Scarica il documento

Transcript

Scarica il documento
CONVEGNO NAZIONALE
Infanzia - Diritti - Istruzione
Le nostre proposte per un percorso educativo di qualità
Roma, 10 Aprile 2015
sala Da Feltre
Tavola rotonda
“Il diritto all’educazione e all’istruzione dalla nascita ai sei anni:
quali le azioni dei soggetti istituzionali coinvolti”
Il pomeriggio è stato caratterizzato dalla tavola rotonda tanto densa quanto breve.
Il coordinatore Ferruccio Cremaschi è entrato subito nel merito ponendo le seguenti
domande.
-------------------------------All’assessore del comune di Torino e responsabile per l’ANCI del settore Istruzione
Mariagrazia Pellerino: Quali sono oggi le difficoltà più rilevanti che l’ente locale
deve affrontare per garantire la qualità dei servizi educativi e delle scuole
dell’infanzia? Quali sono le urgenze non più rinviabili?
Si compiace nel vedere una platea così affollata e così interessata alle questioni della
scuola dell’infanzia e dei servizi educativi e afferma con convinzione che ci si dovrebbe
parlare di più. L’Assessore continua e rappresenta con lucidità le tristemente note
difficoltà, ormai quasi insormontabili, dei Comuni nel sostenere la gestioni di servizi
educativi e scuole dell’infanzia nei loro bilanci comunali. Questa situazione viene da
anni di crisi e ricorda che già nel 2011 ai tavoli sindacali di trattativa la situazione si
palesava molto spinosa, a questo si aggiunge il clima di non fiducia che si è
ingenerato tra Amministrazioni e cittadini e l’insieme crea situazioni di conflittualità e
sfiducia nel pubblico. Racconta di essere molto preoccupata proprio della conflittualità
che si è ingenerata e lamenta di non poter contare, invece, su azioni messe in atto in
sinergia per rispondere ai diritti dei cittadini. Ad alimentare la sua preoccupazione
segnala alcuni aspetti di criticità:
•
Risorse finanziarie ridotte drasticamente
•
ECEC che ci raccomanda l’Europa è sicuramente pregno di principi, ma dove
sono le risorse?
•
Il personale attualmente in servizio è stato assunto negli anni 70 e oggi
fatica a stare “serenamente” sui servizi educativi, però non può andare in
pensione
www.flcgil.it
1
•
Il rapporto numerico adulto/bambini è difficile da mantenere e non permette
più piccoli gruppi
•
Le nascite diminuiscono(Comune di Torino meno 10% negli ultimi tre anni)
•
Meno 15% di iscrizioni alla scuola dell’infanzia
•
Aumento delle rette (nelle fasce più alte per mantenere basse le rette delle
famiglie in difficoltà)
•
Chiusura di sezioni di nidi
In questo quadro non gioca certamente a favore il fatto che il contratto degli operatori
impegnati con i bambini da 0 a 6 anni dipenda dal gestore del servizio e rileva come
dovrebbe essere previsto un contratto unico per insegnanti ed educatori uguale tra i
diversi soggetti gestori, Stato, Comuni, privati; i contratti dovranno garantire
condizioni retributive, normative, limiti minimi, orari inderogabili, per evitare che nel
privato ci siano mini jobs nei servizi educativi e condizioni di lavoro che , in un servizio
fondato su chi lavora, compromettono la qualità dei servizi.
L’assessora si sofferma sulla questione della generalizzazione della scuola dell’infanzia
ed afferma che questo è un obiettivo sul quale si deve impegnare lo Stato aprendo
nuove sezioni laddove servono e statalizzando le scuole che oggi sono in capo ai
Comuni.
I Comuni, dal canto loro, hanno da mettere in atto il nuovo ISEE per definire la
compartecipazione delle famiglie.
Rivendica l’indispensabilità di piani pluriennali a sostegno della costituzione di un
sistema 0-6 con finanziamenti assegnati certi per la gestione al fine di garantire
l’effettività e la continuità dei servizi e non solo la costruzione di edifici che poi spesso
rimangono vuoti poiché mancano le risorse per il personale.
Sul segmento 0/3, i nidi continuano a rappresentare un prezioso strumento educativo
che, tuttavia, necessita di investimenti elevati posto che le rette pagate dalle famiglie
secondo una media nazionale coprono solo il 18% del costo sostenuto dall’ente locale.
Le gestioni indirette affidate al privato sociale consentono un risparmio di circa il 25%
rispetto al costo della gestione con personale diretto dall’ente locale in ragione del
costo orario del lavoro e della sua organizzazione. Se l’ente locale ritiene di procedere
alla esternalizzazione del servizio dovrà però provvedere negli appalti condizioni di
lavoro, rapporti numerici, procedure di controllo che ne rendano la qualità uguale e
confrontabile ai nidi gestiti in proprio.
-------------------------------All’assessore regionale della Toscana Emmanuele Bobbio: L’Italia è lunga! Come
stanno operando le regioni e come dovrebbero meglio operare, nell’ambito delle loro
competenze, per assicurare i diritti dei bambini dalla nascita ai sei anni?
L’Assessore afferma subito che solo da alcuni mesi riveste queste ruolo e, pertanto,
non conosce in modo approfondito cosa succede nelle altre regioni fuori dalla Toscana.
Tuttavia pur nel breve tempo che sta dedicando a questo incarico ha maturato la
www.flcgil.it
2
convinzione che in quelle regioni dove vi è una forte e qualificata presenza del
pubblico, parallelamente si sviluppa una qualificazione anche del settore privato e
paritario.
Purtroppo non esiste una normativa “forte” di emanazione regionale ed inoltre siamo
in presenza di 20 sistemi regionali differenti in particolare nella fascia 0-3 anni. In
questo senso il ddl 1260 può aiutare. I diritti non vanno scritti solo sulla Carta, ma
vanno resi esigibili in modo omogeneo. Oggi siamo in presenza di una eterogeneità
che è lontana dall’idea di federalismo “che funziona bene” anche perché non vi è un
centro forte e, soprattutto occorre una cornice nazionale di riferimento, servono i LEP.
Non converrebbe lavorare per sensibilizzare i genitori affinché diventino consapevoli e
acquisiscano la competenza politica per rivendicare con convinzione i diritti per i loro
figli?
Occorre partire dall’esistente e implementarlo: In Toscana abbiamo una forte
presenza di Scuola dell’infanzia comunale e statale affiancata in modo significativo dal
privato cattolico. Nel 2009 la scuola dell’infanzia statale ha subito un blocco negli
organici al quale la regione ha cercato di far fronte con i Buoni scuola e con le sezioni
Pegaso (n.r. le insegnanti di queste sezioni erano pagate dalla Regione Toscana e 2
prestavano servizio presso le scuole statali).
Per sostenere la frequenza al nido, quando nel pubblico non vi sono più posti, si sono
istituiti i Buoni Servizio con lo scopo di colmare la differenza che c’è nella rette tra un
nido comunale e un nido privato.
Alcuni comuni incominciano ad essere sofferenti nel sostenere da soli tutti i servizi
all’interno del loro territorio e quindi si lavora sull’Unione dei Comuni. Certamente da
un punto di vista di governance quest’ultima situazione merita particolari attenzioni
perché sedere attorno ad un tavolo le scuole, i sindacati, le Asl con lo scopo di far
elaborare qualche paletto di riferimento che tutti dovranno poi osservare per
qualificare i servizi non è certo impresa da poco. Sul livello regionale i punti che
maggiormente la regione sostiene sono : la formazione degli educatori, la continuità
educativa, il coordinamento pedagogico zonale. L’idea è quella di far sviluppare il
sistema qualificandolo. Particolare attenzione viene data al monitoraggio: i dati
confluiscono in regione per dar vita ad un rapporto annuale sulla “salute” del sistema
educativo-scolastico dal nido alle scuole superiori.
-------------------------------Alla responsabile Area diritti dell’Autorità di garanzia per l’infanzia e adolescenza
Laura Baldassarre: Cosa sta facendo il Garante per l’infanzia affinché si rispetti il
principio di non discriminazione e vengano fatti valere i diritti di tutti i bambini?
In Italia da pochi anni è stata istituita la figura dell’Autorità garante per l’infanzia e
l’adolescenza, che ha tra le sue principali finalità quella di promuovere l’attuazione
della Convenzione sui diritti dell’infanzia. Sono quattro i principi generali della
Convenzione, che devono ispirare l’attuazione di tutti i diritti da essa sanciti: il diritto
alla vita, alla sopravvivenza, allo sviluppo; il superiore interesse dei minorenni; il
diritto all’ascolto e il principio di non discriminazione. L’Autorità garante opera quindi
www.flcgil.it
3
sulle diverse tematiche affrontate (dalla scuola alla salute, dalla violenza alla povertà )
avendo come riferimento il rispetto di tale principio, perché i minorenni sono tutti
diversi ma hanno diritto ad avere accesso a pari opportunità.
Anche il Comitato ONU sui diritti dell’infanzia fornisce chiare indicazioni, utili anche per
il dibattito in corso in Italia: nel suo documento dedicato alla privatizzazione dei
servizi, ricorda come uno Stato possa fare una scelta a favore della privatizzazione,
così come del decentramento ma mantenendo la responsabilità sul far rispettare i
diritti sanciti, quindi anche il principio di non discriminazione, non creando
diseguaglianze nell’esigibilità dei diritti.
Per questo, come previsto anche dalla legge istitutiva, l’Autorità ha dato priorità al
lavoro sui Livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti dei minorenni, su
proposta del cartello “Batti il cinque!”, grazie all’attivazione di un Tavolo che ha
elaborato il documento di proposta sul tema, presentato dal Garante al Governo il 30
marzo 2015. Ragionare in termini di livelli essenziali significa porsi in un’ottica di
sistema, dare una risposta olistica al tema dell’esigibilità dei diritti dei minorenni che
vivono in Italia.
Questa impostazione dovrebbe essere assunta nei diversi “luoghi” istituzionali che
stanno lavorando sulle norme e sulle politiche in materia. Per quanto riguarda le
norme in discussione possiamo far riferimento, una per tutte, a DDL 1260 sui servizi
educativi per l’infanzia, così come nel DDL “ La Buona Scuola”, che prevede una
delega al Governo in materia. Nel DDL 1260 sono affermati alcuni principi importanti
che sarà fondamentale riuscire a mantenere sino alla fine dell’iter: l’accesso universale
ai servizi educativi 0-6 anni, che non dovranno più essere a domanda individuale, i
titoli di accesso, la formazione del personale in entrata ed in servizio, l’auto e etero
valutazione, il profilo professionale del coordinatore pedagogico, il rapporto numerico
educatore-insegnante per bambino, i tempi della compresenza. Come Autorità di
garanzia, abbiamo evidenziato la necessità di creare una cabina di regia, che ne
garantisca l’effettiva applicazione, così come il raccordo del Piano di azione per la
promozione del sistema integrato per l’infanzia (previsto nel DDL) con in Piano
nazionale infanzia.
Per quanto concerne le politiche, l’Osservatorio Nazionale Infanzia sta elaborando la
proposta di Piano nazionale. L’Osservatorio dovrebbe essere il luogo principe di
programmazione per l’infanzia e l’adolescenza, per le Amministrazioni centrali, per le
Regioni e i Comuni. Per questo l’Autorità garante sta proponendo che anche in questa
sede si ragioni in termini di livelli essenziali, in particolare sulle azioni di sistema che
possono rafforzare la capacità di agire efficacemente per l’infanzia e l’adolescenza:
oltre un sistema normativo conforme alla Convenzione, il coordinamento, una cabina
di regia, risorse certe e monitorate, un sistema informativo adeguato, la diffusione
della conoscenza della Convenzione stessa, i Garanti nazionali e regionali. In ultimo, la
specializzazione dei professionisti, prevedendo una formazione obbligatoria iniziale e
permanente di tutti gli operatori che lavorano con e per i minorenni.
Tra i Livelli essenziali individuati nel lavoro sopra citato vi sono i contratti di lavoro ed
i titoli di studio, oggetto anche di un approfondimento, realizzato anche insieme alla
CGIL, partendo dalla convinzione condivisa che contratti di lavoro, formazione iniziale
www.flcgil.it
4
e in servizio obbligatoria siano elementi imprescindibili per tutte le professioni che si
occupano di minorenni. La qualità del servizio offerto ai bambini la fa in primis la
formazione degli operatori per questo essa va garantita nel superiore interesse dei
bambini.
Questo perché per attuare i diritti, senza alcuna discriminazione, dobbiamo riuscire ad
intervenire adeguatamente anche sulle prassi operative. E il ruolo degli operatori
diventa quindi cruciale: non si può non osservare come chi si occupa di minorenni
abbia una professione ritenuta “minore” dalla società. Anche in sede ONU, in
occasione della Sessione speciale dell’Assemblea generale dedicata all’infanzia, nel
confronto internazionale su quali fossero le strategie più efficaci per l’attuazione dei
diritti, è stato evidenziato come lo status chi opera per e con i bambini debba essere
valorizzato sia sul piano sociale quanto professione. Un chiaro monito, ma anche il
punto d’incontro tra chi si impegna per i diritti dell’infanzia e chi per i diritti dei
lavoratori e delle lavoratrici che, ogni giorno, a vario titolo, si occupano di bambini e
adolescenti.
-------------------------------Al Presidente del Gruppo nazionale Nidi e Infanzia Lorenzo Campioni: Considerato
che nel nostro paese i diritti dei bambini sono sempre all’ultimo posto, quali alleanze,
quali azioni di coinvolgimento della cittadinanza vanno messe in atto per non perdere
l’opportunità dei principi contenuti nel Ddl 1260?
Grazie per l’invito e per averci previsti in questa tavola rotonda a prendere la parola
dopo gli interventi degli assessori regionali e comunali, nei quali abbiamo avvertito la
preoccupazione per la tenuta complessiva dei servizi educativi e delle scuole
dell’infanzia.
Rappresento il Gruppo Nazionale Nidi e infanzia, una associazione nata nel 1980
grazie all’azione e all’interessamento di Loris Malaguzzi, di ricercatori, ricercatrici,
coordinatori ed educatrici.
La nostra è una associazione non professionale e questa scelta ha fatto sì che il
Gruppo tenesse e tenga uno sguardo complessivo e globale sui temi dell’educazione.
in particolare dei bambini in età 0-6 senza tentazioni categoriali. La nostra
Associazione ha tutto l’interesse ad operare per tenere in equilibrio i tre diritti a cui
faceva riferimento spesso, negli ultimi anni della sua attività, Loris Malaguzzi e cioè i
diritti del bambino, i diritti delle educatrici e insegnanti e i diritti delle famiglie.
La carta dei tre diritti di Malaguzzi è uno dei pochi tentativi efficaci di trasportare i
diritti nella vita quotidiana dei servizi educativi e nelle scuole dell’infanzia, una lettura
che certamente non si ferma entro le mura scolastiche ma invade prepotentemente
tutta la comunità.
I diritti civili e sociali, nella nostra Costituzione1, sono legati strettamente al
riconoscimento dei livelli essenziali delle prestazioni da parte dello Stato da garantire
1
Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3; vedi Titolo V e in particolare l’art.117. www.flcgil.it
5
a ogni cittadino, indipendentemente dall’età e dal luogo di vita. In questi anni che ci
separano dalla revisione costituzionale si è parlato spesso di una loro attuazione ma le
ottiche e gli approcci sono molto diversi e spesso opposti. Partire dai fabbisogni e dai
costi standard2 e non dai diritti3 per affrontare la problematica complessa dei livelli
essenziali è un’operazione bacata da un realismo esasperato e ragionieristico che non
approderà a nulla e che non fa ben sperare nel futuro. È un prendere atto della
situazione attuale di crisi e ritornare, sotto altre spoglie, a un welfare assistenziale,
lontano dal concetto universale di diritto.
Il diritto alla cura e all’educazione è un diritto speciale, come ci ricorda la
Commissione europea, perché sta alla base di molti altri diritti: è il diritto a diventare
uomo, a entrare nella cultura e fa riferimento alla comunità che accoglie un nuovo
membro, lo accompagna nel periodo più sensibile e importante di ogni persona per
offrirgli tutte le opportunità di sviluppo e diventare un membro attivo, critico e
responsabile.
Come Associazione cerchiamo di promuovere la cultura dell’infanzia, lo sviluppo e la
qualificazione dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia tramite iniziative
culturali, sociali e legislative, di attivare e sviluppare reti di coordinamento e scambio
tra esperienze e gestioni diverse.
Se vogliamo incidere sui cambiamenti, più o meno evidenti, e cercare di governarli
dobbiamo fare i conti con la realtà e differenziare le strategie: non è possibile pensare
di usare le stesse categorie di pensiero e di azione per una realtà che è quasi del tutto
a gestione statale, come la scuola primaria e la secondaria, e la scuola dell’infanzia
che è per il 40 % circa a gestione non statale.
La scuola dell’infanzia e i nidi d’infanzia hanno due storie diverse: fare incontrare e
contaminare queste due realtà non sarà semplice ma è la sfida che abbiamo davanti,
dato che il bambino e il suo sviluppo sono al centro dei nostri interessi.
È ovvio che ogni cambiamento porta con sé inevitabilmente la questione della perdita
o rafforzamento di identità, però sappiamo anche che l’identità di una organizzazione
ha senso solo in relazione a un contesto più ampio. La scuola dell’infanzia non ha nulla
da perdere in un’ottica 0-6, ne esce rafforzata, mentre corre seri pericoli di una
trasformazione del suo DNA se resta nella situazione odierna senza o con scarsa
compresenza e con una realtà in crescita quale quella dei bambini anticipatari, senza
avere le condizioni strutturali, organizzative e le competenze per gestire bambini così
piccoli, senza una formazione in servizio continuativa e senza una supervisione
pedagogica periodica.
Nido e scuola, un incontro che arricchirà entrambi, che ci viene richiesto dalla
Comunità europea ma che è già presente in molti passi delle Indicazioni nazionali per
il curricolo. Si tratta di interessarci a preservare una unitarietà del percorso educativo
2
Cfr. art. 2, legge 5 maggio 2009, n. 42. Vedi documento dell’Autorità garante per l’infanzia e adolescenza “Verso la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali dei bambini e degli adolescenti”, presentato a Roma il 30 marzo 2015. www.flcgil.it
6
3
0-6 come ci hanno insegnato le ricerche in ambito psicologico, delle neuroscienze e
nei servizi educativi e nelle scuole del’infanzia.
Unitarietà del percorso pedagogico ed educativo (cura ed educazione come elementi
inscindibili, tempi distesi e non accelerati, necessità di una organizzazione degli spazi
che permetta esperienze personali e di gruppo, potenziamento degli aspetti motori,
cognitivi, sociali, emotivi…) ma anche specificità educativo-didattica del segmento 0-3
e 3-6 per rispondere meglio alle esigenze profonde di ogni bambino.
Proprio sul tema della tradizione e innovazione, del sistema integrato e su una ipotesi
di curricolo 0-6 centreremo il nostro interesse nel prossimo convegno nazionale a fine
febbraio 2016 a Milano con l’intenzione di favorire un confronto tra le varie esperienze
educative di cui è ricco questo Paese e un approfondimento della tematica di un
curricolo olistico 0-6 per dare coerenza, fluidità, continuità alle proposte educative,
pur nella permanenza delle attuali esperienze gestionali diverse (statale, paritaria
privata, paritaria comunale).
Ci riconosciamo nel DDL 1260 e nell’articolo 21, comma 1, lettera i) del DDL 2994
soprattutto nella impostazione generale e, in particolare, nella descrizione dei livelli
essenziali per garantire servizi educativi e scuole dell’infanzia di qualità. Se verrà
approvato senza grandi stravolgimenti cambierà molto per l’infanzia in questo Paese e
finalmente anche lo Stato italiano si prenderà in carico i cittadini più piccoli fino ad ora
dimenticati.
Vorrei chiudere citando solo due sofferenze attuali nella scuola dell’infanzia e che, se il
DDL verrà approvato, dovrebbero trovare soluzione:
-
la compresenza correlata alle ore di servizio del personale docente e che
impatta sia sulla vita del servizio sia sulla realtà contrattuale;
-
l’anticipo previsto dalla Ministra Moratti e aggravato dalla Ministra Gelmini.
La compresenza è una delle condizioni prioritarie per garantire una maggiore qualità
dell’offerta formativa e assicurare ad ogni bambino un percorso di individualizzazione.
Inoltre la scuola dell’infanzia è chiamata a nuovi compiti da una società multiculturale,
da fragilità familiari, dalla necessità di rapporti sempre più stretti con altri servizi del
territorio dai servizi educativi, a quelli sociali, sanitari e culturali, realtà che esigono un
confronto molto intenso nel team insegnante, con le altre colleghe e una formazione in
servizio e una supervisione pedagogica attenta. Il disegno di legge parla di garantire
la qualità anche tramite la compresenza e quindi di orari funzionali alle esigenze
profonde dei bambini.
L’anticipo alla scuola dell’infanzia è un fenomeno in aumento, nonostante che le
scienze pedagogiche, psicologiche, sociologiche e le neuroscienze ci confermino la
pericolosità per lo sviluppo delle persone di contesti inidonei e di situazioni in cui al
bambino vengono richieste prestazioni superiori alla sue possibilità. L’anticipo
nasconde una forte e crescente domanda di servizi per la primissima infanzia
purtroppo inascoltata dai nostri amministratori, nonostante i pressanti richiami della
www.flcgil.it
7
Commissione europea sull’importanza decisiva per la vita delle persone di poter
godere di servizi 0-6 anni caratterizzati da elevata qualità4.
Sono oltre 90.000 i bambini che frequentano una scuola dell’infanzia sotto i tre anni
sia legittimati da una improvvida normativa5 che clandestini. Una realtà non più
circoscritta solo al Sud e alle Isole. Una piaga che, se non affrontata efficacemente,
rischia di intaccare la stessa identità della scuola dell’infanzia e comprimere i servizi
educativi 0-3 anni, dove maggiormente si possono combattere difficoltà e situazioni
disfunzionali di vario tipo.
Non possiamo tollerare che i diritti dei bambini vengano di nuovo sacrificati alle
necessità e agli interessi, pur importanti, degli adulti. Ben venga una conversione in
legge del disegno di legge che indica per i bambini in età tre mesi – sei anni la strada
maestra dell’offerta educativa di qualità nei servizi educativi, nelle sezioni primavera e
nelle scuole dell’infanzia pensati e attuati per rispondere ai bisogni dei bambini, un’età
particolarmente importante che segnerà il futuro di ogni persona.
-------------------------------Alla dirigente tecnica del MIUR Maria Rosa Silvestro: Come potrà fare il MIUR a
tenere insieme una innovazione di questa portata considerato che si è sempre
occupato per nulla di 0-3 e solo residualmente di 3-6?
Una delle questioni che sarà necessario affrontare per “costruire” il sistema integrato
relativo alla fascia 0-6 anni è quella relativa ai titoli di studio che dovranno possedere
educatrici ed insegnanti che operano in questo settore.
Oggi, per quanto riguarda la scuola dell’infanzia, il titolo di studio è definito dal MIUR e
dunque la regola vale sul territorio nazionale. Per quanto riguarda, invece, i nidi
d’infanzia, è la Regione chiamata a definire il titolo di studio : per questo ci troviamo
di fronte ad una situazione molto disomogenea.
A seguire sarà utile che l’Università si faccia carico dei cambiamenti –anche profondiche si stanno attuando e ripensi ai corsi di studio da promuovere.
La formazione iniziale non basta però a qualificare la professionalità; proprio per
questo saranno indispensabili forti misure per la formazione in servizio. Da questo
punto di vista occorre riconoscere al DdL 1260 di aver esplicitamente affermato che la
formazione in servizio è aspetto fondamentale della qualificazione della professionalità
e quindi della qualificazione del servizio.
Dall’avvento dell’Autonomia Scolastica e dopo la conclusione del progetto A.L.I.C.E.
l’unica vera novità che ha toccato la scuola dell’infanzia sono state le sezioni
primavera. Esse sono state una novità anche per le competenze del MIUR che per la
prima volta ha fatto ”incursione” in un terreno non proprio.
4
Comunicazione 2011/66/UE definitivo, Raccomandazione 2013/112/UE, vedi sito www.grupponidiinfanzia.it, sezione documenti. 5
Legge 53 del 2003. www.flcgil.it
8
Le sezioni primavera nascono come risposta qualificata ai diritti dei bambini e,
dunque, versus l’anticipo scolastico, che, tuttavia, occorre ricordare ha ancora numeri
molto alti tanto che l’anticipo scolastico è oggi maggiormente presente nelle sezioni
statali che in quelle delle scuole paritarie.
La recente indagine del MIUR rende noto che attualmente le sezioni primavera sono
1700 e sono maggiormente presenti al sud.
Nel complesso sono una esperienza in crescita, ma che necessita di essere seguita con
attenzione per evitare derive anche preoccupanti. Il MIUR sta procedendo per
chiedere a Conferenza Unificata di prorogare l’Intesa stipulata il 1 agosto 2013 in
modo tale che anche il prossimo anno scolastico questa esperienza possa partire
regolarmente. Purtroppo non si può non segnalare la difficoltà registrata sui livelli
regionali a stipulare le Intese regionali e ad individuare risorse aggiuntive a quelle che
mette a disposizione il MIUR che, oggi, è l’unico soggetto che eroga finanziamenti,
anche se del tutto insufficienti. Un altro nodo cruciale che va affrontato è il profilo
professionale di chi opera nelle sezioni primavera.
Questi aspetti il DdL 1260 li prende in considerazione. Certo ora occorre vigilare per
far si che gli aspetti positivi in esso contenuti vengano ripresi dalla delega “Buona
Scuola”.
Oggi il MIUR con le Indicazioni Nazionali 2012 sta riprendendo una attenzione nei
confronti della scuola dell’infanzia, anche se si registrano difficoltà per un pieno
coinvolgimento nei piani di formazione. Un approfondimento è stato promosso a
marzo a Bologna: un seminario ha permesso il confronto tra più realtà su cosa
significa e debba significare “scuola dell’infanzia e ambiente di apprendimento”.
Fa piacere segnalare che, nell’ambito del semestre europeo, a dicembre 2014 è stato
organizzato dal MIUR a Reggio Emilia, negli spazi del Centro Internazionale Loris
Malaguzzi, un seminario europeo dedicato a ECEC. E’ stata un’occasione molto
importante per il MIUR che ha iniziato a prendere “contatto” concreto con le
esperienze educative e scolastiche della fascia 0-6 anni. In quell’occasione è stato
anche presentato il documento europeo che disegna i punti di qualità per servizi
educativi e scuole dell’infanzia.
Sempre in occasione di questo seminario sono stati affrontati due punti culturali che
interessano la scuola dell’infanzia: l’uno riguarda l’approccio che i bambini di questa
età possono avere con una lingua straniera, i dati di un monitoraggio condotto dal
MIUR ci dicono che l’80% delle scuole che ha risposto al questionario fa questa
esperienza, l’altro punto riguarda la multiculturalità e il fatto che la scuola dell’infanzia
rappresenta per moltissimi bambini il primo luogo di incontro e conoscenza di culture
altre.
Il MIUR è consapevole che per costruire il sistema integrato 0-6 si dovrà affrontare
una strada tutta in salita, alcuni si stanno organizzando per farlo… certo si avrà
bisogno della collaborazione di tutti.
-------------------------------www.flcgil.it
9
Al segretario Nazionale di FP con delega agli EE.LL. Federico Bozzanca: Il
"matrimonio tra sistema educativo scolastico degli Enti Locali e sistema di Istruzione
del Miur s’ha da fare? E se sì cosa comporta?
A queste domande Federico Bozzanca risponde in modo quasi lapidario: questo
matrimonio s’ha da fare perché è indispensabile che i nidi non siano più un servizio a
domanda individuale e che la scuola dell’infanzia sia generalizzata. Per questo va
sviluppato e qualificato il sistema integrato 0-6 anni. Il DDL 1260 rappresenta
certamente un’opportunità, ora occorre vigilare perché la delega al governo che
riassume i principi del DDL 1260 è molto sintetica e, quindi, anche soggetta ad essere
declinata non secondo i principi contenuti nel DDl 1260.
È indubbio il gran lavoro che deve essere fatto: occorre passare, innanzitutto, dal
conflitto tra istituzioni alla collaborazione. Questo passaggio diventa strategico perché
senza collaborazione tra istituzioni non si varano i Livelli Essenziali e senza i Livelli
Essenziali non c’è base normata alla quale tutti dovranno attenersi per rendere
esigibili i diritti dei bambini , in primis i diritti all’educazione e all’istruzione.
Per quanto riguarda il Sindacato conosciamo bene la “pluralità” delle condizioni attuali
di lavoro degli operatori impegnati per la fascia di età da 0 a 6 anni e sappiamo che vi
è anche “molto sommerso” che si fatica a far emergere soprattutto dal punto di vista
sindacale . Di questo aspetto però, confidando nella collaborazione con FLC, ci faremo
carico insieme.
-------------------------------Conclusioni
Lo stesso Coordinatore ha riconosciuto che ogni domanda è meritevole di un
seminario ad hoc tuttavia nella brevità delle risposte si coglie una densità di
problematiche che lasciano intendere quanto lavoro ci sia da fare per costruire il
sistema integrato di qualità per i servizi educativi e le scuole dell’infanzia dedicati ai
bambini da 0 a sei anni.
www.flcgil.it
10