Novembre/Dicembre 2011

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Novembre/Dicembre 2011
Abbazia
di Sant’Andrea in Flumine
ricevimenti
congressi
mostre
Anno 3
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Numero 27
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Esclusiva ed elegante, a pochi km da Roma, l’Abbazia di Sant’Andrea in Flumine da secoli domina la lussureggiante
Valle del Tevere.
Accogliente ed esclusivo, il complesso abbaziale è disponibile per ricevimenti, congressi e mostre. La bellissima chiesa
consacrata costruita nel VI sec d.c. disponibile per la celebrazione, accoglie gli ospiti in un’atmosfera intima e sacra
che nasce da una semplicità architettonica che ben si coniuga alla policromia dei mosaici e degli affreschi.
L’ampio giardino antistante la chiesa, circondato dalle antiche mura, risulta la scelta ideale per l’aperitivo e il taglio
torta. È possibile prevedere intrattenimento musicale, fiaccolata ed allestimenti personalizzati.
I sobri saloni per il ricevimento con splendida vista sulla valle, possono accogliere fino a 220 ospiti.
A vostra disposizione un impeccabile servizio banqueting che saprà deliziare i palati più esigenti offrendo genuinità,
tradizione ed innovazione.
Copia omaggio
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Speciale Novembre/Dicembre 2011
Loc. Abbadia snc - 00060 Ponzano Romano (RM)
Tel. 0765.338310 - Mob. 3382614973 - www.abbaziadisantandrea.com
Editore
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direttore editoriale
Mariela A. Gizzi
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SOMMARIO
SPECIALE
NOVEM B RE / DICEM B RE 2 0 1 1
direttore responsabile
Francesca d’Aloja
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AMMINISTRAZIONE
Raimondo Cappa
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Cover
Oltre la luce
ph Doimo Decor
redazione
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Irene Cappa
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coordinamento REDAZIONE
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Donatella Codonesu
progetto grafico
e impaginazione
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stampa
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distribuzione
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ANNO 3 - NUMERO 27
Periodicità mensile
novembre/dicembre 2011
LA VOLPE
TRAVEL
il mondo a colori
6
TRAVEL
RESORT
10
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lubecca cittÀ
di cultura
charme e vini
delle langhe
interview
fashion
golf
18
28
50
equitazione
gourmet
design
52
78
104
antonio rossi
sere di festa
pro amateur
Brunello Cucinelli
hanno collaborato
Alessandra Vittoria Fanelli
Antonella De Santis
Carlotta Miceli Picardi
Enrico Porfido
Enrico Tonali
Ester Lorido
Fabrizio Lodi
Fabrizio Prato
Francesco Mantica
Laura Mocci
Loriana Nei
Luisa Espanet
Maria Laura Perilli
Monia Innocenti
Renata Biserni
Vittoria di Venosa
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al n. 58/2009 del 25/2/2009
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M AGA ZINE
Tutti i colori del mondo
Dal nord Europa al sud america le immagini
più allegre e vivaci del nostro pianeta arcobaleno
L’
di Donatella Codonesu
L’
case a colori Buenos Aires
interesse per il colore portò Newton a
scoprire la scomposizione della luce in
un arcobaleno, Goethe a scrivere un
saggio sul fenomeno cromatico e Kandinskij a teorizzare
l’associazione delle tinte a suoni, movimenti e quindi a scarti
emotivi nell’osservatore.
Se il dibattito sull’impatto del colore nel contesto urbanistico
è acceso fin dal XVIII° secolo, oggi l’utilizzo delle tinture
negli interni, insieme allo studio di spazi e luce, è oggetto
della moderna progettazione ergonomica. In bioarchitettura
si tiene in considerazione il fatto che le tonalità ‘calde’
e solari come giallo, arancio e rosso, stimolino energie ed
irrequietezza mettendosi in evidenza nello spazio, mentre
quelle ‘fredde’, che includono i grigi, i blu e i verdi, siano
invece rilassanti, recessive e quindi poco ‘invadenti’. Discorso
a parte per il bianco, che somma tutti i colori dell’iride ed
è totalmente neutro nel suo candore, e per il nero, che è
invece un non-colore.
travel
Canale di Burano Venezia
M AGA ZINE
Olinda - Brasile
La Boca - Buenos Aires
San Francisco - Usa
Jodhpur - India
Utrecht - Olanda
Irlanda
Teorie scientifiche a parte, l’uso degli effetti cromatici
nell’architettura connota allegramente molti contesti urbani
in quasi tutti i Paesi del globo, caratterizzando l’atmosfera
e vivacizzando i paesaggi. Ecco quindi una carrellata di
immagini che dagli angoli più reconditi della terra manifestano
la gioia di vivere in sfumature pastello o brillanti contrasti.
Dall’Irlanda al Sudafrica, da Buenos Aires a San Francisco,
dall’India al Brasile, senza dimenticare la nostra Burano, il
giro del mondo in un variopinto arcobaleno! ◆
Istanbul - Turchia
Ceramiche - Istanbul
colori
su tela
P
P
ittore e architetto
romano, Mauro
Stampatori
partecipa alle avanguardie anni
’60 e si dedica con passione alla
tela fondendo su di essa i suoi due
principali interessi. Soggetti delle sue
opere sono infatti spesso facciate,
edifici e complessi architettonici,
come in questo bel dipinto che fa
parte di una serie di variopinti ritratti
dei tetti della sua città.
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LUBECCA, LA CITTà DEI NOBEL
Piena di capolavori architettonici Lubecca,
Patrimonio Culturale dell’Unesco dal 1987,
è stata premiata per l’impegno
con cui protegge i suoi monumenti cittadini
di Alessandra Vittoria Fanelli
St. Jakobi - Ph Sven-Erik Arndt
Il Dom - ph Torsten Krüger
A
A
rrivare a Lubecca e immergersi nel
fascino decadente dei Buddenbrook,
la famiglia descritta nel romanzo del
grande scrittore tedesco Thomas Mann, nativo della città e
premiato con il Nobel per la Letteratura nel 1929, è ancora
una tangibile emozione.
Non solo Lubecca è la città natale di Mann, ma anche quella
del grande statista tedesco Willy Brandt, uno dei protagonisti
della storia della Germania dopo la seconda guerra mondiale
e fautore della riunificazione delle due Germanie (Ostpolitik),
anch’esso premiato con il Nobel per la Pace nel 1971.
Praticamente un viaggio a Lubecca non è solo visitare una
città medioevale cinta dal verde e dall’acqua e ammirare i
suoi edifici storici, ma anche ‘respirare’ cultura e passione
per i lasciti storici di questi due grandi protagonisti del XX
secolo. Lubecca è stata infatti inserita nel Patrimonio Culturale
Gunter Grass Esterno giardino - ph LTM Doris Schütz
Fiume Trave - ph Sven-Erik Arndt
Holstentor - ph. LTM - Sven-Erik Arndt
Unesco per il suo centro storico di edifici gotici, rinascimentali,
barocchi e neoclassici rimasti intatti, nonostante la terribile
incursione area della Royal Air Force della domenica delle
Palme del 1942 che distrusse parte della città, poi ricostruita
con particolare attenzione.
Entrati dal possente Holstentor, porta principale e simbolo
di Lubecca e attraversato il fiume Trave, ecco i primi edifici
storici della città anseatica che ci portano al centro cittadino
che si apre sulla grande piazza del municipio (Rathaus)
alle cui spalle si trova la spettacolare chiesa di St. Marien,
edificio gotico dalle guglie svettanti più alte più alte d’Europa.
Di fianco a St. Marien si trova l’abitazione che un tempo
era della famiglia Mann e che oggi è adibita a casa-museo
dove, si racconta, Thomas Mann scrisse il suo capolavoro:
I Buddenbrook. Un luogo imperdibile per gli appassionati
della letteratura del secolo scorso.
Dopo il tuffo nella cultura e nella religiosità, sempre nel centro
storico si trova il caffè Niederegger, elegante pasticceria carica
di atmosfera ovattata di fine ottocento, famosissima per le
sue golosità di marzapane. Di particolare interesse le dodici
figure di marzipan a grandezza naturale poste all’ingresso,
che suscitano la curiosità dei golosi e invitano ad entrare per
gustare i suoi cioccolatini noti in tutto il mondo.
Il percorso nel centro storico prosegue per la Grosse
Burgerstasse per visitare altre chiese e luoghi di cultura:
la casa museo di Willy Brandt, nel cui book shop sono in
vendita piccoli reperti originali del muro di Berlino; la casa
di un altro grande scrittore tedesco, il controverso Günter
Grass che ha stabilito a Lubecca il suo laboratorio-ricerca
per giovani artisti di arte contemporanea; la chiesa di St.
Jakobi, di grande fascino costruita in laterizi a tre navate nel
1334 e dedicata ai naviganti. Infine arrivare all’Ospedale
di Santo Spirito (Heilegen-Geist Hospital) uno dei primi
ospedali europei in puro stile gotico, dove per Natale viene
allestito il mercato dell’artigianato artistico (quest’anno dal
21 novembre fino al 5 dicembre) e proseguire fino alla altra
torre che racchiude la città: la Burgtor anch’essa costruita in
laterizio e situata a fianco ad un altro suggestivo edificio: la
Kulturforum Burgkloster, importante monumento medioevale
Travemunde veliero Passat - ph Sven-Erik Arndt
Antiche case - ph Reinhard Kruschel
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Willy-Brandt - casa museo
ph Thorsten Wulff
Buddenbrook casa museo
ph T Torsten Krüger 2010
prima adibito a convento poi a ospizio per i poveri infine,
dopo un’attenta ristrutturazione e riconversione d’uso, a
centro culturale molto effervescente.
Ritornando sui nostri passi troviamo una serie di stradinecortili privati, dai giardini curatissimi e colorati, visitare la
chiesa di St. Katerinen il cui frontone è caratterizzato da tre
famose sculture di Ernst Barlach e arrivare a St. Aegidien, una
delle più piccole chiese di Lubecca, un gioiello situato in un
suggestivo angolo della città.
Altro convento e altro museo lo si trova anche nella chiesa di
St. Annen, ora museo di arte sacra e arrivare al Dom, maestosa
costruzione in laterizio (praticamente quei mattoncini rossi
che sono l’emblema di Lubecca) circondato da un ampio
giardino che degrada verso l’ansa del fiume Trave: un luogo
veramente unico e romantico.
Ritornando al centro non può mancare una sosta golosa: al
ristorante Schiffergesellschaft (nome lungo e decisamente
difficile da pronunciare) che letteralmente significa
‘compagnia di navigazione’ ubicato in una delle più belle e
antiche case della città, dove ancora aleggiano, oltre il sapore
di alcuni piatti tipici del Nord (aringhe, salmone, patate e
crauti) le atmosfere della gente di mare del passato che lì si
ritrovava al rientro dalla pesca nel mar Baltico.
E il Mar Baltico lo troviamo a Travemünde, la cittadina
balneare che dista circa 30 chilometri da Lubecca, dove è
ormeggiato l’elegante veliero Passat che doppiava Capo
Horn: un museo-navale e simbolo di Travemünde, visitato
da milioni di scolaresche tedesche e non, oltre all’antico faro
datato 1330, anch’esso costruito in laterizio, che sovrasta la
città lambita dal freddo mare del nord.
E dato che si avvicina il Natale ecco che Lubecca vi attende,
oltre al famoso mercatino dell’artigianato artistico attrezzato
nella spettacolare piazza antistante l’Ospedale di Santo
Spirito, anche quello situato all’interno della chiesa di St.
Petri (dal 24 novembre al 18 dicembre) che dalle sue svettanti
guglie, raggiungibili in ascensore, si ammira a 360° gradi il
panorama della città ◆
Info Guide
Viaggiare
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Dormire
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Cenare
Ristorante Schiffergesellschaft Lübeck
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Ristorante Miera www.miera-luebeck.de
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
PALAS CEREQUIO, TRA PASSATO E FUTURO
Immerso nell’unicità del paesaggio e dei colori delle Langhe,
Palas Cerequio è un resort che racconta la storia
del grande vino italiano: il Barolo
di Alessandra Vittoria Fanelli
il simbolo di Palas Cerequio
A
A
ll’inizio dell’equinozio d’autunno, nel
cuore vivo e millenario del Barolo, in
località La Morra, è stato inaugurato
il Palas Cerequio, termine piemontese che significa ‘palazzo
di lusso’ che la famiglia Michele Chiarlo ha ottenuto
ristrutturando l’antico borgo di Cerequio. Un resort sorto in
un angolo della regione storica del Piemonte che ha dato i
natali, tra gli altri, anche a Cesare Pavese, che nel romanzo ‘La
Bella Estate’ (premio Strega 1960) descrive così intensamente
il genius loci delle Langhe.
Fondendo tradizione e moderne tecnologie nell’antica
borgata di Cerequio, l’azienda produttrice del famoso Barolo
Cantina
ha realizzato un altro prezioso gioiello: un Palas con diverse
suite dotate di tutti i comfort per il benessere psico-fisico
interiore; praticamente un ‘piccolo mondo’ immerso nei
vigneti che celebrano ed esaltano la cultura del prestigioso
vino italiano.
Il resort, sorto di fianco al Caveau Cerequio, una vera ‘banca’
del Barolo, e tra i filari che si perdono a vista d’occhio, è
stato ricavato dai tre fabbricati di antica origine agricola
completamente ristrutturati: da un lato mantenendo la loro
originale vocazione, come segno tangibile di appartenenza del
territorio e di riconoscenza verso chi lo abita da sempre con
operoso rispetto, dall’altro aprendosi alle nuove tecnologie.
Parole chiave del progetto di Palas Cerequio sono state
infatti ‘delicatezza e rispetto’ che i diversi progettisti
coinvolti in questo intervento hanno mantenuto senza
appesantire di irriverenti segni ciò che la natura ha così
magnificamente costruito.
L’ambiente è valorizzato al massimo attraverso l’uso della luce,
della tecnologia e dei materiali primari, elementi che fanno
da contesto a un mondo fatto di piaceri, armonie, sensazioni
nel rispetto di una natura e una tradizione che rimane il punto
focale da condividere e coinvolgere con l’ospite.
Al Palas il giusto equilibrio è rappresentato dall’utilizzo dei
quattro elementi della natura: terra, acqua, sole, aria in modo
che l’armonia delle forme e dei materiali siano un tutt’uno
con l’ambiente architettonico del progetto.
Infatti, dall’antico palazzo padronale di Palas Cerequio,
risalente al 1781 e viva testimonianze delle linee forti del
barocco piemontese, sono state ricavate quattro suite (con
superfici dai 36 ai 60 mq), ognuna composta da zona giorno,
zona notte, area wellness e servizi.
Tradizione e natura si fondono a innovazione e tecnologia
negli ampi spazi con i pavimenti in graniglia lavorata e
nelle pareti rivestite in boiserie, creando un’atmosfera
calda e avvolgente. Bagno turco, vasca, doccia e area relax
soddisfano tutte le esigenze degli ospiti, siano esse di carattere
resort
fisico o interiore, cullandoli con proiezioni emozionali che
interagiscono sia con l’ambiente interno sia esterno: una
sorta di continuità nelle suite delle meraviglie che la natura
del territorio circostante è capace di offrire.
Anche negli altri due fabbricati, uno originariamente adibito
a ricovero di attrezzi agricoli l’altro destinato a deposito, sono
state realizzate delle unità abitative (di 58 mq, impostate su
due livelli) che mantengono i tratti architettonici originali,
essenziali e mai distaccati, integrandoli con materiali di
impronta moderna attinti dal territorio: i pavimenti sono in
pietra di lucerna, mentre alcune porzioni di pareti sono state
realizzate in mattone vecchio recuperato dalla ristrutturazione
del borgo. Anche queste due dependance sono dotate di
bagno turco, sauna, vasca idromassaggio e doccia sensoriale
che creano un ‘micro-mondo’ in cui immergersi per sanare le
esigenze del corpo e della mente. Nella seconda dependance
è stato recuperato anche il piano terreno per realizzare un
locale a uso cucina, reception e lounge per gli ospiti.
Significativi gli interventi di interior e light design realizzati da
Mariano Mulazzani, architetto che da tempo collabora con
l’azienda, il quale ha creato ambienti armoniosi con giochi
di luce tra presenza/assenza che rafforzano e sottolineano
il fascino del luogo. Stessa cura per i dettagli per il restauro
e risanamento conservativo del Palas sviluppato con molta
attenzione dagli architetti Luigi Duretto e Simona De Paoli
che ha voluto mantenere l’impronta originale dell’antico
palazzo padronale. All’esterno, infine, è stata creata una
piscina a sfioro e un giardino con fiori, piante ed essenze
del luogo. Circondato da 360 gradi di vigneti il Palas offre
un’irripetibile esperienza: da una parte il legame con il
territorio che significa degustazione nel caveau dei crus di
Barolo; dall’altra l’ospitalità e l’accoglienza in un resort che
accompagna gli ospiti in uno straordinario viaggio verso il
benessere e l’interiorità.
Terra di alta gastronomia, le Langhe in questo luminoso
autunno vantano anche menù raffinati a base di tartufo
locale che aumenta il fascino di trascorrere un lungo
weekend al Palas Cerequio, primo e unico relais dedicato,
appunto, al Barolo ◆
www.palascerequio.com
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M AGA ZINE
Quando a tenere in alto
la nostra bandiera
è IL MEGLIO DELL’ITALIA
Incontro con Antonio Rossi, campione olimpico e mondiale nel kayak,
proclamato nel 2009 Presidente della Commissione Atleti Europei
di Carlotta Miceli Picardi
I
I
Rossi in coppia con Beniamino Bonomi alle Olimpiadi di Atene 2004 argento K2 m. 1000 - ph Mezzelani GMT
ndimenticabile, quell’incontro tra amici.
Profumo di ciambellone appena sfornato
che saliva dai piatti coperti con i tovaglioli a
quadri, tanta allegria intorno ai tavoli sistemati sotto gli alberi,
appena qualche foglia sul prato del giardino ad annunciare
l’autunno. Poi, d’improvviso, le grida e la corsa precipitosa in
casa, seguendo una voce sempre più concitata e roca:
“C’è ancora luce! 116, 118 !...” Una richiesta di soccorso e di
chiamata ai numeri di emergenza?
Macché! La memorabile telecronaca della gara di Antonio
Rossi, in coppia con Beniamino Bonomi, alle Olimpiadi di
Sydney del 2000, in cui un Giampiero Galeazzi ormai in
delirio, contava i colpi di pagaia che stavano portando il K2
italiano alla vittoria. La ‘luce’ rappresentava l’indicazione
visiva della distanza tra i natanti. Noi, inutile dirlo, subito a
sgolarci insieme a lui di fronte allo schermo mentre, in totale
debito di ossigeno per l’emozione, incitava, convinto: ‘Vai,
Antonio, vai! Sei tu il campione!’ Al riguardo, non ebbe
molto da obiettare neppure il tostissimo equipaggio svedese
e fu Medaglia d’Oro.
Degli attimi successivi ricordo che tutto sul video, e non
poteva essere altrimenti, era meravigliosamente… Azzurro:
l’acqua, le canotte dei trionfatori, le lenti dei loro occhiali da
sole, che riflettevano il cielo dello stesso colore, al quale il
pugno di Rossi si alzava.
Quando il suo sorriso smagliante apparve in primo piano,
pensai con orgoglio: ‘Ecco, stiamo mostrando al pianeta
intero la fierezza, la capacità e la determinazione che non ci
nterview
M AGA ZINE
2008 Pechino Antonio Rossi portabandiera - ph Mezzelani GMT
mancano mai quando occorre e che, spesso, ci conducono
dritti nella leggenda. La faccia migliore del nostro paese,
insomma’. Come era già accaduto per ben due volte ad
Atlanta nel 1996, come nei Campionati Mondiali di Duisburg
nel 1995, di Dartmouth nel 1997 (anno del successo anche
agli Europei), di Szeged del 1998.
Non a caso, il CONI lo scelse per portare il tricolore alla testa
della squadra ai Giochi di Pechino del 2008. Grande onore,
grande responsabilità.
Raccontami gli istanti prima dell’ingresso nello stadio,
Antonio.
Una sensazione particolarissima - mi spiega, con il sorriso di
cui parlavo prima - Mi sentivo proiettato in una dimensione
di suoni sconosciuti: il rombo sordo all’interno del tunnel, il
suolo che vibrava, la spinta chiassosa dei compagni verso il
campo e, infine, l’ovazione del pubblico.Un boato pazzesco,
dopo il quale ci misi un po’ a riprendere fiato e a sollevare
l’asta per cominciare a sfilare sotto le tribune.
A che età hai iniziato ad avere consapevolezza del tuo
talento?
Per la verità, ancora oggi ho consapevolezza della mia
passione, non del mio talento. La passione è un’energia
inesauribile. È la voglia di gioco e di sfida che a dodici anni mi
ha fatto saltare sul vecchio pulmino in partenza da Lecco, per
affrontare trasferte all’insegna dell’allegria e del cameratismo.
E che più tardi, parecchio più tardi - precisa divertito - mi ha
convinto perfino a cimentarmi nella Maratona delle Dolomiti
in bicicletta: una faticaccia!
interview
Autorità - ph Elvis
ph Mezzelani GMT
In realtà, però, da Lecco non ti sei mai davvero
allontanato.
Non ce l’avrei fatta. Il discorso sull’importanza delle proprie
radici non mi sembra affatto banale o retorico. Nel nostro
popolo il sentimento di appartenenza è forte. ‘Terra’,
‘famiglia’, sono parole che hanno un peso del quale non
riusciamo e non desideriamo liberarci.
Da lì inizia anche la tua storia agonistica…
Sì, la città si trova nella piana dove l’Adda esce dal ramo
orientale del lago di Como, un luogo ideale. Ho cominciato
proprio con la Canottieri Lecco, sotto la guida di Giovanni
Lozza, entrando successivamente nel gruppo sportivo delle
Fiamme Gialle al quale ancora appartengo. Ora mi alleno
con Massimo Mesiano. Dal 2009 sono Assessore allo Sport
della Provincia.
Cosa ha significato per te militare sin da ragazzo nel Corpo
della Guardia di Finanza?
Senza dubbio abitudine al rigore, al pieno rispetto degli
impegni presi. Figurati che agli appuntamenti arrivo almeno
con venti minuti di anticipo! È stato il traffico di Roma, oggi,
a mortificare la mia naturale inclinazione alla puntualità, te
lo assicuro - scherza.
A proposito di inclinazioni, parlami delle frequenti
incursioni nell’effimero universo dello spettacolo: velato
narcisismo o ambizioni nascoste? lo provoco
Curiosità! E, a seguire, l’opportunità di osservare comunque
dal di fuori ciò di cui sono protagonista. L’impressione
di rimanere spettatore e non ‘attore’. In ambito televisivo
nessuno potrebbe considerarmi un rivale.
All’interno dell’equipaggio di un K2, invece, la rivalità è
molto forte?
Tieni presente che si lavora in due, ma per un unico scopo: la
vittoria. Ci si mette costantemente alla prova, ci si confronta
in modo costruttivo, alla ricerca dell’armonia assoluta,
indispensabile per giungere al risultato desiderato.
1996 Atlanta - ph Alessandro Bartolozzi
Il compagno ideale, nella tua carriera: Dreossi, Scarpa,
Bonomi…?
Ritengo di aver avuto un buon feeling con ognuno di loro.
Abbiamo condiviso sacrifici e soddisfazioni in un percorso
comune esaltante.
Angelica e Riccardo, i vostri figli, si cimentano con la
canoa, considerando che anche tua moglie Lucia Micheli
è una campionessa ?
Angelica, attualmente no. Riccardo, al contrario, che prima
si interessava unicamente al calcio, da alcuni mesi a questa
parte mostra un notevole entusiasmo.
Se il DNA non mente, dato che il cognome Rossi nello
sport è già una garanzia (tu, Paolo, Valentino)… possiamo
attenderci delle sorprese…
Ha 11 anni, staremo a vedere!
La professione ti costringe a lunghe assenze. In veste di
padre, qualche rammarico?
Il giorno della nascita di Angelica ero a Siviglia e sono potuto
rientrare solo la settimana successiva. Non sai quanto mi sia
dispiaciuto!
In occasione del Giubileo degli Atleti, nel 2000, leggesti
a Papa Giovanni Paolo II il documento da te stilato a
nome di tutti gli sportivi del mondo. Si trattava di una
promessa di serietà e lealtà, tali da ispirare positivamente
i comportamenti delle nuove generazioni. Nella società
odierna, sono però aumentate sollecitazioni che minacciano
pericolosamente la riuscita di un progetto educativo
corretto: in che modo opporsi?
Con una guerra spietata al ‘senso del nulla’, nel corso della
quale accendere scintille che illuminino contenuti, prospettive.
Che attivino il motore degli ideali e creino la tensione ad
un’aspettativa e, quindi, ad un futuro. Se ci accorgiamo che
sul viso di un ragazzo c’è un’espressione che racconta disagio,
preoccupazione, necessità di risposte, non dobbiamo distrarci.
Non dobbiamo girare lo sguardo, né la testa. Mai ◆
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QUEL FIORE
ALL’OCCHIELLO
Lardini: il successo
di un’azienda storica
declinata al maschile
di Luisa Espanet
U
U
na minuscola margherita di panno
spicca sui revers delle giacche Lardini.
Ma, per quanto distintivo, non è l’unico
fiore all’occhiello e nemmeno il più importante dell’azienda.
Dietro, una storia con protagonisti tre fratelli marchigiani, che
nel 1978, data della fondazione, avevano tra i 18 e i 21 anni.
I ruoli, stabiliti all’inizio, sono ancora gli stessi. Andrea, il
maggiore, con studi di ingegneria alle spalle, prende in mano
lo sviluppo tecnologico; Luigi, appassionato di moda che
disegna già una sua collezione, cura lo stile. Lorena, brillante
e determinata, si assume la responsabilità della gestione
finanziaria e amministrativa. La quarta sorella, Annarita, che
nel 1978 era una bambina, segue oggi il controllo qualità.
Di recente è entrata la seconda generazione Lardini, con i
figli dei tre fondatori. All’inizio l’azienda si chiama Cashmere
House, secondo un concetto di allora per cui il nome inglese
era d’appeal nella moda maschile. È un laboratorio sartoriale
dove vengono prodotti i capi spalla di famose griffe. Nel 1993
dai laboratori, diventati stabilimenti, esce la prima collezione
ed è subito successo. Ora l’azienda conta 300 dipendenti,
più 600 persone che lavorano all’esterno. Gli stabilimenti, in
fase di ampliamento, si sviluppano su diecimila metri quadri.
Funzionali e contemporanei nella struttura, utilizzano un
impianto fotovoltaico per il risparmio energetico e filtri antiinquinamento per preservare l’ambiente. E questo è un altro
fiore all’occhiello dell’azienda, dove non solo è stato siglato
Andrea, Annarita, Luigi e Lorena Lardini
ph courtesy Brunello Cucinelli
un contratto integrativo per premiare i dipendenti, ritenuti
responsabili del buon andamento, ma dove si percepisce
anche una perfetta intesa tra proprietà e lavoratori, tutti
accomunati dallo stesso entusiasmo. Lardini ora produce 1500
capi al giorno, ha registrato un fatturato di 53 milioni nel 2011,
con un netto aumento dagli anni precedenti e una previsione
per il 2012 di 56 milioni. I pezzi forti sono i capispalla,
realizzati in tessuti acquistati dai più selezionati fornitori
italiani e inglesi. Grande è la cura sartoriale, con l’occhio
sempre aperto alle tendenze. C’è una piccola produzione su
misura e dalla scorsa stagione si è aggiunta RVR, una linea di
capi reversibili, più sportswear. L’esportazione corrisponde al
60%, distribuita in 450 negozi, 6 monomarca e vari corner nei
department store più accreditati in Usa, Giappone e Corea.
Con la Corea i Lardini stanno definendo una partnership,
mentre a fine novembre verrà messa a punto l’apertura di
negozi monomarca in Cina. Ma questa non è l’unica novità.
Con l’autunno-inverno 2013, nascerà la prima collezione
donna: pochi capi, giacche e cappotti, con il know-how e
lo stile inconfondibile del marchio. E, ovviamente, un fiore
all’occhiello “al femminile” ◆
ARMANI COLLEZIONI • BALLANTYNE • BLAUER • BRUNELLO CUCINELLI • COAST • CYCLE • DONDUP • FAY • FIORENTINI+BAKER • GOTI • GUNEX
HOGAN • INCOTEX • ITALIA INDEPENDENT • JACOB COHEN • JECKERSON • JUCCA • LA MARTINA • MAURO GRIFONI • MONCLER • NOLITA • PAUL SMITH
PINKO • POLO RALPH LAUREN • REPETTO • SEE BY CHLOÈ • TOD’S
Piazzale Filippo il Macedone, 137/140 • (Centro Commerciale “Le Terrazze “) Roma Casalpalocco • Tel. 06 50910113 • fax 06 50918049
Via Dalmazia, 1 • Ciampino (Roma) • Tel. 06 7922025 • [email protected] • www.blu • basic.com
Luisa Beccaria
Max Mara
sere di festa
Bottega Veneta
Miu Miu
Giorgio Armani
Gianfranco Ferré
Giorgio Armani
Gianfranco Ferré
Autunno-Inverno 2011/2012
Via Germanico, 216 - Roma - Tel. 06 36000430
(angolo Piazza dei Quiriti, nel cortile)
9.30 - 13.30 / 15.30 - 19.30 dal lunedì al sabato
30
Louis Vuitton
L’
Jimmy Choo
Jimmy Choo
Fratelli Rossetti
M AGA ZINE
L’
Florentine Flowers
Louis Vuitton
cashmere uomo donna
John Richmond
imperativo categorico è glamour. L’oro
è ricorrente. Eccolo nel lungo velato di
Max Mara, in quello déco di Gianfranco
Ferré, nei romantici “pepli” di Luisa Beccaria. La sera di
Giorgio Armani splende per la pioggia di paillettes sulle
mises scollatissime o per i fili metallici sull’abito a palloncino.
Immancabile il nero. Nel tubino longuette o nel lungo con
inserti di Moschino, nell’abito sexy di Gianfranco Ferré o in
quello con code di chiffon bluette di Gareth Pugh.
Per l’uomo trionfa il nero. Dalle rivisitazioni dello smoking di
Roberto Cavalli e Viktor & Rolf al completo con profili brillanti
di John Richmond. Fino alle proposte di Louis Vuitton, ispirate
allo stile Amish: gli abiti con inserti o interamente in velluto,
la giacca in velluto devoré con monogramma ricamato in
paillettes.
Lusso negli accessori. Sandali in pizzo e preziose clutch da
Bottega Veneta, tracolline in visone colorato da Miu Miu.
Stringate in coccodrillo o in vernice dai Fratelli Rossetti
e papillon in technicolor da Bottega Veneta, per lui. Con
qualche follia. La decolletée in chiffon con tacco-rossetto
di Alberto Guardiani o gli chaussons settecenteschi in seta
zebrata di Lanzoni & B. per le più audaci. La slipper in
porno-paisley (con nudi di donna) di Jimmy Choo per i più
trasgressivi ◆
La morbidezza di una pregiata fibra naturale
a prezzi di fabbrica
Via Alessandria, 194-196 - T. 06 44202312
Moschino
È
tornato, ma questa volta alla grande, da
acclamata star. Il cappotto è, infatti, il
protagonista della mostra itinerante ‘Coats!’
organizzata da Max Mara per i suoi sessant’anni, iniziata a
Berlino nel 2006 e ora a Mosca, dove si chiuderà a gennaio.
In scena 70 cappotti dal debutto del marchio a oggi, più
alcuni pezzi d’archivio firmati da grandi nomi. Per l’occasione
è stato creato il cappotto in edizione limitata Anna, dalla più
famosa Karenina, e il piumino Cube dedicato alla Lara di
Pasternak.
Mai scomparso, ma messo in ombra da giubbotti, giacconi,
piumoni e mantelle, considerati più contemporanei e duttili,
il cappotto è riapparso da pezzoforte sulle passerelle ed è
sicuro che circolerà da trionfatore per le strade.
È stato rivalutato, ma non con una nostalgica operazione
revival. Accanto agli immancabili pezzi citazione e ai classici
riveduti, c’è una marea di proposte inedite, a dimostrare
l’attualità del capo. Basta pensare a C’N’C dove Ennio Capasa,
sempre impegnato nella ricerca e nella sperimentazione, lo
propone nero, in materiale tecnico con profili arancio sulla
zip. Per Costume National, dove ‘la sartorialità è vista in
chiave moderna’, lo stilista crea una riedizione del parka con
termosaldature. Nuovo anche il cappotto di Calvin Klein con
due tipi di tessuto bianco e chiusura a zip o quello di Brioni
Max Mara
fashion
in cammello senza collo e senza bottoni, di linea scivolata.
Anche Max Mara, guru dei cappotti, propone il cammello,
attualizzato da una fibbia laterale come allacciatura.
Decisamente più futuribile il modello in panno bianco con
tasconi e cappuccio. O quello in tessuto finestrato e chiusura
laterale con frange e doppia fibbia. Moltissimi i cappotti dalla
linea ampia, senza mai arrivare però allo stile trapezio anni
50. Così quelli in morbida lana aragosta o cipria di Rochas.
Così quello corto verde, con piccolo doppiopetto di Biani.
Così quello di Ermanno Scervino arancio, con maniche a
sbuffo. Coloratissimo, tinta amarena, ma diritto, il soprabito
di Blugirl. Minimale quello grigio di Louis Vuitton. Moschino,
invece, punta sull’attillato, sia per il doppiopetto di gusto
militaresco, sia per il monopetto rosso, rivisitazione glamour
del classico Chesterfield. Bottega Veneta strizza l’occhio agli
anni ‘60 con svelti cappottini coordinati alla gonna.
Ispirati agli anni ‘70, invece, i lunghi paltò, proposti da molte
griffe. Armani l’ha disegnato nero, essenziale, segnato in vita
per l’Emporio. Mentre per la sera della Giorgio Armani è in
velluto operato rosa senza collo con zip a chiusura. O nero
in lana bouclé, stretto in vita e leggermente a palloncino sul
fondo. Haute ha mandato in passerella un lungo trench in
pesante tessuto grigio. Ermanno Scervino ne ha creati diversi,
sempre da portare sul pantalone con pinces: nei tessuti della
Ermanno Scervino
È
di Luisa Espanet
Max Mara
Giorgio Armani
C’N’C
EVVIVA
il cappotto
35
M AGA ZINE
kids
pesso nell’abbigliamento per bambini si
individuano, anche se in forma attenuata, le
tendenze della moda ‘dei grandi’. Certo non si
può parlare nel bambino di una tendenza colore per l’inverno
come invece si può affermare per la donna, dal momento
che il colore è una delle prerogative più caratterizzanti
nella moda bimbi. Si può invece considerare il nero come
una tendenza, anche se non fa più notizia, essendo entrato
ormai da anni nel vestire dei giovanissimi. L’altra tendenza
forte invece, cioè la pelliccia, c’è: per riscaldare un giubbotto
oppure, come nel caso di Parrot, per dare colore (rosa) a un
cappotto nero. Il rosso continua a essere in pole position, lo
vediamo nei piumini di Kejo come nel giaccone di Armani
Junior. Sempre attuale lo scozzese, magari solo per un inserto
o per la fodera del cappuccio come nel giaccone di John
Richmond. Per i più piccoli, immancabili i colori pastello
come il rosa del cappottino di 120% Lino, il marchio che
realizza tutto in lino aggiungendo lana, cashmere e seta per
l’inverno ◆
Pçarrot
S
S
Alberto Guardiani
Alberto Guardiani
Just Cavalli
Gianvito Rossi
tradizione maschile, riveduti da grandi colli di pelliccia.
Anche la pelliccia è un ritorno. È proposta sia per inserti
come nel cappotto in tessuto finestrato di Neil Barrett, sia
intera nel lungo pastrano di Just Cavalli. Brioni usa il visone
per la parte bassa del suo cappotto nero. Gabriele Colangelo,
maestro nel trattare pelli e pelliccia, lavora visoni e volpi fino
a farli diventare tessuti brillanti per cappotti da sera. Roberto
Cavalli trasforma la volpe nera in un morbido materiale per
uno sofisticato spolverino. Louis Vuitton, lavorando sul tema
fetish, mette inserti-corpini in pelle sulla mongolia rasata,
cipria o verde petrolio.
Pelliccia e colore sono anche i due punti di forza degli
accessori. Tra le tinte più prese di mira il solare ed estivo
arancione, come nella borsa di Lancel, il rosso sempre
attuale della nuova Bagonghi di Roberta di Camerino, il verde
bandiera per la due manici in coccodrillo di Louis Vuitton,
il turchese della tracolla di Pollini, abbinata alla décolleté
in camoscio fucsia. Anche per Sergio Rossi la scarpa di
punta è viola. Sono in technicolor i guanti in camoscio di
Bottega Veneta. Tra le pellicce in pole position la mongolia,
in competizione con volpe e visone guarnisce parigine,
polacchini, stivali da Alberto Guardiani e Gianvito Rossi,
borse e tracolle da Fratelli Rossetti e Lancel e raffinate clutch
da Alberto Guardiani ◆
Armani Junior
Louis Vuitton
I COLORI
DELL’INVERNO
Ph Paula Lingyi Sun
Ph Paula Lingyi Sun
2 MEN JEANS • ADD • ADIDAS ORIGINAL • AMPLIFIED • BONSUI • CAMPOMAGGI • DANIELE ALESSANDRINI
DONDUP • FIDELITY • FRANKLIN AND MARSHALL • FRED PERRY • GOLD BUNNY • HTC • LE CROWN
LOST ‘N SOUL • MASTAI FERRETTI • MOU • ORIAN • PAGANO • PAOLO PECORA MILANO • PEOPLE • POEMS
PREVENTI • PRPS • ROUTE DES GARDEN • SAN FRANCISCO 976 • TWO WOMEN IN THE WORLD
ZERO ROMNTICISMO
ADD • ADIDAS ORIGINAL • BERWICH • BLACK PIRATE • CANADA GOOSE • CYCLE • DR. MARTENS • EASTPAK
GOLD BUNNY • HTC • KAOS • M. GRIFONI • MASTAI FERRETTI • NORTH SAILS • PAGANO • PALLADIUM • PREVER
RED WING SHOES • REFRIGIWEAR • RETRO BRAND
Via Seggiano, 33 - Roma - Tel. 068103711
Piazza dell’Ateneo Salesiano, 11/12 - Roma - Tel. 0687138839
38
M AGA ZINE
hi tech
di Fabrizio Lodi
Sony contro Apple: arrivano due nuovi
tablets per competere con Ipad
C’è chi si ribella al dominio della Apple nel mondo dei tablets
cercando strade diverse. Sono i designer della Sony con il
lancio dei suoi primi due tablet, S e P, dall’aspetto originale e
piuttosto diverso da quello dell’iPad.
Il primo, il più grande, S1, ha uno spessore maggiore di quello
della macchina americana, ha l’aspetto di un libro e uno
schermo più piccolo, 9,4 pollici. Lo spessore maggiore ha
tre scopi: fare da base in rilievo al tablet per scrivere meglio;
ricavare uno spazio laterale per le connessioni; proporre il
“look and feel” di un oggetto differente da tutti gli altri tablet
in circolazione.
Il secondo tablet, P, è ancora più lontano dal formato Apple.
Non solo è più piccolo, ma si chiude e si apre a conchiglia,
mostrando all’interno non uno bensì due schermi da 5.5
pollici che funzionano contemporaneamente, sia offrendo
un unica visuale (realizzando così uno schermo ampio quasi
come quello di un normale tablet), sia operando come due
schermi separati, rendendo disponibile il secondo come
tastiera o joypad a seconda delle applicazioni utilizzate. Il
Tablet P è leggero, piccolo, tascabile, ma non meno potente
del fratello maggiore: ha lo stesso processore Nvidia Tegra
2, ha il wifi ed è già compatibile con le reti 4G. Tutte e
due le macchine hanno il sistema operativo Android, due
videocamere, una frontale e una sullo schermo, hanno una
porta Usb e supportano le card SD.
I due tablet integrano le funzionalità di altre due macchine
digitali di grande rilevanza: la Playstation e il Reader. A tutto
questo si aggiungono i servizi della Sony per scaricare e
vedere on line film e programmi tv e il fatto che il Tablet S si
trasforma anche in una cornice digitale. Il modello base del
Tablet S costerà 479 euro, mentre il prezzo del più piccolo
Tablet P non è stato ancora reso noto.
Dopo la scomparsa del suo ‘deus ex machina’ Steve Jobs,
la Apple cerca di smentire le voci che la vorrebbero dal
futuro a rischio per mancanza di altri geniali progetti. Lo
fa immettendo nel mercato una nuova versione evoluta
dell’iPhone 4, mentre già cominciano a trapelare voci sulla
sua versione 5, ancora avvolta nel mistero ma di cui si dice
potrebbe rappresentare una nuova rivoluzione nel mondo
degli smart phone.
iphone 4S
L’iPhone 4S rappresenta l’evoluzione dell’attuale iPhone
4, dotato del processore Apple A5 con 512 MB di RAM
montato sull’iPad 2. Davvero notevole la fotocamera da 8
megapixel con obiettivo di elevata qualità, comparabile
con quello di una fotocamera compatta, e disponibile
con tagli di memoria da 16, 32 e 64 GB. Inutile dire che
il mondo delle Aps dedicate è praticamente infinito...
iPhone 5
Il tanto atteso iPhone 5 è invece più misterioso, nessuna
informazione è trapelata da Apple e le uniche indiscrezioni
arrivano dalla forma delle presunte custodie che fanno
immaginare un dispositivo molto sottile con un ampio
schermo da almeno 4 pollici. Impossibile quindi azzardare
disponibilità e prezzi per questo iPhone che qualcuno
mormora potrebbe essere anche un dispositivo con Sim
integrata, venduto solo da Apple, che farebbe anche da
operatore virtuale.
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Beverly Sport Touring 350:
il nuovo scooter della Piaggio
Elegante, funzionale, confortevole
e soprattutto performante: scopriamo le novità
del nuovo scooter del gruppo di Pontedera
L
L
e classe e l’eleganza di Beverly declinate in
chiave sportiva. È, questa, in poche parole,
l’essenza dello SportTouring 350, il nuovo top
di gamma della linea targata Piaggio e prima novità 2012 del
gruppo di Pontedera.
Se nel design la moto presenta pochi ritocchi rispetto al
noto 300, le novità si presentano tutte sotto la carrozzeria,
a cominciare dal motore. Beverly Sport Touring è il primo
modello Piaggio equipaggiato con il nuovissimo 350cc
da oltre 33 CV di potenza massima: un’unità progettata e
realizzata per ottenere prestazioni simili a quelle di un 400cc
ma con pesi, ingombro, livelli di emissioni e costi di gestione
decisamente inferiori.
Ma non basta: particolare attenzione è stata data alla sicurezza:
il nuovo Beverly SportTouring è così il primo scooter al mondo
ad essere equipaggiato con il pacchetto ABS/ASR, per cui la
potenza erogata è ridotta automaticamente nel momento in
cui i sensori rilevino un imminente pattinamento della ruota
posteriore. In questo modo si riducono sostanzialmente le
perdite di controllo dello scooter su terreni scoscesi o con
scarsa aderenza, bagnati o ghiacciati. Questa opzione è
anche disinseribile tramite un tasto, per agevolare le partenze
in salita o su sterrato.
Capitolo consumi: la media è di 1 litro per 30 chilometri: se
si considera che il serbatoio tiene ben 13 litri, l’autonomia
supera i 300 km. Nemmeno alla voce “capacità di carico”
il nuovo Beverly se la passa male: nel sottosella si possono
stipare due caschi full jet, oltre ai documenti per i quali è stato
ricavato uno spazio dedicato. Ci sono poi il portapacchi, il
portaoggetti integrato nel controscudo e il gancio portaborse
a scomparsa. Due sono le versioni dello SportTouring: quella
base, dotata di frenata combinata che costa 4900 euro e
quella ABS/ASR, in vendita a 5.400 euro chiavi in mano ◆
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Piazza Monte Grappa, 1 (Inizio V.le Mazzini) - Roma
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42
M AGA ZINE
L’Auto del futuro? Piccola, economica
e soprattutto elettrica
Smart, Renault, Nissan, Citroen e molte altre:
quasi tutte le case costruttrici stanno presentando i loro modelli ecologici
sull’onda del risparmio energetico
Peugeot Ion
Tesla Roadster
T
T
utti gli indizi portano alla stessa
conclusione: a quanto pare, il prossimo
anno sarà realmente quello delle auto
elettriche. Piccole, ecologiche ma soprattutto, e questa è
la grande novità, a prezzi abbordabili, addirittura inferiori a
quelli delle loro omologhe a motore. Alcune tra le più grandi
case automobilistiche stanno lanciando proprio negli ultimi
tempi diversi modelli particolarmente interessanti.
La versione elettrica della Smart è sicuramente quella più
famosa. Si chiama Smart Electric Drive e arriverà nelle
concessionarie nel 2012. Monta un motore Bosch da 73 cavalli
che le permette di arrivare sino a 120 km/h e di passare da 0
Smart Electric Drive
Mitsubishi I-Miev
Renault Twizy
Citroen C-Zero
a 60 km/h in 5 secondi. L’autonomia di 140km/h la rende un
candidato ideale per la mobilità cittadina a emissioni zero.
Disponibile in tutti i colori e le combinazioni cromatiche già
in offerta per i modelli a benzina, la Smart elettrica avrà un
prezzo base di 19.900 euro o, in alternativa, di 15.900 se si
prende a noleggio la batteria e si paga un canone mensile di
54 euro.
Anche la Renault si è buttata su questo mercato con il lancio
della Fluence Z.E, una berlina a tre volumi da cinque posti
con dimensioni generose: 4.75 metri di lunghezza, 1.80 di
larghezza ed un’altezza di 1.50 metri. Maggiore l’autonomia
prevista, che arriverà a 185 chilometri. Il prezzo per l’Italia,
paese in cui sarà disponibile a partire dal prossimo anno, sarà
di 27.200 euro.
Accanto a quest’auto, Renault propone anche un modello
ibrido tra la macchina e la moto chiamato Twizy, una biposto
cittadina dal design futuristico. Modello al 100% elettrico,
spazioso come un veicolo del segmento B, è progettata per
clienti attivi che vivono in città, ma è anche a suo agio su
strada. La Twizy è proposta a partire da 6.990 euro, a cui
però si devono aggiungere 50 euro al mese di noleggio delle
batterie.
Sono poi già in commercio, con prezzi un po’ alti (da 20
a 35mila euro) e autonomia di poco più di 150 km, anche
vetture di altre case, come Nissan Leaf, Tesla Roadster,
le tre sorelle Citroen C-Zero, Peugeot Ion e Mitsubishi
I-Miev. Per chi invece non riesce proprio a rinunciare al
lusso e alla sportività, la casa automobilistica statunitense
Tesla, produttrice di auto elettriche sportive, ha annunciato
l’ampliamento della propria offerta con l’arrivo di ben 5 nuove
vetture. Il 2012 vedrà infatti il debutto dell’ormai famosa
berlina elettrica Model S. Nei 12 mesi successivi dovrebbero
arrivare una variante cabriolet e un crossover chiamato
Model X, mentre per il 2014 sono previsti il debutto di una
berlina e soprattutto il lancio della nuova Tesla Roadster, una
spyder elettrica capace di prestazioni d’eccellenza.
La massiccia e recente presentazione di modelli elettrici
cerca di andare incontro alle richieste di un mercato che sta
puntando sempre più verso la mobilità a zero emissioni. Ne
è la conferma la sigla di un accordo tra Renault-Nissan e i
comuni di Milano, Firenze e Roma per portare la mobilità
elettrica a portata dei cittadini già dal prossimo anno,
adottando soluzioni per mettere a disposizione punti e
colonnine di ricarica pubblici ◆
F. M.
45
M AGA ZINE
biliardino
non solo
da spiaggia
il torneo di calcio balilla
per beneficenza chiude il tour estivo
ma già programma nuove avventure
alfamarine, leader in Italia nell’innovazione
apportata a imbarcazioni cabinate a motore,
presenta uno yacht dal concept innovativo,
che unisce aggressività sull’acqua a comfort e versatilità
A
di Francesco Mantica
A
lfamarine 72’ è il nuovo yacht cabinato
a motore prodotto dall’omonimo
cantiere di Fiumicino, nato nel 1975
grazie alla passione e all’impegno di Marcello Fazioli, che
ha dato vita negli anni a una nuova generazione di barche
veloci e particolarmente innovative dal punto di vista
tecnologico e stilistico.
Il 72’ si inserisce in questo contesto e nasce dalla necessità
di unire lo stile alla comodità e all’agilità di gestione
dell’imbarcazione. Il design, sfacciato e grintoso, cattura ed
emoziona al primo sguardo. Le prestazioni sono esaltanti per
una imbarcazione di queste dimensioni (lunghezza di oltre
22 metri per 4,44 di larghezza) e collocano lo yacht al top tra
le barche della stessa categoria.
La progettazione dell’architetto Andrea Bacigalupo, unita alla
consulenza di Consuelo Izzo per il design, fa sì che ci siano,
in termini di arredi e posizionamento, alcune peculiarità. Il
salone principale, ad esempio, a livello del ponte di coperta
è chiudibile completamente con la porta di poppa; la cabina
ospiti e la cabina armatore sono adiacenti alla dinette, mentre
la cabina ospiti Vip, al fine di dare una migliore privacy, ha
una scala di accesso con zona di disimpegno direttamente dal
salone principale.
La versione standard di questa imbarcazione, equipaggiata
con motori Man da 2x1550 Hp, può raggiungere una velocità
massima di 43 nodi, anche se sono disponibili su richiesta
versioni con idrogetti e motorizzazioni più potenti, in grado di
andare oltre i 50 nodi di velocità ◆
U
U
n bilancio più che positivo per la prima
stagione del Bill Boat Tour, che celebra
i due mesi di percorso con una grande
festa sul Lungotevere dei Papereschi, annunciando un
nuovo torneo invernale. Diverse le regioni d’Italia toccate
dall’edizione estiva con l’obiettivo di aiutare la Onlus ‘Un
cuore per tutti’ del Dott. Ivo Pulcini a costruire un ospedale
pediatrico in Marocco, a Casablanca, a beneficio dei bambini
cardiopatici in difficoltà. Dopo aver raccolto fondi nei più
importanti Yacht Club della Penisola e nei Circoli storici di
Roma, la serata finale si è svolta nella splendida cornice
di Testaccio. A ridosso della posta ciclabile sotto il Ponte
dell’Industria è stata infatti realizzata una struttura di 200
metri quadrati dotata di pannelli fotovoltaici grazie all’aiuto
della Regione Lazio, che ha sponsorizzato l’iniziativa.
Ma non finisce qui: “A grande richiesta - dice soddisfatto
l’organizzatore Massimiliano Maggio - il Bill Boat Tour
continua anche durante l’autunno nei circoli romani CT Eur,
Canottieri Lazio, TC Parioli, Canottieri Aniene e Due Ponti.
Tre campionato in uno, perché al calcio balilla si è aggiunto il
biliardo e la ‘combinata’ calcio balilla + biliardino”.
Per la serata finale di dicembre è in programma un grande
evento che vedrà la presenza di tutti i vincitori. E già si guarda
oltre: a gennaio uscirà un magazine con il racconto di questa
avventura viaggio e per l’estate 2012 sono in cantiere tante
altre idee ◆
promo
comfort e velocità pura
Davide Mumolo e Leonardo Boccuni spingono la Canottieri Elpis
nell’olimpo del Coastal
Il podio, tutto italiano, del quattro di coppia
Fiamme Gialle in primo piano nella partenza della finale del quattro di coppia
L’Italia alla conquista
del mondiale: grande spettacolo
di Coastal Rowing a Bari
I
di Enrico Porfido - ph Detlev Seyb
I
l Mondiale ai loro piedi. Dal 20 al 23
ottobre, il Coastal Rowing raccoglie grandi
consensi a Bari, una festa a 360 gradi grazie
all’encomiabile impegno di CUS Bari e Canottieri Barion. In
quello splendido scorcio di costa pugliese, tratto finale dei sei
chilometri del percorso sul lungomare Nazario Sauro, i club
italiani conquistano il mondo. Il singolista Giuseppe Alberti
(CUS Pavia), il doppio della Canottieri Elpis (Davide Mumolo,
Leonardo Boccuni), il quattro di coppia delle Fiamme Gialle
(Sergio Canciani, Domenico Montrone, Andrea Tranquilli,
Salvatore Di Somma, tim. Vincenzo Di Palma). Sono loro i
nuovi padroni del mare, a dispetto di una Francia (patria del
canottaggio da mare) che deve accontentarsi di primeggiare in
campo femminile, dove la Sportiva Murcarolo celebra l’argento
di Benedetta Bellio. Tutto italiano, con tre bandiere tricolori,
il podio del quadruplo: ai finanzieri, infatti, si aggiungono
Canottieri Saturnia Trieste (Giorgio Mangano, Lorenzo
Tedesco, Simone Ferrarese, Mitja Zobec, tim. Stefano Gioia) e
Canottieri Ravenna (Fabrizio Borghesi, Donato Traversa, Paolo
Platamone, Luca Rambaldi, tim. Vittorio Emiliani). C’è anche
spazio e tempo per la settima perla: la Giuria Internazionale
infligge un minuto di penalità ai francesi, costretti a cedere il
terzo gradino del podio alla Canottieri Santo Stefano al Mare
(Riccardo Burato, Federico Garibaldi).
‘Il Coastal è una disciplina bellissima e divertentissima. È
accessibile a tutti, anche a chi non ha mai praticato canottaggio.
Mi sono avvicinato a questa specialità grazie a mio padre
Renato che è stato tra i primi a portarla in Italia. All’inizio ero
molto restìo, principalmente per il peso delle barche, ma poi
quando ho iniziato ho capito che questa disciplina è davvero
affascinante. Posso uscire in barca sulle onde senza problemi.
L’Adriatico? Sinceramente l’avrei preferito un po’ più mosso,
ma va bene così’; sono parole di Giuseppe Alberti, bravo
a esercitare la propria supremazia nel singolo. Profeta in
patria è, invece, il barese Domenico Montone: ‘vincere in
casa, davanti alla tua gente ed ai tuoi amici, ti fa venire la
pelle d’oca. Bari vestita a festa, un evento indimenticabile per
me e ringrazio le Fiamme Gialle, tutto lo staff, per aver reso
possibile la nostra partecipazione al Mondiale’. Leonardo
Boccuni si concentra sulla spettacolarità di questa disciplina,
nata proprio in Francia a inizio anni Novanta. ‘Il Coastal
Rowing è molto di piú di un divertimento. Ci sono molte piú
variabili rispetto al canottaggio olimpico: il vento, le onde e
gli stessi avversari. Noi ci alleniamo a Genova, quindi siamo
abituati al mare. Sappiamo come gestirci sulle onde, ma
dopo ogni uscita si impara qualcosa di nuovo’.
Non nasconde la propria soddisfazione il presidente della
Federcanottaggio Enrico Gandola: ‘sarà difficile fare meglio
Pugno al cielo per il singolista neocampione mondiale
Giuseppe Alberti (CUS Pavia)
di Bari, per coloro i quali ospiteranno in futuro il Mondiale di
Coastal Rowing. Desidero esprimere il più grande e sentito
ringraziamento al Comitato Organizzatore, a tutti i volontari
ed all’infaticabile coordinatore Pasquale Triggiani. Non
hanno lasciato nulla al caso ed il percorso di gara è stato un
autentico gioiello. La Federazione crede nel Coastal Rowing
quale veicolo di promozione del canottaggio, il record di
partecipazione nell’edizione di Bari (545 atleti, n.d.r.) è il
giusto riconoscimento per il nostro impegno’ ◆
www.canottaggio.org
48
M AGA ZINE
ROMA GOLF OPEN,
ITALIANI TRA I PROTAGONISTI
Andrea Pavan e Federico Colombo, piazzatisi in settima posizione,
e Gregory Molten, tredicesimo, hanno tenuto alta la bandiera nostrana
nel torneo svoltosi all’Olgiata Golf Club, vinto dall’inglese Sam Little
di Francesco Mantica
Andrea Pavan - ph Scaccini
B
B
uona prestazione per gli italiani in
gara nel Roma Golf Open, torneo del
Challenge Tour e del Pilsner Urquell
Pro Tour svoltosi sul rinnovato e impegnativo percorso
dell’Olgiata GC a Roma e che è stato vinto dall’inglese Sam
Little con 273 colpi. Il 36enne londinese, al quinto titolo nel
circuito e al terzo stagionale, ha superato alla quarta buca di
spareggio il 32enne svedese Pelle Edberg, Sam Little
con il quale aveva terminato alla pari le
72 buche della gara. Hanno ottenuto
un ottimo settimo posto con 277 colpi
(-7) Andrea Pavan e Federico Colombo.
Gregory Molteni, che aveva iniziato da
leader il giro finale, è scivolato alla fine
al 13° posto.
Nel dopo gara Pavan ha dichiarato: ‘Sono
un po’ dispiaciuto perché non mi sono
espresso al meglio nel gioco lungo e con
il putter, tuttavia chiudere nelle prime
dieci posizioni è un risultato di cui essere
felici. Dopo i tre bogey consecutivi dalla
buca 2 alla 4 mi sono ripreso ma ho
sbagliato troppo con il putter. Sono quasi
sorpreso di essere riuscito a girare in 70
colpi. Il pubblico presente non mi ha trasmesso tensione, al
contrario è stato piacevole sentire il tifo per me’.
Contento Colombo: ‘Il bilancio di fine torneo è positivo,
anche se mi aspettavo uno score migliore dopo una buona
partenza nei primi due giri. È stata una bella gara, giocata
su un percorso difficile che esalta i giocatori molto tecnici’.
Federico Colombo
Dispiaciuto ovviamente Molteni: ‘Sono molto amareggiato
per l’epilogo. Ho iniziato il giro bene, così come avvenuto
nelle altre giornate, poi è arrivato il bogey alla buca 5 che
ha iniziato a rallentare il mio ritmo di gara. Ho puttato male
e nelle seconde nove non sono più riuscito a ritrovare il
mio gioco. Non è la prima volta che mi accade di perdermi
nel finale e pensavo di aver imparato dalle precedenti
delusioni’.
Il torneo ha non solo avuto un risvolto
sportivo, ma è rientrato nei programmi di
Roma Capitale, che considera il golf un
ottimo volano per il rilancio del turismo.
Per questo il Comune ha da tempo messo
in atto una politica di promozione del golf
nel rispetto del principio di accessibilità
dello sport.
Il percorso dell’Olgiata Golf Club
ha subito un restyling ad opera
dell’architetto Jim Fazio con adeguamenti
che hanno riguardato la lunghezza,
il riposizionamento di bunkers, tees
e ostacoli d’acqua e rivisitazioni del
patrimonio arboreo. Sono naturalmente
aumentate le difficoltà per i concorrenti,
i quali hanno però unanimemente apprezzato il lavoro svolto
e l’alta qualità tecnica del tracciato. Il Roma Golf Open è
stata un’altra importante manifestazione che allunga la serie
degli eventi disputati nel club capitolino tra i quali due World
Cup, una Coppa del Mondo dilettanti, la finale della Dunhill
Cup e alcuni Open d’Italia maschili e femminili ◆
Pubblico numeroso che segue Tadini, Molteni e Canizares
Emanuele Lattanzi
Stefano Betti Presidente PGA Italiana
Alessandro Tadini
PGa tra passato e futuro
tra castelgandolfo e olgiata
le gare del memorial mario pinzi
S
sport
di Fabrizio Prato
S
i è conclusa la 2° edizione dell’European
Pro Amateur Memorial Mario Pinzi con una
splendida cerimonia di premiazione svoltasi a
Castelgandolfo al termine dell’ultima giornata di gara.
L’evento ha bissato il successo di quella dello scorso anno,
raccogliendo consensi entusiastici fra gli addetti ai lavori e
fra tutti coloro che hanno vissuto le tre splendide giornate
incorniciate da un sole caldo tipico delle giornate di primavera.
Tutto ha avuto inizio domenica 13 novembre con lo Skin Game
inaugurale che ha messo in campo un field di giocatori stellare:
si sono affrontate due squadre una delle quali rappresentava il
glorioso passato del golf ed una il futuro!
Costantino Rocca, Manuel Pinero, Josè Maria Canizares,
Emilio Rodriguez e Mark Stevenson hanno incrociato i ferri
con Lorenzo Gagli, Alessandro Tadini, Marco Crespi, Gregory
Molteni ed Emanuele Canonica in una gara/esibizione seguita
da una cornice di pubblico di oltre duecento persone, che ha
seguito buca per buca sottolineando con ovazioni i grandi
colpi di tutti i partecipanti.
È stato uno spettacolo fantastico vedere giocatori di questo
livello ancora tutti impegnati chi nel Senior Tour chi nel Tour
Europeo divertirsi e sfottersi fra loro per la delizia del folto
pubblico, un clima di grandissima amicizia ed umanità che
ha coinvolto tutti in un simbolico abbraccio!
Dopo i grandi drive di Lorenzo Gagli ed Emanuele
Canonica, i ricami di Manuel Pinero e Josè Maria Canizares
e la semplicità di gioco di Costantino Rocca e Ale Tadini, il
risultato ha decretato la vittoria a sorpresa - ma mica tanto...! dei ‘vecchietti’ per 1 up.
Dopo questo stupendo prologo, l’appuntamento era per
lunedì 14 sul difficile percorso delle Querce preparato in
modo eccellente per l’occasione.
Altra giornata di sole splendido ed un risultato che dava in
prima posizione quel Marco Crespi già vincitore della prima
edizione e dietro ad inseguire da vicino Ale Tadini e Gregory
Molteni Emanuele lattanti e Costantino Rocca.
Prima dell’ultima giornata a Castelgandolfo, il lunedì sera
nelle suggestive sale del Castello della Castelluccia, si è
tenuta la Cena di Gala a cui hanno partecipato oltre 150
persone fra giocatori, sponsor e personalità.
Nel corso della serata dopo i ringraziamenti che Fabrizio
Prato e Riccardo Tirotti, anime di questo evento, hanno
voluto tributare a sponsor, giocatori ed amici, Cecilia Fiorucci
in nome della Fiorucci SPA ha voluto omaggiare Costantino
Rocca, Manuel Pinero, Josè Maria Canizares, Emanuele
Canonica e Juan Quiros con un prezioso oggetto di Cartier.
Costantino Rocca ha ringraziato poi gli organizzatori e
dedicato un pensiero dolcissimo alla figura di Mario Pinzi, a
cui la manifestazione è dedicata.
Nella seconda e conclusiva giornata i pro e le loro squadre
si sono affrontati in un finale entusiasmante su un campo,
quello di Castelgandolfo, preparato alla perfezione anche se
con posizioni di bandiera definite dallo stesso Rocca... un
po’ cattivelle!!
Dopo un’ottima rimonta l’ha spuntata Alessandro Tadini con
un totale di 139 (70 - 69), che di recente ha riconquistato la
carta per il tour maggiore, che per un solo colpo a tolto la
possibilità di bissare il successo dello scorso anno a Marco
Crespi (68 - 72) comunque splendido secondo.
Al terzo posto un Gregory Molteni con 142 (71 - 70) in grande
spolvero ed al quarto Emanuele Lattanzi con 142 (68 - 74)
tradito nel finale de tre putt che gli hanno tolto la gioia della
vittoria. Al vincitore un assegno di € 2.800,00.
Nella gara a squadre, supremazia del team di Molteni (Di
Domenico Alberto, Paolo Rossi e Simon Francesco) con 133
colpi seguita dalla squadre di Marco Crespi 130 colpi (Marco
Bizzarri, Alberto Alibrandi e Claudio Alibrandi) e dalla
squadra di Bandini Alessandro con la stessa carta.
Lorenzo Gagli e Costantino Rocca
Gli organizzatori con l’intero field di partecipanti
Vincitori del driving contest maschile Flavio Montrucchio che
con una vera bomba ha vinto un culatello offerto dalla ditta
Fiorucci così come Chiara Bandini per la classifica femminile.
Nel ‘nearest to the pin’ il grande Much Mair ha messo la
pallina a 20 cm dall’asta aggiudicandosi una favolosa bottiglia
di Brunello di Montalcino Biondisanti del 2005 messa in
palio da Alessandra Biondisanti.
Al termine della premiazione Canizares, Pinero e Rocca
hanno voluto dedicare ancora bellissime parole a Mario Pinzi
trasmettendo grande emozione fra i numerosi presenti; anche
Stefano Betti presidente della PGA italiana ha ricordato la sua
figura ed ha concluso con parole di grande elogio per la splendida
organizzazione dell’evento ed ha invitato gli organizzatori a
proseguire e ripetere nel tempo questo evento.
Una nota spiacevole va fatta nel considerare che anche
quest’anno gli organizzatori dell’European PRO AM Memorial
Mario Pinzi non ha potuto avere l’onore di annoverare fra i
presenti nessun membro della Federazione Italiana Golf in
nessuna delle tre giornate ◆
52
M AGA ZINE
Il Circolo Ippico Casale San Nicola ha ospitato l’unica tappa romana
del Jaguar Master Eccellenza Giovani 2011
Automobili ed equitazione:
un connubio non impossibile
La voglia di supportare i ragazzi più talentuosi
accomuna il presidente della struttura, Rondinara
e il direttore generale del marchio Santucci
ph NaimaPress
M
M
ettete una casa automobilistica di
prestigio e un circolo ippico che
coniuga il fattore tecnico al massimo
confort per cavallo e cavaliere. Mettete un fine settimana
in pieno novembre, ma scaldato da un sole primaverile.
Mettete il fascino e la comodità di essere nella Capitale e
di poter prendere parte ad una competizione di alto livello.
Mettete tutto questo e avrete il quarto appuntamento del
Jaguar Master Eccellenza Giovani 2011 al Circolo Ippico
Casale San Nicola, scelto come sede dell’unica tappa romana la penultima - del circuito. Sono cinque in totale le fasi di questo
Trofeo, dedicato alle categorie Children, Juniores e Young Riders,
per un montepremi parziale di tremila euro e uno finale pari a
seimila euro. Oltre alla vincita in denaro, il primo cavaliere in
assoluto di ciascuna categoria - grazie alla sponsorizzazione
del brand Devoucoux - beneficerà di una sella su misura e di
un’assistenza tecnica di due anni. Di certo, una bella risposta
a chi pensava che settore automobilistico ed equitazione
potessero avere in comune soltanto i cavalli (di genere diverso,
si capisce). A confermalo è Marco Santucci, direttore generale
della Jaguar Italia SpA: “Il mondo equestre, ed in particolare
quello del salto ad ostacoli, è un ambiente dove abbiamo scelto
di essere presenti in quanto ci uniscono gli stessi valori: eleganza
e potenza, che da sempre caratterizzano il marchio Jaguar.
Abbiamo voluto creare un’atmosfera gradevole ed accogliente,
attraverso la Jaguar Suite, e mettiamo a disposizione l’intera
nostra gamma per farla conoscere e provare, attraverso le prove
su strada, ai partecipanti ed ospiti di questi concorsi. Anche al
Casale San Nicola abbiamo riscontrato grande soddisfazione
da parte di tutti”.
A proposito di risposte, quando abbiamo chiesto a Santucci
di svelarci quelle che si aspetta la Jaguar Italia dalla tappa
romana, non ci sono state esitazioni: “Deve dimostrarci che
anche a Roma c’è mercato. Ma è presto per tirare le somme”.
Più incline ai bilanci è Gian Mauro Rondinara, presidente
del Circolo Ippico Casale San Nicola, costruito nel 1987 con
l’intento di creare una struttura per la preparazione di cavalli
e nuovi cavalieri. “L’evento che ospitiamo in questi giorni è la
realizzazione di uno dei nostri obiettivi: con questo circuito,
Jaguar Italia ha dimostrato di voler dare grande importanza ai
giovani e lo stesso abbiamo fatto noi fin dall’inizio. Il circolo
nasce dall’unione di due passioni: quella di mio padre per le
aziende agricole e la mia per l’equitazione, uno sport che ha
il pregio di creare un ambiente pulito e sano per i ragazzi. Ed
è così che, dal nostro progetto iniziale di costruire 20 box per
i cavalli, siamo arrivati a quota 120”.
Con sguardo sereno e tono pacato, Rondinara afferma che
“ormai il Casale San Nicola è un punto di riferimento; la
novità sta nell’aver avuto prova che gli sponsor non sono
fermi nel Nord d’Italia: una bella notizia per i cavalieri
romani che sono costretti abitualmente ad affrontare viaggi
di centinaia di chilometri. Penso ai giovani, in particolare. Il
più bel complimento è stato il ‘grazie’ di un genitore che per una volta - aveva potuto evitare di spostare i suoi tre figli
con i rispettivi cavalli, perdere giorni di lavoro e di scuola”. A
questo punto, possiamo soltanto chiederci se ci sia qualcosa
di cui Gian Mauro Rondinara non sia contento.
C.O.N.I.
F.I.S.E.
C.I. Casale San Nicola
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Scuola Pony-Cavalli e Pony Games a partire dai 4 anni con Istruttori Federali qualificati
“Si può sempre fare meglio - sospira - ma sono certo di
offrire una struttura e un’organizzazione all’altezza di
ogni manifestazione ospitata” (n.b. Si va dai Campionati
Italiani Interforze ai Campionati Regionali, passando per
i Campionati pony, di dressage e - a breve - la Coppa
Lazio). E i sogni? Per l’imprenditore romano vanno coltivati:
“Abbiamo una scuola giovani, mi piacerebbe che questi
ragazzi diventassero campioni un giorno”. Intanto, mentre
pronuncia queste parole, possiamo dire quelli che oggi
sono un passo più vicino a diventarlo: la quarta tappa del
Jaguar Master Eccellenza Giovani 2011 si è conclusa con la
vittoria di Roberta Baldassarri per la categoria Children, di
Tommaso Morigi per la categoria Juniores e di Luca Coata
per la categoria Young Riders ◆
Ester Maria Lorido
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57
Capannelle e Longines:
un binomio di successo
Un grande autunno per l’ippodromo romano del galoppo
che ha siglato una partnership con l’azienda orologiaia svizzera
impegnata in tutto il mondo con il turf. Pubblico, belle corse, mondanità
in attesa dei “signori dell’inverno”, gli ostacolisti
U
U
na cascata di affermazioni, successi
e novità per l’ippodromo romano di
Capannelle; potrebbe essere l’inizio
di una nuova giovinezza dopo le altre tappe cruciali del
1881, quando nacque, del 1926, in cui si inaugurò il nuovo
complesso progettato dall’architetto Paolo Vetti Violi e
realizzato da Giuseppe Tudini, del 2000, con la gestione
affidata al network nazionale HippoGroup. L’avvio della
partnership con una delle più note aziende mondiali,
Longines - per altro profondamente impegnata, in Europa e
fuori, nel galoppo - ha consolidato il feeling tra l’impianto di
Via Appia e il pubblico, che ha risposto in maniera superiore
alle previsioni nell’autunno capitolino, affollando tribune
e prato con seimila presenze al 43° Premio Lydia Tesio
Longines, corsa rosa per eccellenza assieme al primaverile
Regina Elena. Merito anche dell’annunciato restyling della
zona-arrivo e tondino-premiazione che ora ospitano due
grandi orologi - Longines, of course - oltre al cronometraggio
delle corse, pure questa affidato all’industria orologiaia
elvetica di Saint-Imier.
Da fine ottobre a metà novembre Capannelle ha ospitato
quattro appuntamenti di spessore che, iniziando con il Lydia
Tesio, si sono conclusi nella volata mozzafiato dell’Aloisi
riservato agli sprinter, capaci di sfiorare velocità di 70 km
all’ora. Fra queste due giornate si sono disputati tre Premi di
notevole richiamo con in campo cavalli e fantini di grido in
di Enrico Tonali - ph HippoGroup Capannelle
una lotta fra scuderie che ha portato in pista ospiti stranieri di
notevole levatura. Così è accaduto che mentre nel Berardelli,
riservato ai puledri di 2 anni, il successo è andato all’italiano
Duck Feet - un morello tutt’ora imbattuto di proprietà e
allenato in Toscana dalla famiglia Botti - i Premi Roma GBI
Racing e Ribot hanno preso la via della Germania, vinti dal
baio Zazou di Colonia e dalla saura Vanjura di Berlino, al
termine di corse ricche di colpi di scena.
Entrambe hanno avuto un animatore di lusso, il top-jockey
Lanfranco Dettori (milanese residente in Inghilterra) che nel
Roma partiva favorito con il vincitore 2010 Rio De La Plata,
ma ha perso la volata contro il tedesco (pilotato dal goldenboy del turf mondiale, il ventenne Mikael Barzalona di Lione)
per una corta testa. Nel Ribot, Dettori (oltre 500 vittorie in
corse di gruppo, l’eccellenza del galoppo) tentava la fuga con
Emerald Commander, portacolori come Rio dello sceicco
Al Maktoum del Dubai, ma veniva risucchiato in dirittura
dalla terribile virago berlinese con a bordo il concittadino
Alexander Pietsch.
Ora l’ippodromo romano si prepara a ricevere da fine
novembre i ‘signori dell’inverno’, gli ostacolisti, con cinque
impedibili appuntamenti tra gennaio e febbraio. Poi, quando
i tepori della primavera scalderanno l’erba di Capannelle,
si tornerà a parlare di grande galoppo in piano e del ‘re di
maggio’ il Derby, nel 2012 posticipato a domenica 20 e
rivalutato internazionalmente ◆
Il successo del 2 anni Duck Feet nel Premio Guido Berardelli 2011- ph Garofalo
M AGA ZINE
La formazione che ha conquistato il bronzo
(da sx E. Dellacasa, F. Dellacasa, J. Jauretche, G.
Cutinelli)
L'incontro fra Italia e Olanda ai Play Off che hanno consentito al team azzurro di partecipare ai Mondiali in Argentina
Un fase di attacco degli azzurri
con Francisco Dellacasa in azione
L’ITALIA DEL POLO VINCE IL BRONZO
AL MONDIALE ARGENTINO
L’
sport
Un susseguirsi di partite vittoriose, aperte con il successo in Europa
nei Play Off e poi, in Sud America, contro Pakistan, India, Messico
e Inghilterra. Unico neo la sconfitta contro il team argentino,
neo iridato, favorito dagli arbitri
L’
ultima battaglia degli azzurri ai Mondiali
è stata contro i progenitori del polo, gli
inglesi, che l’hanno portato in Europa a
metà Ottocento, infilato assieme alle divise coloniali, nei
bagagli degli ufficiali di ritorno dalla più grande e fascinosa
delle colonie asiatiche della Corona Britannica, l’India.
Maestra indiscussa per mezzo secolo (l’Argentina, attuale
leader mondiale di questo sport, esplose ai Giochi Olimpici
1924), l’Inghilterra ha trovato nei 9° Campionati del Mondo
(hp 14) disputati il mese scorso a San Luis (500 km da Buenos
Aires) la sua bestia nera nell’Italia.
Il team azzurro - composto dal romano Goffredo Cutinelli,
i fratelli Manuel e Francisco Dellacasa, Juan Jauretche, d.s.
Alessandro Giachetti, c.t. Augustin Nero e Vittorio Cutinelli
- ha prima strappato la supremazia continentale a francesi
e britannici (oro e argento ai Campionati Europei 2010)
battendoli entrambi nei Play Off di Villa a Sesta (Arezzo),
validi per l’accesso ai Mondiali in Sud America, ma soprattutto
superando per 10 a 8 l’Inghilterra nell’ultima partita e
conquistando il primo posto nella classifica dei Play Off zona
Europa, oltre alla qualificazione per il torneo iridato, ottenuta
anche dai britannici. Il secondo stop alle velleità del quartetto
di sua maestà Elisabetta II è arrivato a San Luis quando l’Italia
lo ha ancora superato (9 a 7) nell’incontro valido per il bronzo,
lasciando fuori dal podio gli sconsolati British.
Non è stato solo questo l’exploit azzurro agli ultimi Mondiali,
i secondi disputati dall’Italia dopo quelli di Melbourne 2001,
terminati con un nulla di fatto. La marcia verso la medaglia
di Enrico Tonali - ph FISE
è iniziata con una coppia di vittorie che - pur se non ha
sorpreso la tifoseria ormai galvanizzata dal successo nei
Play Off - rimane ugualmente storica. La prima ottenuta
travolgendo per 17 a 6 il Pakistan, Nazione dove il polo è
una religione ed in cui lo slogan ‘Lasciate gli altri praticare
qualsiasi sport. Il re degli sport sarà sempre il polo, lo sport
dei re’ è inciso sulle targhe di decine e decine di club. Poi, al
termine di una partita molto temuta alla vigilia contro i maestri
dell’India che avevano già battuto il Messico campione del
mondo uscente, l’Italia riusciva nel miracolo, superando per
13 a 12 i rappresentanti del Paese che ha traghettato il polo
dall’antichità all’era moderna (l’attuale termine ‘chukker’,
tempo di gioco, è una parola indiana).
La fase conclusiva dei Mondiali era prima amara, con la
sconfitta (8 a 7) subita da un Argentina platealmente aiutata
dagli arbitri (l’inevitabile fattore campo) e quindi dolce,
con il successo sul Messico mondiale 2008 (ancora uno, 8
a 7 stavolta a favore degli azzurri) che apriva la strada alla
medaglia ed infine la vittoria sull’Inghilterra con la conquista
del bronzo. Sul podio mondiale salivano l’Argentina prima, il
Brasile secondo e l’Italia terza.
Un’altra grande sfida internazionale attende ora l’Italia,
la Snow Polo World Cup, la Coppa del Mondo sulla Neve
(handicap 14-16, si gioca tre contro tre) in programma in Cina
(Metropolitan Polo Club di Tianjin) dal 4 al 12 febbraio 2012
con una dozzina di Nazioni al via: Italia, Nuova Zelanda,
Australia, Francia, Inghilterra, Brasile, Cile, Argentina, India,
Sud Africa, Stati Uniti, Hong Kong ◆
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
benvenuti
a Radio de Do!
U
U
Ha solo quindici anni Beatrice de Dominicis,
la dj che intrattiene il pubblico
con un programma di cui è autrice
su Make Music Web Radio-Tv
n cane parlante annuncia su YouTube
la presenza di un ospite internazionale
nel corso della puntata di Radio de DO
in streaming su www.makemusic.it lunedì 10 ottobre, alle
15. Incuriosita, mi collego e assisto all’intervista che una
giovanissima conduttrice realizza, in uno studio che nulla ha
da invidiare a quello del David Letterman show, al... cartonato
di Lenny Kravitz! Dopo l’attesa costruita attraverso notizie e
quiz, all’interno di una piacevole play list, infatti, la poltrona
che dà le spalle alla telecamera viene girata all’improvviso
ed appare la gigantografia della star. Alle domande, poste in
inglese corretto, risponde la vera voce del rocker, incalzato
anche durante le pause con perfetta tempistica.
La ragazzina gestisce con disinvoltura il lungo spettacolo
dal vivo. Molto divertita, la seguo anche negli appuntamenti
successivi e decido di saperne di più. Incontro Sandro Massa,
successore di Mario Schillirò (chitarrista di Zucchero ndr) alla
direzione artistica dell’emittente, che mi racconta: “L’anno
scorso, tra le centinaia di allievi della Bottega del Suono
di Marcello Cirillo, dove tutt’ora studia canto e batteria,
Beatrice mi aveva colpito immediatamente. E non solo per
l’impatto estetico: positiva autoironica, senza quel tormento
tipico dell’adolescenza nei comportamenti... Non le serviva
una sigaretta a penzoloni tra le labbra per farsi notare. Si
distingueva per l’organizzazione mentale, per la serietà con
la quale affrontava ogni impegno in assoluta autonomia: un
rigore che prelude alla professionalità. Il rispetto, l’attenzione
che mostrava, non sfuggivano a nessuno degli insegnanti. L’ho
tenuta per mesi sotto osservazione finché, prima dell’estate,
d’accordo con l’Amministratore Mauro Mattoccia, ho deciso
di affidarle una puntata zero, naturalmente in fascia protetta.
Se l’è cavata benissimo. Allora le abbiamo detto: ‘Crea il
tuo logo e scrivi il tuo programma. Scegli una sigla e i brani
che ti piacciono: fra tre giorni parti con il live’. La nostra
piattaforma multimediale ha proprio lo scopo di far emergere
nuovi talenti e rappresentiamo un’azienda posizionata in un
segmento di mercato che non è soltanto musica. Adesso,
nel suo spazio settimanale, la ascoltano sistematicamente
anche dagli Stati Uniti, dal Brasile, dalla Spagna...” Lei arriva
in anticipo. Occhi verdi, sorriso radioso, un metro di capelli,
senza extensions. Sottobraccio, il portatile ed un enorme
peluche nero, al quale ha infilato occhiali griffati e parrucca
bionda. “Salve! Oggi interverrà a sorpresa il cane di Lady
Gaga, - spiega - per adesso è quanto posso permettermi...”
Ti ispiri a qualcuno per l’ideazione delle puntate?
“Cerco di esprimere la mia personalità, i miei gusti e la mia età.
Richieste a parte, preferisco pezzi ‘contenuto e percussioni’,
di quelli che interpreterei volentieri. Non posso nascondere,
però, di essere affetta da Fiorello-mania già dai tempi delle
elementari. Ho abbandonato le cassette di Mary Poppins
per guardare le registrazioni di ‘Stasera pago io Revolution’.
A sette anni e mezzo, con un capriccio senza possibilità di
replica, ho preteso di andare a portargli il pupazzetto del
famoso gobbo di Notre Dame, come portafortuna.”
Ci sei riuscita?
“Sì! Durante le prove pomeridiane, sono stata accompagnata
in una sala sul retro del Teatro delle Vittorie, mentre
perfezionava i testi con gli altri autori. L’ho pregato di darmi
una foto con una dedica per tutta la classe. Nello spettacolo
serale ha reso il mio gobbino protagonista dei titoli di coda.
Figurati che nella prima recita scolastica, ho convinto la
maestra a lasciarmi interpretare le sue parodie di Giovanni
Muciaccia e Carla Bruni!”
Perché, secondo te, è così speciale?
“Per la sua capacità di cogliere qualunque dettaglio di
comicità involontaria e riproporlo in maniera geniale e
irresistibile. Vorrei avere lo stesso umorismo e lo stesso spirito
di osservazione”.
Domanda di rito: cosa pensi di fare da grande?
“Nel 2020 vorrei laurearmi in diritto internazionale e intanto
lavorare al progetto di uno spettacolo rivoluzionario,
utilizzando le tecnologie che verranno”.
Un ‘One Girl Show’?
“Chissà...!”
Un secondo dopo, è alla consolle...◆
M.G.
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
Il tango argentino
ha conquistato Roma
Dalle periferie di Buenos Aires alle sale della capitale:
lungo viaggio di una danza malinconica
THE ESSENCE OF DECADENCE
‘Ebbrezza di rovina, cupo senso di stanchezza’:
la fotografia diventa arte nelle opere
di Tania Brassesco e Lazlo Passi Norberto
di Maria Laura Perilli
di Fabrizio Lodi - ph Edoardo Lapegna
Morfina
“U
“U
n pensiero triste che si balla”
è questa una delle definizioni
più celebri del Tango Argentino
(coniata dal compositore Enrique Santos Discépolo). Nata
nelle periferie di Buenos Aires alla fine dell’800, questa danza
per molti anni fu osteggiata dalle classi abbienti e dalla chiesa
perchè troppo audace e peccaminosa, tanto che gli uomini
per esercitarsi spesso dovevano ballare fra di loro.
Oggi il tango, basato essenzialmente sull’improvvisazione,
sta vivendo un momento di grande riscoperta anche nella
Città Eterna, tanto che attualmente sono oltre 50 i locali
capitolini che ogni settimana prevedono almeno una serata
a lui dedicata. Abbiamo cercato di capirne i motivi parlando
con un’insegnante argentina che vive e opera da molti anni
a Roma e con un organizzatore di serate (e insegnante)
italiano.
Alicia Vaccarini è una predestinata, infatti questa ginnasta,
ballerina e attrice, nasce a Buenos Aires da genitori che
in una ‘milonga’ (luogo dove si va a ballare tango) si sono
appunto innamorati sulle note di un tango. A Roma dal 1990,
è ritenuta una delle migliori insegnanti della capitale (www.
tangoargentinoroma.it):
‘Il tango è un linguaggio non verbale universale, unico,
e questo fa sì che chi si avvicina ad esso, non possa più
abbandonarlo... Se ci sono differenze tra Buenos Aires
Italia, per quanto riguarda il Tango? Credo che la differenza
principale sia nel fatto che da noi viene vissuto già nel contesto
familiare e viene tramandato di generazione in generazione.
A Buenos Aires a tutt’oggi si mantengono dei codici e ci
sono più milongas con diverse caratteristiche: per coppie,
per donne o uomini, per gruppi, per amici, anche milongas
gay. Qua invece, vanno tutti insieme, uomini e donne si
siedono insieme. A Buenos Aires regnano tempi per parlare
e momenti di silenzio assoluto, ben chiari. Si socializza,
si parla, si ride e si scherza, ma ci si immerge nel silenzio
quando ci si abbraccia, quando comincia il tango, anzi, poco
dopo, è un rito, una liturgia...
Poi c’è il rispetto per l’armonia dell’insieme in pista, ma
questo è compito di noi insegnanti, che dobbiamo privilegiare
l’armonia della sala e l’abbraccio, piuttosto che i passi o le
sequenze”.
Carlo Paolantoni, 44 anni, organizza alcune delle serate
tanghere più belle della capitale, quelle del Querer, che si
svolgono nell’elegante salone delle Fontane o in una sala del
Caffé Palombini all’Eur (dove dà anche lezioni).
‘Il successo del tango a Roma rientra nell’ambito più
generale della riscoperta del ballo di coppia come momento
di socializzazione e divertimento. Non per niente molti
vengono dal mondo della salsa e, raggiunti magari gli ‘anta’,
nelle milonghe trovano un ambiente a loro più adatto. I
margini di miglioramento? Già il livello dell’insegnamento è
cresciuto moltissimo e Roma è diventata una piazza molto
ambita dai più grandi ballerini. Un ulteriore salto di qualità
si potrà fare quando i vari organizzatori riusciranno a non
pensare solo alle loro singole serate ma si creerà un ‘sistema’
del tango romano’ ◆
M
M
Portrait in white
Young woman in black
arc Fumaroli ha affermato di recente
che: ‘L’arte deve nascere dal lavoro
della mano, che consente al pittore
di creare un rapporto con la tela. Allo stesso modo, uno
scultore lavora la materia con la mano, facendo entrare la
vita e lo spirito nel marmo o nel bronzo. Insomma, senza
il lavoro della mano, non c’è arte. Ecco perché un video o
una fotografia, che dipendono interamente dalla tecnica, non
sono vere opere artistiche’. Un concetto che, seppur veritiero
per alcune situazioni, è completamente sconvolto, direi
annullato, dall’opera fotografica di due giovani artisti italiani:
Tania Brassesco e Lazlo Passi Norberto. Il loro progetto
artistico è il risultato di una sinergia proficua e positiva, in
grado di dimostrare come anche la fotografia, se condotta a
certi livelli, non sia assolutamente subalterna nè tantomeno
‘serva umilissima’ di altre espressioni artistiche e, quindi,
riesca a superare qualsiasi antico alterco sulla materia. Il
linguaggio di Tania e Lazlo è personalissimo e trova il suo
attuale campo di ricerca nel mondo del Decadentismo. Ogni
lavoro fotografico è una laboriosa e meticolosa ricerca, sintesi
di scenografia, cinema, pittura con evidenti richiami a Klimt e
Schiele. Lo spazio oggetto della rappresentazione fotografica
è trattato con un’operazione da architettura di interni; è
sentito come materia plasmabile, come una tela dove la luce
è elemento concreto di valorizzazione di una realtà in cui
trova accoglienza un tripudio di tessuti, colori ed atmosfere
che non si limitano ad interpretare il Decadentismo e la sua
pittura ma ne rendono odierno il messaggio, sottolineando
l’attuale clima di neodecadentismo.
Per Tania e Lazlo lo spazio si fa quindi tela e il mezzo
tecnico della macchina fotografica è tramutato in pennello.
Viene fuori dai loro lavori ‘un cupo senso di stanchezza, una
tristezza, una sfiducia nell’agire umano, quasi un’ebbrezza di
rovina, dovuta alla coscienza di essere gli epigoni, la voce di
un’età di decadenza, di tramonto’.
Così traspare nell’abbandono femminile di ‘Morfina’ che vuole
richiamare i paradisi artificiali, purtroppo tremendamente
attuali, di Baudelaire o nello sguardo perso di ‘Portrait in
White’ e di ‘Young Woman in black’ dove trova spazio il
ripiegamento intimistico, la tristezza dello sguardo perso,
espressioni dell’odierno male oscuro dell’abbandono e della
depressione.
The essence of decadence è tuttora un progetto in progress
che troverà il suo culmine in una mostra programmata
a Cortona per maggio e giugno 2012 nell’antica chiesa
sconsacrata di San Carlino, oggi sede della Galleria Triphé.
Un destino incrociato per Tania e Lazlo, noti, anche, per essere
vicini con le loro ricostruzioni ambientali al perfezionismo
maniacale di Luchino Visconti; non a caso San Carlino è stata
per lungo tempo dimora eletta di Mario Garbuglia, uno dei
grandi della scenografia mondiale, recentemente scomparso,
che ha realizzato proprio per Visconti le meticolose
scenografie del Gattopardo e di Gruppo di famiglia in un
interno.
Uno spazio in cui, quindi, si ritroveranno, anche se
scomparsi, i due mostri sacri della scenografia e della regia
cinematografica per accompagnare idealmente, questi due
giovani e promettenti artisti ◆
arte
what’s on what’s on what’s on wha
Luna Rosa Naked Fez by Neil Kendall
Billie Rae by Neil Kendall
ROME BURLESQUE FESTIVAL
VII Edizione
DAL 15 AL 18 DICEMBRE 2011 AL MICCA CLUB
Il Micca Club di Roma consolida la sua vocazione per
l’arte del Burlesque ospitando le migliori performance in
circolazione nel panorama internazionale in serate di pura
euforia artistica, con striptease, cabaret, musica dal vivo,
workshop, mostre, photo shooting e molte altre iniziative.
In programma le esibizioni delle principali star europee,
presentate dal direttore artistico e maestro di cerimonia del
Club Alessandro Casella.
www.miccaclub.com
roma
8 DICEMBRE - 6 GENNAIO
PASSAGGI SEGRETI®
Gota de Plata
3 - 4 dicembre, Teatro Italia
Più che uno spettacolo di danza un esperimento di vero e
proprio teatro-flamenco dove la musica, il canto e la danza
vengono utilizzati come strumenti narrativi. Storia di una
donna che evade dalla frenetica contemporaneità urbana
in cui vive per approdare in un’altra dimensione spaziotemporale, riscoprendo il rapporto con la natura, la semplicità
del vivere, l’intensità degli attimi, l’importanza di ogni singolo
gesto… mentre la danza diviene un luogo interiore in cui
rifugiarsi per assaporare fino in fondo l’essenza delle cose.
Ideato e diretto da Maria Cristina Gionta rappresentato dalla
Compagnia Algeciras Flamenco con coreografie di Francisca
Berton e direzione musicale di Sergio Varcasia.
www.teatroitalia.info
1-18 dicembre, Palazzo Braschi
Giunta alla XV edizione, la manifestazione curata da La
Bilancia Produzioni, che da tempo porta il teatro nei luoghi
storici di Roma, si avvale questa volta del fantastico scenario di
Palazzo Braschi con lo spettacolo ‘Una visita molto privata’,
ideato e diretto da Roberto Marafante. Protagonisti due
innamorati divisi dall’amor di patria, nella Roma turbolenta
dei moti carbonari durante il passaggio dallo strapotere dei
papi agli afflati di indipendenza. Una vicenda ispirata a testi
di Stendhal, Goethe e Belli, una storia d’amore e libertà ricca
di colpi di scena tra la giovane aristocratica Giulia Braschi e
un carbonaro. Durante lo spettacolo, che pure racconta la
storia della città, il pubblico potrà ammirare le bellezze di
un palazzo nobiliare divenuto Museo di Roma, che conserva
capolavori artistici e scorci architettonici.
Secondo la filosofia di Passaggi Segreti, nel corso dello
spettacolo teatrale itinerante, il pubblico viene coinvolto
direttamente: viene invitato a partecipare ad una festa della
famiglia Braschi ma è dirottato da una sala all’altra da una
severa governante e dal servitore di famiglia ad ammirare
il palazzo perché un increscioso incidente ha interrotto
bruscamente i festeggiamenti. Difatti la polizia è in fermento,
il palazzo è tutto un misterioso andare e venire e il Ministro
della Polizia (Francesco Acquaroli) è alla ricerca di un
carbonaro fuggitivo….
www.passaggisegreti.it
Torna anche quest’anno Natale all’Auditorium, oltre un
mese di appuntamenti per tutte le facce di età. Il Parco della
Musica si trasforma per accogliere i visitatori con una giostra
d’epoca, il consueto mercatino natalizio e l’immancabile pista
di pattinaggio su ghiaccio. Nelle sale il Roma Gospel Festival,
che ospita alcune delle migliori formazioni statunitensi (gran
finale con il concerto del 31 dicembre), concerti di grandi
cantautori italiani: Elio (10 dicembre) con Figaro il barbiere
(versione cameristica de Il barbiere di Siviglia di Goachino
Rossini) e Claudio Baglioni in solo con il progetto speciale
Dieci dita, dal 25 al 31.
Inoltre La ChiaraStella, progetto di Ambrogio Sparagna, porta
in scena i più famosi canti natalizi della tradizione italiana
elaborati per l’Orchestra Popolare Italiana; la grande magia
del grande cantastorie, puparo e cuntista siciliano Mimmo
Cuticchio, che presenta in prima assoluta O a Palermo o
all’inferno – ovvero lo sbarco di Garibaldi in Sicilia (dal 27 al
30 dicembre). Due gli incontri musicali dedicati ai bambini:
Open Trios con Ninnananne e Tarantelle(13 dicembre) e Ma
Mère L’Oye, Le favole del Re Sole messe in musica da Ravel
(6 gennaio), concerto-laboratorio dedicato alle più celebri
favole di Charles Perrault. Ancora il Gala di Capodanno, con
l’Orchestra Roma Sinfonietta, diretta dal Maestro Karl Martin
(1 e 2 gennaio) accanto a molti grandi concerti fra cui Gino
Paoli e Danilo Rea e l’inedita formazione Peppe Servillo,
Javier Girotto, Fabrizio Bosso, Furio Di Castri, Rita Marcotulli
e Mattia Barbieri.
what’s on what’s on what’s on wha
FROM HERE TO EAR (V.15)
HOMO SAPIENS
La Grande Storia della Diversità Umana
fino al 4 dicembre 2011 - Milano, Hangar Bicocca
L’installazione From Here To Ear (v.15) che l’artista Boursier-Mougenot presenta
presso il Cubo di Hangar Bicocca, curata da Andrea Lissoni, è una versione
specialmente concepita per lo spazio più spettacolare di Hangar ed è arrivata
a Milano dopo l’enorme successo di pubblico e di critica ricevuto a Londra in
occasione della sua esposizione presso il Barbican Art Center nella primavera
del 2010. Il lavoro di Boursier-Mougenot è radicato nello spazio, in un paesaggio
artificiale attentamente calcolato dall’artista. Che lo spazio sia una serie di piscine,
come nell’opera Variation (Pinacothèque, Säo Paulo, Brazil, 2009) o una lunga
distesa di cemento circondata da erba e da chitarre elettriche in bilico su leggii
di metallo sormontate da teneri uccellini, ora esposti all’Hangar, l’artista sfrutta
con successo la natura e la natura umana in questi ambienti nel loro più alto e
inutilizzato potenziale musicale.
www.hangarbicocca.com
Fino al 12 febbraio 2012 - Palazzo delle Esposizioni, Roma
Innumerevoli sono gli spunti di approfondimento e di riflessione nella mostra
didattica (ma non solo) che interpreta temi scolastici in una nuova luce, spaziando
fra scienze naturali, genetica, storia remota, archeologia, ecologia, demografia e
geografia, ma anche educazione artistica, musica, lingue, educazione civica…
Traendo spunto dalle suggestioni di un passato che ci riguarda direttamente si
arriva ai temi di attualità, legati alle diversità e ai conflitti del presente, in un lungo
ed articolato viaggio nell’universo umano.
www.palazzoesposizioni.it
NEL MITO DEGLI ARGONAUTI
FARHAN SIKI
25 novembre 2011 - 28 gennaio 2012
Milano, Primo Marella Gallery
Soprannominato il Banksy asiatico per la forza dei suoi messaggi e
per la qualità formale delle sue opere, Farhan Siki vede il prossimo
24 novembre l’inaugurazione della prima personale europea con una
mostra curata da Hendro Wiyanto. Circa 15 le grandi opere, tutte
inedite, di questo controverso artista indonesiano che porta in Italia
i suoi contenuti provocatori e irriverenti. Proveniente dalla culture
street, e quindi portatore di una forte coscienza sociale combinata a
umorismo, audace estetica e impegno, Farhan Siki esplora in profond
l’elemento testuale raccogliendo loghi, brand, icone e simboli della
cultura di massa, sia locali che globali, per predisporli sulla tela (fino
a qualche tempo fa sui muri) caricandoli di attributi iperbolici e di
parodia. L’artista presenta le ironiche e amare contraddizioni della
vita contemporanea con un linguaggio mutuato nella forma e nei
contenuti dal mondo della pubblicità e della comunicazione.
www.primomarellagallery.com
O’CLOCK
Design del tempo, tempo del design
finoall’8 gennaio 2012
Milano, Triennale Design Museum
Curata di Silvana Annicchiarico e Jan van Rossem e realizzata con un
particolare allestimento di Patricia Urquiola, la mostra in corso alla
Triennale è nata con lo scopo di indagare i rapporti fra tempo e design.
Infatti, se l’arte figurativa, il cinema e la fotografia hanno sviluppato
una lunga e approfondita riflessione sul tema del tempo, il design si è
spesso invece limitato a trattare questo argomento rinchiudendolo entro
le categorie della precisione, della misurabilità e della funzionalità.
Eppure i rapporti fra tempo e design sono molto più complessi e tali
da aprire prospettive sorprendenti sia dal punto di vista estetico che da
quello funzionale. La mostra presenta un’ampia selezione di opere sitespecific, oltre che installazioni, oggetti di design, opere d’arte, video
di artisti e designer internazionali che hanno cercato di rispondere a
domande come: ‘In che modo misurare il tempo?’, ‘Come mostrare il
tempo che passa?’, ‘Come vivere in modo esperienziale il tempo?’.
www.triennaledesignmuseum.org
fino al 5 febbraio 2012 - Mercati di Traiano, Roma
Circa 185 preziosi esemplari del Museo Nazionale Georgiano dal III millennio a.C. al
IV secolo d.C. sono esposti nella suggestiva cornice dei Mercati di Traiano, ad illustrare
un mito tra i pi antichi della classicità, quello degli Argonauti, guidati da Giasone alla
conquista del leggendario vello d’oro. L’esposizione si ispira ai Paesi Caucasici come
ponte culturale tra Europa e Asia, implicando che la Georgia, periferia estrema del
mondo ellenistico al crocevia di importanti culture, sia la mitica terra del vello d’oro.
Una terra che in effetti ha visto l’estrazione del prezioso metallo sin dal IV millennio
a.C., come evidente lungo il percorso della mostra, in cui vengono illustrati manufatti
di raffinata oreficeria.
www.mercatiditraiano.it
IL FASCINO DELLA CERAMICA
fino al 19 febbraio 2012 - roma, villa torlonia
La mostra propone oltre cento opere tra disegni preparatori in lapis, matita, tempera
e ceramiche (piatti, vasi, urne, coppe) in prevalenza della manifattura Richard
Ginori, di cui Gio’ Ponti fu direttore artistico negli anni Venti. Le opere, realizzate
tra il 1923 e il 1930 per la ricca borghesia milanese, con i loro decori ispirati da
una parte all’arte greca, romana, etrusca e dall’altra alla Metafisica e al Futurismo,
evidenziano l’importanza del ruolo creativo dell’artista nella produzione industriale
e manifatturiera.
Villa Torlonia, Casino dei Principi
www.museivillatorlonia.it
LEONARDO E MICHELANGELO
CAPOLAVORI DELLA GRAFICA E STUDI ROMANI
fino al 12 febbraio 2012 - roma, musei capitolini
Sessanta disegni di Leonardo e di Michelangelo esposti a confronto sono l’interessantissima
opportunità offerta dai Musei Capitolini per seguire la genesi dell’opera dei due grandi
maestri del Rinascimento. Anticipata dalla mostra fiorentina a Casa Buonarroti nella
primavera scorsa, l’esposizione romana prende l’avvio dai capolavori grafici conservati
alla Biblioteca Ambrosiana di Milano e alla Fondazione Casa Buonarroti di Firenze per
passare poi a indagare l’attività romana dei due artisti, analizzando passioni e interessi
personali, come la pratica di cantiere per Michelangelo e l’ottica per Leonardo. Tra le
opere esposte si segnalano le invenzioni meccaniche, gli studi di architettura militare
e d’idraulica, e gli studi romani sull’antico di Leonardo, e di Michelangelo, il Nudo di
schiena per la Battaglia di Cascina, Cleopatra e la Testa di Leda, oltre agli studi per la
Cappella Sistina e Cappella Paolina in Vaticano.
www.museicapitolini.org
Nella foto un lavoro di Damien Hirst and Science Litd. All rights riserve DACS.
Photography by Prudence Cuming Associates
di Vittoria Di Venosa
di Laura Mocci
what’s on
fino all’11 dicembre in tutta l’Umbria
Sette weekend da non perdere nei borghi più belli della
regione, fra arte, musica ed enogastronomia, per celebrare
l’olio nuovo delle terre di San Francesco. Staffetta gustosa
che di paese in paese lungo la Strada dell’Olio conduce alla
scoperta di uno degli extravergine d’oliva più buoni e famosi
d’Italia: l’Olio Dop Umbria. Sarà possibile raccogliere le
olive, assistere alla frangitura dell’olio, partecipare a percorsi
di trekking tra gli ulivi secolari, visitare i borghi medievali e
i musei dell’olio e della civiltà contadina e prendere parte a
laboratori e degustazioni. A latere anche molte attività per
i bimbi: spettacoli teatrali, caccia al tesoro, trekking con i
muli… Una trentina i frantoi che aderiranno all’iniziativa,
molte le strutture che hanno previsto pacchetti speciali
dedicati ai partecipanti e su Apple Store l’applicazione per
iPhone e iPad che guida direttamente ai frantoi.
www.frantoiaperti.net - www.stradaoliodopumbria.it
SHOWCOLATE 8-11 DICEMBRE
Mostra d’Oltremare, NAPOLI
PUNTI VENDITA SUPERCOSE
Via Cassia, 2019 - Tel. 0630884600/9
Via A. G. Bragaglia, 100 (zona Olgiata) - Tel. 0630888390/3
www.supercose.it
La terza edizione della manifestazione dedicata al cibo degli
dei, da quest’anno in collaborazione con Eurochocolate e
gemellata con Perugia. Letture, massaggi al cacao, viaggio
nella cultura dei paesi di produzione del cacao oltre ad attività
per i bambini ed eventi ghiotti alla presenza delle principali
aziende cioccolatiere italiane e straniere e dei maggiori
artigiani del panorama nazionale, con speciale attenzione
alla tradizione cioccolatiera napoletana, dalla storia antica
e dalla eccellente qualità. A Napoli si concluderà anche la
tournée nazionale dell’Italia di cioccolato, iniziata lo scorso
17 marzo a Torino in occasione di Cioccolatò, per festeggiare
i 150 anni dell’unità d’Italia. La grande scultura, realizzata da
Andrea Gaspari con ben 14 tonnellate di cioccolato fondente,
è lunga 13,5 metri e rappresenta l’intera penisola e i suoi
principali monumenti.
www.eurochocolate.com
MATRIMONIO DA SOGNO
Matrimonio da sogno è un manuale davvero
indispensabile per ogni sposa che, alle prese
con i cambiamenti di costumi e abitudini
del nostro tempo, voglia gestire con garbo
e moderno bon ton le sue nozze da sogno.
Cento preziosissimi consigli per annullare con
nonchalance anche i sortilegi più improbabili
e avviarsi all’altare con un sorriso da vera
regina. Scritto con leggerezza da Giorgia
Fantin Borghi, il volume stilla un concentrato
di consigli da Wedding Planner per sposarsi
senza incorrere a errori o crisi da ‘sindrome da
matrimonio’ che coinvolge tutti i protagonisti
nei mesi precedenti la fatidica data. L’autrice
è un’esperta sull’arte del buon ricevere e del
galateo matrimoniale. È anche protagonista di
‘Un tocco di bon ton’ il programma in onda
su canale SKY Wedding TV.
Autore: Giorgia Fantin Borghi
Editore: Valentina Edizioni
www.valentinaedizioni.it
Breve storia della vita privata
Uno dei più amati autori di libri di viaggio alle
prese con un itinerario a dir poco insolito:
l’esplorazione della sua dimora inglese, un’ex
canonica vittoriana situata in uno sperduto
villaggio del Norfolk. La sfida, condotta con
divertita maestria, è quella di osservare con
occhi diversi quanto ci circonda - ambienti,
pezzi d’arredamento, utensili e dettagli
all’apparenza insignificanti. Perché, anche
se non ce ne rendiamo conto, a casa nostra
finisce in realtà qualunque cosa succeda nel
mondo. Il nostro microcosmo domestico,
diventa così un accesso privilegiato
per capire com’è cambiato, negli ultimi
centocinquant’anni, il nostro rapporto con
sonno, cibo, sesso, malattie, vita di coppia
ed educazione dei figli.
Autore: Bill Bryson
Editore: Guanda, Biblioteca della Fenice
www.guanda.it
Books
Frantoi Aperti
69
M AGA ZINE
La nobile arte dell’insulto
‘Quando si rivolgono critiche a qualcuno,
bisogna farlo in una lingua infinitamente
sottile il cui senso rimanga implicito. Conviene
evitare che l’avversario si renda conto fin dalle
prime parole che lo si sta criticando: è solo
al termine di un certo tempo di riflessione, a
poco a poco, che questi giunge a prendere
consapevolezza che le parole rivoltegli erano
tutt’altro che benevole. Lo si metta a suo agio,
cosicché il suo viso dapprima sorridente, viri
poi dal bianco al rosso, dal rosso al violaceo,
infine dal violaceo al grigio plumbeo. Questo
è il piú alto grado nell’arte dell’insulto’.
Dall’oriente un ironico e disincantato trattatello
sull’arte di stare al mondo; piccola perla
dal tagliente sarcasmo per la prima volta in
traduzione integrale in una lingua europea.
Autore: Liang Shiqiu
Editore: Giulio Einaudi editore
www.einaudi.it
M AGA ZINE
piante del sogno
70
L’abete ovvero
l’albero di Natale
CURIOSA STORIA
DI UN TESTIMONIAL INVOLONTARIO
Da figura religiosa a icona commerciale:
strano ma vero, il look di Babbo Natale fu creato
dalla CocaCola negli anni ‘30
U
U
no solo, ma
in mille volti:
la
figura
di
Babbo Natale esiste praticamente in
tutti i Paesi occidentali, con varianti
folkloristiche e molti tratti comuni,
ma tutte le ‘versioni’ derivano dallo
stesso personaggio storico: il vescovo
San Nicola di Mira, diffusore del
cristianesimo in Turchia. Fu lui a
introdurre l’usanza di portare doni ai
bambini, che venivano raggiunti su
slitte trainate da cani, con lo scopo di
convertirli alla religione cattolica. Sulla
base di questa leggenda si svilupparono
tutte le storie di colui che divenne
poi noto con il nome di Santa
Claus, collocandone la dimora
di volta in volta al Polo Nord,
nelle foreste del Canada o in
Lapponia.
Ma il personaggio paffuto e
sorridente con la lunga barba
bianca e il classico costume
rosso che è ormai l’icona di
Babbo Natale in tutto il mondo
LL
nasce in America, dove la figura di questo simpatico e
generoso vecchietto è direttamente collegata al mondo
commerciale grazie ad uno dei prodotti che hanno fatto la
storia del consumismo statunitense. Parliamo della CocaCola,
il cui marchio esiste dal già dal 1886 e che negli anni ‘30
adottò Santa Claus come testimonial, senza praticamente più
lasciarlo (nel 2006 hanno festeggiato i 75 anni di sodalizio!).
Solo nei primi 33 anni il disegnatore dipinse oltre 40 tavole
pubblicitarie del personaggio che beveva dalla famosa
bottiglietta giocando con i doni sotto l’albero, creando un
binomio indissolubile.
Va detto però che il brand, più che sfruttare l’immagine
di Babbo Natale, l’ha definitivamente spogliata dei
legami religiosi, creandogli una nuova veste e rendendola
popolare. Fino a quel momento, infatti, in America esisteva
la raffigurazione di una sorta di elfo dispensatore di doni,
approdato dal vecchio continente nel XVII secolo come
San Nicola, vestito di blu, giallo o verde. Il rassicurante
look barbuto, sovrappeso, gioviale e ‘rosso Coke’, è stato
creato proprio da un pubblicitario di origine svedese della
Coca Cola, tale Haddon Sundblom, che ispirandosi ad un
rubicondo vicino di casa disegnò il primo ritratto di ‘Santa
Claus Coke’ pubblicato sulla rivista Liberty il 22 dicembre
del 1931. Il noto brand veniva fuori da un lungo processo
dovuto ad una parte della società puritana che osteggiava
la bevanda perchè proponeva caffeina ai minori, e il legame
fra la bevanda e l’immagine bonaria di Babbo Natale aiutò
la riabilitazione del maggior produttore mondiale di bibite,
proprio nel momento in cui si prospettava la formazione di
una nuova società di grandi consumi dovuti all’introduzione
del frigorifero nelle famiglie. Potere della pubblicità! ◆
D.C.
a simbologia dell’abete come albero della
Natività viene da lontano, precisamente
dall’antico Egitto: sotto le sue fronde lucide
e profumate di resina aveva visto la luce il dio di Biblos e
in Grecia, in particolare la varietà albies alba, cioè quella
bianca, lunare, era sacra alla grande dea Artemide, protettrice
delle nascite. Sempre in tema di nascite, per favorirne la
fecondità, nel Medioevo si usava battere le donne con rami
di abete. Nelle feste solstiziali del mondo celtico l’abete
veniva portato in casa e decorato con ghirlande e dolciumi
perché consacrato alla nascita del Fanciullo divino. Presente
in epoca barbarica anche nei paesi latini, scomparve dopo la
loro evangelizzazione. Ricomparso nel 1800 simboleggia da
allora la nascita del Cristo come Albero della vita. Radunarsi
la notte di Natale intorno all’albero addobbato di luci e piccoli
doni, significa dunque essere illuminati dalla luce del Cristo,
godere della sua linfa, essere pervasi dal suo amore. Tra
poco in città compariranno gli abeti di Natale, appariranno
nelle piazze, nelle strade, nelle case. Per la gioia di tutti ma
soprattutto dei più piccoli. Tra poco forse gli abeti di Natale
compariranno nei nostri sogni. Seguiamone la scia, quasi
certamente ci condurrà verso il tempo mitico dell’infanzia. E
poiché, oltre a quello personale esiste l’inconscio collettivo,
ci condurrà verso un tempo ancor più mitico, quello
dell’infanzia del mondo ◆
Renata Biserni
Psicoterapeuta-psicodrammatista
72
M AGA ZINE
Museo
del tartufo
U
Nel trecentesco castello
di San Giovanni D’Asso
sono custodite
le memorie gastronomiche
relative
al ‘diamante della tavola’
U
n maniero fortificato del XIV° secolo
ospita il singolare museo che racconta la
storia del pregiato prodotto fra aneddoti
e gastronomia, con tanto di centro di documentazione
informatizzato, in costante aggiornamento, a disposizione
dei visitatori, al termine della visita.
Un vero e proprio percorso, insomma, quello tracciato nei
sotterranei del castello, che inizia con ‘il mistero del tartufo’,
che seconda una leggenda è originato da un fulmine.
L’itinerario prosegue con una coinvolgente esperienza
sensoriale, in cui il visitatore viene coinvolto in un gioco
provocatorio: riconoscere il tubero con il tatto indagando in
alcuni orci, con l’udito distinguendo i passi del cane da cerca
o il rumore del vanghetto, con il gusto attraverso piccoli
assaggi, e infine con l’olfatto in mezzo ad altri odori.
Il passaggio successivo conduce quindi nel suo habitat
naturale, alla cerca, e poi finalmente alla declinazione
culinaria, con la riproduzione verosimile di una mensa
contadina e di un’altra altoborghese: due tavole imbandite
che illustrano gli infiniti modi dell’impiego in cucina, dai
sofisticati vol au vent ai semplici e gustosi pici alle briciole, il
must locale. Perché a San Giovanni D’Asso il tartufo bianco
è il vero ‘diamante della tavola’! ◆
www.museodeltartufo.it
D.C.
UNA ‘CERCA’ DA RECORD
Ai primi di novembre a San Miniato è stato trovato un
tartufo bianco di 551 grammi; il fortunato tartufaio ha
voluto restare anonimo. Ai prezzi attuali (4000 euro al
chilo) il tubero vale 2000 euro e batte il precedente record
di 512 grammi, conquistato nella stessa zona pochi giorni
prima. Il record assoluto per un tartufo bianco risale al
1954 quando, ancora a San Miniato, fu trovato il tubero
piu’ grande del mondo: 2.520 grammi di prelibatezza!
Il Ristorante “Celestina ai Parioli”, situato nel cuore
dell’omonimo quartiere, è dotato di ambienti confortevoli,
caldi e luminosi. Un locale curato, con un’ampia veranda
chiusa e cucina a vista, pareti dai toni chiari, un fresco
celeste e legno al pavimento, che accoglie senza inutili
formalità, invitando da subito a sentirsi a proprio agio
ricreando l’atmosfera delle origini, di quel lontano 1926 in
cui è nata la storia di questo ristorante, mai interrotta negli
anni a seguire.
Oggi come allora la cucina è semplice e genuina e per quanto
alleggerita e adattata ai gusti attuali, è un susseguirsi di piatti
classici romani sia di carne che di pesce, con qualche piccola
novità, proprio per stupire sempre i propri clienti.
I prodotti come pasta all’uovo, pane e dolci sono
rigorosamente di produzione propria.
Il ritorno della pizza offre ai giovani un’ottima alternativa per
cene veloci.
Vengono sempre offerti piatti con prodotti tipici di stagione,
per garantire la qualità e la varietà delle pietanze, come ad
esempio, nel periodo invernale una varietà di piatti al Tartufo
Bianco.
Il Ristorante è aperto tutto l’anno ed è pronto ad accogliere
gli ospiti in occasione dei cenoni di Natale e veglioni di
Capodanno.
Celestina vi aspetta!
Viale Parioli, 184 - tel. 068078242
www.ristorantecelestinaaiparioli.com
75
M AGA ZINE
Think - Click - Enjoy
Tartufo, il re della tavola
Arriva
ITALIALICIOUS!
aroma intenso e inconfondibile, gusto delicato
e prezzi da sballo per uno dei prodotti più pregiati
della nostra terra
La nuova frontiera
del regalo online
U
promo
U
n evento speciale? Il compleanno
di un amico che vive dall’altra
parte del mondo? Un cliente da
coccolare? Scegliere un regalo unico, originale, che rispecchi
fedelmente le intenzioni di chi lo acquista, è un’arte che può
richiedere tempo e creatività, specialmente se il destinatario
vive in un altro paese del mondo.
Da questa crescente esigenza nasce ITALIALICIOUS: il top
della cucina italiana in lussuose confezioni regalo. Ampia
scelta tra Pasta, Dessert, Sughi, Olio, Confetture e Vini
di altissimo prestigio. Un innovativo servizio che copre
ogni distanza del globo entro le 72 ore dalla spedizione
dell’ordine. Entrare nel sito ITALIALICIOUS significa poter scegliere tra i
regali più originali e ricercati nell’ambito della gastronomia
italiana. Pochissimi click vi consentono di personalizzare il box
scelto, aggiungere un messaggio e preoccuparsi unicamente
di rispondere alla telefonata o e-mail di ringraziamento da
parte del destinatario!
Chi riceve un packaging ITALIALICIOUS riceve poesia, e non
potrà non pensare a quanta cura, tempo e dedizione abbiate
dedicato alla ricerca di un pensiero così originale. Il tutto
comodamente gestito nell’intervallo tra un appuntamento e
l’altro o dalla poltrona di casa.
T
T
di Antonella De Santis
Il progetto nasce con l’obiettivo di promuovere in tutto il
mondo, il massimo della qualità artigianale italiana attraverso
un servizio espresso ed impeccabile. ITALIALICIOUS
inizia la propria avventura tra Vetralla, paese della Tuscia
Viterbese, e Pasadena (uno dei quartieri più prestigiosi di
Los Angeles) sotto la guida dei tre imprenditori Valentino
Bacocco, Stefania Mazzotta e Maureen McGillan Sklar,
che insieme alla direzione marketing di Giorgio Onorato
Aquilani, stanno già godendo di un meritatissimo successo.
“Il sito www.italialicious.com” spiega l’amministratore
Valentino Bacocco “funziona perché è semplice ed
intuitivo da utilizzare. Ogni persona può infatti scegliere e
personalizzare qualsiasi confezione e spedirla dove vuole in
soli tre click!”. Regalare e regalarsi il piacere della cucina italiana non è mai
stato così semplice e veloce ◆
ra i protagonisti delle nostre tavole,
cresce sottoterra in simbiosi con le radici
di piante che ne caratterizzano l’aroma,
quell’odore cosi’ caratteristico. Un profumo penetrante che fa
riferimento a istinti primari negli uomini come negli animali,
elemento indispensabile per assicurare la conservazione
della specie: è proprio emanando le loro molecole profumate
che i tartufi seducono insetti e mammiferi, ‘convincendoli’ a
propagare le spore per la riproduzione.
Tutta l’Italia è zona di tartufi, ne esistono diverse varietà, ma
sono sette le specie commercializzate, differenti per colore,
callosità della scorza, aroma, stagionalità. La più pregiata in
assoluto è il tartufo bianco (Tuber Magnatum Pico), tipico
della zona di Alba in Piemonte, ma che si trova anche in
altre regioni, dove in genere si raccoglie dal 15 settembre al
31 gennaio. Un prodotto fragile, estremamente sensibile alle
alterazioni del sistema ambientale, che rappresenta quindi una
sorta di fenomenale allarme per segnalare ogni anomalia.
Un vero gioiello, tanto che le sue quotazioni vengono regolate
da una borsa, e arrivano a superare i 4.000 euro al chilo.
Naturalmente questo è il picco
di un mercato che vede cifre
molto più basse
per le altre qualità, come lo scorzone estivo e il nero pregiato,
invernale. La raccolta, vietata per tutte le specie dal 31 agosto
al 14 settembre, è regolamentata da un calendario, e in più
per praticarla bisogna munirsi di un patentino e pagare una
tassa annuale. È fondamentale poter contare su un cane ben
addestrato che segnali la presenza del tartufo sottoterra,
bisogna poi estrarlo con la massima delicatezza e rimettere
a posto il terreno rimosso, per permettere la formazione di
nuove radichette e sperare quindi in un nuovo frutto.
Una volta raccolto (o acquistato) guardatelo bene: deve
essere pulito e integro, per evitare facili deterioramenti,
deve piacere, sedurre, convincere, essere sodo, consistente,
compatto. Odoratelo, e sentite la varietà degli aromi:
spezie, terra, percezioni di fermentazione e aglio, miele. Un
ventaglio davvero ricco che ne ha determinato il successo in
cucina, dove si usa crudo, tagliato a lamelle per impreziosire
qualsiasi piatto. Ne bastano 10 grammi per trasformare un
umile uovo frittellato o dei tajarin in bianco in un piatto
sontuoso, articolato, travolgente.
Se amate molto questo sapore, dubitate di prodotti
‘aromatizzati’ al tartufo: in genere sono addizionati con un
aroma di sintesi che richiama il profilo aromatico del tartufo,
ma appiattendone completamente il sapore. L’estratto naturale
è più complesso, anche se al momento è ancora in fase di
sperimentazione... fate dunque un sacrificio e gustatelo sono
quando è la stagione giusta, il suo gusto vi ripagherà ◆
Make your dreams shine!
BISTROT
CHAMPAGNE
PER INTENDITORI
Si tratta di Remigio,
bistrot-champagne situato a Roma,
non lontano da San Giovanni
in Laterano. è qui che si trovano
le proposte del migliore champagne
e di eccellenze selezionate
a diffusione limitata
di filo
Vittoria
di Venosa
Il
conduttore
di questo locale è lo champagne, da qui
la scelta del nome. Remigio infatti deriva da Saint Remi, il
santo cui è dedicata l’abbazia e la cattedrale di Reims, città
patrimonio Unesco e centro nevralgico dello Champagne.
In questo piccolo locale di raffinata eleganza, molto francese
nello stile e nell’offerta, è possibile sorseggiare flûte di
champagne proveniente da piccoli ma selezionati produttori.
Da Remigio è possibile trascorrere la serata con gusto,
assaggiando brand di champagne prodotto da vignerons
indipendenti quali Jean Pierre Legret, Pascal Mazet,
Chartogne-Taillet, o i cuvée réserve di Bereche, Tarlant,
Horiot, Goutorbe, Couche, Vincent Bliard. E l’offerta, davvero
notevole, è accompagnata da un buffet raffinato, preparato
con stile scegliendo ed accoppiando ingredienti semplici ma
di carattere.
L’apéritif da Remigio si consuma per lo più a flûte. Ma forte
è anche la proposta di vini fermi, sia italiani sia stranieri: dai
formidabili pinot noir della Borgogna ai riesling tedeschi,
agli ottimi e pregiati italiani come il Sagrantino Dogc di
Montefalco, un vitigno coltivato in Umbria. Oppure il
corposo Dolcetto d’Alba di Giacomo Fenocchio dal colore
rosso rubino e dai vivaci riflessi violacei.
E dopo l’apéritif di crostini prelibati chi lo desidera può anche
gustare la tartare di fassona piemontese, l’insalata di speck
d’anatra o il baccalà mantecato: un modo inconsueto di far
incontrare le bollicine con un gusto tutto italiano.
Remigio champagne e vino
Via S. Maria Ausiliatrice, 15
www.remigio.eu
Whisky specialist
e molto altro
Nasce a Roma il Le Bon Bock Cafè,
per scoprire eccellenze
anglosassoni
e altri prodotti golosi
Eleganti scaffalature in legno, vetrine e arredi curati, ma
soprattutto oltre 400 etichette di Whisky, nel nuovo locale di
Stefano Carlucci, già patron di uno tra i 40 migliori Whisky
Bar al mondo: il Le Bon Bock Cafè. Una nuova avventura,
condivisa insieme a Francesco Ciampa, porta a Roma un
angolo di Inghilterra, vero paese dei balocchi per gli amanti
di questo distillato. Un luogo di conoscenza e di passione,
che oltre alla ricchissima offerta di Whisky propone un’ampia
selezione di birre anglosassoni in bottiglia, Rum, Bourbons,
Gin, prodotti di gastronomia, tè, infusi, marmellate e biscotti,
nonchè bicchieri da degustazione, astucci, tazze, libri e
tutto ciò che ruota intorno al mondo del gusto e del buon
bere, selezionato con competenza, ricerca e amore. Per gli
appassionati, o per chi vuole diventarlo, tante occasioni:
degustazioni, eventi e sconti riservati agli iscritti di The
Clan. Un indirizzo prezioso, soprattutto ora che Natale è
alle porte... sarà una sorpresa scoprire che non è necessario
spendere un capitale per regalare una buona bottiglia.
Le Bon Bock Whisky Shop
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NATALE DA CHEF
gustose proposte
dei grandi cuochi italiani
per il menù delle Feste
in collaborazione con Alessandra Fanelli e Antonella De Santis
DAVIDE OLDANI
ANDREA BERTON
Il milanese Davide Oldani ha trascorso molti anni della sua
vita ad apprendere l’arte del cucinare sotto l’egida dei più
grandi cuochi al mondo, da Gualtiero Marchesi ad Alain
Ducasse, passando per Albert Roux a Londra e Pierre Hermè
a Parigi. A Milano ha aperto il suo D’O nel 2003 conquistando
dopo un anno una stella Michelin. È inoltre autore di testi di
cucina e disegna oggetti da tavola per varie aziende.
Inizia la sua avventura con Gualtiero Marchesi, per poi
proseguire a Londra, da Mossiman’s, all’Enoteca Pinchiorri
di Firenze con Carlo Cracco, al Louis XV di Alain Ducasse
a Montecarlo. Quindi fino al 2001 è Chef della Taverna di
Colloredo di Monte Albano, che grazie a lui guadagna una
stella Michelin. Dal 2005 inizia a collaborare con Trussardi
per l’apertura de Il Ristorante Trussardi Alla Scala di cui è
Direttore e Chef, che nel 2008 ottiene la prima stella, e nel
2009 la seconda.
COSCIA D’ANATRA “APICIUS”
Ingredienti per 4 persone
Per la salagione e la cottura della coscia d’anatra:
4 cosce d’anatra disossate (tenere le ossa)
1% del peso delle cosce di sale grosso
1 l olio di semi di girasole
Per la finitura delle coscie d’anatra:
1 g mix di spezie (30 g di polvere di cumino, 10 g di polvere
di coriandolo)
1 g semi di papavero
1 g pepe rosa schiacciato
4 g semi di girasole sminuzzati
1 g pepe bianco schiacciato
8 g miele millefiori
Per la finitura:
200 g Puntarelle (metà cotte in acqua bollente salata e metà crude)
300 g sedano, carote e cipolle pulite e tagliate a pezzi
2 l acqua
5 g maizena diluita in 1 ml. di acqua fredda
1 g sale fine
10 g agrodolce (4 ml di aceto di vino bianco cotto con 20 g
di zucchero semolato)
10 g concentrato di pomodoro
le ossa delle cosce d’anatra arrostite in forno
Preparazione
Per la salagione delle coscie d’anatra:
Mettere a marinare le cosce d’anatra disossate, con il sale
grosso per una notte.
Lavarlo via, asciugarle e disporle in una placca alta coperte
d’olio di semi e cuocerle in forno per 3 ore circa a 90°.
Scorarle dall’olio, asciugarle ed arrostirle dalla parte della
pelle in una padella, dorandole.
Per la finitura delle coscie d’anatra:
Mettere le cosce, cospargerle prima con il miele e poi con tutte
le altre spezie e semi, infornare ancora a 200° per 5 minuti.
Per la finitura:
Arrostire le verdure in una pentola capiente, aggiungere il
concentrato, le ossa e bagnare con l’acqua, bollire per 2
ore circa, filtrare e fare ridurre fino a 100 ml, legare con la
maizena diluita e sistemare di sale ed agrodolce. Disporre
la coscia d’anatra al centro del piatto nappare con la salsa,
terminare con le puntarelle cotte e crude.
Trancio di merluzzo
con salsa barbabietola, ricotta
e pane di segale croccante
Ingredienti
Merluzzo (carbonaro d’Alaska)
Tranci da 140 g per persona
Cuocere il trancio di merluzzo sulla plancia dalla parte della
pelle fino a renderla croccante portando la temperatura
interna della carne a 45°.
Salsa barbabietola:
100 g di maionese di pesce (ridurre del fumetto di pesce
quasi a zero ed emulsionarlo con il minipimer aggiungendo
dell’olio extra vergine d’oliva leggero fino alla consistenza
necessaria)
80 g succo di rapa rossa centrifugato (300 g di rape rosse crude)
7 g di sale maldon
Frullare la maionese di pesce con il succo di barbabietola
ed il sale.
Salsa ricotta:
100 g di ricotta di bufala
90 g di fumetto fumetto di pesce
5 g di sale maldon
20 g di olio extra vergine d’oliva
Frullare la ricotta con il fumetto di pesce, il sale e l’olio.
Pane di Segale:
1 baguette di segale
Congelare il pane in abbattitore, tagliare all’affettatrice dello
spessore di 0.3 mm e seccare in forno tra due placche a 170°
per 4 minuti.
Piatto:
Utilizzando un fondina, mettere alla base del piatto la salsa
barbabietola, al centro la crema di ricotta, il merluzzo e infine
la chips di pane alla segale croccante, sale maldon e servire.
DON ALFONSO 1890
NIKO ROMITO
Nell’anno del suo trasferimento Niko Romito porta a casa
il miglior punteggio di cucina secondo il Gambero Rosso,
insieme a Buttura e Cuttaia. Una grande soddisfazione, che
sancisce i buoni risultati degli scorsi anni, come la prima
stella del 2007 e la seconda del 2009. Ma il 2011 per i Romito
sarà ricordato sicuramente come l’anno dell’apertura di
Casadonna, un grande progetto che unisce alta ristorazione,
ospitalità, formazione, produzione di una materia prima
estrema, riflesso di una terra non sempre facile, come quella
abruzzese che entra nei piatti di Niko Romito con lucidità,
passione, concretezza. Una cucina emozionante, la sua,
incontro di antico e moderno, tradizione e futuro, rigore e
immaginazione.
www.ristorantereale.it
Sformatino di carote
Ingredienti per 4 persone
Per il ripieno di carote
300 g carote
30 g olio extravergine di oliva
20 g burro
20 g farina
16 gocce mosto cotto
Sale e pepe q.b.
Per le cialde di parmigiano
40 g Parmigiano Reggiano grattugiato
Preparazione
Con l’apposito utensile pelare le carote, nettarle e affettarle
a rondelle molto sottili. Stufarle in una padella con l’olio per
20 minuti insaporendo con sale e pepe. Raggiunta la cottura,
versarle nel contenitore del pacojet e congelarle a -18° per
2 ore. Quindi frullarle congelate nel pacojet e raccogliere
la purea ottenuta. Distribuirla in piccoli stampi a tronco
di cono in alluminio o in acciaio (tipo da babà mignon)
precedentemente imburrati e infarinati; quindi metterle in
forno a 170° per 4 minuti.
Per le cialde di Parmigiano: spargere su un foglio di carta da
forno uno strato sottile di Parmigiano grattugiato e passare al
microonde per 1 minuto. Lasciare raffreddare e poi ricavarne
delle cialde.
Sformare e impiattare lo sformatino di carote. Completare
con 4 gocce di mosto cotto e guarnite con una cialda di
Parmigiano.
Si puo’ dire che l’alta ristorazione nel sud Italia sia nata con
lui: Alfonso Iaccarino, un precursore di un modo di fare
cucina che oggi sono frequenti, nel mondo gourmet, ma che
all’epoca era quasi rivoluzionario. Studi, viaggi e conoscenza
al servizio di una tradizione, quella campana, nobile e
rigogliosa, riproposta con il sapere di oggi e la qualita’ di
sempre garantita anche dall’azienda agricola di famiglia,
le Pieracciole, creata nel 1990 per assicurare prodotti
d’eccezione. Due stelle Michelin e la forza di una tradizione
familiare ormai giunta alla quinta generazione
www.donalfonso.com
Vesuvio di Rigatoni
Ingredienti per 4 persone
260 g rigatoni
50 g piselli
250 g mozzarella
200 g ragù di pomodori
60 g carne di maiale macinata
30 g mollica di pane
60 g latte
50 foglie di basilico
50 g olio extravergine di oliva
15 g cipolla
2 uova intere
Preparazione
Preparare le polpettine con pane bagnato nel latte, 1 uovo, sale
e pepe e rosolarle in olio extravergine. Sbollentare 30 foglie di
basilico e frullarle con un po’ di olio, passare allo chinois fine.
Intiepidire 40 g di latte e aggiungerci 70 g di mozzarella tagliata
finemente e cuocere a bagnomaria, poi frullare e passare allo
chinois fine. Saltare i piselli con la cipolla rosolata. Tagliare
finemente il resto della mozzarella. Cuocere l’altro uovo per
7 minuti in acqua bollente. Cuocere i rigatoni per 3 minuti e
mantecarli con una metà del ragù di pomodori e una metà
del basilico. Comporre un timballo in un contenitore di carta
stagnola di circa 8 cm con maccheroni, mozzarella, piselli,
uovo, polpettine e basilico, adagiare la mozzarella sul fondo
del timballo e sulla parte superiore, per ben tenere fermo il
tutto. Cuocere per 14 minuti in forno a 160°.
Sformare e adagiare sul piatto, finire con il restante ragù di
pomodori, salsa mozzarella e salsa di basilico, basilico a
foglie e un filo di olio extravergine.
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
IL NUOVO PIPERO È AL REX
Da Albano al centro di Roma,
Alessandro Pipero dirige il nuovo ristorante
dell’hotel Rex; in cucina Luciano Monosillo
di Antonella De Santis
D
D
alla cantina alla sala: dopo diverse
stagioni passate alla corte di
grandi ristoranti Alessandro Pipero
(miglior sommelier dell’anno nel 2005 secondo la Guida
dell’Espresso), una manciata di anni fa ha deciso di iniziare
un’avventura tutta sua, avventura che lo a portato ad Albano
prima, a Roma poi. E proprio a Roma lo incontriamo, nel
nuovissimo Pipero al Rex, mini-ristorante per grandi palati
aperto da poco più di un mese dove lui, Alessandro Pipero,
istrionico ed esuberante padrone di casa, ci accoglie con la
consueta ospitalità.
Da Albano a Roma, raccontaci come è andata
Abito ai castelli, lì sono nato come ristoratore, lì mi sono
fatto conoscere. Ad Albano ho aperto il primo ristorante ma
la mia clientela è sempre stata soprattutto romana: l’idea di
mettere piede a Roma era nata già da un po’. Il proprietario
dell’hotel Rex, Pino Cau, era un mio cliente di Albano oltre
che un grande gourmet: insieme abbiamo voluto iniziare
questa avventura.
Obiettivi?
Non ci sono obiettivi, solo una grandissima passione: mia,
dello staff come di chiunque faccia questo lavoro.
Che pensi del chilometro zero?
Non mi interessa poi molto: se c’è un prodotto straordinario,
un tartufo o anche uno spaghetto di riso fantastico, perchè
non dovrei usarlo?
Alessandro Pipero con lo chef Luciano Monosilio e lo staff
Cos’è il Pipero al Rex?
E’ un ristorante gourmet, di alta cucina, con appena 25
coperti in cui tutto è curato nei dettagli e nulla è lasciato al
caso: tovaglie, vini, materie prime eccellenti, cucina... ogni
cosa viene seguita maniacalmente. Lavoriamo in 8 per questi
25 coperti. Ci sono moltissimi aspetti indispensabili nell’alta
ristorazione, magari anche un po’ ossessivi, perchè per fare
questo tipo di lavoro ci vuole un po’ di follia.
C’è continuità con Albano?
Assolutamente si, anche perchè tutto lo staff si è trasferito,
dal lavapiatti allo chef Luciano Monosillo, un ragazzo di
Albano di appena 27 anni. Luciano collabora con me già da
tre anni e ha esperienze importanti alle spalle: Pierangelini,
Uliassi e, in attesa dell’apertura a Roma, al Piazza Duomo di
Alba con Enrico Crippa.
E in cucina?
I grandi classici dello chef ci sono tutti. Ma non solo quelli.
La cucina rispecchia la nostra passione, non si può dare una
definizione: tradizionale, romana, creativa... è semplicemente
quella che ci piace, che secondo noi è il massimo. Quando
proponiamo un piatto vogliamo che sia insuperabile, qualsiasi
siano gli ingredienti e le ispirazioni.
Il ristorante è identificato con te, anche se non sei tu ai
fornelli. Quale è il tuo rapporto con lo chef?
Il ristorante è identificato con me, vero, ma lo chef ha
carta bianca. Tutti gli chef che sono passati da me sono
poi diventati più noti, ma di certo non gli ho insegnato io a
cucinare. Io lavoro molto sul carattere, non sulla cucina: li
motivo, li carico, qui c’è un buon ambiente, amichevole. Si
ride, si scherza, si sta bene, si fatica... Ognuno porta qualcosa
e da ognuno si impara.
Qual’è il tuo rapporto con lo chef?
Con lo chef ci si capisce: Luciano ha la massima libertà
nel pensare e proporre i piatti, poi li si assaggia insieme,
se ne discute, ci si confronta. Come sommelier devo essere
preparato sulla cucina come sui vini, in più posso contare su
un gran palato, molto allenato.
Ci sono delle piccole provocazioni in carta...
Quelle sono più frutto delle mie idee, è vero. Cose che mi
sono venute in mante stando in sala, conoscendo i clienti.
Si dice sempre che nei ristoranti in cui si fa alta cucina le
porzioni sono piccole, in realtà quando ci si alza da questo
tipo di ristoranti si è pienamente soddisfatti. Se si parla per
esempio di un raviolo con lo zenzero, ne bastano 3. Al
contrario ci sono piatti che non si possono servire in porzioni
piccole. Per esempio la carbonara: non se ne può mangiare
poca! Quindi in carta la carbonara si può ordinare da 50 a
300 grammi. Perchè quando la si prende al ristorante spesso
si rimane delusi aspettandosi una porzione più grande, così
invece ognuno sceglie quanta ne vuole. Non ho inventato
niente: vendo semplicemente la pasta a peso.
Ci sono poi i tortellini con la panna…
In questo momento è il piatto più bello. Lo facciamo espresso,
chiuso al momento, ripieno di agnello con una fogliolina di
menta, condito con pecorino montato. E’ una rivisitazione
dei tortellini con la panna che tutti noi abbiamo mangiato
da piccoli... io li mangio anche ora. Sto pensando di vendere
anche loro in diversi quantitativi, visto che mi richiedono
sempre il bis. In fondo è un po’ come per le sigarette che ci
sono in pacchetti da 10 o da 20.
Tu sei un sommelier, cosa ci si deve aspettare dalla tua
carta dei vini?
Il futuro non è avere una carta enciclopedica, ma limitarsi al
massimo a 100 o 120 etichette, con dei buoni e dei grandi
vini. Bisogna avere le etichette giuste, senza farsi prendere
troppo la mano, anche perchè poi ogni anno si devono fare
i conti e una cantina che rimane ferma è un problema. Tra
l’altro per quel che vedo io ai clienti non va neanche più di
leggerle queste enciclopedie del vino.
Cosa si trova da me? Champagne, naturalmente, poi molto
sud della Francia, le mie selezioni da tutto il mondo.
Quando un sommelier è bravo?
Una persona è brava nel suo lavoro quando ci mette
passione. Quando sei felice di quello che fai e vai a lavorare
con entusiasmo senza che ti pesi. La mia fortuna è che il
mio lavoro mi piace molto. Non importa se ho la febbre...
la passione fa miracoli. Poi ci sono le cose che si fanno
quotidianamente: creare un percorso in abbinamento al
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M AGA ZINE
NEXT OPENING Via della Croce, 82
cibo adeguato per ogni cliente, per esempio. Per farlo è
indispensabile capire il cliente dal momento in cui apre la
porta del ristorante.
E il servizio?
L’ospitalità penso sia quasi più importante della cucina: la
cucina può commettere un errore, la sala no. Se si sta bene in
un ristorante si torna anche se è arrivato un piatto sbagliato,
se l’ospitalità non è quella giusta, se ci sono cose che creano
antipatie, invece no.
Dunque grande cura del cliente.
Si, e uno sguardo ai clienti di domani: visto che dovrò
lavorare per almeno altri venti anni, mi chiedo sempre per
chi cucineremo allora, a chi parleremo dei grandi piaceri
della tavola. Credo sia importante educare al gusto i giovani.
Per questo da me i ragazzi sotto i 25 anni pagano la metà.
E quando vai a mangiare fuori?
Ma io sono un addetto ai lavori, guardo tutto, però quando
esco penso a riposarmi e a mangiare. Poi si impara sempre,
da tutti.
E la cucina etnica?
Mi piace mangiare etnico, non credo che quella italiana sia
la migliore cucina del mondo. Come dicevo ci sono cose
straordinarie in quasi ogni realtà, basta saperle vedere.
Mi piace molto la cucina cinese se fatta bene, così come
la giapponese, per la metodologia, la cura del piatto, la
freschezza della materia prima.
Tu che mangi?
Mangio tanto, soprattutto carboidrati e nelle ore sbagliate!
Dunque per te tra amatriciana e ostriche vince
l’amatriciana?
Per me la sfida è tra amatriciana e donne, o ancor meglio tra
carbonara e donne... direi risultato alla pari. Ma di certo fame
contro donne vince la fame.
Ristorante del cuore?
A casa della mia compagna, che cucina benissimo ◆
Pipero al Rex
Via Torino, 149 - tel. 064815702, 3397565114
Via Albalonga, 7B-9-11 - Tel. 06 7000418 San Giovanni • Via Cassia, 8B-8C - Tel. 06 3333488 Ponte Milvio
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Basilica di San Giorgio
il cioccolato secondo gli aztechi
Cioccolato made in Italy
Q
Dai metodi aztechi ai laboratori artigianali, dalle cioccolaterie gourmand
ai piccoli produttori locali: mini-guida dello shopping goloso
Q
di Donatella Codonesu
uella del cacao è una pianta dalle origini
antichissime proveniente dall’America
centrale precolombiana. I primi a coltivarla
furono i Maya, intorno al 1000 a.C.; dopo di loro anche gli
Aztechi la utilizzarono come bene di importazione, e dunque
di lusso, tanto che i semi della pianta venivano impiegati come
moneta. Per il suo potere corroborante, il cacao era associato
a Xochiquetzal, la dea della fertilità, assumendo un significato
mistico e religioso; in Italia arrivò grazie a Cristoforo Colombo
e si diffuse nel tempo come esclusiva bevanda destinata al
consumo dei salotti nobili. Solo fra ‘700 e ‘900, grazie allo
sviluppo tecnologico (tostatura industriale e passaggio su
larga scala della complessa lavorazione che separa il burro
di cacao), finalmente il cioccolato arriva alla portata di tutti,
ridotto in polvere e riassemblato in tavolette: solido ma
fondente, capace di sciogliersi deliziosamente in bocca.
La pianta nasce nel sottobosco delle foreste tropicale, dove
può raggiungere i 12-15 metri di altezza. Nelle piantagioni,
all’ombra di cocchi e banani, viene potata spesso e arriva a
massimo 5 metri. Necessita di clima umido e caldo, fruttifica
dopo il quarto anno e resta produttiva fino al trentesimo. Il
genere battezzato Teobroma cacao da Linneo comprende
tre grandi gruppi: Criollo (quello dei Maya, oggi prodotto
in America Centrale, Sri Lanka, Giava e Samoa), Forastero
(originario dell’Amazzonia e prodotto in Brasile, Africa
Occidentale e sudest asiatico) e Trinitario (ibrido fra le altre
due qualità, coltivato a Trinidad, in America Centrale e
Meridionale e in Indonesia).
Viene raccolto da mani esperte almeno due volte l’anno,
scegliendo il momento di giusta maturazione del frutto
(cabosse) e spaccandolo con un colpo di machete per
raccogliere i semi al suo interno.
La provincia di Ragusa è famosa soprattutto per le molte
meraviglie barocche. Fra queste Modica, dichiarata
dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, è una vera perla,
con l’imponente cattedrale di chiara e friabile pietra di tufo,
ottima per scolpire le volute tipiche di questo stile. Fra vicoli
pittoreschi e ricchi palazzi storici, molte sono le tradizioni
che rimangono vive in questo suggestivo angolo di Sicilia,
la cui fama è soprattutto legata ad un goloso prodotto
alimentare, ancor oggi lavorato secondo le antiche ricette
precolombiane.
Furono gli spagnoli ad introdurre a Modica il xocoàtl, la pasta
di cacao che l’Antica Dolceria Bonaiuto produce dal 1880
con il medesimo nome. Si tratta di una delle prelibatezze
gastronomiche più particolari d’Italia, creata lavorando ‘a
freddo’ i semi macinati senza privarli del burro di cacao in
essi contenuto. La massa così ottenuta viene riscaldata ad una
precisa temperatura e quindi mischiata a zucchero semolato
e spezie (cannella o vaniglia); la temperatura controllata
rende fluido il tutto, ma non permette ai cristalli di zucchero
di sciogliersi e mantiene intatti gli aromi originali.
Struttura insolitamente granulosa e gusto aromatico sono
quindi i tratti distintivi del cioccolato modicano, che viene
utilizzato anche in un’altra leccornia molto particolare,
sempre di matrice spagnola: gli ‘mpanatigghi (dallo spagnolo
empanadillas, appunto). Questi gustosissimi pasticcini
derivano dall’inusuale accostamento di selvaggina e
cioccolato, uno dei tanti modi per conservare la carne in
epoche lontane. Oggi si utilizza una piccola percentuale di
controfiletto nell’impasto e il sapore prevalente è ovviamente
quello del cioccolato, ma il risultato è sempre ottimo. Il
procedimento di preparazione del cioccolato di Modica è
regolato dal disciplinare della Denominazione Comunale,
che tutela e garantisce la produzione esclusiva nel territorio
secondo quanto tramandato nei secoli.
Dal caffé al cioccolato
Nato come torrefazione d’eccellenza a Pistoia nel 1939,
Trinci si è avventurato nella produzione di cioccolato con
Slow Food solo nel 2002, mosso dal desiderio e dallo stimolo
di poter affiancare al caffé un prodotto finito. Il cacao viene
selezionato direttamente in piantagione, per scegliere il
prodotto che meglio si sposerà con l’idea di cioccolato;
quindi le fave vengono tostate a legna e lavorate per farne
semplici e gustose tavolette, come quella fatta di soli due
ingredienti: 75% di pasta di cacao e 25% di raro ‘miele della
spiaggia’ che sa di elicriso. Trinci segue anche progetti sulla
Biodiversità in Venezuela e in Messico.
La torta al cioccolato per eccellenza
Sinonimo di torta al cioccolato, Pistocchi è un laboratorio
fiorentino che lavora solo fondente di primissima qualità (fino
a sei diversi): cacao amaro in polvere e pochissima crema di
latte sono gli ingredienti della voluttuosa torta, fatta a mano
come una volta. Niente uova, burro, farina né zuccheri. Il
dolce non contiene glutine ed è disponibile in vari formati
nei gusti Classica, Peperoncino, Caffé e diversi tipi di frutta.
Confezionata sottovuoto, si conserva in frigo per oltre 4 mesi,
e da poco esiste anche nella versione al cioccolato bianco e
arance. Oltre alla torta, Pistocchi produce cacao in polvere
e una serie di tavolette, praline e dragees, frutta ricoperta e
golosità varie.
Il gusto dell’eticità
Dalla metà degli anni ’40 Vanini produce cioccolato di
ottima qualità collezionando primati nel mercato biologico
ed equo-solidale e portando avanti un impegno concreto
sul fronte etico nelle zone di coltura e produzione di cacao,
soprattutto dove sono necessari interventi per lo sviluppo
delle attività agricole (Repubblica Domenicana). Spesso,
infatti, le piantagioni sono a conduzione familiare (massimo
5 ettari) e difficilmente riescono a competere con quelle su
larga scala.
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
Pralineria d’autore
La ditta Piemont Cioccolato nasce nel 1948 a Torino,
proprio ai piedi della Mole Antonelliana, come laboratorio di
confetteria. Dalla produzione di caramelle e pastiglie si passa
al cioccolato nei primi anni sessanta e da allora si recuperano
antiche ricette da cui trarre ispirazione per nuove creazioni,
che si affiancano alle storiche ‘Cri-Cri’, praline con un cuore
di nocciola Piemonte tostata, ricoperte di finissimo cioccolato
extra fondente e spolverate con granella di zucchero, da
sempre la punta di diamante della ditta.
Tradizione a cinque stelle
Gobino nasce nel 1946, trovando da subito la propria
identità nella ricerca sui prodotti tipici torinesi: gianduia
in primis, anche da spalmare, e dal 2003 il recupero della
ricetta del gianduiotto tradizionale. Il marchio, pluripremiato,
rappresenta l’eccellenza torinese:
oltre al prestigioso premio Grinzane
Cavour (2009), nel 2008 il suo
cremino con olio e sale ha vinto
l’oscar come miglior pralina
del mondo e nel 2011 per la
seconda volta la ditta è stata
premiata dalla Chocolate
Academy of London con
il bronzo per la miglior
cioccolata calda.
MUSEO DEL CIOCCOLATO
E mentre nella capitale crescono le offerte per gli
intenditori, a Norma, in provincia di Latina, un
piccolo museo del cioccolato dal ’95 illustra ai più
piccoli un gustosissimo percorso attraverso gli step
della lavorazione che si conclude, ovviamente, con la
degustazione del prelibato alimento. Nelle sale viene
raccontata la storia del cacao attraverso gli strumenti
Maya e gli antichi macchinari del mondo occidentale
destinati alla lavorazione. Il percorso procede quindi con
l’illustrazione della coltura e le varie fasi di lavorazione
del ‘Cibo degli Dei’, che alla fine sgorga da una ‘fonte’ in
forma liquida e calda per essere offerto ai visitatori. Nella
struttura è ospitata addirittura una Scuola del Cioccolato
dove si svolgono dimostrazioni pratiche di produzione e
dove i bambini possono realizzare la propria tavoletta e
portarla a casa (per gruppi di almeno 20 persone).
http://www.museodelcioccolato.com
Made in Rome
Tutti i produttori fin qui citati non sono facilmente reperibili
ovunque, ma a Roma esiste un piccolo tempio del cioccolato
(e non solo) che con pazienza li scova e li pone a portata
di mano in pieno centro storico: si chiama namasTèy e si
trova proprio dietro il Pantheon, in via della Palombella, 26.
Per chi volesse invece arrivare direttamente al produttore,
nella capitale non mancano i laboratori artigianali di prima
categoria. Sempre in centro, al 21 di vicolo del Piè di Marmo,
lo storico Moriondo&Gariglio ha una meravigliosa vetrina
ed eleganti confezioni rosse old fashion; oltre ai gustosi
cioccolatini, bellissime creazioni e sculture di cioccolato
pasquali e natalizie. Arriva direttamente dalla Francia il
raffinato Quezalcoatl (via delle Carrozze 26), chocolatier
specializzato in ganache (la tipica crema per il ripieno dei
cioccolatini francesi) e uvetta o mandorle rivestite. Ai Parioli
si trova la succursale dell’ottocentesco marchio napoletano di
via Chiaia, Gay Odin, con le ricette tradizionali e una nuova
linea nutrizionale di qualità che non contiene zucchero ma
fruttosio. E ancora, a Trastevere, in Vicolo del Moro, lo storico
Valzani dal 1925 crea i famosi diavoletti (deliziose praline
al peperoncino) e una superba Sacher Torte. Un mondo a
parte costituisce S.A.I.D., nel quartiere di San Lorenzo, dove
un’antica fabbrica di cioccolato è stata ristrutturata ed aperta
al pubblico mantenendo i laboratori, ma convertendo parte
degli spazi a negozio, caffetteria e ristorante. L’ambiente,
arredato con i vecchi stampi e macchinari di lavorazione non
più a norma, conserva il fascino d’altri tempi e l’atmosfera
autentica di un luogo recuperato; i prodotti sono molti, vari
ed eccellenti, e sua maestà il cioccolato fa capolino spesso e
volentieri persino nel menù della cena ◆
Informazioni
www.bonajuto.it
www.gay-odin.it
www.guidogobino.it
www.impressioni.it
www.moriondoegariglio.com
www.namastey.it
www.piemontcioccolato.it
www.said.it
www.tortapistocchi.it
www.valzani.it
www.vaninicioccolato.it
Giandujottini Gobino - ph Stefano Bertin
Chocolate interiors
La ditta belga dedicata alla leggendaria Lady Godiva,
che dal 1926 produce praline d’autore, si è avvalsa del
contributo del visionario architetto e designer Masamichi
Katayama per disegnare gli spazi del del Godiva Cafè
a Tokio. Il surreale allestimento avvolge i visitatori fra
pareti e soffitti che grondano cioccolata.
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M AGA ZINE
M AGA ZINE
nord
VITIGNI AUTOCTONI:
L’ALTRO TESORO
DEL BUON BERE
Viaggo fra le uve antiche:
con oltre 350 specie il nostro Paese
riscopre le tradizioni del vino
e riscrive il futuro
dell’enologia locale
C
C
Foto gentile concessione az. du Nemu
wine
di Monia Innocenti
Foto gentile concessione az. du Nemu
he l’Italia sia un Paese pieno di tesori, non
c’é dubbio. Che questi tesori riguardino ogni
settore (artistico, storico, scientifico, culturale,
umano, geografico, paesaggistico ecc) neanche. Che in Italia
si mangi e si beva bene, è universalmente riconosciuto. Ma
scavando nel mondo enologico nostrano possiamo scovare
altre rarità ancora, molte della quali ben celate.
Il nostro territorio ha la fortuna di essere altamente differenziato
sia come composizione del terreno che per esposizione al sole,
altitudine e vicinanza al mare. Questo ha permesso la produzione
di numerosi vitigni con caratteristiche uniche. L’Italia gode
infatti di numerose colture autoctone, anche molto antiche, che
stanno riprendendo vita facendosi largo tra i consumatori grazie
alle recenti politiche di recupero del territorio.
Ipotizzando un viaggio nel nostro Paese, questo mese
attraversiamo il nord, dove troviamo la Gamba di Pernice
(comune di Calosso, in provincia di Asti-Piemonte), il cui nome
curioso deriva dal raspo che, prima della maturazione degli
acini, prende un colore rosso vivo che ricorda le zampette
delle pernici, in quel periodo numerose nei vigneti.
La Schiava (colline della Valle dei Laghi in provincia di
Trento e in Alto Adige, ma presente anche in Veneto ed in
Lombardia) prende il nome, secondo alcuni, dall’origine
slava di questa famiglia di varietà, mentre per altri rimanda
ad un antico sistema di allevamento in cui l’uva era legata ad
un palo e per questo ‘schiava’.
Il Pigato, dalla parola dialettale ‘pigau’ che significa
‘macchiettato’, è diffuso in Liguria, in provincia di Savona,
nella piana di Albenga e nella Valle dell’Aroscia. Il vino
realizzato con questo vitigno è un bianco secco, di colore
Pagadebit - Azienda Podere dal Nespoli
giallo paglierino con riflessi verdognoli. Al naso è ricco,
con note fruttate che ricordano la pera e la mela. L’Azienda
Agricola di Luca Dall’Orto ne produce un ottimo esempio:
il du Nemu Pigato, perfetto per un aperitivo al mare e con
piatti di pesce fresco, molluschi e crostacei. Splendido
con i Gamberi Rossi di Sanremo, anche crudi. Sempre di
quest’azienda ricordiamo il du Nemu Rossese Dolceacqua:
vitigno che prende il nome dal paese di Dolceacqua, regala
vini rosso rubino, con note di lamponi e fragole di bosco.
Ottimo compagno della tipica cucina ligure, se servito fresco
può stare bene anche con il tonno scottato, lo stoccafisso e
le seppie in umido.
Una nota a parte merita la Romagna che, accanto al
Sangiovese e alla Cagnina, vanta il Pagadèbit. Questo
vitigno deve il nome alla resistenza dei suoi acini, in grado di
sopportare le avversità atmosferiche: nelle annate cattive, se
la vendemmia delle altre uve fosse andata male, il Pagadèbit
permetteva sempre al contadino di ripagarsi i debiti contratti
per la coltura dei vigneti. Quest’uva è originaria di Bertinoro
(Forlì-Cesena) e ha una storia antica: la leggenda narra che
Gallia Placidia, la bella sorella dell’Imperatore Teodosio,
trovandosi a passare per quelle contrade, fosse colta da una
sete spietata. Soccorsa da un contadino, che le porse una
rozza coppa colma di vino locale per dissetarla, la dama
esclamò, dopo averla sorseggiata: ‘Non di questo calice sei
degno, vino, ma di berti in oro’. Alla metà degli anni ’60, il
Pagadèbit era quasi scomparso. Da allora però, grazie alla
volontà e all’attaccamento alla terra dei coltivatori e alla
tecnologia enologica, ha ripreso piede ed è molto più facile
assaggiarlo anche fuori dal territorio forlivese e ravennate ◆
Pagadebit - Azienda Podere dal Nespoli
INFO
www.gambadipernice.it
www.cantinavalleisarco.it (Schiava)
www.dunemu.it (Pigato e Rossese)
www.poderidalnespoli.com (Pagadèbit)
Acero giapponese
ROSSO AUTUNNO
con le sfumature calde
dell’arcobaleno, l’acero ornamentale
e la vite americana
sono i due protagonisti principali
della stagionE più variopinta
N
N
Vite americana
ei mesi più spettacolari e ricchi di colori,
diverse sono le foglie che prima della caduta
si fanno giallo, arancio o rosso vermiglio,
tingendo i panorami di calde tonalità. Con il diminuire delle
ore di luce e della temperatura, nelle piante caducifoglie si
attivano vari processi per contrastare la più lenta produzione
di clorofilla. Tali reazioni chimiche generano
pigmenti che si accumulano all’interno
della lamina fogliare prendendo la
prevalenza sul colore verde della
clorofilla. Ed ecco che il miracolo
chimico si traduce ai nostri occhi
nella meravigliosa tavolozza dei
boschi autunnali.
Fra le piante più affascinanti in questa stagione sono gli
aceri, che infatti, proprio in virtù della colorazione, vengono
coltivati come piante ornamentali in varie parti del globo. Nel
Griseum la stessa corteccia sfaldandosi si colora di rosso, il
Saccharum è il protagonista dell’Indian Summer statunitense
mentre il Nigrum, diffuso nelle foreste del Nord America, è la
fonte per la produzione del dolcissimo sciroppo d’acero ed è
tanto emblematico da figurare sulla bandiera canadese.
Affascinanti nella loro raffinata eleganza anche le varianti
nipponiche, sei specie diverse per alcune centinaia di
cultivar. Generalmente caratterizzate dal fusto esile e dalle
piccole foglie sottili, con la chioma aperta ad ombrello,
trovano posto nei giardini giapponesi a scopo puramente
decorativo. In questo poetico paese il termine ‘momijigari’
garden
indica proprio la ‘caccia alle foglie di autunno’ e designa
appunto la tradizione di recarsi in autunno nelle campagne
per ammirare i colori fiammeggianti degli aceri. In queste
piante anche i germogli primaverili sono variopinti, dal
porpora al viola, dal marrone al salmone, ocra o ambra,
rendendo la pianta attraente in tutti i momenti dell’anno.
Sono abbastanza semplici da coltivare, persino in vaso, ma
necessitano di cure ed attenzioni, specialmente
durante le calure estive, quando il terreno
deve essere mantenuto umido ma ben
drenato. L’acero viene anche apprezzato
anche per la produzione di legname,
soprattutto per la costruzione di strumenti
musicali.
Acero canadese
Analogo fascino e altrettanto ricca tavolozza di colori per un
rampicante molto diffuso, la vite americana o canadese (due
varietà molto simili), che oltre a tingere le foglie di un rosso
scarlatto, da settembre produce delle belle bacche violacee molto
ricercate dagli uccelli. Gli indiani d’america le utilizzavano per
combattere problemi intestinali e per trattare i gonfiori. Rustica
e facile da coltivare, questa vitacea cresce bene sia in
terra che in vaso, prediligendo il sole ma resistendo
bene anche al freddo. Pianta rigogliosa e vigorosa,
si arrampica con forza alle pareti rischiando di
rovinare i muri di supporto, ma la cascata verde
brillante che si va tingendo di rosso regala lo
spettacolo fiabesco di un giardino variopinto
anche con i primi freddi ◆
D.C.
Kavaesthusmolen Index Award 2011
Esterno del museo Ordrupgaard ph Roland Halbe
Danish Design Centre Mostra Drivers of Change
COPENHAGEN
DESIGN WEEK
Fiskebar ph Kõdbyens Fiskebar
Con il tema ‘Think Human’
svoltosi a settembre nell’ambito
della Copenhagen Design Week,
si sono affrontati e discussi
i problemi del design
per un futuro sostenibile
di Vittoria di Venosa - ph Nicolai Perjesi photography
Kavaesthusmolen Bike by Ikea
N
N
on solo design ma anche architettura,
mobilità, food: questi i temi trattati durante
la settimana del design danese, evento
biennale promosso da Danish Commerce e organizzato da
Danish Design Centre, in un percorso che ha toccato varie
location di Copenhagen. Praticamente un’ampia Design
zone che, partendo dal Kvaesthusmolen (il molo e la darsena
completamente ristrutturata), ha attraversato la città per offrire
un panorama completo del design di oggi e di domani.
Intanto l’evento più atteso, l’Index Design Award, il più
importante premio di design internazionale per un ‘design
che migliora la vita’, finalizzato a risolvere problemi legati
ai cambiamenti climatici, ai disastri naturali, al consumismo,
alla povertà e alla solitudine. Un premio organizzato con una
Esterno della Royal Danish Opera ph Jens Markus Lindhe
mostra di oltre 60 progetti provenienti da tutto il mondo,
allestita negli spazi aperti del molo e graziata da un’estate
prolungatasi nel tempo che ne ha permesso l’ammirazione
di tutti i visitatori. Esposizione che ha visto premiati, nel
corso della cerimonia svoltasi alla Royal Opera House alla
presenza dei reali danesi, i cinque finalisti che, con una
somma di 100.000 euro ciascuno, potranno attuare i loro
rispettivi progetti.
I cinque progetti premiati sono andati per la categoria Home
alla Elemental Monterrey, una soluzione abitativa flessibile
pensata per le grandi megalopoli in via di sviluppo, realizzata
da un team di architetti cileni coordinati da Alejandro
Aravena; per la categoria Body agli occhiali da vista VerBien
‘See Better to Learn Better’ disegnati dall’architetto svizzero
Yves Behar che li ha realizzati principalmente per i bambini
messicani con problemi di vista: occhiali belli, a due
colori, così che i bimbi possano personalizzarli a proprio
piacimento; per la divisione Play al collare/casco per ciclisti
Hövding, dotato di airbag, progettato dalle designer svedesi
Anna Haupt e Terese Alstin, che si indossa e si apre in caso
di incidente; per la sezione Community è stata premiata la
città di Seoul nel suo complesso per una serie di interventi
di design urbano che hanno migliorato progressivamente la
metropoli asiatica. Infine per la categoria Work il premio è
stato assegnato al movimento indiano Design for Change, un
programma messo a punto dal suo fondatore Kiran Bir Sethi,
pensato perché i ragazzi dei paesi emergenti che individuino
un argomento di loro interesse possano attuarlo.
Bang & Olufsen woofer
Dopo il Kvaesthusmolen il mondo del design si è trasferito al
Danish Design Centre, cuore dell’evento della Copenhagen
Design Week e sede espositiva di diverse mostre culturali
dedicate al cambiamento eco sostenibile ‘Drivers of Change’.
Il tour del design ha toccato diversi luoghi della capitale
danese aperti al pubblico, tra cui il seducente showroom
di Bang & Olufsen, brand danese di alta tecnologia
votato al design, che sin dalla sua fondazione del 1925 ha
contrassegnato tutta la produzione di televisori e diffusori
dalle eleganti forme ultrasottili. Da ammirare ovviamente
anche le ultime novità presentate: il televisore ultrapiatto
BeoVision10, dal design impeccabile e tanto bello da essere
appeso tra le altre ‘opere d’arte’ e il nuovissimo subwoofer
BeoLab11, a forma di tulipano.
design
Sky Bella Center Hotel Esterno
Karriere al Meet Packing District
esign
La settimana del design danese è stata anche l’occasione per
ricordare una delle figure di riferimento del design danese,
l’architetto e designer Finn Juhl, nato a Copenhagen nel 1912,
che insieme a Arne Jacobsen, Hans J. Wegner e Kaare Klint,
è stato il protagonista del movimento Moderno Danese,
movimento che ha posto le basi del minimalismo danese sia
nell’industrial design che nell’architettura. Quindi per celebrare
compiutamente il centenario della nascita, che cade il prossimo
2012, il museo statale Ordrupgaard aprirà le porte con una
serie di iniziative che coinvolgeranno entrambe le strutture
espositive. Il complesso, situato alle porte di Copenhagen, è
stato ampliato nel 2005 dalla archistar anglo-irachena Zaha
Hadid, che ha realizzato il suo progetto decodificando il
modello originale ed integrandolo con l’architettura del luogo
e con la casa natale di Finn Juhl, costruita nel 1942 di fianco al
museo, di cui è oggi parte integrante.
Il tour del design nella capitale danese è proseguito al Bella
Center, sede espositiva del salone di design Code11, dove nello
stand di OneCollection è stata presentata la nuova collezione
di poltrone, tavole, sedute, contenitori, tutti basati sulla filosofia
progettuale di Finn Juhl. Non solo, proprio in occasione del
centenario di Juhl è stata rieditata una edizione limitata della
mitica seduta Bone Chair progettata nel 1944 dal grande
designer. Da segnalare, sempre di OneCollection, la riedizione
della serie di sedute e poltrone Pelikan (1940) e Poeten
(1941), entrambe firmate da Juhl, e la Fortuna Chair by Niels
Gammelgaard, oggetti senza tempo che arredano ora le parti
comuni e le suite del nuovissimo Bella Sky Hotel, inaugurato
lo scorso maggio situato di fianco al polo fieristico del Bella
Center. Un hotel ultra moderno dallo skyline avveniristico,
denominato anche le ‘Twin Towers di Copenhagen’ per le
due torri alte 75 metri; la soluzione architettonica ha previsto
una doppia torsione in modo da non ostruire la veduta dalle
finestre delle 814 stanze complessive. Tra le sue particolarità
annovera un piano dedicato solo alle donne.
E dato che tutta la città viene coinvolta in occasione della
settimana del design, nel Meat Packing District sono rimasti
aperti alcuni locali di tendenza quali il noto Karriere Bar.
Più centrale, nella piazza Kongens Nytorv, si trova l’elegante
ristorante-gourmet biologico Geist gestito dello stellatissimo
chef Bo Bech, nuova icona della cucina danese. Entrambi
da provare per i gustosi menu di food design e per gli arredi
minimalisti, ma di grande forza suggestiva.
Dopo il design, Copenhagen vi attende con la grande mostra
dedicata ad Ai Weiwei, controverso artista cinese considerato
il più grande talento dell’arte contemporanea, prevista al
museo Louisiana dal 18 novembre al 12 febbraio 2012 e
ancora da metà novembre fino a fine dicembre il magico
Natale al Tivoli allestito con folletti natalizi ◆
www.visitdenmark.com
www.visitcopenhagen.com
Fortuna by Niels Gammelgaard
One Case by Soren Ulrik Pedersen
OneCollection 2011
Pelikan by Finn Juhl (1941)
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M AGA ZINE
SEDUZIONI
NATALIZIE
Con l’avvicinarsi
del Natale
aumenta il desiderio
di regalare
e farsi regalare
oggetti e accessori
di design
per festeggiare
questi indimenticabili
momenti
di Vittoria di Venosa
D
Sofa by Christopher Guy, USA
D
a tempo le più importanti aziende di
design in occasione delle festività di
fine anno realizzano delle Limited
Edition per ricordare l’evento più atteso: il Natale.
Non solo mobili e arredi ma anche gioielli, bijou, ceramiche,
porcellane, argenti, cristalli, tutto concorre per rendere più
scintillante questo periodo fortemente simbolico.
Aziende orientate al design quali Sicis, Kartell, Provasi,
Melogranoblu e altre ancora così come gli argenti di Christofle,
i calici di Baccarat, i bijou di Pandora e le decorazioni di
Wedgwood propongono esclusivi regali di classica eleganza
ma con un flair moderno.
Come non rimanere sedotti dal centro tavola Arborescence
di metallo argentato che il designer Ora-Ito, architetto
giapponese noto per la purezza delle sue forme simmetriche,
ha progettato per Christofle, o dal collier Baies, una serie
limitata di alta oreficeria realizzata a mano dalla emergente
artista francese Marion Vidal, proposto sempre da
Christofle?
Più semplici invece i bijou di Pandora, nota realtà danese
che crea anelli e bracciali con cascate di oro, argento lucido
e coloratissime pietre preziose, ideali da indossare per un
party sfavillante.
Baccarat - Harcourt
E ancora ecco gli storici calici Harcourt proposti da Baccarat,
dal design unico e intramontabile, che quest’anno festeggia i
suoi 170 anni con una mostra Harcourt Toujour attualmente
in corso fino al 28 gennaio 2012 presso la Galerie-Musée
Baccarat di Parigi. Per questa icona di stile i flûte Harcourt
sono stati reinterpretati da Philippe & Ara Starck nella
collezione Jeu de Dame en Noir, praticamente un gioco di
pedine di scacchi, molto inconsueto.
Ricorda le poltroncine rivestite in velluto rosso dei mitici
Orient Express l’elegante sofa proposta da Christopher Guy,
nota azienda americana di mobili e arredamenti classici,
qui in versione con schienale verticale alto ideale per hall e
lobby di luxury hotel.
Sicis - Anaconda poltrona scultura
Provasi
Moroso - Bouquet by Tokujin Yoshioka
ph by Alessandro Paderni
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M AGA ZINE
Waterford Snowflake Lifestyle
Christofle - Arborescence by Ora-Ito
Melogranoblu Hydra Alpha 3
Emozionale e scenografica la proposta di Provasi, marchio
leader nella lavorazione artigianale, con il suo accogliente
divano a tre posti rivestito in seta e velluto dai forti e passionali
colori rosso e bordeaux. Più irriverente il divanetto-scultura
Anaconda di Sicis che ricorda le spire del serpente, regalo
ideale per che ama i guizzi cromatici, i bagliori e la magia
dei mosaici.
Da regalare ai più freddolosi, il piumino senza peso Loft
prodotto da DaunenStep, azienda leader altoatesina,
realizzato con una leggerissima nano fibra. Imbottito in
soffice piumino Loft è avvolto in cangiante tessuto di seta:
un plaid ideale per coccolarsi nelle fredde sere invernali.
www.tiffani.it
Villleroy & Boch Winter Bakery Delight
Fibre di luce per illuminare spazi e loft importanti sono
invece le proposte di due chandelier molto richiesti: si
tratta di Hydra, realizzato dalla dinamica e giovane azienda
Melogranoblu, dove una serie di semplici forme di vetro
soffiato trasparente e satinato, sospese tramite uno speciale
tubolare di maglia colorata formano articolate e fantastiche
composizioni luminose.
Infine ecco per l’arte della tavola l’allegro
set Winter Bakery di Villeroy
& Boch per rendere più
natalizie le atmosfere di fine
anno e festeggiarle insieme
alle bollicine di Perrier-Jouet.
Cin, cin, salute! ◆
Pandora
Daunen Step Loft lifestyle
Perrier-Jouet - Belle Epoque
Fade - piatto dessert
Quando il colore è verde
I
I
ncontriamo Claudio Balestri, presidente di
Oikos, azienda leader nella produzione di
colore e materia per l’architettura a basso
impatto ambientale. Imprenditore etico e visionario, convinto
che si possa ‘migliorare la vita con il colore’.
Dal 1984 con Oikos si impegna concretamente nei confronti
dell’ambiente e delle persone, ben prima che la sostenibilità
fosse un’esigenza diffusa e un tema di moda. Un impegno
che ha avuto diversi riconoscimenti, come il premio Green
Economy di Legambiente, a testimonianza che esiste un
modo corretto e sostenibile di fare business.
Come nasce Oikos?
L’azienda nasce nel 1984. Allora c’erano solo tinte piatte,
inquinanti, piene di solventi: nulla che soddisfacesse le nostre
esigenze. È iniziata da lì la nostra ricerca di prodotti non tossici
che dessero risultati innovativi. Volevamo qualcosa di diverso,
che rispondesse a due istanze: una estetica, l’altra ecologica.
Da cosa siete partiti?
Abbiamo studiato la tradizione decorativa italiana, guardando
alla tecnica e allo stile del passato per riproporli in forme
contemporanee. La ricerca sui materiali e sui colori è stata
fondamentale. Da lì in poi è stato un continuo percorso di
evoluzione, l’urgenza di trovare una soluzione al problema
dell’inquinamento ha fatto il resto. Quasi 30 anni fa pensare
al futuro del pianeta come a un tutt’uno con la vita delle
persone, era decisamente inconsueto.
aspetti neurofisiologici della percezione, le sue implicazioni
sul metabolismo e il comportamento delle persone.
Parlate di recupero della materia in che senso?
Tutti i materiali di scarto della nostra produzione e di molte altre
vengono usati per creare nuovi materiali: polvere di travertino,
residui di taglio della pietra, polveri metalliche. È materia che
non si spreca, e salvaguardia del patrimonio naturale.
Un impegno in cui convergono etica ed estetica
Si, il nostro è un impegno a 360 gradi: impianti che assicurano
il massimo risparmio energetico, recupero delle materie
residue, riciclo delle acque, abbattimento di emissioni
nell’aria, riuso degli scarti del mondo dell’edilizia. Oikos
pensa anche al recupero dei luoghi e degli edifici e si impegna
per diffondere la cultura della sostenibilità. Sul portale (www.
oikos-paint.com) un contatore stabilisce il risparmio delle
emissioni di VOC con l’uso dei prodotti Oikos. Persino i
nostri contenitori sono in plastica riciclabile.
Come è cambiata la vostra azienda negli anni?
Dal concetto di Sostenibilità, si è arrivati a quello di Sensibilità:
nel progettare, nell’uso di prodotti e cicli a basso impatto, nel
rispetto delle normative e dei diritti dei lavoratori, nell’idea
di un’azienda attiva anche nel sociale. Abbiamo uno sguardo
attento verso l’arte e la bellezza, essenziali nella nostra vita.
Una crescita che si è arricchita della collaborazione di altre
professionalità?
Il confronto con architetti, progettisti e storici ci ha permesso
di migliorare anno dopo anno prodotti e tecnologia. Una
volta ottenuti i materiali, c’era bisogno di qualcuno in grado
di utilizzarli. Abbiamo organizzato percorsi di formazione
per maestri decoratori. Oggi l’aggiornamento continua, in
Italia e nel mondo.
Ci parli di “Oikos: la città del colore sostenibile”
È un progetto di riqualificazione ambientale e sociale del
territorio di Gatteo Mare, lungo il Rubicone, con la creazione
di un ‘corridoio ecologico’ fino al Mar Adriatico. Un’area
verde che immagina di ospitare un museo all’aperto, un
centro internazionale per la ricerca scientifica sul colore e sui
materiali sostenibili, uno spazio per la terapia e il benessere
secondo un approccio cromatico, e strutture destinate
all’attività di formazione sul tema del colore, con master post
universitari.
Quale è oggi la vostra proposta?
Si basa su un lavoro sui materiali, arrivando a quello sui colori.
Oggi le texture sono raffinate, i risultati materici, i colori
selezionati con un approccio artistico, analizzando anche gli
Quindi Oikos guarda al mondo esterno
Per noi è importante il confronto con altre professionalità, per
questo abbiamo inaugurato Blog d’O, piazza virtuale in cui
discutere e approfondire i temi del colore e della sostenibilità ◆
eco-design
A.D.S
105
M AGA ZINE
Entrato nella storia
Creato nel 1968 da Dominique Imbert,
Gyrofocus, rivoluzionario sia per il suo stile
che per la concezione tecnica è, dal punto
di vista cronologico, il primo nel mondo
per la linea dei focolari sospesi e rotanti a
360°. È un modello di prestigio, diventato
ormai un classico a livello internazionale ed
il simbolo dell’azienda Focus.
www.focus-creation.com
camini
nel tempo
C’
di Loriana Nei
C’
era una volta, nei luoghi freddi di montagna,
la stube, ovvero l’unica stanza riscaldata
della casa. Era un ambiente ‘protetto’,
rivestito totalmente in legno, dove la famiglia si riuniva per
godere del dolce tepore emanato da un’antica stufa. Spesso
si trattava di un manufatto in maiolica decorato a mano, in
grado di creare un’atmosfera intima e raccolta. In altri casi,
al posto della stube c’era un grande camino in pietra che,
oltre a emanare calore, veniva impiegato per cucinare. Oggi,
a distanza di anni, il fuoco è ancora un elemento centrale di
molte abitazioni. Ha cambiato forma, cornice, design, ma il
suo fascino è rimasto quello di sempre.
Il fuoco ovunque
I caminetti a gas della Linea Frontal Glass, prodotti da
Dim’ora, sono dotati di un’estetica accattivante e moderna
e possono essere installati in qualunque tipo di locale e
metratura, perché non richiedono la presenza di canna
fumaria tradizionale. I vari modelli presentano un fire box
di diversa forma e misura, chiuso frontalmente da un vetro
ermetico, e possono essere forniti con cornice o senza,
in acciaio o antracite, con legna o sassi, e con diverse
tipologie di bruciatori. Sono tutti accompagnati da un
telecomando di serie.
www.dim-ora.it
Raggi concentrici
Cosmo è un camino al bioetanolo dallo stile raffinato,
composto da una serie di raggi concentrici che si ripetono.
Il suo design e il suo pratico impiego ne consentono la
collocazione sia in ambienti interni che esterni. È realizzato
con ritagli di lamiera arrugginiti.
www.glammfire.com
Fuoco sullo schermo
Scenario è un focolare incredibile, perché
è anche una tv. Nasce dall’integrazione
di un termocamino MCZ e di una TV
LCD Loewe. Costituito da materiali
ultra resistenti e da un’alta tecnologia,
consente di collegare alla tv anche altri
apparecchi come Home Cinema e PC
per la navigazione su internet. Il design
è minimal, appositamente studiato per
dare risalto alla fiamma grazie alla porta
camino completamente invisibile.
www.mcz.it
Il trasformista
La forma di Bamboo è flessibile, come
un elastico si trasforma e si flette con
l’inserimento della legna.
www.ak47space.com
Eco design
Realizzato in marmo e acciaio, il biocamino Cylindus, prodotto da Biofactory, è
posizionabile in qualsiasi punto della casa
o in giardino. Il peso notevole (32 kg) gli dà
una notevole stabilità. Come tutti i modelli
al bioetanolo, non richiede la presenza
di canna fumaria, non sporca, non lascia
nell’ambiente odori o fumi.
www.biofactory.it
Accessori chic
Acqua e fuoco
Un camino elettrico che genera una lunga lingua di
fuoco tramite delle cassette piene di acqua trattata. Il
vapore secco che ne scaturisce, illuminato, assume le
sembianze di una fiamma reale. Una soluzione dall’alto
profilo decorativo, godibile in tutte le stagioni.
www.dim-ora.it
Il portatutto
Crash è un contenitore in metallo
verniciato versatile, perfetto per la
legna e per il pellets, ma anche
per raccogliere riviste o fare da
portavaso.
www.ak47space.com
Gambe salde
Maneggevole ed elegante
Zen 3 è un modello alimentato a etanolo vegetale dalla
linea snella e l’estrema versatilità. Il focolare è munito
di elementi elettronici integrati nel corpo dell’impianto,
come il detector di CO2, che aziona automaticamente
l’arresto del bruciatore.
www.focus-creation.com
Realizzato in legno e pelle nera,
Eolifocus si erge da solo sulle proprie
gambe posizionandosi comodamente
accanto al camino ed assolvendo
egregiamente alle sue funzioni.
www.focus-creation.com
Funzionalità a parete
Rigo non è solo un portalegna dallo
stile essenziale, ma anche una pratica
libreria per riporre libri, riviste e tutto
ciò che si desidera.
www.ak47space.com
Scultura contemporanea
Ufocus è una sorta di onda stilizzata su cui la
legna si adagia in tutto comfort ◆
www.focus-creation.com
108
M AGA ZINE
Ottaviani
Oltre la luce
di Loriana Nei
22290 di Ottaviani
77008 di Ottaviani
Drops di Ottaviani
Candelieri inversi Corrado Corradi Macef 2011
C
C
OTTIMA FATTURA
Fanno parte della Exclusive Collection i
due preziosi candelabri di Meissen. Tanto il
primo appare elaborato e opulento, quanto
il secondo lineare e sobrio. Ma entrambi,
con decori in oro, sono di prima qualità.
www.meissen.com
andelieri sorprendenti, progettati per arredare
e personalizzare gli spazi interni con stile
e design. Oggetti raffinati che illuminano
l’ambiente anche quando la fiamma non è accesa.
SERIE MULTIFUNZIONALE
Non c’è un solo modo per utilizzare i Candelieri Inversi. Il loro
punto di forza è proprio la versatilità: il vaso può trasformarsi
in candeliere, mentre il candeliere diventa un vaso. Il tutto in
un impeccabile stile minimal chic.
www.corrado-corradi.it
ATMOSFERA D’ALTRI TEMPI
Realizzato in finissima porcellana bianca, il candeliere a tre
bracci di Henriette by Desart fa parte di una collezione di
pezzi unici e originali dedicati alla casa.
www.desart.sm
METALLI FLESSUOSI
Design, eleganza, fluidità, sono i tratti tipici dei candelabri
firmati Ottaviani. Il modello 77008, in metallo argentato a 4
fiamme, disegna morbide onde; “drops” affascina per la linea
raffinata e sinuosa; il candeliere 22290, flessuoso e intrigante,
è stato progettato dall’archistar Karim Rashid.
www.ottaviani.com
Henriette by Desart - Tempo perduto
Meissen Exclusive Collection Candlestick
Melchior by Erich Kleinhempel (1903)
Meissen Exclusive Collection
Candlestick (1755-65)
109
M AGA ZINE
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APPEAL FEMMINILE
Ricorda la dolcezza e l’armonia di una figura
femminile il candelabro Venere, realizzato in
alluminio lucido al 100% e lavorato a mano.
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M AGA ZINE
Solamente Uno
www.stefanocorso.com
"La vita - è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali (...)"
Wislawa Szymborska da "Un Appunto"