Mauro Sasdelli - Rotary Club Arezzo Est

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Mauro Sasdelli - Rotary Club Arezzo Est
Mauro Sasdelli
I CANTAUTORI
Il termine "cantautori" viene inventato dalla Ricordi nel 1960
per lanciare un gruppo di giovani cantanti formatisi a Genova: si
chiamavano Umberto Bindi, Gino Paoli, Luigi Tenco, Bruno Lauzi e
Sergio Endrigo che cantavano canzoni composte da loro, con uno
stile che li rendeva unici e inconfondibili. Modugno, Carosone,
Buscaglione, Celentano erano stati i precursori, la punta
dell’iceberg della ricerca di una canzone "diversa". L’Italia
allora era profondamente provinciale, non solo nella canzone; il
paese era bigotto e conformista, le ballerine in TV portavano i
mutandoni, un movimento di anche (vedi Abbe Lane) o un accenno di
parodia di un ministro da parte di Tognazzi e Vianello nella
trasmissione "Un, due, tre" era sufficiente per decretare
l'ostracismo di un artista dalla radio e dalla TV. Il rock and roll
in Italia era rimasto relegato ai giovani e non era mai diventato
popolare. Imperversava ancora la canzone melodica nella quale cuore
faceva inevitabilmente rima con amore.
In questa Italia, quei primi cantautori furono dirompenti,
esprimendo una tensione e una spregiudicatezza che rappresentò una
vera rivoluzione.
I cantautori furono degli "intellettuali" della canzone.
Musicalmente avevano i loro modelli nella musica americana, ma
soprattutto nelle canzone francese. Mentre prima al centro della
musica, c’era la canzone, con loro divenne fondamentale il
cantante, l’interprete. I testi spesso surreali, alcune volte
ermetici, erano poesie in musica. La critica ufficiale li massacrò,
irridendo alle loro capacità canore, ma il successo divenne
immediato e strepitoso grazie ai dischi e ai juke-box. Ci vollero
anni prima che venissero accolti in radio e televisione.
La prima generazione
Umberto Bindi era un grande musicista, aveva
sinfonica e articolata del tessuto musicale.
definita una musica "barocca".
Appassionato di lirica , ha scritto pezzi
memorabili come “Arrivederci”, “Il nostro
concerto”, “Il mio mondo”, “Non mi dire chi
sei”, “La musica è finita". Purtroppo i
tempi non erano adatti ad accogliere un
"diverso". La sua omosessualità manifesta
ne
decretò
l’allontanamento
dai
grandi
eventi musicali come il Festival di Sanremo
e il Cantagiro e poi l’oblio. Per vivere si
ridusse a suonare nei pianobar e sulle navi
da crociera. Finì in miseria.
una concezione
La sua veniva
Grazie alle richieste dei suoi amici fidati, gli vennero concessi
i benefici della legge Bacchelli, ma morì nel 2002 a 70 anni prima
di ricevere l'assegno. In punto di morte, ha dato disposizione di
non rendere identificabile il luogo della sepoltura. Neppure per un
arrivederci.
Gino Paoli è uno dei miti della canzone italiana dove ha portato i
sentimenti e i fatti della vita reale con un linguaggio innovativo,
non convenzionale.
Nel 1960 incise "La gatta" in cui parla
della soffitta sul mare dove viveva da
bohemien con la moglie e una gatta
siamese. Scrisse poi "Un cielo in una
stanza"
che
raccontava
di
un
amore
mercenario
in
una
casa
chiusa,
il
soffitto viola… . La canzone diventò un
successo solo dopo che venne incisa da
Mina.
Oramai
famoso,
incise
altri
successi: “Sassi” e “Gli innamorati sono
sempre soli” (’61).
Nel ’62 nacque la love story con Ornella Vanoni; fu per lei che
scrisse “Senza fine" canzone che la rese famosa.
Nel ’64 incise "Sapore di sale" dedicato al suo nuovo amore
Stefania Sandrelli e “Che cosa c’è". Quando poi negli anni 70
prevalse la canzone politicizzata, Paoli si ritirò amareggiato,
aprendo un ristorante. Tentò il suicidio sparandosi al cuore.
“Volevo veder cosa succede" dirà poi. Il proiettile è ancora nel
suo petto come un souvenir. In seguito passò attraverso l’alcol e
la droga riuscendo ad uscirne solo grazie alla sua attuale moglie.
Negli anni 80 incise nuove canzoni che lo riportarono al successo
come “Una lunga storia d’amore” e “4 amici al bar". Inquieto,
colto, introverso, ha sempre affermato il primato dei sentimenti
in un mondo che li nega e resta uno dei protagonisti indiscussi
della canzone italiana.
Luigi Tenco è stato un cantante scomodo, scontroso e pieno di
contraddizioni.
Ha dato corpo alle inquietudini giovanili di
un epoca controversa, quella che va dal boom
economico degli anni 60 fino ai primi
sintomi della protesta che esploderà nel 68.
Ha scritto delle bellissime canzoni che però
non hanno mai sfondato. Ricordiamo “Quando”,
“Mi sono innamorato di te” (che venne
lanciata
da
Ornella
Vanoni),
“Vedrai,
vedrai”, “Lontano lontano”, “Un giorno dopo
l'altro".
In seguito alla delusione di essere stato escluso dalla finale del
Festival di Sanremo nel 1967, dove aveva presentato la canzone
"Ciao amore ciao" in coppia con Dalida a cui era legato
sentimentalmente, si sparò. Dopo la morte, le sue canzoni conobbero
una grande popolarità.
Sergio Endrigo è stato un cantante di grande
successo. Aveva modi signorili ed era poco
appariscente con i suoi atteggiamenti da
antidivo.
Le sue canzoni erano permeate da una vena
malinconica
e
romantica
che
lo
resero
popolare. Basta ricordare: “Io che amo solo
te”, “Vecchia balera”, “Se le cose stanno
così”, “Viva Maddalena”, “L'arca di Noè"
uscite negli anni 60. Negli anni 70 canta una
canzone per bambini “Ci vuole un fiore" che
ha successo anche con gli adulti. Diventa
famoso
anche
all'estero
dove
effettua
numerose
turnèe
soprattutto
in
America
Latina.
Poi si è defilato dal mondo della musica con dignità e distacco. È
morto l’anno scorso quasi dimenticato.
Giorgio Gaber è stato il cantante più politico e impegnato. Era
cantautore, attore, commediografo e uomo di spettacolo e cultura.
Faceva parte della scuola milanese che aveva come maestro Dario
Fo, insieme ad Adriano Celentano, Ricky Gianco e Enzo Jannacci.
Iniziò con il rock con "Ciao ti dirò" nel ’58. Poi passò al genere
romantico, confidenziale con “Non arrossire" e folk “La Ballata
del Cerutti" nel ’61. Ha partecipato a varie edizioni di
Canzonissima e del Festival di Sanremo e ha inciso numerose canzoni
di successo: "Porta romana”, “Torpedo blu”, “Trani a go go”, “Il
Riccardo”, “Com’è bella la città".
Nel
’70
ha
iniziato
gli
spettacoli teatrali esibendosi
da solo con un cocktail di
teatro, cabaret e canzoni in
cui
faceva
il
punto
con
intelligenza,
ironia
e
dissacrazione,
sulle
nostre
debolezze, sui nostri timori,
i fallimenti, le speranze e i
tic.
Ha inventato il famoso "signor G" che esprimeva i dubbi, le
perplessità e le passioni di una intera generazione. Era contro le
ideologie sia di destra che di sinistra, contro la stupidità, il
consumismo e il conformismo. Si è spento nel 2003 nella sua casa di
campagna in Toscana.
La seconda generazione
Fabrizio De André è un altro prodotto della
splendida scuola genovese.
Cantante colto e raffinato, ha messo nelle
canzoni il suo spirito libertario e anarchico.
Era un uomo schivo e timido. Ha sempre rifiutato
il mondo dello spettacolo e della televisione.
Ebbe una esperienza drammatica quando fu rapito
insieme alla moglie Dori Ghezzi dall’anonima
sarda. Nelle sue canzoni ha parlato di suicidi, puttane, drogati,
assassini, emarginati e mafiosi. Ha riscoperto il dialetto
genovese.È morto nel ’99, accanito fumatore, per un tumore al
polmone. Negli ultimi anni numerose scuole e vie di varie città
gli sono state dedicate. Le sue canzoni più famose sono “La
canzone di Marinella”, “Il pescatore”, “La guerra di Piero”, “Carlo
Martello”, “Bocca di rosa”, “Via del campo”, “Don Raffaè".
Francesco Guccini: è nato nell'appennino
al confine tra Toscana e Emilia, ma è
sempre vissuto a Bologna, senza avere
dimenticato le sue origini.
È un cantastorie atipico, non è mai
entrato nel mondo industrializzato della
musica, non ha mai partecipato a festival
e ha sempre evitato la televisione. Canta
nelle osterie e nei teatri dove intervalla
canzoni con dialoghi spiritosi con il
pubblico e ogni tanto beve un sorso di
vino da un fiasco che si porta sempre
appresso.
Nelle canzoni porta i suoi pensieri su problemi quotidiani,
politici e sociali che vengono affrontati con grande libertà e
sincerità. Le sue canzoni più note sono: “Auschwitz”, “Dio è
morto”, “La locomotiva”, “L’avvelenata”, “Cirano”, “Autogrill”,
“Canzone per un’amica". Ha pubblicato diversi libri e ha fatto
l’attore in alcuni film. Umberto Eco lo ha definito "il più colto
dei cantautori italiani".
Lucio Battisti: è stata la figura chiave per
l’evoluzione in senso moderno della musica
come
italiana.
Aveva
iniziato
nel
’60
chitarrista di un complesso che accompagnava
Tony Dallara. Il suo timbro di voce era rauco
e l’estensione ridotta. Queste caratteristiche
che
avrebbero
potuto
essere
negative,
divennero invece la sua forza rendendo la sua
voce originale.
Impose uno stile lontanissimo dalle tradizioni italiane basato su
una continua alternanza di toni alti, anche in farsetto, e toni
bassi, realizzando una sintesi felice e compiuta tra la canzone
italiana e la tradizione del rhythm and blues. Grande merito del
suo successo va alla collaborazione con il paroliere Mogol che la
Ricordi gli affiancò nel ’66. Fu lui a portare nelle sue canzoni
il fascino discreto delle piccole storie di ogni giorno, con parole
di alto valore poetico, ma di semplice comprensione, che
coinvolgevano il pubblico nel gioco dell’autoidentificazione.
Insieme furono gli autori di "29 settembre" che divenne un successo
dell’Equipe 84. Nel ’68 venne il primo successo come cantante con
"Balla Linda". Nel ’69 uscì "Acqua azzurra, acqua chiara" e iniziò
il mito. Negli anni 70 ogni disco fu un successo travolgente. Le
sue canzoni sono così numerose e famose che non staremo a citarle.
Nel ’76 all’apice della popolarità, decise, come Mina, di non
apparire più in pubblico. Nell’81 dopo un anno di litigi, il
sodalizio con Mogol finì e da qui iniziò la sua fase discendente.
Pubblicò ancora 6 album che ebbero scarso successo. Nel ’96 per una
nefrite cronica, entrò in dialisi. Nel ’98, a causa di un
trapianto renale non riuscito, morì.
Lucio Dalla, bolognese, iniziò suonando il clarinetto in un
complesso jazz, La Reno Dixieland Jazz Band che aveva come tromba
Nardo Giardina e 2° clarinetto Pupi Avati.
Poi su consiglio di Gino Paoli, cominciò la
carriera di cantante. Ottenne il suo primo
successo al Festival di Sanremo del 1970 con
"4 marzo 1943". Negli anni successivi sfornò
una serie di grandi successi "Piazza Grande”,
“Nuvolari”, “Com’è profondo il mare”, “Cosa
sarà”, “Disperato erotico stomp”, “L’anno che
verrà”, “Caruso”, “Attenti al lupo". Ha
fatto concerti memorabili tra cui “Banana
Republic" con Francesco De Gregori e “DallaMorandi" con Gianni Morandi.
Negli ultimi anni si è dedicato al rifacimento di opere quali
"Tosca", alle musiche da film e alla composizione di musical, ma
non ha mai dimenticato il suo amore per il jazz.
Franco Battiato, nato in Sicilia, si può
considerare il compositore più eclettico ed
originale della canzone italiana per le sue
sperimentazioni
alla
ricerca
di
sonorità
particolari con fusioni di musica etnica e
orientale.
Dopo un periodo di musica psichedelica e di musica elettronica,
passò a scrivere brani più orecchiabili che gli diedero il
successo, pur mantenendo sempre una componente sofisticata ed
elaborata. Nel 1979 uscì l'album “L’era del cinghiale bianco".
Negli anni 80 e 90 ha pubblicato canzoni di grande successo
“Bandiera
bianca”,
“Centro
di
gravità
permanente”,
“Cuccuruccuccu”, “La stagione dell’amore”, “Povera patria". Ha
scritto canzoni per altri cantanti come “Per Elisa" interpretata
da Alice e “Una estate al mare" per Giuni Russo. Negli ultimi anni
ha abbandonato la musica pop e si è dedicato alla musica
sperimentale, alla lirica, alla musica etnica , al balletto e al
cinema. Ora è ritornato a vivere in Sicilia in uno splendido
isolamento.
Gli evergreen
Antonello Venditti fa parte della scuola
romana ed è il cantautore più dotato dal
punto di vista vocale. Ha portato nella
canzone l’impegno politico e sociale assieme
alla orecchiabilità e la facilità dei testi.
Ha la capacità di mettere sempre una grande
passione in tutto ciò che canta. Le sue
canzoni
parlano
della
passione
sportiva
(“Grazie Roma”), dell’amore per la sua città
(“Roma capoccia”), dell’impegno politico
(“Bomba o non bomba”, “Compagno di scuola”), dei ricordi della
scuola (“La notte prima degli esami”, “Giulio Cesare”), della
corruzione (“In questo mondo di ladri”), dell'amore (“Amici mai”,
“Ricordati di me”, “Alta marea”). È ancora in piena attività.
Renato Zero (Renato Fiacchini), romano, inizia la sua carriera come
ballerino in un programma TV di Rita Pavone. Poi passa al canto e
nel 1974 incide il suo primo successo “Trapezio".
La
musica
per
lui
è
spettacolo:
organizza tour di grande successo in cui
balla, canta, pieni di giochi di luci e
suoni, balletti e cori. Gioca sulla
ambiguità sessuale vestendosi da donna
con costumi appariscenti, muovendosi in
un teatro tenda chiamato Zerolandia. I
testi
delle
sue
canzoni
alternano
momenti di ironia e disimpegno a momenti
di introspezione e moralismo.
Raduna attorno a sé un esercito di fans denominati “sorcini". I
maggiori successi li ottiene tra la metà degli anni 70 e gli 80.
Ricordiamo: “Mi vendo”, “Triangolo”, ”Il carrozzone”, “Baratto”,
“La tua idea”, “Amico". Dopo un periodo di eclissi, ritorna in auge
al Festival di Sanremo del ’91 con “Spalle al muro".
Francesco De Gregori è un altro esponente della
scuola romana. Cantante solitario e scontroso, dotato
di uno stile di canto personalissimo, ha creato brani
poetici con un linguaggio fantastico, ermetico e
surreale, ma efficace che colpisce l’immaginario
dell’ascoltatore. Ha fatto concerti da solo o con
altri cantanti come Lucio Dalla e Fabrizio De André
di grande successo.
Il primo lavoro pubblicato è del 1973 : “Alice non lo sa" che sarà
seguito da altri lavori memorabili, “Rimmel e Fabio" del ’75,
“Buffalo Bill" del ’76, “Generale" del ’78, “Ma come fanno i
marinai" con Dalla del ’79, "Litanie” e “La leva calcistica del
’69" dell’’82, “La donna cannone" dell’’83 e altri.
Claudio Baglioni, anche lui romano, deve la sua notorietà ad una
canzone presentata nel 1972, “Questo piccolo grande amore". Un
referendum televisivo la proclamerà la canzone del secolo.
Da qui prese l’avvio la sua splendida
carriera. Le sue canzoni sono intrise
di romanticismo e di buoni sentimenti,
cantate con il piglio del cantastorie
e
raggiungono
livelli
di
grande
trasporto emotivo. Tra i suoi successi
ricordiamo:
“Amore
bello”,
“Porta
Portese”, “Strada facendo”, “La vita è
adesso".
Ha inaugurato le tournée negli stadi con il concerto “Alè-oò" che
ha totalizzato oltre un milione di spettatori nel 1982.
Ha composto l’inno ufficiale delle Olimpiadi Invernali di Torino
2006 ed è stato nominato Commendatore della Repubblica da Ciampi.
Vasco Rossi è uno dei più amati e
popolari
cantanti
italiani.
Nato
a
Modena, si è formato musicalmente a
Bologna dove vive. Personaggio scomodo,
ribelle,
trasgressivo,
insolente,
sincero
fino
all’autolesionismo,
è
l’immagine del cantante maledetto. Nel
’79 pubblicò “Alba chiara" che negli
anni successivi divenne un mito degli
adolescenti. Fu arrestato due volte per
droga e nel 1982 ne combinò una delle
sue: si esibì a Sanremo ubriaco cantando
“Vado al massimo", ma da quel momento
divenne un personaggio, il ribelle della
canzone italiana.
Nel 2005 gli è stata conferita a Milano la laurea honoris causa in
Scienze della comunicazione. Ogni tour o concerto raggiunge un
numero di presenze stratosferiche tanto da oscurare anche i più
famosi cantanti stranieri, con la straordinaria partecipazione di
varie generazioni: dagli adolescenti fino a persone mature, che si
fanno trascinare e coinvolgere dalla sua musica.
La nuova generazione
Eros Ramazzotti, cresciuto in una borgata di Roma, è il più
popolare cantante italiano nel mondo. Venne lanciato dal festival
di Sanremo nel 1984 dove presentò “Terra promessa".
Da allora il suo successo è divenuto
inarrestabile.
È
dotato
di
una
voce
particolare, nasale, ricca di suggestioni,
ha l’aria un po' imbronciata e un look
trasandato che lo hanno reso un idolo dei
giovani prima, conquistando poi anche gli
adulti. Ha venduto in 20 anni di carriera
35 milioni di dischi. Nel ’98 si sposò con
Michelle Hunziker da cui ha divorziato nel
2003.
Zucchero (Adelmo Fornaciari) è nato vicino a Reggio Emilia da una
famiglia di contadini, ma vive in Versilia.
È il cantante nero, il bluesman italiano. La
sua musica è dotata di una dirompente carica
energetica,
si
avvale
sempre
della
collaborazione di star internazionali come
Eric Clapton, Paul Young, Joe Cocker, Sting,
la corista Lisa Hunt. Ha partecipato nell’’85
al Festival di Sanremo presentando “Donne"
con scarso successo che è poi arrivato con
l’album “Blues" dell’’87. Da allora ogni
disco è stato un successo.
Ricordiamo alcuni titoli famosi: “Solo una sana e consapevole
libidine”, “Senza una donna”, “Hey man”, “Diamante”, “Wonderful
world”, “Così celeste”, “Miserere” (con Luciano Pavarotti), “Baila
morena".
Gianna Nannini è la stella del rock femminile.
Anticonformista,
ribelle,
femminista a tutto campo, è una
cantante internazionale. Il suo
primo disco di successo risale
al 1979 con “America" che, in
linea con il suo personaggio,
presenta in copertina la statua
della libertà che impugna un
vibratore a stelle e strisce. Da
allora è stato un crescendo di
successi.
Basta ricordare “Ragazzo dell’Europa”, “Fotoromanza”, “Bello e
impossibile”, “I maschi”, “Hey bionda”, “Un’estate italiana” (che
cantata con Bennato, fu la sigla dei mondiali di calcio di Italia
’90), “Meravigliosa creatura" fino al recente “Sei nell'anima".
Luciano Ligabue, reggiano, inizia come chitarrista di gruppi rock,
poi nel ’90 esce il disco “Ligabue": da quel momento diventerà una
delle rockstar più seguite e amate del panorama italiano con album
vendutissimi e pluripremiati.
Citiamo tra i suoi successi “Balliamo sul mondo”,
“Il mio nome è mai più”, “Urlando contro il cielo”,
“Non è tempo per noi”, “Quella che non sei”,
“Balliamo sul mondo” e “Certe notti". Ha scritto
libri: il suo romanzo “La neve se ne frega" ha
avuto un gran successo di vendite. Poi si è
dedicato al cinema come regista con “Radiofreccia”
che è stato premiato con 3 David di Donatello. Si è
imposto con temi legati alle tematiche del mondo
giovanile e una miscela di ritmi forti che
richiamano le sonorità del migliore folkrock
americano.
Jovanotti
(Lorenzo
Cherubini,
nasce
musicalmente a Cortona dove fa il dee-jay in
una discoteca. Scoperto da Claudio Cecchetto
che gli dà il nome d’arte, esordisce con il
primo
disco
nel
1988
"Jovanotti
for
president". Diventa l'icona della musica
dance, i suoi primi dischi sono il simbolo
del disimpegno giovanile e di una vita
scanzonata tra locali notturni e bella vita.
Basta ricordare: “Gimme five”, “Go Jovanotti
go”, “La mia moto”, “Stasera voglio far
festa" (chi non ricorda “è qui la festa?").
Nel ’92 cambia genere, passa al rap, i testi diventano più
impegnati, anche se le melodie sono accattivanti.
Escono “Ragazzo fortunato”, “Penso positivo”, “Serenata rap”,
“L'ombelico del mondo”, “Bella”, “Piove". Dal ’98 le sue canzoni
diventano politicizzate, “Il mio nome è mai più" scritta insieme a
Ligabue e Piero Pelù contro la guerra della Nato in Serbia,
“Cancella il debito" per l'eliminazione del debito dei paesi del
terzo mondo. Questo cambiamento gli aliena le simpatie di gran
parte dei suoi fans che lo portano a ritirarsi a Cortona dove
intanto prende moglie. Recentemente è ritornato al rap romantico e
al successo con “Mi fido di te” e “Un Raggio di sole".
Relazione tenuta il 30 novembre 2006