di casa
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Sommario Aut. Tribunale di Cosenza n°699 del 06/12/2001 Quadrimestrale - Anno 7 n°19 copertina ph. piesse Editrice BIG AGENCY Srl Tel. e fax 0984 939891 - [email protected] Amministratore unico PIERO SCIAMMARELLA [email protected] Amministrazione e Redazione Via Pianette - Residence Luna 4 - Montalto Uffugo (CS) Tel. e fax 0984 939891 - [email protected] numero verde 800 134 633 (da lunedi a venerdi dal 9,00 alle18,00 escluso cellullari) Direttore Responsabile ADELE FILICE [email protected] Coordinatrice Editoriale ROSSANA DE ANGELIS [email protected] Hanno collaborato Giuseppe Barbino - Rossana De Angelis Pier Paolo De Salvo - Pilerio Falcone Mimmo Leonetti - Fiorella Lorenzi Franco Maurella - Paola Napolitano Bonaventura Scalercio Antonio Scarcello Fotografie Mauro Ferrari (Ge) - Enrico Mazzitelli (Ge) Piesse - Eugenio Sciammarella Commerciale HECTOR ANGEL COCCIMIGLIO direttore marketing PATRIZIA CURATOLO consulente cs e prov. CESARE CANDILORO consulente kr e prov. Abbonamenti Gianluca Sciammarella - responsabile Telefax 0984 939891 Impaginazione Big agency srl Stampa Stab. tip. De Rose - Montalto Uffugo (CS) chiuso in redazione il 20 marzo 2007 2007 © Big Agency Srl Tutti i diritti riservati. Testi, fotografie e disegni contenuti in questo numero non possono essere riprodotti, neppure parzialmente senza lʼautorizzazione scritta dellʼeditore. La società non si assume nessuna responsabilità sulla veridicità dei dati forniti dalle aziende. Pertanto declina ogni responsabilità per eventuali errori, omissioni o sostituzioni dei dati riportati. Periodico associato allʼ U.S.P.I. (unione stampa periodica italiana) Casa editrice iscritta al R.O.C. n°13098 (registro operatori di comunicazione) 4 Calabria Produttiva 6 8 Voce ai lettori Maria Tolisano e Tina Spizzirri Guida alla casa perfetta di Rossana De Angelis ph. Piesse Itinerari di Bonaventura Scalercio ph. Piesse - Eugenio Sciammarella In viaggio nelle terre alte dello Jonio 24 La città del pane 31 Se gli... alieni sono nel mare Ambiente di Adele Filice ph. fornite da Silvestro Greco Calabria candidata UNESCO Il piccolo mare di casa 16 34 Il buon mangiare di Franco Maurella ph. Piesse Le ricette di nonna Elisa Frittata di patate di Fiumefreddo di Ida Barone 38 di Mimmo Leonatti ph. piesse Santi di Calabria di Rossana De Angelis ph. Piesse Protagonista eccelso della devozione popolare 46 Castelli di Calabria di Pier Paolo De Salvo ph. Piesse - Eugenio Sciammarella Il castello degli specchi 52 Musei di Calabria di Adele Filice e Rossana De Angelis ph. Piesse L’ esodo e la storia narrati dai costumi 58 Chiese e conventi Un gioiello sulla costa napitina di Antonio Scarcello ph. Piesse 62 Profumi di celluloide e d’ Oriente sul Pollino 66 Intervista a Tatti Sanguineti 68 Eventi di Rossana De Angelis ph. Piesse Calabria altrove di Adele Filice ph. Mauro Ferrari - Enrico Mazzitelli Calabria, obiettivo professionale e legame d’ affetto 76 Miscellanea Roma Touring ovvero... l’ impresa dello spettacolo di Fiorella Lorenzi Duecento candeline per la città del futuro di Pilerio Falcone ph piesse Una miscela di classico e tradizionale 80 82 83 di Adele Filice Operazione Principato di Adele Filice ph piesse Intervista a Giuseppe Piccioni Eventi di Rossana De Angelis ph. Piesse 70 84 Teche aperte alla Rai Personaggi di Adele Filice ph. Piesse Saracena-Bronx via Doichlanda 72 Eventi di Rossana De Angelis ph. Piesse 74 Calabria altrove testo e foto di Giuseppe Barbino Un calabrese alla corte di Corbing e King Tutti insieme appassionatamente 92 94 96 Calabria libri di Rossana De Angelis L’edicola di Rossana De Angelis Calabria media di Rossana De Angelis Associazioni di Rossana De Angelis ph. Piesse Storia & storie La riforma calabrese del calendario di Paola Napolitano ph. calendario Piesse Vento di legalità Calabria futura di Adele Filice Calabriapremia Se una foto diventa il quadro premiato di Rossana De Angelis Editoriale Carissime Lettrici e Carissimi Lettori, il cammino di Calabria Produttiva verso il cambiamento continua, ad ogni uscita, e non possiamo non ringraziarVi per gli apprezzamenti ricevuti per le novità del numero scorso. L’augurio, ora, è che possiate continuare ad apprezzare quelli che abbiamo apportato al presente. Novità nella forma, di sicuro, ma anche nella sostanza, con aperture verso orizzonti che cominciano a guardare, con decisione, alle cento, mille Calabrie dell’Italia e del mondo. Per tante notizie negative che, purtroppo, bisogna ancora registrare in tanti settori, c’è però una regione che, seppure a piccoli passi, cresce, ha voglia di guardare lontano, di migliorarsi attraverso il confronto e l’aiuto di altre realtà. È, a tal proposito, che potrete leggere di festival cinematografici, di agenzie di spettacolo romane, di chef di casa nostra ai vertici in esclusivi ristoranti britannici, di tour operator calabrocanadesi. E ancora, di iniziative “aristocratiche”, di splendidi castelli e suggestive chiese, di devozione popolare, autentica come il buon pane di casa nostra. Oltre i numerosi professionisti che riempiono il mondo di qualità calabrese. E in tutto questo, trova spazio un’ulteriore novità, la creazione di un portale di Calabria Produttiva dove, oltre alla rivista on line, potrete trovare un’infinità di notizie belle ed interessanti. Quest’ultima notizia è solo un assaggio; ci sarà da gustarla con maggior pienezza alla prossima uscita. Allora buona lettura a tutti e scriveteci: con la pagina dei Lettori, che abbiamo appena inaugurato, Calabria Produttiva è più vostra che mai. Un cordialissimo arrivederci alla prossima… Calabria Produttiva 5 VOCE AI LETTORI Inauguriamo la rubrica con la pubblicazione di due lettere inviateci da Maria Tolisano di Saracena (Cs) e Tina Spizzirri di Cosenza La Direzione e la Redazione declinano ogni responsabilità circa i contenuti e la veridicità delle lettere pubblicate Dalla signora Maria Tolisano riceviamo e pubblichiamo in versione integrale la seguente lettera. Cari lettori e care lettrici, sono Maria Tolisano, moglie di Cerbini Salvatore del “Centro Moda Pelle”; vorrei esprimere le mie considerazioni in merito al redazionale [pubblicato sul numero 18, anno 6, n.d.r.], nel quale Stefano Guido ha ringraziato mio marito. Il mio intervento vuole sottolineare che quelle belle parole sono tanto dovute quanto inutili; esiste, infatti, una totale incongruenza tra quanto emerge dal redazionale [n.d.r.] e il comportamento, alquanto ostile, tenuto dal signor Guido nei confronti di mio marito, quando era ancora in vita. Basti pensare che un giorno Salvatore, stanco di sopportare l’atteggiamento sempre più scontroso e irritabile del signor Guido, decide di convocare la famiglia per mettere tutti al corrente della situazione che si era venuta a creare: è stata questa l’ennesima occasione in cui il signore ha trattato male mio marito, infatti, pur riconoscendo di essere debitore nei suoi confronti, gli dice di avergli fatto da autista negli anni scorsi quando, in realtà, il fatto di essere stato sempre insieme a Salvatore per il suo lavoro, gli ha permesso di conoscere i segreti e di appren- 6 Calabria Produttiva dere molto del settore in cui opera; ma, appena si rende conto di aver appreso quanto necessario, cambia totalmente atteggiamento nei suoi confronti. Non ha avuto mai rispetto per la sua persona: a soli tre mesi dalla sua scomparsa, in occasione del Natale, ha decorato la vetrina del suo negozio con luci e addobbi; ha provveduto, poi, a farsi tanta pubblicità, mediante volantini, riviste, radio, televisione, ecc. Tutto ciò dimostra che le coccole e le carezze che gli ha fatto fino ad un certo punto avevano un secondo fine, quello di fare il proprio interesse. Credo che quanto detto sia sufficiente a chiarire il motivo del mio sdegno e della mia replica a quelle parole che, sebbene molto profonde, non affondano le loro radici in una realtà all’insegna della gratitudine e della sincerità. Poichè la lettera della sig.ra Tolisano ci è pervenuta pochi giorni prima della stampa, non abbiamo potuto contattare il sig. Stefano Guido, il quale, se vorrà, potrà rispondere sul prossimo numero. La nostra affezionata lettrice ci dà, in pieno stile Calabria Produttiva se ci lasciate passare il termine, due ottime notizie. Gentile Redazione, sono lieta di comunicarvi, in qualità di Presidente dell’Associazione Sportiva Dilettantistica “Arcobaleno” per i Diversamente Abili, con sede a Cosenza, che si è dato avvio alla stagione sportiva - a carattere sia amatoriale sia agonistica – di diverse discipline sportive quali nuoto, tennis, tennis tavolo, tiro con l’arco, atletica, scacchi, dama, arti marziali. I corsi sono tenuti da docenti di Scienze Motorie e Sportive, specializzati dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP) mentre le attività sportive si svolgono presso il Circolo del “Tennis Club” di Via degli Stadi a Cosenza, nei giorni di Martedì e Giovedì, dalle ore 15,30 alle ore 16,30. Desidero comunicare, inoltre, come Delegata provinciale del CIP che, nei pros- simi mesi, sul territorio provinciale - e precisamente nei Comuni di Corigliano, Castrovillari e Spezzano Albanese - saranno resi disponibili i servizi di altre società sportive, affiliate allo stesso Comitato Paralimpico, per un’ulteriore offerta formativo-sportiva. Chiunque fosse interessato ad usufruire di tali servizi può mettersi in contatto con la sottoscritta, al numero telefonico 335/8347356. Sono certa che la divulgazione offerta dalla Vostra rivista alle attività dell’Associazione, troverà forti e positivi riscontri e consensi per la valenza di integrazione sociale e ricreativa che assumono le attività di cui sopra presso chi, da anni, avrebbe voluto e non ha potuto esercitare il diritto di acquisire uno stile di vita sano ed equilibrato, di divertirsi e di stare in buona compagnia. Vi ringrazio per l’attenzione e invio cordiali auguri a tutti voi di buon lavoro. Tina Spizzirri PICCOLI FOTOGRAFI CRESCONO Inviaci le tue foto e le pubblicheremo su Calabria Produttiva (non fate i furbi... solo foto scattate da piccoli fotografi) tramite email (formato jpeg) [email protected] (foto stampate 10x15 - A4) Big Agency srl Via Pianette 87046 Montalto Uffugo (Cs) FOTO NATURALISTICHE STRANEZZE - EVENTI - CENTRI STORICI FOTO CHE PARLANO DELLA CALABRIA - MACRO Il piccolo mare GUIDA ALLA CASA PERFETTA di casa Per un poʼ di relax, un poʼ di movimento o come arredo di lusso, la piscina è sempre più di moda, sia in campagna, che al mare o ai monti. Accorgimenti, soluzioni e consigli per creare, arredare e mantenere in perfetta efficienza lo specchio dʼacqua casalingo 8 Calabria Produttiva C Un tuffo nel passato... he cos’è una piscina? Il termine deriva dal latino piscis, che vuol dire contemporaneamente pesce e vivaio di pesci. Col tempo assunse nuove e differenti accezioni e finì per indicare un bacino d’acqua posto nell’atrio della casa e un gran bagno per nuotare all’aperto. L’accezione attuale è legata alla funzione di grande vasca da bagno inserita all’interno di un contesto domestico. Furono senza dubbio gli antichi romani che, per primi, sperimentarono diversi modi di costruirle, diventando dei veri e propri specialisti. Grande cura era rivolta alla scelta del terreno, in cui le vasche si collocavano, e alla funzione che dovevano GUIDA ALLA CASA PERFETTA svolgere. Columella (Lucio Giunio Moderato), autore latino del I secolo d.C., nella sua opera De rustica, descrive minuziosamente i vari tipi di piscina che, inizialmente, erano sfruttati come vivai. Egli sottolinea come la costruzione e la forma delle piscine cambino in relazione alla natura del luogo in cui sono costruite. Fondamentale era la composizione e conformazione delle coste: le piscine costruite sui lidi piani e limacciosi dovevano essere diverse da quelle realizzate sulle spiagge arenose o sulla roccia. La differenza dipendeva anche dalle razze di pesci allevati. Columella indica, inoltre, i modi in cui occorre mantenere puliti gli impianti, per rallentarne quanto più possibile il degrado. Ci infor- ma anche sulla profondità delle vasche, su come avvenisse il ricambio dell’acqua ormai priva d’ossigeno dopo un certo tempo, attraverso appositi canali, e sulla costruzione di spazi all’interno delle vasche stesse nei quali i pesci potessero trovare riparo durante le ore più calde della giornata. Diversa era invece la funzione delle piscine che venivano costruite all’interno delle terme. Luoghi privilegiati per le interazioni sociali, le terme erano il posto preferito dei romani per incontrarsi, chiacchierare e parlare di affari, nonché per sanare e tonificare il proprio corpo. Loro è infatti il motto “mens sana in corpore sano”. In seguito all’espansione dell’Impero, grandi e monumentali complessi termali furono costruiti ovunque, anche in territori molto distanti da Roma, segno non soltanto della ricchezza e dello sfarzo imperiale, ma anche di modi particolari di vivere il quotidiano. Oltre alle vasche poste all’interno della struttura, era possibile trovare nelle terme una grande piscina esterna, come è testimoniato dai resti delle terme di Diocleziano a Roma. ...per riemergere nel presente Oggi le piscine sono strutture adibite a funzioni pubbliche o private, a seconda del luogo che le ospita. Inserite all’interno di strutture pubbliche, le piscine conservano un ruolo legato alla cura del corpo, perdendo la funzione di luoghi di Calabria Produttiva 9 GUIDA ALLA CASA PERFETTA incontro, predominante in passato. Spesso sormontate da grandi padiglioni, e troppo spesso relegate in zone periferiche delle città, dunque lontane dai centri più importanti per le relazioni sociali, le piscine pubbliche fanno proprio il motto latino. Dedite alla cura del corpo, si isolano invece dalla possibile funzione sociale. Il legame con l’antichità si evince dall’e- 10 Calabria Produttiva spressione “quante vasche hai fatto oggi?” per quantificare l’attività fisica e richiamare alla struttura originaria di bacino di acqua artificiale. Negli ambienti domestici, invece, le grandi vasche romane si trasformano in luoghi dedicati al rilassamento psicofisico e al tempo libero. La funzione e la struttura dipendono dallo spazio di cui si dispone e dal luogo in cui si abita. Una piscina sulla costa impone restrizioni diverse rispetto alla stessa piscina costruita in una zona montana, restrizioni dovute sia al clima che al tipo di terreno. La funzione sociale in ambito domestico è trasferita alla proprietà di costituirsi come status symbol, al pari di un’automobile o di un gioiello. È per questo che le modalità di costruzione variano non soltanto in relazione alle tecniche e ai materiali utilizzati, ma anche al prestigio che una piscina deve garantire alla casa che la ospita e, di conseguenza, a chi la possiede. Il mercato offre dunque soluzioni diverse; c’è (come in ogni altro settore) soltanto “l’imbarazzo della scelta”. Se si dispone di poco spazio intorno alla casa e poco tempo da dedicare GUIDA ALLA CASA PERFETTA alla manutenzione, il mercato offre la possibilità di costruirsi uno stagno balneabile. Questo ripropone le stesse dinamiche di formazione, per quanto riguarda la costruzione, e di utilizzo degli stagni naturali. È costituito da una zona di acqua di grande profondità, una zona di profondità media e una piatta. Ognuna può essere allestita con piante acquatiche, che aiutano a mantenere pulita l’acqua e a creare un ambiente ricco di microrganismi (adatto anche alla vita di determinate specie di pesci). La pulizia dell’acqua è garantita anche dai flussi e dalle correnti che si creano attraverso gli strati di breccia di cui si compone. I vantaggi di questo tipo di piscina, costruita con materiali ecologici, riproponendo ambienti naturali, consistono in una perfetta integrazione con il paesaggio, soprattutto se ci si trova in zone montane o di campagna, e nella manutenzione autonoma, affidata all’ambiente floreale ricreato al suo interno, che consente anche un continuo e naturale dosaggio del cloro, senza necessità di aggiunte, senza cambiare l’acqua. Lo stagno balneabile, inoltre, si trasforma costantemente durante le stagioni, offrendo spesso uno spettacolo di colori e di odori impareggiabile. Anche una piscina già esistente potrebbe essere così trasformata. Maggiore attenzione, sia nella fase di costruzione che in quella di manutenzione, si deve garantire, invece, alle piscine artificiali, le cui vasche vengono costruite e inserite direttamente nel terreno. I materiali più comunemente usati sono cemento armato, vetroresina o metalli ottimali. Ovviamente, il tipo di materiale così come la forma dipendono dal luogo in cui la piscina sarà costruita, all’interno dell’ambiente domestico oppure all’aperto. Le soluzioni dipendono sia dallo spazio a disposizione, sia dalla gamma di prodotti e servizi della ditta cui ci si rivolge. Naturalmente, alcuni materiali (la muratura) danno garanzie maggiori rispetto ad altri, ma le soluzioni sono diverse e per tutte le tasche. Le piscine fuoriterra sono scelte, invece, da chi vuol concedersi un lusso, ma non possiede spazio o possibilità economiche notevoli. Versatilità, robustezza, estetica gradevole e gestione economica, nonché funzionalità e affidabilità, sono i suo tratti caratteristici. Per la costruzione, è solitamente sufficiente acquistare il kit di montaggio e seguire le istruzioni allegate. Queste piscine sono costituite da due elementi di base: una struttura portante e un telo impermeabile in un unico pezzo, chiamato liner. Elastico e resistente ai prodotti chimici come ai raggi ultravioletti, il liner è confezionato in tessuto vinilico o poliestere e ha spessore variabile da 0,75 a 1,5 mm. Può essere saldato in opera quando misure o forme particolari della vasca lo richiedano. Il costo piuttosto ridotto, la possibilità di montare e smontare la vasca a piacimento, senza ricorrere ad alcuna opera edile, favoriscono la diffusione della piscina fuoriterra. Ovviamente, essendo basate su elementi modulari, le vasche sono sempre vincolate a precise forme geometriche (in genere rettangolari, circolari, esagonali, ottagonali). La profondità dell’acqua non può superare il metro o il metro e mezzo, anche se è possibile ottenere profondità diverse sagomando il telo secondo le dimensioni desiderate o scavando il terreno in modo che la struttura sia esattamente contenuta. Manutenzione Se si trova all’aperto, dopo la forzata pausa invernale, occorre riportare la piscina ad essere una piacevole oasi di relax. È necessario lasciarla piena di acqua anche durante i mesi di non utilizzo, perché il peso di questa costituisce una Calabria Produttiva 11 GUIDA ALLA CASA PERFETTA spinta contraria alle pressioni del terreno che altrimenti potrebbero danneggiarla. Innanzitutto, occorre ripulire il filtro dell’acqua (dopo aver svuotato completamente la vasca), poi procedere alla pulizia del bacino, rimasto coperto per mesi, pulendo le pareti e controllando gli impianti. Infine, si riempie la vasca. Dopo aver raggiunto il livello di riempimento ottimale, occorre mettere in funzione l’impianto di filtraggio e procedere con un trattamento di disinfezione dell’acqua, assicurandosi che il valore di pH oscilli tra 7,2 e 7.6. Questo per evitare che l’acqua diventi scura, rossa o torbida prima della fine della stagione. L’allestimento dell’ambiente circostante la piscina è variabile, sia in base allo spazio disponibile che alla funzione che deve assolvere. In una piscina all’aperto è possibile l’arredo con 12 Calabria Produttiva accessori come scalette, docce prefabbricate e il trampolino, nonché mobili da giardino e piante. Esiste, infatti, tutta una serie di modelli di arredo per la dislocazione di piante intorno alle vasche, così come tipi di piante più adatte rispetto ad altre. Quando l’acqua si colora Piuttosto che stabilizzarsi su un colore blu cristallino, l’acqua assume talvolta colori diversi. Responsabili del colore verde opaco sono le alghe verdi, che contribuiscono anche a rendere scivolose le superfici della vasca. La premessa di ogni trattamento è controllare il pH e riportarlo fra 7,2 e 7,6, immettendo acido cloridrico direttamente in vasca, lontano da parti in acciaio o cromate. L’acqua verde traslucida indica la presenza di rame, dovuta a un problema chimico o a un problema di natura meccanica (comprensibile attraverso un’analisi dei pH). Se si è dinanzi al primo caso, allora il pH risulterà basso, dunque acido. Il colore verde-blu traslucido é dovuto a una corrosione delle parti in rame delle tubature. Se invece il problema è di carattere meccanico, significa che è in atto un’erosione delle parti in rame delle tubature. Se l’acqua si colora di marrone responsabili sono la presenza di ferro o lo sviluppo di alghe della stessa tonalità; se cosparsa di macchie nere responsabile è la presenza di manganese. L’acqua color rossastro, invece, indica tracce di ferro con presenza di ruggine. Tutte situazioni risolvibili attraverso una purificazione dell’acqua e rigenerazione del pH ottimale, così come si può fare controllando l’impianto. Se l’acqua è torbida, significa che contiene materiali in sospensione. Se questo intorbidamento è dovuto alla durezza dell’acqua, è consigliabile cercare di fermare la precipitazione delle componenti calcaree (eliminate grattando pareti e fondo con spazzole), impiegando un prodotto adeguato, come i polifosfati. L’inserimento di un addolcitore per ridurre la quantità di calcare nell’acqua di reintegro sarà un buon accorgimento. Se invece l’intorbidamento è originato da altri fattori, occorrerà effettuare il consueto trattamento con cloro, controllare il funzionamento e la condizione del filtro e infine risistemare il pH. È in ogni caso consigliabile coprire la vasca durante le ore notturne. Una semplice copertura, anche leggera, oltre che proteggere la piscina da foglie e detriti portati dal vento, manterrà più a lungo il calore accumulato dall’acqua durante il giorno. In viaggio ITINERARI nelle terre alte dello Jonio Un itinerario variegato ed una miscellanea di notizie, che spaziano dallʼantica Sybaris alle colture idroponiche, passando per Codice Purpureo, clementine, liquirizia e castelli ducali, tratteggiano le esclusive ricchezze della Sibaritide, Rossano e Corigliano 16 Calabria Produttiva I ITINERARI l calabrese distratto può oggi contemplare la bellezza della propria regione attraverso la descrizione che appare nei diari di viaggio di viandanti stranieri. Tanto più che i tempi in cui lo straniero rappresentava una minaccia appaiono lontani. Ne è testimonianza, non più temibile, nell’Alto Jonio cosentino, il castello ducale di Corigliano, edificato nella seconda metà dell’XI secolo, nell’ambito della rete di fortificazioni con cui i Normanni controllavano il territorio assoggettato. Ricordo di quel tempo sono i cosiddetti sotterranei, resi visibili dalle prime operazioni di restauro effettuati nel biennio 1987-88. I lavori, completati nel 2002, furono resi necessari per lo stato di degrado in cui versava la fortezza, simbolo nei secoli del prestigio delle famiglie Sanseverino, Saluzzo e Compagna. La visita al castello invita a riflettere su un’epoca di cui è emblema una finestra, quella che si affaccia sulla cappella Sant’Agostino che, nell’antichità, si dice, consentisse alle nobildonne di assistere alla messa senza mescolarsi con il popolo. La popolazione, tenuta a distanza dal Potere, si è legata alla terra con la sua ricchezza e i suoi problemi, i quali, però, riguardano l’Italia intera. Parlando del sistema agrumicolo italiano e delle sue cicliche crisi, il raffronto, d’obbligo, è col sistema spagnolo, il quale, grazie alla sinergia di università e centri di ricerca, ha saputo superare la crisi determinata dal virus della “tristeza” degli anni Sessanta, tanto da offrire oggi una gamma di coltivazioni che garantisce la produzione su un arco temporale molto ampio. La concorrenza rinvia alla questio- Calabria Produttiva 17 ITINERARI ne della tutela di una produzione tipica come quella delle clementine di Corigliano, una delle componenti trainanti del settore ortofrutticolo della Sibaritide, già evidenziata nel novembre 1996 dalla Commissione Agricoltura della Camera, quando si denunziò l’immissione da parte della Spagna di clementine “affogliate” (con foglie e peduncoli) come clementine della Piana di Sibari. Ma se è possibile confondere i prodotti della terra, ciò non può accadere con le vicende storiche, accadute e sedimentate in un territorio. Vicina a Corigliano è la città di Rossano, una miniera d’arte e di cultura bizantina. Nel Museo diocesano di Arte sacra se ne conserva 18 Calabria Produttiva un eccellente esempio, il Codex purpureus, un evangelario greco del VI secolo. Di origine mediorientale, fu trasportato probabilmente da qualche monaco in fuga dall’Oriente, nei secoli IX e X, durante l’invasione araba. Rimasto nascosto per lunghi secoli nella Cattedrale, e “riscoperto” ai primi dell’Ottocento, è considerato fra i più antichi testi del Nuovo Testamento: la sua importanza venne difesa nell’ultimo ventennio di quel secolo ad opera soprattutto degli studiosi Oscar von Gebhart e Adolf Harnack. Si tratta di 188 pergamene di color rosso porpora, contenenti il testo greco - in inchiostro d’oro e d’argento - dei vangeli di Matteo e Marco. Le miniature presentano delle origi- nalità, tra le quali alcune misteriose: ad esempio, la figura dell’apostolo Giovanni, nel testo molto giovane, è rappresentato invece come vecchio, calvo e con la barba (qualcuno ha ipotizzato che lo si sia voluto rappresentare in età avanzata, quando scrisse il suo vangelo). A Rossano, il Congresso internazionale di studi su San Nilo, nel 2005, e le celebrazioni, nell’anno precedente, del millenario della sua morte, hanno ricordato uno dei personaggi più illustri della storia della Calabria bizantina e del monachesimo greco. Cinquant’anni prima della divisione tra la chiesa cattolica e quella ortodossa, Nilo fondò un cenobio greco a venti chilometri da Roma, il monastero italo- bizantino di Santa Maria di Grottaferrata, un luogo “ove radunare tutti i suoi fratelli e i dispersi suoi figli” (si legge nel Bios, anonimo ma attribuito al suo allievo san Bartolomeo). Oggi i “figli” ITINERARI di quel vegliardo rossanese rappresentano un tramite per l’incontro ecumenico tra le culture religiose dell’Occidente latino e dell’Oriente ortodosso. Ma cultura, in senso proprio, è anche quella alimentare. Si pensi alla liquirizia, che cresceva in gran quantità nei latifondi della famiglia Amarelli: questa ne avviò la commercializzazione già nel XVI secolo. In un antico palazzo ha sede il Museo della liquirizia, dove si può ripercorrere la storia dell’azienda, tra i preziosi attrezzi che servivano all’estrazione e alla lavorazione della liquirizia a partire dai primi metodi artigianali fino a quelli moderni, nonché documenti che attestano la stesura di contratti con i fornitori e veri e propri libri contabili. Il museo Amarelli, con altri trentasei associati – tra cui la Ferrari – ha aderito ad un’ambiziosa iniziativa, l’Associazione italiana Musei e Archivi d`impresa, che aspira a diventare paradigma di sviluppo sociale e culturale. Dalla storia all’archeologia, il passo – all’indietro – può essere breve. Un po’ più a nord si trova Cassano, nell’antichità colonia di Sibari, le cui acque termali, erano già apprezzate da Greci e Romani. Di esse si è recuperato l’uso soltanto a partire dagli anni Settanta, con la costruzione di un moderno stabilimento. Indicate per alcune patologie, queste acque mediominerali derivano da cinque sorgenti che scaturiscono affiancate per circa cinquecento metri. Il loro utilizzo è vario: come bibita, bagni, fanghi, inalazioni, idromassaggi per cure otorinolaringoiatriche, broncopolmonari, ginecologiche e cutanee. La complessità delle virtù terapeutiche delle acque termali di Cassano fa il paio con le vicende storiche legate ai luoghi della Sibaritide. Qui la civiltà enotria vi ebbe la massima fioritura nell’Età del Ferro, spazzata poi via dall’arrivo dei coloni greci dall’Acaia. Sibari, polo commerciale dell’area, nei traffici con l’Asia Minore, venne stretta d’assedio dai Crotoniati, che la rasero al suolo. I Sibariti superstiti ottennero Calabria Produttiva 19 ITINERARI 20 Calabria Produttiva ITINERARI poi il sostegno di Atene, che fondò una nuova colonia, Turi, sullo stesso sito di quella distrutta. I resti della città magnogreca vennero scoperti nel 1932 e scavati, in maniera sistematica, a partire dal 1969. Il cantiere forse più importante è quello oggi conosciuto come sito del Parco del Cavallo, con monumenti d’età romana; altri, ugualmenti noti, sono il Prolungamento strada e quello della Casa bianca, che conserva una zona edificata nel IV secolo a.C.; nel cantiere di Stombi si ammirano edifici e monumenti della città d’età arcaica. Ma Sibari è oggi terra anche aperta ad innovazioni, come le colture idroponiche, alle potenzialità delle quali recentemente Affari e Finanza ha dedicato un interessante servizio: garanzia di produzioni più ricche, qualità controllata e rispetto dell’ambiente. Ma l’opportunità di questa coltivazione è comunque al centro di discussioni etiche. Un’opinione positiva è sicuramente quella di Renzo Caligiuri, cavaliere del lavoro, che ha fondato negli anni Cinquanta, col fratello Agostino, Torre di Mezzo, azienda che oggi punta sulla tecnologia avanzata, avendo destinato nel 1997, nella piana di Sibari, ben nove ettari di terreno alla coltivazione idroponica con sistema Nft (Nutrient Film Tecnique, ossia coltivazione in mezzo liquido): caso unico in Italia. Da qui, tra l’altro, partono i pomodorini (varietà Sungold) per l’Inghilterra, laddove questi sono utilizzati per i cocktails a mo’ di ciliegine: una Calabria da bere? Calabria Produttiva 21 La Bisanzio di Calabria ITINERARI C onosciuta anche con gli appellativi di la “città bizantina” o la “Ravenna del Sud”, Rossano è un’estesa cittadina dello Jonio, in provincia di Cosenza. La vicinanza a Sibari fa ipotizzare che, in epoca magnogreca, gravitasse nell’orbita sibarita. Altra ipotesi, che darebbe un’origine anche al toponimo, è quella avanzata dall’archeologo Paolo Orsi che vuole far derivare le origini della città dall’edificazione di una villa romana appartenente alla gens Roscia. In ogni caso, alcuni documenti attestano l’esistenza di Rossano intorno al IV secolo dopo Cristo; qualche storico dell’antichità, anzi, parla di Rossano come scalo di Turio; quindi l’espansione della città verso la collina sarebbe da datare in epoche successive. Con l’unità d’Italia e le mutate condizioni politiche e sociali, Rossano fu amministrata da una serie di politici che la portarono a rivivere gli antichi splendori dei secoli passati. La costruzione della ferrovia favorì il popolamento del territorio vallivo e costiero. Si creò, quindi, un’altra 22 Calabria Produttiva Rossano, quella dello Scalo e poi un’altra ancora, ad opera dei numerosi cittadini emigrati in Argentina. Il flusso migratorio favorì a quel tempo (inizi del Novecento) la ripresa dell’economia, grazie anche alle rimesse dall’estero. Subito dopo la caduta del regime fascista, Rossano tornò ad esprimere le sue simpatie ai governi di sinistra ma nonostante il forte impegno amministrativo e sociale dei rappresentanti politici, le condizioni economiche, davvero gravi, continuarono a perdurare. Con i finanziamenti pubblici previsti dalla legge speciale sulla Calabria, il Comune riuscì in qualche modo a risollevare le condizioni economiche. La storia più recente di Rossano descrive una città che si sta evolvendo, da un punto di vista economico e sociale. L’economia rossanese è molto ben rappresentata dal settore agricolo; davvero estese le coltivazioni di agrumeti ed oliveti; un elemento di spicco è la produzione tipica di una varietà di oliva, detta appunto “la dolce di Rossano”. Di conseguenza è rilevante l’attività delle aziende di trasformazione, soprattutto quella olearia e quella conserviera. Nota, da qualche anno anche fuori nazione, la produzione di agrumi e di clementini, ormai richiestissimi dappertutto ma che devono sfidare la concorrenza, molto spesso sleale, di altri Paesi dell’area mediterranea. Una menzione a parte, per i settori che coinvolge simultaneamente - si spazia infatti dall’agricoltura alla lavorazione e conservazione alimentare, dalla cultura al turismo - merita l’industria della liquirizia, rappresentata a Rossano dalla dinastia degli Amarelli. Costoro, infatti, già tre secoli addietro diedero vita ad un’azienda per la trasformazione della radice. L’impegno dei vari discendenti, le innovazioni tecnologiche apportate nel corso del tempo, unite ad un costante rispetto per la tradizione, portano oggi la Amarelli ad essere cono- sciuta in tutto il mondo. E’ indubbiamente città d’arte e il turismo culturale può diventare davvero una carta vincente. I gioielli dell’arte Centottantotto fogli, probabili resti di un ben più consistente volume, di color porpora, che contengono parti dei Vangeli scritti in greco a caratteri d’argento e d’oro, miniati con sacre scene e figure, compongono l’autentico tesoro di Rossano, conservato nella Cattedrale, che è l’Evangelario purpureo, più conosciuto presso gli studiosi come Codex Purpureus Rossanensis o volgarmente detto Codice Purpureo. Un’altra bellezza di cui la città può essere fiera è la Chiesa bizantina di San Marco, risalente al X secolo. All’interno si conservano un prezioso frammento di affresco raffigurante la Vergine Odigitria, un’acquasantiera in pietra dell’XI secolo e un’antica campana. Nella piazza campeggia ITINERARI una scultura del Leone di San Marco. Di grande interesse è pure la Chiesa della Panaghia, con la caratteristica abside, la bifora e decorazioni di cotto che ricordano il motivo ornamentale della spina di pesce. Antichissima la Chiesetta della Madonna del Pilerio, nei pressi dell’antica Porta Rupa, con l’abside rivolta a levante. La Chiesa di San Nilo, invece, ha avuto alterne vicende per via delle condizioni economiche in cui versava il paese al momento della costruzione e dove sono stati solenni i festeggiamenti per il millenario del Santo; a questo proposito è opportuno aggiungere che al Santo è stato intitolato anche un parco letterario. Indubbiamente la figura di San Nilo è già per se stessa significativa ma se a ciò si aggiunge che egli ha contribuito alla conoscenza diretta della sua Rossano, i meriti diventano, se possibile, ancora maggiori. L’elenco delle chiese è ancora lunghissimo ed è quasi impossibile elencarle tutte ma non si possono non ricordare il complesso monastico di Santa Maria del Patire, circondata da un bosco, cenobio basiliano di grandissimo pregio estetico ed immenso valore artistico, con un preziosissimo pavimento a mosaico e tre absidi circolari che gli fanno corona all’esterno, e poi la cattedrale dedicata alla Santissima Achiropita che sorge in piazza Duomo, il cui interno si presenta davvero sontuoso con tre navate e colonne rivestite di marmi policromi. Vi è conservata l’icona bizantina dell’Achiropita che risale all’VIII secolo e che la tradizione vuole dipinta non da mano umana come dice il nome - ma dalla Vergine stessa. E tanto per restare nell’ambito di una presentazione sintetica ma significativa della specificità storico-artistica rossanese, è importante ricordare qualche altro monumento come la Torre Sant’Angelo (foto in alto), edificio del XVI secolo costruito per l’avvistamento, la cui forma, davvero singolare, ricorda una stella mentre i bastioni sono a punta di diamante; il casino Amarelli, oggi sede del Museo della Liquirizia; la fontana della Sirena e la colonna di Sant’Isidoro e poi tantissimi palazzi nobiliari e zone di interesse archeologico a cui fa da naturale complemento una miriade di manifestazioni religiose e folkloriche che affondano le radici in un passato davvero remoto ma ancora presente e vivo. Calabria Produttiva 23 La città del pane IL BUON MANGIARE 24 Calabria Produttiva L IL BUON MANGIARE Eʼ Cerchiara di Calabria, oggi facente parte dellʼassociazione nazionale che raggruppa le città dove intensa e viva è la tradizione della panificazione. Tradizione che per il piccolo centro ionico significa lavoro, turismo, orgoglio e notorietà in tuttʼItalia a Calabria fu definita dal Barrio e dall’Ughelli come una Tebaide, per il numero stragrande di monasteri e di monaci che la popolarono per tutto il Medioevo. Dal secolo VII e fino all’avvento dei Normanni, nel 1054, furono presenti in Calabria solo monaci greci e bizantini, impropriamente detti Basiliani. Una delle aree in cui trovarono ospitalità i monaci - incalzati dagli Arabi nel secolo VII e sotto i colpi dell’iconoclastia nel secolo seguente - fu quella delle grotte ai piedi del Monte Sellaro, territorio di Cerchiara di Calabria, dove condussero vita ascetica fin dal secolo IX. La graziosa cittadina dell’Alto Jonio cosentino, arroccata a circa 650 metri di altezza sulle estreme propaggini orientali del Pollino, era nota soprattutto per i monasteri greci e, tra questi, il più famoso resta quello di Santa Maria delle Armi. Il monastero, grazie alla sacra immagine achiropita (aggettivo di derivazione greca che si riferisce ad immagini sacre di origine miracolosa, cioè che si ritengono dipinte non da mano d’uomo, ndr) della Madonna, divenne Santuario e conferì a Cerchiara una notorietà che varcò i confini regionali. Fino a qualche anno fa, per tutti Cerchiara era la città del Santuario di Santa Maria delle Armi. Oggi la notorietà è accresciuta grazie ad un prodotto tipico della tradizione locale che, tramandato di generazione in generazione, ha saputo imporsi all’attenzione nazionale, il pane. “Il pane è molto più di un alimento: è un simbolo che racchiude molteplici significati, anche sacri. Da millenni è l’emblema stesso del nutrimento, del corpo e dell’anima, dell’unione e dell’amicizia. Offrire o condividere un pezzo di pane è la forma più sempli- Calabria Produttiva 25 IL BUON MANGIARE 26 Calabria Produttiva ce e autentica dell’accoglienza, della fratellanza, della predisposizione all’altro”. Questo, ed altro, recita la brochure dell’Associazione “Città del Pane”, nata per aggregare le realtà che condividono tali principi e per difendere e rivitalizzare la panificazione tradizionale, con la consapevolezza che il pane, oggi non meno di un tempo, possa essere uno strumento di coesione e valorizzazione delle proprie comunità. Del resto, il pane, la sua presenza sulla tavola sono, nell’immaginario collettivo, tra i riferimenti più immediati della civiltà, cultura e tradizione nostre. In Calabria, l’unico comune a far parte dell’associazione “Città del Pane” è Cerchiara di Calabria. Il suo legittimo ingresso nell’associazione nazionale, è dettato dalla capacità di conservare gelosamente le tradizioni di panificazione. Tre le mosse, tutte di primaria valenza, che hanno contribuito a dare spessore e consistenza alle legittime aspirazioni di Cerchiara per imporsi nel panorama nazionale della panificazione di qualità e di tipicità tradizionale. La prima: il Pane di Cerchiara si fregia del marchio del Parco Nazionale del Pollino, che lo ha adottato come prodotto tipico dell’area montana e lo ha inserito tra quelli da proteggere. La seconda: l’ingresso a pieno titolo tra le “Città del Pane” di cui fanno parte città e comuni di rilievo nazionale come Mantova, Genzano di Roma, Ferrara, Chioggia, Vasto, Lecce ed altre. La terza mossa, forse la più importante – che ha consacrato il pane di Cerchiara tra quei prodotti tipici di valenza nazionale - la selezione dello Slow Food all’ultimo Salone del Gusto di Torino. In quella occasio- IL BUON MANGIARE ne, il Pane di Cerchiara si è affermato ed è stato particolarmente apprezzato per il suo sapore intenso di pane cotto nel forno tradizionale e per la fragranza che emana appena sfornato. I… segreti del Pane di Cerchiara Piccoli riti e gesti quotidiani delle antiche massaie, che si tramandano di generazione in generazione, costituiscono il segreto della bontà del pane di Cerchiara. Una prima particolarità risiede nella forma a gobba e nella pezzatura, solitamente di circa tre chili. E’ proprio la grossa forma, unita al lento raffreddamento del forno a legna, che conferisce alla pasta la giusta cottura, la morbidezza ed il sapore, conservato fino a quindici giorni dopo essere stato sfornato. I segreti del pane di Cerchiara? Intanto l’impa- sto: un sessanta per cento di farina bianca ed il restante quaranta di crusca, amalgamati per circa due ore con acqua rigidamente di sorgente. Poi la cottura. Il forno, a volta ed in mattoni refrattari, viene riscaldato con legna di quercia e faggio fino a raggiungere la temperatura ottimale per la cottura: trecento gradi. Dal forno viene poi tolta la brace ed il pavimento viene pulito con lo scupolo, una lunga asta alla cui sommità sono legati alcuni stracci bagnati. Tutto è pronto perché le abili mani della fornaia, dopo avere lavorato la pasta ed inciso sulla forma un beneaugurante segno di croce, inforni la pasta lievitata. Durante le quattro ore di cottura, i mattoni refrattari restituiscono lentamente il calore accumulato, consentendo la doratura esterna del pane e la sua ottimale cottura. La preparazione del lievito madre Un ruolo fondamentale, nella preparazione del Pane di Cerchiara, è costituito dall’utilizzo del lievito madre, quello che in calabrese viene definito levatina o ” u’ lvat’ ”. Per la sua preparazione sono necessari, come ingredienti, tre etti di farina, un tuorlo d’uovo e cinque grammi di lievito di birra. Per la preparazione, s’impasta il tutto con acqua appena tiepida e si fa lievitare per cinque-sei ore. La mattina seguente, si aggiunge metà farina rispetto al peso dell’impasto, più il cinquantacinque per cento di acqua rispetto al peso totale della farina; s’impasta ancora e si fa riposare a temperatura ambiente fino al mattino successivo. Si ripete quest’operazione al mattino ed alla sera fino a raggiungere i due – due chili e mezzo d’impasto (si aggiunge sempre una quantità di farina pari alla metà del peso dell’impasto del lievito madre e in più il cinquantacinque di acqua rispetto al peso totale della farina. Accorgimento importante: in quest’operazione non si aggiunge mai il sale. Una volta ottenuto il lievito madre, si depone la sera nell’impastatrice aggiungendo otto chili di farina ed acqua tiepida nella misura del cinquantacinque per cento; dopo aver effettuato l’impasto, si tolgono due etti di pasta, da usare come lievito madre per la prossima panificazione. Il lievito madre rimasto si conserva in una terrina con un po’ di olio sopra, in frigorifero od in luogo fresco, al massimo per quindici giorni, altrimenti bisogna rinfrescarlo con farina ed acqua tiepida. Per la preparazione del pane, si aggiunge acqua salata all’impasto rimasto nell’impastatrice e si lavora ancora per cinque minuti; si fa lievitare nel- Calabria Produttiva 27 IL BUON MANGIARE l’impastatrice tutta la notte. All’alba del giorno seguente, s’impasta ancora per cinque minuti; infine si confezionano le pagnotte che, a loro volta, si lasciano lievitare ancora una o due ore a seconda della stagione e della temperatura, dopo di che, si infornano. 28 Calabria Produttiva Il forno Può assomigliare ad una cupola, la cui base misura all’incirca 1,65 metri di diametro. Con questa dimensione, il forno può contenere circa quaranta pagnotte, messe assai vicine una all’altra. Se non si possiede il pirome- tro, l’attrezzo che permette di conoscere la temperatura idonea a cuocere il pane, ci si affida ad antichi accorgimenti della tradizione: si introduce nel forno un bastone di legno piuttosto lungo, alla cui punta viene avvolto un foglio di giornale e lo si lascia, a mezza altezza, per circa 30 secondi. Nel riportarlo fuori dal forno, si verifica il colore assunto dal foglio di carta: se è diventato marrone, il colore è giusto, corrispondente a quello che avrà il pane una volta tirato fuori dal forno, dopo esservi rimasto a cuocere per circa IL BUON MANGIARE un’ora. Se la carta di giornale assumerà un colore pallido, il forno non sarà sufficientemente caldo, sì da richiedere l’accensione di qualche altra fascina. Se la carta di giornale risulterà di colore scuro, quasi pronta a bruciare, vorrà dire che è troppo caldo e, quindi, bisognerà lasciar passare svariati minuti per ottenere il necessario abbassamento della temperatura. Prima di infornare il pane, occorrerà pulire il piano del forno, dopo aver accantonato la brace ai bordi, vicino all’imboccatura e quindi dopo avere passato uno straccio bagnato sul pavimento del forno. Successivamente, si pulisce accuratamente con una scopa bagnata, la superficie infuocata sulla quale saranno poggiare le pagnotte. Quest’ultima operazione avviene con l’ausilio di una “leggera” pala in legno, dal manico lungo, che servirà anche per estrarre il pane dal forno, dopo la cottura. Le aziende ed il mercato E’ con una punta di legitti- Calabria Produttiva 29 IL BUON MANGIARE dotto tipico e suggerito ai clienti come “bontà della tradizione”. Un piccolo miracolo, suggerisce ancora l’assessore, nato dal buonsenso e dal buongusto di gente che ha creato piccole imprese familiari, che oggi danno lavoro a circa 50 persone, attingendo alla tipicità della tradizione, valorizzandola e monetizzandola. I fornai di Cerchiara Le sette aziende familiari che si occupano di panificazione, a Cerchiara, hanno il merito di aver creduto nell’importanza di recuperare e tramandare un’antica tradizione locale. E’ loro il merito di aver contribuito a far conoscere Cerchiara oltre i confini della Calabria ed aver dato l’opportunità alla piccola comunità cerchiarese di beneficiare anche di flussi turistici incrementati dalla notorietà creata dal Pane. mo orgoglio che l’assessore al turismo ed all’ambiente, Giacomo Carlomagno, evidenzia la conduzione familiare delle sette aziende panificatrici di Cerchiara. Tutte aziende condotte da donne. E’ l’altra importante particolarità. La bontà del pane che sfornano quotidianamente, la lavorazione artigianale che conferisce un sapore intenso, la fragranza che non sfugge ai buongustai e, soprattutto, la peculiarità di conservare integro il suo sapore per circa quindici giorni, hanno fatto sì che il Pane di Cerchiara si affermasse ben oltre i confini del comprensorio. Ogni giorno, diversi furgoni carichi di pane, partono diretti in Lombardia, Piemonte, Emilia. In quei mercati viene indicato come pro- 30 Calabria Produttiva Li citiamo, in stretto ordine alfabetico, per ringraziarle come benemerite aziende, anche, di promozione turistica. Panificio Bruno Cerchiara – Contrada Pantano Panificio Cirolla Piana di Cerchiara Panificio Costa Cerchiara Paese Panificio Monti Piana di Cerchiara Panificio Mauro Cerchiara Paese Panificio Ramundo Piana di Cerchiara Panificio Vito Cerchiara Paese (che ringraziamo per averci dato la possibilità di realizzare il servizio fotografico) Si ringrazia inoltre l’assessore Giacomo Carlomagno per le notizie fornite Frittata di patate di Fiumefreddo Ingredienti per sei persone 2,5 kg di patate 400 gr. di farina oo 3 spicchi d’aglio basilico pepe nero olio di oliva sale q.b. LE RICETTE DI NONNA ELISA Nonna Ida Barone Preparazione Tagliate le patate a fette rotonde e sottili; tritate il basilico e l’aglio e, con il sale il pepe nero e la farina, aggiungeteli alle patate. Mescolate bene il tutto. Cospargete d’olio di oliva una padella antiaderente e riscaldatela; aggiungere il composto, coprite con il coperchio e far cuocere a fuoco medio per circa 15 minuti per ciascun lato. Varianti È possibile sostituire l’aglio con la cipolla o aggiungere nell’impasto salsiccia fresca e caciocavallo tagliato a cubetti. Calabria Produttiva 31 Se gli... alieni AMBIENTE sono nel mare Eʼ in corso, nei mari calabresi, un monitoraggio dellʼICRAM. I risultati finali, previsti a settembre, potranno essere utilizzati dagli enti locali per la divulgazione e la ricerca questo numeroso esercito. L’azione più urgente da intraprendere, quindi, è la classificazione delle specie e lo studio degli ambienti in cui vivono; solo una profonda conoscenza, infatti, può dare luogo a progetti scientifici mirati di salvaguardia e di conservazione. D Sos Ambiente a un po’ di tempo, le stagioni ci sorprendono, e spesso preoccupano, con i loro capricci. Estati piovose o torride, con climi quasi tropicali o desertici; inverni miti e precoci fioriture a rischio, con la prima nebbiolina di aprile e le conseguenze critiche per la produzione stagionale di frutta e verdura. A sentire gli esperti, il clima ha fatto di queste bizze anche nell’antichità, ma ciò che oggi non ci consente di stare tranquilli è che il cosiddetto progresso, con i suoi “prodotti” di risulta e di scarto sta velocizzando, a ritmi vertiginosi, i processi di inquinamento e di surriscaldamento dell’atmosfera e le conseguenze sulle variazioni climatiche rischiano di essere tragiche per le specie floro-faunisti- 34 Calabria Produttiva che dell’intero pianeta. I cambiamenti di clima, dunque, e le relative complicazioni interessano, ovviamente, anche le acque del globo. Oceani e mari, al pari dell’atmosfera, risentono pesantemente dell’inquinamento dell’aria, dell’innalzamento della temperatura e dell’azione che esercitano i ghiacciai in fase di “scongelamento”. Il patrimonio delle specie animali e vegetali rischia di essere modificato in maniera irreversibile, dove per modifica purtroppo s’intende la probabile, definitiva scomparsa di molte specie, così come è gia accaduto per i dodo, le zebre quagga, i pinguini imperiali, le cicogne bianche e come può accadere, in un futuro molto vicino, per balene, orsi polari, cavallucci marini e numerose specie di rane e farfalle, tanto per citare le… avanguardie di Icram e MoBioMar Cal, due acronimi per la difesa E questo è quanto fa, tra tanti altri, l’Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (Icram) che, di recente, per conto dell’assessorato regionale all’Ambiente ha avviato un monitoraggio per la diversità biologica nei mari calabresi, con l’obiettivo di realizzare un archivio delle specie e dei siti ambientali, con l’individuazione di quelli più rari, più vulnerabili e di elevato interesse conservazionistico. Il responsabile scientifi- co del programma “MoBioMar Cal” è il biologo Silvestro Greco ed il programma si colloca all’interno delle azioni previste dal Piano Nazionale della Biodiversità - di cui l’Italia si è dotata nel 1994, in seguito alla conferenza mondiale sull’ambiente e lo sviluppo, svoltasi a Rio de Janeiro, nel 1992 (da cui scaturì, è bene ricordarlo, cinque anni dopo, il protocollo di Kyoto, ndr) - attraverso cui si risponde alla “necessità di realizzare la Carta della Natura, quale sistema di conoscenze (inventario) del patrimonio naturale (biodiversità) del paese con edizioni periodiche aggiornate della Carta”. Il programma di ricerca riguardante la Calabria, inoltre, è realizzato nell’intento di costituire uno strumento scientifico per Comuni, Province ed Enti locali che, attraverso esso, possono predisporre AMBIENTE politiche di salvaguardia, valorizzazione e promozione dei siti territoriali e utilizzarli come luoghi di ricerca e divulgazione. Il MoBioMar Cal ha visto svolgere diverse attività in più fasi. Nella prima fase, dopo la pianificazione di tutto il lavoro, è stato predisposto un data-base per l’inserimento dei dati ed è stata effettuata una prima ricerca sulla letteratura già esistente in materia; le azioni sul campo hanno individuato i siti di studio e di campionamento. Nella seconda fase, il data-base ha iniziato l’elaborazione dei primi dati inseriti; sul campo, sono state effettuate le campionature delle coste rocciose, ha preso l’avvio la campagna oceanografica e le campagne di pesca per la classificazione di crostacei, molluschi e pesci. Inoltre, sono state raccolte e riunite le informazioni preesistenti su praterie di Posidonia oceanica, rettili marini, fauna avicola e cetacei. Primi risultati Il programma è ancora in corso; l’ultima fase inizierà a breve, con il monitoraggio e lo studio della costa jonica, e si concluderà a settembre, quindi saranno resi noti tutti i dati. Pur con le cautele del caso, il dottor Silvestro Greco ci fornisce qualche anticipazione. “Lungo il litorale tirrenico informa il biologo - e anche laddove non si pensava di trovarne, sono state individuate delle aree di vegetazione di corallo rosso e corallo nero che si pensava fossero estinte; sono state individuate circa cinquanta specie aliene o lessepsiane (dal nome di Ferdinand de Lesseps, fautore e progettista del canale di Suez, ndr) cioè estranee a quell’ambiente, provenienti dal Canale di Suez e dallo Stretto di Gibilterra e alcune specie di echinodermi, i ricci di mare. Le grandi praterie di Posidonia sono alquanto sofferenti mentre una buona notizia riguarda l’Oasi Marina di Isca, le cui condizioni generali possono considerarsi soddisfacenti. Quello che proprio non soddisfa il dirigente e, presumibilmente, tutti coloro che hanno preso parte al programma è che, per tanto lavoro già svolto, ad oggi marzo inoltrato, ancora non ci sia alcun riscontro economico. Questo purtroppo è tutt’altro discorso, rispetto alla ricerca ed ai suoi frutti, ma anche per quanto riguarda il programma MoBioMar Cal, è davvero auspicabile che esso sia attuato, con la messa in pratica dei risultati scaturiti. Come ricordano spesso ambientalisti, biologi ed amanti della Natura in genere, preservare quanto più a lungo e quanto più intatte possibili le condizioni ottimali degli ecosistemi del pianeta è un dovere nei confronti delle generazioni future. A nostro parere, questo diventa un imperativo categorico ancora prima per le stesse specie animali e vegetali che hanno pochissimi mezzi, molto spesso nessuno, per potersi difendere dall’azione dell’Uomo e che, nella loro innata “saggezza”, seguono regole dure - spesso crudeli ma sempre ben precise - per mantenere il corretto equilibrio biologico stabilito dalla perfezione delle leggi naturali. E poi lo chiamiamo homo sapiens sapiens… Silvestro Greco, sintesi di una passione Laureato in Scienze Biologiche nel 1984, a Messina, partecipa a innumerevoli corsi presso il CNR e la FAO, convegni e progetti in tutto il mondo. Prende parte a diverse campagne di ricerca in Antartide. Membro della Società Italiana di Biologia Marina; “esperto” nel coordinamento delle regioni mediterranee nel progetto Cee “Medplus” su pesca e acquicoltura; per due volte partecipa ad un programma di ricerca e tutoraggio per la gestione di aree ambientali in Cile; collabora come esperto di pesca scientifica e di gestione della fascia costiera, per cinque anni, nel programma Rai Linea Verde ed in diversi ruoli per alcune riviste scientifiche; organizza meeting internazionali; membro del consiglio scientifico nazionale prima di Legambiente, poi di Marevivo. Professore a contratto presso la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Napoli Federico II. Dal giugno 2001, vincitore di concorso, è Dirigente di Ricerca all’Icram. Calabria Produttiva 35 Calabria candidata AMBIENTE Unesco L a Conferenza generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) nel 1972 ha approvato la Convenzione Internazionale per la protezione del patrimonio mondiale dell’Umanità. Con questo atto viene sancita l’inalienabilità della cultura e della natura come elementi fondamentali per lo sviluppo della società di tutto il pianeta, e per il mantenimento della pace e della solidarietà. La conoscenza diviene uno strumento di prevenzione delle tragedie, il sapere un incentivo all’interscambio tra i popoli. E l’incuria e la speculazione ostacoli che impediscono la sua compiuta realizzazione. Compito dell’UNESCO, attraverso le proprie azioni ed iniziative, è riuscire a contrastare questi processi, perché è indispensabile che l’umanità riconosca il proprio patrimonio per poter preservare, insieme a quello, sé stessa. Sono l’educazione e la consapevolezza ad innescare, infatti, un 36 Calabria Produttiva processo attivo di mantenimento e, solo agendo su queste, si può radicare una cultura diffusa che renda spontaneo il rispetto dei beni storici e monumentali e della natura. Si tratta di una scommessa forte. Perché tutto questo avvenga è necessario mettere in circolo elementi che si facciano interpreti di questa visione, utensili prestigiosi che esprimano l’esigenza di preservare i Patrimoni dell’Umanità nel momento stesso in cui li identifichiamo, perché di quel valore sanno restituirci il senso. Da queste motivazioni di fondo nasce il progetto “sul luogo del relitto” - promosso dal Vicepresidente ed Assessore al Turismo della Regione Calabria, Nicola Adamo - evento strategico della Bit 2007. Si tratta di una strategia che consentirà di promuovere l’iniziativa della Regione e che porterà i turisti subacquei, che sceglieranno i fondali del mare calabrese per le loro immersioni, di essere protagonisti di una spumeggiante avventura tra i relitti affondati lungo le nostre coste. Il CEI, Centro Europeo Informazioni, da anni si batte per candidare il patrimonio culturale-architettonico-storico-letterario calabrese a riconoscimento UNESCO quale patrimonio dell’Umanità. Avv. Mimmo Leonetti Pres. Centro Europeo Informazioni big agency 0984 939891 Protagonista eccelso SANTI DI CALABRIA della devozione popolare 38 Calabria Produttiva SANTI DI CALABRIA San Francesco di Paola ha ispirato e continua ad ispirare, nella folla dei fedeli, leggende, racconti, parabole, canzoni. Un breve ed intenso viaggio nelle tradizioni popolari in cui il patrono della Calabria e dei naviganti, pur nella santità, è sempre vicino al popolo Fede e folklore nella festa... Francesco di Paola è il santo più venerato e celebrato in Calabria. La devozione popolare che gli è tributata non è dovuta soltanto all’essere patrono della Calabria e protettore della gente di mare; l’umiltà, la carità, la taumaturgia, lo rendono popolare, non soltanto nel senso di conosciuto ai molti, ma anche come appartenente al popolo. Portare soccorso alle miserie altrui, vivere umilmente e in comunione con il mondo, sono aspetti che accompagnano ovunque la sua figura e che alimentano il culto. Le celebrazioni ufficiali e solenni, che si svolgono tra il 1 e il 4 maggio presso il santuario di Paola, sono il luogo e il momento in cui questa commistione tra “sacro e profano”, cristiano e pagano, trova più compiuta manifestazione. Fede e folklore si fondono e si confondono non soltanto nella terra del santo, ma in ogni posto della Calabria. Anche se altro dal santo patrono di un paese o di una città, pur non essendogli dedicata una chiesa, San Francesco ha ovunque una festa tutta sua; e il modo in cui é celebrata cambia di luogo in luogo. Il momento festivo diventa un appuntamento di famiglia, una ricorrenza spirituale e tradizionale, non soltanto per i paolani. Il voto, ad esempio, diventa un moto spirituale, spesso bizzarro o non ragionevole, con cui il devoto chiede al santo, nel suo ruolo di taumaturgo, di soddisfare il proprio bisogno o desiderio in cambio di una promessa con cui si impegna nei suoi confronti. Un modo in cui religiosità popolare, ritualità (e spesso superstizione), si confondono come momenti di pura fede, entrando in conflitto con il canone ecclesiastico. Calabria Produttiva 39 SANTI DI CALABRIA La figura del santo, in questo caso, si tramuta, da modello di virtù e punto di riferimento, in dispensatrice di grazie e di “calmanti spirituali”. Nella giornata dei marittimi, celebrata il 3 maggio, il Mantello - la reliquia del santo che lo identifica come protettore degli uomini di mare - é portato in processione sul mare da Cetraro a Paola, in un lungo corteo di barche che lo accompagna. Presso la zona del Castello, viene celebrata la benedizione del mare con il lancio di una corona di alloro e fiori in memoria degli uomini che, nelle acque, persero la vita ed é recitata la preghiera della gente di mare. A questa benedizione i presenti rispondono gettando in mare un pugno di sabbia, proprio per rendere 40 Calabria Produttiva visibile la loro partecipazione nell’atto e nell’intenzione e per scongiurare l’invasione delle acque sulla terra. Buttando la sabbia nel mare, infatti, si segna simbolicamente la resistenza della spiaggia alla possibile violenza delle onde. La giornata del 4 maggio è dedicata alla celebrazione del Taumaturgo. In processione, il busto del santo attraversa i quartieri più alti di Paola raggiungendo il Duomo, e da lì prosegue poi verso il mare, raccogliendo migliaia di pellegrini che, salmodiando, seguono il loro protettore. I balconi delle case che si affacciano sulle strade attraversate dal simulacro vengono ornati con drappi e coperte di seta, dai colori e disegni vivaci che, simbolicamente, accolgono il santo nelle case di ognuno, sempre a memoria del suo essere vicino alla gente. ...e nel viaggio dei pellegrini Nelle manifestazioni spontanee, che caratterizzano i pellegrinaggi al santuario, fede e folklore diventano indistinguibili. La tradizione vuole che i devoti, provenienti specialmente dai paesi montani della catena appenninica, giungano a piedi al santuario (anche le modalità con cui si svolgono i pellegrinaggi sono ormai ampiamente diversificate: a piedi, in bici, in auto, in pullman, in treno). Nel periodo delle celebrazioni ufficiali, ogni mattina, ondate di pellegrini invadono il piazzale del santuario, accompagnati da canti religiosi o tradizionali. Un tempo, i pellegrini arriva- vano attraverso sentieri sterrati, irti e scoscesi, per mulattiere polverose e attraversando fiumiciattoli, con i piedi sanguinanti e le gambe gonfie, a compimento del voto e per devozione. Le donne portavano in braccio i bambini e sulle spalle il fagotto con i viveri da consumare durante la giornata. I gruppi intonavano canti popolari che ripercorrevano la vita del santo taumaturgo, cui chiedevano le grazie e la protezione dei terreni e dai terremoti, numerosi sul territorio. Gli stessi canti si ripetevano in processione, dietro il busto del santo, e che la notte del 3 maggio riecheggiavano all’interno del santuario, aperto per l’occasione anche nella zona di clausura per alimentare una veglia fatta di canti e di preghiere, che creava un’atmosfera di raccoglimento. Dopo un periodo di declino dell’antica usanza, il pellegrinaggio a piedi è tornato con vigore. Oggi le stradine interne che attraversano le montagne sono state battute dal tempo e dai volenterosi, il peso della sofferenza che spingeva al viaggio sembra attenuato, ma niente si è perso di quella tradizione antica e di quello spirito gioioso che avvolge ancora il cammino del pellegrino. Si conservano ancora antiche abitudini, come quella di intonare stornelli popolari o ballare con le musiche della tradizione calabrese, davanti al santuario o nell’atrio. Un tempo, uomini e donne si vestivano nei costumi tradizionali, simboli di intere comunità che partecipano al culto, oppure con l’abito votivo (il saio nero su cui è riportato il motto francescano, Charitas, tenuto in vita con un laccio di corda bianco), accompagnati dai suoni vivaci dell’organetto e del tamburello. Il ballo è parte integrante della tradizione calabrese che accompagna e SANTI DI CALABRIA nelle zone dell’entroterra paolano, specialmente i paesi montani della catena costiera tirrenica, la tradizione popolare è ricca di storie legate alla vita del santo, nella veste di frate e pellegrino, innanzitutto, e poi di taumaturgo. Le fave di san Francesco segna le circostanze liete di famiglia, all’aperto. E con il ballo il pellegrino calabrese ricreava un clima di festa e dava compimento alla sua devozione. Così come il cibo, condiviso tra i membri del gruppo e offerto a chi non lo ha con sé, contribuisce tuttora al festeggiamento, in questo caso nel rispetto della tradizione culinaria calabrese che compare in piccole porzioni, chiusa in contenitori di plastica piuttosto che nei vecchi fazzoletti a quadri. Ancora oggi, infatti, il piazzale, i terrazzi, la scalinata della Pietra del Miracolo si trasformano in luoghi insoliti, che ospitano piccoli banchetti e canti. Non esistono più, come era una volta, le trattorie improvvisate o i ricoveri di fortuna che ospitavano i pellegrini durante la notte. Oggi, pur nella rievocazione di antiche usanze, tutto si “consuma” in giornata, tra le bancarelle, i luna park e le orchestre. E pensare a quanta gente, tanti anni fa, andando in pellegrinaggio verso San Francesco ha visto per la prima volta il mare! Leggende popolari Alle manifestazioni che celebrano la devozione verso il santo si collegano le tante leggende nate sulla vita di Francesco di Paola e sui suoi pellegrinaggi nelle terre vicine. Soprattutto Una di queste leggende racconta della vita quotidiana, al convento, del santo e dei suoi frati. Ogni mattina S. Francesco, appena alzato, accendeva il fuoco e vi metteva vicino la pignata (recipiente in terracotta, usato per cuocere i cibi accanto al fuoco ardente) per cuocere le fave secche del pranzo. Poi con i suoi confratelli (che in dialetto sono chiamati picuzziaddi, per via del taglio dei capelli corti tutt’intorno e rasati sulla testa) andava a lavorare. Il loro lavoro consisteva nel riporre le pietre l’una sull’altra, sulle quali sarebbe poi nato il convento. Dopo una lunga giornata di lavoro, tutti facevano ritorno alla grotta. I confratelli gli domandavano: «Maestro, che si mangia oggi?» e lui ogni giorno rispondeva: «Fave, se si cuociono». E questo accadeva tutti i giorni, tutto l’anno. La leggenda sta a indicare l’operosità dei frati e insieme la loro povertà. La dedizione al lavoro si univa alla povertà ed alla semplicità della loro vita, nel rispetto dei valori fondamentali. Da qui il principio di carità, per cui sia S. Francesco che i frati erano ben noti alla gente. In viaggio tra i briganti Un’altra leggenda riguarda i viaggi che il santo compiva nell’entroterra, attraverso il Sentiero del Pellegrino, che da Paola portava fino ai comuni di Montalto e quelli limitrofi posti sull’altro versante della catena costiera Calabria Produttiva 41 SANTI DI CALABRIA appenninica (peraltro esistente ed utilizzato ancora oggi). San Francesco si recava spesso a Montalto, insieme ad un confratello, a dorso di un mulo, per chiedere la carità, il cibo di stagione offerto dalla popolazione. La famiglia Alimena di Montalto, all’epoca, grandi proprietari terrieri, lo ospitava insieme al frate e gli offriva abbondanti quantità di cibo da distribuire ai frati e ai poveri. Lungo la strada, capitò più volte che i briganti, informati dei frequenti viaggi del santo, scoprissero il suo cammino e lo attendessero alla “Croce di Paola” (luogo in cui oggi si erge un piccolo monumento a S. Francesco, visibile e frequentato lungo il Sentiero del Pellegrino). Un giorno, i briganti (che la tradizione identifica con gli Albanesi, proprio per le rivalità tra i paesi autoctoni calabresi e i paesi limitrofi fondati in seguito all’arrivo degli Albanesi in quelle zone, tra il 1460 e il 1470), dopo aver incontrato S. Francesco insieme al frate e al mulo carico delle offerte, lo spogliarono di ogni bene che portava con sé. Arrivati al convento, i frati chiesero che fine avesse fatto il cibo che avrebbero dovuto portare in dono, e san Francesco rispose: «Io sono povero, ma oggi ho incontrato altri poveri, più poveri di me». Allora cambiò strada, ma continuò a recarsi a Montalto perché la carità era più forte della paura e dei briganti. ziarsi dal dolore. Lui sosteneva che il santo lo percuotesse con il suo bastone e smetteva di gemere e lamentarsi soltanto quando il santo smetteva di percuoterlo. Questa leggenda vive ancora nei racconti della gente anziana dei paesini. Le visite in sogno di san Francesco si confondono tra atti di benevolenza e “lezioni morali” con metodi estranei alla condotta e ai principi del santo, proprio per mettere in risalto l’assurdità e la natura pagana del mito. Un uomo, volgare nei modi e nelle parole, durante il giorno dava sfogo a bestemmie feroci, soprattutto contro san Francesco di Paola. I suoi vicini, poi, affermavano che, ogni notte, lo sentivano gemere e stra- Le leggende che seguono sono tratte dal libro di Vincenzo Napolillo, I gradini del santo, un sentiero di carità e di fede - Cinque secoli nella spiritualità di San Francesco di Paola e confermate dai racconti della tradizione popolare. La punizione dell’uomo empio 42 Calabria Produttiva Vento o terremoto? Gli abitanti di Paola sottolineano più degli altri il legame tra il culto popolare e la fede. Questa leggenda è legata ad un evento realmente accaduto, il terremoto dell’8 settembre del 1908, che colpì Calabria e Sicilia, provocando morte e distruzione soprattutto nelle città dello Stretto. I paolani raccontano che sia stato San Francesco a salvarli dal terremoto. (A Paola, si celebra la festa votiva l’8 settembre, proprio per ricordare l’evento e, a memoria della grazia ricevuta, i paolani hanno trasformato la casa natale di San Francesco in una cappella votiva, tuttora presente). Dopo che la terra smise di tremare il Santo chiese loro: «Volete il vento o il terremoto?». I paolani, naturalmente, scelsero il vento. È da allora che, secondo questa storia, a Paola c’è sempre il vento, che soffia dal mare e dalla montagna. SANTI DI CALABRIA I venerdì di san Francesco L’offerta del dubbioso Si racconta che durante i festeggiamenti, di san Francesco a Paola, un uomo che seguiva la processione fece un’offerta. Mentre dava il denaro, però, si chiese dubbioso: «chissà se questi soldi saranno davvero spesi per San Francesco?». Appena girato l’angolo, l’uomo trovò per terra mille lire, la stessa somma che aveva offerto, perché il santo non aveva gradito la sua poca fede. Martino e i due maniscalchi Un maniscalco di Lauria (in provincia di Potenza) ferrò l’asino di san Francesco, chiamato Martino. Il maniscalco chiese al frate un compenso e lui gli rispose che la Provvidenza lo avrebbe ricompensato. Il maniscalco, però, uomo di poca fede e grandi pretese, non fu contento della risposta e reagì in cattivo modo. San Francesco immediatamente ordinò al suo asino di levare i ferri dagli zoccoli e restituirli al maniscalco. E così avvenne. Proseguendo il viaggio, a Lagonegro (sempre in provincia di Potenza) un umile fabbro ferrò gli zoccoli dell’asino, senza nulla pretendere in cambio dal santo pellegrino. Dal primo venerdì di gennaio al 2 aprile, giorno della festa del santo, e per tredici venerdì consecutivi, i terziari organizzano, nei diversi paesi che lo celebrano, degli incontri per pregare e ricordare le gesta di San Francesco. Ogni venerdì, a cominciare da Paola e con le tappe successive stabilite di volta in volta, laddove sono presenti i terziari dell’Ordine, è dedicato a un miracolo o a una caratteristica specifica del santo. Nel sesto venerdì, il libro delle preghiere (versetto n.3), riporta il miracolo che la tradizione vuole verificatosi a Lattarico. Il versetto cita: «Ve ne prego per il miracolo, con cui sanaste quell’arciprete di Lattarico, che da molto tempo non poteva celebrare la santa Messa». All’epoca a Lattarico, infatti, era diffuso ciò che si chiamava «u mali da’ furmicula» (una sorta di tumore), dal quale il frate ha guarito appunto l’arciprete. Si dice, inoltre, che andando a San Marco Argentano, accompagnato dai genitori, san Francesco attraversò Laghicello, passando probabilmente per San Benedetto Ullano, e si fermò a Lattarico. Venne ospitato per la notte e trovò rifugio in una casa in via Pettinati. Proseguì, infine, passando per la chiesetta del paese dedicata alla Madonna del Pettoruto, per raggiungere San Marco, dove rimase per due anni. Fino a poco tempo fa in quella chiesetta di Lattarico c’era un quadro del 1700, in seguito rubato da ignoti, che rappresentava il passaggio del santo da quelle parti. Si ringraziano per la collaborazione nella ricerca del materiale: Marisa Condemi, Alessia Frappi, Mario Lanzillotta, Italo Trotta, Stefania Trotta e Gina Turco Calabria Produttiva 43 SANTI DI CALABRIA Canzoni popolari Il culto popolare di san Francesco di Paola si manifesta anche attraverso le canzoni a lui dedicate. Ne riportiamo alcune. La prima è stata raccolta a San Benedetto Ullano, le seguenti a Lattarico, entrambe comunità della provincia di Cosenza. San Franciscu minava vientu Rit: San Franciscu minava vientu la barchetta ghera d’argientu l’angiulicchiu ppi marinaru San Franciscu chi navicava San Franciscu caminava San Franciscu caminava, tutta Paola la girava e la chìesia e la cucina fa (di) ‘na grutta e se ne andava. O ingrato ferrato, na casa vulìa picchì nun’avìa carità lui cercava. San Franciscu, minava lu viantu, la sua barca era d’argìentu, l’angiulicchi pi marinari, San Franciscu a navigari. Na barcuzza d’oru e d’argìentu che spannìa lu sui mantu. Evviva San Franciscu e chi lo creò. San Franciscu mia di Paula, mantu mia di carità, iu ti chiamu e viani priastu alli mia necessità. Iu ti priagu San Franciscu cu na grandi divuzioni, cu tridici diuni, penitenze e orazioni. San Franciscu mia di Paula, mantu mia di carità, iu ti chiamu e viani priastu alli mia necessità. Fammi la grazia pi carità e nu mi ni vaiu di cà si la grazia nu mi la fa. Evviva San Franciscu e chi lo creò. 44 Calabria Produttiva Veneramulu a San Franciscu ch’è putenti e gran signore é discipulu di Cristu fammi la grazia San Franci’ E San Franciscu ccu ra variva fina... San Franciscu jia a ra marina Miraculi n’ha fattu di cuntinu ppi quantu stelli in cielu e rina a mari – Cchì hai surella mija chi tu mi ciangi? – Tu tinni parti e nun mi lassi nenti! E San Franciscu ccu ra variva fina dinta li santi nun nci nne’ ri guali Rit: San Franciscu minava vientu... E San Franciscu a ra forgia avija di jiri lu ciucciariaddru avija di firra’ Rit: San Franciscu minava vientu... E San Franciscu sordi nun avija – Ciucciu, si fierri jettaci a su chianu San Franciscu è nu gran santu ’mbrazza (’Mpiettu) porta ru Spiritu Santu ’mparadisu li belli juri San Franciscu n’a r’unuri Viatu è San Franciscu che a Pagula nascisti e ’n Francia muristi dispensani la grazia ca t’ha datu Gesù Cristu Rit: San Franciscu minava vientu... San Franciscu mia di Pagula mantu si’ di carità ghiju ti chiamu e vjeni priastu a ra mia nicissità San Franciscu ghiju ti priegu cu na gran divuzioni a ri tridici dijuni pinitienza e razioni Rit: San Franciscu minava vientu... Viatu è San Franciscu ch’è putenti e gran signore È discipuli di Cristu Fammi la grazia San Franci’ Lu mastru ci circava li quattrini – Ca posti e fierri s’anu di paga’ Lu ciucciariaddru scuotula ri piedi lu mastru di la pagura sdralunò E San Franciscu s’è misu camina, camina supra nu monti avija di ’nchiana’ Jetta nu sguardu versu la patria suva ccu ri sua mani cci benedicija Evviva, viva San Franciscu, viva chiddru chi dici tutta la virità E rrazioni ohi nunni sacciu cchiuni O San Franciscu mia, ajutami tuni U micciu è d’uoru e ra lampa d’argientu a San Franciscu di Pagula l’apprisientu E San Franciscu jia a ra marina truvava ra santa suora ohi chi ciangija E San Franciscu si cacciava nu denti la santa suora ohi rimanija cuntenta Dopu di chistu jia a ra marina truvava ri mariniaddri ohi chi ’mbarcavanu – Ppi carità, m’aviti ohi di ’mbarcà I marinari ohi si su fatti forti: – O cacci li quattrini o tinni va! E San Franciscu si facija currivu spannija ru sua mantellu ohi supra mari Ppi vela ci spannija ru muccaturu ppi furtirizza ‘a sua furcella – Mina, viantu di terra, e mina forti, portami a chiru puortu ohi di Missina Quann’è stùtu a ru mmienzu di lu mari li marinari si misiru a gridà – Votati Francischinu ca ti ’mbarcamu – A carità si fa ccu veru cori, mina viantu di terra e mina forti, portami a chiru puortu ohi di Missina Quann’è statu a ru puortu di Missina lu re cci rigalava cientu zicchini SANTI DI CALABRIA Di chiri cientu ohi sinn’è rutta guna ghiscija ru sangu nivuru sdrillantinu Dopu di chissu fici nu cummentu ccu d’una petra di ru sacramentu ca si sa petra è bbona fravicata ghiju a Cruglianu cciaju cientu ducati Ca si sa petra è mala fravicata di Napuli e Missina è risguardata Jia ru cumparu e ci purtava ri pira ci li purtava di rrobba arrubba – Cumpari, si vu teniri la fida rrobba di povarieddri ohi nun tuccari – Chista ghe ra fida e ra viritata, rrobba di povarieddri nun ajiu tuccatu La lampa è d’uoru e ru micciu era d’argientu A San Franciscu di Pagula l’apprisientu Le foto in alto e quella della pagina precedente sono tratte dalla guida turistica “Viaggio nel Comune di Buonvicino” Calabria Produttiva 45 CASTELLI DI CALABRIA Il castello degli specchi 46 Calabria Produttiva CASTELLI DI CALABRIA Calabria Produttiva 47 CASTELLI DI CALABRIA La fortezza emblema di Corigliano riflette la storia della Sibaritide. Ricchezze del territorio, vicende politiche e familiari, eventi storici e quotidianità si leggono tra le mura, grazie ad un pregevole restauro che ha ridato vita al passato e lo proietta nel futuro, tra cultura e multimedialità T ra le fortificazioni che caratterizzano i grandi e piccoli paesi calabresi, il castello di Corigliano è certamente una delle più imponenti. Il recente restauro, realizzato nel rispetto delle caratteristiche architettoniche originarie e con gran gusto, ne ha restituito una godibilità e una fruibilità che non trova molte similitudini in Calabria. Sia l’esterno che l’interno del castello, da qualsiasi punto li si osservi, esaltano il gran pregio del- 48 Calabria Produttiva l’insieme. Nel Salone degli Specchi, la sontuosità è degna del ballo del Gattopardo di Visconti; luci e colori, assemblati con grande eleganza, non sono mai carichi e ridondanti. Assieme a quello di Santa Severina, in provincia di Crotone, il castello di Corigliano è uno dei meglio conservati nella nostra regione, vero e proprio vanto per la cittadina ionica. Dall’alto dell’antico mastio, nelle giornate più luminose si può osservare gran parte del golfo di Taranto. Il vento sferza rapido e, tra passato e presente, la storia di questo pezzo di Calabria che guarda a Oriente si racconta. Guardandosi più indietro, alle spalle del mare, i primi contrafforti della Sila sembrano proteggere quest’antichissimo luogo di transito. Una cerniera naturale, dunque, tra mare, monti e cielo. La storia del castello, come della città che degnamente rappresenta, affonda nel mito. L’influenza sibari- ta in tutta l’area, in epoca magnogreca, è ben nota e certamente doveva esistere sul sito una qualche fortificazione per il controllo del territorio. Di dominazione in dominazione, il tracciato che illustra il trasformarsi di questo luogo passa attraverso il regno normanno di Roberto il Guiscardo che, intorno al 1073, costruì, laddove oggi ritroviamo il castello, una prima fortificazione. Doveva trattarsi, secondo le fonti dell’epoca, di una struttura semplice, CASTELLI DI CALABRIA una sorta di mastio dotato di corpo di guardia. Tra il 1339 e 1351, la dominazione dei Sanseverino portò il conte Roberto ad allestire all’interno alcune stanze per l’alloggio. La tradizione locale racconta che, nel 1354, proprio nel castello nacque Carlo d’Angiò, il futuro re di Napoli Carlo III. La fortezza prendeva una forma più imponente e, con la dominazione degli Aragona, si dotava di torrioni e ponte levatoio. Proprio l’epigrafe sul ponte testimonia la partecipazione della cittadinanza alla ristrutturazione del castello. “Il re Ferdinando d’Aragona, figlio del divino Alfonso, nipote del divino Ferdinando fece restaurare, con danaro di bronzo raccolto pubblicamente, questa rocca, in rovina per l’antichità, per tenere in fedeltà i cittadini, nell’anno del Signore 1490”. Il salto temporale ci porta tra il 1500 e il 1600, con la dominazione dei Saluzzo, ricchi imprenditori genovesi che, stabilitisi nel castello, ne migliorarono l’aspetto e l’imponenza. Sempre nel periodo a cavallo del Seicento sono realizzati la cappella di Sant’Agostino, la torretta ottagonale del mastio e il piazzale interno, raggiungibile da due rampe di scale. La pregevole cappella di Sant’Agostino, anch’essa di forma ottagonale, è arricchita da un trittico del Morelli. Nella pala centrale è rappresentata la Vergine col Bambino seduta sul trono, i cui piedi sono circondati da rose appena colte. Corigliano vive, in quest’epoca, uno dei periodi più importanti della sua storia costituendo un naturale passaggio tra Ionio e Tirreno. Gli scambi e i commerci dovuti alla ricchezza del territorio e alle sue col- ture di pregio creeranno da allora un forte sviluppo. Nel 1828, il castello passò ai baroni Compagna che ne completarono l’ampliamento con un secondo piano stabile. Il mastio, dapprima isolato rispetto alla fortezza, sarà collegato al resto della struttura con un ponte levatoio. Luigi Compagna completò l’opera di recupero trasformando il fossato in giardino e dando vita anche al Salone degli Specchi, vero e proprio fiore all’occhiello del castello, opera del maestro Ignazio Pericci di Monopoli, chiamato a realizzare successivamente l’omonimo Salone degli Specchi del Quirinale. Dopo i primi lavori di restauro e di scavo dai numerosi detriti, i sotterranei di epoca normanna sono stati recuperati in tutta la loro forma. Sono visibili anche le vasche di raccolta dell’acqua piovana. Nota a parte, meritano le Calabria Produttiva 49 CASTELLI DI CALABRIA cucine ottocentesche dalle dimensioni imponenti “decisamente” adeguate alla struttura. Le ultime scene di guerra, tipiche di un castello, con annesso assedio, si fanno risalire al 1806, in piena epoca napoleonica. Il generale Reynier lo saccheggiò assieme alla città che venne incendiata. I cittadini si arresero, dopo essersi asserragliati nel maniero in una durissima ed estenuante resistenza. Proseguendo nei registri della storia, è da ricordare la visita al castello, nel dicembre del 1891, del re Vittorio Emanuele di Savoia, allora principe di Napoli. Umberto di Savoia, con la consorte Maria José, vi soggiornò fugacemente, ospite del barone Compagna nel 1932. L’ultimo dei Compagna a possedere il castello fu l’on. Francesco che lo vendette nel 1971 alla mensa arcivescovile. Il Comune di Corigliano lo acquistò da quest’ultima nel marzo del 1979. Subito dopo sono iniziati i lavori di restauro che si sono conclusi nel 2002. Oggi il Castello di Corigliano, in tutta la sua sontuosa ricchezza, fa bella mostra di sé come una nobile signora ingioiellata, senza fine e senza tempo. Recupero, riuso e gestione del Castello e del Museo 50 Calabria Produttiva “Il primo obiettivo del recupero – afferma l’architetto Mario Candido, che ha redatto il progetto – è stato quello di far parlare le pietre, far loro raccontare la propria storia: un lavoro di ricucitura e sottolineatura che non voleva eludere lo scopo fondamentale di ogni restauro: il riuso. Un museo, dunque, ma anche luogo in cui i cittadini della Sibaritide possano riconoscersi e vivere in modo confortevole la propria storia e la propria cultura”. Queste le istanze che hanno guidato l’immane e sapiente opera di restauro che oggi consente di usufruire e di visitare tutti gli spazi. Il Piano Nobile è destinato a luogo di rappresentanza e per attività culturali. Nei locali del Rivellino è prevista la Biblioteca della Magna Grecia che ospita sia le opere classiche sia la biblioteca informatizzata. Altro segmento multimediale é il Museo dell’Avventura Umana nella Sibaritide mentre, con la visita al Castello nel suo insieme, è possibile visualizzare il Museo dell’Immagine delle Memoria. CASTELLI DI CALABRIA Feudo e Latifondo. Oggi, il Museo del Castello Ducale di Corigliano è gestito dall’ATI Framundo (Coop. Sinergie e Associazione Achei, entrambe di Corigliano e RTS di Roma) e la struttura stessa, museo di per sé, ha già accolto convegni, mostre, spettacoli, ricevimenti nuziali e galà. Dal 10 marzo al 20 maggio, vi si svolge una mostra d’arte sacra, dedicata a San Francesco di Paola. Per informazioni: www.castelloducale.it tel. 39.0983.81635 cell. 347.9416786 Piazza Compagna 87064 Corigliano Calabro Cs Calabria Produttiva 51 MUSEI DI CALABRIA Lʼesodo e la storia narrati dai costumi 52 Calabria Produttiva A Frascineto, paese albanofono del Cosentino, un museo racconta le vicende del popolo albanese, le numerose migrazioni e i nuovi insediamenti, con lʼesposizione dei vestiti tradizionali delle diverse comunità presenti in Italia I l museo del costume arbëresh di Frascineto racconta la storia delle migrazioni del popolo dei Balcani attraverso l’arte sartoriale. Il museo, gestito dalla cooperativa Aquila Reale, presidente Carmela Aversa, nasce negli anni Ottanta ad opera di due suore dell’Ordine delle Piccole sorelle di Gesù, Licia Conti e Odette Marquet, affascinate dalla diversità della cultura arbëresh. Studiando gli abiti originali e con il supporto dell’ente comunale, le suore hanno ri-creato oltre cinquanta pezzi di tradizione. L’esposizione, oggi, comprende modelli propri delle comunità albanofone presenti in Italia, dalla Sicilia all’Abbruzzo. Un percorso complesso, sia da un punto di vista geografico che storico. I costumi del popolo albanese originario, per tradizione discendente dagli Illiri, subendo gli influssi della cultura MUSEI DI CALABRIA ottomana, presentano notevoli differenze con quelli delle popolazioni insediatesi in Italia, pur condividendo le tecniche di cucito, come accade, ad esempio, per i galloni che decorano i vestiti nuziali. Il patrimonio storico ed estetico rappresentato dai costumi in miniatura di tutte le comunità del Meridione d’Italia è affiancato dalla mostra Cultura arbërore attraverso i secoli, costumi originali del XIX secolo che rispecchiano l’Albania aristocratica dell’epoca. È così possibile ripercorrere, esempio unico in Italia, due differenti storie del costume albanese, rispettivamente quella dell’Arbëria e della Shqipëria. Il percorso museale, curato da Maria Pia Stamile, consiste di una serie di teche che segnano, attraverso la moda, la storia di un popolo. Sono così rappresentate le sette migrazioni nel continente. I primi insediamenti, tra il 1444 e il 1448, sorgono nel Calabria Produttiva 53 MUSEI DI CALABRIA 54 Calabria Produttiva MUSEI DI CALABRIA Catanzarese e nel Crotonese (Caraffa, Vena di Maida, Carfizzi), in Sicilia (Piana degli Albanesi, che conserva costumi sfarzosi, ornati di cinturoni in filigrana d’oro) e in Campania (Greci). La seconda migrazione, tra il 1461 e il 1462, ha come mete le province di Campobasso, Foggia e Lecce, territori offerti in dono a Giorgio Castriota Skanderberg, eroe nazionale, in cambio dell’aiuto offerto agli Aragonesi. Caratteristico è, a proposito, il costume di Montecilfone, che si accorcia fin sotto il ginocchio e i cui tessuti mostrano influenze austroungariche. La terza migrazione, del 1468, si insedia soprattutto nel Cosentino, dove sono presenti ben trenta comunità. Qui la caratteristica più evidente dei costumi è la pieghettatura della gonna, come i ricami che distinguono i decori con motivi floreali, cosmici e zoomorfi. Naturalmente, i costumi tradizionali (stile, qualità delle stoffe, colori) hanno subito nel tempo le influenze delle mode locali e delle comunità limitrofe. La quarta migrazione del 1537, in provincia di Potenza, è rappresentata dal costume di San Paolo Albanese, di cui spiccano i colori naturali della ginestra e i particolari copricapo e cinturone in vita. La quinta migrazione, del 1647, si insedia in Puglia; la sesta, invece, in Calabria Produttiva 55 MUSEI DI CALABRIA Abbruzzo, specialmente a Villa Badessa. Alle attuali sezioni, se ne aggiungerà, a breve, un’altra dedicata all’arte del ricamo. Recupero e valorizzazione delle tecniche sartoriali e del ricamo in oro su tulle sono i propositi della responsabile Anna Chiarelli, sarta di professione che, alquanto rammaricata, afferma che “l’arte sartoriale si è conservata abbastanza bene, ma viene custodita molto, forse troppo, gelosamente”. Un altro problema, inoltre, è il difficilissimo reperimento delle materie prime originali. Malgrado tante difficoltà, “stiamo lavorando – conclude Carmela Aversa - perché la sessione Arbëria ha bisogno di un intervento di riallestimento e di aggiornamento dati. Come cooperativa cerchiamo anche di sensibilizzare la 56 Calabria Produttiva popolazione a cercare reperti originali da conservare e tramandare ed è questo il lavoro più arduo. Ci impegnamo per migliorare la fruizione del museo, anche da parte di un pubblico straniero, e per stare sul mercato”. La cooperativa gestisce anche un ufficio turistico per la promozione del territorio e la diffusione di prodotti e risorse locali, attraverso la guida di esperti, la promozione di eventi e la presenza sul web. Museo del Costume Albanese Frascineto (CS) Orario: 9.30-12.30 16.00-19.00 Prenotazioni e informazioni: Tel. e fax 0981 32549; cell. 349 1073220 e-mail: [email protected] Calabria Produttiva 57 Un gioiello CHIESE E CONVENTI sulla costa napitina La chiesetta di Santa Maria di Piedigrotta, nei pressi di Pizzo Calabro, conosciuta dalla popolazione locale con lʼaffettuoso appellativo di ʼa Madonneja, costituisce un esempio di ipogeo di rara bellezza, dove la spiritualità dello spazio religioso si amalgama al misticismo della natura 58 Calabria Produttiva I l territorio calabrese, segnato profondamente dalle tracce storiche e antropologiche del Cristianesimo, sin dalla tarda antichità risulta disseminato di luoghi di devozione e di preghiera – chiese, santuari, cappelle, edicole votive, cripte – caratterizzati dalla presenza del Divino sotto svariate insegne e che richiamano nei fedeli il bisogno di visitarli. Si tratta di luoghi di culto divenuti nei secoli meta di rogazioni e di pellegrinaggi a dimensione locale, resi sacri da personaggi celebri, reliquie di santi e martiri oppure legati ad un evento straordinario e inusuale: una “cratofania” – scrive Franco Cardini –, cioè una manifestazione di potenza, sia della natura (l’eruzione di un vulcano, una cascata, un’eclissi, ecc.) che dell’uomo (prodigio, fenomeno preternaturale o sovrannaturale, miracolo). Ed è legata appunto ad un prodigioso miracolo. L’origine del culto e la nascita della suggestiva chiesetta di Santa Maria di Piedigrotta, sita in località Prangi, ad un tiro di schioppo da Pizzo Calabro. Un luogo sacro, questo, interamente scavato nel tufo, tra i più rinomati e visitati della costa napitina e dell’intera Calabria, dove i fedeli si riversano tutto l’anno in religiosità di spirito e per compiervi atti cultuali, sia a scopo di edificazione e pietà, sia per ragioni votive o penitenziali. La tradizione locale, non avulsa da una certa aura leggendaria, fa risalire la nascita della devotio di Santa Maria con il titolo liturgico di Piedigrotta - nell’idioma locale detta anche ‘a Madonneja - ai primi decenni del XVII secolo, quando un veliero napoletano, giunto in prossimità del litorale pizzitano, fu CHIESE E CONVENTI colto di sorpresa da un violento nubifragio. Il carico delle merci si inabissò nei fondali, mentre il legno si infranse irrimediabilmente sulla scogliera dinanzi a Pizzo, in balia dei marosi. Gli uomini dell’equipaggio si salvarono miracolosamente grazie all’intercessione della Madonna, raffigurata su un quadro che si trovava a bordo dell’imbarcazione. In piena tempesta, i marinai invocarono l’intervento divino della Vergine, impetrando la grazia e facendo voto che, una volta salvi, avrebbero dato vita ad un luogo sacro dove custodire e venerare degnamente la Sacra Effigie. E così è stato. Fin qui la tradizione, basata sul “si è sempre detto”, evocativa di una miriade di culti mariani sorti in Calabria nel tormentato periodo a cavallo 60 Calabria Produttiva tra l’autunno del medioevo e i primi vagiti dell’età moderna. La storia documentata narra invece di due artigiani locali, Angelo e Alfonso Barone, i quali, sul volgere del secolo XIX, ampliarono la primitiva grotta ricavandone tre navate e arricchendo gli interni con una serie di gruppi scultorei tufacei di enorme pregio e bellezza. La chiesetta vanta, inoltre, numerose opere artistiche, CHIESE E CONVENTI tra le quali spiccano il quadro miracoloso della Madonna con il Bambino, gruppi di Angeli, l’Assunzione in cielo della Vergine Maria, acquasantiere sorrette e contornate di Angeli, San Francesco di Paola intento ad attraversare lo Stretto, Santa Rita al cospetto dell’Angelo della Morte, i Re Magi ed altro ancora. La felice combinazione tra il patrimonio artistico ivi custodito e la sug- gestiva atmosfera che si coglie all’interno del sacro ipogeo, il silenzio spezzato dal dolce sciabordio delle onde e il chiaroscuro di luci e colori cangianti a seconda dell’inclinazione del sole, fanno di questo luogo sacro una meta di devozione e di preghiera, che invita il devoto visitatore all’introspezione e al contatto con il Divino, a rinsaldare la propria fede cercando nel trascendente il conforto e la salvezza dell’anima. Oggi, Santa Maria di Piedigrotta può essere annoverato tra i siti religiosi e di culto più originali dell’intero territorio calabrese, meritevole di una particolare attenzione e cura, al fine di scongiurarne l’abbandono e il sempre più incipiente rischio di degrado. Calabria Produttiva 61 EVENTI Profumi di celluloide e dʼOriente sul Pollino Il festival del cinema di Saracena celebra la settima arte in Calabria, in un centro storico ricco di fascino e di abbandono e in una comunità che vuole tornare ad essere protagonista della sua storia e del suo futuro, con la cultura e la promozione del territorio A vreste mai pensato di chiedere il cuscus in una locanda ai piedi del Pollino? Sì, se ci fosse nei pressi un ristorante arabo. Ma lì non ce ne sono. E il cuscus non lo vendono neanche precotto al supermercato. Eppure, qualche tempo fa, questo era possibile. In occasione di un festival del cinema poco nostrano, un piccolo paese del Parco del Pollino ha cambiato volto per ospitare registi, critici, attori, cinefili e curiosi. Il paese, Saracena. Il periodo, dal 7 al 10 dicembre 2006. In realtà, Saracinema era alla sua seconda edizione. Il battesimo avvenne nell’estate 2003. “Il cinema nella kasbah”, come recita lo slogan dell’evento, ha riunito cinema e tradizione, cultura e gastronomia. È insolito passeggiare tra i vicoli di un centro storico (location della manifestazione, ma abbandonato da tempo in favore della parte nuova dell’abitato) ed essere attratti da un profumo, da una luce particolare che si scorge appena girato l’angolo. Ed è ancora più insolito trovare decine di persone in fila davanti all’uscio di una casa, mentre aspettano di cenare. Ebbene, queste stranezze sono diventate consuetudine durante i quattro giorni di intense attività. Nonostante Saracena sia tenuta ai margini dei circuiti cittadini del circondario, e nonostante la pioggia in alcune sere, nessuna difficoltà ha impedito di raggiungere il posto a tutti coloro che hanno voluto godere di quell’atmosfera magica. La manifestazione prevedeva diverse attività. La sezione Eventi comprendeva i Dialoghi d’autore, incontri tra il pubblico e attori o registi ospiti, le Proiezioni, gli Homages a personaggi del cinema e le Installazioni. Le Short com- EVENTI petitions erano, invece, proiezioni e premiazioni da parte del pubblico di cortometraggi. Importanti, infine, gli Stages di recitazione, regia e sceneggiatura, nonché la sezione Cantiere per la selezione di un progetto di cinema da realizzare totalmente in Calabria. Ospiti e protagonisti: Tatti Sanguineti, Ninetto Davoli, Nino Frassica, Cecilia Dazzi, ma anche Alberto Sironi, Faliero Rosati, Giorgio Bongiovanni e molti altri ancora. Se qualcuno, però, non voleva assistere alla proiezione di un film o ad un evento, poteva ristorarsi negli appositi locali, prontamente allestiti dalla popola- zione all’interno delle case messe a disposizione dai privati. Forse solo per far rivivere i muri abbandonati, forse semplicemente perché non poteva collaborare diversamente, fatto sta che le case di Saracena si sono aperte “allo straniero” e hanno ospitato ristoranti deliziosamente allestiti, coktail bar, sale per videoproiezioni, punti ristoro, banchi di vini pregiati, formaggi locali, o semplicemente letti per riposare. Vicoli addobbati a festa e riscaldati da grandi stufe a fungo, case dalle pareti azzurre, rosse, gialle, tappezzate di veli in stile orientale, con lampade in carta di riso e suppellettili insolite, musica araba di sottofondo, tappeti e cuscini per sedersi per terra. È la kasbah gastronomica. È il “ristorante orizzontale”, come lo hanno chiamato gli organizzatori. In questo modo, l’evento culturale si è sposato alla riscoperta del territorio, le antiche origini arabe di Saracena. Infatti, accanto alle locande della nostra tradizione, che sfornavano carni aromatiche e pasta fatta in casa, c’erano assaggi di cucina araba (non soltanto cuscus!), con tanto di minareti riprodotti sulle facciate esterne con un gioco di luci che rendeva l’atmosfera ancora più affascinante. Ogni locanda aveva, naturalmente, un proprio nome, per essere identificabile all’interno di un percorso ben definito e strutturato. Gli allestimenti, curati nei particolari, erano affidati alla direzione di Davide Clementi, con l’intento di ricreare la dimensione della kasbah, di cui i vicoli, angusti e alti, richiamavano la struttura, riproponendo anche da un Calabria Produttiva 63 EVENTI vore e quelle potenzialità sopite che i paesi come Saracena spesso dimenticano di avere, ma che un gruppo volenteroso di persone riesce a riportare alla luce. Donato Sabatella, presidente dell’Uvip (Una voce in più), l’associazione che ha organizzato l’evento, ci svela alcuni aspetti della manifestazione. punto di vista architettonico la simbiosi tra due culture, quella cinematografica e quella gastronomica. In una sorta di cantina, con tanto di botti e vini pregevoli, i giornalisti potevano incontrarsi con registi e attori e conversare, sorseggiando un passito o assaggiando dei fichi secchi, comodamente seduti sul sofà. Ogni attività è diventata lo spunto per risvegliare quel fer- 64 Calabria Produttiva Quali sono la forza e la novità di un festival come Saracinema? Saracinema ha una serie di punti di forza, che hanno fatto sì che ci fosse una seconda edizione e che questa fosse una conferma di ciò che l’iniziativa promette. Anzitutto, siamo in uno splendido centro storico, per certi versi abbandonato, e con Saracinema ci proponiamo di restituirgli la giusta attenzione che merita. La possibilità di proporre una seconda edizione si deve anche al contributo degli enti pubblici, che ci hanno permesso di allestire la splendida arena che ospita le proiezioni, una tenda-struttu- ra all’aperto, non essendoci cinema o sale chiuse in cui proiettare. Saracinema è il pretesto per alimentare la voglia di rinnovare Saracena, di far crescere nuove, piccole, attività imprenditoriali. Una recente statistica rivela che nel territorio della Comunità montana del Pollino esiste soltanto il 2% dei posti letto della provincia di Cosenza. Questo ci ha fatto riflettere e ci ha portato a creare un circuito di B&B e attività ricettive, all’interno del centro abitato, che hanno poi ricreato la kasbah. Noi abbiamo contribuito con l’allestimento, la gente poi ha fatto il resto. Importanti sono anche gli stage formativi gratuiti, di regia, sceneggiatura e recitazione, a cui si accede mediante selezione. Quest’anno sono stati tenuti da Alberto Sironi, per la regia; Faliero Rosati, per la sceneggiatura; Giorgio Bongiovanni, per la recitazione. A ciò, si è aggiunta una nuova sezione, Cantiere, che dà la possibilità di realizzare concretamente un cortometraggio. Tutto questo ha l’ob- biettivo di fare di Saracinema non solo una vetrina, ma anche un momento di creazione di cinema. Un ringraziamento il festival lo deve al suo direttore artistico, Giuseppe Gagliardi. EVENTI gente. È per questo che al Saracinema hanno partecipato in tanti. Il festival si è realizzato anche grazie al sostegno dell’assessorato alla Cultura della Regione, della Provincia di Cosenza, della Fondazione Carical, e il patrocinio del Comune di Saracena. Anche la Regione ci ha creduto poiché ha visto nel festival non soltanto un momento in cui vedere il cinema - come è accaduto con le proiezioni in contemporanea nazionale de Le rose del deserto di Mario Monicelli - ma anche un momento in cui il cinema si fa e si preparano i giovani a fare il cinema. C’è stata una vera e propria simbiosi tra gli organizzatori e il paese. Perché? La gente ha sempre accolto bene le iniziative che l’Uvip ha portato avanti in dodici anni di attività. L’associazione si è avvalsa della collaborazione di novanta persone, soprattutto ragazzi. Il loro impegno è stato fondamentale per realizzare l’evento, spinti soltanto dal desiderio di partecipare a qualcosa che riscatta dalla quotidianità di un piccolo centro che ha voglia di vivere. La popolazione ha reagito a circa venti anni di abbandono amministrativo, è stato come un risveglio. Negli anni Ottanta questo centro aveva una economia invidiabile. Poi è subentrato il disincanto. Forse, però, questo desiderio di fare e di mostrare il valore e le risorse del posto cova ancora nell’animo della Cos’è stata quest’anno Saracinema? Quest’edizione ha visto ampliare l’offerta culturale. Non solo rassegna cinematografica, di corto e lungometraggi, ma vetrina variegata in cui si trova a proprio agio il cinefilo come chiunque. Il nostro obbiettivo era quello di avvicinare un pubblico variegato. E credo che ci siamo riusciti. L’idea è stata quella di portare il cinema in un borgo decentrato per farlo diventare una meta. Inoltre, l’evento si propone di attivare un mercato locale legato a questo tipo di attività. Ad esempio, la possibilità di aprire una sala cinematografica nella vecchia struttura del cinema Lux, chiuso da molti anni e che marcisce con il tempo. Con Saracinema sta emergendo un lato nuovo della Calabria, diverso da quello di cui si legge sui quotidiani. Per questo vogliamo continuare ad agire. Perciò diamo appuntamento alla prossima edizione di Saracinema nell’estate 2007. Calabria Produttiva 65 Intervista a Tatti Sanguineti EVENTI T atti Sanguineti è un critico ed esperto cinematografico, ma anche un attore. Ha scritto di cinema per i più grandi giornali nazionali (Panorama, La Repubblica, l’Europeo), lavorato come organizzatore di eventi per importanti festival nazionali, tra cui la Mostra internazionale del cinema di Venezia e realizzato per la Rai documentari straordinari su registi importanti. Ha anche interpretato il ruolo di un generale dell’esercito nell’ultimo film di Mario Monicelli, Le rose del deserto (2006). È protagonista e 66 Calabria Produttiva consulente della sezione “Dialoghi d’autore” di Saracinema. Perchè, secondo lei, un festival del cinema a Saracena? Senza conoscere la genuinità, l’originalità, la commozione che suscita questo presepe-kasbah-città fantasma dove sono finito e dove non avrei mai immaginato di finire, avevo però immaginato qualcosa di Giuseppe. Così mi ha chiesto che cosa si potesse portare qui. La Calabria è una delle regioni maledette dal cinema. Innanzitutto perché il dialetto calabrese è schiacciato tra il napoletano, il pugliese e il siciliano, quindi in qualche modo è una regione senza una sua lingua cinematografica riconosciuta come tale, ad esempio, per un cinema italiano popolare in cui i dialetti contano molto come quello di Monicelli. Un cinema poco calabrese, dunque. E quello di Saracinema? Io sono stato molto amico di Ninetto Davoli, che Giuseppe aveva già pensato di far venire, anche lui un calabrese emigrato. Un altro grande del cinema di cui sono stato molto amico era Leopoldo Trieste, la cui EVENTI calabresità però nessuno conosce. Io ho avuto la fortuna di essere stato un “cocco” di Fellini, e quindi ero anche amico di Leopoldo, col quale ho vissuto giornate memorabili. Quando lo invitavo a collaborare lui si fidava di me. Lo pagavo sempre, però, perché Trieste, che era un attore non-attore, che aveva fatto per tutta la vita il caratterista, era costretto a vedere il gettone come il termometro della febbre della sua vita, quindi non pagarlo significava offenderlo, e se non potevo pagarlo non lo chiamavo. Questo per dire quanto lo conoscevo e gli volevo bene. E a Saracinema viene proiettato uno strano documentario su di lui. Lui è stato non soltanto uno dei caratteristi di cine-teatro che ha fatto più film, quello che è stato più apprezzato all’estero e santificato dal nuovo gruppo di cineasti americani. Coppola, ad esempio, gli ha fatto fare una parte ne Il padrino Parte seconda davvero meravigliosa, lo adorava. Io di mestiere facevo proprio questo: l’organizzatore di eventi. Quindi organizzare eventi, dirottare amici, ripescare cassette mi è stato facile in questa occasione. Come ha conosciuto la Calabria? Dirò la verità: io ho avuto un’avventura terribile in Calabria. Io sono figlio di una famiglia di cattolici liguri piccolo-borghesi, che non ha mai viaggiato, con poca esperienza vissuta. Nel 1969 ho partecipato a un campo di lavoro a Terranova del Pollino, con un’associazione di volontariato, e ho visto il mondo di Carlo Levi, una diversa Eboli, all’epoca. Sono tornato da quei venticinque giorni nel Pollino veramente diverso. Noi avevamo fatto lotte studentesche, avevamo letto don Milani, insomma avevamo covato la vera ribellione. Ero iscritto alle interclassi, quindi avevo scelto una strada di rivolta. Quei giorni sul Pollino mi cambiarono la vita. L’estate successiva ho partecipato a un campo di lavoro a Gioiosa Ionica, in cui costruivamo un ponte sulla fiumara, nei quartieri che ricordo si chiamavano Ceravolo e Drusuo, a Gioiosa Ionica superiore. E durante la seconda estate ho scoperto che eravamo ostaggio di una cosca e sganciarsi da quell’ingaggio era davvero impossibile. Credo di aver incontrato, in quell’estate del ’70, dei piccoli detentori di un vero potere mafioso. Una notte in cui abbiamo inscenato una fuga (che in seguito abbiamo fatto davvero, abbiamo dormito per venti giorni coi sacchi a pelo sulle spiagge), un signore, molto arrabbiato con me, fece un gesto di una violenza indimenticabile: avevo dei pantaloni corti, perché facevamo i muratori, mi prese per la coscia e mi strappò quattro peli. Una sorta di avvertimento, come per dire: attento, lo so che stai barando. Una minaccia fisica, dolorosa. Per cui per anni questo ricordo mi ha sempre pesato, come se la Calabria mi fosse parsa incredibilmente feroce. Poi, però, ho avuto anche altre avventure. Come mai, secondo lei, nessun personaggio immaginario o reale calabrese si è finora imposto per mezzo del cinema? Oggi La vera leggenda di Tony Vilar sembra un inizio. Insieme ad altre persone, stiamo lavorando da anni sul più misterioso cineasta italiano che si chiamava Elio Ruffo. Un uomo molto strano, che ha fatto dei film molto strani e che è uno dei personaggi che sono alla base del film su Cagliostro. [Il ritorno di Cagliostro, di Ciprì e Maresco, n.d.r.] Raccontai all’epoca, infatti, a Maresco le ricerche che avevo fatto. E forse le idee sul personaggio e sulle avventure cinematografiche della Sicilia del Dopoguerra nascono non solo dalla storia di un cineasta davvero esistito, che si chiamava Pino Mercanti, che fece il mitico Turi della Tonnara del 1946, a Palermo, ma anche dalla vita di Ruffo, che fece un documentario sulla alluvione di Africo nel 1949 e molte altre cose [Una rete piena di sabbia (1966), Tempo d’amarsi (1954), come regista, e altri film come attore, n.d.r.]. È uno dei tanti libri che ho nel cassetto. Cosa ha provato quando è tornato qui? Mi sono sentito come i bambini quando vedono l’albero di Natale. Incantati e felici. Calabria Produttiva 67 Intervista a EVENTI Giuseppe Piccioni G iuseppe Piccioni è un regista italiano apprezzato a livello internazionale. Debutta nel 1987 con il lungometraggio Il grande Blek, con il quale ottiene diversi premi. Ricordiamo: La vita che vorrei (2004), Luce dei miei occhi (2001), Cuori al verde (1996), Condannato a nozze (1993), Chiedi la luna (1991). Nel 1999, con il film Fuori dal mondo ottiene cinque David di Donatello, quattro Ciack d’Oro e numeroso altri riconoscimenti internazionali. Qual è dal suo punto di vista su Saracinema? A dire il vero non conoscevo questa manifestazione. Vi sono stato introdotto da Giuseppe Gagliardi, che conosco perché oltre a essere un valente regista è anche assiduo frequentatore di una libreria di cinema che abbiamo fondato a Roma, a Trastevere, insieme ad altri cineasti. Qui a Saracinema il primo impatto è la gente, e devo dire che mi sento molto a mio agio. Credo che sarò uno sponsor di questa iniziativa. Saracinema si è dimostrato un ottimo contenitore, non soltanto di cultura, cinematografica nello specifico, ma anche di stimoli. Si può pensare, vista dal di fuori, a una attività cinematografica di produzione? Penso che se questo festival riesce a essere così come sembra, originale e fuori da ogni convenzione rispetto ai soliti festival, così partecipato, allora questo significa che il festival avrà delle conseguenze, produrrà 68 Calabria Produttiva pensieri: i ragazzini andranno a vedere i film, parteciperanno ai dibattiti, qualcuno magari penserà di fare il regista, come è successo a Giuseppe, qualcun altro diventerà un cinefilo, e magari qualcuno penserà di girare qui qualcosa, perché questo è un paesaggio e luogo insolito. I processi a volte non devono essere decisi a tavolino, talvolta basta gettare un sasso in uno stagno. Quando ero ragazzo sicuramente c’è stato qualcosa che ha suscitato in me un primo interesse per il cinema. Tornando indietro con la memoria ricordo che è stato semplicemente il fatto di veder girare un film, Alfredo, Alfredo di Pietro Germi [1972, n.d.r.]. Questa curiosità si è sedimentata ed è cresciuta in me. Le vie del cinema sono infinite, non si sa mai. Cosa ha pensato vedendo Saracena? Arrivando qui ho incontrato tanta gente per la strada, e un’accoglienza molto bella... è un bellissimo inizio. È un posto che una volta, in un gergo un po’ fricchettone, si sarebbe detto con “un’energia positiva”. Saracena-Bronx PERSONAGGI via Doichlanda Sono queste, al momento, le tappe significative nella carriera del giovane regista Giuseppe Gagliardi, che dalla piccola kasbah del paese del Pollino volge lo sguardo in Europa e in America. Per parlare con ironia della way of life calabro-italiana L o incontriamo nella sua Saracena - patria d’adozione essendo nato a Cosenza - in occasione di Saracinema, e la sua aria bambina, un po’ sorniona, un po’ addormentata, lo fa sembrare fuori luogo e al posto giusto, nel contempo. Giuseppe Gagliardi, classe ’77, filmaker, autore e regista di 70 Calabria Produttiva alcuni corti (Peperoni, Uomini - Una storia, Era una notte, Doichlanda) sta vivendo un momento d’oro con La vera leggenda di Tony Vilar, il primo lungometraggio, presentato a Roma durante la Festa Internazionale del Cinema. Di Saracinema è il direttore artistico ed è naturale chiedere come sia nata l’idea di un cinefestival in un posto splendido e sperduto. “L’idea è nata nel 2003 risponde Gagliardi - volevamo fare qualcosa che potesse affermarsi subito come originale e ci interessava non tanto fare il verso ad eventi più grandi, importanti e finanziati, quanto creare opportunità di formazione, spettacolo e incontro con i protagonisti del cinema. L’evento, per come è stato ideato e organizzato, si è rivelato anche una buona occasione di marketing territoriale? Certo. Noi (il plurale, non majestatis, si riferisce all’azione collettiva dell’associazione Una voce in più e di tutti i saracenari, ndr) crediamo nello sviluppo economi- co attraverso l’industria culturale; la cultura non serve solo a far vivere meglio i giovani ma ad investire nel futuro. Il coinvolgimento degli enti, quest’anno, è stato notevole e ci fa piacere sapere che è stato compreso il senso dello sviluppo di questo evento e di tutto il territorio. Doichlanda e Peperoni sono caratterizzati dalla rappresentazione antropologica di una realtà. Cosa pensi di portarti dentro di calabrese? Con molta modestia, essenzialmente, cerco di destrutturare il termine “folklorismo”. In Calabria si fanno festival del folklore, con gente vestita in modo improbabile. Dobbiamo cercare di sottolineare la nostra calabresità in un modo che sia molto più vero e sincero e non attraverso strane forme di musiche contaminate; nel mio piccolo e senza manie di onnipotenza, racconto quello che so della mia terra, senza studi di tradizioni dietro. Anche nel mio primo lungometraggio, con Peppe Voltarelli, abbiamo voluto raccontare e scoprire come siamo all’estero. E’ molto interessante capire come i calabresi e gli italiani, in genere, fuori dall’Italia hanno mantenuto cose che noi ci sogniamo soltanto. Abbiamo raccontato, con ironia, non le storie sulle valigie di cartone ma sul vero spirito italiano dei cliché, spiegando anche un po’ come nascono. Sono molto contento di passare per quello che racconta la sua terra, anche se non so se lo faccio bene. Ci sarà tempo per verificare. C’è un motivo partico- PERSONAGGI lare che ti ha spinto ad occuparti di cinema? Non c’è, ma mi ha sempre affascinato il fascio di luce che proveniva dalla sala di proiezione. Nuovo Cinema Paradiso? Sì, in qualche modo; a Saracena abbiamo avuto una sala di proiezione fino agli anni Ottanta e la mia infanzia ne è stata affascinata. Poi, spesso, in famiglia si proiettavano dei filmini in superotto; ho studiato cinema all’università, ho cominciato a fare piccole cose. Poi, questo, è un mestiere che impari facendo, non te lo può insegnare nessuno. Cos’altro ricordi della tua infanzia saracenara? Io ho passato molto tempo tra vicoli strettissimi e la kasbah; il fascino di questi luoghi pregni di vissuto, più che di storia (spesso chiamiamo la parte vecchia della città, centro storico; in realtà sono centri vecchi che hanno tanto di vissuto) mi è rimasto dentro. Raccontarlo, anche attraverso un festival, può essere una buona chiave per ricordare. Ospitare tanta gente qui, è un ottimo veicolo per far capire chi siamo e da dove partiamo. “Cinema nella kasbah” è un invito al relativismo? Essenzialmente, dovevamo inventarci un luogo dove ambientare la manifestazione; questo posto, che ha lo stile della kasbah araba, molto tra le righe, ha dato l’idea della voglia di essere aperti a tutti, di poter accogliere chiunque. Quindi anche un augurio che l’iniziativa vada avanti e possa inviare un messaggio di solidarietà e di scambi culturali? Scambi culturali e risveglio, perché siamo morti. A chi e a cosa ti riferisci? Per la prima edizione di Saracinema ci hanno dato poche lire; quest’anno abbiamo avuto un bel contributo, che speriamo possa aumentare perché è mirato a far crescere tutti, a far vivere momenti particolari alla collettività e a portare sviluppo economico. La mia provocazione è riferita al fatto che, passato questo festival, a Saracena, rimangono pochi vecchietti e gli altri preferiscono stare nella parte peggiore del paese, fatta di case ancora non finite, previste per i figli che poi sono rimasti fuori. Come vedi la realtà di Saracena per quanto riguarda il risveglio culturale e la partecipazione? I giovani sono stati molto presenti e coinvolti e questo è un segno molto positivo. C’è bisogno di spingere a fare iniziative che mettano in moto il cervello; per cui il mio messagio è: meno festival del folklore e più eventi che siano importanti per la gente. Chapeau all’impegno di un giovane che vuole fare ciò che lo diverte con qualità. Al momento di andare in stampa, abbiamo conferma dallo stesso Gagliardi della partecipazione del docufilm al Tribeca Film Festival, rassegna internazionale di film indipendenti, ideata e diretta da Robert De Niro. Il documentario verrà proiettato il 30 aprile prossimo. P iccola grande sorpresa alla prima calabrese dell’opera di Giuseppe Gagliardi “La vera leggenda di Tony Vilar”. Anche gli effetti speciali sono “made in Calabria” come la maggior parte dello staff del film. Li ha realizzati una giovanissima società fondata da cinque giovani laureati dell’Università della Calabria, si tratta degli OGM Animation Studios (www.ogm3d.com), al secolo: Peppe Larìa, Daniela Fiorelli, Elena La Regina, Giovanni Posella, Francesco La Regina. Già noti per un cortometraggio in animazione tridimensionale di loro produzione, ci hanno raccontato il lavoro svolto per Gagliardi in un divertente “dietro le quinte” che è visibile anche su internet all’indirizzo: www.youtube.com/ogm3d Riferiscono: «La scena che abbiamo realizzato prevedeva la ricostruzione un modello del mondo a grandezza naturale con un aereo di linea in volo; il nostro compito era quello di portare lo spettatore, narrativamente, da Buenos Aires a New York. Per calcolare il tempo a nostra a disposizione abbiamo utilizzato un metronomo, in quanto la scena era montata a tempo di musica e Giuseppe ci aveva fornito il montaggio definitivo per quella parte di film ed al quale dovevamo attenerci. La sfida principale è stata la realizzazione di un ambiente con la presenza di agenti atmosferici particolari e renderli molto simili, da un punto di vista stilistico, a quelli della pellicola. Il tutto in tempi molto molto brevi. Così per ricostruire la Terra abbiamo utilizzato le texture prese dal sito della NASA, soprattutto per quanto riguarda la mappa dei mari, della terra, delle nuvole e delle luci della città, che sono state riadattate in un secondo tempo e ritoccate. Una curiosità: la mappatura del Boeing 747 (ndr: la livrea dell’aereo) ha sulla coda il logo degli OGM, in quanto noi firmiamo sempre i nostri lavori... Infine, per chi si chiedesse quanto tempo ci voglia a creare il mondo: in 6 ore ce la si fa!» Per il futuro gli OGM hanno già in cantiere un nuovo progetto in collaborazione con i due giovanissimi ma già noti sceneggiatori Davide Aicardi e Marco Renzi, ed a cui stanno collaborando molti altri artisti calabresi. Progetto sul quale, per ora, viene mantenuto il più stretto segreto. Calabria Produttiva 71 CALABRIA ALTROVE Un calabrese alla corte di Corbin e King Francesco Mazzei, chef executive originario di Villapiana (Cs), oggi lavora a Londra in uno dei più esclusivi ristoranti britannici. Un esempio per i giovani che vogliono investire nelle professionalità del turismo 72 Calabria Produttiva N on capita spesso di incontrare al top di un’azienda inglese, dei giovani italiani. Quello di cui siamo stati testimoni, però, dimostra che, quando la propria ragione di vita è la ricerca continua di una specifica formazione professionale a tutto campo, succede che si venga individuati dalla gente che conta e conseguentemente si possa godere del privilegio di essere chiamati a collaborare con personaggi davvero di rilievo; in questo caso, coloro che sono considerati i re Mida della ristorazione londinese. Tutto ciò è successo a Francesco Mazzei, giovane chef di cucina che, partendo dalla sua amata e mai dimenticata Calabria, è approdato a Londra come chef executive del rinomato ristorante St. Alban, i cui proprietari sono i famosi manager della ristorazione inglese Chris Corbin e Jeremy King. Francesco Mazzei, nativo di Villapiana, si diploma all’ IPSSAR di Castrovillari nel 1992, e dopo qualche esperienza lavorativa presso strutture della zona, decide di partire alla scoperta di nuovi orizzonti professionali. Dapprima frequenta famosi ristoranti italiani, sia a Roma che a Milano, ma il suo sogno nel cassetto è sempre quello di potersi confrontare con il fascinoso mondo della ristorazione londinese. E’ così che, nel 1997, si trasferisce a Londra dove in parallelo alla notevole esperienza professionale, maturata nei migliori ristoranti della capitale, approfondisce lo studio dell’inglese (che parla correttamente) tanto che, nelle varie trasmissioni televisive e radiofoniche a cui partecipa, chi lo ascolta ha seri dubbi sulla sua nazionalità italiana. E a tal proposito, quando gli viene chiesto da CALABRIA ALTROVE dove proviene, non esita mai a dire che è un italiano di Calabria. Innanzitutto, come dobbiamo chiamarla, Chef o Francesco? Sicuramente Francesco, dal momento che sento di essere tra amici, a casa mia. Hai mai pensato che un giorno saresti arrivato ai livelli che ti vedono annoverare tra i migliori chef in Inghilterra? Non ti nascondo che la mia più grande aspirazione nel campo lavorativo, è sempre stata quella di migliorarmi, passando attraverso lo studio approfondito di tecniche di lavorazione, di acquisizioni di nozioni della scienza dell’alimentazione, di frequentazioni a stage di vari livelli e, in ultimo, lavorando fianco a fianco con professionisti di caratura internazionale. Tutto il resto è venuto da sé, ma seguendo un percorso duro e, per certi versi, anche accidentato. Abbiamo saputo, oltre ad averne fatto la conoscenza personale, che oggi sei approdato alla corte di Chris Corbin… Si, è così. Da novembre scorso, sono stato chiamato come chef executive, al ristorante St. Alban in Regent Street, i cui proprietari, appunto, sono considerati i top manager della ristorazione inglese, basti pensare che sono gli stessi proprietari del Wolselay, considerato il più importante e caratteristico ristorante londinese per la colazione all’inglese. Qui ho curato, insieme al general manager della società, mister Moss, anche l’allestimento della cucina, dove dirigo una brigata di circa 40 persone, in gran parte italiani, ma dove sono presenti anche brasiliani, americani, algerini, francesi ed inglesi. Con un insieme così variegato di persone, si può immaginare che la cucina é multietnica? No, niente affatto. Ritengo, al contrario, che il mio successo personale sia dovuto in massima parte alla mia impostazione di cucina mediterranea, con precisi riferimenti a quella tipica calabrese, ma con evi- denti rivisitazioni moderne, che non disdegnando l’origine povera e popolare, abbinata ai gusti e ai sapori autentici della nostra tradizione e ad una veste moderna anche nella presentazione del piatto stesso. Sembra di capire che a Londra è possibile mangiare calabrese? Non è del tutto impropria l’affermazione, atteso che, nel mio menù, si possono trovare piatti come la parmigiana di melanzane, la frittura di calamari pastellati con paprica dolce, il coniglio stufato, le verdure grigliate e, a fine pasto, si può avere la percezione diretta di mangiare i famosi clementine della nostra Piana di Sibari, in una ricetta che è per certi versi un mio orgoglio personale, e cioè il soufflè di mandarino con salsa cioccolato al peperoncino di Calabria. A questo punto interrompiamo l’intervista, anche perché oltre ad avere stimolato la nostra fantasia, abbiamo un’accentuata acquolina in bocca, che non ci fa resistere alla tentazione di degustare questi piatti, magari in Calabria. Calabria Produttiva 73 Calabria, obiettivo professionale e legame dʼaffetto CALABRIA ALTROVE La conoscenza e la promozione della regione sono da anni lʼobiettivo di Calabria International Tours, pool di agenzie canadesi che, attraverso i flussi turistici, movimenta in maniera crescente il settore e consente di mantenere saldi i legami con la terra dʼorigine ai calabresi dʼoltreoceano S ono tanti i calabresi che, pur lontani dal luogo d’origine, per i più diversi motivi, non ne sono mai lontani col cuore e lavorano e si adoperano, ogni giorno, per esso. E’ il caso di Fortunato Febbraro, presidente di Calabria International Tours - tour operator canadese - che da qualche anno, attraverso la struttura che presiede, promuove la Calabria e la sua conoscenza, da un punto di vista turistico, ma anche socio-culturale ed economi- 74 Calabria Produttiva co. “Iniziata nel 2002 – racconta Febbraro – l’impresa di raggruppare intorno allo stesso tavolo i titolari di nove agenzie è stata ardua ma, grazie al lavoro instancabile di Domenico Frascà (allora, come me, nell’esecutivo della Federazione dei Calabresi dell’Ontario) e Basilio Policaro, all’epoca consultore della Calabria, siamo riusciti, in una riunione che non esito a definire storica – presso il Columbus Centre – a tracciare un percorso e dei progetti in comune per incentivare il turi- smo verso la Calabria. Il risultato più importante è stato, senza dubbio, quello di aver compiuto un passo che altri neanche avevano mai tentato”. Nel 2004, continua Febbraro, le agenzie canadesi interessate compiono una visita esplorativa nella nostra regione (alcuni titolari di agenzia, pur di origine calabrese, non erano mai stati in Calabria, sottolinea il Nostro) e da lì a poco, con il beneplacito di sei agenzie, si registra la società in Canada. I contatti più stretti con gli operatori turistici calabresi sono mantenuti da Febbraro e Frascà, originari del Vibonese; nel febbraio 2005, una conferenza stampa, svoltasi al Valentianum di Vibo, porta a conoscenza del pubblico e degli addetti ai lavori la prima brochure di Calabria International Tours. La primavera dello stesso anno vede pronti già i primi pacchetti e gruppi esclusivi per la Calabria. Da quel momento in poi, è CALABRIA ALTROVE un continuo susseguirsi di accordi con gli operatori turistici di tutta la regione ed oggi sono diverse le località in cui si trovano le strutture turistiche d’appoggio a CIT: Amantea, Crotone, Nicotera, Siderno, Tropea, Vibo Valentia e Villa San Giovanni. Le agenzie raggruppate sotto l’egida di Calabria International Tours sono San Cal Travel, Aero Travel, The Travel Firm, Gareri Travel, S J Travel e Tri World. Come diversi sono gli appuntamenti fissi, inseriti già in calendario che anche quest’anno prevede la presenza, in Calabria, di varie categorie di turisti (chef, studenti, pellegrini, naturalisti) per i quali sono stati approntati pacchetti specifici. “Anche in Canada – riprende Febbraro – i contatti continuano a svilupparsi e siamo soddisfatti di notare che, quasi ogni giorno, siamo contattati da operatori che hanno sentito parlare della nostra compagnia e desiderano collaborare con noi. Dal giorno che abbiamo dato inizio all’attività, abbiamo formato una diecina di gruppi esclusivi, attraverso i quali molti calabresi, che non visitavano da tempo la propria terra d’origine, hanno potuto farvi ritorno, insieme ad altre persone che non conoscevano affatto la Calabria e che si sono innamorati della sua bellezza”. Uno degli eventi più importanti, sotto tutti punti di vista, realizzato da CTI, è stato il conveno IPN svoltosi a Vibo Valentia nell’ottobre 2006, per il quale hanno dato fondo a tutte le energie disponibili, oltre a Febbraro, anche Domenico Frascà, direttore CTI, e Tony Silipo, membro dell’esecutivo. Ad un primo, superficiale rendiconto, essendo ancora presto per parlare di veri e propri bilanci “perché molti dei benefici si potranno toccare in modo tangilbile con il passare del tempo – conclude saggiamente Fortunato Febbraro – possiamo dire che i 500 partecipanti ai nostri gruppi, nonché i duemila passeggeri che le nostre agenzie continuano a portare verso il mercato italiano, rappresentano anche un grande potenziale per la Calabria che sta incominciando a raccogliere i frutti della nostra continua pubblicizzazione”. Numeri piccoli, paragonati alla popolazione canadese, significativi per la nostra regione che, attraverso i gruppi scolastici anche di studenti non italiani, organizzati da CIT, gode di una propaganda fresca, giovane ed appassionata che può trainare il flusso turistico dei genitori. E per il presidente, cosa rappresenta Calabria International Tours? La risposta, senza esitazioni è: “una sfida personale, dato che oltre a poter offrire delle vacanze di prima qualità ai clienti, che oramai curo da oltre vent' anni, costituisce anche il mio legame di amore con questa regione che mi ha dato i natali. Una terra che, con i suoi grandi difetti e problemi, rappresenta pur sempre un pezzo di paradiso su questo pianeta”. Nostalgia a parte, come dare torto a chi si esprime in questi termini, parlando della Calabria? Probabilmente, per molti calabresi che abitano la regione il problema sta nel fatto che, a furia di avere sotto gli occhi sempre le stesse immagini, finiscono col non vedere più nulla. Chissà se sarebbe utile allontanare per qualche anno questi signori…. Calabria Produttiva 75 Roma Touring ovvero... MISCELLANEA lʼimpresa dello spettacolo T ra le tante esistenti, c’è anche una Calabria che ha voglia di mostrarsi con lo spettacolo e l’intrattenimento, capace di regalare momenti di leggerezza e di svago, non disgiunti dalla fierezza di “parlare calabrese”. Questa è la Calabria di Francesco Corea, originario di Catanzaro, che vive e lavora a Roma da quattro anni ed è il titolare di Roma Touring, una società che opera nel settore dello spettacolo e degli eventi. Nel suo intenso anno di attività, 76 Calabria Produttiva notorietà i talenti calabresi che, altrimenti, in casa, avrebbero sicuramente minori occasioni di farsi notare e salire la scala del successo. Così come sta accadendo a Maria Ciambrone, a Claudia Mercurio e ad Emanuele Corea, delfino della scuderia, dalla bella voce che propone cover Anni Settanta. Al momento, due sono le manifestazioni importanti ed impegnative, uscite fuori dal magico cilindro di Francesco Corea per Roma Touring; il “Festival dei Tre Colli” e “Calabria in passerella”. La prima è una manifestazione rivolta a giovani artisti (cantanti, ballerini, cabarettisti) che si propone di scoprire e lanciare nuovi talenti, da proporre in tournées teatrali o per spettacoli Rai diretti dal regista Francesco Malavenda; la seconda è una kermesse di moda e spettacolo dove sfilate, canzoni, balletti e quant’altro è la società ha già realizzato diverse manifestazioni per emittenti televisive nazionali e satellitari, con un raggio d’azione prediletto sul Lazio e sulla Calabria. Ma le radici non si dimenticano, o almeno sono in molti quelli che non vogliono dimenticarle; così Francesco Corea, attraverso la sua creatura – e dopo aver maturato significative esperienze nel settore affiancando, tra le altre, aziende come Pubblitalia 80 e Sinergie Grandi Eventi sta cercando di portare alla tutto declinato rigorosamente in calabrese, e calabrese doc. Da diversi mesi, inoltre, Roma Touring cura interessi ed immagine di Alessia Orlandi - (già protagonista ad “Amici”) e prossima ad esibirsi in una propria produzione musicale – oltre a produrre il tour del duo comico Battaglia e Miseferi, habituée della variegata compagnia del Bagaglino. Mission non facile, quella che ha scelto di seguire Francesco Corea con Roma Touring; la perifericità della Calabria, purtroppo, si riflette anche nello spettacolo. Ma la determinazione, la professionalità e, soprattutto, questi inizi fanno ben sperare in un futuro di sicuro successo per tante… stelle di casa nostra. Per informazioni: Tel. 338 8730842 Sede legale via Magenta, 15 Catanzaro Ufficio clienti Via di Montecervialto, Roma Duecento candeline MISCELLANEA per la città del futuro S e fosse stata una ricetta, niente sarebbe stato più azzeccato di: Soveria Mannelli in tutte le salse. In realtà, la ricorrenza dei duecento anni di vita della vivace realtà dell’entroterra catanzarese, celebrata il 19 gennaio scorso e con vari appuntamenti nel corso dell’anno - ha catalizzato l’attenzione mediatica, e non solo, della regione e del Paese, con una serie di iniziative uscite dal cilindro di un comitato promotore che ha come presidente Francesco Cossiga, insieme al presidente regionale, Agazio Loiero; il presidente della Provincia, Michele Traversa e i sindaci emeriti della città Mario Caligiuri, Domenico Loiacono e Salvatore Pascuzzi, oltre al primo cittadino attualmente in carica, Leonardo Sirianni. Festa grande, davvero, per i cittadini del “comune più informatizzato d’Italia” che hanno vissuto e partecipato dal vivo alle celebrazioni e hanno avuto modo di rive- Tra ciambelle di Garibaldi, nocini e mega torta di castagne, Soveria Mannelli festeggia i due secoli di vita e si attrezza, con la telematica, per il terzo millennio dersi su varie reti televisive pubbliche e private, nazionali e locali, che hanno trattato l’evento. Convegni sulla storia di Soveria Mannelli, concorsi per le scuole, premi per le tesi di laurea e alla memoria si sono alternati alla presentazione del nuovo sito del comune, a sfilate di bande e picchetti d’onore, annulli filatelici, accensione di fuochi sacri ed illuminazione di fontane. Tra i numerosi eventi, alcuni sono di particolare rilievo e prenderanno il via grazie ai protocolli d’intesa sottoscritti proprio nel giorno di festa. Il primo, sottoscritto con Basilio Bianchini, direttore regionale della sede Rai, riguarda la realizzazione di un archivio su Soveria Mannelli, da costituire attraverso la consultazione delle teche nazionali e regionali. Un altro riguarda la creazione dell’etichetta “Manno d’oro” (lo stesso nome del premio alla memoria dei soveritani illustri, quest’anno dedicato all’editore Rosario Rubbettino) che distinguerà quattro tipi di vino - bianco, rosso, rosato e novello - prodotti dalle cantine Statti di Lamezia Terme. Una singolare collaborazione, venuta fuori per un evento importante che procede sul comune cammino della valorizzazione, storica ed enogastronomica in particolare, del territorio. Il terzo, è l’accordo stipulato con la facoltà di Economia dell’Unical, la quale effettuerà una ricerca statistica ed economica, sui duecento anni di Soveria. Lo studio sarà pubblicato nella collana del Comune, “La Città delle idee”, altra perla di Soveria che è una delle poche amministrazioni comunali, in tutto il Paese, ad essere anche editrice. Ma i… regali per Soveria Mannelli, o meglio per i soveritani, non finiscono qui; sono in previsione diverse altre iniziative (rete wifi per tutto il territorio comunale, raccolta differenziata, web tv, enciclopedia telematica, varie pubblicazioni, solo per citarne alcune) le quali dimostrano, ove mai ci fosse bisogno, che la perifericità, di questi tempi, è un concetto tutto da rivedere e che non ha più quasi nulla a che vedere con la collocazione geografica di un luogo. Calabria Produttiva 77 Una miscela di MISCELLANEA classico e tradizionale LʼArs Enotria Ensemble rivisita in versione musicale classica le canzoni della tradizione popolare calabrese attraverso una sperimentazione paziente e appassionata R iuscite ad immaginare le canzoni della tradizione popolare calabrese musicate ed eseguite con partiture classiche? E con strumenti come arpa, violino, viola, violoncello e voce soprano? A primo… orecchio, la cosa suona per lo meno insolita, ma dopo l’ascolto non si vorrebbe smettere più di ascoltare la melodia fluida ed elegante dell’arpa, gli accordi solenni e briosi degli strumenti ad arco, e soprattutto la voce di filigrana della cantante. Un’alchimia che illeggiadrisce e fa lievitare, fino a 78 Calabria Produttiva farlo diventare arioso come un idioma orientale, il nostro dialetto. Un piccolo prodigio di passione realizzato con impegno e professionalità da alcuni musicisti che, con buona dose di originalità, hanno pensato di formare un gruppo, l’Ars Enotria Ensemble, che è il nome dell’associazione culturale – da cui hanno preso vita nata nel 1997 e presieduta da Angela Martire Cirigliano. Anna Stella e Rosalba Cirigliano, viola ed arpa, Fausto Castiglione, violoncello, Barbara Tucci, soprano e Jan Kyjovsky, violino, direzione artistica ed arrangiamenti, sono i componenti del gruppo. L’associazione culturale Ars Enotria si è posta come obiettivo la valorizzazione e la promozione delle arti, in particolare la cultura musicale, attraverso l’organizzazione di itinerari artistico-musicali in luoghi d’interesse storico. Nell’ambito di ogni itinerario, Ars Enotria propone l’evento musicale, con artisti solisti o con la formazione al completo e, in tal modo, si rende parte attiva nel creare curiosità e informazione sia nella fruizione turistica del luogo sia nella fruizione della musica classica che, attraverso la notorietà dei brani proposti, avvicina un pubblico numeroso. L’associazione opera dal 1999 ed è già in possesso di un ricco curriculum; le manifestazioni organizzate hanno toccato tappe prestigiose come Altomonte, Gerace, Morano, Tropea, il Parco archeologico di Sibari, il castello di Corigliano, il museo Amarelli, Matera, Amalfi e la sua costiera, Malta. Due sono i cd che raccolgono le preziose produzioni musicali; “Juri de campu, juri de bellizza” e “Armonie mediterranee” entrambi di grande impatto sensitivo, dove la scelta degli arrangiamenti, l’esecuzione, l’interpretazione musicale e vocale degli artisti esprimono davvero grande professionalità e intensa passione. Anna Stella Cirigliano, per l’occasione portavoce del gruppo, parla con entusiasmo delle origini dell’iniziativa e di obiettivi futuri. “Tutto è cominciato quasi per caso – esordisce la violista – con una ricerca presso la Biblioteca Civica di Cosenza, attraverso la quale abbiamo riscoperto dei volumi di un musicista cosentino che aveva annotato canzoni, filastrocche, ninne nanne; una mia amica, la cantante del nostro ensemble, ricordava tutto questo attraverso i racconti della nonna. Da qui è partita l’idea di far conoscere questo patrimonio culturale, pressochè ignoto; ci siamo avvalsi anche di una ricerca sul campo, con la raccolta di testi e musiche popolari dalla viva voce di persone anziane o di musicisti non professionisti. Nella trascrizione dei brani in chiave classica si è voluto mantenere inalterata la melodia”. Progetti futuri? “Vorremmo far conoscere tutto questo che noi riteniamo un autentico patrimonio al grande pubblico e soprattutto ai calabresi che vivono all’estero, ma nonostante la reiterata presentazione di progetti, la passione che ci sostiene e i grandi apprezzamenti di chi ci ha già ascoltato, non riusciamo ad avere alcun sostegno significativo dalle istituzioni”. Con profonda amarezza, non si può fare altro che invitare all’ascolto di questi fantastici ragazzi e continuare a sperare che le orecchie da mercante, di chi ha il dovere di sapere e sentire, possano diventare sensibili… Operazione Principato I n tempi di repubbliche, più o meno democratiche ed afflitte tutte da diversi e seri problemi, si rispolverano titoli e feudi nobiliari. Un salto nel passato? Un ritorno al feudalesimo o alla Restaurazione? Niente di tutto ciò. Solo, e scusate se è poco, un’operazione di marketing territoriale, che si propone “di promuovere il turismo e il patrimonio artistico attraverso il rafforzamento dei rapporti internazionali con i consolati e le ambasciate, con gli organismi governativi, con le principali università europee, per rafforzare gli scambi culturali, artistici ed economici”. Sono questi, nelle intenzioni, gli obiettivi del “Principato di Corigliano”, il progetto che sarà presentato ufficialmente a pubblico e stampa, il 21 di giugno e che avrà come scenari, diversi luoghi dell’Alto Jonio, con… capitale il magnifico Castello Ducale, restituito agli antichi splendori. Deus ex machina dell’iniziativa, Dea D’aprile un’attiva signora d’adozione milanese – che si occupa di comunicazione nel settore della sanità. Originaria del Salento, ma mai dimentica delle proprie radici, Dea D’aprile appena può, trova un pretesto valido per tornare a casa sua, a fare qualcosa per il suo Sud e, nello specifico di quest’iniziativa, ha trovato una robusta e valida sponda nell’architetto Mario Candido, artefice del progetto di restauro del castello e fautore, come lei, di uno sviluppo generoso e di qualità dei luoghi natii e della Calabria e del Meridione, in generale. Ma non è tutto… “Il secondo obiettivo - come spiega D’aprile - è dato dall’impegno nel sociale, inteso come progetto di vita per la tutela dei diritti umani, perché la qualità della vita passa anche attraverso l’educazione alla solidarietà, sostenuta dallo stimolo della motivazione”. Progetti, dunque, a favore delle fasce sociali più deboli e svantaggiate che, attraverso la creazione di strutture materiali, dei progetti e delle iniziative più disparate, possono veder colmare, almeno in parte, quel divario che li MISCELLANEA Con questo aristocratico riferimento, dal prossimo giugno a Corigliano, prenderà l’avvio un progetto di promozione del territorio, delle sue caratteristiche ambientali, artistiche e culturali che sconfina anche nel sociale con la creazione di strutture ed iniziative all’insegna della solidarietà divide da chi è più fortunato o semplicemente con un tenore ed una qualità della vita più alti. Intenti ambiziosi e complessi, per la realizzazione dei quali ci si avvarrà di una fondazione, al momento in via di costituzione, che si chiamerà “Gli amici del Mediterraneo”, che avrà il compito di sostenere le iniziative del Principato e che si propone di accogliere il contributo di altri soggetti pubblici e privati che vogliano condividere la stessa mission. La sede del Principato, ovviamente, sarà Corigliano e, per volontà della Amministrazione comunale, che patrocina e partecipa al progetto - è stato individuato come luogo fisico, il bel Palazzo Garopoli, nel centro storico. Ma Dea D’aprile, con l’attivismo che la distingue, è già in movimento a Milano, per cercare quella che lei definisce un’ambasciata, una sede di rappresentanza per tutti quei soggetti, istituzionali e non, che vogliano prendere dei contatti col Principato anche a distanza. Nell’iniziativa, è previsto anche il coinvolgimento dell’università Bocconi, attraverso la presenza di docenti per gli stages organizzati per i nostri studenti, e della regione Lombardia che sostiene i progetti per la creazione di opportunità di lavoro. La Fondazione, inoltre, potrà accedere a dei fondi comunitari che saranno utilizzati per le opere di natura sociale. Calabria Produttiva 79 CALABRIA LIBRI C inque volumi per narrare “un viaggio nella storia, nella cultura e nel costume di un paese del Sud”. Carolei, borgo adottivo del ricercatore e pubblicista Bruno Castagna che, in questa corposa ed appassionata opera - edita da LibrAre traccia un dettagliato ritratto del paese Dalla fase post-unitaria alle soglie della Repubblica. La certosina ricerca tra le numerose cronache dell’epoca restituisce l’immagine quotidiana della collettività di un piccolo centro del Meridione, dove i grandi avvenimenti della nazione si riflettono soprattutto nelle azioni e nelle imprese del notabilato locale, in particolare la famiglia Quintieri, di cui alcuni membri scrivono una buona parte della storia familiare e locale. Non mancano coinvolgenti resoconti di cronaca nera, eventi mondani, ondate migratorie; o riferimenti alla grande guerra, all’epidemia della terribile “spagnola”, insieme a racconti su tradizioni e festività religiose, opere e servizi pubblici, vita municipale, politica. Uno spaccato profondo, dunque, dove quotidianità e storia intrecciano multipli fili tra situazioni e persone, vicende spicciole ed eventi storici, leggerezza e tragicità dell’esistenza. L ’Universo Valentino. Il romanzo di dieci anni di carriera. Il bradipo più veloce del pianeta terra, un ossimoro vivente, ovvero l'evoluzione di un campione inimitabile per professionalità e creatività: le due facce della stessa medaglia. Sospinto da un unico grande obiettivo: migliorarsi, sempre! Le gare, i successi, i record. Tra (pochissime) delusioni e sensazioni uniche. Le rivalità in pista e fuori, il rapporto con i genitori, gli amici, gli amori. Sullo sfondo Tavullia, per tutti Rossicity. I soprannomi e le sfide a distanza con i più grandi campioni di tutti i tempi, gli show a fine gara... Una vita da predestinato, una carriera da numero... quarantasei. Più semplicemente: tutto il mondo di Valentino Rossi, racchiuso in poco meno di duecento pagine e illustrato da 70 fotografie. Prefazioni di: Pino Allievi (prima firma motori della Gazzetta dello Sport) John Surtees (unico campione del mondo nella storia a 2 e 4 ruote) 80 Calabria Produttiva L ’avvocato Mimmo Leonetti si propone come scrittore trattando dei Doveri e trasgressioni da Socrate ed Eufileto in una piccola e densa opera prefata dal maestro Ernesto d’Ippolito ed introdotta dallo storico Vincenzo Napolillo. L’incipit del testo è affidato al celebre aforisma di Voltaire: “Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo” mentre altre frasi celebri di Goethe, Keplero, Segre, passando per i biblici proverbi, lo chiudono. In mezzo, un insieme di scritti che, generati in ambito giuridico descrivono azioni, ordinamenti sociali, osservanza delle leggi e delle prose oratorie del tempo, comportamenti etici così come si racconta nell’orazione difensiva di Lisia, avvocato di parte di Eufileto che è un marito tradito da un seduttore di professione, tale Eratostene. O come dimostra il comportamento di Socrate, nella descrizione che Platone fa nel suo Critone, che si rifiuta ostinatamente di seguire i piani di fuga, preparati dai suoi amici che hanno raccolto il denaro necessario a corrompere il carceriere. T esta o croce con il destino, di Lucio Rizzica (in allegato DVD realizzato, in collaborazione con Sky, nelle favelas brasiliane per la Libridisport-Giunti). È la storia di Marcelo Alto, un giovane che racchiude in sé la quintessenza della passione per la professione di arbitro e per una donna bellissima, Susana, così vicina eppure irraggiungibile. Nell’arco di una giornata e di una competizione calcistica, nel campetto popolare di Macapà, sorto sulla linea dell’equatore proprio a cavallo dei due emisferi terrestri, si gioca il destino di Marcelo, la sua partita con la vita e con l’amore. Nelle ore che precedono il fischio iniziale, improvvisamente, prende vita un churrasco. Si accende così una festa popolare tipicamente brasiliana, nella quale si esprimono assieme la profonda religiosità e la grande superstizione, si confondono la macumba e i buoni propositi, le danze e i canti, ma soprattutto emerge il forte desiderio per un futuro migliore, comune a tanti poveri, non solo in Brasile. Una partita di calcio, sulla linea dell’equatore, diventa metafora di quella splendida avventura che è la vita, con le sue contraddizioni e con i suoi risvolti inattesi, ma che offre almeno una chance a tutti e a tutte le latitudini. Prefazioni di: Giovanni Bruno (Direttore SKY) Arnaldo Cezar Coelho (Arbitro della finale ai Mondiali Spagna 1982) S an Francesco di Paola: fonte inesauribile di storia. La relazione di Giacomo Simoneta, la vita scritta da Lorenzo Clavense o da padre Giovanni da Milazzo; la lode poetica composta da Francesco Franchino sono solo alcuni dei “documenti” che offrono una diversa e, per alcuni aspetti, nuova versione sulla vita di san Francesco di Paola che l’instancabile storico Vincenzo Napolillo mette a fuoco nella sua ultima fatica “I gradini del Santo. Un sentiero di carità e di fede. Cinque secoli nella spiritualità di San Francesco da Paola”. Nel piccolo e corposo libro, edito dal Centro Europeo Informazioni, con prefazione di Mimmo Leonetti, non manca, comunque, una breve agiografia del Santo e la descrizione dei miracoli attribuitigli in vita. Una sezione, davvero particolare, elenca, invece, alcune azioni miracolose, occorse nel passato, dopo la morte di San Francesco, e nel nostro tempo. Ampio spazio, nella parte finale, infine, ad un bell’elenco iconografico corredato da riproduzioni e foto dei luoghi paolani cari e familiari al Poverello di Paola. M ichele Chiodo, instancabile e certosino ricercatore con una passione smisurata per la storia, nella sua ultima fatica “L’Accademia Cosentina e la sua Biblioteca” (Edizioni Pellegrini) narra gli accadimenti, gli sviluppi ed i fermenti culturali occorsi in Calabria negli ultimi centocinquanta anni. E lo fa, in modo davvero singolare, raccontando la particolare storia dell’Accademia Cosentina che, con la Biblioteca, vive un’esistenza quasi simbiotica, a cominciare dalla condivisione della stessa sede fisica. Una storia che parte dalla Cultura, quindi, per dipanarsi nella narrazione di dati, luoghi, fatti, umori personali e collettivi che restituiscono affreschi del tempo quotidiano e del tempo straordinario. Racconti di cronaca che si mescolano, in maniera mirabile, alla narrazione storica e catturano l’attenzione ed il cuore degli appassionati. L’EDICOLA S ole di Bisanzio, ha scelto Calabria Produttiva come partner mediatico, per far conoscere la sua amata regione. Forte dell’esperienza acquisita sul campo, la rivista, finora vetrina mediatica della produzione d'eccellenza, con il nuovo supplemento I voli di Calabria Produttiva (spazio mediatico in cui presentare le risorse turistiche della Calabria), entra in una nuova dimensione. Calabria ancora misteriosa ma per questo molto affascinante, dove ambiente, storia, archeologia e cultura enogastronomica parlano di un passato denso di avvenimenti, ricco di fatti e personaggi. Questo primo numero è distribuito gratuitamente in undicimila copie tramite la compagnia aerea Italia Airlines, il sindacato VDK, la rivista Calabria produttiva e gli operatori economici presenti nella guida. I cerchi olimpici legati al nome della testata, proprio ad identificarne e mettere in evidenza il carattere, Sport & turismo, diretto da Mario Tursi Prato, è un mensile in allegato al quotidiano Gazzetta del Sud, giunto ormai al suo dodicesimo anno. Edito da C&C Communication srl, ha una veste grafica spiritosa e dinamica, suddivisa tra lo sport, che occupa i due terzi della rivista, e il turismo, corredata da un apparato iconografico consistente. La suddivisione degli argomenti avviene in base alle due macrorubriche, sport e turismo, appunto. La prima risulta articolata; ogni disciplina sportiva crea una rubrica a sé: arti marziali, atletica, automobilismo, nuoto, pallacanestro, pallavolo. Nella sezione Turismo, che occupa uno spazio minore, sono presentati la storia dei paesi, le escursioni, gli eventi, l’ambiente, le tradizioni. In periodi particolari, grande peso è dato alle manifestazioni locali, che fanno convergere storia e folklore in un unico evento. Il prezzo di copertina è 1,10 €. www.sporteturismo.it 82 Calabria Produttiva E dita da Asociaciòn Calabresa Mutual y Cultural con sede a Buenos Aires e distribuita agli associati. La rivista Calabria Terra d’Amore è suddivisa in varie sezioni; nelle prime pagine la presentazione dell’Associazione e le varie iniziative che essa promuove; a seguire, nel presente numero, una panoramica sulla 50ª settimana di Calabria, manifestazione che si è svolta dal 13 al 20 novembre 2005 e che ha visto la presenza di vari personaggi noti; a chiusura della manifestazione si è esibito il cantante Mino Reitano. Ogni anno durante la manifestazione si eleggono la Regina, principesse e Misses. Da cornice a questo immancabile appuntamento, opere di teatro, piatti tipici e competizioni giovanili (sfide tra le provincie di Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia, Crotone e Reggio Calabria) con premi per i vincitori che consistono in borse di studio per imparare la lingua italiana, a dimostrazione che le origini non vanno mai rinnegate e non bisogna scordarle. La rivista fa rivivere la Calabria, lasciata tanto tempo fa, nell’Argentina di oggi. Web: cablemodem.fibertel.com.ar/asociacioncalabresa E-mail: [email protected] C opertina patinata, titolo imponente, Turismo in Calabria - Magazine è un mensile di informazione sulle attività turistiche e le strutture ricettive del territorio. “La guida di chi viaggia in Calabria” recita il sottotitolo. Edito da Zerouno Italia, con sede a Scilla (Rc), il periodico nasce nel 2005. Diretto da Bruno Gallo, si propone di illustrare le risorse del territorio, sia da un punto di vista paesaggistico, sia da quello culturale. Articoli di approfondimento su storia, tradizioni e società affiancano quelli specifici sui luoghi come mete turistiche: un castello, una chiesa, un paese diventano oggetto di narrazioni accurate, spesso brevi per non annoiare il lettore. Ci sono poche rubriche fisse, di volta in volta integrate, però, con argomenti diversi. Lo stile della rivista è creato ogni volta su un argomento trainante che la caratterizza. Gli articoli sono corredati da un buon apparato fotografico. Il prezzo di copertina è 2€. Per una consultazione veloce si può navigare su: www.turismoincalabria-magazine.com Teche aperte alla Rai CALABRIA MEDIA Eʼ il più recente servizio messo a disposizione dallʼinformazione pubblica radiotelevisiva. Nella sede regionale di Cosenza, la storia per immagini e voce degli ultimi cinquantʼanni della regione ed una serie di iniziative con enti ed istituzioni “per ravvivare la memoria e rieducare al sapere” C ol Coordinamento sedi regionali, le Teche Rai consentono al pubblico di consultare il catalogo completo dei programmi e delle produzioni. Anche quella calabrese, a Cosenza, ha aperto le porte del suo archivio. Il materiale prodotto dal 1954, anno d’inizio del servizio nazionale, ad oggi mine. All’apertura degli archivi regionali si lega una serie di iniziative per far conoscere la storia del territorio calabrese. A tal proposito, l’Archivio ha concesso alla Biblioteca Nazionale di Cosenza trenta programmi su dvd, visionabili nella sua mediateca. Un protocollo d’intesa è stato, invece, firmato con il Comune di viene recuperato e catalogato in digitale per la pubblicazione in rete e la trasmissione via satellite. Gli utenti hanno a disposizione trecentomila ore di materiale audiovisivo ed altrettanto radiofonico, quindicimila ore di produzione regionale, trentacinquemila foto, la raccolta del Radiocorriere dal 1925 al ‘95 e altro materiale cartaceo digitalizzato. Lo scopo è rendere accessibile una memoria collettiva ed educare al sapere. “Teche aperte” vuol dire anche progetti a lungo ter- Soveria Mannelli, in occasione del suo bicentenario, per ricostruire la storia del territorio con duecento filmati depositati in Rai, prevedendo l’allestimento sul sito del comune di una finestra per i materiali concessi in visione dalla stessa Rai. Infine, insieme all’Ufficio Scolastico Regionale inizia un corso di Storia per docenti di scuole medie superiori, svolto da esperti e docenti universitari, con l’ausilio di programmi delle Teche Rai. Il corso, con inizio il 16 marzo, con- siste di cinque moduli, a tema diverso e ricostruisce la storia calabrese e meridionale, dal periodo repubblicano ad oggi. Calabria Produttiva ha svolto una ricerca, per testare il servizio offerto al cittadino. Il test ha avuto ottimi risultati. Argomento, l’Autostrada del Sole che, in tutta Italia, ha avuto un ruolo fondamentale per lo sviluppo socio-economico, ma rappresenta anche un simbolo del progresso. Testimonianza di una Calabria che diventa produttiva anche per questo. Le ricerche ci hanno portato alla puntata del 30 ottobre 2003 del programma La storia siamo noi, intitolata “Il boom dell’autostrada”, per la regia di Giuseppe Giannotti. L’Italia del dopoguerra era ancora divisa in due e l’autostrada ha dato vita a quel “miracolo italiano” che ha mirato all’unificazione nazionale. Il 19 maggio 1956, Giovanni Gronchi inaugura i lavori. L’autostrada porta cambiamenti notevoli: dalla maggiore mobilità di chi abita in zone periferiche, alla nascita di nuovi mestieri, come il camionista a lunga percorrenza, agevolato dalle riduzioni di pedaggio nelle ore notturne e persino dalla concessione di buoni pasto da consumare sugli autogrill che, nel frattempo, iniziano a comparire. Alla previsione del boom economico non si era associata, però, quella della crescita esponenziale del traffico. Nel 1972, Amintore Fanfani inaugura il tratto Roma-Napoli. L’Autostrada del Sole doveva collegare il nord con il sud del Paese. Il problema era che il sud finiva a Napoli. In un’intervista, realizzata per la trasmissione Come eravamo, il 7 novembre 1979, sulle vicende che avevano caratterizzato il 1964, l’allora ministro dei Lavori Pubblici, Giacomo Mancini dice: “non c’è progresso senza strade”. E’ di quegli anni la vera e propria battaglia per la costruzione del tratto Napoli-Reggio Calabria, per far capire che, in realtà, il sud era ancora più giù! Per richiedere la consultazione del materiale documentario, lasciare i propri dati e un recapito telefonico alla segreteria del numero 098438238, oppure inviare una email all’indirizzo [email protected]. Importante è sottolineare l’assistenza alla ricerca da parte del personale specializzato alla consultazione dell’archivio. Nella sede regionale di Cosenza il ruolo è svolto dagli impeccabili Roberto De Napoli, Annabruna Eugeni e Alberto Leonetti. È possibile, infine, ottenere copia del materiale a scopo privato, cessione regolamentata da un tariffario, che differisce nel caso di acquisto del materiale per fini commerciali. Per saperne di più è possibile consultare www.teche.rai.it alla voce “info”. Calabria Produttiva 83 Tutti insieme ASSOCIAZIONI appassionatamente 84 Calabria Produttiva Sembra essere questo il principio ispiratore dellʼazione della Pro Loco del Pollino, una solida realtà associativa che da decenni lavora per la promozione del territorio attraverso la ricerca, lʼorganizzazione di eventi e spettacoli, la produzione di materiale informativo e scientifico L ASSOCIAZIONI a Pro Loco del Pollino lavora per promuovere la città di Castrovillari e le diverse realtà che compongono l’intera area ai piedi del massiccio. Svolge un ruolo di coordinamento, sia delle attività che delle realtà che la costituiscono. La Pro Loco è stata fondata nel 1959 e ha sede nel Palazzo Varcasia, a Castrovillari. Promozione, turismo, tutela delle tradizioni popolari, arti, sport, ambiente, sono i settori in cui opera. Otto sono le sezioni attive: Carnevale, Folklore, Giornalismo, Ambiente, Tennis da tavolo, Calcio a cinque, Scacchi, Micologia. Complessivamente si contano oltre 400 iscritti. La sezione Folklore, però, rappresenta il suo fiore all’occhiello. Le attività sono volte alla preservazione delle tradizioni musicali e canore, nonché della danza e del teatro. L’impegno culturale è visibile attraverso le produzioni multimediali, come Il ciclo dell’anno e Paisani, spettacoli che ripropongono momenti salienti di tradizioni che rivivono nel ricordo e attraverso la riproduzione. Diverse sono anche le pubblicazioni, come la guida sulla città di Castrovillari (a cura di Gianluigi Trombetti, segretario alla Sovrintendenza dei Beni culturali), la rivista scientifica “La Calabria” e il calendario realizzato di anno in anno da fotografi locali. Dal 1993, inoltre, l’ufficio di Informazione e Accoglienza Turistica (IAT) rappresenta un organo importante dell’istituzione, in quanto fornisce a turisti e cittadini informazioni sul calendario delle manifestazioni e sui servizi offerti dal territorio e lavora tutto l’anno per la promozione delle tipicità e delle risorse locali. Infine, dal 2003 l’Ente partecipa al Progetto Nazionale per il Servizio Civile, con attività diverse Calabria Produttiva 85 ASSOCIAZIONI 86 Calabria Produttiva ASSOCIAZIONI (realizzazione e promozione di eventi e prodotti culturali multimediali, affiancamento delle attività territoriali, ecc.), e accoglie da più anni i tirocinanti del Corso di Laurea in Scienze Turistiche dell’Università della Calabria. Grande eco è stata conquistata dal gruppo folklorico “Pro Loco di Castrovillari”, premiato nel dicembre 2006 nella Sala della Protomoteca del Campidoglio di Roma, in occasione della “Festa dei calabresi nel mondo”. La manifestazione, organizzata dall’associazione Brutium, ha visto premiare l’Ente per l’impegno e il successo nella diffusione dell’immagine della Calabria a livelli internazionali. Questo è merito della ricerca che si svolge durante tutto l’anno e che trova compimento anche nel Premio internazionale di studi demo-etno-antropologici “G. Pitré”, che si svolge durante le giornate del Carnevale e riconosce il lavoro di esperti in questo campo di studi. Il segreto di un tale successo, però, risiede nelle manifestazioni che, di anno in anno, si ripetono e che rappresentano, per i cittadini come per i turisti, un appuntamento fisso. La più rinomata è senza dubbio il Carnevale del Pollino e Festival Internazionale del Folklore, giunto quest’anno alla sua quarantanovesima edizione. Acquista vigore, invece, il festival etno-jazz Suoni, un viaggio alla riscoperta di storia ed emozioni attraverso il connubio tra musica popolare e jazz. Ultimi appuntamenti sono Briciole di Natale e Civita in... vita, volto alla riscoperta del centro storico e del rione, Calabria Produttiva 87 ASSOCIAZIONI 88 Calabria Produttiva ASSOCIAZIONI un esempio di come la Pro Loco lavori per la promozione e lo sviluppo culturale di un territorio che, come quello dell’intera Calabria, vanta tradizioni antiche e complesse. La prima edizione del Carnevale risale al 1959, in occasione della quale avvenne un vero e proprio recupero dei riti e canti popolari. Associando ad esso il Festival internazionale del folklore, attraverso l’incontro di gruppi appartenenti a etnie e tradizioni molto diverse tra loro, viene rafforzato quel concetto di uguaglianza che è lo spirito della manifesta- zione. Infatti, il Carnevale era anticamente proprio la festa dell’uguaglianza, in cui si realizzava il libero incontro tra le persone, senza differenze di condizioni sociali, economiche, culturali. Il bello diventava brutto, il ricco povero, l’uomo donna. La maschera che rappresenta il carnevale castrovillarese è Organtino, un pastore arricchito, rozzo nei modi, ma allo stesso tempo furbo, che diventa egli stesso padrone. Organtino fu anche la prima commedia teatrale in vernacolo rappresentata a Castrovillari nel 1630, sem- pre in occasione dei festeggiamenti. Il rituale carnascialesco qui, fino alla fine degli anni Cinquanta, prevedeva che il martedì grasso si svolgesse il corteo funebre del re Carnevale, per le vie del paese. Il re moribondo era steso su un carretto, a fianco vegliava la moglie Quaresima, vestita di nero con una collana di peperoncini e un’arancia infilzata con sette penne di gallina, che scagliava imprecazioni e grida di dolore. Il carro era preceduto da un uomo mascherato da prete che, intingendo un pennello in un barat- tolo pieno d’acqua, benediceva a modo suo la folla. Il re Carnevale diventava simbolo e ricettacolo di tutti i mali. Per questo motivo doveva subire un processo, con il quale veniva condannato a morte. Ancora oggi la manifestazione si svolge all’insegna dell’allegria e del sarcasmo. Alle sfilate di carri ispirati a fatti di costume o ai vizi degli uomini, si aggiungono le esibizioni dei gruppi folkloristici locali e stranieri, che rendono l’atmosfera ancora più giocosa, restituendo merito a coloro che vi partecipano. Castrovillari (Cs) Corso Garibaldi, 120 Tel. 0981 27519 [email protected] Calabria Produttiva 89 Catering Service REDAZIONALE L a storia nel settore della ristorazione, per la famiglia Barbino, ha inizio nel 1978 allorquando i due fratelli, Giuseppe e Carmine, il primo studente universitario, il secondo ancora impegnato nella scuola di II grado, insieme al papà Francesco, dirigente postale, decidono di costruire un’impresa per la gestione di un complesso balneare a Villapiana Lido. Ad una prima fase, rivolta esclusivamente alla ristrutturazione dei locali e all’organizzazione dell’attività dei vari reparti componenti la struttura stessa (servizio spiag- 90 Calabria Produttiva gia, ristorante e pizzeria, discoteca gelateria, paninoteca e ben 3 bar), segue l’ampliamento della fase produttiva aziendale, che pur rimanendo ad operare nel settore della ristorazione, allarga all’hotellerie con la gestione diretta di un albergo ristorante e di una sala ricevimento nella città di Castrovillari,ed un altro albergo fuori Regione. Nel 2000 la svolta decisiva. Su iniziativa di Giuseppe nasce la CATERING SERVICE SAS, azienda moderna che opera nel campo della ristorazione collettiva e commerciale. Il comparto della ristorazione collettiva opera direttamente nella refezione Scolastica ed ospedaliera ed ha il proprio Centro di Cottura nel nuovo e moderno stabilimento sito in zona PIP di Castrovillari, dove unitamente ad una tecnologia d’avanguardia ed a maestranze di alto profilo professionale, quotidianamente vengono prodotti oltre 500 pasti, basati su un processo produttivo ad alta tecnologia, certificato UNI EN ISO 9001:2000 dalla NISZERT, ente certificatore tedesco. Altro comparto della Catering Service, è rappresentato dalla ristorazione commerciale, presente con i marchi DELIZIE & SAPORI, DELIZIE & SAPORI RISTO e BEACH PLANET, in tre diversi siti, in Castrovillari e a Villapiana Scalo. L’idea della ristora- REDAZIONALE zione commerciale viene sviluppata con l’organizzazione di un moderno ed elegante negozio dove quotidianamente viene offerto un eccellente servizio di gastronomia e di rosticce- ria, con prodotti di produzione propria ed alcuni industriali, di pasticceria, altro fiore all’occhiello dell’azienda ed una fornita enoteca, in cui si può trovare la migliore selezione di etichette rigorosamente Calabresi. Presso il Centro di Cottura, invece, giornalmente nella sala mensa viene allestito un ricco buffet caldo con servizio SelfService, di servizio all’area PIP in cui è ubicato, che registra anche molte pre- senze dall’esterno. La concezione di questa attività è intesa in termini di modernità, con un servizio celere ed economico, in un ambiente accogliente e climatizzato studiato ad arte per favorire una rilassante pausa pranzo. Sempre nell’ambito della ristorazione commerciale, l’ultimo arrivato è il “BEACH PLANET”, struttura polivalente, nata di recente, a colmare l’assenza di un locale di tendenza nella località balneare di Villapiana Scalo. L’attività di questo nuovo locale è articolata su più servizi; al mattino quello di caffetteria con ricche colazioni, a pranzo un interes- CATERING SERVICE SAS VIA TIMPONE DI SCIFARIELLO- ZONA PIP CASTROVILLARI TEL E FAX 0981/21895 e-mail: [email protected] sante servizio di gastronomia d’asporto, inteso ad alleviare le fatiche delle signore in vacanza, per poi continuare fino all’alba successiva con un servizio rivolto essenzialmente ai giovani turisti, di gelateria artigianale e frappetteria, paninoteca, pizzeria, ed un efficientissimo servizio bar, in cui un barman professionista, delizia giovani e meno giovani, con i più famosi long drink e cocktails internazionali, il tutto accompagnato da una buona musica dal vivo nell’ ampio giardino di pertinenza al locale stesso . A tutta questa attività stanziale, si aggiunge quella che ha permesso alla DELIZIE & SAPORI C/SO CALABRIA 154/156 CASTROVILLARI TEL 0981/209233 Catering Service di farsi conoscere ed apprezzare in tutta la provincia di Cosenza ed anche fuori regione. Si tratta dell’attività di Catering e Banqueting che vede l’azienda impegnata nell’organizzazione di meetings di varia natura che spazziano dal congresso medico alla manifestazione sportiva e culturale, alle feste private e a tutte le attività in cui è previsto un momento conviviale. Il tutto viene espletato con attrezzature specifiche e moderne, che, esprimendo momenti di autentica eleganza e professionalità, concorrono alla migliore riuscita di qualsiasi evento. BEACH PLANET C/DA PEZZO DI MAZZULLO VILLAPIANA SCALO TEL 346/5102507 Calabria Produttiva 91 La riforma calabrese STORIA E STORIE del calendario I l nome di Luigi Giglio (Alvise Lilio o Aloisius Lilius, come riportano altri testi) a molti suonerà sconosciuto, ma è a lui che si deve una delle riforme più importanti del Rinascimento, quella del calendario gregoriano. Nato a Cirò, l’Ypsicron dell’antichità, intorno al 1512, egli non lasciò tracce nettissime della sua esistenza, ma si sa che studiò anche le arti della medicina e dell’astronomia. Insieme al fratello Antonio ed all’amico G. T. Casopero, Giglio fu indirizzato dallo zio di quest’ultimo verso la filosofia e le lettere. Frequentò l’ateneo napoletano, si laureò in medicina e coltivò la passione per la matematica e l’astronomia. Giglio iniziò alcuni studi rivoluzionari che riguardavano le Tavole Alfonsine, sul calcolo dell’anno solare. Nel 1532, fu incitato dall’amico Casopero a non abbandonare i suoi studi e a cercare di render nota la sua ricerca presso uomini importanti e dotti, affinché l’aiutassero. Nel 1552, Luigi Giglio insieme al fratello, dopo una permanenza presso l’università di Perugia, frequentò a Roma l’Accademia “Notti 92 Calabria Produttiva Si devono al cirotano Luigi Giglio, studioso di astronomia e medicina, le ricerche e la messa a punto dell’attuale calendario, chiamato gregoriano in onore del pontefice che, insieme ad altri prelati calabresi, sostenne la riforma Vaticane”, fondata dai cardinali Borromeo e Sirleto; da qui, scaturirono frequenti contatti con un gruppo d’intellettuali. Fu in questo periodo che Luigi Giglio terminò il manoscritto sulla sua straordinaria teoria, la quale diventò oggetto di tantissime discussioni tra i vari esperti di astronomia e matematica. Ma il suo destino fu segnato da una grave malattia che lo condusse alla morte nel 1575. Il suo lavoro fu presentato a Papa Gregorio XIII dal fratello Antonio, due anni dopo. Il papa, pur consapevole dell’esistenza di diverse questioni - molti studiosi avevano tentato la stessa riforma e avevano fallito, per gelosie e settarismi vari; altre chiese e altre confessioni avrebbero creato problemi di diversa natura pur nell’avvertito bisogno di apportare modifiche all’esistente calendario - riunì una congregazione, presieduta da Tommaso Gigli, vescovo di Sora, e di cui facevano parte due importanti personalità calabresi, il cardinale Guglielmo Sirleto, nativo di Guardavalle e il vescovo di Mondovì, Vincenzo Lauro, orginario di Tropea. Innumerevoli furono le discussioni e gli scontri. In un primo momento, fu pubblicato un volumetto di 22 pagine, dov’erano riportati tutti i calcoli e le tavole Calabria Produt STORIA E STORIE del nuovo calendario, mentre l’ultima pagina conteneva la proibizione di ristampare o vendere tale volume pena la scomunica. Nel 1580, la Congregazione deliberò una relazione conclusiva, e due anni dopo, Antonio Giglio portava al papa la bolla del Sirleto. Il documento finale fu firmato e promulgato il 24 febbraio 1582. Il calendario entrò in vigore il 15 ottobre 1582 e, da Papa Gregorio XIII prese il nome di “calendario gregoriano”. ttiva Ma in cosa consiste effettivamente questa riforma? Nel calendario giuliano, l’anno medio durava 365 giorni e 6 ore, ed erano bisestili gli anni la cui numerazione era multipla di 4. Secondo osservazioni astronomiche l’anno solare medio invece è più corto di 11 minuti e 14 secondi, quindi il calendario giuliano aveva un giorno di ritardo ogni 128 anni rispetto al trascorrere delle stagioni. Nel 1582, si erano accumulati 10 giorni dal 325, anno del Concilio di Nicea. Questo significava, secondo l’astronomia, che la primavera iniziava l’11 marzo e non il 21 e la Pasqua che cadeva la prima domenica dopo il plenilunio, ritardava di una o due settimane. La riforma del calendario stabiliva che si dovevano recuperare i giorni persi e modificare la durata media dell’anno. In sostanza, il calendario gregoriano guadagnava un giorno rispetto a quello giuliano ogni volta che saltava l’anno bisestile. Copernico, prima, e Luigi Giglio con il suo gruppo tutto calabrese, dopo, sono gli artefici di una delle riforme più rivoluzionarie della cultura e della scienza dell’era moderna. Notizie tratte da “Luigi Giglio, medico di Cirò, ideatore della riforma del calendario gregoriano” di Alfredo FOCA’ (Direttore della Biblioteca di Storia della Medicina – Università di Catanzaro) APRILE 2007 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 DO LU MA ME GI VE SA DO LU MA ME GI VE SA DO 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 LU MA ME GI VE SA DO LU MA ME GI VE SA DO LU Calabria Produttiva 93 Vento di legalità CALABRIA FUTURA P arlare dei problemi e delle implicazioni che ha sulla società l’azione della delinquenza organizzata, comunque la si voglia chiamare, può significare anche agitare aria fritta. Troppo si è detto, scritto, teorizzato, soprattutto da certi “professioni- 94 Calabria Produttiva sti” di sciasciana memoria; sempre troppo poco si fa. Due recenti pubblicazioni, Gomorra di R. Saviano (A. Mondadori Editore) e Fratelli di Sangue di A. Nicaso e N. Gratteri (L. Pellegrini Editore) per la prima volta, squarciano il pesante drappo che copre Eʼ quello che soffia nel ddl Lazzati, un disegno di legge nato in Calabria, da un magistrato di casa nostra e sostenuto da una rete di associazioni che lavorano per la legalità, per cercare di tagliare il pericoloso cordone tra politica e criminalità l’impero economico di camorra e ‘ndrangheta. Fatturati, conti, fatti e date delineano le attività economiche e sociali - a latere diciamo così, con la cosiddetta società civile e con la pubblica amministrazione – delle due associazioni malavitose. E i numeri sono da vero e proprio capogiro, che diventa più violento quando, alla fine della lettura si arriva a due conclusioni inevitabili: la prima è che l’economia del sistema Italia (ed in piccolo, anche della Calabria) è malata, ma non, meglio non solo, per gli effetti di euro, debito pubblico o recessione economica; semplicemente perché una buona fetta di essa è riconducibile, più o meno direttamente, ad attività criminali o quanto meno illecite. La seconda è che la commistione tra associazioni criminali, imprenditoria e politica (nel caso specifico di intervento negli appalti pubblici) rischia di diventare letale, per il tessuto socioeconomico del Paese, se non si cominciano a porre degli argini seri. Il lungo preambolo serve ad introdurre l’argomento su una misura, l’ormai noto CALABRIA FUTURA I TRE ARTICOLI DEL DDL LAZZATI disegno di legge “Lazzati” che, se e quando verrà approvato, potrà cominciare a riposizionare la Calabria su quote di maggiore civiltà. Il disegno di legge Lazzati, proposto dal Centro studi regionale omonimo - fondato da Romano de Grazia, magistrato di Cassazione, ed elaborato con i professori Luigi Fornari e Mario Alberto Ruffo, della cattedra di Diritto Penale dell’Università “Magna Grecia” di Catanzaro - è sostenuto dalla Rete per la Calabria (www.perlacalabria.it) - insieme di associazioni per il ripristino della legalità, e non solo - e ha visto la luce proprio per porre fine ad una lacuna del sistema. Partendo dall’assunto che un sorvegliato di pubblica sicurezza è privato dell’elettorato attivo e passivo, cioè non può candidarsi e non può votare alle elezioni, per quali motivi, lo stesso soggetto dovrebbe partecipare alla campagna elettorale di un candidato? E di contro, un candidato eletto con i voti provenienti da soggetti malavitosi, come può sostenere e difendere le leggi e gli interessi dello Stato che combatte a sua volta la delinquenza organizzata? Certo, è oggettivamente non facile fornire prove di ciò e, a tal proposito, non mancano già gli “avvocati del diavolo” che intravedono nel ddl una più o meno facile criminalizzazione della competizione elettorale (vedi Giovanni Orlando su www.leggiweb.it/articoli). Di sicuro, non sarà solo una legge, con i suoi limiti, ad instaurare l’etica e la moralità, ma il ddl Lazzati ha buttato un sasso nello stagno… Certo, se alla sua approvazione seguissero altre provvedimenti, tipo la velocizzazione dei processi per mafia, come suggeriscono l’onnipresente Rete per la Calabria ed il Movimento dei ragazzi di Locri “E adesso Amazzateci Tutti”, o l’adozione del metodo americano “follow the money”, con l’antesignana applicazione della quale fu incastrato Al Capone, come propone Giorgio Durante di CalabriaLibre, le cose andrebbero ancora meglio. Ma questa è un’altra storia. Che speriamo di poter raccontare presto. “Art. 1 Alle persone indiziate di appartenere ad associazioni di tipo mafioso, alla camorra o ad altre associazioni comunque localmente denominate che perseguono finalità o agiscono con metodi corrispondenti a quelli delle associazioni di tipo mafioso, sottoposte alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, è fatto divieto di svolgere propaganda elettorale in favore o in pregiudizio di candidati e simboli, con qualsiasi mezzo, direttamente o indirettamente. Art. 2 Il sottoposto a sorveglianza speciale di p.s. e che, trovandosi nelle condizioni di cui all’art. 1, propone o accetta di svolgere attività di propaganda elettorale, e il candidato la richieda e in qualsiasi modo la sollecita, sono puniti con la reclusione da uno a sei anni. Art. 3 Con la sentenza di condanna il Tribunale dichiara il candidato ineleggibile per un tempo non inferiore a cinque anni e non superiore a dieci, e se eletto, lo dichiara decaduto. Il Tribunale ordina, in ogni caso, la pubblicazione della sentenza di condanna ai sensi dell’art. 36 commi 2,3,e 4 c.p. e la trasmissione della stessa sentenza, passata in giudicato, al prefetto della provincia del luogo di residenza del candidato, per l’esecuzione del provvedimento dichiarativo di ineleggibilità o di decadenza”. GIUSEPPE LAZZATI POLITICO E CRISTIANO DI RAZZA Nato a Milano nel 1909, l’intellettuale cattolico Giuseppe Lazzati si occupò attivamente di religione e politica. Docente di Letteratura Cristiana Antica alla Cattolica di Milano, nel 1943 subì la deportazione in Polonia e Germania e fece ritorno in Italia nel ’45; fu subito coinvolto a partecipare alla ricostruzione della vita sociale e politica del Paese come deputato Dc per due volte, dal 1946 al ’48, nella fase costituente e dal 1948 al ’53 nella prima legislatura della Repubblica. Su incarico del futuro Paolo VI - negli anni Sessanta arcivescovo di Milano - dal ‘61 al ’64 diresse il quotidiano cattolico “l’Italia”. In pieno clima di contestazione, dal 1968 al 1983, fu rettore della Cattolica. Negli ultimi anni della sua vita, con l’associazione “Città dell’uomo” si dedicò alla riformulazione ed al rilancio della politica, come attività etica e nobile. Morì nella città natale nel 1986, colpito da un tumore all’intestino. Aveva settantasette anni ed era il giorno di Pentecoste. Calabria Produttiva 95 Se una foto diventa CALABRIAPREMIA il quadro... premiato Una Calabria che produce è possibile. Non soltanto perché è di questo che si occupa Calabria produttiva, ma soprattutto perché si può constatare che una produzione “altra” è possibile anche grazie ad essa. La pubblicazione di una foto ha consentito ad un intraprendente artista, romano d’origine e calabrese d’adozione (essendo sua moglie originaria di Castrovillari), che un suo quadro ricevesse due premi. L’artista di cui si parla è Sandro Gritta (la sua creazione è il quadro nella foto). Il Ciac (Centro Internazionale di Artisti Contemporanei) gli ha conferito il “premio della critica”, dopo aver esposto il quadro nella Galleria del Bramante a piazza del Popolo (Roma), in una mostra organizzata dallo stesso centro. Il premio nella IV biennale “Città di Corinaldo” (Ancona), dedicato a Gabriella Ferri, tenutosi a luglio 2006. Calabria Produttiva ha avuto l’opportunità di incontrare Sandro Gritta e di condividere la gioia di ricevere un premio per un “pezzo di Calabria” che finisce in cornice. La soddisfazione è doppia: anzitutto perché la fotografia pubblicata è diventata oggetto di un quadro; poi perché questo quadro è diventato oggetto di un premio. Come essere soddisfatti del nostro lavoro se non (anche) in questo modo? 96 Calabria Produttiva Hotel Altalia REDAZIONALE A ntonio Romano è uno di quegli uomini che, nonostante la prematura scomparsa, ha lasciato un segno profondo nella sua terra e nelle persone che lo hanno conosciuto. Nato a Brancaleone il 5 agosto 1927, da una buona famiglia borghese con radicate tradizioni nel campo forense, dopo avere svolto gli studi presso i Gesuiti di Acireale prima ed all’Università di Roma poi, si dedica a diverse iniziative imprenditoriali, passando con successo dal settore cinematografico (a Cinecittà produce qualche documentario), al settore petrolifero e a quello turistico alberghiero. La sua mente vivace, lo spiccato senso degli affari ed un profondo amore per la sua terra lo portano ad elaborare idee grandiose ed all’avanguardia per il suo tempo. Appassionato di politica, crea un partito e si candida a Sindaco di Brancaleone, ottenendo un largo consenso. Da primo cittadino mette al servizio del paese d’origine la sua capacità imprenditoriale, realizzando grandi cambiamenti, nuove opere e creando nuovi posti di lavoro, tanto che ancora oggi, a trent’anni dalla sua scomparsa, è ricordato con grande affetto e rispetto. Nella sua mente in continuo fermento, nel frattempo, si fa largo il sogno di costruire qualcosa di vera- 98 Calabria Produttiva mente importante, nella radicata convinzione che il futuro della sua terra non possa essere altro che il turismo. Il sogno si realizza con la collaborazione di due giovani, un ingegnere ed un architetto, che lo aiutano a mettere a fuoco il disegno, peraltro già ben chiaro nella sua mente, progettando l’azienda Altalia che viene costruita sulle sue proprietà. Si tratta di un progetto avveniristico per quei tempi. E’ il 1967. Ancora oggi, nella provincia di Reggio Calabria non esistono strutture della medesima tipologia e capacità ricettiva. Il plastico viene esposto in una nota agenzia di viaggi reggina e ottiene grandi consensi. Antonio Romano s’improvvisa ditta e costruisce in economia il complesso, iniziando i lavori nel giugno 1969. Il 2 luglio del 1972, dopo mille difficoltà ed un’attenzione anche ai più piccoli particolari, viene inaugurato l’Hotel Altalia, struttura all’avanguardia per quei tempi ed ancora oggi attuale. Nel frattempo, proseguono i lavori per la realizzazione del Villaggio con il porto turistico e l’eliporto, la cui apertura é prevista per il giugno 1976. Purtroppo Antonio Romano non potrà vedere ultimato il suo grande progetto. Colpito da infarto, muore il 27 gennaio 1976 lasciando la moglie e tre bambini di 9, 5 e 3 anni nella più completa disperazione e con una situazione economica molto pesante. Sarà la moglie Vittoria a portare avanti l’impresa, seppur con grandi difficoltà ma con un coraggio ed una capacità non comuni. Vittoria Pizzi Romano proviene da un’antica famiglia di proprietari terrieri, molto nota nella fascia jonica che, nelle migliori tradizioni dell’epoca, la educa in collegio in funzione della nobile professione di madre di famiglia di un elevato ceto sociale. Non è difficile immaginare lo sgomento della donna davanti al grave lutto che la colpisce improvvisamente e prematuramente. Ma la signora Vittoria, con il coraggio e l’ostinazione che le sono peculiari, ritiene giusto che tutto il lavoro profuso dal marito non sia vanificato, anche in considerazione del fatto che tante famiglie, perdendo il lavoro, possono rimanere senza mezzi di sostentamento; assume così la direzione del complesso alberghiero e, per 30 anni, lo porta avanti fino a farlo diventare un centro che, ancora oggi, è l’orgoglio della costa jonica calabrese. Vittoria Pizzi Romano ha ricevuto, nel corso degli anni, numerosi premi perchè “con sensibilità, passione e grande lungimiranza ha coltivato in una terra difficile come la Calabria l’amore per la sua terra, per le sue tradizioni e soprattutto per la sua accoglienza, come testimonia il premio conferitole dal Centro Europeo Informazioni, il 3 maggio del 2006 a Catanzaro.