di casa

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di casa
Sommario
Aut. Tribunale di Cosenza
n°699 del 06/12/2001
Quadrimestrale - Anno 7 n°19
copertina ph. piesse
Editrice
BIG AGENCY Srl
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Coordinatrice Editoriale
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Hanno collaborato
Giuseppe Barbino - Rossana De Angelis
Pier Paolo De Salvo - Pilerio Falcone
Mimmo Leonetti - Fiorella Lorenzi
Franco Maurella - Paola Napolitano
Bonaventura Scalercio
Antonio Scarcello
Fotografie
Mauro Ferrari (Ge) - Enrico Mazzitelli (Ge)
Piesse - Eugenio Sciammarella
Commerciale
HECTOR ANGEL COCCIMIGLIO direttore marketing
PATRIZIA CURATOLO consulente cs e prov.
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chiuso in redazione il 20 marzo 2007
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(unione stampa periodica italiana)
Casa editrice iscritta al R.O.C. n°13098
(registro operatori di comunicazione)
4 Calabria Produttiva
6
8
Voce ai lettori
Maria Tolisano e Tina Spizzirri
Guida alla casa perfetta
di Rossana De Angelis
ph. Piesse
Itinerari
di Bonaventura Scalercio
ph. Piesse - Eugenio Sciammarella
In viaggio nelle terre
alte dello Jonio
24
La città del pane
31
Se gli... alieni
sono nel mare
Ambiente
di Adele Filice
ph. fornite da Silvestro Greco
Calabria candidata UNESCO
Il piccolo mare di casa
16
34
Il buon mangiare
di Franco Maurella
ph. Piesse
Le ricette di nonna Elisa
Frittata di patate di
Fiumefreddo
di Ida Barone
38
di Mimmo Leonatti
ph. piesse
Santi di Calabria
di Rossana De Angelis
ph. Piesse
Protagonista eccelso della
devozione popolare
46
Castelli di Calabria
di Pier Paolo De Salvo
ph. Piesse - Eugenio Sciammarella
Il castello degli specchi
52
Musei di Calabria
di Adele Filice e Rossana De Angelis
ph. Piesse
L’ esodo e la storia
narrati dai costumi
58
Chiese e conventi
Un gioiello sulla costa
napitina
di Antonio Scarcello
ph. Piesse
62
Profumi di celluloide
e d’ Oriente sul Pollino
66
Intervista a
Tatti Sanguineti
68
Eventi
di Rossana De Angelis
ph. Piesse
Calabria altrove
di Adele Filice
ph. Mauro Ferrari - Enrico Mazzitelli
Calabria, obiettivo
professionale e legame
d’ affetto
76
Miscellanea
Roma Touring ovvero... l’ impresa dello
spettacolo
di Fiorella Lorenzi
Duecento candeline per la città
del futuro
di Pilerio Falcone ph piesse
Una miscela di classico e tradizionale
80
82
83
di Adele Filice
Operazione Principato di Adele Filice ph piesse
Intervista a
Giuseppe Piccioni
Eventi
di Rossana De Angelis
ph. Piesse
70
84
Teche aperte alla Rai
Personaggi
di Adele Filice
ph. Piesse
Saracena-Bronx
via Doichlanda
72
Eventi
di Rossana De Angelis
ph. Piesse
74
Calabria altrove
testo e foto di Giuseppe Barbino
Un calabrese alla corte
di Corbing e King
Tutti insieme
appassionatamente
92
94
96
Calabria libri
di Rossana De Angelis
L’edicola
di Rossana De Angelis
Calabria media
di Rossana De Angelis
Associazioni
di Rossana De Angelis
ph. Piesse
Storia & storie
La riforma calabrese del calendario
di Paola Napolitano ph. calendario Piesse
Vento di legalità
Calabria futura
di Adele Filice
Calabriapremia
Se una foto diventa il quadro premiato
di Rossana De Angelis
Editoriale
Carissime Lettrici
e Carissimi Lettori,
il cammino di Calabria Produttiva
verso il cambiamento continua,
ad ogni uscita, e non possiamo
non ringraziarVi per gli apprezzamenti ricevuti per le novità del
numero scorso. L’augurio, ora, è
che possiate continuare ad
apprezzare quelli che abbiamo
apportato al presente. Novità
nella forma, di sicuro, ma anche
nella sostanza, con aperture verso
orizzonti che cominciano a guardare, con decisione, alle cento,
mille Calabrie dell’Italia e del
mondo. Per tante notizie negative
che, purtroppo, bisogna ancora
registrare in tanti settori, c’è però
una regione che, seppure a piccoli
passi, cresce, ha voglia di guardare lontano, di migliorarsi attraverso il confronto e l’aiuto di altre
realtà. È, a tal proposito, che
potrete leggere di festival cinematografici, di agenzie di spettacolo
romane, di chef di casa nostra ai
vertici in esclusivi ristoranti britannici, di tour operator calabrocanadesi. E ancora, di iniziative
“aristocratiche”, di splendidi
castelli e suggestive chiese, di
devozione popolare, autentica
come il buon pane di casa nostra.
Oltre i numerosi professionisti
che riempiono il mondo di qualità
calabrese. E in tutto questo, trova
spazio un’ulteriore novità, la creazione di un portale di Calabria
Produttiva dove, oltre alla rivista
on line, potrete trovare un’infinità
di notizie belle ed interessanti.
Quest’ultima notizia è solo un
assaggio; ci sarà da gustarla con
maggior pienezza alla prossima
uscita. Allora buona lettura a tutti
e scriveteci: con la pagina dei
Lettori, che abbiamo appena inaugurato, Calabria Produttiva è più
vostra che mai. Un cordialissimo
arrivederci alla prossima…
Calabria Produttiva 5
VOCE AI LETTORI
Inauguriamo la rubrica con la pubblicazione di due lettere inviateci da Maria
Tolisano di Saracena (Cs) e Tina Spizzirri di Cosenza
La Direzione e la Redazione declinano ogni responsabilità
circa i contenuti e la veridicità delle lettere pubblicate
Dalla signora Maria Tolisano riceviamo e pubblichiamo
in versione integrale la seguente lettera.
Cari lettori e care lettrici,
sono Maria Tolisano,
moglie di Cerbini Salvatore
del “Centro Moda Pelle”;
vorrei esprimere le mie
considerazioni in merito al
redazionale [pubblicato sul
numero 18, anno 6, n.d.r.],
nel quale Stefano Guido ha
ringraziato mio marito.
Il mio intervento vuole sottolineare che quelle belle
parole sono tanto dovute
quanto inutili; esiste, infatti, una totale incongruenza
tra quanto emerge dal redazionale [n.d.r.] e il comportamento, alquanto ostile,
tenuto dal signor Guido nei
confronti di mio marito,
quando era ancora in vita.
Basti pensare che un giorno
Salvatore, stanco di sopportare l’atteggiamento sempre
più scontroso e irritabile
del signor Guido, decide di
convocare la famiglia per
mettere tutti al corrente
della situazione che si era
venuta a creare: è stata questa l’ennesima occasione in
cui il signore ha trattato
male mio marito, infatti,
pur riconoscendo di essere
debitore nei suoi confronti,
gli dice di avergli fatto da
autista negli anni scorsi
quando, in realtà, il fatto di
essere stato sempre insieme
a Salvatore per il suo lavoro, gli ha permesso di conoscere i segreti e di appren-
6 Calabria Produttiva
dere molto del settore in
cui opera; ma, appena si
rende conto di aver appreso quanto necessario, cambia totalmente atteggiamento nei suoi confronti.
Non ha avuto mai rispetto
per la sua persona: a soli
tre mesi dalla sua scomparsa, in occasione del Natale,
ha decorato la vetrina del
suo negozio con luci e
addobbi; ha provveduto,
poi, a farsi tanta pubblicità,
mediante volantini, riviste,
radio, televisione, ecc.
Tutto ciò dimostra che le
coccole e le carezze che gli
ha fatto fino ad un certo
punto avevano un secondo
fine, quello di fare il proprio interesse.
Credo che quanto detto sia
sufficiente a chiarire il
motivo del mio sdegno e
della mia replica a quelle
parole che, sebbene molto
profonde, non affondano le
loro radici in una realtà
all’insegna della gratitudine e della sincerità.
Poichè la lettera della
sig.ra Tolisano ci è pervenuta pochi giorni prima
della stampa, non abbiamo potuto contattare il
sig. Stefano Guido, il
quale, se vorrà, potrà
rispondere sul prossimo
numero.
La nostra affezionata lettrice ci dà, in pieno stile
Calabria Produttiva se ci
lasciate passare il termine,
due ottime notizie.
Gentile Redazione,
sono lieta di comunicarvi,
in qualità di Presidente
dell’Associazione Sportiva
Dilettantistica
“Arcobaleno” per i
Diversamente Abili, con
sede a Cosenza, che si è
dato avvio alla stagione
sportiva - a carattere sia
amatoriale sia agonistica –
di diverse discipline sportive quali nuoto, tennis, tennis tavolo, tiro con l’arco,
atletica, scacchi, dama, arti
marziali. I corsi sono tenuti
da docenti di Scienze
Motorie e Sportive, specializzati dal Comitato Italiano
Paralimpico (CIP) mentre le
attività sportive si svolgono
presso il Circolo del
“Tennis Club” di Via degli
Stadi a Cosenza, nei giorni
di Martedì e Giovedì, dalle
ore 15,30 alle ore 16,30.
Desidero comunicare, inoltre, come Delegata provinciale del CIP che, nei pros-
simi mesi, sul territorio
provinciale - e precisamente
nei Comuni di Corigliano,
Castrovillari e Spezzano
Albanese - saranno resi
disponibili i servizi di altre
società sportive, affiliate
allo stesso Comitato
Paralimpico, per un’ulteriore offerta formativo-sportiva. Chiunque fosse interessato ad usufruire di tali servizi può mettersi in contatto con la sottoscritta, al
numero telefonico
335/8347356.
Sono certa che la divulgazione offerta dalla Vostra
rivista alle attività
dell’Associazione, troverà
forti e positivi riscontri e
consensi per la valenza di
integrazione sociale e
ricreativa che assumono le
attività di cui sopra presso
chi, da anni, avrebbe voluto
e non ha potuto esercitare il
diritto di acquisire uno stile
di vita sano ed equilibrato,
di divertirsi e di stare in
buona compagnia.
Vi ringrazio per l’attenzione e invio cordiali auguri a
tutti voi di buon lavoro.
Tina Spizzirri
PICCOLI FOTOGRAFI CRESCONO
Inviaci le tue foto e
le pubblicheremo
su Calabria Produttiva
(non fate i furbi... solo foto
scattate da piccoli fotografi)
tramite email (formato jpeg)
[email protected]
(foto stampate 10x15 - A4)
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Via Pianette
87046 Montalto Uffugo (Cs)
FOTO NATURALISTICHE
STRANEZZE
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EVENTI
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CENTRI STORICI
FOTO CHE PARLANO DELLA CALABRIA
-
MACRO
Il piccolo mare
GUIDA ALLA CASA PERFETTA
di casa
Per un poʼ di relax, un poʼ di movimento o come arredo di lusso, la piscina è sempre più di moda, sia in
campagna, che al mare o ai monti. Accorgimenti,
soluzioni e consigli per creare, arredare e mantenere
in perfetta efficienza lo specchio dʼacqua casalingo
8 Calabria Produttiva
C
Un tuffo nel passato...
he cos’è una piscina? Il termine deriva
dal latino piscis, che
vuol dire contemporaneamente pesce e vivaio di
pesci. Col tempo assunse
nuove e differenti accezioni
e finì per indicare un bacino d’acqua posto nell’atrio
della casa e un gran bagno
per nuotare all’aperto.
L’accezione attuale è legata
alla funzione di grande
vasca da bagno inserita
all’interno di un contesto
domestico. Furono senza
dubbio gli antichi romani
che, per primi, sperimentarono diversi modi di
costruirle, diventando dei
veri e propri specialisti.
Grande cura era rivolta alla
scelta del terreno, in cui le
vasche si collocavano, e alla
funzione che dovevano
GUIDA ALLA CASA PERFETTA
svolgere. Columella (Lucio
Giunio Moderato), autore
latino del I secolo d.C.,
nella sua opera De rustica,
descrive minuziosamente i
vari tipi di piscina che, inizialmente, erano sfruttati
come vivai. Egli sottolinea
come la costruzione e la
forma delle piscine cambino in relazione alla natura
del luogo in cui sono
costruite. Fondamentale era
la composizione e conformazione delle coste: le
piscine costruite sui lidi
piani e limacciosi dovevano
essere diverse da quelle
realizzate sulle spiagge arenose o sulla roccia. La differenza dipendeva anche
dalle razze di pesci allevati.
Columella indica, inoltre, i
modi in cui occorre mantenere puliti gli impianti, per
rallentarne quanto più possibile il degrado. Ci infor-
ma anche sulla profondità
delle vasche, su come avvenisse il ricambio dell’acqua
ormai priva d’ossigeno
dopo un certo tempo, attraverso appositi canali, e
sulla costruzione di spazi
all’interno delle vasche
stesse nei quali i pesci
potessero trovare riparo
durante le ore più calde
della giornata. Diversa era
invece la funzione delle
piscine che venivano
costruite all’interno delle
terme. Luoghi privilegiati
per le interazioni sociali, le
terme erano il posto preferito dei romani per incontrarsi, chiacchierare e parlare di affari, nonché per
sanare e tonificare il proprio corpo. Loro è infatti il
motto “mens sana in corpore
sano”. In seguito all’espansione dell’Impero, grandi e
monumentali complessi
termali furono costruiti
ovunque, anche in territori
molto distanti da Roma,
segno non soltanto della
ricchezza e dello sfarzo
imperiale, ma anche di
modi particolari di vivere il
quotidiano. Oltre alle
vasche poste all’interno
della struttura, era possibile
trovare nelle terme una
grande piscina esterna,
come è testimoniato dai
resti delle terme di
Diocleziano a Roma.
...per riemergere nel presente
Oggi le piscine sono strutture adibite a funzioni pubbliche o private, a seconda
del luogo che le ospita.
Inserite all’interno di strutture pubbliche, le piscine
conservano un ruolo legato
alla cura del corpo, perdendo la funzione di luoghi di
Calabria Produttiva 9
GUIDA ALLA CASA PERFETTA
incontro, predominante in
passato. Spesso sormontate
da grandi padiglioni, e
troppo spesso relegate in
zone periferiche delle città,
dunque lontane dai centri
più importanti per le relazioni sociali, le piscine pubbliche fanno proprio il
motto latino. Dedite alla
cura del corpo, si isolano
invece dalla possibile funzione sociale. Il legame con
l’antichità si evince dall’e-
10 Calabria Produttiva
spressione “quante vasche
hai fatto oggi?” per quantificare l’attività fisica e
richiamare alla struttura
originaria di bacino di
acqua artificiale. Negli
ambienti domestici, invece,
le grandi vasche romane si
trasformano in luoghi dedicati al rilassamento psicofisico e al tempo libero. La
funzione e la struttura
dipendono dallo spazio di
cui si dispone e dal luogo
in cui si abita. Una piscina
sulla costa impone restrizioni diverse rispetto alla
stessa piscina costruita in
una zona montana, restrizioni dovute sia al clima
che al tipo di terreno. La
funzione sociale in ambito
domestico è trasferita alla
proprietà di costituirsi
come status symbol, al pari
di un’automobile o di un
gioiello. È per questo che le
modalità di costruzione
variano non soltanto in
relazione alle tecniche e ai
materiali utilizzati, ma
anche al prestigio che una
piscina deve garantire alla
casa che la ospita e, di conseguenza, a chi la possiede.
Il mercato offre dunque
soluzioni diverse; c’è (come
in ogni altro settore) soltanto “l’imbarazzo della scelta”. Se si dispone di poco
spazio intorno alla casa e
poco tempo da dedicare
GUIDA ALLA CASA PERFETTA
alla manutenzione, il mercato offre la possibilità di
costruirsi uno stagno balneabile. Questo ripropone le
stesse dinamiche di formazione, per quanto riguarda
la costruzione, e di utilizzo
degli stagni naturali. È
costituito da una zona di
acqua di grande profondità,
una zona di profondità
media e una
piatta.
Ognuna può
essere allestita con piante
acquatiche, che aiutano a
mantenere pulita l’acqua e
a creare un ambiente ricco
di microrganismi (adatto
anche alla vita di determinate specie di pesci). La
pulizia dell’acqua è garantita anche dai flussi e dalle
correnti che si creano attraverso gli strati di breccia di
cui si compone. I vantaggi
di questo tipo di piscina,
costruita con materiali ecologici, riproponendo
ambienti naturali, consistono in una perfetta integrazione con il paesaggio,
soprattutto se ci si trova in
zone montane o di campagna, e nella manutenzione
autonoma, affidata all’ambiente floreale ricreato al
suo interno, che consente
anche un continuo e naturale dosaggio del cloro,
senza necessità di aggiunte,
senza cambiare l’acqua. Lo
stagno balneabile, inoltre,
si trasforma costantemente
durante le stagioni, offrendo spesso uno spettacolo di
colori e di odori impareggiabile. Anche una piscina
già esistente potrebbe essere così trasformata.
Maggiore attenzione, sia
nella fase di costruzione
che in quella di manutenzione, si deve garantire,
invece, alle piscine artificiali,
le cui vasche vengono
costruite e inserite direttamente nel terreno. I materiali più comunemente
usati sono cemento armato,
vetroresina o metalli ottimali. Ovviamente, il tipo di
materiale così come la
forma dipendono dal luogo
in cui la piscina sarà
costruita, all’interno dell’ambiente domestico
oppure all’aperto. Le soluzioni dipendono sia dallo
spazio a disposizione, sia
dalla gamma di prodotti e
servizi della ditta cui ci si
rivolge. Naturalmente,
alcuni materiali (la muratura) danno garanzie maggiori rispetto ad altri, ma le
soluzioni sono diverse e
per tutte le tasche. Le piscine fuoriterra sono scelte,
invece, da chi vuol concedersi un lusso, ma non possiede spazio o possibilità
economiche notevoli.
Versatilità, robustezza, estetica gradevole e gestione
economica, nonché funzionalità e affidabilità, sono i
suo tratti caratteristici. Per
la costruzione, è solitamente sufficiente acquistare il
kit di montaggio e seguire
le istruzioni allegate.
Queste piscine sono costituite da due elementi di
base: una struttura portante
e un telo impermeabile in
un unico pezzo, chiamato
liner. Elastico e resistente ai
prodotti chimici come ai
raggi ultravioletti, il liner è
confezionato in tessuto
vinilico o poliestere e ha
spessore variabile da 0,75 a
1,5 mm. Può essere saldato
in opera quando misure o
forme particolari della
vasca lo richiedano. Il costo
piuttosto ridotto, la possibilità di montare e smontare
la vasca a piacimento,
senza ricorrere ad alcuna
opera edile, favoriscono la
diffusione della piscina fuoriterra. Ovviamente, essendo basate su elementi
modulari, le vasche sono
sempre vincolate a precise
forme geometriche (in
genere rettangolari, circolari, esagonali, ottagonali). La
profondità dell’acqua non
può superare il metro o il
metro e mezzo, anche se è
possibile ottenere profondità diverse sagomando il
telo secondo le dimensioni
desiderate o scavando il
terreno in modo che la
struttura sia esattamente
contenuta.
Manutenzione
Se si trova all’aperto, dopo
la forzata pausa invernale,
occorre riportare la piscina
ad essere una piacevole
oasi di relax. È necessario
lasciarla piena di acqua
anche durante i mesi di
non utilizzo, perché il peso
di questa costituisce una
Calabria Produttiva 11
GUIDA ALLA CASA PERFETTA
spinta contraria alle pressioni del terreno che altrimenti potrebbero danneggiarla. Innanzitutto, occorre
ripulire il filtro dell’acqua
(dopo aver svuotato completamente la vasca), poi
procedere alla pulizia del
bacino, rimasto coperto per
mesi, pulendo le pareti e
controllando gli impianti.
Infine, si riempie la vasca.
Dopo aver raggiunto il
livello di riempimento ottimale, occorre mettere in
funzione l’impianto di filtraggio e procedere con un
trattamento di disinfezione
dell’acqua, assicurandosi
che il valore di pH oscilli
tra 7,2 e 7.6. Questo per evitare che l’acqua diventi
scura, rossa o torbida prima
della fine della stagione.
L’allestimento dell’ambiente circostante la piscina è
variabile, sia in base allo
spazio disponibile che alla
funzione che deve assolvere. In una piscina all’aperto
è possibile l’arredo con
12 Calabria Produttiva
accessori come scalette,
docce prefabbricate e il
trampolino, nonché mobili
da giardino e piante. Esiste,
infatti, tutta una serie di
modelli di arredo per la
dislocazione di piante
intorno alle vasche, così
come tipi di piante più
adatte rispetto ad altre.
Quando l’acqua si colora
Piuttosto che stabilizzarsi
su un colore blu cristallino,
l’acqua assume talvolta
colori diversi. Responsabili
del colore verde opaco sono
le alghe verdi, che contribuiscono anche a rendere
scivolose le superfici della
vasca. La premessa di ogni
trattamento è controllare il
pH e riportarlo fra 7,2 e 7,6,
immettendo acido cloridrico direttamente in vasca,
lontano da parti in acciaio o
cromate. L’acqua verde traslucida indica la presenza di
rame, dovuta a un problema chimico o a un problema di natura meccanica
(comprensibile attraverso
un’analisi dei pH). Se si è
dinanzi al primo caso, allora il pH risulterà basso,
dunque acido. Il colore
verde-blu traslucido é dovuto
a una corrosione delle parti
in rame delle tubature. Se
invece il problema è di
carattere meccanico, significa che è in atto un’erosione
delle parti in rame delle
tubature. Se l’acqua si
colora di marrone responsabili sono la presenza di
ferro o lo sviluppo di alghe
della stessa tonalità; se
cosparsa di macchie nere
responsabile è la presenza
di manganese. L’acqua
color rossastro, invece, indica tracce di ferro con presenza di ruggine. Tutte
situazioni risolvibili attraverso una purificazione
dell’acqua e rigenerazione
del pH ottimale, così come
si può fare controllando
l’impianto. Se l’acqua è torbida, significa che contiene
materiali in sospensione. Se
questo intorbidamento è
dovuto alla durezza dell’acqua, è consigliabile cercare
di fermare la precipitazione
delle componenti calcaree
(eliminate grattando pareti
e fondo con spazzole),
impiegando un prodotto
adeguato, come i polifosfati. L’inserimento di un
addolcitore per ridurre la
quantità di calcare nell’acqua di reintegro sarà un
buon accorgimento. Se
invece l’intorbidamento è
originato da altri fattori,
occorrerà effettuare il consueto trattamento con cloro,
controllare il funzionamento e la condizione del filtro
e infine risistemare il pH. È
in ogni caso consigliabile
coprire la vasca durante le
ore notturne. Una semplice
copertura, anche leggera,
oltre che proteggere la
piscina da foglie e detriti
portati dal vento, manterrà
più a lungo il calore accumulato dall’acqua durante
il giorno.
In viaggio
ITINERARI
nelle terre alte dello Jonio
Un itinerario variegato ed una miscellanea di notizie, che spaziano dallʼantica Sybaris alle colture idroponiche,
passando per Codice Purpureo, clementine, liquirizia e castelli ducali, tratteggiano le esclusive ricchezze della
Sibaritide, Rossano e Corigliano
16 Calabria Produttiva
I
ITINERARI
l calabrese distratto può
oggi contemplare la bellezza della propria
regione attraverso la descrizione che appare nei diari
di viaggio di viandanti stranieri. Tanto più che i tempi
in cui lo straniero rappresentava una minaccia
appaiono lontani. Ne è
testimonianza, non più
temibile, nell’Alto Jonio
cosentino, il castello ducale
di Corigliano, edificato
nella seconda metà dell’XI
secolo, nell’ambito della
rete di fortificazioni con cui
i Normanni controllavano il
territorio assoggettato.
Ricordo di quel tempo sono
i cosiddetti sotterranei, resi
visibili dalle prime operazioni di restauro effettuati
nel biennio 1987-88. I lavori, completati nel 2002,
furono resi necessari per lo
stato di degrado in cui versava la fortezza, simbolo
nei secoli del prestigio delle
famiglie Sanseverino,
Saluzzo e Compagna. La
visita al castello invita a
riflettere su un’epoca di cui
è emblema una finestra,
quella che si affaccia sulla
cappella Sant’Agostino che,
nell’antichità, si dice, consentisse alle nobildonne di
assistere alla messa senza
mescolarsi con il popolo. La
popolazione, tenuta a
distanza dal Potere, si è
legata alla terra con la sua
ricchezza e i suoi problemi,
i quali, però, riguardano
l’Italia intera. Parlando del
sistema agrumicolo italiano
e delle sue cicliche crisi, il
raffronto, d’obbligo, è col
sistema spagnolo, il quale,
grazie alla sinergia di università e centri di ricerca,
ha saputo superare la crisi
determinata dal virus della
“tristeza” degli anni
Sessanta, tanto da offrire
oggi una gamma di coltivazioni che garantisce la produzione su un arco temporale molto ampio. La concorrenza rinvia alla questio-
Calabria Produttiva 17
ITINERARI
ne della tutela di una produzione tipica come quella
delle clementine di
Corigliano, una delle componenti trainanti del settore
ortofrutticolo della
Sibaritide, già evidenziata
nel novembre 1996 dalla
Commissione Agricoltura
della Camera, quando si
denunziò l’immissione da
parte della Spagna di clementine “affogliate” (con
foglie e peduncoli) come
clementine della Piana di
Sibari. Ma se è possibile
confondere i prodotti della
terra, ciò non può accadere
con le vicende storiche,
accadute e sedimentate in
un territorio. Vicina a
Corigliano è la città di
Rossano, una miniera d’arte e di cultura bizantina.
Nel Museo diocesano di
Arte sacra se ne conserva
18 Calabria Produttiva
un eccellente esempio, il
Codex purpureus, un evangelario greco del VI secolo. Di
origine mediorientale, fu
trasportato probabilmente
da qualche monaco in fuga
dall’Oriente, nei secoli IX e
X, durante l’invasione
araba. Rimasto nascosto per
lunghi secoli nella
Cattedrale, e “riscoperto” ai
primi dell’Ottocento, è considerato fra i più antichi
testi del Nuovo Testamento:
la sua importanza venne
difesa nell’ultimo ventennio di quel secolo ad opera
soprattutto degli studiosi
Oscar von Gebhart e Adolf
Harnack. Si tratta di 188
pergamene di color rosso
porpora, contenenti il testo
greco - in inchiostro d’oro e
d’argento - dei vangeli di
Matteo e Marco. Le miniature presentano delle origi-
nalità, tra le quali alcune
misteriose: ad esempio, la
figura dell’apostolo
Giovanni, nel testo molto
giovane, è rappresentato
invece come vecchio, calvo
e con la barba (qualcuno ha
ipotizzato che lo si sia
voluto rappresentare in età
avanzata, quando scrisse il
suo vangelo). A Rossano, il
Congresso internazionale
di studi su San Nilo, nel
2005, e le celebrazioni, nell’anno precedente, del millenario della sua morte,
hanno ricordato uno dei
personaggi più illustri della
storia della Calabria bizantina e del monachesimo
greco. Cinquant’anni prima
della divisione tra la chiesa
cattolica e quella ortodossa,
Nilo fondò un cenobio
greco a venti chilometri da
Roma, il monastero italo-
bizantino di Santa Maria di
Grottaferrata, un luogo “ove
radunare tutti i suoi fratelli e i
dispersi suoi figli” (si legge
nel Bios, anonimo ma attribuito al suo allievo san
Bartolomeo). Oggi i “figli”
ITINERARI
di quel vegliardo rossanese
rappresentano un tramite
per l’incontro ecumenico
tra le culture religiose
dell’Occidente latino e
dell’Oriente ortodosso. Ma
cultura, in senso proprio, è
anche quella alimentare. Si
pensi alla liquirizia, che cresceva in gran quantità nei
latifondi della famiglia
Amarelli: questa ne avviò la
commercializzazione già
nel XVI secolo. In un antico
palazzo ha sede il Museo
della liquirizia, dove si può
ripercorrere la storia dell’azienda, tra i preziosi attrezzi che servivano all’estrazione e alla lavorazione
della liquirizia a partire dai
primi metodi artigianali
fino a quelli moderni, nonché documenti che attestano la stesura di contratti
con i fornitori e veri e propri libri contabili. Il museo
Amarelli, con altri trentasei
associati – tra cui la Ferrari
– ha aderito ad un’ambiziosa iniziativa, l’Associazione
italiana Musei e Archivi
d`impresa, che aspira a
diventare paradigma di
sviluppo sociale e culturale. Dalla storia all’archeologia, il passo – all’indietro –
può essere breve. Un po’
più a nord si trova
Cassano, nell’antichità
colonia di Sibari, le cui
acque termali, erano già
apprezzate da Greci e
Romani. Di esse si è recuperato l’uso soltanto a partire dagli anni Settanta, con
la costruzione di un moderno stabilimento. Indicate
per alcune patologie, queste acque mediominerali
derivano da cinque sorgenti che scaturiscono affiancate per circa cinquecento
metri. Il loro utilizzo è
vario: come bibita, bagni,
fanghi, inalazioni, idromassaggi per cure otorinolaringoiatriche, broncopolmonari, ginecologiche e cutanee.
La complessità delle virtù
terapeutiche delle acque
termali di Cassano fa il
paio con le vicende storiche
legate ai luoghi della
Sibaritide. Qui la civiltà
enotria vi ebbe la massima
fioritura nell’Età del Ferro,
spazzata poi via dall’arrivo
dei coloni greci dall’Acaia.
Sibari, polo commerciale
dell’area, nei traffici con
l’Asia Minore, venne stretta
d’assedio dai Crotoniati,
che la rasero al suolo. I
Sibariti superstiti ottennero
Calabria Produttiva 19
ITINERARI
20 Calabria Produttiva
ITINERARI
poi il sostegno di Atene,
che fondò una nuova colonia, Turi, sullo stesso sito di
quella distrutta. I resti della
città magnogreca vennero
scoperti nel 1932 e scavati,
in maniera sistematica, a
partire dal 1969. Il cantiere
forse più importante è
quello oggi conosciuto
come sito del Parco del
Cavallo, con monumenti
d’età romana; altri, ugualmenti noti, sono il
Prolungamento strada e quello della Casa bianca, che
conserva una zona edificata
nel IV secolo a.C.; nel cantiere di Stombi si ammirano
edifici e monumenti della
città d’età arcaica. Ma
Sibari è oggi terra anche
aperta ad innovazioni,
come le colture idroponiche, alle potenzialità
delle quali recentemente
Affari e Finanza ha dedicato
un interessante servizio:
garanzia di produzioni più
ricche, qualità controllata e
rispetto dell’ambiente. Ma
l’opportunità di questa coltivazione è comunque al
centro di discussioni etiche.
Un’opinione positiva è
sicuramente quella di
Renzo Caligiuri, cavaliere
del lavoro, che ha fondato
negli anni Cinquanta, col
fratello Agostino, Torre di
Mezzo, azienda che oggi
punta sulla tecnologia
avanzata, avendo destinato
nel 1997, nella piana di
Sibari, ben nove ettari di
terreno alla coltivazione
idroponica con sistema Nft
(Nutrient Film Tecnique,
ossia coltivazione in mezzo
liquido): caso unico in
Italia. Da qui, tra l’altro,
partono i pomodorini
(varietà Sungold) per
l’Inghilterra, laddove questi
sono utilizzati per i cocktails a mo’ di ciliegine: una
Calabria da bere?
Calabria Produttiva 21
La Bisanzio di Calabria
ITINERARI
C
onosciuta anche con
gli appellativi di la
“città bizantina” o la
“Ravenna del Sud”,
Rossano è un’estesa cittadina dello Jonio, in provincia
di Cosenza. La vicinanza a
Sibari fa ipotizzare che, in
epoca magnogreca, gravitasse nell’orbita sibarita.
Altra ipotesi, che darebbe
un’origine anche al toponimo, è quella avanzata dall’archeologo Paolo Orsi che
vuole far derivare le origini
della città dall’edificazione
di una villa romana appartenente alla gens Roscia. In
ogni caso, alcuni documenti attestano l’esistenza di
Rossano intorno al IV secolo dopo Cristo; qualche storico dell’antichità, anzi,
parla di Rossano come
scalo di Turio; quindi l’espansione della città verso
la collina sarebbe da datare
in epoche successive.
Con l’unità d’Italia e le
mutate condizioni politiche
e sociali, Rossano fu amministrata da una serie di
politici che la portarono a
rivivere gli antichi splendori dei secoli passati. La
costruzione della ferrovia
favorì il popolamento del
territorio vallivo e costiero.
Si creò, quindi, un’altra
22 Calabria Produttiva
Rossano, quella dello Scalo
e poi un’altra ancora, ad
opera dei numerosi cittadini emigrati in Argentina.
Il flusso migratorio favorì a
quel tempo (inizi del
Novecento) la ripresa dell’economia, grazie anche
alle rimesse dall’estero.
Subito dopo la caduta del
regime fascista, Rossano
tornò ad esprimere le sue
simpatie ai governi di sinistra ma nonostante il forte
impegno amministrativo e
sociale dei rappresentanti
politici, le condizioni economiche, davvero gravi,
continuarono a perdurare.
Con i finanziamenti pubblici previsti dalla legge speciale sulla Calabria, il
Comune riuscì in qualche
modo a risollevare le condizioni economiche.
La storia più recente di
Rossano descrive una città
che si sta evolvendo, da un
punto di vista economico e
sociale. L’economia rossanese è molto ben rappresentata dal settore agricolo;
davvero estese le coltivazioni di agrumeti ed oliveti;
un elemento di spicco è la
produzione tipica di una
varietà di oliva, detta
appunto “la dolce di
Rossano”. Di conseguenza
è rilevante l’attività delle
aziende di trasformazione,
soprattutto quella olearia e
quella conserviera.
Nota, da qualche anno
anche fuori nazione, la produzione di agrumi e di clementini, ormai richiestissimi dappertutto ma che
devono sfidare la concorrenza, molto spesso sleale,
di altri Paesi dell’area
mediterranea.
Una menzione a parte, per
i settori che coinvolge
simultaneamente - si spazia
infatti dall’agricoltura alla
lavorazione e conservazione alimentare, dalla cultura
al turismo - merita l’industria della liquirizia, rappresentata a Rossano dalla
dinastia degli Amarelli.
Costoro, infatti, già tre
secoli addietro diedero vita
ad un’azienda per la trasformazione della radice.
L’impegno dei vari discendenti, le innovazioni tecnologiche apportate nel corso
del tempo, unite ad un
costante rispetto per la tradizione, portano oggi la
Amarelli ad essere cono-
sciuta in tutto il mondo. E’
indubbiamente città d’arte
e il turismo culturale può
diventare davvero una
carta vincente.
I gioielli dell’arte
Centottantotto fogli, probabili resti di un ben più consistente volume, di color
porpora, che contengono
parti dei Vangeli scritti in
greco a caratteri d’argento e
d’oro, miniati con sacre
scene e figure, compongono
l’autentico tesoro di
Rossano, conservato nella
Cattedrale, che è
l’Evangelario purpureo, più
conosciuto presso gli studiosi come Codex Purpureus
Rossanensis o volgarmente
detto Codice Purpureo.
Un’altra bellezza di cui la
città può essere fiera è la
Chiesa bizantina di San
Marco, risalente al X secolo.
All’interno si conservano
un prezioso frammento di
affresco raffigurante la
Vergine Odigitria, un’acquasantiera in pietra dell’XI
secolo e un’antica campana.
Nella piazza campeggia
ITINERARI
una scultura del Leone di
San Marco. Di grande interesse è pure la Chiesa della
Panaghia, con la caratteristica abside, la bifora e
decorazioni di cotto che
ricordano il motivo ornamentale della spina di
pesce. Antichissima la
Chiesetta della Madonna
del Pilerio, nei pressi dell’antica Porta Rupa, con
l’abside rivolta a levante.
La Chiesa di San Nilo,
invece, ha avuto alterne
vicende per via delle condizioni economiche in cui
versava il paese al momento della costruzione e dove
sono stati solenni i festeggiamenti per il millenario
del Santo; a questo proposito è opportuno aggiungere
che al Santo è stato intitolato anche un parco letterario. Indubbiamente la figura di San Nilo è già per se
stessa significativa ma se a
ciò si aggiunge che egli ha
contribuito alla conoscenza
diretta della sua Rossano, i
meriti diventano, se possibile, ancora maggiori.
L’elenco delle chiese è
ancora lunghissimo ed è
quasi impossibile elencarle
tutte ma non si possono
non ricordare il complesso
monastico di Santa Maria
del Patire, circondata da un
bosco, cenobio basiliano di
grandissimo pregio estetico
ed immenso valore artistico, con un preziosissimo
pavimento a mosaico e tre
absidi circolari che gli
fanno corona all’esterno, e
poi la cattedrale dedicata
alla Santissima Achiropita
che sorge in piazza Duomo,
il cui interno si presenta
davvero sontuoso con tre
navate e colonne rivestite
di marmi policromi. Vi è
conservata l’icona bizantina dell’Achiropita che risale all’VIII secolo e che la
tradizione vuole dipinta
non da mano umana come dice il nome - ma
dalla Vergine stessa. E
tanto per restare nell’ambito di una presentazione sintetica ma significativa della
specificità storico-artistica
rossanese, è importante
ricordare qualche altro
monumento come la Torre
Sant’Angelo (foto in alto),
edificio del XVI secolo
costruito per l’avvistamento, la cui forma, davvero
singolare, ricorda una stella
mentre i bastioni sono a
punta di diamante; il casino
Amarelli, oggi sede del
Museo della Liquirizia; la
fontana della Sirena e la
colonna di Sant’Isidoro e
poi tantissimi palazzi nobiliari e zone di interesse
archeologico a cui fa da
naturale complemento una
miriade di manifestazioni
religiose e folkloriche che
affondano le radici in un
passato davvero remoto ma
ancora presente e vivo.
Calabria Produttiva 23
La città del pane
IL BUON MANGIARE
24 Calabria Produttiva
L
IL BUON MANGIARE
Eʼ Cerchiara di Calabria, oggi facente parte dellʼassociazione nazionale
che raggruppa le città dove intensa e
viva è la tradizione della panificazione. Tradizione che per il piccolo centro ionico significa lavoro, turismo,
orgoglio e notorietà in tuttʼItalia
a Calabria fu definita
dal Barrio e
dall’Ughelli come una
Tebaide, per il numero stragrande di monasteri e di
monaci che la popolarono
per tutto il Medioevo. Dal
secolo VII e fino all’avvento
dei Normanni, nel 1054,
furono presenti in Calabria
solo monaci greci e bizantini, impropriamente detti
Basiliani. Una delle aree in
cui trovarono ospitalità i
monaci - incalzati dagli
Arabi nel secolo VII e sotto
i colpi dell’iconoclastia nel
secolo seguente - fu quella
delle grotte ai piedi del
Monte Sellaro, territorio di
Cerchiara di Calabria, dove
condussero vita ascetica fin
dal secolo IX. La graziosa
cittadina dell’Alto Jonio
cosentino, arroccata a circa
650 metri di altezza sulle
estreme propaggini orientali del Pollino, era nota
soprattutto per i monasteri
greci e, tra questi, il più
famoso resta quello di
Santa Maria delle Armi.
Il monastero, grazie alla
sacra immagine achiropita
(aggettivo di derivazione
greca che si riferisce ad
immagini sacre di origine
miracolosa, cioè che si
ritengono dipinte non da
mano d’uomo, ndr) della
Madonna, divenne
Santuario e conferì a
Cerchiara una notorietà che
varcò i confini regionali.
Fino a qualche anno fa, per
tutti Cerchiara era la città
del Santuario di Santa
Maria delle Armi.
Oggi la notorietà è accresciuta grazie ad un prodotto tipico della tradizione
locale che, tramandato di
generazione in generazione, ha saputo imporsi
all’attenzione nazionale, il
pane. “Il pane è molto più di
un alimento: è un simbolo che
racchiude molteplici significati, anche sacri. Da millenni è
l’emblema stesso del nutrimento, del corpo e dell’anima,
dell’unione e dell’amicizia.
Offrire o condividere un pezzo
di pane è la forma più sempli-
Calabria Produttiva 25
IL BUON MANGIARE
26 Calabria Produttiva
ce e autentica dell’accoglienza,
della fratellanza, della predisposizione all’altro”.
Questo, ed altro, recita la
brochure dell’Associazione
“Città del Pane”, nata per
aggregare le realtà che condividono tali principi e per
difendere e rivitalizzare la
panificazione tradizionale,
con la consapevolezza che
il pane, oggi non meno di
un tempo, possa essere uno
strumento di coesione e
valorizzazione delle proprie comunità.
Del resto, il pane, la sua
presenza sulla tavola sono,
nell’immaginario collettivo,
tra i riferimenti più immediati della civiltà, cultura e
tradizione nostre. In
Calabria, l’unico comune a
far parte dell’associazione
“Città del Pane” è
Cerchiara di Calabria. Il
suo legittimo ingresso nell’associazione nazionale, è
dettato dalla capacità di
conservare gelosamente le
tradizioni di panificazione.
Tre le mosse, tutte di primaria valenza, che hanno
contribuito a dare spessore
e consistenza alle legittime
aspirazioni di Cerchiara per
imporsi nel panorama
nazionale della panificazione di qualità e di tipicità
tradizionale.
La prima: il Pane di
Cerchiara si fregia del marchio del Parco Nazionale
del Pollino, che lo ha adottato come prodotto tipico
dell’area montana e lo ha
inserito tra quelli da proteggere.
La seconda: l’ingresso a
pieno titolo tra le “Città del
Pane” di cui fanno parte
città e comuni di rilievo
nazionale come Mantova,
Genzano di Roma, Ferrara,
Chioggia, Vasto, Lecce ed
altre.
La terza mossa, forse la più
importante – che ha consacrato il pane di Cerchiara
tra quei prodotti tipici di
valenza nazionale - la selezione dello Slow Food
all’ultimo Salone del Gusto
di Torino. In quella occasio-
IL BUON MANGIARE
ne, il Pane di Cerchiara si è
affermato ed è stato particolarmente apprezzato per
il suo sapore intenso di
pane cotto nel forno tradizionale e per la fragranza
che emana appena sfornato.
I… segreti del Pane
di Cerchiara
Piccoli riti e gesti quotidiani delle antiche massaie,
che si tramandano di generazione in generazione,
costituiscono il segreto
della bontà del pane di
Cerchiara.
Una prima particolarità
risiede nella forma a gobba
e nella pezzatura, solitamente di circa tre chili.
E’ proprio la grossa forma,
unita al lento raffreddamento del forno a legna,
che conferisce alla pasta la
giusta cottura, la morbidezza ed il sapore, conservato
fino a quindici giorni dopo
essere stato sfornato.
I segreti del pane di
Cerchiara? Intanto l’impa-
sto: un sessanta per cento
di farina bianca ed il restante quaranta di crusca, amalgamati per circa due ore
con acqua rigidamente di
sorgente.
Poi la cottura. Il forno, a
volta ed in mattoni refrattari, viene riscaldato con
legna di quercia e faggio
fino a raggiungere la temperatura ottimale per la cottura: trecento gradi.
Dal forno viene poi tolta la
brace ed il pavimento viene
pulito con lo scupolo, una
lunga asta alla cui sommità
sono legati alcuni stracci
bagnati.
Tutto è pronto perché le
abili mani della fornaia,
dopo avere lavorato la
pasta ed inciso sulla forma
un beneaugurante segno di
croce, inforni la pasta lievitata. Durante le quattro ore
di cottura, i mattoni refrattari restituiscono lentamente il calore accumulato, consentendo la doratura esterna del pane e la sua ottimale cottura.
La preparazione
del lievito madre
Un ruolo fondamentale,
nella preparazione del
Pane di Cerchiara, è costituito dall’utilizzo del lievito madre, quello che in
calabrese viene definito
levatina o ” u’ lvat’ ”. Per la
sua preparazione sono
necessari, come ingredienti,
tre etti di farina, un tuorlo
d’uovo e cinque grammi di
lievito di birra. Per la preparazione, s’impasta il
tutto con acqua appena tiepida e si fa lievitare per
cinque-sei ore. La mattina
seguente, si aggiunge metà
farina rispetto al peso dell’impasto, più il cinquantacinque per cento di acqua
rispetto al peso totale della
farina; s’impasta ancora e si
fa riposare a temperatura
ambiente fino al mattino
successivo. Si ripete quest’operazione al mattino ed
alla sera fino a raggiungere
i due – due chili e mezzo
d’impasto (si aggiunge
sempre una quantità di
farina pari alla metà del
peso dell’impasto del lievito madre e in più il cinquantacinque di acqua
rispetto al peso totale della
farina. Accorgimento
importante: in quest’operazione non si aggiunge mai
il sale. Una volta ottenuto il
lievito madre, si depone la
sera nell’impastatrice
aggiungendo otto chili di
farina ed acqua tiepida
nella misura del cinquantacinque per cento; dopo aver
effettuato l’impasto, si tolgono due etti di pasta, da
usare come lievito madre
per la prossima panificazione. Il lievito madre rimasto
si conserva in una terrina
con un po’ di olio sopra, in
frigorifero od in luogo fresco, al massimo per quindici giorni, altrimenti bisogna
rinfrescarlo con farina ed
acqua tiepida. Per la preparazione del pane, si aggiunge acqua salata all’impasto
rimasto nell’impastatrice e
si lavora ancora per cinque
minuti; si fa lievitare nel-
Calabria Produttiva 27
IL BUON MANGIARE
l’impastatrice tutta la notte.
All’alba del giorno seguente, s’impasta ancora per
cinque minuti; infine si
confezionano le pagnotte
che, a loro volta, si lasciano
lievitare ancora una o due
ore a seconda della stagione e della temperatura,
dopo di che, si infornano.
28 Calabria Produttiva
Il forno
Può assomigliare ad una
cupola, la cui base misura
all’incirca 1,65 metri di diametro.
Con questa dimensione, il
forno può contenere circa
quaranta pagnotte, messe
assai vicine una all’altra. Se
non si possiede il pirome-
tro, l’attrezzo che permette
di conoscere la temperatura
idonea a cuocere il pane, ci
si affida ad antichi accorgimenti della tradizione: si
introduce nel forno un
bastone di legno piuttosto
lungo, alla cui punta viene
avvolto un foglio di giornale e lo si lascia, a mezza
altezza, per circa 30 secondi. Nel riportarlo fuori dal
forno, si verifica il colore
assunto dal foglio di carta:
se è diventato marrone, il
colore è giusto, corrispondente a quello che avrà il
pane una volta tirato fuori
dal forno, dopo esservi
rimasto a cuocere per circa
IL BUON MANGIARE
un’ora. Se la carta di giornale assumerà un colore
pallido, il forno non sarà
sufficientemente caldo, sì
da richiedere l’accensione
di qualche altra fascina. Se
la carta di giornale risulterà
di colore scuro, quasi pronta a bruciare, vorrà dire che
è troppo caldo e, quindi,
bisognerà lasciar passare
svariati minuti per ottenere
il necessario abbassamento
della temperatura. Prima di
infornare il pane, occorrerà
pulire il piano del forno,
dopo aver accantonato la
brace ai bordi, vicino
all’imboccatura e quindi
dopo avere passato uno
straccio bagnato sul pavimento del forno.
Successivamente, si pulisce
accuratamente con una
scopa bagnata, la superficie
infuocata sulla quale saranno poggiare le pagnotte.
Quest’ultima operazione
avviene con l’ausilio di una
“leggera” pala in legno, dal
manico lungo, che servirà
anche per estrarre il pane
dal forno, dopo la cottura.
Le aziende ed il mercato
E’ con una punta di legitti-
Calabria Produttiva 29
IL BUON MANGIARE
dotto tipico e suggerito ai
clienti come “bontà della
tradizione”. Un piccolo
miracolo, suggerisce ancora
l’assessore, nato dal buonsenso e dal buongusto di
gente che ha creato piccole
imprese familiari, che oggi
danno lavoro a circa 50
persone, attingendo alla
tipicità della tradizione,
valorizzandola e monetizzandola.
I fornai di Cerchiara
Le sette aziende familiari
che si occupano di panificazione, a Cerchiara, hanno
il merito di aver creduto
nell’importanza di recuperare e tramandare un’antica
tradizione locale. E’ loro il
merito di aver contribuito a
far conoscere Cerchiara
oltre i confini della
Calabria ed aver dato l’opportunità alla piccola
comunità cerchiarese di
beneficiare anche di flussi
turistici incrementati dalla
notorietà creata dal Pane.
mo orgoglio che l’assessore
al turismo ed all’ambiente,
Giacomo Carlomagno, evidenzia la conduzione familiare delle sette aziende
panificatrici di Cerchiara.
Tutte aziende condotte da
donne. E’ l’altra importante
particolarità. La bontà del
pane che sfornano quotidianamente, la lavorazione
artigianale che conferisce
un sapore intenso, la fragranza che non sfugge ai
buongustai e, soprattutto,
la peculiarità di conservare
integro il suo sapore per
circa quindici giorni, hanno
fatto sì che il Pane di
Cerchiara si affermasse ben
oltre i confini del comprensorio. Ogni giorno, diversi
furgoni carichi di pane,
partono diretti in
Lombardia, Piemonte,
Emilia. In quei mercati
viene indicato come pro-
30 Calabria Produttiva
Li citiamo, in stretto ordine
alfabetico, per ringraziarle
come benemerite aziende,
anche, di promozione turistica.
Panificio Bruno
Cerchiara – Contrada Pantano
Panificio Cirolla
Piana di Cerchiara
Panificio Costa
Cerchiara Paese
Panificio Monti
Piana di Cerchiara
Panificio Mauro
Cerchiara Paese
Panificio Ramundo
Piana di Cerchiara
Panificio Vito
Cerchiara Paese
(che ringraziamo per averci dato
la possibilità di realizzare il servizio fotografico)
Si ringrazia inoltre l’assessore Giacomo
Carlomagno per le notizie fornite
Frittata di patate di Fiumefreddo
Ingredienti per sei persone
2,5 kg di patate
400 gr. di farina oo
3 spicchi d’aglio
basilico
pepe nero
olio di oliva
sale q.b.
LE RICETTE DI NONNA ELISA
Nonna Ida Barone
Preparazione
Tagliate le patate a fette rotonde e sottili; tritate il basilico e l’aglio e, con il sale il pepe nero e la farina,
aggiungeteli alle patate.
Mescolate bene il tutto.
Cospargete d’olio di oliva una padella antiaderente e
riscaldatela; aggiungere il composto, coprite con il
coperchio e far cuocere a fuoco medio per circa 15
minuti per ciascun lato.
Varianti
È possibile sostituire l’aglio con la cipolla o aggiungere nell’impasto salsiccia fresca e caciocavallo tagliato a
cubetti.
Calabria Produttiva 31
Se gli... alieni
AMBIENTE
sono nel mare
Eʼ in corso, nei mari calabresi, un monitoraggio dellʼICRAM.
I risultati finali, previsti a settembre, potranno essere utilizzati dagli enti locali per la divulgazione e la ricerca
questo numeroso esercito.
L’azione più urgente da
intraprendere, quindi, è la
classificazione delle specie
e lo studio degli ambienti
in cui vivono; solo una
profonda conoscenza, infatti, può dare luogo a progetti scientifici mirati di salvaguardia e di conservazione.
D
Sos Ambiente
a un po’ di tempo,
le stagioni ci sorprendono, e spesso
preoccupano, con i loro
capricci. Estati piovose o
torride, con climi quasi tropicali o desertici; inverni
miti e precoci fioriture a
rischio, con la prima nebbiolina di aprile e le conseguenze critiche per la produzione stagionale di frutta
e verdura. A sentire gli
esperti, il clima ha fatto di
queste bizze anche nell’antichità, ma ciò che oggi non
ci consente di stare tranquilli è che il cosiddetto
progresso, con i suoi “prodotti” di risulta e di scarto
sta velocizzando, a ritmi
vertiginosi, i processi di
inquinamento e di surriscaldamento dell’atmosfera
e le conseguenze sulle
variazioni climatiche
rischiano di essere tragiche
per le specie floro-faunisti-
34 Calabria Produttiva
che dell’intero pianeta. I
cambiamenti di clima,
dunque, e le relative complicazioni interessano,
ovviamente, anche le acque
del globo. Oceani e mari, al
pari dell’atmosfera, risentono pesantemente dell’inquinamento dell’aria, dell’innalzamento della temperatura e dell’azione che esercitano i ghiacciai in fase di
“scongelamento”. Il patrimonio delle specie animali
e vegetali rischia di essere
modificato in maniera irreversibile, dove per modifica
purtroppo s’intende la probabile, definitiva scomparsa
di molte specie, così come è
gia accaduto per i dodo, le
zebre quagga, i pinguini
imperiali, le cicogne bianche e come può accadere, in
un futuro molto vicino, per
balene, orsi polari, cavallucci marini e numerose specie
di rane e farfalle, tanto per
citare le… avanguardie di
Icram e MoBioMar Cal,
due acronimi per la difesa
E questo è quanto fa, tra
tanti altri, l’Istituto centrale
per la ricerca scientifica e
tecnologica applicata al
mare (Icram) che, di recente, per conto dell’assessorato regionale all’Ambiente
ha avviato un monitoraggio per la diversità biologica nei mari calabresi, con
l’obiettivo di realizzare un
archivio delle specie e dei
siti ambientali, con l’individuazione di quelli più rari,
più vulnerabili e di elevato
interesse conservazionistico. Il responsabile scientifi-
co del programma
“MoBioMar Cal” è il biologo Silvestro Greco ed il
programma si colloca all’interno delle azioni previste
dal Piano Nazionale della
Biodiversità - di cui l’Italia
si è dotata nel 1994, in
seguito alla conferenza
mondiale sull’ambiente e lo
sviluppo, svoltasi a Rio de
Janeiro, nel 1992 (da cui
scaturì, è bene ricordarlo,
cinque anni dopo, il protocollo di Kyoto, ndr) - attraverso cui si risponde alla
“necessità di realizzare la
Carta della Natura, quale
sistema di conoscenze (inventario) del patrimonio naturale
(biodiversità) del paese con
edizioni periodiche aggiornate
della Carta”. Il programma
di ricerca riguardante la
Calabria, inoltre, è realizzato nell’intento di costituire
uno strumento scientifico
per Comuni, Province ed
Enti locali che, attraverso
esso, possono predisporre
AMBIENTE
politiche di salvaguardia,
valorizzazione e promozione dei siti territoriali e utilizzarli come luoghi di
ricerca e divulgazione. Il
MoBioMar Cal ha visto
svolgere diverse attività in
più fasi. Nella prima fase,
dopo la pianificazione di
tutto il lavoro, è stato predisposto un data-base per
l’inserimento dei dati ed è
stata effettuata una prima
ricerca sulla letteratura già
esistente in materia; le azioni sul campo hanno individuato i siti di studio e di
campionamento. Nella
seconda fase, il data-base
ha iniziato l’elaborazione
dei primi dati inseriti; sul
campo, sono state effettuate
le campionature delle coste
rocciose, ha preso l’avvio la
campagna oceanografica e
le campagne di pesca per la
classificazione di crostacei,
molluschi e pesci. Inoltre,
sono state raccolte e riunite
le informazioni preesistenti
su praterie di Posidonia
oceanica, rettili marini,
fauna avicola e cetacei.
Primi risultati
Il programma è ancora in
corso; l’ultima fase inizierà
a breve, con il monitoraggio e lo studio della costa
jonica, e si concluderà a settembre, quindi saranno resi
noti tutti i dati. Pur con le
cautele del caso, il dottor
Silvestro Greco ci fornisce
qualche anticipazione.
“Lungo il litorale tirrenico informa il biologo - e anche
laddove non si pensava di trovarne, sono state individuate
delle aree di vegetazione di
corallo rosso e corallo nero che
si pensava fossero estinte; sono
state individuate circa cinquanta specie aliene o lessepsiane (dal nome di
Ferdinand de Lesseps, fautore e progettista del canale
di Suez, ndr) cioè estranee a
quell’ambiente, provenienti
dal Canale di Suez e dallo
Stretto di Gibilterra e alcune
specie di echinodermi, i ricci
di mare. Le grandi praterie di
Posidonia sono alquanto sofferenti mentre una buona notizia riguarda l’Oasi Marina di
Isca, le cui condizioni generali
possono considerarsi soddisfacenti. Quello che proprio
non soddisfa il dirigente e,
presumibilmente, tutti coloro che hanno preso parte al
programma è che, per tanto
lavoro già svolto, ad oggi
marzo inoltrato, ancora non
ci sia alcun riscontro economico. Questo purtroppo è
tutt’altro discorso, rispetto
alla ricerca ed ai suoi frutti,
ma anche per quanto
riguarda il programma
MoBioMar Cal, è davvero
auspicabile che esso sia
attuato, con la messa in
pratica dei risultati scaturiti. Come ricordano spesso
ambientalisti, biologi ed
amanti della Natura in
genere, preservare quanto
più a lungo e quanto più
intatte possibili le condizioni ottimali degli ecosistemi
del pianeta è un dovere nei
confronti delle generazioni
future. A nostro parere,
questo diventa un imperativo categorico ancora
prima per le stesse specie
animali e vegetali che
hanno pochissimi mezzi,
molto spesso nessuno, per
potersi difendere dall’azione dell’Uomo e che, nella
loro innata “saggezza”,
seguono regole dure - spesso crudeli ma sempre ben
precise - per mantenere il
corretto equilibrio biologico
stabilito dalla perfezione
delle leggi naturali. E poi lo
chiamiamo homo sapiens
sapiens…
Silvestro Greco, sintesi di
una passione
Laureato in Scienze
Biologiche nel 1984, a
Messina, partecipa a innumerevoli corsi presso il
CNR e la FAO, convegni e
progetti in tutto il mondo.
Prende parte a diverse
campagne di ricerca in
Antartide. Membro della
Società Italiana di Biologia
Marina; “esperto” nel coordinamento delle regioni
mediterranee nel progetto
Cee “Medplus” su pesca e
acquicoltura; per due volte
partecipa ad un programma di ricerca e tutoraggio
per la gestione di aree
ambientali in Cile; collabora come esperto di pesca
scientifica e di gestione
della fascia costiera, per
cinque anni, nel programma Rai Linea Verde ed in
diversi ruoli per alcune
riviste scientifiche; organizza meeting internazionali;
membro del consiglio
scientifico nazionale prima
di Legambiente, poi di
Marevivo. Professore a contratto presso la Facoltà di
Scienze Matematiche,
Fisiche e Naturali
dell’Università di Napoli
Federico II. Dal giugno
2001, vincitore di concorso,
è Dirigente di Ricerca
all’Icram.
Calabria Produttiva 35
Calabria candidata
AMBIENTE
Unesco
L
a Conferenza generale
dell’Organizzazione
delle Nazioni Unite
per l’Educazione, la Scienza
e la Cultura (UNESCO) nel
1972 ha approvato la
Convenzione
Internazionale per la protezione del patrimonio mondiale dell’Umanità. Con
questo atto viene sancita l’inalienabilità della cultura e
della natura come elementi
fondamentali per lo sviluppo della società di tutto il
pianeta, e per il mantenimento della pace e della
solidarietà. La conoscenza
diviene uno strumento di
prevenzione delle tragedie,
il sapere un incentivo all’interscambio tra i popoli. E
l’incuria e la speculazione
ostacoli che impediscono la
sua compiuta realizzazione.
Compito dell’UNESCO,
attraverso le proprie azioni
ed iniziative, è riuscire a
contrastare questi processi,
perché è indispensabile che
l’umanità riconosca il proprio patrimonio per poter
preservare, insieme a quello, sé stessa. Sono l’educazione e la consapevolezza
ad innescare, infatti, un
36 Calabria Produttiva
processo attivo di mantenimento e, solo agendo su
queste, si può radicare una
cultura diffusa che renda
spontaneo il rispetto dei
beni storici e monumentali
e della natura.
Si tratta di una scommessa
forte. Perché tutto questo
avvenga è necessario mettere in circolo elementi che
si facciano interpreti di
questa visione, utensili prestigiosi che esprimano l’esigenza di preservare i
Patrimoni dell’Umanità nel
momento stesso in cui li
identifichiamo, perché di
quel valore sanno restituirci
il senso.
Da queste motivazioni di
fondo nasce il progetto “sul
luogo del relitto” - promosso dal Vicepresidente ed
Assessore al Turismo della
Regione Calabria, Nicola
Adamo - evento strategico
della Bit 2007.
Si tratta di una strategia
che consentirà di promuovere l’iniziativa della
Regione e che porterà i
turisti subacquei, che sceglieranno i fondali del mare
calabrese per le loro immersioni, di essere protagonisti
di una spumeggiante
avventura tra i relitti affondati lungo le nostre coste.
Il CEI, Centro Europeo
Informazioni, da anni si batte
per candidare il patrimonio
culturale-architettonico-storico-letterario calabrese a riconoscimento UNESCO quale
patrimonio dell’Umanità.
Avv. Mimmo Leonetti
Pres. Centro Europeo Informazioni
big agency 0984 939891
Protagonista eccelso
SANTI DI CALABRIA
della devozione popolare
38 Calabria Produttiva
SANTI DI CALABRIA
San Francesco di Paola ha ispirato e continua ad ispirare, nella
folla dei fedeli, leggende, racconti,
parabole, canzoni. Un breve ed
intenso viaggio nelle tradizioni
popolari in cui il patrono della
Calabria e dei naviganti, pur nella
santità, è sempre vicino al popolo
Fede e folklore
nella festa...
Francesco di Paola è il
santo più venerato e celebrato in Calabria. La devozione popolare che gli è tributata non è dovuta soltanto all’essere patrono della
Calabria e protettore della
gente di mare; l’umiltà, la
carità, la taumaturgia, lo
rendono popolare, non soltanto nel senso di conosciuto ai molti, ma anche come
appartenente al popolo.
Portare soccorso alle miserie altrui, vivere umilmente
e in comunione con il
mondo, sono aspetti che
accompagnano ovunque la
sua figura e che alimentano
il culto. Le celebrazioni
ufficiali e solenni, che si
svolgono tra il 1 e il 4 maggio presso il santuario di
Paola, sono il luogo e il
momento in cui questa
commistione tra “sacro e
profano”, cristiano e pagano, trova più compiuta
manifestazione. Fede e
folklore si fondono e si
confondono non soltanto
nella terra del santo, ma in
ogni posto della Calabria.
Anche se altro dal santo
patrono di un paese o di
una città, pur non essendogli dedicata una chiesa, San
Francesco ha ovunque una
festa tutta sua; e il modo in
cui é celebrata cambia di
luogo in luogo. Il momento
festivo diventa un appuntamento di famiglia, una
ricorrenza spirituale e tradizionale, non soltanto per
i paolani. Il voto, ad esempio, diventa un moto spirituale, spesso bizzarro o non
ragionevole, con cui il
devoto chiede al santo, nel
suo ruolo di taumaturgo, di
soddisfare il proprio bisogno o desiderio in cambio
di una promessa con cui si
impegna nei suoi confronti.
Un modo in cui religiosità
popolare, ritualità (e spesso
superstizione), si confondono come momenti di pura
fede, entrando in conflitto
con il canone ecclesiastico.
Calabria Produttiva 39
SANTI DI CALABRIA
La figura del santo, in questo caso, si tramuta, da
modello di virtù e punto di
riferimento, in dispensatrice di grazie e di “calmanti
spirituali”. Nella giornata
dei marittimi, celebrata il 3
maggio, il Mantello - la reliquia del santo che lo identifica come protettore degli
uomini di mare - é portato
in processione sul mare da
Cetraro a Paola, in un
lungo corteo di barche che
lo accompagna.
Presso la zona del Castello,
viene celebrata la benedizione del mare con il lancio
di una corona di alloro e
fiori in memoria degli
uomini che, nelle acque,
persero la vita ed é recitata
la preghiera della gente di
mare.
A questa benedizione i presenti rispondono gettando
in mare un pugno di sabbia, proprio per rendere
40 Calabria Produttiva
visibile la loro partecipazione nell’atto e nell’intenzione e per scongiurare l’invasione delle acque sulla
terra. Buttando la sabbia
nel mare, infatti, si segna
simbolicamente la resistenza della spiaggia alla possibile violenza delle onde.
La giornata del 4 maggio è
dedicata alla celebrazione
del Taumaturgo.
In processione, il busto del
santo attraversa i quartieri
più alti di Paola raggiungendo il Duomo, e da lì
prosegue poi verso il mare,
raccogliendo migliaia di
pellegrini che, salmodiando, seguono il loro protettore. I balconi delle case che
si affacciano sulle strade
attraversate dal simulacro
vengono ornati con drappi
e coperte di seta, dai colori
e disegni vivaci che, simbolicamente, accolgono il
santo nelle case di ognuno,
sempre a memoria del suo
essere vicino alla gente.
...e nel viaggio
dei pellegrini
Nelle manifestazioni spontanee, che caratterizzano i
pellegrinaggi al santuario,
fede e folklore diventano
indistinguibili. La tradizione vuole che i devoti, provenienti specialmente dai
paesi montani della catena
appenninica, giungano a
piedi al santuario (anche le
modalità con cui si svolgono i pellegrinaggi sono
ormai ampiamente diversificate: a piedi, in bici, in
auto, in pullman, in treno).
Nel periodo delle celebrazioni ufficiali, ogni mattina,
ondate di pellegrini invadono il piazzale del santuario, accompagnati da canti
religiosi o tradizionali. Un
tempo, i pellegrini arriva-
vano attraverso sentieri
sterrati, irti e scoscesi, per
mulattiere polverose e
attraversando fiumiciattoli,
con i piedi sanguinanti e le
gambe gonfie, a compimento del voto e per devozione.
Le donne portavano in
braccio i bambini e sulle
spalle il fagotto con i viveri
da consumare durante la
giornata. I gruppi intonavano canti popolari che ripercorrevano la vita del santo
taumaturgo, cui chiedevano le grazie e la protezione
dei terreni e dai terremoti,
numerosi sul territorio. Gli
stessi canti si ripetevano in
processione, dietro il busto
del santo, e che la notte del
3 maggio riecheggiavano
all’interno del santuario,
aperto per l’occasione
anche nella zona di clausura per alimentare una
veglia fatta di canti e di
preghiere, che creava un’atmosfera di raccoglimento.
Dopo un periodo di declino
dell’antica usanza, il pellegrinaggio a piedi è tornato
con vigore. Oggi le stradine
interne che attraversano le
montagne sono state battute dal tempo e dai volenterosi, il peso della sofferenza
che spingeva al viaggio
sembra attenuato, ma niente si è perso di quella tradizione antica e di quello spirito gioioso che avvolge
ancora il cammino del pellegrino. Si conservano
ancora antiche abitudini,
come quella di intonare
stornelli popolari o ballare
con le musiche della tradizione calabrese, davanti al
santuario o nell’atrio. Un
tempo, uomini e donne si
vestivano nei costumi tradizionali, simboli di intere
comunità che partecipano
al culto, oppure con l’abito
votivo (il saio nero su cui è
riportato il motto francescano, Charitas, tenuto in vita
con un laccio di corda bianco), accompagnati dai suoni
vivaci dell’organetto e del
tamburello. Il ballo è parte
integrante della tradizione
calabrese che accompagna e
SANTI DI CALABRIA
nelle zone dell’entroterra
paolano, specialmente i
paesi montani della catena
costiera tirrenica, la tradizione popolare è ricca di
storie legate alla vita del
santo, nella veste di frate e
pellegrino, innanzitutto, e
poi di taumaturgo.
Le fave di san Francesco
segna le circostanze liete di
famiglia, all’aperto. E con il
ballo il pellegrino calabrese
ricreava un clima di festa e
dava compimento alla sua
devozione. Così come il
cibo, condiviso tra i membri del gruppo e offerto a
chi non lo ha con sé, contribuisce tuttora al festeggiamento, in questo caso nel
rispetto della tradizione
culinaria calabrese che
compare in piccole porzioni, chiusa in contenitori di
plastica piuttosto che nei
vecchi fazzoletti a quadri.
Ancora oggi, infatti, il piazzale, i terrazzi, la scalinata
della Pietra del Miracolo si
trasformano in luoghi insoliti, che ospitano piccoli
banchetti e canti. Non esistono più, come era una
volta, le trattorie improvvisate o i ricoveri di fortuna
che ospitavano i pellegrini
durante la notte. Oggi, pur
nella rievocazione di antiche usanze, tutto si “consuma” in giornata, tra le bancarelle, i luna park e le
orchestre. E pensare a
quanta gente, tanti anni fa,
andando in pellegrinaggio
verso San Francesco ha
visto per la prima volta il
mare!
Leggende popolari
Alle manifestazioni che
celebrano la devozione
verso il santo si collegano
le tante leggende nate sulla
vita di Francesco di Paola e
sui suoi pellegrinaggi nelle
terre vicine. Soprattutto
Una di queste leggende
racconta della vita quotidiana, al convento, del
santo e dei suoi frati. Ogni
mattina S. Francesco, appena alzato, accendeva il
fuoco e vi metteva vicino la
pignata (recipiente in terracotta, usato per cuocere i
cibi accanto al fuoco ardente) per cuocere le fave secche del pranzo. Poi con i
suoi confratelli (che in dialetto sono chiamati picuzziaddi, per via del taglio dei
capelli corti tutt’intorno e
rasati sulla testa) andava a
lavorare. Il loro lavoro consisteva nel riporre le pietre
l’una sull’altra, sulle quali
sarebbe poi nato il convento. Dopo una lunga giornata di lavoro, tutti facevano
ritorno alla grotta. I confratelli gli domandavano:
«Maestro, che si mangia
oggi?» e lui ogni giorno
rispondeva: «Fave, se si
cuociono». E questo accadeva tutti i giorni, tutto
l’anno. La leggenda sta a
indicare l’operosità dei frati
e insieme la loro povertà.
La dedizione al lavoro si
univa alla povertà ed alla
semplicità della loro vita,
nel rispetto dei valori fondamentali. Da qui il principio di carità, per cui sia S.
Francesco che i frati erano
ben noti alla gente.
In viaggio tra i briganti
Un’altra leggenda riguarda
i viaggi che il santo compiva nell’entroterra, attraverso il Sentiero del Pellegrino,
che da Paola portava fino ai
comuni di Montalto e quelli
limitrofi posti sull’altro versante della catena costiera
Calabria Produttiva 41
SANTI DI CALABRIA
appenninica (peraltro esistente ed utilizzato ancora
oggi). San Francesco si
recava spesso a Montalto,
insieme ad un confratello, a
dorso di un mulo, per chiedere la carità, il cibo di stagione offerto dalla popolazione. La famiglia Alimena
di Montalto, all’epoca,
grandi proprietari terrieri,
lo ospitava insieme al frate
e gli offriva abbondanti
quantità di cibo da distribuire ai frati e ai poveri.
Lungo la strada, capitò più
volte che i briganti, informati dei frequenti viaggi
del santo, scoprissero il suo
cammino e lo attendessero
alla “Croce di Paola”
(luogo in cui oggi si erge
un piccolo monumento a S.
Francesco, visibile e frequentato lungo il Sentiero
del Pellegrino).
Un giorno, i briganti (che la
tradizione identifica con gli
Albanesi, proprio per le
rivalità tra i paesi autoctoni
calabresi e i paesi limitrofi
fondati in seguito all’arrivo
degli Albanesi in quelle
zone, tra il 1460 e il 1470),
dopo aver incontrato S.
Francesco insieme al frate e
al mulo carico delle offerte,
lo spogliarono di ogni bene
che portava con sé. Arrivati
al convento, i frati chiesero
che fine avesse fatto il cibo
che avrebbero dovuto portare in dono, e san
Francesco rispose: «Io sono
povero, ma oggi ho incontrato altri poveri, più poveri di me». Allora cambiò
strada, ma continuò a
recarsi a Montalto perché la
carità era più forte della
paura e dei briganti.
ziarsi dal dolore. Lui sosteneva che il santo lo percuotesse con il suo bastone e
smetteva di gemere e
lamentarsi soltanto quando
il santo smetteva di percuoterlo.
Questa leggenda vive ancora nei racconti della gente
anziana dei paesini. Le visite in sogno di san
Francesco si confondono
tra atti di benevolenza e
“lezioni morali” con metodi
estranei alla condotta e ai
principi del santo, proprio
per mettere in risalto l’assurdità e la natura pagana
del mito.
Un uomo, volgare nei modi
e nelle parole, durante il
giorno dava sfogo a
bestemmie feroci, soprattutto contro san Francesco
di Paola.
I suoi vicini, poi, affermavano che, ogni notte, lo
sentivano gemere e stra-
Le leggende che seguono
sono tratte dal libro di
Vincenzo Napolillo, I gradini del santo, un sentiero di
carità e di fede - Cinque secoli
nella spiritualità di San
Francesco di Paola e confermate dai racconti della tradizione popolare.
La punizione
dell’uomo empio
42 Calabria Produttiva
Vento o terremoto?
Gli abitanti di Paola sottolineano più degli altri il legame tra il culto popolare e la
fede. Questa leggenda è
legata ad un evento realmente accaduto, il terremoto dell’8 settembre del 1908,
che colpì Calabria e Sicilia,
provocando morte e distruzione soprattutto nelle città
dello Stretto.
I paolani raccontano che sia
stato San Francesco a salvarli dal terremoto. (A
Paola, si celebra la festa
votiva l’8 settembre, proprio per ricordare l’evento
e, a memoria della grazia
ricevuta, i paolani hanno
trasformato la casa natale
di San Francesco in una
cappella votiva, tuttora presente). Dopo che la terra
smise di tremare il Santo
chiese loro: «Volete il vento
o il terremoto?». I paolani,
naturalmente, scelsero il
vento. È da allora che,
secondo questa storia, a
Paola c’è sempre il vento,
che soffia dal mare e dalla
montagna.
SANTI DI CALABRIA
I venerdì di san Francesco
L’offerta del dubbioso
Si racconta che durante i
festeggiamenti, di san
Francesco a Paola, un uomo
che seguiva la processione
fece un’offerta. Mentre
dava il denaro, però, si
chiese dubbioso: «chissà se
questi soldi saranno davvero spesi per San
Francesco?». Appena girato
l’angolo, l’uomo trovò per
terra mille lire, la stessa
somma che aveva offerto,
perché il santo non aveva
gradito la sua poca fede.
Martino e i due
maniscalchi
Un maniscalco di Lauria (in
provincia di Potenza) ferrò
l’asino di san Francesco,
chiamato Martino. Il maniscalco chiese al frate un
compenso e lui gli rispose
che la Provvidenza lo
avrebbe ricompensato. Il
maniscalco, però, uomo di
poca fede e grandi pretese,
non fu contento della risposta e reagì in cattivo modo.
San Francesco immediatamente ordinò al suo asino
di levare i ferri dagli zoccoli e restituirli al maniscalco.
E così avvenne.
Proseguendo il viaggio, a
Lagonegro (sempre in provincia di Potenza) un umile
fabbro ferrò gli zoccoli dell’asino, senza nulla pretendere in cambio dal santo
pellegrino.
Dal primo venerdì di gennaio al 2 aprile, giorno
della festa del santo, e per
tredici venerdì consecutivi,
i terziari organizzano, nei
diversi paesi che lo celebrano, degli incontri per pregare e ricordare le gesta di
San Francesco. Ogni
venerdì, a cominciare da
Paola e con le tappe successive stabilite di volta in
volta, laddove sono presenti i terziari dell’Ordine, è
dedicato a un miracolo o a
una caratteristica specifica
del santo. Nel sesto
venerdì, il libro delle preghiere (versetto n.3), riporta
il miracolo che la tradizione
vuole verificatosi a
Lattarico. Il versetto cita:
«Ve ne prego per il miracolo, con cui sanaste quell’arciprete di Lattarico, che da
molto tempo non poteva
celebrare la santa Messa».
All’epoca a Lattarico, infatti, era diffuso ciò che si
chiamava «u mali da’ furmicula» (una sorta di tumore), dal quale il frate ha
guarito appunto l’arciprete.
Si dice, inoltre, che andando a San Marco Argentano,
accompagnato dai genitori,
san Francesco attraversò
Laghicello, passando probabilmente per San
Benedetto Ullano, e si
fermò a Lattarico. Venne
ospitato per la notte e trovò
rifugio in una casa in via
Pettinati. Proseguì, infine,
passando per la chiesetta
del paese dedicata alla
Madonna del Pettoruto, per
raggiungere San Marco,
dove rimase per due anni.
Fino a poco tempo fa in
quella chiesetta di Lattarico
c’era un quadro del 1700, in
seguito rubato da ignoti,
che rappresentava il passaggio del santo da quelle
parti.
Si ringraziano per la collaborazione
nella ricerca del materiale:
Marisa Condemi, Alessia Frappi,
Mario Lanzillotta, Italo Trotta,
Stefania Trotta e Gina Turco
Calabria Produttiva 43
SANTI DI CALABRIA
Canzoni popolari
Il culto popolare di san Francesco di Paola si manifesta anche attraverso le canzoni a lui dedicate. Ne riportiamo alcune.
La prima è stata raccolta a San Benedetto Ullano, le seguenti a Lattarico, entrambe comunità della provincia di Cosenza.
San Franciscu minava vientu
Rit: San Franciscu minava
vientu
la barchetta ghera d’argientu
l’angiulicchiu ppi marinaru
San Franciscu chi navicava
San Franciscu caminava
San Franciscu caminava,
tutta Paola la girava
e la chìesia e la cucina
fa (di) ‘na grutta
e se ne andava.
O ingrato ferrato,
na casa vulìa
picchì nun’avìa
carità lui cercava.
San Franciscu, minava lu
viantu,
la sua barca era d’argìentu,
l’angiulicchi pi marinari,
San Franciscu a navigari.
Na barcuzza d’oru e
d’argìentu
che spannìa lu sui mantu.
Evviva San Franciscu
e chi lo creò.
San Franciscu mia di Paula,
mantu mia di carità,
iu ti chiamu e viani priastu
alli mia necessità.
Iu ti priagu San Franciscu
cu na grandi divuzioni,
cu tridici diuni,
penitenze e orazioni.
San Franciscu mia di Paula,
mantu mia di carità,
iu ti chiamu e viani priastu
alli mia necessità.
Fammi la grazia pi carità
e nu mi ni vaiu di cà
si la grazia nu mi la fa.
Evviva San Franciscu e chi
lo creò.
44 Calabria Produttiva
Veneramulu a San
Franciscu
ch’è putenti e gran signore
é discipulu di Cristu
fammi la grazia San Franci’
E San Franciscu ccu ra
variva fina...
San Franciscu jia a ra
marina
Miraculi n’ha fattu di cuntinu
ppi quantu stelli in cielu e
rina a mari
– Cchì hai surella mija chi tu
mi ciangi?
– Tu tinni parti e nun mi
lassi nenti!
E San Franciscu ccu ra variva fina
dinta li santi nun nci nne’ ri
guali
Rit: San Franciscu minava
vientu...
E San Franciscu a ra forgia
avija di jiri
lu ciucciariaddru avija di
firra’
Rit: San Franciscu minava
vientu...
E San Franciscu sordi nun
avija
– Ciucciu, si fierri jettaci a
su chianu
San Franciscu è nu gran
santu
’mbrazza (’Mpiettu) porta
ru Spiritu Santu
’mparadisu li belli juri
San Franciscu n’a r’unuri
Viatu è San Franciscu
che a Pagula nascisti e ’n
Francia muristi
dispensani la grazia
ca t’ha datu Gesù Cristu
Rit: San Franciscu minava
vientu...
San Franciscu mia di
Pagula
mantu si’ di carità
ghiju ti chiamu e vjeni priastu
a ra mia nicissità
San Franciscu ghiju ti priegu
cu na gran divuzioni
a ri tridici dijuni
pinitienza e razioni
Rit: San Franciscu minava
vientu...
Viatu è San Franciscu
ch’è putenti e gran signore
È discipuli di Cristu
Fammi la grazia San Franci’
Lu mastru ci circava li
quattrini
– Ca posti e fierri s’anu di
paga’
Lu ciucciariaddru scuotula
ri piedi
lu mastru di la pagura
sdralunò
E San Franciscu s’è misu
camina, camina
supra nu monti avija di
’nchiana’
Jetta nu sguardu versu la
patria suva
ccu ri sua mani cci benedicija
Evviva, viva San Franciscu,
viva
chiddru chi dici tutta la
virità
E rrazioni ohi nunni sacciu
cchiuni
O San Franciscu mia, ajutami tuni
U micciu è d’uoru e ra
lampa d’argientu
a San Franciscu di Pagula
l’apprisientu
E San Franciscu jia a ra
marina
truvava ra santa suora ohi
chi ciangija
E San Franciscu si cacciava
nu denti
la santa suora ohi rimanija
cuntenta
Dopu di chistu jia a ra marina
truvava ri mariniaddri ohi
chi ’mbarcavanu
– Ppi carità, m’aviti ohi di
’mbarcà
I marinari ohi si su fatti forti:
– O cacci li quattrini o tinni va!
E San Franciscu si facija currivu
spannija ru sua mantellu ohi
supra mari
Ppi vela ci spannija ru muccaturu
ppi furtirizza ‘a sua furcella
– Mina, viantu di terra, e
mina forti,
portami a chiru puortu ohi
di Missina
Quann’è stùtu a ru mmienzu di lu mari
li marinari si misiru a gridà
– Votati Francischinu ca ti
’mbarcamu
– A carità si fa ccu veru cori,
mina viantu di terra e mina
forti,
portami a chiru puortu ohi
di Missina
Quann’è statu a ru puortu di
Missina
lu re cci rigalava cientu zicchini
SANTI DI CALABRIA
Di chiri cientu ohi sinn’è
rutta guna
ghiscija ru sangu nivuru
sdrillantinu
Dopu di chissu fici nu cummentu
ccu d’una petra di ru sacramentu
ca si sa petra è bbona fravicata
ghiju a Cruglianu cciaju
cientu ducati
Ca si sa petra è mala fravicata
di Napuli e Missina è
risguardata
Jia ru cumparu e ci purtava
ri pira
ci li purtava di rrobba arrubba
– Cumpari, si vu teniri la
fida
rrobba di povarieddri ohi
nun tuccari
– Chista ghe ra fida e ra viritata,
rrobba di povarieddri nun
ajiu tuccatu
La lampa è d’uoru e ru micciu era d’argientu
A San Franciscu di Pagula
l’apprisientu
Le foto in alto e quella della pagina precedente sono tratte dalla guida turistica “Viaggio nel Comune di Buonvicino”
Calabria Produttiva 45
CASTELLI DI CALABRIA
Il castello degli specchi
46 Calabria Produttiva
CASTELLI DI CALABRIA
Calabria Produttiva 47
CASTELLI DI CALABRIA
La fortezza emblema di Corigliano
riflette la storia della Sibaritide.
Ricchezze del territorio, vicende politiche e familiari, eventi storici e quotidianità si leggono tra le mura, grazie
ad un pregevole restauro che ha
ridato vita al passato e lo proietta nel
futuro, tra cultura e multimedialità
T
ra le fortificazioni che
caratterizzano i grandi e piccoli paesi
calabresi, il castello di
Corigliano è certamente
una delle più imponenti. Il
recente restauro, realizzato
nel rispetto delle caratteristiche architettoniche originarie e con gran gusto, ne
ha restituito una godibilità
e una fruibilità che non
trova molte similitudini in
Calabria. Sia l’esterno che
l’interno del castello, da
qualsiasi punto li si osservi,
esaltano il gran pregio del-
48 Calabria Produttiva
l’insieme. Nel Salone degli
Specchi, la sontuosità è
degna del ballo del
Gattopardo di Visconti; luci
e colori, assemblati con
grande eleganza, non sono
mai carichi e ridondanti.
Assieme a quello di Santa
Severina, in provincia di
Crotone, il castello di
Corigliano è uno dei meglio
conservati nella nostra
regione, vero e proprio
vanto per la cittadina ionica. Dall’alto dell’antico
mastio, nelle giornate più
luminose si può osservare
gran parte del golfo di
Taranto. Il vento sferza
rapido e, tra passato e presente, la storia di questo
pezzo di Calabria che guarda a Oriente si racconta.
Guardandosi più indietro,
alle spalle del mare, i primi
contrafforti della Sila sembrano proteggere quest’antichissimo luogo di transito. Una cerniera naturale,
dunque, tra mare, monti e
cielo. La storia del castello,
come della città che degnamente rappresenta, affonda
nel mito. L’influenza sibari-
ta in tutta l’area, in epoca
magnogreca, è ben nota e
certamente doveva esistere
sul sito una qualche fortificazione per il controllo del
territorio. Di dominazione
in dominazione, il tracciato
che illustra il trasformarsi
di questo luogo passa attraverso il regno normanno di
Roberto il Guiscardo che,
intorno al 1073, costruì, laddove oggi ritroviamo il
castello, una prima fortificazione. Doveva trattarsi,
secondo le fonti dell’epoca,
di una struttura semplice,
CASTELLI DI CALABRIA
una sorta di mastio dotato
di corpo di guardia. Tra il
1339 e 1351, la dominazione
dei Sanseverino portò il
conte Roberto ad allestire
all’interno alcune stanze
per l’alloggio. La tradizione
locale racconta che, nel
1354, proprio nel castello
nacque Carlo d’Angiò, il
futuro re di Napoli Carlo
III. La fortezza prendeva
una forma più imponente e,
con la dominazione degli
Aragona, si dotava di torrioni e ponte levatoio.
Proprio l’epigrafe sul ponte
testimonia la partecipazione della cittadinanza alla
ristrutturazione del castello.
“Il re Ferdinando d’Aragona,
figlio del divino Alfonso, nipote del divino Ferdinando fece
restaurare, con danaro di
bronzo raccolto pubblicamente, questa rocca, in rovina per
l’antichità, per tenere in
fedeltà i cittadini, nell’anno
del Signore 1490”. Il salto
temporale ci porta tra il
1500 e il 1600, con la dominazione dei Saluzzo, ricchi
imprenditori genovesi che,
stabilitisi nel castello, ne
migliorarono l’aspetto e
l’imponenza. Sempre nel
periodo a cavallo del
Seicento sono realizzati la
cappella di Sant’Agostino,
la torretta ottagonale del
mastio e il piazzale interno,
raggiungibile da due
rampe di scale. La pregevole cappella di
Sant’Agostino, anch’essa di
forma ottagonale, è arricchita da un trittico del
Morelli. Nella pala centrale
è rappresentata la Vergine
col Bambino seduta sul
trono, i cui piedi sono circondati da rose appena
colte. Corigliano vive, in
quest’epoca, uno dei periodi più importanti della sua
storia costituendo un naturale passaggio tra Ionio e
Tirreno. Gli scambi e i commerci dovuti alla ricchezza
del territorio e alle sue col-
ture di pregio creeranno da
allora un forte sviluppo.
Nel 1828, il castello passò ai
baroni Compagna che ne
completarono l’ampliamento con un secondo piano
stabile. Il mastio, dapprima
isolato rispetto alla fortezza, sarà collegato al resto
della struttura con un
ponte levatoio. Luigi
Compagna completò l’opera di recupero trasformando il fossato in giardino e
dando vita anche al Salone
degli Specchi, vero e proprio fiore all’occhiello del
castello, opera del maestro
Ignazio Pericci di
Monopoli, chiamato a realizzare successivamente l’omonimo Salone degli
Specchi del Quirinale.
Dopo i primi lavori di
restauro e di scavo dai
numerosi detriti, i sotterranei di epoca normanna
sono stati recuperati in
tutta la loro forma. Sono
visibili anche le vasche di
raccolta dell’acqua piovana.
Nota a parte, meritano le
Calabria Produttiva 49
CASTELLI DI CALABRIA
cucine ottocentesche dalle
dimensioni imponenti
“decisamente” adeguate
alla struttura. Le ultime
scene di guerra, tipiche di
un castello, con annesso
assedio, si fanno risalire al
1806, in piena epoca napoleonica. Il generale Reynier
lo saccheggiò assieme alla
città che venne incendiata. I
cittadini si arresero, dopo
essersi asserragliati nel
maniero in una durissima
ed estenuante resistenza.
Proseguendo nei registri
della storia, è da ricordare
la visita al castello, nel
dicembre del 1891, del re
Vittorio Emanuele di
Savoia, allora principe di
Napoli. Umberto di Savoia,
con la consorte Maria José,
vi soggiornò fugacemente,
ospite del barone
Compagna nel 1932.
L’ultimo dei Compagna a
possedere il castello fu l’on.
Francesco che lo vendette
nel 1971 alla mensa arcivescovile. Il Comune di
Corigliano lo acquistò da
quest’ultima nel marzo del
1979. Subito dopo sono iniziati i lavori di restauro che
si sono conclusi nel 2002.
Oggi il Castello di
Corigliano, in tutta la sua
sontuosa ricchezza, fa bella
mostra di sé come una
nobile signora ingioiellata,
senza fine e senza tempo.
Recupero, riuso e gestione
del Castello e del Museo
50 Calabria Produttiva
“Il primo obiettivo del recupero – afferma l’architetto
Mario Candido, che ha
redatto il progetto – è stato
quello di far parlare le pietre,
far loro raccontare la propria
storia: un lavoro di ricucitura
e sottolineatura che non voleva eludere lo scopo fondamentale di ogni restauro: il riuso.
Un museo, dunque, ma anche
luogo in cui i cittadini della
Sibaritide possano riconoscersi
e vivere in modo confortevole
la propria storia e la propria
cultura”. Queste le istanze
che hanno guidato l’immane e sapiente opera di
restauro che oggi consente
di usufruire e di visitare
tutti gli spazi. Il Piano
Nobile è destinato a luogo
di rappresentanza e per
attività culturali. Nei locali
del Rivellino è prevista la
Biblioteca della Magna Grecia
che ospita sia le opere classiche sia la biblioteca informatizzata. Altro segmento
multimediale é il Museo
dell’Avventura Umana nella
Sibaritide mentre, con la
visita al Castello nel suo
insieme, è possibile visualizzare il Museo
dell’Immagine delle Memoria.
CASTELLI DI CALABRIA
Feudo e Latifondo. Oggi, il
Museo del Castello Ducale
di Corigliano è gestito
dall’ATI Framundo (Coop.
Sinergie e Associazione
Achei, entrambe di
Corigliano e RTS di Roma)
e la struttura stessa, museo
di per sé, ha già accolto
convegni, mostre, spettacoli, ricevimenti nuziali e
galà. Dal 10 marzo al 20
maggio, vi si svolge una
mostra d’arte sacra, dedicata a San Francesco di Paola.
Per informazioni:
www.castelloducale.it
tel. 39.0983.81635
cell. 347.9416786
Piazza Compagna
87064
Corigliano Calabro Cs
Calabria Produttiva 51
MUSEI DI CALABRIA
Lʼesodo e la storia
narrati dai costumi
52 Calabria Produttiva
A Frascineto, paese albanofono
del Cosentino, un museo racconta le vicende del popolo albanese, le numerose migrazioni e i
nuovi insediamenti, con lʼesposizione dei vestiti tradizionali delle
diverse comunità presenti in Italia
I
l museo del costume
arbëresh di Frascineto
racconta la storia delle
migrazioni del popolo dei
Balcani attraverso l’arte
sartoriale. Il museo, gestito
dalla cooperativa Aquila
Reale, presidente Carmela
Aversa, nasce negli anni
Ottanta ad opera di due
suore dell’Ordine delle
Piccole sorelle di Gesù,
Licia Conti e Odette
Marquet, affascinate dalla
diversità della cultura
arbëresh. Studiando gli
abiti originali e con il
supporto dell’ente
comunale, le suore hanno
ri-creato oltre cinquanta
pezzi di tradizione.
L’esposizione, oggi,
comprende modelli propri
delle comunità albanofone
presenti in Italia, dalla
Sicilia all’Abbruzzo. Un
percorso complesso, sia da
un punto di vista
geografico che storico. I
costumi del popolo
albanese originario, per
tradizione discendente
dagli Illiri, subendo gli
influssi della cultura
MUSEI DI CALABRIA
ottomana, presentano
notevoli differenze con
quelli delle popolazioni
insediatesi in Italia, pur
condividendo le tecniche di
cucito, come accade, ad
esempio, per i galloni che
decorano i vestiti nuziali. Il
patrimonio storico ed estetico rappresentato dai
costumi in miniatura di
tutte le comunità del
Meridione d’Italia è affiancato dalla mostra Cultura
arbërore attraverso i secoli,
costumi originali del XIX
secolo che rispecchiano
l’Albania aristocratica dell’epoca. È così possibile
ripercorrere, esempio unico
in Italia, due differenti storie del costume albanese,
rispettivamente quella
dell’Arbëria e della
Shqipëria. Il percorso
museale, curato da Maria
Pia Stamile, consiste di una
serie di teche che segnano,
attraverso la moda, la storia
di un popolo. Sono così
rappresentate le sette
migrazioni nel continente. I
primi insediamenti, tra il
1444 e il 1448, sorgono nel
Calabria Produttiva 53
MUSEI DI CALABRIA
54 Calabria Produttiva
MUSEI DI CALABRIA
Catanzarese e nel
Crotonese (Caraffa, Vena di
Maida, Carfizzi), in Sicilia
(Piana degli Albanesi, che
conserva costumi sfarzosi,
ornati di cinturoni in
filigrana d’oro) e in
Campania (Greci). La
seconda migrazione, tra il
1461 e il 1462, ha come
mete le province di
Campobasso, Foggia e
Lecce, territori offerti in
dono a Giorgio Castriota
Skanderberg, eroe
nazionale, in cambio
dell’aiuto offerto agli
Aragonesi. Caratteristico è,
a proposito, il costume di
Montecilfone, che si
accorcia fin sotto il
ginocchio e i cui tessuti
mostrano influenze austroungariche. La terza
migrazione, del 1468, si
insedia soprattutto nel
Cosentino, dove sono
presenti ben trenta
comunità. Qui la
caratteristica più evidente
dei costumi è la
pieghettatura della gonna,
come i ricami che
distinguono i decori con
motivi floreali, cosmici e
zoomorfi. Naturalmente, i
costumi tradizionali (stile,
qualità delle stoffe, colori)
hanno subito nel tempo le
influenze delle mode locali
e delle comunità limitrofe.
La quarta migrazione del
1537, in provincia di
Potenza, è rappresentata
dal costume di San Paolo
Albanese, di cui spiccano i
colori naturali della
ginestra e i particolari
copricapo e cinturone in
vita. La quinta migrazione,
del 1647, si insedia in
Puglia; la sesta, invece, in
Calabria Produttiva 55
MUSEI DI CALABRIA
Abbruzzo, specialmente a
Villa Badessa. Alle attuali
sezioni, se ne aggiungerà, a
breve, un’altra dedicata
all’arte del ricamo.
Recupero e valorizzazione
delle tecniche sartoriali e
del ricamo in oro su tulle
sono i propositi della
responsabile Anna
Chiarelli, sarta di
professione che, alquanto
rammaricata, afferma che
“l’arte sartoriale si è
conservata abbastanza bene,
ma viene custodita molto,
forse troppo, gelosamente”.
Un altro problema, inoltre,
è il difficilissimo
reperimento delle materie
prime originali. Malgrado
tante difficoltà, “stiamo
lavorando – conclude
Carmela Aversa - perché la
sessione Arbëria ha bisogno di
un intervento di
riallestimento e di
aggiornamento dati. Come
cooperativa cerchiamo anche
di sensibilizzare la
56 Calabria Produttiva
popolazione a cercare reperti
originali da conservare e
tramandare ed è questo il
lavoro più arduo. Ci
impegnamo per migliorare la
fruizione del museo, anche da
parte di un pubblico straniero,
e per stare sul mercato”. La
cooperativa gestisce anche
un ufficio turistico per la
promozione del territorio e
la diffusione di prodotti e
risorse locali, attraverso la
guida di esperti, la
promozione di eventi e la
presenza sul web.
Museo del Costume Albanese
Frascineto (CS)
Orario: 9.30-12.30 16.00-19.00
Prenotazioni e informazioni:
Tel. e fax 0981 32549;
cell. 349 1073220
e-mail:
[email protected]
Calabria Produttiva 57
Un gioiello
CHIESE E CONVENTI
sulla costa napitina
La chiesetta di
Santa Maria di
Piedigrotta,
nei pressi
di Pizzo Calabro,
conosciuta dalla
popolazione locale
con lʼaffettuoso
appellativo di
ʼa Madonneja,
costituisce un
esempio di ipogeo
di rara bellezza,
dove la spiritualità
dello spazio
religioso
si amalgama
al misticismo
della natura
58 Calabria Produttiva
I
l territorio calabrese,
segnato profondamente
dalle tracce storiche e
antropologiche del
Cristianesimo, sin dalla
tarda antichità risulta disseminato di luoghi di devozione e di preghiera – chiese, santuari, cappelle, edicole votive, cripte – caratterizzati dalla presenza del
Divino sotto svariate insegne e che richiamano nei
fedeli il bisogno di visitarli.
Si tratta di luoghi di culto
divenuti nei secoli meta di
rogazioni e di pellegrinaggi
a dimensione locale, resi
sacri da personaggi celebri,
reliquie di santi e martiri
oppure legati ad un evento
straordinario e inusuale:
una “cratofania” – scrive
Franco Cardini –, cioè una
manifestazione di potenza,
sia della natura (l’eruzione
di un vulcano, una cascata,
un’eclissi, ecc.) che dell’uomo (prodigio, fenomeno
preternaturale o sovrannaturale, miracolo). Ed è legata appunto ad un prodigioso miracolo. L’origine del
culto e la nascita della suggestiva chiesetta di Santa
Maria di Piedigrotta, sita in
località Prangi, ad un tiro
di schioppo da Pizzo
Calabro. Un luogo sacro,
questo, interamente scavato
nel tufo, tra i più rinomati e
visitati della costa napitina
e dell’intera Calabria, dove
i fedeli si riversano tutto
l’anno in religiosità di spirito e per compiervi atti cultuali, sia a scopo di edificazione e pietà, sia per ragioni votive o penitenziali. La
tradizione locale, non avulsa da una certa aura leggendaria, fa risalire la
nascita della devotio di
Santa Maria con il titolo
liturgico di Piedigrotta - nell’idioma locale detta anche
‘a Madonneja - ai primi
decenni del XVII secolo,
quando un veliero napoletano, giunto in prossimità
del litorale pizzitano, fu
CHIESE E CONVENTI
colto di sorpresa da un violento nubifragio. Il carico
delle merci si inabissò nei
fondali, mentre il legno si
infranse irrimediabilmente
sulla scogliera dinanzi a
Pizzo, in balia dei marosi.
Gli uomini dell’equipaggio
si salvarono miracolosamente grazie all’intercessione della Madonna, raffigurata su un quadro che si
trovava a bordo dell’imbarcazione. In piena tempesta,
i marinai invocarono l’intervento divino della
Vergine, impetrando la grazia e facendo voto che, una
volta salvi, avrebbero dato
vita ad un luogo sacro dove
custodire e venerare degnamente la Sacra Effigie. E
così è stato. Fin qui la tradizione, basata sul “si è sempre detto”, evocativa di una
miriade di culti mariani
sorti in Calabria nel tormentato periodo a cavallo
60 Calabria Produttiva
tra l’autunno del medioevo
e i primi vagiti dell’età
moderna. La storia documentata narra invece di
due artigiani locali, Angelo
e Alfonso Barone, i quali,
sul volgere del secolo XIX,
ampliarono la primitiva
grotta ricavandone tre
navate e arricchendo gli
interni con una serie di
gruppi scultorei tufacei di
enorme pregio e bellezza.
La chiesetta vanta, inoltre,
numerose opere artistiche,
CHIESE E CONVENTI
tra le quali spiccano il quadro miracoloso della
Madonna con il Bambino,
gruppi di Angeli,
l’Assunzione in cielo della
Vergine Maria, acquasantiere sorrette e contornate di
Angeli, San Francesco di
Paola intento ad attraversare lo Stretto, Santa Rita al
cospetto dell’Angelo della
Morte, i Re Magi ed altro
ancora. La felice combinazione tra il patrimonio artistico ivi custodito e la sug-
gestiva atmosfera che si
coglie all’interno del sacro
ipogeo, il silenzio spezzato
dal dolce sciabordio delle
onde e il chiaroscuro di luci
e colori cangianti a seconda
dell’inclinazione del sole,
fanno di questo luogo sacro
una meta di devozione e di
preghiera, che invita il
devoto visitatore all’introspezione e al contatto con il
Divino, a rinsaldare la propria fede cercando nel trascendente il conforto e la
salvezza dell’anima. Oggi,
Santa Maria di Piedigrotta
può essere annoverato tra i
siti religiosi e di culto più
originali dell’intero territorio calabrese, meritevole di
una particolare attenzione e
cura, al fine di scongiurarne l’abbandono e il sempre
più incipiente rischio di
degrado.
Calabria Produttiva 61
EVENTI
Profumi di celluloide
e dʼOriente sul Pollino
Il festival del cinema di Saracena celebra la settima
arte in Calabria, in un centro storico ricco di fascino
e di abbandono e in una comunità che vuole tornare ad essere protagonista della sua storia e del suo
futuro, con la cultura e la promozione del territorio
A
vreste mai pensato
di chiedere il cuscus
in una locanda ai
piedi del Pollino? Sì, se ci
fosse nei pressi un ristorante arabo. Ma lì non ce ne
sono. E il cuscus non lo
vendono neanche precotto
al supermercato. Eppure,
qualche tempo fa, questo
era possibile. In occasione
di un festival del cinema
poco nostrano, un piccolo
paese del Parco del Pollino
ha cambiato volto per ospitare registi, critici, attori,
cinefili e curiosi. Il paese,
Saracena. Il periodo,
dal 7 al 10 dicembre 2006.
In realtà, Saracinema era
alla sua seconda edizione. Il
battesimo avvenne nell’estate 2003. “Il cinema nella
kasbah”, come recita lo slogan dell’evento, ha riunito
cinema e tradizione, cultura
e gastronomia. È insolito
passeggiare tra i vicoli di
un centro storico (location
della manifestazione, ma
abbandonato da tempo in
favore della parte nuova
dell’abitato)
ed essere attratti da un profumo, da una luce particolare che si scorge appena
girato l’angolo. Ed è ancora
più insolito trovare decine
di persone in fila davanti
all’uscio di una casa, mentre aspettano di cenare.
Ebbene, queste stranezze
sono diventate consuetudine durante i quattro giorni
di intense attività.
Nonostante Saracena sia
tenuta ai margini dei circuiti cittadini del circondario,
e nonostante la pioggia in
alcune sere, nessuna difficoltà ha impedito di raggiungere il posto a tutti
coloro che hanno voluto
godere di quell’atmosfera
magica. La manifestazione
prevedeva diverse attività.
La sezione Eventi comprendeva i Dialoghi d’autore,
incontri tra il pubblico e
attori o registi ospiti, le
Proiezioni, gli Homages a
personaggi del cinema e le
Installazioni. Le Short com-
EVENTI
petitions erano, invece,
proiezioni e premiazioni da
parte del pubblico di cortometraggi. Importanti, infine, gli Stages di recitazione,
regia e sceneggiatura, nonché la sezione Cantiere per
la selezione di un progetto
di cinema da realizzare
totalmente in Calabria.
Ospiti e protagonisti: Tatti
Sanguineti, Ninetto Davoli,
Nino Frassica, Cecilia
Dazzi, ma anche Alberto
Sironi, Faliero Rosati,
Giorgio Bongiovanni e
molti altri ancora. Se qualcuno, però, non voleva assistere alla proiezione di un
film o ad un evento, poteva
ristorarsi negli appositi
locali, prontamente allestiti
dalla popola-
zione all’interno delle case
messe a disposizione dai
privati. Forse solo per far
rivivere i muri abbandonati, forse semplicemente perché non poteva collaborare
diversamente, fatto sta che
le case di Saracena si sono
aperte “allo straniero” e
hanno ospitato ristoranti
deliziosamente allestiti,
coktail bar, sale per videoproiezioni, punti ristoro,
banchi di vini pregiati, formaggi locali, o semplicemente letti per riposare.
Vicoli addobbati a festa e
riscaldati da grandi stufe a
fungo, case dalle pareti
azzurre, rosse, gialle, tappezzate di veli
in stile orientale, con lampade in carta di riso e suppellettili insolite, musica
araba di sottofondo, tappeti
e cuscini per sedersi per
terra. È la kasbah gastronomica. È il “ristorante orizzontale”, come lo hanno
chiamato gli organizzatori.
In questo modo, l’evento
culturale si è sposato alla
riscoperta del
territorio, le antiche origini
arabe di Saracena. Infatti,
accanto alle locande della
nostra tradizione, che sfornavano carni aromatiche e
pasta fatta in casa, c’erano
assaggi di cucina araba
(non soltanto cuscus!), con
tanto di minareti riprodotti
sulle facciate esterne con un
gioco di luci che rendeva
l’atmosfera ancora più affascinante. Ogni locanda
aveva, naturalmente, un
proprio nome, per essere
identificabile all’interno di
un percorso ben definito e
strutturato. Gli allestimenti,
curati nei particolari, erano
affidati alla direzione di
Davide Clementi, con l’intento di ricreare la dimensione della kasbah, di cui i
vicoli, angusti e alti, richiamavano la struttura, riproponendo anche da un
Calabria Produttiva 63
EVENTI
vore e quelle potenzialità
sopite che i paesi come
Saracena spesso dimenticano di avere, ma che un
gruppo volenteroso di persone riesce a riportare alla
luce.
Donato Sabatella, presidente dell’Uvip (Una voce in
più), l’associazione che ha
organizzato l’evento, ci
svela alcuni aspetti della
manifestazione.
punto di vista architettonico la simbiosi tra due culture, quella cinematografica e
quella gastronomica. In una
sorta di cantina, con tanto
di botti e vini pregevoli, i
giornalisti potevano incontrarsi con registi e attori e
conversare, sorseggiando
un passito o assaggiando
dei fichi secchi, comodamente seduti sul sofà. Ogni
attività è diventata lo spunto per risvegliare quel fer-
64 Calabria Produttiva
Quali sono la forza e la
novità di un festival come
Saracinema?
Saracinema ha una serie di
punti di forza, che hanno fatto
sì che ci fosse una seconda edizione e che questa fosse una
conferma di ciò che l’iniziativa
promette. Anzitutto, siamo in
uno splendido centro storico,
per certi versi abbandonato, e
con Saracinema ci proponiamo
di restituirgli la giusta attenzione che merita. La possibilità
di proporre una seconda edizione si deve anche al contributo degli enti pubblici, che ci
hanno permesso di allestire la
splendida arena che ospita le
proiezioni, una tenda-struttu-
ra all’aperto, non essendoci
cinema o sale chiuse in cui
proiettare. Saracinema è il
pretesto per alimentare la
voglia di rinnovare Saracena,
di far crescere nuove, piccole,
attività imprenditoriali. Una
recente statistica rivela che nel
territorio della Comunità
montana del Pollino esiste soltanto il 2% dei posti letto
della provincia di Cosenza.
Questo ci ha fatto riflettere e
ci ha portato a creare un circuito di B&B e attività ricettive, all’interno del centro abitato, che hanno poi ricreato la
kasbah. Noi abbiamo contribuito con l’allestimento, la
gente poi ha fatto il resto.
Importanti sono anche gli
stage formativi gratuiti, di
regia, sceneggiatura e recitazione, a cui si accede mediante
selezione. Quest’anno sono
stati tenuti da Alberto Sironi,
per la regia; Faliero Rosati,
per la sceneggiatura; Giorgio
Bongiovanni, per la recitazione. A ciò, si è aggiunta una
nuova sezione, Cantiere, che
dà la possibilità di realizzare
concretamente un cortometraggio. Tutto questo ha l’ob-
biettivo di fare di Saracinema
non solo una vetrina, ma
anche un momento di creazione di cinema. Un ringraziamento il festival lo deve al suo
direttore artistico, Giuseppe
Gagliardi.
EVENTI
gente. È per questo che al
Saracinema hanno partecipato
in tanti.
Il festival si è realizzato anche
grazie al sostegno dell’assessorato alla Cultura della
Regione, della Provincia di
Cosenza, della Fondazione
Carical, e il patrocinio del
Comune di Saracena.
Anche la Regione ci ha creduto poiché ha visto nel festival
non soltanto un momento in
cui vedere il cinema - come è
accaduto con le proiezioni in
contemporanea nazionale de
Le rose del deserto di Mario
Monicelli - ma anche un
momento in cui il cinema si fa
e si preparano i giovani a fare
il cinema.
C’è stata una vera e propria simbiosi tra gli organizzatori e il paese.
Perché?
La gente ha sempre accolto
bene le iniziative che l’Uvip
ha portato avanti in dodici
anni di attività. L’associazione
si è avvalsa della collaborazione di novanta persone, soprattutto ragazzi. Il loro impegno
è stato fondamentale per realizzare l’evento, spinti soltanto dal desiderio di partecipare
a qualcosa che riscatta dalla
quotidianità di un piccolo centro che ha voglia di vivere. La
popolazione ha reagito a circa
venti anni di abbandono
amministrativo, è stato come
un risveglio.
Negli anni Ottanta questo
centro aveva una economia
invidiabile. Poi è subentrato il
disincanto. Forse, però, questo
desiderio di fare e di mostrare
il valore e le risorse del posto
cova ancora nell’animo della
Cos’è stata quest’anno
Saracinema?
Quest’edizione ha visto
ampliare l’offerta culturale.
Non solo rassegna cinematografica, di corto e lungometraggi, ma vetrina variegata in
cui si trova a proprio agio il
cinefilo come chiunque.
Il nostro obbiettivo era quello
di avvicinare un pubblico
variegato. E credo che ci siamo
riusciti. L’idea è stata quella di
portare il cinema in un borgo
decentrato per farlo diventare
una meta. Inoltre, l’evento si
propone di attivare un mercato
locale legato a questo tipo di
attività. Ad esempio, la possibilità di aprire una sala cinematografica nella vecchia
struttura del cinema Lux,
chiuso da molti anni e che
marcisce con il tempo.
Con Saracinema sta emergendo un lato nuovo della
Calabria, diverso da quello di
cui si legge sui quotidiani. Per
questo vogliamo continuare ad
agire.
Perciò diamo appuntamento
alla prossima edizione di
Saracinema nell’estate 2007.
Calabria Produttiva 65
Intervista a
Tatti Sanguineti
EVENTI
T
atti Sanguineti è un
critico ed esperto
cinematografico, ma
anche un attore. Ha scritto
di cinema per i più grandi
giornali nazionali
(Panorama, La Repubblica,
l’Europeo), lavorato come
organizzatore di eventi per
importanti festival nazionali, tra cui la Mostra internazionale del cinema di Venezia
e realizzato per la Rai documentari straordinari su
registi importanti. Ha
anche interpretato il ruolo
di un generale dell’esercito
nell’ultimo film di Mario
Monicelli, Le rose del deserto
(2006). È protagonista e
66 Calabria Produttiva
consulente della sezione
“Dialoghi d’autore” di
Saracinema.
Perchè, secondo lei, un
festival del cinema a
Saracena?
Senza conoscere la genuinità, l’originalità, la commozione che suscita questo
presepe-kasbah-città fantasma dove sono finito e
dove non avrei mai immaginato di finire, avevo però
immaginato qualcosa di
Giuseppe. Così mi ha chiesto che cosa si potesse portare qui. La Calabria è una
delle regioni maledette dal
cinema. Innanzitutto perché
il dialetto calabrese è
schiacciato tra il napoletano, il pugliese e il siciliano,
quindi in qualche modo è
una regione senza una sua
lingua cinematografica
riconosciuta come tale, ad
esempio, per un cinema italiano popolare in cui i dialetti contano molto come
quello di Monicelli.
Un cinema poco calabrese,
dunque. E quello di
Saracinema?
Io sono stato molto amico
di Ninetto Davoli, che
Giuseppe aveva già pensato di far venire, anche lui
un calabrese emigrato. Un
altro grande del cinema di
cui sono stato molto amico
era Leopoldo Trieste, la cui
EVENTI
calabresità però nessuno
conosce. Io ho avuto la fortuna di essere stato un
“cocco” di Fellini, e quindi
ero anche amico di
Leopoldo, col quale ho vissuto giornate memorabili.
Quando lo invitavo a collaborare lui si fidava di me.
Lo pagavo sempre, però,
perché Trieste, che era un
attore non-attore, che aveva
fatto per tutta la vita il
caratterista, era costretto a
vedere il gettone come il
termometro della febbre
della sua vita, quindi non
pagarlo significava offenderlo, e se non potevo
pagarlo non lo chiamavo.
Questo per dire quanto lo
conoscevo e gli volevo
bene. E a Saracinema viene
proiettato uno strano documentario su di lui. Lui è
stato non soltanto uno dei
caratteristi di cine-teatro
che ha fatto più film, quello
che è stato più apprezzato
all’estero e santificato dal
nuovo gruppo di cineasti
americani. Coppola, ad
esempio, gli ha fatto fare
una parte ne Il padrino Parte seconda davvero meravigliosa, lo adorava. Io di
mestiere facevo proprio
questo: l’organizzatore di
eventi. Quindi organizzare
eventi, dirottare amici, ripescare cassette mi è stato
facile in questa occasione.
Come ha conosciuto la
Calabria?
Dirò la verità: io ho avuto
un’avventura terribile in
Calabria. Io sono figlio di
una famiglia di cattolici
liguri piccolo-borghesi, che
non ha mai viaggiato, con
poca esperienza vissuta.
Nel 1969 ho partecipato a
un campo di lavoro a
Terranova del Pollino, con
un’associazione di volontariato, e ho visto il mondo di
Carlo Levi, una diversa
Eboli, all’epoca. Sono tornato da quei venticinque giorni nel Pollino veramente
diverso. Noi avevamo fatto
lotte studentesche, avevamo letto don Milani, insomma avevamo covato la vera
ribellione. Ero iscritto alle
interclassi, quindi avevo
scelto una strada di rivolta.
Quei giorni sul Pollino mi
cambiarono la vita. L’estate
successiva ho partecipato a
un campo di lavoro a
Gioiosa Ionica, in cui
costruivamo un ponte sulla
fiumara, nei quartieri che
ricordo si chiamavano
Ceravolo e Drusuo, a
Gioiosa Ionica superiore. E
durante la seconda estate
ho scoperto che eravamo
ostaggio di una cosca e
sganciarsi da quell’ingaggio
era davvero impossibile.
Credo di aver incontrato, in
quell’estate del ’70, dei piccoli detentori di un vero
potere mafioso. Una notte
in cui abbiamo inscenato
una fuga (che in seguito
abbiamo fatto davvero,
abbiamo dormito per venti
giorni coi sacchi a pelo
sulle spiagge), un signore,
molto arrabbiato con me,
fece un gesto di una violenza indimenticabile: avevo
dei pantaloni corti, perché
facevamo i muratori, mi
prese per la coscia e mi
strappò quattro peli. Una
sorta di avvertimento,
come per dire: attento, lo so
che stai barando. Una
minaccia fisica, dolorosa.
Per cui per anni questo
ricordo mi ha sempre pesato, come se la Calabria mi
fosse parsa incredibilmente
feroce. Poi, però, ho avuto
anche altre avventure.
Come mai, secondo lei,
nessun personaggio immaginario o reale calabrese si
è finora imposto per
mezzo del cinema? Oggi
La vera leggenda di Tony
Vilar sembra un inizio.
Insieme ad altre persone,
stiamo lavorando da anni
sul più misterioso cineasta
italiano che si chiamava
Elio Ruffo. Un uomo molto
strano, che ha fatto dei film
molto strani e che è uno dei
personaggi che sono alla
base del film su Cagliostro.
[Il ritorno di Cagliostro, di
Ciprì e Maresco, n.d.r.]
Raccontai all’epoca, infatti,
a Maresco le ricerche che
avevo fatto. E forse le idee
sul personaggio e sulle
avventure cinematografiche
della Sicilia del Dopoguerra
nascono non solo dalla storia di un cineasta davvero
esistito, che si chiamava
Pino Mercanti, che fece il
mitico Turi della Tonnara del
1946, a Palermo, ma anche
dalla vita di Ruffo, che fece
un documentario sulla alluvione di Africo nel 1949 e
molte altre cose [Una rete
piena di sabbia (1966),
Tempo d’amarsi (1954),
come regista, e altri film
come attore, n.d.r.]. È uno
dei tanti libri che ho nel
cassetto.
Cosa ha provato quando è
tornato qui?
Mi sono sentito come i
bambini quando vedono
l’albero di Natale. Incantati
e felici.
Calabria Produttiva 67
Intervista a
EVENTI
Giuseppe Piccioni
G
iuseppe Piccioni è
un regista italiano
apprezzato a livello
internazionale. Debutta nel
1987 con il lungometraggio
Il grande Blek, con il quale
ottiene diversi premi.
Ricordiamo: La vita che vorrei (2004), Luce dei miei occhi
(2001), Cuori al verde (1996),
Condannato a nozze (1993),
Chiedi la luna (1991). Nel
1999, con il film Fuori dal
mondo ottiene cinque David
di Donatello, quattro Ciack
d’Oro e numeroso altri riconoscimenti internazionali.
Qual è dal suo punto di
vista su Saracinema?
A dire il vero non conoscevo questa manifestazione.
Vi sono stato introdotto da
Giuseppe Gagliardi, che
conosco perché oltre a essere un valente regista è
anche assiduo frequentatore di una libreria di cinema
che abbiamo fondato a
Roma, a Trastevere, insieme
ad altri cineasti. Qui a
Saracinema il primo impatto è la gente, e devo dire
che mi sento molto a mio
agio. Credo che sarò uno
sponsor di questa iniziativa.
Saracinema si è dimostrato
un ottimo contenitore, non
soltanto di cultura, cinematografica nello specifico, ma anche di stimoli. Si
può pensare, vista dal di
fuori, a una attività cinematografica di produzione?
Penso che se questo festival
riesce a essere così come
sembra, originale e fuori da
ogni convenzione rispetto
ai soliti festival, così partecipato, allora questo significa che il festival avrà delle
conseguenze, produrrà
68 Calabria Produttiva
pensieri: i ragazzini
andranno a vedere i film,
parteciperanno ai dibattiti,
qualcuno magari penserà di
fare il regista, come è successo a Giuseppe, qualcun
altro diventerà un cinefilo,
e magari qualcuno penserà
di girare qui qualcosa, perché questo è un paesaggio e
luogo insolito. I processi a
volte non devono essere
decisi a tavolino, talvolta
basta gettare un sasso in
uno stagno. Quando ero
ragazzo sicuramente c’è
stato qualcosa che ha suscitato in me un primo interesse per il cinema.
Tornando indietro con la
memoria ricordo che è stato
semplicemente il fatto di
veder girare un film,
Alfredo, Alfredo di Pietro
Germi [1972, n.d.r.]. Questa
curiosità si è sedimentata
ed è cresciuta in me. Le vie
del cinema sono infinite,
non si sa mai.
Cosa ha pensato vedendo
Saracena?
Arrivando qui ho incontrato tanta gente per la strada,
e un’accoglienza molto
bella... è un bellissimo inizio. È un posto che una
volta, in un gergo un po’
fricchettone, si sarebbe
detto con “un’energia positiva”.
Saracena-Bronx
PERSONAGGI
via Doichlanda
Sono queste, al momento, le tappe
significative nella carriera del giovane regista Giuseppe Gagliardi, che
dalla piccola kasbah del paese del
Pollino volge lo sguardo in Europa e
in America. Per parlare con ironia
della way of life calabro-italiana
L
o incontriamo nella
sua Saracena - patria
d’adozione essendo
nato a Cosenza - in occasione di Saracinema, e la sua
aria bambina, un po’ sorniona, un po’ addormentata, lo fa sembrare fuori
luogo e al posto giusto, nel
contempo. Giuseppe
Gagliardi, classe ’77, filmaker, autore e regista di
70 Calabria Produttiva
alcuni corti (Peperoni,
Uomini - Una storia, Era una
notte, Doichlanda) sta vivendo un momento d’oro con
La vera leggenda di Tony
Vilar, il primo lungometraggio, presentato a Roma
durante la Festa
Internazionale del Cinema.
Di Saracinema è il direttore
artistico ed è naturale chiedere come sia nata l’idea di
un cinefestival in un posto
splendido e sperduto.
“L’idea è nata nel 2003 risponde Gagliardi - volevamo fare qualcosa che potesse
affermarsi subito come originale e ci interessava non tanto
fare il verso ad eventi più
grandi, importanti e finanziati, quanto creare opportunità
di formazione, spettacolo e
incontro con i protagonisti del
cinema.
L’evento, per come è stato
ideato e organizzato, si è
rivelato anche una buona
occasione di marketing
territoriale?
Certo. Noi (il plurale, non
majestatis, si riferisce all’azione collettiva dell’associazione Una voce in più e di
tutti i saracenari, ndr) crediamo nello sviluppo economi-
co attraverso l’industria culturale; la cultura non serve
solo a far vivere meglio i giovani ma ad investire nel futuro. Il coinvolgimento degli
enti, quest’anno, è stato notevole e ci fa piacere sapere che è
stato compreso il senso dello
sviluppo di questo evento e di
tutto il territorio.
Doichlanda e Peperoni
sono caratterizzati dalla
rappresentazione antropologica di una realtà. Cosa
pensi di portarti dentro di
calabrese?
Con molta modestia, essenzialmente, cerco di destrutturare il termine “folklorismo”.
In Calabria si fanno festival
del folklore, con gente vestita
in modo improbabile.
Dobbiamo cercare di sottolineare la nostra calabresità in
un modo che sia molto più
vero e sincero e non attraverso
strane forme di musiche contaminate; nel mio piccolo e
senza manie di onnipotenza,
racconto quello che so della
mia terra, senza studi di tradizioni dietro.
Anche nel mio primo lungometraggio, con Peppe
Voltarelli, abbiamo voluto raccontare e scoprire come siamo
all’estero. E’ molto interessante capire come i calabresi e gli
italiani, in genere, fuori
dall’Italia hanno mantenuto
cose che noi ci sogniamo soltanto.
Abbiamo raccontato, con ironia, non le storie sulle valigie
di cartone ma sul vero spirito
italiano dei cliché, spiegando
anche un po’ come nascono.
Sono molto contento di passare per quello che racconta la
sua terra, anche se non so se
lo faccio bene.
Ci sarà tempo per verificare. C’è un motivo partico-
PERSONAGGI
lare che ti ha spinto ad
occuparti di cinema?
Non c’è, ma mi ha sempre
affascinato il fascio di luce che
proveniva dalla sala di proiezione.
Nuovo Cinema Paradiso?
Sì, in qualche modo; a
Saracena abbiamo avuto una
sala di proiezione fino agli
anni Ottanta e la mia infanzia
ne è stata affascinata.
Poi, spesso, in famiglia si
proiettavano dei filmini in
superotto; ho studiato cinema
all’università, ho cominciato a
fare piccole cose. Poi, questo,
è un mestiere che impari
facendo, non te lo può insegnare nessuno.
Cos’altro ricordi della tua
infanzia saracenara?
Io ho passato molto tempo tra
vicoli strettissimi e la kasbah;
il fascino di questi luoghi pregni di vissuto, più che di storia (spesso chiamiamo la parte
vecchia della città, centro storico; in realtà sono centri vecchi che hanno tanto di vissuto) mi è rimasto dentro.
Raccontarlo, anche attraverso
un festival, può essere una
buona chiave per ricordare.
Ospitare tanta gente qui, è un
ottimo veicolo per far capire
chi siamo e da dove partiamo.
“Cinema nella kasbah” è
un invito al relativismo?
Essenzialmente, dovevamo
inventarci un luogo dove
ambientare la manifestazione;
questo posto, che ha lo stile
della kasbah araba, molto tra
le righe, ha dato l’idea della
voglia di essere aperti a tutti,
di poter accogliere chiunque.
Quindi anche un augurio
che l’iniziativa vada avanti
e possa inviare un messaggio di solidarietà e di
scambi culturali?
Scambi culturali e risveglio,
perché siamo morti.
A chi e a cosa ti riferisci?
Per la prima edizione di
Saracinema ci hanno dato
poche lire; quest’anno abbiamo
avuto un bel contributo, che
speriamo possa aumentare perché è mirato a far crescere
tutti, a far vivere momenti
particolari alla collettività e a
portare sviluppo economico.
La mia provocazione è riferita
al fatto che, passato questo
festival, a Saracena, rimangono pochi vecchietti e gli altri
preferiscono stare nella parte
peggiore del paese, fatta di
case ancora non finite, previste per i figli che poi sono
rimasti fuori.
Come vedi la realtà di
Saracena per quanto
riguarda il risveglio culturale e la partecipazione? I
giovani sono stati molto presenti e coinvolti e questo è un
segno molto positivo. C’è
bisogno di spingere a fare iniziative che mettano in moto il
cervello; per cui il mio messagio è: meno festival del folklore
e più eventi che siano importanti per la gente.
Chapeau all’impegno di un
giovane che vuole fare ciò
che lo diverte con qualità.
Al momento di andare in
stampa, abbiamo conferma
dallo stesso Gagliardi della
partecipazione del docufilm
al Tribeca Film Festival, rassegna internazionale di film
indipendenti, ideata e diretta da Robert De Niro. Il
documentario verrà proiettato il 30 aprile prossimo.
P
iccola grande sorpresa alla prima calabrese dell’opera di Giuseppe Gagliardi “La vera leggenda
di Tony Vilar”. Anche gli effetti speciali sono
“made in Calabria” come la maggior parte dello staff
del film. Li ha realizzati una giovanissima società fondata da cinque giovani laureati dell’Università della
Calabria, si tratta degli OGM Animation Studios
(www.ogm3d.com), al secolo: Peppe Larìa, Daniela
Fiorelli, Elena La Regina, Giovanni Posella, Francesco
La Regina.
Già noti per un cortometraggio in animazione tridimensionale di loro produzione, ci hanno raccontato il
lavoro svolto per Gagliardi in un divertente “dietro le
quinte” che è visibile anche su internet all’indirizzo:
www.youtube.com/ogm3d
Riferiscono:
«La scena che abbiamo realizzato prevedeva la ricostruzione un modello del mondo a grandezza naturale con un
aereo di linea in volo; il nostro compito era quello di portare lo spettatore, narrativamente, da Buenos Aires a New
York. Per calcolare il tempo a nostra a disposizione abbiamo utilizzato un metronomo, in quanto la scena era montata a tempo di musica e Giuseppe ci aveva fornito il montaggio definitivo per quella parte di film ed al quale dovevamo attenerci. La sfida principale è stata la realizzazione
di un ambiente con la presenza di agenti atmosferici particolari e renderli molto simili, da un punto di vista stilistico, a quelli della pellicola. Il tutto in tempi molto molto
brevi. Così per ricostruire la Terra abbiamo utilizzato le
texture prese dal sito della NASA, soprattutto per quanto
riguarda la mappa dei mari, della terra, delle nuvole e delle
luci della città, che sono state riadattate in un secondo
tempo e ritoccate. Una curiosità: la mappatura del Boeing
747 (ndr: la livrea dell’aereo) ha sulla coda il logo degli
OGM, in quanto noi firmiamo sempre i nostri lavori...
Infine, per chi si chiedesse quanto tempo ci voglia a creare
il mondo: in 6 ore ce la si fa!»
Per il futuro gli OGM hanno già in cantiere un nuovo
progetto in collaborazione con i due giovanissimi ma
già noti sceneggiatori Davide Aicardi e Marco Renzi,
ed a cui stanno collaborando molti altri artisti calabresi. Progetto sul quale, per ora, viene mantenuto il
più stretto segreto.
Calabria Produttiva 71
CALABRIA ALTROVE
Un calabrese
alla corte di Corbin e King
Francesco Mazzei, chef executive originario
di Villapiana (Cs), oggi lavora a Londra in
uno dei più esclusivi ristoranti britannici. Un
esempio per i giovani che vogliono investire
nelle professionalità del turismo
72 Calabria Produttiva
N
on capita spesso di
incontrare al top di
un’azienda inglese,
dei giovani italiani. Quello
di cui siamo stati testimoni,
però, dimostra che, quando
la propria ragione di vita è
la ricerca continua di una
specifica formazione professionale a tutto campo,
succede che si venga individuati dalla gente che
conta e conseguentemente
si possa godere del privilegio di essere chiamati a collaborare con personaggi
davvero di rilievo; in questo caso, coloro che sono
considerati i re Mida della
ristorazione londinese.
Tutto ciò è successo a
Francesco Mazzei, giovane
chef di cucina che, partendo dalla sua amata e mai
dimenticata Calabria, è
approdato a Londra come
chef executive del rinomato
ristorante St. Alban, i cui
proprietari sono i famosi
manager della ristorazione
inglese Chris Corbin e
Jeremy King. Francesco
Mazzei, nativo di
Villapiana, si diploma all’
IPSSAR di Castrovillari nel
1992, e dopo qualche esperienza lavorativa presso
strutture della zona, decide
di partire alla scoperta di
nuovi orizzonti professionali. Dapprima frequenta
famosi ristoranti italiani, sia
a Roma che a Milano, ma il
suo sogno nel cassetto è
sempre quello di potersi
confrontare con il fascinoso
mondo della ristorazione
londinese.
E’ così che, nel 1997, si trasferisce a Londra dove in
parallelo alla notevole esperienza professionale, maturata nei migliori ristoranti
della capitale, approfondisce lo studio dell’inglese
(che parla correttamente)
tanto che, nelle varie trasmissioni televisive e
radiofoniche a cui partecipa, chi lo ascolta ha seri
dubbi sulla sua nazionalità
italiana. E a tal proposito,
quando gli viene chiesto da
CALABRIA ALTROVE
dove proviene, non esita
mai a dire che è un italiano
di Calabria.
Innanzitutto, come dobbiamo chiamarla, Chef o
Francesco?
Sicuramente Francesco, dal
momento che sento di essere
tra amici, a casa mia.
Hai mai pensato che un
giorno saresti arrivato ai
livelli che ti vedono annoverare tra i migliori chef in
Inghilterra?
Non ti nascondo che la mia
più grande aspirazione nel
campo lavorativo, è sempre
stata quella di migliorarmi,
passando attraverso lo studio
approfondito di tecniche di
lavorazione, di acquisizioni di
nozioni della scienza dell’alimentazione, di frequentazioni
a stage di vari livelli e, in ultimo, lavorando fianco a fianco
con professionisti di caratura
internazionale. Tutto il resto è
venuto da sé, ma seguendo un
percorso duro e, per certi
versi, anche accidentato.
Abbiamo saputo, oltre ad
averne fatto la conoscenza
personale, che oggi sei
approdato alla corte di
Chris Corbin…
Si, è così. Da novembre scorso, sono stato chiamato come
chef executive, al ristorante
St. Alban in Regent Street, i
cui proprietari, appunto, sono
considerati i top manager
della ristorazione inglese,
basti pensare che sono gli stessi proprietari del Wolselay,
considerato il più importante
e caratteristico ristorante londinese per la colazione all’inglese. Qui ho curato, insieme
al general manager della
società, mister Moss, anche
l’allestimento della cucina,
dove dirigo una brigata di
circa 40 persone, in gran
parte italiani, ma dove sono
presenti anche brasiliani, americani, algerini, francesi ed
inglesi.
Con un insieme così variegato di persone, si può
immaginare che la cucina
é multietnica?
No, niente affatto. Ritengo, al
contrario, che il mio successo
personale sia dovuto in massima parte alla mia impostazione di cucina mediterranea,
con precisi riferimenti a quella
tipica calabrese, ma con evi-
denti rivisitazioni moderne,
che non disdegnando l’origine
povera e popolare, abbinata ai
gusti e ai sapori autentici
della nostra tradizione e ad
una veste moderna anche nella
presentazione del piatto stesso.
Sembra di capire che a
Londra è possibile mangiare calabrese?
Non è del tutto impropria l’affermazione, atteso che, nel mio
menù, si possono trovare piatti come la parmigiana di
melanzane, la frittura di calamari pastellati con paprica
dolce, il coniglio stufato, le
verdure grigliate e, a fine
pasto, si può avere la percezione diretta di mangiare i famosi
clementine della nostra Piana
di Sibari, in una ricetta che è
per certi versi un mio orgoglio
personale, e cioè il soufflè di
mandarino con salsa cioccolato al peperoncino di Calabria.
A questo punto interrompiamo l’intervista, anche
perché oltre ad avere stimolato la nostra fantasia,
abbiamo un’accentuata
acquolina in bocca, che non
ci fa resistere alla tentazione di degustare questi piatti, magari in Calabria.
Calabria Produttiva 73
Calabria, obiettivo professionale
e legame dʼaffetto
CALABRIA ALTROVE
La conoscenza e la promozione della regione sono da anni lʼobiettivo di
Calabria International Tours, pool di agenzie canadesi che, attraverso i
flussi turistici, movimenta in maniera crescente il settore e consente di
mantenere saldi i legami con la terra dʼorigine ai calabresi dʼoltreoceano
S
ono tanti i calabresi
che, pur lontani dal
luogo d’origine, per i
più diversi motivi, non ne
sono mai lontani col cuore
e lavorano e si adoperano,
ogni giorno, per esso. E’ il
caso di Fortunato Febbraro,
presidente di Calabria
International Tours - tour
operator canadese - che da
qualche anno, attraverso la
struttura che presiede, promuove la Calabria e la sua
conoscenza, da un punto di
vista turistico, ma anche
socio-culturale ed economi-
74 Calabria Produttiva
co. “Iniziata nel 2002 – racconta Febbraro – l’impresa di
raggruppare intorno allo stesso tavolo i titolari di nove
agenzie è stata ardua ma, grazie al lavoro instancabile di
Domenico Frascà (allora, come
me, nell’esecutivo della
Federazione dei Calabresi
dell’Ontario) e Basilio
Policaro, all’epoca consultore
della Calabria, siamo riusciti,
in una riunione che non esito
a definire storica – presso il
Columbus Centre – a tracciare
un percorso e dei progetti in
comune per incentivare il turi-
smo verso la Calabria. Il risultato più importante è stato,
senza dubbio, quello di aver
compiuto un passo che altri
neanche avevano mai
tentato”. Nel 2004, continua
Febbraro, le agenzie canadesi interessate compiono
una visita esplorativa nella
nostra regione (alcuni titolari di agenzia, pur di origine calabrese, non erano mai
stati in Calabria, sottolinea
il Nostro) e da lì a poco,
con il beneplacito di sei
agenzie, si registra la
società in Canada. I contatti
più stretti con gli operatori
turistici calabresi sono
mantenuti da Febbraro e
Frascà, originari del
Vibonese; nel febbraio 2005,
una conferenza stampa,
svoltasi al Valentianum di
Vibo, porta a conoscenza
del pubblico e degli addetti
ai lavori la prima brochure
di Calabria International
Tours.
La primavera dello stesso
anno vede pronti già i
primi pacchetti e gruppi
esclusivi per la Calabria.
Da quel momento in poi, è
CALABRIA ALTROVE
un continuo susseguirsi di
accordi con gli operatori
turistici di tutta la regione
ed oggi sono diverse le
località in cui si trovano le
strutture turistiche d’appoggio a CIT: Amantea,
Crotone, Nicotera, Siderno,
Tropea, Vibo Valentia e
Villa San Giovanni. Le
agenzie raggruppate sotto
l’egida di Calabria
International Tours sono
San Cal Travel, Aero Travel,
The Travel Firm, Gareri
Travel, S J Travel e Tri
World. Come diversi sono
gli appuntamenti fissi, inseriti già in calendario che
anche quest’anno prevede
la presenza, in Calabria, di
varie categorie di turisti
(chef, studenti, pellegrini,
naturalisti) per i quali sono
stati approntati pacchetti
specifici.
“Anche in Canada – riprende
Febbraro – i contatti continuano a svilupparsi e siamo
soddisfatti di notare che, quasi
ogni giorno, siamo contattati
da operatori che hanno sentito
parlare della nostra compagnia e desiderano collaborare
con noi. Dal giorno che abbiamo dato inizio all’attività,
abbiamo formato una diecina
di gruppi esclusivi, attraverso
i quali molti calabresi, che non
visitavano da tempo la propria
terra d’origine, hanno potuto
farvi ritorno, insieme ad altre
persone che non conoscevano
affatto la Calabria e che si
sono innamorati della sua bellezza”. Uno degli eventi più
importanti, sotto tutti punti
di vista, realizzato da CTI,
è stato il conveno IPN svoltosi a Vibo Valentia nell’ottobre 2006, per il quale
hanno dato fondo a tutte le
energie disponibili, oltre a
Febbraro, anche Domenico
Frascà, direttore CTI, e
Tony Silipo, membro dell’esecutivo.
Ad un primo, superficiale
rendiconto, essendo ancora
presto per parlare di veri e
propri bilanci “perché molti
dei benefici si potranno toccare in modo tangilbile con il
passare del tempo – conclude
saggiamente Fortunato
Febbraro – possiamo dire che
i 500 partecipanti ai nostri
gruppi, nonché i duemila passeggeri che le nostre agenzie
continuano a portare verso il
mercato italiano, rappresentano anche un grande potenziale
per la Calabria che sta incominciando a raccogliere i frutti della nostra continua pubblicizzazione”. Numeri piccoli, paragonati alla popolazione canadese, significativi per la nostra regione
che, attraverso i gruppi
scolastici anche di studenti
non italiani, organizzati da
CIT, gode di una propaganda fresca, giovane ed
appassionata che può trainare il flusso turistico dei
genitori.
E per il presidente, cosa
rappresenta Calabria
International Tours?
La risposta, senza esitazioni
è: “una sfida personale, dato
che oltre a poter offrire delle
vacanze di prima qualità ai
clienti, che oramai curo da
oltre vent' anni, costituisce
anche il mio legame di amore
con questa regione che mi ha
dato i natali. Una terra che,
con i suoi grandi difetti e problemi, rappresenta pur sempre
un pezzo di paradiso su questo
pianeta”. Nostalgia a parte,
come dare torto a chi si
esprime in questi termini,
parlando della Calabria?
Probabilmente, per molti
calabresi che abitano la
regione il problema sta nel
fatto che, a furia di avere
sotto gli occhi sempre le
stesse immagini, finiscono
col non vedere più nulla.
Chissà se sarebbe utile
allontanare per qualche
anno questi signori….
Calabria Produttiva 75
Roma Touring ovvero...
MISCELLANEA
lʼimpresa dello spettacolo
T
ra le tante esistenti,
c’è anche una
Calabria che ha
voglia di mostrarsi con lo
spettacolo e l’intrattenimento, capace di regalare
momenti di leggerezza e di
svago, non disgiunti dalla
fierezza di “parlare calabrese”. Questa è la Calabria di
Francesco Corea, originario
di Catanzaro, che vive e
lavora a Roma da quattro
anni ed è il titolare di Roma
Touring, una società che
opera nel settore dello spettacolo e degli eventi. Nel
suo intenso anno di attività,
76 Calabria Produttiva
notorietà i talenti calabresi
che, altrimenti, in casa,
avrebbero sicuramente
minori occasioni di farsi
notare e salire la scala del
successo. Così come sta
accadendo a Maria
Ciambrone, a Claudia
Mercurio e ad Emanuele
Corea, delfino della scuderia, dalla bella voce che
propone cover Anni
Settanta. Al momento, due
sono le manifestazioni
importanti ed impegnative,
uscite fuori dal magico
cilindro di Francesco Corea
per Roma Touring; il
“Festival dei Tre Colli” e
“Calabria in passerella”. La
prima è una manifestazione rivolta a giovani artisti
(cantanti, ballerini, cabarettisti) che si propone di scoprire e lanciare nuovi talenti, da proporre in tournées
teatrali o per spettacoli Rai
diretti dal regista Francesco
Malavenda; la seconda è
una kermesse di moda e
spettacolo dove sfilate, canzoni, balletti e quant’altro è
la società ha già realizzato
diverse manifestazioni per
emittenti televisive nazionali e satellitari, con un raggio d’azione prediletto sul
Lazio e sulla Calabria. Ma
le radici non si dimenticano, o almeno sono in molti
quelli che non vogliono
dimenticarle; così Francesco
Corea, attraverso la sua
creatura – e dopo aver
maturato significative esperienze nel settore affiancando, tra le altre, aziende
come Pubblitalia 80 e
Sinergie Grandi Eventi sta cercando di portare alla
tutto declinato rigorosamente in calabrese, e calabrese doc. Da diversi mesi,
inoltre, Roma Touring cura
interessi ed immagine di
Alessia Orlandi - (già protagonista ad “Amici”) e
prossima ad esibirsi in una
propria produzione musicale – oltre a produrre il
tour del duo comico
Battaglia e Miseferi, habituée della variegata compagnia del Bagaglino. Mission
non facile, quella che ha
scelto di seguire Francesco
Corea con Roma Touring; la
perifericità della Calabria,
purtroppo, si riflette anche
nello spettacolo. Ma la
determinazione, la professionalità e, soprattutto,
questi inizi fanno ben sperare in un futuro di sicuro
successo per tante… stelle
di casa nostra.
Per informazioni:
Tel. 338 8730842
Sede legale
via Magenta, 15 Catanzaro
Ufficio clienti
Via di Montecervialto, Roma
Duecento candeline
MISCELLANEA
per la città del futuro
S
e fosse stata una ricetta, niente sarebbe stato
più azzeccato di:
Soveria Mannelli in tutte le
salse. In realtà, la ricorrenza
dei duecento anni di vita
della vivace realtà dell’entroterra catanzarese, celebrata il 19 gennaio scorso e
con vari appuntamenti nel
corso dell’anno - ha catalizzato l’attenzione mediatica,
e non solo, della regione e
del Paese, con una serie di
iniziative uscite dal cilindro
di un comitato promotore
che ha come presidente
Francesco Cossiga, insieme
al presidente regionale,
Agazio Loiero; il presidente
della Provincia, Michele
Traversa e i sindaci emeriti
della città Mario Caligiuri,
Domenico Loiacono e
Salvatore Pascuzzi, oltre al
primo cittadino attualmente
in carica, Leonardo Sirianni.
Festa grande, davvero, per i
cittadini del “comune più
informatizzato d’Italia” che
hanno vissuto e partecipato
dal vivo alle celebrazioni e
hanno avuto modo di rive-
Tra ciambelle di Garibaldi, nocini e mega torta di castagne, Soveria Mannelli festeggia i due secoli di vita e si
attrezza, con la telematica, per il terzo millennio
dersi su varie reti televisive
pubbliche e private, nazionali e locali, che hanno trattato l’evento. Convegni sulla
storia di Soveria Mannelli,
concorsi per le scuole, premi
per le tesi di laurea e alla
memoria si sono alternati
alla presentazione del
nuovo sito del comune, a
sfilate di bande e picchetti
d’onore, annulli filatelici,
accensione di fuochi sacri ed
illuminazione di fontane.
Tra i numerosi eventi, alcuni
sono di particolare rilievo e
prenderanno il via grazie ai
protocolli d’intesa sottoscritti proprio nel giorno di
festa. Il primo, sottoscritto
con Basilio Bianchini, direttore regionale della sede
Rai, riguarda la realizzazione di un archivio su Soveria
Mannelli, da costituire attraverso la consultazione delle
teche nazionali e regionali.
Un altro riguarda la creazione dell’etichetta “Manno
d’oro” (lo stesso nome del
premio alla memoria dei
soveritani illustri, quest’anno dedicato all’editore
Rosario Rubbettino) che
distinguerà quattro tipi di
vino - bianco, rosso, rosato e
novello - prodotti dalle cantine Statti di Lamezia
Terme. Una singolare collaborazione, venuta fuori per
un evento importante che
procede sul comune cammino della valorizzazione, storica ed enogastronomica in
particolare, del territorio. Il
terzo, è l’accordo stipulato
con la facoltà di Economia
dell’Unical, la quale effettuerà una ricerca statistica
ed economica, sui duecento
anni di Soveria. Lo studio
sarà pubblicato nella collana del Comune, “La Città
delle idee”, altra perla di
Soveria che è una delle
poche amministrazioni
comunali, in tutto il Paese,
ad essere anche editrice. Ma
i… regali per Soveria
Mannelli, o meglio per i
soveritani, non finiscono
qui; sono in previsione
diverse altre iniziative (rete
wifi per tutto il territorio
comunale, raccolta differenziata, web tv, enciclopedia
telematica, varie pubblicazioni, solo per citarne alcune) le quali dimostrano, ove
mai ci fosse bisogno, che la
perifericità, di questi tempi,
è un concetto tutto da rivedere e che non ha più quasi
nulla a che vedere con la
collocazione geografica di
un luogo.
Calabria Produttiva 77
Una miscela di
MISCELLANEA
classico e tradizionale
LʼArs Enotria Ensemble rivisita in
versione musicale classica le canzoni della tradizione popolare calabrese attraverso una sperimentazione
paziente e appassionata
R
iuscite ad immaginare le canzoni della
tradizione popolare
calabrese musicate ed eseguite con partiture classiche? E con strumenti come
arpa, violino, viola, violoncello e voce soprano? A
primo… orecchio, la cosa
suona per lo meno insolita,
ma dopo l’ascolto non si
vorrebbe smettere più di
ascoltare la melodia fluida
ed elegante dell’arpa, gli
accordi solenni e briosi
degli strumenti ad arco, e
soprattutto la voce di filigrana della cantante.
Un’alchimia che illeggiadrisce e fa lievitare, fino a
78 Calabria Produttiva
farlo diventare arioso come
un idioma orientale, il
nostro dialetto.
Un piccolo prodigio di passione realizzato con impegno e professionalità da
alcuni musicisti che, con
buona dose di originalità,
hanno pensato di formare
un gruppo, l’Ars Enotria
Ensemble, che è il nome
dell’associazione culturale –
da cui hanno preso vita nata nel 1997 e presieduta
da Angela Martire
Cirigliano. Anna Stella e
Rosalba Cirigliano, viola ed
arpa, Fausto Castiglione,
violoncello, Barbara Tucci,
soprano e Jan Kyjovsky,
violino, direzione artistica
ed arrangiamenti, sono i
componenti del gruppo.
L’associazione culturale
Ars Enotria si è posta come
obiettivo la valorizzazione
e la promozione delle arti,
in particolare la cultura
musicale, attraverso l’organizzazione di itinerari artistico-musicali in luoghi
d’interesse storico.
Nell’ambito di ogni itinerario, Ars Enotria propone
l’evento musicale, con artisti solisti o con la formazione al completo e, in tal
modo, si rende parte attiva
nel creare curiosità e informazione sia nella fruizione
turistica del luogo sia nella
fruizione della musica classica che, attraverso la notorietà dei brani proposti,
avvicina un pubblico
numeroso.
L’associazione opera dal
1999 ed è già in possesso di
un ricco curriculum; le
manifestazioni organizzate
hanno toccato tappe prestigiose come Altomonte,
Gerace, Morano, Tropea, il
Parco archeologico di
Sibari, il castello di
Corigliano, il museo
Amarelli, Matera, Amalfi e
la sua costiera, Malta. Due
sono i cd che raccolgono le
preziose produzioni musicali; “Juri de campu, juri de
bellizza” e “Armonie mediterranee” entrambi di grande
impatto sensitivo, dove la
scelta degli arrangiamenti,
l’esecuzione, l’interpretazione musicale e vocale
degli artisti esprimono
davvero grande professionalità e intensa passione.
Anna Stella Cirigliano, per
l’occasione portavoce del
gruppo, parla con entusiasmo delle origini dell’iniziativa e di obiettivi futuri.
“Tutto è cominciato quasi per
caso – esordisce la violista –
con una ricerca presso la
Biblioteca Civica di Cosenza,
attraverso la quale abbiamo
riscoperto dei volumi di un
musicista cosentino che aveva
annotato canzoni, filastrocche,
ninne nanne; una mia amica,
la cantante del nostro ensemble, ricordava tutto questo
attraverso i racconti della
nonna. Da qui è partita l’idea
di far conoscere questo patrimonio culturale, pressochè
ignoto; ci siamo avvalsi anche
di una ricerca sul campo, con
la raccolta di testi e musiche
popolari dalla viva voce di
persone anziane o di musicisti
non professionisti. Nella trascrizione dei brani in chiave
classica si è voluto mantenere
inalterata la melodia”.
Progetti futuri?
“Vorremmo far conoscere
tutto questo che noi riteniamo
un autentico patrimonio al
grande pubblico e soprattutto
ai calabresi che vivono all’estero, ma nonostante la reiterata
presentazione di progetti, la
passione che ci sostiene e i
grandi apprezzamenti di chi ci
ha già ascoltato, non riusciamo ad avere alcun sostegno
significativo dalle istituzioni”.
Con profonda amarezza,
non si può fare altro che
invitare all’ascolto di questi
fantastici ragazzi e continuare a sperare che le orecchie da mercante, di chi ha
il dovere di sapere e sentire, possano diventare sensibili…
Operazione
Principato
I
n tempi di repubbliche,
più o meno democratiche ed afflitte tutte da
diversi e seri problemi, si
rispolverano titoli e feudi
nobiliari. Un salto nel passato? Un ritorno al feudalesimo o alla Restaurazione?
Niente di tutto ciò. Solo, e
scusate se è poco, un’operazione di marketing territoriale, che si propone “di
promuovere il turismo e il
patrimonio artistico attraverso
il rafforzamento dei rapporti
internazionali con i consolati e
le ambasciate, con gli organismi governativi, con le principali università europee, per
rafforzare gli scambi culturali,
artistici ed economici”. Sono
questi, nelle intenzioni, gli
obiettivi del “Principato di
Corigliano”, il progetto che
sarà presentato ufficialmente a pubblico e stampa, il 21
di giugno e che avrà come
scenari, diversi luoghi
dell’Alto Jonio, con… capitale il magnifico Castello
Ducale, restituito agli antichi splendori. Deus ex
machina dell’iniziativa, Dea
D’aprile un’attiva signora
d’adozione milanese – che
si occupa di comunicazione
nel settore della sanità.
Originaria del Salento, ma
mai dimentica delle proprie
radici, Dea D’aprile appena
può, trova un pretesto valido per tornare a casa sua, a
fare qualcosa per il suo Sud
e, nello specifico di quest’iniziativa, ha trovato una
robusta e valida sponda
nell’architetto Mario
Candido, artefice del progetto di restauro del castello e fautore, come lei, di
uno sviluppo generoso e di
qualità dei luoghi natii e
della Calabria e del
Meridione, in generale. Ma
non è tutto… “Il secondo
obiettivo - come spiega
D’aprile - è dato dall’impegno
nel sociale, inteso come progetto di vita per la tutela dei
diritti umani, perché la qualità
della vita passa anche attraverso l’educazione alla solidarietà, sostenuta dallo stimolo
della motivazione”. Progetti,
dunque, a favore delle fasce
sociali più deboli e svantaggiate che, attraverso la creazione di strutture materiali,
dei progetti e delle iniziative più disparate, possono
veder colmare, almeno in
parte, quel divario che li
MISCELLANEA
Con questo aristocratico riferimento,
dal prossimo giugno a Corigliano,
prenderà l’avvio un progetto di promozione del territorio, delle sue caratteristiche ambientali, artistiche e culturali che sconfina anche nel sociale con
la creazione di strutture ed iniziative
all’insegna della solidarietà
divide da chi è più fortunato o semplicemente con un
tenore ed una qualità della
vita più alti. Intenti ambiziosi e complessi, per la
realizzazione dei quali ci si
avvarrà di una fondazione,
al momento in via di costituzione, che si chiamerà
“Gli amici del
Mediterraneo”, che avrà il
compito di sostenere le iniziative del Principato e che
si propone di accogliere il
contributo di altri soggetti
pubblici e privati che
vogliano condividere la
stessa mission. La sede del
Principato, ovviamente,
sarà Corigliano e, per
volontà della
Amministrazione comunale, che patrocina e partecipa al progetto - è stato individuato come luogo fisico,
il bel Palazzo Garopoli, nel
centro storico. Ma Dea
D’aprile, con l’attivismo
che la distingue, è già in
movimento a Milano, per
cercare quella che lei definisce un’ambasciata, una sede
di rappresentanza per tutti
quei soggetti, istituzionali e
non, che vogliano prendere
dei contatti col Principato
anche a distanza.
Nell’iniziativa, è previsto
anche il coinvolgimento
dell’università Bocconi,
attraverso la presenza di
docenti per gli stages organizzati per i nostri studenti,
e della regione Lombardia
che sostiene i progetti per
la creazione di opportunità
di lavoro.
La Fondazione, inoltre,
potrà accedere a dei fondi
comunitari che saranno utilizzati per le opere di natura sociale.
Calabria Produttiva 79
CALABRIA LIBRI
C
inque volumi per narrare “un viaggio nella
storia, nella cultura e
nel costume di un paese del
Sud”. Carolei, borgo adottivo
del ricercatore e pubblicista
Bruno Castagna che, in questa corposa ed appassionata
opera - edita da LibrAre traccia un dettagliato ritratto
del paese Dalla fase post-unitaria alle soglie della Repubblica.
La certosina ricerca tra le
numerose cronache dell’epoca restituisce l’immagine quotidiana della collettività di un
piccolo centro del Meridione, dove
i grandi avvenimenti della nazione si riflettono soprattutto
nelle azioni e nelle imprese del notabilato locale, in particolare la famiglia Quintieri, di cui alcuni membri scrivono una
buona parte della storia familiare e locale. Non mancano
coinvolgenti resoconti di cronaca nera, eventi mondani,
ondate migratorie; o riferimenti alla grande guerra, all’epidemia della terribile “spagnola”, insieme a racconti su tradizioni e festività religiose, opere e servizi pubblici, vita municipale, politica. Uno spaccato profondo, dunque, dove quotidianità e storia intrecciano multipli fili tra situazioni e persone, vicende spicciole ed eventi storici, leggerezza e tragicità
dell’esistenza.
L
’Universo Valentino. Il
romanzo di dieci anni
di carriera. Il bradipo
più veloce del pianeta terra,
un ossimoro vivente, ovvero
l'evoluzione di un campione
inimitabile per professionalità
e creatività: le due facce della
stessa medaglia. Sospinto da
un unico grande obiettivo:
migliorarsi, sempre!
Le gare, i successi, i record.
Tra (pochissime) delusioni e
sensazioni uniche.
Le rivalità in pista e fuori, il
rapporto con i genitori, gli
amici, gli amori. Sullo sfondo Tavullia, per tutti Rossicity.
I soprannomi e le sfide a distanza con i più grandi campioni
di tutti i tempi, gli show a fine gara...
Una vita da predestinato, una carriera da numero... quarantasei. Più semplicemente: tutto il mondo di Valentino Rossi,
racchiuso in poco meno di duecento pagine e illustrato da 70
fotografie.
Prefazioni di: Pino Allievi
(prima firma motori della Gazzetta dello Sport)
John Surtees
(unico campione del mondo nella storia a 2 e 4 ruote)
80 Calabria Produttiva
L
’avvocato Mimmo Leonetti si propone come scrittore
trattando dei Doveri e trasgressioni da Socrate ed Eufileto
in una piccola e densa opera prefata dal maestro
Ernesto d’Ippolito ed introdotta dallo storico Vincenzo
Napolillo. L’incipit del testo è affidato al celebre aforisma di
Voltaire: “Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla
morte il tuo diritto di dirlo” mentre altre frasi celebri di
Goethe, Keplero, Segre, passando per i biblici proverbi, lo
chiudono. In mezzo, un insieme di scritti che, generati in
ambito giuridico descrivono azioni, ordinamenti sociali,
osservanza delle leggi e delle prose oratorie del tempo, comportamenti etici così
come si racconta nell’orazione difensiva di Lisia,
avvocato di parte di
Eufileto che è un marito
tradito da un seduttore di
professione, tale
Eratostene. O come dimostra il comportamento di
Socrate, nella descrizione
che Platone fa nel suo
Critone, che si rifiuta ostinatamente di seguire i
piani di fuga, preparati
dai suoi amici che hanno
raccolto il denaro necessario a corrompere il carceriere.
T
esta o croce con il destino, di Lucio Rizzica (in allegato DVD
realizzato, in collaborazione con Sky, nelle favelas brasiliane per la Libridisport-Giunti). È la storia di Marcelo
Alto, un giovane che racchiude in sé la quintessenza della passione per la professione di arbitro e per una donna bellissima,
Susana, così vicina eppure irraggiungibile. Nell’arco di una giornata
e di una competizione calcistica, nel
campetto popolare di Macapà, sorto
sulla linea dell’equatore proprio a
cavallo dei due emisferi terrestri, si
gioca il destino di Marcelo, la sua
partita con la vita e con l’amore.
Nelle ore che precedono il fischio
iniziale, improvvisamente, prende
vita un churrasco. Si accende così una
festa popolare tipicamente brasiliana, nella quale si esprimono assieme
la profonda religiosità e la grande
superstizione, si confondono la
macumba e i buoni propositi, le danze e i canti, ma soprattutto
emerge il forte desiderio per un futuro migliore, comune a tanti
poveri, non solo in Brasile. Una partita di calcio, sulla linea dell’equatore, diventa metafora di quella splendida avventura che è
la vita, con le sue contraddizioni e con i suoi risvolti inattesi, ma
che offre almeno una chance a tutti e a tutte le latitudini.
Prefazioni di: Giovanni Bruno (Direttore SKY)
Arnaldo Cezar Coelho
(Arbitro della finale ai Mondiali Spagna 1982)
S
an Francesco di
Paola: fonte inesauribile di storia. La
relazione di Giacomo
Simoneta, la vita scritta
da Lorenzo Clavense o
da padre Giovanni da
Milazzo; la lode poetica
composta da Francesco
Franchino sono solo alcuni dei “documenti” che
offrono una diversa e,
per alcuni aspetti, nuova
versione sulla vita di san
Francesco di Paola che
l’instancabile storico
Vincenzo Napolillo mette
a fuoco nella sua ultima
fatica “I gradini del Santo. Un sentiero di carità e di fede. Cinque
secoli nella spiritualità di San Francesco da Paola”. Nel piccolo e
corposo libro, edito dal Centro Europeo Informazioni, con
prefazione di Mimmo Leonetti, non manca, comunque, una
breve agiografia del Santo e la descrizione dei miracoli attribuitigli in vita. Una sezione, davvero particolare, elenca,
invece, alcune azioni miracolose, occorse nel passato, dopo la
morte di San Francesco, e nel nostro tempo. Ampio spazio,
nella parte finale, infine, ad un bell’elenco iconografico corredato da riproduzioni e foto dei luoghi paolani cari e familiari
al Poverello di Paola.
M
ichele
Chiodo,
instancabile
e certosino ricercatore
con una passione smisurata per la storia,
nella sua ultima fatica
“L’Accademia Cosentina
e la sua Biblioteca”
(Edizioni Pellegrini)
narra gli accadimenti,
gli sviluppi ed i fermenti culturali occorsi
in Calabria negli ultimi
centocinquanta anni. E
lo fa, in modo davvero
singolare, raccontando
la particolare storia
dell’Accademia
Cosentina che, con la Biblioteca, vive un’esistenza quasi simbiotica, a cominciare dalla condivisione della stessa sede fisica. Una storia che parte dalla Cultura, quindi, per dipanarsi
nella narrazione di dati, luoghi, fatti, umori personali e collettivi che restituiscono affreschi del tempo quotidiano e del
tempo straordinario. Racconti di cronaca che si mescolano, in
maniera mirabile, alla narrazione storica e catturano l’attenzione ed il cuore degli appassionati.
L’EDICOLA
S
ole di Bisanzio,
ha scelto
Calabria
Produttiva come partner mediatico, per far
conoscere la sua
amata regione. Forte
dell’esperienza acquisita sul campo, la
rivista, finora vetrina
mediatica della produzione d'eccellenza,
con il nuovo supplemento I voli di
Calabria Produttiva
(spazio mediatico in
cui presentare le
risorse turistiche
della Calabria), entra
in una nuova dimensione. Calabria ancora misteriosa ma per questo molto
affascinante, dove ambiente, storia, archeologia e cultura enogastronomica parlano di un passato denso di
avvenimenti, ricco di fatti e personaggi. Questo primo
numero è distribuito gratuitamente in undicimila copie
tramite la compagnia aerea Italia Airlines, il sindacato
VDK, la rivista Calabria produttiva e gli operatori economici presenti nella guida.
I
cerchi olimpici legati
al nome della testata, proprio ad identificarne e mettere in evidenza il carattere, Sport
& turismo, diretto da
Mario Tursi Prato, è un
mensile in allegato al
quotidiano Gazzetta del
Sud, giunto ormai al
suo dodicesimo anno.
Edito da C&C
Communication srl, ha
una veste grafica spiritosa e dinamica, suddivisa tra lo sport, che
occupa i due terzi della
rivista, e il turismo, corredata da un apparato iconografico consistente. La
suddivisione degli argomenti avviene in base alle due
macrorubriche, sport e turismo, appunto. La prima
risulta articolata; ogni disciplina sportiva crea una
rubrica a sé: arti marziali, atletica, automobilismo,
nuoto, pallacanestro, pallavolo. Nella sezione Turismo,
che occupa uno spazio minore, sono presentati la storia dei paesi, le escursioni, gli eventi, l’ambiente, le tradizioni. In periodi particolari, grande peso è dato alle
manifestazioni locali, che fanno convergere storia e
folklore in un unico evento.
Il prezzo di copertina è 1,10 €.
www.sporteturismo.it
82 Calabria Produttiva
E
dita da Asociaciòn Calabresa Mutual y Cultural con
sede a Buenos Aires e distribuita agli associati. La
rivista Calabria Terra d’Amore è suddivisa in varie
sezioni; nelle prime pagine la presentazione
dell’Associazione e le varie iniziative che essa promuove;
a seguire, nel presente numero,
una panoramica sulla 50ª settimana di Calabria, manifestazione che
si è svolta dal 13 al 20 novembre
2005 e che ha visto la presenza di
vari personaggi noti; a chiusura
della manifestazione si è esibito il
cantante Mino Reitano. Ogni anno
durante la manifestazione si eleggono la Regina, principesse e
Misses. Da cornice a questo
immancabile appuntamento,
opere di teatro, piatti tipici e competizioni giovanili (sfide tra le provincie di Cosenza,
Catanzaro, Vibo Valentia, Crotone e Reggio Calabria) con
premi per i vincitori che consistono in borse di studio per
imparare la lingua italiana, a dimostrazione che le origini
non vanno mai rinnegate e non bisogna scordarle. La rivista fa rivivere la Calabria, lasciata tanto tempo fa,
nell’Argentina di oggi.
Web: cablemodem.fibertel.com.ar/asociacioncalabresa
E-mail: [email protected]
C
opertina patinata, titolo imponente, Turismo in
Calabria - Magazine è un mensile di informazione
sulle attività turistiche e le strutture ricettive del
territorio. “La guida di chi viaggia in Calabria” recita il
sottotitolo. Edito da Zerouno Italia, con sede a Scilla
(Rc), il periodico nasce nel 2005. Diretto da Bruno Gallo,
si propone di illustrare le risorse del territorio, sia da un
punto di vista paesaggistico, sia da quello culturale.
Articoli di approfondimento su storia, tradizioni e
società affiancano quelli specifici sui luoghi come mete
turistiche: un castello, una chiesa, un paese diventano
oggetto di narrazioni
accurate, spesso brevi
per non annoiare il
lettore. Ci sono poche
rubriche fisse, di volta
in volta integrate,
però, con argomenti
diversi. Lo stile della
rivista è creato ogni
volta su un argomento
trainante che la caratterizza. Gli articoli
sono corredati da un
buon apparato fotografico.
Il prezzo di copertina
è 2€.
Per una consultazione veloce si può navigare su:
www.turismoincalabria-magazine.com
Teche aperte alla Rai
CALABRIA MEDIA
Eʼ il più recente servizio messo a disposizione dallʼinformazione pubblica
radiotelevisiva. Nella sede regionale di Cosenza, la storia per immagini e
voce degli ultimi cinquantʼanni della regione ed una serie di iniziative con enti
ed istituzioni “per ravvivare la memoria e rieducare al sapere”
C
ol Coordinamento
sedi regionali, le
Teche Rai consentono al pubblico di consultare
il catalogo completo dei
programmi e delle produzioni. Anche quella calabrese, a Cosenza, ha aperto le
porte del suo archivio. Il
materiale prodotto dal
1954, anno d’inizio del servizio nazionale, ad oggi
mine. All’apertura degli
archivi regionali si lega una
serie di iniziative per far
conoscere la storia del territorio calabrese. A tal proposito, l’Archivio ha concesso
alla Biblioteca Nazionale di
Cosenza trenta programmi
su dvd, visionabili nella sua
mediateca. Un protocollo
d’intesa è stato, invece, firmato con il Comune di
viene recuperato e catalogato in digitale per la pubblicazione in rete e la trasmissione via satellite. Gli
utenti hanno a disposizione
trecentomila ore di materiale audiovisivo ed altrettanto radiofonico, quindicimila
ore di produzione regionale, trentacinquemila foto, la
raccolta del Radiocorriere
dal 1925 al ‘95 e altro materiale cartaceo digitalizzato.
Lo scopo è rendere accessibile una memoria collettiva
ed educare al sapere.
“Teche aperte” vuol dire
anche progetti a lungo ter-
Soveria Mannelli, in occasione del suo bicentenario,
per ricostruire la storia del
territorio con duecento filmati depositati in Rai, prevedendo l’allestimento sul
sito del comune di una
finestra per i materiali concessi in visione dalla stessa
Rai. Infine, insieme
all’Ufficio Scolastico
Regionale inizia un corso di
Storia per docenti di scuole
medie superiori, svolto da
esperti e docenti universitari, con l’ausilio di programmi delle Teche Rai. Il corso,
con inizio il 16 marzo, con-
siste di cinque moduli, a
tema diverso e ricostruisce
la storia calabrese e meridionale, dal periodo repubblicano ad oggi. Calabria
Produttiva ha svolto una
ricerca, per testare il servizio offerto al cittadino. Il
test ha avuto ottimi risultati. Argomento, l’Autostrada
del Sole che, in tutta Italia,
ha avuto un ruolo fondamentale per lo sviluppo
socio-economico, ma rappresenta anche un simbolo
del progresso.
Testimonianza di una
Calabria che diventa produttiva anche per questo.
Le ricerche ci hanno portato alla puntata del 30 ottobre 2003 del programma La
storia siamo noi, intitolata “Il
boom dell’autostrada”, per
la regia di Giuseppe
Giannotti. L’Italia del
dopoguerra era ancora
divisa in due e l’autostrada
ha dato vita a quel “miracolo italiano” che ha mirato
all’unificazione nazionale.
Il 19 maggio 1956,
Giovanni Gronchi inaugura
i lavori. L’autostrada porta
cambiamenti notevoli: dalla
maggiore mobilità di chi
abita in zone periferiche,
alla nascita di nuovi
mestieri, come il camionista
a lunga percorrenza, agevolato dalle riduzioni di
pedaggio nelle ore notturne
e persino dalla concessione
di buoni pasto da consumare sugli autogrill che, nel
frattempo, iniziano a comparire. Alla previsione del
boom economico non si era
associata, però, quella della
crescita esponenziale del
traffico. Nel 1972, Amintore
Fanfani inaugura il tratto
Roma-Napoli. L’Autostrada
del Sole doveva collegare il
nord con il sud del Paese. Il
problema era che il sud
finiva a Napoli. In un’intervista, realizzata per la trasmissione Come eravamo, il
7 novembre 1979, sulle
vicende che avevano caratterizzato il 1964, l’allora
ministro dei Lavori
Pubblici, Giacomo Mancini
dice: “non c’è progresso
senza strade”. E’ di quegli
anni la vera e propria battaglia per la costruzione del
tratto Napoli-Reggio
Calabria, per far capire che,
in realtà, il sud era ancora
più giù!
Per richiedere la consultazione del materiale documentario, lasciare i propri dati e un recapito telefonico alla
segreteria del numero 098438238, oppure inviare una email all’indirizzo [email protected]. Importante è
sottolineare l’assistenza alla ricerca da parte del personale specializzato alla consultazione dell’archivio. Nella
sede regionale di Cosenza il ruolo è svolto dagli impeccabili Roberto De Napoli, Annabruna Eugeni e Alberto
Leonetti. È possibile, infine, ottenere copia del materiale a
scopo privato, cessione regolamentata da un tariffario,
che differisce nel caso di acquisto del materiale per fini
commerciali. Per saperne di più è possibile consultare
www.teche.rai.it alla voce “info”.
Calabria Produttiva 83
Tutti insieme
ASSOCIAZIONI
appassionatamente
84 Calabria Produttiva
Sembra essere questo il principio ispiratore
dellʼazione della Pro Loco del Pollino, una
solida realtà associativa che da decenni lavora per la promozione del territorio attraverso
la ricerca, lʼorganizzazione di eventi e spettacoli, la produzione di materiale informativo e
scientifico
L
ASSOCIAZIONI
a Pro Loco del Pollino
lavora per promuovere la città di
Castrovillari e le diverse
realtà che compongono l’intera area ai piedi del massiccio. Svolge un ruolo di
coordinamento, sia delle
attività che delle realtà che
la costituiscono. La Pro
Loco è stata fondata nel
1959 e ha sede nel Palazzo
Varcasia, a Castrovillari.
Promozione, turismo, tutela
delle tradizioni popolari,
arti, sport, ambiente, sono i
settori in cui opera. Otto
sono le sezioni attive:
Carnevale, Folklore,
Giornalismo, Ambiente,
Tennis da tavolo, Calcio a
cinque, Scacchi, Micologia.
Complessivamente si contano oltre 400 iscritti. La
sezione Folklore, però, rappresenta il suo fiore all’occhiello. Le attività sono
volte alla preservazione
delle tradizioni musicali e
canore, nonché della danza
e del teatro. L’impegno culturale è visibile attraverso
le produzioni multimediali,
come Il ciclo dell’anno e
Paisani, spettacoli che ripropongono momenti salienti
di tradizioni che rivivono
nel ricordo e attraverso la
riproduzione. Diverse sono
anche le pubblicazioni,
come la guida sulla città di
Castrovillari (a cura di
Gianluigi Trombetti, segretario alla Sovrintendenza
dei Beni culturali), la rivista
scientifica “La Calabria” e il
calendario realizzato di
anno in anno da fotografi
locali. Dal 1993, inoltre,
l’ufficio di Informazione e
Accoglienza Turistica (IAT)
rappresenta un organo
importante dell’istituzione,
in quanto fornisce a turisti
e cittadini informazioni sul
calendario delle manifestazioni e sui servizi offerti dal
territorio e lavora tutto
l’anno per la promozione
delle tipicità e delle risorse
locali. Infine, dal 2003
l’Ente partecipa al Progetto
Nazionale per il Servizio
Civile, con attività diverse
Calabria Produttiva 85
ASSOCIAZIONI
86 Calabria Produttiva
ASSOCIAZIONI
(realizzazione e promozione di eventi e prodotti culturali multimediali, affiancamento delle attività territoriali, ecc.), e accoglie da
più anni i tirocinanti del
Corso di Laurea in Scienze
Turistiche dell’Università
della Calabria. Grande eco
è stata conquistata dal
gruppo folklorico “Pro
Loco di Castrovillari”, premiato nel dicembre 2006
nella Sala della
Protomoteca del
Campidoglio di Roma, in
occasione della “Festa dei
calabresi nel mondo”. La
manifestazione, organizzata
dall’associazione Brutium,
ha visto premiare l’Ente per
l’impegno e il successo
nella diffusione dell’immagine della Calabria a livelli
internazionali. Questo è
merito della ricerca che si
svolge durante tutto l’anno
e che trova compimento
anche nel Premio internazionale di studi demo-etno-antropologici “G. Pitré”, che si
svolge durante le giornate
del Carnevale e riconosce il
lavoro di esperti in questo
campo di studi. Il segreto
di un tale successo, però,
risiede nelle manifestazioni
che, di anno in anno, si
ripetono e che rappresentano, per i cittadini come per
i turisti, un appuntamento
fisso. La più rinomata è
senza dubbio il Carnevale
del Pollino e Festival
Internazionale del Folklore,
giunto quest’anno alla sua
quarantanovesima edizione. Acquista vigore, invece,
il festival etno-jazz Suoni,
un viaggio alla riscoperta
di storia ed emozioni attraverso il connubio tra musica popolare e jazz. Ultimi
appuntamenti sono Briciole
di Natale e Civita in... vita,
volto alla riscoperta del
centro storico e del rione,
Calabria Produttiva 87
ASSOCIAZIONI
88 Calabria Produttiva
ASSOCIAZIONI
un esempio di come la Pro
Loco lavori per la promozione e lo sviluppo culturale di un territorio che, come
quello dell’intera Calabria,
vanta tradizioni antiche e
complesse. La prima edizione del Carnevale risale
al 1959, in occasione della
quale avvenne un vero e
proprio recupero dei riti e
canti popolari. Associando
ad esso il Festival internazionale del folklore, attraverso l’incontro di gruppi
appartenenti a etnie e tradizioni molto diverse tra loro,
viene rafforzato quel concetto di uguaglianza che è
lo spirito della manifesta-
zione. Infatti, il Carnevale
era anticamente proprio la
festa dell’uguaglianza, in
cui si realizzava il libero
incontro tra le persone,
senza differenze di condizioni sociali, economiche,
culturali. Il bello diventava
brutto, il ricco povero, l’uomo donna. La maschera che
rappresenta il carnevale
castrovillarese è Organtino,
un pastore arricchito, rozzo
nei modi, ma allo stesso
tempo furbo, che diventa
egli stesso padrone.
Organtino fu anche la prima
commedia teatrale in vernacolo rappresentata a
Castrovillari nel 1630, sem-
pre in occasione dei festeggiamenti. Il rituale carnascialesco qui, fino alla fine
degli anni Cinquanta, prevedeva che il martedì grasso si svolgesse il corteo
funebre del re Carnevale,
per le vie del paese. Il re
moribondo era steso su un
carretto, a fianco vegliava
la moglie Quaresima, vestita di nero con una collana
di peperoncini e un’arancia
infilzata con sette penne di
gallina, che scagliava
imprecazioni e grida di
dolore. Il carro era preceduto da un uomo mascherato da prete che, intingendo un pennello in un barat-
tolo pieno d’acqua, benediceva a modo suo la folla. Il
re Carnevale diventava
simbolo e ricettacolo di
tutti i mali. Per questo
motivo doveva subire un
processo, con il quale veniva condannato a morte.
Ancora oggi la manifestazione si svolge all’insegna
dell’allegria e del sarcasmo.
Alle sfilate di carri ispirati a
fatti di costume o ai vizi
degli uomini, si aggiungono le esibizioni dei gruppi
folkloristici locali e stranieri, che rendono l’atmosfera
ancora più giocosa, restituendo merito a coloro che
vi partecipano.
Castrovillari (Cs)
Corso Garibaldi, 120
Tel. 0981 27519
[email protected]
Calabria Produttiva 89
Catering Service
REDAZIONALE
L
a storia nel settore
della ristorazione, per
la famiglia Barbino,
ha inizio nel 1978 allorquando i due fratelli,
Giuseppe e Carmine, il
primo studente universitario, il secondo ancora impegnato nella scuola di II
grado, insieme al papà
Francesco, dirigente postale, decidono di costruire
un’impresa per la gestione
di un complesso balneare a
Villapiana Lido. Ad una
prima fase, rivolta esclusivamente alla ristrutturazione dei locali e all’organizzazione dell’attività dei vari
reparti componenti la struttura stessa (servizio spiag-
90 Calabria Produttiva
gia, ristorante e pizzeria,
discoteca gelateria, paninoteca e ben 3 bar), segue
l’ampliamento della fase
produttiva aziendale, che
pur rimanendo ad operare
nel settore della ristorazione, allarga all’hotellerie con
la gestione diretta di un
albergo ristorante e di una
sala ricevimento nella città
di Castrovillari,ed un altro
albergo fuori Regione.
Nel 2000 la svolta decisiva.
Su iniziativa di Giuseppe
nasce la CATERING SERVICE SAS, azienda moderna
che opera nel campo della
ristorazione collettiva e
commerciale. Il comparto
della ristorazione collettiva
opera direttamente nella
refezione Scolastica ed
ospedaliera ed ha il proprio
Centro di Cottura nel
nuovo e moderno stabilimento sito in zona PIP di
Castrovillari, dove unitamente ad una tecnologia
d’avanguardia ed a maestranze di alto profilo professionale, quotidianamente
vengono prodotti oltre 500
pasti, basati su un processo
produttivo ad alta tecnologia, certificato UNI EN ISO
9001:2000 dalla NISZERT,
ente certificatore tedesco.
Altro comparto della
Catering Service, è rappresentato dalla ristorazione
commerciale, presente con i
marchi DELIZIE & SAPORI, DELIZIE & SAPORI
RISTO e BEACH PLANET,
in tre diversi siti, in
Castrovillari e a Villapiana
Scalo. L’idea della ristora-
REDAZIONALE
zione commerciale viene
sviluppata con l’organizzazione di un moderno ed
elegante negozio dove quotidianamente viene offerto
un eccellente servizio di
gastronomia e di rosticce-
ria, con prodotti di produzione propria ed alcuni
industriali, di pasticceria,
altro fiore all’occhiello dell’azienda ed una fornita
enoteca, in cui si può trovare la migliore selezione di
etichette rigorosamente
Calabresi. Presso il Centro
di Cottura, invece, giornalmente nella sala mensa
viene allestito un ricco buffet caldo con servizio SelfService, di servizio all’area
PIP in cui è ubicato, che
registra anche molte pre-
senze dall’esterno.
La concezione di questa
attività è intesa in termini
di modernità, con un servizio celere ed economico, in
un ambiente accogliente e
climatizzato studiato ad
arte per favorire una rilassante pausa pranzo.
Sempre nell’ambito della
ristorazione commerciale,
l’ultimo arrivato è il
“BEACH PLANET”, struttura polivalente, nata di
recente, a colmare l’assenza
di un locale di tendenza
nella località balneare di
Villapiana Scalo.
L’attività di questo nuovo
locale è articolata su più
servizi; al mattino quello di
caffetteria con ricche colazioni, a pranzo un interes-
CATERING SERVICE SAS
VIA TIMPONE DI SCIFARIELLO- ZONA PIP
CASTROVILLARI TEL E FAX 0981/21895
e-mail: [email protected]
sante servizio di gastronomia d’asporto, inteso ad
alleviare le fatiche delle
signore in vacanza, per poi
continuare fino all’alba successiva con un servizio
rivolto essenzialmente ai
giovani turisti, di gelateria
artigianale e frappetteria,
paninoteca, pizzeria, ed un
efficientissimo servizio bar,
in cui un barman professionista, delizia giovani e
meno giovani, con i più
famosi long drink e cocktails internazionali, il tutto
accompagnato da una
buona musica dal vivo nell’
ampio giardino di pertinenza al locale stesso .
A tutta questa attività stanziale, si aggiunge quella
che ha permesso alla
DELIZIE & SAPORI
C/SO CALABRIA 154/156
CASTROVILLARI
TEL 0981/209233
Catering Service di farsi
conoscere ed apprezzare in
tutta la provincia di
Cosenza ed anche fuori
regione. Si tratta dell’attività di Catering e
Banqueting che vede l’azienda impegnata nell’organizzazione di meetings
di varia natura che spazziano dal congresso medico
alla manifestazione sportiva e culturale, alle feste private e a tutte le attività in
cui è previsto un momento
conviviale. Il tutto viene
espletato con attrezzature
specifiche e moderne, che,
esprimendo momenti di
autentica eleganza e professionalità, concorrono alla
migliore riuscita di qualsiasi evento.
BEACH PLANET
C/DA PEZZO DI MAZZULLO
VILLAPIANA SCALO
TEL 346/5102507
Calabria Produttiva 91
La riforma calabrese
STORIA E STORIE
del calendario
I
l nome di Luigi Giglio
(Alvise Lilio o Aloisius
Lilius, come riportano
altri testi) a molti suonerà
sconosciuto, ma è a lui che
si deve una delle riforme
più importanti del
Rinascimento, quella del
calendario gregoriano.
Nato a Cirò, l’Ypsicron dell’antichità, intorno al 1512,
egli non lasciò tracce nettissime della sua esistenza,
ma si sa che studiò anche le
arti della medicina e dell’astronomia. Insieme al fratello Antonio ed all’amico
G. T. Casopero, Giglio fu
indirizzato dallo zio di quest’ultimo verso la filosofia e
le lettere. Frequentò l’ateneo napoletano, si laureò in
medicina e coltivò la passione per la matematica e
l’astronomia. Giglio iniziò
alcuni studi rivoluzionari
che riguardavano le Tavole
Alfonsine, sul calcolo dell’anno solare. Nel 1532, fu
incitato dall’amico
Casopero a non abbandonare i suoi studi e a cercare
di render nota la sua ricerca
presso uomini importanti e
dotti, affinché l’aiutassero.
Nel 1552, Luigi Giglio
insieme al fratello, dopo
una permanenza presso l’università di Perugia, frequentò a Roma
l’Accademia “Notti
92 Calabria Produttiva
Si devono al cirotano Luigi Giglio, studioso di astronomia
e medicina, le ricerche e la messa a punto dell’attuale
calendario, chiamato gregoriano in onore del pontefice
che, insieme ad altri prelati calabresi, sostenne la riforma
Vaticane”, fondata dai cardinali Borromeo e Sirleto;
da qui, scaturirono frequenti contatti con un gruppo
d’intellettuali. Fu in questo
periodo che Luigi Giglio
terminò il manoscritto sulla
sua straordinaria teoria, la
quale diventò oggetto di
tantissime discussioni tra i
vari esperti di astronomia e
matematica. Ma il suo
destino fu segnato da una
grave malattia che lo condusse alla morte nel 1575. Il
suo lavoro fu presentato a
Papa Gregorio XIII dal fratello Antonio, due anni
dopo. Il papa, pur consapevole dell’esistenza di diverse questioni - molti studiosi
avevano tentato la stessa
riforma e avevano fallito,
per gelosie e settarismi vari;
altre chiese e altre confessioni avrebbero creato problemi di diversa natura pur
nell’avvertito bisogno di
apportare modifiche all’esistente calendario - riunì
una congregazione, presieduta da Tommaso Gigli,
vescovo di Sora, e di cui
facevano parte due importanti personalità calabresi,
il cardinale Guglielmo
Sirleto, nativo di
Guardavalle e il vescovo di
Mondovì, Vincenzo Lauro,
orginario di Tropea.
Innumerevoli furono le
discussioni e gli scontri. In
un primo momento, fu
pubblicato un volumetto di
22 pagine, dov’erano riportati tutti i calcoli e le tavole
Calabria Produt
STORIA E STORIE
del nuovo calendario, mentre l’ultima pagina conteneva la proibizione di ristampare o vendere tale volume
pena la scomunica. Nel
1580, la Congregazione
deliberò una relazione conclusiva, e due anni dopo,
Antonio Giglio portava al
papa la bolla del Sirleto. Il
documento finale fu firmato e promulgato il 24 febbraio 1582. Il calendario
entrò in vigore il 15 ottobre
1582 e, da Papa Gregorio
XIII prese il nome di
“calendario gregoriano”.
ttiva
Ma in cosa consiste effettivamente questa riforma?
Nel calendario giuliano,
l’anno medio durava 365
giorni e 6 ore, ed erano
bisestili gli anni la cui
numerazione era multipla
di 4. Secondo osservazioni
astronomiche l’anno solare
medio invece è più corto di
11 minuti e 14 secondi,
quindi il calendario giuliano aveva un giorno di ritardo ogni 128 anni rispetto al
trascorrere delle stagioni.
Nel 1582, si erano accumulati 10 giorni dal 325, anno
del Concilio di Nicea.
Questo significava, secondo l’astronomia, che la primavera iniziava l’11 marzo
e non il 21 e la Pasqua che
cadeva la prima domenica
dopo il plenilunio, ritardava di una o due settimane.
La riforma del calendario
stabiliva che si dovevano
recuperare i giorni persi e
modificare la durata media
dell’anno. In sostanza, il
calendario gregoriano guadagnava un giorno rispetto
a quello giuliano ogni volta
che saltava l’anno bisestile.
Copernico, prima, e Luigi
Giglio con il suo gruppo
tutto calabrese, dopo, sono
gli artefici di una delle
riforme più rivoluzionarie
della cultura e della scienza
dell’era moderna.
Notizie tratte da “Luigi
Giglio, medico di Cirò,
ideatore della riforma del
calendario gregoriano”
di Alfredo FOCA’ (Direttore
della Biblioteca di Storia della
Medicina – Università di
Catanzaro)
APRILE 2007
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Calabria Produttiva 93
Vento di legalità
CALABRIA FUTURA
P
arlare dei problemi e
delle implicazioni che
ha sulla società l’azione della delinquenza organizzata, comunque la si
voglia chiamare, può significare anche agitare aria
fritta. Troppo si è detto,
scritto, teorizzato, soprattutto da certi “professioni-
94 Calabria Produttiva
sti” di sciasciana memoria;
sempre troppo poco si fa.
Due recenti pubblicazioni,
Gomorra di R. Saviano (A.
Mondadori Editore) e
Fratelli di Sangue di A.
Nicaso e N. Gratteri (L.
Pellegrini Editore) per la
prima volta, squarciano il
pesante drappo che copre
Eʼ quello che soffia nel ddl Lazzati, un
disegno di legge nato in Calabria, da
un magistrato di casa nostra e sostenuto da una rete di associazioni che
lavorano per la legalità, per cercare
di tagliare il pericoloso cordone tra
politica e criminalità
l’impero economico di
camorra e ‘ndrangheta.
Fatturati, conti, fatti e date
delineano le attività economiche e sociali - a latere
diciamo così, con la cosiddetta società civile e con la
pubblica amministrazione –
delle due associazioni
malavitose. E i numeri
sono da vero e proprio
capogiro, che diventa più
violento quando, alla fine
della lettura si arriva a due
conclusioni inevitabili: la
prima è che l’economia del
sistema Italia (ed in piccolo, anche della Calabria) è
malata, ma non, meglio
non solo, per gli effetti di
euro, debito pubblico o
recessione economica; semplicemente perché una
buona fetta di essa è riconducibile, più o meno direttamente, ad attività criminali o quanto meno illecite.
La seconda è che la commistione tra associazioni criminali, imprenditoria e
politica (nel caso specifico
di intervento negli appalti
pubblici) rischia di diventare letale, per il tessuto
socioeconomico del Paese,
se non si cominciano a
porre degli argini seri. Il
lungo preambolo serve ad
introdurre l’argomento su
una misura, l’ormai noto
CALABRIA FUTURA
I TRE ARTICOLI DEL DDL LAZZATI
disegno di legge “Lazzati”
che, se e quando verrà
approvato, potrà cominciare a riposizionare la
Calabria su quote di maggiore civiltà. Il disegno di
legge Lazzati, proposto dal
Centro studi regionale
omonimo - fondato da
Romano de Grazia, magistrato di Cassazione, ed elaborato con i professori
Luigi Fornari e Mario
Alberto Ruffo, della cattedra di Diritto Penale
dell’Università “Magna
Grecia” di Catanzaro - è
sostenuto dalla Rete per la
Calabria (www.perlacalabria.it) - insieme di associazioni per il ripristino
della legalità, e non solo - e
ha visto la luce proprio per
porre fine ad una lacuna
del sistema. Partendo dall’assunto che un sorvegliato
di pubblica sicurezza è privato dell’elettorato attivo e
passivo, cioè non può candidarsi e non può votare
alle elezioni, per quali
motivi, lo stesso soggetto
dovrebbe partecipare alla
campagna elettorale di un
candidato? E di contro, un
candidato eletto con i voti
provenienti da soggetti
malavitosi, come può sostenere e difendere le leggi e
gli interessi dello Stato che
combatte a sua volta la
delinquenza organizzata?
Certo, è oggettivamente
non facile fornire prove di
ciò e, a tal proposito, non
mancano già gli “avvocati
del diavolo” che intravedono nel ddl una più o meno
facile criminalizzazione
della competizione elettorale (vedi Giovanni Orlando
su www.leggiweb.it/articoli). Di sicuro, non sarà
solo una legge, con i suoi
limiti, ad instaurare l’etica e
la moralità, ma il ddl
Lazzati ha buttato un sasso
nello stagno… Certo, se alla
sua approvazione seguissero altre provvedimenti, tipo
la velocizzazione dei processi per mafia, come suggeriscono l’onnipresente
Rete per la Calabria ed il
Movimento dei ragazzi di
Locri “E adesso Amazzateci
Tutti”, o l’adozione del
metodo americano “follow
the money”, con l’antesignana applicazione della quale
fu incastrato Al Capone,
come propone Giorgio
Durante di CalabriaLibre,
le cose andrebbero ancora
meglio. Ma questa è un’altra storia.
Che speriamo di poter raccontare presto.
“Art. 1 Alle persone indiziate di appartenere ad associazioni di tipo mafioso, alla camorra o ad altre associazioni comunque localmente denominate che perseguono finalità o agiscono con metodi corrispondenti a
quelli delle associazioni di tipo mafioso, sottoposte alla
misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, è fatto divieto di svolgere propaganda elettorale in
favore o in pregiudizio di candidati e simboli, con qualsiasi mezzo, direttamente o indirettamente.
Art. 2 Il sottoposto a sorveglianza speciale di p.s. e che,
trovandosi nelle condizioni di cui all’art. 1, propone o
accetta di svolgere attività di propaganda elettorale, e il
candidato la richieda e in qualsiasi modo la sollecita,
sono puniti con la reclusione da uno a sei anni.
Art. 3 Con la sentenza di condanna il Tribunale dichiara il candidato ineleggibile per un tempo non inferiore
a cinque anni e non superiore a dieci, e se eletto, lo
dichiara decaduto. Il Tribunale ordina, in ogni caso, la
pubblicazione della sentenza di condanna ai sensi dell’art. 36 commi 2,3,e 4 c.p. e la trasmissione della stessa sentenza, passata in giudicato, al prefetto della provincia del luogo di residenza del candidato, per l’esecuzione del provvedimento dichiarativo di ineleggibilità o
di decadenza”.
GIUSEPPE LAZZATI
POLITICO E CRISTIANO DI RAZZA
Nato a Milano nel 1909, l’intellettuale cattolico
Giuseppe Lazzati si occupò attivamente di religione e politica. Docente di Letteratura Cristiana
Antica alla Cattolica di Milano, nel 1943 subì la
deportazione in Polonia e Germania e fece ritorno
in Italia nel ’45; fu subito coinvolto a partecipare
alla ricostruzione della vita sociale e politica del
Paese come deputato Dc per due volte, dal 1946 al
’48, nella fase costituente e dal 1948 al ’53 nella
prima legislatura della Repubblica. Su incarico
del futuro Paolo VI - negli anni Sessanta arcivescovo di Milano - dal ‘61 al ’64 diresse il quotidiano cattolico “l’Italia”. In pieno clima di contestazione, dal 1968 al 1983, fu rettore della Cattolica.
Negli ultimi anni della sua vita, con l’associazione
“Città dell’uomo” si dedicò alla riformulazione ed
al rilancio della politica, come attività etica e nobile. Morì nella città natale nel 1986, colpito da un
tumore all’intestino. Aveva settantasette anni ed
era il giorno di Pentecoste.
Calabria Produttiva 95
Se una foto diventa
CALABRIAPREMIA
il quadro... premiato
Una Calabria che produce è possibile. Non soltanto perché è di questo che si occupa
Calabria produttiva, ma soprattutto perché si può constatare che una produzione “altra”
è possibile anche grazie ad essa. La pubblicazione di una foto ha consentito ad un
intraprendente artista, romano d’origine e calabrese d’adozione (essendo sua moglie
originaria di Castrovillari), che un suo quadro ricevesse due premi. L’artista di cui si
parla è Sandro Gritta (la sua creazione è il quadro nella foto). Il Ciac (Centro
Internazionale di Artisti Contemporanei) gli ha conferito il “premio della critica”,
dopo aver esposto il quadro nella Galleria del Bramante a piazza del Popolo (Roma),
in una mostra organizzata dallo stesso centro. Il premio nella IV biennale “Città di
Corinaldo” (Ancona), dedicato a Gabriella Ferri, tenutosi a luglio 2006. Calabria
Produttiva ha avuto l’opportunità di incontrare Sandro Gritta e di condividere la gioia
di ricevere un premio per un “pezzo di Calabria” che finisce in cornice. La soddisfazione è doppia: anzitutto perché la fotografia pubblicata è diventata oggetto di un quadro; poi perché questo quadro è diventato oggetto di un premio. Come essere soddisfatti del nostro lavoro se non (anche) in questo modo?
96 Calabria Produttiva
Hotel Altalia
REDAZIONALE
A
ntonio Romano è
uno di quegli uomini che, nonostante la
prematura scomparsa, ha
lasciato un segno profondo
nella sua terra e nelle persone che lo hanno conosciuto. Nato a Brancaleone
il 5 agosto 1927, da una
buona famiglia borghese
con radicate tradizioni nel
campo forense, dopo avere
svolto gli studi presso i
Gesuiti di Acireale prima
ed all’Università di Roma
poi, si dedica a diverse iniziative imprenditoriali, passando con successo dal settore cinematografico (a
Cinecittà produce qualche
documentario), al settore
petrolifero e a quello turistico alberghiero.
La sua mente vivace, lo
spiccato senso degli affari
ed un profondo amore per
la sua terra lo portano ad
elaborare idee grandiose ed
all’avanguardia per il suo
tempo. Appassionato di
politica, crea un partito e si
candida a Sindaco di
Brancaleone, ottenendo un
largo consenso.
Da primo cittadino mette al
servizio del paese d’origine
la sua capacità imprenditoriale, realizzando grandi
cambiamenti, nuove opere
e creando nuovi posti di
lavoro, tanto che ancora
oggi, a trent’anni dalla sua
scomparsa, è ricordato con
grande affetto e rispetto.
Nella sua mente in continuo fermento, nel frattempo, si fa largo il sogno di
costruire qualcosa di vera-
98 Calabria Produttiva
mente importante, nella
radicata convinzione che il
futuro della sua terra non
possa essere altro che il
turismo. Il sogno si realizza
con la collaborazione di
due giovani, un ingegnere
ed un architetto, che lo aiutano a mettere a fuoco il
disegno, peraltro già ben
chiaro nella sua mente, progettando l’azienda Altalia
che viene costruita sulle sue
proprietà. Si tratta di un
progetto avveniristico per
quei tempi. E’ il 1967.
Ancora oggi, nella provincia di Reggio Calabria non
esistono strutture della
medesima tipologia e capacità ricettiva.
Il plastico viene esposto in
una nota agenzia di viaggi
reggina e ottiene grandi
consensi. Antonio Romano
s’improvvisa ditta e
costruisce in economia il
complesso, iniziando i lavori nel giugno 1969. Il 2
luglio del 1972, dopo mille
difficoltà ed un’attenzione
anche ai più piccoli particolari, viene inaugurato
l’Hotel Altalia, struttura
all’avanguardia per quei
tempi ed ancora oggi attuale. Nel frattempo, proseguono i lavori per la realizzazione del Villaggio con il
porto turistico e l’eliporto,
la cui apertura é prevista
per il giugno 1976.
Purtroppo Antonio
Romano non potrà vedere
ultimato il suo grande progetto. Colpito da infarto,
muore il 27 gennaio 1976
lasciando la moglie e tre
bambini di 9, 5 e 3 anni
nella più completa disperazione e con una situazione
economica molto pesante.
Sarà la moglie Vittoria a
portare avanti l’impresa,
seppur con grandi difficoltà ma con un coraggio
ed una capacità non comuni. Vittoria Pizzi Romano
proviene da un’antica famiglia di proprietari terrieri,
molto nota nella fascia jonica che, nelle migliori tradizioni dell’epoca, la educa
in collegio in funzione
della nobile professione di
madre di famiglia di un
elevato ceto sociale.
Non è difficile immaginare
lo sgomento della donna
davanti al grave lutto che la
colpisce improvvisamente e
prematuramente.
Ma la signora Vittoria, con
il coraggio e l’ostinazione
che le sono peculiari, ritiene giusto che tutto il lavoro
profuso dal marito non sia
vanificato, anche in considerazione del fatto che
tante famiglie, perdendo il
lavoro, possono rimanere
senza mezzi di sostentamento; assume così la direzione del complesso alberghiero e, per 30 anni, lo
porta avanti fino a farlo
diventare un centro che,
ancora oggi, è l’orgoglio
della costa jonica calabrese.
Vittoria Pizzi Romano ha
ricevuto, nel corso degli
anni, numerosi premi perchè “con sensibilità, passione e grande lungimiranza
ha coltivato in una terra
difficile come la Calabria
l’amore per la sua terra, per
le sue tradizioni e soprattutto per la sua accoglienza,
come testimonia il premio
conferitole dal Centro
Europeo Informazioni, il 3
maggio del 2006 a
Catanzaro.