Il Progresso Veterinario

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Il Progresso Veterinario
LA SINDROME COLICA NEL CAVALLO
DEFINIZIONE
Per colica si intende la manifestazione di dolore viscerale addominale acuto, cronico o ricorrente.
Le cause di questo quadro possono essere suddivise principalmente in
Cause extra intestinali (Ascessi mesenterici,tumori ovarici, parto, epatite acuta, ernia
diaframmatica,torsione uterina)
Cause gastrointestinali (Accumulo di gas, ipermotilità e spasmi intestinali, costipazione, ostruzioni,
torsioni, dilatazione gastrica, intrappolamenti, dislocazioni, meconio e ulcere gastriche )
Le cause principali del dolore che definiamo “colica “ nel cavallo possono essere così schematizzate
1. Distensione di tratti dell’apparato gastroenterico per gas, fluido o alimenti.
2. Trazione alla base del mesentere
3. Ischemia
4. Ulcere profonde nello stomaco o nell’intestino
SINTOMI
I sintomi possono essere spesso molto evidenti, altre volte subdoli
• Rotazione della testa verso il fianco
• Tendenza a battere lo zoccolo al suolo in modo continuo o intermittente
• Rotolamento
• Sudorazione
• Decubito sul dorso
• Decubito per periodi di tempo troppo lunghi
• Tendenza a coricarsi e rialzarsi più volte in un breve arco di tempo
• Stazione in posizione distesa
• Frequente assunzione della posizione di orinazione
• Tendenza a ritirarsi in un angolo
• Tendenza a calciarsi l’addome
• Meteorismo
• Testa tenuta in posizione strana e ripetuto arricciamento del labbro superiore
EPIDEMIOLOGIA
Età, Sesso e Razza
Età, sesso e razza sono stati messi in rapporto con un aumentato rischio di colica.
Alcune forme di colica prevalgono in soggetti giovani, una ricerca ha dimostrato che i soggetti
anziani necessitano più spesso del trattamento chirurgico e tendono ad avere una peggiore prognosi
per la sopravvivenza rispetto ai cavalli giovani.
Alcuni tipi di colica sono specifici per il sesso (ad esempio la torsione dell’utero o l’ernia
inguinale).
In senso generale, il sesso non è stato associato all’incidenza delle coliche.
La razza è stata identificata come fattore di rischi per l’insorgenza di coliche in alcuni studi.
Fattori dietetici, ambientali e gestionali
Alimenti e alimentazione sono stati a lungo sotto accusa per le coliche, ma gran parte di quanto si sa
a proposito di dieta e coliche si basa su ipotesi o estrapolazione di dati sperimentali che non sono
stati confermati da osservazioni epidemiologiche, anzi le ricerche epidemiologiche hanno offerto
risultati contraddittori.
La quantità di cereali piuttosto che il loro tipo rappresenta probabilmente il fattore di maggior
importanza, ma l’aumentato rischio di colica osservato in soggetti alimentati con varie miscele di
cereali impone ulteriori indagini.
Un’alimentazione con scarse ma frequenti quantità di cereali sembra ridurre il ricambio dei fluidi
che si è osservato nel colon con la somministrazione della razione in due volte soltanto.
Poiché la dieta è largamente considerata un fattore di rischio importante i programmi dietetici
andranno modificati allo scopo di ridurre il rischio.
Le pratiche gestionali sono state anch’esse associate ad aumento del rischio di colica. Si è segnalato
che un improvviso calo dell’attività, quali l’interruzione del regolare allenamento o il passaggio da
una vita al paddock a una stabulazione permanente, per esempio in seguito a incidenti o a interventi
chirurgici, produce il rischi di costipazione del colon o del cieco.
Parassitosi
Diversi lavori hanno dimostrato che le larve di Strongylus vulgaris possono essere responsabili di
coliche tromboemboliche e peritonite. Anche i piccoli strongili, anche noti come ciatostomi, che si
riscontrano frequentemente nel cieco e nel grosso colon del cavallo, sono stati indicati come causa
di colica. In un lavoro pubblicato, è stato rilevato come nelle scuderie con elevata incidenza di
episodi colici, l’incidenza stessa diminuisce in seguito al controllo dell’infestazione da piccoli
strongili. Non si hanno molti dati relativi alle modalità con cui questi parassiti possano causare le
coliche, ma si ritiene che la penetrazione delle larve durante la migrazione provochi irritazione e
modifichi la funzionalità intestinale.
Farmaci
È noto che diversi farmaci sono in grado di provocare disfunzioni intestinali capaci di portare alla
comparsa di coliche. Fra questi rientrano gli antinfiammatori non steroidei come il Fenilbutazone e
il Flunixin meglumine, capaci di provocare ulcere gastroenteriche quando vengono somministrati in
dosi eccessive o per periodi troppo prolungati
Tumori e tossine
Negli equini i tumori sono rari e quelli capaci di causare coliche lo sono ancora di più. Tuttavia,
sono state segnalate alcune neoplasie responsabili dell’insorgenza di coliche, come il linfosarcoma
della milza e dell’intestino, il carcinoma squamocellulare dello stomaco e il leiomioma della parete
intestinale. Le sostanze tossiche provocano raramente le coliche, a meno che non vengano
inavvertitamente ingerite. I composti tossici che hanno causato episodi colici sono rappresentati da
organofosforici, monensin, pirrolizidina, alcaloidi di vegetali tossici come Crotalaria, Amsinckia e
Senecio spp., che Da quanto tempo il cavallo sta male causano epatopatie, o da agenti irritanti come
la cantaridina della cantaride, responsabile di enterite.
Ulcere gastriche
La presenza di ulcere nello stomaco è stata riscontrata contemporaneamente a dislocazione del
colon, fecalomi e distensione del colon, indicando come possa esistere un’importante correlazione
tra le ulcere gastriche e le disfunzioni intestinali. In alcuni casi, i segni clinici riferibil
all’interessamento del colon cessarono dopo il trattamento delle ulcere. Dal momento che alcune
indagini hanno dimostrato come nei cavalli da lavoro e da corsa possa essere presente un gran
numero di ulcere gastriche è possibile che queste abbiano un ruolo molto importante come causa di
colica.
Alterazioni di altri organi
I cavalli possono manifestare segni di colica anche quando in realtà sono affetti da altre malattie. Le
epatopatie causano disfunzioni cerebrali che possono simulare le coliche, le forme gravi di pleurite
determinano un dolore toracico che spinge l’animale ad assumere gli stessi atteggiamenti delle algie
intestinali. Anche il dolore muscolare che si osserva nel Tying up può avere lo stesso effetto.
Appena prima del parto alcune fattrici mostrano lievi segni colici in coincidenza con l’inizio delle
contrazioni uterine. Anche il dolore proveniente dall’apparato urogenitale può causare coliche, ma il
termine di “colica renale” viene utilizzato troppo frequentemente, dal momento che le coliche
dovute a nefropatie sono rare.
FATTORI DI RISCHIO
Col termine “fattori di rischio” si indicano fattori, propri dell’ospite e dell’ambiente, che risultano
correlati alla causa di una malattia e , quindi, permettono di prevederne la comparsa.
Le cause però della maggior parte delle forme semplici di colica e di molte forme specifiche come
fecalomi del grosso colon, dislocazioni, lesioni strozzate del colon, ecc., non sono note ed i relativi
fattori di rischio tuttora identificati sono pochi.
• Ritenzione del meconio- puledri neonati
• Modificazione delle modalità di allevamento
• Torsione del grosso colon soprattutto in soggetti anziani, femmine , gravidanza
• Coliche gassose-erba fresca, mancanza di attività fisica, dieta ricca di cereali
• Forame epiploico-cavalli anziani
• Fecaloma del grosso colon, anomalie dentarie, privazione di acqua
• Occlusione del piccolo colon
APPROCCIO DIAGNOSTICO
1. Esame clinico
La maggior parte dei casi di colica è di tipo lieve e lascia al clinico un periodo di tempo
sufficiente ad esaminare l’animale ed iniziare la terapia senza che questo comporti alcun
rischio per il paziente .Anche nei casi lievi il veterinario deve effettuare un esame clinico
approfondito e non cadere nella trappola di lasciare che il processo decisionale sia
guidato dalla risposta alla terapia.
Per evitare questo tipo di errore, l’esame deve essere volto in primo luogo a classificare
la forma patologica in atto, in modo da poter effettuare precocemente il trasferimento del
paziente in clinica, nel caso fosse necessario, e poi a diagnosticare il problema in modo
tale da poter prescrivere il trattamento adeguato ed adottare i provvedimenti utili ad
impedire le recidive.
• Dolore
Il grado di alterazione del comportamento indotto dal dolore può essere
meglio osservato quando il cavallo è libero di muoversi in un grande box o in un
paddock. Una diagnosi specifica non può e non deve essere fatta in base al solo
comportamento, ma in generale si può dire che la gravità del dolore è correlata
alla lunghezza del tratto intestinale coinvolto in caso di strangolamento.
•
Manifestazioni cardiovascolari
La frequenza cardiaca e i caratteri del polso sono importanti criteri di
valutazione. Il dolore , e l’attività che ne deriva, influiscono solo in misura
minore sulla frequenza cardiaca, che risente molto di più dell’emoconcentrazione
in via di sviluppo e della diminuzione del ritorno venoso e delle tossine assorbite
dall’intestino infartato.
In generale, il progressivo aumento della frequenza cardiaca fino a 60 o più
battiti al minuto entro 4-6 ore dall’insorgenza della colica è motivo di
preoccupazione soprattutto se la frequenza stessa resta elevata durante gli
intervalli di quiete ed anche a dispetto di un’analgesia adeguata. Un polso che
continui ad aumentare di frequenza e ad indebolirsi è indicativo di un danno
circolatorio e di una ischemia intestinale.
Il colore delle mucose è molto importante ai fini della valutazione della gravità
dell’affezione e per la prognosi.
L’arrossamento riflette l’emoconcentrazione e, nello stadio finale, quando il
paziente è in shock, anche la vasodilatazione. Un tempo di riempimento capillare
di durata superiore a 3 secondi è un ulteriore segno di collasso circolatorio
imminente.
Metabolismo idrico
L’acqua del compartimento enterico, costituita dalla saliva, dalle secrezioni
gastriche e pancreatiche, da quelle epatiche e del piccolo intestino oltre all’acqua
assunta per os in quanto tale o contenuta negli alimenti, viene assorbita
principalmente dal grosso intestino ed in particolare dal colon ascendente e si
sposta verso il plasma.
Il contenuto di acqua nel circolo rimane costante in condizioni fisiologiche, ma
si riduce in seguito a turbe della secrezione o del riassorbimento in caso di
alterazioni a livello intestinale. La prima conseguenza è l’ipovolemia, seguita
dalla disidratazione. La pressione nell’ipovolemia può essere direttamente
dedotta dal valore ematocrito e da quello delle proteine plasmatiche totali ed è
inoltre rispecchiata dalla frequenza cardiaca. i sintomi sono di tachicardia,
pallore delle mucose, prolungamento del tempo di riempimento capillare,
raffreddamento delle estremità. Nella disidratazione abbiamo minor elasticità
cutanea, affossamento oculare, secchezza delle mucose. Gli animali disidratati
sono necessariamente anche ipovolemici, dal momento che i due comparti (
interstiziale e intravascolare ) sono in completo equilibrio.
In caso di una interruzione meccanica o funzionale di un tratto di intestino,
oralmente all’ostruzione si accumulerà il liquido delle secrezioni preciecali,
mentre il tratto intestinale caudale all’ostruzione riceverà acqua in quantità
minima o nulla.
Dopo che la riserva di acqua contenuta nel colon è stata usata, i valori
dell’ematocrito e delle proteine plasmatiche totali cominciano ad aumentare
costantemente e parallelamente si sviluppa l’ipovolemia.
La caduta del contenuto proteico è una conseguenza della perdita di albumine
attraverso la parete danneggiata dei vasi intestinali distesi. La permeabilità delle
pareti capillari è alterata dall’ipossia e dallo stato di acidosi dei tessuti e questo
produce lo spostamento delle più grosse molecole proteiche nel tessuto
extravascolare.
Peristalsi
Se in uno stadio iniziale della colica si incontra un aumento della peristalsi a
carico del piccolo intestino, questo segnala una colica spastica con crampi
intestinali tonici,clonici, oppure un blocco del piccolo intestino, nel qual caso
all’inizio del disturbo si ha una rinforzata peristalsi nel tentativo di superare
l’ostacolo. Più tardi, quando si forma la dilatazione del tratto intestinale
prestenotico in seguito al ristagno del liquido, la peristalsi si ferma.
Il rilevamento di una peristalsi aumentata o diminuita del piccolo intestino in
combinazione con il rumore di spruzzo ileo-ciecale (immissione del contenuto
intestinale liquido del piccolo intestino nel cieco) fornisce importanti indicazioni
diagnostiche a proposito di un blocco del piccolo intestino
La diminuzione della peristalsi del grosso intestino si manifesta soprattutto nel
caso di costipazione del cieco e del grosso colon. Del resto non fornisce
indicazioni specifiche.
•
•
Sondaggio gastrico
L’uso della sonda rinoesofagea fa parte della diagnosi e della terapia delle
coliche ed il sondaggio va eseguito sempre alla prima visita del paziente. Il suo
impiego consente nello stadio iniziale della colica di diagnosticare una
dilatazione gastrica primaria od una secondaria a duodenodigiunite, salmonellosi
o grass sickness.
Il sondaggio gastrico quindi serve a controllare il grado di riempimento dello
stomaco ed il suo contenuto.
La presenza di un reflusso gastrico di volume superiore a 2 litri è considerata
significativa e di solito indica un’ostruzione primaria del piccolo intestino.
Tuttavia, in alcuni casi di ostruzione del grosso colon, la parte prossimale del
tenue viene compressa impedendo il normale svuotamento dello stomaco.
•
Esplorazione rettale
Nel cavallo in colica l’esplorazione rettale deve sostituire la diagnostica
radiografica del tratto gastrointestinale, possibile nell’uomo e nei piccoli animali.
Non è il compito del veterinario in campo di fare una diagnosi specifica.
Il veterinario in campo deve però decidere il più velocemente possibile se il
cavallo deve essere portato in clinica o se può assumersi la responsabilità di
tenerlo in scuderia e lì curarlo lui stesso con una terapia conservativa.
L’esplorazione rettale ha lo scopo di determinare lo stato fisiologico della cavità
addominale o di scoprire delle strutture patologiche presenti. Nell’esplorazione
rettale possibile, per la mano dell’esploratore, raggiungere soltanto circa il 40%
della cavità addominale di un cavallo di medi grandezza. Questo 40% riguarda le
parti posteriori della cavità addominale, le quali fisiologicamente possono essere
visitate e attraversate senza incontrare resistenze, con il braccio esteso in ogni
direzione, dal fianco sinistro al destro, dall’aorta fino alla parete addominale
ventrale. Non sempre è possibile compiere l’esplorazione rettale. Nei cavalli di
piccola statura, nei puledri e alcuni purosangue, può diventare troppo pericolosa
ed è meglio evitarla, come a causa di un ano stretto e di un passaggio stretto dal
retto al piccolo colon
•
2. Mezzi diagnostici
• Paracentesi addominale
La paracentesi addominale e l’analisi del liquido peritoneale sono test utili per
classificare il tipo di malattia e stabilire la gravità della lesione. Il prelievo viene
effettuato con un ago o una cannula a punta smussa, come le sonde da capezzolo o i
cateteri per cagna. La tecnica più semplice prevede l’impiego di un ago da 18 G,
lungo circa 4cm, da inserire in un punto della parete addominale precedentemente
preparato, a livello della linea mediana ventrale. L’ago va conficcato direttamente
nella linea alba, in un punto declive dell’addome. Esiste la possibilità di penetrare
nel colon o nel cieco, che contengono materiale alimentare. L’ago può allora essere
retratto quanto basta per tornare nella cavità. Ovviamente il passaggio nell’ago di
una certa quantità di liquido proveniente dall’interno di un grosso viscere può
determinare il riscontro,nei preparati citologici, di particelle alimentari e batteri. Se
però nella cavità è presente una quantità sufficiente di liquido, l’ago può venire
ripulito da ogni contaminazione. Può essere anche utilizzato un catetere formato da
un mandrino a forma di cannula e da una sovrastante cannula smussa in materiale
plastico. La puntura di un viscere è raramente un problema, benché siano stati
segnalati casi in cui ha dato origine alla rottura del viscere stesso.
La paracentesi non deve essere eseguita nelle fattrici prossime al parto per la
posizione ventrale dell’utero gravido ed in cavalli con grave distensione intestinale a
causa di costipazione e meteorismo.
Il liquido peritoneale viene sottoposto a valutazione macroscopica, determinazione
del contenuto di proteine totale ed esame microscopico. In condizioni normali,
appare di colore giallo chiaro e limpido. Man mano che viene alterato da processi
patologici specifici può divenire più torbido per l’aumento delle concentrazione di
proteine, leucociti ed eritrociti. L’esame microscopico può spesso fornire indicazioni
più definitive di quello macroscopico e certamente consente di acquisire dati utili. Di
norma, l’esame citologico può essere effettuato servendosi di un preparato realizzato
mediante striscio diretto su vetrino del liquido peritoneale. Oltre a determinare il
numero totale di leucociti ed eritrociti, questa metodica consente di ottenere varie
informazioni relative al processo patologico in atto.
Lo striscio viene utilizzato per stabilire la formula leucocitaria, valutare il grado di
degenerazione cellulare ed accertare l’eventuale presenza di batteri e\o particelle
alimentari. I liquidi ottenuti dai cavalli normali e da quelli affetti da varie patologie
possono essere generalmente classificati in base al numero e al tipo di cellule
presenti e alle condizioni in cui queste si trovano.
Per differenziare le affezioni intestinali e in particolare l’enterite del tenue dallo
strozzamento, sono stati utilizzati i rapporti tra eritrociti e proteine totali (ER\PT),
neutrofili e proteine totali (NEU\PT) e fra eritrociti e neutrofili (ER\NEU). Il
riscontro di un rapporto NEU\PT inferiore a 3 si ha in caso di enterite prossimale ed
è prevedibile in presenza di un’ostruzione semplice. Invece nelle lesioni strozzate del
tenue, tale rapporto è di solito più elevato. Analogamente un rapporto ER\PT pari o
inferiore a 15 è maggiormente indicativo di enterite prossimale, mentre nelle lesioni
strozzate risulta maggiore. L’esame de liquido peritoneale non è un test definitivo
per la diagnosi di addome acuto, ma rappresenta un sensibile indicatore di danno
intestinale. A causa della compartimentalizzazione della cavità, in certe zone il
liquido prelevato può apparire normale anche se in altre sedi sono presenti gravi
processi patologici intestinali. Nei cavalli colpiti da lesioni dell’intestino di tipo
localizzato, come le intussuscezioni ileocecali o ciecocoliche, l’incarcerazione del
tenue nel foro epiploico o l’ernia diaframmatica, il liquido addominale può risultare
normale o anche in presenza di altri segni clinici compatibili con una grave affezione
enterica.
Oltre all’esame macro e microscopico, nei campioni di liquido peritoneale è
possibile determinare il livello di enzimi, creatinina e lattati. Le concentrazioni di
creatinina-fosfochinasi (CPK) e fosfatasi alcalina (AP) sono più elevate nel liquido
addominale che nei campioni di siero prelevato contemporaneamente, a causa della
diffusione dall’intestino leso.questo test non sembra essere più sensibile della
valutazione citologica, ma può risultare di una certa utilità in caso di lesioni
intestinali croniche. La determinazione degli isoenzimi della fosfatasi alcalina
permette di identificare le affezioni del tenue, dal momento che questo enzima risulta
correlato in modo specifico a questo tratto intestinale. Anche i livelli di lattato e
lattico-deidrogenasi aumentano in casi di gravi ischemie intestinali, ma nel cavallo le
concentrazioni di questo enzimanon sono state correlate a specifiche prognosi o
condizioni. La creatinina aumenta, rispetto ai livelli sierici, in caso di rottura
vescicale.
• Esami ematologici
I risultati degli esami ematologici e biochimici contribuiscono a determinare
l’esistenza di disidratazione, sepsi e infezioni e possono suggerire una diagnosi o
una prognosi. L’esame emocromocitometrico completo è particolarmente utile
per identificare la leucocitosi, che si può osservare in caso di duodenite-digiunite
prossimale o di ascessi mesenterici. Una leucopenia acuta ed eccezionale (<
3.000 cellule\_l) indica un’infezione da germi Gram negativi o un’endotossiemia
in caso di colica acuta e può essere dovuta a salmonellosi, Potomac Horse Fever
o rottura dell’intestino. Il numero di leucociti in genere non viene influenzato
dall’esistenza di ostruzioni acute o strozzamenti, mentre risulta più significativo
nei soggetti con enterite e peritonite. Le variazioni della formula leucocitaria non
sono frequestemente utili per la formulazione della diagnosi.
Le determinazioni degli elettroliti contribuiscono raramente alla formulazione
della diagnosi, ma servono a calcolare le perdite da ripianare. Nei casi di colica si
ha spesso un’ipocalcemia. Si ignora però se ciò sia dovuto alla colica e alla
disfunzione intestinale oppure costituisca una causa del problema. La
diminuzione dei livelli ematici del calcio nei cavalli esaustio nelle fattrici al
momento del parto può essere causa di ileo e viene diagnosticata come
ipocalcemia.
L’ipocloremia è associata a ostruzione alta del tenue o ad ostruzione gastrica. Di
solito questo riscontro si accompagna ad alcalosi metabolica secondaria a
ritenzione di acido nello stomaco o reflusso gastrico. Il fenomeno si può
osservare anche nei cavalli esausti, in seguito alla perdita di cloro attraverso il
sudore. Le alterazioni dei livelli di sodio e potassio non sono indicative di
specifiche affezioni addominali acute e normalmente presentano solo notevoli
variazioni nei casi di enterite, nei quali si può osservare una perdita acuta nei
soggetti colpiti da forme di colite o di enterite salmonellare o con rottura della
vescica.
Le concentrazioni degli enzimi sierici risultano utili a fini diagnostici in modo
specifico nei cavalli affetti da patologie epatiche, muscolari e renali. I livelli
sierici di sorbitolo-deidrogenasi (SDH), gamma-glutamil-transferasi (GGT),
aspartato.aminotransferasi (SGOT), lattico-deidrogenasi ed arginasi aumentano
in caso di degenerazione o necrosi delle cellule epatiche, nelle epatopatie
ostruttive, come la colelitiasi, si osserva anche un incremento di bilirubina,
fosfatasi alcalina, GGT e sali biliari. Questi ultimi risultano particolarmente
sensibili a questo tipo di ostruzione e mostrano un marcato aumento, passando
dai valori normali di 5 micromol\l a 80\100. le concentrazioni di CPK e SGOT
risultano accresciute nelle miopatie acute ed in particolare nella rabdiomiolisi.
Entro certi limiti, i livelli di questi enzimi possono aumentare anche in seguito
all’attività fisica, ma se è effettivamente presente un’affezione muscolare,
l’incremento risulta molto marcato
•
Indagini strumentali (ecografia, radiografia, endoscopia, laparoscopia)
TRATTAMENTI
Per il trattamento delle coliche degli equini viene utilizzata una vasta gamma di agenti, che
comprende gli analgesici per controllare il dolore viscerale, i farmaci che normalizzano le
contrazioni intestinali durante I' ileo adinamico, gli antiinfiammatori che diminuiscono gli effetti
negativi delle endotossine, le sostanze che ammorbidiscono e facilitano il passaggio delle ingesta ed
i farmaci che migliorano la funzionalità cardiovascolare nello shock endotossico ed ipovolemico.
• Attenuazione del dolore
L'attenuazione del dolore viscerale nei cavalli colpiti da colica grave è essenziale sia per risparmiare
all'animale inutili sofferenze che per ridurre al minimo il rischio di lesioni per il paziente e per gli
operatori che gli stanno intorno durante la valutazione clinica e la terapia. Anche nei casi lievi, va
tenuto in considerazione il disagio provato dal proprietario nel veder soffrire il proprio animale.
Il metodo più soddisfacente per alleviare il dolore è quello di correggere la causa dell'aumento della
tensione intramurale derivante da distensione o spasmo. Tuttavia, ciò può richiedere tempo e spesso
è necessario ottenere un'attenuazione temporanea delle manifestazioni algiche ricorrendo ad agenti
chemioterapici che consentano di effettuare un approfondito esame clinico. È importante scegliere
un farmaco che permetta di ottenere l'effetto desiderato senza causare complicazioni come la
depressione dell'attività enterica, la predisposizione allo shock ipovolemico o, soprattutto,
l'occultamento dei segni dovuti ad un'endotossiemia in via di sviluppo.
Farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS)
Uno dei gruppi più utili di analgesici per il trattamento delle affezioni chirurgiche e non chirurgiche
è rappresentato dai farmaci antiinfiammatori non steroidei. Gli effetti terapeutici e le reazioni
indesiderate di questi agenti sono dovuti all'inibizione della biosintesi delle prostaglandine mediata
dall'enzima cicloossigenasi.
I FANS comunemente impiegati - metamizolo, fenilbutazone, ketoprofen e flunixin meglumine differiscono notevolmente per quanto riguarda l'efficacia nel trattamento del dolore viscerale nel
cavallo.
Il flunixin meglumine è il più efficace FANS utilizzato per il controllo del dolore viscerale nel
cavallo e si è dimostrato in grado di bloccare la produzione di prostaglandine, ed in particolare
trombossani e prostacicline, per 12 ore dopo un'unica somministrazione
La durata dell'analgesia ottenuta con l'iniezione di 1,1 mg\kg IV varia da 1 ora a più di 24 ore (in
media 6-8 ore) a seconda della causa e della gravità del dolore. Il farmaco. pur avendo
fondamentalmente gli stessi effetti collaterali del fenilbutazone, comporta un rischio maggiore,
derivante dalla sua capacità di mascherare i segni clinici di un'eventuale strozzatura od ostruzione
intestinale riducendo la frequenza cardiaca, alleviando il dolore e migliorando il colore delle
mucose. Se viene somministrato a cavalli nei quali non sia stata ancora stata individuata con
precisione l'eziologia della colica, è essenziale monitorare strettamente i dati rilevabili mediante
esplorazione rettale, il reflusso rinogastrico, le caratteristiche del liquido peritoneale e la frequenza
cardiaca e respiratoria nelle ore successive. Il farmaco va somministrato per controllare il dolore
intenso e diminuire gli effetti delle endotossine nei cavalli che devono essere trasportati ad una
clinica specialistica per essere sottoposti ad intervento chirurgico. Nel periodo postoperatorio il
flunixin meglumine, alla dose di 0,25 mg/kg IV quattro volte al giorno, si è dimostrato efficace nel
contrastare l'endotossiemia residua.
Occorre tenere presente che tutti i FANS sono ulcerogeni e nefrotossici in misura variabile. Se per
trattare un singolo caso di colica si utilizza più di uno di questi agenti, l'effetto cumulativo può
determinare una grave tossicità anche se non viene superata la dose consigliata per ciascuno di essi.
Sedativi
La xilazina determina sia sedazione che analgesia viscerale stimolando gli alfa-adrenocettori del
SNC e, quindi, diminuendo la trasmissione nervosa. Alla dose di 1,1 mg\kg IV, l'analgesia viscerale
che essa consente di ottenere è simile a quella del flunixin e dei narcotici La xilazina ha però un
effetto di durata molto più breve (di solito, 10-30 minuti) di quello del flunixin, il che la rende più
utile per il controllo del dolore durante la valutazione delle cause della colica e dell'esigenza o meno
di una terapia specifica. Oli effetti collaterali potenzialmente dannosi del farmaco sono
rappresentati da bradicardia, diminuzione della gittata cardiaca, ipertensione transitoria seguita da
ipotensione, ileo e riduzione della perfusione intestinale e possono condizionarne l'impiego nei
cavalli in stato di shock. A differenza di quanto avviene per la bradicardia, l'ipertensione e
l'ipotensione intestinale, che durano solo pochi minuti, l'ileo e l'ipotensione possono essere
prolungati. Nel tentativo di ridurre la gravità e la durata degli effetti collaterali si può somministrare
un dosaggio ridotto di 0,2-0,4 mg/kg IV. In alternativa, il farmaco può essere impiegato ad una
posologia minore in associazione con un agonista narcotico come il butorfanolo.
La detomidina, un altro agonista degli alfa-adrenocettori, è un sedativo e un analgesico più potente
della xilazina. Può però spesso determinare gli stessi effetti collaterali indesiderati. La detomidina
riduce la motilità intestinale analogamente alla xilazina e può mascherare molti dei segni che
aiutano il clinico ad identificare la causa della colica. Dal momento che è così potente, qualunque
manifestazione colica osservata entro un'ora dalla sua somministrazione, indica l'esistenza di una
grave malattia, che può richiedere il trattamento chirurgico. Quindi, si tratta di un farmaco utile se
impiegato con cautela e preferibilmente al basso dosaggio di 10 micro.g\kg IV
La romifidina ha un meccanismo d'azione simile a quello della xilazina e della detomidina. Alla
dose di 40-80 micro.g\kg IV consente di ottenere una potente analgesia della durata di 1-3 ore.
Analgesici narcotici
Il butorfanolo è un parziale agonista ed antagonista che, fra i farmaci di questo gruppo, consente di
ottenere il miglior risultato dal punto di vista dell'attenuazione del dolore con il minor numero di
effètti collaterali. Può essere utilizzato in associazione con la xilazina nei cavalli con dolore
addominale moderato o grave. La dose può variare da 0,05 a 1,1 mg/kg Dosaggi superiori a 0,2
mg\kg possono causare eccitazione. Il butorfanolo riduce la motilità del piccolo intestino, ma
influisce in misura minima su quella della flessura pelvica È abbastanza potente da interrompere la
colica per brevi periodi di tempo quando questa è dovuta ad una grave affezione intestinale, ma nel
casi in cui il dolore deriva da torsione del grosso colon o strozzamento del piccolo intestino può non
avere alcun effetto.
Spasmolitici
L'atropina non è indicata nei cavalli con colica perché il rilassamento della parete intestinale e
l'eliminazione delle contrazioni da lei indotti possono durare diverse ore o anche giorni, causando
timpanismo e complicando con la comparsa di ileo il problema iniziale.
La ioscina ha un effetto di blocco colinergico muscarinico di durata molto minore rispetto
all'atropina e risulta efficace per indurre il rilassamento della parete intestinale. In Europa è
disponibile in associazione con il dipirone e viene somministrata alla dose di 20-30 ml IV. La
durata dell'analgesia è di 6-8 ore. Ripetuti trattamenti possono portare a stasi intestinale e
diminuzione delle secrezioni enteriche.
È importante interpretare sempre il mancato controllo del dolore da parte di un analgesico come un
probabile indicatore dell'esistenza di un problema più grave. La ripetizione dello stesso trattamento,
aumentando o no la dose, non è di alcuna utilità e non fa altro che ritardare l'invio del paziente ad
un centro attrezzato. Bisogna tenere presente che la maggior parte, se non la totalità, degli
analgesici deprime in una certa misura l'attività dell'intestino. I trattamenti ripetuti determinano un
rilevante aumento delle probabilità di insorgenza di ileo postoperatorio nei cavalli sottoposti ad
intervento chirurgico.
• Farmaci che agiscono sulla motilità intestinale
Lubrificanti o lassativi possono contribuire a ridurre la durata del transito intestinale delle feci e
ammorbidire i fecalomi o eliminare gli ammassi di sabbia e materiale alimentare. L’olio di vaselina
concorre a rivestire le pareti dell'apparato digerente ed ammorbidirne il contenuto. La capacità di
questo agente di penetrare nelle ingesta e di essere assorbito dall'intestino è direttamente
proporzionale alla misura in cui è emulsionato. Benché sia stato affermato che l'olio di vaselina
riveste le pareti del tratto digerente bloccando l'assorbimento di tossine nel cavallo non è mai stata
fornita la dimostrazione di questo fatto. L'impiego di questo farmaco è ben affermato per il
trattamento dei fecalomi, indipendentemente dal tipo di ostruzione del piccolo o grosso colon
diagnosticata. La dose normalmente impiegata è di 2-4,5 l per un cavallo di 450kg (5-10 ml\kg).
L'olio di vaselina può anche servire come marcatore per determinare il tempo di transito dei liquidi
attraverso l'apparato digerente. Di norma, compare nelle feci, sotto forma di un rivestimento oleoso,
entro l2-18 ore. Il riscontro dell'olio a livello delle feci o dell'ano non indica sempre la risoluzione
del fecaloma, dal momento che il liquido può aggirare la massa ostruente senza penetrarvi. Ciò vale
particolarmente nei casi in cui l'ostruzione è determinata da sabbia o corpi estranei. Questo agente,
quindi, non va considerato l'unica scelta per il trattamento dei fecalomi o di altre forme di coliche di
lieve entità.
L'olio di vaselina può anche essere utilizzato in modo errato per il trattamento delle coliche. Per
tradizione, questa sostanza viene somministrata a quasi tutti i cavalli con colica. Tuttavia, non va
mai impiegata in tutti i casi in cui si sospetta o è stata accertata un'ostruzione strozzata o negli
animali che presentano un dolore intenso dovuto a cause impossibili da diagnosticare. In questi casi,
l'olio di vaselina può complicare il problema. Nelle ostruzioni del tenue, esso può aumentare il
volume dei liquidi sequestrati ed accrescere la dilatazione dello stomaco. Se è necessario intervenire
chirurgicamente, l'olio eventualmente somministrato al paziente può rivestire le superfici sierose
durante l'enterotomia, lasciando poi uno strato di contaminazione oleosa sulle anse intestinali.
I purganti ionici possono ammorbidire la massa aumentando il contenuto di acqua all'interno del
lume dell'intestino o inducendo una motilità propulsiva riflessa. Questo aumento idrico sovraccarica
di acqua il colon e riduce il tempo di transito. Il solfato di magnesio (sale inglese è un potente
purgante utilizzabile per idratare le feci e favorire l'allontanamento della sabbia dal colon. La dose è
di 500 grammi al giorno per 3 giorni ogni sette giorni. Il farmaco sembra indurre una secrezione
riflessa di liquido nel tratto intestinale, ed in particolare nel grosso e piccolo colon. Ha azione
immediata e, in realtà, i vantaggi di un suo ipotetico effetto osmotico possono non essere così
rilevanti come si riteneva un tempo.
Il dioctil-so/fosuccinolo sodico (DSS) è un agente attivo a livello superficiale che aumenta la
secrezione della mucosa intestinale. A dosi elevate, può essere causa di irritazioni e fenomeni
tossici normalmente, si utilizza una soluzione al 40% somministrata alla dose di 10-30 mg\kg
mediante sonda gastrica. Il raddoppiamento della dose o l'impiego continuo per più di tre giorni può
causare disidratazione ed irritazione intestinale. Questo purgante è efficace per determinare la
disgregazione dei fecalomi, in parte anche grazie al suo effetto di surfactante, che può contribuire a
far penetrare acqua all'interno della massa di ingesta solidificata. Altri stimolanti.. come la cascara
sagrada e il dantrone sono molto irritanti e non vanno usati nei cavalli con alterazioni intestinali.
Negli equini si possono impiegare i lassativi che determinano l'aumento della massa delle feci,
costituiti da derivati della cellulosa come lo psillio, la metilcellulosa e la carbossimetilcellulosa.
Questi agenti vengono impiegati per il trattamento dell'ingestione di sabbia e dei conseguenti
fecalomi e, recentemente, sono stati usati nei fecalomi del cieco. Non hanno un rapido effetto
purgante e devono essere utilizzati per diversi giorni per esercitare la loro azione. Il meccanismo
d'azione è dovuto ad un effetto idrofilo che aumenta il contenuto di acqua nel lume intestinale e
accelera l'evacuazione del viscere, determinando contemporaneamente l'allontanamento della
sabbia. La dose impiegata è di circa I g/kg in circa 2 litri di acqua una o due volte al giorno,
solitamente per 2-3 giorni. Questi purganti non presentano alcuno svantaggio, ad eccezione del fatto
che determinano l'otturazione delle sonde gastriche e che la miscela tende a gelificare rapidamente
quando viene mescolata all'acqua. Non si deve fare affidamento sulla loro somministrazione per
l'eliminazione dei fecalomi e possono richiedere alcuni giorni per manifestare l'effetto desiderato.
Anche in questo caso, può non essere possibile riuscire ad ottenere un notevole ammorbidimento
delle feci, anche in presenza di un aumento del loro contenuto in acqua.
Le soluzioni elettrolitiche bilanciate somministrate per via endovenosa talvolta stimolano la
motilità intestinale. Questo fatto è stato considerato una risposta all'idratazione, alla correzione
degli squilibri elettrolitici ed all'aumento di volume dell'intestino determinato dalle secrezioni.
Questo tipo di trattamento risulta particolarmente valido per i fecalomi del colon e sembra stimolare
la motilità nei casi di ileo del cieco e del grosso colon. La “iperidratazione” con soluzione di Ringer
lattato o acetato alla dose di 40-80 litri ogni 24 ore contribuisce a determinare la secrezione di
liquidi utili per ammorbidire i fecalomi induriti.
• Terapia fluida
La fluido terapia ha lo scopo di mantenere la quantità di acqua, gli elettrolito, l’equilibrio acidobasico e l’osmolarità entro limiti fisiologicamente tollerabili. Nei cavalli con affezioni
gastroenteriche acute, nella maggior parte dei casi viene utilizzata per rimpiazzare i liquidi perduti o
sequestrati. Le decisioni relative alla via di somministrazione e alo specifico fluido da infondere
devono essere prese sulla base delle necessità del paziente e della conoscenza del processo
patologico in atto. I tipi di fluidi utilizzati per il ripristino del volume ematico si dividono in
cristalloidi e colloidi
1) Cristalloidi: soluzione di Hartmann
Soluzione di NaCl allo 0.9%
Soluzione di NaCl al 7.5%
2) Colloidi :
il ricorso ai colloidi va preso in considerazione nei casi in cui è necessario
ottenere un rapido miglioramento della funzione cardiovascolare, ad esempio
in presenza di un grave shock. Queste soluzioni contengono molecole di grandi
dimensioni che restano all’interno del comparto vascolare, solitamente
rappresentate da zuccheri o gelatine dotate da una pressione colloido-osmotica
propria.