Dicembre 2013 - famija vinoveisa

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Dicembre 2013 - famija vinoveisa
Anno XXII
Numero 4
Dicembre 2013
• PROFUMI
• BIJOUX
• IDEE REGALO
• ESTETICA
NOTIZIARIO DELLA FAMIJA VINOVÈISA
Periodico trimestrale d’informazione e di cultura
Copia gratuita
Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 4463 del 1° Aprile 1992
L'EDITORIALE
Guardiamo a Maria e a Giuseppe custodi di Gesù
Il caso italiano.
Se il popolo
vuole essere
ingannato,
dunque sia
ingannato
Custodire i legami
gli uni con gli altri
La crisi che da tempo attanaglia
l’Occidente sembra accanirsi
particolarmente con l’Italia.
Sono ormai lontani gli anni del
“miracolo economico”,
gli anni della ricostruzione
post-bellica, della tumultuosa
trasformazione da paese
agricolo a paese industriale.
Oggi nel Bel Paese si registrano
molti primati negativi, che non
sto ad enumerare perché sono
noti a tutti o quasi.
E la nostra classe politica come
affronta l’emergenza?
Con delle promesse, le solite
belle promesse, quando
invece servono solo fatti,
semplici, ma concreti fatti.
A questo proposito mi viene in
mente una storiella che circolava
agli inizi del '900 in Meridione.
Un candidato promette agli
elettori: "Se mi darete lu voto, vi
farò fare nu ponte".
Una voce dal pubblico: "Nun
tenimmu ‘o fiume".
E l’altro, prontissimo: "Pure ‘o
fiume, pure ‘o fiume!".
Non lamentiamoci allora!
Vulgus vult decipi, ergo
decipiatur.
Il Direttore
C
ustodire è il verbo – dunque,
l’azione – che Papa Francesco ha
indicato nella Messa di inizio del
Suo Pontificato. È anche il verbo,
ovvero il gesto, che vede coinvolti
Giuseppe e Maria: il Dio fatto uomo è affidato alle loro cure, alla
loro accoglienza.
È la scena che sta al centro di
questo, come di ogni
Natale; la scena che
troviamo rappresentata ripetutamente
anche nella Mostra
di Presepi che anche quest’anno la
Famija Vinovèisa
promuove nella cornice della
Chiesa dei Batù,
ormai
quasi
completamente restituita
al suo antico
splendore.
Proprio guardando
SOM
MARIO
I 55 anni di sodalizio dell'AVIS
4
Da Buenos Aires al soglio pontificio
15
Sciabole di "nuova generazione" 20
L'argento agli europei della Caroli
22
La fine ironia di Aldo Artero
24
"Che movimento c'è in canonica"
29
Il contributo degli immigrati in Brasile 30
Tornano i presepi ai Batù
32
I nostri morti
34
al Presepe e alle figure che vi sono
rappresentate noi possiamo capire
che il “custodire” riguarda anzitutto le persone.
Sono gli uomini che – fin dai tempi
di Caino e Abele – sono chiamati
ad essere custodi gli uni degli altri.
Noi interpretiamo spesso il ruolo
del custode a partire da un bene: da
una casa, da un patrimonio.
Siamo più spesso custodi di
“qualcosa”. La perdurante crisi
ci “obbliga” a ripensare che la
prima ricchezza da custodire so-
3
i grandi
vinovesi
della
fisarmonica
23
il ricordo dei
nostri morti
5
l'istrione
secondo
alessandro
cora
18
fine
restauro
chiesa
S. Croce
no i legami, è la capacità di essere
attenti gli uni alla vita (ovvero alla
presenza e anche ai bisogni) degli
altri.
“Sono io il custode di mio fratello?”
chiese Caino. Sì!
Guardiamo a Maria e a Giuseppe,
custodi del Bambino, cioè custodi
di ciò che è più fragile. Custodiamo
anzitutto le persone e le relazioni,
per essere una comunità.
E chiediamo al Signore di custodirci, nella bontà e nella semplicità.
Auguri a tutti e a ciascuno di voi.
Don Marco,
Prevosto di Vinovo
6
premiazione
XXVI
CONCORSO
DI POESIA
25
il nuovo nucleo
dell'Aviazione
Il limone dai
molteplici usi
e rimedi
I settantacinquenni regalano sorrisi
Domenica 13 ottobre scorso
si sono ritrovati a Vinovo i
nati nel 1938 per festeggiare
i loro 75 anni.
È stata celebrata la S. Messa nella Parrocchia San
Domenico Savio a Garino per
i compagni che non ci sono
più. Poi, come consuetudine
consolidata tutti insieme a
pranzo presso il ristorante
“Il Picchio Rosso” di Roata
Chiusani vicino a Centallo in
provincia di Cuneo.
Nella foto in alto 55 anni
dopo la visita militare davanti
alla fontana di Piazza Rey.
Sotto sono ritratti davanti al
ristorante di Severino Peretti
nel giorno stesso della visita
militare.
Una magnifica
Strenna Natalizia
"I Grandi Maestri
Piemontesi della
Fisarmonica"
Chi di noi non ha un parente o un
amico emigrato all’estero? Gli Italiani
sono stati (e forse ancora saranno…)
un popolo di emigranti. Le distanze
geografiche sono state pressoché
annullate dai viaggi aerei; il telefono, e poi internet e Skype, oggi
consentono di mantenere un quotidiano contatto con la Madrepatria
e di vincere quella nostalgia per il
paese natio che da sempre ha accompagnato l’emigrante. Un tempo
si poteva comunicare solo con una
lettera (e molti non sapevano scrivere…) e il viaggio di ritorno era lungo
e assai costoso (anche viaggiando in
terza classe). Allora, per ritrovare un
po’ di “Italianità”, ci si riuniva nelle
occasioni di festa e si ballava al suono d’improvvisate orchestrine, dove
la fisarmonica, sovente suonata “ad
orecchio”, faceva rivivere ricordi mai
dimenticati. Proprio alla fisarmonica
e agli emigranti è dedicato il libro del
prof. Fabio Banchio, valente musicista, che ha narrato le storie di otto
Maestri piemontesi che hanno dedicato la loro vita a questo strumento,
2 IL VINOVESE
La copertina del volume.
raggiungendo fama e onori a livello
internazionale: Guido e Pietro Deiro,
Michele Corino, Mario Piovano, Dino
Negro, Carlo Artero, Paolo Tricò e
Giovanni Vallero. Al volume (112 pagine a colori, corredate di 200 splendide immagini storiche) è allegato
un CD con sedici classici interpretati
dalla fisarmonica del Maestro Luca
Zanetti: (Fisarmonica impazzita,
Pietro Ritorna, Argento Vivo, Valse
Pirouette, Por Que?, Mister Wolmer,
Tramonto Argentino, Galassie, La
Piovanissima...) e, dulcis in fundo,
l’inno Noi soma Piemonteis, nella
nuova versione per coro e orchestra,
arrangiata dallo stesso Autore del
libro e interpretata dalla cantante
solista Simona Rodano, piemontese
emigrata a New York, recentemente
vincitrice alla Carnegie Hall dell’Ibla
Grand Prize Award.
Il libro, presentato in anteprima assoluta venerdì 15 novembre a Palazzo
Lascaris, sede istituzionale del
Consiglio Regionale del Piemonte, è
acquistabile al prezzo di e 25,00 (CD
incluso) presso:
Cartolibreria Moccia,
via Marconi 54 Vinovo;
Giardino Fiorito di Grazia,
via Marconi 35 Vinovo;
Proxima Libri, cartoleria,
via Cottolengo 64 Vinovo.
Per chi lo desidera, è anche possibile acquistare il solo CD al costo di
e 12: sarà senz’altro un magnifico
regalo per un nostro parente emigrato all’estero, ma anche per tutti
noi. Tra i “Magnifici Otto” Maestri
piemontesi della fisarmonica, ricordo
con simpatia e affetto il nostro concittadino, il Maestro Carlo Artero, Stella
al Merito delle Comunità Europea
Accordeonisti, che per l’occasione è
ritornato in studio per registrare il valzer Mombaruzzo, un duetto per tuba
– affidata alla superba esecuzione
del Prof. Alessandro Faccin – e fisarmonica dedicato all’insuperato interprete del folk piemontese Giovanni
“Johnny” Cordara. Una ragione in
più per acquistare il volume…
Per un’anteprima del libro in formato
pdf o ascoltare alcuni brani del Cd
(senza possibilità di scaricarli…), incluso Noi soma Piemontèis: www.
fabiobanchio.it
La Redazione
Originario dell'Asia, fu introdotto nel
Mediterraneo verso il 1200.
Nell'antichità era conosciuto come
potente antidoto contro i veleni;
si narra infatti che Nerone, vivendo nel terrore di essere avvelenato
ne facesse un grandissimo uso; lo
usavano per curare intossicazioni o
morsi di animali velenosi.
Un'antica leggenda narra che alcuni
malviventi condannati a morte per
mezzo di serpenti velenosi, sopravvissero per aver mangiato, prima
dell'esecuzione, molti limoni.
I greci li usano per prevenire le tarme
e profumare gli abiti.
I cinesi li raccomandano per le proprietà toniche, stimolanti, stomachiche, mentre un'usanza tedesca,
prevede di mettere nella mano del
defunto un limone nel quale siano
stati infissi dei chiodi di garofano a
forma di cuore.
Secondo la medicina aiurvedica, è
utile per raffreddori e mal di gola,
una tisana a base di succo di limone, zenzero e miele. Inoltre il succo è
utile per artriti, artrosi e reumatismo
articolare.
Crostata di limone
Ingredienti:
250 gr. di farina
180 gr. di burro
150 gr. di zucchero
150 gr. di ricotta
3 uova
2 limoni non trattati
20 gr. di gherigli di noci.
Ammorbidire 100 gr. di burro a temperatura ambiente.
Mettere la farina a fontana sulla
spianatoia, incorporare il burro e
impastare gli ingredienti.
Unire 1 uovo, 1 cucchiaio di zucchero una presa di sale e ½ bicchiere
d'acqua.
Impastate e fate riposare per un'ora.
Tirate la pasta alta circa mezzo centimetro.
Imburrate uno stampo a cerniera del
diametro di 24 cm. e foderatelo con
la pasta.
Lavorate 2 uova con lo zucchero, il
burro rimasto, la ricotta, il succo dei
limoni e la scorza grattuggiata di uno
di questi.
Incorporate alla crema i gherigli di
noce tritati e versate nella tortiera.
In forno a 180° per 30 min.
Lidia Magliano Bosco
Presentazione dell'inno "Noi soma piemonteis" e il volume "I grandi maestri piemontesi della fisarmonica"
il vinovese Carlo Artero
tra i grandi
della fisarmonica
I
n un pomeriggio all’insegna della Piemontesità, vicina e lontana,
è avvenuta la presentazione della
nuova versione del famoso Inno,
“in lingua piemontese per comprendere che il senso della nostra
identità passa anche attraverso
la memoria” che da sempre unisce le voci delle numerose nostre
Collettività nel Mondo.
Con la musica di Giovanni
Vallero e Claudio Chiara, testo di
Domenico Torta, la voce solista di
Simona Rodano e l’arrangiamento per coro e orchestra di Fabio
Banchio, responsabile del settore
Arte e Cultura dell’Associazione
Piemontesi nel mondo, di cui è
presidente Michele Colombino,
l’inno ha entusiasmato una Sala
Consiliare stracolma commuovendo chi, l’emigrazione, l’ha vissuta in
prima persona.
La musica e il testo, composto
interamente in lingua piemontese,
risalgono al 1989 e, nel loro fraseggio, raccontano la “normalità della
vita dei nostri emigrati nel mondo
che, quasi in sordina, hanno fondato numerose città, hanno lavorato
instancabilmente senza però mai
dimenticare la terra dei loro padri
Le nuove città fondate riportano il
nome di quelle piemontesi da cui
hanno tratto origine quasi a cementare ancora di più quel rapporto
emotivamente intenso che li ha
legati per sempre al luogo di nascita
ed alla Terra di Piemonte.
Un inno scritto per essere semplice
e comprensibile dai bambini cui
tramandare quei valori che fanno
parte della propria identità.
La nuova versione sinfonico-corale
del professor Banchio - nata dalla collaborazione con la cantante Simona Rodano, artista torinese vincitrice alla Carnegie Hall
dell’Ibla Grand Prize Award, con
il coro di voci bianche dell’Istituto Maria Immacolata di Pinerolo
"Piccoli cantori padre Médaille",
l’Associazione corale Eufonie di
Candiolo, il coro Lorenzo Perosi
di Orbassano, e un gruppo di affermati musicisti - dona al brano
una sonorità che alterna momenti
di solennità ad altri in cui si fa sentire la toccante nostalgia e quindi
risulta particolarmente adatto alle
occasioni più.
Il presidente del Consiglio Regionale Valerio Cattaneo, cui è
spettato il ruolo di introdurre la
manifestazione, ha sottolineato
come si possa dire “con orgoglio
che la storia dei Piemontesi nel
mondo si arricchisce di un’ulteriore pagina che ci auguriamo desti
interesse soprattutto tra i giovani
e coloro cui sta a cuore onorare la
memoria del passato per vivere al
meglio il presente e operare attivamente per il futuro".
la propria città ai newyorchesi: il
suo legame con la città che le ha
dato i natali è sempre forte tanto da
stimolarla nella sua attività elettiva
di “ambasciatrice”.
Michele Colombino, presidente e fondatore dell’Associazione
Piemontesi nel Mondo, che il pros-
Carlo Artero e
Giovanni Vallero
due musicisti
citati nel volume
fanno parte
della
Famija Vinovèisa
A sinistra Simona Rodano, al centro Valerio Cattaneo Presidente del
Consiglio Regionale e a destra Michele Colombino Presidente della
Federazione delle Associazioni dei Piemontesi nel Mondo.
Simona Rodano, laureata in biologia, vive e lavora a New York da
15 anni ed in questa grande città
cosmopolita ha trovato una propria
dimensione in ambito musicale
tanto da partecipare a numerose
trasmissioni televisive e radiofoni-
che in cui si è fatta portatrice della
bellezza di Torino divulgandone arte, cultura e aspetti architettonici
e storici.
Scrive le sue canzoni direttamente
in piemontese ed ha editato un
libro su Torino per far conoscere
simo anno festeggerà i quarant’anni
dalla sua costituzione, ora divenuta
Federazione delle Associazioni dei
Piemontesi nel Mondo cui fanno
capo l’80% delle associazioni dei
nostri corregionali nei cinque continenti, ha ricordato l’importanza
fondamentale del valore dell’identità ricordando come il più grande esempio di legame alla propria
Terra d’origine sia Papa Francesco
che non ha mai dimenticato le
Venerdì 15 novembre scorso
nel maestoso palazzo Lascaris
della Regione Piemonte in via
Alfieri 15 Torino, c'è stata la presentazione ufficiale del libro "I
Grandi Maestri Piemontesi della
Fisarmonica".
Assessori, Sindaci della provincia e illustri invitati, hanno fatto
da cornice a questa manifestazione altamente culturale con
dei momenti toccanti, specialmente quando hanno proiettato le diapositive illustrate sul
libro relative al bombardamento
di Vinovo nel 1940, presentate
con professionalità dal Maestro
Fabio Banchio.
Momenti toccanti che il nostro
Maestro Carlo Artero ha fermato sul pentagramma con la
Sinfonia n. 1 "Notte di guerra".
Questo bellissimo libro scritto in
bilingue (italiano e inglese) verrà
presentato a gennaio 2014 in
America alla fondazione Deiro a
New York, sede dei pionieri piemontesi della fisarmonica.
Al nostro maestro Carlo, sono
state dedicate dieci pagine con
documenti rari a noi sconosciuti, e con questo vanno a
rafforzare la sua modestia da
sempre.
IL VINOVESE 3
Simona Rodano accompagnata dal
maestro Fabio Banchio.
proprie umili radici astigiane e piemontesi.
Per l'occasione Fabio Banchio ha
anche presentato il libro, di cui è
autore, “I grandi maestri piemontesi della fisarmonica”, che propone oltre 200 immagini inedite che
spaziano dal 1886 a oggi e ripercorrono la vita e l’attività di Guido
e Pietro Deiro, Michele Corino,
Mario Piovano, Dino Negro, Carlo
Artero, Paolo Tricò e Giovanni
Vallero.
Carlo Artero e Giovanni Vallero,
due dei musicisti citati nella
pubblicazione, fanno parte della
Famija Vinovèisa che ha collaborato attivamente alla stesura
del volume recuperando rare foto
d’epoca che percorrono la storia
dei fisarmonicisti piemontesi che
si sono distinti per la loro abilità
nel suonare questo strumento non
facile e di grande impatto emozionale.
Un vecchio detto piemontese affermava che “con una Fisa si fa
un’orchestra”; questo libro celebra
appunto questa peculiarità che, nel
mondo dell’emigrazione, ha avuto
anche un forte impatto aggregante
per i nostri emigrati.
All'evento, cui erano presenti tra
gli altri, i consiglieri Federico Gregorio, Giovanni Negro e Roberto
Tentoni, hanno partecipato rappresentanti delle Associazioni dei
piemontesi in Piemonte a testimonianza di quanto sia forte il senso
di appartenenza che lega le nostre
associazioni nel mondo oltre ad
alcuni sindaci piemontesi.
Paola A. Taraglio
S'ACCENDE
S'accende una stella, viene dall'Oriente
si ferma su d'una stalla, Gesù sulla paglia:
Chini l'adorano tre Re e dei pastori!
La Mamma, Maria, gli fa dei sorrisi,
baci, carezze, guardandolo negli occhi,
golose le sue labbra, latte dolce come il miele:
Paura, Speranza, pensando al domani!
S'accende una finestra, lassù nel Castello,
le guardie si preparano, Erode assassino:
Vogliono prenderlo, ammazzarlo, il Bambino!
Ma egli fugge, scappando in Egitto,
poi, gli anni passano, può ritornare:
Paura, Speranza, pensando al domani!
S'accende una finestra, lassù in mezzo ai tetti,
una stanza, miseria, una culla, un bimbo,
la mamma, Maria, gli fa dei sorrisi:
Golose le sue labbra, latte dolce come il miele!
Due piatti sulla tavola, una minestra, pane duro,
attende suo marito che cerca lavoro:
Paura, Speranza, pensando al domani!
S'accende ...
Natale 2013
Auguri 'd bon Natal e 'd felicità për l'ann neuv
Cristina e Beppe Mina
Ancona
I 55 anni di sodalizio dell'AVIS di Vinovo
Profumo di solidarietà
senza scordare le nostre radici
Molto tempo è trascorso da quel
1958 quando è stata fondata l’AVIS
a Vinovo da un ristretto gruppo di
persone veri pionieri nelle donazioni del sangue.
Pertanto nello scorso mese di settembre il Direttivo dell’Associazione ha voluto ricordare i 55 anni di
attività.
Il ciclo della manifestazione che
ha impegnato a fondo la direzione
dell’Associazione sia come organizzazione sia come sforzo economico, è iniziato venerdì 21 settembre con le premiazioni ai soci
benemeriti svoltesi alla sera presso
l’Auditorium di via Roma.
Il Presidente cav. Pietro Lardone
aiutato da alcuni dirigenti del sodalizio ha svolto il compito di conduttore della serata.
Nel corso della stessa sono stati premiati con i riconoscimenti
propri dell’AVIS i donatori con le
donazioni di sangue necessarie per
raggiungere il diploma, l’argento
e l’oro e poi per coloro con più di
cento donazioni le fronde.
Domenica 23 settembre si è quindi svolta la cerimonia ufficiale e
pubblica.
Al mattino gli avisini vinovesi e
le delegazioni delle oltre 40 altre
AVIS dei dintorni invitate si sono
raggruppate in piazza Rey e da
qui si sono dirette al monumento
edificato al centro dell’area per
l’omaggio floreale.
Quindi il corteo con numerose
altre associazioni locali, le autorità cittadine e altrettanti numero4 IL VINOVESE
Auditorium. Serata dell'AVIS per la festa dei 55 anni. Il Direttivo avisino al completo.
Piazza Rey. Festa dei 55 anni dell'AVIS. Il corteo per le vie cittadine. Al centro della foto il Sindaco Maria Teresa Mairo ed il Presidente AVIS cav. Pietro Lardone.
si soci e la Filarmonica Vinovese
"G. Verdi", hanno percorso le vie
del “quadrilatero” ossia del centro
storico vinovese, fino al monumento ai caduti di piazza Marconi.
Qui è stato deposto un ulteriore
omaggio floreale.
Quindi alle ore 11 vi è stata la
S. Messa in Parrocchia celebrata
dal Prevosto don Ghiazza.
Infine il pranzo fraterno nella attigua cascina parrocchiale Don
Gerardo con complessivi 225 coperti.
Nel corso del festoso pranzo sono
ancora stati ricordati e premiati
varie persone ed Associazioni locali
che negli ultimi 5 anni hanno dato
un contribuito attivo al sodalizio.
L'Istrione: canzoni a teatro ricordando Diego
Alessandro Cora
e la magìa delle sue canzoni
e interpretazioni
E
ra già da parecchio tempo che
Renata e Dino Passadore desideravano organizzare un evento da
dedicare al ricordo del loro figlio
Diego. Non un evento commemorativo qualsiasi, intriso di malinconia e tristezza, ma un “qualcosa”
di bello e speciale; un momento
da condividere con gli amici di
sempre, il cui contenuto, scevro
da ogni banalità, potesse scaturire
sentimenti di allegria e leggerezza. Affinché lo spettacolo venisse
messo in scena con cura e profes-
Alessandro con
gli arrangiamenti
riesce
ad estrapolare
sensazioni e
sfumature da
regalare
al pubblico.
sionalità ma soprattutto con partecipazione ne è stata affidata l’organizzazione ad Alessandro Cora,
amico d’infanzia di Diego.
Alessandro, figlio di Anna Maria
Olivero (amica di Renata da sempre) a detta della sua mamma “E’
nato cantando!”.
All’età di undici anni ha imparato
a suonare il pianoforte, grazie alle
lezioni del maestro vinovese Carlo
Artero e, dal 1991, si è dedicato
alla formazione jazzistica sotto la
guida di importanti insegnanti, per
Alessandro Cora, nelle vesti di mattatore, in un passaggio del suo "recitare cantando".
il resto ha fatto tutto da sé. Sempre
alla ricerca di musiche particolari
e testi integrali di brani dal sapore
retrò, non disdegna di girare tra
le bancarelle dei mercati d’antan
pronto ad investire non pochi euro
nell’acquisto di vecchi vinili quasi
introvabili.
Alessandro entra nella parte e,
prendendosi cura degli arrangiamenti e rielaborando i brani musicali, riesce ad estrapolare sensazioni e sfumature, che come “un
abito cucito addosso” diventano
espressione di sé, pronte per essere
regalate al pubblico.
Durante tutto lo spettacolo, tenuto
venerdì 4 ottobre presso l’Auditorium di Vinovo, ha dimostrato di essere un vero mattatore.
Presentando un repertorio variopinto e di un certo “spessore” artistico ha spaziato tra i vari generi
musicali inserendo abilmente, nello stesso contesto, teatro, canzoni,
commedia e danza. Dimostrando
Auditorium. Durante lo spettacolo di Alessandro Cora anche don Marco Ghiazza ha dimostrato d'essere un bravo musicista.
bravura e sicurezza non ha temuto confronti interpretando
“L’Istrione”, uno dei brani più celebri del famoso chansonnier Charles
Aznavour: la sua versione vivace e
personalizzata non ha certamente
fatto rimpiangere l’originale! Come
un bravo istrione ha saputo improvvisarsi anche come presentatore: le parole certo non gli mancano
così come la capacità di “Recitare
cantando”.
Dalle pagine del nostro giornale
Renata e Dino ringraziano di cuore Alessandro per aver accettato di rendere onore al ricordo di
Diego con le sue doti vocali e cabarettistiche. Ringraziano altresì la
mamma di Alessandro, Anna Maria
per la collaborazione, La Famija
Vinovèisa, nella persona del presidente Dino Sibona, per la logistica,
il nostro parroco Don Marco per la
sua esibizione musicale sul palco,
tutti gli artisti che hanno preso
parte alla serata, i numerosi sponsor ed infine ma non per ultimo un
grazie di cuore al pubblico presente
in sala, per il calore dimostrato con
gesti e parole d’affetto incoraggianti e gratificanti. A Tutti davvero
grazie!
Alessandro Cora dal canto suo è
profondamente grato a Renata e
Dino per averlo scelto come protagonista in ricordo di Diego. L’evento
ha contribuito a sostenere le spese
per i lavori nella Confraternita di
Santa Croce, infatti i proventi della
serata sono stati interamente devoluti al restauro dei “Batú”.
Maria Grazia Brusco
IL VINOVESE 5
Ventiseiesimo concorso
Un traguardo importante per la Famija
Le premiazioni del
XXVI concorso di poesia e
cultura piemontese
O
rmai è un traguardo raggiunto
quello che ha portato la Famija
Vinovèisa ad essere uno dei "centri"
più importanti di cultura sia del
Piemonte, entro i suoi confini, che
del Piemonte che vive all'estero ed
è composto da tanti corregionali
che si sentono legati alla Terra
d'Origine in modo forte e concreto
tanto da volerlo dichiarare nei loro
elaborati.
Il crescere ed avere sempre più
rilevanza, sia a livello locale che
internazionale, è stato l'obiettivo
raggiunto durante il corso degli
anni, che ha registrato, per il 2013,
un totale di opere pervenute che si
attesta poco sotto alle 200 di cui,
ben il 60%, tratta argomenti d'emigrazione oppure è stata elaborata
ne seguano altre nei prossimi anni.
Questa incisiva presenza di giovani
è stato "un successo nel successo"
ed ha messo a confronto due diverse maniere di scrivere o poetare:
quella di tutti coloro che sentono
un forte legame verso le proprie radici e sono inclini a cogliere, sia in
prosa che in poesia, le emozioni ed
i ricordi di una vita vissuta, e quelli
che la raccontano quasi per volersi
appropriare di parte di un passato
che non conoscono, ma dal quale
sono gli eredi.
Per la sua semplicità stimolante,
per la familiarità dell'ambiente il
Concorso ha ormai acquisito uno
spazio sempre più "ingombrante"
nel panorama letterario piemontese.
I pensosi giurati.
da emigrati piemontesi.
Quest'anno, con grande soddisfazione dei componenti la Famija e
del suo Presidente Dino Sibona,
La presenza
di giovani poeti al
concorso
ha decretato "un
successo
nel successo"
Carlin Porta premiato come sempre.
c'è stata una forte presenza di giovanissimi che hanno raccontato
storie di immigrazione dalle altre
regioni d'Italia in Piemonte.
Una piccola poetessa in erba di
Vinovo, Erica Sandrone, ha composto una delle opere "La Sera": prima
pronuncia poetica cui, speriamo,
Attilio Rossi, un abbonato alle
premiazioni.
Beppe Sinchetto ormai famoso nel
mondo con la sua poesia di Natale.
A MIA MAMA
Cost scrit-sì a parla 'd na përson-a
tant, tant special: mia mama.
Mia mama a l'era motobin soridenta,
a soridìa con la facia e con j'euj.
A l'avìa ij cavèj longh, nèir e ariss,
a smijava n'àngel.
E come j'àngej a l'è volà 'n cel.
Quand ch'a l'è neuit i vardo le stèile
e i penso che la stèila pì luminosa a sia mia mama
Am diso che chila a më sta davzin,
ma mi i vorìa tant, ma pròpi tant
che chila a fussa 'ncora ambelessì
I vorìa sentila 'ncora a ciusioneme.
"It ses mè bambin d'òr"
Mama it veuj bin, tò cit Marco
Marco Degl'Innocenti
Carmagnola (TO)
Marco Degl'Innocenti, una giovane leva della letteratura.
6 IL VINOVESE
2
di cultura piemontese
ËL MARCÀ
A la matin bonora, le bancarele a son rivà
e a son sistemasse an sla piassa dël marcà.
Ch'a fasa pieuva o ch'a tita ël vent,
ij comerciant as preparo për tiré ij client.
Fin-a d'invern con tanta fiòca,
con la frèid ch'a gela ij dent,
o magara an pien istà.
con na càud cha-j manca 'l fià,
ij comerciant a son sempre lì present.
Chi ch'a braja e chi ch'a crija
për ancanté con soa batarìa,
e për tiré soa clientela
a diso che soa ròba a l'é pì bela.
A-i na j'é për tuti ij gust:
as treuvo 'd ròbe da mangé,
e d'utiss për travajé.
An sij banch tuti ben rangià
as vëddo 'd veste tute colorà,
vërde, rosse, bianche e scure,
a-i naj'é 'd tute le misure.
Le madame as dan da fé
për trové lòn ch'a-j fà risparmié,
as fërmo ai banch pì afessionà
për caté la vërdura pì a bon marcà,
e për gnun motiv al mond
a farìo 'n gir pì long.
Le mame a porto ij cit a spass,
un an carossin-a e l'autr an brass,
e s'a pioro e fan ij caprissi,
lor ai pasìo con quàiche vissi.
Luciana Rizzotti premiata ricorda i Profughi Istriani di cui fa parte.
Quand che 'l cioché a son-a mesdì
ël marcà l'é squasi finì,
le madame a fan an pressa a scapé via
a pronté disné a la famija.
J'omo a ciaciaro con j'amis,
për passé 'l temp e scambié 'n soris.
A l'é na bela tradission ël marcà
ch'as da an sle piasse dle borgà,
ëd tute le sità o dij vej pais
Marisa Sacco
Moncalieri (TO)
Luigi Casetta. La "prima volta" di un
architetto.
La Sala degli Affreschi del Castello
di Vinovo, offerta dalla St. John
International University, è stata la
sede dove si è svolta la premiazione patrocinata dalla Regione
Piemonte, dalla Provincia di Torino e dall'Università ospitante
che è stata rappresentata dal prof.
Francesco Catalano.
Portando i suoi saluti personali e
quelli dell'intera Università, egli ha
spiegato che la sensibilità della medesima verso il territorio la induce
a realizzare iniziative in sinergia
con chi opera sul medesimo, come
la Famija Vinovèisa.
Lo scopo dell'attività sinergica è
quello di far conoscere agli studenti
ospiti, le peculiarità del Piemonte
che ha valori culturali, architettonici storici, religiosi e quant'altro,
NOVANT'ANNI FA
Un giorno di questa primavera,
Giorno di pioggia, giorno di nostalgia,
Esplorando i ricordi in un cassetto,
Scoprendo un portafoglio,
Un ricordo del nonno,
Cosa c'è dentro? Un biglietto? No!
Un foglio, un documento;
Era un salvacondotto con un contratto di lavoro;
14 febbraio 1923,
Novant'anni!
Compleanno!
Cercando ancora:
Un foglio della Stampa,
13 marzo 1923,
Novant'anni!
Compleanno!
Cercando ancora:
Un certificato d'immatricolazione,
Numero uno,
Nel comune del mio paese francese,
5 maggio 1923,
Novant'anni!
Compleanno!
Con una lacrima negli occhi,
Una stretta al cuore,
Commossa, sconvolta,
Ma felice di questi tesori,
Una piccola luce nella mente:
Adesso potrò descrivere
La storia della mia famiglia,
Prima famiglia italiana immigrata,
Nel mio paese francese,
Novant'anni fa.
Regina Giordano
Francia
Da Parigi per un ... abbonamento al Premio!
IL VINOVESE 7
Ventiseiesimo concorso
UN DI DË STEMBER
Am piasrìa, 'n di radios dë stember,
dësvijéme sensa l'ombra d'un sagrin
e vëddi tuti bianch e sensa numer
ij feuj dl'armanach dël mè destin.
Che bel torna vardé le mie montagne
con j'euj ardì d'un temp ormai passà
e, ancor nen pistà da le magagne,
pijé l'andi d'andé 'n serca 'd libertà.
Alora pijerìa con mi mè bel cagnass,
un pòch ëd ròba drinta a 'n tascapan,
e peu via, come se 'ndèisso a spass,
a dëscheuvre 'l drolarìe d'un pòst lontan.
L'assessore alla Cultura della Provincia di Torino Marco D'Acri con
Gervasio Cambiano premiano Giovanni Cianchetti.
VECCHIA FOTO INGIALLITA
Che bel noi doi solèt marcé për cola stra
mach arlegrà dal gargoté dj' oslin,
sensa l'arzigh dël trafich anrabìa
o d'ambate 'l travaj sël nòstr camin.
Ma se m'arpijeissa prima dla partenza,
i l'avrìa pa 'l ringret dë stemme a ca:
a la fin, dël mè mond sai pa sté sensa
ansema ai sagrin ëd na vita sfaragià.
Vittorio Gullino
L'infanzia mia così remota, giorni così distanti
con buona parte d'essa ormai dimenticata
poche fotografie a scandire le fasi più importanti
una in particolare indietro nel tempo m'ha portata.
Racconigi (CN)
Una fotografia in bianconero un po' ingiallita
in posa sorridente una bambina bionda paffuta
una bambola di cenci stringe fra le dita
una delle poche credo d'avere posseduta.
Capelli a paggetto, un grande fiocco in testa
volto sorridente, sguardo ammiccante e orgoglioso
vestito a palloncino, forse quello della festa
in braccio al suo papà meraviglioso.
Bambola inseparabile compagna dei miei giochi
la mamma con fantasia estrema l'aveva ella cucita
i soldi per comprarne un'altra eran troppo pochi
la tenerezza per questa bambola ancor non è finita.
Di essa non rammento neppure più il suo nome
neanche il mio papà me lo seppe dire
gli occhi suoi fatti con un semplice bottone
le trecce sulle spalle lunghe a non finire
Spesso mi domando: chissà dovè finita
solo questa foto la sta a ricordare
giace fra i meandri lontani della vita
fra i ricordi di un tempo che non potrà tornare
Anche tu papà te ne sei andato
in un giorno triste di pioggia torrenziale
ma il tuo abbraccio ultimo non mi ha più lasciata
rivederti in foto mi fa ancor troppo male.
Marisa Piumetto dalla Francia
per amore del Piemonte.
8 IL VINOVESE
Gabriella Savarino
Val Della Torre (TO)
Pinuccia Gamba, una colonna del
concorso.
Angioletta Faule alla prima volta è subito premio.
che debbono essere diffusi.
L'università assume così il ruolo
di una "cassa di risonanza" con un
bacino d'utenza straordiario.
Complimentandosi con la Famija
Vinovèisa per la manifestazione ha
dichiarato la disponibilità dell'ente
da lui rappresentato ad altre iniziative simili.
L'Assessore alla Cultura della
Provincia di Torino dott. Marco
D'Acri ha portato i saluti del
Presidente della Provincia dott.
Antonio Saitta e del Vice Presidente
Prof. Giancarlo Porqueddu, che da
anni appoggia il Concorso e si è dichiarato assai colpito dal successo
che l'iniziativa riscuote e si è augurato che la collaborazione continui
proficuamente ancora a lungo.
La rappresentante dell'Emigrazione, ha portato i saluti della
Dr.ssa Giulia Marcon, Dirigente del
Settore Affari Internazionali al quale l'Emigrazione appartiene sottolineando come la collaborazione con
la Famija Vinovèisa continui ad
essere una delle costanti su cui si
incentra l'attività di diffusione del
Piemonte; ella ne è un'ambasciatrice nel mondo.
E MI ...
PËRZONERA
Ël giardin ant la primalba
a l'é tut un turbij 'd color
ch'as dësbandisso e a biàuto,
ch'a bërluso ant ël prim sol,
n'arcancel ëd farfalle
ch'a stan, ch'as àusso,
ch'a 'rtorno, ch'as pòso,
ch'a vòlo e a së stërmo,
ch'as mës-cio ai làver dle fior,
ch'a fiorisso e a soagno
le feuje vërde dij branch
e ant n'aria arciarmanta
a bësbijo paròle dë vlù.
E mi ... ch'i chërdìa d'esse
përzonera dla neuit,
or i vesto 'l temp
con ëd seugn colorà.
La rosà a l'ha marcà
an sla facia dla matin
rupie lusente e sutile
ch'a sparisso ant ël sol.
E mi ... ora
im sento na pugnà 'd pover,
përzonera
an sla stradsël vent.
Vittoria Rollè
Pianezza (TO)
2
di cultura piemontese
RITORNO
S'imbarca Giovanni lasciando il suo paese.
Cerca in America la pace anelata
ha soltanto venti anni e sogna alle glorie
pochi soldi e cinque monete
lavora la terra, cercando bonacce
con poca fortuna e molta durezza
nei solchi cresce bene il suo grano
di amore e rispetto, di fede e speranze
il suo destino avverso gli nega il ritorno
e quelle monete portate d'Italia
sono talismani per la nostalgia
conservate in forzieri
di lunghe giornate e salate lacrime.
Le ho liberate cantano nelle mie mani
le belle canzoni della terra amata.
Ho conosciuto il tuo villaggio, ho visitato la tua casa,
ho pianto di gioia sentendo i tuoi passi.
salivi con me raccontandomi storie
"là son le vigne e le quattro mucche,
il cortile, la pianta di fichi e le rose di mamma"
e ho capito nell'istante che ti ho accompagnato
c'era il ritorno che la tua anima voleva.
Teresita Bovio Dussino
Buenos Aires
La vinovese Erica Sandrone ritira il premio dalla dott.ssa Paola Taraglio.
La sensibilità di molte persone verso temi che possono essere considerati "universali", dal momento
che il Piemonte è sempre stato
terra d'immigrazione, è così forte
da farsi di anno in anno più tangibile e ciò è dimostrato dalle persone
presenti alla cerimonia.
La commissioine valutatrice è
composta da anni da Vera Miletto
Scuero, Gervasio Cambiano, Mario
Maina, Censin Pich, Giuseppe
Perrone; il suo lavoro non è facile
poiché è pesante leggere e valutare
200 componimenti giunti da ogni
parte d'Italia oltre che da Francia
e Argentina.
Agli storici componenti si è aggiunta, anche quest'anno, Graziella
Pace, da poco mamma, che ha
esaminato gli elaborati provenienti
dalle scuole, e come ogni anno ha
dato vita a letture di grande effetto
emotivo.
Il prof. Perrone, docente di lingua
e cultura piemontese, ha condotto
le fila della premiazione con grande amabilità ed un pizzico di sana
ironia strappando qualche sorriso
alla platea in un momento in cui,
ahimè, di sorridere c'è sempre meno voglia.
I momenti di pausa musicale sono stati ad appannaggio di Mario
ÒH; QUAND LA CIÒCA...
... "Grinnho lou picatas dariè d'ën fraise, / un chan
sinholo a Gabliel quë volo / la chocco testaneo: "Chan
e sarvan"...
Antonio Bodrero (Barba Tòni), poesia "Quaro la chocco,,," (v. 9-11).
Merville Ferrari. "Ma davvero sono premiato?".
Òh, quand la ciòca, quand
la ciòca...
Alé, ël di a l'é àut. Un picatass a canta
(o a gnigna), bin stërma (as sà mai, as sà mai)
daré 'n frasso. Lì a-i era 'l regn dij sarvan na vòta,
la gigia gent dla vàuda... e 'd ti, e d mi... pa sempre...
Òh, quand la ciòca, quand
la ciòca...
I chërdìa mi 'nlora d'essi nà si da fieul
ëd la galin-a bianca. Ënt la stanca dël di
l'amor l'é pa polenta, e 'l sol l'é sempre 'l sol.
I sèrch na branca d'ombra për fërmé-me a arcordé
magara
na riva rossa d'àmpole o 'd busson d'artesin,
Na manera a l'é 'd vivi
cò costa,
Òh, quand la ciòca, quand
la ciòca...
Un can, giache, a signola daré 'd Bielin che vòla
(o a chièl, o a la comëtta),
o a chièl, o a Tòni, o Giaco, a l'é peui tut l' istess.
Ël biàut a l'é curtòt e a riva da si ròch
donda che 'ncora as sent la canson ëd la ciòca...
na vos ëd cel, l'é bel
ël seugn, ël can, ël vòli ëd Bielin... e ij sarvan...
Òh, quand la ciòca, quand
la ciòca...
Ij sarvan?, un mond scòst, e 'l vòli a l'éslinguà
'nt ël nen
con ij somà... e ij vòli... Òh, quand la ciòca, quand
Antonio Tavella
Racconigi (CN)
Èloide Maria Melano ha mantenuto la promessa di continuare a scrivere.
IL VINOVESE 9
Ventiseiesimo concorso
Cel e tèra as parlo
BËSBIJ TRA CEL E TÈRA
Lagiù... l'orisont... 'me
se la tèra a slarghèissa la parpèila
për ës-ciairé... dëdlà
e savèj lòn ch'as treuva
an col cel, ansì avzin, ch'a la sfiora...
e a susta 'd passé ëd confin
për podèj bèive
a la sorgiss celest,
ansì ùnica për sò pioré
lerme 'd pieuva
për peuj rije a tut sol....
Il docente prof. Francesco Catalano premia un giovane allievo del concorso.
ma 'ntratant, 'dcò l'asur a seugna
la vita, ch'a peul mach ësfioré
con ij dij dël vent....
përparèj la tèra a bësbija al cel:
"mi son toa vesta!"
e 'l cel a rëspond a la tèra:
"mi son ël fià ëd minca toa ven-a!".
Pinuccia Gamba
Torino
TEMP D'ANTAN
Ch'a l'é bel e 'nciarmant sente conté
ij moment ëd vita d'un temp passà,
bon ben grev, ma corm ëd gran poesìa,
ch'arbato 'ndrinta ai cheur dël mond d'ancheuj.
Bele se la vos elo nen tant veja,
as fà prest capì la corsa dël temp
che 'nt un bat d'ala d'ani a l'é cambià
ansema al cens ëd minca di dla gent.
Laura Bertone. La prima volta ed è subito premio.
Arcòrd d'antan e fosonant e sclin,
piror a seurto dai làver sincer
e ben satì 'd gòj ëd Granda Lussìa.
Moment ch'a fan pensé a nòstra vita
e capì d'amblé ch'a fà gòj scoté,
sensa avèj la pressa fòla a le trosse
la veja vos ch'a canta l'umiltà!
Carlin Porta
Villar Perosa (TO)
collaborano con entusiasmo, coordinando senza invadenza ma con
grande passione emotiva tutte le
fasi della premiazione.
Credo che questo sia il vero motore
segreto di questa manifestazione;
partecipare per il piacere di farlo
con entusiasmno e non per il gusto
di esserci e ciò ha una valenza stra-
Giuseppe Perrone legge il testo del poeta Gianalberto Miglio.
Zaffiro che ha percorso in musica,
coinvolgendo la platea, le antiche
tradizioni del canto piemontese.
La mobilitazione della Famija
Vinovèisa, nessuno escluso, è stata
come al solito grandiosa e, il suo
presidente, Dino Sibona, ha creato un "motore perfetto" nel quale
ciascuno ha un suo ruolo e tutti
Vittorio Gullino premiato come sempre.
Regina Giordano con il dr. Marco D'Acri rappresentante la Provincia di Torino.
10 IL VINOVESE
2
di cultura piemontese
LUN-A E STÈILE
LA SORGISS EN-TEL PRA
Ant un mond pien borà 'd luminarie
ch'a straviso 'd bòt j'euj e la ment
ëd l'òm ch'as lassa tiré
tant come na marionëtta
da na còrda antërsà 'd bur
a l'é bon ben anciarmant
trovesse 'd neuit an ponta d'un brich
për tòst pasié la fërfa e la pressa
che tròp soèns a nass ant ël cheur.
Coma jera bel, tanti agn fa
Quandi masnà portava la marenda
a-me pa 'n tël pra e dop avej voltà
e rivoltà 'l fen, giunsiva 'l man a
casseul per beive l'eva dla sorgiss
ch'a seurtiva 'n bele-mes al pra.
Mës-ciàva la sôa puressa
La sôa freschëssa, al profum
Dl'erba, dle fior di pra, con el
Quassè dla ran-a che curiosa
Fava babòja dal fossà.
Tut sol e 'nvlupà dal pur silensi,
piror im gòdo sa maravija,
bel grand cadò dël creà
ch'am fà fé na reverìa
për gòde n'anciarm pì che soasì
e volé 'me vòla n'oja
anver la càuda lus ëd pongin
archincà dal lum genit e franch
ëd mila candèile stèile.
Adess quandi bèiv
A la botelia ed plastica
Pien-a d'eva ch'a fris
Impassienta ëd sorti per
Riaquistè la soa libertà
Dëspiasova d' come l'han tratala
Han ven da pensè:
Ma ij seugn ëd vire a son mach vapor
che come nìvola 'd carcaveja
ant un nen a svanisso an eva
lassand ant la man 'na pugnà 'd nen
gavà dle stèile lusente
ch'a son scritipince* a j'euj
ëd mia morosa bela
e dla lun-a rionda bel pongin
ciafela robia 'd mè bel ratin.
* scritipince = mideme, miraco da scrit e dipint
Ma... l'eva a l'é 'n diritt come l'aria
L'eva a l'é 'n bin comun
L'eva a l'é vita (a vote dcò distrussion)
Ma... ël progress 'un la fa beivi ambotija
Cön na scadenza limità e l'eva dla sorgiss che
Adess a lìe 'dcò inquinà, l'è mapi 'n ricord del temp passà.
Carlin Pòrta
Villar Perosa (TO)
a nasso poesie
I vers a propago 'd calor
coj che a scaudo 'l cheur.
Dle vire a veulo cambiè,
ansema con ti a emané.
Sempie paròle o melodìe,
sentiment, amor e fantasìe
Pensé anvlupà a magìe
e varda sì! A nasso poesìe.
Pensje! A son davzin a ti
sensa perdse an gnun chi.
Dësmentia nen d'amé l'ideal
ëd cola poesìa asse banal.
Pcite stròfe da ancadné
a la poética da salvé.
Poesìa ... a l'é na mùsica
ëd rime gropà a l'antica.
It ses ambelessì a aprofondì
la gòj che it l'has da di.
It sentras ancreuse vibrassion
che a fiorisso an emossion.
Giovanni Teti
Rivalta di Torino (TO)
Mariuccia Panero Manzone
Roreto di Cherasco (CN)
PRIMA STAGIONE
a Mario Boccardo
Spinta da un ricordo
cerco una foto
e ritrovo un sorriso
che solo il tempo
ha sbiadito..
Torno a ritroso
alle stagioni finite
e nel ricordo mi stupisco
per quanto ho amato...
Ripenso a bugie
ai piccoli inganni
ai baci rubati
con la complice luna
... alla rosa sempre là
quel sedici d'aprile.
E il ricordo
ancora sorprende
una lacrima a cadere.
Natalia Bertagna
Moncalieri (TO)
Gian Antonio Bertalmia abbonato al primo premio.
"LA SERA"
Dolce la sera
come una sfera
che il futuro ti rappresenta
con una storia lenta.
Come un bisbiglio
Nella notte
Come un coniglio
che viene dalla sua fonte
Come le lucciole nella notte
le luci illuminano le persone
colte
per dar loro vita nella sfera
come nella propria sera
Erica Sandrone (11 anni)
Vinovo (TO)
Marisa Sacco mentre riceve il premio
da Paola Taraglio.
Natalia Bertagna con la dott.ssa Paola Taraglio.
IL VINOVESE 11
Ventiseiesimo concorso
CONTRA LA LUN-A
LIBERTÀ
A presentete 'n cel con tua faciassa
l'é n'improperi a nòstra umanità
che a vardé col tò soris ëd giassa
a-i ven ël baticheur e sta 'mbajà.
Ti 't blaghe al moment ch'it seus bin pien-a
peu 't bute a l'ombra daré dël nòst pianeta
mostrand la toa gheuba a malapen-a
për robeje 'l càud al sol, con aria cheta.
Ti 't travaje a lë scur daré dle quinte
e 't pretende d'esse ti a mné 'l timon
bele s'a l'é 'l sol ch'a fa cambié le tinte
e a-i dà la soa cadensa a le stagion.
Sé sé, mincatant it fas na mascarìa,
come fé armonté le onde dël baciass
o pa fé nasse la vërdura com duvrìa
përchè l'han nen piantala come 't pias;
ma con tut lòn, chi ch'a conta it seus pa ti,
ti 't seus mach në specc sensa potenza
përchè 'n po' 'd nebia, sa veul, at fa sparì
sensa ch'a-i sia pa na conseguenza....
Scus-me lun-a s'it trato da 'mbrutì,
ma jer, chila a l'ha lassame lì a bajé
për ëstess-ne 'ncantà a vardete ti:
e alora, ancheuj, ti më stass franch ... s'un pé.
Vittorio Gullino
In America, prima 'd sposesse,
Për fesse quat sòld, mè nono,
A l'avìa provà d'andé,
Ma impossibil ëd resté:
Ant la min-a a pod'ìa nen respiré,
Preferìa ant el Piemont ritorné,
Për tribulé, ma nufié l'aria pura
Dij "Montagnin" e gode 'd Sangon la frescura;
An fàbrica e 'nt la sità,
A vòrìa nen andé,
Pitòst tajé bòsch e ronze, vive 'n campagna,
Travajé a l'aria libera!
An la primavera 'd 1923,
An Franssa mè nono, a l'ha pensà d'andé,
Esploré na contrà tuta 'd pianura,
Tra doi fium ëd grand misura;
Un Piemontèis a l'é andait a trové,
Per avèj un contrat për travajé,
A vorìa nen fé ël masoé.
Con quàich sòld, tanta sudor e volontà,
Na cita cassin-a a l'ha comprà,
Për vive in libertà,
Tra bòsch, camp e pra.
Regina Giordano
Francia
Racconigi (CN)
Premio a Vittoria Rollè che è l'anima della piemontesità insegnata ai giovani non
presente per motivi di salute.
Santi Maimone tra Paola Taraglio e Marco D'Acri.
SEMPRE 'D COI CH'A MÒLO NEN!
Scoteme Piemontèis, drissé j'orije,
ancheuj për nòsta LENGA as da bataja,
tuti coi ch'a la màstio, òmo, fije,
ciòspo d'elitt ò gent ëd la maraja,
da ani j'é na Lege ch'an tucrija,
da l'EUROPA cantà ai ciòrgno 'd ROMA:
oh! LENGA PIEMONTEISA: sù ALEGRIJA!!
Costa sarà la vira ch'a-j la foma!!
A la Comun-a ëd Turin, ël meis d'avril,
fra propòste, mossion, un pò a sorprèisa,
dal Cap ëd la falangia, "coi dël Gril",
s-ciodoje un "SI" për - LENGA PIEMONTÈISA!!
Che ij - genit - Piemontèis as sio arvirasse?
"No sgnor". Al borgh dla - neuv - a l'han fait mej:
chi ch'a-i tenìa a la coltura, a l'é desviasse,
UNANIM a voté "SI" TUT SÒ CONSÈJ!!
A LA BONORA! I lo sognavo d'ampess!
Ch'as decidèisa caidun ëd fe domanda.
VIVA l'aprovassion! Bogiomse adess:
"DELIBERA L'È CARTA CH'A COMANDA!
Ël mur dl'indiferensa a l'é cherpasse,
la boria dij - sai tucc - a l'é sgonfià.
spantioma ben ël verb, për nòste piasse
prima che ij - savantin - arpio sò fià!
Nòsta bataja as bogia: prim atach;
j'é chi n'ostegia e chi ch'a në sosten.
Chi ch'a parla da òmo ò da vergnach...
A l'é, na stòria veja: TANT NOI MOLOMA NEN!!!
Italo Cavalli
Torino
12 IL VINOVESE
NEUIT DÒP ËL
TEMPORAL
Ai pé dël brich, ancheuj,
ël torent fa 'n gran bordel
fa chërde ch'a pieuva ancora,
mentre l'eva tërbola
a l'é tuta n'arbeuj.
Ël cheur a l'é pa tranquil,
ancora 'nt ël timor
ëd na tempesta neuva,
ël cel, tròp anrabià
a mnassa lòsne e tron.
Ma peui, 'd prima sèira,
a serca cadense 'd pas,
e, 'n pò sotvos, arciama
e 'nvita a torné 'l silensi.
Amisa a l'é la neuit
ch'an fa cadò dle stèile,
an fa cadò dël bati
ëd sò gran cheur ëd lus.
A-i é argent ëd lun-a
an sl'erba dël pra tut mars,
për la rabia dël cel,
l'han piorà tant le nivole!
Laura Bertone
lCuneo
ordinaria soprattutto per ciò che
riguarda il numero degli elaborati
provenienti da piemontesi emigrati
nel mondo.
Anche nel 2013, oltre alla partecipazione ormai consueta di
Geneviève Bardin, vincitrice da anni di vari premi, di Teresa Bovio
Dussin di Cordoba (Argentina), segnalate entrambe, il secondo premio per la poesia in piemontese è
andato a Piumetto Marisa di Albi
(Francia) che ha scritto "Cel e tèra
as parlo" conversazione virtuale
dell'universo.
I nostri emigrati, con i loro scritti,
ci fanno apprezzare sempre di più
ciò che noi non vediamo e riteniamo "normale" della nostra Terra e
ciò ci fa riflettere sull'amore che li
lega indissolubilmente alle loro radici nonostante il tempo che passa.
Ora, infatti, continuano ad emigrare i nostri giovani, sempre più
numerosi e sempre più determinati; nonostante abbiano acquisito un'alta professionalità, grande
specializzazione non hanno qui
sbocchi occupazionali e li trovano
invece nei Paesi emergenti quali
2
di cultura piemontese
LA CLASSIFICA DIVISA PER SEZIONE
Prosa
in italiano
1° Classificato
2ª Classificata
3ª Classificata
4ª Classificata
5ª Classificato
Menzione speciale
italiani oltre confine
Poesia
in italiano
1ª Classificata
2ª Classificata
3° Classificato
4° Classificato
5ª Classificata
Menzione speciale
Piccoli poeti che crescono
Menzione speciale
Italiani oltre confine
1° Classificato
2ª Classificata
3° Classificato
Prosa
4° Classificato
in piemontese 5° Classificato
ex aequo
5° Classificato
ex aequo
1ª Classificata
2ª Classificata
Poesia
3° Classificato
in piemontese 4ª Classificata
5° Classificato
6ª Classificata
Menzione speciale
Piccoli poeti che crescono
Menzione speciale
"Për l'angage d'una poetëssa piemontèisa che a viv lontan
da soa tèra"
Santi Maimone
Melano Èlodie Maria
Rizzotti Luciana
Faule Angioletta
Ferrari Merville
Alla cortese attenzione
Come quel 22 ottobre...
Ho trovato una fotografia della mia infanzia
Come eravamo
Argentina si, Argentina no
Geneviève Bardin
(Francia)
Maria Emilia Moreno
(Argentina)
Silvana Neuman
(Argentina)
Al di là dell'Oceano!
Savarino Gabriella
Bertagna Natalia
Casetta Luigi
Cianchetti Giovanni
Pansa Stefania
Vecchia foto ingiallita
Prima stagione
Uigi
Valigia
Scambio d'amore
Erica Sandrone
La sera
Mamma mia dammi 100 lire che in America
voglio andar...
Raccontami nonnino
(Primo giorno d'asilo)
Un cavallo a dondolo
e uno sfondo di ciliegi in fiore
sostengono il mio sguardo
timido.
Sandali
che diventeranno stretti
e un orlo alto
per bastare gli anni a venire.
Un vecchio papero
con il cappello giocondo
a presentare la scena
alla platea sorridente.
Una pallina gialla
unica e sperduta amica.
Ti cerco, mamma
ma non ti vedo....
Luigi Umberto Casetta
Villafranca Piemonte (TO)
Scuola di lingua e cultura italiana
dell'ALLIANCE FRANCO ITALIENNE DE MIDI Pyrénées (Francia)
Giordano Regina (Francia)
Teresita Bovio Dussin (Argentina)
Bertalmia Gian Antonio
Piumetto Marisa
Cavallo Adriano
Miglio Gianalberto
Rossi Attilio
Bon-e manere d'antan - Gustin e 'l crinet
Cel e tèra as parlo
S-ciav... për la Pàtrìa
Bon-e manere d'antan
Èl përfum le colin-e
Sinchetto Beppe
Da la tèra al cel
Rollè Vittoria
Bertone Laura
Gullino Vittorio
Gamba Pinuccia
Carlin Porta
Sacco Marisa
E mi ... përzonera
Neuit dòp ël temporal
Un di dë stember
Cel e tèra as parlo
Temp d'antan
Èl marcà
Degli'Innocenti Marco
A mia mamma
Giordano Regina
Libertà
VALIGIA
Avevi una valigia,
ti sei voltato,
chiudendo la porta.
Ti volterai ancora,
passando le stanche
giornate tra i vivi.
Incrociando le dita,
parlerai, tenendo i piedi
nudi sulle radici calde
del tempo, per domandare
ancora la vita o mai più.
Questa aria si infila
ovunque, senza lasciare
traccia del passaggio.
Ti sei incamminato
di notte, la tua voce
silenziosa interrogava
l'ombra che ti precedeva.
Sei la voce della notte
che ogni sera, ascolto
nella stanza buia.
La tua è l'ombra
del mattino nella nebbia.
Giovanni Cianchetti
Grugliasco (TO)
Menzione speciale
"Premi special për l'originalità Tavella Antonio
e 'l valor ësquisì dla poesia"
"O', quand la ciòca"
Menzione speciale
"Premi special
Camerano Luigi
dla Famija Vinovèisa për soa passion a scrive"
Cina, India ed Australia.
Questo nuovo tipo d'emigrazione
non ha sentimenti di nostalgia verso la Terra che ha dato i natali ma
una storia di rabbia poiché non
trova a casa propria uno sbocco
professionale confacente alla professionalità acquisita; di queste testimonianze sono piene di inchieste che i media ci mostrano e ciò
dovrebbe farci più che riflettere.
L'abbiamo già detto ma ci pare do-
UIGI
veroso ribadirlo: il fenomeno è in
crescita e porta al depauperamento
delle nostre risorse e si identifica
con la più volte citata "fuga di cervelli" che vanno a portare le energie
migliori all'estero anziché in Italia
e ciò abbassa le nostre potenzialità
per il futuro vanificando altresì
gli sforzi economici che sono stati
destinati per la qualificazione di
questi giovani e che hanno rappresentato un costo per lo Stato e per
i contribuenti.
I "benefici positivi" degli investimenti fatti per la qualificazione di
queste nuove generazioni avverrà
altrove e non da noi e ciò è un danno irrecuperabile.
Non esiste da parte loro la nostalgia
per la Terra che lasciano ma solo
un forte senso di insoddisfazione
ed una malcelata rabbia; questo ci
deve far riflettere per il peso che
avrà in futuro.
A conclusione, il presidente della
Famija Vinovèisa, salutati i premiati e ringraziato la Giuria per il lavoro svolto, ha ricordato, come aveva
già fatto Gervasio Cambiano, che
è edito il calendario della Famija
Vinovèisa che, anche quest'anno,
offre una novità.
Non anticipiamo nulla e lasciamolo
scoprire a chi vorrà portarselo a casa per far scorrere, sui suoi fogli, un
anno intero sino alla XXVIIª edizione del Concorso con premiazione,
sempre a novembre e sempre nel
Castello della Rovere.
Da parte di tutti un grazie a Dino
Sibona ed a tutti i componenti la
Famija che hanno lavorato sodo
per offrire una manifestazione che
è fatta di letteratura ma anche di
tante emozioni del cuore.
Paola Taraglio
IL VINOVESE 13
FIORI
D'ARANCIO
PER
UN... SÌ
Don Giuseppe Viotti, ritratto negli ultimi anni di vita a Forno di Coazze.
Ci ha dato un
esempio di
coraggio e carità
Nell’epoca de
i vi
internet e della aggi internazionali, delle co
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che due giovan obalizzazione, ogni tanto su icazioni via
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nati, e dove en dello stesso piccolo paese
dove sono
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si incontrino,
sociale,
si innamorino
e si sposino!
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Rossana, nipo ale di San Bartolomeo.
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segretario com
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ione e Daniele da subito dopo la guerra
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Vinovèisa” riser
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in atti a favore
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della gente.
I due ragazzi
a loro volta ha
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è donatore di
sangue all’AVI rsi anni, mentre Daniele
S.
Eccoli nel gior
no più bello de
lla loro vita!!
IMMAGINA
Immagina un cielo stellato
in cui ogni stella è un uomo
e ogni uomo brilla,
lasciando dietro di sé una scia di luce
che ogni essere può seguire per illuminarsi.
Immagina un prato fiorito di mille colori
in cui ogni fiore è un uomo
e ogni uomo emana fragranze d'amore infinito,
a cui ogni essere può attingere per rigenerarsi.
bini, poveri, anziani e ammalati, con
grande generosità, con la capacità
di chi sa leggere lo sguardo per
cogliere nel prossimo gioie e dolori.
Riconoscendo in lui le virtù di carità e
amore da imitare e seguire, successivamente alla sua scomparsa, Don
Viotti è stato ricordato dalla Famija
Vinovèisa con la pubblicazione del
libro a lui dedicato (ricordiamo a chi
ne fosse interessato che qualche
copia è ancora disponibile).
Il 2 novembre, giorno dedicato alla
commemorazione dei defunti, si è
celebrato il quinto anniversario della
morte di Don Viotti.
Amatissimo sacerdote, con la sua
grande umiltà si è prestato a tutti,
soprattutto ai più bisognosi, bam-
Un sentito grazie
a tutti coloro che
sostengono la
Famija Vinovèisa
i costi di gestione sia del giornale
“Il Vinovese” sia del calendario
aumentano vorticosamente dovuti anche all’aumento dell’Iva.
L’obolo minimo richiesto ai Soci
è di € 20 che detratte le spese
per il giornale e il calendario
(distribuiti gratuitamente a tutti
i Soci) rimane ben poco per le
attività dell’Associazione.
Ancora una volta dalle pagine del
giornale, vogliamo porgere un
caloroso ringraziamento a tutti i
contribuenti che con la scelta a
favore della “Famija Vinovèisa”,
ci hanno consentito di usufruire
anche per quest’anno del contributo erariale del “5 x Mille”.
L’importo accreditato sul c/c
bancario dell’associazione ammonta a complessivi € 1.650,00
e sarà interamente devoluto per
finalità benefiche secondo le indicazioni del Direttivo.
In questo periodo i nostri incaricati sono impegnati nella
campagna di tesseramento per
l’anno 2014.
Si tratta di un impegno molto
importante perché, oltre al rinnovo tessere per i vecchi Soci, è
di vitale importanza la ricerca di
nuove adesioni.
Oggi la nostra associazione sopravvive grazie al finanziamento
sostenuto dai Soci e al contributo erogato dalla Regione
Piemonte e dalla Provincia di
Torino, purtroppo sempre, di anno in anno molto ridotto, mentre
Un'età veneranda
Immagina che pace!
Che silenzio dolce e nel contempo,
carico di musiche fluttuanti nell'aria.
Che vibrazione maestosa,
quale estasi danzante!
Ebbene,
ciò che tu immagini io lo vedo.
Lo vedo ogni notte, quando ti guardo dormire.
Lo vedo ogni giorno, quando cammini
inconsapevole della tua bellezza.
Lo vedo quando preghi,
invocando la mia protezione.
E ti assicuro,
che se alzassi un poco lo sguardo,
lo vedresti anche tu.
Stefania Pansa
Bra (CN)
14 IL VINOVESE
Il 19 novembre, giorno del compleanno della Signora Maria Burzio
ved. Navone attorniata dal figlio e
dalla nuora con la torta dei 102
anni. La Famija Vinovèisa esprime
gli auguri più sinceri.
N
Disse: La guerra segna sempre una sconfitta dell’umanità
Amministrazione dei sacramenti
el Documento di Aparecida, una dichiarazione congiunta dei vescovi dell'America Latina, l'allora cardinale
Bergoglio si espresse circa il merito dei singoli di ricevere
l'Eucaristia. Il testo al punto 436 afferma che "Dobbiamo rispettare la
coerenza eucaristica, vale a dire essere a conoscenza del fatto che non
possono accedere alla Santa Comunione e allo stesso tempo agire con
fatti o parole contro i comandamenti, soprattutto quando favoriscono
l'aborto, l'eutanasia e altri gravi delitti contro la vita e la famiglia.
Questa responsabilità pesa in particolare sui legislatori, i governanti e
gli operatori sanitari".
Il cardinale Bergoglio ha aspramente criticato, perché "allontanano il
popolo di Dio dalla salvezza", alcuni sacerdoti di Buenos Aires che si sono rifiutati di battezzare i bambini nati da coppie non sposate o figli di
madri nubili.
L'omosessualità e le unioni omosessuali
Bergoglio ha ribadito l'insegnamento della Chiesa Cattolica sull'intrinseca
immoralità delle pratiche omosessuali e, di pari passo, ha insegnato l'importanza del rispetto per le persone omosessuali. Leggasi a tale proposito
la dichiarazione rilasciata ai giornalisti italiani durante il viaggio di ritorno dal Brasile.
Nel 2010, in occasione del dibattito sulla legge sostenuta dal governo
argentino, volta a stabilire l'equivalenza tra matrimonio eterosessuale
e unioni omosessuali, l'arcivescovo di Buenos Aires si oppose al disegno di legge, entrando in contrasto con la presidente argentina Cristina
Fernández de Kirchner.
In una lettera alle Suore Carmelitane di Buenos Aires Bergoglio scrisse:
«Il popolo argentino dovrà affrontare, nelle prossime settimane, una
situazione il cui esito può ferire gravemente la famiglia. Si tratta del
disegno di legge sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. [...] È in
danni della povertà.
Egli reclamò una risposta etica culturale e solidale per saldare il debito
sociale nei confronti di milioni di argentini, per lo più bambini e giovani,
affermando che è imperativo lottare per cambiare le condizioni strutturali, le attitudini personali o corporative che generano questa situazione.
Nel corso di uno sciopero di 48 ore tenutosi a Buenos Aires (sciopero
indetto per la decisione del Presidente Fernando de la Rúa di tagliare i
salari e le pensioni dei dipendenti pubblici del 13%) Bergoglio, predicando nella chiesa di San Cayetano, il santo patrono del lavoro e del pane,
osservò la differenze esistente tra "poveri che sono perseguitati quando
chiedono di poter lavorare, e le persone ricche che ricevono applausi
per essersi sottratti alla giustizia".
Nell'anno 2002, in piena crisi economica dell'Argentina, Bergoglio criticò
aspramente la classe politica al potere, dicendo "Non dobbiamo tollerare
il triste spettacolo di coloro che non sanno più come mentire e si contraddistinguono per il tentativo di mantenere i loro privilegi, la loro
avidità, e la loro ricchezza guadagnata con disonestà.”
Bergoglio proseguì pregando Dio affinché coloro che hanno responsabilità dirigenziali comprendessero che il vero potere è al servizio degli altri e
affinché gli argentini affrontassero con coraggio la ricostruzione del loro
paese. Le osservazioni dell'arcivescovo si conclusero con una critica alla
"assuefazione alla povertà". Molti commentatori hanno sottolineato come
sia evidente in diversi suoi interventi e commenti del tempo l'opposizione di Bergoglio al governo Kirchner.
L'attenzione agli emarginati
Bergoglio ha sempre dedicato grande attenzione alle persone che vivono
ai margini della società, tanto da affermare che il potere del Papa deve
essere il servizio, specie ai più poveri, ai più deboli e ai più piccoli. In
quest'ottica, desidera una Chiesa di «prossimità», vicina all'umanità e
alle sue sofferenze.
dai quartieri poveri di buenos aires al soglio pontificio
gioco l'identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli.
È in gioco la vita di tanti bambini che saranno discriminati in anticipo, privandoli della maturazione umana che Dio ha voluto che si desse
con un padre e una madre. È in gioco un rigetto frontale della legge di
Dio, per di più incisa nei nostri cuori. [...] Non siamo ingenui: non si
tratta di una semplice lotta politica; [...] bensì di una mossa del Padre
della Menzogna che pretende di confondere e ingannare i figli di Dio.»
Alcuni hanno sostenuto che la sua militanza nella campagna contro
la legge abbia contribuito all'approvazione e da qualche membro della
Chiesa argentina la sua lettera fu vista a posteriori come un errore.
Nel 2012 la Chiesa argentina espose le sue ragioni nel dibattito su modifiche al codice civile argentino, che includevano la maternità surrogata
e la fecondazione assistita, ma evitando il linguaggio forte che le alienò
consensi nel 2010.
Il difficile rapporto tra la Casa Rosada e Bergoglio, iniziato già con la presidenza di Néstor Kirchner, è proseguito con fasi alterne fino all'elezione
al soglio pontificio.
Nell'enciclica Lumen Fidei, redatta a quattro mani con Benedetto XVI,
viene ribadito e valorizzato il ruolo della famiglia intesa come unione tra
uomo e donna nel matrimonio:
«Il primo ambito in cui la fede illumina la città degli uomini si trova nella famiglia. Penso anzitutto all’unione stabile dell’uomo e della
donna nel matrimonio. Essa nasce dal loro amore, segno e presenza
dell’amore di Dio, dal riconoscimento e dall’accettazione della bontà
della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola
carne (cfr Gen 2,24) e sono capaci di generare una nuova vita, manifestazione della bontà del Creatore, della sua saggezza e del suo disegno
di amore».
Povertà e disuguaglianza economica
In una riunione dei vescovi latino-americani nel 2007 Bergoglio
dichiarò:"Viviamo nella parte più ineguale del mondo, che ha fatto crescere ancora di più la miseria che si è ridotta di meno" aggiungendo
"L'ingiusta distribuzione dei beni persiste, creando una situazione di peccato sociale che grida al cielo e limita le possibilità di una vita più piena
per così tanti dei nostri fratelli".
Il 30 settembre 2009 Bergoglio, parlando a un convegno organizzato
dall'Università gesuita del Salvador a Buenos Aires presso il Palace Hotel
Alvear, il cui titolo era "Las deudas sociales de nuestro tiempo" ("I debiti
sociali del nostro tempo") citò un documento redatto nel 1992 da parte
della Conferenza Episcopale Latino-americana ("Documento de Santo
Domingo") in cui si afferma che "la povertà estrema e le strutture economiche ingiuste che causano grandi disuguaglianze" sono violazioni dei
diritti umani.”
Bergoglio continuò la sua relazione descrivendo il debito sociale come
"immorale, ingiusto e illegittimo", specialmente quando si verifica in una
nazione che possiede le condizioni economiche necessarie per evitare i
Nel 2001, durante una visita a un ospedale di Buenos Aires, ha voluto
lavare e baciare i piedi a dodici malati di AIDS, criticando l'indifferenza
della società verso gli ammalati e i poveri.
Società urbana e urbanizzazione
Una veduta di Buenos Aires, città dove Bergoglio è nato ed è stato arcivescovo.
Bergoglio, anche alla luce dei suoi vent'anni di impegno come vescovo di
Buenos Aires, ha dedicato particolare attenzione alle sfide e alle opportunità offerte dalla moderna società urbana.
Questi scenari, talvolta visti con timore, si presentano infatti come particolarmente affascinanti per il cristianesimo, considerato che proprio nelle grandi città del tempo la Chiesa si formò e trovò modo di espandersi.
Le moderne città sono viste da Bergoglio come luoghi di incrocio e scambio dove i legami di razza, cultura, storia non sono omogenei e, al tempo
stesso, gli stessi diritti civili sono distribuiti in maniera non uguale.
In questo contesto, per Bergoglio il cristiano è chiamato a impegnarsi
nell'essere cittadino, mettendosi a servizio della comunità in cui vive e
attuando comportamenti che “creano cittadinanza”. “Agire da buoni cittadini – in qualunque città – migliora la fede”: riprendendo la raccomandazione di San Paolo (Romani 13,1) Bergoglio evidenzia a questo proposito il valore dell'inculturazione: vivere a fondo l'umano, in ogni cultura,
migliora l'esperienza religiosa e la vita stessa delle città.
La capacità di riconoscere come fratelli le persone che vivono nella città
apre alla speranza, radicata nella fede, di nuovi incontri dove riconoscere
e servire il prossimo, superando le forze centripete presenti nelle realtà urbane, dove molti sono portati a vivere in un sostanziale isolamento.
Lo sguardo della fede deve servire a vedere l'altro come un concittadino e
deve divenire, in questo modo, uno sguardo “civico”. In questa prospettiva
Dio, secondo Bergoglio, diventa anche la chiave per superare il relativismo
moderno:ogni incontro e ogni volto sono unici e la verità si serve mostranIL VINOVESE 15
do nuove strade in avanti, e non giudicando il passato delle persone.
Secondo Bergoglio, l'atteggiamento del cristiano nelle città può quindi
risolversi in tre atteggiamenti: la capacità di andare incontro all'altro e
di creare prossimità; la testimonianza; la pazienza nel seguire i processi
senza forzarne i tempi.
Il conclave del 2005
Il cardinale Bergoglio era considerato uno dei candidati più in vista per
l'elezione a pontefice nel conclave del 2005;secondo la ricostruzione del
conclave raccolta dal vaticanista Lucio Brunelli sulla base del diario di un
cardinale elettore, Bergoglio fu il cardinale più votato dopo Ratzinger.
Pur se tradizionalmente il presule aveva sempre rifiutato incarichi di un
certo peso nella curia romana, anche i cardinali che votarono per Carlo
Maria Martini puntavano sul porporato argentino, che poteva contare sui
voti di quasi tutti i cardinali provenienti dall'America Latina.
Al secondo scrutinio i voti per Ratzinger aumentarono rispetto al primo,
ma anche Bergoglio ottenne un numero di preferenze non trascurabile: i
sostenitori di Bergoglio miravano a fargli ottenere 40 voti.
Al terzo scrutinio a Ratzinger mancavano pochissimi voti per essere
eletto: diversi cardinali del blocco di Bergoglio, allo scrutinio successivo,
diedero a Ratzinger i voti che gli mancavano per l'elezione.
Il pontificato
Elezione a Sommo Pontefice
prima di essere eletto papa.
Solo al momento della benedizione il nuovo pontefice ha indossato la
stola, che poi ha subito tolto.
Dopodiché, prima di congedarsi, ha nuovamente salutato i fedeli in piazza San Pietro, ringraziandoli per la loro accoglienza.
Il giorno seguente, padre Federico Lombardi, incontrando la stampa accreditata, ha raccontato che il neo-pontefice, subito dopo l’elezione, nel
ricevere l’omaggio di tutti i cardinali nella cappella Sistina, ha preferito
stare in piedi piuttosto che utilizzare il tronetto a disposizione.
Il pomeriggio del 14 marzo Francesco ha concelebrato insieme ai cardinali elettori la missa pro Ecclesia nella Cappella Sistina. Ha scelto di
proclamare l’omelia, improvvisata al momento, dall’ambone invece che
ex cathedra, e di non utilizzare l’altare fisso della cappella, ma un altare
mobile versus populum.
La scelta del nome papale
Bergoglio è stato il primo pontefice ad assumere il nome di Francesco,
scegliendo per la prima volta dopo undici secoli, dai tempi di papa
Lando, di adottare un nome mai utilizzato da un predecessore (se si
esclude Giovanni Paolo I, il quale unì i nomi dei suoi due immediati predecessori, Giovanni XXIII e Paolo VI).
Il 16 marzo ha spiegato, in occasione del suo incontro con i giornalisti
nell’Aula Paolo VI, le ragioni della scelta del suo nome pontificale:
«Nell’elezione, io avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo
e anche prefetto emerito della Congregazione per il Clero, il cardinale
Cláudio Hummes. Quando la cosa diveniva un po’ pericolosa, lui mi confortava.”
E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l’applauso consueto, perché
è stato eletto il Papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: “Non dimenticarti dei poveri!”. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri.
Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi,
ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i
voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio
cuore: Francesco d’Assisi. È per me l’uomo della povertà, l’uomo della
pace, l’uomo che ama e custodisce il creato; in questo momento anche
noi abbiamo con il creato una relazione non tanto buona, no? È l’uomo
che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero... Ah, come vorrei una
Chiesa povera e per i poveri! »
Il 17 marzo, durante il suo primo Angelus, ha inoltre precisato che, scegliendo il nome del patrono d’Italia, “rafforza” il suo “legame spirituale”
con l’Italia. Si è poi congedato dai pellegrini, dopo la preghiera di rito,
con la formula “Buona domenica e buon pranzo”, che diventerà una costante in occasione dell’Angelus/Regina Coeli.
Blasonatura dello stemma
Festeggiamenti per l’elezione di Bergoglio davanti alla Cattedrale di Buenos Aires
La sera del 13 marzo 2013, al quinto scrutinio, è eletto papa assumendo
il nome di Francesco in onore di san Francesco d’Assisi. È il primo gesuita a diventare papa ed il primo pontefice proveniente dal continente
americano (nonché il primo extraeuropeo dai tempi di Gregorio III).
«Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del conclave
era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali
siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo, ma siamo qui.
Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il
suo vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per
il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme
per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca.
[...] E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo.
Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede
nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore,
di fiducia tra noi. [...] E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima – prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il
popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la
preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo.
Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me. [...]»
(Il primo messaggio pubblico di papa Francesco
Nel suo primo discorso pubblico come papa, dopo aver salutato affettuosamente la folla con un cordiale e semplice “buonasera”, ha chiesto di
pregare per Benedetto XVI, recitando insieme a tutti i fedeli la preghiera
del Padre Nostro, dell’Ave Maria e del Gloria al Padre.
In seguito ha ricordato lo stretto legame tra il papa e la Chiesa di Roma,
«che presiede nella carità tutte le Chiese», con un riferimento implicito
alle parole introduttive della Lettera ai Romani di Ignazio di Antiochia.
Ha poi chiesto ai fedeli di pregare anche per lui, sottolineando questo
momento chinando il capo e rimanendo in silenzio per qualche istante.
Anche in questo caso, si può cogliere un riferimento implicito al rito di
ordinazione episcopale descritto dalla Tradizione apostolica di Ippolito di
Roma risalente all’inizio del III secolo, in cui spicca il richiamo al silenzio e la preghiera del popolo convenuto affinché le Spirito Santo discenda
sul vescovo neoeletto.
Papa Francesco ha impartito poi la benedizione Urbi et Orbi senza
l’abito corale e senza le tradizionali scarpe rosse preparate nella sacrestia della cappella Sistina dal maestro delle celebrazioni liturgiche
pontificie Guido Marini e previsto per l’occasione, ma indossando solo
l’abito piano bianco, con la croce pettorale in argento che utilizzava
16 IL VINOVESE
Ecco la raffigurazione dello stemma papale
con i suoi significati.
D’azzurro, al disco raggiante e fiammeggiante
d’oro caricato delle lettere IHS di rosso, la H sormontata da una croce di rosso; in punta, i tre
chiodi della Passione di nero; il canton destro
della punta alla stella (8) d’oro; il canton sinistro
della punta al fiore di nardo d’oro.
Lo stemma papale
Lo stemma scelto dal pontefice è lo stesso scelto al momento della sua
consacrazione episcopale, fatti salvi i simboli della dignità pontificia,
uguali a quelli impiegati nello stemma di papa Benedetto XVI, quali la
mitria (al posto della tiara) posta tra due chiavi una d’oro e una d’argento, passate in decusse accollate allo scudo e legate di rosso.
Rispetto allo stemma di Benedetto XVI è assente il pallio, mentre è
presente, collocato tra le estremità dei cordoni rossi che passano all’interno dei passachiave, il motto del papa (lo stesso usato da vescovo), in
forma di scritta su cartiglio; le lame e i passachiave delle chiavi hanno
inoltre una forma più squadrata, modellate sullo stemma di Giovanni
Paolo II.
Lo scudo è azzurro che in araldica simboleggia, a causa della sua relazione con il cielo, tutte le virtù più elevate e, tra quelle spirituali, devozione,
fedeltà, castità, giustizia, santità.
La forma dello scudo è di tipo spagnolo o fiammingo costituito da un
quadrato cui si aggiunge un semicerchio in basso.
Al suo interno sono presenti:
In alto centralmente (punto d’onore A) l’emblema araldico della
Compagnia di Gesù con un disco raggiante e fiammeggiante caricato dalle
lettere IHS, il monogramma di Cristo. La lettera H è sormontata da una
croce; in punta, i tre chiodi della Passione.
In basso a sinistra (canton destro della punta) si trova una stella a otto
punte d’oro che simboleggia la Vergine Maria.
In basso a destra (canton sinistro della punta) un fiore di nardo d’oro che
simboleggia San Giuseppe.
La stella e il nardo erano, nello stemma episcopale, d’argento, poi mutato in oro. La scelta di questi simboli è stata motivata dalla volontà del
pontefice di manifestare la propria devozione alla Vergine Maria e a San
Giuseppe.
L’Anello del Pescatore
L’Anello del Pescatore è il principale simbolo del ministero petrino. Il
secondo simbolo, infatti, è il pallio, che però viene condiviso con gli arcivescovi metropoliti, quelli cioè che condividono con il papa il ministero
di supervisione su altri vescovi. L’anello invece è un simbolo esclusivo del
papa ed era anticamente usato per sigillare i brevi papali. Alla morte di un
pontefice esso veniva distrutto per impedire la produzione di documenti
falsi e più semplicemente per simboleggiare il termine del pontificato.
Anche quello di Benedetto XVI, che rappresentava Pietro sulla sua barca,
è stato obliterato con due tagli a croce, benché l’anello papale non sia più
utilizzato come sigillo da quasi due secoli.
Papa Francesco ha scelto fra i bozzetti disegnati dall’artista Enrico
Manfrini per Paolo VI il simbolo di Pietro con le chiavi, il simbolo,
cioè, del potere di amministrare la misericordia divina.
L’anello è stato realizzato in argento dorato. Il Papa indossa l’anello del
Pescatore solamente durante le Celebrazioni papali. Nelle altre occasioni, come gli Angelus o le Udienze, indossa l’anello vescovile in argento.
La messa inaugurale del ministero petrino
LUS ËD NATAL
A slendriss ant l’astr divin
la lus ëd la stèila an camin.
A passa ‘d neuit fin-a al matin.
As sento vos. A l’é nà ël Bambin!
Fòrte e grandiose, zampògne soné
l’esultansa ‘d Nòst Sgnor, canté!
Dal cioché dé dij bòt o campan-e,
arseive le gent vsin-e e lontan-e.
As afacio a la gròta ‘d sò nassiment,
ofrend a chiel ij don ëd pas ardent
A spero ant la salvëssa avenent,
dòp doi mila ani a l’é semper recent.
La devossion a dësvija l’ànim imortal
dël messagi ëd Dé rifless ant ël Natal.
Siolòt
LUCE DI NATALE
Risplende nell’astro divino
la luce della stella in cammino.
Transita di notte fino al mattino.
Si odono voci. È nato il bambino!
Forti e solenni, cornamuse suonate
la gioia del Nostro Signore, cantate!
Dal campanile rintoccate o campane,
accogliete le genti vicine e lontane.
Si affacciano alla grotta sua nascente,
offrendo a lui i doni di pace ardente.
Sperano nella salvezza avvenente,
dopo duemila anni è sempre recente.
La devozione risveglia l’animo immortale,
del messaggio di Dio riflesso nel Natale.
Giovanni Tetio
Rivalta di Torino (TO)
La messa inaugurale del ministero petrino di papa Francesco
FRASCHINO E MARIETTA
Tornava dall'America Fraschino
per la promessa da lui fatta un dì:
veniva nell'Italia non per gioco,
davanti al caro altar per dire sì.
Nel 1929,
un giorno bello, da non più scordar,
partiva per l'America Marietta,
con la speranza in cuor di ritornar!
Fedeli argentini seguono da Plaza de Mayo la celebrazione.
La celebrazione di inaugurazione del ministero petrino di vescovo di
Roma si è tenuta il 19 marzo 2013 nella piazza antistante la basilica di
San Pietro, in presenza di oltre 130 delegazioni estere ufficiali. All’inizio
della celebrazione il papa ha ricevuto l’anello piscatorio per le mani del
cardinale decano Angelo Sodano, mentre il cardinale protodiacono JeanLouis Pierre Tauran gli ha imposto il sacro pallio, già indossato da papa
Benedetto XVI. Papa Francesco ha aperto l’omelia della messa d’inizio del
suo pontificato rendendo onore al suo predecessore, Benedetto XVI.
Ha poi parlato dell’importanza della custodia e della tenerezza. Alla fine
dell’omelia il papa ha pregato affinché lo Spirito santo accompagni il suo
cammino e ha chiesto ai fedeli di pregare per lui.
Prima della cerimonia Francesco ha attraversato con la “papamobile”
piazza San Pietro, gremita di oltre 200.000 persone. Mentre girava tra i
vari settori della piazza, ha fatto fermare la vettura ed è sceso per baciare
sulla fronte un disabile e accarezzare alcuni bambini.
“Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il
Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio
che ha il suo vertice luminoso sulla Croce; deve guardare al servizio
umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le
braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli,
quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame,
sete, è straniero, nudo, malato, in carcere (cfr Mt 25,31-46). Solo chi
serve con amore sa custodire!”
(Omelia di papa Francesco)
a cura di Paola Alessandra Taraglio
Portava dentro gli occhi il paesello
e ripeteva con il suo tesor:
-Paese mio, paese caro e bello,
tu resterai per sempre nel mio cuor! Portava nel suo cuore tanti amici,
scolpito il loro nome nel pensier
la loro voce di quei dì veraci
ancora dolce risuona come ier.
A Genova, pensosa, in bastimento
si rivedeva in abito nuzial:
lo spolverino nero vellutato
e un vestitino rosa, niente mal.
In Pensilvania, dove si è recata,
vedeva tutto nero intorno a sè,
e, sopra i volti scarni e affumicati,
due occhi lucidi, chissà com'è?
Nel suo ricordo i cari genitori
e sulle labbra il bel parlar di un dì:
lo insegna ai figli con sì grande amore,
che, a casa sua, si parla sol così.
A poco a poco gli anni son passati
e col marito, stanco minator,
ricorda il casolar abbandonato
e la sua terra che cullò l'amor.
La rosa, che ha lasciato accanto all'uscio,
il muro screpolato veste già:
fiorisce a maggio di un bel rosso vivo,
attende chi mai più ritornerà.
Il verde luccicante delle foglie
rispecchia l'abitino, che, quel dì,
vestiva con orgoglio ed eleganza,
dolce ricordo per chi non partì.
Antonina Galvagno
Monteu Roero (CN)
(Continua nel prossimo numero)
IL VINOVESE 17
Ultimi atti del restauro della Chiesa di S. Croce
Vinta una sfida
emozionante
e impegnativa
Vetrata policroma
con figure e iscrizioni.
A
nche le pareti laterali ed il sof fitto sono state restaurate!
E non crediate cosa da poco la decorazione delle pareti, come potete
vedere dalla foto, i rametti sono stati definiti in pittura a mano uno a
uno, con pazienza ed abilità certosina considerata anche l’altezza a cui
hanno dovuto lavorare le pittrici.
Ma vogliamo raccontare la storia
di questa preziosa opera di restauro dell’intera Chiesa di S. Croce,
antica sede della Confraternita dei
Batù.
Ritorniamo al 1997, l’allora indimenticato parroco Don Gerardo
maturò la ferma volontà di restaurare la Chiesa e quindi sottoscrisse
un contratto per il rifacimento della
facciata esterna (valore iniziale 252
milioni) che arrivarono a circa 300
milioni aggiungendo il campanile
Soffitto sovrastante
la cantoria, prima
del restauro.
Altare della
Madonna di Lourdes
con le candele
della devozione.
(anche se questo è di proprietà del
Comune).
Nel 1998, l’incidente a Don Gerardo
costrinse la sospensione dei lavori.
Nel 2002 il successore, Don Beppe,
ha ripreso i lavori che la ditta Artes
ha concluso nel 2004 (senza alcuna
maggiorazione al preventivo iniziale nonostante il tempo trascorso).
La Famija Vinovèisa (a ricordo della Confraternita di S.Croce) con il
beneplacido del parroco Don Beppe
si è fatta carico di una serie d’interventi di risanamento e restauro
complessivo dell’interno della Chiesa, attraverso un insieme di opere
che hanno interessato dapprima
la ridefinizione della navata con la
rimozione dell’altar maggiore, risalente agli anni ’50 del secolo scorso,
quando il Vaticano riformò la Santa
Messa decretando che doveva essere officiata fronte ai fedeli e in italiano, anziché di spalle.
Successivamente, nel 2010, il risanamento della pavimentazione e
delle murature della zona absidale,
la manutenzione dei serramenti, il
restauro del coro ligneo e dell’ancona dell’altare collocata sulla parete
di fondo con le relative statue policrome.
Nello scorso anno, con il fermo
impegno dell’attuale parroco Don
Marco, hanno avuto inizio i lavori
di risanamento della restante pavi-
mentazione e degli intonaci dell’intera navata con il restauro delle decorazioni della volta e delle pareti
di tutta la Chiesa.
Va ricordato che il risanamento del
pavimento ha comportato lo smontaggio e la successiva ricollocazione
di ogni singola lastra di pietra adeguatamente numerata e catalogata,
nonché la facitura a mano di una
serie di mattoni cotti mancanti.
I lavori, ultimati i primi di novembre, hanno consentito il recupero e
la conservazione dell’impianto decorativo di fine ‘800 dell’intera volta
e delle pareti laterali mediante una
cauta pulizia dai depositi superficiali, l’estrazione delle efflorescenze
saline, il ristabilimento dell’adesione tra intonaco e supporto murario
per mezzo di iniezioni di adesivi
riempitivi, il consolidamento della
pellicola pittorica, la disinfezione e
la rimozione di microrganismi, la rimozione di stuccature non idonee,
la stuccatura di cadute d’intonaco e
lacune, la ricostruzione di parti di
modellato degli stucchi e la reintegrazione mimetica ad acquarello
delle parti mancanti delle ripartiture decorative.
Anche le vetrate superiori con figure a mosaico sono state accuratamente ripulite ed ora risplendono
alla luce solare esterna. Quando entrate nella chiesa, alzate un attimo
lo sguardo ed ammiratele in pieno
sole, sono una gioia per gli occhi.
E’ stata recuperata, dove ancora
presente nel basamento, la finitura
a finto marmo lucido di colore grigio della zoccolatura integrando le
minime parti o mancanti.
Il risultato ottenuto di grande equilibrio complessivo, dona alla Chiesa
un aspetto d’insieme ordinato ed
esteticamente armonioso, e permettetemi dirlo, di grande effetto.
Contemporaneamente alla rimozione del pavimento è stato realizzato
un adeguato sistema di riscaldamento mediante ventilconvettori elettrici ed un impianto d’illuminazione con l’inserimento di proiettori e
barre con luci a LED che, mediante
un opportuno apparato di controllo, consente, oltre alla valorizzazione dell’architettura e delle opere
d’arte presenti, di differenziare e
regolare in intensità le accensioni e
gli scenari prestabiliti da utilizzare
nei diversi momenti di utilizzo della
Chiesa (liturgia, mostre, concerti,
etc.). Ed è stato integrato anche un
sistema di amplificazione audio.
Tutti gli scavi sono avvenuti con
l’assistenza continuativa di un archeologo che ha eseguito gli opportuni rilievi sui ritrovamenti sia di
sepolture che di resti murari precedenti.
Gli interventi sono stati autorizzati
e seguiti in accordo con le tre Soprintendenze competenti (Beni architettonici, Storici e Archeologici)
e sono stati preceduti da una diffusa
campagna di saggi statigrafici.
Ho voluto esplicitare tutta la tecnica
dei lavori eseguiti per far comprendere la grande complessità e la necessaria competenza che comporta
Particolare affresco parietale: croce e
rami d’ulivo.
Veduta frontale del coro
e dell’ancona con
le statue policrome.
la realizzazione di un restauro a regola d’arte. E che giustifica quindi
anche i relativi alti costi.
L’ingente spesa è stata coperta in
parte da offerte di privati, da manifestazioni e spettacoli vari organizzati ad hoc da diverse Associazioni,
da contributi provenienti dal Comune di Vinovo, dalla Compagnia
San Paolo e dalla Fondazione CRT.
Oltre al prezioso lavoro svolto dai
volontari nelle varie fasi degli interventi, i lavori principali sono stati
eseguiti da:
Parti decorative di volte e pareti:
Arte Restauro Conservazione di Arlotto M.Cristina e C sas. di Torino.
Coro ligneo: Bulgarelli snc di Bulgarelli Renato e C. di Torino.
Statue policromi: Laboratorio D’Antonio Paolo – Restauro policromie
di Torino.
Assistenza alla scavo archeologico:
dr.ssa Laura Maffeis di Verzuolo.
Progetto e direzione lavori : arch.
Luigi Casetta di Villafranca Piemonte.
stiera, la variazione dei registri e
della pedaliera nonché il cambio
di tutte le pelli. Allora facciamolo
quest’ultimo sforzo!
Mario Bernardi
Nicchie con statuette
di S. Giuseppe
e S. Antonio da Padova.
Impianti elettrici / illuminazione /
audio: Co.im.el. srl di Vinovo.
Sistema riscaldamento: Lettario
Pietro & Fulvio sns di Piobesi T.se.
Posa pavimentazione : Peretti Alessandro di Vinovo.
L’alta sorveglianza dei lavori a cura
di: Sopraintendenza ai Beni Storici
Artistici: dr.ssa Cristina Mossetti.
Sopraintendenza ai Beni Architettonici: architetti Marco Mossa e
Gianni Bergadano. Sopraintendenza ai Beni Archeologici: dr. Federico
Barello.
Ma come dice il detto popolare ‘ ora
che abbiamo fatto 30 facciamo anche 31’ .
Rimane ancora da eseguire il
restauro della bussola d’ingresso con la soprastante cantoria e
cassa dell’organo con una previsione di spesa di 30.000 euro.
Si sta verificando la possibilità
di restaurare lo strumento stesso, organo che risale alla prima
metà del 1700, che venne acquistato nel 1801 dal convento dei
Carmelitani e fu restaurato una
prima volta nel 1851 e successivamente nel 1902, intervento
con il quale vennero apportate
modifiche alla struttura stessa
dello strumento con la sostituzione e l’estensione della ta-
L'evoluzione nei campi di battaglia, dalla restaurazione a fine ottocento
Sciabole "di nuova generazione"
Avviata già negli ultimi decenni del
XVIII secolo in Gran Bretagna, tra
il 1815 e il 1850 fece notevoli progressi la cosiddetta “Rivoluzione
industriale”, di cui fu protagonista la moderna classe borghese e
che attivò nell’Europa occidentale
enormi trasformazioni economiche
e sociali. I fattori che scatenarono
e in parte accompagnarono questi
sviluppi furono molteplici. Tra di
essi, grazie alla rimozione di vincoli
giuridici che ostacolavano le attività economiche, i più importanti
furono, senza dubbio, l’evoluzione
dell’industria, principalmente nel
settore siderurgico e meccanico,
l’impiego delle macchine a vapore e
del combustibile minerale. Accanto
a questi diedero un notevole contributo lo sviluppo scientifico-tecnologico, la rivoluzione dei trasporti
e della comunicazione, la nascita
del moderno sistema di fabbrica
e la razionalizzazione dell’organizzazione finanziaria. Durante l’età
della Restaurazione si diffuse in
tutta Europa la cultura romantica, che esaltava la spontaneità del
La sciabola con il fodero usata in combattimento diretto con il nemico.
tà delle masse contadine, che costituivano la stragrande maggioranza
della popolazione) andarono prevalendo in tutta Europa (ad eccezione
della Gran Bretagna) le tendenze
conservatrici moderate. Il processo di industrializzazione continuò
a trasformare le diverse società,
dando una forza sempre maggiore
alle organizzazioni del movimento
operaio e portando il conflitto tra le
classi a nuovi livelli. La rivoluzione
industriale, che già aveva cambiato il volto di molti paesi, in Italia
faticava a decollare. L’economia,
ancora prevalentemente agricola,
dettava i valori della famiglia, l’attaccamento al lavoro e il legame
con la comunità. Erano gli anni in
cui i figli davano del “Voi” ai geni-
1849 e il 1861, grazie all’azione dei
liberali moderati e dei democratici, l’Italia realizzò i due obiettivi
dell’indipendenza e dell’unità nazionale. In questo processo ebbe un
ruolo decisivo il regno di Sardegna,
dove si affermò la personalità di
Camillo Benso, conte di Cavour,
che nel 1852 formò il suo primo governo. Dopo la realizzazione
dell’unità nazionale, il nuovo stato
si trovò a dover affrontare enormi
problemi sui quali pesavano l’accentuata arretratezza nel settore
agricolo, ancora predominante, e
il bassissimo grado di alfabetizzazione. Sul paese, essenzialmente
povero, gravava inoltre il costo del-
La sciabola del 1855 raffinata appartenente ad un ufficiale
sentimento: “Il Romanticismo”.
Esso, attraverso il culto del passato e dei valori nazionali, costituì
la premessa alle battaglie liberali
dell’epoca, stimolando lo sviluppo
del nazionalismo. La lotta politica
della Restaurazione fu dominata
dalla contrapposizione da un lato
dei partigiani dell’antico regime e
dall’altro dei liberali e democratici. In quasi tutti i paesi l’azione
di questi ultimi si doveva svolgere
in forme clandestine, attraverso
società segrete. Il decennio 183040 fu segnato in Italia da una sostanziale continuità con l’età della
Restaurazione. Dopo il fallimento
dei moti del 1831 e la crisi del
movimento settario, si formarono
due correnti fondamentali, la corrente democratica mazziniana e
le correnti moderate. Queste due
forze agirono nel quadro di una
situazione politica sostanzialmente
stazionaria e del tutto inadeguata a
soddisfare le esigenze di rinnovamento della stessa borghesia moderata e dell’aristocrazia liberale
mentre la maggioranza del popolo,
prevalentemente contadino (o comunque formato dai ceti più bassi),
continuava a fare i conti con il problema più grave: sbarcare il lunario. Nel 1848 gran parte dell’Europa
fu investita da una nuova ondata
rivoluzionaria che si estese anche
all’Italia. La premessa di importanti
sviluppi riformistici parve coronare
i programmi del liberalismo moderato. Tuttavia tutte le forze coinvolte nella rivoluzione e nella guerra
d’indipendenza contro l’Austria,
dotata di un esercito moderno e
ben organizzato, andarono incontro a un pieno fallimento. Dopo gli
insuccessi delle insurrezioni (sulle
quali aveva pesato la quasi estranei20 IL VINOVESE
tori, i fidanzati si incontravano solo
alla presenza dei parenti e i matrimoni spesso si “combinavano”
in base ai possedimenti terrieri.
Il modello patriarcale dominante
entrò in crisi trascinando con se
tutto il sistema che ruotava attorno ad esso, anche se ancora per
molti anni le cose non sarebbero
cambiate di molto. Il movimento di
scristianizzazione che nel XVIII secolo aveva interessato la Francia e
i Paesi di lingua germanica, in Italia
non aveva raggiunto le stesse proporzioni. Da nord a sud della nostra
penisola gli abitanti continuavano
ad essere sinceramente attaccati
al cattolicesimo. Molto numerose
erano inoltre le confraternite, che
avevano lo scopo di tenere uno
stretto legame tra la Chiesa e il popolo. Dai teatri alle strade, musica
parole e gesti divennero “luoghi di
manifestazione”. Nonostante fosse vivo il repertorio delle canzoni
popolari, il melodramma ebbe un
ruolo preponderante, non solo nelle scelte musicali. Il cappello con
la piuma, portato dagli uomini per
indicare sentimenti patriottici era
detto “cappello all’Ernani”, perché
era quello indossato dal protagonista dell’ omonima opera lirica
di Giuseppe Verdi. Nelle opere di
Verdi e soprattutto nei cori, che ebbero enorme successo, il pubblico
riconosceva il tema del riscatto del
popolo oppresso, tanto che le scene
del melodramma divennero anche
un modello di azione collettiva.
Durante la seconda guerra d’indipendenza (1859) tra la Lombardia
e il Piemonte si cantava la “Bella
Gigogin” , con la quale si spronava
Vittorio Emanuele a fare un passo
avanti (“Daghela avanti un passo”)
verso l’unificazione italiana. Tra il
la spesa pubblica , per provvedere
all’ammodernamento dell’apparato
amministrativo-burocratico e delle
forze armate, dell’istruzione e delle comunicazioni. Morto Cavour
(giugno ’61) si delineò la contrapposizione tra i due diversi schieramenti , eredi delle forze politiche
che avevano segnato la storia del
Risorgimento italiano: La Destra e
la Sinistra storica. Entrambe erano
l’espressione di una classe dirigente
molto ristretta ( gli aventi diritto al
voto erano 400.000, meno del 2%
della popolazione totale), il che diede un carattere accentrato e personalistico alla vita politica. Circa
un ventennio dopo il modello politico italiano si identificava con il
“Trasformismo”, manovra politica
che aggrega elementi provenienti
da partiti diversi; questa definizione è stata usata successivamente in
tono dispregiativo, per sottolineare
il passaggio di deputati e senatori da una parte politica all’altra
(termine più attuale che mai!). Il
passaggio che portò l’Italia da tanti
regni a uno solo fu caratterizzato
da sanguinose battaglie che attraverso l’uso di armi di nuova generazione si rivelarono vere e proprie
carneficine. In seguito all’evoluzione della fanteria e dell’artiglieria,
tra il XVIII e il XIX secolo, anche la cavalleria modificò il proprio impiego tattico (nel ‘700 essa
agiva esclusivamente sulle “ali”
dell’esercito, mentre nel periodo
”Napoleonico” veniva disposta su
tutto il campo di battaglia). Le sciabole da collezione che presentiamo
in questo numero de “Il Vinovese”
rappresentano questa evoluzione.
La prima, risalente al 1830 circa,
dotata di una robusta impugnatura
e corrispondente lama, conferma
l’uso diretto in combattimento, atto a travolgere le difese nemiche e
definisce il ruolo essenziale della
cavalleria sul campo di battaglia.
La seconda sciabola, la cui impugnatura in ebano del Madagascar è
impreziosita da una raffinata zigrinatura, appartenne, in origine, ad
un ufficiale di alto rango. Per le sue
chiare caratteristiche è da attribuire all’esercito Sardo della seconda
metà del XIX secolo ed evidenzia in
modo particolare l’evoluzione delle
armi da fuoco. Infatti i fanti dotati di fucili a retrocarica potevano
sparare in combattimento da 8 a
10 colpi al minuto e le prime mitragliatrici “innaffiavano” di piombo la
cavalleria che, per questo motivo
necessitava di sciabole leggere e
maneggevoli.
Giovanni Clerico
Maria Grazia Brusco
ORME
Puoi levigarne la forma
delineare il profilo
ricalcare le orme
e guardarle camminare
sui tuoi passi.
Ma quando credi
d'aver trovato la Verità
davanti hai soltanto
un altro ramo del labirinto
e la strada percorsa
ti costringe
ad accettare il cambiamento.
Lascia pure
sia l'onda del rimpianto
a spezzarti il cuore
ma non voltarti mai indietro
a ricordare.
Natalia Bertagna
Moncalieri (TO)
Pubblicato
il nuovo
Armanach
dla Famija
Vinovèisa 2014
Il prossimo anno vedrà ancora una volta l’uscita al pubblico
dell’ ormai storico Armanach dla
Famija Vinovèisa. L’odierna edizione è incentrata sulla Chiesa di
San Desiderio al cimitero: un vero
gioiello d’ arte settecentesca che
qualche studioso attribuisce addirittura al grande arch. Juvarra o
quanto meno ad un suo allievo. E
così, ogni pagina oltre ai soliti due
mesi illustrati da proverbi e modi di
dire in lingua piemontese e italiana,
presenta una scelta serie di fotografie di San Desiderio. Sia gli interni che l’esterno sono degnamente
rappresentati. Particolare risalto è
stata data alla Tomba del Vescovo
Ausiliare della Diocesi Monsignor
Francesco Bottino già Parroco a
Vinovo 1924-1942 che si trova sul
lato sinistro dell’unica navata per
chi entra in Chiesa "in cornu evangeli.” L’Armanach ha avuto più mani
che l’hanno realizzato: Vera Miletto
Scuero, Gervasio Cambiano, le fotografie di Rino Visconti, l’arte grafica
di Giovanni Alessiato e non ultimo
il Presidente della Famija Vinovèsia
Dino Sibona. Tale prezioso compagno per i 12 mesi del 2014 sarà
dato ai soci della Famija Vinovèisa e
poi si potrà reperire nei negozi del
paese.
In piazza Marconi ieri e oggi
Domenica 29 settembre si sono ritrovati quelli del
1953 per festeggiare i loro 60 anni. Dopo la S. Messa
di ringraziamento e di suffragio per i coscritti che
non ci sono più, c’è stato lo spostamento in piazza
Marconi per ripetere la foto fatta ben 42 anni or sono
e i cambiamenti si possono ben vedere !!! (infatti il
portone del comune non ha le colonne). Alle 13 eravamo al ristorante "Centro" di Cercenasco per gustare
MIGRANTE
un favoloso fritto misto ed altre prelibatezze. Tra una
portata e l’altra si sono viste foto di 50 anni fà, con
non poche difficoltà nel riconoscersi. Qualcuno non è
riuscito a riconoscere la propria moglie.
Ci siamo lasciati con l’auspicio di ritrovarsi più spesso.
Nella foto in alto i coscritti alla festa della chiave. Sotto
festeggiano i sessant'anni al centro della nuova piazza
Marconi.
SCAMBIO D'AMORE
Un mesto ricordo, una bottiglia,
piena d'aria di terra natia,
in un sacco con altri stracci.
Erano di un giovane, mai dimenticato,
ora di un uomo indaffarato,
riposti all'ombra dei ricordi.
Sul tavolo solo pane per cena,
tante preghiere da recitare,
una carezza con mani ruvide,
tornavano nella notte sino all'alba.
Oggi si respira altra aria,
si cammina da grandi, avanti,
insieme ai figli, quasi sconosciuti.
Allor ch'era sera, tra gli avanzi
da pattumiera, una lacrima lenta
si ricorda delle ruvide mani.
Rimane sparsa sul pavimento
l'ansia del mattino lontano
ed il ricordo dell'aria fresca,
è la bottiglia dei miei ricordi.
Giovanni Cianchetti
Grugliasco (TO)
Il candore abbagliante
della neve fresca,
colora la notte d'argento.
Spande un riflesso,
come scambio d'amore profondo
tra madre terra e padre cielo.
Distese di campi innevati,
dolci discese imbiancate
donano un sentore di novità.
D'inaspettata rinascita!
L'aria pungente e fredda
mi riempie i polmoni.
Le cellule si rigenerano
in una sorta di piccolo trauma.
Scambio d'amore profondo
tra una figlia e madre natura.
Stefania Pansa
Riva di Bra (CN)
IL VINOVESE 21
L'agente di polizia municipale Lucia Caroli si addestra al tiro con la pistola.
Tiro dinamico sportivo
La vinovese Lucia Caroli
conquista l'argento
agli europei in Portogallo
Il tiro dinamico sportivo (IPSC
SHOOTING) è una disciplina che
testa l’abilità di tiro in diverse situazioni: bersagli mobili, multipli,
a distanze diverse.
Durante l’interpretazione di ogni
singolo esercizio la tipologia di tiro
avviene in condizioni dinamiche
legate al movimento.
I requisiti necessari per praticare
questo sport sono l’essere in possesso di un porto d’armi ed essere
in regola con le attuali leggi di
polizia, mentre i principi fonda-
mentali che meglio lo definiscono
sono precisione, potenza e velocità
(Diligentia,Vis, Celeritas).
Per operare in totale sicurezza, caratteristica sulla quale questo tipo
di disciplina ha posto le sue basi,
occorre avere il giusto approccio
nei confronti dell’arma ed una buona dose di autocontrollo: “Un tiratore non sicuro non è un tiratore
IPSC”. Regole ferree quindi, pena
la squalifica.
La nostra concittadina Lucia
Caroli, residente nel nostro paese
dal 1994, (nonché donatrice Avis
della sezione di Vinovo), vicecomandante della Polizia Municipale
di La Loggia, si è avvicinata a
questo sport particolare nel 2007,
affascinata dai racconti riguardanti
la carriera sportiva di un istruttore
di tiro della Polizia Municipale.
Iscrittasi al gruppo sportivo della
Polizia Municipale di Torino Aspmi
ha conseguito il bronzo, qualifica
indispensabile per accedere alle
gare.
Successivamente si è iscritta al
CUNEO COMBAT CLUB di
Sommariva Bosco e tramite esso
alla Federazione di tiro dinamico. Dopo intensi allenamenti ha
iniziato a partecipare alle prime
gare ottenendo fin da subito ottimi
risultati. L’anno successivo alla sua
iscrizione ha partecipato al suo
primo “National” qualificandosi “3°
Lady” e, a partire dal 2009, per tre
anni consecutivi 2009-2010-2012)
si è posizionata con la qualifica di
“1° Lady” partecipando con l’associazione sportiva di categoria ai
National della Polizia Municipale.
Quest’anno la Federazione ha inserito Lucia nella squadra scelta per
gareggiare al campionato europeo,
in Portogallo.
Una squadra formata dalle quattro
tiratrici italiane più forti e preparate.
Visto l’esito la scelta si è rivelata
vincente, infatti le italiane sono
riuscite a posizionarsi al 2° posto a
squadra, precedute solo dalle qualificatissime ragazze russe. Lucia,
che in ottobre ha conseguito anche
la seconda posizione al National
italiano, sta raccogliendo i successi
scaturiti dalla passione per questo
sport e dall’intenso allenamento
presso il campo di tiro (in media 2
volte alla settimana).
Sposata dal 1991 e mamma di Sara
e Simone, rispettivamente di 21 e
14 anni, ha sempre cercato di conciliare al meglio la vita familiare,
con il lavoro e l’attività sportiva:
per questo motivo ha aspettato
che i figli fossero grandi prima
di impegnarsi come atleta. In vista del Campionato mondiale, che
si svolgerà in Florida il prossimo
anno, e spronata dalle parole di
incoraggiamento e dall’affetto manifestatole da moltissime persone.
Lucia, carica d’adrenalina e con il
pieno sostegno dei suoi familiari,
si immerge a capofitto negli allenamenti, peraltro piuttosto costosi;
quindi fatica, tempo e dispendio
economico permettendo, con buone probabilità torneremo presto a
sentir parlare di lei.
Nel frattempo: “Congratulazioni
Campionessa!”
Maria Grazia Brusco
Gli Inserzionisti
augurano
a tutti i Lettori
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Piccolo mondo antico
Un giorno dedicato
al pietoso ricordo
dei nostri morti
F
acendo il giro del cimitero nel
giorno dei Santi per ricordare gli
amici, che ci hanno preceduto
nell'ultimo passo, tra l'ondata di
tanti mesti, e pur cari, ricordi, si
sono affacciate alla mia mente di
vecchio brontolone alcune considerazioni non molto confortevoli.
Quando non ci illudevamo ancora
di essere ricchi e ci accontentavamo di un tenore di vita spartano,
non molto superiore al livello di
pura sussistenza, i primi giorni di
novembre erano dedicati al pietoso
ricordo dei nostri morti, ed erano
vissuti nel devoto raccoglimento
delle nostre famiglie. Ora con la
nuova mentalità, dissacratrice di
ogni valore che non sia il godimento, le nuove generazioni si preoccupano di architettare collegamenti
e "ponti" fra i vari giorni festivi per
cercare divertimento, dopo aver deposto frettolosamente costosi mazzi
di fiori sulle tombe dei loro defunti,
con il pensiero tutto rivolto non ai
morti, ma alla progettata evasione.
Una volta i crisantemi si coltivavano amorevolmente negli orti o
in vasi di terracotta o di latta (le
"tole dla conserva"!), allineati nei
Una rigorosa
sintesi dello
scorrere del tempo.
cortili, e si innaffiavano per tutta
l'estate, e sempre con l'ossessione
ricorrente ogni anno che la fioritura non fosse puntuale, si concimavano con cura (quante volte la mia
NUOVA
Vinovo. Ingresso del Cimitero Comunale. In primo piano la bella ed artistica tomba della Famiglia Ferrando. Dietro, la
barocca Chiesa di San Desiderio.
vecchia prozia Maria 'd Lufun, la
madre della Tinin del Nando, mi ha
mandato a racattare per via Surda
le preziose buse lasciate cadere dai
cavalli di passaggio!). Quando poi,
ad ottobre, arrivavano le piogge
autunnali, le piante venivano riparate con vecchi ombrelli disusati
e sbrindellati perché l'acqua non
facesse marcire i teneri boccioli
appena spuntati. Ora invece i crisantemi li compriamo a suon di
decine di euro per fare sfoggio di
sfarzo anche nel luogo meno adatto
allo spatuss, e abbiamo trasformato i cimiteri in un'autentica fiera
della vanità, dove a gara esibiamo
V.A.I. s.n.c
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la nostra, vera o presunta, escalation sociale, dimentichi che la morte è "L'Eguagliatrice", come diceva
Guido Gozzano. Una volta la mesta
ricorrenza si viveva in casa, in
commosso e devoto raccoglimento: la sera dei Santi si recitava nel
solito latino strapazzato il rosario,
con le parole smozzicate e legate
a casaccio tra loro: Paternoster nobisodie, sicutet - requiemeterna,
nunchetinora: poi, accompagnate
da un modesto bicchiere di vino
novello, (vin 'd merica), si mangiavano le castagne lessate, quando
queste erano ancora il cibo dei
poveri e non avevano i prezzi proi-
bitivi di oggi. E il giorno successivo
era tutto dedicato alla visita dei
cimiteri e alle celebrazioni religiose, oggi troppo spesso disertate,
mentre le automobili del benessere
sfrecciano sulle autostrade alla volta dell'evasione e del divertimento
ad ogni costo. Intanto i morti
dormono sotto terra e il ricordo
delle loro persone svanisce a poco a
poco, come vuole il vecchio proverbio: chi è morto giace e chi è vivo
si dà pace. Che più cinicamente,
ma più realisticamente, potrebbe
suonare: "e chi è vivo se la spassa".
Ludovico Griffa
F.C.F. FABBRO
Lavorazioni
in ferro battuto
Carpenteria
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IL VINOVESE 23
Un poeta vinovese doc
negli ultimi anni riducendo le belle
e simpatiche caratteristiche del caro Aldo. A poco meno di due mesi
dal decesso, anche l’amata sorella
Caterina di qualche anno più anziana, rimasta vedova un paio di
anni or sono, e vivente con la famiglia a Racconigi, è mancata presso
l’Ospedale di Saluzzo, quasi a voler
seguire il fratello. Piace pensare
fratello e sorella riuniti nell’altra
vita eterna. Chi scrive era legato
affettivamente a queste due care
persone e li ricorderà sempre con
simpatia. Anche loro erano parte
del vecchio ceppo vinovese che
pian piano e sottovoce se ne sta
andando. A tutti i famigliari d’ambe
le famiglie, in modo particolare agli
amati nipoti, ed al fratello Carlo,
la Famija Vinovèisa porge sentite e
partecipate condoglianze.
G.Cambiano
Quell'ironia che ad Aldo Artero
non mancava mai
Il giorno 22 settembre presso
l’ospedale di Carmagnola è mancato dopo diversi giorni di sofferta e travagliata malattia ALDO
ARTERO di anni 84 essendo nato
nel 1929. La sua famiglia era una
delle più vecchie del paese risalente alla prima metà del XVIII secolo
come ricorda una lapide in pietra
posta sulla facciata della vecchia
casa del padre al Ponte Eive. Era
stato un personaggio di grande popolarità per il suo carattere aperto
e simpatico e per il buon umore
EL CEL
S'it varde 'l cel
a smija tut pontinà,
l'è come 'n gròss vel
ch'a sia stait ricamà.
S'it t'lo varde dë dì
ët vëdde 'n gròss ninseul,
ch'a l'è stait finì
con ën mès un reul;.
A l'è 'l sol
con ij sò ragg naturai,
fà luce e calor,
sensa consumesse mai.
Sto ninseul a la neuit
l'è tut pontinà,
seurt fòra con bel deuit
la lun-a mésa curvà.
Tuti sti pontin
smj jo 'd luminèt,
da la seira a la matin
a fan ël sò girèt.
Ël cel l'è na meravija
a duvrijo lasselo sté
sti missili campéje via,
iv ciamo për piasì:
Aldo d'Arté
Poesia di Aldo Artero letta da don
Marco durante la S. Messa funebre.
Invito agli sposi
del 1964 e oltre
Vinovo, anno 1989. Sede dell'A.N.A. Gruppo di Vinovo (alpini in congedo), Aldo
Artero mentre recita una poesia. Al suo fianco il commendatore Michele Bertero.
che emanava la sua personalità.
Fino a qualche anno or sono era
stato un buon poeta in lingua piemontese ed anche in italiano, con
decine di composizioni dedicate
alle persone, associazioni ed ambienti della Vinovo d’antan. La sua
vena poetica, gentile e sentimentale ed alle volte anche ironica, aveva
avuto diversi riconoscimenti come
in alcune edizioni del Concorso
di poesia e cultura piemontese,
della Famija Vinovèisa. Era stato
anche un grande sostenitore dell’
ANA locale cioè dell’ Associazione
Alpini in congedo essendo stato
lui stesso in gioventù alpino. Non
mancò quasi mai ai raduni ed alle
manifestazioni degli Alpini ovunque si svolgessero diventandone
punto di riferimento. Ed anche la
vecchia Società Operaia di Mutuo
Soccorso di via Marconi lo ebbe
per tanti anni come assiduo frequentatore. Il peso dell’anzianità
si fece sentire in modo particolare
Continuando una simpatica iniziativa anche quest’anno la Famija
Vinovèisa ha in programma per
domenica 18 maggio 2014 i festeggiamenti per le coppie che
nell'anno raggiungono i 50 anni
di matrimonio e quelle che hanno
superato il fatidico traguardo.
Invitiamo perciò tutti coloro che si
sono uniti in matrimonio nel 1964
e oltre di dare il proprio nominativo a Marco Magliano (tel. 011
9656335) o a Dino Sibona (tel. 339
7576096) entro il 5 aprile p.v. affinché possiamo festeggiare tutti
insieme le nozze d’oro e oltre.
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24 IL VINOVESE
Nel segno del passato
Con celebrazioni e messe
nasce a Vinovo un nucleo
dell'Aviazione Militare
L
o scorso mese di ottobre ha
visto la nascita di un Nucleo ( come
si definiscono) dell’ Associazione
Arma Aerea anche a Vinovo.
Tale iniziativa si affianca quindi
alle altre Associazioni d’Arma esistenti già da tempo primi fra tutti
gli alpini, e poi dai carabinieri in
congedo e dai marinai.
Vinovo ha una caratteristica speciale nei riguardi dell’Aviazione.
Grazie ai buoni uffici del compianto Monsignor Paolo Nicola Stardero
cappellano capo e ten colonnello
pilota, molti giovani vinovesi negli
anni 50 e 60 hanno svolto il servizio militare nei ranghi dell’Aviazione.
Un grande poster
illustra la figura di
Monsignor
Paolo Nicola
Stardero.
Va da sé che oggi ci sono molti
ex avieri e quindi la nascita di tale Associazione ha trovato fertile
terreno.
Quindi domenica 23 settembre con
una solenne cerimonia, deposizione omaggio floreale alla tomba di
Monsignor Stardero ( al cui nome è
stato dedicato il Nucleo vinovese),
la Santa Messa e momento ufficiale
al Monumento ai Caduti, è stato
ufficialmente inaugurato il labaro
del Nucleo; madrina la sig. Maria
Luisa Stardero nipote di Monsignor
Spagna, Cherta, 1938. Il Cappellano Militare don Paolo Stardero con la giacca chiara e la Croce, assieme ai piloti italiani
dell'Aviazione Legionaria.
Stardero. Nei giorni 2-4 novembre
cogliendo anche l’anniversario della
Festa delle Forze Armate, i dirigenti della neo costituita Associazione
hanno allestito sotto l’Ala comunale una Mostra di cimeli, fotografie e
reperti vari riguardanti l’aeronautica militare e civile. Naturalmente al
centro della Mostra un grande pannello (poster) (molto ben eseguito
dall’aviere FAVARO di Nichelino)
Modulo 12
è l'innovativo
collettore
solare
brevettato
per la
produzione di
acqua calda
sanitaria e per
illustrava con dovizia di fotografie e copie di documenti la figura
del cappellano capo ten. colonnello
Nicola Stardero. Nei tre giorni di
apertura, la Mostra che è stata ufficialmente inaugurata domenica 3
novembre dalle autorità comunali,
ha avuto numerosi visitatori che
hanno espresso giudizi lusinghieri
sull’iniziativa e sulla costituzione
della Associazione azzurra.
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Ritratto di vita
di Monsignor
Paolo Nicola Stardero
Le tradizionali pagine evocative a
70 anni di distanza della guerra
1940-45, l’ultima per fortuna della quale esiste ancora un ricordo
diretto, sono dedicate per questa
puntata alla figura di don Paolo
Associato
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Il Direttivo
Augura
Buone Feste
IL VINOVESE 25
Roma, anni '60. Monsignor Paolo Nicola Stardero con il Cardinale Montini,
futuro Papa Paolo VI.
Zona d'operazioni, Albania-Montenegro, 1942. Il vescovo Ordinario Militare
Monsignor Angelo Bartolomasi mentre saluta don Paolo Nicola Stardero
Cappellano Militare. Attorno ufficiali aviatori e ufficiali del Regio Esercito.
Roma, 1962. Don Alberione in amichevole colloquio con don Paolo Nicola
Stardero.
CLERICO
MARCO
MANUTENZIONE
Nicola Stardero cappellano militare
ed ufficiale pilota. Una splendida figura che onora Vinovo e che merita
veramente di essere ricordata.
Nicola Stardero nacque a Vinovo
nel 1907 presso la Cascina Brayda
da oltre cento anni proprietà dei
vari rami della sua famiglia. Dopo
gli studi religiosi e teologici presso i
salesiani venne ordinato sacerdote
nel 1936. Nel 1937 venne nominato
Parroco a Palizzi Marina RC per poi
alla fine di quell’anno transitare
nei ruoli dei Cappellani Militari
ed in specifico in quello dell’Arma azzurra cioè dell’ Aviazione.
Al principio del 1938 dalla base aerea di Cagliari Elmas partì
per la Spagna come volontario al
seguito dei reparti dell’Aviazione
Legionaria Italiana che combattevano con il Corpo di Spedizione
inviato in aiuto dei nazionalisti
del gen Francisco Franco. Dopo la
fine delle ostilità nel 1939 rientrò
in Italia, col brevetto di pilota meritandosi una Medaglia di Bronzo
al VM. Dopo l’inizio della guerra
mondiale nel 1941 venne inviato
per il servizio religioso al Comando
Aviazione Montenegro-Albania fino
al 1943 Per questa campagna di
guerra ebbe una Medaglia d’Argento
al VM con la motivazione di essere
in più occasioni a proprio rischio,
accorso in aiuto a presidi italiani
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26 IL VINOVESE
rimasti isolati ed assediati dalle
forze avversarie (partigiani slavi).
Dopo l’armistizio dell’ 8 settembre
1943 venne preso prigioniero con i
suoi avieri e portato in un Lager in
Polonia (Biala Podlawska).
Nel giugno 1944 rientrò in Italia tramite la CRI internazionale. Rimase
al Comando Aviazione Nazionale
della RSI di Milano fino alla fine
della guerra.
Nel dopoguerra riprese il servizio
religioso nell’Aviazione raggiungendo i gradi di capitano all’inizio anni
50 e poi maggiore nel 1965. Prestò
servizio come delegato religioso italiano al Comando NATO per 7 anni
compiendo numerose missioni in
USA, Africa ed Europa.
Nel 1972 raggiunse la meritata pensione per raggiunti limiti di età e
si ritirò presso la Casa di Torino
dei Missionari della Consolata. Don
Paolo come era affettuosamente
chiamato dai vinovesi rimase sempre molto affezionato al suo paese
natio. Quando poteva veniva a fare
visita ai parenti ed agli amici e spesso come sacerdote interveniva alle
feste religiose del paese, collaborando con i Parroci del momento.
Non era quindi infrequente poterlo
incontrare e salutare alla cascina
Brayda. Morì nel 1998 e riposa
nella tomba di famiglia con i suoi
cari. Tra i tanti ricordi che affollano la memoria di chi lo conobbe
personalmente, vi è quello del funerale della mamma nel 1959. Allora i
cortei funebri andavano ancora ad
accompagnare il feretro a piedi fino
al cimitero. E le ultime case di via
San Desiderio erano quelle all’angolo con via della Rocca, poi solo
più campi e prati. Ad un certo punto arrivò un piccolo aereo che si abbassò a poche decine di metri dalla
testa del corteo funebre e lasciò
cadere un mazzo di fiori. Erano le
condoglianze di un qualche amico
aviatore al suo cappellano militare
per il lutto famigliare. Chi scrive
queste brevi annotazioni era un
bambino tra i tanti che assieme al
nonno accompagnava il funerale al
cimitero, ma ricorda perfettamente
questo straordinario evento.
Gervasio Cambiano
Sfila il nuovo nucleo
dell'Arma dell'Aviazione
Inaugurazione del Labaro del nucleo di Vinovo dell'Associazione dell'Arma Aviazione, intitolato a Monsignor
Paolo Nicola Stardero.
Sotto: la festa dell'Aviazione a Vinovo. Il momento
della deposizione dell'omaggio floreale al Monumento
ai Caduti in piazza Marconi.
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IL VINOVESE 27
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Lucia, la Santa
della luce
La storia racconta che Lucia era
una giovane siracusana di buona
famiglia, che professava la religione
cristiana di nascosto per sfuggire
alle persecuzioni. Un giorno, mentre
pregava per la salute della madre
sulla tomba di S. Agata, ebbe una
visione: la Santa le predisse la guarigione e il suo patronato sulla città
di Siracusa e le chiese di dedicare
la vita ai poveri. Quando il promesso
sposo venne a sapere che Lucia
aveva regalato i suoi beni ai bisognosi, andò su tutte le furie e la denunciò
come cristiana alle autorità romane.
Durante il processo fu sottoposta a
terribili torture, ma nulla potè vincerla
se non un colpo di spada che la
decapitò. Pare che fosse il 13 dicembre 304. Nell’antico calendario
giuliano (sostituito da quello attuale
nel 1582) la data coincideva con il
solstizio d’inverno, cioè il “giorno più
corto che ci sia” (che in realtà è il 21
dicembre). Martirizzata sotto l’imperatore Diocleziano, Lucia, venerata
da tutte le Chiese che ammettono il
culto dei Santi, in virtù del suo nome
(dal latino Lux “Luce”) è protettrice
della vista, portatrice di luce e di doni per la nuova stagione. I suoi resti
attualmente riposano nella chiesa di
S. Geremia, a Venezia. Nelle catacombe di Siracusa è stata ritrovata
un’epigrafe marmorea del IV secolo
che è la testimonianza più antica del
suo culto.
Nella citta siciliana, nel pomeriggio del
13 dicembre, giorno della sua ricorrenza, viene portata in processione
una statua argentea che la raffigura. Il
corteo religioso parte dalla cattedrale,
situata sull’isola Ortigia, e termina nella chiesa del borgo di S. Lucia, dove
si trova ancora la colonna alla quale,
secondo la tradizione, la martire fu legata dai suoi persecutori. Sette giorni
dopo, il 20 dicembre, la statua della
Santa ripercorre a ritroso lo stesso
percorso, fra luminarie, musiche e
fuochi artificiali. In questi giorni si
mangia la “Cuccia”: grano cotto con
altri legumi in acqua o latte.
Con la stessa venerazione la Santa è
celebrata in Brasile, in diverse località del Nord Europa e del Nord Italia.
Legata ad un’antica tradizione popolare, risalente al XIII secolo, la festa
di S. Lucia a Verona, quando, nella
città scaligera, si diffuse una particolare malattia agli occhi che colpiva soprattutto i bambini. Genitori e
familiari iniziarono a compiere come
voto un pellegrinaggio, inizialmente
nella chiesa di S.Lucia Intra (soppressa in periodo napoleonico) e
poi in piazza Bra, nella chiesa di S.
Agnese, nella quale era conservata
una pala che raffigurava entrambe le
Sante. Per convincere i bambini ad
accompagnarli a piedi scalzi lungo
il percorso (cosa non facile visto il
freddo dell’inverno), promisero loro
che la Santa li avrebbe ricompensati
riempiendo di doni e dolciumi calze
e scarpe. Ottenuta la guarigione,
gli annuali pellegrinaggi alla chiesa
di S. Agnese continuarono fino al
1800, anche se da anni non più a
piedi nudi. Nel 1837 la chiesa venne
abbattuta lasciando spazio all’attuale
municipio. Ancora oggi i bambini
aspettano con trepidazione l’arrivo
della Santa, che insieme al Gastaldo
e all’asinello, porta loro i doni, ma
anche il carbone per i più birichini,
e deposita le famose pastafrolle di
Santa Lucia nei piatti vuoti lasciati dai
bimbi la sera prima.
Maria Grazia Brusco
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VINOVO (TO)
28 IL VINOVESE
con la collaborazione della Famija
Vinovèisa, sforna ogni anno una
commedia rigorosamente ambientata a Vinovo e messa in scena
non solo nel territorio vinovese ma
anche nei paesi limitrofi.
Lo scopo principale della nostra
compagnia è sempre stato e sempre sarà quello di devolvere in
beneficienza il ricavato delle nostre performance teatrali e, visto
il successo della nostra ultima
fatica, stiamo già lavorando per la
prossima commedia che contiamo
di portare in scena verso la fine
del 2014 e per questo non finirò
mai di ringraziare tutti coloro che
in questo periodo si sono impegnati perché questo fosse possibile
ma ritengo doveroso ringraziare
soprattutto i vinovesi che hanno
saputo con il loro calore e la loro
partecipazione sostenerci” ci dice
Michele Grindatto uno dei fondatori del gruppo teatrale.
Alla fine della serata è stata raccolta la somma di Euro 1850, che
decurtata delle spese per la locazione dell’Auditorium (430 euro)
e dei diritti SIAE (92 euro) è stata destinata ai lavori di restauro
della Chiesa dei Batù, mentre le
spese sostenute per manifesti e
locandine pubblicitarie sono state
interamente sostenute dalla Famija
Vinovèisa.
Maria Grazia Brusco
La Compagnia Teatro Della Rovere al completo ringrazia e saluta il pubblico alla fine dello spettacolo.
Così il pubblico si diverte
Quando le risate s'intrecciano
con ritratti di vita
Grande affluenza di pubblico venerdì 25 ottobre all’Auditorium di
Vinovo in occasione dello spettacolo teatrale organizzato dalla Famija
Vinovèisa per raccogliere fondi per il
restauro della chiesa di Santa Croce
chiamata da tutti Chiesa dei Batù.
La commedia comica “Che movimento c’è in canonica” messa
in scena dalla Compagnia Teatrale
Della Rovere di Vinovo ha regalato
a tutti gli spettatori due ore di intrattenimento allegro e spensierato
Tra varie gag, situazioni grottesche
e con parecchi riferimenti nel testo
a situazioni realmente avvenute a
Vinovo; gli attori, tutti dilettanti,
hanno saputo creare una bella atmosfera ed una sorta di sinergia tra
chi assisteva allo spettacolo e chi
recitava sul palcoscenico.
“E’ ormai dal lontano 2007 che la
Compagnia Teatrale Della Rovere
SEUGN ANT
ËL VENT
L'é ël vent
che a porta
ij seugn lontan...
Sensa guardé
andova...
Antant possa via
sensa savèj
le nòstre malinconìe
... Arportand cole
che l'oma arfusà!
Mentre noi,
spetoma
che a sia pasià
për podèj cheuje
lon che a resta...
Daniele Ponsero
Torino
Un momento dello spettacolo teatrale "Che movimento c'è in canonica" della
Compagnia Della Rovere di Vinovo.
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IL VINOVESE 29
I
Il contributo degli immigrati italiani alla crescita economica del Brasile
Comunità italiana
l 15% della popolazione brasiliana è di origine italiana, circa 30
milioni di persone.
È la più numerosa popolazione di oriundi italiani nel mondo.
I primi immigrati italiani arrivarono in Brasile nel febbraio 1874 nello
Stato di Espírito Santo. Erano contadini trentini e veneti attirati dal lavoro come piccoli coltivatori nelle colonie ufficiali e nelle fazendas del
paese.
Il picco massimo dell'immigrazione italiana in Brasile si ebbe tra il
1880 e il 1920.
La maggior parte degli italiani trovarono lavoro nelle piantagioni di caffè
brasiliane negli Stati di San Paolo, Rio Grande do Sul, Santa Catarina,
Paraná, Minas Gerais e Espírito Santo.
Più di un milione e mezzo di italiani emigrarono in Brasile fra il 1880 e
il 1950. Più della metà proveniva dal nord-Italia, con 30% dal Veneto.
Il resto era originario di Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte,
del sud-Italia e dell'Italia centrale (Campania, Calabria, Basilicata,
Abruzzo, Toscana).
Diverse persone importanti della società brasiliana sono di origini italiane. Il Brasile già ha avuto tre Presidenti della Repubblica di origine italiana: Pascoal Ranieri Mazzilli, Emílio Garrastazu Médici e Itamar Franco.
italiani che si stabilirono nel sud del Brasile erano per lo più veneti, il
60% del totale. Tuttavia, oggi, la maggior parte dei oriundi italiani in
Brasile parla soltanto il portoghese, però esiste un numero imprecisato
di persone che ancora parlano il veneto, soprattutto negli stati di Rio
Grande do Sul e Santa Catarina, stati dove il veneto è riconosciuto come
patrimonio linguistico.
Il comune di Serafina Corrêa ha il veneto come lingua co-ufficiale nel
comune, a fianco dal portoghese.
Esiste anche una comunità nel Brasile meridionale che parla il tedesco,
soprattutto negli stati di Rio Grande do Sul, Santa Catarina e Espírito
Santo.
La città di Osasco è stata poi fondata dai Piemontesi e li si parlava il
dialetto piemontese e le radici della comunità trovano ampio riscontro
nella cultura e nella tradizione del Piemonte ove esiste una città omonima.
Istituzioni
Il Brasile è una Repubblica presidenziale Federale con una netta separazione fra il Potere Esecutivo, Legislativo e Giudiziario.
Il Potere Esecutivo è guidato dal Presidente della Repubblica che è Capo
a san paolo la piÙ grande popolazione di origine italiana
Religione
La religione predominante è quella cattolica (73,6%), seguito dal protestantesimo (15,4%), dagli ortodossi, dal buddhismo, dall'ebraismo e
dall'islam. Si deve notare tuttavia il significativo affermarsi delle confessioni protestanti, che fino a qualche decennio fa erano molto rare e raccoglievano un numero esiguo di fedeli.
di Stato e di Governo.
Eletto per un mandato di 4 anni con possibilità di rielezione, può applicare le leggi in vigore e proporne altre riguardanti la sua competenza.
Vengono inoltre compresi i Ministeri e le Segreterie Speciali.
Il Potere Legislativo è di esclusiva competenza della Camera dei
Deputati (513 membri) eletti ogni 4 anni e del Senato (81 membri)
eletti ogni 8 anni.
Lingue
Ordinamento scolastico
Il portoghese è la lingua ufficiale del Brasile ed è parlato da quasi tutti i suoi abitanti. Il Brasile è l'unico paese di lingua portoghese nelle
Americhe e il portoghese è una parte importante della identità nazionale
brasiliana, dandogli una cultura nazionale distinta da quella dei suoi vicini che parlano la lingua spagnola.
Il portoghese parlato in Brasile fu influenzato dalle lingue africane e
indigene. Di conseguenza, la lingua usata nel paese sud-americano differisce, per lo più in fonologia, dalla lingua parlata in Portogallo e negli
altri paesi di lingua portoghese.
Il censimento di 2010 ha registrato 305 gruppi indigeni nel Brasile
che parlano 274 lingue diverse. Degli indigeni che hanno 5 o più anni
(786.674 persone), il 37,4% parla una lingua indigena e il 76,9% parla il
portoghese. I parlanti di una lingua indigena si trovano soprattutto nella
regione Nord del Brasile.]
Nel sud del Brasile è ancora possibile trovare persone che parlano il
talian, un dialetto di origine veneta. La lingua veneta è stata portata
in Brasile alla fine dell'Ottocento da immigrati veneti. Gli immigrati
Maceió è la capitale dello Stato di Alagoas.
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MANUTENZIONI CIVILI
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Tasso di alfabetizzazione: 90.6%
Studenti universitari: 3.880.000.
Facoltà universitarie riconosciute dal Ministero della Pubblica
Istruzione brasiliano: 2360.
L'istruzione di base è garantita a tutti ma la difficoltà nel censire gli abitanti nei grossi agglomerati urbani genera una grande difficoltà da parte
del governo ad obbligare i piccoli a frequentare la scuola. Le università
pubbliche sono di ottimo livello e per potervi accedere è necessario passare un esame di ammissione, detto "vestibular", normalmente sono frequentate dai ricchi in quanto hanno potuto frequentare scuole superiori
a pagamento di ottimo livello, la classe povera che frequenta le scuole
superiori pubbliche (di buon livello) ha qualche difficoltà ad accedere ai
corsi universitari statali.
Sistema sanitario
Il sistema sanitario pubblico non è sufficiente e in molte regioni gli abitanti utilizzano le assicurazioni sanitarie private, stipulando contratti di
salute denominati "Plano de Saude", con pagamento mensile. Chi può
permettersi il Plano de Saude è in grado all'occorrenza di utilizzare strutture sanitarie private.
Politica interna
Dal 1996 il Brasile usa, primo al mondo, un sistema di votazione elettronica, obbligatoria e universale per quei cittadini alfabetizzati fra i 18
e 70 anni d'età.
Dal 1994 il Parlamento e il Presidente sono eletti nella medesima data.
I principali partiti sono:Partito Progressista, Democratici (Brasile),
Partito della Social Democrazia Brasiliana, Partito del Movimento
Democratico Brasiliano, Partito Democratico Laburista, Partito dei
Lavoratori (Brasile).
Politica estera
Per analizzare in dettaglio la politica estera di questo paese si può ricorrere ad uno schema di cerchi concentrici, ognuno riguardante un ambito
delle relazioni internazionali brasiliane.
Partendo dall'interno di questo schema, nel primo cerchio troviamo il
Mercosur. Il Mercato Comune del Sud fu istituito il 26 marzo 1991 ed
era composto inizialmente da: Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay.
Il 4 luglio 2006 è stato approvato il Protocollo di Adesione della
Repubblica Bolivariana di Venezuela al Mercosur, che stabilisce le condizioni e i termini previsti per la piena incorporazione della Venezuela
al blocco. L'entrata in vigore del riferito protocollo richiede che questo
sia ratificato dai parlamenti dei cinque paesi coinvolti. Per ora, la riferita adesione è stata approvata dai parlamenti di Venezuela, Brasile,
Argentina e Uruguay, restando ancora pendente l'approvazione del parlamento del Paraguay. L'obiettivo del Mercosur è quello di raggiungere un
mercato comune con l'abolizione dei dazi doganali. Per ulteriori informazioni confronta la voce Mercosur.
Il secondo cerchio concentrico riguarda l'attenzione del Brasile verso
gli altri Stati sudamericani con i quali vuole attuare un programma di
collaborazione politica, culturale ed economica; tra questi paesi esisteva
una cooperazione che prima si chiamava CASA e dall'Aprile del 2007 ha
preso il nome di UNASUR.
Il terzo cerchio concentrico è costituito dall'alleanza del Brasile con i
Paesi emergenti dei continenti in via di sviluppo. In particolare, esistono
rapporti con la Repubblica sudafricana per quanto riguarda l'Africa e con
l'India, in rappresentanza dell'Asia. Questo accordo tuttavia si trova ancora in uno stato embrionale, in quanto avvengono ancora pochi scambi
commerciali, ma le previsioni per la crescita dei rapporti economici sono
ottimistiche. Per quanto riguarda poi in particolare l'Asia è palpabile la
notevole presenza di mercati asiatici in Brasile, nonché la notevole quantità di esportazioni brasiliane in Asia (45 miliardi di attivo commerciale)
che riguardano materie prime insieme ad alcuni prodotti finiti.
Il quarto cerchio è costituito dal rapporto con i Paesi industrializzati. Il
primo partner commerciale del Brasile è l'Unione Europea considerata nel
complesso. Esiste un ottimo rapporto con gli Stati Uniti che non hanno
buone relazioni con tutti i paesi dell'America Latina: il Brasile svolge un
importante ruolo di mediazione tra i due blocchi, anche se con cautela
in quanto non desidera spiccare nei confronti degli altri Paesi.
Il quinto e ultimo cerchio riguarda la volontà del Brasile di entrare come
stato permanente nel consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (gli stati
permanenti sono: USA, Russia, Cina, Regno Unito e Francia) e di avere
un maggiore peso anche all'interno dell'Organizzazione Mondiale del
Commercio in qualità di capofila degli altri Paesi Sudamericani.
Festività
Dia dos Namorados è celebrato il 12 giugno è l'equivalente Brasiliano a
San Valentino. In questo giorno tra le coppie: tra fidanzata e fidanzato,
moglie e marito, ecc.., è usanza scambiarsi regali e mazzi di fiori.
Dia das Mães è celebrato ogni seconda domenica di maggio è l'equivalente Brasiliano alla Festa della mamma.
Dia dos Pais è celebrato ogni seconda domenica di agosto è l'equivalente
Brasiliano alla Festa del papà. São João (San Giovanni) è una festività
celebrata il 24 giugno nella maggior parte delle città Brasiliane, specialmente in quelle del Nordest, come Recife e Maceió.
Paola Alessandra Taraglio
Ministero degli Affari Esteri a Brasilia.
(Continua nel prossimo numero)
Del Vago
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IL VINOVESE 31
Nella
restaurata
confraternita
di Santa Croce
tornano
i Presepi
Incontro con uno sguardo sul passato
Il 20 ottobre i ragazzi del 1948 hanno festeggiato i
loro 65 anni (qui ritratti prima della visita di leva).
Dopo aver partecipato alla S. Messa nella Chiesa di
Pratomorone, celebrata dal coscritto don Giuseppe
Brunato (parroco di Cavallermaggiore) l’allegra compagnia ha continuato i festeggiamenti presso il risto-
rante “Mariuccia” in frazione di Tigliole a Pratomorone
(At).
Si ringrazia don Angelo, Parroco di Tigliole per la sua
disponibilità e don Giuseppe per la bella cerimonia.
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32 IL VINOVESE
Mentre state sfogliando questo numero de “Il Vinovese”, nella Chiesa
dei “Batù”, tornata quasi completamente all’antico splendore, prosegue l’esposizione dei presepi
che, dal giorno dell’Immacolata
Concezione all’Epifania, dà il benvenuto ai numerosi visitatori augurando loro “Buon Natale”.
Molti di voi avranno già avuto occasione di vedere le opere esposte,
altri lo faranno prossimamente, chi
nei giorni festivi, chi in quelli feriali,
ma tutti, in un modo o nell’altro,
saranno pervasi dalla magia dello
spirito natalizio.
Quest’anno vogliamo chiedervi,
se possibile, di rivolgere ai presepi
un’attenzione in più: osservateli con
cura e, se ne avrete il tempo, tornate una seconda volta, magari nei
giorni meno affollati e soffermatevi
sui particolari.
In ogni nicchia, sui balconi, all’interno delle case e negli angoli più nascosti, nulla è stato trascurato: camere arredate, tendine alle finestre,
decori e suppellettili, gatti sornioni,
cassette di frutta e verdura e molti
altri dettagli che avrete il piacere di
scoprire “osservando”.
Come sempre gli artisti si sono
espressi usando tecniche, materiali
e stili diversi; accanto ad ambienti
tipicamente montani, possiamo trovare, presepi napoletani, movimenti
meccanici, e presepi “fantasiosi” le
cui scene, spesso anacronistiche,
rappresentano il messaggio della
natività in ogni luogo e tempo.
L’esposizione, dal 2005, è dedicata
alla memoria di Angela Penati, amica indimenticata e indimenticabile
che negli anni passati si prodigò con
fervore e passione alla buona riuscita dell'esposizione annuale.
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A J'ALPIN
Ij nòsti Alpin, da sampe,
con ën santimant fòrt
i panso, con tristëssa,
a coj-là che, an guara, i son mòrt.
Son pa pì vàiře coj ch'i resto
a conté do tamp passà
e ij giovo fan fatiga
a capì cos ch'i ř han fà.
Da tanti àgn o 'rbomba
ant řa mant ëd tuti loř
ř'armo' dřa batàja,
ch'a ř'ha dà 'n sì gròss doloř.
Bombin i son stà ij mòrt,
son třopi da conté
e, con loř, i-i é ij dispars,
ch'i son nan tornà 'ndré.
Ampess i ř'han spetàje
ij sò, bin sagřinà,
spetàvo e savo nan
che fin ř'avàisso fà.
Pì 'd vàiře ij monumant
spantià an sa e 'n là:
fëřmonse càiche vòte
a medité an so tamp passà.
Lesima con passiansa
ij nòm ëd si soldà,
pansomje ai sacřifissi,
che, lontan, i ř'avo fà.
Nossgnoř o ř'é contant
se ř'oma compassion
e 'nlořa pëř loř e dima
na cita ořassion.
La festa rilancia lo spirito giovanile
Il 27 ottobre i coscritti del 1943 hanno festeggiato i
loro 70 anni trascorsi con simpatia e rispetto fra tutti
noi. La festa è iniziata con la S. Messa e conclusa con
il pranzo al ristorante “Il Centro” di Cercenasco. Un
vivo ringraziamento va al nostro Prevosto don Marco
il quale ci ha ricordati durante l’omelia ed ha pregato
per noi e per i nostri defunti. Ci siamo dati appuntamento alla prossima festa.
Nella foto in alto: Vinovo 1949. La prima classe elementare ritratta nel cortile delle scuole Rey.
Sotto la leva del 1943 nella foto ricordo davanti all'anfiteatro di piazza Rey.
Ofřima an sò sufřage
na přeghieřa con j'amis,
sicuř che loř, lassù,
i gòdo 'ř Pařadis.
Ai nòsti di, an sa e 'n là,
sansa ringřet, j'Alpin
is dan da fé pëř tuti:
s'i peuřo, i fan dëř bin.
A jë vzin e ai lontan,
a tuti ij dan na man:
i son ruvà an Bòsnia e 'n Lìbano
e, peu, cò ant ř'Afganistan.
Ant coj pais lontan i stařan
nan pròpi bin,
se, minca tant, caidun
i trřeuvo řa soa fin.
Antonina Galvagno
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IL VINOVESE 33
MIA MIA
Un di d'istà, mes andurmì
son stait dÁsvija da un gargoj
a l'era un pasaròt an sima a un ram Ád
pÁssié.
Durvenda j'euj l'ei vist mia Mia
che da sota a vardava l'oslin
i son ancuriosime, a l'era la prima vòlta
che assistia a la sena.
A smijava ch'a a lo ciameissa:
ven che a giugoma ansema.
ma ahi mi, so intent a l'era un aotr!
L'oslin a l'é ancorzusne e a l'ha spicà Ál vòl.
Mia a l'é tornà da mi e a l'ha vardame
come pÁr di:
a l'é andaita mal e a l'é
dÁstenduse a i mei pé.
É già tempo di festeggiamenti
Bartolomeo Bodo
None (TO)
Vinovo, Piazza Rey. Gli sposi del
1973 hanno festeggiato l'anniversario di matrimonio a settembre.
Durante la S. Messa il Prevosto
CI HANNO LAsciati...
Lo scorso mese di ottobre è stato funestato da una serie di decessi di
persone legate a Vinovo in modo particolare o per nascita da una famiglia del vecchio ceppo, o per essersi distinte in attività pubbliche con
beneficio della Comunità intera.
A metà ottobre è mancata a causa di male incurabile presso una Clinica di Torino
Pedemonte Caterina in Bottale, di anni 65
La sua famiglia proveniva dal vecchio ceppo
vinovese (la mamma era Lucia Alessiato) e
da giovane aveva abitato con i genitori fino
al matrimonio nella casetta di via Vitozzi.
Successivamente con l’amatissimo marito Mario era andata ad abitare in piazza
Marconi. Pur essendo impegnata durante la
settimana nell’attività lavorativa a Torino,
partecipava alle iniziative che si tenevano nel
paese
al quale era molto legata. Era quindi
Caterina Pedemonte
molto conosciuta nel paese specialmente nelle
in Bottale
generazioni del dopoguerra. Di carattere aperto e disponibile lascia sicuramente un buon ricordo tra tutti coloro che
la conobbero.
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34 IL VINOVESE
Luisa Galfione in Tibaldi
don Marco ha ricordato i loro 40
anni di matrimonio. In seguito il
gruppo si è recato a Ceresole
d'Alba per il pranzo. Auguri a tutti.
L’8 ottobre è mancata Galfione Luisa in
Tibaldi di anni 53.
Il marito Dario, la mamma Domenica, il cognato Dino, i nipoti Andrea, Luca e Lidia la
ricordano con tanto amore.
Ringraziano quanti hanno preso parte al loro
dolore e si sono uniti in preghiera sia durante
il S. Rosario, sia durante la S. Messa.
La Famija Vinovèisa si unisce al dolore dei
famigliari ed in modo particolare a Domenica,
già duramente provata da precedenti lutti, la
quale è sempre stata molto vicino alla nostra
associazione.
Sempre nel mese di ottobre ha lasciato famigliari ed amici Giovetti Francesca vedova
Visconti alla bella età di 89 anni. Abitava nella
casa di famiglia di via Carignano un tempo
una delle ultime edificate, poi solo più campi
e prati. Persona sempre attiva e disponibile
per la Comunità, intrattenne sempre molteplici interessi ed iniziative, e per questo era
moltissimo conosciuta. Nel 1984-85 fece parte
del gruppo di pionieri che fondarono l’Unitrè
di Vinovo: infatti aveva la tessera n. 1 Da questo momento divenne una colonna portante
di
questa Associazione. La cara “Cesca” parFrancesca Giovetti
tecipò poi attivamente a tutte le attività del
vedova Visconti
Gruppo Caritas di Vinovo fin dalla fondazione
a metà degli anni '90 dello scorso secolo. Dopo la morte del marito e negli ultimi tempi la malattia e la vecchiaia gli avevano impedito questa sua
grande disponibilità e attività per il prossimo. La sua scomparsa lascia
ancora una volta un grosso vuoto tra le fila della vecchia Vinovo.
Onestà, rispetto, puntualità,
esperienza, riservatezza
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sono le garanzie
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classico e di prestigio.
Il servizio funebre viene concordato con i famigliari
dando la possibilità di scegliere e di affrontare
la spesa più adatta alle loro esigenze.
I prodotti ed i materiali usati sono tutti
rigorosamente italiani.
A metà dello scorso mese di ottobre a
Cordoba Argentina è mancato Giovanni
(Juan) Salvai nato nel 1923 a Candiolo. Dopo
la gioventù trascorsa nel paese natio venne assunto alla FIAT. Poi con la guerra arrivò il periodo come operaio militarizzato nelle Officine
Fiat sfollate sul lago di Garda. Nel 1944 fece
il partigiano nella stessa zona e partecipò alla
Liberazione di Riva del Garda. Tornato alla
natia Candiolo dopo qualche tempo prese la
via dell’emigrazione in Argentina come tanti
altri in quel momento in cerca di lavoro e
di un futuro migliore. A Cordoba si fece la
Giovanni Salvai
famiglia ed impiantò una Officina meccanica
(Tallier in castigliano). Ogni tanto ritornava per qualche settimana in
Piemonte, anche in Vinovo, soggiornando dalla sorella Rina che aveva
sposato Giuseppe Paoletti ed abitava in via Stupinigi. Nella nostra cittadina aveva coltivato nel tempo varie amicizie. A Cordoba si interessava
delle attività culturali della comunità piemontese e dell’ANPI locale essendone anche stato Presidente per vari anni. Leggeva sempre con piacere ed interesse Il Vinovese e nelle telefonate che ogni tanto faceva ai suoi
amici chiedeva sempre notizie del nostro paese e degli amici vinovesi. Ai
famigliari vanno le sentite condoglianze della Famija Vinovèisa.
Giovanni Boretto era nato il 25 febbraio 1919
a Vinovo, frazione Tetti Grella: in seguito
con la sua famiglia si trasferì alla cascina Bel
Riparo lavorando la terra.
Iniziò il sevizio militare a Torino e poi proseguì per sette anni combattendo durante la
guerra in Jugoslavia.
Si sposò con Mellano Camilla il 21 ottobre
1953 a Vinovo, e da questo matrimonio sono
nati tre figli Anna, Domenica e Paolo.
Nel 1964 venne ad abitare a Vinovo, da Tetti
Grella, dove avvenne il cambiamento da contadino a operaio Fiat.
Giovanni Boretto
Con Camilla trascorse una lunga vita di lavoro insieme, purtroppo il 29 settembre scorso (nella sua casa di via
Parisetto) ci ha lasciato senza poter festeggiare il suo 60° anno di matrimonio (21/10/ 2013).
Anna, Domenica e Paolo ringraziano la redazione de “Il Vinovese” che ci
ha dato la possibilità di ricordare il papà.
Michele Cardinale
Dopo alcuni mesi di malattia nel mese di
ottobre è mancato Cardinale Michele di anni
65. Originario di Ariano Irpino dove era nato
nel 1948 era emigrato a Vinovo negli anni
'70 come tanti altri suoi concittadini in cerca
di lavoro. A metà degli anni '80 era stato assunto in Comune come custode delle scuole
elementari e nell’alloggio destinato al custode
era andato ad abitare con la famiglia. In breve
era diventato figura conosciuta e popolare in
tutto il paese. Di carattere socievole e gentile
lascia un buon ricordo tra tutti coloro che lo
conobbero.
Fondate da Servidio Nicola
operano su tutto
il territorio nazionale
e mettono a disposizione
della propria clientela
gli uffici di
Vinovo, via Cottolengo 58/1,
Trofarello, via Torino 52.
Tuttora la moglie
Annamaria Celano,
con i soci
Marco Luison e
Domenica Dileo Vitagliano
gestiscono in modo
esemplare due agenzie
di Onoranze Funebri
nella provincia di Torino
garantendo sempre il
massimo della sensibilità e
umanità di cui sono capaci,
onorando il ricordo
del suo fondatore.
Ciao papi, siamo tutti qui per salutarti e per
ringraziarti per tutto quello che hai fatto per
noi.
Ci hai insegnato tutti i valori della vita, onestà,
sincerità, rispetto, amicizia, amore per gli esseri umani e per la natura.
Hai vissuto la vita in modo brillante, e con
simpatia ti sei sempre mostrato agli altri per
come eri veramente.
Sei stato un dolcissimo padre, un nonno sensibile ed affettuoso, sempre disponibile nel dare
il tuo aiuto.
Hai vissuto con grande moralità la vita e con
Marino Vincenzo
grande coraggio la malattia che ha devastato il
tuo fisico da gladiatore ma mai la tua mente, la tua anima.
Ci hai dato un grande insegnamento quello di amare la vita e non mollare mai.
Con affetto e tanto amore ti ringraziamo e ti diciamo grazie papi.
Grazie Maria per l'esempio di vita che attraverso la tua grande fede, hai saputo donare ad
ognuno di noi.
Grazie per il tuo sorriso, che pur nei momenti
più difficili della tua esistenza, non ha mai
smesso d'illuminare il tuo volto, donando pace
e serenità a chi t'incontrava.
La nostra Mamma Celeste, che tu hai tanto
amato ed onorato negli anni passati, ti possa
ora abbracciare e condurre davanti al trono di
Dio. Le marce della fede che hai compiuto col
tuo amato Lino, siano per te la via per raggiungere ora quel regno di Luce e di Pace che si
Maria Quaranta
chiama Eternità.
Ciao Maria, arrivederci in Paradiso.
l 5 novembre è mancato all’affetto dei suoi cari
Luigi Garis, nato a Vinovo il 5 gennaio 1933.
Luigi era un uomo onesto, combattivo per le
cose giuste e gran lavoratore. Fin dalla sua
tenera età aiutava la famiglia nel lavoro agricolo, poi crescendo ha scelto una nuova strada.
Sposo, unito alla sua Mariuccia nelle gioie e
negli affanni per 57 anni di bontà, speranza,
serenità e fiducia nei loro cuori. Un papà partecipe che ha saputo insegnare con la mamma
il vero valore della famiglia, unita nel bene
ma ancora di più quando le difficoltà si fanno
presenti. Rispettato e amato dai generi come
Luigi Garis
un padre. Nonno dolce, premuroso, affettuoso
consigliere adorato dai suoi nipoti. Persona che aveva un sorriso e una
parola per tutti, giovani, anziani vinovesi, per chi lo conosceva e chi no.
Amico leale, niente era solo suo. Il ballo liscio era la sua unica passione.
Il suo volto con quel sorriso ironico e la sua fronte avvizzita resteranno
nei nostri ricordi. Grazie per averci amato così tanto e per i preziosi insegnamenti lasciati.
La sua famiglia
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IL VINOVESE 35
Elio Cardinali
"Elio è tornato nella casa del Padre nostro.
Era un grande uomo che ci ha insegnato ad
amare e perdonare il prossimo, nonostante il
suo cammino sia stato intralciato da insidie
per ostacolargli il passo.
Il lavoro tanto amato, svolto con scrupolosa
e severa attenzione è stato sempre gratificato
dall'apprezzamento di chi ha collaborato con
lui. A noi famigliari lascia un vuoto incolmabile. Crediamo in Dio e abbiamo quindi la serena speranza che ci possa stare sempre vicino
e tenerci la mano per guidarci come marito,
padre e nonno".
Il 15 ottobre 2013 con grande dispiacere di
tutti i famigliari è mancato all'affeto dei suoi
cari Lettario Domenico di anni 77.
Venuto ad abitare a Vinovo nel lontano 1954
aveva sempre lavorato come idraulico professionista a Vinovo e nei comuni limitrofi ed in
questa veste si fece apprezzare da tutti per le
sue capacità.
Con grande affetto e stima è ricordato dai
parenti e amici ai quali ha lasciato un grande
vuoto incolmabile.
Domenico Lettario
NA CANSON
SILENSIOSA
Gli
Alpini Vinovesi
con il nuovo Direttivo augurano
ai loro concittadini
Buon Natale
e un gioioso
e spensierato 2014
Canta la fiòca
soa canson matinera,
ant ël calé bin s-ciàssa
e mach la tèra
soa canson la sent.
La sent e l'arsèiv
an sò cheur stërmà,
la tèra, viva,
a fa mach finta 'd deurme.
Canta la fiòca
a canson ëd pas,
la magìa dël candor,
ël respir ancreus dij camp,
la fiusa dla smens
sota soa cuerta frèida.
A bësbija la fiòca
e, sempre pì sotila,
a smija në sguard
ch'a prega e insist
përché ti 't l'arcòrde.
A ringreta la fiòca
quand a calava s-ciassa,
dòp un colp ëd vent,
fòrse a torna 'l sol,
soa canson as perd
e pì gnun la sent!
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l giorno 8 novembre è mancato presso
l’ IRCC di Candiolo (Ospedale oncologico)
Carrè Franco di anni 70. Per quasi tutta la vita lavorativa era stato dipendente del Comune
di Vinovo, diventandone una figura di riferimento conosciuta da tutti. Poi da circa 20
anni era andato in pensione.
Le disgrazie si erano abbattute sul suo bel
carattere allegro e socievole: prima la perdita della giovane figlia e poi alcuni anni fa la
scomparsa della moglie. Ultimamente la malattia del secolo lo aveva assalito rendendogli
gli ultimi mesi di vita una vera grande sofferenza. Al funerale oltre a tanta gente hanno
Franco Carrè
partecipato anche i suoi colleghi di lavoro ed
amici più cari. Riposa ora con la moglie e la figlia.
Lo scorso 9 novembre, presso la 2 Medicina
Interna Universitaria dell’Ospedale Molinette
ed assistita amorevolmente dai suoi cari, è
mancata Anna Fogli. Era nata nel 1956 a
Codigoro (FE) Nel 1960 si era trasferita a
Vinovo presso i nonni che già vi abitavano.
Nel 1963 si riunì con i genitori con abitazione
in via Parisetto. Nel 1974 il matrimonio con
Franco Brunetto con la successiva nascita
di Massimiliano e poi Vanessa. Vera mamma seguì i figli in tutte le attività giovanili:
scout e majorettes e naturalmente la scuola.
Possedeva una bella vena artistica che espriAnna Fogli in Brunetto meva attraverso bellissimi lavori di ricamo,
pittura e disegno. Con la famiglia prima e poi
con il marito viaggiò molto in quasi tutta l’Europa. Ancora l’estate scorsa
nonostante già la pesante prova della malattia fece una breve vacanza
in Slovenia. Ancora fu sempre presente alle iniziative AVIS col marito
Franco storico dirigente di questa benemerita associazione vinovese. In
due occasioni partecipò anche a Pellegrinaggi a Lourdes senza contare
le innumerevoli visite alla Madonna Nera di Oropa alla quale era molto
legata. Dal febbraio 2013 iniziò a combattere la malattia con estrema discrezione e riservatezza. Nel corso dei mesi seguenti affrontò con grande
volontà le cure mediche ed il matrimonio della figlia e la nuova sistemazione della famiglia del figlio. Un bell’esempio di sposa e mamma che
resterà nei cuori di chi la conobbe e le fu amico. A tutti i famigliari indistintamente ad iniziare dal papà Luigi, la Famija Vinovèisa porge sentite
e partecipate condoglianze.
La Famija Vinovèisa unitamente alla redazione de “Il Vi­no­vese”
porge le più sentite con­doglianze alle famiglie dei defunti.
Redazione: Gervasio Cambiano, Vera
Miletto Scuero, Mario Bernardi, Maria Grazia
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Tersilla Sola.
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