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R E P O R T E R
SETTEMBRE 2005
“Poste Italiane. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Torino n° 6 Anno 2005”- € 1,00
The best of… Zai.net!
FOTOSONDAGGIO
A ciascuno il suo Zai.net
Scelte da voi, le copertine più
belle degli ultimi anni
Paola
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R E P O R T E R
SETTEMBRE 2005
Perché non fare come i musicisti e raccogliere il meglio della nostra
produzione? Così, tra il serio e il faceto, è nato questo numero speciale
di Zai.net che propone una selezione - dal ’97 a oggi - delle interviste,
delle inchieste e dei reportage che più hanno colpito l’attenzione dei
nostri lettori e che riteniamo possano ancora avere motivo di interesse.
E’ stato emozionante ritrovare le firme di chi, allora liceale, oggi ha
finito l’Università, lavora e, magari continua a scrivere sui blog, per il
cinema o per diletto e ricorda l’esperienza da giovane reporter di
Zai.net mandandoci ogni tanto le sue opinioni.
Francesco
“Poste Italiane. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1 comma 1, DCB Torino n°6 Anno 2005”- € 1,00
GENNAIO 2000
Antonella
GENNAIO 2000
Marco
DICEMBRE 2000
MARZO-APRILE 2001
Cristina
GENNAIO 2002
Giovanni
Alice
Direttore responsabile
Renato Truce
Vice direttore
Lidia Gattini
Segreteria di redazione
Sonia Fiore
Coordinamento redazioni scolastiche
Simonetta Mitola, Eleonora Fortunato
Redazione di Torino
corso Allamano, 131 - 10095 Grugliasco (To)
tel. 011.7072647 - 7072283
fax 011.7707005
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piazza Guerrazzi, 19/21 - 56100 Pisa
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Hanno collaborato
Loris Liuzzi, Alberto Puliafito, Emanuele
Colonnese, Giovanni Battaglio, Lorenzo
Capisani, Federica Mantovani, Maya Santamaria,
Massimiliano Coccia, Annalisa Caputo.
Impaginazione
Manuela Pace, Gianni La Rocca
Illustrazioni
Alessandro Pozzi
Fotografie e fotoservizi
Circolo di Sophia, Lucilla Ruffinatti,
Fabrizio Caratto
AGOSTO 2002
Sito web: www.zai.net
Davide Lattanzio, Eleonora Fortunato,
Francesco Tota
Ferdinando
Editore
Mandragola Editrice
cooperativa di giornalisti a r.l.
via Nota, 7 - 10122 Torino
Stampa
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10099 S. Mauro (To)
NOVEMBRE 2002
DICEMBRE 2002
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MARZO 2003
MAGGIO 2004
Zai.net Lab
Anno IV / n. 6 - settembre 2005
Autorizzazione del Tribunale di Roma
n°486 del 05/08/2002
Abbonamento annuale: 9 euro
Servizio Abbonamenti MANDRAGOLA Editrice
cooperativa di giornalisti
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tel 06.47881106 - fax 06.47823175
E’ stato ancor più emozionante vedere quanto siamo cresciuti: nei
numeri, nella qualità, nella partecipazione. Da un nucleo di scuole di
Torino a una grande esperienza nazionale; da una piccola redazione
a una community di giovani reporter con la loro rivista, il sito, la radio.
E’ stato difficilissimo selezionare, escludere, togliere un pezzo
perché troppo lungo o appartenente a un’annata già affollata di
articoli imperdibili. Ma veniamo ai contenuti.
Si inizia col saluto e l’augurio di Alex Del Piero: siamo nel 1997 e
Zai.net è alla sua terza uscita nelle scuole. Mario Rigoni Stern è invece
l’interlocutore per parlare di ecologia e di difesa della terra: nel
febbraio 1998 si è da poco conclusa una epocale conferenza di Kyoto.
Con uno scettico d’eccezione, Piero Angela, abbiamo discusso di
case infestate e di fenomeni paranormali, per scivolare poi nel
mondo dei fumetti (aprile 1999) con uno degli sceneggiatori
dell’eroe più amato: Dylan Dog.
L’instant book sul G8 di Genova (giugno 2001) è un grande banco di
prova per le giovani penne di Zai.net, che hanno raccontato una delle
pagine più dense e per certi versi oscure degli ultimi anni. Stile e
qualità della scrittura che restano immutati nelle altre grandi inchieste
realizzate allora, tra le quali vi riproponiamo “Le sirene dell’informazione”,
(gennaio 2004) e “Terra di nessuno” (marzo 2005), un viaggio
disincantato in mezzo alla triste realtà delle nostre periferie.
Molti giovani critici ci hanno invece tenuto compagnia con le
recensioni e le interviste ai loro autori preferiti: Iron Maiden (ottobre
2002), Sud Sound System (maggio 2005) e un autentico mito della
nostra letteratura, Andrea Camilleri (dicembre 2004).
Critici ma anche autori all’opera per realizzare un sogno come
“Girare un corto” (maggio 2003) o per regalarci racconti come
“Alcool & volume” (maggio 2004): autentiche perle di scrittura
creativa. Buona lettura!
DOVE ASCOLTARE ZAI.NET TIME
Sul canale satellitare Radio Zai.net, ricevibile da tutte le parabole satellitari
posizionate su Hotbird 13° Est (lo stesso di Sky e di Rai Educational) –
sulla frequenza 11200 Mhz
Da tutti i computer collegati alla rete Internet in streaming all’indirizzo
www.radiozainet.it
Sulle radio fm terrestri: a Torino Radio Flash 97.6 in Toscana Radio Flash
97.1 e 91.1 ad Aosta Radio Monterosa 94.6 e 99.5 a Sanremo Radio Flash
Liguria 93.6 a Savona su Radio Savona Sound 104.0 – 101.6 e
prossimamente in tutta Italia.
Dicembre 1997
5
Dicembre 1997
UNA VITA DA CAMPIONE
Intervista con Alex Del Piero
6
Febbraio 1998
ALLARME TERRA
Qualche domanda a Mario
Rigoni Stern
8
Ottobre 1998
LE CASE DEL TERRORE
Ne parliamo con Piero Angela
10
Gennaio 1999
DYLAN DOG: PARLA UNO
DEGLI SCENEGGIATORI
Viaggio nel mondo dei fumetti
12
Dicembre 2000
DIETRO LE QUINTE DI
“UNOMATTINA”
Per scoprire i retroscena di
un programma televisivo di
successo
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14
16
Maggio 2001
IL SUCCESSO? UNA
SCATOLA VUOTA
Uno psichiatra ci spiega
perché
Giugno 2001
LA GUERRA DI GENOVA
Instant book del G8
Novembre 2001
CIBO MANIPOLATO:
C’È DA FIDARSI?
Inchiesta sulle nostre tavole
18
Ottobre 2002
NIKO MCBRAIN:
FAMA E UMILTÀ
Confessioni di una rockstar
mondiale
20
Novembre 2002
AMORI USA E GETTA
E’ vero che l’amore si è
ammalato di velocità?
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Dicembre 2002
VENGO DA LONTANO
STUDIO QUI
Tre studenti peruviani
raccontano la loro
esperienza
Febbraio 2003
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L’ANTI GABBERS
Un discutibile modello
antropologico
Maggio 2003
GIRARE UN CORTO
Diario di bordo di un
cortometraggio
Gennaio 2004
CAMPIONE
UNA VITA DA
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LE SIRENE
DELL’INFORMAZIONE
Inchiesta sullo stato di
salute dell’informazione
Settembre 2004
I grandi protagonisti dello sport intervistati dai provetti
reporter sportivi di Zai.net. Si inizia con Del Piero.
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ALLA FINE DELL'ALLENAMENTO DEL GIOVEDÌ AL "COMUNALE" INCONTRIAMO
ALESSANDRO DEL PIERO PER UNA RAPIDA INTERVISTA VOLANTE.
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HO SCELTO L’HIP HOP
La musica come antidoto al
disagio di vivere in periferia
Maggio 2004
ALCOOL & VOLUME
Il racconto più letto
Dicembre 2004
di Roberto, 17 anni
Torino
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36
“AHO, CAMILLÈ, TIENI
DURO CHE CE N’AVEMO
BISOGNO”
Tre domande al papà di
Montalbano
Marzo 2005
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TERRA DI NESSUNO. MA
NO, È DELLA CAMORRA
Inchiesta sulle periferie di
Napoli
Maggio 2005
DIALETTO AL RITMO DI
REGGAE
Intervista con i Sud Sound
System
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ensiero positivo: la passione e l'entusiasmo superano qualsiasi sacrificio. Alessandro Del Piero,
attaccante della Nazionale e della Juventus F.c.,
"punta di diamante" del calcio nazionale ed internazionale, ha rilasciato un'intervista alla redazione di Zai.net
svelando un piccolo segreto per diventare campioni.
Che suggerimenti puoi dare agli studenti che praticano il
calcio e che vorrebbero seguire il tuo esempio?
"Quella del calcio è una passione, come può esserlo
anche lo studio: quando fai qualcosa con tantissimo
entusiasmo, qualsiasi sacrificio lo affronti sempre molto
volentieri".
All'inizio della tua carriera come sei riuscito a conciliare
lo studio con gli allenamenti e l'attività
calcistica?
"Con tanta difficoltà perché lo studio mi
occupava fino alle 13,30 del pomeriggio,
dopodiché partivo con il panino ed
andavo direttamente ad allenarmi sino a
sera. Dopo cena potevo finalmente dedicarmi allo studio e con molto impegno
sono riuscito a completare il mio programma e a diplomarmi in ragioneria
con mia grande soddisfazione".
Che differenze di vita hai incontrato fra
la città e il tuo paese e soprattutto
come ti trovi qui a Torino?
"Differenze enormi perché la mia città è
un paese di 35.000 abitanti, un altro
tipo di realtà, dall'altra parte del nord, il
Veneto; dove esiste una mentalità diversa, altri ritmi di vita, anche se devo
dire che per la mia professione Torino,
rispetto ad altre, è una città molto positiva perchè ti permette di vivere tutto
con serenità".
Nei momenti liberi quali sono i tuoi hobbies preferiti?
"Io ascolto sempre musica in macchina,
a casa, o in qualunque posto mi trovi e
mi piace molto, è una cosa che mi
accompagna sempre. Poi altre cose più
abitudinarie o occasionali come fare i
P
puzzles o andare al cinema".
Questo numero di Zai.net è dedicato al cinema, ma un
calciatore del tuo livello trova il tempo per frequentare
le sale cinematografiche?
"Dipende dai periodi perché alcune volte siamo molto
impegnati durante la settimana con gli allenamenti, ma
ad esempio, nelle ultime tre settimane sono andato cinque volte al cinema".
Quali sono i film che ti piacciono di più?
"Sicuramente quelli di azione, i gialli e i comici".
Quali sono i tuoi attori preferiti?
"I mostri sacri del cinema: Al Pacino, De Niro, Tom Cruise
e tanti altri".
Grazie a Del Piero e auguri per un ’98 azzurro ricco di
soddisfazioni!
"Grazie a voi di Zai.net e auguri a tutti gli studenti".
Febbraio 1998
6
7
ALLARME
TERRA
Vi riproponiamo questo articolo
per la chiarezza con cui sono
stati riportati i fatti e per
l'impegno giornalistico a favore
di una concezione non retorica
dell'ambiente e dell'essere
'ambientalisti'
CHE FINE FARÀ IL NOSTRO PIANETA? I
MUTAMENTI DEL CLIMA
INFLUENZERANNO ANCHE IL TERRITORIO
IN CUI VIVIAMO? LO ABBIAMO CHIESTO
AGLI ESPERTI DI METEOROLOGIA E ALLO
SCRITTORE MARIO RIGONI STERN.
Una nota di speranza
Intanto, puntuale come sempre, in gennaio il Worldwatch
Institute americano ha presentato il rapporto annuale sullo
stato della Terra e del suo ambiente. In sintesi: l'allarme
per i destini del pianeta è sempre alto, ma non manca
una nota di speranza. "Se l'economia mondiale continua
ad espandersi così com'è strutturata, potrebbe arrivare a
distruggere i suoi supporti naturali" sostiene il presidente dell'Istituto, Lester Brown. Tuttavia, se adotteremo
le giuste politiche, "s'intravede anche la possibilità di
realizzare la transizione verso un'economia sostenibile
da un punto di vista ecologico". Un'economia, cioè, non
dipendente dall'inquinamento dell'atmosfera, dal taglio
delle foreste, dallo sfruttamento scriteriato delle risorse
idriche: "Un'economia del genere non solo è realizzabile, noi crediamo, ma alla fine potrebbe essere più conveniente e produttiva di quella che ci sostiene oggi",
quando sono evidenti i segni di 'stress' nella sempre più
critica relazione tra l'economia e l'ambiente: diminuzione dell'acqua disponibile, erosione dei suoli, scomparsa
delle zone umide, collasso delle aree di pesca, deterioramento dei pascoli, crescita dell'anidride carbonica,
aumento delle temperature, estinzione di specie animali
e vegetali. "Questi indicatori ambientali", afferma ancora il Worldwatch Institute, "mostrano chiaramente che
l'economia occidentale basata sui combustibili fossili e
centrata sulle automobili non è un modello accettabile
per il mondo".
di Rita Rutigliano
L'effetto serra
Che diamine è il cosiddetto 'effetto serra'? E perché preoccupa tanto gli scienziati, e non solo loro, da un'abbondante ventina d'anni? La faccenda è piuttosto complessa.
Semplificando parecchio: la Terra è avvolta dall'atmosfera,
una sorta di 'coperta' (senza la quale la temperatura del
pianeta sarebbe parecchio più bassa e la vita impossibile)
formata da ossigeno, azoto, minuscole gocce d'acqua in
sospensione e vari gas naturali (biossido di carbonio,
metano, ossido nitrico).
Dall'epoca della rivoluzione industriale (e quindi da un
paio di secoli) continuiamo a bruciare quantità crescenti di
carbone, petrolio, gas naturali, legname. Anche i gas residui di tale combustione finiscono poi nell'aria, peraltro in
compagnia d'una bella serie di sostanze tutt'altro che
naturali (il DDT, per dirne una).
Risultato? La coperta ha cominciato a soffocarci: nell'atmosfera ci sono troppi gas, non riusciamo più a rispedire
nello spazio l'energia che assorbiamo dal Sole, la temperatura terrestre aumenta. Gli ecologisti sostengono che noi
occidentali siamo colpevoli di una ingiustizia atroce: abbiamo ottenuto il nostro confortevole tenore di vita buttando
fuori questi gas prima di sapere che effetto facessero. Con
danno di tutti, perché nel giro di cent'anni - avvertono gli
scienziati - i cicli delle piogge cambieranno, le zone più
temperate (e coltivabili) si sposteranno verso i poli, i
ghiacci si scioglieranno, il livello del mare crescerà, le sue
acque copriranno le isole e le coste più basse e popolate.
Un quadro inquietante, certo, che rende sempre più urgente la risposta alla domanda posta dagli ecologisti e dai
teorici dell'effetto serra: nel dubbio che le emissioni inquinanti abbiano un effetto reale sulla temperatura della
Terra, perché non fare qualcosa per ridurle? Subito, prima
che sia troppo tardi.
El Niño
I pescatori peruviani l'hanno battezzato 'El Niño', cioè
Gesù Bambino. Ma, a parte il nome e il mese di dicembre
in cui di solito compare (ogni 2-7 anni), nulla ha da spartire con l'atmosfera natalizia. Riguarda non poco, invece,
l'atmosfera intesa in senso meteorologico. Quello di cui si
parla, infatti, non è un simpatico pargoletto: è l'anomalo
riscaldamento delle acque dell'oceano Pacifico, davanti
IL PENSIERO
DELLO
SCRITTORE
alle coste dell'America del Sud, che ciclicamente è capace
di far saltare il termostato del mondo con effetti devastanti
sull'economia, la società, le risorse naturali.
Quando si manifesta con una certa intensità, El Niño provoca guai climatici su scala planetaria, piogge torrenziali in
Sud America, inverni miti in Europa e sulla costa atlantica
degli USA...
Dopo circa un anno, la forza del Niño va attenuandosi. Ora,
oltre ai cospicui danni umani e materiali, del suo passaggio resta anche una coda polemica. Secondo i fatalisti, è a
lui che si deve attribuire il graduale aumento della temperatura della Terra (fra vent'anni dovrebbe essere di oltre un
grado, con effetti disastrosi sul livello dei mari e sulle coltivazioni agricole). Secondo gli ecologisti, e secondo quanto ha sancito il vertice Onu di Kyoto (1-12 dicembre 1997),
l'incremento termico sarebbe invece il prodotto dell'effetto serra, del riscaldamento generale provocato dalle emissioni inquinanti dei gas industriali. Il dibattito è aperto.
La coperta ha cominciato a
soffocarci: nell'atmosfera ci sono
troppi gas, non riusciamo più a
rispedire nello spazio l'energia
che assorbiamo dal Sole
MARIO RIGONI STERN, AUTORE
DI FAMA MONDIALE (SONO
SUOI IL SERGENTE NELLA NEVE,
IL BOSCO DEGLI UROGALLI E
QUOTA ALBANIA), DA SEMPRE
CONDUCE UNA BATTAGLIA A
FAVORE DI UNA CONCEZIONE
VERA E NON RETORICA
DELL'AMBIENTE.
di Luca Reteuna
Che futuro abbiamo davanti?
"Io sono un po' sconsolato, ma forse non è la parola
giusta. Noi, mondo occidentale, non diamo il giusto
peso ai problemi dell'ambiente. Noi che siamo sulla strada del consumo più sfrenato non riserviamo il giusto
spazio a questi argomenti. Noi consumiamo natura: un
tempo la grande paura era la bomba atomica, ora il disastro ecologico, perché continuiamo a non preoccuparci
di sfruttare la terra con le monocolture, buttare tonnellate di concime chimico, distruggere le foreste. E in quei
casi in cui lo sfruttamento corretto di fonti di energia
potrebbe migliorare le condizioni di molte persone, lo
blocchiamo. Proprio in questi giorni parlavo con un missionario che vive in Uganda: forando il terreno hanno
trovato il petrolio, ma non possono utilizzarlo perché le
multinazionali lo impediscono e la gente muore di fame,
pur vivendo su un tesoro immenso".
Dopo la Conferenza di Kyoto, hai fiducia nell'impegno
degli Stati Uniti?
"Io non credo molto nelle azioni dei governi, soprattutto nelle grandi potenze che sono le più restie a
cambiare. E' invece necessario che tutti i Paesi educhino i singoli a partire dalle scuole e da chi influisce
di più sull'opinione pubblica, come i giornali".
In particolare, come ti sembra la situazione italiana?
"Dall'alto delle montagne, oltre all'inquinamento atmosferico, si vede quello delle luci: troppe lampade inutili
che non lasciano scorgere il cielo e chi vive in città non
se ne rende nemmeno conto".
Mi hai detto che Zai.net ti piace: che cosa vuoi consigliare
ai suoi lettori, che credono nella difesa dell'ambiente?
"Di usare le gambe il più possibile e poco i mezzi di trasporto, di non surriscaldare le case e poi aprire le finestre, di non utilizzare troppa energia, ma soprattutto una
cosa: non sprecare".
Ottobre 1998
9
8
I fatti di cronaca sono spunto di riflessione e di approfondimento.
Questa volta è di scena il mistero.
LE CASE DEL TERRORE, INTERVISTA CON
PIERO ANGELA
SPETTRI URLANTI, PRESENZE INVISIBILI,
SPIRITI NEL FRIGORIFERO DI CASA... NON
C'È DUBBIO, LE CASE STREGATE SONO UN
FENOMENO ESTREMAMENTE DIVERTENTE,
QUANDO POSSIAMO SCAPPARE
SEMPLICEMENTE USCENDO DAL CINEMA
O CHIUDENDO IL LIBRO. MA COSA
DIRESTE SE LE PARETI DEL VOSTRO
APPARTAMENTO COMINCIASSERO
DISPETTOSAMENTE A SANGUINARE? LA
PAROLA A UNO SCETTICO DI
PROFESSIONE, PIERO ANGELA
di Francesca Bertolli, 16 anni
Livorno
embra una scena di "Shining", in realtà è quanto
sostengono di aver visto due anziani coniugi di
Genova, che, accortisi della fastidiosa "perdita",
hanno prontamente allertato la polizia e quindi, ovviamente, un esorcista. Questo è solo uno dei tre casi riportati dalla rivista "I misteri" all'interno dell'articolo dedicato alle gesta di un esperto "acchiappafantasmi"
nostrano, Don Nikita Lombardi."L'idea che certe case
siano impure o proibite è antica quanto l'uomo" scriveva Shirley Jackson ne "La casa degli invasati", e in effetti, autorevoli studiosi di antropologia sostengono che
anche religione e proprietà derivino dal culto dei morti
di famiglia e la conseguente difesa, da parte dei vivi,
delle ossa seppellite sotto la casa. Ma allora il problema
è: è nato prima l'uovo o la gallina? Sono davvero i fantasmi che infestano alcune case o sono piuttosto le
credenze collettive?
Trovare una risposta certa a queste domande è, probabilmente, quasi impossibile. Se infatti gran parte della scienza ufficiale rifiuta l'idea che questi fenomeni possano essere reali, centinaia di presunti "scienziati dell'occulto" e
S
migliaia di "credenti" sono pronti a giurare di aver perso
decine di servizi da tè, scaraventati contro il muro dai soliti poltergeist fracassoni.
Le case stregate, comunque, proliferano, e vi sbagliate
se credete che solo le vecchie catapecchie in mezzo alla
campagna o i vecchi castelli gotici abbiano l'esclusiva.
Nello stesso articolo della rivista "I misteri" sopra citato, infatti, è riportata anche l'esperienza di una famosa
coppia dello spettacolo (il giornalista non ne rivela l'identità per ovvi motivi di privacy, in compenso domina
la pagina una foto di Natalia Estrada...), che, residente a
Milano, riceveva spesso la visita di un elegante quanto
sconosciuto signore di mezza età che aveva la cattiva
abitudine di sparire nel nulla quando lo si chiamava. I
proprietari, estenuati dai fruscii notturni e dalle porte
che si aprivano e chiudevano da sole, e delusi dall'intervento di Don Lombardi che, nonostante i consueti
esorcismi, non è riuscito a scacciare lo spirito, hanno
fatto le valigie e restituito la casa ai proprietari. Questi
ultimi, furbacchioni, hanno confessato che sapevano
benissimo che la casa era infestata, solo che si erano
dimenticati di dirlo al momento del contratto.
Un caso del genere, comunque, è addirittura contemplato dai vecchi testi di giurisprudenza. "L'enciclopedia dei
misteri" curata da Alfredo Castelli, infatti, alla voce
"Case stregate", riporta una frase tratta dal "Pragmatica
de locato et conducto", un volume del 1587 che si occupa delle leggi che regolano l'affitto di un abitazione, e
che in sostanza protegge l'eventuale malcapitato dallo
sconveniente affitto di una casa infestata, autorizzandolo ad abbandonarla senza dover pagare niente al
proprietario. Altri tempi...
Noi, comunque, abbiamo chiesto un parere ad uno
scettico d'eccezione: "Il mondo è pieno da millenni di
credenze e superstizioni", attacca subito Piero Angela,
fondatore tra l'altro del CICAP, un comitato che si occupa proprio di verificare l'attendibilità scientifica dei fenomeni paranormali, "poi c'è la gente intelligente che capisce che sono delle sciocchezze, e gli altri che ci vogliono
credere e che ci crederanno ancora per altri millenni".
Quindi lei nega categoricamente la possibilità che fenomeni di questo tipo possano esistere davvero?
"La posizione corretta non è mai
negare a priori qualcosa, è che chi
afferma queste cose deve prima
dimostrarle. La scienza è così".
Molti sostenitori del paranormale
però affermano di avere delle prove.
"Macchè! Le prove le trovano dentro
lo zucchero. In tutti questi anni non
è stato dimostrato uno spillo che si
muove di un millimetro. Certo, si può
dire 'mi è arrivata la befana in casa,
ho le prove: ecco la calzetta piena di
cioccolatini', ma questo non è un
modo di procedere. Se poi uno vuole
farlo perchè è divertente, lo faccia,
ma è solo un gioco. Le prove e la scienza
sono un'altra cosa".
I sostenitori del paranormale però conte stano il fatto che proprio un'eccessiva
razionalità non permette di entrare in con tatto con il soprannaturale.
"Dicono questo per confondere le idee. E'
come se io dicessi che ho una cura miracolosa per il cancro, come abbiamo visto
anche in Italia. Il caso Di Bella si riconduce
proprio a queste cose: ci sono persone che
rifiutano le prove portate dalla sperimentazione. Il procedimento è lo stesso".
Quindi è più un bisogno della gente che
realtà?
"Esatto, è un bisogno della gente. Noi
abbiamo potuto accedere alla conoscenza
in questi ultimi secoli con un metodo sperimentale che permette di rendere la conoscenza intersoggettiva. In passato la conoscenza era soggettiva. La scienza ha portato l'intersoggettività, cioè un processo tramite sperimentazioni che devono poi essere da tutti verificate e controllate e che portano a dei fatti che arricchiscono la conoscenza e sui quali tutti sono d'accordo.
Questa è la conoscenza intersoggettiva. La parapsicologia continua invece a rimanere su un piano soggettivo,
quindi non è scientifica. Se poi invece parliamo di credenze, allora ognuno è libero di credere a quello che
vuole, ma non si possono considerare conoscenza i
fenomeni paranormali".
Piero Angela insieme ad altri
membri del C.I.C.A.P.
Gennaio 1999
11
10
Manga, fumetti, supereroi
attirano anche i giovanissimi
lettori di Zai.net. Che, però, si
sono tolti lo sfizio di intervistare
la mano geniale da cui nasce
un mito come Dylan Dog.
DYLAN DOG
PARLA UNO DEGLI SCENEGGIATORI
TUTTI LEGGONO FUMETTI, MA SOLO I GIOVANI LO AMMETTONO. NON DOBBIAMO
STUPIRCI, QUINDI, SE LA CULTURA UFFICIALE SOTTOVALUTA QUESTA FORMA DI
ESPRESSIONE ARTISTICO-LETTERARIA, ESCLUDENDOLA, AD ESEMPIO, DALLE
BIBLIOTECHE. NOI DI ZAI.NET LA PENSIAMO DIVERSAMENTE, ANZI, ESATTAMENTE AL
CONTRARIO: PROPRIO PER QUESTO MOTIVO ABBIAMO SCELTO DI APPROFONDIRE
L'ARGOMENTO, INTERVISTANDO I PROTAGONISTI
A cura di Erik Balzaretti, Federico Floris, Beppe Pollichino, Alberto Puliafito
Genova
acendo una forzatura il fumetto può essere ricondotto a tre filoni principali: ITALIANI, soprattutto
Bonelli, SUPEREROI e MANGA. Non vanno comunque
dimenticate le produzioni Disney che, specie nei tempi
passati, hanno avuto grande successo. Per quanto
riguarda la Casa Editrice Bonelli c'è stata un'evoluzione
costante che ha portato, da fumetti come TEX, a BRANDON, sempre amati dal pubblico nonostante recenti flessioni nelle vendite. Il genere dei SUPEREROI va sempre
F
più verso un deciso ribasso mentre i MANGA, soprattutto
per il numeroso seguito dei lettori più giovani, mantengono uno standard piuttosto alto. Il mercato, nonostante
quello che si possa pensare in un primo momento, è assai
eterogeneo e coinvolge i lettori di tutte le età: dagli adolescenti, adoratori del "made in Japan" sino al pubblico
più maturo che dirige la propria attenzione verso i fumetti
d'autore, italiani, francesi ed americani. Tuttavia bisogna
fare una netta distinzione fra le grandi case editrici,
come la già citata Bonelli, ed un'editoria più piccola,
ma non per questo meno valida, che si esprime principalmente con romanzi e libri piuttosto che con riviste.
Per quanto riguarda la distribuzione, siccome è difficile raggiungere tutte le "fumetterie", vengono sfruttati canali
importanti come le edicole e le grandi librerie. Il costo di
un fumetto parte dalle 3.500 lire, per un mensile, sino alle
50.000 lire di un annuale; un fumetto d'autore si aggira
sulle 20.000 lire per arrivare a 40.000 lire, per i più impegnativi. Per finire va notato come, in questo periodo, il successo di un fumetto dipende in maniera decisiva dalle fortune del corrispettivo cartone animato, esempi lampanti
sono i Simpson e Ranma.
Dylan Dog: parla uno degli sceneggiatori
Una calda giornata d'inverno a Torino, vicino alla Gran
Madre, è teatro del nostro incontro con Pasquale Ruju,
ultimo arrivato (ma solo in ordine di tempo) nella
grande famiglia Bonelli. All'attivo già due storie su un
"Dylandogone", "Il vicino di casa" ed "Il canto della
sirena", oltre alla serie regolare, su cui ha esordito con
successo con "Il richiamo della foresta" e si è ripetuto con "Il negromante". Con la sua voce calda e simpatica, in sintonia con l'occupazione di doppiatore,
che definisce 'il mio secondo lavoro', ci racconta del
suo ingresso nella più famosa casa editrice italiana nel
campo dei fumetti.
"E' stata una cosa del tutto casuale. Io sono laureato in
architettura, faccio il doppiatore, ma ho avuto
esperienze di regia cinematografica e sapevo
scrivere una sceneggiatura. Girava voce che alla
Bonelli avessero bisogno di sceneggiatori, così
ho fatto una prova, prima per Nathan Never, poi
ho scritto il soggetto per una storia breve, "Il
vicino di casa". E da lì è cominciato il tutto.
In cosa consiste esattamente il tuo lavoro?
"Ovviamente parto da un'idea. Non sempre c'è
l'ispirazione, a volte la si fa venire per mestiere.
Ho un file con una serie di idee per soggetti vari;
da quelle che si sviluppano e che giudico adatte
per Dylan Dog butto giù una scaletta: è solo
abbozzata, ma dà un binario su cui viaggiare. Poi
scrivo il soggetto, in genere oceanico. Se il soggetto viene approvato dalla Bonelli, mi commissionano la sceneggiatura. A questo punto realizzo una seconda scaletta, molto più dettagliata,
che tiene conto del numero di tavole su cui deve
stare la storia e del bilanciamento fra scene d'azione e di dialogo. Infine scrivo la sceneggiatura.
Questa subisce tre revisioni, una mia, una della
redazione e di Marcheselli, l'ultima a disegni
avvenuti, per valutare eventuali variazioni di dialogo o di disegni o incomprensioni con i disegnatori. Poi l'albo viene letto da Bonelli.
Nonostante questo controllo i refusi scappano
sempre e i lettori ce lo fanno notare, anche sui
newsgroup di internet. Del resto è una cosa normale, perché il fumetto ha le dimensioni di un
racconto lungo e viene scritto in un mese".
Dylan Dog è un fumetto di successo. Perché lo
leggono anche quelli che non amano l'horror,
secondo te?
"Il successo di Dylan Dog è una miscela diffi-
cile da definire, è come gli X-files; è una formula che,
per usare parole grosse, riflette l'inconscio collettivo.
Ci sono fumetti altrettanto ben fatti che vendono
molto meno ed hanno poco pubblico, penso ad esempio a Ken Parker. Poi Dylan Dog è un fumetto tipicamente italiano, la Londra di Dylan Dog è Milano, perché a Londra Sclavi non c'è mai stato. D'altra parte
non c'erano mai stati fumetti horror d'autore; Martin
Hel è abbastanza curato, confezionato bene; ricordiamo
anche le testate "Nick Raider", di Claudio Nizzi, tipicamente poliziesca, e "Julia", la nuova criminologa di casa
Bonelli. E poi c'è il marchio: Bonelli ha una sua immagine sul mercato, una professionalità riconosciuta ed è
presente da 50 anni. In genere il primo numero di un
fumetto Bonelli vende 100-150mila copie".
Leggi fumetti? Quali reputi più interessanti?
"Sono un appassionato di Ken Parker, fra i bonelliani
attualmente mi interessano molto Julia e Napoleone. Ho
smesso di leggere i giapponesi perché non mi sono mai
adattato alla scrittura al contrario, ma al di là di Akira e
pochi altri trovavo pochi prodotti validi".
Dicembre 2000
Maggio 2001
12
13
Riflessioni sul mondo della tv
che cambia. Sta per arrivare
l’era del Grande Fratello
IL SUCCESSO?
UNA SCATOLA VUOTA
Zai.net è sbarcato a Unomattina per
scoprire il mondo che sta dietro a un
programma televisivo.
DIETRO LE QUINTE DI
UNOMATTINA
CI SIAMO RITROVATI A ROMA DALLE VARIE REDAZIONI SPARSE PER L'ITALIA E
INSIEME ABBIAMO VISSUTO UN'ESPERIENZA UNICA. LA COSA CHE CI HA
IMPRESSIONATO DI PIU'? LE PRECISISSIME SCALETTE PER I CAMERAMEN E I
CONDUTTORI CHE SAREBBERO PERSINO INCAPACI DI DARE IL "BUONGIORNO AI
TELESPETTATORI" SE QUALCUNO PREMUROSAMENTE NON LO SUGGERISSE
di Mattia, Paolo, Elena e Chiara
i offrono la colazione, sbranata, e poi via in studio, più piccolo di quello che sembra in tv, ma
pur sempre una sola stanza ovale di circa 70mq
con i vari ambienti intorno. I presentatori possono così
spostarsi agilmente da un ospite all'altro seguiti dal
movimento simultaneo delle telecamere alloggiate al
centro e dagli assistenti di studio, battitori dei tempi
di trasmissione tra "trance" pubblicitarie e notiziari.
Luca Giurato e Paola Saluzzi si rivelano cordiali, disponibili, "normali" insomma e ci spiazzano con il loro
fluente improvvisare (una sbirciatina veloce alle
domande della scaletta l'avevamo data). Una esperienza più unica che rara: i riflettori, lo studio, le telecamere, l'imbarazzo, di fronte a chi dalla poltrona di
casa chiamiamo "gente dello spettacolo".
L'attesa sembrava interminabile e solo dopo innumerevoli servizi sul terremoto in Umbria, la vicenda disperata di uno sbarco clandestino ad Otranto, svariate
interviste e discorsi, finalmente è giunto il nostro
momento. Zai.net è davvero arrivato ad Unomattina.
Cinque preziosi minuti in cui riassumere due anni di
duro e soddisfacente lavoro sono bastati a dipingere
solo uno schizzo del panorama di iniziative del giornale. Un breve sguardo al sito internet, un riassunto
conciso sugli argomenti trattati, tiratura e distribuzione e poi Paola Saluzzi ci lascia con la speranza di altri
cinque minuti a nostra disposizione.
Finito il nostro spazio la tensione si allenta, resta solo la
paura di essere interpellati a tradimento su argomenti
C
seri e difficili da affrontare. Non eravamo stati i soli ad
esserci trovati in quello stato d'animo: tutti gli ospiti
aspettavano trepidanti il loro turno, Nicola l'assistente
di studio inviava messaggi più che espliciti con le
mani nervose e una mimica facciale degna di un mimo
professionista e persino il severo "generale del
meteo" si preparava cercando di stemperare la tensione salendo e scendendo ossessivamente dalla punta
dei piedi ai tacchi. La voglia di continuare a parlare di
quello che Zai.net è e sarà non ha trovato sfogo per i
rigidi tempi di una trasmissione in diretta. Alle dieci
tutto si è concluso con un sospirone generale e uno
scrocicchio di accendini. Soddisfatti comunque.
La nostra esperienza a Roma è stata tutto questo e
non solo: la possibilità di incontrare finalmente di persona i nostri "colleghi", i redattori di Napoli, Torino e
Roma dei quali conoscevamo a malapena i nomi, di
cenare insieme, visitare le bellissime piazze di Roma in
versione notturna, dormire in camerate comuni nel più
semplice degli ostelli e condividere il trauma della sveglia all'alba. Forse è stata proprio questa l'esperienza
che ci ha coinvolti di più. Sentir parlare di Zai.net da
persone estranee al nostro gruppo, ragazzi intelligenti, ricchi di idee ed esperienze diverse da quella genovese, ragazzi come noi a cui piace scrivere, esprimersi
e comunicare e che come noi credono in Zai.net e nelle
sue infinite possibilità. Tutto ciò ha contribuito a rendere ancora più grande questa esperienza anche dal
punto di vista "umano" e non solo "lavorativo".
Ancora una volta il confronto è stato uno dei grandi
mezzi a nostra disposizione per creare un prodotto fresco, vitale e veramente innovativo.
UN TEMPO PER DIVENTARE FAMOSI
OCCORREVANO TALENTO E TECNICA,
ADESSO I MASS MEDIA HANNO
CONDIZIONATO IN MODO VISTOSO
IL PERCORSO DELLA POPOLARITÀ.
"VIVIAMO COME SE AVESSIMO LA
TELECAMERA ADDOSSO, SENZA PIÙ
NATURALEZZA", NE ABBIAMO
PARLATO CON UN ESPERTO.
di Marta Favara, 20 anni
Asti
a 20 anni a questa parte, con la crescita dei mezzi
di comunicazione di massa, i rapporti all'interno
della società sono mutati. Siamo sottoposti quotidianamente ad una forza intensa che ci condiziona.
L'apparire, il look scavalcano per importanza il contenuto a cui fanno da involucro. Il contenuto richiede una
sorta di elaborazione per la quale è indispensabile se
non altro l'intelligenza. L'immagine, invece, è più efficace ed immediata. La fotografia è più forte delle parole;
il fatto stesso dell'essere famosi non è più legato ad una
propria qualità-abilità ma all'immagine che "vendiamo"
di noi stessi. Abbiamo rivolto qualche domanda allo psicologo Pietro Ciliberti.
Da dove scaturisce la molla che spinge le nuove generazioni a voler essere famose a tutti i costi?
"La pubblicità è l'esempio più evidente di quale sia la
forza dell'immagine. Siamo condizionati a comprare
un'auto anche solo perché sappiamo che è pubblicizzata.
La regia dello spot deve saper accostare le giuste immagini che attraggano il pubblico. Tutto questo ha una notevole influenza nella costituzione di un messaggio ingannevole che diventa poi una sorta di costituzione interna
a noi stessi, che guida i nostri comportamenti".
Chi diventa, secondo lei, famoso?
"Chi sa sapientemente "pubblicizzare" la sua figura: chi,
più o meno inconsciamente, comprende i meccanismi
che rendono efficace un messaggio pubblicitario/televisivo e sa applicarli al suo modus vivendi".
L'essere famosi è un punto di partenza o un punto d'ar rivo?
"Credo che ormai essere famosi sia un punto di partenza piuttosto che d'arrivo. Un tempo chi era famoso lo
diventava dopo che nel suo mondo era riuscito a farsi
D
conoscere per le sue capacità qualunque esse fossero, in
questo senso la comparsa sul teleschermo o sulle pagine di un giornale erano l'exploit di una carriera volta alla
conclusione. Ora, come ho detto prima, il "contenitore è
vuoto"; basta avere un look e un atteggiamento vincente per bucare l'obiettivo e iniziare l'ascesa al successo:
in questo senso è un punto di partenza. Taricone è per
questo un ottimo esempio: si è costruito un personaggio nella casa che lo ha reso popolare e ora le proposte
di lavoro nel mondo dello spettacolo sono molte".
Come mai, secondo lei, la Real tv ha così tanto successo? Perché così tanto interesse verso personaggi finti
che si offrono al pubblico come "persone normali DOC"?
"Ormai è come se vivessimo 24 ore su 24 con una telecamera puntata addosso; il comportamento umano ha
perso i suoi connotati di naturalezza, recitiamo la parte
dell'uomo "normale" quasi come se non riuscissimo a
cogliere il limite tra realtà e finzione. Il bravo "attore"
spesso è colui che nella stretta cerchia di amici e conoscenti diventa "famoso", un leader, una figura che non
passa inosservata".
Qual è il rischio di questa frenetica corsa al successo dei
giovani, come appare evidente osservando i palinsesti
televisivi?
"Ho il timore che possa far crescere l'insicurezza di chi non
riesce, neanche nel suo piccolo, a crearsi una cerchia di
"spettatori", passando inosservato. Inoltre si potrebbe
anche verificare nel futuro una sorta di indifferenza verso
professioni tradizionali che non portano alla notorietà.
D'altra parte, la perdita di contenuti, anche per i "fortunati"
che approdano al successo, denota quantomeno una superficialità diffusa. Essere famosi prima era un sogno, oggi è
una fantasia che ha molte più possibilità di realizzarsi".
Giugno 2001
15
14
Un banco di prova importante per i nostri cronisti in erba che hanno
raccontato una verità semplice e allo stesso tempo straordinaria
AL G8
DI GENOVA
I GIORNI DEL G8 RACCONTATI DALLE
PAROLE E DALLE IMMAGINI INEDITE DI UN
GRUPPO DI GIOVANI GIORNALISTI STUDENTI
CHE DALL'ESPERIENZA RASSICURANTE DI
ZAI.NET SI TROVANO CATAPULTATI IN
UNA VERA E PROPRIA BATTAGLIA
di Marco, Alessandro, Anna e Beatrice
Torino
LUNEDI' 16
Benvenuti nella città presidiata
Arriviamo a Genova, da Torino, nel primo pomeriggio.
Nessun controllo, nessun problema: l'atmosfera è tranquilla e Genova non sembra quella città sotto assedio di cui
abbiamo sentito parlare in televisione malgrado l'imponente presidio di forze dell'ordine. Dopo una riunione di
redazione nella sede di Via XX Settembre decidiamo di fare
un giro per le strade di Genova: perlustrazione per i ragazzi genovesi di Zai.net, vera e propria scoperta per i torinesi. Incontriamo poca gente, seguiti dall'occhio ancora
discreto di un gran numero di poliziotti. I manifestanti già
arrivati a Genova non sono molti: al punto informativo di
Piazzale Kennedy non ci sono code né disordini. I volontari dell'Arci e delle altre organizzazioni aderenti al Genoa
Social Forum accolgono i gruppi in arrivo, mostrano cartine, indicano le aree attrezzate per la notte: una all'Albaro
ed una lontano a Sciorba, a nord della città. Di fronte,
qualcuno già mangia nella grande sala attrezzata; più in là,
si monta il palco di Manu Chao.
MARTEDI' 17
Con Alex a cena da Maria
Prima giornata sul campo: la mattina è assolata, e i genovesi passeggiano per quella che sarà la zona rossa curiosando, in una Genova che non sembra più la loro. Lingue
INSTANT BOOK
e culture diverse, i primi flutti della grande marea che
verrà: sono i più organizzati, i più previdenti, o i volontari
che dedicano il loro tempo all'accoglienza degli altri.
L'atmosfera è di festa, di intimità tra i vari gruppi di
"addetti ai lavori", i primi e solitari giornalisti e gli sparuti gruppi di manifestanti. Il clima accogliente ci facilita il
lavoro e ci aiuta ad ambientarci: tutti ci dedicano volentieri
il loro tempo, e in poche ore conosciamo buona parte dei
protagonisti. Incontri e chiacchiere, si ha il tempo di ascoltarsi, di ridere, di conoscersi: non sarà sempre così.
In piazzale Kennedy, dove il Genoa Social Forum organizza
un punto di accoglienza, regna la calma. Piccoli gruppi
chiedono informazioni, solo due della ventina di stand
sono già operativi; stanno montando il palco per il concerto di Manu Chao e dei 99 Posse e il Bar Clandestino che
darà da mangiare gratis ai manifestanti. Con noi c'è Alex,
lo svedese alla ricerca della bandiera di Rifondazione
comunista: ci accompagnerà un po' dappertutto, mangerà
con noi, e sarà oggetto del nostro primo pezzo.
Per la cena ci rechiamo "da Maria", in Vico Tasta d'Oro,
locale caratteristico, dai prezzi modici e parco nel servizio
e nell'accoglienza. L'atmosfera è conviviale, i camerieri
scorbutici hanno addosso l'odore di Genova. Maria, dietro
il banco, si fa fotografare con i militari di leva in licenza
per l'ultima sera. Le suggestioni sono tante, ma per Maria
non c'è spazio nei nostri pezzi. Sarà per un'altra volta.
MERCOLEDI' 18
Manu Chao riunisce la città divisa in due
Alle 6 di mattina Genova è ufficialmente divisa in due:
da una parte i manifestanti ed i pochi genovesi che
hanno deciso di restare, dall'altra polizia, esercito, carabinieri, guardia di finanza, corpo forestale, agenti in borghese, servizi segreti. Noi siamo presi in mezzo. Grazie
ad un permesso della Questura di Genova possiamo
rimanere all'interno della zona
rossa, essendo il nostro ufficio
nella centralissima Via XX
Settembre. Lo spettacolo che si
presenta ai nostri occhi è difficile da descrivere: nessuna
macchina per le strade, nessun
passante ad eccezione dei militari e dei giornalisti, negozi
chiusi e blindati da legno e
metallo. Mc Donald's, spesso
nel mirino dei contestatori, è
stato reso irriconoscibile nella
notte dal lavoro di una decina
di operai. Intanto incomincia a
diventare difficoltoso entrare
ed uscire dalla "gabbia", anche
per chi come noi ha un permesso scritto.
VENERDI' 20
Il giorno del dolore: addio Carlo
Questa era la giornata più difficile, lo si sapeva fin dall'inizio.
La calma apparente del mattino
non fa altro che aumentare la
tensione, nostra e di tutte le
persone che incontriamo per la strada. Il fatto che nella
notte le forze dell'ordine abbiano eretto nuove grate a protezione della zona rossa non fa che confermare le nostre
preoccupazioni. I ragazzi genovesi vanno a seguire la
manifestazione in piazza Dante: è stata organizzata da
Attac e si preannuncia pacifica, con un'invasione "aerea"
della zona rossa mediante palloncini. I ragazzi della redazione torinese di Zainet si recano invece in corso Buenos
Aires, dove si sono radunate alcune delle organizzazioni
dell'ala più intransigente del Genoa Social Forum e dove
sono facilmente prevedibili momenti di tensione.
Questi, purtroppo, non si fanno attendere: già in tarda
mattinata, verso le 11:30, cominciano i lanci di lacrimogeni da una parte, di porfido e pietre dall'altra.
Chi ha cominciato? Questa è la domanda che i cronisti
rivolgono ai testimoni, e che i nostri parenti ci fanno al
telefono. Non importa chi ha
cominciato. Nei prossimi giorni
verrà detto tutto ed il contrario di
tutto. In ogni caso, sia da una
parte che dall'altra, non si è fatto
nulla per reagire con intelligenza
alle provocazioni. Il corteo prova a
sfondare per circa un'ora, ma i
mezzi impiegati dalla polizia sono
davvero ingenti: circa mille uomini
e un centinaio di camionette a
difesa del solo corso Buenos Aires.
Frustrato dal momentaneo insuccesso, il corteo incomincia a sfaldarsi: in particolare vengono
allontanati dai Cobas, a suon di
botte, quegli estremisti che di lì a
poco avrebbero fatto scempio
della città di Genova e dell'intelligenza. Un giornalista romano ci ha
riferito di un anarchico preso a
bastonate dagli altri manifestanti dopo aver spaccato una
cabina telefonica con un sasso.
A poche centinaia di metri il corteo delle tute bianche,
circa 40.000 persone, viene caricato dalla polizia schierata prima ancora di partire: i manifestanti provano ad
andare avanti, ma sono dispersi dai lacrimogeni.
Comincia la battaglia urbana, Genova va a fuoco, barricate di cassonetti in fiamme in corso Torino e via
Casaregis. Alle 17:30, Carlo Giuliani muore per un colpo
di pistola alla testa. Intanto, i Black Block stanno assaltando, quasi indisturbati, il carcere di Marassi.
SABATO 21
Botte e guerriglia, la parola alla follia
La mattina si fa il punto della situazione, lo stato dei
lavori: oltre agli aggiornamenti per televideo, da ieri
siamo cronisti per Kataweb, e oggi, dopo mille perplessità e preoccupazioni, lo saremo di nuovo. Dagli studi di
Telecittà, nostra vicina di pianerottolo, seguiamo gli
scontri di piazzale Kennedy che ieri abbiamo vissuto:
cariche, lacrimogeni, auto in fiamme, una fazione di
poche centinaia di "neri" rovinare il corteo di centocinquantamila pacifici contestatori, dispersi dalle cariche
della polizia.
Alessandro, uno dei nostri, è là: i suoi racconti appaiono con regolarità sul sito di Kataweb, e riportano violenze, gas, confusione. Decidiamo di uscire, per aiutarlo
e tirarlo fuori dagli scontri. In coda al corteo lo spettacolo è diverso: la marea umana è stata spezzata, infiltrata dai Black Block e dispersa dalla polizia; i violenti
hanno incendiato materiale nel sottopasso di corso
Torino e assaltato un distributore di benzina. Ci ritroviamo di nuovo negli scontri, alle spalle della polizia, risentiamo l'odore dei lacrimogeni, rivediamo i muri marchiati da "Eat the Rich" e "Assassini".
Il ritorno in redazione è difficile: altri controlli, persino
foto segnaletiche. La serata è il riposo, il lavoro è finito,
e ci si lascia andare agli scherzi e ai giochi. La parte
genovese della redazione rientra alle proprie case, e solo
i torinesi restano, a mangiare il poco che resta e a passare l'ultima notte sui divani di via XX Settembre 33.
Sembra tutto finito, ma la domenica non sarà calma
come tutti avrebbero voluto.
Novembre 2001
16
17
Gli organismi geneticamente modificati sono più che mai
al centro del dibattito e delle preoccupazioni.
CIBO
MANIPOLATO:
C'E' DA FIDARSI?
FRAGOLE, PESCE, POMODORI CHE NON
MARCISCONO, SOIA CHE RESISTE AI PIÙ FORTI
VELENI. IL NOSTRO FUTURO SARÀ
TRANSGENICO? CHE PERICOLI CI SONO PER LA
SALUTE? QUALI CONTROLLI SI ESEGUONO PER
GARANTIRE LA SICUREZZA DI CIÒ CHE MANGIAMO
OGNI GIORNO? CHI CI GUADAGNA, E CHI CI PERDE? LA
NOSTRA INCHIESTA FA LUCE SU UN ARGOMENTO FORSE
"DIFFICILE", MA SEMPRE PIÙ PRESENTE OGNI GIORNO NELLE NOSTRE DISCUSSIONI, E,
SE NON OGGI, IN UN DOMANI MOLTO PROSSIMO SULLE NOSTRE TAVOLE.
di Massimo, 17 anni
Genova
n Organismo geneticamente modificato è un animale (o un vegetale) cui è stato modificato il materiale genetico in modo artificiale. Gli scienziati possono intervenire sul Dna per "creare" nuovi incroci e
nuovi organismi. Le nuove specie - soprattutto vegetali sono studiate per essere più resistenti a insetti, parassiti o erbicidi, più produttive, più longeve. Ma la manipo-
U
lazione delle basi della vita pone problemi etici, morali e anche scientifici. Non siamo sicuri che la modifica
di un gene abbia una sola conseguenza: un cambiamento anche lieve nel Dna potrebbe portare a mutazioni inaspettate e nocive negli organismi adulti. Per queste ragioni la legge in Europa e in Italia non consente la
produzione di Ogm; e per questo sono necessari controlli, che sono svolti da alcuni laboratori specializzati in
Italia. Uno di questi, il laboratorio chimico della Camera
di Commercio di Torino, fa da supporto tecnico a pro-
OGM: le ragioni del no
C'è chi dice no. Ambientalisti, sindacati
di contadini (in particolare la
"Conféderation Paysanne" del francese
José Bové), semplici cittadini: una
schiera variopinta di persone che non
credono nella possibilità di modificare
le basi della vita e di commercializzare
esseri viventi manipolati. Le ragioni del
rifiuto degli Organismi Geneticamente
Modificati sono molte, come molti sono
i volti dei contestatori.
duttori e imprenditori che intendano controllare la qualità dei loro prodotti e l'assenza di contaminazioni.
COME IL CODICE HTML
Il Dna è una lunga catena di proteine, disposta a doppia
elica, che si trova all'interno di tutte le cellule. Ogni
pezzo della catena - ogni gene - determina un tratto dell'organismo adulto: geni per la produzione di proteine o
enzimi, geni per il colore degli occhi, per l'altezza. Ogni
gene contiene le informazioni necessarie a sviluppare
una caratteristica dell'organismo: modificando quel
gene, si può modificare l'organismo finale.
Il Dna si comporta quindi come un grande programma
informatico, o come il linguaggio Html: gli "ordini" vengono impartiti in una data sequenza e ad ogni riga di
comando corrisponde un'operazione da parte del calcolatore. Per modificare gli esseri viventi occorre modificare i "tag", le righe di comando che determinano i cambiamenti, inserendo geni presi da altri animali, o da altre
piante: i geni di un pesce artico per le fragole, i geni di
un batterio per il Mais Novartis.
"Ed è qui che interveniamo noi con i controlli", dice il
dottor Piergiovanni Piatti, responsabile per le analisi del
Dna nel laboratorio della Camera di commercio torinese:
"Per introdurre un gene estraneo in un Dna occorre inserire sequenze di comandi che introducono il nuovo gene,
dicendo all'organismo "inserisco un nuovo elemento":
queste sequenze si chiamano "promotori". Il più usato
è il Promotore Camv35S, ed è la ricerca di questo il
nostro test principale. La presenza di questo promotore
indica che il Dna è stato modificato da una mano umana.
Il procedimento usato si chiama Pcr (Polymerase Chain
Reaction), e consiste nel replicare frammenti di Dna, in
modo da poter identificare anche quantità molto basse
di Dna modificato".
LA LEGGE ITALIANA
"In Italia non esiste la possibilità di coltivare piante
geneticamente modificate al di fuori di apposite aree
sperimentali, ma è autorizzata, per due sole specie di
Ogm, la presenza in alimenti. Se la presenza è superiore all'1%, il produttore è tenuto ad indicarlo in maniera
visibile con un'etichetta. Il nostro controllo permette al
produttore di sapere se il suo prodotto è conforme alle
leggi, oppure se c'è stata contaminazione da parte di
piante geneticamente modificate. Le due specie autorizzate - prosegue il dottor Piatti - sono la soia RoundUp
ETICA: E' GIUSTO
MANIPOLARE L'ANIMA DEGLI
ESSERI VIVENTI?
E' giusto modificare così intimamente gli
esseri viventi? E' giusto o umanamente
accettabile manipolare il Dna in modo
da creare specie nuove, mai viste prima
sulla Terra? Se si interviene sulle basi
della vita, si rispettano i rapporti tra
uomo e natura? Siamo parte della
natura, e siamo fatti, geneticamente,
allo stesso modo di tutti gli altri esseri
viventi. Modificare i geni di piante ed
animali ripugna, perché vuol dire
attentare all'integrità della vita,
manipolare ciò che siamo. Può l'uomo
creare altri esseri viventi, assumere il
ruolo di creatore che fu solo degli Dei,
che solo fu attribuito alla sfera religiosa?
Ready Monsanto e il Mais Bt-176 Novartis: si tratta di
prodotti usati in quasi tutti gli alimenti prodotti industrialmente".
Chi non ha mai letto, tra gli ingredienti di merendine,
cioccolato o di ogni altro prodotto, le diciture "lecitina
di soia" o "amido di mais"? Questi due prodotti, e
quindi tutti gli alimenti che li contengono, hanno una
maggiore probabilità di risultare composti da Ogm in
percentuali superiori all'1%. Tutte le altre specie geneticamente modificate, che sono più di trenta e sono in
libero commercio in Usa, da noi sono vietate.
L'Italia è uno dei paesi che prendono più seriamente la
questione Ogm, e che adottano le cautele maggiori:
"Prevale il principio di precauzione - spiega il dottor Piatti
- per cui un prodotto è potenzialmente pericoloso fino al
momento in cui viene provata la sua sicurezza". Rigide le
norme europee di controllo: impossibile escludere che le
modificazioni producano effetti negativi, ma le leggi permettono sia di conoscere con sicurezza quali prodotti contengano Ogm, sia di essere relativamente sicuri che l'alimento acquistato non sia dannoso per la salute.
Ottobre 2002
19
18
N
A colloquio con una rockstar mondiale
IKO
MCBRAIN:
fama e umiltà
ABBIAMO INCONTRATO IL BATTERISTA DEGLI IRON MAIDEN, PROBABILMENTE LA
HARD-ROCK BAND PIÙ FAMOSA DEL MONDO, CHE HA VENDUTO QUALCOSA
COME 50 MILIONI DI ALBUM IN TUTTO IL MONDO. DISPONIBILISSIMO, NIKO HA
ACCETTATO BEN VOLENTIERI DI FARE UNA CHIACCHIERATA AMICHEVOLE
PARLANDO DAVVERO DI TUTTO.
di Alberto Puliafito
Genova
essundorma" di Genova. Niko McBrain è qui per
una "clinic" di batteria, o meglio per un "drum
show "come lui stesso lo definisce. Nato ad
Hackney (East London) il 5 giugno 1952, Michael Henry
McBrain (questo il suo vero nome) entra a far parte degli
Iron Maiden nel 1983 e da allora non lascia più questo
gruppo che diviene parte integrante della sua vita.
Non possiamo che stupirci di vederlo qui, davanti a un
paio di centinaia di ragazzi al massimo, che aspettano di
sentirlo suonare e vanno in estasi quando esce sul palchetto. E le sue parole lo rivelano per quello che è veramente: un grande personaggio, a tutti gli effetti.
È importante trasmettere la passione per la batteria…
"Faccio dei drum show e non delle vere e proprie sedute di insegnamento (quelle che in gergo si chiamano clinic, ndr)… lo scopo è quello di far capire qual è la "filosofia" che c'è dietro ad un batterista. Che deve avere
tecnica, essere in grado di fare dei solo, guidare la band
e soprattutto divertirsi! E poi, io non sono nulla di speciale, rispetto agli altri, ho solo avuto la fortuna di essere parte di una delle band più conosciute al mondo… È
un'opportunità che ho avuto. E così voglio dare ai ragazzi che vengono a vedere questi show, l'opportunità di
appassionarsi alla batteria, suonando e raccontando loro
come ho iniziato, le mie ispirazioni e così via… E vorrei
insegnare loro che la giusta ragione per voler suonare è
quella di avere la passione per lo strumento. Non i soldi,
non la fama. Poi, se da questi show esce anche un solo
"
N
ragazzo che decide di studiare, di fare pratica due, tre
ore al giorno (dopo la scuola, naturalmente! - Niko ci
tiene molto, avendo due figli di 10 e 20 anni e avendo
conosciuto la difficoltà dell'abbandonare la scuola a 15)
se riesco a ispirare anche solo la carriera di una persona, allora tutto questo ha veramente un senso".
Il suo stile è unico, ispirato dal jazz e dal blues; ha suonato praticamente qualsiasi genere di musica, convinto
del fatto che ogni genere avrebbe semplicemente reso
migliore la sua dinamica alla batteria. E i risultati si
vedono! "Tutta la musica è fonte di ispirazione. È solo
questione di gusti, come scegliere fra un bicchiere di gin
e uno di whisky (risatina)".
Ma cosa fa Niko quando non è immerso nel suo universo musicale?
"Gioco a golf con mio figlio più piccolo! Il grande è già
al college ma cerco di passare con loro più tempo possibile. E poi cinema e teatro, per quello che di teatro si
può vedere in Florida!
E in effetti i ragazzi del drum show lo adorano e lui sembra ricambiare.
"È bello vedere che effetto facciamo sui ragazzi, ma è
bellissimo anche avere fan sparsi in tutte le generazioni.
La nostra fan più anziana ha 82 anni".
"Sono molto religioso e la Bibbia mi ha ispirato", lo provochiamo un po' a proposito del messaggio contenuto
nel celebre brano "The Number Of The Beast", ma Niko
non si fa sorprendere.
"Non bisogna travisare: non raccontiamo di satanismo o
altro di simile. Io sono molto religioso, credo in Dio,
trovo che la Bibbia sia un libro straordinario e proprio la
Bibbia ci ha ispirato - come del resto ci ispirò Coleridge
con "The Ryme Of The Ancient Mariner". È una nostra
fissazione, in un certo senso, quella del sovrannaturale
e con "The Number Of The Beast" noi abbiamo parlato
del diavolo, non lo abbiamo glorificato. E io, da religioso, sono convinto che se ne debba parlare, perché credo
nel Bene e nel Male, e parlando del Male si può evitarlo. La gente legge troppe cose strane nella nostra simbologia; lo stesso Eddie (la "mascotte" degli Iron, ndr)"
è semplicemente un pupazzo, il nostro pupazzo (sorride). Comunque… credere ha cambiato la mia vita. Ma mi
piacciono ancora le belle donne (risata). E credo sinceramente che ci sia una ragione nella nostra vita. Non so
quale sia quella degli altri, ma so qual è la mia: mi piace
parlare di questa cosa con le persone".
Niko si ferma un secondo, poi scoppia a ridere
"Mamma mia, la conversazione sta diventando davvero pesante, eh?"
L'unione spirituale tra i membri della band. E la musica,
come si combina con questa spiritualità?
"La musica è spiritualità! Tutto quello che accade in
musica è spirituale, e questa cosa aumenta con il passare del tempo, mano a mano che si suona insieme. Ti
faccio un esempio. A volte capita che noi si suoni un
brano, poi qualcuno fa una variazione che piace agli
altri… ci si ferma… l'hai fatta tu, Niko? No… credevo l'avessi fatta tu. Ecco, semplicemente è una cosa che accade nella musica, quando ci conosce. E così parte la jam
session. E questa è la parte spirituale, l'essenza, il modo
con cui i componenti di una band si uniscono insieme.
IRON MAIDEN:
discografia
Iron Maiden - 1980
Killers - 1981
The Number Of The Beast - 1982
Piece Of Mind - 1983
Powerslave - 1984
Live After Death - 1985
Somewhere In Time - 1986
Seventh Son Of A Seventh Son - 1988
No Prayer For The Dying - 1990
Fear Of The Dark - 1992
Live At Donington - 1993
The X Factor - 1995
Best Of The Beast - 1996
Virtual XI - 1998
Brave New World - 2000
Funziona proprio come se fosse una storia d'amore. E se
la storia funziona si cresce insieme e si fa sempre
meglio. È una cosa che mi capita anche con altre band,
perché io amo la musica, ma con gli Iron è esaltata
all'ennesima potenza."
"Il mio nome? Quello di un orsacchiotto!", un'ultima
curiosità sul suo nome d'arte.
(sorride) “Ho cominciato a usare questo pseudonimo
quando un ragazzo con cui suonavo (completamente
ubriaco) mi presentò come il suo batterista italiano
Nicko… ma Niko era in realtà il nome di un orsacchiotto che stava su un libro che portavo tutto il tempo con
me da bambino: "Nicholas The Bear". Anzi, siccome è
stato buttato, se qualcuno dovesse averne una copia gli
sarei molto grato se me la spedisse!!! Non si può mai
sapere!".
Ringraziamo Niko per la sua straordinaria disponibilità e
simpatia e lo lasciamo alla sua esibizione. Come un giovanotto, si presenta on stage in maglietta, pantaloncini
e a piedi scalzi. E si scatena in uno show di grande
musica, incredibili a solo di batteria e grandi performance da vero e proprio showman, che incanta tutti i presenti non solo con la sua tecnica ma anche con la sua
grande abilità di oratore e cabarettista.
Novembre 2002
21
20
Sara ha messo l'amore al primo posto, ama le storie
'serie', il corteggiamento via sms e anche quello più
tradizionale. Per Francesco, invece, l'amore può
durare anche solo una notte. Il viaggio di Zai.net
nelle redazioni questa volta è sotto il segno di Cupido
A
Sara Minardi, 18 anni
MORI
usa e getta
L'AMORE SI È AMMALATO. NON È STATO COLPITO DALL'INFLUENZA, MA DA UN
MALE PEGGIORE: LA VELOCITÀ. NELLA NOSTRA SOCIETÀ TUTTO STA DIVENTANDO
ULTRA-RAPIDO. GLI SMS E LE CHAT RIDUCONO I TEMPI DELLE COMUNICAZIONI. NEI
FAST FOOD, PATATINE, HAMBURGER E UNA COCA SI DIVORANO IN CIRCA 2 MINUTI
E 13 SECONDI! AL "FAST WEB" E AI "FAST FOOD" SI DEVE AGGIUNGERE IL
FENOMENO DEL "FAST LOVE"?
di Simonetta Mitola
possibile che l'amore sia diventato "usa e getta"
come un paio di lenti a contatto? Sembra proprio
di sì. Ma la rivelazione sorprendente è che sono
le ragazze a pensarla così. Questo è quanto è emerso da
un'indagine condotta dalla rivista "20 anni" su 685 giovani da 17 a 27 anni. Per le ragazze italiane il sesso è
risultato più importante dell'amore. Le intervistate preferiscono una notte di passione ad una storia lunga,
sono intraprendenti, aggressive e prive di scrupoli in
campo sessuale. Come mantidi religiose, scelgono il
partner, lo conquistano, lo "usano" e se ne disfano
dopo una notte.
Il 53% delle intervistate confessa di aver avuto almeno
una volta un rapporto di una sola notte e, soprattutto, di
essere stata lei a cercarlo. Solo il 24% delle giovani sostiene di aspettare almeno una settimana prima di fare sesso
con un ragazzo. Una su cinque invece si domanda perché
aspettare così tanto.
La relazione "usa e getta" per molte è solo un divertimento, ma per tre su dieci è il modo migliore per sfuggire alla routine del rapporto con il fidanzato.
Non tutte però sono d'accordo: il 31% preferisce lasciare
questa prerogativa agli uomini e il 20% la giudica degradante per una donna anche se il 16% sostiene che "è il solo
e unico rapporto che riesco ad instaurare con i ragazzi".
Sarà proprio così? Zai.net ha fatto il giro d'Italia fra le
redazioni studentesche intervistando tanti coetanei e
E’
"E per sfuggire alla solitudine gli uomini indulgono
volentieri a rapporti confidenziali di cui in seguito
si pentono, ma che per qualche tempo
permettono loro di illudersi che la confidenza sia
già una forma di amicizia"
Sandor Marai - Le braci
chiac chierando a lungo sul tema in redazione.
Dai risultati dell'inchiesta è emerso comunque che l'amore è considerato ancora importante. Per alcuni è l'aspetto più appagante della vita, per altri è la più grande
fonte di dolore senza la quale, però, non si può vivere.
Molti dei nostri intervistati lo pongono dopo l'amicizia,
ma sono disposti a dedicargli gran parte del proprio
tempo. Considerano importante la fase del corteggiamento, messo in atto con gli sms ma anche con poesie
e regali. Non sono disposti ad accettare che i rapporti
sentimentali si brucino con la rapidità dell'invio di un
sms anche se amano divertirsi. Pensano che le storie di
una sera sono sempre più frequenti perché soddisfano
la voglia di cambiare e di non impegnarsi, ma non lasciano nulla. Tra il fast web, il fast food e il fast love preferiscono il mangiare veloce.
Sara si fa promotrice di una scuola che educhi all'amore e Ivan si vuole divertire ma pensa al futuro.
Attualmente hai il ragazzo?
No.
Da quanto tempo sei single?
Da quattro mesi.
Che cosa pensi dell'amore?
E' un aspetto fondamentale della vita e dovrebbe essere presente in ogni sua manifestazione.
Che posto occupa l'amore nella tua vita?
E' al primo posto.
Quanto del tuo tempo sei disposta a dedicare all'a more?
Il 95%.
Secondo te la fase del corteggiamento è importante?
Sì, mi piace molto essere oggetto di attenzioni
Che metodi usano per corteggiarti?
Dipende, i modi più frequenti sono frasi carine, pensierini, lettere.
Qual è il modo più carino in cui si sono dichiarati?
Attraverso un messaggio scritto su un foglietto.
Su un foglietto e non attraverso un sms?
Effettivamente si usa molto comunicare tramite gli sms
ma io non li uso perché non li ritengo una buona cosa.
Dicembre 2002
Novembre 2002
22
Preferisco una lettera, una telefonata o meglio ancora
il contatto diretto. I messaggi e le chat creano delle
barriere.
Secondo te i 160 caratteri a disposizione di un sms sono
sufficienti?
Sì, non è necessario un poema. A volte bastano poche
parole ma chiare.
Nella nostra società tutto corre velocemente, anche l'amore si è ammalato di questa patologia?
Al giorno d'oggi l'amore viene molto sottovalutato. Non ha
più l'importanza e il valore che aveva un tempo, si tende
ad arrivare subito al dunque rischiando di consumare tutto
troppo in fretta.
Come mai si è arrivati a questo punto?
E' molto diffusa la paura di mettersi in gioco e si tende a
nascondersi dietro le chat e gli sms per il timore di relazionarsi con gli altri.
Tu hai paura di metterti in gioco?
Sì, molta, per colpa di delusioni passate.
Ti piacciono i ritmi della nostra società o li cambieresti con
quelli di qualche altro
popolo o cultura?
Non conosco bene le culture di altri popoli ma non credo
che in altri paesi la situazione sia migliore. Bisognerebbe
cambiare delle cose.
Che cosa cambieresti?
Cambierei la nostra società in generale che ha perso di
vista i valori importanti e si basa solo sull'apparenza.
Cambierei l'istruzione e proporrei di insegnare ai bambini,
fin da piccoli, a capire quali sono le cose davvero importanti nella vita.
Ad esempio l'amore?
Sì, ad esempio l'amore.
Ivan Lovati, 18 anni
Attualmente hai la ragazza?
No.
Da quanto tempo sei single?
Da un mese.
Che cosa pensi dell'amore?
E' fondamentale dopo l'amicizia.
Che posto occupa l'amore nella tua vita?
Il primo posto con amici e famiglia.
Quanto del tuo tempo sei disposto a dedicare all'amore?
Dipende, se lei è importante, quasi tutto il tempo. Non
totalmente perché devo anche seguire questioni che mi
riguardano.
Secondo te la fase del corteggiamento è importante?
Sì, molto.
Quando ti piace una ragazza, come la corteggi?
Preferirei essere corteggiato, ma sono poche le ragazze che
23
I ragazzi che si amano si baciano
in piedi contro le porte della notte
i passanti che passano se li segnano
a dito
ma i ragazzi che si amano
non ci sono per nessuno
e se qualcosa trema nella notte
non sono loro ma la loro ombra
per far rabbia ai passanti
per far rabbia, disprezzo, invidia, riso
I ragazzi che si amano non ci sono per
nessuno
sono altrove lontano più lontano della
notte
più in alto del giorno
nella luce accecante del loro primo
amore
J. Prevert
lo fanno. In genere mando messaggi sul cellulare.
Lo trovi un bel metodo per comunicare?
A volte sì, ma solo all'inizio di una storia. Non si può andare avanti per tanto tempo solo tramite messaggi.
Secondo te i 160 caratteri a disposizione di un sms sono
sufficienti?
Sì, ne bastano 5 o 6.
Nella nostra società tutto corre velocemente, anche l'amore si è ammalato di questa patologia?
Assolutamente sì. Il 90% dei ragazzi ha avuto storie
veloci, di una sera, e molti cercavano proprio quello.
Secondo te, perché si è arrivati a questo amore "usa e
getta"?
Penso che i motivi principali siano la voglia di divertirsi,
di cambiare e la facilità nel trovare ragazze disponibili.
Sicuramente anche la paura di impegnarsi.
Non si corre il rischio di bruciare troppo in fretta i rapporti?
Si rischia di non combinare mai niente. Fino a un paio di
anni fa andava bene anche a me ma, crescendo, voglio
mettere la testa a posto e trovare una ragazza fissa.
Ti piacciono i ritmi della nostra società o li cambieresti
con quelli di qualche altro popolo o cultura?
No, non li cambierei. La generazione contemporanea è
così: oggi si diverte, domani vedrà. Crescendo, però, si
cambia e si comincia a pensare al futuro.
Ma il problema è davvero il futuro o piuttosto che queste storie "usa e getta" non lasciano nulla?
Io intanto mi diverto, poi vediamo.
VENGO DA LONTANO
STUDIO QUÌ
HENRY È UN RAGAZZO DI 16 ANNI ARRIVATO DAL
PERÙ ALL'ETÀ DI 2: TUTTORA NON SI SENTE
ITALIANO AL 100 %, PASSA IL SUO TEMPO
LIBERO CON AMICI ANCH'ESSI IMMIGRATI,
CON I QUALI CONDIVIDE LA PASSIONE PER I
GRAFFITI.
di Henry Flores, 16 anni
uando sono arrivato in Italia, a Roma, avevo 2
anni e non parlavo italiano. Ho imparato a leggere e a scrivere grazie alle suore. Se mi dovessi definire direi che sono un immigrato peruviano
venuto qui in Italia, figlio di immigrati. Parlo italiano,
ma non mi sento del tutto italiano, mi sento diverso.
Rispetto agli altri, agli italiani, ho avuto alle elementari tante difficoltà, non riuscivo a inserirmi nei gruppi
per giocare, poi negli anni paghi questa differenza,
questo non essere stato come gli altri. Mi emarginavo,
ero il diverso, l'immigrato, quello che veniva da un
Q
altro paese. Così mi
sono dovuto subito svegliare
e cercare nuove amicizie. A 8-10 anni ho
incominciato a frequentare un punto di ritrovo per
immigrati, dove ho conosciuto quelli che ancora adesso sono i miei amici. Con alcuni di loro condivido la
passione per i graffiti: disegniamo e scriviamo un po'
dovunque, sui treni, sui muri della stazione della
metropolitana, nei sottopassaggi. Con le nostre scritte
denunciamo le cose che non ci vanno bene. Sogniamo
un mondo diverso, un mondo migliore.
ANABEL E JOSELYN SONO DUE SORELLE PERUVIANE DI 16 E 19 ANNI. FREQUENTANO
ENTRAMBE UN ISTITUTO PROFESSIONALE DI TORINO PER IL COMMERCIO E IL
TURISMO: LA PRIMA AL SECONDO ANNO, LA SECONDA, CHE AL SUO PAESE HA
FATTO 5 ANNI DI QUELLI CHE CORRISPONDONO ALLE NOSTRE SCUOLE MEDIE,
FREQUENTA IL QUARTO
di Anabel, 16 anni e Joselyn, 19 anni
ono due anni che siamo in Italia con i genitori e un fratellino più piccolo di otto anni - dice Anabel - e ci piace stare qui. Certo, la nostalgia per i nonni e gli altri parenti si fa sentire, ma qui
ci sono tante cose che da noi non avremmo. Ci piace la
musica italiana, in particolare Tiziano Ferro e Gigi D'A-
“S
lessio, la moda, Dolce e Gabbana, anche se i vestiti costano parecchio e dobbiamo arrangiarci". "Abbiamo
amiche e amici italiani - prosegue Joselyn - con i quali
passiamo il tempo libero. Ho fatto degli stage in Tunisia
e in altri paesi per il nostro corso di operatore turistico
e mi è piaciuto molto. E' bello viaggiare e incontrare culture e paesi diversi, anche se qui sto proprio bene".
LA "COCINA" PERUVIANA
La scuola culinaria tradizionale peruviana è quella criolla, che affonda le sue radici nella
cultura indigena e si è arricchita di ispirazioni ispaniche, e quella dei chifas, i ristoranti cantonesi
che da più di un secolo esistono in Perù ed i cui chef vantano di aver migliorato i piatti
tradizionali.
Tra i piatti peruviani della tradizione ricordiamo la pachamanca, da preparare all'aperto in
occasioni di feste particolari: grandi quantità di carne vengono avvolte in foglie di banano
insieme a verdure e spezie. Appartiene invece al mix cinese l'arroz chaufa, ovvero un risotto
speziato con gamberetti e mandorle.
Se volete provare un po' di sapore peruviano, ecco una ricetta facile facile, adatta anche ad
imbranati (in cucina!): le tartine di avocado. Per prepararle ci vogliono quattro avocado maturi.
Una volta sbucciati si elimina il nocciolo e si frullano con olio, aceto, un pizzico di sale, due
gocce di tabasco e una cipolla bianca fino ad ottenere una crema omogenea. Quindi si
spalma il composto sulle fette di pane e si decorano le tartine con sottili fette di formaggio tipo
fontina.
La crema si può conservare per qualche giorno in frigo: per non farla annerire c'è un trucco.
Basta immergerci il nocciolo dell'avocado!
Febbraio 2003
25
Iniziava come un'inchiesta qualunque,
leggermente ironica e scanzonata, ma pur
sempre un'inchiesta, il pezzo che ha dato
vita a un confronto animato tra i lettori, più
e meno 'gabbers', che ancora oggi si
danno appuntamento sul nostro sito.
L'ANTI
GABBERS
UN NOSTRO LETTORE CI PROPONE UNA
NUOVA RUBRICA DI
PSEUDODIVULGAZIONE SCIENTIFICA
SULLE SPECIE NUOVE E SU QUELLE IN
VIA DI ESTINZIONE
di Black River, 19 anni
Pisa
iao a tutti, sono uno studente di 5a B, e, nelle vesti
di una sorta di Piero Angela, curerò mensilmente
una rubrica che ci permetterà di saperne di più sul
favoloso regno animale.
C
Innanzitutto, a tutti voi un caloroso benvenuto in questo
splendido mondo. Vado subito ad introdurre la specie di
cui parlerò su questo numero del giornalino, un mammifero onnivoro discendente dall'uomo e i cui primi
esemplari sono stati avvistati nell'Europa centro-settentrionale, precisamente in Olanda. Tuttavia di questa specie si è potuta notare da alcuni anni a questa parte una
forte crescita anche nella nostra penisola, ed in particolare nella nostra scuola: sto parlando dei GABBER.
Gli habitat naturali del gabber si chiamano Gheodrome
e Number One. Come di ogni animale, anche del gabber
esistono l'esemplare maschio e l'esemplare femmina. Il
primo è caratterizzato da pelo rasato sulla testa, mentre
la caratteristica della femmina di gabber è il pelo rasato
solo nella parte inferiore della testa e più lungo in quella superiore, solitamente raccolto in una coda alta o da
una fascia, rigorosamente marcata Australian. Tuttavia,
nella natura si sono riscontrati anche esemplari femmine di gabber completamente rasati a zero, come gli
esemplari maschi.
Indipendentemente dal sesso, i gabber sono soliti vestire Lonsdale ed adornare con vari piercing il proprio
muso di cui, se guardato attentamente, si può notare
una vaga somiglianza con quello di un essere umano.
A caratterizzare questa razza è anche il bassissimo quoziente intellettivo, fatto riscontrabile anche dalla serie di
rumori a casaccio che usano ascoltare nei loro momenti
di svago e che prende il nome di "hardcore".
Maggio 2003
Febbraio 2003
27
26
Solitamente si riuniscono in sorte di tribù che chiamano
"balotte", che devono essere rigorosamente "troppo
in…zzate", altrimenti non sanno di cosa vantarsi con
gli amici e con le persone con cui trovano da ridire.
Queste tribù usano ballare una danza, che a prima
vista può sembrare ridicola ma che alla seconda toglie
ogni dubbio, che prende, per l'appunto, il nome di
"gabber".
Per chiamarsi tra di loro, i gabber usano i termini "uomo"
(per chiamare l'esemplare maschio) e "uoma" (per l'esemplare femmina).
Spesso questi mammiferi
possono rivelarsi pericolosi per l'uomo: come si
fa per i cani più feroci, chi
incrocia un esemplare
(indifferentemente
maschio o femmina) di
gabber deve assolutamente evitare il suo
sguardo. Infatti, nel
malaugurato caso che
qualcuno guardi anche
per una sola frazione di
secondo un gabber negli
occhi, il malcapitato si
sentirà fermare con una
frase che può variare dal
"…zzo guardi?" al "Che
…zzo guardi?". Da quel
momento, chi osa rispondere è passibile di essere
"sganciato" (la cui traduzione in italiano corrisponde a "picchiato", "malmenato") dalla balotta
troppo in…zzata cui appartiene l'esemplare che ha subìto il torto.
Perché un'altra caratteristica di questa specie è di non combattere mai
uno contro uno, bensì di riunirsi in
branchi il cui numero di componenti sia almeno di tre volte superiore a
quello degli sfidanti.
La tendenza politica di questi animali è l'estrema destra: non di
rado si sono visti gabber con
tatuaggi raffiguranti svastiche,
croci celtiche o simboli delle SS e
del Terzo Reich. La cosa curiosa è
che questi esseri non sono minimamente interessati né informati
sulla politica italiana o estera,
semplicemente seguono la massa.
Passeggiando per le vie di Bologna,
ed in particolar modo in centro, si
possono trovare molti esemplari di
questa specie, ma si consiglia di
fare attenzione in quanto, almeno
per il momento, questi non sono
ancora rinchiusi in gabbie e non
sono nemmeno muniti di museruola. È in fase di progettazione un
apposito zoo, in cui i genitori
potranno accompagnare i loro bambini a conoscere questi animali senza correre alcun pericolo. Si raccomanda
comunque di non dar da mangiare ai gabber, come a
nessun altro animale in ogni zoo che si rispetti.
I gabber si accoppiano e si riproducono esattamente
come gli esseri umani, e, come per gli esseri umani, si
suppone che la femmina di gabber impieghi 9 mesi a
partorire. Non si hanno tuttavia ancora tracce di cuccioli di gabber, in quanto questa è una razza relativamente nuova. Se questa razza non dovesse essere sterminata prima dalle droghe
ingerite e dovesse arrivare
ad avere dei cuccioli, vi
prometto che ne parlerò
in un altro numero del
giornalino.
Vi ringrazio per la cortese
attenzione e mi congedo
dandovi appuntamento
al prossimo numero, in
cui vi erudirò con altre
notizie sullo splendido
regno animale.
Alberto ha iniziato a scrivere articoli per Zai.net quando aveva 17 anni.
Adesso ne ha 24 e ci racconta l'emozione di dirigere un cast di attori
professionisti per un cortometraggio
GIRARE
CORTO
UN
NOVEMBRE 2002. VENGO A
CONOSCENZA DI UN CONCORSO
PROMOSSO DA CINECITTÀ
HOLDING E AUTOGRILL S.P.A. SI
TRATTA DI SCRIVERE (E POI,
EVENTUALMENTE, REALIZZARE) UN
CORTOMETRAGGIO DELLA DURATA DI NON PIÙ DI DIECI MINUTI, INTERAMENTE
AMBIENTATO IN UNO SPAZIO AUTOGRILL. QUESTO E' IL MIO DIARIO DI BORDO
di Alberto Puliafito
veterano di Zai.net
crivo la storia, la invio e attendo. Mi viene comunicato che faccio parte dei cento selezionati. A
questo punto inizia l'avventura produttiva.
Il soggetto che ho inviato non basta più, è necessario
trasformarlo in sceneggiatura, poi fare quello che in
gergo si chiama decoupage, ovvero pianificare, quanto
più possibile, inquadrature e movimenti di macchina.
Quindi, la fase più complicata: casting e ricerca della
troupe.
Il mercato dei cortometraggi, si sa, non è propriamente florido, quindi è necessario risparmiare su tutto
quanto è possibile. Il concorso prevede già che il corto
debba essere realizzato con tecnologie digitali, che
abbattono decisamente i costi dovuti alla realizzazione di audiovisivi in pellicola. Ma non basta. Tramite il
primo giro di telefonate "recupero", per cominciare,
quattro cameraman (ho una telecamera digitale professionale anch'io, ma vista l'importanza del progetto,
vorrei dedicarmi interamente alla regia e non fare le
riprese). Poi l'abituale gruppetto di aspiranti filmmakers con cui, bene o male, si realizzano questi progetti "a fondo perduto", e con cui sto affrontando
S
l'avventura produttiva (con la nostra "IK PRODUZIONI"
www.ikproduzioni.it) mi garantisce il supporto di cui
ho bisogno per le altre figure professionali: segretaria
di edizione, aiuto regia, fonico di presa diretta...
Quindi, il problema del cast.
Approfittando del fatto che due anni fa, lavorando
(ovviamente come "stagista") per una produzione di
Retequattro, ho conosciuto Tiziana Sensi, un'attrice
che ha lavorato a teatro, in tv ("Un posto al sole",
"Incantesimo"...) e al cinema ("Encantado"), e con la
quale ho mantenuto un rapporto di amicizia e stima
reciproca, tento il "colpaccio": le mando la sceneggiatura, senza sperare troppo che accetti, in verità. Invece
dopo due giorni ci sentiamo al telefono: crede nel progetto e accetta di partecipare al corto, aggiungendo al
cast Vincenzo Bocciarelli (attore diplomato alla Scuola
di Teatro di Strehler, all'attivo "Incantesimo",
"Cinecittà" e moltissimi lavori di teatro), che si rivela
persona deliziosa e bravissimo attore. I due saranno
miei ospiti in fase di lavorazione del corto. E' il minimo che si possa fare.
Mancano due personaggi al cast: un bambino, che dovrà
interpretare il ruolo del figlio di Tiziana e Vincenzo, e
un volto "cattivo".
Per il primo, scopro, grazie alla Scuola di Recitazione
di Modestina Caputo, Francesco Canepa (che ha già
Grazie ad amici e conoscenti riesco a racimolare, in prestito,
auto di scena e una pistola. Per i costumi ci arrangiamo alla
meglio, il 'cattivo' indosserà un mio gessato
Maggio 2003
28
E' la prima volta che mi
trovo a 'dirigere' (mi sembra
persino eccessivo il
termine!) un cast e una
troupe quasi interamente
composti da professionisti
lavorato a teatro con Eros Pagni e sta per partire in
tournee con Lavia): 11 anni, ma già un bel talento e
un'ottima presenza scenica. Il secondo invece è Agostino
Canepa, un ragazzo che ha il cosiddetto "physique du
rol" e che ha partecipato a vari cortometraggi.
Contemporaneamente, si pensa al fabbisogno di scena.
Grazie ad amici e conoscenti riesco a racimolare, in
prestito, auto di scena e una pistola. Per i costumi ci
arrangiamo alla meglio, il "cattivo" indosserà un mio
gessato e gli altri attori abiti di tutti i giorni (come, del
resto, richiesti dalla sceneggiatura).
E poi il "colpo di scena": vari professionisti dell'ambito genovese credono nel progetto e così riesco ad
avere un braccio steady-cam, un microfono con il
"gatto" (quello "peloso", antivento, che si usa al cinema) e un dolly di sei metri, che userò soprattutto per
la scena finale.
Sul set, un'emozione: è la prima volta che mi trovo a
"dirigere" (mi sembra persino eccessivo il termine!) un
cast e una troupe quasi interamente composti da professionisti; la tensione - la mia, soprattutto - è palpabile. Le scene si susseguono rapide e in due giorni (a
parte un paio d'ore di riprese con comparse) il corto è
finito. Molto interessante e gratificante dirigere le riprese con la steady ("correndo" dietro all'operatore, il
bravissimo ed estremamente disponibile Bruno Desole)
e con il dolly (accucciato davanti al monitor con una
serie di giacche sulla testa per non essere disturbato dal
sole, mentre Bruno si diletta con il joystick che comanda la telecamera e i macchinisti manovrano il "masto-
dontico" - almeno per me - braccio di sei metri).
Alla fine delle riprese, sfinito, non posso che constatare la bravura di tutti: Vincenzo, che interpreta perfettamente il ruolo non facile del padre arrogante e
incattivito col mondo, e che riesce a rendere al meglio
tutti i cambi espressivi delle decine di emozioni che si
susseguono nel suo personaggio; Tiziana, bravissima
"mamma", che scoppia veramente a piangere nell'ultima
scena, emozionante e commovente, e poi il piccolo
Francesco e Agostino e tutti i ragazzi della troupe.
Ora il girato del corto è nel mio pc. Sì, perché con le
tecnologie digitali, il "regista" è sempre più "artigiano" e mette le mani facilmente sul suo prodotto, montando immagini e colonna sonora direttamente col
computer. Senza dimenticare il backstage, realizzato in
vari momenti sul set e sicuramente da montare
anch'esso, se non altro per avere un ricordo concreto
della lavorazione.
Spero di aver reso l'idea dell'emozione che si prova su un
"proprio" set, e di aver stimolato, con questo racconto,
gli "aspiranti registi" che si annidano dentro di voi!
Gennaio 2004
31
30
E’ stato da poco pubblicato un
rapporto che vede l'Italia agli ultimi
posti per libertà di stampa. Poi c'è
un gran discutere sulla neonata
legge Gasparri e il fuoco intorno a
'Raiot', il dissacrante programma
satirico di Sabina Guzzanti. Ma se
gli attuali mezzi di informazione
sono così condizionati, come
attingere a informazioni corrette e
non manipolate? Il problema
riguarda da vicino anche noi.
Quanto e' libera la stampa nel mondo?
Dalla seconda classifica mondiale della libertà di stampa redatta da
Reporters sans frontières emerge che, come nel 2002, la situazione è
particolarmente negativa in Asia. In paesi come la Corea del Nord, la
Birmania, il Laos, la Cina, l'Iran, la stampa indipendente è praticamente
inesistente, oppure quotidianamente repressa dalle autorità. I giornalisti
sono costretti a lavorare in condizioni estremamente difficili, in totale
assenza di libertà e di sicurezza e capita che vengano imprigionati. A
Cuba, che occupa il penultimo posto di questa classifica mondiale (165°),
nella primavera del 2003, 26 giornalisti indipendenti sono stati arrestati e
condannati a pene variabili dai 14 ai 27 anni di detenzione: l'ondata
repressiva scatenata nei confronti dei professionisti dei media, ha fatto di
questo paese la più grande prigione del mondo per i giornalisti.
LE
SIRENE
liceo scientifico 'Marie Curie' di Grugliasco.
Conosco un gruppo di studenti molto attivi, all'interno della scuola, proprio sul tema
dell'informazione. Hanno organizzato
un'assemblea d'istituto sulla legge Gasparri
e hanno trasmesso, nell'aula magna della
scuola, le due puntate di Raiot, per dare
ampia diffusione a ciò che è stato censurato. Partendo dall'assunto che le informazioni sono fondamentali perché contribuiscono allo sviluppo delle idee e delle ideologie, sentiamo che cosa ci raccontano i ragazzi.
L'Italia è al 53° posto della classifica mondiale della
libertà di stampa, redatta dall'associazione Reporters
sans frontières. Ritenete attendibili le notizie che provengono dai media?
Davide: "Sì e no, bisogna confrontare le diverse posizioni delle testate giornalistiche e dei programmi radiotelevisivi. L'individuo, per farsi un'opinione attendibile,
deve raffrontare le notizie lanciate e fare ordine nel bombardamento informativo".
Tu confronti le notizie?
Davide: "Non riesco sempre a farlo perché dovrei leggere molto e seguire tutti i telegiornali ma, purtroppo, mi
manca il tempo".
E' noto che i ragazzi leggono poco, vi capita di sfogliare i quotidiani?
Furio: "Leggo giornalmente due o tre quotidiani, non
nella loro completezza ma soffermandomi sulle notizie
che mi interessano di più. Confrontandoli, emerge che
non esiste un'oggettività dell'informazione. I quotidiani
DELL' INFORMAZIONE
LEGGERE, LEGGERE, LEGGERE.
DIFFIDARE DELLE FONTI INFORMATIVE
TROPPO DIFFUSE E RICERCARE
QUELLE ALTERNATIVE. SENTIRE PIÙ
CAMPANE AIUTA A CREARSI
UN'OPINIONE E A SVILUPPARE UNO
SPIRITO CRITICO.
di Simmy con la collaborazione dei ragazzi del
Liceo Scientifico "Marie Curie" - Grugliasco (To)
issione… possibile. Scoprire che cosa pensano i
ragazzi degli attuali mezzi di informazione.
Focalizzare che uso fanno di televisione, radio,
quotidiani e internet. Sotto le non mentite spoglie di
un'inviata speciale di Zai.net, mi aggiro per i corridoi del
M
informativo in quanto non è
controllato e offre notizie di
ogni parte politica. Per inserire
la propria opinione nella rete,
non servono grandi capitali,
come invece accade per gli altri
media. La televisione, ad esempio, in questo momento è
monopolizzata politicamente
ed è difficile che fornisca informazioni bipolari sulle quali formarsi un'opinione propria".
Come vi muovete nell'attuale
vortice informativo?
Furio: "Per trovare una via di
fuga nel quotidiano martellamento di notizie, bisogna riuscire a distinguere le informazioni essenziali e utilizzare i
canali indipendenti come il portale Internet Indymedia e il
network satellitare Emili TV. Il
passo successivo consiste nel
filtrare tutte le informazioni
proposte scegliendo quelle
essenziali".
Secondo voi, il livello culturale dell'informazione nei
telegiornali si è abbassato?
Davide: "Sicuramente sì! Da un po' di tempo a questa
parte, nei TG delle principali televisioni l'informazione
impegnata copre solo i primi 10 minuti, mentre gli ultimi
dieci minuti sono dedicati ad argomenti meno seri, tratti dal gossip e dalla vita privata di personaggi pubblici.
La televisione mi sembra un po' povera di contenuti e
sicuramente dovrebbe migliorare".
Che cosa pensate di programmi come 'Le Iene' o
'Striscia la notizia'?
Marco: "Offrono sicuramente un servizio importante perché smascherano e denunciano situazioni che, altrimenti, resterebbero nascoste. A volte, però, si rivelano essere strumenti di partito perché la loro satira è indirizzata
Ma quanto ci piacciono i media?
I giovani italiani sono grandi divoratori di media.
Dal Terzo Rapporto Censis-Ucsi sui giovani e la
comunicazione emerge che, fra i 14 e i 30 anni, il
90,7% è utente "abituale" della televisione, il
90,4% del cellulare, il 71,1% della radio, il 48,4% ha letto almeno
tre libri nell'ultimo anno, il 44% sfoglia un quotidiano almeno tre
volte alla settimana, il 38,7% è utente "abituale" di internet, il
15,2% sfoglia abitualmente periodici, e il 14,1% segue anche la
TV satellitare. Questi dati sono tutti nettamente al di sopra di
quelli rilevati per gli adulti, dai 31 anni in su, nelle precedenti
indagini.
Nella dieta mediatica dei ragazzi, la tv, il cellulare e la radio
vincono per la loro caratteristica di essere diretti, fluidi,
disimpegnati ed interattivi. Perdono invece i quotidiani, i
periodici e i libri perché sono percepiti come pesanti,
impegnativi, unidirezionali e rigidi. Insomma più difficilmente
digeribili. Internet spacca in due il mondo giovanile,
esercitando un forte fascino solo su una metà del campione
intervistato.
offrono un'informazione politicamente orientata, a
destra, a sinistra o al centro. Come i TG, anche i giornali si concentrano sulla guerra di vendite e seguono la
politica dell'audience, a discapito della correttezza dell'informazione. Quando è mancato il filosofo e pensatore italiano anti-fascista Norberto Bobbio, solo tre
testate giornalistiche gli hanno dedicato un ampio spazio in prima pagina, in posizione centrale. E' una cosa
sorprendente e allarmante al tempo stesso perché
Bobbio è stato uno dei personaggi più rilevanti a livello
filosofico e di pensiero nell'Italia del Novecento".
Attraverso quali canali preferite informarvi?
Stefano: "Attraverso la televisione, internet e i giornali.
Spesso consulto la rete per scovare notizie alternative e
ritengo che internet possa costituire un valido canale
Gennaio 2004
Settembre 2004
32
consapevolmente. Consci del credito di cui ormai godono presso il pubblico, sollevano polveroni sulle questioni che li interessano. Recentemente 'Striscia la Notizia'
ha attaccato Bonolis solo perché lo aveva superato nella
guerra degli ascolti, denunciando il malcostume televisivo della non autenticità dei concorrenti, ormai talmente
diffuso da non fare più notizia. Spesso il loro punto di
vista risulta fazioso e strumentale".
Che cosa vi augurate che cambi nell'informazione?
Stefano: "Mi auguro che torni presto il bipolarismo,
soprattutto in televisione, e spero che i miei coetanei
sviluppino un maggiore senso critico nei confronti delle
fonti. Recentemente abbiamo organizzato un'assemblea
d'istituto nel corso della quale abbiamo letto il testo
della legge Gasparri e abbiamo
ascoltato alcuni politici, delle
varie fazioni, illustrare la propria
posizione. Molti ragazzi non
erano a conoscenza di queste
problematiche ma hanno dimostrato grande attenzione e partecipazione. Inoltre abbiamo trasmesso, per tutti i ragazzi dell'istituto, la prima puntata di
'Raiot', il programma di Sabina
Guzzanti sospeso sul nascere, e
33
la registrazione dello spettacolo indetto in un teatro
romano per protestare contro la soppressione di 'Raiot',
a cui hanno partecipato migliaia di spettatori e che è
stato trasmesso via satellite".
Per concludere, riuscite a farvi un'opinione al giorno
d'oggi?
Marco: "Noi sì, perché siamo tra quei ragazzi che hanno
voglia di approfondire gli argomenti o di ritrovare, nelle
notizie che ci vengono propinate, la vera essenza dell'informazione. Non tutti hanno le capacità, la possibilità
o la voglia di farlo, quindi l'informazione critica non è
alla portata di tutti".
Quando è
mancato il filosofo
e pensatore
italiano antifascista Norberto
Bobbio, solo tre
testate
giornalistiche gli
hanno dedicato
un ampio spazio
in prima pagina,
in posizione
centrale
Il quotidiano su internet? Sì, ma gratis
Da un'indagine condotta da Netexplora sui quotidiani on-line, emerge che il 39% del campione totale li
consulta saltuariamente mentre il 25% li legge più volte nell'arco di una giornata. Il quotidiano on-line si
consulta principalmente per l'aggiornamento in tempo reale, il recupero di notizie passate, la comodità
di consultazione ma anche per approfondire e per non spendere. I servizi maggiormente utilizzati sono le
previsioni meteo, che invece sui quotidiani cartacei occupano una sezione molto esigua, le banche dati,
gli speciali e i reportage, le news, i sondaggi e i filmati. Emerge, quindi, che il quotidiano on-line si pone
come complementare rispetto al quotidiano su carta stampata, e somiglia maggiormente al modello di
informazione giornalistica televisiva. La soddisfazione complessiva espressa dagli utenti è molto elevata,
anche se solo il 3% del campione totale si dichiara disposto a pagare per accedere al quotidiano online, mentre il 67% non è disposto a farlo.
Le periferie sono sempre e
solo i negativi fotografici
delle città felici?
HO SCELTO
L'HIP-HOP
DOPO IL
RACCONTO DI
MIKE E DI SISLEY,
QUESTA E'LA
TESTIMONIANZA DI
PUCCY CHE INIZIA
CON UN MATTINO
QUALUNQUE...
di Aka Puccy
rano più o meno le 7:30 di mattina quando il
nostro ragazzo stava uscendo di casa. Era un ragazzo normale, coi capelli castani su un viso qualunque. I capelli scendevano liberi fino a toccare con le
punte i due occhi che spiavano il mondo con la naturalezza e l'ingenuità propria di un adolescente.
È un grigio mattino autunnale, fa freddo; il nostro ragazzo si allaccia il giaccone, di quelli con il cappuccio, comprato per poco in un negozio del centro. La cuffietta di
lana nera copre le orecchie e il capo. Faceva freddo quel
mattino d'autunno, ma a lui piace il freddo. Subito
imbocca la strada per la fermata dell'autobus, le cuffie
sulle orecchie lo estraneano dal mondo. Ma la strada da
fare la conosce già, metro per metro, centimetro per
centimetro. Imperturbabile nell'animo, come un soldato
si dirige al fronte.
Il bus arriva dall'altra parte della carreggiata; veloce
sfreccia nel traffico mattutino, rapido si accosta alla fermata e fa uscire la gente. Le porte si chiudono malamente, ma si chiudono; il mezzo è il primo posto caldo
dopo l'uscita da casa.
Il nostro ragazzo si siede negli ultimi posti, a fianco di
un gruppetto di ragazzi vestiti bene, di quelli che, come
mi ha suggerito una persona, vengono chiamati "trash
house". Si siede lì, abbastanza lontano per non disturbare, ma abbastanza vicino da sentire i loro discorsi, per
quanto il volume nelle cuffie sia alto. "Puttana", dice
uno dei tre, "puttana, ho già finito i soldi che mi ha dato
mia madre per la settimana. Vabbè, li chiederò a mio
padre, tanto quando lui sgancia fa le cose in grande...".
Il nostro ragazzo innervosito alza ancora di più il CD. Il
E
brano che passava allora faceva così: "...sostanziali differenze di punti di vista, per chi ipoteca la sua vita o per
chi cerca una risposta e l'ha trovata per le strade (...),
per la gente che ci crede, gente sul marciapiede, gente
che difende il proprio stile e ne è custode...".
ESSERE PERIFERICI E' UNA REALTA', NON UN
PUNTO DI VISTA
Avere una bella casa o vivere in un condominio di lusso
non serve a molto se ci si trova comunque in periferia.
Non è come stare in centro, né tanto meno in un quartiere residenziale. Essere periferici è una realtà, non un
punto di vista. Ti senti uno straniero in terra natìa. Si
vivono altre situazioni, e alcune più, alcune meno, ti
segnano comunque. Vivere per le strade è una storia per
la maggior parte dei casi senza lieto fine.
Io come alternativa a tutto questo ho scelto l'hip-hop.
Per il mondo è solo una musica fatta di parolacce, per
i seguaci peninsulari di Cesare Cremonini è "Yo-Yo
rappresento". Per noi che lo viviamo è un'alternativa
di vita.
Ci insegna che per un'amicizia si deve dare il meglio,
che il rispetto non è solo un concetto astratto e che
nessuno al mondo ti regala niente. Ci insegna a dare il
meglio di noi stessi quando cantiamo, quando balliamo, quando cambiamo il grigio topo di una fabbrica
con un murale.
Ci fa sentire fieri di noi stessi in un mondo che non ci
apprezza e che ci soffoca. E ci dà la forza per pensare
ad altro in un mondo, anche se è triste e duro a dirsi,
fatto di falsi valori e di gente che ti giudica in base al
tuo conto in banca.
"Respect of free espression"
Maggio 2004
34
35
I reporter di Zai.net ci sanno fare
anche con la scrittura creativa…
VI PROPONIAMO UN RACCONTO ARRIVATO QUALCHE
SETTIMANA FA SUL NOSTRO SITO E GIA' ENTRATO NELLA TOP TEN
DEI PiU' LETTI E DEI PIU' VOTATI. E' LA STORIA DI UNA NOTTE
QUALUNQUE, DI UNA SBRONZA QUALUNQUE, QUANDO L'ANIMA
RAZIONALE ANNEGA NEI RIVOLI TRACCIATI DALL'ALCOOL E
RINASCE SDOPPIATA, DIVERSA, CONTRARIA. O LA STESSA?
di Edoardo Rosso, 17 anni
Liceo "Lagrangia"- Vercelli
erché sprecare quell'euforia da sbronza afterparty tutta alcool e volume? Perché buttarsi subito sul letto, mezzi vestiti, stravolti dalla miscela
alcolica che il cuore pompa ansimante al cervello?
No.
Quella sensazione di sdoppiamento, di alienazione etilica, andava prolungata.
Ero sempre stato convinto che una sola vita, una sola
identità, una sola faccia fossero troppo poche per
gestire questo viaggio di passaggio. Volevo avere
diversi volti, diverse vite, diverse emozioni, cambiare
ogni giorno, sempre al limite, sempre sull'orlo dell'oblio: camminare, volteggiare e correre in equilibrio sul
filo dell'esistenza, senza mai cadere di sotto. Guardare
in faccia la paura, il rischio, il buio. Come quando da
piccoli ci si sdraia in mezzo alla strada il tempo sufficiente per sentire il calore dell'asfalto, poi ci si rialza
svelti osservando sfrecciare un'automobile proprio là
dove era coricato il nostro corpo. Infilare la testa nella
bocca del leone e toglierla poco prima che lui la
richiuda.
Nascere da uno sprazzo di sperma e morire putrefatti
dai vermi: dovevo accettare tutto questo accontentandomi di una sola identità?
P
Le parole scorrevano fluide sui tasti silenziosi che,
appena sfiorati, codificavano quel turbinio di idee che
viaggiavano dal cuore alla mente, dalle cavità palpitanti di globuli rossi alla massa molle e vagamente
intestinale che tutto suddivide in neuroni elettrici.
Rapidi, blu.
La serata nella tavernetta di Karim era iniziata tiepidamente: troppe facce da sberle, troppo astio e distacco
accumulato in anni di convivenza coatta alla luce del
neon.
Poi, lentamente, due parti di cola e una di rhum, due
parti di Rhum e una di Cola, la serata si era scaldata.
Il ritmo, la musica, i movimenti non erano più uno
sfondo, un rituale dovuto, ma diventavano intimi, personali, spontanei.
Ballare non era più inibizione ma liberazione, catarsi:
un daimon interiore che diventava incontrollabile, sfacciato e menefreghista. Lo sguardo del disco-man di
turno sulle mie scarpe non era più un freno, ma un
incentivo a scatenare le tossine ribelli che, incoraggiate dall'alcool, erano caparbiamente decise a consumarsi. Fino all'ultima.
Dopo ore di disco - Che palle, smorza sta merda meglio cantare, gridare, squarciarsi la gola ricercando
una sublime intonazione. Samarcanda. Le bionde trecce gli occhi azzurri e poi!
Ridere, gli occhi lacrimano.
Eppur mi son scordato di te come ho fatto non so!
Gridare, euforici, carichi, in comunione con tutti, in
armonia con il mondo anche se in quel momento il
mondo avrebbe potuto crollare.
Cazzo che fighe, guarda il culo di quella. Balli? Che
zinne! Certo, se ce le sbatti in faccia non è facile resistere... Balli? Certo, due colpi glieli darei, no? Balli?
Balla!
Ed ecco che finalmente, avvolto dall'emozione di un
parto, intriso della millenaria sacralità di un rito orgiastico, si compie lo sdoppiamento.
L'anima irrazionale prevale.
Alza il volume! Non ti sento!
Sono tutti così belli intorno a me! Belli e simpatici, ci
vado d'accordo: chiacchiero, discuto, sono d'accordo,
grido, salto, bevo. Bevo miscele. Miscugli. Due parti
rhum, una parte cola.
Noi siamo buoni, in fondo, lo sdoppiamento è avvenuto, siamo davvero diversi: sinceramente irrazionali.
Non sono ubriaco, sono consapevolmente irrazionale,
vivo la mia seconda identità. Tu sei carina. Non mi
guardare così, non sono fuori, sto benissimo.
Sto davvero bene.
Nella dimensione dilatata della notte vivo la mia
seconda identità, non importa se lunedì avrò il test di
biologia e vedrò tutte queste facce, che ora ballano
intorno a me e ridono e si sdoppiano, ormai ritornate
alla loro natura razionale. Le due esperienze sono
parallele, si raccontano immagini e sensazioni ma non
si ostacolano. Convivono.
Questa notte sembra non finire, ma sta finendo. Ora
scrivo, esorcizzo. Continuo a violentare i timpani per
trasmettere alle parole una vigorosità pura, autonoma,
genuina. Vera e autentica. Live.
Poi la notte. Sono le due. Meglio concludere.
Se continuassi a vivere il mio Mr. Hyde fino all'alba,
questa profonda oscurità perderebbe tutto il suo
fascino mistico. Meglio svegliarsi e scoprire che lo
sdoppiamento si è già compiuto. Meglio svegliarsi
Jackyll per andare a leggere ed elaborare ciò che ha
lasciato scritto Hyde.
Inconsapevole il sole sta sciogliendo la neve dai
tetti.
Piove ma è sereno, lo chiamano disgelo. E io so
cos'è.
Le fibre si distinguono in collagene, reticolari ed elastiche...
A VOSTRO PARERE:
"Razionale ed irrazionale. L'anima della notte: il divertimento, lo sballo. Svestiti i
panni quotidiani, complice l'alcool, la razionalita' lascia il posto ad
un'irrazionalita' "consapevole", l'inibizione diventa incentivazione. Quindi il
disgelo.
Il racconto ti prende, la lettura e' tutta d'un fiato, lo stile ti conduce all'interno
delle immagini descritte. La sbronza descritta nel testo e' la stessa in cui viene
condotto il lettore che, nemmeno troppo tra le righe, vive la realta' attraverso la
lente deformante dell'alcool".
Giovanni Battaglio, 16 anni, Liceo Classico "Chiabrera" - Savona
"E' un racconto pieno di suggestioni letterarie. Il tema del doppio e' la
linea rossa che guida la narrazione, abbastanza compatta e unitaria.
Il linguaggio concede forse troppo a certi cinismi e freddezze pulp, e
si ingolfa con le immagini a volte maledette - Baudelaire e la sua
discendenza, per intenderci - a volte mistiche ed esoteriche, troppo
nutrite di lussureggianti visioni dionisiache e platoniche.
Nel complesso un gran bel discorso, che ti incatena dall'inizio alla fine".
Viridi@na, 22 anni, Roma
Dicembre 2004
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37
Zai.net ha un testimonial d'eccezione. Inizia con Camilleri la serie delle interviste
con gli scrittori. Verranno Ammaniti, Lucarelli, Sepulveda e molti altri
"AHO, CAMILLE',
tieni duro che ce n'avemo bisogno!"
QUESTO MESE ABBIAMO PARLATO CON UNO DEGLI SCRITTORI
ITALIANI PIU' AMATI, ANDREA CAMILLERI. GLI ABBIAMO CHIESTO
QUALCHE CONSIGLIO DI LETTERATURA E IL SEGRETO PER SCRIVERE
UN BUON LIBRO. ECCO COSA CI HA RISPOSTO.
di Black River, 19 anni
Pisa
i dice sempre che i giovani oggi non leggano
tanto, ma tra i suoi lettori ce ne sono tantissimi,
come se lo spiega?
"Non lo so, questo è uno dei misteri gaudiosi. Io ho
trovato che molti giovani leggono, mi leggono e discutono anche. Ricevo centinaia di lettere ed è una cosa alla quale io non ero abituato
quando facevo il regista di
teatro, dove il pubblico
viene immediatamente
oscurato appena inizia
lo spettacolo. Il lettore
è diverso e vuole un
rapporto diverso, dice:
Tu mi hai raccontato
una storia, ora te ne
racconto una io. E scrive. Tantissimi sono i
S
giovani che mi scrivono. Ne ebbi la sensazione proprio
a Firenze in una libreria. Fino al 1998 quando andavo
nelle librerie a presentare i miei libri, avevo un pubblico che andava dai quarantacinque in su. Invece, in
questa libreria fiorentina, arrivarono una serie di giovani
in divisa da giovane - perché i giovani si vestono in divisa da giovane. Io li vidi entrare e pensai: Che bello, ora
c'è una contestazione, a me piacciono le contestazioni,
ma invece applaudivano. La differenza è che mentre gli
altri mi chiedevano “Per favore, vuole scrivere A Giovanni?”, loro erano accanto a me e mi dicevano “Scrivi A Giovanni!” (Camilleri fa il gesto di buttare un libro
sulla scrivania, ndr). Questa era l'unica differenza, il
contenuto era lo stesso. E' vero che i giovani mi
leggono, ma io non faccio nulla per farmi leggere.
Quando scrivo, scrivo per gente che non conosco,
per quattro, cinque amici, che so mi potrebbero
capire. Non so spiegarmi perché anche i giovani
siano entrati in questo giro, forse bisognerebbe
chiederlo a loro: Che cosa ci trovate in questo scrittore di una certa età? (A questo punto Camilleri dice in tono scherzoso) Aho, Camille', ammazza quanto
sei vecchio, tieni duro che ce n'avemo bisogno! Sono cose che ti commuovono".
Ha in mente un classico o un giovane
autore da consigliare ai ragazzi?
"Niente. Che leggano. Punto. Da
Zai.net a Micromega, a Liberal,
quello che vogliono.
Io posso dare solo un consiglio.
Quando noi avevamo un solo
Per qualsiasi
notizia, state al
riparo della
vostra testa,
della vostra
ragione… così
non vi
bagnate
…A MARGINE
Il lettore è diverso e vuole un
rapporto diverso, dice: Tu mi
hai raccontato una storia, ora
te ne racconto una io. E scrive
canale, c'era il colonnello Bernacca che faceva le previsioni del tempo. La televisione era l'oracolo di Delfi,
l'ha detto la televisione! e non si discuteva più. Se
dicevano che la domenica avrebbe piovuto, la gente
non usciva, poi magari arrivava un sole che spaccava
le pietre. Però nessuno metteva in dubbio il colonnello Bernacca. Io avevo un amico che si chiamava Pepè
Fiorentino, il quale, quando sentiva che il colonnello
Bernacca annunciava: “Domani ci sarà un sole che
spaccherà le pietre”, diceva: “Mah, io, piove sì o
piove no, l'ombrello me lo porto”. Io vi invito ad aprire l'ombrello della ragione. Leggete tutto quello che
potete, ma aprite l'ombrello della vostra testa, tenetela asciutta, dopodiché per qualsiasi notizia, state al
riparo della vostra testa, della vostra ragione… così
non vi bagnate".
Un consiglio per un giovane aspirante scrittore.
"Leggere tantissimi libri, poi capire perché un autore
ci ha folgorato attraverso la scrittura. Allora, analizzare perché un aggettivo lo ha messo prima e non dopo,
addirittura arrivare a copiare il testo, anche se si sta
al computer, perché comunque c'è sempre una manualità. Riscrivere un testo, copiarlo, significa entrare dentro il respiro di quel testo. Si deve imparare una tecnica di respiro come fanno gli attori per arrivare in
fondo alla battuta, o come fa chi vuole diventare un
buon centometrista. E' tutta una questione di fisicità,
anche la scrittura è un fatto fisico, di respiro".
Andrea Camilleri nasce a Porto
Empedocle nel 1925. Inizia presto a
lavorare come regista teatrale e
come sceneggiatore. Per l'esordio da
scrittore occorre aspettare il 1978,
quando viene pubblicato Il corso
delle cose. Con Un filo di fumo,
Camilleri prosegue l'avventura
narrativa, cominciando ad
ambientare i suoi romanzi a Vigata,
immaginaria cittadina della Sicilia.
Ma il grande successo di pubblico
arriva con la serie di gialli che ha per
protagonista il commissario
Montalbano, da cui sono state tratte
le seguitissime trasposizioni televisive.
E' tutta una questione di
fisicità, anche la scrittura è un
fatto fisico, di respiro
Marzo 2005
39
Il gusto dell'inchiesta nelle pagine di una nostra inviata
che penetra nei sobborghi di Napoli alla ricerca di voci
autentiche. Ci sono solo i camorristi, la prostituzione, la
droga e le promesse dei ministri?
TERRA DI NESSUNO.
MA NO, E' DELLA CAMORRA
NEGLI ULTIMI MESI ALCUNE ZONE DI NAPOLI COME SECONDIGLIANO E SCAMPA
SONO PATTUGLIATE PALMO A PALMO DALLE FORZE DELL'ORDINE. NON
BASTAVANO I RESOCONTI DEI MASS MEDIA? FORSE SI', MA NOI ABBIAMO VOLUTO
SENTIRE LO STESSO UN RACCONTO DI CHI, IN QUESTI SCENARI DA DEVILS NIGHT,
CERCA DI FARE UNA VITA NORMALE.
di Giuliana C. 21 anni
Filosofia - Università di Napoli
a giornata comincia presto: alle 8 bisogna
andare a scuola, ma c'è da fare attenzione,
se si possiede un motorino. Non tanto per il
rischio di un furto - probabile qui come altrove - ma
perché a Secondigliano non puoi girare con il casco
che rischi di trovarti una pistola puntata in faccia. Se non
lo indossi rischi di essere fermato dai carabinieri, che
ormai fanno posti di blocco ad ogni incrocio, e quando
li vedi fanno davvero paura. Il passamontagna, il mitra,
il parlare da persone superiori… non ispirano
nè fiducia nè soprattutto calma".
A parlare è Antonio, che vive a
Secondigliano, dove frequenta un istituto
tecnico. Gli chiedo di spiegarsi
meglio, credo di non avere capito bene: chi è che ti ferma se
porti il casco?
“L
"Sono gli spacciatori che minacciano chi si avvicina
con il casco in testa: si corre il rischio di essere scambiati per killer del clan avversario". Così mi rendo
conto che da queste parti perfino l'applicazione del
codice della strada diventa una sfida tra Stato e
camorra.
"Di sera per strada non
si vede un'anima
viva, ma solo tante
sirene nella nebbia e
l'assordante rumore
Marzo 2005
40
Come si sostenta la camorra?
La camorra napoletana detiene il primato nella gestione dell'usura, con un giro
d'affari stimato, per il 2004, di 4.703 milioni di euro. Ma a Napoli il confine tra
usura e racket delle estorsioni è anche molto labile, perché prestare denaro ad
interessi altissimi, e poi impadronirsi delle aziende, è una delle attività
maggiormente praticate dalla camorra. Come evidenzia anche la ricerca
Eurispes, "le attività di estorsione ed usura hanno consentito alla criminalità
organizzata di infiltrarsi nell'economia legale sia direttamente, attraverso il
rilevamento dell'azienda in crisi, e sia indirettamente, cooptando
nell'organizzazione criminale lo stesso proprietario". Morale della favola? L'usura
spesso viene praticata da persone che non risultano affiliate ad alcun clan.
degli elicotteri che girano in cerca di qualcosa. Fino ad
arrivare alle 20, e al Tg senti: Secondigliano, un'altra
vittima della guerra tra clan. “E tu che ci vivi non te
ne eri neanche accorto, perché fa parte della tua routine sentire spari e sirene", continua Antonio. "Ormai
la situazione sembra essersi assestata, una delle due
fazioni in lotta sta prevalendo sull'altra, ma negli ultimi giorni del 2004 mi sembrava di essere a Detroit
durante la Devils Night. Si vedevano carabinieri in passamontagna che perquisivano case, elicotteri, sparatorie e anche gente che camminava con giubbotti antiproiettili". Mi dice che in quel periodo i carabinieri
avevano effettuato un maxi blitz arrestando una sessantina di persone che, tempo un mese, sono tornate
di nuovo in libertà.
"Dopo il solito servizio sulla periferia degradata - dice
indicando una piazza - il Tg mostra quei bravi studenti scesi in strada a protestare contro la camorra. Hanno
preso a cuore la cosa, sono lì tutti intenti a
gridare il loro odio e il loro rigetto verso la
camorra. Ma poi vedi che stanno fumando uno
Il ministro dell'Interno ci
promette gli aiuti, ma poi
al commissariato non
hanno la carta per
stampare una denuncia
Droga e camorra
Secondo una stima della Asl, sono
almeno 8 mila i tossicomani alla
ricerca della dose quotidiana che
riversano milioni di euro nelle
tasche dei camorristi. Ma non si
tratta solo di napoletani: il bacino
di utenza si allarga fino a
raccogliere gli eroinomani di tutta
la Campania, e perfino di Roma.
Spesso si tratta di giovanissimi.
Sono loro gli unici ad animare le
strade, in questi giorni di guerra tra
clan avversari.
spinello - alza il tono, con disappunto - e pensi... e sì,
è così che si protesta contro la camorra!"
"Ma non sono solo i giovani a lottare a modo loro contro la camorra - aggiunge - anche lo Stato fa la sua
parte. Il ministro dell'Interno viene a Napoli e ci promette gli aiuti, anche se poi al commissariato di
Secondigliano non hanno la carta per stampare una
denuncia, cadono i muri, non hanno auto, o meglio ci
sono, ma in officina".
Intanto, da Secondigliano ci siamo spostati a Scampia,
dove vivono quasi 200mila persone. Erano meno di
50mila prima dell'80, ma dopo il terremoto, migliaia di
sfollati si sono riversati in quest'area e hanno riempito le "vele", casermoni di cemento dalla forma evidentemente bizzarra. Gli unici punti di aggregazione
per i giovani da queste parti sono quelli che i poliziotti
chiamano i "circoli". Nella sola Scampia ce ne sono
almeno una trentina.
Ma tu che faresti se la persona
che dà lavoro ai tuoi figli ti trova
un appartamento, ti offre cd a 2
euro, e se tuo figlio va in galera
ti dà anche una specie di
pensione mensile
E' in questi scantinati, addobbati con biliardini e
videopoker, che alberga il cuore dello spaccio di
droga, ed è sempre qui che, nei periodi della pax
camorristica, vengono a trascorrere le giornate i vari
capi e capetti dei clan.
Poi Antonio confessa: "Ma Napoli non è solo questo.
Ci sono anche persone che lottano ogni giorno contro
la camorra; non sono eroi, sono persone normali che
non riconoscono alcuna autorità alla camorra. Sono i
parroci che organizzano fiaccolate, i carabinieri che
rischiano la vita ogni giorno, i commercianti che si
rifiutano di pagare il pizzo e che si riuniscono in associazioni antiracket e denunciano gli esattori". E mi racconta di quando ha conosciuto Tano Grasso, a scuola,
e anche di varie iniziative di volontari, come quella
della Comunità di Sant'Egidio che da 25 anni porta
avanti un progetto dal nome Scuola della pace. Una
volta a settimana i bambini e gli adolescenti di questi
quartieri si improvvisano maestri di bambini rom o
assistenti di poveri anziani.
Ma allora perché le donne del Rione dei Fiori ogni
volta che c'è un blitz dei carabinieri si mettono dalla
parte dei camorristi? "Non è così difficile come sembra
dare una spiegazione. Nella zona in cui vivono non ci
sono né negozi, né scuole e non c'è nemmeno una
parrocchia. Solo case, dove l'odio per le istituzioni è
diffuso a macchia d'olio. La camorra qui si è completamente sostituita allo Stato: è lei che porta lavoro, fa
girare soldi, ed è la sola istituzione accettata".
Quindi, sembra voler dire Antonio, non dobbiamo stupirci se, all'arresto di qualche boss, il popolo insorge.
"E' una cosa orribile ma vera. I camorristi qui non
sono solo rispettati ma protetti. Ma tu che faresti se la
persona che dà lavoro ai tuoi figli, ti permette di comprare le Marlboro a 3 euro, ti procura auto a basso
prezzo, ti trova un appartamento, ti offre cd a 2 euro,
e se tuo figlio va in galera ti dà anche una specie di
pensione mensile... Insomma, una persona che fa tutto
ciò che dovrebbe fare uno Stato. Lo difenderesti, questa è la conclusione".
La scelta quotidiana che si pone di fronte ai ragazzi
come Antonio è questa: con chi stare? Un dilemma che
si vive già tra i banchi di scuola, dove gli insegnanti
Non puoi girare con il
casco che rischi di trovarti
una pistola puntata in
faccia
rivestono un compito molto più delicato che altrove:
fare in modo che il bullismo tipico di certe età e di
certi ambienti non si trasformi nell'anticamera di un
consenso alla camorra.
"Finora lo Stato ha lasciato fare all'iniziativa dei singoli e delle piccole associazioni, e per dimostrare la
sua presenza sul territorio ha saputo soltanto inviare
carabinieri, per la maggior parte giovani e inesperti.
Ma la gente da queste parti si aspetta interventi più
costruttivi e socialmente utili". Antonio a questo punto
parla una lingua non sua, quella che probabilmente ha
sentito dai tanti personaggi che sono andati a predicare la legalità nella sua scuola.
Interventi socialmente utili, integrazione, riqualificazione, pari opportunità: parole di sfida che da anni si
sentono associate a questo pezzo così sfortunato di
Italia, in questo cono d'ombra dove lo Stato non riesce ad essere sovrano.
Antonio, allora, mi riserva un'occhiata triste, ma poi
annuisce e mi saluta dicendomi un semplice: "Cia'
bella!".
G.C.
134 omicidi nel 2004
51 arresti a dicembre 2004
17 omicidi fino al febbraio 2005
37 nella faida di Secondigliano
Maggio 2005
43
42
Il panorama musicale è vario e i
giovani reporter di Zai.net non si
lasciano sfuggire i protagonisti
del momento
DIALETTO AL RITMO DI REGGAE:
S
UD
OUND
YSTEM
La vostra musica, come abbiamo visto,
è capace di superare steccati culturali
ed etnici, quale pensi sia il difetto peg giore del nostro tempo?
"Forse l'aver rinunciato al dialogo. I
giovani detestano la politica, invece
dovrebbero ricusare i politici. Noi, ad
esempio, adesso stiamo parlando e ci
stiamo confrontando e quindi stiamo
facendo politica. Sono però tempi brutti, in cui l'egoismo fa da padrone e
inoltre siamo anche stupidi perché
potremmo rendere la vita bella e giusta
a molte persone grazie alle nuove tecnologie e alle nuove ricerche in campo
scientifico, invece preferiamo tenerci
DISCOGRAFIA
Salento Showcase (1994)
Tradizioni (1996)
Comu Na Petra (1996)
No Playback (1997)
Reggae Party (1999)
Salento Showcase 2 (2000)
Musica Musica (2001)
Giallurussu (2002)
Lontano (2003)
Oggi abbiamo bisogno
di personaggi che
promettono, di eroi
stagionali
ABBIAMO INCONTRATO NANDO POPU, FRONT MAN DEL GRUPPO PIÙ
TARANTOLATO D'ITALIA. PERCHÉ PER FARE MUSICA, A VOLTE, BISOGNA RIMANERE
MOLTO ATTACCATI ALLE PROPRIE RADICI
di Massimiliano Coccia, 19 anni
Liceo Classico "Russell" - Roma
Q
uali sono le novità contenute nel nuovo cd inti tolato “Acqua pe sta terra”?
"I testi raccontano la vita del Salento come negli altri
album, ma i colori sono più nitidi. C'è più maturità e
ne siamo consci. Lo abbiamo fatto nel nostro studio
prendendoci tutto il tempo necessario. I temi riguardano sempre il nostro Sud, con la constatazione che
purtroppo le cose non cambiano e i problemi relativi
all'emigrazione, alla mafia e all'esclusione sociale purtroppo non ci abbandonano. E' un disco che cerca di
andare oltre il desiderio di sopravvivenza di questi
anni e afferma la voglia di vivere. Alcuni, addirittura, ci
hanno detto che è troppo serio! Siamo trepidanti nell'attesa del parere della gente, che è il giudizio che ci
interessa".
Le atmosfere e i testi delle vostre canzoni fanno emer gere l'anima profonda e vitale del Sud. Quali sono i
pregi e i difetti di questa terra?
"Ancora non li ho capiti. La cosa che più mi piace del
Sud è la lentezza e suoi colori che ti invitano all'astensione dall'affanno; da noi puoi vedere i tramonti,
il mare, il sole e tutto questo genera una grande sensazione di pace. Ecco perché ritengo che la lentezza è
una delle cose più belle, è riappropriarsi del ritmo dell'anima che non viaggia, come quello del commercio,
su velocità frenetiche".
Come sono nati i Sud Sound System?
"All'inizio eravamo semplici appassionati di reggae.
Alcuni di noi andarono in Olanda e riportarono dei 45
giri che in Italia non si trovavano. Così cominciammo
a fare feste, che man mano vedevano sempre più
gente partecipare. Inizialmente abbiamo faticato anche
noi ad entrare nell'ottica della musica reggae, molto
diversa da quella italiana, iniziammo a cantare sulle
version del lato "B" dei 45 giri e i primi testi riguardavano le nostre vite. Poi cominciò ad uscire la rabbia
per le ingiustizie, per i nostri insuccessi e per la sporcizia di questo mondo. Tutto si può dire che iniziò tra
la gente, per gioco e per piacere".
"Simu salentini dellu munnu cittadini" non è a mio
avviso solo una strofa di una vostra bellissima canzo ne, Le radici ca tieni, ma racchiude un vero e proprio
modo di essere. Che ne pensi?
"E' vero perché dei recinti ce ne strafottiamo; noi
amiamo la cultura dei popoli. Siamo cittadini del
mondo perché costretti ad emigrare, siamo il prodotto
strano di una contaminazione enorme, siamo mezzi
albanesi, normanni, arabi, bizantini e non possiamo
rinchiuderci, bisogna conoscersi e contaminarsi. A mio
parere l'uomo deve conoscere gli altri senza bisogno
di rifugiarsi in religioni o filosofie. Dobbiamo essere
lenti, tranquilli, poiché viviamo in un'epoca in cui litigano un po' tutti. "One Love" come diceva Bob
Marley, ovvero "un amore", perché non ci possono
essere tanti dei e tanti amori, ma bisogna andare oltre
e capire che siamo figli della Madre Terra".
Lentezza è riappropriarsi del
ritmo dell'anima
tutto per noi".
Sei d'accordo con il decreto Urbani che paragona nella
pena il ragazzo che scarica da casa Mp3 con il camor rista che duplica in quantità industriale cd pirata?
"Urbani non capisce niente. Il problema sono le etichette che costringono i cantanti a fare cose commerciali. È assurdo che un artista stia chiuso in studio per
sei mesi e poi arrivi un produttore a dirgli che il suo
lavoro è distante dalla gente. Il vero problema della
musica, perciò, sono i discografici perché precludono
ai giovani artisti di creare e sperimentare. L'arte è
amore, dolcezza e anticonformismo".
Un personaggio che ammiri e uno che non ammiri.
"Siamo tutti esseri umani e tutti ci sforziamo di avere
eroi. Oggi le persone hanno bisogno di personaggi che
promettono, di eroi stagionali. Io non ho eroi e miti
perché ritengo che siamo tutti esseri umani con le
nostre debolezze e le nostre virtù".
Cosa vorresti che accadesse domani ?
"Che tutto il mondo fosse lento, niente macchine, solo
biciclette e lentezza assoluta nel fare le cose. A mio
parere se avessimo modernizzato il medioevo sarebbe
stata una bella cosa!".
Oroscopo
a cura di Cassandra e Tiresia
Affari di cuore
Fumata grigia in estate…
Non temete però, Venere
non vi ha messi da parte,
e questo mese vi guarderà
proprio nel modo giusto!
Amici & famiglia
Non accantonatele del tutto, ma
diminuite le uscite serali col gruppo,
in fondo, si finisce sempre col
parlare delle stesse cose. Approfittate delle prime settimane di
scuola per colmare qualche lacuna.
Consiglio
“Fahrenheit 9/11”, la docufiction di Michael Moore.
Affari di cuore
Il periodo di tensioni
continua. Le serate di
svago con gli amici non
bastano: quello che ci vuole
adesso è un po’ di riflessione per
migliorare la vostra autostima.
Amici & famiglia
Giove guarda, comunque, con
favore al vostro segno,
approfittatene per dare il meglio
nelle prime interrogazioni:
dopo, si vive di rendita!
Consiglio
“Chiedi alla polvere” di John
Fante.
Affari di cuore
Vi sentivate immuni dal
mal d’amore, e invece è
successo anche a voi. State
reagendo nel modo giusto, lo sport
e gli amici vi hanno aiutato molto.
Amici & famiglia
“L’anno prossimo studio dal primo
giorno!” Beh, Cassandra vi consiglia di fare sul serio: il vostro
segno non si trova in una congiuntura di astri molto propizia. Gli
amici, a volte, possono attendere.
Consiglio
“Sesso, bugie e videotape” di
Steven Soderbergh, in dvd.
21 maggio - 21 giugno
24 agosto - 23 settembre
Affari di cuore
La fine dell’estate rischia
di immalinconirvi e di
complicare la comunicazione,
già abbastanza compromessa,
col partner. Dubbi ed incertezze
si dissolveranno in ottobre però.
Amici & famiglia
Di contro, il ritorno a scuola è
per voi, nati sotto il segno del
Leone, motivo d’entusiasmo. I
compagni, la ricreazione… non
tutti i mali vengono per nuocere.
Consiglio
“I love shopping” di Sophie
Kinsella.
23 novembre - 21 dicembre
21 aprile - 21 maggio
Affari di cuore
Le neo-coppie vivranno
un momento molto
favorevole. I single
approfittino dei momenti di relax
in arrivo, per fare un po’ di
chiarezza sui propri sentimenti.
Scuola & famiglia
Urano continua a esservi ostile
e crea qualche difficoltà nello
studio. Per contrastarlo, date il
meglio nelle discipline più
stimolanti.
Consiglio
Noleggiate “Mean Girls” di M.
Waters in dvd.
20 febbraio - 20 marzo
Affari di cuore
Il sospetto che la persona
amata si stia allontanando
da voi è fonte di ansie e
turbamenti. Confidarvi con un
caro amico servirà a riprendere
fiducia in voi stessi.
Amici & famiglia
Una new-entry del gruppo
rischia di compromettere il
vostro equilibrio. Non date
troppa retta alle chiacchiere e
rigate dritti per la vostra strada.
Consiglio
"Le chiavi di casa" di Gianni
Amelio in dvd.
23 luglio - 23 agosto
Affari di cuore
Ansia ed impulsività vi
caratterizzano da sempre, ma
l’estate vi ha lasciato una
carica di ottimismo che dovete
assolutamente investire nel
rapporto con la persona del cuore.
Scuola & famiglia
Dovete assolutamente limitare le
spese compulsive, rischiate di
dilapidare il gruzzoletto faticosamente guadagnato in estate in cose
che non vi occorrono veramente.
Consiglio
“Laws of Attraction”, con Julianne
Moore e Pierce Brosnan.
23 ottobre - 22 novembre
Affari di cuore
Sarà un settembre intenso,
pieno di novità in amore.
Moderate, però, il vostro
egoismo, potrebbe far nascere
incomprensioni proprio con la
persona oggetto del vostro interesse.
Scuola & famiglia
Date fiducia a un amico che vi ha
ferito in passato. Avrete molta
energia, sfruttatela per coltivare
le amicizie che già avete e per
stabilire nuovi legami.
Consiglio
“La donna nel furgone” di Alan
Bennett, per sdrammatizzare.
21 gennaio - 19 febbraio
22 dicembre - 20 gennaio
24 settembre - 22 ottobre
22 giugno - 22 luglio
21 marzo - 20 aprile
45
Affari di cuore
Alcuni segni non proprio
graditi che sono entrati nella
Vergine sono per voi motivo
di irritazione e volubilità. Non
lasciatevi prendere dalle crisi di
mezza stagione, durano così poco!
Scuola & famiglia
L’incostanza amorosa ha i
contraccolpi anche nel rapporto
con gli amici: ricordatevi che
però non tutti sono disposti a
sorbirsi le vostre lagne.
Consiglio
Leggete “Le braci” di Sandor
Marai, a proposito di amicizia.
Affari di cuore
Venere propizia è
un’ottima carta da giocare
sia per quelli che hanno
una storia stabile sia per i cuori
solitari in cerca di compagnia.
SAmici & famiglia
Vi sentite altruisti e generosi, ma
non tutti mostrano di
apprezzarvi. Meglio non
intestardirsi e dedicarsi, invece, a
chi merita davvero la vostra
compagnia.
Consiglio
“L’uomo che scambiò sua moglie
per un cappello” di Oliver Sacks.
Affari di cuore
L'estate è stata galeotta,
così ora vi trovate immersi
in una nuova storia. Attenti
però a non bruciare subito
l'entusiasmo, la persona del cuore
merita un trattamento da adulti.
Amici & famiglia
Dite la verità, siete stati un po'
sboroni nell'ultimo periodo, e così
adesso i vecchi amici vi tengono
un po' a distanza. Niente paura
però, la lezione non durerà a lungo.
Consiglio
"Viaggio in Patagonia" di Bruce
Chatwin.
Affari di cuore
Col partner tutto liscio, peccato che però non possiate
riservare più tempo libero
alle uscite di coppia. Avete la
fortuna di trovarvi accanto una
persona dolce e comprensiva.
Amici & famiglia
I numerosi impegni extra-scolastici
vi costringono a vedere poco gli
amici, col risultato che qualcuno
può sentirsi trascurato. Anche il
profitto nello studio rischia di
essere compromesso.
Consiglio
“Branchie” di Niccolò Ammaniti.
ABBONARSI?
No n è mai stato
così facile!
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