Sussidi per i centri di ascolto - secondo incontro
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Sussidi per i centri di ascolto - secondo incontro
CENTRI DI ASCOLTO Quaresima 2016.2 UNA MISERICORDIA DA ACCOGLIERE INIZIO Quando tutti sono riuniti, si esegue un canto adatto o si fa una pausa di raccoglimento. Poi tutti si fanno il segno della croce, mentre chi guida dice: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. R. Amen. SALUTO Chi guida saluta i presenti dicendo: Lodiamo il Signore, perché è buono R. Eterna è la sua misericordia. MONIZIONE INTRODUTTIVA E INVOCAZIONE DELLO SPIRITO SANTO Chi guida introduce l’incontro con queste parole o altre simili: Gesù ha promesso di essere presente in mezzo ai suoi discepoli, ogni volta che si riuniscono nel suo nome. In questo incontro fraterno di meditazione e di preghiera, egli è presente e ci parla; ma è necessario che la nostra vita corrisponda pienamente alla sua parola. Innalziamo la nostra mente a Dio, e invochiamo il dono dello Spirito Santo perché ci guidi alla verità tutta intera. Tutti pregano per qualche momento in silenzio. Donaci, o Padre, di sentire in mezzo a noi la presenza del Cristo tuo Figlio, promessa a quanti sono radunati nel suo nome, e fa' che, nello Spirito di verità e di amore, sperimentiamo in noi abbondanza di luce, di misericordia e di pace. Per Cristo nostro Signore. R. Amen. LETTURA DELLA PAROLA DI DIO Quindi alcuni lettori o qualcuno dei presenti legge i seguenti brani della Sacra Scrittura 1 lettore Ascoltate la parola di Dio Giovanni 8,1 Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?". 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei". 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?". 11Ed ella rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più". 2 lettore Luca 15, 1 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: "Costui accoglie i peccatori e mangia con loro". 3Ed egli disse loro questa parabola: 1 4"Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. 8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto". 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte". 11Disse ancora: "Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". 20Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". 22Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa. 25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo.27Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso". 31Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"". Parola di Dio R. Rendiamo grazie a Dio. RIFLESSIONE Colui che guida avvia la riflessione ispirandosi alla Parola e ai seguenti insegnamenti del Magistero. Dall’Angelus di papa Francesco del 17 marzo 2013 In questa quinta domenica di Quaresima, il Vangelo ci presenta l’episodio della donna adultera (cfr Gv 8,1-11), che Gesù salva dalla condanna a morte. Colpisce l’atteggiamento di Gesù: non sentiamo parole di disprezzo, non sentiamo parole di condanna, ma soltanto parole di amore, di misericordia, che invitano alla conversione. “Neanche io ti condanno: va e d’ora in poi non peccare più!” (v. 11). Eh!, fratelli e sorelle, il volto di Dio è quello di un padre misericordioso, che sempre ha pazienza. Avete pensato voi alla pazienza di Dio, la pazienza che lui ha con ciascuno di noi? Quella è la sua misericordia. Sempre ha pazienza, pazienza con noi, ci comprende, ci attende, non si stanca di perdonarci se sappiamo tornare a lui con il cuore contrito. “Grande è la misericordia del Signore”, dice il Salmo…. Il Cardinale Kasper diceva che sentire misericordia, questa parola cambia tutto. E’ il meglio che noi possiamo sentire: cambia il mondo. Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto. Abbiamo bisogno di capire bene questa misericordia di Dio, questo Padre misericordioso che ha tanta pazienza … Ricordiamo il profeta Isaia, che afferma che anche se i nostri peccati fossero rossi scarlatti, l’amore di Dio li renderà bianchi come la neve. E’ bello, quello della misericordia! Ricordo, appena Vescovo, nell’anno 1992, è arrivata a Buenos Aires la Madonna di Fatima e si è fatta una grande Messa per gli ammalati. Io sono andato a confessare, a quella Messa. E quasi alla fine della Messa mi sono alzato, perché dovevo amministrare una cresima. E’ venuta da me una donna anziana, umile, molto umile, ultraottantenne. Io l’ho guardata e le ho detto: “Nonna – perché da noi si dice così agli anziani: nonna – lei vuole confessarsi?”. “Sì”, mi ha detto. “Ma se lei non ha peccato …”. E lei mi ha detto: “Tutti abbiamo peccati …”. “Ma forse il Signore non li perdona …”. “Il Signore perdona tutto”, mi ha detto: sicura. “Ma come lo sa, lei, signora?”. “Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe”. Io ho sentito una voglia di domandarle: “Mi dica, signora, 2 lei ha studiato alla Gregoriana?”, perché quella è la sapienza che dà lo Spirito Santo: la sapienza interiore verso la misericordia di Dio. Non dimentichiamo questa parola: Dio mai si stanca di perdonarci, mai! “Eh, padre, qual è il problema?”. Eh, il problema è che noi ci stanchiamo, noi non vogliamo, ci stanchiamo di chiedere perdono. Lui mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono. Non ci stanchiamo mai, non ci stanchiamo mai! Lui è il Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti noi. E anche noi impariamo ad essere misericordiosi con tutti. Invochiamo l’intercessione della Madonna che ha avuto tra le sue braccia la Misericordia di Dio fatta uomo. Dalla Bolla d’indizione del Giubileo della misericordia “Misericordiae Vultus” di papa Francesco 8. Con lo sguardo fisso su Gesù e il suo volto misericordioso possiamo cogliere l’amore della SS. Trinità. La missione che Gesù ha ricevuto dal Padre è stata quella di rivelare il mistero dell’amore divino nella sua pienezza. « Dio è amore » (1 Gv 4,8.16), afferma per la prima e unica volta in tutta la Sacra Scrittura l’evangelista Giovanni. Questo amore è ormai reso visibile e tangibile in tutta la vita di Gesù. La sua persona non è altro che amore, un amore che si dona gratuitamente. Le sue relazioni con le persone che lo accostano manifestano qualcosa di unico e di irripetibile. I segni che compie, soprattutto nei confronti dei peccatori, delle persone povere, escluse, malate e sofferenti, sono all’insegna della misericordia. Tutto in Lui parla di misericordia. Nulla in Lui è privo di compassione. Gesù, dinanzi alla moltitudine di persone che lo seguivano, vedendo che erano stanche e sfinite, smarrite e senza guida, sentì fin dal profondo del cuore una forte compassione per loro (cfr Mt 9,36). In forza di questo amore compassionevole guarì i malati che gli venivano presentati (cfr Mt 14,14), e con pochi pani e pesci sfamò grandi folle (cfr Mt 15,37). Ciò che muoveva Gesù in tutte le circostanze non era altro che la misericordia, con la quale leggeva nel cuore dei suoi interlocutori e rispondeva al loro bisogno più vero. Quando incontrò la vedova di Naim che portava il suo unico figlio al sepolcro, provò grande compassione per quel dolore immenso della madre in pianto, e le riconsegnò il figlio risuscitandolo dalla morte (cfr Lc 7,15). Dopo aver liberato l’indemoniato di Gerasa, gli affida questa missione: « Annuncia ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te » (Mc 5,19). Anche la vocazione di Matteo è inserita nell’orizzonte della misericordia. Passando dinanzi al banco delle imposte gli occhi di Gesù fissarono quelli di Matteo. Era uno sguardo carico di misericordia che perdonava i peccati di quell’uomo e, vincendo le resistenze degli altri discepoli, scelse lui, il peccatore e pubblicano, per diventare uno dei Dodici. San Beda il Venerabile, commentando questa scena del Vangelo, ha scritto che Gesù guardò Matteo con amore misericordioso e lo scelse: miserando atque eligendo.[7] Mi ha sempre impressionato questa espressione, tanto da farla diventare il mio motto. 9. Nelle parabole dedicate alla misericordia, Gesù rivela la natura di Dio come quella di un Padre che non si dà mai per vinto fino a quando non ha dissolto il peccato e vinto il rifiuto, con la compassione e la misericordia. Conosciamo queste parabole, tre in particolare: quelle della pecora smarrita e della moneta perduta, e quella del padre e i due figli (cfr Lc 15,1-32). In queste parabole, Dio viene sempre presentato come colmo di gioia, soprattutto quando perdona. In esse troviamo il nucleo del Vangelo e della nostra fede, perché la misericordia è presentata come la forza che tutto vince, che riempie il cuore di amore e che consola con il perdono. Angelus di papa Francesco (domenica, 15 settembre 2013) Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Nella Liturgia di oggi si legge il capitolo 15 del Vangelo di Luca, che contiene le tre parabole della misericordia: quella della pecora smarrita, quella della moneta perduta, e poi la più lunga di tutte le parabole, tipica di san Luca, quella del padre e dei due figli, il figlio “prodigo” e il figlio, che si crede “giusto”, che si crede santo. Tutte e tre queste parabole parlano della gioia di Dio. Dio è gioioso. Interessante questo: Dio è gioioso! E qual è la gioia di Dio? La gioia di Dio è perdonare, la gioia di Dio è perdonare! E’ la gioia di un pastore che ritrova la sua pecorella; la gioia di una donna che ritrova la sua moneta; è la gioia di un padre che riaccoglie a casa il figlio che si era perduto, era come morto ed è tornato in vita, è tornato a casa. Qui c’è tutto il Vangelo! Qui! Qui c’è tutto il Vangelo, c’è tutto il Cristianesimo! Ma guardate che non è sentimento, non è “buonismo”! Al contrario, la misericordia è la vera forza che può salvare l’uomo e il mondo dal “cancro” che è il peccato, il male morale, il male spirituale. Solo l’amore riempie i vuoti, le voragini negative che il male apre nel cuore e nella storia. Solo l’amore può fare questo, e questa è la gioia di Dio! Gesù è tutto misericordia, Gesù è tutto amore: è Dio fatto uomo. Ognuno di noi, ognuno di noi, è quella pecora smarrita, quella moneta perduta; ognuno di noi è quel figlio che ha sciupato la propria libertà seguendo idoli falsi, miraggi di felicità, e ha perso tutto. Ma Dio non ci dimentica, il Padre non ci abbandona mai. E’ un padre paziente, ci aspetta sempre! Rispetta la nostra libertà, ma rimane sempre fedele. E quando ritorniamo a Lui, ci accoglie come figli, nella sua casa, perché non smette mai, neppure per un momento, di aspettarci, con amore. E il suo cuore è in festa per ogni figlio che ritorna. E’ in festa perché è gioia. Dio ha questa gioia, quando uno di noi peccatore va da Lui e chiede il suo perdono. 3 Il pericolo qual è? E’ che noi presumiamo di essere giusti, e giudichiamo gli altri. Giudichiamo anche Dio, perché pensiamo che dovrebbe castigare i peccatori, condannarli a morte, invece di perdonare. Allora sì che rischiamo di rimanere fuori dalla casa del Padre! Come quel fratello maggiore della parabola, che invece di essere contento perché suo fratello è tornato, si arrabbia con il padre che lo ha accolto e fa festa. Se nel nostro cuore non c’è la misericordia, la gioia del perdono, non siamo in comunione con Dio, anche se osserviamo tutti i precetti, perché è l’amore che salva, non la sola pratica dei precetti. E’ l’amore per Dio e per il prossimo che dà compimento a tutti i comandamenti. E questo è l’amore di Dio, la sua gioia: perdonare. Ci aspetta sempre! Forse qualcuno nel suo cuore ha qualcosa di pesante: “Ma, ho fatto questo, ho fatto quello …”. Lui ti aspetta! Lui è padre: sempre ci aspetta! Se noi viviamo secondo la legge “occhio per occhio, dente per dente”, mai usciamo dalla spirale del male. Il Maligno è furbo, e ci illude che con la nostra giustizia umana possiamo salvarci e salvare il mondo. In realtà, solo la giustizia di Dio ci può salvare! E la giustizia di Dio si è rivelata nella Croce: la Croce è il giudizio di Dio su tutti noi e su questo mondo. Ma come ci giudica Dio? Dando la vita per noi! Ecco l’atto supremo di giustizia che ha sconfitto una volta per tutte il Principe di questo mondo; e questo atto supremo di giustizia è proprio anche l’atto supremo di misericordia. Gesù ci chiama tutti a seguire questa strada: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). Io vi chiedo una cosa, adesso. In silenzio, tutti, pensiamo… ognuno pensi ad una persona con la quale non stiamo bene, con la quale ci siamo arrabbiati, alla quale non vogliamo bene. Pensiamo a quella persona e in silenzio, in questo momento, preghiamo per questa persona e diventiamo misericordiosi con questa persona. Dalla catechesi di S. Giovanni Paolo II :“Credo la remissione dei peccati” (Mercoledì, 8 settembre 1999) 1. Continuando ad approfondire il senso della conversione, cercheremo oggi di comprendere anche il significato della remissione dei peccati che ci viene offerta da Cristo attraverso la mediazione sacramentale della Chiesa. E in primo luogo vogliamo prendere coscienza del messaggio biblico sul perdono di Dio: messaggio ampiamente sviluppato nell'Antico Testamento e che trova la sua pienezza nel Nuovo. La Chiesa ha inserito questo contenuto della sua fede nello stesso Credo, dove appunto professa la remissione dei peccati: Credo in remissionem peccatorum. 2. L’Antico Testamento ci parla, in diverse maniere, del perdono dei peccati. Troviamo a tal proposito una terminologia variegata: il peccato è “perdonato”, “cancellato” (Es 32,32), “espiato” (Is 6, 7), “gettato dietro le spalle” (Is 38, 17). Dice ad esempio il Salmo 103: “Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie” (v. 3), “Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe . . . Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono” (v.10 e v.13). Questa disponibilità di Dio al perdono non attenua la responsabilità dell’uomo e la necessità di un suo impegno di conversione. Ma come sottolinea il profeta Ezechiele, se il malvagio si ritrae dalla sua condotta perversa il suo peccato non sarà più ricordato, egli vivrà (cfr Ez 18, spec. vv. 19-22). 3. Nel Nuovo Testamento, il perdono di Dio si manifesta attraverso le parole ed i gesti di Gesù. Rimettendo i peccati Gesù mostra il volto di Dio Padre misericordioso. Prendendo posizione contro alcune tendenze religiose caratterizzate da ipocrita severità nei confronti dei peccatori, egli illustra in diverse occasioni quanto grande e profonda sia la misericordia del Padre verso tutti i suoi figli (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1443). Vertice di questa rivelazione può essere considerata la parabola sublime che si suol chiamare “del figliol prodigo”, ma che dovrebbe essere denominata del “padre misericordioso” (Lc 15, 11-32). Qui l’atteggiamento di Dio è presentato in termini davvero sconvolgenti rispetto ai criteri e alle attese dell’uomo. Il comportamento del padre nella parabola è compreso in tutta la sua originalità se teniamo presente che, nel contesto sociale del tempo di Gesù, era normale che i figli lavorassero nella casa paterna, come i due figli del padrone della vigna, di cui Egli ci parla in un’altra parabola (cfr Mt 21, 28-31). Questo regime doveva durare fino alla morte del padre, e solo allora i figli si dividevano i beni che spettavano loro in eredità. Nel nostro caso, invece, il padre accondiscende al figlio minore, che gli chiede la sua parte di patrimonio, e divide le sue sostanze tra lui e il figlio maggiore (cfr Lc15, 12). 4. La decisione del figlio minore di emanciparsi, sperperando le sostanze ricevute dal padre e vivendo dissolutamente (cfr Ivi,15,13), è una sfacciata rinuncia alla comunione familiare. L’allontanamento dalla casa paterna ben esprime il senso del peccato, con il suo carattere di ingrata ribellione e i suoi esiti anche umanamente penosi. Di fronte alla scelta di questo figlio, l’umana ragionevolezza, espressa in qualche modo nella protesta del fratello maggiore, avrebbe consigliato la severità di un’adeguata punizione, prima di una piena reintegrazione nella famiglia. Ed invece il padre, vistolo tornare da lontano, gli corre incontro pieno di commozione (o meglio, “agitandosi nelle sue viscere”, come dice letteralmente il testo greco: Lc 15, 20), lo stringe in un abbraccio d’amore e vuole che tutti gli facciano festa. La misericordia paterna risalta ancora di più quando questo padre, rimproverando teneramente il fratello maggiore che rivendica i propri diritti (cfr Ivi 15, 29s.), lo invita al comune banchetto di gioia. La pura legalità viene superata dal generoso e gratuito amore paterno, che supera la giustizia umana e convoca ambedue i fratelli a sedersi ancora una volta alla mensa del padre. 4 Il perdono non consiste solo nel ricevere nuovamente sotto il tetto paterno il figlio che se ne è allontanato, ma anche nell’accoglierlo nella gioia di una comunione ricomposta, trasferendolo dalla morte alla vita. Per questo “bisognava far festa e rallegrarsi” (Ivi 15, 32). Il Padre misericordioso che abbraccia il figlio perduto è l’icona definitiva del Dio rivelato da Cristo. Egli è anzitutto e soprattutto Padre. È il Dio Padre che stende le sue braccia benedicenti e misericordiose, attendendo sempre, non forzando mai nessuno dei suoi figli. Le sue mani sorreggono, stringono, danno vigore e nello stesso tempo confortano, consolano, accarezzano. Sono mani di padre e di madre nello stesso tempo. Il padre misericordioso della parabola contiene in sé, trascendendoli, tutti i tratti della paternità e della maternità. Gettandosi al collo del figlio mostra le sembianze di una madre che accarezza il figlio e lo circonda del suo calore. Si comprende, alla luce di questa rivelazione del volto e del cuore di Dio Padre, la parola di Gesù, che sconcerta la logica umana: “Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Ivi 15, 7). Così pure: “C’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte” (Ivi 15, 10). 5. Il mistero del ‘ritorno-a-casa’ esprime mirabilmente l’incontro tra il Padre e l’umanità, tra la misericordia e la miseria, in un circolo d’amore che non riguarda solo il figlio perduto, ma si estende a tutti. L’invito al banchetto, che il padre rivolge al figlio maggiore, implica l’esortazione del Padre celeste a tutti i membri della famiglia umana perché anch’essi siano misericordiosi. L’esperienza della paternità di Dio implica l’accettazione della ‘fraternità’, proprio perché Dio è Padre di tutti, anche del fratello che sbaglia. Narrando la parabola, Gesù non parla solo del Padre, ma lascia intravedere anche i suoi stessi sentimenti. Di fronte ai farisei e agli scribi che lo accusano di ricevere i peccatori e di mangiare con loro (cfr Ivi 15, 2), egli mostra di preferire i peccatori e i pubblicani che si avvicinano a lui con fiducia (cfr Ivi 15, 1) e rivela così di essere inviato a manifestare la misericordia del Padre. È la misericordia che rifulge soprattutto sul Golgota, nel sacrificio offerto da Cristo in remissione dei peccati (cfr Mt 26, 28). Dopo un breve silenzio, si avvia la condivisione rispondendo alle seguenti domande La parola di Dio presenta diverse figure che fanno esperienza o sono chiamati a fare esperienza di misericordia: adultera, pecora perduta, moneta smarrita, figlio minore e figlio maggiore del padre misericordioso. Con quale di esse ti è più facile identificarti? Perché? Cerca di essere concreto. Cosa significa nella tua vita che l’accettazione della misericordia di Dio comporta anche l’accettazione del fratello che sbaglia? Dopo la condivisione, segue la PREGHIERA DEI FEDELI Signore Gesù Cristo, tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste, e ci hai detto che chi vede te vede lui. Mostraci il tuo volto e saremo salvi. Rit. Donaci la tua misericordia! Il tuo sguardo pieno di amore liberò Zaccheo e Matteo dalla schiavitù del denaro; l’adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in una creatura; fece piangere Pietro dopo il tradimento, e assicurò il Paradiso al ladrone pentito. Fa’ che ognuno di noi ascolti come rivolta a sé la parola che dicesti alla samaritana: Se tu conoscessi il dono di Dio! Rit. Donaci la tua misericordia! Tu sei il volto visibile del Padre invisibile, del Dio che manifesta la sua onnipotenza soprattutto con il perdono e la misericordia: fa’ che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di te, suo Signore, risorto e nella gloria. Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch’essi rivestiti di debolezza per sentire giusta compassione per quelli che sono nel l’ignoranza e nell’errore; fa’ che chiunque si accosti a uno di loro si senta atteso, amato e perdonato da Dio. Rit. Donaci la tua misericordia! 5 Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con la sua unzione perché il Giubileo della Misericordia sia un anno di grazia del Signore e la sua Chiesa con rinnovato entusiasmo possa portare ai poveri il lieto messaggio, proclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertà e ai ciechi restituire la vista. Rit. Donaci la tua misericordia! Lo chiediamo a te per intercessione di Maria Madre della Misericordia, e con lei, obbedienti al tuo insegnamento, ci rivolgiamo al Padre dicendo: Padre nostro. PREGHIERA DI BENEDIZIONE Colui che guida, con le mani giunte, pronuncia la preghiera di benedizione Ti ringraziamo, Signore, e ti benediciamo: molte volte e in molti modi parlasti ai nostri padri per mezzo dei profeti nella pienezza dei tempi hai parlato nel tuo Figlio, per manifestare a tutti gli uomini le ricchezze della tua grazia; nella tua immensa bontà guarda i tuoi figli convocati per meditare la tua Parola: rinnova la nostra fede e aiutaci a riconoscere i segni della tua volontà, perché accogliendo e annunziando il Vangelo, portiamo frutti abbondanti di opere buone. Per Cristo nostro Signore. R. Amen. CONCLUSIONE Quindi conclude dicendo: Benediciamo il Signore. R. Rendiamo grazie a Dio. Un canto corale può chiudere l’incontro. 6