PEDAGOGIA E FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI: INNOVAZIONE
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PEDAGOGIA E FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI: INNOVAZIONE
PEDAGOGIA E FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI: INNOVAZIONE E APPROCCIO PRATICO CONTRASTANO LA DISPERSIONE Come devono formarsi i docenti nella prospettiva di innovazione e modernizzazione dei sistemi di istruzione Ue? E’ stato questo il tema del dibattito del convegno internazionale “Cultura pedagogica e formazione degli insegnanti per l’Europa 2020”, svoltosi il 1° dicembre presso l’Università degli Studi RomaTre. Ha introdotto i lavori la Prof.ssa Sandra Chistolini, Docente di Pedagogia generale e sociale presso l’Università RomaTre. “Il convegno – ha dichiarato la Prof.ssa Chistolini – tratta della formazione pedagogica di insegnanti ed operatori e costituisce l’iter conclusivo del percorso durante il quale alcuni studenti universitari hanno visitato 4 Centri di Formazione Professionale di Roma, analizzando l’aspetto pratico ed operativo della pedagogia. In particolare, è stato possibile esaminare da vicino l’aspetto pedagogico innovativo e pratico in situazioni di disagio e rischio esclusione”. Il concetto di lavoro va visto nell’ottica dell’inclusione e del rispetto dell’essere umano. La stessa Riforma scolastica del 2015, introducendo lo strumento dell’alternanza scuola-lavoro, si propone di superare la separazione fra istruzione/formazione e mondo del lavoro. Nel suo intervento, Luigi Enrico Peretti (Direttore Generale della Federazione CNOS-FAP), ha citato Papa Francesco: “Noi non possiamo avere dei giovani che non accedono nel tempo e nello spazio ad una formazione adeguata”. Secondo il Direttore Generale del Centro Opere Salesiane, il sistema educativo deve includere tutti, così come confermato anche dalla Legge su “La Buona Scuola”, che sta dando spazio a tutte le tipologie di formazione (anche la FP). L’obiettivo è quello di ridurre drasticamente i numeri della dispersione scolastica. Lo scopo della formazione professionale è, ha sottolineato Peretti, quello di sviluppare le competenze pratiche dei giovani, secondo il concetto di “intelligenza nelle mani” affermato da Don Bosco. “A volte - sostiene il Dott.Peretti - le competenze e le conoscenze non trovano esperienza immediata nell’istruzione, e la FP cerca di rispondere a questa esigenza”. “Il successo formativo - ha concluso il Direttore Generale CNOS-FAP – genera un adulto autonomo e capace, nella vita e nel lavoro. Va recuperato il concetto di “lavoro buono”, basato su competenze tecniche attraverso l’uso delle mani. E va restituito valore al concetto di lavoro”. Fulvio Gherga, esperto dei processi formativi, ha trattato il tema specifico della Formazione Professionale, proponendo un excursus storico-legislativo sulla materia, dal dopoguerra ad oggi. In particolare, è stata ricordata la prima normativa che regolamentò la Formazione in Italia, ossia la L.264/1949. La Legge, nata nel periodo post-bellico, prevedeva tre tipologie formative: corsi per disoccupati, corsi di riqualificazione e cantieri scuola. L’urgenza era quella di qualificare la potenziale manodopera giovanile, totalmente sprovvista di educazione culturale e tecnologica e con una formazione di base molto scarsa. Si muovono su due fronti paralleli, sia il Ministero dell’Istruzione che il Ministero del Lavoro, dando il via a percorsi di formazione prelavorativa (istituti professionali - dentro la scuola - ed addestramento professionale - fuori la scuola) e formazione sul lavoro (apprendistato). Negli anni ’60, però, vanno emergendo i problemi di sovrapposizione fra formazione a scuola e formazione fuori la scuola, ossia fra istituti professionali, di competenza del Ministero dell’Istruzione, ed addestramento professionale, affidato al Ministero del Lavoro. L’addestramento accusava gli istituti professionali di percorsi “licealizzati”; questi ultimi imputavano all’addestramento un approccio troppo pratico ed operativo. La Legge 845/1978 cerca una soluzione, ridisegnando la Formazione e dandole una nuova organizzazione didattica, alternativa a quella addestrativa e diversa dal modello scolastico. La FP viene vista non solo come strumento delle politiche del lavoro, ma anche come percorso educativo. Ma permangono le situazioni critiche lasciate dal passato. Si tenta di dare una soluzione con proposte di riforma della scuola secondaria, in particolare innalzando l’obbligo scolastico da 8 a 10 anni ed articolando i percorsi di istruzione secondaria in ciclo breve (qualifica professionale) e ciclo lungo (diploma di maturità). La svolta arriva solo dopo il 1998, con le riforme Berlinguer, Moratti, Fioroni e Gelmini: finalmente la FP si inserisce nel sistema formativo nazionale e entrano man mano a regime i percorsi di qualifica triennali. Restano due grandi criticità: la distribuzione non omogenea sul territorio e le modalità penalizzanti nel finanziamento. La prospettiva internazionale del convegno è stata fornita dai relatori provenienti dal Regno Unito e dalla Lituania. La Prof.ssa Jo Townshend, Preside della Rye Studio School, ha portato l’esperienza del proprio Paese. La Rye Studio for the Creative Industries nasce in Inghilterra (ad Ofsted) nel 1870 ed offre un modello educativo-formativo fortemente legato col mondo dell’industria. Il target di riferimento è rappresentato da giovani fra i 14 ed i 19 anni. I settori di formazione in cui la Scuola opera sono le Arti Visive, lo Spettacolo e la Produzione, l’Area commerciale della Contabilità, la Matematica, l’Inglese ed il Settore industriale. Mediante un modello di apprendimento basato su progetti, i ragazzi entrano in contatto con diversi contesti grazie alla collaborazione con le aziende. Le collaborazioni con i professionisti portano ad un aumento degli standard e ad un miglioramento delle capacità comunicative. I partner supportano la formazione con attività di mentoring, colloqui motivazionali, formazione sul campo, tirocini. Questi ultimi vengono svolti nell’Inghilterra sud-orientale con forti partnership con le aziende locali. La Prof.ssa Townshend ha sottolineato la forte crescita del settore creativo nel Regno Unito: fra il 1997 ed il 2013 il numero di impieghi nel settore è aumentato con una media del 3,9%, a fronte di uno 0,6% del settore non creativo. Ha parlato della Formazione in Lituania Vidmantas Tutlys, Direttore del Vytautas Magnus-University Centre for Vocational Educational and Research di Kaunas. In Lituania esistono 8 livelli di qualifiche. La Formazione Tecnica e Professionale si può articolare in varie modalità: Istruzione primaria + qualifica professionale (ad esempio per allievi con bisogni speciali), con durata di 1-3 anni; Istruzione secondaria inferiore + qualifica professionale (per diplomati della scuola di base che intendono ottenere una qualifica professionale) con durata biennale; Istruzione secondaria superiore + qualifica professionale (giovani di 16 con formazione di base che possono ottenere sia una qualifica che un diploma di scuola secondaria superiore), di durata triennale; Istruzione post-secondaria + qualifica professionale (per studenti che abbandono le scuole secondarie superiori o i licei e che desiderano una qualifica), con durata 1-2 anni. L’Istruzione e Formazione Professionale lituana è svolta da Istituti pubblici e privati, da Enti pubblici con soggetti privati e da centri di formazione per disoccupati (pubblici e privati). La situazione dell’abbandono scolastico nelle Scuole di Formazione in Lituania è pressoché invariata dal 2009-2010 (intorno al 16%). Le misure che il sistema IeFP metterà in atto per contrastare il drop out sono: la flessibilità; l’introduzione di qualifiche parziali e percorsi formativi modulari; l’applicazione di un sistema di apprendistato. Per quanto riguarda la flessibilità: dal 2012 gli studenti della IeFP possono cambiare il programma scelto; agli alunni viene data la possibilità di concordare programmi di apprendimento individualizzati, combinare percorsi di formazione teorica con i tempi lavorativi e di ricevere formazione pratica sul posto di lavoro; gli studenti possono prepararsi individualmente e sostenere entro la fine dell’anno scolastico un esame del corso che non sono riusciti a superare. A proposito dell’introduzione di qualifiche parziali e percorsi formativi modulari: i curricula modulari saranno progettati per ottenere qualifiche parziali; coloro che terminano il programma di un modulo di IeFP riceveranno un attestato. Infine, per quanto concerne il sistema di apprendistato: l’istituto è stato introdotto dalla Legge sulla FP del 2007; costituisce una strada alternativa (sistema duale) alla FP scolastica; i relativi contratti sono tripartiti fra apprendista, impresa ed Ente di formazione; responsabilità e ruolo principale per la gestione dell’apprendistato sono assegnate all’impresa; è stata avviata una fase di sperimentazione di apprendistato nella formazione di disoccupati nel periodo 2013-2015; sono stati introdotti programmi di apprendistato di breve durata (6-8 mesi). La Lituania sta incrementando la presenza del mondo del lavoro nel sistema di IeFP, coinvolgendo le parti sociali nella definizione delle politiche della FP, facendo partecipare le imprese nella gestione delle scuole di IeFP, istituendo centri di formazione basati sulla pratica formativa settoriale e applicando il sistema duale dell’apprendistato. In conclusione, le caratteristiche della modernità del sistema di IeFP lituano sono le seguenti: sviluppo dei sistema nazionale delle qualifiche attraverso l’attuazione degli standard occupazionali settoriali e del Quadro nazionale delle Qualifiche professionali; investimenti nell’infrastruttura delle scuole di FP (centri settoriali di formazione pratica); modularizzazione dei curricula dell’IeFP e applicazione di percorsi di apprendistato duale. Il Dott.Peter Litteri ha concluso la prima parte della mattinata, trattando dell’esperienza dei docenti di area linguistica tedesca nella Provincia Autonoma di Bolzano. Nella Provincia altoatesina circa il 33% degli studenti entra nella Formazione Professionale. Le modalità di apprendimento applicate in quest’area geografica si basano su un approccio pratico. Secondo il Dott.Litteri la costruzione della professionalità del docente deve superare l’approccio “apprendimento della teoria” e poi “applicazione della pratica”. Il metodo educativo adottato sul modello ALACT di Korthagen: Action, Looking back, Awareness of essential aspects, Creating alternative methods of action, Trial). Secondo tale modello, sono 5 i principi per una realistica formazione dei docenti: punti di avvio sono le domande nate dalla e nella pratica; la formazione è orientata a sostenere una sistematica riflessione; l’apprendimento è un processo sociale interattivo; l’apprendimento si realizza su tre livelli distinti (Gestalt, schema, teoria); l’insegnante in formazione viene stimolato ad auto-governare il proprio sviluppo professionale). Si giunge in tal modo ad una competenza riflessiva nella didattica, comprendente vari livelli di competenze: riconoscere e prendere atto, comprendere, analizzare, valutare. La riflessione presenta diversi gradi di profondità: grado 1 (descrizione dei fatti, dell’oggetto); grado 2 (motivazioni/giustificazioni riferite all’azione); grado 3 (astrazione analitica); grado 4 (discorso critico); grado 5 (professionalizzazione). La seconda parte del convegno è stata dedicata alla presentazione dei gruppi di lavoro costituiti dagli studenti di RomaTre che hanno visitato 4 CFP della Capitale. L’attività ha coinvolto 273 universitari di scienze della Formazione primaria, suddivisi in 56 gruppi. Nell’incontro sono stati illustrati i lavori di 6 gruppi: due hanno visitato il CFP CNOS-FAP Borgo Ragazzi Don Bosco, due il CFP CNOS-FAP Pio XI, uno il CFP ENGIM San Paolo del Murialdo ed uno il CIOFS/FP Ginori. In seguito alla visita del CFP Borgo Ragazzi, i primi due gruppi (denominati “Wood Five” e “Le violette nascoste”) hanno evidenziato l’efficacia del metodo educativo-preventivo ideato da Don Bosco nella sua capacità di recuperare i ragazzi a rischio. Un metodo, quello salesiano, basato sui concetti di religione, ragione ed autorevolezza, che permette di stimolare le capacità e la creatività degli studenti. Il sistema CNOS-FAP si fonda essenzialmente sull’assioma “sapere, saper essere, saper fare”, nella convinzione che occorra formare sia la personalità che la professionalità dei giovani. Anche il gruppo “Educatore e Amico” (CFP Pio XI) ha parlato del metodo educativo di Don Bosco, nella sua azione positiva contro la dispersione scolastica. Tra l’altro il CFP Pio XI ha stipulato un Protocollo di intesa con l’Istituto Carlo Urbani di Acilia, per agevolare i ragazzi nella continuazione degli studi. Il gruppo “Educare con passione”, anch’esso in visita presso lo stesso CFP, ha messo in risalto la crescita psicologica/personale oltre che professionale degli studenti, grazie all’applicazione dello strumento educativo salesiano. Il metodo pedagogico di San Leonardo Murialdo è stato illustrato dal gruppo “Rimp”, che ha visitato il CFP ENGIM di San Paolo. L’azione del Murialdo è “Facciamo il bene, ma facciamolo bene” e considera il giovane “cuore” della società. Per questo motivo l’opera educativa deve giungere al cuore di ogni studente e farne una persona adulta e matura. I ragazzi e i giovani, la loro formazione umana, spirituale, culturale e professionale costituiscono il nucleo di tutte le attività della comunità educativa murialdina. L’ultimo gruppo (“Non uno di meno”) presente al convegno ha visitato il CFP CIOFS/FP Ginori. Il Centro si ispira anch’esso alla metodologia di Don Bosco, riconoscendo ai giovani una posizione centrale nel processo educativo e favorendo un modello di crescita integrale, sia professionale che umana. Nell’analisi delle informazioni acquisite, tutti i gruppi hanno utilizzato modelli di lavoro attivi, partecipativi e coinvolgenti, in grado di far dialogare democraticamente tutti i componenti del gruppo. Il convegno ha, dunque, rappresentato un utile strumento di confronto sugli aspetti pedagogici e formativi degli insegnanti del nuovo millennio, portando l’apporto di rappresentanti internazionali e di sperimentazioni pratiche condotte da studenti di scienze della Formazione ed analizzando nello specifico i metodi adottati dall’IeFP italiana ed estera. A CURA DELL’ENDO-FAP NAZIONALE