fAmigLie e Condizioni di ViTA

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fAmigLie e Condizioni di ViTA
fAMIGLIE
E CONDIZIONI
DI VITA
a cura di Pietro Podetti
Famiglie antiche
e recenti
Movimenti della
popolazione
1. PRIME NOTIZIE DELLA POPOLAZIONE
“DE LA COMEZADURA”
Secondo il “Liber focorum” delle Valli del Noce del 1350, a Commezzadura
vivevano 47 famiglie dalle quali il regolano riscuoteva le imposte per il vescovo, mentre i nobili erano esenti dalle tasse: “in Cappella Colmezadure sunt
XLVII foci”1. Per “fuoco” ci si riferiva alla famiglia che viveva sotto lo stesso
tetto e quindi mediamente più numerosa delle nostre.
Dal 1350 al 1500 vi fu un aumento notevole della popolazione, dovuto alla
bonifica del suolo ed allo sfruttamento del bosco.
2. CURAZIE: UFFICI DI STATO CIVILE
Con il Concilio di Trento (1545-1563) i sacerdoti erano obbligati a tenere i libri dei battesimi, dei matrimoni e dei morti delle comunità a cui erano stati assegnati in cura d’anime, mentre precedentemente, non esistendo
questo obbligo, si hanno dei dati saltuari ed incompleti, per cui è difficile se
non impossibile risalire a tempi più remoti, se non attraverso brevi note su
testi del tempo o sugli “Inventari e Regesti…”
Occorre precisare che fino al 1595 le comunità di Commezzadura dipendevano dalla Curazia di Mezzana e Roncio, per cui è logico pensare che i
primi registri di stato civile venissero compilati nella canonica di Mezzana;
purtroppo il I libro dei battezzati, il I e II libro dei matrimoni e il I e II libro dei morti furono distrutti nell’incendio del 1862 che bruciò anche la
canonica.
I libri presenti nell’Archivio Parrocchiale di Commezzadura sono i seguenti2:
a) Libri battesimali n. 9
Vol. I dal 1627-1699
Vol. III “ 1780-1815
Vol.V “ 1820-1880 (con indice)
Vol.VIIdal 1904-1949 (con indice)
Vol IX “ 1984-
Vol. II
Vol. IV
Vol.VI
Vol.VIII
dal
“
“
“
1700-1780
1816-1820
1880-1904 (con indice)
1950-1983
1 Cfr. Q. Bezzi “Le Valli di Non e di Sole” in un iber focorum del 1350 – p. 191.
2 I 4 primi libri dei batt., matr., e morti formano solo 4 volumi; le prime pagine del V
volume dei batt. contengono le Memorie intorno ai curati della Commezzadura, compilate dal curato don Cipriano Dalpiaz, aa. 1828-1843. Nei libri dei matrimoni c’è una
lacuna che riguarda gli anni tra il 1664-1699. Nell’Archivio Parrocchiale è presente
un’importante anagrafe della popolazione elaborata nel 1906 da don Cesare Guarnieri e ne esiste un’altra compilata nel 1953 da don Mario Leonardi e successivamente aggiornata.
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b) Libri dei matrimoni n. 10
Vol. I
dal
1613-1663
Vol. II
“
1700-1780
Vol. III “
1780-1815
Vol. IV “
1816-1820
Vol.V
“
1820-1880 (con indice)
Vol.VI
“
1880-1904
“
Vol.VII “
1904-1941
“
Vol.VIII “
1930-19573
“
Vol. IX “
1958-1980
“
Vol X
“
1981c) Libri dei morti n. 9
Vol. I
dal
1683-1699
Vol. II
“
1700-1780
Vol. III “
1780-1815
Vol. IV “
1815-1820
Vol.V
“
1820-1881 (con indice)
Vol.VI
“
1881-1942
“
Vol.VII “
1943-1957
Vol.VIII “
1958-2001
Vol IX
“
2002-
3. I SOPRANNOMI
Quando le famiglie con lo stesso cognome incominciarono ad aumentare
notevolmente, bisognava trovare un soprannome per poterle distinguere.
Per lo più i soprannomi derivavano dall’aspetto fisico delle persone (“Mòri”
– “Riciòti”), dal ripetersi da padre in figlio dello stesso nome (“Bepolini”,
“Battistini”, “Andreini”), dall’entrata in famiglia di una donna, spesso autoritaria (“Bernardèi”, “Pressoni”, “Magagna”), dal nome di un familiare particolarmente significativo o inusuale (“Lode” da Lodadio”, “Selsi” da Celso).
I soprannomi venivano usati anche per le singole persone, poiché nella stessa comunità erano presenti più persone con lo stesso nome e sovente anche
con lo stesso cognome: venivano così usati i soprannomi della famiglia, i nomi dei genitori, aspetti fisici della persona, la professione (“Pistór”, “Scarpolìn”, Crautàro”).
3 I matrimoni celebrati tra il 20 febbraio 1930 e il 13 dicembre 1941 sono stati ricopiati
dal registro precedente n. 7.
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4. FAMIGLIE ANTICHE ESTINTE O EMIGRATE4
ALMAZZAGO
Guardi
Borzatti
Pongherini
Pasotti
Cosi
sec. XIV
sec. XV
sec. XVI
sec. XVII
sec. XVIII
Claser
Cabonetti
Celezio
Zanoni
Gabrielli
sec. XV
sec. XVI
sec. XVI
sec. XVII
sec. XVIII
Fantelli
Zicheretti
Dei Martini
Dolzani
Albertini
sec. XV
sec. XVI
sec. XVII
sec. XVII
sec. XVIII
sec. XVI
Tabacchini
sec. XVI
sec. XVI
Gambeta
sec. XVI
Zuanella
del Pin
Ioanoti
sec. XVI
sec. XVI
sec. XVI
DEGGIANO E ROVINA
Framba
sec. XV
Fadigati
sec. XVI
Dei Biroldi
sec. XVII
Pontirolli
Baita
(dei Filippi)
Maracani
sec. XVII
MASTELLINA
Mathana
Guardi
della Zuanna
Bonamico
sec. XV
sec. XVI
sec. XVI
sec. XVI
Magatelli
Renaldo
Facomo
Zanoni
sec. XV
sec. XVI
sec. XVI
sec. XVII
MESTRIAGO
Bonazonta
dalla
Mirandola
del Donà
sec. XV
Traversini
sec. XV
Dorna
sec. XV
sec. XVI
Moser
sec. XVI
Thomino
sec. XVI
sec. XV
Sandri
sec. XV
sec. XVI
Zanoni
sec. XVI
sec. XVI
Pelegrinelo
sec. XVI
sec. XVII
sec. XVIII
Dolzani
sec. XVII
sec. XVI
PIANO
Sartori
sec. XV
Baitèla
sec. XV
Chiori
sec. XVI
a Covai
Cosi (Rabbi)
sec. XVI
sec. XVIII
Mathana
Rossi
(de Rubeis)
dei
Franceschi
Iovanoni
Boni
4 Per elaborare il seguente elenco è stato usato il vol. I “Inventari e regesti…” di G. Ciccolini ed i registri di Stato Civile (battezzati, matrimoni, morti) dell’Archivio Parrocchiale di Commezzadura. Il secolo indica l’inizio della presenza della famiglia nella Comunità di Commezzadura.
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5. DESCRIZIONE DELLE FAMIGLIE
Note Importanti:
Le famiglie vengono presentate in ordine alla loro anzianità di residenza sul
territorio, documentata dai testi a disposizione; dati aggiornati al 31.12.07.
La loro residenza non deve essere inferiore agli anni 50.
Risulta logico che le famiglie con meno anni di residenza, avranno notizie
e dati più recenti.
ALMAZZAGO
Fam. BORRONI
(Boron, Boriol, de Boriolis = dei Borioli, Boriolo, Boronus, Borono, Boroni, Borróni).
La famiglia Borroni è presente ad Almazzago fin dal 1400 ed è il casato più
vecchio del paese ancora presente oggi.
Nel 1492 Giovanni Boron del fu Avancino di Almazzago viene citato nel
documento di compravendita “del Monte da la Costa o dalli laghi…”
Nel 1510 lo stesso Giovanni Boron è presente alla regola per votare l’erezione di una chiesa in Almazzago5.
Alla regola del 1602, convocata per cercare “un accordo onde liberarsi in
perpetuo dell’onere del ponte di Ronc”, per Almazzago sono presenti tra gli
altri: Michele de Boriolis, Antonio Boriolo, Gian Antonio Boriolo, Gio.Boriolo e Adamo del Ross di Boroni6. Nell’anno 1629 a pag. 9 del I Libro dei
Battezzati di Commezzadura è registrato il primo Borroni: “Anna Maria filia Antonij Borioli et Dominicae eius uxoris…”
Tra i sacerdoti viene ricordato don Alessandro (1844-1922) di Michele e di
Teresa Guardi di Almazzago.
Tra i nomi più usati si ricordano: Antonio, Michele, Simone, Angelo, Graziano, Rosa, Domenica, Maria.
Fam. CLASER
(Classer, de Claseris = dei Claseri, Claserio, Claserij, Claserius, Clasero, Clàser)
5 Cfr. G. Ciccolini – “Inventari e regesti degli Archivi Parrocchiali della Val di Sole – Vol.
I – La Pieve di Ossana” – 1936, p. 306.
6 Ibidem – p. 319.
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La famiglia era presente ad Almazzago fin dal 1400: nel documento di compravendita del “Monte da la Costa” o “dalli laghi” del 1492 sono ricordati
“ser Domenico Classer fu Antonio ed i fratelli Ognibene e Giovanni.
Nel “regesto” del 1510 è ricordato “Ognibene fu ser Domenico d. Claser”7;
nel “regesto” del 1602 vengono ricordati “Michele Clasero e Gio.Claserio”.
Qui viene riportato per la prima volta il termine “dalla Mirandola”: Antonio dalla Mirandola era presente alla riunione di Bargiana in qualità di regolano di Mestriago, accompagnato da Ognibene e suo fratello Domenico
dalla Mirandola8. Questo termine, legato alla famiglia Claser, è stato usato
come soprannome o anche cognome delle famiglie Claser andate ad abitare
in Daolasa, località chiamata per molto tempo Mirandola.
Certamente i Claser costituivano un casato molto stimato ed importante nel
paese ed i suoi componenti hanno rivestito cariche di primo piano e sono
stati presenti nei momenti più significativi della comunità.
I Claser ad Almazzago sono stati presenti sino alla fine del 1800.
A pag. 14 del notiziario del Centro Studi per la Val di Sole “La Val” anno
2001, n. 4, Udalrico Fantelli ci presenta Marco Claseri, persona forse da noi
poco conosciuta, ma certamente illustre. Nato ad Almazzago verso il 15709
“emigrò a Venezia per apprendere l’arte della stampa, egli iniziò la sua attività a partire dal 1597, introdusse la stampa in tre cittadine venete e fu ammirato per la sua intraprendenza e tenacia. La figura, l’opera e l’importanza di Marco Claseri furono oggetto di un’approfondita ed accurata tesi di laurea della Dr.ssa Maria Rita Sonego”.
Il sacerdote Giovanni Maria Claser di Almazzago fu curato di Commezzadura dal 1627 al 1678. Il sacerdote Domenico Claser (1747-1817) di Almazzago fu beneficiato nella sua comunità.
Fam. SAVINELLI
(Savinel, de Savinelis = dei Savineli, Savinellus, Savinelo, Savinèlli)
Nei “Regesti” dell’anno 1551 è citato come teste “Gio. de Savinel fu Ognibene”10; si può quindi ritenere che i Savinelli abbiano incominciato a radicarsi in Almazzago nel 1500. Oggi è la seconda famiglia (dopo i Borroni)
più vecchia del paese ancora presente.
Alla regola del 1602, convocata per decidere le sorti del ponte di Ronc, per
7 Ibidem – p. 306.
8 Ibidem – p. 319.
9 Cfr. U. Fantelli – “Marco Claseri” – Notiziario del Centro Studi per la Val di Sole “La
Val” – 2001, n. 4 – p. 14.
10 Cfr. G. Ciccolini – “Inventari e Regesti…” – p. 308.
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Almazzago sono presenti tra gli altri: Ognibene Savinelo (giurato) e Francesco Savinelo11.
Benché il casato si sia molto allargato nel 1800 e nella prima metà del 1900,
ha mantenuto l’unico soprannome di “Mosca”.
I Savinelli univano spesso all’attività di contadino un lavoro artigianale quale
il calzolaio e soprattutto il falegname in cui hanno raggiunto livelli elevati.
Nel lontano passato i nomi preferiti erano Giovanni, Domenico, Domenica
e Caterina; più di recente si registrano una pluralità di nomi, taluni da noi
poco usati come Leonzio, Sperandio, Amadio, Dionisio, Blanda (da cui derivano i “Blandi” di Mestriago).
Fam. FANTELLI di Almazzago
(Fantelet, Fantello, Fantellus, Fantèlli).
La famiglia Fantelli era presente ad Almazzago fin dal sec. XV. Nel “Regesto…” del 1510 viene citato Simone d. Fantelet di Bartolomeo fu Zenone12.
Alla Regola del 1602, convocata per decidere le sorti del ponte di “Ronc”,
per Almazzago sono presenti tra gli altri Antonio Fantello, regolano Armezagi, Simone Fantello, Simone fu Gio. Fantello e Adamo Fantelo13. In un regesto del 1624 viene citato un Zovan Fantello giurato.
Nell’anno 1636 – pag. 29 del I Libro dei Battezzati di Commezzadura è registrato il primo Fantelli: “Maria filia Christophori Fantelli et Margaretae
eius ux…”
Nel 1780 Bortolo Ant. Fantelli è sindaco di Commezzadura14.
I nomi preferiti dalle famiglie Fantelli sono Silvestro (da cui è nato il soprannome “Vestri”), Simone, Bartolomeo, Antonio, Maria, Giuseppe, Domenica, Maddalena. Di Almazzago è don Silvestro Fantelli (1749-1826).
I Fantelli di Almazzago si sono estinti nel primo ventennio del 1900.
Fam. CABONETTI
(Chaboneto, Cabonetus, Caboneti, Cabonétti)
La famiglia Cabonetti era presente ad Almazzago fin dal sec. XVI.
Alla Regola tenuta in Bargiane il 22.5.1602 era presente per conto di Al-
11 Ibidem – p. 319.
12 Ibidem – p. 306.
13 Ibidem – p. 319.
14 Ibidem – p. 351.
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mazzago Andrea Chaboneto15. Nel 1624 Bartolomeo Caboneto è regolano di Almazzago16.
Nell’anno 1655 a pag. 99 del I Libro dei Battezzati viene riportato il primo
Cabonetti registrato: “Maria filia Antonij Cabonetti de Almezago et Beatricis ux…”.
Nel 1658 al battesimo di “Andreas filius Andreae Baita de Ruina” i padrini
furono “Nob. D. Bartolomeus Cabonetus et D. Dominica ux. spectabilis D.
Andreae Rossi de Plano”.
I nomi preferiti dalla famiglia Cabonetti erano Michele (da cui è nato il soprannome di “Michelini”), Bartolomeo, Giovanni, Gio.Batta, Maria, Maddalena.
La famiglia si è estinta nella prima metà del 1900. La comunità di Almazzago ha dedicato ai Cabonetti “la Via di Cabonet”.
Fam. ZANONI
(Per le variazioni del cognome vedere Zanoni di Mastellina).
La famiglia Zanoni è presente ad Almazzago dal 1600 al 1800.
Qui i soprannomi vengono rivolti soprattutto alle persone singole: per cui
troviamo un Giovanni detto “Pistorel” nel 1600, un Ognibene detto “Bazegot” nel 1700, un Gio.Antonio detto “Folet” ed un Luigi detto “Moletta” nel 1800.
Da rilevare: nel 1702 Giovanni Zanoni è sindaco della chiesa di S.Agata17.
Nell’incendio del 1844, per il quale del paese di Almazzago era rimasta una
sola casa, morirono 4 persone: due erano i coniugi Giuseppe Zanoni detto
“Moletta” di anni 57 e la moglie Margherita di anni 46 (dall’archivio Parrocchiale).
Fam. PASOTTI
(de Pasotis = dei Pasoti, Pasotus, Pasoto, Pasòtti)
Con il matrimonio nel 1650 del Nobile Gaspare “de Pasotis de Tueno” con
Caterina Claser a Mirandola ha inizio una lunga presenza in Almazzago di
questo illustre casato che si protrae nei secoli XVIII e XIX.
A pag. 86 del I Libro dei Battezzati di Commezzadura – anno 1651 – è registrata la nascita della primogenita “Dominica figlia Nob. D.ni Gasparis Pa15 Ibidem – p. 319.
16 Ibidem – p. 325.
17 Ibidem – p. 341.
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soti de Thueno incolae Almizaghi et D.Catterinae eius uxoris”; nel 1652 nasce il figlio Giovanni Maria e nel 1657 il figlio Ognibene.
La famiglia originaria di Tuenno viene elevata alla nobiltà episcopale nel
1643 dal Principe Vescovo Carlo Madruzzo e alla nobiltà imperiale nel 1726
dall’Imperatore Carlo VI col predicato di “Friedenberg”.
Stemma antico. Campo dello scudo: d’oro alla colomba d’argento tenente nel becco un
ramoscello d’ulivo, in atto di spiccare il volo da un monte di tre cime di verde; Cimiero: la colomba del campo dello scudo18.
Fam. TEVINI
(de Thevinis = dei Tevini, Thevini, Tevìni)
Carlo fu Giovanni nato a Mocenigo di Rumo verso il 1660, nel 1691 si trasferì con la moglie Anna ed i figli Giovanni Ant., Matteo, Maria e Rosa a
Mastellina, dove sono nati Bartolomeo, Carlo e Bartolomeo.
Nel I libro dei Battezzati di Commezzadura nell’anno 1692 a pag. 246 è registrato “Bartholomeus filius Caroli Tevini de Rhumo, incolae Mastellinae
et Annae eius uxoris…”
Matteo di Carlo nato a Rumo il 1685 si è coniugato il 1713 con Lucia Savinelli a Dimaro, dove è nato Lorenzo (1714-1805) coniugato il 1750 con
M. Domenica Pangrazzi di Rabbi.
A Dimaro è nato il figlio Matteo (1761-1832), coniugato il 1793 con M.
Domenica Claser e trasferitosi ad Almazzago. È Pietro (1802-1884) e poi il
figlio Giosafat (1838-1885) a continuare la dinastia dei Tevini di Almazzago. I componenti della famiglia vennero soprannominati “Bete” dal nome
di Elisabetta attribuito alla nonna ed a due nipoti. Giovanni Tevini (19131985) è stato presidente dell’A.S.U.C. di Almazzago e per diversi anni sindaco di Commezzadura.
Fam. PENASA
Il primo Penasa iscritto nel Libro dei Battezzati di Commezzadura è Anna
Domenica di Giovanni e di Anna Maria nell’anno 1741, dimoranti ad Almazzago.
Pietro Penasa di Giovanni (1745-?), nativo della Val di Rabbi, in seguito al
matrimonio con Domenica Zanoni nel 1776, si accasò ad Almazzago ed
ebbe i figli: Giovanni, Gio.Batta, Maria Maddalena, Maria Domenica, Giov.
Andrea, Pietro, Agata.
18 Cfr. G. M. Rauzi “Araldica Tridentina” – 1987 – p. 250.
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Oggi ad Almazzago vivono tre gruppi di famiglie Penasa, tutte originarie
di Rabbi e vengono individuate mediante il soprannome: “Selsi”, “Padele”,
“Valenti”.
I “Selsi”
Il soprannome deriva dal nome Celso con modifica della lettera iniziale.
Gaspare Penasa (1741-?) oriundo da Rabbi, coniugato con Maria Stanchina
di Carciato, si trasferì ad Almazzago verso il 1770 dove nacquero i figli Giovanni, Gio.Batta, Giov.Domenico, Antonio e Gaspare.
Giovanni Domenico (1783 -1851) coniugato nel 1809 con Teresa Mòser di
Mestriago, ebbe i figli Giovanni, Tomaso e Maddalena.
Giovanni (1819-1899) coniugato nel 1851 con Teresa Fantelli è il padre di
Celso.
Celso (1856-1909), coniugato nel 1886 con Maria Ramponi (1864-1911)
ebbe 6 figli di cui ricordiamo Giov.Antonio (1898-1945) coniugato nel
1927 con Teresa Rossi di Paolo di Mastellina.
I “Padele”
Antonio Penasa (1851-1923) detto “Padela”, nato a S. Bernardo di Rabbi,
nel 1898 si trasferì con la moglie Rachele Girardi e 3 figli ad Almazzago, dove nacquero altri 7 figli di cui il primo fu Leopoldo (1899-2002) che ebbe
la fortuna di festeggiare il secolo di vita.
Augusto Penasa (1923-2004) di Severino rivestì più volte incarichi amministrativi nell’A.S.U.C. e nel Comune.
I “Valenti”
Valentino (1896-1976) di Valentino è nato a Stablum di Rabbi, coniugato il
1928 con Lina Gosetti di Montes, si accasò dapprima a Mangiasa di Malé dove nacque la primogenita Bianca; si è poi trasferito con la famiglia ad Almazzago nel 1930, dove sono nati Mario, Martino, Remo Giovanni, Cesare.
Fam. ANGELI del “pont de Roìna”
Nel 1802 Antonio Angeli di Croviana, in seguito al matrimonio con Lucia
Melchiori di Deggiano, si trasferì al Ponte di Rovina (Villa di Almazzago)
dove nel 1803 nacque la figlia Maria Caterina, la prima Angeli iscritta nei libri dei battezzati di Commezzadura. Il figlio Giuseppe, coniugato con Rosa Fantelli, svolgeva l’attività di oste e di contadino e suo fratello Melchiore,
coniugato con Giuseppa Fantelli, era calzolaio.
Fam. ANGELI
Giuseppe Angeli (1848-1922) di Andrea, nato a Croviana e la moglie Iache169
lini Virginia (1851-1923) di Pangrazio, nata a Pracorno di Rabbi, coniugati nel 1886, sono i genitori dei gemelli Priamo e Pangrazio, nati “sul mont”
di Deggiano nel 1892 e trasferitisi con la famiglia ad Almazzago nel 1896.
Priamo e Pangrazio hanno sposato due sorelle, Marinolli Desolina e Teresa, rispettivamente nel 1921 e 1922; hanno avuto entrambi 8 figli e deceduti entrambi nel 1980 all’età di 88 anni.
Fam. MARINOLLI
Nel 1828 Cristoforo Marinolli (1786-1874) di Giovanni, di Pracorno di
Rabbi, con la moglie Domenica Iachelini (1789-1869) si sono trasferiti ai
“masi de mont de Degian” dove sono nati i due figli Maria Domenica, e
Cristoforo.
Nel 1833 la famiglia si trasferì al “mas de Liberdon” di Almazzago dove nacque nel 1835 il terzogenito Bartolomeo.
Cristoforo del 1832, coniugato con Teresa Iachelini, diede al suo primo figlio il nome di Adamo (1856-1928) che portò alla famiglia il soprannome
di “Dami”.
Adamo si è coniugato in seconde nozze con Barbara Ravelli di Piano nel
1894 ed è il padre di Luigi detto “Gigi Damo”, fratello di Desolina e Teresa, mogli dei gemelli Priamo e Pangrazio Angeli.
Fam. POLLI (Pòlli)
Bortolo Polli di Massimeno in Val Rendena, di Domenico e Caterina Polli, in seguito al matrimonio celebrato nel 1843 con Lucia Tevini di Matteo
e Maria Claser, si trasferì ad Almazzago.
È Maria Caterina di Bortolo del 1844 la prima Polli iscritta sul libro dei battezzati di Commezzadura.
Nel 1846 è nato Santo, coniugato il 1875 con Rosa Guardi (1852-1924); nel
1848 è nato Domenico, coniugato il 1883 con Cavallar Rosa di Daolasa.
Da rilevare il susseguirsi del nome Domenico: Domenico (1898-1971) coniugato il 1926 con Domenica Savinelli (1896-1989), Domenico (19331999).
Fam. DAPRÁ del “Pero delle Giovàne”
Daprà Giovanni (1842-1922) è nato ad Almazzago da Pietro e Caterina
Dallaserra, entrambi nati a Rabbi e trasferiti ad Almazzago nel 1840.
Dei 10 figli di Giovanni, coniugato nel 1869 con Rossi Caterina di Mastellina, si ricordano Pietro (1887-1970) coniugato nel 1912 con Maddale170
na Marinolli fu Bortolo, e Vittoria (1882-1961) che ha seguito la vita religiosa a Trento.
Elisa, nata ad Almazzago nel 1921, figlia di Pietro e di Maddalena, dopo aver
conseguito il diploma di abilitazione magistrale, ha svolto la sua attività di
insegnamento a Commezzadura ed a Dimaro.
Fam. DAPRÁ
Antonio Daprà (1857-1911) di Domenico e Lucia Lorengo di San Bernardo-Rabbi, coniugato nel 1892 con Barbara Zanon (1870-1928) si trasferì ad
Almazzago nel 1906 con i suoi 7 figli, dove ne ebbe altri tre; Angela (18971977) si è coniugata nel 1921 con Mattarei Ippolito (abitante ad Almazzago), Ampelio (1905-1979) si è coniugato con Maria Penasa nel 1929, Fiorentina (1908-1994) ha scelto la via religiosa (Suor Barberina).
Fam. IACHELINI
Giovanni Iachelini (1827-1897) della Valle di Rabbi, in seguito al matrimonio con Margherita Claser (1845-1931) di Piano, nel 1870 si accasò al “mas
de Liberdon” di Almazzago dove nacquero 5 figli dei quali solo Pietro detto
Böga (1883-1973) portò avanti il casato sposando nel 1918 Illuminata Marinolli (1894-1963, di Adamo e Barbara Ravelli) con cui ebbe i figli: Ilda,
Pierina, Tranquillo, Lino, Giovanni e Margherita.
Fam. MATTAREI
Luigi Mattarei (1853-1924) nato a S.Bernardo di Rabbi (loc. Mattarei), coniugato nel 1884 a Piazzola con Angela Pedergnana (1859-1923) si trasferì ad Almazzago nel 1895 con la moglie ed i figli: Battista, Ippolito, Valeria,
Stefano (disperso nella guerra del 1914-’18), Costante; ad Almazzago nacquero Geremia e Ciro.
Battista (1885-1961) coniugato nel 1919 con Illuminata Borroni (18891948) ha avuto due figli: Adelinda ed Enrico; si è risposato nell’ottobre del
1951 con Albasini Maria (1913-1983) e nel 1952 è nato Dario.
Ippolito (1887-1971) coniugato nel 1921 con Angela Daprà (1897-1977)
ha avuto 6 figli: Stefano, Lino, Luigi, Antonio, Rina, Stefano.
Fam. ZANINI “Mangiasa”
Luigi Zanini (1883-1966), nato a Mangiasa di Malé, si è trasferito ad Almazzago nel 1913 in seguito al matrimonio con Rosa Penasa (1887-1921) dalla quale ebbe i figli Serafina, Bortolo (deceduto nella II guerra mondiale) e
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Lina; coniugato nel 1922 in seconde nozze con Maria Mattarei ebbe la figlia Carolina.
Fam. PANGRAZZI “Zodi”
Evaristo Pangrazzi (1900-1983), nato in località Zodi di Pracorno-Rabbi,
coniugato nel 1925 con Maria Pedergnana, si è trasferito nello stesso anno
del matrimonio ad Almazzago, dove sono nati i figli: Giacomo, Agnese, Emilia, Tullia, Paolo, Agnese, Angela.
DEGGIANO
Fam. MELCHIORI (della Zuanna)
La famiglia Melchiori è radicata a Mastellina e Deggiano fin dal sec. XVI.
Il primo appellativo alla famiglia è “della Zuana”, successivamente dal nome Melchiore deriva il cognome Melchiori che viene premesso al primo o
lasciato da solo.
Nel 1602 alla Regola in Barzana del 22 maggio viene citato presente “ser
Gaspare della Zuana” per conto di Mastellina19.
Nel I Libro dei Battezzati di Commezzadura sono registrati:
– a. 1628 – pag. 8 “Carolus filius Petri della Zuana et Antoniae eius uxoris…omnes de Mastelina”.
– a. 1633 – pag. 20 “Margarita filia Melchioris de Melchioribus et Magdalenae ux :… omnes de Dezano”.
– a. 1644 – pag. 57 “Gaspar filius Melchioris della Zuana et Magdalenae
ux…”
La famiglia Melchiori della Zuana acquista prestigio con l’illustre figlio di
Deggiano Giovanni Maria “morto eroicamente nel 1632 durante la Guerra dei
Trent’anni a Lützen vicino a Lipsia, tanto da meritare il titolo nobiliare dell’Impero
alla sua famiglia: diploma conferito nel 1634 dall’Imp. Ferdinando II. Furono nobilitati i figli di Gaspare Melchiori: Gio.Battista conte palatino e canonico della Cattedrale di Vienna, Pietro e Giov.Domenico e i loro consanguinei Gio.Maria, Pietro e
M.Antonio da tempo residenti a Sopronio in Ungheria”20.
19 Cfr. G. Ciccolini “Inventari e Regesti…” – p. 319.
20 Cfr. A. Mosca – “Melchiori e Guardi: dalla Commezzadura ai campi di battaglia d’Europa” – Notiziario del Centro Studi per la Val di Sole “La Val” – anno 2001, n. 4, pp.
23/25.
172
Nel 1739 Gian Dom. Melchiori di Deggiano è sindaco di Commezzadura21.
Verso al fine del 1700 riappaiono i due cognomi Melchiori della Zuana (o
della Zovanna).
La linea nobile passa attraverso la seguente successione: Gio.Gaspare (n.
1662) – Gio.Domenico (n. 1698) – Pietro Gregorio (n. 1738), Gio.Domenico (n. 1766) – Giuseppe (1799-1866) – Bortolo Gregorio (1854-1916) e
Tito (1896-1976).
Gio.Domenico (1766-1831) si è coniugato con Palma Cominelli di Terzolas nel 1791.
Bortolo Gregorio (1854-1916) si è coniugato nel 1887 con Adelaide Irene
Cazzuffi (1864-1952) detta “Magagna” (dal cognome della madre Rosa) di
Cogolo; dei figli si ricordano Barbara che intraprese la carriera religiosa, Tito e Ida; egli è morto nel campo di concentramento di Katzenau (Linz) dove è morto anche il fratello Giuseppe (1851-1917).
Il fratello Domenico (1841-1917) si è coniugato nel 1881 con Maria Ravelli di Presson ed è il padre di Malvina (1886-1970), coniugata nel 1911 con
Oreste Gramola “Bazeg”.
Gio.Batta (1819-1913) di Domenico (1784-1871) e di Maria Zappini di
Cis, coniugato nel 1846 con Maddalena Mochen di Dimaro ha dato inizio
ai Melchiori detti “Mandolini”.
Domenico (1820-1888) di Bortolo (1789-1865) e di Maria Brusacoram,
coniugato nel 1846 con Teresa Moser ha dato inizio ai Melchiori detti “Magagna”:
Gio.Batta (1854-1918), coniugato nel 1885 con Marianna Flessati (18631941) è padre di Teresa, Amelia, Caterina, Maria, Clemente, Pietro, Lucrezia,
Vittoria, Lucia, Sabina, Alessandro, Battista, Libera (2), Eugenio e Domenico;
Bortolo (1859-1936), coniugato nel 1884 con Rosa Gramola, è padre di
Erina, Illuminata, Barbara e Palmira.
Domenico (1861-1908), coniugato nel 1981 con Giuseppa Carnessalini è
padre di Elio, Enrico, Attilio, Anna, Teresa, Giuseppina e Marino.
Fam. GRAMOLA (Gràmola)
La famiglia Gramola è presente a Deggiano dal sec. XVI. Nel 1581 Ognibene fu Pietro Gramola è sindaco di S. Agata22.
21 Cfr. G. Ciccolini – “Inventari e Regesti…” – p. 348.
22 Ibidem, p. 313.
173
Nel “Regesto…” del 1602 viene citato presente alla Regola per Deggiano
Pietro fu Antonio Gramola23.
Nell’anno 1632 a pag. 17 del I Libro dei Battezzati di Commezzadura viene
riportato: “Andreas filius Francisci Gramolae ed Annae eius uxoris…”.
Il sacerdote Don Pietro Gramola (1649?-1722) nato a Deggiano, fu curato
di Commezzadura per 44 anni (1678-1722).
La famiglia Gramola più radicata in paese è quella dei “Bazeghi”, soprannome usato fin dal 1600.
Cesare (1849-1926) di Giovanni e di Maria Battaiola di Bolentina coniugato con Maddalena Tabacchini, ebbe 10 figli fra il 1873 ed il 1892: Romano, Eugenio, Oreste, Maria Margherita, Rosalìa, Giacomo, Concetta, Felicita, Attilio e Massimo. Oreste (1877-1929) coniugato con Malvina Melchiori nel 1911 diede origine ai “Malvini”.
La fam. Gramola “Cenini” di Gabriele Antonio (1834-1915) di Gio.Batta e
di Maria Carnessalini si è estinta per emigrazione in Toscana.
Fam. BORZATTI di Almazzago, Deggiano e Rovina
(de Borzatis = dei Borzati, Borzat, Borzato, Borzàtti).
La famiglia Borzatti è presente ad Almazzago fin dal sec. XV. Infatti nel Regesto del 1510 viene citato “Bartol. D. Borzato fu Ognibene” abitante ad Almazzago24; si parla della “controversia sorta per causa d’un legato testamentario del
fu Pietro Borzati, tra le di lui figlie Maria, Caterina e Rosa…”25.
Alla fine del XVI secolo iniziò il trasferimento della famiglia nella frazione di Deggiano-Rovina. Nel Regesto del 1629 viene citato Martino Borzato abitante a Deggiano-Rovina26.
Nel Regesto del 1619 viene nominato Antonio Borzat di Deggiano, quale
sindaco generale di Commezzadura e Pietro Borzat quale regolano di Almazzago27.
Nel 1769 e 1789 Gio.Batta Borzati di Deggiano è sindaco di Commezzadura28. Nel 1800 i Borzatti sono presenti solo a Rovina con Gio.Batta (18361899) detto “Ballerin” di Simone e di Maria Tabacchini e Anselmo (1840-
23 Ibidem, p. 319.
24 Ibidem, p. 306.
25 Ibidem, p. 308.
26 Ibidem, p. 319.
27 Ibidem, p. 323.
28 Ibidem, pp. 351 e 354.
174
1903) di Battista e di Pòli Maria di Almazzago. Pio Borzatti (n. 1946) di Iginio e di Ruffini Guerrina, pronipote di Anselmo, dopo 10 anni trascorsi con
i Camilliani fino alla Maturità Classica, 18 anni impiegato alla Ignis-Iret di
Lavis, gli studi di teologia, nel 1994 viene ordinato sacerdote e mandato parroco a Peio; nel 2003, causa precarie condizioni di salute, viene nominato
collaboratore del parroco in Val di Peio.
Fam. TABACCHINI
La famiglia Tabacchini era presente a Deggiano fin dal sec. XV.
In un rogito del 1514 viene citato “Giovannino detto Tabachino fu Vanollo
di Deggiano” quale sindaco dell’altare del SS. Rosario di S. Agata29.
Alla Regola tenuta in “Barzana” il 22 maggio 1602 erano presenti sul conto di Deggiano Battista e Taddeo Tabacchino30.
Nell’anno 1639 a pag. 40 del I Libro dei Battezzati di Commezzadura viene riportato il primo Tabacchini registrato: “Magdalena filia Georgij Tabacchini et Mariae uxoris…”
Nell’anno 1893 sul registro dei nati di Deggiano viene riportato l’ultimo
Tabacchini: è Lodovico Pompeo.
Fam. FADIGATI
(de Fatigatis = dei Fatigati, Fattigatus, Fadigadelo)
La famiglia Fadigati era presente a Deggiano fin la sec. XVI.
Alla Regola tenuta in “Barzana” il 22 maggio 1602 erano presenti per conto di Deggiano Gregorio e Bortolomeo Fadigadelo31.
Nell’anno 1628 a pag. 6 del I Libro dei Battezzati viene riportato il primo
Fadigati registrato: “Gregorius filius Omniboni ac Marthae eius uxoris de
Fatigatis de Dezano…” La famiglia si estinse nel corso del 1700.
Fam. CARNESSALINI
(Carnessalin – Carnessalinus)
La famiglia Carnessalini è presente a Deggiano dalla fine del secolo XVI.
In occasione della “lite per i banchi di S.Agata” nel 1619, Gio. Carnessalin è
sindaco della stessa chiesa32.
29 Ibidem, p. 319.
30 Ibidem, p. 307.
31 Ibidem, p. 319.
32 Ibidem, p. 323.
175
Il primo Carnessalini registrato sui Libri dei Battezzati di Commezzadura è del 1628 a pag. 4: “Stefanus filius Ioannis Ant. Carnessalini ac Catherinae uxoris…”
Antonio Carnessalini, nato a Deggiano nel 1659 da Giovanni e Domenica,
viene segnalato negli anni 1702-1713 quale notaio abitante a Mastellina ed
operante nella comunità di Commezzadura33.
Un notevole impulso alla famiglia Carnessalini viene dato da Antonio
(1835-1919, dei “Giovanini”) di Simone e Anna Melchiori, coniugato nel
1861 con Angeli Lucia; ebbe 10 figli di cui si ricordano: Antonio (18681951), coniugato con Ida Mochen nel 1900 e padre di Alfredo, Luigi e Ugo;
Andrea (1873-1945), coniugato con Belfanti Teresa e padre di Melchiore
(dei “Restéi”); Bortolo (1877-1946), coniugato con Valeria Flessati; Emiliano (1879-1966) coniugato con Rosalìa Gramola.
Fam. BAITA
La famiglia Baita viene ricordata anche con il termine “de Filippis” = dei
Filippi.
Essa è radicata a Rovina dal sec. XVI al sec XVIII, con qualche presenza ad
Almazzago nel 1700.
“Domenico fu Ognibene Baita e Antonio fu Giacomo Baita” erano presenti
alla Regola del 22 maggio 1602 per conto di Deggiano e Rovina34.
Nell’anno 1627 a pag. 3 del I Libro dei Battezzati di Commezzadura viene riportato il primo Baita registrato: “Agnes filia mag.ci Martini Baita et
Margaritae eius uxoris…”; il secondo registrato è dell’anno 1639 a pag. 38:
“Stefanus filius Andreae de Filippis (Baita) de Ruina incolae Mastellinae et
D.Antoniae uxoris…”
La famiglia Baita era molto stimata dai “vicini de la Comezadura” ed i suoi
componenti venivano spesso scelti per incarichi importanti e di prestigio.
Fam. BELFANTI
La famiglia Belfanti è presente a Deggiano dal sec. XVII.
Nell’anno 1645 a pag. 60 del I Libro dei Battezzati di Commezzadura viene riportato il primo Belfanti registrato: “Rosa figlia Omniboni Belfanti et
Caterinae ux…”, il secondo è “Petrus filius Omniboni Belfanti Dezani et
Catherinae ux.” anno 1648.
33 Ibidem, pp. 341 e 343.
34 Ibidem, p. 319.
176
Nel 1800 si registra la notevole diffusione della famiglia Belfanti e la nascita dei soprannomi:
fam. Belfanti “Solai” di Gio.Batta (1832-1882) di Pietro e Maria Rossi, coniugato con Cunegonda Port di Almazzago: il figlio Pietro (1865-1929), coniugato con Daprà Isabella ebbe Giuseppe (1892-1927) e Giovanni (19051962) coniugato con Teresa Melchiori; il figlio Giovanni (1879-1942) coniugato con Maria Margherita Gramola, ebbe Romano, Eugenio e Francesco;
fam. Belfanti “Rossi” di Gio.Batta (detto “Rosso” 1847-1894) di Giovanni
e Margherita Maracani: i figli sono Attilio (1885-1962, emigrato in America) e Riccardo (1887-1973);
fam. Belfanti “Michéi” di Giuseppe Antonio (1860-1892) di Battista e Teresa Wegher: il figlio Giuseppe (1892-1966), coniugato con Orsolina Flessati, è padre di 11 figli;
fam. Belfanti “Magrasi” di Arturo (1880-1945) di Gaspare e Maddalena Gramola, coniugato con Concetta Gramola.
Fam. MARACANI
Giorgio Maracani e la moglie Maria, originari della Val di Rabbi si sono
trasferiti a Deggiano verso il 1680. La prima figlia Anna Maria è registrata a pag. 222 del I Libro dei Battezzati di Commezzadura – anno 1681; poi
seguono i figli Andrea, Vigilio, Domenica, Agnese. L’ultimo Maracani nato
a Deggiano è Pompeo Giuseppe nel 1894 di Vigilio e di Maria Melchiori,
morto nel 1915 durante la guerra in Galizia.
Da sottolineare la preferenza per i nomi Vigilio e Gio.Batta.
Fam. FLESSATI
Nel 1800 ebbe inizio un progressivo trasferimento di famiglie Flessati da
Mestriago- Daolasa a Deggiano.
Nel 1810 è registrato il primo Flessati nato a Deggiano: è Gio.Batta di Bortolo e di Caterina Albertini.
Nel 1812 è registrato il secondo Flessati nato a Deggiano: è Salvatore di Salvatore e di Marta Melchiori.
Con l’allargarsi della famiglia nascono i primi soprannomi:
Flessati Domenico (1828-1904) coniugato con Lucia Battaiola da Bolentina
padre di Don Domenico (1864-1917, morto in Boemia), di Pietro (18681912) e di Cesare (1870-1917), diede inizio ai Flessati “Biroudi”.
Flessati Giuseppe (1826-1897) di Antonio, coniugato con Orsola Zanoni
di Cavizzana, padre di Ant.Giuseppe (1862-1937) coniugato con Marinolli
177
Teresa e di Giuseppe (1867-1917 morto a Vienna), coniugato nel 1897 con
Elisabetta Trettel, diede inizio ai Flessati “Toni” (dal padre Antonio).
Placido (1886-1968) di Pietro e di Rizzi Vittoria di Cavizzana, il fratello
Giosuè Severo (1885-1915, morto in guerra in Galizia) e la sorella Angelica erano chiamati “Bortoléti” (dal nonno Bortolo). Salvatore (1838-1889)
di Gio.Batta e di Caterina Angeli di Carciato, coniugato con Cristina Brusacoram ed il fratello Stefano (1840-1913) coniugato con Giuseppa Angeli
di Almazzago, erano chiamati “Salvadori” (dal nonno Salvatore).
Fam. MOSER (Mòser)
Giuseppe Moser (1826-1897) di Melchiore di Mestriago nel 1855 si trasferisce a Deggiano in seguito al matrimonio con Rosa Gramola di Gio.Batta.
Dal 1858 al 1875 nascono i figli Bartolomeo, Gio.Batta, Rosalìa, Melchiore,
Giovanni, Giuseppe, Riccardo, Maria Carolina.
Melchiore (1865-1909), coniugato con Adelaide Belfanti, è padre di Ferruccio (1894-1975), coniugato con Palmira Melchiori.
Giovanni (1867-1930), coniugato con Assunta Cavallar, è padre di Maria
Annunziata, Giuseppe (1902-2001, coniugato con Irene Belfanti), Bortolo, Enrica, Adelina.
Fam. VALENTINELLI
Gio.Batta Valentinelli detto “Cribol” verso il 1860 lasciò Bolentina per accasarsi a Deggiano in seguito al matrimonio con Barbara Tabacchini di Giovanni.
Il primogenito Bonaventura (1862-1930) coniugato con Maria Flessati, ebbe sette figli: Gio.Batta, Angelico, Severina, Barbara (3), Giuseppina.
Gio.Batta (1892-1976), coniugato con Adele Belfanti ebbe sei figli: Severino,
Maria (2), Palmina (2), Agnese (coniugata con Battista Rossi di Mastellina).
Fam. PODETTI “Gèdi”
Pietro Podetti (1844-1917) detto “Gè” di Piano si trasferì a Deggiano nel
1874 in seguito al matrimonio con Teresa Marinolli (1847-1934) di Bernardo e Maria Ruatti: sono nati i figli Gabriele, Gio.Batta (1876-1914, morto
in guerra in Galizia), Giuliano, Ester, Camillo.
Camillo (1887-1942) coniugato nel 1921 con Maria Belfanti, ebbe 4 figli:
Giovanni (1922-1943, morto in guerra a Popowka – Russia), Giuseppe, Cesira-Ester e Tullio-Gabriele.
178
Fam. MAGNONI – Vernago.
Giovanni Magnoni (1869-1946) di Antonio ed Isabella Dalla Valle, nato a
Ceresè di S.Bernardo di Rabbi, coniugato nel 1903 con Maria Zinzarella (1879-1930), in seguito ad una valanga che nel 1931 ha abbattuto la sua
abitazione, si trasferì a Rovina di Almazzago con la moglie ed i suoi 10 figli:
Isabella, Silvia,Vittore, Francesco Giuseppe (coniugato con Gina Cavallari),
Diomira, Pietro (coniugato con Virginia Pedergnana), Severino, Lina Maria
(coniugata con Remo Savinelli), Emma (coniugata con Paolo Flessati), Enrico (cl. 1921, caduto nel 1941 durante la guerra in Montenegro). Nel 1957
la famiglia si trasferì a Vernago.
Fam. IOB
Marco Iob (1914-1977), nato a Cunevo da Germano (1869-1927) e da Carolina Cavallari “Castellir” (1885-1927), restò orfano ancora adolescente, per
cui venne mandato nel Collegio Artigianelli di Trento ad imparare il mestiere di sarto. Nei periodi liberi era affidato alla cugina Maria Moser a Deggiano dove conobbe Maddalena Gramola (1919-2003), di Romano (18731919) e di Flessati Amabile Cristina (1881-1954), sua futura consorte: si sposarono nel 1939 ed ebbero otto figli: Romano, Livio, Vittorio, Nives, Germano, Luciana, Renzo e Dino.
Fam. PENASA
Penasa Armando (n. 1943) di Daniele e di Noemi Melchiori, si è coniugato
nel 1966 con Angelica Valentinelli; i loro figli sono Mauro e Ivana.
MASTELLINA
Fam. GUARDI
di Almazzago e Mastellina
(Delguardus, de Guardis = dei Guardi, Guard, Guardo, De Guardi)
La famiglia Guardi35 è già radicata in Commezzadura nel XIV. secolo con
Delguardus di Almazzago (linea principale): verso la metà del 1500 Stefano
35 Cfr. Ricerche di don F. Turrini e di A. Mosca nella Rivista “Studi Trentini di Scienze Storiche – Anno XXXIII, fasc: 1-4/2-3” pubblicate sul Notiziario del Centro Studi per la Val di Sole “La Val” del 1993, n. 2 e del 2001, n. 4. Ricerche di Marina Rossi pubblicate sul Notiziario Comunale di Commezzadura “Aieri, Ancöi, Doman”, febbraio 2005, n. 12 – pp. 20-34.
179
si trasferisce a Mastellina; la linea Mozinus rimane ad Almazzago e si estingue verso la fine del 1800.
A Mastellina la famiglia Guardi trova un ambiente favorevole per affermarsi
con Domenico di Stefano, il figlio Guardo, il nipote notaio Marc’Antonio:
il titolo di “ser”, che si ritrova anche successivamente, indica già una distinzione onorifica; nel 1601 ser Guardo dei Guardi è sindaco di Commezzadura. Nel 1619 Stefano del Guardo è regolano di Mastellina.
Nel 1663 Domenico (?-1679) è sindaco di Commezzadura e riceve il comando di cambiare le assi sotto il ponte di Rovina, punto di confine tra la
Pieve di Malé e di Ossana: nello stesso anno si parla del “nobile Domenico
Guardi”. La famiglia era stata nobilitata con decreto dell’Imperatore Ferdinando III d’Asburgo nel 1643 verso la fine della Guerra dei Trent’anni; nel
1666 Domenico viene chiamato “magnifico”. Dal 1669 alcuni atti sono firmati dal notaio Stefano (1633-1693), fratello di Domenico, linea di Denno.
La numerosa famiglia di Domenico, coniugato nel 1635 con Caterina Guardi, registra dei figli illustri: Giovanni (1641-1717, canonico del Duomo di S.
Stefano a Vienna); Guardo (1644-1718), nel 1678 sua moglie Felicita dà alla luce Domenico, padre del “Grande pittore” Francesco, nel 1681 è sindaco
della chiesa di S. Agata; Marc’Antonio (1650-1717), colonnello nell’esercito
bavarese, si distingue in diverse operazioni belliche, muore ad Ingolstadt dopo aver visto esaudito il suo ultimo desiderio che al suo vecchio reggimento fosse assegnato il nipote Tommaso (1680-1771, figlio del fratello Guardo),
anche lui consegue una brillante carriera da ufficiale, nel 1760 è promosso “tenente generale maresciallo di campo” e nel 1771 muore novantenne a
Donauwörth dove a suo ricordo rimane la lapide sepolcrale affissa all’esterno della chiesa parrocchiale cattolica. Nel 1703 Giovanni Antonio Guardi è
sindaco e regolano generale di Commezzadura.
Domenico Guardi (1678-1716) dopo aver studiato pittura a Vienna, ospite
dello zio don Giovanni, nel 1698 sposa Maria Claudia Pichler di Egna, nel
1699 nasce il primogenito Giovanni Antonio.
Nel frattempo Domenico si trasferisce con la famiglia a Venezia dove vive a
S.Polo, nel 1702 nasce la figlia Maria Cecilia sposa del famoso pittore Gian
Battista Tiepolo, nel 1712 nasce Francesco: in quel periodo il padre acquista una bottega ai Santi Apostoli, nel 1715 nasce l’ultimo figlio Nicolò; purtroppo l’anno successivo Domenico muore a soli 38 anni.
La famiglia viene a trovarsi nelle ristrettezze economiche e “le possibilità di
sopravvivenza sono legate alle povere rendite dei terreni in Val di Sole ed al
titolo di nobiltà”: questa situazione difficile viene superata dopo alcuni anni
180
con le doti artistiche di Gianantonio e poi di Francesco. L’avv. Pietro Bernardelli s’interessò dell’eredità dei Guardi di Mastellina e alcuni suoi manoscritti parlano:
1) del periodo in cui la casa è stata ereditata dai figli Francesco, don Vincenzo (1760-1803) e Giacomo (1764-1835) verso il 1800;
2-3) dei terreni venduti da Giacomo Guardi negli anni 1815-’16 (don Vincenzo muore nel 1803) al curato di Dimaro don Pietro Rossi di Mastellina;
4) dei chiarimenti del 18 febbraio 1816 sulle precedenti vendite (compresa
la casa di Mastellina) e l’intenzione di vendere i banchi di S. Agata ed il monumento sepolcrale.
Con la morte di Nicolò (1773-1860), pronipote di Francesco, nel 1860 si
estingue la nobile famiglia dei Guardi di Mastellina.
Tra i sacerdoti del casato si ricordano: don Giovanni (1600 ?-1670) di Mastellina, primo curato di Dimaro e Carciato per 46 anni36; don Pietro Guardi (1751-1826) di Almazzago.
Fam. MATANA
(de Matanis = dei Matani, Mathana, Mattani)
La famiglia Matana era presente a Mastellina dal sec. XV al sec. XVII.
Nel documento di compravendita del “Monte da la Costa” o “dalli Laghi” del
1492 era presente sul conto di Mastellina “Antonio detto Matana, figlio del fu
Bonamico, per sé e i suoi fratelli e quale sindaco di tutta la comunità di Commezzadura”. Nei secoli sopra ricordati la famiglia Matana era presente anche a Piano:
nel Regesto del 1602 vengono citati Ognibene e Cristoforo Mathana37.
Fam. MAGATELLI
(de Magatellis = dei Magatelli, Magatelo, Magatèlli)
La famiglia Magatelli era presente a Mastellina dal sec. XV al sec. XVII.
Nel documento di “Compravendita del Monte dalla Costa” del 1492 erano
presenti per conto di Mastellina “Bonomo e Matteo del fu Giovanni de Magatelli, Antonio del fu ser Giacomo de Magatelli, principalmente per sé e quale tutore
degli eredi del fu Simone de Magatelli”
Nel Regesto del 1510 viene citato “Giacomo detto Bertoldo fu Simone de
Magatellis de Mastellina”38.
36 Cfr. U. Fantelli “Carciato, il Paese e la gente” – 1992 – pag. 125.
37 Cfr. G. Ciccolini – “Inventari e Regesti…” p. 319.
38 Ibidem – p. 306.
181
Nel Regesto del 1602 viene citato Michele Magatelo quale regolano di Mastellina39.
Fam. ROSSI di Mastellina
(Rubei, Rubeus, de Rubeis = dei Rossi, Rossij)
La famiglia Rossi è radicata a Mastellina fin dal sec. XVI. Alla Regola del
160240, convocata per decidere le sorti del ponte di “Ronc”, per Mastellina sono presenti tra gli altri, ser Florino de Rubeis,Vigilio de Rubeis e Domenico de Rubeis.
Nei Regesti dell’anno 1619 viene citato Domenico fu Gio.Antonio, regolano di Mastellina41.
Nell’anno 1632 a pag. 17 del I Libro dei Battezzati di Commezzadura è registrato il primo Rossi: “Benvenuta f. Stefani et Ioannae eius uxoris de Rubeis de Mastelina; nell’anno 1635 a pag. 28 troviamo “Ioannes Petrus filius
Georgij Rubei et Barbarae eius uxoris de Mastelina.”
Il casato dei Rossi ha dato alla comunità diversi pubblici amministratori: sindaci della Commezzadura, regolani, sindaci delle chiese di S. Agata e di S.
Antonio.
Nei “Regesti…” dell’anno 1719 viene citato il notaio Gio.Pietro Rossi di
Mastellina42.
Nel 1800 si ebbe una notevole diffusione delle famiglie Rossi, per cui si è
reso indispensabile l’uso dei soprannomi:
Fam. Rossi “Pechelli” di Giuseppe (1842-1917) di Bartolomeo, coniugato
con Rosa Borroni (il figlio Romolo fu proprietario dell’osteria e negozio
alimentari di Mastellina, sulla strada nazionale);
Fam. Rossi “Beadeghi” di Fortunato (1858-1933) di Pietro, coniugato con
Maria Borroni e del fratello Giuseppe (1866-?) coniugato con Maria Rossi ed emigrato in America; i figli di Fortunato sono Paradisa, Enrica, Arturo
(1890-1976, coniugato con Giuditta Cavallari nel 1921), Ciro (morto durante la Ia Guerra Mondiale) ed Angelica.
Fam. Rossi “Bazeni” di Giovanni (1850-1925) di Vigilio, coniugato con Silvia Rossi, e di Luigi (1854-1919) di Vigilio, coniugato con Luigia Cavallar di
Daolasa (il figlio Albino fu chiamato “Stradin” per la professione esercitata);
39 Ibidem – p. 319.
40 Ibidem – p. 319.
41 Ibidem – p. 323.
42 Ibidem – p. 344.
182
Fam. Rossi “Cipriani” di Giuseppe (1874-1910) di Cipriano, coniugato con
Savina Tevini, di Antonio (1876-1918) di Cipriano, coniugato con Adele
Rossi (il figlio Paolo Giuseppe si è trasferito a Piano nel 1933 in seguito al matrimonio con Serafina Podetti) e di Livio (1879-1951) di Cipriano
(1837-1905), coniugato con Teresa Brusacoram;
Fam. Rossi “Lode” di Giovanni (1862 -1920) di Lodadio, coniugato con
Giulia Bonvecchio di Castello: tra i suoi figli si ricordano Ettore (18891978, coniugato nel 1919 con Rossi Geltrude) – Giovanni (1892-1918,
morto nella Ia Guerra Mondiale) – Giulio (1899-1986, coniugato nel 1926
con Fortunata Cavallari “Catini”) – Attilio (1906-1979, morto in Francia);
di Guglielmo (1869-1952) di Lodadio, coniugato in prime nozze con Molignoni Elisabetta ed in seconde nozze con Viola Cabonetti vedova del fratello, e di Cesare (1872-1917) di Lodadio (1832-1915), coniugato con Viola Cabonetti (il figlio Remo si è trasferito a Mestriago nel 1933 in seguito
al matrimonio con Flessati Lucrezia);
Fam. Rossi “Battistini” di Battista (1847-1918) di Gio.Batta, coniugato con
Smalzi Maddalena di Vermiglio (il figlio Andrea, coniugato con Giulia Conta, fu podestà di Commezzadura dal 1935 al 1945);
Fam. Rossi “Magagne” di Pietro (1847-1934) di Domenico, coniugato con
Eugenia Boni: il figlio Domenico (1902-2003) coniugato con Anna Pontirolli, era soprannominato “Menegac”;
Fam. Rossi “Vilioti” di Attilio (1874-1952) di Gio.Batta, coniugato prima
con Maria Penasa e poi con Giuseppa Gardener di Fiemme (dei 16 figli ricordiamo Romolo morto in Russia nel 1943 e Luigi, falegname ed amministratore comunale); la famiglia si è trasferita a Daolasa verso il 1920.
Fam. Rossi “Boçj” di Paolo (1871-1916) morto in guerra in Ungheria, di
Bonaventura, coniugato con Irene Wegher di Rumo: il figlio Andrea è morto in guerra nel 1943, Adriano (1910-1996) e la moglie Irma Gosetti di
Montes sono i genitori di don Paolo (nato 1942) parroco di Pellizzano e di
S. Giacomo in Val di Sole.
Fra i sacerdoti del casato si ricordano: don Pietro Fiorino Rossi (17041795), don Pietro Rossi (1794-1875) di Pietro di Bartolomeo e di Margherita, curato di Dimaro dal 1846 al 1860, morì ad Ossana; don Giovanni Battista (1809-1883), fratello di don Pietro e parroco di Ossana.
Fam. ZANONI
(Zuanon, Zuanoni, de Zanonis = dei Zanoni, Zanon, Zanóni)
La famiglia Zanoni è presente a Mastellina dal 1600 al 1800. Essa si distin-
183
se particolarmente per la radicata religiosità e senso del sociale. Il sacerdote
Zanoni don Giovanni (1707-1756) fu curato di Commezzadura. Un altro
sacerdote omonimo nel 1800 era cappellano di Tione.
Di singolare oculatezza e di profonda religiosità è permeato il testamento
stilato il 20.1.1801 dal sig. Bortolameo Zanoni (1765-1801) di Bortolameo
e di Teresa Rossi di Piano, alla presenza del curato don Girolamo Rossi ed
altri parenti. Nel 1802 si diede pratica attuazione al testamento dando vita
alla fondazione “Beneficio Missario romano cattolico e cura d’anime Zanoni Bortolameo fu Bortolameo” in Mastellina. (Nell’archivio parrocchiale c’è un faldone di documenti sul “Beneficio Zanoni di Mastellina, 1801-1955).
Fam. CAVALLARI “Premagnai”
(Cavalar, Cavallar, Cavallàri – dopo il 1923)
Giovanni Cavalar (1766-1833), nato a Rabbi (loc. Cavalar), coniugato con
Maria Paller di Lauregno (1779-1837), nel 1818 si accasò al “maso di Premagnai” (m 1300 s.l.m) dove nacque il figlio Giuseppe (1819-1883). Egli si
coniugò con Maddalena Donati di Arnago ed ebbe 10 figli dal 1843 al 1862:
Lucia, Maria, Giovanni, Lucia Margherita, Liberato (1851-1912 coniugato
con Pedergnana Maddalena, ebbe 13 figli): Geremia (1853-1932), Chiara,
Onorina, Teresa e Pietro (1862-1905).
Geremia, coniugato nel 1881 con Rosa Smalzi di Vermiglio, nel 1895 acquistò parte della ex casa Guardi di Mastellina dove si trasferì con la famiglia: la moglie ed i figli Ernesto, Raimondo (1885-1966), Giuseppe, Lodadio, Saverio e Maria.
Pietro, coniugato nel 1886 con Dalla Valle Rosa, si accasò a Mastellina ed
ebbe 6 figli: Adolfo (deceduto in guerra nel 1915), Angelo, Giuditta, Massimo (1897-1970), Elisabetta e Giuseppe (1903-1964).
Fam. CAVALLARI “Castellir”
(Cavalar, Cavallar, Cavallari – dopo il 1923)
Giovanni Cavalar, nato a Rabbi nel 1795, coniugato con Maddalena Stablum (1803-1873) di Almazzago, nel 1830 si trasferì al “mas de Castellir” (m
1050 s.l.m.) dove nacquero Celestino, Rachele, Massenza, Anna Maria, Geltrude e Giovanni.
Giovanni (1842-1914), coniugato nel 1868 con Caterina Borzatti (18441920) dimorò al “mas de Castellir” dove nacquero 12 figli fra il 1869 e il
1888: Giovanni, Simone, Rodolfo, Assunta Massenza,Vittorio, Paolo, Benvenuto, Attilio, Fioravante, Carolina e Maria.
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Rodolfo (1873-1939), coniugato con Teresa Belfanti nel 1899, ebbe 7 figli
(Maria Maddalena, Emma, Giovanni (2), Francesco, Rosa e Gabriela).
Paolo (1879-1931) detto “Florin”, conigato nel 1906 con Brusacoram Maria, ebbe 9 figli: Paolo, Vittorio, Lina, Albino (2), Dante (morto in guerra),
Ettore, Noemi e Gina.
Fioravante (1884-1929) coniugato nel 1914 con Ester Boni, ebbe 11 figli:
di loro ricordiamo Bruno coniugato con Maddalena Adelaide Gramola di
Deggiano, Enrico e Giuseppe.
Fam. DALLA TORRE di Mastellina – Daolasa
Marino Dalla Torre (1790-1876) di Marino e Anna M.Gosetti di Mezzana, si trasferì a Mastellina con la moglie Maria Largaiolli di Presson verso il
1830 ed ebbe 10 figli, ma la famiglia è stata decimata dalle emigrazioni.
Fra essi Felice (1832-?), coniugato con Eletta Flessati (1840-1914), continuò
la discendenza con Marino (1869-1948) che si è coniugato nel 1902 con
Emilia Santimaria nata in provincia di Padova.
Felice (1905-1982) di Marino si è coniugato nel 1938 con Giuseppa Flessati, ma i loro figli sono emigrati.
Fam. LONGHI
I fratelli segantini di Vermiglio Antonio e Matteo di Matteo si sono trasferiti il primo a Mastellina ed il secondo a Dimaro.
Antonio (1832-1891) si è coniugato nel 1855 con Marianna Flessati di Bortolo e dei suoi figli ricordiamo Bortolo, Matteo e Amabile, coniugata nel
1922 con Giovanni Savinelli.
Matteo si è coniugato con Rosa Ramponi ed è il padre di Pietro (18591931) il quale, in seguito al matrimonio con Caterina Flessati di Pietro nel
1884, si è trasferito a Daolasa dove sono nati Fiorenzo (1886-1952) coniugato con Emma Rossi “Bazena”, Giulia, Carmela (coniugata il 1923 con
Giovanni Flessati detto “Gamba”).
Fam. RIZZI di Cavizzana
Michele Rizzi (1870-1954) di Cavizzana, coniugato con Teresa Rossi (18811925) di Gioacchino, si è trasferito a Mastellina con la moglie e la piccola
Eufrasina nel 1910.
Nel 1915 è nato Guerrino coniugato nel 1939 con Pia Podetti (19131997).
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Fam. BERNARDELLI di Mastellina
Germano Bernardelli (1877-1962) di Gio.Batta e Domenica Albasini, nato
a Piano, si trasferì a Mastellina nel 1921 in seguito al matrimonio con la vedova Adele Rossi da cui ebbe 4 figli: Cesare, Aurelio, Luigi Enrico, Felice.
Fam. STABLUM
Romano Stablum (1908-1974) di Giuseppe e di Ciatti Barbara, rimasto
presto orfano di madre, verso il 1930 si è trasferito con padre e fratelli da
Rabbi-S. Bernardo, a Pramagnai. Nel 1931 in seguito al matrimonio con
Maria Flessati (1911-1999), proprietaria del II piano della Casa Domenicale (ex casa Guardi) si è accasato a Mastellina dove ha avuto 7 figli: Umberto, Ines, Franca, Sisinio, Anna Maria, Ermes, Gabriella.
Fam. CIARLA
Nazzareno Ciarla (1910-1994), nato a Velletri (Roma) carabiniere, si è coniugato nel 1943 con Gemma Rossi (cl. 1922) e si è stabilito a Mastellina,
dove sono nati 3 figli: Nazzarena, Oreste e Italo.
MESTRIAGO
Fam. FLESSATI
(Flessi, Flesso, de Flesatis = dei Flessati, Flesat, Flessato, Flesatum, Flessàti)
La famiglia Flessati è presente a Mestriago fin dal sec. XVI. Nel 1528 Antonio fu Gio.Flessi di Mestriago è sindaco della chiesa di S. Agata43.
Alla regola del 1602 era presente per conto dei “vicini di Mestriago” il sarto Bartol. Flessato44.
Nell’anno 1636 a pag. 30 del I Libro dei Battezzati di Commezzadura è registrato il primo Flessati: “Catherina f. Ioannis Flessati et Marinae uxoris…”
Nel 1800 con l’espandersi delle famiglie nascono i soprannomi:
fam. Flessati “Serafini” di Serafino (1839-1894) coniugato con Angela Gosetti;
fam. Flessati “Candidi” di Bortolo (1841-1910) coniugato con Candida Daprà;
fam. Flessati “delle Fedrighe” di Federico (1843-1900) coniugato con Domenica Ravelli;
43 Ibidem – p. 307.
44 Ibidem – p. 319.
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fam. Flessati “Tonilonghi” (dal padre Antonio) di Luigi (1845-1902) coniugato con Carlina Donati. (Serafino, Bortolo, Federico e Luigi sono 4 fratelli, figli di Antonio).
fam. Flessati “Ferdinandi” di Ferdinando (1837-1911) coniugato tre volte:
Elisabetta Flessati, Maria Donati, Maria Magnon. Il figlio Giovanni (18941969) fu soprannominato “Gamba” perché era un ottimo camminatore.
Fam. Flessati “Gaetani” di Gaetano (1839-1899) coniugato con Lucia Cavallar; il figlio Giuseppe, data la sua statura, diede origine ai “Beponi” (Ferdinando e Gaetano sono 2 fratelli, figli di Pietro).
Fam. MOSER (Mòser)
La Famiglia Moser era presente a Mestriago fin dal sec. XVI.
Alla regola del 1602 erano presenti fra “i vicini de la Comezadura” Romedio Moser e Nicolò Moser45.
Nella lite “per i banchi di S. Agata” del 1619 Gio.Maria Moser era giurato
per Mestriago46.
Nel 1648 Salvatore Moser era sindaco di S. Agata47. Di Mestriago è don
Melchiore Moser (1706-1789).
I nomi più usati sono Salvatore, Bartolomeo, Tommaso, Melchiore, Giovanni, Giuseppe, Maria.
La famiglia Moser di Mestriago si è estinta nel corso del 1800, ma ancora oggi esistono segni concreti della sua presenza: “prà del Moser” (territorio comunale a sud di Daolasa confinante con Mastellina); “mas del Moser” di proprietà di Giulio e Anna Flessati a nord della malga Cortina di Mestriago.
Fam. BRUSACORAM
(Brusacorami, Brusacoràm dal 1682)
La famiglia Brusacoram è presente a Mestriago-Daolasa dal sec. XVI: fino al
1682 veniva chiamata Brusacorami, talvolta si trova anche l’appellativo Brusacoram alla Mirandola.
Alla regola del 1602 per Mestriago sono presenti tra gli altri Pietro Brusacoram e Antonio Brusacoram48.
Nell’anno 1636 a pag. 24 del I Libro dei Battezzati viene riportato: “Ioannes
45 Ibidem – p. 319.
46 Ibidem – p. 323.
47 Ibidem – p. 327.
48 Ibidem – p. 319.
187
filius Georgij Brusacorami de Daolasa et Ioanninae eius uxoris”.
Nel 1651 Giorgio e nel 1677 G.Pietro sono sindaci di S. Agata49.
Nel 1800, aumentando le famiglie, sono nati i soprannomi:
Fam. Brusacoram “Tarini” di Giovanni (1850-1934) di Giovanni, coniugato con Giustina Rossi di Mastellina; dei 12 figli ricordiamo Vittorio (18841969), coniugato con Maria Flessati di Federico, e Dante (1891-1977) coniugato con Carolina Cavallari;
Fam. Brusacoram “Blandi” di Venanzio (1852-1914) di Domenico, coniugato con Blandina Savinelli: dei 10 figli ricordiamo Giovanni (1879-1965) coniugato con Caterina Flessati;
Fam. Brusacoram “Bacanèi” di Giuliano (1853-?) coniugato con Domenica Ravelli di Mezzana;
Fam. Brusacoram “Vigìli” di Vigilio (1871-1933) coniugato dapprima con
Domenica Valentinelli e poi con Filomena Iachelini di S. Bernardo di Rabbi: il figlio Cesare si trasferì a Piano nel 1941 in seguito al matrimonio con
Ottilia Marinolli.
Fam. Brusacoram “Verardi” di Everardo (1887-1954) di Alessandro, maestro
e direttore didattico per venti anni a Taio, coniugato prima con Maria Eccher di Rumo e poi con Lucrezia Podetti “Bernardèi” da cui ebbe due figli: don Mario (nato 1932), ordinato sacerdote nel 1958, cappellano di Bolognano, parroco di Dorsino e di Terzolas, ora decano a Taio, e Alessandro
(1938-1998) prima dipendente comunale e dal 1964 segretario del Padre
Provinciale d’Italia della Compagnia di Gesù a Roma.
Da ricordare il professor Gustavo Brusacoram (1896-1940) insegnante presso l’Istituto Magistrale di Trento.
Fam. DONATI
(del Donà, de Donatis = dei Donati, Donatus, Donàti)
La famiglia Donati era presente in Mestriago fin dal sec. XVI.
Nell’anno 1585 Antonio fu Domenico Donati di Mestriago era sindaco di
S. Agata50. Domenico Del Donà era presente alla regola del 1602 per conto
“dei vicini di Mestriago”51 e nel 1609 era sindaco di S. Agata.
Occorre precisare che nel 1600 ed inizi del 1700 la famiglia Donati veniva
chiamata anche Bonaconta (Bonagionta – Bonazonta) o tutti e due gli ap49 Ibidem – pp. 328 e338.
50 Ibidem – pp. 313-314.
51 Ibidem – p. 319.
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pellativi insieme.
Nel corso del 1800 erano presenti diverse famiglie Donati a Deggiano.
Tra i sacerdoti viene ricordato don Pietro (1803-1882) di Bortolo e di Domenica Fantelli e don Gregorio (1736-1795) di Gio.Battista e di Domenica Fantelli.
I fratelli Pietro (1847-1929) e Domenico (1841-1930) di Pietro, erano chiamati “Gosi” di soprannome.
Tra i figli di Domenico ricordiamo Pietro (1886-1943), coniugato con Cavallar Speranza dalla quale ebbe 6 figli: Caterina, Agnese, Remo, Valentino,
Gisella, Paolina.
La famiglia Donati di Mestriago si estinse nel corso del 1900 per le molte
emigrazioni, soprattutto in Francia.
Fam. CLASER “Mirandoi”
Per capire e collegare quanto segue, occorre prima aver letto quanto scritto
sopra sui Claser di Almazzago.
Infatti si ritiene certo che delle famiglie Claser di Almazzago abbiano lasciato la loro comunità per costruire una casa in Bargiana con annesso mulino e
segheria, costruzioni successivamente asportate da un’alluvione del torrente Noce e ricostruite più a monte, dove esistono ancora i resti. I Claser con
l’appellativo “dalla Mirandola” sono presenti in Daolasa fin dal sec. XVI.
Alessandro Claser (1866-1941) detto “Mirandol” di Gio.Batta e di Dalla
Torre Teresa di Bresimo, coniugato nel 1893 con Teresa Rossi (1869-1917)
detta “Pechella”, ebbe 9 figli: Teresa, Giuseppe, Angelo, Rosa, Battista, Maria, Luigi,Valeria, Emanuele.
Nel 1917 morì la mamma Teresa con marito e due figli in guerra.
Il padre Alessandro che gestiva mulino e segheria, affidò al figlio Luigi il
mulino ed al figlio Battista la segheria che abbandonò presto per andare minatore in Belgio. Tale attività si concluse nel 1960 quando lo straripamento del Noce distrusse la “roggia” in legno che alimentava di acqua il mulino e la segheria. Luigi va ricordato per essere stato sindaco di Commezzadura per diversi anni.
Fam. MAGAGNA di Revò
Gio.Batta di Federico di Revò, in seguito al matrimonio nel 1772 con Caterina Claser a Mirandola, nella chiesa di S.Antonio, si trasferì a Mastellina
dove ebbe 11 figli: Gio. Federico (2), Gio. Batta, Gio. Tomaso (2), Stefano,
Gio. Stefano (2), Gio. Giacomo, M. Agata e M. Caterina.
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Gio. Federico (1781-1854), coniugato con Maria Ramponi, abitò dapprima
la Casa del Beneficio Zanoni di Mastellina e nel 1811 costruì con i fratelli
a Mestriago la casa chiamata “Magagna”, oggi completamente ristrutturata
(vedi altre notizie a pag. 251).
Egli ebbe 7 figli: Gio.Batta, Gio.Stefano, Giovanni, Barbara, Stefano Simone, Simon Pietro e Rosa (1826-1867). Gio.Giacomo (1789-1828), coniugato con Elisabetta Martini di Revò, ebbe 4 figli: M.Caterina, Maria, Gio.
Batta e Agata.
Stefano Simone (1822-1866) di Federico fu sacerdote ed insegnante presso il Ginnasio Inferiore di Trento (vedi lapide sulla parete sud della chiesa
di S. Agata).
Fam. CAVALLARI “Voltabella” (Almazzago)
“Catini” (Daolasa)
(Cavalar, Cavallar, Cavallari dopo il 1923)
Giovanni Cavalar (1765-1831) di Rabbi, coniugato con Maria Domenica
Dallaserra si stabilì, verso il 1810, con la moglie ed i figli Giovanni, Maria,
Giuseppe, Andrea e Maria Caterina al maso “alla Voltabella” di Almazzago.
Giovanni (1794-1864) detto “Voltabella”, coniugato con Caterina Trettel
nel 1836 si accasò a Daolasa ed ebbe i figli Natale, Giuseppe, Maria, Giovanni, Domenico.
Giovanni (1853-1917) coniugato nel 1879 con Amabile Cabonetti ebbe sei
figli: Giovanni, Caterina, Vittorio (2), Arturo e Carolina (1897), coniugata
con Dante Brusacoram nel 1922.
Domenico (1858-1918) coniugato nel 1884 con Videlma Rossi (18581899), ebbe 5 figli; coniugato in seconde nozze nel 1900 con Erminia Kespamer (1870-1904) di Piano, ebbe un figlio; coniugato in terze nozze nel
1904 con Rosa Dapoz (1868-1946), ebbe 2 figli: Fortunata (nata nel 1905 e
coniugata il 1926 con Giulio Rossi di Mastellina), e Ferruccio.
Giovanni (1880-1928) coniugato nel 1909 con Caterina Berrera (18841959) ebbe 9 figli: Maria, Giuseppa e Lina (religiose), Luigi (Salesiano), Giuseppe, Domenico (è stato proprietario dell’ex Albergo Grazia di Mestriago),
Valeria ed Iginio.
Fam. CONTA a Mestriago (Daolasa)
Nel 1826 i coniugi Domenico Conta e Maria da Monclassico si sono trasferiti a Mestriago (Daolasa) con il figlio Giovanni (1800-1870) che nel 1828 si
è coniugato con Caterina Claser: sono nati i figli M.Domenica, Isabella, Sa190
ra, Antonio (1842-1917 morto in Francia) e Domenico (1845-1915).
Domenico, coniugato nel 1875 con Rossi Margherita (1847-1877) e nel
1879 con Rossi Filomena ebbe i figli: Giovanni, Margherita, Modesto, Giulia (coniugata con Andrea Rossi di Mastellina), Melania e Marcello.
Marcello (1898-1994) merita un discorso a parte. Giovane studente, fu coinvolto nelle vicende della Ia Guerra Mondiale; ottenuto il Diploma di Abilitazione Magistrale a Rovereto, svolse l’attività di insegnante ad Ortisè e a
Malé dove fu anche Direttore Didattico; promosso Direttore Regionale dell’ONAIRC nel 1936, svolse con impegno e competenza la sua attività a favore delle Scuole Materne e delle Scuole Elementari disagiate della Regione Trentino-Alto Adige fino al pensionamento nel 1961.
Fam. PEDRI
Antonio Pedri (1782-1861) di Pinzolo in seguito al matrimonio con Maria Cavalar “Voltabella” (1796-1866) verso il 1820 si trasferì a Daolasa, dove nacquero sette figli: Maria Domenica (2), Domenico, Teodora (2), Crescenza, Biagio.
Antonio (1874-1964) di Domenico, coniugato nel 1903 con Costanza Claser (1872-1946), ebbe 8 figli: Domenico (2) coniugato con Teresa Marinolli, Lucia, Battista,Vittorio (2), Teresa e Alessandro (apprezzato amministratore dell’A.S.U.C.).
Fam. TAPPARELLI
Bartolameo Tapparelli (1818-?), oriundo di Celentino e domiciliato in Mirandola (Carpi), nel 1851 si è trasferito a Mestriago in seguito al matrimonio con Lucrezia Moser. Tomaso (1858-1947), Bartolameo (1883-1971) e
Vittorio (1912-2001) vengono ricordati per la loro attività di elettricista per
il Comune e per i privati.
Fam. TRETTEL
Simone Trettel (1804-1861), originario della Val di Fiemme (Panchià) si è
trasferito in Val di Sole verso il 1825 ed ha dimorato diversi anni a Magras.
Si è coniugato prima con Elisabetta Marinelli, poi con Elisabetta Paternoster. Nel 1840, in seguito al matrimonio con Caterina Flessati, si è trasferito
in Commezzadura (Mestriago) dove ha avuto il figlio Antonio (1841-1891),
coniugato nel 1861 con Maria Turri di Peio e per questo vennero soprannominati “Pegaesi”. Antonio e Maria ebbero diversi figli: Elisabetta (18621931), Simone (1864-1924 coniugato nel 1895 con Caterina Boni di Mon191
classico e così la famiglia prese il soprannome di “Bonini”), Speranza (18661905), Adele (1868-1948), Maddalena (1870-1948), Rodolfo e Teodolinda.
Simone ha avuto 2 figli: Giovanni (1896-1980) coniugato nel 1932 con Caterina Ravelli (1899-1982) ed Antonio emigrato in Francia.
Fam. GUARNIERI
Il sacerdote Guarnieri don Cesare (1873-1954) nato a Caldes fu curato e I
parroco di Commezzadura dal 1902 al 1942. La Curazia di S.Agata fu elevata a Parrocchia nel 1919. Nel 1925 don Cesare acquistò la Villa S.Giuseppe
di Mestriago dalla signora Mina Lisa de Vellenfels (Francia) alla quale era stata venduta 10 anni prima dai fratelli Podetti Francesco, Ferruccio ed Igino
di Guglielmo e di Maria Vanzo.
Il nipote Salvatore Guarnieri (1905-1942) nato a Fiorenzuola d’Arda (PC)
dove i genitori si erano trasferiti, si accasò a Mestriago nel 1936 in seguito
al matrimonio con Olga Pedrazzoli (1907-1998), insegnante elementare a
Commezzadura dal 1937 al 1967. La Villa “S.Giuseppe” è stata ereditata dal
pronipote Giordano nato a Mestriago nel 1937.
Fam. DALLA TORRE
Adriano Dalla Torre (1869-1922) dei “Feliciti” e Barberina Dalla Torre
(1874-1924) dei “Zorzini” di Mezzana nel 1904 vennero ad abitare a Mestriago con i loro figli Marino, Paolo ed Albino, dopo aver acquistato la casa
da poco costruita al bivio per Almazzago, onde poter ampliare la loro attività commerciale: osteria, negozio alimentari e ricevitoria postale.
Nel 1905 nacque il quarto figlio Carlo, coniugato nel 1930 con Valeria Claser, padre di Bruno, Ada, Bruna e Barberina, svolse l’attività di oste per tutta la vita.
Fam. PANGRAZZI “Zodi”
Augusto Pangrazzi (1897-1962), nato in località Zodi di Pracorno-Rabbi,
coniugato nel 1923 con Amabile Pedergnana nata a Mezzana, si è trasferito prima ad Almazzago dove sono nati Candida, Mario, Pietro e Guido, poi
a San Giacomo dove è nata Paola e nel 1930 a Daolasa dove sono nati Romano, Lina, Antonio, Agata Olga, Luigi e Lorenzo.
Fam. CICOLINI
Massimiliano Cicolini (1900-1982), nato a San Bernardo di Rabbi coniugato con Italia Rossi di Mastellina nel 1929, si è trasferito con la moglie e la
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figlia Serafina a Commezzadura nel 1931, prima a Mastellina e poi a Daolasa, dove sono nati Giovanni ed Enrico.
Fam. PEGHINI
Giulio Peghini (1905-1965), nato a Monclassico, nel 1934 si è coniugato
con Angela Turrini di Arco dove è nata la primogenita Maria Antonia. Nello
stesso anno del matrimonio la famiglia si è trasferita a Commezzadura dove il capofamiglia era impiegato presso il Comune, prima domiciliata a Piano, poi a Mastellina dove sono nati Adele e Giuliano e quindi a Mestriago
dove è nata Carmen.
Fam. PENASA
Giuseppe Penasa (1902-1982) di Valentino, nato a Stablum di Rabbi, coniugato nel 1937 con Pia Gionta, si è trasferito a Presson dove ha gestito un negozio e dove sono nati Bruna e Rodolfo; nel 1940 la famiglia si è accasata a
Mestriago dove sono nati Maria Pia, Riccardo, Renato, Danilo e Roberto.
Fam. CALPICCHI
Luigi Calpicchi (1899-1945) di Veiano (Viterbo), carabiniere, si è coniugato nel 1934 con Angela Melchiori (1906-1978) di Valentino, nata a Piano al
“mas de mont”. La famiglia ha avuto 5 figli: Cornelia, Adriana, Sergio (Maresciallo Maggiore della Finanza), Bruno e Pierangelo. Nel 1943 si sono stabiliti a Commezzadura, ma due anni dopo il padre è deceduto nel campo di
concentramento di Dachau in Germania.
Fam. MASÈ
Nel 1945 da Strembo – Val Rendena si è accasato a Daolasa Masé Severino
(1913-1974) con la mansione di guardia forestale, con la moglie Kobal Maria di Studeno – Slovenia e la figlia Bruna nata a Senosecchia – Trieste, insegnante elementare a Mestriago per 18 anni.
Fam. STEFANI
Giovanni Stefani (1873-1916) nato a Gardolo, coniugato nel 1908 con Caterina Flessati, si trasferì a Fiera di Primiero dove nacquero i figli Erina (coniugata con Bortolo Marinolli di Piano) e Federico (1911-1976, coniugato con Rina Brusacoram di Mestriago). Ritornato a Gardolo nacquero i figli Ilda e Cesare (1914-2004 coniugato con Lucrezia Zappini di Deggiano).
La famiglia si trasferì a Mestriago nel 1947.
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Fam. ROSANI
Baldassare Rosani (1905-1984), nato a Caldes, coniugato nel 1932 con Camilla Gentilini, dopo un periodo trascorso in Francia dove sono nati Lucia
ed Alberto, nel 1947 si trasferì con la famiglia a Mastellina, dove gestì l’Osteria “dei Romoi” e nacque Camillo. Nel 1962 la famiglia si spostò a Mestriago dove costruì la casa con negozio di alimentari. Alberto, insegnante elementare, è stato sindaco di Commezzadura dal 1990 al 2000.
Fam. PALMIERI
Goffredo Palmieri (1907-1978), Plotegher prima del 1927, coniugato con
Carmela Gadotti da Besenello (TN) si è trasferito a Cognola di Trento e nel
1949 a Mestriago dove il figlio Sergio ha costruito la casa con negozio di
materiale elettrico, elettrodomestici e casalinghi, mentre il figlio Franco si è
trasferito in Germania.
Fam. DAPRÀ
Daprà Albino (1914-1967) di Attilio e di Emilia Penasa, nato a Rabbi e coniugato a Dimaro con Bonetti Domenica (1915-1992), si trasferì a Mestriago nel 1951 con i figli Bruno, Maria Luigia ed Attilio.
Fam. PULLER
Puller Luigi (1920-1985) nato a Castello, coniugato con Flessati Anna Maria nel 1953, si trasferì a Commezzadura nel 1957; i loro figli sono Giancarlo, Pietro, Agnese e Tiziano.
PIANO
Fam. ROSSI di S. Giuliana da Piano
(dal Rì, a Rido, del Ross, de Rubeis = dei Rossi, Rubeus, Rubei, De Rossi, Róssi)
La famiglia Rossi di S. Giuliana è presente a Piano con diverse denominazioni fin dal sec. XVI. Nel 1600 era il cognome più numeroso nella frazione e si estinse verso la fine del 1800.
Alla Regola in Bargiana del 1602 per decidere sulle sorti del ponte “Ronc”
erano presenti tra gli altri, per conto di Piano, Gio.Antonio fu Andrea de
Rubeis, regolano di Piano, Girolamo fu Pietro a Rido, Antonio a Rido, Gio.
de Rubeis, Bernardo fu Gio.a Rido, Antonio de Rubeis52.
52 Ibidem – p. 319.
194
Apre il I Libro dei Battezzati – anno 1627: “Magdalena filia q. Bartolomei
et Dominicae eius uxoris de Rubeis a Rido Plani…”
Il casato ha dato alla comunità diverse persone illustri: sacerdoti, canonici,
regolani, sindaci, notai.
In un documento del 12 maggio del 164553 si legge: “Il pievano don Gio.Andrea Rossi solandro, il primo luglio 1643 aveva ottenuto un canonicato a Bressanone
per nomina pontificia. Le trattative per un successore andarono per le lunghe”.
Un altro documento del 23 maggio 164654 riporta: “Il pievano Gio.Andrea
Rossi era stato fatto canonico di Bressanone, come visto sopra nel 1643 e aveva messo al suo posto il fratello don Antonio come vice pievano. I fassani si premuniscono e
si preparano a presentargli le loro richieste”.
L’origine del predicato di “S. Giuliana” deriva dal fatto che i pievani sopra
ricordati erano particolarmente affezionati alla chiesetta di S. Giuliana in Vigo di Fassa55.
Mons. Gio.Andrea Rossi (1588-1669) nato a Piano, canonico di Bressanone
dal 1643, ha il grande merito di aver curato la costruzione della Chiesa di
S. Giuseppe di Piano, eretta tra il 1650 ed il 167256; mons. Gio.Andrea istituì un beneficio a favore della Chiesa di S. Giuseppe di 5 Sante Messe settimanali e di assistere il curato della Commezzadura alle sacre funzioni (dall’Archivio Parrocchiale).
“La famiglia Rossi di S. Giuliana di Piano fu elevata nel 1649 alla dignità
nobiliare dall’Imperatore Ferdinando III, nel 1720 un ramo della famiglia
ottenne anche il diploma baronale. Nel 1745 il principe Vescovo di Trento
Domenico Ant. Dei Conti Thun confermò ai Rossi la nobiltà imperiale”.
Stemma antico: “Araldica” di G.Maria Rauzi “Campo dello scudo: d’azzurro al
leone d’argento dalla coda bifida; cimiero: il leone al campo dello scudo nascente dalla corona57”.
Fra i sacerdoti del casato si ricordano:
– Don Simone dei Rubeis a Rido, curato di Mezzana e primo curato di
Commezzadura (1595-1613) – Don Simone Ant. Rossi – Don Girolamo
53 Cfr. Fr. Frumenzio Ghetta – “Documenti per la Storia della Comunità di Fassa” – Sedute e delibere dei rappresentanti della Comunità di Fassa 1550-1780, 1998 Trento, p.
302.
54 Ibidem – p. 314.
55 Cfr. H. Bruner – “Pfarrherren und Decane von Fügen – Tiroler Anzeiger del 9/2/1837
– Innsbruck”.
56 Cfr. G. Ciccolini – “Inventari e Regesti…” – p. 296.
57 Cfr. G. M. Rauzi – “Araldica Tridentina” – 1987, p. 291.
195
Rossi (1741-1818) curato a Commezzadura (1780-1818) – Don Giuseppe Rossi (1793-1828) curato a Commezzadura (1818-1828).
Fra i sindaci della chiesa di S. Agata si ricordano:
– 1579 Giovanni Dal Rì fu Antonio “del Ross” – 1592 Pietro fu Giovanni a Rido (de Rubeis)58.
Nell’elenco elaborato da Giovanni Podetti di Piano e residente a Trento,
mediante la consultazione di “Inventari e Regesti…” del prof. G. Ciccolini
e pubblicato sul Notiziario del Centro Studi per la Val di Sole “La Val” del
2000, n. 6 – vengono ricordati i seguenti notai Rossi di Piano:
– 1648 Andrea Rossi fu Girolamo (de Rubeis) – 1650 Gio.Andrea de Rubeis – 1667 Gian Antonio fu del nobile Girolamo Rossi – 1721 Nicolò
Rossi – 1743 Tomaso Rossi – 1762 Giuseppe Rossi – 1778 Carlo Rossi – 1786 Gio.Carlo Rossi: ha compilato l’Urbario delle chiese di Commezzadura nel 178659.
Fam. BERNARDELLI
(de Bernardelis = dei Bernardelli, Bernardel, Bernardelus, Bernardelo,
Bernardèlli)
È difficile stabilire la data dei primi Bernardelli abitanti a Piano, anche perché prima del Concilio di Trento venivano usati solo il nome del figlio e del
padre („Petrus quondam Antonii“). Si può ragionevolmente pensare, da una
lettura dei nomi, che i Bernardelli fossero presenti alla “Compravendita del
Monte da la Costa…” del 1492. Sicuramente sono presenti a Piano nel 1500
in quanto nel Regesto del 22 maggio 1602 vengono citati i nomi di Bartol.
e Marino Bernardelo60.
Nel I Libro dei Battezzati – anno 1627 – pag. 2, viene riportato il primo
Bernardelli: “Thomas filius Ioannis Bernardeli et Catarinae eius uxoris…”;
il secondo nell’anno 1628 – pag. 4: “Cristophorus filius Antonij Bernardeli
ac Margaritae eius uxoris…”.
Nel 1600 era il secondo cognome più diffuso a Piano (dopo i Rossi), e per
distinguere le famiglie, talvolta con cognome e nomi uguali dei capifamiglia,
si usavano fin da allora i soprannomi; così sorsero i “de Bettis” = dei Betti da
Elisabetta, i “de Marinis” = dei Marini.
Nel 1700 nacquero gli “Andreini” (da Andrea, nome preferito) ai quali nella
58 Cfr. G. Ciccolini – “Inventari e Regesti…” – pp. 312 e 315.
59 Ibidem – p. 297.
60 Ibidem – p. 319.
196
toponomastica del paese è stata dedicata la “Salita degli Andreini” che parte
dalla loro vecchia abitazione, dietro la Chiesa di S. Giuseppe, ora abitata dai
fratelli Zanon; i “Rizzòti” e poi i “Riciòti”, anche a loro è stato dedicato il
“Vicolo dei Riciòti” ad Est del paese vecchio.
Nel 1800 nacquero i soprannomi: “i Pressoni” da Barbara Largaiolli di Presson, coniugata con Giovanni (1802-1844) chiamati anche “Bafi”: tra i suoi
figli si ricorda Gio.Battista (1840-1910), coniugato nel 1870 con Domenica
Albasini di Dimaro; “i Cinti” da Giacinta Bernardelli (1854-?) di Gio.Domenico e sorella di Alessandro: il figlio Riccardo Annibale nel 1932 si è trasferito con la famiglia a Mestriago.
Tra i sacerdoti ricordiamo:
don Giovanni Battista (1625 ?-1702) di Piano, curato di Pellizzano ed Ognano, autore di un dettagliato ed interessante testamento del 1701, elaborato
dal notaio G. Carlo Gaggia di Cusiano, tradotto dal latino da padre Frumenzio Ghetta61; don Giuseppe Antonio (1784-1843) di Piano, curato di Castello e di Samoclevo.
Sicuramente il personaggio più prestigioso del casato è l’avv. Pietro Bernardelli (1803-1868), al quale viene dedicata la seguente apposita scheda elaborata da Marina Rossi nell’anno 2003.
Avv.to PIETRO
BERNARDELLI
Commezzadura, 14.04.1803 – Trento,
06.03.1868
PIETRO BERNARDELLI nasce a
Piano di Commezzadura il 14.04.1803
da Bartolomeo Bernardelli e Caterina
Pontirolli ed ha tre fratelli: Gio Batta,
Gian Antonio e Maria.
Il padre Bartolomeo per il suo lavoro
di mercante dovette trasferire la famiglia a Trento.
Qui Pietro intraprese gli studi ginnasiali
e frequentò la facoltà di giurisprudenza.
61 Cfr. Giovanni Podetti (residente a Trento) – “Il testamento di Don Gio. Batta Bernardelli di Piano” – Notiziario Centro Studi per la Val di Sole “La Val” – anno 2000, n. 3 –
pp. 34 – 35.
197
Conseguita la laurea di dottore in legge, aprì uno studio di avvocato, ma dopo poco tempo dismise tale professione per dedicarsi alle istituzioni e si impegnò per il bene ed il decoro della città di Trento. Divenne infatti Podestà
di Trento e Preside della Congregazione di Gesù, un’associazione del tempo dedita alla carità ed assistenza.
Fondò nel 1839 la prima “Società di Agricoltura” in Trentino di tipo cooperativo per la coltivazione della campagna, che restò attiva fino al 1848.
Fu Deputato al Parlamento di Vienna, negli anni 1848-1849, ove rappresentò i Distretti di Riva,Tione e Condino e svolse un ruolo di primo piano negli eventi politici di quel periodo. Noto infatti per la sua cultura e per i suoi
sentimenti italiani, i liberali lo avevano proposto candidato alla Dieta di Francoforte, candidatura che egli non accettò perché riteneva che gli interessi del
Trentino non potessero essere perseguiti da un’Assemblea politica tedesca.
Fra i vari possedimenti di Pietro Bernardelli a Trento sono da ricordare: Palazzo Geremia, attuale sede di rappresentanza del Comune di Trento, Villa Bernardelli in zona Gocciadoro che ora ospita il “Villaggio del Fanciullo
S.O.S.” ed alcune proprietà terriere tra le quali la zona di Gocciadoro, attuale
sede dell’Ospedale S. Chiara e località “Ischia Podetti” che prende nome appunto dal suo erede universale Guglielmo Podetti figlio della sorella Maria.
A Trento egli legò parte delle sue rendite a scopo benefico, all’ospedale, per
borse di studio di giovani meccanici ed agricoltori, lasciando testimonianza
del suo valore di persona capace e generosa.
Pietro Bernardelli è nominato infatti fra i benemeriti Fondatori e Donatori
del Comune di Trento come riportato sul “Prospetto” esposto presso l’Archivio Storico della città.
Anche a Commezzadura lasciò memoria dei suo impegno per la cultura e la
carità destinando due fondazioni: – Il legato di stipendio per dare la possibilità ai giovani delle famiglie di Piano in ristrettezze economiche di accedere
a corsi di studi superiori, come previsto dal Codicillo dell’11 giugno 1857, da
lui redatto, che regolamentava tale lascito-. L’elemosina per i poveri: fondazione a favore delle famiglie povere di Piano gestita dal Curato in collaborazione con il Capocomune, il quale aveva il compito di redigere ogni anno
una graduatoria delle famiglie più bisognose del paese alle quali il 6 marzo
(anniversario della sua morte), dopo la funzione commemorativa, fossero attribuiti i frutti del lascito, come previsto dal Codicillo del 5 agosto 1858.
Attento raccoglitore di fonti e notizie sulla storia del Trentino pubblicò alcuni lavori storici tra i quali si distinguono quelli relativi al periodo da lui
vissuto. I suoi scritti più importanti sono: “Il nuovo pomerio della città di Tren-
198
to” (1852), “Proposta di una ristampa delle carte di regola dei Comuni del Tirolo Italiano” (1861), “De’governi del Trentino dal 1796” (Milano, 1868) ed altri,
pubblicati in giornali e riviste del suo tempo.
Il dottor Pietro Bernardelli è morto a Trento il 6 marzo 1868 ed è stato sepolto nel Cimitero di Trento – edicola I classe, n. 39 – (edicola: trattasi di una
tomba di proprietà posta sotto un colonnato, ndr). Della famiglia Bernardelli, l’ultima ad essere ivi sepolta il 17 ottobre 1921, fu Maria figlia di Gian Antonio (fratello di Pietro).
Su volontà del nipote Guglielmo Podetti è stato commissionato allo scultore Andrea Malfatti di Mori un busto in marmo che lo raffigura.Tale scultura
è rimasta esposta al pubblico all’interno del “Museo del Risorgimento” del
Castello del Buonconsiglio di Trento fino al dicembre 2002. Attualmente,
in attesa della fine dei lavori per la predisposizione del nuovo Museo Storico provinciale che sarà ubicato negli spazi espositivi dell’ex-Museo Risorgimento, è archiviato in Via Torre d’Augusto a Trento.
Presso l’Archivio Storico del Comune di Trento sono conservati i manoscritti relativi ai suoi anni di studio, traduzioni di classici latini, studi di giurisprudenza, alcuni studi genealogici su famiglie della Val di Sole, un consistente numero di documenti del XVIII secolo sul Trentino raccolti dal Bernardelli e parecchi manoscritti relativi alla sua attività parlamentare svolta nelle
Costituente germanica di Francoforte ed austriaca di Vienna e Kremsier, alla
Costituente dell’Impero d’Austria ed alla Dieta Tirolese del 1848 e 1849.
Bibliografia relativa alla presente scheda
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“Scrittori ed artisti trentini”: R. Ambrosi
“Val di Sole”: Quirino Bezzi – Italo Covi – Antonio Scaglia
“La collina di Trento. Storia, paesaggio, itinerari”: Giuseppe e Aldo Gorfer
“Passeggiate Trentine”: don Gabriele Rizzi
Lamberto Cesarini Sforza, La Biblioteca e il Museo comunali nel 1921, “Studi
trentini di Scienze Storiche” – Vol. III (1922)
“Le Chiese della Val di Sole nella storia e nell’arte” sac. Simone Weber
Notiziario dei Centro Studi per la Vai di Sole “La Val”- Anno XXIX – 2001 luglio-agosto n. 4
Breve guida al “Museo Storico in Trento” – ONLUS
Archivio del Comune di Commezzadura.
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Fam. PODETTI
(Podeto, de Podetis = dei Podetti, Podetus, Podet, Podeti, Podétti)
La famiglia Podetti è radicata a Piano dal 1500 e si può dire senza dubbio
che dal 1750 in poi ha rappresentato il nucleo più numeroso del paese.
Alla riunione del 1602 tenuta in Bargiana per decidere le sorti del ponte
“Ronc” per Piano erano presenti tra gli altri “Pietro e Antonio Podeto,Vigilio de Podetis”62.
Nel I Libro dei Battezzati di Commezzadura nell’anno 1630 -pag. 12- viene
riportato “Agnes filia Petri e Catherinae de Podetis de Plano…”; nel 1631 pag. 16- è riportato “Petrus filius Petri Podeti et Catherinae ux…”.
Nel 1624 Pietro Podeto è regolano di Piano63; nel 1658 Bonamigo Podetto
è sindaco generale di Commezzadura64; nel 1736 Vigilio Podetti e nel 1738
Giovanni Podetti sono sindaci generali di Commezzadura65; nel 1677 Antonio Podetti è sindaco di S.Agata66.
Nella seconda metà del 1700 e nel 1800 sono nati i molteplici soprannomi
della famiglia Podetti ad eccezione dei “Bortolazzi” che hanno il loro capostipite in Bortolameo (1652-1711) detto “Bortolaccio”. Tra gli appartenenti
al casato dei “Bortolazzi” si ricordano i fratelli Egildo e Severino.
Egildo Podetti (1919-2004) contadino, si è dedicato con impegno e capacità
all’Amministrazione Pubblica, condivisa tra Caseificio di Piano, Cassa Rurale di Mezzana, ASUC di Piano, Amministrazione Comunale di cui fu sindaco dal 1969 al 1974 e dal 1985 al 1990; dal 1934 al 1976 ha fatto parte del
Coro Parrocchiale di cui fu capocoro per 32 anni.
Severino Podetti (1938-2006) impiegato comunale, ha profuso il suo impegno extraprofessionale nel settore del volontariato (Sci Club Val di Sole, Gruppo AVIS e Circolo Anziani) e nel campo religioso (per 40 anni sacrestano in più chiese di Commezzadura e collaboratore locale della rivista
diocesana “Vita Trentina”).
Pietro Antonio Podetti (1771-1854) di Melchiore, coniugato con Giovanna
Gosetti nel 1801, diede origine ai Podetti “Vizi”, dei suoi figli è Melchiore
(1802-1855, coniugato nel 1843 con Maria Valorz) a garantire la successione con il figlio Tomaso (1849-1916).
62 Cfr. G. Ciccolini – “Inventari e Regesti…” – p. 319.
63 Ibidem – p. 325.
64 Ibidem – p. 331.
65 Ibidem – p. 347.
66 Ibidem – p. 338.
200
Giovanni Podetti (1799-1882) di Vigilio e Anna Maria Sartori era soprannominato “Bonamich”.
Pietro Podetti (1777-1854), detto “Vecio Perinel” coniugato con Maria Zanon, diede origine ai Podetti “Perinei” che si sono estinti in Francia il secolo scorso.
Giuseppe Ant. Podetti (1783-1829) di Gio.Batta, coniugato con Giulia Rossi (1786-1870), figlia del notaio Carlo, diede origine ai Podetti “Spelaini”:
in questo casato per 6 generazioni si sono alternati i nomi di Gio.Batta e di
Giuseppe; ad esso appartiene il sacerdote don Alessandro (1839-1922).
Giuseppe Podetti (1813-1892) di Giuseppe Ant. “Spelaini”, coniugato con
Maddalena Moser nel 1835, diede origine ai Podetti “Bepolini”.
Gio.Batta Podetti (1794-1870) di Gio.Batta, coniugato nel 1817 con Giuseppa Guardi, diede origine ai Podetti “Mòri”: i suoi figli sono Barbara
Lucrezia, Gio.Batta, Gius. Antonio, Giovanna, Pietro (1826-1884, coniugato nel 1866 con Lucrezia Pontirolli), Bortolo (1828-1910, coniugato nel
1861 con Lucrezia Podetti “Bepolina”), Lucrezia e Giovanna; i figli di Pietro “Mòro” (1826-1884) presero il soprannome dall’attività esercitata: Gio.
Batta “ciapera” e Giuseppe “casar”.
Maria Bernardelli (1788-1856) di Bartolomeo, sorella dell’avvocato Pietro, detta “mercantessa” per l’attività svolta dal padre, coniugata con Simone
Francesco (1785-1815, morto tragicamente) diede origine ai Podetti “Bernardèi”. Essi acquistarono verso la fine del 1700 – inizio 1800 –l’ex Casa de
Rubeis, ora Casa Podetti “Bernardèi”: nel 1859 con l’istituzione del Catasto
austriaco essa era intestata a Bortolo Podetti (1815-1891) ed eredi; il fratello
Giovanni (1812-1873) partecipò ai moti del 1848 con la Compagnia Solandra dei “Corpi Franchi”67, fu un esperto raccoglitore di preziosità botaniche
e minerali ed aprì un centro commerciale a Bologna dove morì.
Tra i figli di Bortolo si ricordano: Giuliano (1845-1901) laureato in ingegneria ed architettura, fu il progettista del campanile e del protiro della chiesa di S. Giuseppe di Piano e del progetto della chiesa nuova di Magras, mai
realizzata; Giustiniano (1853-1925) coniugato con Caterina Carli nel 1884
e con Adele Trettel nel 1896 e Guglielmo (1847 – ? coniugato nel 1874 con
Maria Vanzo).
Giovanni Podetti (1895-1918) di Giustiniano fu “arrestato, internato nella
compagnia di disciplina di Beneschau”, lì deceduto68.
67 Cfr. Q. Bezzi – “Val di Sole”, 1974 – p. 80.
68 Cfr. Q. Bezzi – opera citata, 1974 – p. 83.
201
Dei Podetti “Gèdi” si è parlato con Deggiano: qui si vuol precisare che essi provengono dal gruppo più numeroso di Piano: il nonno di Pietro “Gè”
(1844-1917) è Pietro Antonio, fratello di Gio. Batta “Moro” (1794-1870).
Fam. SARTORI
(del Sartor, de Sartoribus = dei Sartori, Sartorij, Sartòri)
La famiglia Sartori era presente a Piano fin dal sec. XV: nel documento di
compravendita “del Monte da la Costa” del 1492 viene citato Ognibene figlio del fu Giovanni Sartore e Giorgio Sartori (Sartore?).
Alla regola del 1602 per Piano era presente tra gli altri Odorico fu Giacomo del Sartor69.
Nei Regesti dell’anno 1648 è testimone Giacomo Sartori di Piano70.
Donato Sartori (1634-1721) nel 1681 acquistò il feudo “Bel Veder de Lodrono” di Croviana e la famiglia Sartori diede inizio ad una affermata discendenza di notai71. Donato Sartori è nato a Piano di Commezzadura come testimonia il I Libro dei Battezzati a pag. 22, anno 1634: “Donatus f. Iacobi de Sartoribus et Margaritae eius uxoris de Plano…”.
La famiglia Sartori a Piano si estinse nei primi anni del 1900.
Fam. ZANONI – (Per le variazioni del cognome vedere ZANONI
di Mastellina)
Nei secoli XVI e XVII erano presenti a Piano i Zanoni. Nella riunione in
Bargiana del 22.5.1602 viene citato Pietro de Zanonis quale sindaco generale della Commezzadura72.
Nel I Libro dei Battezzati è registrato nell’anno 1631 “Ioannes Petrus filius
Ioannis Zuanoni et Agnetis eius uxoris…” Nel 1700 e nel 1800 i Zanoni
sono ancora presenti ad Almazzago ed a Mastellina.
Fam. PONTIROLLI
(de Pontirolis = dei Pontiroli, Pontirol, Pontirolo, Pontiròlli)
Si ritiene che la famiglia abbia avuto origine dalla Valtellina. Essa è presente:
a Carciato ed a Deggiano tra il 1500 ed il 1700, a Piano dalla seconda metà del 1500 in poi.
69 Cfr. G. Ciccolini “Inventari e Regesti…” p. 319.
70 Ibidem – p. 156.
71 Cfr. A. Mosca – “Croviana nella storia” – 2002 – pp. 127/131.
72 Cfr. G. Ciccolini – “Inventari e Regesti…”- p. 319.
202
Nel 1530 il locatario del dazio di Dimaro per conto del capitano del Castel
Mani (Banale) è “Bartolomeo de Pontirolis da Carzà” e lo stesso incarico gli
viene rinnovato dal Principe Vescovo di Trento73.
Nel 1711 Gian Domenico Stanchina di Terzolas si trasferisce a Carciato e sposa Domenica Pontirol ivi nata nel 1692 (Archivio Parrocchiale di Dimaro).
Nel 1602 Simone Pontirolo è regolano di Deggiano: alla regola sono presenti i fratelli Francesco, Giovanni ed il sarto Bartolameo fu Salvatore74.
Nel 1619 Salvatore Pontirol è regolano di Deggiano75.
Nel 1652 Melchiore Pontirol di Piano è sindaco della chiesa di S. Agata76.
Nel 1704 Salvatore Pontirol è sindaco generale della Commezzadura77.
Da ricordare il Notaio Giacomo (1711-1773).
Osservando l’albero genealogico risulta evidente che in tale famiglia dapprima venivano preferiti i nomi Melchiore ed Ognibene, poi Giuseppe e Teodosio; per le donne Anna Maria, Caterina, Maddalena, Margherita.
Il cognome nel paese è sempre stato contenuto, anche per le numerose emigrazioni in Francia.
Fam. PENASA
Nicolò Penasa (1755-1837) oriundo di Rabbi, in seguito al matrimonio nel
1787 con M. Maddalena Podetti (1764-1824) di Melchiore, si accasò a Piano ed ebbe 7 figli: Melchiore, Melchiore Antonio (2), M. Maddalena (3),
Celso Melchiore.
Fam. MARINOLLI
Gottardo Marinolli (1787-1869) di Rabbi verso il 1820 in seguito al matrimonio con Maddalena Podetti di Bortolo, si trasferì a Piano dove ebbe 8 figli chiamati i “Gottardi”.
Di essi ricordiamo Bartolomeo (1835-1912) che diede inizio alla Famiglia
dei “Gottardi” ed Alessio (1837-1918) la cui famiglia prese il soprannome di
“Lessi”. Di Bartolameo ricordiamo il figlio Giuseppe (1871-1957) falegname (detto “Vecio Gottard”), coniugato con Domenica Bonetti nel 1900, e
la sorella Rosa.
73 Cfr. U. Fantelli – “Carciato, il paese e la gente” 1992 – pp. 46/48.
74 Cfr. G. Ciccolini “Inventari e Regesti…”- p. 319.
75 Ibidem – p. 323.
76 Ibidem – p. 328.
77 Ibidem – p. 341.
203
Di Alessio ricordiamo i figli Giovanni (1875-1942) coniugato con Penasa
Elisa di Almazzago nel 1908, ed Agostino (1879-1946) coniugato nel 1913
con la cugina Rosa (1875-1959).
Vicino alla Malga Panciana, oggi trasformata in un ristorante, si trovano ancora i resti di un rudere denominato “el bait del Gotard”.
Fam. RAVELLI “Beadeghi”
Antonio Ravelli di Carciato, domiciliato a Piano dal 1820, in seguito al matrimonio nel 1824 con Barbara Podetti di Giovanni, diede inizio ad una
nuova famiglia di Ravelli chiamati “Beadeghi”. Il figlio Giovanni (18251873) coniugato con Agata Rossi, per diversi anni sacrestano di S. Agata,
consolida la discendenza con 12 figli ma, a causa di molti decessi infantili, in
giovane età ed emigrazioni, il casato rimane limitato. Solo il nipote Pietro
(1869-1929) porta avanti il cognome con Livio (1903-1971).
Fam. VALORZ “Crautàri”
Pietro Valorz (1814-1856) oriundo di Lauregno, in seguito al matrimonio con
Caterina Flessati di Deggiano, nel 1841 (pag. 21 – libro V dei Matrimoni), si è
domiciliato a Piano “al mas de mont”. Il figlio Bortolo (1848-1912), coniugato con Annunziata Carnessalini, ha abitato al “mas badilet” in loc. Contre. Dei
7 figli viene qui ricordato Pietro (1882-1963) detto “Pero crautaro”, coniugato nel 1924 con Giuseppa Pedergnana, sacrestano per molti anni della chiesa di S. Giuseppe, falegname di attrezzi rurali e contadino. Nella seconda metà
del 1700 era presente una famiglia Valorz a Mastellina ed una ad Almazzago.
Fam. ROSSI “Molinari”
Felice Rossi (1845-1889) da Rallo, in seguito al matrimonio con Maddalena Podetti (1841-1918) di Giovanni “Bonamich”, nel 1869 si trasferì a Piano dove continuò l’attività nel mulino locale. Il figlio Benedetto (18771968), coniugato con Anna Bernardelli, portò avanti il lavoro di mugnaio e
per diversi anni fu il sacrestano della chiesa di S. Agata. Le figlie sono Caterina e Angelica
Il nipote Felice (1907-1948) fu sindaco di Commezzadura dal 1946 al 1948
e Carlo (1909-1947) fu per diversi anni il capocoro della chiesa parrocchiale.
Fam. PEDERGNANA “Scolàri”
Giovanni Pedergnana (1820-1891) nato a Rabbi (loc. Scolari di Pracorno),
coniugato con Bonetti Luigia (1825-1893) si trasferì verso il 1850 a Piano
204
“al mas de mont” dove nacquero i figli Maddalena (1851-1910), Innocente (1856-1925), Giovanni (1858-1886), Domenico (1860-1936), Antonio
(1862-?) e Giuseppe (1865-1936).
Domenico, coniugato nel 1885 con Marina Stanchina di Dimaro dimorò
“al mas de mont” con moglie e figli fino al 1921, quando vendette le sue
proprietà a Geremia Zanon di S. Bernardo di Rabbi; Giuseppe, coniugato
nel 1893 con Lucia Brusacoram, dapprima dimorò “al mas de mont” dove
nacquero i figli Giovanni, Attilio e Giuseppa Caterina, e dove conservò la
falegnameria, e poi a Piano dove nel frattempo aveva acquistato casa.
Il figlio Giovanni (1894-1961) sposò nel 1920 Adele Podetti (1888-1969)
dei “Bepolini” ed ebbe 6 figli: Attilio (1897-1962) sposò nel 1923 Cunegonda Florek della Galizia (Polonia) dove aveva prestato servizio militare e
dove nacquero 5 figli; nel 1937 la famiglia, ritornata a Piano, andò ad abitare “al mas de mont” fin verso il 1950.
Fam. PEDRAZZOLI (Pedrazzòli)
Dante Pedrazzoli (1891-1941) nato a Termenago, coniugato nel 1914 con
Maria Zinzarella (1892-1965) di Pracorno-Rabbi, dopo una breve permanenza a Vernago, nel 1923 si trasferì con la famiglia a Piano. Dante morì a 50
anni in seguito ad incidente sul lavoro; la moglie Maria visse gli ultimi anni della sua vita con la figlia Emma (nata il 1936; ultima di 13 figli, vivente)
coniugata a Mastellina con Adolfo Cavallari.
Fam. MAFFEIS
Giovanni Maffeis (1884-1952) nato a Ponte di Legno (BS), muratore, coniugato nel 1908 con Lucia Bonetti di Dimaro, si recò in Svizzera a lavorare,
dove sono nati i figli Domenico, Maria, Pierina, Francesco,Valeria.
Nel 1919 la famiglia si è trasferita a Piano, dove è nata l’ultima figlia Anna.
Fam. ZANINI “Mangiasa”
Serafino Zanini (1889-1943), nato a Mangiasa di Malé coniugato il 1919
con Virginia Redolfi (1889-1975) di Roncio, si è trasferito nel 1920 con la
moglie e il figlio Mario a Piano dove sono nate le figlie Pierina, Leopolda e Maria.
Fam. ZANON
Massimiliano Zanon (1891-1975), nato a San Bernardo-Rabbi, con la moglie Diomira Zanon e la figlia Elda, nel 1921 si è trasferito a Piano dove, nel
1922 è nato Eugenio (deceduto in Russia durante la II Guerra Mondiale) e
successivamente Rosalia, Cornelia, Simone e Pietro.
205
Fam. STABLUM
Andrea Agostino (1879-1951) fu Giuseppe, nato a S. Bernardo di Rabbi, coniugato con Piazzola Erminia (1884-1973) nel 1909, “ha girato il mondo” in
cerca di lavoro; dal 1924 al 1939 è accasato “a Mont de Plan” dove è nata Teresa, l’ultima di 10 figli. A noi interessa ricordare il terzogenito Andrea (19122002) nato a S. Andrea in Monte (BZ), coniugato con Rosa Maria Pedrazzoli
nel 1939; dei suoi 2 figli, Anna Maria e Giorgio, la primogenita è nata “a Mont
de Plan” e dopo qualche mese dalla nascita la famiglia si è trasferita a Piano.
Fam. PEDERGNANA “Ortisédi”
Stefano Pedergnana (1877-1957) di Ortisé, coniugato nel 1907 con Angela Parolari (1880-1950) si trasferì con la moglie e i 4 figli (Michele, Tomaso,
Sperandio ed Augusto) a Piano nel 1925, anno in cui acquistarono la casa e
la campagna dai fratelli Remigio, Cesare e Elena Podetti fu Giuseppe.
Dante (nato 1952) di Michele (1908-1958) e di Modesta Podetti è sindaco
di Commezzadura dall’anno 2000.
Fam. GENTILINI “Fonài”
Giuseppe Gentilini (1906-1993), nato ad Almazzago da Davide (1852-1923)
di “Fonài” di Pracorno-Rabbi e Maria Zanini, in seguito al matrimonio con
Gisella Podetti nel 1930, si è trasferito a Piano dove ha avuto 6 figli: Battista, Irene, Giulia, Giovanni, Franco, Carmen.
Fam. DALLA VALLE (Dallavalle)
Dalla località Moresana di Mezzana Antonio Dalla Valle (1886-1935) con la
moglie Maria Salvadori (1889-1976) ed i 3 figli Antonia, Giovanni (deceduto in guerra in Montenegro nel 1942 e Angelo), nel 1933 si accasò a Piano dove aveva acquistato casa e campagna.
Dalla Valle Giuseppe (1921-1996) nipote di Antonio, nato ai “Farini” di
Mezzana, si è accasato prima a Piano (1953) e poi a Mastellina con la moglie Teresa Flessati.
Fam. RAVELLI “alle Giare”
Federico Ravelli (1910-1990) di Paolo detto “Brida”, gendarme austriaco,
e di Maria Gschwendner, nato a Freising (Baviera), coniugato il 1940 con
Maria Ottavia Pangrazzi delle “Plaze” di Mezzana, dove è nata la figlia Luciana.
Nel 1943 la famiglia si trasferì in loc. “Giare” di Piano dove aveva acquistato
casa e la campagna circostante e dove nacquero altri 5 figli.
206
Fam. ANGELI “Lani”
Albino Angeli (1899-1968), nato a Croviana coniugato nel 1931 con Pierina Ravelli di Piano, nel 1937 si è trasferito con la moglie ed i figli Albina
e Vittorio all’Aprica (SO) con la mansione di guardiacaccia, dove sono nati
Lina e Pietro. Nel 1946 la famiglia si è trasferita definitivamente a Piano.
6. EMIGRAZIONE
Nei secoli XVII e XVIII la popolazione in valle rimase per lo più costante a
causa delle frequenti calamità naturali (inondazioni e siccità), malattie e pestilenze. Nel secolo XIX si ebbe un notevole incremento della popolazione
e rimanendo i mezzi di sostentamento gli stessi, si verificò un continuo esodo verso gli stati europei dove c’era richiesta di manodopera e tale emigrazione, pur con diversa intensità, continuò fino al 1960.
Anche a Commezzadura ebbe così inizio un’emigrazione stagionale degli
uomini con un abbandono del paese nel periodo invernale per ritornare in
primavera con l’inizio dei lavori di campagna.
Negli anni 1870-1890 l’emigrazione stagionale registrava due rotte principali: verso l’interno dell’Italia, nella Pianura Padana (dove c’era bisogno di
ramai – in dialetto chiamati “ciapére”, fumisti e giornalieri); verso il centro Europa e le coste meridionali del Mar Baltico, dove c’era bisogno di boscaioli e segantini per tagliare e fatturare il legname adoperato per le traverse ferroviarie (“svélleri”).
Verso la fine del sec. XIX e l’inizio del sec. XX con il venir meno del lavoro nell’Europa Centrale, cominciò l’espatrio di intere famiglie oltre-oceano
con destinazione America del Nord dove gli emigrati si dedicavano al dissodamento di terre vergini ad al lavoro in miniera. Parte di essi, costruitasi
una discreta posizione economica, si stabilì definitivamente in America, altri, meno fortunati o più nostalgici, ritornarono in patria con un “gruzzolo” di denaro da far fruttare. Terminata la I Guerra Mondiale 1914-18, considerate le buone condizioni economiche della Francia e del Belgio, le frazioni di Piano e di Mestriago registrarono una notevole emigrazione verso quegli Stati, per lo più in modo definitivo. Dopo la II Guerra Mondiale
1940-45 vi fu ancora una notevole emigrazione verso la Francia, l’Australia
e la Svizzera, per lo più in via definitiva.
Nel dicembre 1952 alcune famiglie giovani di Commezzadura partirono
per il Cile, ma trovato un terreno arido ed ostile alla coltivazione, ben presto
furono costrette al rimpatrio. Negli anni successivi vi furono diverse possibi207
lità di lavoro, ma bisognava spostarsi dalla propria residenza ai luoghi di concentrazione della produttività (Mezzocorona,Trento, Bolzano): nasceva il fenomeno del pendolarismo. I dati statistici riportati nei vari censimenti ci offrono la possibilità di fare delle considerazioni documentate sui movimenti
della popolazione nei diversi periodi. A partire dal secondo censimento del
1837 riportato nel prospetto, Commezzadura dimostra di non aver subito
grossi spostamenti di popolazione nel suo insieme: semmai si sono verificate delle limitate sistemazioni entro le varie frazioni.
Ciò non significa che sia mancata l’emigrazione, ma essa è avvenuta in modo razionale e secondo le possibilità di sopravvivenza offerte dal territorio.
7. CENSIMENTI DELLA POPOLAZIONE
Anni/Frazioni
18171
18372
18503
18704
18905
19006
19107
19218
Piano
183
245
232
218
204
191
190
182
Mestriago
104
155
171
158
203
187
178
188
Mastellina
135
119
137
120
133
139
134
131
Almazzago
102
175
178
168
153
135
147
160
Deggiano
161
167
162
177
199
188
198
204
Totale
685
861
880
841
892
840
847
865
Anni/Frazioni
19319
Piano
209
206
236
240
229
221
242
317
Mestriago
169
174
197
225
250
279
273
187
Mastellina
127
131
148
129
113
101
86
97
Almazzago
154
175
177
188
166
161
197
211
Deggiano
175
169
149
142
122
113
98
94
Totale
834
855
907
924
880
875
906
906
193610 195111 196112 197113 198114 199115 200116
1 Cfr. A. Mosca – La Val di Sole in un “censimento” del 1817 – Notiziario del Centro
Studi “La Val” – 2003 n. 3, p. 19;
2 Cfr. Prospetto di notizie statistiche del Circolo di Trento estratte da rapporti delle Autorità Politiche con osservazioni, rettificazioni ed aggiunte dell’I.R. Ingegnere Circolare di Trento Giuseppe Maria Ducati – Staffler, 4311, n. 13;
3 Cfr. A. Perini – Statistica del Trentino – Vol. II Trento 1852 – p. 298;
4 Cfr. Repertorio topografico della contea principesca del Tirolo e del Voralberg. Elaborato in base all’anagrafe della popolazione del 31/12/69, dall’I.R. Commissione centrale statistica in Vienna, Innsbruck, 1873, pp. 24-25;
5 Cfr. M. Cogoli – “L’emigrazione della Val di Sole nella seconda metà del sec. XIX” –
Tesi di laurea – A.A. 1993/94, pp. 6-7;
6 Ibidem, pp. 6-7;
7 Ibidem, pp. 6-7;
8 Cfr. Servizio Statistico della P.A.T. – Trento;
9 Cfr. Archivio Comunale di Commezzadura – faldone apposito;
208
Stemma della famiglia Pasotti
Stemma della famiglia Rossi di S. Giuliana
Stemma della famiglia Guardi di Mastellina
come si presenta a tutt’oggi
scolpito sulla chiave di volta
del portale ad arco di Casa Guardi
Stemma della famiglia Melchiori
10 Cfr. Servizio Statistico della P.A.T. – Trento;
11 Cfr.Istituto Centrale di Statistica – IX. censimento generale della popolazione 4/11/51
– Vol. I – Dati sommari per Comune – fasc. 18 Prov. di Trento – Roma 1955;
12 Ibidem, Roma 1964;
13 Ibidem, Roma 1974;
14 Cfr. Archivio Comunale di Commezzadura;
15 Ibidem;
16 Ibidem.
209
Risorse economiche
1) agricoltura:
a) Allevamento del bestiame
e lavorazione del latte
b) Coltivazione dei campi
e lavorazione del grano
c) Allevamento del baco da seta
ed altre colture
2) selvicoltura
3) artigianato
4) commercio
5) industria
6) turismo
1) AGRICOLTURA
Anche a Commezzadura come in tutta la Val di Sole, la popolazione in passato (fino al 1960-65) era dedita per lo più alla coltivazione dei campi e dei
prati ed era costretta ad utilizzare ogni piccolo spazio anche disagiato della montagna, pur di ricavare il necessario sostentamento alle famiglie spesso molto numerose.
Seguendo il corso del Torrente Noce sulla sinistra orografica, a Nord del
paese di Piano esistevano due abitazioni con relativi masi, raggiungibili a
piedi in ¾ d’ora di cammino percorrendo “el senter dele Val” o, in alternativa, “la strada della Salve Regina” ricavata nella roccia metamorfica. Questa
zona della montagna è chiamata “Masóncla” e più in alto “Mont de Plan”
(1150 – 1200 m s.l.m.) e consentiva la sopravvivenza di 2 – 3 famiglie.
Marco Melchiori (1904 – 1985) che è vissuto a “Mont de Plan” fino al 1921
così si esprime:
“Avevamo lassù la casa di abitazione che per il luogo dove si trovava era abbastanza decorosa ed accogliente, separata e distanziata dalla masserizia.Vicino alla casa la masserizia con stalla, pollai e fienili ed a 15 minuti più a monte un altro maso chiamato -Potö- nel centro di un prato dal nome omonimo.
Mantenevamo dai 6 agli 8 capi di bestiame bovino comprese un paio di mucche lattifere, una o due capre, un suino a catena ed oltre ai prati, per il mantenimento nei mesi invernali del suddetto bestiame, avevamo circa 7400 metri
quadrati di terreno arativo coltivato a patate, segala, orzo e legumi vari”.1
Confinante con “el Mont de Plan” c’era la Malga Cortina di Mestriago;
poiché le malghe di Commezzadura per la monticazione del bestiame erano 19, si è ritenuto opportuno elaborare un prospetto per una visione d’insieme delle stesse con nome, comune catastale e proprietà, altitudine s.l.m.,
uso, situazione odierna (vedi alle pagine seguenti). Verranno aggiunte altre
informazioni in fondo al prospetto, qualora si rendano necessarie.
Nelle vicinanze del pascolo della ex malga Cortina sono stati costruiti dei
masi privati (“el mas dei Moseri” – “el mas dei Ghelmi” – “el mas di Tamagiöl” dei Tarini), ora per lo più in stato d’abbandono: essi servivano come
luogo di riferimento nel periodo della lavorazione dei campi (patate, orzo,
segale) e del taglio dell’erba. Oltre la vegetazione arborea si parla della presenza della Malga Mandrie per il bestiame asciutto e presto abbandonata per
1 Cfr. M. Melchiori – “Cose d’altri tempi” – Monte di Piano, Malé, 1964, p. 4.
211
1921, Monte di Piano
la mancanza delle condizioni di base per la monticazione dei bovini: il loro
posto è stato utilizzato dalle pecore che ben si adattano anche a zone molto elevate della montagna.
In località “Premagnai” di Mastellina (m. 1300 s.l.m.) si erano costruiti il
maso i Rossi “Beadeghi” e “el Pero del Tasca”; nel 1818 si accasò quassù la
famiglia di Cavalar Giovanni proveniente da Rabbi; verso il 1930 arrivò anche la famiglia di Stablum Giuseppe. Nel 1938 la frazione di Mastellina acquistò masi e campagna dai privati per costruire la malga che accogliesse il
bestiame asciutto.
In località “Mont de Degian” (Sopramonte) a m. 1250 s.l.m. i privati hanno costruito diversi masi per accogliere il bestiame da ottobre a gennaio per
consumare il fieno raccolto in estate e produrre il letame per la concimazione dei prati circostanti. Campolaveggio, territorio oltre la vegetazione arborea, posseduto dai Flessati “Biroudi”, fu venduto dagli stessi al Comune di
Mastellina agli inizi del 1900, dove vi costruirono una malga che ha avuto
breve durata a causa delle valanghe che l’hanno presto distrutta.
212
PROSPETTO
Malghe di Commezzadura
Sinistra orografica del Noce
Nome malga
C.C.
e proprietà
altitudine
uso
situazione odierna
Cortina
Mestriago
1.300 m.
Bovini
asciutti
giovenche salt.
1917: costruita
1972: stallone demolito,
conservata la casina
Plazze
“
1.600 m.
“
1995: ridotta a ruderi
Mandrie
“
2.100 m.
“
inesistente
Pramagnai
Mastellina
1.300 m.
“
1938: costruita;
2003: bruciata
Plazze
Deggiano
1.600 m.
“
1955: bruciata
1956: ricostruita
Campolaveggio
“
2.168 m.
“
1992: ricostruita la cascina
Destra orografica del Noce
Nome malga
C.C.
e proprietà
altitudine
uso
situazione odierna
Prafaé
Piano
1.100 m.
Giovenche
(manzara)
buona conservazione
Bassa
“
1.410 m.
Bovini asciutti
e da latte
1973: demolita
Alta
(Panciana)
“
1.886 m.
“
nel 1974 trasformata
la cascina in bar e ristorante
nel 1986 ristrutturata
integralmente
Viga
(Lago Malghette)
“
1.910 m.
Bovini asciutti
abbandonata anni ‘50
Bassa
Mestriago
1.320 m.
Vitelle
e mucche
da latte
buona conservazione
affittata
Alta
“
1.750 m.
“
1958: ristrutturata
Bassa
Mastellina
1.400 m.
“
rimasta solo la cascina
Alta
“
1.634 m.
“
ruderi da ristrutturare
Bassa
(el Malghet)
Almazzago
1.400 m.
Mucche
da latte
buona conservazione
affittata
213
Destra orografica del Meledrio
Nome malga
C.C.
e proprietà
altitudine
uso
situazione odierna
Vaglianella
Ragoli (di
Almazzago)
1.800 m.
Bovini asciutti
1994: bruciata
2003: ricostruita
Vagliana
Ragoli (di
Almazzago)
1.980 m.
Mucche da latte alcune giovenche
1984: bruciata
1986: ricostruita
1.358 m.
Mucche da
latte
1972: abbattuta
1.552 m.
“
fatiscente
Centonia
(bassa)
Scale (alta)
Carciato
(di Deggiano)
Carciato
(di Deggiano)
Passando alla destra orografica del Noce a 1.100 m. s.l.m. nel c.c. di Piano
troviamo l’unica malga del Comune atta ad ospitare le giovenche (“manze”) che venivano tenute nella stalla per il trasporto del fieno e consegnate
al pastore nei giorni liberi.
Nel 1960 Malga Prafaé è stata ristrutturata per ospitare anche le mucche da
latte di Piano e di Deggiano. È questo un periodo di profonde trasformazioni nel mondo agricolo per dare spazio all’avanzare del turismo.
Un po’ di spazio va riservato al sistema di alpeggio di Almazzago. Il 19 giugno di ogni anno le mucche da latte venivano condotte “al malghet” verso il
M.Vigo di Dimaro, il 30 giugno venivano condotte in M.ga Vagliana (c.c. di
Ragoli) fino al 7 – 10 settembre, per ritornare “al malghet” fino alla vigilia
di S. Matteo. Il bestiame asciutto di 1 – 2 anni partiva il 20 giugno dalla stalla per essere condotto a M.ga Vaglianella (c.c. di Ragoli) e ritornarvi ai primi
di settembre. Di alcune malghe, oggi non più utilizzate, è stata ristrutturata la
cascina ad uso dei cacciatori e degli amanti locali della montagna.
Pochi erano i masi costruiti in mezzo alla campagna del fondovalle, perché i
contadini, avendone la possibilità, preferivano avere tutto il foraggio nel maso vicino all’abitazione.
Sulla destra del Noce nel c.c. di Piano ci sono “el mas di Casaline” dei Podetti “Spelaini” (oggi stalla di Dante Bezzi), “el mas dei Lessi” di Giovanni e
Guido Marinolli, “el mas de Sarbolai” dei Podetti “Bortolazzi” (ristrutturato ad abitazione turistica), “el mas di Badilet” dei Valorz “Crautari”, “ el mas
del Dosio” e poi “del Tito” (completamente ristrutturato).
Nel c.c. di Mestriago si trova “el mas del Blando” dei Brusacoram “Blandi”.
214
Nel c.c. di Almazzago si trova “el mas de la Fam” – “el mas de Voltabella” (ristrutturati ad abitazioni turistiche), “el mas dei Moschi”.
Sulla sinistra del Noce nel c.c. di Mastellina si trova l’abitazione ed il maso di “Novaia”2. Gli ultimi abitanti sono stati i fratelli Cavallari Giovanni ed
Adelina.
a) Allevamento del bestiame e lavorazione del latte.
Fino al 1965 circa l’allevamento del bestiame bovino era un’attività molto praticata: quasi tutte le famiglie possedevano una stalla con un numero di capi che variava da 2 a 10-12 (tra vitelle “noèle”, giovenche e mucche da latte).
Con il bestiame locale si riempivano tutte le malghe a disposizione: nel
1900 Commezzadura disponeva di 724 capi di bestiame bovino3.
Ogni anno i proprietari del bestiame erano tenuti a prestare a turno delle giornate gratuite di lavoro, in proporzione ai capi monticati: per pulire
il pascolo dai sassi e dalle piante basse e cespugliose, per sistemare i sentieri
dove transitava il bestiame, per migliorare i canali in cui far passare il liquame che veniva utilizzato per fertilizzare il pascolo, per sistemare il tetto della malga che essendo di tegole di legno (“scandole de lares”), aveva bisogno
di frequenti ritocchi.
La giornata trascorsa in malga dove c’erano molte mucche da latte era particolarmente impegnativa per casaro e pastori4.
Termini dialettali indicanti l’organizzazione del lavoro in malga e la lavorazione del latte: (per la pronuncia vedere Cap. “Usanze e Tradizioni” – paragrafo “Il dialetto” a pagina 262).
– Mas^àr (da “massaro”: colui che raccoglieva le tasse sotto il
Principe Vescovo di Trento) – contadino che a turno provvedeva alla gestione della malga: procurare
l’occorrente, tenere la contabilità;
– casàr casaro;
– vacàr pastore capo;
– vacaról aiutante del pastore capo;
2 Cfr. C. Redolfi – “Vi racconto di Novaia” – Videocassetta anno 2000 – Mezzana.
3 Cfr. M.Cogoli – “L’emigrazione dalla Valle di Sole nella seconda metà del sec. XIX –
Tesi di laurea A.A. 1993/94, p. 34.
4 Cfr. E. Podetti – Una giornata “a casèra” nella vecchia cascina di “Malga Panciana col
paradis” – Notiziario Comunale n. 2, 1998 – pp. 28 e 29.
215
Malga Bassa di Mestriago ristrutturata
1973, traino del fieno con le giovenche
216
Lavorazione del latte in malga
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
malgalìn manzàr pai termometro mastèle bugn del lat caza da telar
col del lat zàngola fascère tarài stamp del botér pesaról asdóa as del formài caròta da la poìna
barìl dei agri 2005, nuova Azienda Agricola in loc. Foni di Rovina
aiutante del casaro e dei pastori;
pastore delle “manze” (giovenche);
caldaia per preparare il formaggio;
per misurare la temperatura del latte;
recipienti per il raffreddamento del latte;
vasca dove mettere le “Mastèle” piene di latte;
grande mestolo per levare la panna dal latte;
colino del latte;
attrezzo per preparare il burro;
lame di legno per contenere il formaggio fresco;
attrezzo in legno per frangere la cagliata;
stampo per il burro;
bilancia per pesare il latte;
asse per far scolare il siero dal formaggio fresco;
asse dove mettere il formaggio a stagionare;
recipiente con fori per contenere la ricotta fresca;
barile degli acidi.
Nel periodo in cui il bestiame rimaneva nella stalla consumava il fieno raccolto nei prati. Fino agli anni 1950 erano presenti nelle stalle le capre che
venivano utilizzate per avere il latte in famiglia quando le mucche erano in
malga o per nutrire i bambini piccoli (neonati).
I cavalli (10-12 in tutto) venivano mantenuti per il trasporto del legname e
per i lavori di campagna.
In quasi tutte le famiglie venivano allevati uno o due maiali all’anno per ricavare il fabbisogno di carne e grasso per il condimento dei cibi, mentre il
217
burro veniva portato al negozio quale merce di scambio con alimenti strettamente necessari (farina da polenta, zucchero ecc).
Termini dialettali indicanti gli attrezzi agricoli della stalla e per la lavorazione del fieno:
– fauc^ falce per tagliare il fieno;
– preda attrezzo in pietra usato per affilare la falce;
– cozàr porta cote – piccolo contenitore di acqua contenente la “preda”;
– plàntola battifalce;
– gióf giogo;
– congiómbla capestro per giovenche;
– cavìcla attrezzo in legno o in ferro per fermare “Congiómbla” e “Vete” al timone;
– vete attrezzo di pelle intrecciata per collegare il giogo al
timone per mezzo della “cavìcla”;
– fum fune;
– restél rastrello;
– forca del fen tridente;
– broz del fen carro a due ruote per trasportare il fieno dalla montagna;
– broz misura agraria: a Commezzadura vale mq 735;
– macanicola freno per carro;
– machina del zot trinciaforaggio;
– forca dela grasa quadridente;
– bena dela grasa
contenitore del letame formato con l’intreccio di
legno pieghevole;
– broz dela grasa contenitore del letame poggiante su asse e due ruote;
^
– patuc strame di latifoglie;
– spina strame di aghifoglie (larice);
– preséf mangiatoia;
– fos fossa del letame;
– banca da monger panchetto per mungitura;
– sampógn campanaccio di ferro o rame;
– bronzìna campanaccio di bronzo con suono più dolce del
“sampógn”;
– clape ferri per rinforzare gli zoccoli delle giovenche addette al traino;
218
– bugn del chet
– tres trugolo del maiale;
porcile, recinto entro la stalla.
Il latte prodotto nella stalla veniva lavorato al caseificio, dove venivano usati
attrezzi simili a quelli usati in malga; molto spesso gli attrezzi più costosi venivano portati ogni anno dal caseificio alla malga e viceversa (“el senter del
pai“ per Malga Scale).
Tutte le frazioni di Commezzadura avevano un proprio caseificio, per lo più
posto al piano terra dell’edificio scolastico. Mestriago aveva costruito il caseificio verso il 1880 di fronte alla Villa di S. Giuseppe (ora abitazione di Italo Ciarla).
Costruito l’edificio comunale nel 1953, si ricavò il nuovo caseificio al piano
terra dello stesso, utilizzato dai contadini di Mestriago e di Mastellina.
Erano gli anni in cui i caseifici venivano dotati di attrezzatura all’avanguardia per quei tempi: scrematrice e zangola elettrica, caldaie per due qualità di
formaggio, pompa del siero, rigeneratrice.
Purtroppo era destinata a durare poco: i tempi erano in rapida trasformazione ed anche l’agricoltura doveva trovare nuove forme di collaborazione che
potessero far diminuire le spese e fornire un prodotto qualificato.
Nel 1961 Deggiano univa con Piano caseificio e malga, nel 1969 anche il
caseificio di Almazzago chiudeva l’attività.
Dal 1973 al 1992 il casaro Lino Pancheri di Samoclevo ha gestito il caseificio di Mestriago lavorando il latte delle sue mucche e di alcuni produttori di Commezzadura.
Nel 1980 ebbe inizio l’attività del Caseificio Sociale Presanella di Mezzana5
e diversi soci di Commezzadura scelsero di portare il latte in detto caseificio comprensoriale.
Oggi sono presenti a Commezzadura solo tre produttori, dotati di stalla moderna a stabulazione libera e conferenti il latte al Caseificio Presanella di Mezzana:
– stalla di Alberto Podetti situata in loc. Gazzini – c.c. di Piano – costruita
nel 2004, capienza 27 mucche da latte e 15 bovini asciutti;
– stalla di Dante Bezzi, ricavata dalla ristrutturazione del maso di Casaline
nel 1989 – c.c. di Piano -, capienza 10 mucche da latte, 13 bovini asciutti, 1 cavallo;
5 Cfr. P. Dalla Torre – “Mezzana e le sue frazioni: Roncio, Menas, Ortisé e Marilleva”
– 2005 – Malé, p. 109.
219
– stalla di Flavio Flessati, situata in loc. Foni,Via Rovina – c.c. Deggiano –
costruita nel 2005, capienza 30 mucche da latte, 15 bovini asciutti.
b) Coltivazione dei campi e lavorazione del grano.
La maggior parte dei campi erano situati sulla sinistra orografica del Noce
fino al limitare del bosco perché ben esposti al sole. Poiché il terreno è molto ripido venivano costruiti dei muri con il sistema del terrazzamento. Almazzago ed in particolare Mastellina avevano i campi sulla destra del Noce.
Le colture principalmente praticate (fin verso il 1960) erano i cereali (segale, orzo, frumento, grano turco, grano saraceno) e le patate.
Mulino a pale usato fino agli anni 1970
220
La segala veniva seminata in autunno e maturava verso la prima settimana
del mese di luglio: veniva usata per preparare il pane casalingo; dopo la mietitura della segala, al suo posto, in giorni che i contadini ritenevano più adatti in base all’osservazione della luna, seminavano il grano saraceno che arrivava a maturazione prima dei freddi autunnali, e veniva usato per preparare la polenta scura.
L’orzo veniva seminato i primi giorni d’aprile e maturava verso la prima settimana d’agosto: veniva usato per preparare la minestra d’orzo, per alimentare bestiame e galline; dopo la mietitura dell’orzo, al suo posto i contadini
seminavano le rape che venivano utilizzate insieme ai cavoli per preparare i
“crauti casalinghi” e per alimentare il bestiame.
Per ottenere una maggior resa dalla coltivazione dei campi veniva praticata
una rotazione delle colture secondo il seguente schema:
1° anno: segala e grano saraceno; 2° anno: patate; 3° anno: orzo e rape.
Prima dell’introduzione della coltivazione della patata (2° decennio del
1800) molti campi venivano coltivati a panìco (panìc^), pianta esile terminante in una lunga pannocchia ricurva e carica di chicchi, usata per preparare la minestra e costituiva uno dei pochi alimenti a disposizione durante
la Ia Guerra Mondiale.
Per pulire il grano dalla pula diverse famiglie possedevano un mulino (di legno) ad aria, prodotta facendo azionare una manovella che metteva in moto
delle pale di legno: chi non lo aveva lo chiedeva in prestito (vedi foto a lato).
I chicchi di grano venivano misurati in staia, quarte, minele, quindi relegati in sacchi di tela (non esistevano i sacchi di carta o di nylon) e legati con
corregge ricavate da pelle conciata di capra o di mucca, od addirittura con
ramoscelli molto pieghevoli, ed infine portati al mulino per essere macinati
(segala, granoturco, grano saraceno) o per essere pestati (orzo, panìco).
Il mugnaio non veniva pagato con denaro, perché la moneta in circolazione
nel passato era sempre ridotta al minimo, ma in natura: esso tratteneva per sé
la crusca o parte della farina ricavata (in proporzione al lavoro svolto) oppure con formaggio o con burro.
Termini dialettali indicanti le colture e gli attrezzi agricoli per la coltivazione dei campi e la lavorazione del grano:
– panìc^ panìco;
– segàla ségala;
– orz orzo;
– formént frumento;
221
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
formentàc^
formentón rava capùs fasól bis aràdro sesla sarclo rampinàr – sarìr – ledràr – scodiciàr –
–
–
–
–
–
flel molìn del gran val sdrac^
star-quarta-minela
star granoturco;
grano saraceno;
rapa;
cavolo;
fagiolo;
pisello;
aratro;
falcetto;
zappa;
togliere le erbe con il quadridente ricurvo dal campo da poco seminato a patate;
rompere la terra dei campi di patate quando stanno
per spuntare le piantine;
formare dei solchi tra le file delle piantine di patate
e rincalzando la terra;
togliere i chicchi di grano dalla spiga con l’ausilio o
senza del “flel”;
correggiato per “scodiciàr”
mulino del grano;
vaglio;
setaccio;
misure di capacità per il grano;
misura agraria: a Commezzadura vale mq. 495.
Due sono i mulini “ad acqua” che hanno cessato la loro attività a memoria
d’uomo: nel 1955 fu demolito il mulino di Piano di proprietà di Benedetto
Rossi (1877 – 1968) situato ad ovest del paese in prossimità del Ponte “alle Giare”; nel 1960 cessò l’attività il mulino di Luigi Claser “Mirandol”, situato in Daolasa sulla destra del Noce ad ovest della segheria, in seguito allo
straripamento del torrente che distrusse la “rogia” dell’acqua.
La “strada dei Molinaci” a Piano lungo il Noce sulla sinistra dopo il ponte
in cemento costruito nel 1953, fa pensare all’esistenza di più di un mulino;
sulla destra dopo lo stesso ponte c’è una segheria non più in attività e più ad
ovest si trovava un mulino del 16006.
Ad Almazzago il mulino “ad acqua” situato sulla destra del Noce a nord di
Liberdon fu distrutto dalle inondazioni del 1882.
6 Cfr. G. Podetti – “El molin del 1600” – Notiziario Comunale di Commezzadura – n.
12, 2005, pp. 35-38.
222
Sul confine tra Mestriago e Mastellina al limite nord tra campagna e bosco
lungo il “Rio Vallone” in seguito alla valanga del 1986, fu ritrovato un supporto dell’asse di una ruota da mulino, conservata da Aldo Brusacoram di
Mestriago.
A Deggiano si trova “el prà dela molinara”, dove esisteva un mulino azionato dai buoi: la macina è stata trasportata a valle dalla frana del 1951 e quindi
spezzata dai mezzi meccanici che hanno risistemato il terreno.
c) Allevamento del baco da seta e altre colture.
Il gelso ha bisogno di un clima temperato e la sua coltura arrivava fino a Piano solo nelle migliori posizioni7: si può ritenere che l’allevamento del baco
da seta abbia avuto una pratica limitata.
Colture limitate al fabbisogno locale erano anche il lino, la canapa e gli alberi da frutto.
Al lino ed alla canapa venivano riservati piccoli appezzamenti di terreno per
non togliere troppo spazio alle colture più importanti e indispensabili.
Il lino veniva seccato sul campo; la canapa, dopo la mietitura aveva bisogno
di un prolungato periodo di macerazione e veniva posta in apposite pozze
d’acqua. A Deggiano lino e canapa sono stati coltivati fino agli anni 1950 ed
esiste ancora la località “ai Maseri”; ad Almazzago si trova “el Pra del Màser”.
Gramola, cognome di Deggiano molto antico, può far pensare alla sua derivazione da uno strumento usato nella lavorazione del lino e della canapa.
Le fibre di canapa venivano utilizzate per ricavare le corde (“soghe”).
Le fibre di lino venivano utilizzate per ottenere tessuti pregiati ed i semi di lino
erano usati per preparare colori conservanti del legno (“oio cot”), per il bestiame, per curare malattie quali ascessi e foruncoli, come emolliente della pelle.
Gli alberi da frutto vennero introdotti verso la fine del 1800, ma ad essi non
venivano riservate particolari cure e la quantità era limitata al fabbisogno famigliare: fra le mele si ricordano “i Napoleoni, la Rosa di Caldaro, i Fragoni, l’Ananas. Dopo la Ia Guerra Mondiale vennero introdotte la Renetta del
Canadà, la Pearmain dorata (“Palmandòr”), la Bella di Bosco, la Grafenstein
(“Agostesi”); fra le pere: “i Spadoni, i Williams, i Bona Luigia”.
2) SELVICOLTURA
L’uso del bosco e del pascolo a disposizione della comunità nel passato ha
sempre costituito una delle principali risorse economiche di sostentamento.
7 Cfr. A. Perini – Statistiche del Trentino – Vol. II – 1852, p. 378.
223
Trasporto del legname a valle con la “bàzega”
Il bosco era strettamente legato all’attività agricola e zootecnica8: da esso si
ricavava il pascolo, lo strame (“spina” e “patuc^”), il legname per gli attrezzi,
terreno per ricavare nuovi prati e campi (“far frata rasa”).
Già nel 1200 il bosco era ben conosciuto ed offriva alle comunità, oltre a
quanto riportato sopra, la legna da ardere, legname da opera per costruire le
case ed i mobili, prodotti secondari per l’alimentazione quali i frutti del sottobosco (mirtilli neri e rossi, lamponi, fragole, asparagi), funghi (poco conosciuti prima delle ricerche di don Giacomo Bresadola 1847-1929), prodotti per la salute quali piante officinali e trementina, animali selvatici procurati con la caccia.
Con l’apertura delle cave minerarie a Comasine ed a Rabbi nei secoli XV
e XVI la richiesta di legname è aumentata per la necessità di fondere i metalli, ma il fabbisogno restava pur sempre limitato.
Nel 1700 parte del legname veniva utilizzato per produrre carbone: lo testimoniano i toponimi rimasti di “Aial” (posto pianeggiante) nel bosco di Piano, Mestriago ed Almazzago, di “Carbonare basse” e “Carbonare alte” nel
bosco di Piano.
8 Cfr. M. Colaone – Bosco ed economia in Val di Sole dal XIII al XVII secolo – Convegni di Malé – 1979/80, p. 2.
224
1910 – Segheria ditta Feltrinelli Legnami a Mastellina.
Solo verso la metà del 1800 iniziò un vero e proprio commercio del legname, utilizzando per il trasporto le nuove vie di comunicazione realizzate nella nostra Regione.
Nel 1851 fu emanata un’importante opera “Sul governo dei boschi e sulla tutela dei monti” dell’I.R. Capo Ispettorato Meguscher9 per invitare le comunità a riservare più interesse e cura alla montagna.
Nel passato un ruolo molto importante è stato svolto dalle segherie ad acqua. Un documento del 1684 ci riporta importanti notizie sulla “Fabbricazione di una sega comunale a Piano”10 che doveva provvedere al fabbisogno
di tutta la comunità; gli ultimi segantini (“segòti”) furono Marinolli Giovanni ed il figlio Domenico. Oggi la segheria esiste ancora, ma è adibita a
magazzino-deposito del Comune.
Diverse erano le segherie ad acqua (“veneziane”) esistenti sul territorio di
Commezzadura negli anni 193011. Oltre alla segheria “ai Ponti” di Piano già
9 Cfr. A. Perini – Statistiche del Trentino – Vol. I – 1852, pp. 701 – 710.
10 Cfr. G. Podetti – “La fabbricazione di una sega comunale a Piano” – Notiziario Comunale di Commezzadura – n. 12, 2005 – p. 36-38.
11 Cfr. E. Podetti – “Segherie esistenti a Commezzadura negli anni ‘30” – Notiziario del
Centro Studi per la Val di Sole “La Val” – 1996, n. 3 – p. 23.
225
ricordata sopra, a Mestriago esisteva la “sega dei Mirandoi” sulla destra del
Noce, gestita da Claser Alessandro e poi dal figlio Battista.
Sulla sinistra del Noce esisteva una segheria con mulino di proprietà, nel
1859 dei fratelli Magagna12, nel 1905 proprietaria della segheria (il mulino
era stato abbattuto) era Cazzuffi Maria fu Dionigio; nel 1937 acquistò la segheria Pasquinelli Silvio, titolare di una ditta di legnami che cessò l’attività nel 1952.
A Mestriago, ad est dell’osteria del “Carleto” Domenico Cavallari costruì
nel 1946 una segheria elettrica che operò fino al 1972, allorché fu demolita
per il passaggio dell’attuale supestrada.
A Mastellina ci sono ancora i ruderi, ad est del campo sportivo, di una segheria di proprietà della Ditta Feltrinelli Legnami.
Ad Almazzago esistevano due segherie: una sulla destra del Noce a nord del
paese e distrutta dalle alluvioni del 1882 e l’altra costruita a sud del paese all’inizio del bosco, azionata dall’acqua del Rio Almazzago, con la quale veniva segato tutto il fabbisogno della comunità: fu demolita nel 1964.
Tra le persone che dedicavano gran parte della loro attività nel bosco sono
da ricordare “el boràr, el sautàr, l’argaiól”.
“El boràr” (boscaiolo) prima dell’avvento dei mezzi meccanici svolgeva
un lavoro particolarmente faticoso. Egli provvedeva al taglio, alla fatturazione ed al trasporto delle “bore” (tronchi) in segheria con strumenti rudimentali quali: “el segón” (sega a due mani), “el manaròt” (scure), “el zapìn” (artiglio per tronchi), “le plantole” (raffi), “el broz” (carro a due ruote), “la bàzega” (slitta a mano a strascico da usare sulla neve): essa era usata anche per il
trasporto della legna da ardere in quanto le strade del bosco, dove esistevano,
erano per lo più delle mulattiere13. “I cerini” erano cerchi di polloni di betulla intrecciati e usati per frenare “la bàzega” sulle forti pendenze.
“El sautàr”, poi “guardaboschi” (custode forestale) fino alla Ia Guerra
Mondiale svolgeva più mansioni: a quella di custode forestale univa quelle
di messo comunale e di guardia urbana.
“L’argaiól” (da “argà” = trementina) prendeva a contratto per più anni dal
Comune l’autorizzazione a prelevare la trementina dai larici che ne avevano in abbondanza: questa attività cessò negli anni 1970.
Dal 1968 tutte le A.S.U.C. (Amministrazioni Separate Uso Civico) della
12 Cfr. Catasto Austriaco 1859 – Protocollo degli Edifici c/o Ufficio del Catasto di Malé.
13 Cfr. E. Podetti – “L’uso della slitta in Val di Sole” – Notiziario Centro Studi per la Val
di Sole “La Val” – 1997, n. 1 – 2, pp. 13 e 14.
Cfr. C. Redolfi – “Guardandomi indietro” – Videocassetta anno 1998 – Mezzana.
226
Commezzadura (Deggiano già dal 1958) sono amministrate dal Comune
“per una più razionale gestione del patrimonio silvo-pastorale”.
Gli ultimi custodi forestali comunali furono Teodosio Podetti “Bortolazzo”
(1885-1967) e Battista Bernardelli (1913 – 1977).
Nel 1972 al fine di dare maggiore organicità alla mansione dei custodi forestali della Val di Sole ed unificare il loro territorio di competenza, furono istituiti i Consorzi Forestali: il territorio di Commezzadura della destra
orografica del Noce fu inserito nel Consorzio Media Val di Sole con sede a
Mezzana, quello della sinistra orografica fu inserito nel Consorzio Forestale
Meledrio-Noce con sede a Malé.
Nel 1994 vennero riunificati i due Consorzi Forestali sopra ricordati a formare il Consorzio Media Val di Sole con sede a Presson, comprendente i
Comuni di Ossana – Pellizzano – Mezzana – Commezzadura – Dimaro
– Monclassico, mentre Croviana e Malé passarono con il Consorzio Forestale Alto Noce e Rabbies. I custodi forestali interessati a Commezzadura sono Framba Pierluigi (c.c. Piano), Dalla Torre Remo (c.c. Almazzago, Deggiano, Mastellina, Mestriago), Albasini Sergio (per Centonia e Scale in c.c. di Carciato), Stanchina Alberto (per Vagliana e Vaglianella in c.c.
di Ragoli).
Per mantenere il bosco nella sua ottimale conservazione e praticare un taglio
razionale di legname da opera e legna da ardere (“brosca”), a partire dai primi anni dopo la IIa Guerra Mondiale furono previsti e tuttora attuati i “Piani Economici dei beni silvo-pastorali” o “Piani di Assestamento” con scadenza per lo più decennale.
Nel 2000 gli operatori dell’Ufficio Distrettuale Forestale di Malé hanno elaborato il seguente prospetto di sintesi sulla produzione del bosco di Commezzadura:
– superficie boscata 66%, superficie non boscata 34%;
– fustaia di produzione 68%, fustaia di protezione 32%.
Provvigione
Incremento
Fustaia di produzione
(superficie produttiva)
Totale
a ettaro
corrente
percentuale
1236 ha
386243 mc
312 mc/ha
5,71 mc/ha
1,83%
Ripresa
Annua
ad ettaro
Ripresa annua
Provvigione
Ripresa
Incremento
Valore medio
di vendita 1997
4855 mc
3,93 mc/ha
1,26%
68,7%
173.493 £/mc
227
I larici secolari “de la Tegia”
Il tema -I larici secolari “de la Tegia”- oggetto di uno
studio approfondito e di una mostra presso il Municipio nell’estate 200214, dove alle rotelle di larice si affiancavano le opere del pittore Luigi Gaspari, si collega per certi aspetti all’argomento della silvicoltura.
“La Tegia”, riscontrabile in più zone della Val di Sole sul versante orografico sinistro della montagna al
limite della vegetazione ed oltre, è un falso piano
dove nel passato si appostava “el broz” (carro a ruote su cui si caricava il fieno di monte attraverso l’uso
dei “palanchi” ed a strascico con le giovenche veniva trainato al maso del paese). Anche la frazione di
Mestriago possiede la località della “Tegia” a 18001900 m s.l.m. dove, oltre ad utilizzare il pascolo per il bestiame asciutto in
forma collettiva, veniva falciato il fieno da utilizzare nei mesi invernali.
Per il trasporto del fieno servivano, come detto sopra, dei “palanchi” che venivano in parte ricavati dai larici cresciuti sul luogo. Queste piante, oltre a
crescere in condizioni difficili, soggette all’azione dirompente di valanghe, lavine e forti venti, venivano sfruttate anche dall’uomo, per cui erano costrette
ad emettere nuovi rami che prendevano la forma di candelabro, mentre l’ingresso di funghi nelle ferite favorivano il marciume interno delle piante15.
L’analisi dendrocronologia alle rotelle di larice è stata affidata dal Comune
alla dott. Christa Backmeroff. Ciò ha consentito, attraverso la numerazione
degli anelli di accrescimento, di stabilire l’età dell’albero studiato e al momento della morte aveva superato i 400 anni di vita (1500-1970)16.
L’analisi alle piante vive ha evidenziato in diversi casi il superamento dei tre
secoli di vita. Oggi i larici “de la Tegia” di Mestriago sono considerati per
la loro longevità monumenti vegetali e quindi di particolare attenzione da
parte del Distretto Forestale di Malé: per migliorare la possibilità di accesso
alla zona medio-alta con mezzi motorizzati si è realizzata una strada forestale in quota dalla Malga Monte di Mezzana (strada dei “brozi de l’agola”) e la
possibilità di un prolungamento pedonale.
14 Cfr. Cristina Podetti – “I larici secolari: arte e natura” – Notiziario Com.le 2003 – n.
10, pp. 22-23.
15 Cfr. Fabio Angeli – I Larici “de la Tegia” – Ibidem pp. 24-27.
16 Cfr. Christa Backmeroff – Analisi dendrocronologia di una rotella di larice – Ibidem p. 28.
228
3) ARTIGIANATO
Nel primo paragrafo di questo capitolo si è parlato della lavorazione del latte, della lavorazione del grano, di quella del lino e della canapa. Sono tutte
forme di lavoro artigianale che nel passato hanno raggiunto spesso un’elevata qualificazione professionale.
In quasi tutte le case esisteva “la róda da filar” (ruota per filare) la lana, il lino, la canapa.
“El sartór” (il sarto) e “el scarpolìn” (il calzolaio) venivano chiamati in
casa dai privati, per il tempo necessario a confezionare e riparare i vestiti e
le scarpe di cui tutta la famiglia riteneva di avere bisogno in un anno od in
una stagione. Oltre alla paga giornaliera, sempre molto bassa, essi avevano la
possibilità di consumare i pasti insieme alla famiglia per cui lavoravano.
“El marangón” (il falegname) era una professione molto ricercata per l’alto grado di specializzazione che doveva possedere chi l’esercitava. I mobili
venivano costruiti a mano con precisione e particolare cura, spesso venivano intagliati e decorati. I falegnami meno specializzati si dedicavano alla costruzione di attrezzi di campagna (“màneghi dei badii, dele forche, ecc., bròzi, carióle a 2 ruote) e per il bosco (“màneghi dei manaròti, dei zapìni, ecc.,
bàzeghe, barcèi, ecc.).
“El rödàr” (il costruttore di ruote) e “el feràr” (il fabbro-ferraio) erano
due professioni collaterali al lavoro di campagna: gli attrezzi con l’intelaiatura di legno venivano completati con pezzi e bordature di ferro. Alle unghie
degli zoccoli delle giovenche venivano applicate le “clape” in ferro che davano sicurezza ed appoggio alle bestie nel traino del carro.
Saltuariamente arrivavano in paese artigiani ambulanti quali “el fumàdro”
per aggiustare “le fum, le vete, le congiómble, ecc.”, “el parolòt” ed “el
moléta” per riparare od affilare utensili di casa.
4) COMMERCIO
Poiché le famiglie avevano in casa quasi tutto ciò che serviva al loro sostentamento (avevano le mucche nella stalla per il latte ed il formaggio, allevavano il maiale ed il pollame per la carne, preparavano il pane di segala e si industriavano il più possibile a confezionare vestiario e scarpe in proprio), il
commercio, sia di generi alimentari che di abbigliamento, era molto limitato e ridotto all’indispensabile.
In località “Rovina” di Almazzago si stabilì nel 1802 la famiglia Angeli Antonio di Croviana: il figlio Giuseppe aprì l’osteria nella casa oggi di proprietà degli eredi di Emilio Marinelli.
229
“Si racconta che essendo la località abbastanza isolata, in quei luoghi si giocasse
d’azzardo e qualcuno abbia dilapidato un’intera sostanza17”.
L’abitato di Almazzago era privo di osteria e di negozio di alimentari. Solo verso il 1935 fu aperto un “Dopolavoro” e nel 1945 trasformato in “
Enal”.
Nel 1959 Luigi Mattarei costruì l’Albergo Almazzago (oggi Hotel Almazzago) con annesso bar ancora funzionante e negozio di alimentari (fino al
1989).
Nell’I.R. Catasto Austriaco del 1859 a nome dei fratelli Magagna risulta una
casa di abitazione con osteria a Mestriago. L’osteria “alla Magagna” continuò l’attività fino al 1945.
Sempre a Mestriago nella casa al vecchio bivio per Almazzago, nel 1904
Adriano Dalla Torre di Mezzana aprì una trattoria con annessa la rivendita
di generi alimentari. Il bar “del Carleto” è stato chiuso nel 1993 e contemporaneamente è stato aperto a fianco il Bar – caffè “La Stube”.
Verso il 1920 Caterina Berrera in Cavallari aprì un’osteria in Daolasa fino
agli anni 1945/46.
Giuseppe Podetti “Bortolazzo” (1887 – 1972) aprì un negozio di “Generi
Alimentari – Manifatture – Mercerie” a Mestriago, la cui attività iniziò nel
1932 e si concluse nel 1971.
Bortolo Podetti ed eredi (“Bernardei”) nell’I.R. Catasto Austriaco del 1859
risultano proprietari a Piano di un’osteria alla quale vennero annessi “Tabacchi” e “Generi Alimentari”: le attività continuarono fino al 1978.
Nel 1931 Giuseppina Rossi dei “Bazèni” di Mastellina acquistò un negozio
di “Generi Alimentari – Manifatture – Mercerie” da Pietro Pontirolli (1873
– 1946) la cui attività cessò nel 1973.
Nel 1956 Alfonso Podetti aprì un bar a Piano la cui attività cessò nel 1980.
Bezzi Dante e Virginia aprirono a Piano un negozio di “Generi Alimentari”
nel 1976 e un bar nel 1986.
Verso il 1900 Rossi Romolo con le sorelle Isabella e Narcisa, detti “Pecheli”, aprirono una trattoria con annessi “Generi Alimentari” a Mastellina, sulla strada nazionale; dal 1947 al 1962 l’attività venne portata avanti dalla famiglia di Bardassare Rosani e quindi dalla famiglia di Cornelio Flessati. Oggi è aperto solo il bar.
All’esterno delle osterie dei Podetti “Bernardèi”, della “Magagna”, di Adria-
17 Cfr. E. Podetti – “Osterie di Commezzadura” – Notiziario del Centro Studi per la Val
di Sole “La Val” – 1996, n. 1-2, pp. 16 e 17.
230
no Dalla Torre e di Romolo “Pechelo” esistevano delle greppie (“magnadóre”) dove i cavalli che trasportavano le varie merci da Malé in Val di Sole
potevano rifocillarsi con un po’ di biada.
A Deggiano osteria e negozi sono più difficili da gestire.
Pietro Belfanti (1865 – 1929) gestì un’osteria con negozio di “Generi Alimentari” per una decina d’anni dopo la Ia Guerra Mondiale; Amabile Flessati gestì un “DopoLavoro” dal 1940 al 1945; Malvina De Melchiori in Gramola gestì un’osteria dal 1947 al 1965.
5) INDUSTRIA
Nel 1953 venne costruito a Piano un ponte sul Noce in cemento ad arcata unica per sostituire quello vecchio in legno, anche in previsione della costruendo fabbrica di laterizi in località “Casaline”. Infatti l’autunno del 1954
iniziarono i lavori per la costruzione dell’ I.L.A.P. (Industria Laterizi Attilio
Pozzatti) di Piano. Il progetto elaborato dal geometra Luigi Svaizer di Malé
su commissione dell’impresario edile Attilio Pozzatti di Dimaro trovò il pieno appoggio del segretario comunale Enrico Pancheri, del Consiglio Comunale e dell’ASUC di Piano.
La frazione di Piano mise a disposizione, a titolo gratuito, per la costruzione
della fabbrica ventimila metri quadri di terreno e lo sfruttamento del terreno argilloso in affitto per 10 anni, su corresponsione di un canone simbolico.
Il proprietario della fabbrica, che dava lavoro a 60 operai, si era impegnato
ad assumere il 75% della mano d’opera in loco.
“Il materiale argilloso era facilmente lavorabile, con buona percentuale di silice che favorisce la refrattarietà dei laterizi”18.
L’apparato macchinario, fra i migliori sul mercato, “era in grado di produrre 4
– 5 mila mattoni pieni all’ora o materiale forato umido pari a 100 quintali”.
Nel 1966 la fabbrica di mattoni chiuse per aver esaurito la materia prima.
6) TURISMO
Negli anni 1960-’70 la Val di Sole vive un periodo di notevole riscatto sociale ed economico: già la fabbrica di laterizi (ILAP) sorta a Piano e attiva dal 1954 al 1966 aveva rallentato la massiccia emigrazione del primo dopo guerra 1940-1945, nel 1958 veniva istituita l’Azienda Autonoma di Cu18 Cfr. Articolo pubblicato il 25/5/1956 riprodotto sul Notiziario Comunale di Commezzadura n. 6 – 2000, p. 22.
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ra e Soggiorno delle Valli di Sole, Peio e Rabbi con sede a Malé per dar vita ad una politica turistica unitaria in valle. Nel 1962 nasceva la Comunità
di Valle (Consorzio dei Comuni) per dare maggiore forza alle iniziative da
intraprendere.
Nel 1967 veniva approvato il Piano Urbanistico Provinciale (P.U.P.) – fortemente voluto dall’allora Presidente della Provincia Bruno Kessler – in cui
erano individuati precisi obiettivi urbanistici ed economici e l’istituzione
dei Comprensori; il C7 della Val di Sole fu istituito nel 1972. Grandi erano
quindi fra la gente solandra le aspettative di sviluppo e di progresso a fronte “di problemi numerosi e complessi: l’emigrazione, la crisi dell’economia tradizionale incentrata ancora sull’attività agricola, la disoccupazione, la bassa scolarizzazione, l’isolamento e l’assenza di adeguati servizi sociali, sanitari e culturali sul territorio “19.
Per la Val di Sole la priorità del P.U.P. era costituita dallo sviluppo del turismo invernale e la realizzazione di strutture a supporto dello stesso turismo.
Oltre alla stazione turistica già affermata del Tonale, stava crescendo Folgarida (il primo impianto di risalita nel 1965), era in fase di progettazione Marilleva.
Inverno 1976/1977 – Mastellina sotto la neve
19 Cfr. Salvatore Ferrari – “La Val di Sole dal 1967 al 1977” – Notiziario C.S. per la Val
di Sole “La Val” – 2007, n. 1 – pp. 18-21.
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Nel 1967 veniva fondato il Centro Studi per la Val di Sole e contemporaneamente il Coro Sasso Rosso.
A partire dal 1970 a Commezzadura veniva realizzato il villaggio turistico di
Costa Rotian con villette a schiera di mattoni pieni a faccia a vista in località “Sort” di Almazzago nei pressi del quarto tornante della S.S. 239 che porta a Madonna di Campiglio. Nello stesso anno, constatata la necessità di incrementare il turismo invernale nel fondovalle, l’Azienda Autonoma di Cura e Soggiorno, unitamente all’Amministrazione Comunale e agli albergatori locali, realizzò in loc.”Trentin” di Almazzago uno skilift a servizio degli
sciatori che funzionò fino al 198320. Allora gli alberghi presenti sul territorio comunale erano quattro: “Grazia” ora “Hotel Sasso Rosso” – “Almazzago”- “Vittoria”- “Costa Rotian”.
Avendo stipulato degli accordi per la realizzazione di piste da sci sul proprio
territorio che favorivano le stazioni di Folgarida e Marilleva, Commezzadura si sentiva poco remunerata per il servizio dato, cercava quindi nuove
vie per ottenere uno sviluppo adeguato sul proprio territorio: nasceva così
la S.p.A. “Stuaccia” dove l’Amministrazione comunale metteva a disposizione il pascolo e la Malga Bassa di Piano a 1.400 m. s.l.m., zona interessata all’attraversamento della prevista strada Folgarida-Fazzon che avrebbe dovuto
collegare le nascenti stazioni turistiche in quota.
Nella citata società il Comune disponeva del 50% delle azioni per la proprietà del terreno, mentre i tecnici arch. Sergio Giovanazzi ed ing. Luciano Perini disponevano del rimanente 50% per l’ideazione e la progettazione delle infrastrutture e degli insediamenti: il capitale sociale veniva fissato
ad un milione di lire21.
Nel 1974 la Malga Alta di Piano denominata “Panciana” veniva trasformata
in bar- ristorante a servizio degli sciatori nei mesi invernali.
Con il cambio dell’amministrazione comunale, avvenuto nel novembre
1974, la S.p.A. “Stuaccia” veniva sciolta.
In questi anni molti solandri trovavano lavoro alla “Lancia” di Bolzano o
nelle aziende della Piana Rotaliana.
Nasceva così la grande contestazione degli insediamenti turistici in quota,
in quanto non offrivano comunque la piena occupazione locale tanto auspicata.
Nel 1977 gli amministratori comprensoriali promossero ed organizzarono
20 Cfr. Archivio Comunale di Commezzadura – delibera n. 6 del 21.01.1970.
21 Cfr. Ibidem – Delibera n. 6 del 21.01.1970.
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un referendum sul futuro turistico in alta quota: il 34,6% dei solandri che
partecipò al voto, in larga maggioranza si schierò contro la costruzione di
“nuove Marilleve”22.
Lo sviluppo turistico doveva quindi trovare una modalità diversa, attraverso un
collegamento con il fondovalle e la creazione di una mentalità imprenditoriale locale che ponesse fine alla svendita del nostro territorio. Tuttavia è necessario precisare che anche Commezzadura ha beneficiato dell’indotto economico procurato dallo sviluppo turistico in Valle: è confermato dalla presenza e
crescita di numerose aziende artigianali, alcune di esse beneficiando anche della specializzazione maturata all’estero (Francia, Svizzera,…) di alcuni imprenditori ritornati al luogo di origine per continuare la professione appresa.
Nel 1987 a Commezzadura le aziende artigianali erano 39 con 101 addetti, oggi le aziende artigianali sono aumentate notevolmente e sono costituite da muratori, carpentieri del legno e del ferro, falegnami, termo-idraulici, elettricisti, imbianchini.
Anche gli alberghi hanno rinnovato le loro strutture per adeguarle alle sempre crescenti esigenze degli ospiti; ai quattro alberghi precedentemente citati si sono aggiunti l’Hotel Tevini, l’Hotel “La Noria”, l’Hotel Genzianella, il
Garnì Mountain Resort e sono in fase di ultimazione il Benny Bio Hotel, il
Garnì “Il Giglio” e la Residenza Turistico-Alberghiera “La Moretina”.
Anche il settore extralbeghiero ha avuto un grande sviluppo attraverso la
realizzazione di numerosi appartamenti e seconde case.
Dopo numerosi anni di impegno delle varie amministrazioni comunali che
si sono succedute per favorire la realizzazione di un impianto di collegamento diretto con l’area sciabile del carosello di Folgarida-Marilleva-Madonna
di Campiglio, oggi si può finalmente affermare di aver ottenuto quanto auspicato. È infatti stata realizzata dalla Società Funivie Folgarida-Marilleva
Spa ed è entrata in funzione il 23 dicembre 2007 una telecabina ad 8 posti
con partenza da Daolasa ed arrivo in zona Bassetta del Monte Vigo a quota 2030 m. s.l.m, con una fermata intermedia presso il Malghetto di Mastellina a quota 1350 m. s.l.m.23 dove sarà ristrutturato radicalmente ed ampliato lo stesso fabbricato per ricavarne un bar-ristorante a servizio degli sciatori annesso alla pista da sci.
Nella zona di partenza della telecabina, presso la Stazione Telecabina Daolasa,
è in fase di realizzazione un’area multifunzionale con la stazione della Ferro22 Cfr. sopra nota n. 19, p. 20.
23 Cfr. Concessione Edilizia Comune di Commezzadura n. 87 del 30.12.2005.
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1962, Lavoratori di Commezzedura in Svizzera
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via Trentino Trasporti che costituisce il primo esempio di intermodalità fune-rotaia, con annessa piazza e relativi parcheggi, attività commerciali e di
ristorazione connesse allo sci. Nelle vicinanze di tale zona sorgerà la nuova
struttura a servizio dei Campionati Mondiali di Mountain Bike del 2008 e
dello sci di fondo.
Il Comitato Turistico
L’incremento del movimento turistico derivante dalla realizzazione di alberghi e soprattutto di appartamenti aveva indotto, con delibera n. 94 del
30.10.1985, l’Amministrazione comunale e l’Azienda Autonoma di Cura e
Soggiorno ad istituire uno strumento operativo “un’integrazione degli strumenti operativi del Comune e dell’Azienda, come associazione di persone in rappresentanza fiduciaria di Enti, Associazioni e Categorie, organicamente costituite, che
operano o sono direttamente o volontariamente interessate nello sviluppo del settore turistico”
Inizialmente il Comitato Turistico era composto da: il Sindaco o un Assessore suo delegato, due Consiglieri Comunali (di cui uno proposto dal Gruppo di Minoranza) ed un rappresentante della categoria degli albergatori, un
rappresentante delle categorie degli artigiani, commercianti e pubblici esercenti, due rappresentati delle Società Sportive, un rappresentante del Grup-
Nuovo impianto di arroccamento “Telecabina Daolasa Val Mastellina” con vista su Mestriago
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po A.N.A, uno del Corpo dei Vigili del Fuoco, un rappresentante del Consiglio di Interclasse della Scuola Elementare. Ogni membro doveva essere nominato, in apposita adunanza, dal Presidente dell’Azienda Autonoma, su designazione dei rispettivi Enti, Associazioni, Categorie e Società Sportive.
Fra i principali compiti assegnati a questo nuovo organismo c’è la “promozione di iniziative turistiche e culturali che sono peculiari delle tradizioni locali”, “coordinare l’attività turistica all’interno del Comune realizzando manifestazioni in collaborazione con le categorie interessate al turismo e con la popolazione”, “determinare la quota di recupero annuale fra gli operatori turistici”.
Il finanziamento del Comitato è sostenuto da contributi ordinari e straordinari stanziati dall’Amministrazione Comunale di Commezzadura, dall’Azienda di Cura e Soggiorno delle Valli di Sole, Peio e Rabbi, dalla quota di contributo degli operatori turistici ed economici e da ogni altra entrata proveniente da altri Enti o privati. Il primo Presidente, nonché promotore della fondazione fu il Consigliere Comunale Paolo Podetti, al quale succedette a metà legislatura Augusto Flessati.
Successivamente, dal 1990 al 2000, per ben dieci anni Bruno Suelotto ha
guidato questo organismo, anche lui nominato come rappresentate dell’Amministrazione Comunale. A partire dall’anno 2000 la guida del Comitato è
stata assegnata a Cristina Podetti fino al termine della legislatura nel 2005,
rinominata anche nel maggio del 2005 ed è tutt’ora in carica.
Nel corso degli anni l’operato del Comitato ha cercato di adeguarsi alle svariate istanze che il mercato turistico ha evidenziato, cercando di rispondere alle nuove esigenze dettate da una sempre più pressante necessità di migliorare la qualità e la quantità dei servizi offerti per essere competitivi con
un mercato nel quale la concorrenza e le esigenze degli ospiti sono notevolmente aumentate nel corso degli anni.
L’istituzione del Comitato ha dato vita al locale Ufficio Informazioni24 che,
attraverso l’apertura stagionale, offre informazioni turistiche sulle varie attrattive presenti in valle, nonché sulle manifestazioni, mostre, musei ecc.
Durante la stagione estiva ed invernale, il Comitato coordina e programma
una serie di eventi e manifestazioni organizzate in forma diretta o dalle diverse associazioni che operano sul territorio.
Partecipa inoltre, attraverso la collaborazione con l’ Azienda per il Turismo
della Val di Sole e con le altre realtà associative nel settore turistico, all’individuazione degli indirizzi ed obiettivi nel campo turistico della valle.
24 Cfr. Delibera del Consiglio Comunale n. 50 del 24.07.85.
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