CORROSIONE DEI METALLI
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CORROSIONE DEI METALLI
CORROSIONE DEI METALLI 7.1 PROCESSI DI CORROSIONE Indubbiamente la civilizzazione e lo sviluppo dell’umanità sono legati alla disponibilità e alla capacità di utilizzare i metalli, che sono diventati sempre più parte della nostra vita quotidiana. Una parte considerevole degli oggetti, soprattutto attrezzature e strutture (dall’automobile al cemento armato, dalle diverse apparecchiature alla maggior parte delle infrastrutture, ecc.), che accompagnano la vita e le diverse attività delle persone, è costituita da metalli. Una delle conseguenze di questo dato di fatto è che la “durata” degli oggetti metallici deve essere la maggiore possibile, sia per tutti gli aspetti legati alla sicurezza che per i risvolti economici. Un metallo è una sostanza dotata di enorme stabilità se fosse tenuto nel vuoto, ma è chiaro che i metalli di interesse per i nostri usi sono destinati ad essere impiegati nell’atmosfera terrestre, che, per quanto riguarda questo aspetto, è caratterizzata dalla presenza di tre componenti: l’ossigeno, l’umidità e il biossido di carbonio (e, purtroppo, molto spesso anche impurezze che possono esercitare un ruolo notevole nel determinare l’instabilità dei metalli). Questa situazione rende l’atmosfera un discreto conduttore ionico (il CO2 sciolto in acqua dà una soluzione debolmente acida e quindi conduttrice per la presenza di H+ e CO32–) e, soprattutto, un ambiente ossidante. Il contatto di un metallo con l’atmosfera umida porta facilmente e quasi inevitabilmente a processi di trasferimento elettronico che sono la causa di quel fenomeno che va sotto il nome di corrosione. Prima di cominciare ad analizzare questo rilevante fenomeno elettrochimico, vale la pena di sottolineare che si tratta di un processo di enorme rilevanza, innanzi tutto sul piano economico: la durata di molti oggetti è legata alla loro corrosione (ovviamente, se si prescinde dall’influsso delle mode e della pubblicità!). Ma anche la funzionalità degli oggetti metallici è legata alla loro corrosione, che, pur essendo un fenomeno superficiale, finisce per incidere su molte proprietà bulk del materiale. La corrosione di un metallo consiste nella sua ossidazione elettrochimica che, molto spesso porta alla dissoluzione come catione nell’elettrolita (generalmente aria umida, ma, molto spesso anche acqua nella quale sono sciolti sali diversi, fino al caso rilevante dell’acqua marina) con il quale è a contatto, oppure alla formazione di ossidi che si depositano sulla superficie dalla quale si staccano abbastanza facilmente (tranne qualche caso fortunato). Il processo corrosivo è quindi M Mn+ + ne (7.1) Naturalmente, a questo processo anodico deve corrispondere un equivalente processo catodico che consumi gli elettroni liberati da Mn+. In assenza di specifiche sostanze in grado di ridursi, i processi catodici che sono coinvolti sono sostanzialmente due: O2 + 2H2O + 4e 2H2O + 2e 4OH– (7.2) H2 + 2OH– (7.3) che possono essere scritti anche come (a rigore i processi 7.2 e 7.3 sono più corretti in ambiente alcalino, mentre i processi 7.4 e 7.5 sono più corretti in ambiente acido, ma di fatto 7.2 e 7.4 sono lo stesso processo, come pure lo sono 7.3 e 7.5): O2 + 4H+ + 4e 2H + + 2e 2H2O H2 (7.4) (7.5) La corrosione richiede quindi che ci sia una zona della superficie metallica che funzioni da pozzo di elettroni, dove avviene il processo anodico; un’altra zona della superficie che funzioni da serbatoio di elettroni, sulla quale avviene uno dei possibili processi catodici; un collegamento elettronico tra queste due zone (che, ovviamente, è lo stesso materiale metallico in considerazione); un elettrolita 115 (aria umida o acqua) che colleghi le due zone, per chiudere il circuito elettrico e consentire le reazioni chimiche. Questa descrizione della corrosione è nota come local-cell theory of corrosion, teoria della cella locale della corrosione. A Il caso più normale (e il più frequente tipo di corrosione) è quello in cui le due zone superficiali corrispondono ad una e diversa composizione chimica (ad esempio due diversi metalli in una lega, cioè diverse fasi della lega, oppure la presenza di impurezze di un metallo M1 sulla superficie del metallo M, oppure diverse fasi cristallografiche dello stesso metallo). In questo caso, cioè in presenza di una superficie eterogenea, la teoria della cella locale descrive adeguatamente il processo corrosivo. Un caso eclatante di corrosione è quello provocato dal contatto macroscopico di due metalli diversi (naturalmente sempre in presenza di un elettrolita in contatto con i due metalli), dato che l’effetto Volta costituisce una driving force rilevante. Un altro caso di eterogeneità abbastanza diffuso è quello in cui un metallo è a contatto con due ambienti diversi per cui può avere un diverso valore di potenziale elettrodico o comportarsi in modo diverso (come superficie anodica da una parte e catodica dall’altra). Si pensi ad esempio alla chiglia di una nave tra la parte immersa in acqua marina e la parte emersa, o la palafitta di una piattaforma marina, o una barra parzialmente infissa nel terreno, e così via. E’ però possibile avere corrosione anche sulla superficie di un metallo purissimo, se uno dei processi complessivi di corrosione M + n¼O2 + n½H2O M + nH2O Mn+ + nOH– Mn+ + n½H2 + nOH– (7.6) (7.7) è termodinamicamente favorito. In questo caso il processo catodico e quello anodico sono distribuiti in modo random sulla superficie omogenea (teoria della corrosione omogenea di Wagner-Traud). 7.2 TERMODINAMICA DEI PROCESSI DI CORROSIONE Da quanto detto si capisce che i processi corrosivi sono, innanzi tutto, determinati dalle condizioni termodinamiche, cioè dal fatto che il processo complessivo abbia un rG < 0. Questo significa che il potenziale elettrodico del processo catodico (almeno uno dei due possibili) sia maggiore del potenziale elettrodico del processo anodico di ossidazione del metallo. L’analisi delle condizioni e delle caratteristiche termodinamiche del processo corrosivo viene effettuata attraverso il cosiddetto diagramma di Pourbaix, che esprime i valori dei potenziali elettrodici in funzione del pH. Questa rappresentazione è chiaramente legata al fatto che il potenziale del processo catodico dipende dal pH E2 E o O 2 /OH pO 2 RT 2.303RT 2.303RT o ln E log p pOH K 2 0.059pH O2 O 2 /OH 4 F [OH ]4 4F F dove l’ultima espressione vale a 25 °C (R = 8.3145 Jmol–1K–1, T = 298.15 K, F = 96485 C). Analogamente per gli altri possibili processi catodici RT 1 2.303RT 2.303RT o E3 EH ln Eo log pH 2 pOH K3 0.059pH O/H 2 2 2 H 2O/OH 2 F pH [OH ] 2F F 2 RT 4 E4 E ln pO 2 [H ] K 4 0.059pH O 2 , H /H 2 O 4F o 116 RT [H ]2 E5 ln K5 0.059pH 2F pH 2 sempre considerando T = 298.15 K per le espressioni finali. E’ opportuno osservare che le espressioni per E2 ed E4 danno lo stesso valore ad un determinato pH. Analogamente le espressioni per E3 ed E5 danno lo stesso valore ad un determinato pH. Per la reazione anodica (1), l’equazione di Nernst è E1 E o M n /M RT n ln[M ] nF per cui il potenziale elettrodico è indipendente dal E pH. Una forma molto semplice di diagramma di O2 + 2H2O + 4e = 4OH– Pourbaix potrebbe essere quella rappresentata a fianco. Si osserva il valore costante del potenziale elettrodico E1 (assumendo che [Mn+] abbia un valore costante), e gli andamenti paralleli di E2-E4 Mn+ + ne = M (linea continua superiore) e di E3-E5 (linea 2H2O + 2e = H2 + 2OH– tratteggiata inferiore), poiché hanno entrambi la stessa pendenza -0.059 V. In una tale situazione si ricava che, in presenza di 0 3 7 pH 14 O2, si ha sempre corrosione, poiché E2 > E1 (che è il caso normale per molti metalli, fatta eccezione per i cosiddetti metalli nobili, che hanno un potenziale di riduzione molto elevato). Infatti, i potenziali standard delle diverse coppie redox coinvolte nei processi catodici sono: Eo num. semireazione 2 O2 + 2H2O + 4e = 4OH– (V vs SHE) 0.401 3 2H2O + 2e = H2 + 2OH– –0.828 4 O2 + 4H+ + 4e = 2H2O 1.229 5 2H+ + 2e = H2 0.000 dove si riconosce facilmente che E3o – E5o = E2o – E4o = –0.059pKW = –0.05914 =–0.828 V. I cosiddetti metalli nobili (che sono proprio i metalli preziosi) hanno i seguenti valori di E o: Eo semireazione (V vs SHE) Ag+ + e = Ag 0.7996 Au+ + e = Au 1.68 Pt2+ + 2e = Pt ~1.2 Pd2+ + 2e = Pd 0.83 per cui si capisce bene che, fortunatamente, non tendono a corrodersi. Dal diagramma su riportato si possono trarre alcune prime considerazioni termodinamiche. In presenza di O2, si ha sempre corrosione, poiché il potenziale della coppia redox (7.2) è sempre maggiore (quindi più catodico) di quello della coppia (7.1): il metallo si ossida spontaneamente a spese della riduzione di O2. Viceversa, in assenza di O2 non si ha corrosione finché pH > 3, mentre si ha corrosione per pH < 3, dove E3 comincia a diventare maggiore di E1. Quando si vuole costruire il diagramma di Pourbaix come quello riportato in figura, si pone la questione di come calcolare il potenziale del processo anodico. In effetti ci troviamo in presenza del solo metallo M a contatto con una soluzione acquosa di un qualche elettrolita, per cui il potenziale elettrodico E1 E o M n /M RT n ln[M ] nF 117 tenderebbe a –∞, dato che [Mn+] = 0. E’ ovvio che con un tale potenziale l’ossidazione di M è estremamente favorita per cui, quando si trova a contatto con una soluzione elettrolitica tende a sciogliersi spontaneamente a spese della riduzione di qualche specie (O2 o H2O). In base ad una serie di considerazioni si assume convenzionalmente che [Mn+] = 10–6 M, il che significa che E1 è circa 0.36/n V (–60.059/n) più negativo di E1o. L’ossidazione di M produce il catione Mn+, che si scioglie nella soluzione elettrolitica, ma è possibile che tale catione reagisca con H2O per formare idrossido o ossido (a seconda delle proprietà chimiche di Mn+), che precipita sulla superficie di M. In tal caso si dovrà considerare anche il contributo di altri tipi di elettrodi. Ad esempio, se si forma M(OH)n solido, si avrà un elettrodo di seconda specie Mn+ + ne = M M(OH)n = M n+ (7.1) + nOH (7.1’) – M(OH)n + ne = M + nOH– (7.1") n E1 E o M n /M RT RT K PS RT K PS[H ] n o o ln[M ] E n ln E n ln A 0.059pH n n M /M M /M nF nF [OH ] nF KW Ciò significa che, a pH maggiori del valore al quale si ha la precipitazione di M(OH)n, il potenziale elettrodico dipende dal pH, in questo caso con la pendenza –0.059 V, per cui il E diagramma di Pourbaix diventa quello O2 + 2H2O + 4e = 4OH– riportato a fianco. Come vedremo, la situazione può essere sensibilmente più complessa, dato che M può avere più di uno stato di ossidazione e Mn+ + ne = M può formare diversi composti insolubili M(OH)n + ne = M + nOH– (ossidi e idrossidi). Il diagramma di Pourbaix consente di avere una rappresentazione compatta che mostra le 0 3 7 pH 14 zone di stabilità (cioè di esistenza) delle diverse specie chimiche e gli andamenti dei potenziali elettrodici dei vari processi redox. Come primo esempio vediamo il caso del Ni. Innanzi tutto vediamo di ricavare le equazioni delle rette che caratterizzano le diverse coppie redox. Consideriamo la coppia NiO2/Ni2+. Il processo redox sarà: NiO2 + 4H+ + 2e– = Ni2+ + 2H2O Avremmo anche potuto scrivere NiO2 + 2H2O + 2e– = Ni2+ + 4OH– Poiché la coppia in questione esiste a pH 6 è più corretta la prima espressione della semireazione, dato che l’acido più forte in queste condizioni è H+. L’equazione di 118 Nernst per la semireazione indicata è E E o 2 NiO 2 / Ni aNiO 2 [H ]4 RT 0.059 ln K log [H ]4 K 0.118pH K 0.120pH 2 2 2F 2 [Ni ] aH O 2 considerando che per NiO2 e per H2O l’attività è unitaria, la concentrazione di Ni2+ viene convenzionalmente assunta [Ni2+] = 10–6 M, che viene inglobata assieme al potenziale standard nella costante K. A 25 °C, considerando la trasformazione da logaritmi naturali a logaritmi decimali, si ha RT 2.303RT 0.059 0.060 ln log log log nF nF n n Come si vede, si approssima 2.303RT/F a 60 mV, cioè 0.060 V. Per la coppia esaminata si ha quindi una pendenza di –0.120 V. Per la coppia NiO2/Ni2O3 abbiamo: 2NiO2 + H2O + 2e– = Ni2O3 + 2OH– E o E NiO / Ni O 2 2 3 2 2 aNiO a RT 0.060 1 0.060 [H ] 2 H2 O ln K log K log K 1 0.060pH 2 2F 2 2 aNi 2 O3 [OH ]2 [OH ] K w2 per cui la pendenza è –0.060 V. Per la coppia Ni2O3/Ni3O4 abbiamo: 3Ni2O3 + H2O + 2e– = 2Ni3O4 + 2OH– E E Nio 2 O 3 / Ni 3O 4 2 aNi3 2 O 3 aH O RT 0.060 1 0.060 [H ] 2 ln 2 K log K log K 1 0.060pH 2 2F 2 2 aNi 3 O 4 [OH ]2 [OH ] K w2 Anche in questo caso abbiamo una pendenza di –0.060 V. Per la coppia Ni3O4/Ni2+ abbiamo: Ni3O4 + 4H2O + 2e– = 3Ni2+ + 8OH– E E o Ni 3 O 4 / Ni 2 aNi O aH42 O RT 0.060 1 0.060 [H ]8 3 4 ln K log K log K 1 0.240pH 2F 2 2 [Ni 2 ]3 [OH ]8 [OH ]8 K w8 con pendenza –0.240 V. Per la coppia Ni3O4/Ni(OH)2 abbiamo: Ni3O4 + 4H2O + 2e– = 3Ni(OH)2 + 2OH– E o E Ni O / Ni(OH) 3 4 2 2 aNi O aH42 O RT 0.060 1 0.060 [H ] 3 4 ln 3 K log K log K 1 0.060pH 2 2F 2 2 aNi(OH) 2 [OH ]2 [OH ] K w2 con pendenza –0.060 V. Infine, per la coppia Ni(OH)2/Ni abbiamo: Ni(OH)2 + 2e– = Ni + 2OH– 119 o E E Ni(OH) 2 / Ni aNi(OH) RT 0.060 1 0.060 [H ]2 2 ln K log K log K 1 0.060pH 2F 2 2 aNi [OH ]2 [OH ]2 K w2 anche in questo caso con pendenza –0.060 V. Come avviene di norma, a tutti i pH in presenza di O2 si ha corrosione, mentre in assenza di O2 si ha corrosione solo a pH < 7. In presenza di O2 a pH < 9 l’ossidazione porta a dissoluzione con formazione di Ni(H2O)62+, mentre a pH > 9 si ha formazione di Ni3O4. Il diagramma mostra che l’ossidazione di Ni porta alla formazione di Ni(OH)2, che viene però ossidato a Ni3O4, dato che il potenziale del processo catodico è maggiore di quello del processo Ni3O4 + 4H2O + 2e = 3Ni(OH)2 + 2OH– (7.8) Si capisce anche che la corrosione non può portare alla formazione di Ni2O3, dato che il potenziale del processo catodico non lo consente; men che meno si può pensare di arrivare alla formazione di NiO2. La situazione è più semplice nel caso del Cd E O2 + 4H+ + 4e = 2H2O Cd O2 + 2H2O + 4e = 4OH– 2+ 2H+ + 2e = H2 0 Cd(OH)2 2H2O + 2e = H2 + 2OH– Cd 0 7 pH 14 In questo caso, infatti, abbiamo solo lo stato di ossidazione +2 per lo ione Cd, per cui il potenziale da considerare è solo quello della coppia Cd2+/Cd. Come mostra il diagramma, a pH > 7 si ha la precipitazione del Cd(OH)2, per cui E dipende dal pH con la solita pendenza –0.060 V. Infine, si osserva che si ha sempre corrosione in presenza di O2, mentre in assenza di O2 si ha corrosione solo in ambiente acido (pH < 7). Naturalmente il caso più rilevante riguarda il Fe, il cui diagramma di Pourbaix (semplificato) è il seguente. Il potenziale standard della coppia Fe2+/Fe è –0.409 V (per cui il potenziale da considerare dovrebbe essere qualche centinaio di mV più negativo per tener conto di una ipotetica concentrazione di Fe2+). Come ci si aspetta, questo potenziale è indipendente dal pH. Di fatto il Fe si corrode sempre, sia in assenza che, a maggior ragione, in presenza di O2. Fino a pH = 7 si ha dissoluzione di Fe2+ in acqua, mentre 120 a pH > 7 si ha la precipitazione di Fe(OH)2, con la conseguente dipendenza di E dal pH con la solita pendenza –0.060 V. Si può osservare, più per curiosità che per reale interesse pratico, che a pH molto elevati si ha la formazione dell’anione ferrito FeO22– (la figura riporta solo la specie FeO22– che si forma a pH ≈ 16, ma la forma HFeO2– si forma già a pH > 13), per cui il processo redox diventa HFeO2– + 2e + H2O = Fe + 3OH– (7.9) con una dipendenza dal pH pari a –(2.3033RT/2F) = –0.090 V. L’aspetto più rilevante è che, in presenza di O2, che è il caso più normale, si ha sempre ossidazione a Fe3+, che a pH > 0 (ovviamente il pH dipende fortemente dalla concentrazione di Fe3+), cioè praticamente sempre, precipita come Fe2O3 o forme idrate dell’ossido, fino all’idrossido Fe(OH)3. La corrosione del Fe porta quindi alla formazione di ossido ferrico Fe2O3 (assieme a carbonato, data la presenza di CO2 nell’aria, ed eventuali altri sali a seconda dell’inquinamento atmosferico), che costituisce la cosiddetta ruggine. Il problema grave che pone questo processo è che l’ossido che si forma è molto poroso, per cui l’aria penetra tranquillamente e continua a corrodere il Fe in profondità, con un processo che è quindi inarrestabile. In effetti, a pH > 7 si potrebbe avere la formazione di uno stato di ossidazione intermedio tra +2 e +3, che è quello della magnetite Fe3O4, che sarebbe un ossido molto compatto, in grado di proteggere il Fe sottostante dalla corrosione, dato che ha una buona impermeabilità all’aria. Purtroppo, in presenza di O2, la magnetite viene ossidata a Fe2O3, con le disastrose conseguenze su accennate. Naturalmente anche la coppia Fe3+/Fe2+ ha un potenziale indipendente dal pH, mentre la coppia Fe2O3/Fe2+ corrisponde al processo Fe2O3 + 2e + 6H+ = 2Fe2+ + 3H2O (7.10) con una dipendenza dal pH che è –(2.3033RT/F) = –0.180 V. Viceversa, il processo 3Fe2O3 + 2e + H2O = 2Fe3O4 + 2OH– (7.11) ha la pendenza –0.060 V. Esistono diverse rappresentazioni del diagramma di Pourbaix per il Fe, a seconda degli aspetti che si vogliono evidenziare maggiormente. Ad esempio, nel seguente diagramma viene messo in evidenza l’effetto della concentrazione degli ioni in soluzione, che incide sia sul potenziale della coppia Fe2+/Fe (che passa da –0.409 V, per [Fe2+] = 100 M, a –0.77 V per [Fe2+] = 10–6 M), che sui potenziali della coppia Fe(OH)3/Fe2+, oltre che sul pH di formazione dei precipitati Fe(OH)2 e Fe(OH)3. Il potenziale della coppia Fe3+/Fe2+ non cambia perché si assume che sia sempre [Fe3+] = [Fe2+]. La concentrazione degli ioni metallici influisce anche sul pH di precipitazione degli idrossidi, che è tanto più basso quanto maggiore è la concentrazione dei cationi. In questa rappresentazione sono più evidenti le diverse pendenze su ricavate: la pendenza –0.060 V per la retta a), dell’idrogeno e la retta b) dell’ossigeno, come pure per la retta Fe(OH)2/Fe; la pendenza –0.090 V per HFeO2–/Fe; la pendenza –0.180 V per Fe(OH)3/Fe2+ (o Fe2O3/Fe2+, che è lo stesso). La zona di stabilità del metallo (nel caso di Fe è la zona a potenziali più negativi di –0.77 V, almeno 121 fino a pH ≈ 9) è detta zona di immunità, poiché in tali condizioni il metallo è effettivamente immune da processi corrosivi. Purtroppo si constata che per Fe la zona di immunità è abbastanza estrema per cui la corrosione è sempre attiva. Un caso importante di immunità è quello che caratterizza i metalli nobili, tra i quali qui a fianco mostriamo come esempio l’oro. Si può notare che, in questo caso, la zona di immunità si estende al di sopra della linea dell’ossigeno, il che significa che Au non subisce corrosione, praticamente a nessun pH, neanche in presenza di O2. A potenziali più positivi Au può essere ossidato ad Au3+, che precipita come Au(OH)3 praticamente a qualsiasi pH, salvo sciogliersi come anione aurato (rispettivamente come HAuO32–, a pH ≈ 14, mentre l’ultima dissociazione richiede ambienti estremamente alcalini). Un altro caso interessante è quello dell’alluminio, il cui diagramma di Pourbaix è riportato a fianco. Anche in questo caso si può notare l’effetto della concentrazione sia sul potenziale della coppia Al3+/Al (E o = – 1.7 V), che sul pH di precipitazione (tanto minore quanto maggiore è la concentrazione di Al3+). Va ricordato che Al(OH)3 o Al2O3∙H2O, che è la forma meno idratata, sono elettroliti anfoteri, cioè in grado di comportarsi sia da basi (in ambiente acido, dove reagiscono con i protoni per dare Al3+ e H2O), che da acidi (in ambiente basico, dove reagiscono con OH– per dare AlO2– e H2O). Ciò significa che i prodotti di ossidazione di Al sono solubili sia in ambiente abbastanza acido, che in ambiente abbastanza basico. Fortunatamente però, in ambiente neutro si forma l’allumina Al2O3∙H2O, che è un ossido molto compatto, con un’ottima adesione all’alluminio metallico e, soprattutto, con una eccellente impermeabilità all’aria. Si capisce allora che, una volta che la superficie di Al, che subisce corrosione sia in presenza che in assenza di O2, sia stata ricoperta di Al2O3∙H2O, la corrosione si blocca. Per tale motivo si ricorre molto spesso ad un’ossidazione voluta di Al, per creare lo strato di ossido protettivo che lo isola dall’aria (e da qualsiasi altro agente chimico) e, quindi, dalla corrosione (almeno finché non venga trattato con 122 acidi o basi forti). In generale questo tipo di ossidazione viene effettuato per via elettrochimica, ottenendo il cosiddetto alluminio anodizzato. Questo tipo di impedimento della corrosione viene denominato passivazione, che non va confusa con la condizione di immunità. 7.3 CINETICA DEI PROCESSI DI CORROSIONE Come abbiamo più volte sottolineato, le conoscenze termodinamiche non sono sufficienti per sapere se un processo avviene realmente, anche se sono sempre necessarie. Se ci troviamo nella zona di immunità del diagramma di Pourbaix di un metallo, possiamo senz’altro affermare che non si ha corrosione, poiché manca la condizione necessaria (cioè la spontaneità del processo ossido riduttivo, dato che non c’è alcun ossidante efficace). Ma se siamo in una zona di corrosione, non siamo in grado di dire se davvero essa avvenga o, perlomeno, in che tempi essa avvenga. E’ necessario avere anche informazioni sulla cinetica del processo corrosivo. Un primo elemento fondamentale per l’analisi cinetica dei processi di corrosione è il bilancio di carica: è facilmente intuibile che tutta la carica rilasciata dal metallo M che si corrode (cioè si ossida) deve essere completamente consumata dal processo catodico, altrimenti il metallo si caricherebbe. Ciò significa che all’intensità di corrente anodica Ia (dell’ossidazione di M) deve corrispondere esattamente una intensità di corrente catodica Ic = –Ia, indipendentemente dalle aree delle superfici che funzionano da catodo e da anodo. In altri termini, non sono le densità di corrente che devono essere confrontate, bensì le intensità. Il valore comune della corrente catodica ed anodica, che si ha durante il processo corrosivo, viene denominato corrente di corrosione Icorr: Icorr = Ia = –Ic dove Ia = Aaja, cioè il prodotto dell’area della superficie che funziona da anodo per la densità di corrente anodica, mentre Ic = Acjc. Per quanto riguarda le densità di corrente, il fatto che si abbia passaggio di corrente implica che il potenziale deve essere diverso dal valore di equilibrio, cioè esisterà una certa sovratensione anodica, corrispondentemente alla densità di corrente ja ed una sovratensione catodica corrispondentemente alla densità di corrente jc. Come abbiamo accennato all’inizio, il processo corrosivo avviene sulla superficie del metallo per cui i due elettrodi sono cortocircuitati. Se ammettiamo che tra la zona anodica e la zona catodica del metallo la resistenza elettrica sia praticamente nulla (si tratta di un’assunzione del tutto ragionevole), ne consegue che i due elettrodi devono avere lo stesso E potenziale elettrodico. Questo valore comune di potenziale elettrodico della zona anodica e della zona catodica viene definito potenziale misto o potenziale di corrosione Ecorr. La situazione E e,c viene descritta in modo efficace dalle relative rette di Tafel, dato che sia il processo anodico che quello catodico sono controllati dalla cinetica del E corr trasferimento elettronico, almeno in prima istanza (in qualche caso è possibile avere situazioni in cui si Ee,a passa dal controllo del TE al controllo di diffusione). D’altra parte le sovratensioni con cui abbiamo a che fare sono generalmente abbastanza elevate da giustificare pienamente l’approssimazione di Tafel. Ponendo quindi in relazione i potenziali con le correnti in un diagramma semilogaritmico (tipico logI0,c logI0,a logIcorr logI della Tafel) si ottiene il cosiddetto diagramma di Evans. Come si vede dal diagramma riportato sopra, il punto di incontro del verso catodico del processo catodico (la parte inferiore) con il verso anodico del processo anodico (la sua parte superiore) 123 dipende dai due potenziali di equilibrio (Ee,c ed Ee,a), dalle due correnti di scambio I0,c e I0,a e dalle due pendenze di Tafel (che possono essere diverse, a causa del rispettivo coefficiente di trasferimento elettronico c ed a, del meccanismo dei due processi, ma anche dei valori di Ac ed Aa). Al potenziale di corrosione Ecorr si avrà: c = Ecorr – Ee,c a = Ecorr – Ee,a con c < 0 e a > 0, per cui il potenziale di corrosione accelera il verso catodico del processo di riduzione (riduzione di O2 o di H2O) ed accelera il verso anodico del processo di ossidazione (ossidazione di M). Come abbiamo anticipato, al potenziale di corrosione i due processi devono avere la stessa corrente Icorr, ovviamente con verso opposto. Ricordando l’equazione di Tafel = blog(j/j0) = blog(I/I0) dove la seconda espressione, in funzione delle intensità di corrente, è ovviamente del tutto equivalente per il processo in esame, dato che l’area elettrodica è unica per tale processo, ma è più adatta all’analisi cinetica del processo corrosivo. Orbene, sarà: Ecorr Ee,c bc log I corr I 0, c Ecorr Ee,a ba log I corr I 0, a dove bc e ba sono le rispettive pendenze di Tafel. Si ricava perciò: log I corr log I 0, c 1 E Ecorr b c e,c log I 0, c log I corr log I 0, a 1 1 Ee,c Ecorr log I 0, a E Ee,a bc b a corr Ecorr 1 E Ee,a b a corr I b E b a Ee,c bcba log 0, c c e,a bc ba I 0, a bc ba definendo 1 bc bc ba 2 ba bc ba si ottiene log I corr log I 0 ,1c I 0 ,2a Ee,c Ee,a bc ba 2.303( Ee,c Ee,a ) I corr I 0 ,1c I 0 ,2a exp bc ba A questo punto si possono fare alcune considerazioni di notevole importanza. Come abbiamo visto dai diagrammi di Pourbaix, la corrosione è un processo spontaneo per la stragrande maggioranza dei metalli (salvo qualche caso fortunato di metalli nobili). Ciò nonostante, fortunatamente, non tutti i metalli vengono corrosi, perlomeno non in modo così vistoso come farebbe prevedere il relativo diagramma di Pourbaix. Come sempre, gli aspetti cinetici assumono un ruolo rilevantissimo, per cui può succedere che Icorr sia praticamente trascurabile, in particolare per il fatto che I0,c è generalmente molto piccola, sia per la formazione di H2 (riduzione in assenza di O2), che, ancor più, per la riduzione di O2 (si tratta di due processi particolarmente complessi e lenti). 124 Una seconda considerazione riguarda i valori delle correnti di scambio, in particolare I0,c che riguarda il processo catodico sul metallo M (ovviamente anche I0,a riguarda il processo sul metallo M, ma questa è proprio la sua corrente di scambio). I0,c dipende fortemente dalla natura del metallo M, per cui si può avere la situazione apparentemente paradossale che un metallo meno nobile (cioè con potenziale standard più negativo) sia meno corroso di uno più nobile. Ad esempio, se confrontiamo Fe (E o = –0.409 V) e Zn (E o = –0.763 V) ci aspetteremmo una maggiore E corrosione di quest’ultimo rispetto al primo. In assenza di O2, il processo catodico riguarda la formazione di H2, che su Zn presenta una notevole sovratensione a causa della corrente di scambio 0 molto bassa. La situazione può essere rappresentata (in modo qualitativo) nel modo riportato a fianco. In E questo caso la corrente di corrosione su Fe risulta corr maggiore di quella su Zn, proprio per il valore Ee,Fe inferiore di I0,c di quest’ultimo. Pertanto, se avessimo una superficie mista Fe/Zn, avremmo un potenziale di corrosione Ecorr, come indicato in figura, al quale corrisponderebbe la Icorr a spese del solo Fe. Ee,Zn Come terza considerazione va sottolineato che il processo corrosivo è cineticamente controllato dal processo elettrodico più lento, come sempre dal punto di vista cinetico. Si possono avere casi in cui il controllo è dovuto al processo catodico (che log(I0,c)Zn log(I0,c)Fe logIcorr logI E essendo più lento richiede una maggiore sovratensione, per cui il potenziale di corrosione Ecorr è più vicino a Ee,a). Viceversa, nei casi di controllo da parte del processo 0 anodico, è questo a richiedere la maggior controllo anodico sovratensione, per cui Ecorr è più vicino a Ee,c. Naturalmente, ci sono casi in cui entrambi i controllo misto processi contribuiscono al controllo cinetico, per cui si parla di controllo misto. Un altro aspetto che deve essere considerato è il possibile controllo diffusivo per il controllo catodico processo catodico. Naturalmente il problema Ee,M non si pone per il processo anodico, dato che metallo da ossidare sulla superficie metallica E 0 Ee,M logId logI ce n’è sempre, anche se una corrente di corrosione troppo elevata, potrebbe portare ad un accumulo di cationi con conseguente innalzamento del potenziale di equilibrio Ee,a. Molto più facilmente il problema della diffusione si può porre per il processo catodico, quando è coinvolto O2, il cui rifornimento all’elettrodo può diventare lo stadio lento. In questo caso la retta di Tafel del processo catodico arriva al valore limite di diffusione (Id), per cui il diagramma di Evans diventa come riportato a fianco. Un altro aspetto che è opportuno richiamare riguarda la possibile concorrenza dei due processi catodici, la riduzione di O2 e quella di H2O (o H+ in 125 ambiente acido). E’ abbastanza facile riconoscere che, in generale, se siamo in presenza di O2 la corrosione avviene preferenzialmente a spese dell’ossigeno, che Ee,O2 comporta un potenziale di corrosione più alto e una corrente di corrosione maggiore. Oltre agli aspetti termodinamici e a quelli cinetici, è 0 necessario considerare anche il comportamento chimico del sistema in esame, in particolare le reazioni cui può dar luogo il catione Mn+ che si forma per dissoluzione anodica. Molto spesso Mn+ dà luogo alla formazione di precipitati come M(OH)n o M2On, che ricoprono la superficie del Ee,M metallo. Se lo strato di precipitato che si forma è molto compatto, si ha la cosiddetta passivazione, che è un logIcorr logI fenomeno non completamente chiarito, ma di grande rilevanza. In effetti, si è constatato che il fenomeno della passivazione dipende dal potenziale cui è sottoposto il metallo. Se consideriamo infatti un metallo in un ambiente corrosivo (ad esempio a contatto con una soluzione elettrolitica, e lo sottoponiamo ad un potenziale abbastanza negativo da essere nella zona di immunità, non si ha alcun fenomeno corrosivo. Se si fa aumentare il potenziale a partire da tale valore, si arriverà a superare il potenziale E potenziali transpassivi di equilibrio e quindi ad avere il processo di ossidazione descritto dalla relativa equazione di Tafel (i potenziali in cui vale la Tafel sono detti potenziali attivi, dato che producono potenziali passivi corrosione). Secondo la Tafel la corrente di ossidazione dovrebbe aumentare progressivamente ed indefinitamente all’aumentare di E, invece si verifica in molti EFladé casi che essa raggiunge un valore massimo (Icr, corrente critica), dopo di che diminuisce molto rapidamente all’aumentare di E, potenziali attivi raggiungendo valori molto bassi (2-3 Acm–2). All’aumentare di E la corrente Ee,M rimane bloccata a tali valori, costituendo la cosiddetta zona dei potenziali passivi, finché si può arrivare a valori così positivi da far riprendere il processo corrosivo, nella zona dei cosiddetti potenziali transpassivi. logIp logI0,a logIcr logI La situazione è rappresentabile come mostra la figura a fianco. Un dato abbastanza importante è il cosiddetto potenziale di Fladé, che è sostanzialmente il potenziale al quale la protezione dello strato passivo cessa e la superficie torna ad essere corrodibile. In realtà si è notato che, in diversi casi, la formazione di strati superficiali protettivi comincia ben prima della passivazione, per cui il fenomeno è chiaramente più complesso. E’ possibile che il potenziale più positivo porti a modificazioni strutturali che rendono lo strato meno poroso, ma potrebbe esserci anche il contributo del cambiamento di conducibilità elettrica, da ionica ad elettronica, che impedisce la migrazione degli ioni Mn+ dalla superficie metallica all’elettrolita e quindi blocca la corrosione. Quando si raggiunge la zona dei potenziali transpassivi è molto probabile che si producano fratture nello strato protettivo, per cui la corrosione riprende rapidamente. E 126