Rassegna del 08/03/2013 - USPUR - Università degli Studi di Firenze

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Rassegna del 08/03/2013 - USPUR - Università degli Studi di Firenze
Rassegna del 08/03/2013
INDICE RASSEGNA STAMPA
Rassegna del 08/03/2013
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Corriere Fiorentino
08/03/13 P. 7
Da Roma 135 milioni per la città digitale
Corriere Fiorentino
08/03/13 P. 1-7
Università, il sorpasso di Pisa
1
Mondo
15/03/13 P. 67
Sempre in formazione
Mondo
15/03/13 P. 68
L'academy più snella brilla nella recessione
Gaia Fiertler
Repubblica
08/03/13 P. 10
Casaleggio tira le orecchie agli eletti"No al politichese, dite sì alle buone leggi"
Annalisa Cuzzocrea
10
Gaetano Cervone
2
5
7
MONDO UNIVERSITARIO
Corriere Della Sera
08/03/13 P. 37
Gli studenti non pagano più i prestiti d'onore per il college
Massimo Gaggi
11
Corriere Della Sera
08/03/13 P. 47
Se tra laurea e lavoro non sboccia l'amore
Giulia Cimpanelli
13
Espresso
14/03/13 P. 22
Magnifico quel doppio stipendio
Espresso
14/03/13 P. 97
Leggere Metti Brunelleschi al Cern
Bruno Arpaia
15
Espresso
14/03/13 P. 98
Mistero CERVELLO
Giovanni Sabato
16
Espresso
14/03/13 P. 102 Salvati dal cavetto
Agnese Codignola,
Federico Mereta
21
Espresso
14/03/13 P. 105 Vanno a fuoco le nostre speranze
Espresso
14/03/13 P. 108 L'impero dei sensori
Alessandro Longo
24
Libero Mercato
08/03/13 P. 25
Giannino e Crosetto A volte la laurea può anche non servire
Gianni Bocchieri
27
Mondo
15/03/13 P. 41
Ci vuole un portale per portare le start-up
Fabio Sottocornola
28
Mondo
15/03/13 P. 48
Brasile e Tunisia nel mirino Almaviva
Ettore Tamos
29
Mondo
15/03/13 P. 63
Italian master in formato multi nazionale
Gaia Fiertler
30
Mondo
15/03/13 P. 74
Caccia al mutanti
Francesco Bisozzi
33
Mondo
15/03/13 P. 77
Primavera di voti, aria nuova in Crui?
Sette
08/03/13 P. 12
Il rettore che vuol dimenticare l'italiano
Sette
08/03/13 P. 120 Nuovi strumenti di diagnosi precoce permetterebbero di evitare la demenza. Ecco i passi
da affrontare, dopo i 50 anni
Sole 24 Ore
08/03/13 P. 15
Regole snelle e incentivi per l'innovazione
Sole 24 Ore
08/03/13 P. 33
«Frenati interventi strategici»
Sole 24 Ore
08/03/13 P. 35
L'Unesco apre per Pompei ai privati
Sole 24 Ore
08/03/13 P. 36
Società civile mobilitata per la Città della Scienza
Unita`
08/03/13 P. 20
Lavoro Tra vuoto e discriminazione
Mila Spicola
43
Venerdi Repubblica
08/03/13 P. 32
Bartleby e il fondo Roversi cercano casa meglio in centro
Natascia Ronchetti
44
Wired
01/03/13 P. 22
Justin? Telepresente
Dan Cossins
45
Wired
01/03/13 P. 36
A Bologna nasce un cervello fatto di bit
Raffaele
Mastrolonardo
46
08/03/13 P. 5
Pioggia di euro per l'innovazione
14
23
35
Aldo Grasso
36
37
Alfonso Gambardella
38
39
Francesco Prisco
40
42
SEGNALAZIONI
Qui Firenze
Indice Rassegna Stampa
47
Pagina I
Tecnoloffle
DaRoma
135 mdìorù
per la città
digitale
Oltre 135 milioni in arrivo
da Roma per la Firenze del
futuro. É la cifra assegnata
dal Ministero della Ricerca a
sette dei nove progetti
«fiorentin » che hanno
partecipato al bando «Smart
City & Communities».
Un finanziamento di idee
all'avanguardia destinate
allo sviluppo di modelli
tecnologicamente
innovativi per lo sviluppo
urbano e che vede la
collaborazione di imprese
locali, centri di ricerca,
pubblica amministrazione
ed università. Tantissimi i
soggetti coinvolti per
costruire la Firenze 2.0 che
prenderà forma con l'avvio
nei prossimi mesi dei sette
progetti : dalla fornitura di
nuovi strumenti per
valorizzare e conoscere il
patrimonio artistico
all'architettura sostenibile
per edifici a impatto zero;
dall'infomobilità urbana per
car-sharing e distribuzioni
merci alle nuove
applicazioni per la gestione
di traffico, semafori, tutto a
favore di una migliore
viabilità. Ci saranno inoltre
biglietterie elettroniche per
il trasporto pubblico, nuovi
sistemi di videosorveglianza
per una maggiore sicurezza
del territorio, oltre a nuovi
servizi telematici
dell'amministrazione per
cittadini ed imprese.
«Firenze conferma di essere
una delle città più
dinamiche e attive nel
campo dell'innovazione commenta il vicesindaco
Dario Nardella L'amministrazione ha
deciso di supportare questi
progetti gestendo la parte
sperimentale: lo sviluppo di
questi avrà ricadute
importanti per la qualità
vita quotidiana dei
fiorentini ed inoltre potrà
avere effetti positivi anche
sull'occupazione, in
particolare quella
giovanile». (G. Ce.)
0 RIPRODUZIONE RISERVATA
Università di Firenze
Pagina 1
Rapporto del ministero dell' Istruzione sugli Atenei italiani: giù tutte le facoltà, a parte Economia e Farmacia
mversi
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NI' e studenti ' più di Firenze, ma è un primato ' discesa: la Toscana perde 9.000 iscritti
A PAGINA 7 Cervone
Università di Firenze
Pagina 2
_d- Rapporto del ministero dell'Istruzione sugli Atenei italiani: giù tutte le facoltà, a parte Economia e Farmacia
Università, Pisa sorpassa (in discesa)
Mille studenti in più di Firenze, ma tutti perdono iscritti. Crolla Siena
Sorpasso dell'Università di Pisa che strappa a Firenze il primato dell'Ateneo toscano con il
maggior numero di studenti. I
dati provvisori forniti dal Ministero dell'Istruzione segnano così una data storica nel panorama universitario toscano: è infatti la prima volta che Firenze
sarebbe costretta a cedere il primato. Non sono bastate quest'anno 47.865 iscrizioni per resistere alla carica di Pisa, che raggiungendo quota 48.8oi si gode
il sorpasso soltanto sfiorato lo
scorso anno, quando le distanze
si erano attestate a soli 55o studenti.
Altri tempi, ma soprattutto al tri numeri, perché l'avvicendamento sul trono avviene comunque all'interno di un calo complessivo di iscrizioni che riguarda tutte le università italiane
(comprese quelle toscane) e che
colpisce soprattutto Siena. In un
anno l'Ateneo del rettore Angelo Riccaboni perde il 16,5% degli
studenti con un'emorragia di
iscrizioni ai corsi di laurea triennale e magistrale ampiamente
superiore alla media nazionale
(-10%) e a quella toscana
(-7,4%)• Dati che allo stato di fatto indicano una perdita di 9 mila studenti rispetto allo scorso
anno accademico: 3742 iscritti
in meno a Firenze (-7,2%), 2256
a Pisa (-4,4%), 2994 a Siena
(-16,5%). Non è che vada me-
Università di Firenze
A
a.a. 2012/13
47 .
a.a. 2011112
51.607
Differenza
a.a. 2012/13
-3.742
-2.256
Diff. %
Diff. %
/7/
a.a. 2011/12
51.037
Differenza
glio nelle altre regioni: il campanello di allarme era stato già lanciato dal Consiglio universitario
nazionale (Cun), che ad inizio
Febbraio aveva denunciato un
crollo del 17% delle immatricolazioni (iscrizioni al primo anno,
ndr) negli ultimi dieci anni.
Le scelte
Scienze politiche
in calo ovunque
Male anche Lettere
e Matematica
Firenze
II rettore
Alberto
Tesi
a.a. 2012113
15.
a.a. 2011112
18.
Differenza
-.
Diff. %
COMPUTIME
.ií
renze (+167 iscritti) e Economia
Lena
Pisa
Ma l'allarme - a quanto pare - II rettore
non riguardale sole immatrico- Massimo
lazioni: da Milano a Napoli, da Augello
Roma a Bologna, il crollo degli
iscritti riguarda la maggior parte degli Atenei italiani, che registrano complessivamente 177
mila iscrizioni in meno rispetto
allo scorso anno. Segno negativo quasi ovunque (a Torino, infatti, guadagnano 323 studenti)
e soprattutto in tutte le facoltà:
in Toscana solo Farmacia a Fia Pisa (+6) mostrano risultati po- II rettore
sitivi, rispetto ad un trend nega- Angelo
tivo che non risparmia neppure Riccaboni
Pagina 3
quell'ambito scientifico molto
spesso indicato come l'unico in
grado di assicurare una prospettiva lavorativa migliore.
I numeri, infatti, indicano
una crisi generale dei sistema
universitario che sembra non
voler risparmiare proprio nessuno: basti pensare che a Siena la
Facoltà che in percentuale perde
il maggior numero di studenti è
Scienze Matematiche (586,
-30%), seguita da Lettere e Filosofia (g10, -25%) e Scienze Politiche (283, -23,6%). L'ambito
scientifico tiene invece a Firenze, dove facoltà come Ingegneria e Matematica perdono "solo"
ila per cento di iscritti, rispetto
invece a quelle dell'area sociale:
a Scienze Politiche record negativo sia in valori assoluti (-1025
studenti) che in termini percentuali (-25%), seguita da Psicologia (-14%) e Lettere e Filosofia
(-11%). Il trend negativo di
Scienze Politiche non risparmia
(quasi) nessun Ateneo: anche a
Pisa è la facoltà che perde più
studenti (463, -12%), ma la stessa cosa accade a Bologna (Sol,
-7,9 %), a Padova (905, -16 %), a
Milano (679, -6%), a Torino
(419, -6,5%) alla Federico II di
Napoli (577, -18%). Solo a "La Sapienza" di Roma sorridono i politologi: 456 iscritti in più
(+6,4%) rispetto allo scorso anno.
Gaetano Cervone
Università di Firenze
Pagina 4
DOSSIER .......................................................................
Stefano Cordero di Montezeinolo,
presidente di Aimba,
l'associazione italiana degli Mbas
MBA
Business school 2 Stefano Cordero di Montezemolo , presidente alumni
Sempre in formazione
onseguire un master in business
C administration (mba) oggi ha un
valore non solo formativo, ma anche
professionale riconosciuto dalla legge.
Parola di Stefano Cordero di
Montezemolo, presidente di Aimba,
l'associazione italiana degli Mbas,
economista e docente di finanza alla
Università degli Studi di Firenze. Dalla
costituzione dell'associazione nel 2007 si
è battuto per il riconoscimento della
professione fuori dalle logiche degli ordini
e delle corporazioni e la legge sulle libere
associazioni professionali, in vigore da
gennaio, alla fine gli ha dato ragione.
Domanda. Quali sono i vostri
obiettivi?
Risposta . Rappresentare e qualificare
professionalmente chi ha conseguito
mba e master in general management e
specialistici, con un codice di
autodisciplina e la formazione continua
come previsto dalla legge, nonché
svolgere un'azione culturale perché la
direzione aziendale venga riconosciuta
come una disciplina con precisi processi
formativi.
D. La formazione manageriale
è stata messa sotto accusa
con l'ultima crisi finanziaria,
soprattutto i modelli insegnati a
Yale, Harvard e Wharton. L'mba
dovrà cambiare pelle?
R. Bisogna senz'altro ridare priorità ai
fondamentali dell'economia che,
specialmente nelle scuole americane,
nell'ultimo decennio si sono un po'
persi sotto la spinta di massimizzare i
risultati. La pressione veniva soprattutto
dalla finanza e dalla consulenza, che
assorbivano la maggior parte dei
diplomati, meno dall'industria
tradizionale. In secondo luogo, compito
delle business school è formare
all'integrità professionale, al ruolo e ai
comportamenti che il top manager
È un percorso impegnativo che insegna
a resistere, essere veloci e cogliere priorità
VISIONE GLOBALE
D. L'mba è un trampolino per la
AGENDA DELLE PRIORITA
Introdurre programmi coerenti
con le nuove priorità aziendali
Sviluppare e migliorare le competenze
professionali e manageriali
Migliorare l'efficienza aziendale
42,9%
38,1%
10,5%
4,3%
Multinazionale con
Multinazionale con
sede Italia
sede centrale all'estero
® DIMINUZIONE
2 AUMENTO
® STABILE
Università di Firenze
D. A chi consiglia oggi un mba?
R. Sono due gli ingredienti del master:
conoscenza e disciplina. È un percorso
talmente impegnativo che insegna a
resistere, a essere veloci e a cogliere
subito le priorità. Ma per accettare la
sfida e la fatica bisogna essere
ambiziosi.
Sviluppare la nuova generazione di leader
56,5%
Previsioni di internazionalizzazione
dovrà tenere per rispondere a molteplici
interessi. In pratica, far prendere
coscienza della grande responsabilità
che si assume alla guida di una impresa.
Sarà anche un modo per distinguersi
dalla crescente standardizzazione
dell'offerta e dalla concorrenza della
formazione online.
Organizzazione
imprese nazionali
NON RISPOSTO
? 8,23
7,94
Migliorare i processi di condivisione
e trasferimento della mission e della...
Promuovere, sostenere e accellerare
i processi di innovazione
Fornire supporto alle strategie
di marketing e commerciale
Favorire le strategie di
internazionalizzazione
Sostenere strategie di sviluppo
compatibile sul piano ambientale
Altro
Migliorare i rapporti con le
amministrazioni pubbliche
Rilevanza delle finalità per sostenere la competitività aziendale
Pagina 5
carriera internazionale?
R. Nei Paesi emergenti c'è fame di
personale qualificato poiché le loro
business school non riescono ancora a
soddisfare la domanda locale.
Consiglio, però, di scegliere scuole
con un forte network di relazioni con
aziende e partner globali.
D. Quale direzione devono
prendere le nostre business
school per competere con una
offerta in aumento?
R. Bisogna insistere su aule, faculty e
network sempre più internazionali. È
la chiave per essere attrattivi in un
contesto globale. Sda Bocconi ha una
vocazione in questo senso e anche
altre scuole stanno facendo grandi
sforzi, come il Mip di Milano e il Mib
di Trieste. Purtroppo all'estero siamo
percepiti ancora un po' locali.
D. Fa ancora la differenza
investire in un mba?
R. Io credo di sì, la trasformazione
della società e l'aumento di
complessità richiederanno competenze
sempre più evolute e strutturate.
Approfittando, tra l'altro, di formule
flessibili come l'mba part-time o
quello basato sull'online education,
che consentono di continuare a
lavorare. Si potrebbe pensare anche a
soluzioni diluite nel tempo, come una
formazione continua che alla fine
porti a conseguire il diploma. (Sda
Bocconi in Prysmian ha appena
iniziato un corporate master diluito
nel tempo con diploma finale e il Mib
consente la partecipazione a moduli
successivi intervallati, per favorire
imprenditori e pmi, ndr).
D. Oggi un manager con master
riesce a ricollocarsi?
R. Oggi il vero problema è la
mancanza di scambio con le pmi, che
sono il nostro tessuto economico e
avrebbero un gran bisogno di solide
competenze. Si potrebbe pensare a
incentivi per chi assume manager
qualificati.
G.F.
Università di Firenze
Pagina 6
Business school 3 Imprese & università per sviluppare i talenti interni
L' academy più snella
brilla nella recessione
L accoppiata gruppo Techint Fondazione Istud parte ora, dopo
Antonio Calabrese, direttore della
divisione corporate del Mip. È il
fenomeno sempre più diffuso delle
academy aziendali, articolati progetti
di formazione co-disegnati negli
obiettivi, contenuti e modalità di
erogazione con le business school
italiane. Sono una evoluzione, snella,
delle corporate university che erano
sorte nei primi anni Duemila nelle
grandi aziende italiane (Fiat, Eni,
Enel, Finmeccanica) come vere e
proprie scuole di formazione interne.
Mentre, dall'anno zero della crisi,
nascono academy light, sia
nell'organizzazione che nella
programmazione (sempre più mirata e
con docenza mista tra manager e
professori), in quelle imprese mediograndi che non rinunciano a dare
forma e continuità al trasferimento del
know-how aziendale (manageriale e
tecnico-specialistico) e allo sviluppo
delle competenze. «In uno scenario di
riduzione dei budget, le imprese
due mesi di lavoro congiunto. Sda
Bocconi si è mossa in febbraio con
Ansaldo Sts e a fine anno con
Prysmian group, mentre il Mip
Politecnico di Milano sta concludendo
le lezioni di marketing e innovazione
per circa 500 middle manager di
Vodafone. «E adesso portiamo in aula
le risorse umane e la collaborazione
avrà ulteriori sviluppi», assicura
AULA IN UFFICIO
DAL 50% AL 75%
17%
DAL 25% AL 50% I
1 MENO DEL 25%
42%
33%
Coinvolgimento dei manager nelle attività formative
UN VOTO AI PARTNER
7,07
Manager interni
6,14
5,20
Fornitori di e-learning
3,70
Società specializzate in
coaching e mentoring - Piccole società specializzate
di consulenza e formazione
Grandi società specializzate
di consulenza e formazione
Esperti,docenti scelti
individualmente
5,94
- . - - - EE 4,70
--
Università
Scuole di management estere
6,15
5,84
6,04
6,14
6,61
6,47
.5,71
.--_! 5,10
176
N 5,69
5,50
Scuole di management italiane
® PREVISTO A TRE ANNI
Importanza dei partner nella formazione aziendale
Università di Firenze
-
=OGGI
Rino Garbellano
(Asfor). Sopra,
Maria Luisa Ortini
(Sda Bocconi)
Pagina 7
concentrano i propri investimenti sui
talenti, su chi potrà assumere un ruolo
chiave nei processi di riposizionamento
strategico, discontinuità e cambiamento
organizzativo», spiega Rino Garbellano,
membro del comitato scientifico
ricerche di Asfor e docente a contratto
al Politecnico di Torino. E, per farlo, si
rivolgono alle scuole di management,
cui attingere metodologie, modelli da
calare nella propria realtà e utili best
practice. Sviluppare capacità
manageriali legate all'innovazione e al
cambiamento, per esempio, sono gli
obiettivi della neonata Managerial
academy del gruppo Techìnt, progettata
con Istud: 160 le risorse coinvolte tra
giovani, middle ed executive in Italia e
all'estero. «Le competenze manageriali
e di gestione di risorse e di culture
diverse, accompagnate da una
fortissima competenza tecnica di tutti i
nostri dirigenti, sono la chiave di
successo del business. Per questo è
nostra responsabilità garantirne lo
sviluppo continuo», ricorda Christina
Anagnostopoulou, responsabile
sviluppo e formazione del gruppo
Techint.
L'urgenza di queste academy è chiara:
dare supporto al business. E la formula
funziona. «Le academy co-progettate
sono una ottima soluzione per non
ridurre i nostri interventi a pillole
spot», commenta Maria Luisa Ortini,
responsabile formazione corporate di
Sda Bocconi. Il progetto di Ansaldo
Sts, per esempio, la società del gruppo
Vicenza Sotto, Giuseppe Caldiera
e la sede del Cuoa . A fianco, Marco
Mossuto, di Lindt & Sprüngly Italia
Università di Firenze
Pagina 8
Finmeccanica specializzata in sistemi
ferroviari, è stato voluto dal ceo Sergio
De Luca per preparare i leader del
futuro. Nell'arco di due anni, 18 middle
manager selezionati fra i migliori al
mondo tra italiani, francesi, indiani,
australiani e un americano,
frequenteranno quattro moduli di
general management a Milano, alla Sda
Bocconi, e due a Philadelphia, alla
Wharton business school. A sua volta
Lindt & Sprüngly ha lanciato la
seconda edizione dell'academy messa a
punto con la Liuc di Castellanza.
L' obiettivo è di formare al management
giovani ad alto potenziale (15
quest'anno). «Sui 18 della prima
edizione già 12 hanno avuto un
avanzamento di carriera o una
importante job rotation: siamo molto
soddisfatti», racconta Marco Mossuto,
direttore risorse umane di Lindt &
Sprüngly Italia. Uno dei suoi è persino
volato a Stratham (Boston) come
manager della ricerca e sviluppo,
mentre prima era nel team
dell'innovazione di prodotto nella sede
italiana di Induno Olona, in provincia
di Varese. «Le academy segnano il
punto di incontro più interessante tra
teoria e pratica, dove valorizzare alla
pari i reciproci saperi. Le nostre
aziende hanno una grande ricchezza di
know-how, ma a volte non se sono
consapevoli. Hanno quindi bisogno di
metodo e di strumenti, da un lato per
trasferirla in modo sistematico e
integrato ai giovani, italiani e non,
rinforzando così anche l'identità
aziendale pur in contesti multiculturali,
dall'altro per affrontare in modo
efficace i grandi cambiamenti», afferma
Giuseppe Caldiera, direttore generale
della Fondazione Cuoa. La business
school vicentina ha progettato le scuole
del gruppo Fiamm e del gruppo Lima
con i loro rispettivi manager,
collaborazione che prosegue per il terzo
anno.
Infine, Alma Graduate School di
Bologna è coinvolta nell'indirizzo e nei
programmi della HerAcademy che il
gruppo Hera ha lanciato nel 2012, con
il proprio direttore generale nel
consiglio scientifico della scuola
aziendale.
Gaia Fiertler
Università di Firenze
Pagina 9
In rete il verbale dell'assemblea di lunedì con Grillo e il manager-gum. Lo ha scritto un neo deputato peri militanti
Casaleggio tira le orecchie agli eletti
`No al politi chese, dite sì alle buone leggi"
ANNALISA CUZZOCREA
ROMA - Se lo stanno scambiando sulle pagine dei meet up, e sui
siti locali del Movimento 5 stelle.
È il report che Samuele Segonideputato eletto in Toscana, geologo, assegnista di ricerca all'università di Firenze - ha redatto
durante la riunione di lunedì
scorso. Non la parte che è andata
streaming, la sfilata deineoparlamentari, ma quella precedente.
Protagonisti assoluti: Beppe Grillo e, soprattutto, Gianroberto Casaleggio. «Siamo tanti, abbiamo
creato un mostro. Applausi a voi,
non a me», esordisce il "capo politico". Poi il primo consiglio: «Io
do interviste solo ai reporter stranieri perché sono corretti. Registro video/audio, e mi trovo benissimo». Avverte gli eletti, Grillo,
senzarinunciare al suo spirito comico: «Vi violeranno la privacy alla ricerca dello scoop. Io non riesco neanche a scaccolarmi a casa
mia, mi devo nascondere». Poi
chiede di restare uniti, perché «i
partiti annaspano, e bisogna stanarli, costringerli a fare i loro inciucialla luce del sole». Sulla fiducia aun eventuale governo dicentrosinistra: «E un no scontato. Si
vede proposta per proposta, scenario per scenario. Sono le nostre
regole base, non vedo come possano essere messe in discussione». Segoniannotatraparentesiil
«consenso generale della sala».
Grillo chiede se ci siano dubbi.
Pur senza contraddirlo, qualcuno
interviene. E scopriamo che
Gianroberto Casaleggio fa una
«tirata d'orecchie a chi ha parlato
in politichese» (con discorsi tipo:
«no alleanze, ma strategie politiche da portare avanti»). «Basta
parlare di alleanze e basta parlare
degli altri - ha ammonito - Noi
abbiamo la nostra strada e il nostro metodo». Grillo lo prende un
po' in giro chiamandolo guru e
chiedendogli se sia lui o Crozza
che ne fa l'imitazione. Il manager
- annota ancora il deputato «rimane serissimo». E lancia un
alto avviso: «Occhio ai social media, non avrete più privacy, quello che scrivete ve lo ritrovate sui
giornali». Cita Al Pacino in "Ogni
maledetta domenica": «O vinciamo come gruppo o veniamo eliminati come singoli». Esorta a
messaggi semplici: «Ce lo chiede
l'elettorato: vogliono unità e linearità, non calcoli politici complessi». Poidice diaverbuttato giù
delle regole per i gruppi insieme
agli avvocati: «Ve le invieremo
presto, è una bozza, modificatela
come via pare». Per l'ennesima
Siamo tanti, abbiamo
creato un mostro.
Vi violeranno la privacy
alla ricerca dello scoop,
attenti ai social media
volta, torna a promettere «il portale», «una piattaforma che servirà per creare un programma dinamico. E per selezionare le idee
migliori che dovrete provare a far
diventare leggi». I grillini l'aspettano da sempre, un sito in cuipossa davvero attuarsi la democrazia
dal basso, con decisioni condivise
sui singoli temi, non imposte dallo "staff". Casaleggio promette: «Il
candidato presidente della Repubblica lo sceglieremo tutti insieme, con migliaia di iscritti, sul
portale, e voi avrete il dovere di
portare avanti la candidatura più
votata». Infine, sui fondi ai gruppi
parlamentari, per i quali i candidati avevano dovuto sottoscrivere un impegno, precisa: «Creeremo due gruppi di comunicazione
ufficiali. Noi dello staff "ufficializziamo" quelli del gruppo comunicazione, ma non li gestiamo. Soprattutto non gestiremo mai soldi
e fondi». Infine, con la consueta
dicotomia: «Noi non andremo al
governo, ci andranno loro, si voteranno la fiducia. Noi abbiamo il
compito di far passare più leggi
possibili per il bene del Paese».
IDEOLOGO DEI 5STELLE
Gianroberto Casaleggio
ha partecipato lunedì
scorso all'incontro con
i parlamentari eletti del
Movimento Cinque Stelle,
insieme a Beppe Grillo
E come dice Al Pacino
in `Ogni maledetta
domenica' : o vinciamo
come gruppo o ci
eliminano come singoli
G rio: se'`'
felfiamo riscltio violenze
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Università di Firenze
nc
Pagina 10
ti Aumentano le rette universitarie e diminuiscono i posti di lavoro. La cifra complessiva da restituire sfiora i mille miliardi di dollari
Gli studenti nc 1 pagano
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DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK - Dopo quella
dei mutui, un'altra bolla finanziaria rischia di scoppiare in America compromettendo la ripresa
economica: quella dei prestiti
scolastici. L'esposizione di studenti ed ex studenti americani
ha, infatti, ormai raggiunto cifre
astronomiche: sfiora i mille miliardi di dollari.
Il problema non è certo nuovo. Un anno fa Barack Obama,
che ha fatto varare dal Congresso
un provvedimento che riduce gli
oneri per interessi pagati dai giovani su molti di questi prestiti,
raccontò che anche lui e Michelle avevano faticato a estinguere i
debiti di studio: parlando a Chapel Hill agli studenti della University of North Carolina disse che
solo nel 2004 - quando, 42enne, era già parlamentare dell'Illinois da sette anni e stava per diventare senatore al Congresso di
Washington - aveva completato il rimborso dei prestiti.
Non è certo un caso isolato.
Per restare alla politica, il senatore Marco Rubio, figura emergente del partito repubblicano, ha
raccontato di recente che solo a
fine 2011, quando era già un quarantenne, è riuscito a liberarsi
dei ben 16o mila dollari di debito
scolastico che si portava dietro
dai tempi degli studi in giurisprudenza. Ed Elizabeth Warren, che
a 63 anni è appena diventata senatore democratico del Massa-
nuova
chusetts conquistando il seggio
che fu di Ted Kennedy, i suoi debiti scolastici non li ha ancora
estinti del tutto: le rimane qualche decina di migliaia di dollari
da rimborsare. Fatto curioso anche perché, prima di candidarsi,
la Warren, divenuta celebre per
una sua apparizione nel documentario di Michael Moore su
Wall Street e il «crack» Lehman,
ha guidato l'agenzia federale per
la tutela dei consumatori: un organismo tra i cui compiti c'è anche la supervisione dei prestiti
agli studenti.
Casi che riguardano nomi celebri, ma che non rendono fino in
fondo la serietà del problema. In
America l'istruzione universitaria è sempre stata costosa e chi
non poteva permettersela o non
otteneva borse di studio ricorreva al credito. Nel mondo del pieno impiego, poi, trovava subito
un lavoro redditizio grazie al quale effettuare i rimborsi. Negli ultimi anni tutto è cambiato, e in
peggio: col continuo aumento
delle rette universitarie, la crisi finanziaria e l'inaridimento del credito negli altri settori, l'erogazione di prestiti di studio è enormemente aumentata, mentre gli
sbocchi sul mercato del lavoro si
sono ridotti di molto. Chi si laurea con un debito che può arrivare anche a 150-2oo mila dollari,
spesso rimane disoccupato o trova un lavoro non abbastanza redditizio: non basta per onorare il
debito, mettere su famiglia, comprare una casa.
.
.
.
a
i mutui immobiliari. A parte i rischi di insolvenza che pesano sul
sistema creditizio, il pericolo
maggiore per un'economia Usa
già asfittica è quello di un'ulteriore riduzione dei consumi da parte delle famiglie indebitate anche sul fronte scolastico. L'onere
triplicato in otto anni riflette tanto un aumento dell'importo dei
prestiti medi quanto quello del
numero degli studenti (ed ex) indebitati: ben 39 milioni. Non tutti hanno fatto follie: l'indebitamento medio è di 24.300 dollari, ma il 13 per cento di
loro ha un debito di oltre
5o mila dollari. Una cifra
pari al reddito di un anno
della famiglia media americana. Quelli che devono
più di 100 mila dollari sono
quasi un milione e mezzo:
più del doppio rispetto a sette anni fa.
La prossima battaglia verrà combattuta a giugno, quando scadranno gli sgravi concessi da Obama. Se non verranno prorogati (i repubblicani si
oppongono alla richiesta democratica per motivi di bilancio)
gli interessi a carico degli studenti nel programma saliranno
dall'attuale 3,4 al 6,8 per cento.
M assi mo Gaggi
Gli ultimi dati, pubblicati una
settimana fa dalla Federal Reserve di New York, sono impressionanti: dal 2004 ad oggi i prestiti
di studio sono triplicati fino ad
arrivare a quota 966 miliardi di
dollari. Scavalcati, per ammontare, i prestiti-auto e l'esposizione
da carte di credito, il credito scolastico è ormai la seconda voce
dell'«America del debito», dietro
Mondo Universitario
Pagina 11
B&ack Obama
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A 63 anni
fa serratrtce
: 4,;m
democratica
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non ha
ancora
estinto
il suo
debito
scolastico
aveva
Anche il presidente
degli Stati
Uniti (netta
foto studente
ad Harvard)
faticato
a rimborsare i
debiti di studio:
l'ha fatto nel
2004, a 42 anni
li senatore
repubblicano
ë riuscito
a saldare
Il suo debito
di 150 mila
dollari
soltanto
a 40 anni
Mondo Universitario
Pagina 12
Più del 50% dei giovani accetterebbe uni piego slegato dal titolo di studio
Se tra laurea e lavoro non sboccia l'amore
La tesi di laurea è spesso slegata dal mondo
del lavoro, connessa solo al percorso di formazione. Ciò accade nella percezione dei laurean di ma anche di molte aziende in cui "Più che
l'argomento della tesi o il piano di studi si tiene conto delle esperienze di stage, all'estero e
dell'eccellenza del percorso formativo", spiega Mathilde Beaudouin Durand, recruiting director di L'oréal. La situazione è differente per
profili tecnici: "La tesi è spesso legata all'azienda - commenta Roberto Zecchino, direttore
Risorse umane di Bosch - perché nelle facoltà scientifiche gli studenti ricavano l'elaborato
finale dal tirocinio. Per ingegneria una tesi rispondente all'area d'interesse può giocare a favore".
Come dimostrano i dati dell'indagine Stella, sui laureati negli atenei del consorzio Cineca, i giovani non percepiscono la coerenza tra
percorso accademico e mercato del lavoro e
tendono e a rivolgersi a quest'ultimo in modo
casuale: non stupisce che il grado di soddisfazione riguardo la coerenza dell'occupazione
Mondo Universitario
con gli studi universitari a un anno dalla laurea sia per i laureati triennali di 5,8 punti e di 6
per i magistrali. Ed emerge un sentimento di
sfiducia nei confronti del futuro, come evidenziato da una ricerca del Gruppo Sanpellegrino
e Tesionline: un laureato su tre non riesce a
vedersi da qui a dieci anni, solo il 9% si vede
pienamente realizzato e un altro 9% dichiara
che il futuro ridimensionerà le ambizioni. Per
sei giovani su io la laurea non è requisito fondamentale né bastevole per trovare un impiego e il 18% lamenta l'inadeguatezza della formazione e la mancanza di un ponte che metta
in comunicazione con le imprese. Più del 5o%
dei laureati triennali dell'indagine Stella accet-
Il consiglio
Gli esperti ai giovani: chiaritevi le
idee sulla strada da intraprendere
fin dai primi anni di università
terebbe un lavoro non attinente al titolo di studio. Insomma: i giovani sono disposti, nonostante la laurea, a gettarsi "a caso" nel mondo
del lavoro. Anche se le contingenze attuali
non aiutano ad alimentare la fiducia nel futuro gli esperti consigliano di chiarirsi le idee
sulla strada da intraprendere fin dai primi an ni di università: "Anche se tesi e percorso di
studi sono solo due tasselli considerati dalle
imprese - dice Francesco Saita, dean della
Graduate School della Bocconi - suggerisco
la scelta di una tesi legata al settore d'interesse
e di chiedersi che tipo di competenze servono
in quell'area: a volte scegliere esami più complessi è un'ottima strada per migliorare le proprie capacità ancor prima di entrare nel mercato". E conclude: "Il rischio di «gettarsi senza
pensare» nel mondo del lavoro esiste. Gli atenei devono scongiurarlo con l'orientamento e
i giovani iniziare presto a confrontarsi con le
professioni di loro interesse".
Giulia Ci
panelli
5 RIPRODUZIONE RISERVATA
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MAGNIFICO QUEL
DOPPIO STIPENDIO
Il magnifico rettore dell'Università di
Palermo Roberto Lagalla ha dimostrato
di saperci fare con la spendíng review.
Grazie ai tagli, l'ateneo chiude il 2012 in
sostanziale pareggio. Ma Lagalla poteva
fare di più- oltre al gettone da rettore,
intasca mensilmente lo stipendio da
dirigente dei Policlinico di Palermo, nella
qualità di direttore del dipartimento di
scienze radiologiche. Il Policlinico
è una struttura che gravita nell'orbita
amministrativa dell'ateneo . E il secondo
stipendio di Lagalla prevede una serie di
vantaggi riconducibili alla produttività e alla
presenza . Difficile stabilire quanto tempo
possa dedicare il rettore alle scienze
mediche. Di sicuro, al Policlinico hanno
dovuto nominare un vicario per Lagalla. Ma
le scelte dei sostituto - come spiegano gli
atti ufficiali - vanno prese d'intesa con il
vertice dell'ateneo ossia Lagalla.
P. M.
Mondo Universitario
Pagina 14
Leggere
Metti Brunellesclli
al Cern
DI BRUNO ARPAIA
Cusano, Brunelleschi,
Alberti, Piero della Francesca,
Leonardo , Dúrer o Cardano
Í
precursori della meccanica
quantistica del Novecento?
.;
I pensatori quattrocinquecenteschi , esponenti di quella cultura
che coniuga strettamente matematica e arte
figurativa , "pittori dell' invisibile" come i fisici
quantistici? È questa, in un certo senso,
l'ipotesi di Annarita Angelini e Rossella
Lupacchini - docenti all 'Università di Bologna
- che, in " La voce dei serpente " (Pendragon,
2012), mettono in campo la simmetria
e i fondamenti della meccanica quantistica,
la prospettiva e i numeri complessi,
le macchine di Turing e il gioco delle perle
di vetro di Hesse, per inseguire
la logica della scoperta e nella
capacità della mens umana
di delineare altre realtà che
sappiano liberarsi dalla
costrizione dei sensi.
Tartaglia e Cardano inventano
i numeri complessi quando,
spogliandosi delle rigidità della
scienza dell'epoca immaginano
la possibilità di qualcosa che
"non può esistere" come le radici quadrate
dei numeri negativi. E Brunelleschi
costruisce la cupola di Santa Maria del Fiore
a Firenze "senza fondamenti", facendola
sostenere non sulla prima ma sull'ultima
pietra, progettando solo con la mente, contro
il senso comune. Contro il senso comune,
dei resto, non è anche la meccanica
quantistica, accusata da molti fisici di essere
proprio un "edificio senza fondamenti"?
Per le autrici, tutto sta nel dimenticare le
"due culture" e di-considerare gli sforzi di
conoscenza dell'uomo come la messa
all'opera di «una produttività costruttiva
della mente che si serve dell'immaginario e
dell'immaginazione perforzare i confini della
realtà sensibile e costringerla alle condizioni
della ragione umana».
Mondo Universitario
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Mistero
CERVELLO
Malattie senza farmaci . E interrogativi senza
risposta su neuroni, masse oscure, funzioni... Ecco
perché l'organo principe è un rebus . Da sciogliere
DI GIOVANNI SABATO
ra il 1949 quando John
Cade scoprì le proprietà
sedative del litio. «E fu
l'inizio di un'età dell'oro
della psicofarmacologia»: parolà del direttore
IC del National Institute of
Mental Health statunitense, Thomas Insel. Perché a partire da quel momento, in
dieci anni, nacquero i capofila degli psicofarmaci attuali: antidepressivi, ansiolitici, stabilizzatori dell'umore, antipsicotici per gli schizofrenici. Per le cure mentali fu una rivoluzione. I malati poterono
lasciare i manicomi. Un'età dell'oro, appunto. Poi più niente, o quasi.
Gli psicofarmaci oggi non sono molto migliori di quelli di cinquant'anni
fa. E le malattie neurologiche restano
pressoché prive di terapie. Parkinson,
Alzheimer, Sclerosi: nessuno sa veramente come affrontarle. Giacché il
cervello è oggi il più grande mistero
della medicina, arduo da curare perché
è ostico da indagare.
Ma la "questione neurologica" è così
urgente che lo stesso presidente Obama, nei giorni scorsi ha posto la mappatura del cervello umano come obiettivo scientifico prioritario peri prossimi
10 anni. Nella speranza che uno sforzo
unitario sotto l'ombrello federale permetta di trovare il bandolo di una ma-
Mondo Universitario
tassa inestricabile. Alla
quale la Bibbia della scienza
americana "Science" ha dedicato un numero speciale.
TROPPO DIFFICILE
Perché la mente sia così
ostica da curare è il primo
dei grandi misteri del cervello individuati da "Science". Perché proprio la sua
unicità ne fa l'organo umano più arduo da studiare. e
sul quale è praticamente
impossibile sperimentare
Di norma non si possono
prelevare biopsie, e comunque un grumo di neuroni
dice poco su come funzionano le reti di circuiti che
scorrono dentro e sotto la
corteccia. Le indagini sono
per lo più indirette, con tecniche di visualizzazione come la risonanza magnetica
una schiera di nuove tecniche - dalla
genomica che rivela nuovi bersagli per
i farmaci, alle cellule staminali che ricreano in vitro neuroni malati - sta finalmente liberando l'immaginazione
dalla lunga prigionia.
PERCHÉ COSÌ GRANDE
A che ci serve un chilo e mezzo di
cervello, il triplo di un gorilla o uno
o con test psicologici. In questo buio
sarebbero essenziali i modelli animali.
Ma nessuno ha un cervello come il
nostro: alcuni centri nervosi hanno
equivalenti in topi o scimmie, altri no.
Così, in realtà non abbiamo veri modelli di una malattia. E per questo
molte industrie stanno abbandonando
il settore. Forse a torto, proprio ora che
Pagina 16
z
scimpanzé? Nel senso comune più materia grigia vuol dire più intelligenza,
ma per gli scienziati la faccenda è più
complicata. Da una ventina d'anni l'idea più in voga è quella del "cervello
sociale", formulata dallo psicologo di
Oxford Robin Dunbar, secondo cui il
cervello sarebbe cresciuto per gestire la
fitta rete di relazioni sociali che carat-
Mondo Universitario
terizzano la vita dei primati, e soprattutto dell'uomo: tener traccia di chi è
chi, chi ci ha fatto cosa, che relazioni
hanno gli altri, cosa attendersi da ciascuno. La capacità di elaborazione imporrebbe un limite al numero di consimili con cui si hanno rapporti significativi, che per noi umani oscilla sui 150,
è il "numero di Dunbar", che egli spie-
ga nel libro "Di quanti amici abbiamo
bisogno?" (Raffaello Cortina, 2011).
Dunbar cita a sostegno parecchie
osservazioni negli animali e nell'uomo, persino sugli amici di Facebook. E
un fatto altrimenti strano: il cervello,
il 2 per cento della massa corporea,
consuma il 20 per cento dell'energia a
riposo; e molti circuiti sono più at-
Pagina 17
GRAPHIC DELL'AZIONE
DELLE SINAPSI.
A DESTRA: L'AZIONE
DEGLI ANTICORPI
SULLE CELLULE
tivi mentre non facciamo niente che
non quando leggiamo o ragioniamo, e
si attivano ancor più durante attività
sociali. La nostra prima preoccupazione, insomma, sembra quella di monitorare di continuo l'ambiente sociale.
E le altre specie senza questa esigenza
lo avrebbero tenuto piccolo per risparmiare energia.
Ci sono però dati in controtendenza:
gli oranghi dal grande cervello vivono
in gruppi piccoli, e l'opposto vale per
iene e pipistrelli. C'è quindi chi propone
alternative più articolate, che includono fra i motori dell'evoluzione anche
capacità pratiche, come produrre strumenti e procurarsi il cibo, o culturali,
come trasmettere le conoscenze ai figli.
COSA CI RENDE UNICI
In che modo i geni e le esperienze rendono ciascun cervello unico? Un punto
fermo c'è: per quasi ogni aspetto, dall'intelligenza all'estroversione al rischio di
malattie, geni ed esperienze hanno entrambi un ruolo. «La sfida fra eredità e
ambiente si è chiusa in pareggio», dice
"Science". Ma in che modo i due motori
cospirino a plasmare la nostra mente resta
da chiarire.
Le interazioni sono complicate. Un
esempio è l'intelligenza: le differenze dipendono al 20 per cento dai geni nei bambini, ma fino all'80 negli anziani, come se
l'influsso genetico iniziale si autoalimentasse attraverso l'ambiente, con la scelta di
attività che sviluppano o meno l'intelletto.
Mondo Universitario
Palestre cognitive
Ogni cervello ha in sé una scorta di cellule nervose pronte ,a entrare in funzione
per ridare smalto alla memoria e alle funzioni cognitive complesse appannate
dall'invecchiamento, se opportunamente stimolate. E ogni cervello funziona come
un muscolo: più lo si usa, meglio rende. Ma, proprio come un muscolo, se non lo
si sfrutta appieno prima o poi inevitabilmente si lascia andare e perde anche le
capacità di recupero. Per questo bisogna puntare tutto il training e, perché no, su
vere e proprie palestre cognitive. Partendo da questi presupposti, i neurologi dei
Centro di eccellenza sull'invecchiamento e dell'Università d'Annunzio di Chieti
guidati da Stefano Sensi hanno condotto un esperimento, coinvolgendo trenta
ultrasessantacinquenni sani in una serie di test capaci di misurare cosa succedeva
nel loro cervello mentre, nell'arco di sei mesi, partecipavano regolarmente a una
palestra cognitiva,sudoku, cruciverba, crucipuzzle, stimolazione aerobica
sensoriale con musica specifica e altri stimoli. Ciò che è emerso (ed è stato
pubblicato su'PLoS One")è che la stimolazione ha avuto un effetto misurabile
non solo attraverso i test, ma anche con la risonanza, perché gli strati di corteccia
cerebrale che normalmente si assottigliano con l'andare degli anni, in queste
persone erano rimasti più integri.
A questo punto gi studi continuano anche in collaborazione con l'Università
californiana di irvine; e si cercano volontari: per partecipare si può scrivere a:
Agnese Codignola
[email protected].
«Forse c'è chi è propenso a leggere libri e
chi a lobotomizzarsi alla tv», azzarda il
genetista comportamentale Robert Plomin del Kings College London. Inoltre l'IQ
sembra legato a dimensioni e vivacità di
alcuni centri cerebrali, ma in persone con
pari punteggio queste aree sono sviluppate in modi diversi: i vari cervelli trovano
vie distinte perla stessa meta.
A complicare tutto si aggiunge il caso.
Si è scoperto che anche due gemelli, cresciuti nello stesso utero con genomi identici, sono un po' diversi nei meccanismi che
accendono e spengono i geni a seconda
delle situazioni (le cosiddette modifiche
epigenetiche). Questi meccanismi sono
poco precisi, e generano una variabilità
che porta genomi uguali, per puro caso, a
funzionare diversamente.
Insomma, il rebus è più che intricato
anche perché caratteri complessi come
emozioni e comportamenti sono influenzati da migliaia di geni.
RICORDI FUTURI
Fra ciò che ci rende unici ci sono i
ricordi. «È sempre stata l'area di studio
Pagina 18
Invecchiando dormiamo peggio,
e ricordiamo peggio. E non si tratta
di eventi separati ma di fenomeni
interconnessi , collegati al deterioramento
delle aree dei cervello che ci permettono
di consolidare ricordi recenti
immagazzinandoli nella memoria a lungo
termine . Un contributo importante per
capire questi meccanismi arriva da un
gruppo di neurologi dell ' Università di
Berkeley coordinati da Bryce Mander.
Che hanno chiesto di memorizzare una
serie di coppie di vocaboli a un gruppo
di giovani sotto i vent 'anni e a uno
di persone tra i 60 e i 70. Tutti hanno
poi dovuto ripetere le parole dapprima
dieci minuti dopo averle memorizzate,
e in seguito il giorno successivo.
Prevedibilmente i più giovani hanno
fornito prestazioni migliori. Ma i
ricercatori hanno registrato anche
l'attività cerebrale di tutti durante la
notte e la verifica mattutina , potendo
così vedere non solo che l'attività
cerebrale legata al sonno profondo
era inferiore nei soggetti più anziani,
ma che questa riduzione andava di pari
passo con una performance peggiore. Chi
aveva ottenuto risultati peggiori nel test,
insomma, registrava anche i livelli più
bassi di onde cerebrali legate al sonno
profondo , oltre a mostrare una
diminuzione di materia grigia nella
corteccia mediana prefrontale, un'area
cerebrale importante per la
conservazione a lungo termine dei ricordi.
L'ipotesi , presentata dai ricercatori
su "Nature Neuroscience ", è che sia
proprio il deterioramento cerebrale
a compromettere il sonno profondo,
essenziale per il consolidamento
dei ricordi .
Paola Emilia Cicerone
NON ESISTE NIENTE DI SIMILE IN NATURA. E A RENDERCI UNICI
E LA MEMORIA. CHE NELL'UOMO SERVE A PROGETTARE IL FUTURO
più importante: tutto il cervello è memoria», concorda Alfonso Caramazza,
un decano della neuropsicologia cognitiva, docente ad Harvard e direttore
fino al novembre 2012 del Centro interdipartimentale mente/cervello all'Università di Trento, dove resta ricercatore: «Che non è tanto un mezzo per
conoscere il passato quanto per figurasi il futuro».
Tra i tanti enigmi, il più profondo è
come i ricordi vengano recuperati. Che
non è come prendere una foto da un
cassetto. Ricordare è ricostruire: la
memoria di un evento è frammentata
in zone diverse del cervello, e recuperarla significa rimetterne insieme i
componenti (visioni, odori, suoni...).
Resta però da capire come il cervello
vada a ripescarli.
Ricordare è rivivere: nel farlo riattiviamo gli stessi meccanismi e circuiti
usati per vivere l'esperienza reale, le
aree visive per le immagini, quelle
motorie per i percorsi e così via. Ma
soprattutto, ricordare è riplasmare.
Ogni volta che richiamiamo alla mente un ricordo, poi torniamo ad archiviarlo un po' alterato. Ciò è essenziale
per integrare le nuove informazioni
nell'architettura delle nostre cono>
Mondo Universitario
scenze, ma altera i ricordi vecchi, che
perciò non sono sempre affidabili.
LO VOGLIO Più PLASTICO
La capacità del cervello di plasmarsi in risposta all'ambiente è massima
nell'infanzia, come sa ogni adulto che
studi una lingua. Come mai? E c'è
modo di recuperare la plasticità quando serve? Nei topi la capacità di creare nuove connessioni fra i neuroni,
cioè imparare, con l'età non scompare nel nulla, ma è bloccata da precisi
segnali molecolari. Eliminandoli con
manipolazioni genetiche, gli animali
acquisiscono una straordinaria capacità di recupero da ictus o cecità temporanea. Resta da capire che guai
abbiano in cambio: un cervello troppo pronto a riorganizzarsi per esempio sembra maggiormente colpito da
crisi epilettiche.
Meno drasticamente, i freni sembrano allentati anche da certi farmaci,
in sperimentazione per il recupero
dall'occhio pigro e dall'ictus. Ma anche le esperienze possono fare molto,
come mostrano gli studi nei ciechi.
«Qui abbiamo i dati più interessanti»,
dice Caramazza: «Stiamo scoprendo
che nei ciechi le aree visive sono usate
per elaborare altri stimoli, ma mante-
rendo la loro organizzazione. Una
regione che elabora gli stimoli della
lettura, per esempio, è attivata da
stimoli tattili o uditivi, ma continua a
codificare le informazioni secondo i
suoi principi, come fossero visive.
Studiare la plasticità quindi ci avvicina anche a capire il funzionamento
intimo del cervello».
TERRE DI NESSUNO
Ci sono poi una serie di questioni
irrisolte sulle quali gli scienziati non
hanno ipotesi consolidate. Ad esempio, si sa che nel cervello non ci sono
solo neuroni, ma ci sono parecchi altri
tipi di cellule nervose. Fra questi gli
astrociti, che formano quasi metà del
cervello: si sa che partecipano alle attività dei neuroni, intervengono nelle
loro comunicazioni e sono danneggiati in varie malatt è, ma poco altro.
Come, mentre alcune regioni cerebrali
sono studiatissime, altre restano tuttora quasi inesplorate. I loro nomi sono
poco noti, come habenula o corteccia retrospleniale. Ma a qualcosa dovranno pur servire.
Le strutture cerebrali ancora misteriose sono diverse: ad esempio ci sono
molecole-segnale che fanno da freno
alla rigenerazione del cervello nei
Pagina 19
mammiferi e glielo impediscono. A che
servono? Come funzionano? E soprattutto come possiamo rimuoverle nei
malati con lesioni spinali o cerebrali?
E poi: il sistema immunitario interagisce in molti modi con quello nervoso,
e molte proteine immunitarie agiscono
anche nel cervello, ma ben poco si sa
di come i due sistemi cooperano e si
influenzano l'un l'altro.
Infine, il mistero che ha a che fare
con la più umana delle attività cerebrali, l'accumulo di informazione. Che si
tratti di percepire, ricordare, ragionare
o decidere, il cervello funziona elaborando informazioni. Ma è buio fitto sui
modi in cui l'informazione è codificata
nella sua attività, nelle successioni
spaziali e temporali dei neuroni che si
accendono e si spengono. ■
Mondo Universitario
Pagina 20
Salvati dal cavetto
Contro il Parl inson, l'epilessia, il dolore senza
rimedio. E oggi anche per ridare la memoria ai malati
di Alzheimer. E la promessa degli stimolatori cerebrali
DI AGNESE CODIGNOLA E FEDERICO MERETA
,intervento è durato cinque ore,
ma Kathy Sanford, la prima malata di Alzheimer americana cui
è stato impiantato uno
rore cerebrale, ha superato la
fase critica e sta bene. Kathy si aggiunge
così ai cinque pazienti canadesi operati nei
mesi scorsi, che entro il 2015 diventeranno
20, tutti di età compresa tra i 55 e gli 80
anni e con una forma iniziale della malattia,
secondo quanto previsto nello studio
ADvance. Dal punto di vista tecnico, l'intervento consiste nell'introduzione di elettrodi che vengono regolati da un pacemaker
inserito sottocute nella parte alta del petto,
vicino alla spalla. Dallo stimolatore, sempre
sottocute, partono i sottilissimi fili che
giungono a specifiche aree cerebrali della
corteccia frontale, e trasmettono scosse
elettriche impercettibili al paziente, ma
utili per riattivare il metabolismo degli
zuccheri e altre vie metaboliche importanti.
Mondo Universitario
Secondo quanto affermato dai neurologi
dell'Ohio State's Wexner Medical Center,
che coordina la parte americana dello studio, i primi risultati ottenuti da Kathy Sanford sono incoraggianti sia dal punto di
vista clinico sia per quanto riguarda gli effetti su memoria e comportamento, ma
ovviamente si tratta di indicazioni ancora
molto preliminari. La signora sarà controllata dal punto di vista fisiologico, neurologico e psicologico per non meno di 12 mesi.
Se la tecnica dovesse funzionare, il pacemaker potrebbe diventare una valida opzione
terapeutica almeno per una parte di pazienti che, secondo le ultime stime, nel 2050
saranno 13.5 milioni. I malati italiani oggi
sono circa un milione.
È la prima volta che si ricorre alla stimolazione elettrica profonda per recuperare
funzioni perdute superiori come la memoria. Anche se, nel mondo, già più di 100
mila persone hanno un pacemaker cere-
brale per sconfiggere i KATHY SANFORD E, A
FIANCO, LO SCHEMA
deficit del movimento DELLO STIMOLATORE
dati per esempio dal CEREBRALE. SOPRA:
morbo di Parkinson, UNA MALATA DI
con un netto migliora- ALZHEIMER
mento nel controllo dei
tremori, nella rigidità
che blocca i muscoli e nella capacità di
articolare le parole. E una diminuzione del
ricorso ai farmaci. L.'utilità dell'applicazione diretta di stimoli elettrici in alcune aree
del cervello per controllare i sintomi della
malattia di Parkinson è stata confermata
nei mesi scorsi da uno studio coordinato
da Frances Weaver, dell'Ospedale Hines in
Illinois, apparso su "Neurology". La ricerca ha preso in esame 159 malati, i cui sintomi non venivano più controllati efficacemente con i farmaci, söttopostí alla
"stimolazione cerebrale profonda" in due
diverse zone cerebrali. In entrambi i gruppi si sono registrati miglioramenti nel
Pagina 21
PACEMAKER CHE
CON ROLLANO
TREMORI,
COMPULSIONI E
METABOLISMO DEGLI
ZUCCHERI
controllo dei disturbi e un calo nel ricorso ai farmaci per controllare i pesanti
disturbi legati alla malattia neurologica
pur se in percentuali diverse in base alla
localizzazione cerebrale degli elettrodi
stimolanti. Il tutto con effetti collaterali
che si sono concentrati soprattutto nei
primi sei mesi dopo l'intervento. Anche
se, avvertono i neurologi, sono pochi i
pazienti che possono fare questa cura. In
Italia, ad esempio sono meno di 3 mila le
persone che vi si sono sottoposte, in centri specializzati.
Ideato in Europa sul finire degli anni
Ottanta, il trattamento punta a dare una
leggera "scossa" elettrica di piccole aree
del cervello responsabili del controllo
dei movimenti. La stimolazione avviene
mediante sottili elettrodi impiantati nel
cervello e collegati ad uno stimolatore
posizionato sotto la pelle, generalmente
poco al di sotto della clavicola. «Il mec-
Mondo Universitario
canismo è quello di un vero e proprio
pacemaker che, al pari dell'omologo
cardiaco, sfrutta la caratteristica eccitabilità elettrica di alcune cellule del corpo
umano, come appunto quelle nervose»,
spiega Paolo Maria Rossini, Direttore
dell'Istituto di Neurologia dell'Università Cattolica di Roma.
Nel caso del Parkinson gli effetti sono
immediatie positivi. «Spesso si ottiene una
completa abolizione del tremore, un miglioramento fino al 60-70 per cento di rigidità e lentezza e una riduzione della
quantità di farmaci di oltre il 50 per cento», continua Rossini: «E a lungo termine
la stimolazione mantiene una certa efficacia, pur non arrestando il processo degenerativo che è alla base di queste malattie».
Relativamente sicura e di una qualche
efficacia, la stimolazione cerebrale profonda è allo studio anche per altre patologie. Ad esempio in presenza di circuiti
cerebrali che sono diventati patologicamente dominanti e producono sintomi
come il comportamento compulsivo: l'inibizione ed il blocco di un nodo del circuito può contribuire a ridurre l'intensità
del sintomo. In alcuni casi, quindi, il
trattamento può essere indicato anche
per forme gravi di epilessia che non rispondono in alcun modo ai farmaci.
«Questa tecnica ha due vantaggi: la reversibilità, perché il sistema è controllato
telemetricamente dal neurologo che può
così regolare i parametri stimolanti e
anche spegnere il dispositivo, e la versatilità, perché ogni area del cervello potrebbe essere raggiunta selettivamente
dal campo elettrico», conclude Rossini.
Se le malattie neurologiche sembrano
rappresentare il futuro delle cure "elettriche" già oggi questi trattamenti possono
risultare utili in altre circostanze. Ad esempio, per sedare forti dolori che non rispondono in alcun modo ai farmaci. In questo
caso si punta a variare il percorso del dolore attraverso il sistema nervoso e quindi ad
alterarne il segnale prima che questo arrivi
al cervello e venga decodificato. Si fa attraverso un elettrocatetere, posizionato con un
ago nell'area d'origine del dolore, che viene
collegato in modo ad un generatore di impulsi, impiantato sotto la pelle nell'area
individuata dal paziente. Per il futuro, si
punta a strumenti in grado di trasmettere
anche i dati a distanza, tenendo sempre in
contatto malato e dottore. ■
Pagina 22
Testimonianza Enrico Alleva e Daniela Santucci
Vanno a fuoco
le14 nostre speranze
un acre dolore, quello che tra
il fumo delle macerie avvolge
la comunità scientifica italiana ed europea: la Fondazione
Idis Città della Scienza di Napoli, vanto della migliore divulgazione
scientifica internazionale è letteralmente
sfumata: dolosamente? Un esperimento
incredibile, visionario in un momento
particolare della storia dell'Italia scientifica e culturale in cui si e cercato di creare
uno spazio per i giovani e una scienza che
ragiona con la società e una società che
ragiona con la scienza.
Che la scienza abbia perso prestigio
sociale è dolente realtà. Il cittadino europeo (in Asia è diverso) guarda a noi scienziati come maldestri apprendisti stregoni,
congreghe cupe e chiuse di mefistofelici
dottori Stranamore. Tra polemiche, anche giustificate ma regolarmente superficiali su Ogm, o eutanasie, un elettore di
fronte a scelte spesso delicate dimostra un
livello pericolante di analfabetismo scientifico: una scelta consapevole dovrebbe
basarsi su un abito critico individuale
fatto di nozioni di base e di prospettive
analitiche della realtà circostante, con le
sue dinamiche e le sue influenze sulla società. Di qui la necessità di
diffondere il pensiero scientifico con la Cds.
Un polo prezioso.
Cenacolo
di ricercatori.
Bruciato a Napoli
in una sera di
marzo. Ecco il grido
di dolore della
comunità scientiffica
io di innovazione e di sviluppo. Per questo
la partenopea Cds era festosamente abitata da bambini e ragazzi, che partivano da
tutt'Italia, tornando più sapienti e interessati. Ospitava innumerevoli convegni,
mostre, workshop, iconografie bellissime
ed exhibit didattici; tutto quello che abbia
potuto rendere una zona
post-industriale di una
grande capitale del passato un piccolo quartiereincubatore e polo di attrazione per chiunque sia
curioso di scienza. Lì accanto un Turtle point,
dove etologi e veterinari
cureranno e reinunetteranno in natura
tartarughe marine vittime di ami, reti,
eliche, scafi.
Napoli ha segnato la storia del pensiero europeo (e non solo). Ed è e resta una
città profondamente scientifica, culla
mondiale delle biologie marina e molecolare, ospita decine di istituti Cnrdi grande
livello. E non è certo un caso, che la napoletana Anna Pascucci abbia una stanza
nella storica Stazione Zoologica Anton
Dohrn, sulla bella riviera di Chiaia. Di lì
si dirama la rete di poli "I Lincei per la
scuola", prosecuzione recentissima della
galileiana accademia che ebbe a definire
cosa la scienza fosse. Né il darwinismo
forte e affabulatorio del genetista Giuseppe Montalenti, in altri anni ma in quello
stesso illustre edificio, ha mancato di influenzare nascita e crescita della Cds in
osmosi con la Stazione, un ente augurabile capofila della biologia marina italiana
coordinatore di un'infrastruttura europea di indiscutibile futuro per le scienze
marine applicate.
Possibile che tutto ciò sia irrimediabilmente andato in fumo? ll futuro dei giovani scienziati campani e delle moltitudini di bambini e ragazzi che al Cds hanno
mosso con genitori e insegnanti i primi passi verso la
conoscenza scientifica?
Quando sarà rimesso in sesto il luogo dove ci riunivamo per riflettere coralmente
del futuro dell'innovazione
nazionale ed europea, con
un deciso accento su un progetto scientifico innovativo
per il meridione italiano?
Prestissimo? Mai più?
La comunità europea, pur
stentatamente, promuove finanziamenti proprio per restaurare la rispettabilità della
propria scienza, farla uscire
dalla sua inaccessibile torre
d'avorio, col proposito di far
comprendere a cittadini frastornati dalla soffocante massa di informazioni web che la
scienza è un valore importante: un valore culturale, etico,
estetico, ma soprattutto ecoLA CITTÀ DELLA SCIENZA VA A FUOCO IL 4 MARZO 2013. SOPRA: ENRICO ALLEVA
nomico in quanto veicolo cer-
Mondo Universitario
Enrico Alleva è direttore
della Stazione Zoologica Anton
Dohrn di Napoli; Daniela
Santucci è ricercatore
dell'Istituto Superiore di Sanità
Pagina 23
Il rapporto tra umani e
macchine sta per cambiare.
Compreso quello con
i computer. Destinati a
scomparire ai nostri occhi
DI ALESSANDRO LONGO
Mondo Universitario
iene da Apple l'ultimo indizio su quale sarà la prossima rivoluzione tecnologica.A breve l'azienda che ha
inventato l'iPhone lancerà
l'iWatch, un orologiocomputer che porterà a livello di polso molte funzioni adesso affidate
agli smartphone. Secondo alcune fonti,
iWatch avrà le mappe, Internet, un assistente
virtuale ("Siri") a cui potremo dare ordini
Pagina 24
senza il nostro intervento», dice Bove.
PER PIANTE E GIARDINO
Costano circa cento euro e dicono allo
smartphone se la pianta o il giardino hanno
bisogno di essere innaffiati . Sono i sensori
Koubachi, Thirsy Light e Ugmo.
Per esempio, alla recente fiera Consumer
electronics show di Las Vegas ha colpito
molto PaperTab, un prototipo di tablet con
schermo flessibile, dell'azienda Plastic Logic. Ma sono in tanti a lavorarci, tra i quali
anche il colosso coreano Samsung. «Tra
qualche anno avremo i primi display flessibili. Li potrò arrotolare ed estrarre all'occorrenza dal cellulare», spiega Antonio
Bosio, product and solutions director di
Samsung. «Così supereremo una barriera
degli attuali smartphone e tablet: che devono essere grandi per offrire uri grande schermo», aggiunge. «Nel 2014 arriveranno già
i display parzialmente flessibili, indossabili
come un bracciale. Magari con sensori che
rilevano il nostro stato di salute, i parametri
vitali». Qualcosa del genere è già disponibile, con i bracciali come il FitBit o il Motorola MotoActiv, che misurano la nostra
attività fisica sportiva.
«Più in là ancora avremo display non
solo flessibili ma anche trasparenti, attraverso cui potremo guardare la realtà aumentata», dice Bosio.
come sull'iPhone, a voce: per sapere la strada
o il migliore ristorante della zona.
«L'iWatch è esempio di un nuovo paradigma: elettronica da portare sempre addosso e
allo stesso tempo comoda, esteticamente
gradevole», dice Vincenzo Russi dei CefrielPolitecnico di Milano. Ma il fenomeno è più
grande e si manifesterà presto sui nostri vestiti, nelle città, nel salotto di casa: «La tecnologia sta per diventare invisibile. Si fonderà con le nostre vite e nell'ambiente, attraverso nuove interfacce e sensori di vario tipo»,
dice a "l'Espresso" Michael Bove, scienziato
del Mit (Massachusetts institute of technology), dove è direttore del Consumer electronics Laboratory. Bove lavora, con le principali aziende mondiali, a prodotti che avremo
Mondo Universitario
Un tablet sottile come un foglio di carta e
flessibile. L'ha mostrato l'americana
Plastic Logic . Per ora è solo un prototipo
ma è l'alba di un futuro in cui gli schermi
intelligenti potranno essere integrati
ovunque, anche nei vestiti.
nelle nostre tasche e case tra 10-15 anni. La
tendenza futura, per lui, è tracciata: «La
tecnologia smetterà di porsi come barriera
tra noi e un'esperienza, che sia conoscitiva o
d'intrattenimento».
Uno dei risultati è che le interfacce- cioè la
porta tra noi e la tecnologia- diventano più
naturali. «Avremo sempre meno bisogno di
guardare o manipolare uno schermo per
fare cose, perché la tecnologia sarà tutta intorno a noi, subito disponibile e attiva anche
Immaginiamo un display che potremo
arrotolare in tasca e poi spiegare davanti
a noi a mo' di poster, per aggiungere informazioni al mondo che vi vediamo attraverso. Per sapere: questo è il bar dove si
trova un nostro amico di Facebook, da
questa parte c'è quel museo dove non
siamo ancora stati e così via.
È la "realtà aumentata", tecnologia che
al momento è utilizzabile con servizi un po'
rudimentali, in forma di app che sfruttano
la fotocamera degli smartphone. Google
proverà presto a fare un passo avanti integrando queste funzioni in occhiali speciali,
gli smart glasses. Ma ancora non ci siamo:
le app e gli occhiali restano interfacce-barriere tra noi e il mondo. Ecco perché «noi e
altri laboratori stiamo lavorando a tv che
fanno il 3D senza bisogno di occhialini»,
dice Bove. II 3D senza occhiali è una tecnologia ad oggi ancora immatura. Sarebbe già
possibile invece un'altra innovazione, secondo Bove: «Vedi una partita di calcio in tv e
cambi l'angolo di visuale dinamicamente, a
volontà. Fai zoom su un giocatore, poi guardi l'azione dall'alto, giri con lo sguardo a
destra e sinistra con fluidità, senza più subire
i diktat della telecamera scelta dalla regia.
Come se fossi h di persona». Potremmo già
avere questo servizio, sfruttando le tante telecamere che riprendono l'evento: 41
Pagina 25
Tecnologia
nostro laboratorio ci sta lavorando con le
principali emittenti americane, che ora devono solo trovare un giusto modello di business
per offrire il servizio al pubblico».
La tivù sta già provando a sposare interfacce più naturali: molti modelli di Samsung
si controllano a gesti o con la voce, ma queste
funzioni sono ancora perfettibili. «Controlleremo i nostri gadget sempre di più con la
voce e con i gesti, insomma nel modo più
naturale possibile »,diceTonyCosta, analista
dell'osservatorio Forrester Research. «Ma
questa evoluzione arriva anche nelle automobili, segno che la tecnologia penetra a
tutti i livelli nelle nostre vite», aggiunge. «Ci
sono modelli Bmw che consentono di gestire
a voce la radio, il gps, la temperatura interna». E stata Microsoft a rendere popolare la
tecnologia di controllo gestuale, con l'apparecchio Kinect, per Xbox360. Ma le alternative crescono. A breve uscirà il dispositivo di
Leap Motion, grande quanto una chiavetta
Usb: l'utente lo impugna e può controllare a
gesti qualsiasi computer Windows.
Tutte queste cose funzionano grazie a sofisticati sensori (di distanza, di movimento,
di direzione... ), che adesso popolano i nostri
smartphonee benpresto saranno presenti un
po' ovunque, nelle città, sui nostri vestiti. È
la nuova frontiera della tecnologia che si
mescola con le nostre vite. Alcuni particolari
tipi di sensori promettono addirittura di
migliorarle. «Alcuni informatici dell'università della California, San Diego hanno svi-
Il dispositivo Kinect per la Xbox360
di Microsoft ha reso popolari i controlli
gestuali . Lo stesso Kinect , per i suoi
sensori , è usato dai chirurghi per
controllare la ripresa di immagini
durante un'operazione.
Mondo Universitario
II progetto
CitiSense,
dell'università
della California,
San Diego, è uno
degli esempi più
avanzati di sensori
per la qualità
dell'aria: si può
applicare ovunque
e fornisce a
uno smartphone
i dati sugli agenti
inquinanti rilevati.
Air Quality
luppato CitiSense, un dispositivo in grado di
monitorare concentrazioni locali di agenti
inquinanti emessi dalla combustione di
motori. Trasmette poi questi dati allo
smartphone dell'utente», spiega Angela Tumino, esperta di queste tecnologie per School of Management-Politecnico di Milano.
«In questo modo,i ciclisti californiani hanno
scoperto che potevano evitare molto inquinamento semplicemente scegliendo un itinerario a un isolato di distanza da una strada
trafficata. I pendolari che hanno preso l'autobus hanno evitato di aspettarlo vicino ai
tubi di scappamento. Un utente ha convinto
il suo principale ad installare nuovi filtri per
l'aria in ufficio», continua.
Ci sono sensori da un centinaio di curo,
come Koubachi, Thirsy Light e Ugmo, che
dicono quando le piante sono assetate o il
terreno ha bisogno di essere innaffiato.
«La tecnologia esce dai computer ed entra
nell'ambiente per darci un sesto senso o
sensi aumentati, come quelli dei super eroi»,
dice Giovanni Boccia Artieri, docente di sociologia presso l'università di Urbino ed
esperto di nuove tecnologie. ll motivo di
questa evoluzione è che «siamo circondati
da troppi gadget, ormai; siamo arrivati al
punto di aver bisogno che la tecnologia sia
meno invadente nelle nostre vite», dice Bove.
«Sempre più vogliamo che i vantaggi dell'innovazione arrivino a noi naturalmente,
senza costringerci a premere pulsanti o guardare schermi», continua.
Ne verranno conseguenze sociali. «Adesso le persone spendono troppo tempo a
guardare uno schermo. Sul treno, nelle strade, non prestano più attenzione al mondo
attorno», dice Bove. «Se togliamo la magia
tecnologica dallo schermo e la mettiamo nel
mondo, magari le persone torneranno a interessarsene». «Ma una tecnologia siffatta
sarà in grado anche di anticipare i nostri
desideri », dice Artieri. In base a quello che sa
TV SAMSLING SERIE 8000
Le nuove tv Lcd Samsung puntano sempre
più su controlli vocali e gestuali. Ma come
mostra anche un recente annuncio di Intel,
gli apparecchi del futuro riconosceranno
le persone sedute davanti alla tivù
proponendo programmi personalizzati.
delle nostre abitudini e ai parametri biologici che monitora, capirà per esempio se siamo
stanchi o abbiamo fame e ci suggerirà cose
da fare e comprare prima ancora che ci vengano in mente. E siamo sicuri che sia una
cosa buona? Inostri desiderie abitudini sono
destinati a diventare sempre più trasparenti
alle macchine, sparse ovunque. E di conseguenza, alle aziende o alle istituzioni che le
gestiscono. E quanto teme Artieri: «Le tecnologie invisibili e onnipresenti, sempre con
noi, possono essere la premessa per un più
raffinato controllo sociale. Non ci accorgeremo nemmeno più di essere in un ambiente
popolato di sensori che ci studiano». ■
La distanza
tra
%
mondo fisico e
virtuale si andrà .
assottigliando fino
a non distinguersi
quasi più
Pagina 26
punto
di GIA NN I OCCHIERI
Lo Stato lo í gno r
.
.
A volte la laurea
®
puO anche non se
-In una campagna elettorale di pochi
contenuti e proposte , l'incidente capitato a
Giaianino potrebbe far riflettere sul tenia del
valore legale del titolo di studio. I fatti sono
noti . Universalmente apprezzato, Oscar
Giannino è un bravo giornalista capace di
spiegare i fatti economici a tal punto da essere spesso definito economista . Ha tenuto rubriche sulle più importanti testate giornalistiche. Ha condotto una trasmissione di successo sulla radio del più importante giornale
economico italiano . E, stato spesso ospite delle più seguite trasmissioni televisive . Certamente, ha saputo coniugare la sua riconosciuta competenza nelle materie economiche, con una personalità eccentrica ed originale anche dal punto di vista estetico, che ne
ha sicuramente favorito la presenza scenica
in contesti televisivi.
Quando ha deciso di intraprendere l'avventura politica, si è accompagnato ad accademici di primo piano per proporre un programma elettorale per fermare il declino. A
ragione, la sua lista aveva sicuramente richiamato l'attenzione di quanti non avrebbero
mai convogliato la loro disaffezione per la politica verso il movimento dei grillini . A pochi
giorni dal voto , proprio un suo compagno di
viaggio ha svelato che il master americano
vantato da Giannino fosse stato al massimo
un corso di inglese. Si scopre poi che nemmeno le due lauree ben evidenziate nel curriculum sono mai state conseguite . Ad urne
chiuse, viene fuori che nemmeno l ' apprezzato onorevole, non riconfermato, già sottosegretario, imprenditore , Guido Crosetto non
ha conseguito la laurea che per cinque anni è
apparsa nel suo profilo istituzionale del sito
della Camera dei Deputati . Eppure Crosetto
non ha mai lesinatole sue critiche alla linea di
politica economica di Tremonti , con convincenti argomenti economici della sua vantata
formazione liberista.
Mondo Universitario
Al di là delle questioni morali, le due vicende dovrebbero far riflettere su un tema che
torna periodicamente alla ribalta, senza essere mai risolto: la questione del valore legale
del titolo di studio. Acquisite con anni di studi, Giannino ha ragione quando dice che le
sue competenze prescindono dal conseguimento delle lauree. Le sue riconosciute competenze nelle materie economiche prescindono dal fatto che la sua formazione si sia sviluppata in modo formale, nel sistema di
istruzione e formazione e nelle università.
Ciò che gli è servito per lavorare è stato l'apprendimento non formale e quello informale. Vale a dire: quegli apprendimenti intenzionali o non intenzionali che si realizzano
fuori dai sistemi scolastici e universitari o nello svolgimento di attività nelle situazioni di
vita quotidiana, nell'ambito del contesto di
lavoro, familiare e del tempo libero. Anzi,
proprio grazie alla sua capacità di formazione
non formale, Giannino ha avuto più successo
di molti laureati con il massimo dei voti in
economia. Purtroppo, permane ancora l'idea
della necessità che il sistema di formazione
anche universitaria sia fondato sul sistema
scolastico ed universitario pubblico, con solo
l'attore pubblico autorizzato a rilasciare titoli
che possono avere una loro spendibilità, per
lo più nell'accesso al pubblico impiego.
Proprio a fine legislatura, questa idea sembra aver ancora pervaso gli autori del provvedimento con cui si disciplina la costituzione
del sistema nazionale di certificazione delle
competenze. Con questo sistema, si pensa di
poter ingabbiare le mutevoli competenze richieste dal mercato del lavoro in un sistema
di classificazione pubblicistico, che rischia di
diventare obsoleto il giorno dopo la sua costituzione. Forse, lo sbaglio più imperdonabile
di Giannino è non aver inserito l'eliminazione del valore legale del titolo di studio nel suo
programma di governo.
Pagina 27
Crowdfunding In arrivo le regole per la raccolta di finanziamenti online
venture capitalist e business angels,
dall'altra, il pubblico retail. Per il primo
caso, è ancora aperta, secondo quanto
risulta al Mondo, la questione della
partecipazione alle singole offerte: non è
chiaro quale sia la quota percentuale di
loro spettanza. Un altro fronte sul quale
deve operare la commissione di controllo
L'equity crowdfunding somiglia al gioco
sulla Borsa è quello delle offerte. Qui
possono esserci ricadute proprio per il
dei quattro cantoni, tante sono le caselle
pubblico retail. Le offerte fino a 5 milioni
interessate. Anzitutto la start-up, che deve
viaggeranno in rete senza che ci sia un
essere innovativa per i contenuti
obbligo di prospetto. Il passaggio dei
tecnologici e il business. Può raccogliere
soldi non potrà in alcun modo avvenire
capitali di rischio lanciando una
attraverso i portali: questi ultimi dovranno
sottoscrizione via internet. Qui entrano in
utilizzare una banca o una sim. Molti
gioco i portali, che espongono le
sono i quesiti che pone la
nuova frontiera di
investimenti. Anzitutto,
attsforrne di cro adfundingattive negli
come possono essere
tutelati i piccoli
söri'ö 91 e hanno raccolto 656
risparmiatori, soprattutto
lini di euro (857 milioni
dalle truffe via internet?
iárl)' rë12011 (ultimi dati disponibili)
Fonti Consob suggeriscono
sono i siti attivi in Australia, 21 in
di tenere sempre presente «i
('e, Ammonta a 458 milioni
rischi impliciti in ogni
eoolta in Europa , dove i portali dedicati
attività di start-up, in
particolare in ambito
lancentrano tra Regno unito (44).
tecnologico». Compreso il
Olläntla (29), Francia (28) e Germania
fallimento dell'iniziativa e
(20) In Italia esistono 16 siti e 5
la perdita del capitale.
sono in fase di lancio - In totale, le 452
L'invito è a una
piattaforme al mondo hanno raccolto oltre
consapevolezza personale
9 miliardo di euro La stima per il
nella scelta di aprire a
questa nuova classe di
aradJisuperareii 2 miliardi
investimento. «A differenza
che negli Usa, dove stanno
pensando di parametrare la
Ci vuole un portale
per portare le start-up
ntro la fine del mese di marzo la
Consob approverà il regolamento sul
crowdfunding, la raccolta di
finanziamenti per start-up realizzata
attraverso portali dedicati e aperta anche
al pubblico indistinto. Se i tempi verranno
rispettati, giorno più giorno meno, sarà
comunque una prima mondiale. ll settore,
E
partito alcuni anni fa dall'Australia e già
diffuso nei Paesi anglosassoni con numeri
importanti, è ancora privo di una vera
legislazione. Se Barack Obama lo ha
messo al centro del suo Jobs act come
motore per la creazione di lavoro nel
futuro, la Sec non ha invece ancora
emanato le norme che lo devono rendere
operativo. I termini scadevano a gennaio,
adesso si parla del prossimo semestre.
Motivo che fa salire l'attesa attorno alle
mosse della commissione guidata da
Giuseppe Vegas. Che deve definire due
aspetti: la gestione dei portali e le
modalità di offerte e finanziamenti.
Mondo Universitario
iniziative d'impresa (per esempio il sito
SiamoSoci.com) con le informazioni
essenziali sul management o le tipologie
di investimento disponibili. Alla Consob
il compito di tenere il registro delle
piattaforme mentre il regolamento
definirà i requisiti di onorabilità,
professionalità e i motivi di
incompatibilità di gestori, amministratori
e azionisti dei siti. Rispetto a chi svolge la
normale attività di investimento, a loro
vantaggio c'è un regime semplificato e in
deroga alla direttiva Mifid. Gli altri due
protagonisti della partita sono, da una
parte, gli investitori professionali come
quota sottoscritta al proprio reddito, in
Italia non ci sono limiti quantitativi
individuali», affermano dalla
commissione. Rimane invece in capo alle
singole start-up e e alle loro offerte la
modalità chiamata «all or nothing». Cioè
quale destino avrà l'offerta che non
raggiunge la cifra richiesta: è valida o da
annullare? Difficile oggi ipotizzare anche
come liquidare azioni o quote da parte di
chi volesse uscire dalla start-up: non
esistono né un mercato secondario né
piattaforme di quotazione. Unica ipotesi,
lo scambio tra soggetti interessati.
Fabio Sottocornola
Pagina 28
h& IMPRESE
............ 27 mib .............
le persone che operano
nel gruppo Almaviva
n ffl n ............. 34 sedI .......................
il fatturato in euro
registrato nel 2012
Servizi Itc Due accordi per accelerare l'espansione internazionale
Brasile e Tunisia
nel mirino Almaviva
L
a sfida che fa tremare i polsi di
Alberto e Marco Tripi, presidente e ad
di Almaviva, arriverà al momento cruciale
dopo l'estate. Quando 700 mila insegnanti
e 8 milioni di studenti torneranno nelle
classi (in 25 mila sedi) scopriranno se per
la prima volta il sistema
informatico del ministero
dell'Istruzione e dell'università
funzionerà come un orologio.
Come è accaduto per la prova
generale in gennaio di 1,7 milioni
di iscrizioni. Ma nella gara vinta
peri servizi della scuola, con un
piano di virtualizzazione che
dovrebbe garantire grande agilità
e risposta alle variazioni
normative e di gestione,
Almaviva gioca in casa, come fa
per il più importante dei tre data
center delle Ferrovie dello Stato,
l'HyperCed. Piuttosto, la partita
decisiva perla strategia del
gruppo romano che si occupa di
itc (information &
communication technology) e di
call center si gioca all'estero, su
più fronti. E per vincerla i Tripi,
con il dg Antonio Amati, si sono
affidati a Gianfranco Previtera,
un manager ex Ibm da poco diventato
direttore commerciale e regista del progetto
di internazionalizzazione, che non deve
fare rima con delocalizzazione, «vietata dal
nostro statuto», tiene a precisare: «Si tratta
di iniziative autonome di espansione
all'estero facendo leva sul nostro knowhow tecnologico e sulla esperienza in
Italia, dove continuiamo a crescere,
soprattutto nella pubblica amministrazione,
dalla sanità alla finanza e ai trasporti».
Il Paese più importante per crescere
all'estero è il Brasile, dove Almaviva sta
diventando uno dei datori di lavoro più
Mondo Universitario
rilevanti nel settore con circa 13 mila
dipendenti addetti al telemarketing e
all'information technology. E adesso la
controllata Almaviva do Brasil ha
presentato alla presidente Dilma Roussef e
al segretario di Stato del Sergipe,
24 in Italia, 8 in Brasile,
1 in Tunisia, 1 in Cina
3.500 collaboratori, che si affiancheranno a
quelli già attivi nelle otto sedi di San Paolo,
Belo Horizonte e Juiz de Fora (nello Stato
di Minas Gerais), in una scelta di sviluppo
coordinata da Giulio Salomone,
vicepresidente di Almaviva do Brasil
(presidente è Marco Tripi) e di Almawave
do Brasil, società dedicata al consulting e
alla business intelligence. Salomone, che
ha lavorato per 21 anni nel gruppo Fiat, ha
portato il giro di affari nel mercato carioca
a una novantina di milioni di euro, in
continua crescita grazie alle attività che
consentono di seguire tutto il ciclo dei
rapporti tra aziende venditrici e clienti,
dalla customer care al teleselling
e al telemarketing fino ai
programmi di loyalty. Da poco si
sono aggiunti i servizi di
recupero crediti. Con clienti
come Tim e Banco Itaù.
A sua volta, quello brasiliano si
sta rivelando come un modello
da duplicare in altre aree, in
particolare in Cina, uno dei target
dei Tripi e di Previtera, che
hanno già aperto una sede e
lavorano per Unicomm e China
Mobile. In Russia, poi, Almaviva
sta lavorando per esportare la
formula alla base dell'accordo
sulla moneta elettronica con
Poste italiane. Di monetica si
occuperà, infatti, una joint
venture a Mosca con la società
russa Bpc (Banldng production
center) group. Una filiale sarà
aperta presto anche in Turchia,
dove il gruppo ha vinto una gara
Call center il direttore
commerciale Almaviva
Gianfranco Previtera.
Sopra, la presidente
del Brasile Dilma Roussef
tra il ministro Saumineo
Nascimento e Giulio
Salomone, country
manager Almaviva
(a destra)
Saumineo Nascimento, un piano per
investire 30 milioni di reais (circa 11
milioni di curo) in un centro operativo ad
Aracajù. Nella capitale del Sergipe, una
città di 580 mila abitanti, saranno assunti
per la gestione della banca dati sanitaria nei
trapianti. Infine, la Tunisia, dove Almaviva
è presente dal 2002 e conta su 200
dipendenti, numero destinato presto a
raddoppiare sulla base di un accordo
appena firmato. Il 35% del capitale di
Almaviva Tunisie sta per passare al Ctkd,
Tunisian-Kuwaiti Consortium of
Development, Fondo di investimento
kuwaitiano-tunisino attivo nel turismo,
nell'alimentare e nel business immobiliare.
Un partner che può aprire molte porte nel
Maghreb, nell' africa francofona e nel
Medio Oriente.
Ettore Tamos
Pagina 29
DOSSIER ........................................................
MBA
Business school 1 Sempre più progetti all'estero
Italian master
in formato
multinazionale
La Sda Bocconi va in India
con una sede . Il Cuoa
di Vicenza pensa alla Cina.
Il Politecnico di Milano
viaggia sull'asse tra Boston
e Pechino . Mentre da Roma,
Trieste e Bologna...
Più sei connesso e globale e più sei
attrattivo. Sembra lo slogan di una
compagnia di telefonia mobile e invece
è la strategia di sviluppo delle business
school italiane, i templi dell'alta
formazione da dove passano giovani
ambiziosi che puntano a essere i futuri
capi azienda, ma anche manager alla
ricerca di nuove competenze per vincere
la crisi e rilanciare il business. Fuori c'è
il mondo e loro lo vogliono a portata di
mano, soprattutto i Paesi del Bric che
crescono a ritmi vertiginosi. Non è una
novità, ma il processo è sempre più
veloce e la richiesta pressante per scuole
e università arriva dall'aumento della
concorrenza dai Paesi emergenti e
dall'economia globale. E così le school
of management diventano campioni di
network, scambi, partnership. Da far
girar la testa.
La palma va sempre a Sda Bocconi, con
200 scuole partner nel mondo, fra cui
Yale, Princeton, London School of
Economics, Essec, Esade, Fudan
University di Shanghai e Indian School
of Business di Hyderabad. In tutto 1.300
studenti all'anno ìn Italia per scambi di
studio e 3.300 opportunità all'estero per
i nostri. E ora la sede di Mumbai con la
Mumbai International school of
business Bocconi in collaborazione con
la rete di imprenditori Ultimate
Knowledge System, risultato di oltre
dieci anni di relazioni con scuole e
imprese locali. «Questa presenza stabile
con due direttori segnerà un ulteriore
sviluppo dell'executive education nelle
imprese degli Stati indiani, ma sarà una
opportunità per tutti, un campus aperto
ai nostri studenti», racconta Bruno
Busacca, direttore di Sda Bocconi. Il
primo modulo di una settimana in
partenza dall'Italia sarà a ottobre e
dall'anno prossimo Mumbai sarà tra le
nuove possibili scelte di scambi del
global executive mba di Sda Bocconi,
insieme al Brasile, altra new entry.
Il Mìp Politecnico di Milano, già
presente a Pechino (con l'apertura di
una sede nel 2012) e a Shanghai, ora si
Mumbai
La sede milanese
della Sda
Bocconi.
A destra,
studenti ai corsi
italiani in India -
Mondo Universitario
Pagina 30
spinge all'interno e stringe accordi
anche con università decentrate, ma in
regioni ad alto tasso di sviluppo
economico. «Shanghai adesso per noi
ha assunto la funzione di portaerei per
arrivare in zone ancora vergini come
Jinan, Wuhan e Chengdu», spiega
Andrea Sianesi, direttore programmi
executive del Mip Politecnico di
Milano, che è spesso in cattedra in
quelle città. In pratica, sono località
dove le scuole americane non hanno
ancora una presenza dominante.
Dall'altra parte del mondo, poi, ha
istituito un double degree con il Mit
(Massachusetts institute of technology)
di Boston per il proprio mba a tempo
pieno: si è selezionati da due scuole, si
trascorrono sei mesi al Mit e il diploma
è doppio. «Dura sei mesi in più ma
piace moltissimo, è stimolante e dà la
possibilità di vivere sei mesi negli Stati
Uniti», aggiunge Sianesi. Che già pensa
di replicarlo in India e in Brasile.
Mentre a settembre raddoppia l'mba
part time (formato week-end) in inglese:
«Ce lo chiedono gli italiani: vogliono
sempre di più il confronto
internazionale per classe, docenza e
opportunità», puntualizza Sianesi.
Anche la Fondazione Cuoa di Vicenza
inaugura a settembre la classe in inglese
dell'mba part time, con un gruppo di
imprese medie a vocazione
internazionale, che contribuiranno con
borse di studio e parteciperanno alle
selezioni. «C'è interesse per giovani
manager stranieri formati in Italia e a
contatto con le loro aziende, che
potranno essere gli avamposti
all'estero», afferma Giuseppe Caldiera,
direttore generale Fondazione Cuoa.
Che sta allargando alla Cina il proprio
mba già in collaborazione con
l'Università del Michigan: un prossimo
modulo si terrà a Shanghai.
Gli interessi per questi scambi tra scuole
sono molteplici: dare agli studenti
italiani una visione dei mercati in
evoluzione, portare la nostra didattica in
altre realtà promettenti, confrontarci con
le loro e, in generale, creare network di
executive sempre più estesi,
potenziando anche la rete europea. Così
la Luiss business school rinforza le
proprie relazioni in Europa con la
Novancia business school di Parigi, con
cui questa estate organizzerà corsi su
VISIONE DA ESPORTAZIONE...
...E MULTISETTORIALE
SCELTE DI LEARNING
MULTINAZIONALE CON IMPRESE NAZIONALI
SEDE CENTRALE
37%
BANCARIO
AMMINISTRAZIONE
ASSICURATIVO
PUBBLICA
18%*+„ ^ 3%
UNITÀ ORGANIZZATIVA
DEDICATA ALLA
FORMAZIONE
16%
ALL'ESTERO
33%
Milano L'università Cattolica.
A fianco, da sinistra, Bruno Busacca
(Sda Bocconi) e Vladimir Nanut
(Mib Trieste e presidente Asfor)
GD
10%
MULTINAZIONALE CON
SEDE CENTRALE IN ITALIA
30%
Le imprese sentite nel rapporto Asfor 2012
Mondo Universitario
SERVIZI
28%
La distribuzione per settori
start-up e imprenditorialità, mentre in
autunno ci sarà un master in Italia
sull'internazionalizzazione delle pmi. A
sua volta, il campus torinese di Escp
Europe porta in Italia il master
executive in marketing e creatività
finora tenuto solo a Londra, che diventa
così itinerante tra la capitale europea,
Parigi e Torino. Sempre la Luiss
business school, nel frattempo, dà più
chance di concludere il proprio mba full
time nel Far East, aggiungendo la
giapponese Nagoya University of
Commerce and Business a Hong Kong e
alla Cina. «Il Giappone è ancora una
delle grandi industrie mondiali dove ci
sono già rapporti consolidati con le
imprese italiane ed è un ponte sul vicino
Far East», commenta Paolo Boccardelli,
responsabile dell'area internazionale
della Luiss business school e direttore
dell' mba.
Torna in Cina a fine agosto per un
nuovo study tour il Mib school of
CORPORATE
UNIVERSITY
ACADEMY
17%
U-K
UNITÀ
ORGANIZZATIVA
PRESSO LE DIVERSE
LINEE DI BUSINESS
SETTORE/TERRITORIO
I
67%
L'organizzazione della formazione nelle imprese
Pagina 31
i diplomati all'anno dei 13 mba ed
emba (executive mba) accreditati Asfor
SPESA PRIORITARIA
AUMENTO
12,1%
FUTURO INCERTO
NON RISPOSTO
12%
NON RISPOSTO
43%
STABILE
40,9%
il budget perla formazione nel 2012
AUMENTO
STABILE
15%
33%
Le previsioni di spesa ìn formazione per il 2013
management di Trieste, insieme con la
Scuola Superiore S. Anna di Pisa:
«Andremo a Hong Kong e Shenzen, la
prima e più florida special economic
zone della Repubblica Popolare con la
provincia del Guangdong, cuore
produttivo del Paese, e la regione di
Chongqing, il nuovo centro attrattivo
per gli investimenti», anticipa Vladimir
Nanut, direttore scientifico del Mib e
presidente di Asfor, l'associazione
italiana per la formazione manageriale.
L'obiettivo è di individuare opportunità
di business per studenti ed ex studenti
del Mib e per manager e imprenditori
anche già operanti in Cina. Mentre
Alma Graduate school di Bologna
allarga la rete della international week
dell'executive mba alla business school
di Stellenbosch a Città del Capo in
Mondo Universitario
Sudafrica. «Abbiamo un forte interesse
e una propensione per il continente. In
particolare il Sudafrica è un avamposto
per l'economia occidentale nel
continente», dice Massimo Bergami,
direttore di Alma Graduate school.
L'Università Cattolica del Sacro Cuore
è già presente in Africa da un paio di
anni: Altis, l'alta scuola impresa e
società dell'ateneo ha una partnership
con il Tangaza College di Nairobi, dove
ha già tenuto due edizioni dell'mba
Global business and sustainability
(social entrepreneurship track) per 64
giovani africani. E ora, grazie al premio
di 640 mila dollari assegnato dal
Graduate management admission
council (Gmac), potrà organizzare due
nuove edizioni a Nairobi e una terza in
Ghana, in collaborazione con il
Catholic institute of business and
technology di Accra.
Gaia Fiertler
Pagina 32
,Wovv =7
s-iroa Le specializzazioni emergenti per executive nelle aziende
CACCIA Al
Dall'inventore (chief innovation officer) al responsabile
per le pillole (drug safety officer), dal tutore delle regole
(compliance manager) al detective (forensic consultant)
D al green risk manager all'esperto di
finanza islamica, dal drug safety
officer al forensic consultant. Nonostante
le assunzioni procedano a passo di
gambero, le professioni emergenti si
moltiplicano alla velocità della luce. «In
Europa il 40% delle offerte di lavoro
riguarda mestieri appena sbocciati»,
conferma il presidente di Assolavoro,
Luigi Brugnaro . Ne spuntano fuori ogni
giorno anche in Italia. Agli angoli degli
uffici 2.0, nelle aree di controllo degli
istituti di credito, all'interno degli impianti
per la produzione di
energia rinnovabile.
Ancora in fase di
definizione, dai contorni
opachi, di questi lavori di
nuova generazione spesso
per adesso non si sa
granché, ma secondo i
maghi del recruiting molti
appaiono destinati ad
acquisire nitidezza nel giro
dei prossimi mesi. E da
qui a tre anni, avvertono
glli esperti, alcuni
sfonderanno di sicuro.
Per scovarli basta fare un
giro nel mondo dell'Ict.
Qui s'incontrano
sviluppatori di app e social
network manager sbarcati
poco fa dal futuro, per
formare i quali gli atenei
stanno allestendo percorsi
formativi ad hoc. Ma, al
contrario di come verrebbe
da pensare, non sono
sempre gli under 25 ad
affollare le aule
universitarie. «Siamo
rimasti sorpresi quando ci
Mondo Universitario
siamo accorti che l'età media dei nostri
alunni era di poco inferiore ai 30 anni»,
racconta Marcello Cividini, direttore del
master in Social network influence design
del Politecnico di Milano, che ha preso il
via a gennaio. «Molti di loro hanno già
maturato esperienze professionali e sanno
quanto conta oggi specializzarsi in
particolari ambiti per avere successo nel
mondo del lavoro, mentre chi è più
giovane di solito osa meno e per timore
sceglie di studiare materie di stampo
tradizionale, che però lo indirizzano verso
settori ormai saturi».
Tra le professioni hi-tech sulle quali le
agenzie di selezione del personale si
sentono di scommettere in vista del 2015
figurano anche profili di vertice come il
chief innovation officer, chiamato a
individuare le tecnologie sulle quali
un'impresa deve investire per non perdere
terreno. In palio stipendi che nell'arco di
12 mesi arriveranno a toccare quota 90
mila euro. «Per ricoprire incarichi di
questo tipo servono alle spalle circa cinque
anni di esperienza, un paio dei quali spesi
all'interno di un'azienda di consulenza,
terreno ideale per farsi le ossa in questo
campo», consiglia il direttore generale
Michael Page Italia, Tommaso Mainini.
Non tutti i lavori del futuro fanno rima
però con digitale. Si
registra grande fermento
anche all'interno delle
banche, dove per via della
crisi (ma non solo) stanno
venendo a galla ruoli di cui
finora non si era mai
sentito parlare. Tra cui il
forensic consultant, una
specie di detective per il
quale si prospetta un
futuro roseo nel settore
finance. «Il suo compito»,
spiega l'amministratore
delegato di Page
Personnel, Francesca
Contardi, «consiste
nell'effettuare ricostruzioni
di natura contabile per
identificare eventuali frodi,
oltre a fornire assistenza in
caso di procedimenti civili
e penali. Si tratta di uno
sbocco particolarmente
interessante per i laureati
in giurisprudenza,
considerate le poche
opportunità che il ramo
legale offre ora come ora».
Strada spianata anche per
Pagina 33
gli esperti di finanza islamica in un
momento in cui gli istituti di credito stanno
affilando le strategie per mezzo delle quali
sedurre la clientela straniera, un target
finora poco bancarizzato. Gli accordi di
Basilea 3 spalancano invece le porte ai
compliance manager, che per 80 mila euro
l'anno devono verificare che la struttura
rispetti i requisiti imposti da norme e
regolamenti. «Ma nell'area controlli delle
istituzioni finanziarie più che alla nascita
di nuovi lavori assistiamo a una
reinterpretazione di professioni già
esistenti, determinata tra le altre cose dal
peso che hanno assunto sul piano del
bilancio economico aspetti quali l'utilizzo
delle risorse e la protezione
dell'ambiente», avverte Carlo Levis,
partner di Management Search, società di
ricerca e selezione del personale dirigente
con base a Milano.
Un ragionamento a favore del quale spezza
subito una lancia Marco Fedeli, fondatore
del Green globe banking award, il premio
assegnato alle banche che si dimostrano
maggiormente attente alla salvaguardia del
pianeta: «Se dovesse andare in porto il
progetto pilota con cui l'Abi punta ad
accrescere l'influenza degli indicatori
ambientali, sociali e di governance in seno
ai processi di valutazione del merito
creditizio, allora sentiremo presto parlare
dei green risk manager».
Ma per quanto riguarda i lavori in salsa
verde le novità che si stagliano
all'orizzonte sono molteplici. Si
apprestano a cavalcare la cresta dell'onda i
gestori specializzati nel funzionamento
d'impianti a biogas, per i quali sempre
Page Personnel prevede una forte
domanda soprattutto a Sud, dove queste
centrali sono in netto aumento. Nel settore
engineering è in arrivo poi un'infornata di
energy manager, la cui mission consiste
nell'ottimizzare il bilancio energetico
dell'impresa.
«In questo campo è ipotizzabile che la
ricerca di questo tipo di figure sarà
soggetta a sviluppi importanti nel corso dei
prossimi anni, considerata l'attenzione che
oggi viene riservata agli aspetti ambientali
Mondo Universitario
in fase di progettazione degli impianti di
produzione», sostiene Elisa Schiavon,
marketing manager di Monster Italia.
Il domani è foriero di sorprese persino nel
farmaceutico, nonostante il comparto
risulti oggi in debito di ossigeno. Qui il
futuro è dei drug safety officer, esperti di
farmacovigilanza il cui compito consiste
nel raccogliere, gestire ed elaborare dati
legati alla sicurezza dei medicinali messi
in commercio. Tra i profili commerciali,
molto ricercati al momento, appaiono
destinati a ritagliarsi uno spazio in prima
fila gli export manager, già molto richiesti
nel campo della moda e dell'arredamento
da parte dalle aziende che guardano con
interesse al mercato russo. Ma accanto alle
professioni emergenti si stanno
affermando nel contempo competenze
nuove di zecca, di carattere trasversale, in
grado nei prossimi anni di fare la
differenza all'interno dei curriculum vitae.
«Per avere successo sarà sempre più
importante essere disposti a effettuare
spostamenti», chiosa Vittorio
Zandomeneghi, operation director di
Experis, la talent company del gruppo
Manpower. Dello stesso avviso Anna
Bogatto, candidate management director
di Adecco Italia: «E in atto un'evoluzione
delle competenze richieste, dinanzi alla
quale è facile prevedere che i profili che
andranno per la maggiore saranno quelli in
possesso di capacità comunicative e
relazionali che consentiranno loro di fare
fronte al progressivo sgretolamento di
confini sia geografici che di natura
gestionale». Tra tre anni la parola d'ordine
per eccellenza, se qualcuno nutrisse ancora
dei dubbi in proposito, sarà flessibilità. «Il
team working farà un ulteriore scatto di
livello, i candidati dovranno essere nelle
condizioni di poter dimostrare di sapersi
interfacciare con elementi provenienti da
rami e Paesi diversi», annuncia il direttore
dell'Associazione italiana per la direzione
del personale Filippo Abramo. Che batte il
tasto sulle lingue e a chi aspira a fare
breccia consiglia d'iscriversi al più presto
a un corso avanzato di portoghese.
Francesco Bisozzi
Pagina 34
Primavera di voti,
aria nuova in Crui?
Entrano le donne, fermi gli uomini. Il
giorno dopo le elezioni politiche, è questo
il verdetto che riguarda i capi delle
università in corsa per un seggio al
Parlamento. Ce l'hanno fatta Maria
Chiara Carrozza , rettore della Scuola
Sant'Anna di Pisa e capolista in Toscana
per la Camera con il Pd insieme a
Stefania Giannini che guida l'università
per Stranieri di Perugia: andrà al Senato
eletta con la lista di Mario Monti.
Rimangono al palo Antonino Recca
(Catania) e Giuliano Volpe (Foggia). Il
professore siciliano era quinto nella lista
Monti che nella circoscrizione ha preso
solo il 5,6%. II docente pugliese era
candidato con Sei di Nichi Vendola,
secondo nelle liste della loro regione.
Insomma, sembrava un seggio sicuro alla
vigilia. Fuori dalla campagna era rimasto
Marco Mancini , presidente della Crui.
Adesso starebbe cercando di prendere il
posto di Francesco Profumo come
ministro del Miur in quota Pd nel
prossimo governo. Scommessa non
impossibile, ma difficile: già diversi
predecessori, da Piero Tosi (2006) a
Enrico Decleva (2011), erano in ballo per
quella poltrona. Più probabile che un
cambio di equilibri si verifichi proprio nel
parlamentino dei magnifici. Quella Crui
scossa negli ultimi mesi dall'uscita
dell'ateneo di Salerno guidato da
Raimondo Pasquìno . L'aria nuova
arriverà dal ricambio in vista. Proprio a
Catania il 28 febbraio è stato eletto
Giacomo Pignataro , ordinario di scienze
delle finanze, oppositore di Recca. Starà
in carica fino al 2019. Dopo mesi di
immobilismo e proroghe, la primavera
porterà le urne, oltre che a Pisa e Perugia
per sostituire le neo parlamentari, a
Verona (uscente Alessandro Mazzucco),
Roma tre (Guido Fabiani) e Tor Vergata.
Qui Renato Lauro fa marcia indietro.
Niente comando fino al 2014, come
previsto da una contestata delibera del
cda. Lascerà a fine ottobre.
Mondo Universitario
Pagina 35
Aldo Grasso /Malintesi
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iïiïiïiï iïj!//!!!!!! /..!
alviamo la lingua madre,
salviamo l'italiano! La notizia
che, dal 2014, "la lingua
ufficiale" del Politecnico di
Milano per le lauree magistrali e i corsi
di dottorato sarà l'inglese, con l'esclusione dell'italiano, continua a suscitare polemiche. Ma il rettore Giovanni Azzone,
spalleggiato dal suo collega, Il savonese
Francesco Profumo, ministro dell'Istruzione, vuole internazionalizzare "El
nostèr Politèknik" (Carlo Emilio Gadda)
come "contributo alla crescita del Paese".
Sul finire di febbraio, presso il Salone
degli affreschi della Società Umanitaria
(leggere il secondo capitolo de La meccanica di Gadda per saperne di più su
questa gloriosa istituzione) si è tenuto un
convegno su "Lingua, cultura e identità"
per cercare di fermare questa deriva
angloide e un po' provinciale. È ovvio
che tutti i ragazzi debbano ormai saper
parlare in inglese, ma abolendo l'italiano,
la lingua madre, si rischia di appiattire
l'offerta formativa, inevitabilmente impoverita dal ricorso a un lessico spesso non
adeguatamente padroneggiato. Come
sostiene Gianluigi Beccaria, «la cultura
Mondo Universitario
che una università trasmette non deve
limitarsi a valorizzare e generare soltanto
le positive "eccellenze" tecniche. La "crescita" di un paese è ancora come sempre
legata alla creatività, all'educazione della
persona e del cittadino anche meno
fortunato. Trascurare l'insegnamento
della nostra lingua nazionale separerà
sempre più il contenuto dei saperi dalla
lingua materna, da rottamare tra le cose
inservibili. Se nel volgere di pochi decenni la lingua italiana si troverà mutilata e
inadatta alla trasmissione della scienza
e della tecnica, ci saranno delle conseguenze negative sulla possibilità pubblica
di comprensione del sapere».
Gli fa eco
Luca Serianni: «Se l'italiano rinuncia a
una "provincia" come l'istruzione scientifica retrocede a vernacolo: un rischio
per la lingua. Se gli studenti italiani (che
eserciteranno per la maggior parte in
Italia) rinunciano alla loro lingua madre,
lingua irrinunciabile con cui ci affacciamo a tutti gli ambiti, regrediscono nel
controllo delle strutture logico argomentative: un rischio, insomma, per la loro
La scelta di Giovanni
Giovanni Azzone, rettore dei Politecnico
di Milano dal 2010.
capacità di ragionare».
«Dimenticai persino le aule del Politecnico, i nomi dei miei cinquecento compagni, i tormentati bidelli, i venerati maestri: sia gli intèsofili, che i tedescòfili»,
così Gadda in Dal castello di Udine verso
i monti. L'attuale rettore del Politecnico,
dimentico di Gadda, vuole anche dimenticare l'italiano, quanto meno relegarlo a
"lingua morta".
Pagina 36
Nuovi strumenti di diagnosi precoce permetterebbero
di evitare a demenza. Ecco i passi da affrontare, dopo i 50 anni
Dall'e al 17 marzo si celebra la Settimana
mondiale del cervello, campagna di informazione e sensibilizzazione internazionale:
tra i vari temi dei numerosi incontri che la
Società Italiana di Neurologia ha organizzato in tutto il Paese, spicca l'importanza della
diagnosi precoce nella malattia d'Alzheimer,
che ogni anno conta in Italia 8o.ooo nuovi
casi, con una netta prevalenza delle forme
cosiddette "sporadiche" (95%) su quelle
ereditarie. Ne parliamo con Carlo Caltagirone, professore di neurologia all'Università
di Roma Tor Vergata e direttore scientifico
dell'IRCCS Fondazione Santa Lucia.
Non è una malattia per vecchi. L'Alzheimer è erroneamente associata alla diagnosi
di demenza. Invece è ormai assodato che
essa inizia 10-15 anni prima che compaiano
i sintomi della demenza. Fare diagnosi precoce della malattia di Alzheimer significa
dunque rompere questa equivalenza.
Età critica. Il fattore epidemiologico più
importante è l'età: la malattia in genere si
presenta dopo i 65 anni, quindi la medicina
deve iniziare a occuparsi di diagnosi precoce nella fascia fra i 55 e i 6o anni.
Modificazioni del profilo cognitivo. Rispetto allo standard acquisito, alcuni indi-
Mondo Universitario
vidui presentano sintomi che accendono il
campanello d'allarme: sono meno attenti e
curiosi di prima, dimenticano le cose, hanno cambiato umore.
L'autodiagnosi non basta. Bisogna quindi fare una prima valutazione cognitiva, attraverso un esame neuro-cognitivo efficace
che può stabilire scientificamente se si tratta di fatti soggettivi - "mi pare di dimenticare le cose" - od oggettivi.
L"`imaging". A questo punto si effettuano le analisi con neuroimmagini, cioè Tac o
risonanza dell'encefalo. Ed eventualmente,
dopo un'attenta selezione, anche una valutazione con bio-marker, che sono quegli
indicatori ematici o liquorali che permettono di individuare l'eventuale presenza della
proteina patologica che si deposita nella
malattia di Alzheimer: la betamiloide.
L'ultimo strumento: il radiofarmaco. Il
più nuovo strumento di diagnosi è un radiotracciante che si lega specificatamente
all'amiloide cerebrale e può essere visto con
la Pet, o Positron emission tomography.
Questo esame va fatto esclusivamente a chi
presenta sintomi evidenti di malattia. È stato appena approvato dall'Ema, l'agenzia europea del farmaco, ed entro l'anno dovrebbe essere disponibile anche in Italia.
Le cure del futuro. «Fino a oggi abbiamo
trattato persone che si trovano in uno stato
avanzato di malattia, come se fossero malati
tumorali in fase terminale. Abbiamo assicurato un trattamento con farmaci sintomatici
a pazienti che già hanno la demenza, cioè
hanno il cervello "pieno" di betamiloide.
Se però riusciamo a selezionare pazienti
con forme precliniche o molto iniziali di
malattia, allora abbiamo già a disposizione
farmaci o trattamenti - dal cambiamento
di stile di vita agli immunovaccini contro l'amiloide - che hanno un'altissima
probabilità di essere efficaci», conclude il
professor Caltagirone.
Pagina 37
Alta tecnologga
Regole snelle e incentivi per l'innovazione
di Alfonso Gambardella
rlritornellosull'importanzadell'innovazione in Italia è ormai quasi stancante, ma come tutte le cose che si ripetono ha la sua dose di verità. Il problema non è tanto che l'Italia non sia un
produttore di tecnologia . Il posizionamento nei settori high-tech è senz'altro
un nodo critico , siaperchè sono comparti
a crescita sostenuta (in Europa 3,3% nel
2005-12, secondo Eurostat), sia perchè irrorano altri comparti con innovazioni e
aiutano l'assorbimento di tecnologie
dall'estero . Tuttavia, irí Europa, l'alta tecnologia (manifattura e servizi) copre circa4%%o della forza lavoro . Vanno perciò sottolineati altri due aspetti. Il primo è il posizionamentó dell'Italia come utilizzatore
di nuove tecnologie, da cui nascono opportunità di crescita che investono tutta
l'economia. Il secondo è che molte innovazioni che stimolano la crescita sono di
tipo organizzativo e manageriale, o nei
modelli di business.
L'Italia produce poco più del 5o% dei
brevetti per abitante della media di Ue-16,
e spende in R&S privata (per abitante)
meno degli altri paesi sviluppati. Oltre alla scarsa offerta, Vi' è scarsa domanda di
tecnologia: la spesa media delle imprese
italiane per acquisti di licenze tecnologiche è la metà di quelle francesi, il 20% delle svedesi, il 6o% di quelle olandesi e persino 70% di quelle spagnole. Per quanto
riguardale innovazionimanageriali, organizzative, o i nuovi modelli di business
(ad esempio, nuove formule vincenti, come Grom), le imprese italiane sono più allineate con l'Europa: lo 0,44.% delle imprese italiane ha introdotto negli ultimi anni
innovazioni organizzative o di marketing, come la media Ue-15 (0,45%). Il quadro, però, torna ad essere fosco quando
queste innovazioni si associano all'uso di
nuove tecnologie: ad esempio, solo il 5%
delle imprese italiane vendono prodotti
online attraverso l'e-commerce contro
15% della media Ue-27.
Le soluzioni non sono facili e dipendono da molti fattori e interventi che debbo-
Mondo Universitario
no coordinarsi magicamente assieme.
Qualche cosa però sappiamo. La prima è
che le nuove imprese sono importanti. Sono meno ingessate delle imprese esistenti
e potenzialmente più creative. La seconda è che va stimolata la domanda di innovazione. La terza è che occorre dar vita a
mercati dove leinnovazionipossono essere comprate e vendute, facilitandone la
diffusione. Non è tutto così lontano. Il Decreto Sviluppo introduce agevolazioni fiscali alle start-up innovative, inquadra e
stimola la nascita di incubatori, incentiva
l'assunzione di capitale umano, riduce i
costi del fallimento, delinea progetti per
la domanda di servizi innovativi da parte
della Pubblica Amministrazione, favorisce la messa in rete di tecnologie per acquisti daparte di terzi. Il Decreto è migliorable, e si possono fare altre cose. Nel frattempo, una priorità è realizzare quanto
ha delineato. Ma come e dove trovare organizzazione, managerialità, competenze e incentivi, per attuare gli strumenti
delDecreto epromuovere iprogetti di domanda di innovazione delle Pubbliche
Amministrazioni? In questigiorni, l'Agenzia Nazionale per la Valutazione Universitaria Nazionale sta completando un lavoro imponente di valutazione di tutti gli
accademici italiani, per il quale ha creato
una comunità di competenze prese dalle
università. Andrebbe studiato un modello analogo che, con regole snelle, un sisté. ma di incentivi adeguato, e pescando forze e competenze dalla società e dalle imprese, contribuisca arealizzare con altrettanta praticità l'attuazione del Decreto e
persino i progetti di domanda pubblica di
servizi innovativi.
[email protected]
D RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 38
Gli economisti. La legislazione concorrente duplica gli interventi in settori fondamentali perla crescita
«Frenati interventi strategici»
ROMA
Chi nel mondo accademico
segue da vicino i temi di politica
industriale snocciola riflessioni
e statistiche con un minimo comune denominatore : il contesto
normativo e culturale italiano
penalizza l'impresa.
Gli eccessi dell'Aia e le norme
ambientali che strozzano i progetti di sviluppo sono solo ilvertice della piramide. Alla base c'è
un disegno istituziónale poco
funzionale ad accompagnare la
crescita industriale. «Norme
spesso farraginose e che rimandano a poteri cosiddetti concorrenti di Stato, Regioni e Province rischiano di strangolare la crescita industriale del Paese e del
Mezzogiorno - osserva Federico Pirro, che ha insegnato storia
industriale all'università di Bari
-. Si pensi in Puglia alla vicenda
decennale delrigassificatore della British Gas di Brindisi , che ormai ha rinunciato a realizzarlo,
oppure al sito di interesse nazionale della stessa città dove si
stanno perdendo nuovi investimenti a causa di ormai vecchie e
LE OPINIONI
Mosconi: reti e infrastrutture
trai settori più penalizzati
Piga: nessuna legge
dovrebbe essere approvata
senza un calcolo degli effetti
Mondo Universitario
superate prescrizioni del ministero dell'Ambiente, tuttavia
non ancora formalmente abrogate. Per non parlare del caso Ilva,
dove sono stati utilizzati parametri ambientali molto discussi
anche a livello internazionale».
Franco Mosconi, docente dieconomia industriale al'università
di Parma, mette il dito nella piaga: «Cifregiamo del fatto di essere il secondo sistema manifattu
riero europeo, dopo la Germania, ma in alcuni casi sembra
non esserci conseguenza delle
azioni. Se guardiamo al passato
anche recente, la politica industriale è stata una categoria bistrattata». E non è solo un problema di eccessi dell'eco-burocrazia. «Dobbiamo riflettere prosegueMosconi- sul Titolo V
della Costituzione visto che lalegislazione concorrente sta finendo per frenare investimenti in
settori strategici come l'energia
e le grandi reti di trasporto».
Raffaele Brancati, presidente
del centro ricerche Met; tra ipromotori del Manifesto per la politica industriale che ha raccolto
le firme di 28o studiosi, offre
un'ulteriore chiave di lettura:
«A bloccare l'industria spesso è
anche la scarsa coerenza tra il
dettato della norma primaria e
la farraginosità, oltre che la lentezza con cui vengono emanati,
dei relativi provvedimenti di attuazione. L'ambiente è l'esem-
pio più eclatante, ma ci sarebbero tanti ambiti di intervento da
semplificare, dall'apprendistato
di alta formazione alla privacy».
Gustavo Piga, docente di Economia politica all'Università di
Roma 2, tra le tante riforme possibili mette in evidenza un principio tanto semplice quanto efficace: «Nessuna amministrazione dovrebbe fare una legge senza aver prima valutato l'impatto
sulle imprese e trovato. eventuali compensazioni. Negli Usa si fa
dal 1979, in Europa è ancora solo
teoria». Per Piga la sburocratizzazione deve essere il mantra
per dare respiro soprattutto alle
piccole e medie imprese, quelle
più penalizzate dall'iper-regolazione, bistrattate dalla politica
economica, «per le quali bisognerebbe avere il coraggio di cre,
are uno specifico ministero».
C.Fo.
0 RIPRODUZIONE RISERVATA
Economia politica. Gustavo Piga,
Università di Roma 2
Economia industriale. Franco
Mosconi, Università di-Parma .
Pagina 39
Presentata la bozza del programma di gestione per valorizzare le aree archeologiche di Ercolano e Torre Annunziata
L'Unesco apre per Pompei ai privati
Il progetto auspica l'ampliamento dell'offerta turistica e sponsor stabili per il fundraising
Francesco Prisco
POMPEI.
C'è il capitolo conservazione con le linee guida su manutenzione e modalità di scavo.
C'è il piano dell'uso pubblico"
con la gestione degli oltre due
milioni di visitatori che arrivano ogni anno. C'è il tema della
governance, con il coordinamento - finora mancato - con
istituzioni e stakeholders attivi
sul territorio e c'è soprattutto il
tema delle sponsorizzazioniprivate, indispensabile per assicurare risorse extra-incassi quando i 105 milioni del Grande progetto saranno finiti.
ACCORDO FONl-A:EIME
LE
Documento da inviare
all'agenzia dell'Onu
entro il 2013 o sarà a rischio
la permanenza nella lista
dei patrimoni dell'umanità
...........................................................................
Laprimabozza del nuovo Piano di gestione dell'area archeologica di Pompei è stata finalmente messa nero su bianco dal
pool di lavoro composto dai tecnici del ministero dei Beni culturali e dalla delegazione dell'Unescó tornata a distanza di due mesi aipiedidel Vesuvio. Un documento che, dopo il crollo della
Schola armátorum del novembre 2010, è diventato fondamentale per la permanenza del sito
campano nel patrimonio mondiale dell'umanità: se il Mibac
non lo consegnasse entro la fine
2013 all'agenzia delle Nazioni
Unite, saremmo-all'anticamera
della cancellazione di Pompei
dal World Heritage. Per ora siamo alla "scatola": è stato redatto
l'indice del testo, l'articolazione
di capitoli e paragrafi e la premessa. Questa scatola per dicembre dovrà essere riempita
di contenuti. E il lavoro toccherà al Mibac: con la visita di martedì si è concluso il tutorato
dell'Unesco inaugurato nel novembre del 2ou, con la conven-
Mondo Universitario
zione da 14omila euro sottoscritta dal ministero italiano a Parigi.
«Una collaborazione proficua sottolinea Gianni Bonazzi, direttore, del settore coordinamento
e studi del Mibac - attraverso la
quale abbiamo individuato una
traccia che ora svilupperemo,
coinvolgendo gli attori istituzionali». Conl'Unesco non sischerza, tanto più che Pompei è sotto
tiro: il 17 giugno in un summit
programmato ad Angkor Wat
saranno resi pubblici i risultati
dell'ultima ispezione effettuata
a gennaio ai piedi del Vesuvio.
Tocca far presto e bene, ma Bonazzi si dice «sicuro che il piano
sarà pronto per dicembre». Il
precedente piano di gestione
viene giudicato inadeguato: risale al 2010, alla chiacchieratissima gestione commissariale di
Marcello Fiori, finita sotto i riflettori della magistratura. Il piano di tre anni fa sostituiva quello obsoleto del 1997, ma dopo i
crolli l'Unesco chiese all'Italia
di superarlo conun nuovo testo.
Quello che dovrà esser pronto per fine anno è un piano che
«declina aspetti innovativi spiega Bonazzi - come la governance e il foundraising, di solito
non contemplati nei piani tradizionali». Sul primo fronte, si insiste per la cooperazione con
istituzioni e stakeholders del territorio e il coordinamento tra gli
interventi del Grande progetto
Pompei e le scelte della soprintendenza. Già la stesura della
bozza è avvenutaunpo' conquesta filosofia, con i sindaci dei comuni coinvolti e 'anche rappresentanti del santuario di Pompei. Il piano auspica la crescita
dell'area extra moenia, oggi carente di servizi e offerta turisti=
ca. C'è il tema del capacity building e la definizione di modelli
di mecenatismo per l'area: il sito punta a dotarsi di "donatori
principali" e semplici sponsor,
seguendo le linee guida del Mibac. Dopo il 2015, quando saranno terminati i 105 milioni
'dell'Ue, ilsito dovràreggersisulle sue gambe:l'idea è individuare partner privati di medio-lungo termine per importi annui di
circa 5 milioni.
@MrPrisçus
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OLYCOM
Incuria. L'immagine di uno dei recenti crolli a Pompei:un muro di pietra grezza caduto presso il vicolo di Modesto
I numeri di un potenziale inespresso
and
d
10batloffl
bmilioni
Stanziamenti Ue
Sono i fondi dell'Unione europea
per attuare miglioramenti al sito
Importi annui da privati
Finiti i fondi Ue, è la cifra annuale
che dovrebbe derivare daglisponsor
Mondo Universitario
2,3 ,,o, ,
1 ,9
I pernottamenti
Flusso turistico
t ù numero complessivo di turisti i Sul totale del flusso è la percentuale
che ogni anno visita Pompei
di chi si ferma negli hotel dell'area
Permanenza media
t la media delle notti trascorse
nell'area dei siti da chi pernotta
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La reazíone0 La Fondazione Idis ha attivato l'Iban per contributi dei privati
Società civile mobilitata
per la Città della Scienza
NAPOLI
Scienziati, artisti, imprenditori, intellettuali: la società civile napoletana si mobilita
per Città della Scienza, lan-'
ciando prima di tutto il segnale chiaro di una volontà di riscossa che non- si vedeva ormai da molto tempo. E si spera che non si esaurisca nel giro di pochi giorni. In realtà, il
tamtam della solidarietà si è
messo in moto subito dopo
che la notte del 4 marzo scorso si sono diffuse sulla rete le
immagini del rogo di Bagnoli.
E lo stesso movimento solidale si è rafforzato dopo che le
prime indagini hanno svelato
che si è trattato di un atto criminale. La Fondazione Idis,
proprietaria del museo distrutto,ha avviato una raccolta fondi
su un conto dedicato(Iban:
IT41X010100349710000000325
6) che ha raccolto circa iomila
euro, solo considerando i pagamenti diretti e con bonifico. Da
ieri è attivo anche il numero telefonico 45599 per la raccolta
fondi promossa dal Comune di
Napoli. E il Banco di Napoli:
«Abbiamo dichiarato disponibilità a concedere anticipazioni sui contributi Miur esistenti e sulle iniziative che
verranno adottate dalle Istituzioni a tutti i livelli», garantisce il direttore generale Giuseppe Castagna. Al conto della Fondazione Idis ha agganciato la propria azione a sostegno di Città della Scienza anche l'Unione industriali di Napoli. «Reagiremo - dice il presidente Paolo Graziano - con
fermezza e determinazione».
Il mondo della scienza si è
sentito direttamente colpito.
Massimo Marrelli, rettore della
Federico II: «Stiamo valutando
-dice-cosa, di quello che è conservato nei nostri musei della'
scienza, sipossarecuperare per
Bagnoli una volta che sarà terminata la ricostruzione. Un
Mondo Universitario
gruppo di ricercatori e dottorandi darà una mano a fare
quanto servirà per far ripartire
le attivita». Mentre dal Ceinge,
il centro di ricerca sulle biotecnologie avanzate, Franco Salvatore, presidente e coordinatore, promuove una marcia presso le sedi di Regione Campania,
Provincia e Comune di Napoli
«per mostrare a tutte le autorità
politiche e amministrative della città - dice - l'indignazione
Massimo Marrelli
Rettore Università Federico II:
«Stiamo va lutando che cosa
si può recuperare per Bagnoli,
una volta terminata
(a ricostruzione, tra ciò
che è conservato nei nostri
musei della scienza»
IMAGOECONOMICA
Rosanna Purchia
Sovrintendente Teatro S. Carlo
«Nell'incendio ho visto
bruciareil lavoro, la cultura
e il futuro dei nostri giovani.
Il San Carlo si donerà a questo
dramma. Mi aspetto però
una risposta da tutta Italia»
per quanto è successo. E anche
la fiducia e la speranza che tutte
le possibili iniziative vengano
perseguite sia per ricostruire
quello che c'era, sia per tenere
viva l'attenzione sulla cultura e
sulla scienza, che sono vanti del
nostro territorio degradato».
Si dice "sanguinante", Rosanna Purchia, sovrintendete del
Teatro San Carlo. «Sono nata a
Bagnoli e quando dopo trentatrè anni sono tornata da Milano
aNapolihovoluto abitarelì. L'altra sera ho vissuto la distruzione di Città della S cienza in diretta e in quell'incendio ho visto
bruciare il lavoro, la cultura e il
futuro dei nostri giovani. Il San
Carlo è impegnato nel sociale e
senz'altro si donerà in qualche
modo a quest'ultimo dramma
napoletano». Poi aggiunge: «Mi
aspetterei una risposta dell'Italia, non solo di Napoli». I pochi
telefoni attivi della Fondazione
Idis sono sempre occupati.
Chiama l'Accademia Aeronautica di Pozzuoli che si dichiara
disponibile a collaborare. Avio,
l'industria aeronautica, presente aPomigliano d'Arco, siprenota per progetti da realizzare in
partnership. Si candidano a offrire proventi del proprio lavoro NapoliTeatro Festival e Fondazione Donnaregina, che gestisce ilMuseo Madre.
Fa sentire la sua voce anche
Mirella Stampa Barracco, fondatrice dell'Associazione Napolinovantanove: «I14marzo- dice - è stata una giornata indimenticabile, come sela cittàfosse avvolta daun sortilegio malefico».Diunafase delicatahaparlato più volte il sindaco, Luigi
de Magistris: «Nelle stagioni di
crisi le mafie, avendo liquidità,
possono cercare di recuperare
consenso sociale. Sono perciò
preoccupato, ma anche fiducioso, perla reazione dei napoletani e del Paese».
V. V.
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Pagina 42
Tra vuoto
e discriminazione
de la coda a meno di non forzare con
adeguati provvedimenti il corso degli
eventi. Un Parlamento con molte più
donne è già un fattore decisivo in tal
senso. La questione occupazionale
femminile è un problema di civiltà, ma
anche di sviluppo e crescita.
LA MATERNITÀ O LA CARRIERA?
MILA SPICOLA
ITALIA HA 12 ANNI ED È LA PIÙ BRAVA DELLA SUA CLASSE . DA GRANDE VUOLE FARE
LA PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E STUDIA COME UNA MATTA. Glielo ripetiamo
fino alla nausea: «se non studi non vai
da nessuna parte». E vero a metà. In
Italia le donne sono il 51% della nostra
popolazione e rappresentano il 60%
del totale dei laureati italiani. In questo dato l'Italia precede Stati Uniti e
Regno Unito. Sono cioè la vera classe
dirigente che esce dalla scuola italiana. Accade altro però. Nel nostro
Paese le donne costituiscono solo: il
27 % dei dirigenti; il 21% dei parlamentari; il 21% dei prefetti; il 19% degli imprenditori; il 18% dei professori ordinari; il 12% dei direttori di ricerca; il 6,8%
dei consiglieri nei CdA di aziende quotate; il 5% dei direttori d'orchestra; il
10% dei primari in ospedale; l'8% dei
sindaci; il 4% degli ambasciatori. Infine 0% Presidente della Repubblica,
0% Presidente del Consiglio dei Ministri.
Il 22% delle laureate non lavora, contro il 9% degli uomini e sono pagate
meno dei loro colleghi maschi. Il differenziale salariale di genere è in Italia
più alto tra laureati (34%) che tra le
persone con titoli di studio di media
inferiore (29%) e media superiore
(28%). I numeri sono il segnale di una
discriminazione evidente. Ho riportato percentuali di presenza femminile
nelle posizioni apicali perché sono
quelle su cui agire per invertire la rotta. Finché i bottoni saranno pigiati perlopiù da uomini è difficile che lo facciano per le donne. È un gatto che si mor-
Mondo Universitario
In Italia la fase critica della carriera lavorativa coincide con una fase critica
anche della vita personale, la recente
formazione della famiglia, i bambini
ancora piccoli. L'Italia ha la fecondità
più tardiva del mondo e un tasso di crescita demografica pari a zero (indice di
recessione nei paesi industrializzati),
con un'età media al primo parto pari a
31 anni. Noto è il fenomeno delle «dimissioni in bianco» (depenalizzato sotto il governo Berlusconi e, in altra forma, riproposto recentemente in
un'amministrazione grillina che ha licenziato un'assessora perché incinta):
la firma di un foglio di dimissioni all'atto dell'assunzione in cui ci si «autolicenzia» nel caso di maternità. La maternità si associa a una caduta dell'occupazione femminile e il numero di
bambini amplifica l'effetto, in Italia
più che altrove: il tasso d'occupazione
delle donne senza figli è pari al 66% e
scende al 60% per le madri con un figlio e al 53% in presenza di due figli.
Molte donne lasciano il lavoro alla na-
La RaN si finge di rosa
dalla tv alla radio
L'8 marzo Rail dedicherà Untera
puntata di «Uno Mattina» e de «La
Vita in Diretta» al tenia della violenza
sulle donne. Spazio ai terni femminili
su Rai2 con «E Fatti vostri» e su Raia
con «Agorà», «Codice a barre» ed
«Elisir,.. Raistoria modificherà l'intero
palinsesto. Idem dicasi perla
programmazione di Radio2 a
cominciare dall'appuntamento con
«Brave ragazze».
scita dei figli perché il nostro Paese, al
di là della retorica delle destre che hanno governato in questi anni, ha destinato aiuti quasi nulli alla conciliazione e
alla cura e ha quasi eliminato gli asili.
Per quelle che rimangono la carriera è
spesso rallentata o bloccata. Quando i
bambini diventano grandi le difficoltà
di conciliazione diminuiscono e le donne potrebbero tornare in corsa, ma
spesso è troppo tardi, soprattutto se
l'età è avanzata. Sono dati che mostrano l'iniquità come anche l'ottusità e la
mediocrità che hanno guidato la vita
politica degli ultimi decenni nella visione economica del Paese. Capace di
escludere scientificamente dalle posizioni decisionali le donne nonostante
le maggiori competenze. Visione determinata dai ritardi culturali di una società in larga misura poco informata
sulle politiche di genere.
Il freno al lavoro qualificato delle
donne italiane, quelle «studiose»
come la mia Italia, che, con sforzi
non indifferenti per tutto il Paese, portiamo alle lauree e ai dottorati, è oggi
uno dei freni alla crescita
complessiva (là dove si è agito in tal
senso si è avuta una crescita sostanziale del Pil).
In momenti di crisi come quello attuale i limiti ideologici e di discriminazione dovrebbero essere annullati per
motivi di "forza maggiore" se non di
civiltà. Se non ci riesce la società da
sola, deve farlo chi governa predisponendo provvedimenti in tal senso.
La voragine si apre quando parliamo di disoccupazione generale. La situazione femminile risulta la più colpita: 44mila donne in meno (occupate)
rispetto a gennaio, raggiungendo un
49,2% di disoccupate al Sud. Una donna su due al Mezzogiorno è senza lavoro. Provvedimenti per conciliazione
della maternità sarebbero d'ausilio
(punire le dimissioni in bianco, realizzare asili, assistenza..), ma agire sulle
discriminazioni nelle posizioni apicali
sarebbe un passo indispensabile per innestare diversi tipi di crescita e sviluppo. Intanto io ripeto a Italia di non
smettere di studiare. Il vento sta cambiando.
Pagina 43
-_Is rri,srn r;el rî,llert".'o,
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n ; !i i ha Lrrr, aïn n(tii;1 ji
j > ".Cd ) ,Jii 'ul.:
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BARTLEBY
E IL FONDO ROVERSI
CERCANO CASA
MEGLIO IN CENTRO
IL COLLETTIVO STUDENTESCO CUSTODISCE
MOLTISSIME RIVISTE APPARTENUTE Al POETA.
MA, DOPO LO SGOMBERO DALL'UNIVERSITA E IL NO
ALLA SEDE PERIFERICA, NON SA DOVE ANDARE
SOPRA, ROBERTO
ROVERSt.
IN ALTO, LA
MANIFESTAZIONE
DOPO
LO SGOMBERO
E, A DESTRA,
LA BIBLIOTECA
DELL'ATENEO
BOLOGNESE
Mondo Universitario
OLOGNA, Perlopiù parliamo di riviste, Molte
nemmeno catalogabili,
anche se rare e i nt ro- Ibili. E il valore è in alcuni casi
solo simbolico. Sono però un
pezzo dei pregiato fondo di Roberto Roversi, 25 mila tra libri
antichi, testi teatrali e di narrativa, periodici da collezionisti:
l'eredità del grande poeta bolognese scomparso l'anno scorso.
Una sorta di totem capace di legittimare lautorevolezza culturale di chi lo possiede, come dimostra l'aspra contesa, a Bologna,
tra il collettivo studentesco Bartieby, l'Università e il Comune.
Il collettivo, essendo il legittimo proprietario delle riviste, le
ha reclamate a gran voce, dopo
essere stato sgomberato con la
forza, dalla polizia, dai locali dell'università dove svolgeva le sua
attività e dove custodiva quel
piccolo tesoro, II rettore dell'ateneo Ivano Dionigi, che a sua volta
le aveva messe sotto chiave, si è
dato da fare per dipanare la complessa matassa burocratica e legislativa. Alla fine quella parte di
fondo - 71 scatoloni - è tornata
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L;y, -;i rr:oï n
Pagina 44
Ogni dito
ha quattro
articolazioni
e tre gradi
di movimento.
Ogni braccio dispone
di 41 sensori di torsione
per dare un feedback
all'operatore.
Dispositivi di blocco
delle sospensioni
irrigidiscono la parte
superiore del corpo
durante l'operatività,
t n.
reeu
Ecco ,iustn, san robot desti í lo a viaggiare nello
o spazio, ma controllato da un p.lota in carnee ossa
sulla `erra. «Essere in'Ich- p
, ?' significa avere la sensazione di essere effetúvamente in un luogo,
:'he senza raggiungerlo mai», spiega Gerd Hirzingei dell'InstituteofRoboticsa iI',Iecbatrnniespres
l.,n Nel 199'. Hii ,-J w es nra responsabile del Rotex, un ,ioni ;, i:na per lo sviluppo
so il Dl . il centro aerospaziale tede co cl s
del primo robot spaziale controllato a distanza. «Per sette anni lì :irl i« ,fazioni di .lustin s+, ,:.:,I,n u'ibzr, tr ;:ll .r ri:ci dilla Stazione spaziale internazionale, dove hanno funzionato a ineravilia», sottolinea Hirzinger. «Sino sicuro che puc; lavorare
i
anche sulla Luna». Justin può essere controllato da 44mila chilometri di distanza, con un ritardo di appena 600
millisecondi. t dotato di due mani che trasmettono a chi lo comanda la sensazione di cosa sta toccando e di un
esoscheletro simile a quello di un palombaro che ne sostiene i movimenti. Per Hirzinger «i robot sono già pronti per le missioni spaziali. Adesso possiamo controllare i loro movimenti da terra con una precisione senza precedenti. Non c'è bisogno di aspettare che raggiungano un livello di intelligenza più avanzata». - DAN COSSINS
Mondo Universitario
Pagina 45
A Bologna nasce
un cervella fatto di bit
«Un telescopio gigante per esplorare le profondità del cervello», lo ha definito Henry
Markram dell'École Polytechnìque Fédérale
di Losanna. t l'impresa che, insieme ad al-
La sfida di Markram, che guida l'iniziativa, è
mettere a punto il più dettagliato modello di
funzionamento del cervello umano mai realizzato usando la potenza di una rete di supercomputer per simulare le interazioni tra
86 miliardi di neuroni. Le ricadute attesevanno dall'avanzamento delle neuroscienze alla
scoperta di nuove strategie per sconfiggere
malattie neurologiche, allo sviluppo di innovativi paradigmi computazionalí.
tre decine di scienziati europei, si propone
di compiere. Come Galileo ha aperto nuove
strade per comprendere quello che sta sopra le nostre teste, così i ricercatori che partecipano allo Human Brain Project (Hbp)
sono convinti di rivoluzionare la conoscenza di ciò che sta dentro il nostro cranio.
Per riuscirci, nei prossimi dieci anni avranno a disposizione un miliardo di euro, visto
che a fine gennaio la Commissione europea
ha inserito Hbp tra i due progetti vincitori della Future and emerging technologies,
competizione che ha individuato i filoni
di avanguardia della ricerca continentale.
E proprio sul fronte Jet arriverà uno dei contributi italiani a Hbp. Uno dei quattro supercomputer che costituiranno la piattaforma
sarà messo a disposizione da Cineca di Bologna, il più importante centro di calcolo tricolore. «li nostro compito principale», spiega
Giovanni Erbacei, referente Cineca per Hbp,
«sarà fornire capacità di elaborazione per realizzare analisi avanzate di enormi quantità
di dati che verranno da simulazioni ed esperimenti». Una bella sfida perla tecnologia italiana. «La scommessa è essere all'avanguardia
non per un paio di anni, ma i prossimi dieci».
- RAFFAELE MASTROLONARDO
CINECA, II, PIÙ POTENTE CENTRO)
DI CALCOLO ITALIANO,
PARTECIPERÀ ALLA
IN GRADO
DI SIMULARE LA MENTE UMANA
Mondo Universitario
Pagina 46
•
X ,21%,. D% e
I finanziamenti andranno a sette progetti
Dario Nardella
commentalo
sviluppo di
progetti nati da
partnership tra
imprese, centri
d i ricerca e
pubbliche
amministrazioni
FIRENZE - E' di oltre 135 milioni di euro il finanziamento
che arriverà al territorio fiorentino grazie ai fondi stanziati
dal bando Miur Smart City&Communities, indetto dal il ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca per lo sviluppo
di progetti nati da partnership tra imprese, centri di ricerca e
pubbliche amministrazioni.
1135 milioni andranno a finanziare sette progetti, suppostati dall'amministrazione comunale di Firenze, che hanno superato la selezione del ministero e che sono destinati allo sviluppo di modelli tecnologicamente innovativi per lo sviluppo urbano.
Si va dalla fornitura di nuovi strumenti e soluzioni per il patrimonio culturale, all'architettura sostenibile per edifici a
impatto zero. Ma ci sono anche progetti che partono dall'infomobilità urbana per car-sharing e per la distribuzione di
merci fino a nuove applicazioni per la gestione di traffico, semafori, viabilità. Fra i progetti scelti ce n'è anche uno per la
bigliettazione elettronica per il trasporto pubblico e uno che
Segnalazioni
propone nuovi sistemi per la sicurezza e la sorveglianza del
territorio, fino ad arrivare a nuovi servizi telematici dell'amministrazione per cittadini ed imprese.
"Si tratta di progetti che l'amministrazione comunale ha deciso di supportare, con la disponibilità a gestire la parte sperimentale, perché potranno avere ricadute importanti per la
qualità urbana e per la vita quotidiana dei cittadini" ha sottolineato il vicesindaco Dario Nardella.
" Con questo ottimo risultato, che premia ben 7 dei 9 progetti presentati dal nostro territorio - ha aggiunto il neodeputato - Firenze conferma di essere una delle città più dinamiche
ed attive nel campo dell'innovazione, dove già siamo all'avanguardia con esperienze come il Parco Urbano delle Murate e l'Incubatore di Brozzi".
La speranza del Comune è che lo sviluppo di questi progetti
possa anche avere effetti positivi sull'occupazione, in particolare quella giovanile, che è ancora ad alti livelli, tangto da
rischiare di diventare un allarme sociale.
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