi.
Si tratta di una piattaforma aperta, basata sul linguaggio Java e dotata di opportune estensioni
per la gestione delle risorse hardware tipiche di un decoder. L’adozione di Java facilita enormemente il re-impiego di risorse umane già dedicate allo sviluppo di applicazioni su Internet in progetti di realizzazione di servizi sulla piattaforma digitale terrestre. La norma MHP, scelta di concerto
dai maggiori attori del mercato e non imposta dalle istituzioni, definisce tre profili:
1. Enhanced Broadcasting (radiodiffusione con prestazioni aggiuntive), che prevede un’interattività “locale”, per consultazione di dati e informazioni di carattere generale.
2. Interactive Broadcasting (radiodiffusione con prestazioni interattive) per scambio di dati
eventualmente specifici dell’utente, tramite canale di ritorno.
3. Internet access, che prevede un set top box configurato come un qualsiasi terminale,
ad esempio PC, in grado di accedere a Internet.
In Italia e in Europa, il profilo scelto è il 2 (Interactive Broadcasting), come quello ritenuto necessario e sufficiente per prestazioni di interattività efficaci per gli utenti e allo stesso tempo protette
dalla complessità e dai rischi (per un comune spettatore televisivo che non abbia pratica di computer) di una navigazione ”aperta” su Internet, come quella offerta dal profilo 3. Di tale profilo si parlerà
probabilmente tra qualche anno.
LUGLIO-AGOSTO 2004
75
La transizione al digitale terrestre
sia tale da garantire, per la stessa emittente,
uno share almeno pari a quello di cui gode con
l’analogico.
I broadcaster locali stanno pian piano affacciandosi al digitale, pur nella difficoltà, per loro
notevole, di acquisire frequenze da dedicarvi totalmente. Attualmente, l’approccio più comune per
loro è quello di trasmettere in analogico la maggior
parte del giorno, riservando alle trasmissioni digitali alcune ore della notte. C’è da dire, a questo
proposito che i sistemi di trasmissione più recenti sono duali, cioè con possibilità di commutare con un semplice comando ed in tempi immediati - tra analogico e digitale.
Va da sé che, con riferimento ad un determinato sito, per ogni frequenza che venga convertita al digitale si rende tecnicamente disponibile nell’area di servizio interessata da quel sito la
fruizione di cinque programmi in versione digitale. Detto in altri termini, per ogni emittente
analogica che si ritira da una determinata area
di servizio, diventa possibile il simulcast per almeno cinque altre emittenti in quell’area. Si pongono quindi le premesse perché si verifichi, da un
certo momento in poi, un “effetto valanga” nella
liberazione di frequenze.
Impianti di trattamento e trasmissione del
segnale digitale (fonte DMT).
Adeguamento impianti di ricezione
Gli impianti di ricezione per la televisione digitale terrestre sono perfettamente analoghi a quelli usati per la ricezione analogica e consistono
essenzialmente in una o più antenne (nelle bande
III, IV e V), una rete di distribuzione via cavo
Schema funzionale di un impianto per generazione, playout, multiplazione e diffusione di
programmi audio-video e dati con il digitale terrestre.
76
I quaderni di
Il digitale terrestre accende i motori
COFDM. Tecnica di modulazione impiegata per la diffusione del segnale digitale terrestre. Consiste
nel ”distribuire” i bit costituenti il segnale da trasmettere tra un numero elevatissimo di frequenze
portanti, tutte comprese all’interno di un tradizionale canale dello spettro radiotelevisivo, di ampiezza 7 MHz (in banda VHF) oppure 8 MHz (in banda UHF). Il numero di portanti può essere circa 1700
(denotato con 2K) oppure circa 6800 (denotato con 8K). La modulazione può essere 16QAM o
64QAM che combinata con altri parametri (intervallo di guardia e FEC) dà luogo a velocità di trasmissione da 12 Mbit/s a 31 Mbit/s. La velocità tipica disponibile nei multiplex installati in Italia è di 24
Mbit/s. La tecnica di modulazione qui presentata garantisce la coesistenza - nello spettro radiotelevisivo - di canali analogici e canali digitali. Il diagramma in frequenza di un segnale digitale ha caratteristica forma di ”panettone” e occupa quasi per intero il canale assegnatogli, a differenza di un
segnale analogico che, concentrato intorno ad alcune frequenze all’interno del canale, presenta una
forma a picchi. Proprio in virtù di queste caratteristiche, il segnale digitale è molto più robusto del
segnale analogico. Interferenze isocanale, in canale subadiacente o in canale sopra-adiacente da
parte di un canale analogico disturbano ”poco” il digitale; viceversa, interferenze da parte di un canale digitale disturbano notevolmente l’analogico. Il segnale digitale, a parità di area di servizio coperta, richiede una potenza di trasmissione pari a meno di un quarto di quella richiesta da un segnale
analogico: evidenti, quindi, il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni elettromagnetiche.
con opportuni derivatori e partitori, e una serie
di apparati di amplificazione, miscelazione/demiscelazione, attenuazione, filtraggio, ecc. Gli attuali impianti quindi, se in buono stato ed efficienti, possono essere utilizzati anche per la ricezio-
ne in digitale. Tuttavia, soprattutto nel caso di
impianti centralizzati, può essere necessario intervenire allo scopo di risolvere eventuali problemi relativi all’installazione del STB, il sistema di
antenne, il centralino di testa e la distribuzione.
Reti digitali
Le reti televisive necessarie per il digitale terrestre, possono essere pianificate secondo tre modelli.
1. Rete su singola frequenza (SFN). È una rete che per irradiare un blocco utilizza la stessa
frequenza su tutto il territorio nazionale. In tecnica digitale, segnali di stessa frequenza provenienti da più installazioni di trasmissione, se contenenti lo stesso blocco, non creano problemi di interferenza, perché si riesce a comporre gli echi di isofrequenza che giungano al ricevitore da ripetitori in zone adiacenti a quella del ripetitore più prossimo. Si consideri, invece, che con la televisione analogica ogni canale a diffusione nazionale ha bisogno di frequenze diverse su trasmettitori di
zone adiacenti. La SFN è, in linea di principio, il modello di rete più indicato per una rete a copertura nazionale, con un unico blocco destinato a tutto il territorio, con contenuti identici sia per i
programmi che per i servizi.
2. Rete multifrequenza (MFN). È una rete nella quale non è prevista la composizione costruttiva degli echi isofrequenza. Da simulazioni effettuate, se si vuole un livello di servizio di qualità
accettabile su almeno l’80% del territorio nazionale (cosa che richiede la minimizzazione delle interferenze provenienti da trasmettitori in zone adiacenti), è necessario utilizzare almeno quattro frequenze. La diversità di frequenze può essere sfruttata per il frazionamento in reti regionali o provinciali, sulle quali irradiare blocchi regionali o provinciali.
3. Rete mista (k-SFN). È una rete che utilizza k frequenze, ognuna destinata ad assicurare una
rete SFN su una porzione del territorio nazionale (ad esempio, a livello regionale). Rappresenta un
compromesso tra i due modelli precedenti: rispetto al modello SFN, riesce a migliorare la copertura del territorio, mentre rispetto al modello MFN migliora l’utilizzo dello spettro. Per questa capacità di conciliare varie esigenze, la soluzione scelta in Italia per reti nazionali è quella 3-SFN. A livello interprovinciale, tuttavia, esistono già oggi esempi di reti puramente SFN.
LUGLIO-AGOSTO 2004
77
La transizione al digitale terrestre
Principali cause di intervento installatore ricezione DTT su impianto singolo. Gli interventi complessivi stimati rispetto ai Set Top Box venduti e alla tipologia di abitazione sono al 30% (fonte Eurosatellite su dati al 30-04-2004)
Principali cause di intervento installatore ricezione DTT su impianto centralizzato. Gli interventi complessivi stimati rispetto ai Set Top Box venduti e alla tipologia di abitazione sono al 78% (fonte Eurosatellite su dati al 30-04-2004)
Principali cause di intervento installatore ricezione DTT su impianto centralizzato. Gli interventi complessivi stimati rispetto ai Set Top Box venduti e alla tipologia di abitazione sono al 78% (fonte Eurosatellite su dati al 30-04-2004)
Link utili per saperne di più.
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I quaderni di
Il digitale terrestre accende i motori
Le tabelle seguenti riassumono una stima
(fonte Eurosatellite), che sebbene non esaustiva per il basso numero di interventi in termini
assoluti o statisticamente caratterizzante per la
disomogeneità del campione sul territorio nazionale, fornisce una prima valutazione quantitativa delle tipologie di intervento tecnico relativamente all’avvio delle trasmissioni digitali nei
primi mesi del 2004.
Diffusione dei set top box
L’acquisto del primo set top box, purché in
grado di ricevere programmi in chiaro e di
consentire l’interattività da remoto, cioè tramite canale di ritorno, viene finanziato da un contributo di 150 €, fino a concorrenza di un plafond
di 110 milioni di euro, ovvero di circa 700.000
decoder. Evidente la ragione per cui il legislatore ha voluto favorire la diffusione di box interattivi: perché solo con essi si potrà accedere ai
servizi di T-government e a quei servizi, anche
commerciali, che contribuiranno a fare il salto
qualitativo di massa verso una società dell’informazione. Il finanziamento è attribuito solo agli
utenti in regola con il canone televisivo.
I produttori che intendono ammettere al
finanziamento pubblico i loro decoder devono
Antenna terrestre, valida per ricezione sia
analogica sia digitale.
preventivamente accreditarsi presso un centro
servizi attivato dal Ministero delle comunicazioni e gestito da Poste Italiane. Successivamente, all’atto di immissione di un lotto di pezzi
sul mercato, comunicano al centro servizi gli
estremi (modello e numeri di serie) degli apparati, in modo che essi risultino in una banca dati
di apparati ammessi al contributo. I negozi che
vogliano vendere decoder con il contributo
statale devono preventivamente accreditarsi
presso lo stesso centro servizi.
L’erogazione del contributo prevede una
semplice procedura telematica nel negozio, al
momento dell’acquisto del decoder: tale proce-
La convivenza degli impianti di ricezione terrestre e satellitare
li impianti di ricezione televisiva sia di tipo singolo o centralizzato (più utenze) sono caratterizzati da
G
un sistema di antenna, una centrale di testa e una rete di distribuzione su cavo. La ricezione terrestre e quella satellitare necessitano di diversi sistemi di antenna (”tradizionale” e parabola). Centrali di testa
e reti di distribuzione invece possono essere integrate per consentire entrambi i tipi di ricezione.
In impianti singoli la convivenza tra ricezione terrestre e ricezione satellitare può essere assicurata in modo semplice mediante l’utilizzo, nella rete di distribuzione, di miscelatori/demiscelatori e
di cavi adatti al trasporto sia di segnali su frequenze ”terrestri” (banda VHF, 174-230 MHz, e UHF,
470-860 MHz) sia di segnali su frequenze di 1a IF (banda di Prima Frequenza Intermedia, 9502150 MHz, utilizzata per la distribuzione su cavo dei segnali satellitari). Per gli impianti di ricezione terrestri e satellitari di tipo centralizzato è necessario distinguere tra quelli che prevedono una
transmodulazione del segnale satellitare e quelli che invece prevedono una distribuzione diretta.
Nei primi il segnale da satellite viene demodulato e rimodulato su frequenze terrestri a monte
del sistema di distribuzione. Questa soluzione ha il vantaggio di rendere i canali satellitari direttamente selezionabili con il telecomando del TV analogico, come se si trattasse di canali terrestri
(analogici). Tuttavia, porta all’occupazione di frequenze terrestri e quindi alla impossibilità di ricevere eventuali programmi trasmessi all’origine sulle stesse frequenze.
Nei secondi invece il segnale da satellite viene semplicemente traslato dalla banda Ku (10,7-12,75
GHz) alla 1a IF e distribuito su questa banda. Un esempio di questo tipo di impianti sono i cosiddetti Multiswitch. Questo tipo di soluzione non presenta alcun conflitto tra ricezione satellitare e ricezione terrestre.
LUGLIO-AGOSTO 2004
79
La transizione al digitale terrestre
Tipologie di ricevitori
Decoder Philips DTR 6600
Decoder Nokia Mediamaster 310T
Decoder oppure set top box (STB). Dispositivo in grado di demodulare e decodificare
il segnale digitale proveniente dall’antenna, di
distinguere i vari flussi audio-video e i vari flussi programmi-dati e di trasformarli in formato
adatto alla visualizzazione su un televisore
tradizionale. Per fruire della televisione digitale terrestre, occorre connettere il decoder
alla tradizionale presa d’antenna e il televisore, tramite un cavo SCART, al decoder.
Zapper. Un decoder che può solo decodificare flussi audio-video, ma non i programmi-dati.
Decoder MHP interattivo o semplicemente box interattivo. Decoder in grado di eseguire applicazioni interattive e di connettersi, tramite la rete di telecomunicazioni, a un centro servizi, cioè a un sistema di gestione degli accessi
e di smistamento di richieste e operazioni verso
server informativi e banche dati.
IDTV o iDTV (integrated Digital Television),
ovvero televisore digitale integrato. È un televisore che integra al suo interno le funzioni di
un decoder. Si utilizza semplicemente connettendolo all’antenna, esattamente come si fa
con l’attuale televisore.
Decoder ADB i-CAN
dura richiede che l’utente abbia con sé carta
d’identità, codice fiscale e ricevuta di pagamento del canone e che il negoziante inserisca,
oltre i dati dell’acquirente, anche i dati identificativi dell’apparato. In questo modo si controlla che l’utente sia in regola con il canone, che
il decoder risulti nella banca dati del Ministero e che quell’utente e quel decoder siano
contrassegnati una volta per tutte ai fini del
contributo. Il centro servizi è raggiungibile
all’indirizzo Internet: http://decoder.comunicazioni.it. Esiste un call center per produttori
e rivenditori raggiungibile con il numero 840
011000. Esiste anche un call center per gli utenti raggiungibile con il numero 840 022000. Il
sito Internet è ovviamente visitabile anche dal
80
grande pubblico e fornisce in tempo reale il
numero di contributi ancora disponibili per
l’erogazione.
Il prezzo di un box interattivo, al netto del
contributo statale, si colloca tra 50 e 150 euro,
a seconda del numero di collegamenti disponibili sul retro (ad esempio, presenza di uscita
audio digitale, presenza di ingressi video aggiuntivi ai due ingressi scart), della marca e della
politica commerciale del produttore.
Disponibilità di contenuti
L’attuale disponibilità di contenuti è fornita
nelle ultime pagine di questo Quaderno, estratte da una pubblicazione della DGTVi.
I quaderni di
Il digitale terrestre accende i motori
La sfida dell’interattività
ra il 2000 e il 2002 il Consiglio Europeo elabora il concetto di e-government,
come inclusione delle pubbliche amministrazioni e dei cittadini nella società
dell’informazione. Nella nuova piattaforma
digitale terrestre viene individuata la possibilità di prestazioni interattive idonee a
T
renderla un nuovo canale di accesso ai servizi per il cittadino, accanto a Internet e alla
telefonia cellulare. Nel 2002 il governo italiano decide di puntare sulla televisione digitale terrestre in versione interattiva come
mezzo per superare il divario tra i cittadini
dotati di dispositivi digitali multimediali e
computer con accesso Internet e cittadini
fermi agli elettrodomestici di base (tra i
Decoder DiPro Interact I-MHP
Il canale di ritorno
l canale di interazione (o canale di ritorno) presente per definizione in tutti i box interattivi è la linea
telefonica su modem V90 interno. Tale canale ha
il pregio della semplicità e dell’economicità d’uso,
ma non consente di ricevere o effettuare chiamate vocali mentre si stanno utilizzando i servizi. Per
avere un canale di ritorno sempre attivo, ovvero
always on, si pensa invece di utilizzare la tecnologia ADSL su doppino telefonico, con il vantaggio
di avere la linea sempre libera per telefonare. In
caso di lontananza della presa telefonica dal decoder, si può optare per un collegamento senza fili di
tipo DECT oppure per un collegamento WiFi, in
abbinamento con un router ADSL wireless. Dotando invece il decoder di un modulo GSM/GPRS, al
vantaggio always on si aggiunge quello di una
comunicazione senza fili, tariffata a volume di dati
trasferiti, invece che a tempo di connessione. Decoder con ADSL o GSM/GPRS sono attualmente in
corso di sperimentazione. In futuro, saranno disponibili anche connessioni UMTS e connessioni verso
il futuro servizio pubblico WiMax.
È importante notare che la gratuità della televisione digitale terrestre in chiaro non si estende all’utilizzo del canale di ritorno. Questo è soggetto ai
costi di connessione praticati dall’operatore di telecomunicazioni e ad eventuali costi ”premium” per
servizi interattivi ritenuti di particolare valore
commerciale. Per servizi di prima necessità offerti sul digitale terrestre possono essere previsti dei
numeri verdi messi a disposizione, ad esempio,
da una pubblica amministrazione.
I
LUGLIO-AGOSTO 2004
Pannelli posteriori di vari decoder a confronto. Notare la
presenza obbligatoria di alcune uscite (ad es. modem RTG)
e quella opzionale di altre (ad es. audio digitale).
L’ingresso per smart card
L’ingresso per smart-card è fondamentale per
l’utilizzo di servizi che richiedano l’identificazione e l’autorizzazione dell’utente. Rientrano in tale
categoria i servizi di telemedicina, i servizi di tipo
finanziario (ad esempio, T-banking) e tutti quei
servizi in cui deve essere garantito che l’informazione venga utilizzata esclusivamente, su base
individuale, da chi ne abbia titolo.
Una smart card utilizzata per tali finalità, somiglia fisicamente alla ben nota scheda della PayTv, ma rappresenta ben altro, ad esempio:
• una Carta Nazionale Servizi, emessa ad
esempio dal S.S.N. su base regionale;
• una Carta d’Identità Elettronica, come quella emessa in numero di 700.000 esemplari dal
Ministero degli Interni nell’ambito di un progetto pilota con cinquantasei comuni.
• una Carta Servizi emessa da privati (ad esempio, carta prepagata) per utilizzare servizi di tipo
commerciale, offerti sulla piattaforma DTT.
81
La sfida dell’interattività
quali, il televisore, presente nel 99% delle
abitazioni).
È utile classificare i servizi della società
dell’informazione in tre categorie:
servizi informativi, con i quali l’informazione viene radiodiffusa insieme ai programmi televisivi (esattamente come avviene con
il televideo). Ovviamente la sola informazione trasferibile in questa maniera è quella
di interesse generale per i telespettatori.
L’utente può navigare in tale informazione,
tramite il telecomando.
servizi interattivi, con cui si ha la possibilità per l’utente di accedere a dati di suo
specifico interesse, se non anche individuali. Per scambiare tali dati l’utente utilizza il
canale di ritorno, che consente il collegamento ad un centro servizi, il quale a sua
volta si collega alle banche dati degli eroga-
tori di servizi per prelevare e consegnare i
dati inviati o richiesti.
servizi transattivi, nei quali l’informazione scambiata con i siti remoti deve essere
protetta da sguardi e usi non consentiti, vuoi
per motivi di riservatezza vuoi perché implica passaggio di denaro.
Esempi di servizi informativi sono il Supertelevideo, naturale evoluzione multimediale
dell’attuale televideo, e la Guida Elettronica dei Programmi, che consente di visualizzare una lista di tutti i programmi in onda in
un dato momento e il palinsesto di ciascun
programma. Altra categoria di servizi informativi è quella che comincia a essere messa
in onda per iniziativa di alcune Pubbliche
Amministrazioni, regioni o comuni, d’accordo con emittenti televisive. Si parla allo-
La TV digitale interattiva non è Internet
olti dei servizi previsti per la DTT sono già disponibili su Internet: Tuttavia ancora nel 2005
circa la metà degli italiani non avrà a disposizione un PC per l’accesso a Internet. Comunque, per barriere essenzialmente socio-culturali, molti cittadini non sono disponibili ad utilizzare un computer per accedere a servizi interattivi anche di base, mentre possono utilizzare un’interfaccia familiare, quale quella rappresentata dal televisore e dal telecomando. Occorre notare che la TV digitale interattiva non è Internet, essenzialmente per le seguenti ragioni.
1. L’utente televisivo non è un internauta. L’utilizzo di servizi interattivi, generalmente, non
deve distogliere troppo l’attenzione dal programma televisivo, anzi rappresenta spesso un
approfondimento della fruizione televisiva stessa. Le ”schermate” dei servizi interattivi devono
quindi avere l’attrattiva del linguaggio televisivo, piuttosto che l’aspetto di pagine Web.
2. Lo schermo televisivo corrisponde ad un monitor da PC a bassa risoluzione (addirittura
inferiore alla VGA) e non può quindi presentare la stessa quantità di informazioni possibili con
una schermata del PC. Oltretutto, lo schermo del PC si guarda da vicino, mentre il televisore si
guarda da una distanza pari ad almeno quattro volte la sua diagonale.
3. Il numero di servizi disponibili su Internet è potenzialmente illimitato. I servizi risiedono sui
server della Rete e vengono richiamati attraverso il “browser”: istruzioni, dati generali e dati
specifici dell’utente viaggiano attraverso la connessione Internet. Il numero di servizi disponibili
sulla piattaforma digitale terrestre, ad un determinato istante, è limitato dal fatto che istruzioni
e dati generali vengono radiodiffusi all’interno del blocco di trasporto occupando banda nel
cosiddetto “data carousel”. Il numero di servizi disponibili per lo “scaricamento” è dunque limitato. Questo rende la presenza di servizi sul digitale terrestre molto più preziosa ed essenziale
di servizi equivalenti su Internet. Ovviamente, il vantaggio per un fornitore di servizi è quello di
avere servizi potenzialmente utilizzabili da una vastissima platea.
Sarebbe dunque un approccio improprio, probabilmente destinato a insuccesso, quello di
“trapiantare” direttamente applicazioni e servizi dall’ambiente PC-Internet all’ambiente DTT. In
altre parole, se gli sviluppatori di applicazioni possono essere gli stessi che per Internet, i designer dell’interfaccia utente di applicazioni televisive devono essere figure professionali ad hoc.
M
82
I quaderni di
Il digitale terrestre accende i motori
Il centro servizi
Decoder Access Media IT.Box Plus
Decoder Samsung DTB-9500F
Il centro servizi è un sistema centrale o distribuito che ha una funzione essenziale nell’erogazione di servizi interattivi. Innanzitutto,
gestisce il traffico di richieste provenienti
dagli utenti tramite il set top box. Costituisce anche un intermediario tra broadcaster
e fornitore di servizi. Trasforma l’informazione dalla codifica idonea al set top box
alla codifica utilizzata dai server del fornitore di servizi. Il Centro Servizi, infine riceve e
invia informazioni ad ogni utente connesso.
Nel progettare la dimensione interattiva del
digitale terrestre, è fondamentale prevedere i
volumi di traffico interattivo, per dimensionare
opportunamente le risorse. Gli investimenti per
un centro servizi, in base al bacino di utenza
servito, possono andare da qualche decina di
migliaia di euro a qualche milione di euro.
Decoder Humax DTT 4000
ra di “portali” che offrono notizie aggiornate su fatti riguardanti l’ente locale, informazioni su come sbrigare una pratica amministrativa, indirizzi utili, ecc.
Un esempio di servizio interattivo può
essere la consultazione della banca dati
dell’ACI: l’utente inserisce con il telecomando il numero di targa di un veicolo e il
sistema risponde con una schermata riepilogativa dei dati relativi a quel veicolo
(proprietario, indirizzo, potenza fiscale, eventuale importo della tassa di circolazione,
ecc.).
Parlando di riservatezza, possiamo riferirci
ad esempio alla prenotazione di una visita
medica presso una ASL, oppure alla consultazione di un referto medico. In tal caso,
l’utente dovrebbe non solo inserire il suo
numero di libretto sanitario e specificare il tipo
LUGLIO-AGOSTO 2004
di visita richiesta, ma anche essere riconosciuto
e autorizzato con sicurezza. Parlando di transazioni finanziarie, possiamo riferirci a degli
acquisti in linea oppure a movimentazioni del
proprio conto corrente. Per un inserimento
veloce dei propri dati personali e soprattutto
per una maggiore protezione dei dati trasmessi sulla linea, conviene allora che ci sia la possibilità di inserire nel decoder una smart-card
o scheda, come si dice comunemente.
La possibilità di utilizzare servizi transattivi renderà il nostro decoder un semplice
ma potente terminale per prenotare on-line,
comodamente seduti sul proprio salotto,
biglietti ferroviari, biglietti aerei, posti al
teatro, ottenere certificati anagrafici, sbrigare pratiche burocratiche, pagare tasse (ad
esempio, l’ICI) e per effettuare acquisti a
distanza.
83
Modelli di business per l’interattività
Modelli di business per l’interattività
Ipotesi di ricavi dai servizi interattivi
A
bbiamo ormai maturato tante esperienze
nel settore delle telecomunicazioni. I casi
di successo e gli insuccessi sono tutti ben chiari
nella nostra memoria, così come è chiara una
sola regola: la tecnologia, per quanto efficiente
ed affascinante, di per sé non è sufficiente, se
non vi è un meccanismo di mercato che sostiene lo sviluppo dei prodotti e dei servizi.
Innanzitutto, occorre riflettere sull’atteggiamento dei consumatori odierni: la comodità del
servizio e la sicurezza di pagare solo per quanto
si decide di consumare sono due paradigmi chiari e difficilmente modificabili.
Cominciamo la nostra analisi da una riflessione su un servizio a valore aggiunto come la
messaggistica sui cellulari (SMS). Gli SMS stanno avendo un successo travolgente: in termini
di costo per impegno delle risorse sono un servizio con un valore aggiunto oggettivamente elevato, ma sono tranquillamente accettati in termini di utilità per costo unitario, al punto che il
loro utilizzo sta ingenerando non solo una nuova
grammatica e nuovi linguaggi ma anche nuove
applicazioni (ad esempio, nel campo della domo-
Due rivoluzioni copernicane
Carlo Sartori,
Presidente RaiSat, Responsabile Progetto digitale terrestre per RAI,
Presidente DGTVi
er la televisione, il digitale propizia due vere e proprie “rivoluzioni copernicane”: la moltiplicazione dei canali e la convergenza con gli strumenti digitali “intelligenti”. Queste finiranno per trasformare il mezzo televisivo in maniera profondissima, in tutta la sua struttura ideativa, realizzativa, distributiva.
Le due rivoluzioni hanno reso possibile la riscossa di un mezzo che, all’inizio della
rivoluzione digitale, sembrava spacciato. Quando la rivoluzione del digitale nel grande entusiasmo informatico e “internettiano” ha compiuto il suo processo è toccato proprio alla televisione compiere quei passi
che avrebbero portato molta più gente, in modo più semplice e diretto, verso una più modesta, più limitata, ma più pervasiva Società dell’Informazione.
A differenza del satellite “pay”, il digitale terrestre è una rivoluzione “sostitutiva” rispetto alle tipologie di offerta tradizionali, interna al “core business” televisivo, non di nicchia ma globale nella verticalità dell’apparato industriale della televisione. Programmi di televisione digitale terrestre sono offerti su
base continua in sei paesi, oltre l’Italia: Regno Unito, Svezia, Spagna, Finlandia, Olanda e Germania.
L’esperienza sinora maturata nei Paesi europei ha condotto all’affermazione del modello “free”
rispetto alla “pay-tv” nel digitale terrestre. La scelta del modello free fa sì che lo sviluppo del digitale
terrestre sia non semplicemente un problema tecnologico-commerciale di una o più imprese, ma la
sfida di crescita di un intero Sistema Paese, inoltre si restituisce dignità e legittimazione ai servizi pubblici. Saranno proprio questi ultimi ad avere il compito più fondamentale nella Società dell’Informazione:
quello di garantire uno sviluppo democratico della nuova tecnologia distributiva.
C’è infine un’opportunità fondamentale offerta dal digitale terrestre. Si tratta della possibilità di risolvere una volta per sempre il problema della qualità dei contenuti televisivi, che evidentemente non
può essere imposta. Con l’ampliamento della disponibilità di canali, ci sarà spazio sia per contenuti
di alto livello culturale (che attualmente sono relegati in ore impossibili, per questioni di auditel), sia per
contenuti più rispondenti a interessi socio-culturali di massa. Il sistema televisivo nel suo complesso
potrà garantire che tutti gli interessi rappresentativi della cultura del Paese ricevano lo stesso trattamento, abbiano la stessa dignità per una crescita di creatività e qualità.
P
84
I quaderni di
Il digitale terrestre accende i motori
tica, teleaccensione dell’impianto di riscaldamento). Il numero degli SMS è passato infatti
da 1 miliardo e 750 milioni del 1999 a 18 miliardi e 500 milioni nel 2002, con un fattore di
crescita superiore a 10 volte. Attualmente gli
introiti da SMS costituiscono addirittura circa il
10% dei proventi degli operatori mobili, pur
richiedendo risorse di rete proporzionalmente
trascurabili.
In pratica, il successo del GSM, al di là della
standardizzazione che ha creato economie di scala
impressionanti ed una vera libertà di scelta del
consumatore tra diversi operatori e diversi terminali, risiede nel business model. La carta prepagata utilizzata per i servizi radiomobili è un modello win-win ineguagliato: certezza dell’incasso del
costo del servizio erogato per l’operatore, controllo diretto della spesa per il consumatore.
La televisione digitale terrestre interattiva si
colloca in un momento storico particolare. A
valle del successo del GSM, nel momento in cui
i servizi via Internet cominciano ad essere davvero maturi, nel momento in cui i modelli di pagamento attraverso carte prepagate sono sempre
più accettati. Il successo della televisione digitale terrestre interattiva si gioca su un modello
combinatorio, come per la telefonia mobile. Ha
già dalla sua parte la comodità della fruizione,
la familiarità con l’apparecchio televisivo, la sua
tradizionale semplicità d’uso, l’enorme diffusione tra la popolazione, il posizionamento in
termini di abitudine a trascorrere intere ore di
fronte allo schermo televisivo. Ma può incorporare il mondo di Internet ed in particolare quello dei servizi al cittadino, ed i modelli di micro
pagamento per servizi a valore aggiunto e di carta
prepagata che hanno decretato il successo della
telefonia mobile.
In pratica, la televisione digitale terrestre interattiva può costituire una piattaforma per la
diffusione generale di servizi telematici a pagamento, con le seguenti caratteristiche:
larga banda per la diffusione e pluralità di reti
di ritorno per l’interattività, incluso il semplice
canale telefonico;
piattaforma interattiva standardizzata ed aperta, in grado di mutuare molti servizi già disponibili su Internet;
pluralità di fornitori: di rete, di contenuti e di
servizi.
Il tutto avviene mantenendo ampie caratteristiche di sicurezza in termini di:
Sulle spalle del gigante
Federico Di Chio,
Capo Progetto digitale terrestre, Mediaset
“Se ho visto così lontano è perché stavo seduto sulle spalle dei giganti”
(I.Newton)
La televisione digitale terrestre è un nuovo mezzo; ma al tempo stesso non è
sostanzialmente diverso dalla televisione, così come la conosciamo. E proprio
in questa ambivalenza sta la forza del digitale terrestre: una tecnologia innovativa che si innesta sulla grandissima forza di impatto del “vecchio” mezzo. I modelli di business della
DTT si fondano appunto sul fatto che non stiamo inventando qualcosa di nuovo, qualcosa che dobbiamo creare da zero e la cui base di utenti va reinventata oggi, ma che possiamo contare sullo straordinario patrimonio di consuetudine ed affezione che lega gli italiani alla televisione. Il consumo di TV
è straordinario: 45 milioni di italiani vedono la tv per almeno un minuto al giorno e questi 45 milioni
mediamente la vedono per quasi 5 ore ogni giorno. Si tratta di 77 miliardi di ore/spettatore all’anno!
Ed è a partire da questi 77 miliardi di ore/spettatore che micro-pagamenti da uno, due o tre euro
possono diventare una fonte di ricavo importante per la nuova televisione. Insomma, se la tv digitale
terrestre può guardare lontano è perché si posiziona - per così dire - “sulle spalle del gigante”, cioè
sulla cara, vecchia e polverosa televisione generalista free-to-air.
LUGLIO-AGOSTO 2004
85
Modelli di business per l’interattività
identificazione dell’utente, tipica della telefonia su rete fissa e del radiomobile basato su SIM;
pagamento certo delle transazioni, con un pieno
controllo della spesa da parte dell’utente, attraverso
il sistema prepagato, ampiamente sviluppato sia
dalla telefonia pubblica sia dal radiomobile.
La Fondazione Bordoni sta monitorando, attraverso un gruppo di lavoro formato da esperti
universitari del massimo livello e da economisti
interni questo processo, al fine di effettuare delle
valutazioni ex-ante in termini di impatto sull’economia generale, sulle famiglie, sulle imprese.
Questo processo sarà tenuto sotto controllo nel
tempo per capire se e dove la scienza economica
ha adeguatamente afferrato le variabili in gioco.
Oggi le valutazioni sono estremamente interes
santi: per 25 milioni di famiglie, la spesa per l’acquisto di decoder, cifrata in media a 150 euro ad
apparecchio, comporta un esborso di 3 miliardi e
750 milioni di euro. Per sostenere lo sviluppo del
sistema, si è simulato un mercato di fornitura di
servizi, remunerato attraverso pagamenti quotati
come se si trattasse di SMS (con un prezzo pari a
20 centesimi di euro a transazione). Quindi, si è
implementata la simulazione ripercorrendo la
curva di sviluppo del medesimo servizio SMS.
Partendo da un consumo pari a 4 transazioni/mese il primo anno di utilizzo della televisione digitale terrestre ed arrivando nel quinto
anno a 4 transazioni/giorno, si sviluppano nel
quinquennio spese complessive pari a 7 miliardi ed 855 milioni di euro.
Qualità, interattività, usabilità: il digitale
terrestre per il Gruppo Telecom Italia
Simone Cremonini
Coordinatore Progetto Digital Terrestrial Television, Telecom Italia Media
elecom Italia, per tramite di Telecom Italia Media e delle due televisioni
da questa controllate, La7 e MTV Italia, ha deciso di credere ed investire nel digitale terrestre: solo per il biennio 2003-2004 sono stati stanziati investimenti per ca. 60 milioni di euro. A fine 2003 era già stata costruita una
rete che serve oltre il 50% della popolazione, trasmessi in digitale La7 ed MTV,
proposti i primi servizi interattivi. Ad oggi illuminiamo più del 60% della popolazione e siamo pronti a
richiedere la licenza di Operatore di rete. Sappiamo che sono investimenti di cui è difficile prevedere con
certezza i ritorni, ma siamo anche convinti che, oltre che un obbligo di legge, costituiscano una concreta opportunità per la realizzazione di una serie di servizi innovativi rivolti alle grandi masse di cittadini.
Abbiamo in programma ovviamente di valorizzare le nostre televisioni, La7 ed MTV, arricchendone l’offerta di contenuti e di servizi interattivi. Ma abbiamo anche intenzione di utilizzare il network
digitale terrestre per l’erogazione di servizi utili e di facile accesso per le comunità civiche e per le
imprese private.
L’attività televisiva diventa così ancor più sinergica con il resto del Gruppo, secondo un percorso che è la naturale evoluzione di servizi già lanciati, quali la “Mobile TV” di TIM o i contenuti disponibili sul portale Rosso Alice. La “convergenza” diventa realtà e la televisione digitale terrestre offre
oggi l’opportunità di realizzare servizi interattivi che i cittadini potranno utilizzare con gli strumenti
elettronici più semplici e noti: televisore e telecomando.
Il discriminante nell’uso di questi servizi è anche nella loro facilità d’uso: quelli che abbiamo già
messo in onda potranno sembrare “semplici” agli utenti più smaliziati del mondo dei computer, ma
sono stati ideati per essere, appunto, usabili dal maggior numero di persone possibile.
Per tramite del digitale terrestre, abbiamo così l’opportunità di far percorrere ad un numero incredibilmente alto di utenti un percorso d’apprendimento che li porterà ad utilizzare servizi di pubblica
utilità, d’intrattenimento, d’informazione sempre più evoluti, il tutto seguendo anche il progresso
tecnologico sul fronte dei STB e l’evoluzione dei canali di ritorno a banda larga, fissa e mobile.
Stiamo quindi lavorando sia per diffondere quello che già oggi il digitale terrestre consente, sia
per sperimentare le sue evoluzioni dei prossimi anni: già oggi un nostro panel di utenti ha a disposizione servizi e STB basati sui canali di ritorno ADSL e GPRS.
T
86
I quaderni di
Il digitale terrestre accende i motori
Cifra del tutto coerente con il valore del fatturato attuale degli SMS: visto che nel 2002 sono
stati ricavati in Italia proventi per 1 miliardo e
636 milioni di euro, che assommano ad 8 miliardi e 180 milioni di euro in un quinquennio.
L’ipotesi prevede che si parta con 500 mila
famiglie che usano l’interattività il primo anno,
e si prosegua arrivando a 6 milioni di famiglie
nel secondo anno, 20 milioni nel terzo anno,
23 milioni nel quarto, ed a 25 milioni di famiglie nel quinto anno. Questa cifra è ampiamente sufficiente, pur nella semplicità del
modello utilizzato, a dimostrare l’esistenza di
un ampio volano di risorse in grado sostenere
il processo di sviluppo della televisione digitale terrestre.
Effetti economici dell’introduzione
del digitale terrestre
In termini di sistema economico, la spesa aggiuntiva delle famiglie, per decoder e per servizi, risulta pari a circa 11 miliardi di euro su un arco quinquennale. Sempre secondo le simulazioni effettuate
in FUB, questa spesa produce un incremento
complessivo del Prodotto interno lordo di circa 30
miliardi di euro, con una crescita indotta pari, quindi, a 19 miliardi di euro. Crescita che si realizza su
un arco di tempo di poco superiore a quello quinquennale in cui la spesa si genera, e comunque non
superiore al quinquennio successivo.
Questa previsione si basa su stime prudenziali
e non considera il contributo alla crescita econo-
Non per legge, ma per convenienza
Egidio Viggiani
Direttore affari generali e istituzionali, DFree
l mercato non nasce per leggi o regolamenti, ma per convenienza. Ecco
perché nasce DFREE. Il multiplex in tecnica digitale terrestre di Prima TV
è infatti il frutto di un importante investimento nel futuro del nostro Paese,
da parte di due azionisti stranieri: il gruppo Ben Amar ben noto nell’ambito
della finanza internazionale e della produzione cinematografica ed il gruppo
TF1 che con uno share medio del 33% è in assoluto il canale televisivo europeo più importante sul proprio mercato nazionale. Il futuro per DFree inizia il 9 gennaio quando il
Consiglio di Amministrazione di Prima Tv decide di digitalizzare l’intera rete analogica che copriva
il 75,7% della popolazione pari a poco meno di 44 milioni di italiani con due obiettivi ben precisi:
velocità e riconoscibilità ovvero in quanto tempo posso digitalizzare e come posso promuovere il
prodotto del digitale terrestre. Il primo quesito si risolve a febbraio scorso con l’attivazione di 78
impianti per una copertura pari al 51,7% che a fine luglio arriverà a toccare il 67,4% della popolazione; per la promozione si sceglie di identificare il digitale terrestre con un nome commerciale,
DFree, che cerca di ripetere quanto è stato fatto da due operatori di successo quali Freeview in
Gran Bretagna e Boxer in Svezia. Fatta la rete, trovato il nome, bisognava passare alla delicata fase
della costruzione dell’offerta. Anche in questo caso gli obiettivi erano chiari: dare più servizi rispetto alla televisione tradizionale, ed allora per promuovere l’interattività e la vendita dei Mbit/s abbiamo cercato e trovato gli operatori che erano all’avanguardia in questo settore ovvero Canale 5 e
Italia 1; offrire delle novità rispetto al tradizionale panorama televisivo analogico ovvero dei canali
fruibili solo dai possessori di un decoder digitale terrestre ed ecco quindi LCI (La Chaine Info) il canale di informazione in lingua francese nato nel 1999, in onda 24 ore su 24 con 55 notiziari al giorno
e 30 magazine, designato dal Governo francese per diventare la CNN d’oltralpe e Radio Italia Tv
con il suo palinsesto orientato ai giovani fatto di concerti live e clip musicali. Last but not least, DFree
ospita Sportitalia un canale che ha come ambizione quella di essere il luogo deputato dell’attualità
dello sport in televisione e che fa della complementarietà agli altri canali il suo cavallo di battaglia,
una vera e propria guida all’offerta sportiva mondiale trasmessa in Tv. Insomma vista la rete, il marchio
ed i contenuti l’ultimo obiettivo di DFree è quello di riuscire a far emergere il profilo di una televisione nuova, più adulta e matura, e perché no con una notevole connotazione di utilità sociale.
I
LUGLIO-AGOSTO 2004
87
Modelli di business per l’interattività
mica dato dalle spese di investimento degli operatori di rete, dei fornitori di contenuto e di servizi.
Considerazioni strategiche
La transizione verso la televisione digitale terrestre interattiva può rappresentare, anche a livello
locale, dal punto di vista industriale, tecnologico e
della diffusione dei servizi al cittadino, un’occasione davvero importante: perché si fonda sulla
integrazione delle reti, sulla interoperabilità dei
servizi esistenti, su modelli di business collaudati.
La sfida è rappresentata dalla realizzazione di
un sistema semplice, intuitivo, che ripeta gestualità ormai consuete, che non richieda improbabili alfabetizzazioni informatiche. Semplice come
accendere il televisore, usare il telecomando,
scorrere il televideo, ricaricare la scheda prepagata del telefonino o comprare la carta prepagata per i telefoni pubblici.
La comodità di un prodotto e la facilità di utilizzare un servizio sono da sempre la chiave delle
grandi rivoluzioni tecnologiche. La comodità e la
facilità sono valori tangibili, che i consumatori riconoscono e premiano. La complessità rappresenta
un fattore che invece riduce la platea dei fruitori,
come accade ancora per l’accesso ad internet.
Il personal computer nasce dalle applicazioni di
ufficio, di un terminale video collegato all’elaboratore centrale dell’azienda. Si è evoluto, perché
ha capacità di elaborazione autonome, perché è
connesso alle reti di telecomunicazione e così si
collega con tutti coloro che mettono i propri dati
a disposizione, su Internet. Ogni sforzo si è fatto
per renderne semplice l’uso e veloce la connessione con l’esterno: ma rimane poco semplice da usare.
La televisione è nata per la famiglia, per l’ambiente domestico, per lo svago e per l’informazione. Il televisore ha dentro di sé solo quello che
serve: non è come i personal computer, che spesso sembrano martelli da 300 chili utilizzati per
mettere puntine da disegno! Spesso è l’unico canale informativo per gran parte della popolazione.
Arricchirlo con ulteriori servizi ed informazioni,
Canale d: le chiavi del successo
Marco Ficarra,
Amministratore Delegato, Home Shopping Europe
ssere dei pionieri non è responsabilità di poco conto. Significa tracciare una strada, non senza rischi ed insidie, con la certezza che niente
sarà più come prima. Nella rivoluzione della televisione digitale terrestre,
Home Shopping Europe ha vinto la sfida dell’innovazione, non solo per aver
ottenuto, prima tv nazionale in assoluto, l’autorizzazione alla sperimentazione nel gennaio 2003, ma per aver avviato le trasmissioni con la nuova tecnica già nel giugno scorso ed aver dato vita al primo canale civico in collaborazione con la Pubblica
Amministrazione.
Sin dalla sua nascita, Home Shopping Europe ha incarnato i valori della modernità, dello sviluppo e dell’avanguardia nel settore televisivo, alla ricerca di nuovi modelli di sviluppo generati dalla
Tv, ma che sono integrati con i servizi di call center, di logistica, di It e di database marketing. La
sfida del digitale terrestre è stata raccolta nella consapevolezza che possiamo offrire un contributo industriale articolato e responsabile, per l’impegno industriale e commerciale connesso alla
generazione di nuovi canali, nuovi contenuti e nuove applicazioni interattive.
Il passaggio all’era della televisione digitale terrestre è segnato dalla scelta del nuovo logo televisivo, Canale d, che distingue il canale Tv dalle attività di business svolte, non più solo ed unicamente di shopping, presto declinate ai viaggi e news, già on air.
Già più di un milione di abitanti è in grado di ricevere la nostra programmazione in Toscana,
grazie all’offerta del nostro multiplex, dove è inserito il canale civico Dì Lucca. Merito dell’Amministrazione Comunale di Lucca e Cittadigitali, aver creato “il modello della buona prassi televisiva in
DVB-T”, che ha già ricevuto un consenso diffuso tra le Pubbliche Amministrazioni ed i broadcaster nazionali e regionali, per i risultati conseguiti ed il business generato.
E
88
I quaderni di
Il digitale terrestre accende i motori
senza tradirne le caratteristiche, è l’obiettivo della
televisione digitale terrestre interattiva.
Evoluzione delle TV locali
Le televisioni locali continueranno a mantenere il loro ruolo di fornitori di contenuti televisivi di interesse locale o di interesse tematico.
Giustamente, possono aspirare a diventare operatori di rete locale. Altre possibilità sono quella
di salire a bordo di un multiplex operato da terzi
oppure la formula consortile. In questo caso, un
certo numero di emittenti televisive locali possono costituire un consorzio che funga da operatore di rete per i loro canali TV.
Comunque, la convivenza di più editori TV sullo
stesso multiplex non sarà lasciata al caso e alla
concorrenza selvaggia tra gli editori presenti, maga-
ri con strizzatine d’occhi da parte dell’operatore di
rete verso quei canali ospitati che siano di sua
proprietà. Si dovrà rapidamente individuare e regolamentare dei modelli di Service Level Agreement,
che diano garanzie sulle risorse (nel multiplex) effettivamente assegnate a tutti i titolari di programmi
TV afferenti allo stesso multiplex.
Tuttavia, l’area in cui si offrono maggiori
opportunità per le TV locali è quella dei servizi
interattivi.
Molti servizi interattivi avranno un significato locale e saranno quindi adatti ad una presenza esclusiva su televisione locale. Si pensi alla
prenotazione di musei, spettacoli e ristoranti, ai
rapporti amministrativi con il proprio Municipio, al rapporto con le Aziende sanitarie locali.
I servizi interattivi non sono (ancora) condizionati dall’aspettativa di gratuità, come sarà invece
Le nuove opportunità per le TV locali
Marco Rossignoli
Coordinatore, AERANTI-CORALLO
’obiettivo principale delle imprese televisive locali è quello di diventare operatore di rete locale, figura quest’ultima che sarà la protagonista dei nuovi scenari digitali. La strategia delle emittenti di AERANTICORALLO è, infatti, quella di valorizzare ulteriormente i propri canali di
trasmissione, trasformando le attuali aziende televisive operanti in tecnica
analogica in operatori di telecomunicazione capaci di veicolare non solo i
propri programmi (simulcast e/o nuovi programmi), ma anche quelli di terzi (attività di carrier) nonché
dati e servizi anche dotati di interattività.
L’opportunità di operare in qualità di carrier, veicolando, all’interno del proprio multiplex, anche
realizzando sinergie tra gruppi di emittenti operanti in diverse aree territoriali, contenuti prodotti da
terzi, consente di ampliare l’attività delle imprese televisive locali in quella di operatore di rete, offrendo spazi a coloro che, non disponendo dei canali di trasmissione, sarebbero giocoforza esclusi
dalla diffusione terrestre: tra gli altri, gli editori della carta stampata e i content provider satellitari.
L’altra grande opportunità offerta della tecnologia digitale terrestre è data dalla possibilità di
veicolare dati e servizi e, proprio in questo ambito, AERANTI-CORALLO ritiene importante sviluppare progetti con le Pubbliche Amministrazioni locali.
Le emittenti locali possono assumere in questo contesto un importante ruolo nei progetti di Tgovernment, acquisendo così nuove importanti opportunità di business, attraverso, ad esempio,
convenzioni di servizio con comuni, province, regioni, camere di commercio, aziende ospedaliere, etc.
La realizzazione di progetti di T-government insieme alle pubbliche amministrazioni locali rappresenta
una importante prerogativa per le imprese televisive locali, anche in considerazione delle previsioni della
legge 66/2001 che riserva esclusivamente alle emittenti locali la possibilità di differenziare i programmi
dati tra le diverse aree servite, vietando espressamente tale possibilità alle emittenti nazionali.
Affinché le emittenti locali siano messe in condizione di effettuare efficacemente la transizione
al digitale, AERANTI-CORALLO ritiene necessario che lo Stato intervenga con contributi specifici
destinati agli operatori di rete, nonché con contributi specifici destinati alla realizzazione di contenuti informativi per le emittenti televisive locali.
L
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89
Modelli di business per l’interattività
per i programmi TV, che lo spettatore - come oggi
- continuerà a voler vedere gratuitamente.
Molti servizi interattivi costituiranno per l’utente una vera comodità in casa. Ad esempio, il pagamento di un bollettino, la prenotazione di posti al
cinema, la prenotazione di una visita medica, una
giocata al lotto direttamente dal televisore (anzi dal
STB) di casa, varranno tranquillamente per l’utente il costo del meno efficiente e più scomodo servizio di sportello fisico. Gli stessi programmi di intrattenimento con interattività non avranno difficoltà
a porre un mini-prezzo, ad esempio al televoto, visto
e considerato che già oggi l’utente che voglia votare ad alcuni reality show è disposto a telefonare
(manualmente) a Centri Servizi che fatturano ogni
contatto con una tariffa premium al minuto.
Dal punto di vista tecnico è relativamente semplice realizzare uno schema di ripartizione degli introiti a vantaggio di tutte e tre le figure coinvolte nell’e-
rogazione del servizio: il fornitore di servizi, il fornitore di contenuti TV e l’operatore di rete. La relativa semplicità è dovuta all’essere un utente TV
molto più identificabile oggettivamente, per via del
suo STB e televisore presenti nel suo inviolabile
domicilio, rispetto ad un utente che effettui transazioni commerciali su Internet.
La capacità sui multiplex nazionali dedicabile ai servizi è tale da consentire circa fra 2 e 3
Mbit/s per i dati, per ogni multiplex. Considerando che una parte considerevole di tale banda
residua andrà per servizi contestuali ai programmi televisivi, non resta molto spazio, sui multiplex nazionali, a disposizione della grande quantità di servizi interattivi cui si potrà pensare. Le
centinaia di reti a livello locale potranno offrire
complessivamente centinaia di Mbit/s, non solo
per servizi locali ma anche per servizi nazionali,
con un approccio di networking.
Le TV locali protagoniste
della comunicazione digitale
Maurizio Giunco
Presidente, Associazione FRT
ome TV locali FRT siamo convinti che anche con il digitale l’emittenza televisiva locale con dimensione d’impresa saprà essere uno dei soggetti
protagonisti del sistema della comunicazione del nostro Paese. Nell’attuale fase di avvio alcune importanti emittenti trasmettono con la nuova tecnologia su canali interamente dedicati, coprendo in simulcast importanti aree del
Paese (Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, la provincia di Roma), mentre molte altre stanno iniziando
la sperimentazione prevalentemente notturna sui propri canali. Da un punto di vista meramente tecnico
va infatti sottolineato che le emittenti più importanti hanno già equipaggiato la gran parte delle proprie reti
con impianti “digital ready” grazie anche ai finanziamenti sotto forma di rimborso di cui al DM 407/01.
Ovviamente, rispetto ai grandi operatori nazionali, il settore ha le sue difficoltà, soprattutto per la
scarsa disponibilità di frequenze necessarie per creare le reti che dovranno trasmettere esclusivamente in digitale, per cui l’ingresso in forze nel digitale non è e non sarà immediato.
È infatti necessario un preventivo consolidamento delle realtà presenti nel settore - quelle che
saranno effettivamente in grado di operare anche come operatori di rete - cui la nuova legge Gasparri offre possibilità di crescita con l’ampliamento del bacino, l’interconnessione portata a 12 ore e un
possibile afflusso di nuove risorse dal mercato della pubblicità nazionale.
E in futuro 10 o 15 operatori di rete locali avranno la possibilità di avere un multiplex nazionale.
In questa fase i problemi sono comunque tanti: dalla già citata limitata disponibilità di frequenze
per il simulcast al rischio di perdita della sintonia sugli apparecchi, (il vero valore di avviamento per
una TV locale) con la moltiplicazione dei canali e dell’offerta complessiva; dalla necessità di offrire
contenuti adeguati alla possibile concorrenza con i grandi gruppi nazionali nell’offerta dei servizi a
valore aggiunto a livello locale.
Un’opportunità quest’ultima decisiva per il futuro del settore, che dovrà inoltre ulteriormente caratterizzare la propria programmazione informativa con un legame sempre più stretto con i soggetti
pubblici e privati che operano nel territorio, una realtà fondamentale in un Paese come il nostro.
C
90
I quaderni di
Il digitale terrestre accende i motori
La nuova legge di riassetto
del sistema radiotelevisivo
a legge 3 maggio 2004, n. 112, recante ‘Norme di
principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo e della Rai Radiotelevisione italiana Spa, nonché
delega al Governo per l’emanazione del testo unico
della radiotelevisione’, cosiddetta “legge Gasparri”
pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 5/5/2004, n.
82/L. stabilisce i principi generali dell’assetto del sistema radiotelevisivo nazionale, regionale e locale, e lo
adegua all’avvento della tecnologia digitale e al processo di convergenza tra la radiotelevisione e altri settori
delle comunicazioni interpersonali e di massa - telecomunicazioni, editoria, anche elettronica, ed Internet.
Ci limitiamo a sintetizzare, della legge Gasparri,
i punti salienti per la transizione.
Viene confermata la distinzione dei seguenti ruoli
nella catena del valore del digital terrestre:
“operatore di rete”, che possiede una rete di comunicazione (su frequenze terrestri in tecnica digitale, via
cavo o via satellite) e gli impianti che consentono la
trasmissione dei programmi agli utenti;
“fornitore di contenuti”, che ha la responsabilità
editoriale nella predisposizione dei programmi televisivi o radiofonici e dei relativi programmi-dati e
svolge le attività commerciali ed editoriali connesse alla loro diffusione;
“fornitore di servizi interattivi associati o di servizi di accesso condizionato”, che fornisce, attraver-
L
so l’operatore di rete, servizi al pubblico di accesso condizionato, ovvero che fornisce servizi della
società dell’informazione.
Le attuali tv locali e nazionali possono effettuare
sperimentazioni di trasmissioni digitali terrestri sugli
impianti esistenti e possono richiedere le licenze e le
autorizzazioni per avviare le trasmissioni in tecnica
digitale terrestre. Sono consentiti trasferimenti di
impianti o rami d’azienda tra emittenti (trading di
frequenze), a condizione che le frequenze acquisite
siano destinate alla diffusione digitale.
La RAI è tenuta a realizzare almeno due blocchi di
diffusione (multiplex) su frequenze terrestri con una
copertura del territorio nazionale che raggiunga:
a) dal 1° gennaio 2004, il 50 per cento della popolazione;
b) entro il 1° gennaio 2005, il 70 per cento della
popolazione.
La concessionaria del servizio pubblico dovrà inoltre realizzare la completa conversione alla tecnica digitale di uno o più bacini locali da individuare di concerto con il Ministero delle comunicazioni tra quelli con
difficoltà di ricezione del segnale analogico.
Un ulteriore incentivo alla diffusione del digitale terrestre sarà ottenuto destinando, al finanziamento dell’acquisto di decoder per il digitale terrestre, il 25 percento dei ricavi derivanti dalla privatizzazione della RAI.
Stato e prospettive del digitale
terrestre negli altri Paesi europei
L
e esperienze di Paesi comunitari che per primi
hanno introdotto la TV digitale terrestre sono state
determinanti nel convincere i Governi e gli operatori
europei che la TV digitale terrestre non può essere introdotta con un modello di business di pay TV.
L’orientamento prevalente in ambito comunitario
è quindi di avviare le trasmissioni digitali terrestri in
chiaro, riducendo i costi per gli utenti al solo acquisto
LUGLIO-AGOSTO 2004
del decoder necessario per captare il segnale digitale.
Si riportano di seguito le tappe previste per la
transizione al digitale terrestre nei Paesi UE e lo
spegnimento del servizio analogico (ATO, analog
turn off), come risultanti da comunicazioni ufficiali
rese alla Commissione Europea dai singoli Stati
membri (i Paesi non menzionati non hanno presentato alcuna comunicazione).
91
Stato e prospettive del digitale terrestre negli altri Paesi europei
– Austria: trasmissioni nelle aree maggiormente
popolate entro il 2006, switchover per regioni
dal 2007, ATO nel 2010.
– Belgio: date non ancora stabilite
– Danimarca: rete del primo multiplex completata
per luglio 2005, data per ATO non stabilita
– Finlandia: completamento copertura digitale
2005, ATO 2007
– Germania: numerizzazione con simulcast breve
(circa 6 mesi) per zone, ATO a Berlino già completato a luglio 2003, altre zone a partire dal 2004,
fino a coprire l’intero paese entro il 2010
– Grecia: esperimenti pilota 2004, inizio transizione 2005, ATO dopo il 2010
– Irlanda: approccio da definire nel 2004
– Paesi Bassi: numerizzazione guidata dal mercato, ATO non prima del 2007
– Portogallo: prime trasmissioni 2004, strategia per
ATO da stabilire
– Regno Unito: è stato il primo paese europeo ad
avviare le trasmissioni digitali terrestri. Dal 1998
al 2002 ha operato ONDigital, poi rinominata
ITV digital, che, dopo aver raggiunto la quota di
1.300.000 abbonati fu costretta alla chiusura da
problemi finanziari dovuti alla competizione con
le altre piattaforme televisive a pagamento. Il
cambio strategico in favore della TV gratuita si è
rivelato vincente nel Regno Unito, dove con il
marchio FreeView la televisione digitale terrestre
free to air è entrata in circa 2.500.000 di abitazioni. Oggi, più di metà della popolazione è
raggiunta dal segnale. ATO tra 2006 e 2010
– Spagna: l’insuccesso della prima esperienza (Quiero TV) che ha operato dal 2000 al 2002, ha pesato sui piani strategici di Madrid. Numerizzazione
di una città in data da stabilire, ATO 2011
– Svezia: disegno di legge governativo per ATO nel
2007.
Da parte della Francia è stato recentemente comunicato dall’organismo regolatorio nazionale CSA il
lancio di canali gratuiti entro il 1 marzo 2005 e il lancio
di canali a pagamento entro il 1 settembre 2005.
Evoluzione tecnologica e prospettive
oltre lo switch-off
M
entre comincia il dispiegamento
del sistema digitale terrestre presso il pubblico, la ricerca applicata e l’industria radiotelevisiva guardano avanti, in vista di sviluppi in un futuro più o
meno prossimo. Alcune innovazioni
sono molto più a portata di mano di
quanto non si creda. Deve solo scattaMario Frullone
re la convenienza commerciale a introdurle presso il grande pubblico.
TV digitale e home theatre. Con l’arrivo del decoder è possibile sfruttare il proprio impianto home
theatre anche con la televisione digitale terrestre. Basta
scegliere un decoder che abbia l’uscita Dolby Digital. Presto, alcuni programmi televisivi in digitale terrestre trasmetteranno, oltre al normale canale stereo,
anche un audio Dolby Digital 5+1.
Decoder unico per tutte le piattaforme? Il televisore del nostro salotto è assediato da apparecchiature che
92
competono per mandargli segnali video: il video-registratore, il lettore DVD, il decoder satellitare e il decoder terrestre. Dietro il televisore è tutto un groviglio di
cavi di alimentazione, di cavi RF e di cavi SCART. Viene
naturale pensare ad un decoder unico per entrambe le
piattaforme. È una prospettiva realistica? Tecnicamente,
sì, perché entrambe rispondono alla norma DVB; si
tratta, dunque, di produrre decoder che abbiano due
tuner, terrestre e satellitare; a quel punto, il flusso
MPEG-2 proveniente dal satellite e quello proveniente da un trasmettitore terrestre sono di identico formato e possono essere trattati dagli stessi circuiti; stesso
discorso vale per i servizi interattivi, che possono essere eseguiti su una stessa piattaforma MHP una volta
estratti dal flusso MPEG-2. Dal punto di vista commerciale, la strada è lunga, perché si tratta di far convergere un mercato verticale (come quello satellitare) e un
mercato orizzontale free-to-air come quello terrestre.
TV ad alta definizione. La TV ad alta definizione,
I quaderni di
Il digitale terrestre accende i motori
pensata tanti anni fa, è rimasta a lungo una chimera.
In tecnica analogica, essa avrebbe comportato un’occupazione di banda tale da dover sacrificare un certo
numero di canali UHF o VHF per la sua trasmissione, cosa ovviamente improponibile. In tecnica digitale e con compressione MPEG-2, un programma ad
alta definizione comporta un’occupazione di circa 1015 Mbit/s, con il risultato di usare circa il 50% della
capacità di un multiplex. Non è quindi pensabile, in
questa fase di switch-over, dove è già difficile trovare frequenze da convertire all’esercizio digitale, concedersi il lusso di trasmissioni ad alta definizione. La
buona notizia è, tuttavia, che - una volta liberate tante
frequenze come effetto immediato dello switch-off ci saranno sicuramente frequenze disponibili per
trasmissioni ad alta definizione. Dal lato emittente,
non serve nulla di più che attrezzature di studio televisivo idonee a codificare in alta definizione. Dal lato
ricevente, servirà una nuova generazione di ricevitori (decoder o televisore digitale integrato) in grado di
decodificare il segnale ad alta definizione ed ovviamente uno schermo ad alta definizione. Tuttavia, la
tecnologia delle codifiche digitali potrà venirci incontro, offrendo compressioni sempre più efficaci, tali
da occupare per un segnale ad alta definizione la stessa banda oggi necessaria per un segnale a definizione standard (vedere a questo proposito il riquadro
sulla codifica H-264). L’alta definizione potrà allora
diventare semplicemente la televisione di domani.
TV mobile. Un altro sogno può diventare realtà
con la televisione digitale terrestre: la fruizione della
TV mentre si è in movimento. Distinguiamo i due
casi, TV in un veicolo e TV tascabile. Per la TV nel
veicolo (beninteso, non sul cruscotto, a distrazione
del guidatore), il sistema di ricezione prevede la tecnica cosiddetta della diversità di antenne: il ricevitore
ha due o più antenne che ricevono lo stesso segnale
in condizioni differenti. Appositi circuiti nel ricevitore riescono ad elaborare le differenze tra i segnali
ricevuti e ricostruire un segnale di buona qualità.
Un’ulteriore tecnica può essere quella di una modulazione più robusta della COFDM, ad esempio la
QPSK. In tale caso, tuttavia, devono esistere dei multiplex che trasmettono in tecnica QPSK, dedicati cioè
alla trasmissione di programmi per la TV mobile.
Quando per TV mobile, si intende invece una TV
tascabile, allora interviene la norma DVB-H, attualmente in corso di definizione (vedere riquadro).
Convergenza tra TV, telefonia mobile e Internet.
Con l’adozione della tecnica DVB-H lo scenario futuro sarà quello di una piena convergenza tra TV, telefonia mobile e Internet. Per quanto riguarda il terminale, avremo un oggetto con due interfacce radio, l’interfaccia UMTS e l’interfaccia DVB-H. La ricezione
di programmi audio-video radiodiffusi avverrà attraverso l’antenna DVB-H, mentre la ricezione di
programmi audio-video a richiesta e lo scambio di
dati personali ad alta velocità avverranno attraverso
La norma H.264
H.264 (ISO/IEC 14496-10 | ITU-T Rec. H.264) è lo schema di codifica video più avanzato attualmente
disponibile per la compressione di segnali video in formati che vanno da quelli tipici delle applicazioni
multimediali (QCIF e CIF) fino alla TV ad alta definizione.
I lavori di normativa si sono conclusi a metà del 2003 e già da settembre dello stesso anno erano
disponibili i primi dispositivi operanti in “tempo reale” per lo più realizzati su piattaforme Windows.
L’H.264 è strutturato in due “profili”: “Baseline” e “Main”; il primo comprende le funzioni base di compressione e le tecniche di protezione da errori di trasmissione, il secondo include ulteriori funzionalità di compressione tali da soddisfare le esigenze legate ad applicazioni di tipo diffusivo. Un terzo profilo (Extended) include funzionalità legate a rendere efficiente lo “streaming” del video. Dal punto di vista tecnologico H.264 rappresenta un deciso avanzamento grazie ad alcune importanti innovazioni (fra cui ad esempio un cancellatore di
blocchettizzazione), che lo rendono decisamente più efficiente della precedente versione di MPEG-4 (parte
2) utilizzata da quasi tutti gli attuali codec per applicazioni Multimediali (ed. es. Windows Media Player).
Test di verifica dell’efficienza di H.264, eseguiti per conto di MPEG presso i laboratori FUB lo scorso marzo,
hanno evidenziato un incremento del rapporto di compressione che oscilla fra il 3:1 (rispetto a MPEG-4 per
applicazioni Multimediali - formati CIF e Q-CIF) ed il 2:1 (rispetto a MPEG-2 per applicazioni TV ed HDTV).
Esistono ancora problemi di gestione delle licenze riguardanti la tecnologia sottesa in H.264. Il modello di “licensing” proposto non soddisfa i broadcaster, perché sembra prefigurare il pagamento di diritti
ogni volta che venga trasmesso un programma codificato in H.264.
LUGLIO-AGOSTO 2004
93
Evolzione tecnologica e prospettive oltre lo switch-off
l’antenna UMTS. Questo è solo lo scenario tecnico.
Dal punto di vista del business, assisteremo ad un
ulteriore allargamento della catena del valore. I fornitori di contenuti audio-video non interverranno, come
oggi soltanto attraverso la catena diffusiva, ma anche
attraverso il canale di ritorno. Gli operatori mobili
potranno diventare fornitori di contenuti veicolati
tramite il DVB-H. Sarà un’impressionante rivoluzione dell’industria dei contenuti, dovranno crearsi nuovi
modelli di business che premino la produzione degli
stessi, senza penalizzarne il consumo da parte degli
utenti. Dovranno diventare moneta corrente il pagamento contestuale di diritti digitali, declinati con tutte
le forme e con tutte le flessibilità immaginabili. Per
dirla in breve, la TV digitale terrestre apre un’autostrada che ci porta verso distese sconfinate, che saranno tutte da esplorare, sperimentare, regolamentare e
sviluppare a beneficio dei cittadini e delle imprese.
Convergenza con la domotica. La casa di un
futuro in parte già presente sarà popolata di dispositivi ed elettrodomestici in grado di interagire tra
loro. Il decoder, in tale zoo di dispositivi, potrà fare
la parte del leone, trasformandosi in centrale di
monitoraggio e controllo (gateway) di tutti gli apparati della casa. Preferiamo lanciare l’idea in astratto, rinunciando a specifici scenari ed esempi, esclusivamente per mancanza di spazio in stampa.
Lo spectrum dividend. Tra le motivazioni alla base
del progetto digitale terrestre in ambito europeo, assume un posto di rilievo l’esigenza di una migliore utilizzazione dello spettro. Si è visto come con il piano di
assegnazione delle frequenze in tecnica digitale, si
possano avere 48-60 programmi nazionali e varie centinaia (in tutto) di canali regionali o locali. Da varie parti
si fa la previsione che popolare di palinsesti una tale
scelta di programmi possa essere economicamente
insostenibile. D’altronde le tecniche di codifica permettono di conseguire sempre più consistenti risparmi di
banda. Sorge allora il problema dello spectrum dividend, cioè di come gestire l’improvvisa abbondanza
di frequenze che si verrà ad avere nelle bande VHF
e, soprattutto, UHF. Attualmente, ci sono due posizioni contrapposte. C’è il partito di coloro che vorrebbero togliere parte di questo spettro ai servizi televisivi e passarlo a futuri servizi radiomobili. C’è il partito di coloro che vorrebbero utilizzare lo spettro venutosi a liberare per introdurre la TV ad alta definizione o comunque servizi multimediali e interattivi di
tipo radiodiffusivo. I pianificatori politici avranno di
che lavorare in previsione dello switch-off generalizzato in tutti i Paesi europei. Augurabilmente, prevarrà
il criterio del miglior uso dello spettro, in termini di
ricadute economiche sui cittadini e sulle imprese.
Mario Frullone
Direttore delle Ricerche – Fondazione Ugo Bordoni
La norma DVB-H
DVB- H (Digital Video Broadcast - Handheld) è l’ultima evoluzione, ancora in via di completa definizione,
della norma DVB. Essa mira a fornire accesso ai servizi multimediali a banda larga “in ogni momento, in
ogni luogo” mediante terminali portatili di piccolo ingombro ed a basso consumo di energia. Il DVB-H
risponde all’esigenza di conciliare la banda larga consentita dallo standard per la televisione digitale terrestre (DVB-T) con terminali mobili di dimensioni e peso non troppo superiori a quelli di un comune telefono cellulare dotato di display grafico a colori. Il consumo di energia diventa pertanto fattore cruciale per
consentire la riduzione del peso e dell’ingombro delle batterie, nonché un’autonomia di almeno un paio
di giorni senza ricarica. È richiesta inoltre la massima compatibilità possibile con lo standard DVB-T. Questo
impone che segnali DVB-T e DVB-H possano coesistere nello stesso multiplex, con parte della capacità
trasmissiva riservata ai segnali DVB-H.
Questi obiettivi vengono raggiunti mediante l’introduzione di tecniche come il time slicing (in pratica, il
ricevitore rimane “acceso” solo per una frazione del tempo, consentendo un aumento di durata delle
batterie inversamente proporzionale a questa frazione) ed il cosiddetto “modo 4K”, che consente un
buon compromesso fra le esigenze di bit-rate elevata e di buona ricezione in movimento. Un codice
supplementare a correzione di errore consente una maggiore robustezza rispetto ai disturbi.
La tecnologia DVB-H, per le sue caratteristiche di banda larga e di marcata asimmetria nel servizio, nonché
per la possibilità di impiego di terminali portatili di piccole dimensioni, è destinata a diventare un complemento
ideale alle reti di telefonia mobile, in particolare mediante lo sviluppo di terminali multistandard DVB-H/UMTS.
In questo contesto, l’UMTS può fornire il canale di ritorno per accedere ai servizi interattivi, analogamente
alla linea telefonica domestica utilizzabile da un normale ricevitore DVB-T già oggi disponibile sul mercato.
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I quaderni di
Copertura del digitale terrestre
Copertura del digitale terrestre
Sul sito
http://www.dgtvi.it
si trovano le coperture
del segnale digitale terrestre.
In blu aree coperte con almeno un MUX
al 30 aprile 2004
Multiplex
Nazionali
Canali ricevibili anche
in terrestre analogico
Nuovi canali terrestri
Dfree
Canale 5, Italia 1, SI Dfree
TV: LCI Dfree Radio Italia tv
LA7/MTV
LA7, MTV ITALIA
RTI
Rete 4
Mux A – Rai
RaiUno, RaiDue, RaiTre
Mux B – Rai
TV: 24ore.tv, Class News, Coming
Soon, BBC World, VJ TV
TV: RaiSportSat, RaiNotizie24,
Rai Edu1, RaiUtile, RaiDoc
Radio: Radiouno, Radiodue,
Radiotre, FD auditorium
Programmi televisivi e radiofonici trasmessi dai MUX con copertura superiore al
50% della popolazione – situazione al 30 aprile 2004.
Multiplex
Canali ricevibili anche
in terrestre analogico
Nuovi canali
terrestri
Home Shopping Europe Broadcasting
(Province Lucca, Pisa e Livorno)
Home Shopping Europe
Canale Civico
Dì Lucca
Elefante TV Telemarket (Bologna)
Elefante TV Telemarket
Programmi televisivi trasmessi da MUX di emittenti nazionali – situazione al
30 aprile 2004.
LUGLIO-AGOSTO 2004
95
Offerta TV e Radio
Multiplex
Canali ricevibili anche
in terrestre analogico
TLT Spa – Telecupole (Torino)
Telecupole
Sesta Rete – Italia7 Gold –
Nuova Rete – Rete Otto (Bologna)
Sesta Rete – Italia7 Gold –
Nuova Rete – Rete Otto
Super 3 Spa (Roma)
Super 3
Videolina (Cagliari)
Videolina
TCS (Cagliari)
TCS
RTV 38 Spa (Fienze, Arezzo,
Valdarno, Orvieto e Pesaro)
RTV 38
Nuovi canali
terrestri
TV: RTV38 News,
Hit Channel
Radio: RTL 102.5,
Radio Blu
Teletruria 2000 (Arezzo)
Teletruria
Emittenza locale che trasmette per tutta la giornata – situazione al 30 aprile 2004.
Offerta servizi interattivi
Multiplex
Canale
Dfree
Canale 5 Grande Fratello Interattivo, TG5, Amici Interattivo, Filmissimi
Interattivo, Carabinieri 3 Interattivo, Maurizio Costanzo Show
Interattivo, Corrida Interattiva, News, Meteo, Portale Giochi,
Oroscopo, Smallville Interattivo, Studio Aperto Interattivo,
Champions League Interattivo, CSI
LA7/MTV
Applicazione interattiva
Italia 1
Top Of The Pops Interattivo, Controcampo Interattivo,
La Fattoria, News, Portale Giochi, Meteo
LA7
La7i by Virgilio, Notizie IN, Sondaggio Omnibus, Il processo
di Biscardi, Guida TV, Vota la Nazionale
MTV Italia MTV News, MTV OnAir, MTV Games, MTV VideoRequest
RTI
Rete 4
Mux A – Rai RaiUno
Mux A e
Mux B Rai
96
TG4, Meteo, News- SuperMediavideo, Promo Bellissimi, Ricette
Sanremo interattivo
RaiDue
Eventi POP
RaiUno,
RaiDue,
RaiTre
Servizi informativi per Elezioni Europee
Su tutto
il Mux
Sanremo magazine, Servizi informativi per Elezioni Europee,
RAI 50 anni, Televideo Interattivo, Guida TV
I quaderni di

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