n.12dicembre 2007
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n.12dicembre 2007
PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO didascalie Rivista della scuola in Trentino 12 n. dicembre 2007 il dossier il punto il servizio l’analisi l’incontro la vetrina NALE OFESSIO IONE PR convegno FORMAZ libro e un anni”: un Il punto sui AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006 08/02/2006 “quarti oli di: Mario Car anco, Inserto a cura , Mauro Fris erto Ceccato di: Interventi io Caroli, Rob oniolli, Mar Monica Ant Corrado Zanetti teri, Laura Lut bre 2007 n.12 dicem n.12 dicembre 2007 SOMMARIO DIDASCALIE Rivista della scuola in Trentino Periodico mensile Anno XV, numero 12 dicembre 2007 Rivista promossa dalla Provincia Autonoma di Trento (L. P. 3 maggio 1990, n.15, art. 22) Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 745 dell’11.1.1992 Direttore responsabile: Alberto Faustini Coordinatore: Mario Caroli E-mail: [email protected] In redazione: Monica Antoniolli Micaela Romagna Manuela Saltori (segreteria) la notizia/Debiti: dopo la delibera le scuole si organizzano 1 provincia/Delibere: La via trentina al recupero 2-3 provincia/il presidente: Liberi e autonomi 4-5 provincia/la riflessione: La sfida: scuola trentina protagonista 6-7 colori in classe/Viterbo: CEM, tecnologie ed educazione 8-9 colori in classe/Olanda: s’Hertogenbosch 10-11 colori in classe/Scuola infanzia provinciale Levico: Fare insieme 12-14 colori in classe/Ist. “don Milani-Depero” Rovereto, Il centro: colori in classe/Dieci anni per l’integrazione 17-18 Formazione professionale Il punto sui “quarti anni”: un libro e un convegno In questo numero: Carlo Andreatta, Katia Angeli, Monica Antoniolli, Silvia Berni, Marialisa Biasi, Tullio Campana, Danilo Camizzi, Mario Caroli, Roberto Ceccato, Catia Civettini, Patrizia Cheluci, Lorenza Corradini, Mauro Frisanco, Mariapia Coppola, Mariella Dallasega, Beatrice de Gerloni, Lorenzo Dellai, Patrizia Di Gloria, Renato Fasano, Gabriella Franceschini, Irene Gritti, Crescenzo Latino, Laura Lutteri, Giadomenico Magalotti, Maria Teresa Marostica, Annamaria Martorana, Livia Martorana, Anna Mattedi, Alessandra Mesaroli, Marina Morello, Anna Paola Mosca, Franca Pagnozzi, Lucia Raffaelli, Giuliana Scarpa, Susy Severi, Giorgia Sossass, Franco Vanin, Corrado Zanetti. Insegnanti scuola dell’Infanzia provinciale di Levico. Migranti don Milani: Irina, Nadia, Viviana, Dominika, Mhayun, Maryam, Cai Ling. Redazione: Via Gilli 3, 38100 Trento tel. 0461/497268 - 70 fax 0461/497267 Realizzazione e Stampa Litografia Effe e Erre - Trento Per richiedere la rivista Didascalie telefonare o mandare un fax o scrivere a: Redazione Didascalie, Palazzo Istruzione via Gilli, 3 – 38100 Trento E-mail: [email protected] Didascalie è stampata su carta ecologica, sbiancata senza cloro Le foto di questo numero sono di: archivio Didascalie, ufficio stampa Provincia autonoma Trento, fornite dai diretti interessati PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO Il punto Il servizio L’analisi L’incontro La vetrina Inserto a cura di: Mario Caroli Interventi: Monica Antoniolli, Mario Caroli, Roberto Ceccato, Mauro Frisanco, Laura Lutteri, Corrado Zanetti Inserto 19-30 dalle scuole/I.C. J. Amos Comenius Cognola: dalle scuole/AGEBI, genitori per educazione bilingue 31 senza frontiere/I.C. Vigolo Vattaro: Gemellaggio con la Tanzania senza frontiereWatu na msitu 32-35 senza frontiereChita e Ikule 36-37 dentro le scuole paritarie /LIA Rovereto: Anoressia, gli studenti ne parlano 38-39 /Scuola infanzia equiparata Villamontagna: Divento vento 40-41 /Istituto salesiano S. Croce Primiero: In Brasile 42-43 segnaliamo/L’annuario: Iti “Marconi” Rovereto 44 segnaliamo/L’annuario: Liceo “A. Rosmini” Rovereto 45 segnaliamo/La recensione: Per Eirene, guida su Pace e Diritti umani 46 offerta varia/Il Premio: Ambiente, riconoscimento agli studenti 47 la scuola al museo/Museo degli usi e costumi della gente trentina la scuola al museo/S. Michele a/A: Percorsi e 48-terza di copertina università/Il Master: Insegnanti ricercatori scuole dell’in quarta di copertina didascalie Rivista della scuola in Trentino 12 n. dicembre 2007 il dossier il convegno il servizio l’analisi l’incontro la vetrina FORMAZI Il punto sui AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006 08/02/2006 n.12 dicembre n.12 dicembre 2007 ONALE ONE PROFESSI e un convegno “quarti anni”: un libro di: Mario Caroli Corrado Zanetti Inserto a cura Laura Lutteri, di: Mauro Frisanco, Interventi Roberto Ceccato, Mario Caroli, 2007 1 In copertina in alto: bambini delle scuole in Tanzania coinvolti nel gemellaggio con l’Istituto comprensivo di Vigolo Vattaro (vedi servizio pp 32- 37); a destra, sempre in alto, la copertina de i due Annuari recensiti nello spazio del Segnaliamo (pp. 44-45); in basso, la copertina dell’inserto interno su “Formazione professionale: il punto sui quarti anni” (vedi pp. 19-30) n.12 dicembre 2007 LA NOTIZIA RECUPERO Scelta una metodologia più esigente Nella seduta di venerdì 11 gennaio 2008 la Giunta provinciale ha approvato la delibera proposta dal Presidente, Lorenzo Dellai, con poche modifiche tecniche alla direttiva approvata venerdì 21 dicembre 2007. Si tratta di alcune osservazioni emerse dal confronto degli ultimi giorni e che tendono a rafforzare la serietà ed il rigore della proposta precedentemente approvata. In questi giorni viene trasmessa a tutte le istituzioni scolastiche la direttiva nella versione definitiva in modo tale che si possano attivare tutti gli interventi necessari ad assicurare il successo formativo degli studenti. La delibera approvata nella seduta odierna, così come la direttiva approvata il 21 dicembre 2007 si possono consultare e scaricare nella versione integrale sul portale della scuola trentina www.vivoscuola.it Stessa finalità per strada diversa Abbiamo volutamente ritardato la chiusura del numero di Didascalie per inserire la decisione definitiva della Giunta sul cosiddetto “recupero dei debiti formativi” con le modifiche alla prima delibera del 21 dicembre 2007, che conteneva la direttiva vera e propria. Le modifiche non cambiano né la filosofia né il senso complessivo della prima delibera, ma aggiungono qualche elemento di certezza sulla scelta “rigorosa e seria” fatta in provincia di Trento, che - come ha ripetutamente affermato Dellai anche nell’ultima conferenza stampa dopo la giunta dell’11 gennaio 2008 - condivide pienamente lo stesso obiettivo e la stessa preoccupazione del Ministro Fioroni di far recuperare il deficit formativo ai ragazzi, ma ha scelto una strada diversa, con una metodologia più esigente perché concede all’inizio più fiducia allo studente e per un periodo più lungo di tempo, così come chiede più responsabilità alla scuola, ma esclusivamente per tirar fuori i talenti e portare tutti i ragazzi al successo formativo (che, peraltro, in Trentino registra da tempo dati ben più lusinghieri delle percentuali nazionali). Le modifiche tecniche Tornando all’ultima delibera dell’11 gennaio 2008, Dellai ha confermato di aver recepito alcune delle osservazioni emerse dal confronto. Nel pomeriggio precedente aveva incontrato anche il Consiglio provinciale dell’istruzione ed aveva registrato ampie convergenze sulla scelta, accanto a qualche parere contrario. La stessa presidente Lucia Coppola aveva precisato “di avere prima individuato attraverso la stampa una sorta di contrapposizione tra scelta nazionale rigorosa e scelta trentina più accomodante” e di aver approfondito i contenuti condividendoli perché pongono al centro la relazione con gli studenti e li accompagnano meglio verso il superamento delle carenze. Le modifiche approvate: – Tra gli elementi di valutazione negativa che il consiglio di classe dovrà considerare per la promozione o bocciatura alla fine dell’anno scolastico successivo, oltre alla mancata frequenza del corso di recupero e alla mancanza d’impegno personale dello studente nella stesso, viene inserito anche “il mancato raggiungimento degli obiettivi formativi”. Viene in tal senso precisato che le azioni di recupero vanno comunque accompagnate da una reale verifica del raggiungimento degli obiettivi formativi, anche in termini di non ammissione alla classe successiva. – Per poter essere ammessi all’esame di stato, a partire dall’a. s. 2008/2009 e in conformità con la previsione delle normative nazionali, gli studenti dovranno avere conseguito, in sede di scrutinio, una valutazione complessivamente positiva. Viene comunque confermata la serietà e il rigore della proposta provinciale, che si concretizza con: • l'attenzione centrata sullo studente nell'ottica del successo formativo e la responsabilizzazione dei singoli istituti scolastici nella loro piena autonomia; • l'obbligatorietà per le singole scuole di attivare corsi di recupero; • l'obbligatorietà per lo studente di frequentarli con impegno; • l'obbligatorietà di una verifica finale. Mario Caroli n.12 dicembre 2007 PROVINCIA la delibera DEBITI La via trentina al recupero Approvata nella seduta del 21 dicembre 2007 dalla Giunta la delibera proposta dal presidente Lorenzo Dellai, che ha aperto un confronto con tutti i soggetti interessati su “un percorso innovativo sul recupero dei debiti formativi, con al centro lo studente e la qualità della scuola trentina; gli alunni ‘accompagnati’ dagli insegnanti, dalle famiglie e dalle scuole autonome.” Il comunicato ufficiale Nella seduta odierna la Giunta provinciale ha approvato la delibera proposta dal presidente Lorenzo Dellai e ha contestualmente deciso di avviare un confronto con le parti sociali e il mondo della scuola, che contiene le direttive per la valutazione degli studenti e l’attuazione degli interventi per favorire il successo formativo negli istituti di istruzione secondaria di secondo grado. “La scuola trentina ha da oggi uno strumento in più da usare bene, ma dobbiamo sconfiggere la paura di essere autonomi nel progettare e sviluppare la scuola trentina. Non manchiamo di rispetto a nessun sacro principio di unità nazionale se, rispettando i principi costituzionali, costruiamo un modello di scuola che va bene per noi e che offriamo anche come laboratorio sperimentale al resto del paese”. Così il presidente Dellai ha commentato il contenuto della delibera approvata dalla Giunta, allontanando ogni sospetto di chiusura provincialistica o di differenziazione forzata dalle scelte nazionali sul ripristino degli esami di riparazione a settembre. La legittimazione giuridica e normativa Il quadro giuridico nazionale La normativa nazionale (art. 193 T.U. 297 - 1994) disciplina la materia della valutazione stabilendo che i voti di profitto e condotta degli alunni per la promozione o meno alle classi successive vengono deliberati dal consiglio di classe al termine delle lezioni; in seguito Legge n. 352/95 ha abolito gli esami di riparazione e previsto interventi di recupero per gli studenti che non raggiungono la sufficienza. Tutta la materia della valutazione è stata infine ricondotta nel regolamento sull’autonomia scolastica. Di recente Il Ministro della P.I. con propria ordinanza ha voluto disciplinare in termini innovativi l’attività di recupero dei debiti formativi, come atto d’indirizzo di competenza del governo. In tale atto si stabilisce che in caso di debiti accertati al termine dell’anno scolastico il giudizio di promozione/non ammissione viene sospeso e vengono attivate iniziative di recupero da svolgersi entro il 31 agosto. Una verifica finale prima dell’inizio del nuovo anno scolastico accerterà il recupero del debito e determinerà su responsabilità del Consiglio di classe la non ammissione alla classe successiva o la promozione. A livello provinciale Anche per la Provincia autonoma di Trento la legge n. 352/95 resta punto di partenza, tenendo conto che la stessa ha trovato attuazione nell’ambito del nostro regolamento dell’autonomia scolastica (1999), che rimane riferimento obbligato in assenza del regolamento sulla valutazione applicativo della legge provinciale di riforma n. 5/2006. La Giunta provinciale, in tale cornice può emanare attraverso una propria deliberazione direttive e indirizzi sulla valutazione degli studenti, al fine di adottare criteri univoci sul territorio provinciale. Ciò in virtù della potestà autonomistica che ha trasferito l’esercizio di tutte le funzioni dallo Stato alla Provincia autonoma in materia di istruzione. Il contenuto della delibera L’organizzazione per il recupero dei debiti formativi • A giugno: ci saranno promossi e bocciati. Per chi è stato promosso pur avendo "debiti": il dirigente informa l'alunno e la famiglia della situazione reale e nel contempo comunica che deve frequentare obbligatoriamente un corso di recupero organizzato dalla scuola entro il mese di settembre. Alla comunicazione viene allegata una nota del docente della materia interessata con le carenze da colmare e le indicazioni di lavoro. • Durante i mesi estivi lo studente si prepara con studio individuale sulla base delle indicazioni ricevute dal docente. • Entro settembre si svolge il corso di recupero, alla fine del quale ci sarà una verifica. • Sulla base dell'esito della verifica il docente formula un giudizio analitico, che mette in evidenza i risultati raggiunti ed eventuali carenze ancora da colmare. • Il giudizio viene comunicato allo studente e alla n.12 dicembre 2007 famiglia e serve al docente per impostare eventuali ulteriori azioni per un recupero durante il nuovo anno scolastico. • Sarà in ogni caso il singolo istituto, nel pieno esercizio della propria autonomia, a definire l'applicazione operativa dell'attività di recupero, all'interno della cornice indicata nella delibera. Una proposta seria e di qualità Il sistema dei debiti formativi e del loro superamento con corsi di recupero è stato posto nel 1995 da una legge nazionale che ha poi abolito gli esami di riparazione: il principio sotteso è la promozione a giugno anche degli studenti che non hanno raggiunto la sufficienza in alcune discipline sulla base di una valutazione complessiva dello studente e della fiducia del recupero. Un atto di fiducia verso lo studente e contestualmente un impegno da parte della scuola ad erogargli un servizio per aiutarlo a superare le lacune rilevate. L’anello debole di tale soluzione: i corsi di recupero non sono stati sempre garantiti e svolti. La scuola trentina ha retto meglio (nel 2006/07 da noi il 65% di studenti hanno recuperato, a livello nazionale solo il 24%). La legge provinciale 5/2006 pone in modo chiaro la priorità del successo scolastico per tutti gli studenti e del tasso zero nella dispersione scolastica. Diventa perciò essenziale dare una risposta efficace anche a quel 35% di studenti che ancora non recupera i debiti. Come? Non reintroducendo l’esame di riparazione, ma potenziando la qualità del servizio. La proposta provinciale Mette al centro lo studente e lo accompagna lungo tutto il percorso di apprendimento, basato sulla motivazione, condivisione e dialogo educativo. Responsabilizza e chiama in causa tutti i protagonisti: la scuola (che deve erogare maggiore servizio attraverso il corso di recupero e non ha alibi per commissionarlo ad esterni); lo studente (che ha l’obbligo di frequentare il corso e di accompagnarlo con lo studio individuale anche durante la pausa estiva); la famiglia (che deve vigilare affinché lo studente faccia la sua parte). Il percorso di aiuto allo studente dura tutto l’anno e si articola in: n.12 dicembre 2007 interventi di sostegno (che possono essere attivati in qualsiasi momento dell’anno scolastico e hanno la funzione di prevenire il mancato apprendimento); interventi di recupero (che vengono attivati obbligatoriamente dopo gli scrutini intermedi e finali ed hanno lo scopo di rimettere lo studente alla pari con la classe); La verifica finale: Alla fine del corso di recupero è prevista una prova di verifica con finalità formative e orientative. Non sanziona il risultato, ma la mancata frequenza del corso di recupero o il mancato impegno. Se nonostante l’impegno di docente e studente i risultati sono ancora inadeguati si attivano ulteriori interventi formativi o si valuta, insieme allo studente e alla famiglia, l’opportunità di un riorientamento. In ogni caso se ne terrà conto per la promozione o bocciatura alla fine del nuovo anno scolastico. Accompagna tutti gli studenti con pari opportunità e pone le basi per il successo formativo di tutti (l’insuccesso scolastico è ancora molto legato al reddito e al titolo di studio dei genitori); È coerente con il percorso fatto dalla scuola trentina negli ultimi anni: sforzo di miglioramento dei processi di insegnamento apprendimento sulla base degli esiti della valutazione di istituto e di sistema. È più efficace sul piano organizzativo: • Lo scrutinio finale a giugno con soli "promossi o bocciati" consente di formare le classi, definire gli organici e assegnare i docenti in tempo utile per l’inizio regolare del nuovo anno scolastico (un punto di eccellenza del sistema scolastico trentino che va assolutamente salvaguardato); • I corsi di recupero a settembre hanno maggiore probabilità di essere efficaci perché i docenti e gli studenti sono più riposati e presumibilmente più motivati; • I progetti estivi di studenti e famiglie non vengono sconvolti (non va trascurato che molti studenti durante l’estate vanno all’estero per migliorare le lingue, partecipano a iniziative di volontariato, fanno le prime utili esperienze lavorative). (m.c.) il presidente LIBERI E AUTONOMI Messaggio ai presidi prima della delibera Il 20 dicembre 2007 alle 12, nel piano interrato del palazzo della Provincia autonoma in piazza Dante, i dirigenti scolastici sono stati convocati per i tradizionali auguri natalizi. Oltre a quella di Natale, però, in ballo c’era un’altra “vigilia”, quella della delibera sui debiti formativi, approvata poi il giorno dopo, venerdì 21 dicembre (vedi pagine precedenti). Gli auguri ci sono stati, da parte del dirigente generale del Dipartimento, Carlo Basani, e da parte del presidente, Lorenzo Dellai. Ma c’è stata anche l’occasione per parlare anche d’altro. Riportiamo qui di seguito, dal discorso del presidente, la parte legata alla delibera in questione e, più in generale, al modo di intendere l’autonomia speciale nella scuola. Pericolo mortale per la scuola: il conformismo passivo Una cosa dobbiamo temere come la morte, la paura di essere liberi e autonomi nel progettare la scuola trentina. Ho letto anche in questi giorni accenni sulla stampa che tradiscono questa paura di essere liberi e autonomi ed io penso che questo sia il pericolo mortale che abbiamo nel campo della scuola; anche in altri campi, solo che se in altri campi possiamo dire che poi correggeremo qualche errore fatto, nel campo della scuola, invece, questo non ce lo possiamo permettere. Non dobbiamo avere paura di essere autonomi, non manchiamo di rispetto a nessun sacro principio di unità nazionale se, rispettando i principi costituzionali, costruiamo un modello di scuola che va bene per noi e che offriamo anche come laboratorio sperimentale al resto del nostro Paese. Via la cultura delle circolari Leviamoci dalla testa la cultura delle circolari, la cultura di un modello di scuola che vede il ministero che dice, il ministero che propone, il ministero che fa...: noi dobbiamo rispondere alle leggi, alla costituzione italiana e soprattutto alla mission che abbiamo ricevuto nella nostra comunità, quella di tirar fuori i talenti dei nostri ragazzi nel migliore dei modi. Aggiungo, come Governo provinciale, che questo lo dobbiamo fare assumendoci delle responsabilità anche su scelte sulle quali possiamo registrare opinioni diverse da parte di organizzazioni importanti del mondo della scuola. Confronto coi sindacati, ma rispetto dei ruoli Con i sindacati ho l’obbligo e il piacere di concertare ciò che va concertato per quanto riguarda le questioni sindacali, ho il dovere naturalmente di confrontarmi anche su questioni non strettamente sindacali, che però abbiano a che vedere col buon andamento della vita professionale degli insegnanti; ma non credo che sulle scelte che riguardano, per esempio, le procedure per la valutazione degli studenti e gli esami di riparazione reintrodotti dal Governo io abbia l’obbligo di concertazione sindacale, perché bisogna che in questo sistema ciascuno si assuma le responsabilità in base al proprio ruolo e ne risponda poi in prima persona. Collaborazione attiva coi dirigenti scolastici La Giunta provinciale ha la responsabilità di decidere, ma prima i miei collaboratori hanno chiesto l’opinione ai presidi delle scuole superiori su questa idea che stava maturando dentro i nostri uffici…: per la verità, ci aspettavamo delle risposte dirette e invece le abbiamo lette sui giornali, ma questo fa parte di un certo clima, di un certo metodo e siamo finiti sui giornali prima che la Giunta provinciale avesse potuto esaminare la proposta. Contavamo sulla riservatezza evidentemente, invece abbiamo capito che d’ora in poi potremo discutere con i presidi solo di cose già decise perché diversamente ci ritroviamo le proposte sui giornali e poi il confronto diventa molto più difficile, perché ci costringe, come in questo caso, a rincorrere dietrologie, a rispiegare le cose, a ribadidre che noi abbiamo chiesto delle opinioni e che per noi le opinioni che raccogliamo sono tutte preziose, quelle dei presidi, n.12 dicembre 2007 dei sindacati, dei parlamentari, dei membri del governo..., ma alla fine decideremo e decideremo in assoluta responsabilità. Una scuola seria e rigorosa al servizio degli studenti e non viceversa Nel merito della questione, per quanto mi riguarda, stiamo cercando di trovare un modo per fare una scuola che sia certamente seria e rigorosa, ma non ipocrita da pensare che un ragazzo che non ha maturato competenze nel corso di un intero anno le possa maturare in due settimane o con un esamino fatto tra agosto e settembre. E magari pensare che così si possa risolvere la questione mettendoci tutti il cuore in pace. Penso, invece, che se noi troveremo, e sono certo che la troveremo, una metodologia altrettanto seria ma un po’ meno ipocrita e più impegnativa per noi, per gli insegnanti e per i presidi, decideremo in questo senso nel rispetto assoluto di chi non è d’accordo, ma nella convinzione che in questo modo forse costruiremo un percorso molto più favorevole alla crescita delle competenze dei nostri ragazzi, perché è vero che la scuola esiste per gli studenti e per i ragazzi e non il contrario. Quindi di fronte a deficit formativi noi dobbiamo dare un di più di formazione e dobbiamo fare ogni sforzo perché la verifica, che comunque ci deve essere con le sue sanzioni positive o negative, possa avvenire nel momento in cui i talenti dei ragazzi siano stati coltivati fino in fondo e nel migliore dei modi, nel rispetto di tempi adeguati e delle attitudini di ciascuno. I presidi non sono plenipotenziari teleguidati dalla burocrazia provinciale Questo è il mio modo personale e quello dei miei collaboratori di concepire l’autonomia della n.12 dicembre 2007 provincia nell’ambito della scuola. Quello che conta è lavorare insieme con un certo spirito anche di franchezza e noi non abbiamo mai pensato di avere nei presidi dei plenipotenziari teleguidati dalla burocrazia provinciale, siamo felicissimi quando possiamo essere messi di fronte ad un contraddittorio di opinioni diverse, quello che conta è che tutti quanti noi siamo consapevoli che apparteniamo e serviamo la medesima istituzione che si chiama scuola trentina, che ha già raggiunto delle performances particolarmente positive sulle quali, però, dobbiamo lavorare perché si possano rafforzare e crescere ulteriormente. Gli strumenti ce li abbiamo, la volontà pure, dobbiamo darci un metodo forse un po’ più fluido al nostro interno perché ognuno si senta parte del disegno, rispettando i ruoli degli altri ma condividendo fino in fondo la medesima mission. Inquieti, ma liberi e creativi Per queste ragioni vi ringrazio di nuovo, vi chiedo di continuare a fare con libertà e senso di responsabilità ovviamente il vostro lavoro importante in questo settore, di trasmettere anche questo nostro augurio ai vostri collaboratori e a tutte le persone che lavorano da dentro il mondo della scuola trentina. Un augurio alla scuola in tutte le sue varie articolazioni: la scuola, la formazione professionale, la scuola a carattere statale/provinciale, la scuola a carattere paritario, insomma a tutto il mondo della scuola trentina senza aggettivi e senza distinzioni. A questo mondo rivolgiamo naturalmente un agurio cordialissimo e assicuriamo il nostro impegno assoluto, chiediamo comprensione se qualche passaggio è sbagliato o se lo ritenete improprio. Penso che possiamo dire che anche per quest’anno il lavoro che abbiamo fatto è buono, possiamo vivere il Natale con serenità, però anche con inquietudine. Ho sentito in questi giorni che giustamente qualcuno ha detto “basta con questa storia del Natale sereno, oggi bisogna essere inquieti non sereni”. È vero ed è giusto così, bisogna che siamo inquieti, evangelicamente vorrei aggiungere, perché sono tante le aspettative che le persone hanno verso le istituzioni, istituzioni politiche ma anche istituzioni scolastiche. Sono talmente esigenti, queste aspettative, che non ci fanno essere che inquieti, ma penso che l’inquietudine sia l’attitudine migliore per tirar fuori cose nuove, superando la comodità di riprendere schemi assolutamente consunti e fotocopiati, creando invece delle cose nuove, praticando percorsi nuovi. Facendo così si può anche sbagliare, l’importante è farlo in buona fede. Tanti auguri di buon Natale a voi e alle vostre famiglie. la riflessione LA SFIDA Scuola trentina protagonista Il D.M. n. 80 del 3 ottobre 2007 ha ri-disciplinato la materia dei debiti formativi introducendo una data certa entro la quale vanno saldati, pena la ripetizione dell’anno scolastico. Dai media il provvedimento è stato presentato, correttamente, come un ritorno agli esami di riparazione aboliti nel 1995, anche se il ministro si è affannato a chiarire che non era questa la sua intenzione. Al ministro va dato atto, però, che così affronta un problema reale: l’attuale sistema di verifica dei debiti formativi, in ambito nazionale, si è rivelato inefficace. In estrema sintesi la situazione a livello nazionale si riassume nei seguenti dati: 41 % degli studenti è promosso con debito formativo; 44 % degli studenti ha un debito formativo in matematica e 33% nelle lingue straniere; Solo 25% (1 studente su 4) salda i debiti formativi entro l’anno scolastico successivo; Un discreto numero di studenti arriva all’esame di Stato con debiti formativi non saldati. Una risposta debole La scuola del terzo millennio, votata all’inclusione e alla logica del successo formativo, non può permettersi di lasciare nell’ignoranza tanti futuri cittadini, sprecare talenti e assistere inerte all’insuccesso, totale o parziale, della metà dei giovani. La proposta del ministro è condivisibile laddove riafferma con forza il principio che “ è compito della scuola mettere in campo, nel corso di tutto l’anno scolastico, interventi didattici ed educativi volti a far superare agli studenti le insufficienze che rischiano di compromettere il positivo proseguimento dei loro studi”. Quel che non convince è pensare che un ritorno agli esami di riparazione possa risolvere gli annosi problemi della scuola italiana e farci scalare le future classifiche dell’OCSE. Gli esami a settembre sono un istituto obsoleto, coerente con una scuo la elitaria, selettiva e con curricoli ben circoscritti, che non ha retto all’avvento della scolarizzazione di massa del secondo dopoguerra. Bisogna ricordare che gli esami di riparazione non funzionavano più già sul finire degli anni settanta: anche allora tanti studenti si presentavano a settembre in gran parte impreparati esattamente come lo erano a giugno! Però venivano, in gran parte, ugualmente promossi, con relativa frustrazione degli insegnanti, perché non c’erano più le condizioni sociali per poterli bocciare. Come si poteva bocciare a settembre uno studente con una insufficienza in una materia quando i piani di studio, gonfiati a dismisura dalle sperimentazioni, ormai proponevano almeno 1012 materie all’anno? Già a suo tempo, perciò, questo strumento si era rivelato iniquo e inadeguato ai nuovi compiti che il sistema formativo era chiamato ad assumere a supporto dello sviluppo sociale ed economico del paese. Le cause strutturali dei debiti formativi Chi conosce bene la scuola sa che le difficoltà di apprendimento e gli esiti insoddisfacenti hanno cause strutturali e molto più profonde, tra le principali: I curricoli rigidi, enciclopedici e frammentati, tutti improntati al modello liceale, che prevedono uno studente “marziano”; Il tempo scuola eccessivo; Le verifiche quasi sempre sommative e scritte, anche per le materie con il solo voto orale; Le pratiche didattiche poco efficaci, ancora eccessivamente centrate sulla “parola” e poco sull’attività laboratoriale; Una scarsa attenzione agli stili di apprendimento, alle diverse intelligenze, ai diversi tempi di maturazione, cioè ai tratti che caratterizzano la “persona” che pure si dichiara di voler mettere al centro del percorso formativo; La valutazione formativa ancora poco praticata; I corsi di recupero promessi ma solo in parte effettivamente svolti; I troppi ragazzi licenziati dalla scuola media con il giudizio di sufficiente, ecc. ecc.. È ragionevole attendersi che in una scuola dove lo studente non sceglie mai nulla e che si fonda su 12-14 discipline ciascun ragazzo sia preparato su tutto e nei medesimi tempi? I ragazzi si difendono come possono e ispirandosi a Salvemini, magari senza conoscerlo, rivendicano “il diritto all’ignoranza”, almeno in qualche materia. I paesi che ottengono risultati migliori di noi nelle indagini internazionali hanno da tempo scelto strade diverse, questo dovrebbe almeno farci riflettere per evitare di confondere le cause con gli effetti. n.12 dicembre 2007 Il recupero in Trentino È noto che il sistema scolastico trentino ottiene risultati migliori sul piano degli apprendimenti. Lo confermano le indagini internazionali e i numerosi rapporti del Comitato di valutazione. Anche per quanto riguarda la questione specifica dei debiti formativi si conferma una situazione più favorevole di quella rilevata nel restante territorio nazionale. Da una recente indagine, curata dal Dipartimento Istruzione della Provincia e riferita all’anno scolastico 2006/07, risulta infatti che: 35 % degli studenti è promosso con debito formativo; una percentuale inferiore a quella nazionale; Oltre il 65 % degli studenti salda i debiti nei tempi previsti contro il 25% a livello nazionale. Il sistema scolastico trentino conferma, nella situazione attuale, la sua maggiore capacità di accompagnare gli studenti al successo formativo; di questo bisogna andare fieri e riconoscere il merito e l’impegno di tutti i protagonisti, dai docenti agli studenti, dall’amministrazione alle famiglie. Necessario un ulteriore salto di qualità I buoni risultati fin qui raggiunti non devono farci dimenticare quel 35% che ancora arranca, non recupera e che ha bisogno di qualcosa di più per raggiungere un successo formativo di qualità. Lisbona 2010, la legge provinciale n. 5 del 2006, laddove fissa come obiettivo il conseguimento di un diploma o di una qualifica per tutti i giovani, le conclusioni del recente festival dell’economia svoltosi a Trento nel giugno scorso ci indicano la strada: la qualità delle risorse umane rappresenta il fattore strategico per la realizzan.12 dicembre 2007 zione personale e per lo sviluppo di un territorio. E’ in questa logica che si inserisce la nuova sfida per la scuola trentina. Concentrare tutta l’attenzione sui tempi dei corsi di recupero estivi e sulle modalità della verifica non è di grande utilità oltre che fuorviante, non ci sono strumenti con poteri taumaturgici, nemmeno la minaccia dell’esame lo è. Quel che serve allo studente, in modo particolare a quello debole, è un paziente, continuo, mirato e tempestivo sostegno didattico in grado di accompagnarlo al successo formativo, ove necessario anche riorientandolo, ma non lasciandolo mai solo. Quale ruolo per le scuole? La direttiva dovrà rappresentare per le scuole, in modo particolare per i docenti, una opportunità straordinaria per riflettere su temi fondamentali come il curricolo e la valutazione degli apprendimenti. Gli insegnanti trentini, rispetto ad alcuni anni fa, sono oggi molto più sensibili e preparati sui temi della valutazione, hanno capito che gran parte dell’apprendimento si fonda su una buona relazione con lo studente, sono in grado di capirne le difficoltà, sono disponibili a ripensare i percorsi didattici in funzione dell’efficacia, hanno interiorizzato le metodologie e il valore della valutazione formativa. Anche se, ci sono ancora un certo numero di “irriducibili” per i quali l’apprendimento è un problema dello studente e la valutazione ancora prevalentemente uno strumento di classificazione e di selezione. Probabilmente si dovrà fare di più sul piano di una formazione in servizio mirata e valorizzare maggiormente la dimensione collegia- le della professione docente. Il cambiamento prospettato dalla direttiva richiederà alle scuole un progetto graduale di miglioramento, tuttavia alcune operazioni sarebbe bene avviarle dal corrente anno scolastico. Tra le tante possibili due mi sembrano di assoluta priorità: Promuovere una riflessione anche teorica sulla valutazione degli apprendimenti a partire dalle pratiche in atto nella scuola; Promuovere una approfondita indagine conoscitiva sui debiti formativi in quella scuola, sulle cause (anche interne), sugli strumenti e le modalità di verifica degli apprendimenti, sull’efficienza e l’efficacia degli interventi di sostegno e recupero attivati. La migliore conoscenza del fenomeno da parte di tutti gli insegnanti e una maggiore sensibilità e competenza sui temi della valutazione consentiranno di fondare in modo più razionale un progetto mirato al successo formativo di tutti gli studenti, utilizzando in modo più efficace le opportunità già a disposizione, quali: l’essenzializzazione dei programmi su nuclei fondanti delle discipline; l’utilizzo di della quota di flessibilità del 20% per potenziare le ore di insegnamento nelle discipline a “ rischio debiti” e/o per percorsi di eccellenza; l’utilizzo almeno una parte delle cosiddette “40 ore e 33 ore” per interventi didattici con gli studenti, anche in orario scolastico; un orario delle lezioni che consenta di attivare modalità di organizzazione della didattica più efficaci (classi aperte, gruppi di livello...). Crescenzo Latino Dirigente scolastico con incarico speciale presso il Dipartimento Istruzione COLORI IN CLASSE Viterbo CEM Tecnologie ed educazione Lo scorso anno il CEM, Centro Educazione alla Mondialità aveva proposto una riflessione su “Tra il bene e il male? Il conflitto negli immaginari dell’educazione”, un convegno sulla complessità del vivere e dell’educare, quest’anno dal 26 al 30 agosto 2007 a Viterbo la sfida del post-umano nel convegno “Umano, disumano, post-umano. Corpo a corpo nell’educazione”. Quaranta insegnanti della scuola trentina vi hanno partecipato, dei diversi gradi di scuola, interessati agli approfondimenti proposti sull’intercultura ed educazione, sull’intervento delle nuove tecnologie, capaci di trasformare i metodi stessi dell’insegnare. Diversi interventi hanno evidenziato la responsabilità dell’uomo nel difendere non solo la dignità e i diritti della persona da possibili manipolazioni, ma anche l’ambiente, consegnando ai figli un mondo in cui sia possibile e bello vivere. Durante le giornate del convegno questi argomenti sono stati ripresi e sviluppati, secondo modalità diverse, nell’attività di laboratorio: ad esempio, il laboratorio “I fili di Penelope” ha portato a considerare anche in modo critico il ritmo eccessivamente veloce dello sviluppo, cui oggi assistiamo, rivalutando per il benessere stesso dell’uomo una prospettiva di vita più lenta e dolce, in cui la persona – che dà e riceve cure e attenzioni – sia al centro delle relazioni. Ci si è confrontati sui diversi stili di vita, riscoprendo il passato e i saperi antichi, per rafforzare la memoria individuale e collettiva. Attento discernimento PROSPETTIVE Attualità “inquietante” Il convegno “Umano, disumano, post-umano. Corpo a corpo nell’educazione” ha offerto un’importante occasione per riflettere e discutere su temi d’attualità, delicati e inquietanti, quali le conseguenze dell’evoluzione tecnologica – in particolare dell’ingegneria genetica – sull’ambiente e sulla vita stessa dell’uomo, che risulta meno naturale e più artificiale di un tempo. Tale argomento riguarda direttamente la questione dei limiti del nostro modello di sviluppo: si pone, infatti, la domanda se tutto ciò che oggi è reso possibile dalla tecnica sia per ciò stesso buono per l’uomo, o se occorra porre confini, perché l’evoluzione tecnologica non ci sfugga di mano. Per quanto riguarda il ruolo dell’educazione, dai lavori del convegno è emerso come in questo periodo, caratterizzato da forti innovazioni, a posizioni o di pura avversione o di accettazione acritica nei confronti delle sperimentazioni della tecnica e della scienza, sia da preferire un attento discernimento. I relatori hanno osservato come, nell’insegnamento, sia sempre importante porre in primo piano la persona, portatrice di dignità, di diritti e doveri, educando anche alla comprensione reciproca, alla libertà, alla cittadinanza locale e planetaria, alla responsabilità verso l’ambiente e all’interculturalità, in una prospettiva laica. Questo per trasmettere ai giovani strumenti che possano servire per conoscere e comprendere il mondo complesso in cui vivono. Sul tema della mondialità, caro al convegno CEM, e sulle prospettive dell’educazione interculturale si è rivelato utile poter visionare le proposte e i percorsi suggeriti dai testi di diverse case editrici, pubblicati di recente. Marialisa Biasi Docente ITCG “C.A.Pilati” – Cles n.12 dicembre 2007 partecipazione Costruire giochi del passato La spinta a partecipare al convegno CEM è stata quella di mettere il naso “fuori casa”, conoscere persone con esperienze diverse e avere nuove possibilità di confronto. L’interesse e la motivazione a partecipare sono scaturiti anche dalla tematica affrontata quest’anno; l’argomento ci è sembrato particolarmente interessante e di scottante attualità non solo per gli interrogativi imposti dalla rapida evoluzione della Tecnologia, ormai così presente nella nostra quotidianità, ma anche per le sue implicazioni educative (l’idea di umano.. l’educazione). La parte teorica introduttiva al tema è stata un po’ faticosa e difficile da seguire, ma indubbiamente interessante perché ha sollecitato la riflessione sulle problematiche del post-umano nelle sue innumerevoli sfaccettature. Nella seconda parte del convegno la stimolazione ce l’ha data il laboratorio di costruzione di giocattoli della tradizione con l’utilizzo di materiali di recupero e rottamazione. Non abbiamo inventato niente, ma solo rivisitato i giochi e i giocattoli del passato! Esperienza piacevole ed interessante per la ricchezza di stimoli e la spinta ad accogliere nuove prospettive e nuovi elementi di riflessione su valori educativi dentro e fuori da scuola. Gabriella Franceschini, scuola dell’infanzia “Collodi” Trento Livia Martorana, scuola dell’infanzia “Piccolo Principe” Annamaria Martorana, scuola dell’infanzia “Crosina Sartori” viaggio... ... al termine della parola Nell’ambito del 46° Convegno nazionale di CEM Mondialità abbiamo avuto l’opportunità di partecipare al laboratorio “Viaggio al termine della parola” tenuto dai docenti Antonello Ricci e Alfonso Prota, incentrato, in particolar modo, sulla poesia e sul suo ruolo nel futuro. Ecco alcune nostre riflessioni e idee presentate al gruppo di lavoro al termine del percorso formativo affrontato attraverso l’interessante atelier. n.12 dicembre 2007 Nel post-umano la parola poetica potrà ancora emozionarci? Oppure ineluttabile sarà anche la sua fine? E come? Domande impegnative, giornate impegnative…. Il nostro lavoro ha preso le mosse da dei reperti che si perdevano nella notte di un tempo antico: abbiamo osservato che gli Etruschi incidevano nella materia la parola in modo speculare, quasi per criptarla. Rapiti dalle narrazioni Abbiamo indagato la parola come codice, ”dono” estetico alla materia e testimonianza per i posteri elaborando poesie e incidendole su legno, terracotta e foglie. La fase successiva ci ha visti interpreti di una lingua indagatrice di racconti e fumetti proiettati in un futuro dai tratti archeofantascientifici. Scrivendo incipit di racconti, siamo stati rapiti da narrazioni assolutamente inedite di città perdute, asteroidi, simbionti “protici”, robot umanizzati e ricercatori “assolutamente puliti”. Nel dopoguerra Orwell in “1984” ci ha dimostrato quanto la lingua possa controllare e falsificare la realtà, divenendo un forte strumento di potere. A questo proposito, ci siamo cimentati nella stesura di slogans e testi in un codice solo a noi comprensibile. La sperimentazione di una neolingua semplificata e irrispettosa della verità, ci ha portato alla ribellione immaginifica di parole di denuncia, anche con sonorità contraffatte, per mezzo della registrazione “ al dritto e al rovescio” di componimenti poetici sonori dedicati al post-umano. Infine le parole si sono manifestate nello spazio e nel tempo mediante componimenti visivi della tecnologia, power point è stato l’ottimo supporto per videopoesie animatrici, ancora una volta, della parola. No, la parola poetica non finirà, perché sarà comunque testimone e memoria per il futuro. Silvia Berni, Tullio Campana Docenti Istituto Comprensivo Pergine 1 Olanda S’HERTOGENBOSCH Insegnanti in viaggio formativo 2-6 settembre 2007: all’interno dei viaggi formativi del Dipartimento istruzione, 25 docenti hanno visitato la realtà della scuola a s’Hertogenbosch, in Olanda, con l’obiettivo di conoscere il Koning Willelm I College: il primo Community College olandese, un campus che prepara gli studenti, dalla primaria al diploma, ad affrontare il futuro nel mercato internazionale del lavoro, attraverso le tecnologie più avanzate e particolari strategie per imparare. Al loro rientro abbiamo raccolto alcune loro riflessioni sull’esperienza. RICADUTE Informazioni preziose Il tempo che abbiamo trascorso nei Paesi Bassi è stato ricco di informazioni non solo legate al “mondo scuola”, ma anche alla vita, alla cultura, all’organizzazione economica e sociale. Questi gli elementi che hanno toccato la nostra sensibilità ed attenzione professionale e che consideriamo stimoli interessanti di riflessione che potrebbero avere una ricaduta dal punto di vista didattico e formativo. Ci sembra costruttivo riportarvi quelli che abbiamo ritenuto punti di forza dell’esperienza: • attenzione agli spazi ed agli arredi come motivazione allo studio e personalizzazione dello spazio vissuto come proprio e come tale degno di cura e di rispetto (ambienti e strumenti adeguati alle esigenze di studio, ambienti dedicati a momenti non strettamente correlati con le attività didattiche ma d’incontro e di svago); • centro per il successo e classe per il successo che porta in primo piano la considerazione di ciò che è positivo (potenzialità che ogni studente possiede e su cui è possibile lavorare per un recupero, motivazione e rilancio delle abilità e della competenze); • alternanza tra attività pratiche 10 e teoriche, tra lezioni frontali e studio/progettazione attiva ed autonoma degli studenti; • presenza di tutor, mentore per ogni studente come indice di attenzione verso gli aspetti formativi e personali; • superamento dell’idea classe e gruppi organizzati su progetti; • formazione insegnanti School of the future: centro di formazione permanente degli insegnanti. Formazione che viene proposta e sostenuta dall’istituzione nell’attuazione; • investimento economico sulla scuola. Franco Vanin, Mariella Dallasega, Franca Pagnozzi, Renato Fasano, Catia Civettini, Mariapia Coppola, Marina Morello, Katia Angeli, Maria Teresa Marostica, Lucia Raffaelli, Susy Severi ASPETTI LOGISTICI Osservare gestione del gruppo e percorsi La prima valutazione positiva va all’organizzazione. Tempi, spostamenti, sistemazione e “extra” sono stati degni di un tour operator di qualità. Il piacere “prosaico” si è però accompagnato anche ad una soddisfazione di tipo più intellettuale. Confesso che il compito as- segnatomi dal direttore del Centro relativamente alla collaborazione tra la nostra scuola e il Konig Willem I, mi ha in parte distratto dai momenti formativi, non impedendomi però di cogliere interessanti spunti di riflessione, suscitati in realtà più dall’osservazione che dai work shop o dalle relazioni proposteci. I momenti formalizzati ed organizzati mi sono sembrati talvolta una sorta di esposizione di buone pratiche e metodologie che, seppur meritevoli di interesse, assumevano talora l’aspetto di spot pubblicitari. Aspetti logistici e gestione gruppo Molto più interessante è stata l’osservazione spontanea di fenomeni, strutture organizzative e persone. Come già sapete molte delle metodologie proposteci in questa occasione non mi erano nuove perché già ampiamente condivise e sostenute dal mio direttore. Mi è mancato quindi “l’elemento sorpresa”. Mi hanno invece affascinato gli aspetti logistici, la gestione dei gruppi classe, l’approccio degli insegnanti, l’articolazione dei percorsi. Come già sottolineato (o forse no, non ricordo!) nel questionario da voi somministrato al nostro rientro in Italia, ho vissuto con speciale entusiasmo l’intervento relativo alla gestione dei gruppi per così dire deboli (il percorso diretto da Ms Diny Sprakel). Soprattutto in quella occasione ho potuto raccogliere informazioni che ho percepito come immediatamente spendibili e trasferibili nella mia esperienza professionale. Anche il Centro per il Successo degli n.12 dicembre 2007 studenti mi ha incuriosito molto anche se qualcosa di simile l’avevo già visto a Verona presso la sede delle Canossiane. Questo sarà comunque sicuramente uno dei temi che chiederò ai miei colleghi e alla direzione di studiare. Integrazione stranieri, qualche perplessità Come sicuramente ho già espresso nel famoso questionario finale, un punto negativo è la non totale coerenza tra l’esperienza svolta e il titolo dell’azione formativa a noi proposta. Certo abbiamo potuto osservare approcci specifici per il disagio e qualcosa relativamente agli stranieri, ma personalmente non ho potuto sperimentare uno strumento di concreta integrazione con attenzione specifica agli stranieri. Le domande che avevo relativamente al miglior modo per un inserimento in classe di allievi con difficoltà linguistiche, specificità culturali e incoerenti percorsi formativi alle spalle sono rimaste. L’osservazione del laboratorio linguistico destinato alla formazione degli adulti non è stata sicuramente illuminante. Metodologie come quelle sono già in uso anche da noi per l’insegnamento delle lingue straniere. Purtroppo, poi, molti degli entusiasmi suscitati dalla visita alla scuola di Hertogenbosch si sono amaramente spenti ritornando con la mente alla nostra realtà fatta di vincoli che impongono competenze in uscita, tempi e talvolta anche articolazione degli interventi. Nessun contatto con gli allievi È mancato poi un contatto diretto con gli allievi. Sarebbe stato bello scoprire come loro vivono la loro personale esperienza formativa, le aspettative, le critiche, gli elogi. Ultimo neo è poi l’eterogeneità del gruppo (tra l’altro formato da persone valide che hanno sempre dimostrato un sincero interesse per ciò che veniva loro propon.12 dicembre 2007 sto). Il fatto di provenire da realtà così diverse ha però impedito forse riflessioni più mirate all’interno del gruppo. Per chi come me proveniva dalla formazione professionale sicuramente molte cose sono sembrate più “riconoscibili” che non agli operatori delle scuole primarie, ad esempio. Altro punto di parziale debolezza è stata poi la mancata rielaborazione a caldo delle esperienze giornaliere. Sarebbe forse stato utile anche per noi ritrovarci a fine giornata per un breve e informale briefing che ci costringesse a rielaborare e riflettere sul vissuto. Avviati i contatti Per concludere questa parte dedicata ai punti meno forti dell’esperienza ribadisco poi quanto già condiviso con alcuni. È sicuramente importante che a tutti gli operatori venga data la possibilità di aggiornarsi attraverso esperienze qualificanti come queste, ma sarebbe forse più efficace in termini di rientri concreti delle spese sostenute mirare alcune attività destinandole a chi concretamente si troverà poi, per il proprio ruolo professionale (vedi ad esempio un direttore) a prendere decisioni o adottare comportamenti capaci di influire in modo più diretto sui processi di aggiornamento dei centri di formazione o istruzione. Un primo risultato positivo per noi è stato quello di avviare i contatti per una futura collaborazione tra le due scuole. Continuiamo a lavorarci e nella nostra ultima comunicazione abbiamo proposto che una delegazione venga a visitare non solo la nostra scuola ma anche altri CFP, per avere una panoramica del sistema della formazione professionale in Trentino. Altro risultato importante è stato avere spunti per consolidare una programmazione didattica per competenze. Veder applicato sul campo questo approccio mi rende molto più facile ora visualizzare sotto questa forma il mio intervento didattico. Sul versante stranieri però meno informazioni, se qualcuno ha suggerimenti o spunti che a me sono sfuggiti sono felice di accettarli. Concludo questa breve relazione esprimendo il piacere per avere condiviso con dei colleghi questa esperienza, indipendentemente dagli obiettivi formativi o dagli esiti pratici. Ritengo che la condivisione di esperienze comuni con persone nuove sia sempre l’occasione per un arricchimento personale che non può che avere ricadute positive per chi, come noi, lavora con “l’altro”. Patrizia Cheluci Docente C.F.P Centro moda Canossa - Trento 11 scuola infanzia provinciale Levico FARE INSIEME Atrio interculturale a scuola “Girotondo intorno al mondo”: progetto realizzato nell’a.s. 2006/07, nella scuola dell’infanzia provinciale di Levico, come percorso di riflessione teorico-pratico sull’educazione interculturale, capace di coinvolgere le famiglie della nostra scuola. L’iniziativa è maturata durante un corso di formazione sul significato dell’educazione interculturale come educazione al dialogo, svolto e accompagnato da Grazianna Saporito e Flavia Favero. Progetto motivato da un forte cambiamento di tessuto sociale e di utenza nella nostra scuola, che vede famiglie provenienti da sedici paesi diversi, che hanno una lingua madre diversa da quella italiana. Ripensare i rapporti e genitori attivi Abbiamo dovuto scegliere tra varie ipotesi, trovare un punto di accordo e rispondere a queste tre domande: cosa vogliamo fare? Con chi lo vogliamo fare e perché? Grazie ad un attento ascolto di tutte le proposte che emergevano nel gruppo, ci siamo orientate verso la possibile rilettura, in chiave interculturale, di uno spazio della scuola: l’atrio, con una particolare attenzione al momento dell’accoglienza di bambini e genitori. Un ulteriore aspetto di analisi è stato quello del rapporto scuola-famiglia e della relazione con i genitori migranti. L’obiettivo generale del progetto era quello di coinvolgere in modo attivo i genitori nativi e migranti nella vita della nostra scuola e porre le basi per far nascere un “gruppo” di genitori. Nello specifico si è voluto realizzare un nuovo allestimento, in chiave interculturale, dell’atrio della nostra scuola arricchendolo con messaggi di benvenuto in tutte le lingue degli alunni presenti nella nostra scuola; di ricercare, cantare e registrare semplici canti e filastrocche popolari, delle varie tradizioni del mondo, per accompagnare il momento dell’entrata nella scuola; di porre su un’ampia parete una carta geografica del mondo con indicati i vari paesi di provenienza di bambini e genitori. Serata di confronto Per dare massima diffusione all’iniziativa progettata, ne abbiamo parlato nelle riunioni di sezione, nella sedu12 ta di comitato e infine abbiamo organizzato e invitato, mediante un pieghevole chiaro e accattivante, i genitori ad una serata di introduzione al tema dell’interculturalità. All’incontro hanno partecipato anche la formatrice Flavia Favero e la coordinatrice pedagogica, del nostro circolo, Riccarda Simoni, si è parlato della percezione del fenomeno migratorio in Italia e nella nostra regione, si sono affrontati i temi dell’appartenenza, della lingua, dell’identità, delle migrazioni e delle emozioni che questa esperienza è in grado di suscitare. Il parlare apertamente, ha favorito un clima di dialogo tra gli intervenuti e la possibilità di raccontare le proprie esperienze di migrazione; a conclusione della serata, abbiamo poi presentato l’ipotesi di progetto e richiesto la collaborazione dei genitori per realizzarlo. …e poi al lavoro In un pomeriggio di lavoro con i genitori abbiamo realizzato gli aquiloni di cartoncino, le scritte di benvenuto, confrontato lingue e scritture, trascritto e registrato i girotondi del mondo; tra un’attività e l’altra, abbiamo previsto semplici momenti di convivialità, come prendere una tazza di tè e biscotti, per favorire il dialogo e la conoscenza tra i genitori. A conclusione del pomeriggio era palpabile il senso di soddisfazione, per il clima di cordialità, di partecipazione ed interesse che ciascuno aveva dimostrato, ciò che rimane di questa esperienza è l’atteggiamento di reale apertura verso l’altro, che avevamo intenzionalmente ricercato e progettato. Attualmente ci capita di osservare bambini e genitori mentre guardano con interesse la carta geografica o leggono le filastrocche scritte nella loro lingua madre, allora pensiamo che anche questi piccoli segni, possano far sentire la scuola come il luogo in cui si entra ognuno con la propria identità, per costruire, se si vuole, nuove appartenenze. Marta, Rita, Manuela, Maria Pia, Manuela, Renata, Luciana, Paola Stefania, Liliana, Lucia, Claudia, Teresa, Maria Paola, Silvana, Mariuccia, Cristina, Rosalba, Maria, Milena, Licia Nicoletta, Melina, Rita, Patrizia Insegnanti della scuola dell’infanzia provinciale di Levico n.12 dicembre 2007 di entrare in relazione positiva con l’altro e di accogliere le proprie e le altrui caratteristiche. Fondamentale l’ascolto SCUOLA E FAMIGLIA Costruire nuove culture di convivenza Il lavoro educativo, si è sempre misurato con l’aspetto relazionale, che l’incontro con l’altro presuppone, pertanto la prospettiva interculturale, con i suoi contenuti e le sue metodologie, ha trovato nella scuola, un terreno fertile per avviare confronti, ricerche e progetti. Ponte fra culture L’educazione interculturale, ponendosi come un ponte fra le diverse culture, si caratterizza per un atteggiamento disponibile all’interazione, alla conoscenza e comprensione dell’altro; questa prospettiva sottende una nuova antropologia, un’originale visione di uomo aperto, incompiuto, in relazione con l’altro da sé, che per essere realizzata richiede un nuovo protagonismo ad ognuno, sia come singolo sia come lavoro di comunità. La vera sfida è, infatti, quella di passare da una multiculturalità diffusa, ad una reale interculturalità, mediante la ricerca di nuove competenze comunicative e superando le strategie difensive, che spesso nel rapporto con l’altro, sono messe in atto: pregiudizi, banalizzazioni e tentativi di assimilazione. Prospettive trasversali Un’ educazione quindi che non va intesa come un’educazione speciale, da attuare solo con riferimento a particolari problematiche, ma è una prospettiva globale, che afn.12 dicembre 2007 Il nostro progetto di scuola si è posto esattamente all’interno di questa prospettiva e in particolare ha voluto sviluppare la conoscenza e il dialogo tra i vari soggetti adulti che con ruoli diversi, sono presenti nella scuola: tra le insegnanti, tra insegnanti e genitori, tra genitori nativi e migranti. L’atteggiamento di ascolto, che è alla base dell’approccio interculturale, deve realizzarsi nelle relazioni tra gli insegnanti del gruppo scuola per una progettazione condivisa; tra genitori e insegnanti, per favorire la crescita cognitiva, affettiva e sociale del bambino; tra genitori nativi e migranti, per costruire una cultura della convivenza nella società complessa e multietnica. Conoscersi tra genitori fronta i temi generali della pedagogia: educabilità, intenzionalità, costruzione dell’identità, relazionalità, rivolgendosi a tutti coloro che si occupano di educazione. In sintesi possiamo affermare che: • l’educazione interculturale si occupa dell’educazione in generale; • non è una disciplina a se stante, ma una prospettiva trasversale e interdisciplinare; • vuole favorire la conoscenza, il dialogo, la tolleranza e la comprensione delle differenze culturali; • vuole contribuire a trasformare in meglio la società, a migliorare la comunicazione e la collaborazione tra i vari soggetti culturali. Alla base della prospettiva interculturale vi è la formazione della persona, che deve essere capace Con il nostro progetto, ”Girotondo intorno al mondo,” ci siamo ancorate ad un aspetto tradizionalmente molto rilevante per la scuola dell’infanzia: il rapporto scuola-famiglia, questa volta, però, non solo per favorire l’incontro tra insegnanti e genitori, ma per permettere che tale incontro si realizzasse tra i genitori stessi, tramite la scuola. Siamo consapevoli di essere riuscite solo a sfiorare gli aspetti di una reale pedagogia interculturale, ma crediamo che l’aver privilegiato i temi dell’incontro e della conoscenza reciproca, possa rappresentare un primo passo verso la costruzione di una nuova cultura della convivenza tra persone con storie personali e tradizioni differenti; naturalmente speriamo di poter continuare questo cammino, che sappiamo non essere privo di difficoltà, in futuro, e di poterlo fare insieme a tutti i bambini e a tutti i genitori della nostra scuola. Patrizia Di Gloria Docente Scuola dell’Infanzia di Levico 13 NOI GENITORI Desiderio di collaborare Benvenuto nelle diverse lingue da appendere nell’atrio della scuola. Insieme anche in palestra Siamo stati coinvolti dalle insegnanti della scuola dell’infanzia nel progetto di educazione interculturale, per noi genitori la possibilità di un confronto ed uno spazio per conoscerci…, alla base l’obiettivo che potesse nascere in noi il desiderio di collaborare per costruire qualcosa di bello all’interno della scuola. E poi ancora, è stata appesa una cartina geografica del mondo e con delle frecce colorate si sono indicati i paesi di provenienza di bambini e genitori, ma il momento più bello, a mio avviso, è stato quando ci siamo trasferiti in palestra e lì accompagnati dalla chitarra abbiamo cantato e ascoltato canzoni, ninnananne, filastrocche, che arrivavano dalle più disparate parti del mondo. Credo che il rapporto fra la popolazione nativa e quella migrante, sia fatto di cose belle e di cose brutte, di pregiudizi e di fascino ma che soprattutto sia un rapporto in via di definizione e trasformazione. Eliminare le distanze Conoscere i processi Abbiamo partecipato da subito ad un incontro serale a scuola, in cui sono intervenute anche la coordinatrice pedagogica Riccarda Simoni e la formatrice Flavia Favero del centro Millevoci. Durante questo incontro si è parlato del processo migratorio in Italia e in Trentino, si sono affrontati i temi dell’appartenenza, della lingua e dei cambiamenti sociali. L’occasione ci ha portato a decidere di incontrarci un pomeriggio a scuola per lavorare insieme alla creazione di uno spazio di accoglienza per tutti. Abbiamo così scoperto i vari modi di dire e scrivere “Benvenuto, ” abbiamo realizzato gli aquiloni sui quali compariva la scritta di 14 Tutti i paesi sono, oggi, più vicini, grazie all’informazione, giornali, televisione e alla possibilità, che molti di noi hanno, di viaggiare, ma ciò che elimina la distanza è soprattutto la presenza di tanti migranti, che vivono e lavorano in Italia: studenti, lavoratori, uomini, donne, bambini, famiglie, che arrivano con la speranza di migliorare le proprie condizioni di vita e portano le loro tradizioni, cibo, narrazioni, musica; la convivenza permette una conoscenza più ravvicinata e sta accrescendo il nostro interesse per le altre culture. Ascoltare ninnananne e filastrocche mi dà sempre un senso d’incanto, misto a sorpresa nuovi… e vecchi ricordi si intrecciano nel ritmo della cantilena… ecco alcune delle sensazioni che ho provato, durante l’ascolto e il canto delle canzoni intonate in palestra. Le parole scritte, dette e lette ad alta voce, rappresentano la vera memoria delle persone ed è come se, cantando, leggendo, traducendo una canzone, una poesia o una filastrocca, ci si trovasse uniti in un grande girotondo, in cui è possibile lasciarsi incantare dai suoni e dalle storie di questi popoli, in fondo così simili a noi. Alessandra Mesaroli Genitore di un alunno Scuola dell’Infanzia di Levico n.12 dicembre 2007 istituto “Don Milani - Depero” Rovereto IL CENTRO Dieci anni per l’integrazione La presenza multiculturale è di casa da tempo ormai all’Istituto “don Milani-Depero” di Rovereto, una scuola aperta al mondo, come uscita verso il mondo, ma anche aperta a ricevere il mondo all’interno delle sue mura, con una presenza molto forte di quelli che oggi vengono chiamati “migranti”, cittadini stranieri, studenti con cittadinanza non italiana... Al suo interno c’è il Centro Territoriale di educazione permanente, coordinato da Irene Gritti. I bambini accompagnano le mamme a scuola... Il Centro Territoriale di educazione Permanente c’è da dieci anni: 574 iscritti, 61% donne e 39% uomini. Appartengono a 56 nazionalità diverse, un mondo che si incontra a scuola, basta camminare nei nostri corridoi o nell’atrio per vedere quante persone di nazionalità con fisionomie molto diverse tra loro. Ci sono anche degli italiani che vengono al Centro a frequentare corsi di informatica o di lingue. C’è poi un servizio particolare che offriamo di babysitting, Nadia è la persona che aiuta a tenere i bambini delle donne che frequentano i corsi; abbiamo adibito un’auletta, nella quale è tutto a misura di bambini, dedicata ai piccoli che accompagnano le loro mamme a scuola o viceversa, quest’anno ci sono 12 bambini che partecipano a questo gruppo e le mamme sono molto contente perché altrimenti non avrebbero alcuna possibilità di frequentare i corsi. Offre innumerevoli attività formative, tra cui l’italiano per stranieri, siamo convenzionati con l’Università di Siena per la certificazione della competenza in italiano, la licenza media, facciamo corsi di informatica su vari livelli e corsi di lingue (inglese, tedesco e spagnolo e vorremmo aprire anche ad un corso di arabo). Ci sono attività culturali: abbiamo pensato di avvicinare le persone stran.12 dicembre 2007 no, dalle coppie miste al viaggio, dal rapporto con Rovereto e i roveretani al tema della festa, dal lavoro al tema della casa nell’ultimo numero. La festa multietnica: Dicembre 2007, secondo appuntamento niere alla città in maniera più amichevole e quindi organizziamo delle visite guidate alla città di Rovereto, per conoscerla da un punto di vista storico, architettonico e artistico, al Mart, al Castello di Rovereto, ma uscite anche anche in altre città come Bologna e Venezia. Il giornalino “noialtri”, giunto alla sesta edizione, redatto e distribuito dagli studenti stessi, oppure da noi insegnanti che cerchiamo di portarlo nei punti della città che possono essere interessati a questa pubblicazione. Il giornale è nato con l’intento di comunicare, di far uscire le idee, i pensieri delle persone che abitano la scuola don Milani verso la città e quindi che le loro esperienze, le loro vite, i loro percorsi biografici possano essere veramente una ricchezza per chi le incontra. Ogni numero ha un tema scelto nei gruppi di italia- Con la scuola abbiamo pensato che festeggiare insieme è un momento per stare insieme, per condividere una cosa così piacevole insieme a tutti. Decimo anno di attività e ventesima edizione della Festa, che di solito si fa a giugno e a dicembre. L’ultima Festa c’è stata il 19 dicembre 2007: una festa nella quale ognuno prepara qualcosa da mangiare e lo assaggia insieme agli altri, magari scambiandosi dei piatti di ricette mai assaggiati, poi c’è musica con un gruppo che suona latino americana dal vivo per ballare. Tutti sono coinvolti in queste danze scatenate, poi c’è un gruppo di musica marocchina con Adil e Akmed, che suonano anche loro dal vivo; c’è stata una cantante bulgara professionista che ha cantato dei pezzi molto belli ed emozionanti. La festa è un momento per stare tutti insieme quindi è aperta anche a chi viene da fuori, le famiglie, gli amici anche alle persone che sono interessate, semplicemente, a stare bene una serata tutti insieme. Irene Gritti docente e coordinatrice del Centro 15 Saperi, sapori, colori... L’edizione estiva della festa Il Centro Territoriale Permanente ha organizzato, l’8 giugno 2007 l’edizione estiva della festa multietnica. Il Centro, parte integrante dell’Istituto di Istruzione Superiore “Don Milani-Depero”, è ormai da anni il punto di riferimento per la popolazione adulta della città di Rovereto e del suo territorio. Ottocento gli alunni che nell’a.s. 2006/07 hanno frequentato le lezioni; settanta i paesi “presenti” in aula. Obiettivo del CTP è quello di far conoscere ai corsisti i servizi e i luoghi più significativi di Rovereto, in modo tale che la città della Quercia sia a loro più “vicina”. Molto apprezzata è l’usuale festa organizzata due volte all’anno, felice occasione per stare assieme, per mangiare, per danzare e ascoltare musica. Oltre a volti, cibi e vestiti d’oltremare, come sempre c’erano parecchi Roveretani. E’ la festa dei saperi - gli immigrati sono portatori non solo di forza lavoro, ma di culture millenarie -, dei sapori, dei colori. Gli studenti-lavoratori hanno voluto personalmente preparare succulenti piatti della tradizione dei paesi di provenienza. Il buffet, servito dal personale ausiliario del “Don Milani” e dai corsisti stessi, è stato arricchito anche da cous-cous, tagine, riso cantonese, pollo al curry, 16 gustosi cibi cucinati dai ristoranti indiano, marocchino e cinese di Rovereto. L’atrio del “Don Milani” si è trasformato in un luogo dove musica, danza e gastronomia si sono piacevolmente intrecciate. Interessante il programma della serata. Erano presenti vari gruppi musicali e un coro di voci femminili russe. Una signora, sicuramente autoctona, della festa dice: “Non ho mai pensato che nella nostra città ci potessero essere persone di così tante nazionalità. Sono contenta di aver fatto questa scoperta”. Un ragazzo, probabilmente uno studente di un altro istituto in cerca di divertimento, afferma: “Per me questa festa è un appuntamento fisso, posso respirare un’aria più cosmopolita, percepisco una Rovereto più grande”. Un suo coetaneo gli fa eco: “Questa è un’occasione speciale perché è un po’ come fare un viaggio in tanti paesi diversi senza muoversi da casa”. Un giovane senegale- se dallo sguardo dolce e trasognato, specifica che “la festa - per noi stranieri - è un’opportunità importante per conoscere e farci conoscere”. Aggiunge: “Mi è capitato di trovare persone per la strada che mi salutano dopo averle incontrate alla festa del CTP. Rovereto mi sembra una città più amica”. Sono africani, uomini e donne provenienti dall’Est e dal Sud del mondo che rischiano tutto per entrare in Europa, nell’opulenta e stanca Europa. Spesso, gli sporadici incontri fra nativi e cittadini immigrati sono inquinati da pregiudizi e da luoghi comuni generati da ignoranza e da relazioni superficiali. Altrettanto negative sono le banalizzazioni folcloristiche delle culture. Tutte le occasioni di contatto, di scambio autentico e di conoscenza, rappresentano una possibilità in più per costruire una convivenza rispettosa. Carlo Andreatta n.12 dicembre 2007 la trasmissione VOCI Il Natale degli altri La trasmissione di Rairegione “Scuola e dintorni”, condotta da Tiziana Raffaelli, presso l’Istituto di Rovereto “don Milani - Depero” è andata in onda proprio il giorno di Natale: ricordi e testimonianze dei protagonisti su come vivono le festività in Trentino e quali tradizioni o feste analoghe nel proprio paese d’origine. Riportiamo ampi stralci degli studenti stranieri adulti che frequentano o hanno già frequentato il Centro territoriale del “don Milani”. Erano presenti, per la scuola, Silvio Cattani, dirigente scolastico dell’Istituto, Irene Gritti, docente di italiano per stranieri e coordinatrice del Centro territoriale di educazione permanente. I testi li abbiamo lasciati quasi integrali dalla trascrizione. LE TESTIMONIANZE parati da tempo (li comperano i genitori e li nascondono in ogni parte della casa). Quando ero piccola, sapevo che la mia mamma aveva comperato qualcosa, entravo negli armadi e cercavo i regali. Questa è una cosa molto bella soprattutto per i bambini. Il Natale è una fonte molto forte delle tradizioni, della cultura; c’è sempre il villaggio ucraino, perché è proprio lì che si accumulano tutti i costumi e le abitudini, quelle che la città grande sta perdendo, anche qui. Siccome io provengo da un villaggio, sono proprio cresciuta in questa fonte di cultura e la conosco molto bene. Una grande importanza si attribuisce alla preghiera, poi l’albero di natale non manca mai, con il profumo vero quello del bosco, non come qui che si compera sintetico. Il profumo dell’ albero di natale ci accompagna tutto il mese della festa. Irina – Ucraina Nadia – Marocco Un mio secondo Natale in Italia, mi sento un po’ privilegiata, perché io e mio marito possiamo festeggiare prima il Natale vostro e poi tutte le nostre feste secondo il calendario gregoriano, che cominciano due settimane dopo. Non ci sono molte differenze tra il Natale vostro ed il nostro, perché siamo tutti cristiani; però la nostalgia c’è sempre, perché sono cresciuta con la mia cultura. Il Natale in Ucraina. L’atmosfera natalizia da noi comincia anche un mese prima, con le feste di San’Andrea, San Nicola che i bambini aspettano ansiosamente, ricevono molti regali pre- Siccome siamo di religione musulmana il Natale non lo festeggiamo, ma questo non vuol dire che non faccio gli auguri ai miei amici e vicini di casa. Anche i miei bambini partecipano alle feste scolastiche con la loro presenza, recitando delle canzoncine e condividono gli stessi vostri valori. Nella nostra religione ci sono due feste di precetto, una per la rottura del digiuno del Ramadam e l’altra dopo due mesi e dieci giorni, la festa del sacrificio. In queste due feste si celebrano tanti valori sia religiosi sia di festa vera e propria. I miei bambini, prima mi chiedeva- n.12 dicembre 2007 no spiegazioni, ora sono abituati a vivere questa diversità, ad assistere a due culture diverse senza farsi tanti problemi. E’ diventata una ricchezza per loro. Viviana – Cile Devo essere molto onesta: qua devo fare uno sforzo enorme per sentire il Natale perché mi manca l’estate, questa neve, questo freddo a me sinceramente non vanno, lo faccio per i miei figli, per me il Natale vuol dire caldo, vuol dire un’altra cosa, inoltre io vengo da una parte del continente dove la gente è molto amichevole, i vicini, gli amici, qua invece è tutto molto triste per me, con questo freddo... Da noi la cosa più importante è il Cenone del 24 dicembre ed io l’ho portata qui a Rovereto: in Cile, noi prepariamo il cenone e dopo, sempre al caldo, usciamo tutti e andiamo a messa a mezzanotte, poi i bambini tornano a casa e trovano i regali, dopo si balla fino alle cinque del mattino e ognuno poi va a dormire. Perciò il 25 dicembre è giornata di riposo. Qui cerchiamo di fare lo stesso, ma è diverso, è molto diverso, e passeranno ancora tanti anni per sentire il Natale come a casa mia, e non so se ci riuscirò mai. Dominika – Polonia Anche in Polonia il Natale significa soprattutto la vigilia e noi festeggiamo il 24 dicembre: praticamente tutta la giornata si digiuna, oppure si mangia leggero, tutti aspettano il Cenone la sera, pri17 ma del Cenone si guarda sempre la prima stella, che dà l’avvio al festeggiamento, sono molto felice quando la vedo. La cosa molto importante è che prima di iniziare a mangiare ognuno divide il proprio pezzettino di ostia con un’altra persona scambiandosi in questo modo gli auguri. Questo simboleggia il sacrificio reciproco, poi cominciamo la cena che è composta tradizionalmente da dodici portate che tutti non riescono a mangiare, e questo simboleggia i dodici mesi dell’anno o i dodici apostoli. Il Natale è pieno di simboli e tradizioni: arriva Babbo Natale con i regali, lasciamo sempre durante la cena un posto libero per l’ospite inaspettato. A mezzanotte andiamo alla messa e cantiamo i canti molti tradizionali del Natale. Mihayun – Corea L’unica vera grande differenza è che da noi il Natale non si festeggia con la famiglia, ma con gli amici. Qui a Natale i negozi chiudono tutti, le strade sono vuote, sono tutti dentro casa insieme con la famiglia, invece da noi questo avviene per il Nuovo Anno, che si festeggia con la famiglia, il Natale invece con gli amici. Si va in chiesa, si fa uno spettacolo in teatro, si canta con il coro e poi a mezzanotte facciamo messa grande. C’è anche da noi l’albero di Natale, il presepio, ma soprattutto il Natale è per i fidanzati, per le coppie, per 18 i bambini, ci scambiamo i regali, le mamme, i nonni e tutti gli altri rimangono a casa. Non si preparano piatti particolari a Natale. Sono venuta da Seul in questi giorni, c’è anche lì un grande commercio, tutta la città è luminosa, è molto bella, però non mangiamo in casa, ma con gli amici usciamo fuori e andiamo ai ristoranti, che hanno doppio prezzo in quel giorno, poi sulla strada facendo una grande festa. In Italia, il primo anno sono rimasta a casa con la famiglia, con gli amici della famiglia e poi il secondo anno per fortuna o per sfortuna ho dovuto lavorare. Maryam – Turchia Il Natale in Turchia è un po’ strano, tra la cultura turca e quella armena. Noi festeggiamo il 6 gennaio il Natale, ma in Turchia è più importante il Capodanno, che si festeggia prima. La vigilia del Natale è molto importante per gli armeni e la festeggiamo a casa con la cena insieme ai genitori ed ai parenti, con diversi piatti nostri: specialità armene pane ripieno con le foglie dell’uva, delle viti, molto buono, il tacchino, il riso che è diverso da quello italiano ed altre specialità. Mettiamo anche noi l’albero di Natale con sotto i regali, e quando arriva Babbo Natale per dare i regali ai bambini, vorremmo festeggiare bene, ma c’è ancora una cultura diversa in Turchia perché non possiamo farlo. Qua è un po’ triste perché con mio marito siamo da soli, non c’è nessuno con cui festeggiare il Natale, mi mancano i miei genitori, mi sento un po’ triste a Natale. Cai Ling – Cina In Cina il Natale è solo l’occasione per fare festa con gli amici più cari perché non è considerato come la Festa della Primavera, che noi abbiamo. Mi ricordo quando ero in Cina a Shangai, una città molto caotica, diversa da Rovereto, che è invece molto bella e piccola. Sinceramente amo Rovereto, la sto ancora conoscendo, la lingua, la cultura, la scuola. Quando ero ancora a Shangai, andavo a casa dei miei amici, cucinavamo e mangiavamo insieme poi facevamo un sacco di giochi, spesso prendevamo un ragazzo e lo vestivamo da Babbo Natale con la barba bianca e dei vestiti rossi, poi noi tutti ridevamo come pazzi guardando la sua faccia ridicola. Inoltre si poteva anche ricevere un regalo, un pacchetto bellissimo ma vuoto dentro, era uno scherzo, un modo per divertirsi insieme agli amici. Vorrei ora invitare la mia professoressa Irene a leggere insieme a me una poesia, io leggo la parte cinese, lei la parte italiana: Pensieri in una notte quieta Davanti al mio letto il luccichio dei raggi della luna fanno sembrare brina il pavimento, alzo la testa e osservo la luce lunare, abbasso la testa e ripenso al paese di un tempo. a cura di m.c. n.12 dicembre 2007 il dossier il punto il servizio l’analisi l’incontro la vetrina Formazione professionale Il punto sui “quarti anni”: un libro e un convegno Inserto a cura di: Mario Caroli Interventi di: Monica Antoniolli, Mario Caroli, Roberto Ceccato, Mauro Frisanco, Laura Lutteri, Corrado Zanetti n.12 dicembre 2007 il punto CONFRONTO Quarto anno nella F.P. trentina Il 4 dicembre 2007 s’è tenuto a Rovereto, presso il Mart, il Seminario “Da qualificato a tecnico. Per un modello di sviluppo della formazione professionale”, un appuntamento importante per fare il punto sulla sperimentazione dei quarti anni di diploma professionale in alternanza formativa nella Provincia di Trento. Pochi giorni prima era uscito il libro “Da qualificati a tecnici”, curato da Mauro Frisanco ed edito da Franco Angeli, che riporta la documentazione ed una puntualizzazione a più voci di tutto il percorso. ci si riferisce ad una realtà che interessa ormai quasi la metà dei ragazzi che proseguono dopo il terzo anno di qualifica della formazione professionale, che siamo ormai al quinto anno della sperimentazione partita timidamente nell’anno formativo 2003/2004 con 75 ragazzi in sette percorsi, oggi diventati 28 con una copertura di fatto di tutti i settori economici. Senza pensare poi a tutto l’altro risvolto della sinergia con le imprese coinvolte in alternanza e, principalmente, sia nella fase progettuale che in quella delle gestione della sperimentazione e della valutazione dei percorsi. Il convegno La funzione sociale e l’obbligo scolastico Non da oggi si parla del sistema della Formazione professionale trentina come di un “modello unico” che nel resto d’Italia si vorrebbe “copiare”. Certo, non bisogna mai fare trionfalismi, ma ci sono alcuni dati di fatto che ormai sono riconosciuti e sui quali però varrebbe la pena approfondire il significato per capire anche “verso dove” indirizzare il nostro sistema d’istruzione e formazione. C’è il ruolo storico della FP in provincia di Trento, ruolo di supplenza di un’istruzione diffusa e capillare che certamente sarebbe venuta a mancare e che invece ha saputo recuperare un massa notevole di ragazzi trentini, specialmente della periferia, che non sarebbero finiti 20 sui banchi di scuola. Un ruolo che si è poi sviluppato nell’assolvimento dell’obbligo proprio nei Centri di formazione professionale, a partire dall’anno duemila. La sperimentazione C’è poi la nuova e recente realtà dei “quarti anni”, che ha di fatto “allungato” il percorso della formazione professionale, collocandolo in una filiera interessante che si conclude anche con un diploma tecnico, da giocare nel mondo del lavoro, ma anche da piedistallo per una prosecuzione verso l’alta formazione. In mezzo ci sta tutta la sperimentazione nella formazione di base e gli altri processi che vengono ricordati nella pagine seguenti. Vale, però, la pena di ricordare che quando si parla dei “quarti anni” L’appunatmento del 4 dicembre al Mart di Rovereto ha offerto molti spunti di riflessione, ma ha principalmente fornito un quadro chiaro di ciò che c’è, della sperimentazione fatta, della collocazione nel confronto con altre realtà regionali e con quella nazionale. Temi che non vanno abbandonati, ma ampliati e messi in “presa diretta” con il resto dell’istruzione. Senza aver paura di scoprire magari anche “buchi neri” che vanno colmati, ma sapendo che stiamo ragionando su un sistema unico nel panorama nazionale. I contributi sono stati di: Roberto Ceccato, Olga Turrini, Daniela Carlini, Laura Fratton, Luca Arighi, Michele Pellerey, Arduino Salatin, Claudio Gentili, Gianfranca Iorio e l’Assessore Costa della regione Liguria. Mario Caroli n.12 dicembre dicembre 2007 2007 n.12 il servizio FILIERA Una realtà da rafforzare Ad introdurre i lavori del Convegno di Rovereto e di riflessione sulla sperimentazione dei quarti anni è stato Roberto Ceccato, dirigente del Servizio Scuola dell’Infanzia, Istruzione e Formazione professionale. Una riflessione a largo raggio sull’avvio della sperimentazione, ma anche sul ruolo e sullo sviluppo della formazione professionale in Trentino. Riportiamo integralmente il suo intervento nella prima parte della mattinata. provinciale (in attesa della definizione nazionale o in integrazione con le sue progressioni); • le metodologie di monitoraggio e di valutazione. Il successo e il consolidamento del triennio della formazione iniziale hanno fatto maturare l’esigenza di dare continuità all’offerta di formazione professionale, nella logica di costruire uno sviluppo verticale della filiera. Era ed è un’esigenza condivisa, per ragioni diverse, dal sistema socioeconomico, che richiede livelli più alti e qualitativamente migliori di qualificazione, e dalle famiglie, che ambiscono ad una più lunga permanenza dei figli nel sistema formativo e che attribuiscono ad una maggior qualificazione anche speranze di promozione sociale ( in molti casi anche in una logica di autoimprenditorialità). La prosecuzione come valore aggiunto La formazione al servizio del territorio Il Trentino anticipa scelte nazionali La Provincia di Trento ha sempre avuto un’attenzione particolare alla formazione professionale, vista come strumento essenziale per dotare il territorio e il sistema produttivo di quelle risorse umane adeguate e qualificate che costituiscono la leva indispensabile dei processi di sviluppo. Per questo sulla formazione si è investito costantemente. Da quasi quindici anni è partito un processo di accompagnamento ad una costante azione di riqualificazione delle attività, attento ai cambiamenti dei bisogni delle imprese, delle caratteristiche dell’utenza, ma anche del quadro di riferimento europeo e nazionale. La Provincia di Trento ha così, di fatto, anticipato molte scelte che poi sono divenute nazionali: • la sperimentazione dei trienni della formazione iniziale, avviata nel Trentino nel 1994 e attuata a livello nazionale nel 2003; • le passerelle e i passaggi con il sistema dell’istruzione, resi possibili grazie ai protocolli d’intesa con il Ministero dell’Istruzione (1995, 1996, 2002); • l’assolvimento dell’obbligo scolastico nei percorsi della formazione professionale iniziale a partire dal 1999; • le metodologie di programmazione, basate sulla definizione di standard di competenza a livello n.12 dicembre dicembre 2007 2007 n.12 Ne è nata l’idea di sperimentare un anno di formazione professionale successivo alla qualifica. Esso però non doveva essere un mero prolungamento del triennio o, peggio una diluizione su quattro anni dei contenuti degli insegnamenti. La sfida era proprio quella di definire il valore aggiunto di un ulteriore anno di formazione che potesse effettivamente essere riconosciuto di maggiore professionalità. La risposta andava costruita: ecco perché una sperimentazione. Ma l’idea di partenza c’era, ed era quella che il valore aggiunto di questo nuovo quarto anno potesse/dovesse essere conseguita solo attraverso la collaborazione con le imprese. Per questo il quarto anno è stato concepito in discontinuità con il triennio, quindi non come un proseguimento automatico, né generalizzato, ma progettando ogni corso 21 sulla base di una figura professionale definita attraverso il confronto con le imprese e la realizzazione in alternanza: metà in formazione e metà al lavoro. Questo per favorire un’accelerazione della crescita educativa e professionale della persona, per acquisire competenze professionali riferite ad ambiti e processi lavorativi rispetto ai quali l’efficacia di apprendimento dipende dal contatto forte con il contesto lavorativo, per assicurare un’adeguata credibilità e appetibilità dell’offerta per i giovani qualificati, altrimenti fortemente attratti dal mercato lavoro. L’alternanza scuola-lavoro L’alternanza che si è progettata e realizzata non è lo stage così come inteso tradizionalmente e come attuato nel triennio della formazione iniziale o anche nella scuola. E’ qualcosa di più: nello stage si cerca di fare l’esperienza del lavoro e di verificare nel concreto alcuni elementi di ciò che si apprende nella struttura formativa. Nell’alternanza l’esperienza del lavoro deve contribuire quanto quella della formazione in aula all’acquisizione delle competenze che caratterizzano la figura professionale per la quale il 22 soggetto deve essere formato, introducendo quel principio di equivalenza formativa tra i due contesti ovvero tra la formazione presso il Centro di Formazione Professionale e la formazione presso l’impresa. È evidente che tutto ciò ha implicato e implica una serie di elementi, quali: – una diversa modalità di progettare i percorsi formativi, che associ fin dall’inizio le strutture formative e le imprese – una diversa modalità di organizzare i percorsi formativi, che rende più impegnativa la ricerca e il coinvolgimento delle imprese stesse e che richiede l’apporto coordinato di diverse figure (tutor del CFP e aziendale, docenti, esperti ecc.) – una diversa modalità di valutare la progressione degli apprendimenti e gli esiti finali. La sperimentazione dei quarti anni La sperimentazione dei quarti anni ha affrontato queste sfide, e i risultati di quattro anni di lavoro portano ad un bilancio del tutto positivo, documentato dai 1.200 ragazzi che hanno ottenuto il diploma e che lavorano con un alto tasso di occupazione coerente, dal- la soddisfazione delle 800 imprese coinvolte nella formazione aziendale e, non ultimo, dalla ricaduta positiva anche in termini di motivazione e qualificazione del sistema formativo. Il vero successo è stato garantito dall’alleanza che si è venuta creare tra tre soggetti chiave: – l’amministrazione provinciale, che ha avuto la regia, attraverso la programmazione, il coordinamento della sperimentazione e la scelta del finanziamento esclusivamente provinciale; – il sistema formativo ovvero la rete degli Istituti e Centri di Formazione Professionale; – le parti sociali e le imprese. È l’apporto che ciascuno di questi soggetti ha fornito, nella specificità del proprio ruolo, l’elemento che ha consentito l’ideazione e la realizzazione dei percorsi del quarto anno. Ulteriore elemento di rilievo è stata la definizione del titolo finale in termini di diploma di formazione professionale, istituito con legge provinciale, a seguito della quale sono stati individuati 15 diplomi di tecnico professionale. Restano alcuni problemi Certo, non mancano i problemi: – la progettazione e l’organizzazione di questi percorsi è molto più impegnativa e faticosa e il rischio di ricadere in modelli più simili a quelli del triennio è sempre alle porte; – non tutti gli allievi qualificati sono adatti a questo tipo di percorsi; – una generalizzabilità tout-court di questi percorsi non è sostenibile dal sistema delle imprese. Ciò significa che occorre aprire una riflessione su altre possibili opportunità formative da offrire all’utenza, oltre a quella offerta per consentire l’acquisizione di un n.12 dicembre dicembre 2007 2007 n.12 titolo di diploma quadriennale, in coerenza con la nuova legge sul sistema educativo provinciale e con la normativa nazionale. È questo il senso del prolungamento a quattro anni del percorso formativo, che deve continuare a caratterizzarsi per la sua peculiarità rispetto al percorso che connota l’istruzione tecnica e professionale. Rafforzare la filiera della formazione tecnica e professionale Al tempo stesso occorre rafforzare la filiera della formazione tecnica e professionale. Il dibattito e la riflessione nazionale sono aperti e in pieno corso, ma ancora una volta la Provincia ha inteso contribuire avviando la sperimentazione di percorsi di alta formazione professionale che, innovando l’esperienza degli IFTS, riprendono e rilanciano la metodologia dell’alternanza e mirano ad un’offerta formativa affidata a istituti tecnici e professionali e centri di formazione professionale, progettata con le imprese, raccordata in prospettiva con l’Università in una logica di riconoscimento di crediti formativi e volta a garantire la presenza di figure tecnici superiori correlate con le prospettive di sviluppo della Provincia ed ancorata alla ricerca applicata. Guardare avanti Ancora una volta, la formazione professionale trentina guarda avanti: dopo aver affrontato un lungo processo di innovazione, che l’ha collocata in una posizione di avanguardia nel conteso nazionale e che ha di fatto anticipato molti processi di riforma, lo sviluppo di quella “filiera formativa che non c’era” ha preso avvio e si sta progressivamente consolidando nell’ottica n.12 dicembre dicembre 2007 2007 n.12 di assicurare alla comunità trentina un vasto repertorio di competenze, da quelle di base a quelle tecniche di livello intermedio a quelle tecnico-superiori. Ciò è il frutto del lavoro svolto non solo da esperti ma anche da molti operatori della formazione professionale intervenuti direttamente in quel percorso di lavoro che ha costantemente messo al centro il problema di come riuscire a rilanciare e reinterpretare il ruolo della formazione alla luce dell’economia della conoscenza, a superare definitivamente logiche e approcci meramente operativi, a tarare i suoi obiettivi anche in termini di inclusione, di equità e di promozione sociale. Imprese e territorio più vicini alla FP Un’ultima considerazione riguarda l’effetto sistemico di questa sperimentazione: l’alternanza formativa ha rilanciato il rapporto con le imprese e, più in generale, con il territorio, favorendo livelli di integrazione tra formazione, organizzazioni lavorative e comunità locali mai raggiunti in precedenza; ne sono conseguite opportunità di ulteriore reciproca conoscenza e crescita. Ciò ha confermato che quando c’è davvero un sistema, an- che l’investimento su un segmento specifico si riflette con effetti moltiplicatori sull’insieme. Questo convegno Questo convegno ha quindi un duplice scopo: • da un lato quello di proporre e diffondere un’esperienza che noi consideriamo positiva e che contiene numerosi elementi di trasferibilità; • dall’altro quello di collocare questa esperienza nel dibattito nazionale sull’assetto del sistema di istruzione e formazione, offrendo il nostro contributo di riflessione, basato su una scelta di fondo, alla quale la Provincia non intende rinunciare: l’idea che l’investimento sul capitale umano, di cui tanto oggi si parla, debba richiedere l’apporto congiunto non solo delle risorse finanziarie, ma anche delle idee e dei soggetti che di tale investimento sono protagonisti: l’amministrazione, le istituzioni formative, le famiglie, le parti sociali, il sistema produttivo. Roberto Ceccato Dirigente Servizio Scuola dell’Infanzia, Istruzione e Formazione professionale 23 l’analisi VISTI DA LORO Gli allievi valutano i quarti anni All’interno del convegno di Rovereto, Mauro Frisanco, ha relazionato su “la realizzazione e i primi bilanci dell’esperienza”, tema ripreso in modo esteso e completo all’interno del volume “Da qualificati a tecnici” con circa quaranta pagine in due capitoli dedicati a: “L’attuazione dei percorsi sperimentali” e “Un primo bilancio della sperimentazione”. Con gli occhi dei ragazzi Gli allievi intervengono nel processo di valutazione dell’esperienza dei corsi di diploma professionale in tre precisi momenti: durante l’attuazione (monitoraggio in itinere all’annualità con visita al progetto), al termine del percorso, compilando una scheda di gradimento somministrata al termine dell’esame finale; dopo un certo lasso di tempo (18 mesi) dal conseguimento del diploma attraverso un’intervista telefonica che consente di mettere a fuoco, oltre che le modalità e le caratteristiche dell’inserimento occupazionale e professionale, alcuni aspetti importanti (il valore del percorso dal punto di vista della spendibilità effettiva delle competenze acquisite, il valore aggiunto attribuito al proseguimento della formazione dopo il conseguimento della qualifica professionale). L’iscrizione al quarto, secondo le indicazioni fornite dagli allievi1, è ascrivibile (cfr. tabella seguente) prevalentemente all’importanza che viene data alle opportunità offerte in termini di miglioramen- to delle competenze possedute al termine del percorso triennale dal punto di vista professionale sia delle prospettive di carriera e di crescita/maturazione personale; vi è poi anche l’attesa di un lavoro più qualificato e con maggiori responsabilità nonché l’opportunità di un incremento della preparazione, rispetto al triennio, sul versante culturale. Motivazioni, quali l’eventuale “scelta imitativa” di quella operata dai propri amici e compagni oppure la raccolta di inviti (da parte dei genitori, docenti e potenziali datori di lavoro) all’iscrizione, risultano decisamente meno significative come anche la partecipazione al percorso in assenza di altre alternative e/o per restare “un anno in più a scuola”. Livello di importanza attribuito ad alcuni aspetti nella scelta di iscriversi al quarto anno di diploma (scala di livello: 1 = per nulla importante - 5 = molto importante) migliorare le competenze professionali 4,4 migliorare le prospettive di carriera e professionali 4,3 crescita e maturazione personale 4,2 trovare un lavoro che consente di svolgere mansioni più qualificate 4,0 trovare un lavoro che può dare maggiori responsabilità e autonomia 4,0 crescita culturale 3,7 trovare un lavoro coerente rispetto agli studi con più facilità 3,7 trovare un lavoro con più facilità 3,7 trovare un lavoro che consente di guadagnare di più 3,4 frequenza da parte di compagni di classe/amici 2,7 invito/consiglio dei docenti del triennio 2,6 invito/consiglio dei genitori 2,5 invito/consiglio di potenziali datori di lavoro 2,4 per rimanere un anno in più a scuola 1,7 in mancanza di altre opportunità (lavoro, studio, ecc.) 1,7 Si tratta delle indicazioni fornite dagli allievi nel corso del monitoraggio in itinere dell’annualità attraverso la modalità di “visita al progetto”; dato rilevato nell’a.f. 2006/2007. 1 24 n.12 dicembre 2007 Venendo al gradimento espresso dai diplomati al termine del percorso2 rispetto agli aspetti oggetto di valutazione si rileva un generale buon livello di soddisfazione per tutti gli indicatori previsti (in media “5” rispetto alla scala di valutazione prevista 1 - 6), con la totalità degli indicatori che si discostano solo lievemente rispetto al dato medio (entro un range +0,1 –0,7 punti). Si tratta dei diplomati dei percorsi dell’a.f. 2003/2004, dell’a.f. 2004/2005 e dell’a.f. 2005/2006. 2 Graduatoria decrescente dei livelli di soddisfazione espressi dai diplomati a fine percorso per tipologia di indicatore (scala di gradimento da 1 a 6) Il corso come occasione per incrementare conoscenze e capacità operative Durata della formazione presso l’impresa Il corso come occasione per essere più autonomi e responsabili Valutazione globale Valorizzazione da parte dei docenti delle esperienze individuali all’interno del gruppo Corrispondenza dei contenuti svolti presso l’impresa rispetto alle attese Utilità delle conoscenze/abilità per il lavoro atteso Capacità di accampagnamento e assistenza da parte del tutor aziendale Chiarezza trattazione argomenti da parte di docenti Equilibrio tra lavoro individuale e lavoro di gruppo Durata della formazione presso il CFP rispetto ai contenuti Corrispondenza dei contenuti svolti presso il CFP rispetto alle attese Equilibrio tra teoria e pratica Chiarezza degli obiettivi iniziali Gli esiti occupazionali e professionali dei diplomati dei quarti anni Per la valutazione degli esiti occupazionali è previsto lo svolgimento sistematico di un’indagine a 18 mesi dalla conclusione dei corsi al fine di cogliere la situazione occupazionale dei diplomati nonché le modalità di inserimento lavorativo, la tipologia delle esperienze di lavoro, la spendibilità professionale delle competenze, il valore aggiunto n.12 dicembre 2007 “percepito” dai diplomati del quarto anno rispetto al triennio di qualifica in termini di opportunità di guadagno, di ruoli e mansioni lavorative di accesso, di prospettive professionali per il futuro. La rilevazione viene svolta mediante intervista telefonica ed è rivolta all’universo dei diplomati. Dalle prime due indagini “placement”sui corsi pilota (af. 2003/2004) e sulla sperimentazione 2004/2005 (in totale gli intervistati sono stati 242, volume che rappresenta l’84% di tutti i di- media valutazione a.f. 2003/2004, 2004/2005, 2005/2006 5,1 5,0 5,0 5,0 4,9 4,8 4,8 4,8 4,8 4,8 4,7 4,7 4,5 4,3 plomati delle due leve) emergono le seguenti prime indicazioni. La situazione occupazionale a 18 mesi Considerando tutti i 242 diplomati intervistati, il 93% si dichiara occupato, il 7% risulta in cerca di una nuova occupazione, il 76% svolge un lavoro coerente rispetto al corso frequentato e al diploma conseguito. Il confronto tra la situazione di coloro che hanno conseguito il di25 ploma rispetto a coloro che si sono immessi nel mercato del lavoro con la qualifica (cfr. tabella seguente riferita alla leva qualificati 2004) permette di rilevare: un ulteriore incremento, grazie all’esperienza del quarto anno, della già elevata percentuale di impiego (dal 91,7% si passa al 92,3%); un significativo aumento del livello di coerenza degli sbocchi professionali (dal 70,6% al 75,9%), una contrazione della quota di coloro che sono alla ricerca di occupazione; un forte tasso di attività, data la valenza specializzante del quarto anno, dei diplomati. Tali indicatori, soprattutto quello della coerenza dello sbocco occupazionale, risentono positivamente del diverso contesto progettuale e attuativo del quarto anno rispetto a quello che caratterizza il percorso di qualifica: il partenariato progettuale tra il centro/istituto di formazione professionale e le imprese consentono la messa a punto di figure professionali di riferimento e di progetti formativi in grado di elevare ulteriormente i già alti livelli di coerenza della spendibilità della qualifica. Il “valore aggiunto” e “l’utilità” del quarto anno Dalle rilevazioni effettuate non emerge un valore aggiunto solo in termini di maggiore occupazione e coerenza dello sbocco professionale. Gli intervistati, su una scala di “valore” compresa tra “1” e “5”, considerano l’esperienza del quarto anno un’effettiva opportunità Situazione a 18 mesi dal conseguimento del titolo % di formati occupati % di formati occupati coerenti Tasso di disoccupazione Tasso di occupazione Tasso di attività Leva qualificati 2004 Entrano Entrano on qualifica con diploma 91,7 92,3 70,6 75,9 8,2 7,7 68,0 92,3 74,0 96,7 “Valore aggiunto” del quarto anno di diploma professionale (Scala di valore: 1 - 5) Accesso a mansioni più qualificate Svolgimento di attività che comportano maggiore responsabilità e autonomia Opportunità di sviluppo delle competenze professionali Maggiore remunerazione e prospettive di carriera per accrescere la proprie competenze professionali (3,3), per poter svolgere, sulla base dell’esperienza avuta nei 18 mesi di lavoro già effettuati dopo il conseguimento del diploma, mansioni più qualificate (2,9) e attività che comportano maggiori livelli di responsabilità e autonomia (2,9); da questa angolatura di analisi, il risultato della rilevazione conferma l’effettiva capacità dei quarti anni di favorire inserimenti in ruoli tecnici caratterizzati, secondo la Classificazione europea delle attività professionali alla quale i diplomi professionali del quarto anno sono correlati, da gradi di autonomia e di responsabilità maggiori rispetto a quelli attribuiti alla figura dell’operatore con qualifica professionale. Vi è poi l’aspetto dell’utilità del- 2,9 2,9 3,3 2,6 le “acquisizioni” favorite dal quarto anno nello svolgimento del proprio lavoro e, in generale, come cittadino. Anche da questo punto di vista, tenendo a riferimento una scala di utilità “1 – 4”, sono emersi giudizi molto elevati rispetto a tutti gli items considerati. Da segnalare soprattutto: il più elevato livello di utilità delle competenze acquisite attraverso il quarto anno sia per “lavorare con gli altri” (3,5) sia in termini di cittadinanza attiva (3,3). Tale risultato conforta la scelta strategica di attribuire al quarto anno, oltre che una valenza specialistica-professionalizzante, anche finalità di carattere culturale ed educative, con conseguente messa al centro dell’azione formativa la crescita personale dei partecipanti. “Utilità delle competenze in esito”al quarto anno di diploma professionale Utilità Utilità Utilità delle competenze delle competenze (Scala di valore: 1 - 4) delle competenze per lavorare ai fini della specialistiche con gli altri cittadinanza Livello di utilità delle competenze 3,1 3,5 3,3 in esito al quarto anno Utilità delle competenze ai fini gestione ICT 3,0 Mauro Frisanco 26 n.12 dicembre 2007 l’incontro MEDA-ETE Interesse per la FP trentina Nel pomeriggio del 27 novembre scorso presso la sala Stampa del Palazzo della Provincia Autonoma di Trento, si è tenuto un incontro di studio con i rappresentanti di Paesi quali Algeria, Egitto, Giordania, Libano, Marocco, Palestina, Siria, Tunisia e Turchia, presenti in Italia per alcuni giorni nell’ambito di un progetto europeo. Una delegazione di rappresentanti dei paesi dell’area Meda, Paesi del Nord Africa e del Medio oriente, interessati a conoscere il nostro sistema di formazione professionale e per il settore della valutazione e autovalutazione scolastica. Riportiamo il testo del comunicato dell’Ufficio stampa della Provincia. Sistema trentino, un riferimento Nuove qualifiche professionali Il sistema dell’istruzione e della formazione professionale del Trentino è un punto di riferimento anche per i paesi dell’area mediterranea meridionale e orientale. Paesi che, nell’intento di potenziare l’occupazione, stanno cercando di elaborare politiche dell’istruzione e della formazione che rispondano alle esigenze effettive dei rispettivi mercati del lavoro nazionali. Un obiettivo nel quale è impegnata, al loro fianco, anche l’Unione Europea che, mettendo a disposizione 5 milioni di euro, ha promosso un’iniziativa specifica, il progetto MEDA ETE (Education and training for employment), inserita nel quadro della Collaborazione Euro – Mediterranea: una chiave che aprirà le porte alla formazione scolastica e al training professionale basato su strumenti informativi nella regione Meda (Africa mediterranea). Obiettivo principale del progetto - coordinato dall’agenzia europea Etf - è l’implementazione di un programma di “formazione per formatori” per diffondere sempre più l’uso della formazione a distanza per professori e insegnanti nonché manager di enti formativi attivi nell’utilizzo di soluzioni con piattaforma virtuale. Il progetto sbarca, transitando per il Trentino, sulle sponde del Mediterraneo con l’obiettivo di sviluppare nuove qualifiche professionali per il mercato del lavoro attraverso l’uso sempre più massiccio di soluzioni e servizi di insegnamento a distanza. Il caso del Trentino è stato scelto dall’agenzia europea come esperienza di eccellenza, sia nella formazione professionale che nel modo di valutazione e autovalutazione del sistema scolastico, un sistema che è stato oggi illustrato, nella sala stampa della Provincia, a un folto gruppo di alti funzionari, responsabili di progetti formativi, direttori di dipartimenti ministeriali e universitari provenienti da Algeria, Egitto, Giordania, Libano, Marocco, Palestina, Siria (rappresentata dal viceministro dell’industria Haitham Al Yafi), Tunisia e Turchia. Dopo una serie di incontri a Roma e prima di trasferirsi in Lombardia, le delegazioni dei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente hanno dunque fatto sosta in Trentino, dove hanno appunto partecipato, oggi pomeriggio in Provincia, ad un incontro coordinato da Francesco Pancheri del Dipartimento Istruzione e n.12 dicembre 2007 da Paolo Renna, responsabile del Servizio per lo sviluppo e l’innovazione del sistema scolastico e formativo, interamente dedicato all’illustrazione del sistema trentino della formazione professionale ma anche a quello dell’educazione permanente degli adulti. Politiche di ricerca e sviluppo Ad aprire l’incontro, dando il benvenuto agli ospiti, l’assessore alla programmazione, ricerca e innovazione Gianluca Salvatori, che nel suo intervento di saluto ha brevemente delineato il contesto storico, istituzionale e amministrativo della Provincia autonoma di Trento che ha consentito, negli anni e grazie alle competenze dell’autonomia, di dare al Trentino un sistema formativo oggi riconosciuto tra i più avanzati in Europa. “La priorità data alla formazione, all’università e alla ricerca – ha tra l’altro affermato Salvatori – permea le nostre politiche ed è all’origine del nostro attuale stato di benessere, che vede oggi questa provincia, un tempo non lontano terra di povertà ed emigrazione, tra quelle a più alto prodotto interno lordo procapite d’Europa (28.000 euro) ed a più alto tasso di scolarità (92,2 per cento)”. “In questo campo – così ha concluso Salvatori – non ci consideriamo arrivati, c’è ancora da innovare e vogliamo incrementare il confronto internazionale con quanti condividono l’importanza strategica della formazione, perché per la nostra crescita sono necessarie le idee, i suggerimenti e le provocazioni degli altri”. (c.z.) 27 la vetrina MESTIERINFORMA A Trento Fiere l’ultima edizione Mestierinforma. Manifestazione che ha preso avvio nel settembre del 2004 la prima edizione, presso il Palanaunia di Fondo, da subito, considerando il successo ottenuto, con la visita di oltre 200 studenti, ha confermato quanto felice sia stata l’intuizione degli assessorati provinciali all’Artigianato e all’Istruzione e Politiche giovanili di promuovere - di concerto con l’Associazione artigiani e piccole imprese del Trentino, il Comprensorio della Valle di Non e le scuole delle due valli – una manifestazione per presentare le opportunità di scelta formativa, dopo la terza media, offerte dal sistema dei Centri di formazione professionale del nostro territorio. Rivolta non solo a studenti e professionisti, ma anche alle famiglie, risulta oggi al suo quarto anno di programmazione, e continua nella finalità di aprire una linea diretta tra la scuola e il mondo del lavoro. Sempre più importante risulta infatti il ruolo che scuola e artigianato possono avere nel dialogare e nel trovare percorsi per valorizzare il ruolo dell’artigianato nella realtà produttiva del Trentino, utilizzando al meglio lo studente nella sua capacità di fare, offrendo la possibilità di imparare mestieri innovativi ed ad alto contenuto tecnologico, stimolando riflessioni e capacità imprenditoriale autonoma, alla luce di come il mercato del lavoro e le dinamiche economiche moderne esigono sempre più, ed in tutti i campi, un alto livello di preparazione. (m.a.) L’edizione 2007 La quarta edizione di “Mestierinforma”, la vetrina delle scuole e delle professioni dell’Artigianato, quest’anno si è svolta presso i padiglioni di Trento Fiere (ex CTE) di Trento, dallo scorso 28 novembre all’1 dicembre. In questa edizione è stato dato particolare risalto ai percorsi professionali che hanno la possibilità di sfociare nella figura del Maestro Artigiano prevista già con la Legge provinciale del 12 dicembre 1977 ma determinata fortemente con la successiva Legge provinciale 1 agosto 2002, n. 11 che disciplina, ai fini dell’applicazione delle norme emanate in materia di competenza provinciale, l’impresa artigiana, l’istituzione del titolo di Maestro Artigiano, nonchè la costituzione delle botteghe-scuola che, però, al momento non hanno ancora preso avvio. Il 19 novembre 2004, la Giunta Provinciale, con delibera n. 2693, ha individuato i profili professionali per i mestieri per i quali viene conseguito il titolo: Acconciatori, Estetisti, Falegnami e Sarti (a tutt’oggi si contano 56 Maestri Artigiani diplomati). Stand e Maestri artigiani Gli stand ai quali è stato dato più spazio sono stati quindi quelli che hanno visto la partecipazione del C.F.P. 28 n.12 dicembre dicembre 2007 2007 n.12 ENAIP di Tesero, dell’Istituto formazione professionale Servizi alla Persona e del Legno – sezione per il macrosettore Legno di Trento e dei Maestri artigiani del Legno Mariano Bottamedi, Antonio Corazzolla, Bruno Faustini, Giorgio Leonardelli, Ivano Segata. Per quanto riguarda i Servizi alla Persona lo stand allestito vedeva l’Istituto di Formazione professionale Servizi alla Persona e del Legno – sezione per il macrosettore Servizi alla Persona di Trento, il C.F.P. Opera “Armida Barelli” con i ragazzi di Levico Terme e Rovereto e presenti i Maestri Artigiani per il settore “Estetisti” Carmela Ascione, Nadia Libardi, Luisa Sias, mentre per il settore “Acconciatori” i Maestri Artigiani Mauro Avi, Elena Casagrande, Sandro Catarci, Sonia Chini, Maria Rosaria D’Agostino, Gino Ghensi, Lucia Kerschbaumer, Emanuela Leoni, Ivano Marcolini, Elisabetta Piazzera, Enrica Pilati, Luciana Pizzini, Meri Pollini. Lo stand del settore abbigliamento è stato rappresentato dal C.F.P. “Centromoda Canossa” in collaborazione con i Maestri Artigiani Marilena Caliari, Dino Cattoi, Luisa De Concini, Cristina Gaddo, Ivana Penasa, Tina Tafuri, e Giovanni Waiss, che hanno accolto anche il contributo della scuola professionale “Gadotti” di Trento e prodotto alcuni dei capi di abbigliamento destinati ad essere indossati nella sfilata del pomeriggio finale. 1200 i ragazzi in visita Naturalmente va ricordato che i Maestri Artigiani che non hanno potuto essere presenti per vari motivi in quella sede hanno collaborato alla progettazione sia n.12 dicembre dicembre 2007 2007 n.12 29 degli stand che delle azioni svoltesi in Fiera. Gli altri Centri/Istituti professionali hanno potuto trovare posto in uno stand istituzionale curato dal Dipartimento Istruzione che ha ospitato una rappresentanza di tutte le qualifiche della Formazione professionale che hanno dimostrato fra loro un ottimo spirito di collaborazione e rispettata la scelta di presentare con una informazione univoca, gestita dal Dipartimento per mezzo di apposite schede, le proprie potenzialità. Quest’anno, data la sede della manifestazione, sono state invitate le classi terze medie degli I.C. del bacino di utenza della Valle dell’Adige e delle zone viciniori (si ricorda che negli scorsi anni erano state coinvolte altre realtà territoriali come Tione, Mezzolombardo, Fondo..). La partecipazione è stata di circa 1200 ragazzi mentre nel pomeriggio dell’ultimo giorno (sabato 1 dicembre) è stata data la possibilità di visitare gli stand a chiunque avesse interesse ad approfondire maggiormente la conoscenza dell’offerta formativa professionale trentina. In primis, l’impegno dei ragazzi Nel pomeriggio si è riflettuto, con il contributo delle varie autorità intervenute, sulla sinergia, ormai imprescindibile, fra scuola e mondo del lavoro attraverso tutti i canali percorribili con la collaborazione di tutte le componenti coinvolte: dai Centri/Istituti della Formazione Professionale, ai Maestri artigiani, alle Associazioni di categoria. E’ stato riconosciuto l’impegno dei ragazzi che hanno prodotto i capolavori in montaggio e esposizione nel settore dedicato al Legno, di quelli che hanno preparato i vestiti per la sfilata e di coloro che si sono adoperati per l’acconciatura e il trucco dei modelli e delle modelle con degli attestati consegnati di volta in volta da Franco Panizza Assessore provinciale all’Artigianato, Cooperazione e trasporti, Paolo Renna e Daniela Carlini del Servizio Sviluppo e Innovazione del Sistema Scolastico trentino, da Roberto Ceccato del Servizio Scuola dell’infanzia, istruzione e formazione professionale, oltre che dal Consigliere provinciale Caterina Dominici. Laura Lutteri 30 n.12 dicembre dicembre 2007 2007 n.12 DALLE SCUOLE I.C. “J.Amos Comenius” - Cognola AGEBI Genitori per l’educazione bilingue Si è costituita nel dicembre scorso l’AGEBI, Associazione genitori per un’educazione bilingue presso l’istituto Comprensivo di Cognola, dove per il terzo anno è attiva una sperimentazione con insegnamento veicolare del tedesco; nel primo incontro, l’atto costitutivo e le cariche sociali. L’obiettivo è: “promuovere e sostenere le forme di sperimentazione nell’insegnamento scolastico bilingue”. Insegnamento italiano/tedesco Il progetto di insegnamento bilingue (italiano/tedesco) nell’istituto è frutto di un protocollo d’intesa con il Land Tirol, sostenuto dall’Assessorato all’Istruzione della Provincia Autonoma di Trento; coinvolge tre classi elementari: prima, seconda e terza del plesso di Cognola. La sperimentazione prevede l’insegnamento di alcune materie (scienze, musica e geografia) nella lingua di Goethe, da parte di insegnanti di madrelingua provenienti da scuole tirolesi. Sulla base del protocollo, una esperienza analoga viene condotta, in lingua italiana, nella scuola elementare Innere Stadt di Innsbruck. Considerata l’importanza della famiglia nella sperimentazione bilingue, l’istituzione scolastica ha infatti bisogno del supporto di iniziative provenienti direttamente dalla comunità per offrire ulteriori sbocchi ad una sperimentazione così particolare e rafforzare il gemellaggio già esistente con la scuola di Innsbruck. L’associazione (46 soci fondatori rappresentanti di 30 famiglie sulle 49 coinvolte a Cognola) nasce proprio con l’intento di sostenere, promuovere e stimolare e, se serve, anche criticare costruttivamente lo svolgimento di questa attività educativa che coinvolge in primis i propri figli. Sono già state numerose le visite e gli scambi di reciproca ospitalità tra i bambini trentini ed i coen.12 dicembre 2007 segnamento bilingue in altre scuole della provincia di Trento (come ad esempio la scuola elementare Sanzio del capoluogo in cui è in corso una sperimentazione italiano/inglese) per valutare assieme positività e punti critici di tali iniziative. Il direttivo: Presidente: Rolando Iiriti: [email protected]; vicepresidente Andrea Groebner: [email protected]; Monica Loss – tesoriere, Vigilio Fontanari – segretario, Davide Bazzanella, Stefano Giorgini, Tanja Jost, Marcello Svaldi, Elisabetta Zambotti, Sandro Zogmaister; Cristina Folgheraiter, Marco Margoni, Paolo Pisetta (probiviri). librilingue Mostra, conferenze e bilinguismo tanei austriaci, nella convinzione che un’esperienza così significativa permetta di rafforzare un’amicizia, ulteriore stimolo per una conoscenza diretta di tradizioni e culture diverse. Aperti ad altri genitori Lo scopo di questo organismo, non riguarda solo la sperimentazione che si svolge a Cognola, ma è rivolto a catalizzare l’interesse di tutti i genitori già coinvolti o interessati alle sperimentazioni bilingui su tutto il territorio provinciale. Per questo motivo vi è l’intenzione di aprirsi e raccogliere anche adesioni di altri genitori i cui figli sperimentano l’in- 26 settembre 2007, giornata europea delle lingue, inaugurazione della mostra Librilingue presso l’Istituto Comprensivo “J.A.Comenius”. Nell’atrio della scuola media, nell’aula di lingue delle elementari “Bernardi” di Cognola e nell’aula laboratoriale “Ronchi” sono stati esposti testi in lingua originale, libri tradotti in diverse lingue e racconti bilingui. Una delegazione di studenti dell’istituto ha accolto le diverse autorità presenti leggendo il testo “Il piccolo principe”in varie lingue. Saluti della nuova dirigente scolastica Flavia Andreatta e della presidente del Consiglio dell’istituto Giovanna Laudadio: hanno evidenziato il valore dell’iniziativa attivata dal Centro “Seme di Acacia” presente all’interno della scuola, con la collaborazione di Atas cultura, l’AIB Associazione italiana biblioteche, il Comune di Trento e la Biblioteca comunale. Altre iniziative nel mese di ottobre, tra cui serate a tema con i genitori ed una conferenza con Martin Dodman, docente universitario, esperto di plurilinguismo. 31 SENZA FRONTIERE Istituto Comprensivo Vigolo Vattaro WATU NA MSITU Delicati equilibri Gemellaggio con la Tanzania L’Istituto Comprensivo di Vigolo Vattaro si è affiancato al progetto “Watu na msitu – uomini della foresta”, nato dalla collaborazione dell’Assessorato provinciale alla Solidarietà internazionale e il Museo Tridentino di Scienze Naturali, con l’obiettivo di sviluppare un rapporto di scambio di esperienze e di dialogo con le scuole di Chita e Ikule , nella regione di Morogoro della Tanzania. A luglio la trasferta, a cui hanno partecipato, per l’Istituto la dirigente Beatrice de Gerloni, i docenti Gianfranco Pachera e Giuliana Scarpa e la consulente Liana Trentin; per il Museo Tridentino di Scienze Naturali, il direttore Michele Lanzinger e i ricercatori Paolo Pedrini, Michele Menegon e Francesco Rovero. Monti Udzungwua e biodiversità L’area di intervento è quella del gruppo montuoso dei Monti Udzungwa, porzione orientale del comprensorio forestale di clima tropicale degli Eastern Arch, nella Tanzania centro meridionale. Per via dell’elevatissimo grado di biodiversità e di presenza di specie endemiche (con un rapporto superficie/ specie endemiche tra i più alti del pianeta) la IUCN (International Union for the Conservation of Nature) ha inserito l’areale dei Monti Udzungwa in uno dei 25 Hot 32 spot planetari a più alta biodiversità mentre a livello governativo tanzaniano l’area è iscritta tra le “Forest Catchement Reserves”, con un grado di protezione che impedisce la caccia e il taglio degli alberi. Nonostante l’importanza planetaria e i diversi gradi di tutela ad essa attribuita, la foresta dei monti Udzungwua è oggetto di azioni di bracconaggio e di taglio illegale di alberi. Da segnalare che gran parte di questo prelievo non avviene a fini speculativi ma più semplicemente e direttamente per la fornitura di legna e carbone di legna per gli usi domestici della popolazione locale. I villaggi della foresta vivono prevalentemente di una piccola economia agricola a scala famigliare. La ricchezza di questo territorio è una pianura pedemontana con una piovosità annuale discreta e una buona provvigione di acqua dai rivi (addirittura spettacolari cascate) che defluiscono dai monti Udzungwa, perennemente ammantati di nubi di condensazione e sede di piogge quotidiane. La riduzione, o peggio la scomparsa della foresta, avrebbe come conseguenza locale la completa desertificazione della regione con evidenti danni per le economie di villaggio di tutta la regione. I villaggi sono estremamente poveri e l’energia per la vita quotidiana, per la costruzione delle capanne e per l’alimentazione, proviene prevalentemente dal taglio della foresta. Un obiettivo da raggiungere è la limitazione di questo consumo, mediante l’individuazione di soluzioni meno impattanti sulla foresta, operando sulla leva della partecipazione e della crescita della consapevolezza da parte delle popolazioni locali ispirandosi ai principi del “Community Based Conservation Management”. Le azioni da intraprendere vengono individuate di concerto con la comunità locale e dovranno essere compatibili con la conservazione dell’ambiente naturale locale, di basso impatto e di sostenibilità sul lungo periodo come, ad esempio, l’introduzione dell’allevamento, la riforestazione o la piantumazione di boschi “da legna”o, infine, l’ecoturismo. Lo scambio con le scuole di Chita e Ikule L’Istituto Comprensivo di Vigolo Vattaro si è affiancato al progetto Watu na msitu con l’obiettivo n.12 dicembre 2007 di sviluppare un rapporto di scambio di esperienze e di dialogo con le scuole di Chita e Ikule. Gli studenti e i docenti si sono confrontati, a partire dalle rispettive identità territoriali e culturali, sulla propria concezione di natura e di rapporto con l’ambiente naturale, di utilizzo delle proprie risorse e di sostenibilità e responsabilità. Lo scambio di buone pratiche tra docenti è un’occasione per i docenti trentini di accrescere le proprie conoscenze scientifiche, di ideare e sperimentare nuove forme didattiche, di relazionare il proprio operato nel confronto di situazioni extra europee ispirate anche a principi di solidarietà. I docenti tanzaniani, nell’accogliere e sperimentare le proposte trentine restituiranno risultati e proporranno, come materiale di scambio e di sperimentazione, alcune delle loro modalità di interazione con il gruppo classe. L’avvio del progetto: a.s. 2006/07 I ragazzi trentini hanno modo di conoscere in prima persona realtà ambientali di assoluta rilevanza (gli hot spots planetari), di interagire con comunità di studenti del sud del mondo e costruire assieme a loro una visione condivisa di sviluppo sostenibile. In senso più generale tra le finalità del progetto vi è la comprensione delle culture e società altre rispetto alle nostre e costituire così un potenziale n.12 dicembre 2007 di disponibilità e attenzione spendibile anche nel dialogo quotidiano con le diversità culturali e sociali del Trentino. Operativamente gli insegnanti, all’interno di un progetto di istituto a valenza pluriennale e pluridisciplinare, hanno partecipato a corsi di informazione e aggiornamento sui temi degli hot spots e hanno partecipato, durante l’estate, a un viaggio di studio finalizzato all’incontro con i docenti tanzaniani. Il progetto ha preso l’avvio con una classe pilota (1A) nell’anno scolastico 2006/07, nel corrente anno scolastico, 2007/08, l’esperienza è stata estesa anche alle altre due classi seconde. Incontri e ricerche Gli studenti trentini hanno partecipato a Incontri di sensibilizzazione ed informazione con il responsabile del progetto del museo e il responsabile didattico tanzaniano. Hanno acquisito contenuti disciplinari e approfondito il tema della biodiversità con confronti tra la situazione alpina e tanzaniana. Si sono avvalsi di metodologie informatiche attraverso la consultazione del web e la sperimentazione di nuove didattiche (web quest, power point, fotografia digitale, …). Hanno utilizzato la lingua straniera veicolare (inglese) sia nello scambio epistolare sia nell’acquisizione di informazioni. Hanno sviluppato consapevolezza delle problematiche ambientali e comprensione della diversità culturale come ricchez- za di valori. Hanno allestito una mostra con i materiali specificatamente realizzati per il progetto con momenti informativi alle famiglie. E inoltre hanno raccolto fondi per l’acquisto di materiale didattico e di un computer portatile che è stato portato dagli insegnanti trentini alle scuole tanzaniane. Luglio 2007, la trasferta Al termine di un volo aereo tra turisti, missionari, volontari di organizzazioni non governative e business men, il primo contatto con Daar es Salaam, capitale della Tanzania, ci fa cogliere visivamente i segni di un paese a più velocità. Una rapida urbanizzazione con architetture moderne, un piacevole sfondo post-coloniale in taluni quartieri ma anche disagi e sub urbanizzazione. L’attività di contatto inizia con l’incontro con TFCG Tanzanian Forest Conservation Group (organizzazione non governativa locale responsabile per il progetto scientifico sulla foresta) e con alcuni docenti dell’Università, giusto il tempo per un primo ambientamento e poi via, il giorno successivo, per il viaggio di avvicinamento ai Monti Udzungwa. Dapprima, ci si dirige verso la cittadina di Man’gula percorrendo una camionabile asfaltata che passa per il Mikumi National Park. Proprio lungo la strada abbiamo la fortuna di osservare da vicino un vero giardino zoologico in natura: babbuini, facoce33 ri, antilopi, zebre, giraffe oltre ad una serie di uccelli fra cui ghiandaie marine, aironi, garzette, falchi e nibbi. Lo spettacolo diviene sempre più suggestivo quando un gruppo di elefanti compare all’improvviso da dietro una boscaglia nel tardo pomeriggio e poi più tardi quando il cielo sopra la savana s’infuoca e le ombre dei maestosi baobab si allungano a terra. A tarda sera si arriva a Mang’ula, sede del centro di ricerca sostenuto dalla Provincia Autonoma di Trento e gestito dal Museo tridentino. Muoversi tra i sorrisi La rete viaria è un’altra cosa che ha colpito la nostra sensibilità occidentale. Per lo stato delle strade e per il traffico caotico viaggiare in Tanzania è piuttosto un’avventura. Sulle vie di penetrazione più importanti, camion e improbabili pullman stracarichi di persone si lanciano nel traffico a velocità forsennata, le cose poi diventano davvero difficili quando ci si muove nell’interno. Muoversi senza un adeguato fuoristrada risulta davvero problematico, basti pensare che nei percorsi attorno ai villaggi raggiunti dal progetto la velocità di spostamento non ha mai superato la media dei 20 chilometri orari. Tuttavia quello che stupisce in questa situazione è la serenità della gente, i sorrisi e la gentilezza che caratterizza il loro rapportarsi gli uni con gli altri e loro con noi. 34 Un viaggio che da questo punto di vista ci ha insegnato molto fin dai primi chilometri. Le curiosità degli studenti A Mang’ula trascorriamo tre giorni intensi ed affascinanti. Visitato il centro di ricerca (Udzungwa Ecological Monitoring Center) e passata un’intera giornata in foresta, inizia il contatto con i docenti e gli studenti delle scuole. L’incontro segue un protocollo abbastanza definito: all’inizio, la presentazione del gruppo degli “stranieri”, quindi una presentazione tenuta in lingua Swaili da Baraka, il giovane mediatore culturale che sta operando in zona anche per conto del Museo. I temi della conservazione dell’ambiente e della biodiversità sembrano interessare molto queste classi di ragazzi, ma quello che stupisce maggiormente è il silenzio e l’attenzione con la quale i ragazzi seguono questa presentazione. Poi tocca a noi. Con un videoproiettore, collegato alla batteria del nostro fuoristrada, presentiamo il nostro ambiente alpino; lo stupore è forte soprattutto quando appare la neve. Ci incalzano di domande sulle nostre diverse abitudini di vita e notiamo che sono molto preparati sui temi dell’agricoltura, sanno ad esempio la differenza tra la produzione di latte delle nostre mucche e le loro, più di venti litri al giorno le prime, quattro cinque le seconde. Progetto microcredito Sono tre giorni di corse a visitare scuole e dialogare con i ragazzi, capi villaggio e gruppi che hanno avviato attività economiche anche grazie al microcredito promosso dal Museo. Verso sera siamo invitati da una di queste cooperative che, nel dopo lavoro, si è riunita in un coro che si è dedicato a comporre musiche originali sui temi della conservazione della foresta. Ritmi e coralità risultano assolutamente affascinanti. La serata si conclude con la proiezione di un documentario sugli animali della savana nel cortile della scuola. Il villaggio, non provvisto di corrente elettrica, è completamente al buio, sul lenzuolo bianco che funge da schermo si rincorrono ghepardi e gazzelle. Più di milletrecento persone fanno il tifo, non sappiamo se per chi insegue o chi scappa. Il n.12 dicembre 2007 rumoreggiare sordo del motore del fuoristrada che alimenta la batteria del computer, sopra una quantità di stelle che da noi, con l’inquinamento luminoso, non possiamo nemmeno immaginare, creano un atmosfera davvero emozionante. Scuola secondaria di Chita Il giorno dopo si passeggia per il villaggio di Chita seguiti da uno stuolo di bambini e curiosi disponibili a farsi fotografare e a scambiare sorrisi e saluti. Ovunque si vada echeggia il “ciao” italiano che ormai è sulla bocca di tutti. L’incontro tanto atteso è con la scuola secondaria di Chita con cui si trascorre una mattina. Presentazione, consegna del materiale didattico portato da Trento, accordi per la prosecuzione del progetto. C’è tanta disponibilità alla reciproca conoscenza, curiosità sui metodi di lavoro, grande interesse per il microscopio che viene subito utilizzato per osservare (per la prima volta) un insetto nei suoi particon.12 dicembre 2007 lari anatomici. Evidente la volontà di non interrompere questo primo contatto. I saluti avvengono nel piazzale sotto la bandiera e tra gli applausi finali. Qui finisce la parte di lavoro a contatto con i villaggi e le scuole. Inizia un interessantissimo viaggio di ritorno che ci porta ad attraversare ortogonalmente la catena degli Eastern Arc. In quota incontriamo un ambiente collinare con grandi praterie che hanno sostituito la foresta. Si giunge a Iringa, splendida cittadina adagiata su un terrazzo orografico di antichissime rocce precambriane. Occasioni per conoscere Al mattino in un vivacissimo mercato incontriamo per caso un medico di Mezzolombardo che, sebbene ancora giovane, già da anni lavora in Africa. Una buona occasione per informarci del suo lavoro e della situazione sanitaria del Paese e per incrociare reciproche conoscenze trentine. Si prosegue con una sosta al Mikumi Park dove viviamo per una giornata una vera atmosfera da safari. Lungo il bordo della strada intravediamo un leopardo mentre passando per una stretta pista dobbiamo sgommare velocemente per non dover discutere con un imponente elefante che non aveva gradito il nostro arrivo. Si trascorre la notte ascoltando il rumore della savana sotto una stellata indimenticabile. Al mattino sono visibili le tracce del passaggio di un elefante a pochi metri dalla nostra tenda-palafitta. Si riparte per Dar es Salaam e si ritorna gradualmente verso la “civiltà”. Le emozioni sono state tante, tutto è andato bene, l’ organizzazione è stata perfetta, siamo tutti sereni e pienamente soddisfatti. Ancora una giornata di relax a Dar con la visita al Museo di scienze e gli acquisti nei mercatini locali. Un’ultima cena in riva al mare e un arrivederci, forse, a presto. Giuliana Scarpa docente I. C. Vigolo Vattaro 35 Scuole: mattoni e lamiera CHITA E IKULE Andare a scuola in Tanzania C’è un termine che in swahili designa l’uomo bianco occidentale, è “mzungwa” e vuol dire “colui che gira in cerchio andando di fretta”. Stereotipi. Più i popoli sono lontani, geograficamente e culturalmente, più maturano gli stereotipi. In questo viaggio, che ci ha portati in una regione sperduta nelle montagne a sud-ovest della Tanzania, nei villaggi di Chita e Ikule dove si trovano le nostre scuole partner, cerchiamo di spogliarci di aspettative e immaginari, ma soprattutto del nostro retaggio antico di “colonizzatori, missionari, portatori di doni, dispensatori di chissà quali beni e saperi…”. Mondo di umanità Da Dar es Salaam - la capitale economica del Paese, coi suoi contrasti di povertà e ricchezza ma proiettata verso un futuro (il futuro qui non è sempre l’equivalente di progresso, ma è futuro) - la strada che ci porta verso le montagne dell’Udzungwa Scarp ci allontana via via dalle automobili e dalle case in muratura per introdurci a un mondo altro, di piccoli villaggi, di capanne sparpagliate nella savana o ai margini del bosco, di un’umanità a piedi che si sposta di villaggio in villaggio a scambiare merci, o a prendere acqua, o legna o un sacco di riso. 36 Arriviamo di sera nel villaggio di Chita, fa buio presto perché qui luglio è d’inverno, e mentre il fuoristrada arranca e si inclina pericolosamente su un percorso sterrato, di buche e voragini, si vedono ai lati della strada, qua e là, o tra gli alberi, dei piccoli fuochi. Illuminano a malapena capanne di fango e paglia, donne e bambini seduti per terra, attorno al fuoco, in attesa, o della cena o della notte. Si fatica a vedere, perché è buio, ma la sensazione è quella di essere dentro quel “cuore di tenebra” conosciuto attraverso la letteratura o i documentari in televisione. Si fatica a credere, perché questa è realtà. Le scuole con cui il nostro Istituto è gemellato sono simili a quelle che abbiamo già visitato nei primi giorni. Non sono quasi mai dentro i villaggi ma a qualche centinaio di metri o alcuni chilometri. Ogni aula è un piccolo edificio a sé, di mattoni e col tetto in lamiera, e i vari edifici sono disposti a rettangolo con al centro un vasto cortile, con alberi, erba e galline che vagano indisturbate. All’interno, pareti spoglie, dei banchi di legno, un tavolo per l’insegnante, una lavagna e dei gessi; le finestre non hanno vetri ma solo delle grate. Non c’è luce, non esiste elettricità, non ci sono i bagni, non esiste acqua corrente, non c’è la mensa, i ragazzi si portano il cibo da casa, non ci sono mezzi pubblici, ogni giorno alcuni di loro percorrono fino a 12 km a piedi per raggiungere la scuola e gli insegnanti non sono da meno, i più fortunati hanno la bicicletta. Non ci sono libri e quaderni, sono troppo cari e la maggior parte di loro non può permetterseli. Obbligo scolastico fino ai 12 anni Dopo la colonizzazione tedesca dell’ex-Tanganica, dopo il governatorato britannico, la Tanzania (nata dall’unione di Tanganica e Zanzibar) ottenne l’indipendenza nel 1961. Fu eletto presidente della neo-nata repubblica Julius Nyerere, ancor oggi onorato come “padre della patria”, che avviò una politica di riforme sociali che vide la scuola e l’istruzione ai primi posti. In ogni villaggio, sin nelle aree più sperdute, fu costruita una scuola, l’istruzione primaria fu resa obbligatoria, mancavano docenti e allora i migliori studenti delle superiori furono formati per andare a insegnare, mancavano aule e furon.12 dicembre 2007 Nel nostro viaggio comunichiamo in inglese, tutti i docenti lo parlano. Incontro con i direttori scolastici Abbiamo incontrato i direttori delle scuole in minuscoli uffici, dove c’era solo un tavolo e qualche sedia, dei fogli scritti a mano appesi al muro. Ma ci ha colpiti ogni volta la solennità dell’incontro, la rigorosa formalità delle presentazioni e dei discorsi; gli studenti, dai più piccoli ai grandi, sono tutti in divisa, camicia bianca e gonna o pantaloni blu o rosso scuro; grande disciplina, dentro quelle aule di 40 o 60 ragazzi ammassati in quattro per banco. Metodi all’antica, per così dire. Nella disciplina e nell’insegnamento, con un gesso e una lavagna si fa quel che si può. Possibile il “dialogo da lontano” no costruite. Oggi la scuola primaria, dai 6 ai 12 anni, è obbligatoria e gratuita, la frequentano quasi tutti i bambini, perché la sua diffusione è capillare nel Paese. Proseguono i più meritevoli La scuola secondaria, dai 12 ai 16 anni, ha ancora una diffusione limitata, è a numero chiuso, per i più meritevoli o per coloro che possono permettersela. Vi è poi la possibilità di conseguire un diplon.12 dicembre 2007 ma con altri due anni di studio. L’università è riservata a una piccola minoranza. I maschi hanno più opportunità di studiare, le ragazze spesso devono accudire i fratellini minori e su di loro si investe meno. L’anno scolastico inizia a gennaio e termina a dicembre (due mesi di vacanza, a giugno e dicembre). Le discipline sono: swahili (la lingua nazionale), inglese, storia, geografia, civica, matematica, biologia, fisica, chimica (le ultime due solo alle superiori). Probabilmente dovremo ripensare il nostro progetto di gemellaggio; non ci saranno e-mail se non quando arriverà la corrente elettrica (per ora sono troppo poveri per pagarla), ci sarà un dialogo da lontano, confronteremo impari metodologie didattiche, ma manterremo la finalità originaria di lavorare insieme sulla conoscenza e la difesa di ambienti naturali straordinari per ricchezza e varietà di piante e animali, di conoscere la nostra reciproca diversità. Per i nostri ragazzi questo progetto rappresenterà sicuramente un momento di crescita, come studenti ma ancor più come cittadini del mondo. Beatrice de Gerloni Dirigente scolastica I. C. Vigolo Vattaro 37 DENTRO LE SCUOLE PARITARIE lia - rovereto ANORESSIA Gli studenti ne parlano a scuola Presso il Liceo Internazionale di Rovereto, il giorno venerdì 16 novembre 2007 si è svolta l’Assemblea d’Istituto che ha trattato una malattia purtroppo sempre più diffusa tra i giovani: l’anoressia. Portavoce dell’incontro le volontarie dell’Associazione ARCA di Trento, da anni impegnata in quest’ambito. Prima dell’Assemblea gli studenti sono stati sensibilizzati al problema attraverso degli incontri con la psicologa Elena Dolci. Il percorso Riconoscere di avere un problema Il tema è stato discusso in classe e, in preparazione al momento di dialogo con le volontarie dell’ARCA, si sono stilate delle domande scritte da proporre in forma anonima, in tutto rispetto della sensibilità del singolo. Introduzione di saluto e presentazione delle ospiti da parte del Rettore, Mons. Umberto Giacometti, a seguire l’intervento della dottoressa Barozzi, la quale ci introduce nel vivo della tematica da un punto di vista medico, definendo l’anoressia una vera e propria grave malattia da non sottovalutare che nasce a livello psicologico e che, se trascurata o minimizzata, può portare alla morte il malato. Parole crude, ma tanto vere. Questo comportamento alimentare scorretto porta inevitabilmente a dei cambiamenti a livello fisico: il malato perde il controllo degli impulsi vitali nei confronti del cibo, non riesce a gestirli, a dominarli, debilitando così il proprio fisico. Unica speranza: riconoscere di avere il problema, parlarne con qualcuno, confidarsi, per poter così intervenire precocemente alla diagnosi più idonea. Capita sempre più spesso però, a causa delle forme di comunicazione in tempo reale come internet che, invece di trovare pace nella confidenza di un’amicizia, queste persone si affidino all’anonimato di una comunicazione virtuale con persone che vivono lo stesso problema, quindi, invece di trarne beneficio, si limitano a confrontarsi passandosi tutte le strategie possibili per riuscire a dominare l’istinto della fame. Cause multiformi Si è passati poi ad esaminare le cause che possono essere multiformi: alla base vi è sempre una situazione di disagio con se stessi, il rapporto con la famiglia, un senso di incompletezza, un difetto di autostima che porta a dei disturbi del comportamento alimentare. Ovviamente non vi è da creare una situazione di allarmismo: spesso nell’età adolescenziale capita di sentirsi insicuri e di non accettarsi ma allora come riconoscere la patologia? Il termine anoressia significa “mancanza di appetito” mentre la malattia contraria è la bulimia, ossia “attrazione per il cibo”. Spesso le due forme della malattia convivono o, meglio, si alternano. Nel primo caso ci si impone un digiuno ferreo, forse perchè non ci si vede in forma, perchè non ci si accetta e si vogliono seguire i canoni proposti dai mass-media. Nel secondo caso si tratta di un vero e proprio impulso irrefrenabile verso il cibo, con abbuffate che fanno poi nascere un senso di colpa così forte da far nascere nel malato lo stimolo al vomito. 38 Parole dirette e testimonianze La dottoressa espone il suo intervento con parole semplici, chiare e dirette, facendo capire ai ragazzi che si tratta di un meccanismo che una volta innescato traccia l’orizzonte tra la vita e la morte. Sottolinea inoltre che, nonostante la malattia potrebbe nascere da una volontà dell’individuo di attirare l’attenzione verso la famiglia, spesso assente, in realtà i danni si rivolgono solo ed esclusivamente sul ragazzo, spesso in maniera irrimediabile. La parola passa a quelle che definisco “testimonianze vere” di mamme che hanno vissuto in prima persona l’iter della malattia riscontrata nelle figlie. Una madre che ha perso la figlia all’età di 30 anni. Le loro parole si soffermano sul fattore “dolore” e sui “sintomi”, i primi cambiamenti, inizialmente nello stile di vita della figlia, le ore dedicate all’attività fisica, cibi dietetici, il tutto scandito da ritmi ferrei. Questo comportamento inizia n.12 dicembre 2007 ad allarmare la madre, poi piano piano la ragazza inizia ad evitare le situazioni sociali di convivialità legata al cibo, nasce il circolo vizioso dell’isolamento assieme al lento degrado fisico. Emozioni tra gli studenti La cosa che fa riflettere è il fatto che in realtà queste persone non si odiano, anzi, sono convinte di fare qualcosa di positivo, di aver trovato la soluzione ai loro problemi e che, solo attraverso il dominio del loro corpo, possano raggiungere potere, successo e forza. Terribile utopia. Ora è il momento dei ragazzi: inizialmente leggono le domande scritte ma emozionante è il momento in cui gli studenti, in maniera spontanea, alzano le mani e si espongono per fare le domande in maniera diretta. Questa volta sono loro a stupirci: con questo gesto ci fanno capire che hanno apprezzato il fatto che degli adulti si siano messi “a tavolino” ad ascoltarli per parlare di cose che li toccano da vicino. Le domande sono molte crude e dirette, come solo i ragazzi sanno essere. I ragazzi parlano di esperienze vissute in maniera indiretta, di amici che sono caduti nella malattia e che loro ora non sanno come aiutare, di amici che si stanno isolando dal gruppo proprio perchè capiscono di avere un problema e quindi di essere diversi. Parlare di se stessi Uno alla volta, in maniera educata e rispettosa, i ragazzi parlano di se stessi, si ascoltano, discutono del loro disagio nel non sapere come comportarsi di fronte a persone che convivono con questa malattia. Le signore presenti usano delle parole che vanno dritte al cuore di tutti noi, studenti ed insegnanti. Parlano di valori, quelli profondi, quelli che, se sinceri e genuini, possono cambiare la vita di tutti noi. In particolare si parla di amicizia, di fiducia, di dialogo, quell’aprirsi, quel confidare la propria anima ad un’altra, atto così prezioso ma anche tanto raro che può salvare una vita umana. Un piccolo gesto come quello della confidenza di una persona malata di anoressia deve essere letto come un profondo atto di fiducia nei confronti della persona scelta per condividere il proprio disagio. Il valore dell’amicizia Solamente la pazienza di un’amicizia, che non deve mai essere assillante altrimenti porterebbe alla chiusura della persona, può gettare le basi per un iniziale aiuto. Gli studenti stessi, grazie alle loro preziose testimonianze, ci hanno fatto capire che il problema è reale, esiste e che necessita di un forte appoggio da parte degli aduln.12 dicembre 2007 ti, della famiglia, degli insegnanti ma soprattutto degli esperti. Prima che sia troppo tardi voglio lanciare un appello a tutti gli adulti che circondano questi ragazzi: siamo tutti responsabili della loro educazione ed in primis della loro salute! Solo sostenendoci l’un l’altro e lavorando assieme possiamo veramente dare un aiuto concreto. Non dividiamo la famiglia dalla scuola! Entrambe hanno come primo obiettivo la sana crescita dei nostri ragazzi, sotto tutti i punti di vista, quello umano, quello educativo ma anche quello sanitario. Ascoltare e sostenere Ascoltiamoli di più, prendiamoci il tempo di metterci “a tavolino” e di condividere con loro i bei momenti ma anche le loro ansie, le loro paure che troppo spesso vengono considerate “tipiche dell’età” e alle quali non si dà il giusto peso. Tutti noi abbiamo vissuto la loro età e forse non ricordiamo come un problema giudicato insignificante per l’adulto possa invece essere vissuto con una grande intensità da un ragazzo. Parlando da insegnante posso dire con il cuore che gli studenti, i ragazzi, sono la nostra bellissima soddisfazione, il centro di questo lavoro meraviglioso e con questo vorrei far capire ai ragazzi che la scuola è luogo di ascolto, di crescita e che se avessero qualsiasi bisogno di condividere anche il più piccolo problema siamo qui per voi. Anna Mattedi Docente di Storia dell’Arte presso il LIA - Rovereto ARCA Associazione Ricerca Comportamento Alimentare Via V.Veneto 24 – Trento Tel/Fax: 0461 390051 – www.arcatrento.it Tutti i martedì e giovedì dalle ore 17 alle 19 la sede dell’Arca è aperta per il ritrovo dei soci e a disposizione di chi cerca informazione e sostegno. ARCA è un luogo dove raccogliersi per affrontare un qualcosa carico d’ansia e di minaccia dal quale s’è sentito risucchiare come al passaggio di un ciclone. Quel qualcosa si chiama anoressia e bulimia. Arca accoglie chi soffre di questi disturbi alimentari, genitori, parenti e amici, chi è sensibile al problema e persone che seguono queste patologie come scelta professionale. Obiettivo comune: creare solidarietà e, unendosi, promuovere strumenti migliori per aiutare chi si trova in difficoltà. 39 scuola equiparata dell’infanzia Villamontagna DIVENTO VENTO Danza educativa, progetto col CID Durante lo scorso anno scolastico gli alunni della scuola dell’infanzia di Villamontagna hanno sperimentato un percorso di avvicinamento alla danza educativa; percorso che li ha portati a partecipare alla manifestazione pubblica finale nella piazza del MART di Rovereto, il 4 giugno 2007. Per la prima volta, circa 200 bambini, appartenenti a diverse scuole della regione, sono stati protagonisti di una giornata che ha dato la possibilità a chiunque di assistere ad una lezione aperta di danza educativa bella e spettacolare, frutto del bagaglio d’esperienza acquisito nel corso dell’anno all’interno del progetto Divento vento, proposta di Danza educativa del CID, Centro Internazionale della Danza, di Rovereto. e scaricate da internet, il materiale bibliografico reperito dagli insegnanti, il materiale di consumo utilizzato faceva parte della normale dotazione scolastica ed altro è stato acquistato allo scopo (cellophane e colori per stoffe). Per la documentazione fotografica delle attività ci si è avvalsi della gentile collaborazione del signor Bauer, un papà che ha offerto tempo, pazienza e competenza, regalandoci delle bellissime foto. In una prima fase abbiamo introdotto il metodo, le regole, creato l’attesa e il clima di lavoro giusto, abbiamo iniziato a sperimentare liberamente e a proporre degli “assaggi incoraggianti”! Solo in un secondo momento ci siamo agganciati al tema vento.. così ci siamo messi alla ricerca del vento, del suo essere…parola, film, foto, disegno, musica, esperienza, movimento. Muovere corpo e pensiero Fare libero, ma “organizzato” Il laboratorio ha coinvolto gli alunni dal mese di gennaio fino a giugno, è stato condotto insieme alla collega Elisabetta Vicentini, abbiamo lavorato con una certa autonomia, coinvolgendo tutti i bambini presenti a scuola nel pomeriggio, dalle 13.30 alle 14.30 (ad esclusione dei bimbi che usufruivano del dormitorio). Il gruppo era costituito da 27 bambini eterogenei per età. Gli incontri, con cadenza bisettimanale, si sono svolti secondo un calendario, che ha consentito la costante compresenza degli insegnanti coinvolti nel progetto. Il luogo principe delle attività è 40 stato il teatro-palestra della scuola, il più idoneo per spazio, ubicazione e possibilità di utilizzo delle attrezzature quali: tv, video-lettore, stereo, telecamera con relativo cavalletto (molto utile per le osservazioni e valutazioni in itinere, per il nostro diario di percorso, oltre che per la documentazione finale). Le regole ed il clima giusto Il materiale musicale del Mousikè inerente il progetto “Divento Vento” è stato fornito direttamente dalla referente del Centro, Franca Zagatti, il materiale video prelevato alla mediateca della PAT, le immagini fotografiche selezionate Utilizzando gli elementi base della danza educativa corpo e azione, spazio, dinamica, relazione attraverso il fare (esecuzione, ripetizione, performance), il creare (esplorazione, composizione, invenzione), l’osservare (osservazione, analisi, verbalizzazione, visione di immagini, video, film…) ne abbiamo indagato caratteristiche e manifestazioni, muovendo corpo e pensiero insieme abbiamo cercato di scoprirne l’essenza, di definirlo…di diventare noi stessi vento… e quindi essere cose spostate dal vento, abbiamo sperimentato l’intensità, la direzione, lo spostamento, il portare e l’essere portati…nel contempo i bambini sono riusciti via via a tradurre in movimento consapevole emozioni e pensieri, n.12 dicembre 2007 il mondo immaginario e immaginato ha preso forma e movimento, l’immateriale si è concretizzato in modo sempre più originale, bello, completo. Certezze ed entusiasmo Abbiamo deciso di cimentarci e proporre ai nostri bambini il percorso di danza educativa partendo da alcune essenziali certezze vincenti quali la motivazione, la coscienza dell’esistenza di buone sinergie interpersonali, l’esperienza corporea diretta personale di ciò che stavamo proponendo, la conoscenza acquisita di principi e regole base per poter lavorare, la fede nella capacità di riuscire ad essere convincenti ed efficaci nel comunicarle con entusiasmo e renderle operative. Nel contesto di laboratorio ci siamo posti con l’atteggiamento esplorativo di chi cerca, di chi vuole osservare ciò che sta per accadere, in un ambiente in cui ognuno è interessante e serenamente originale, e abbiamo cominciato a porci insieme delle domande, stimolando quella creatività e immaginazione che viene dall’interno e si trasforma in movimento, lasciando spazio al corpo per rispondere. E le risposte sono state diverse, a volte hanno stupito o suggerito, a volte aggiunto, modificato, proposto, suscitato, e tutti abbiamo osservato e ci siamo osservati, abbiamo partecipato e capito, fatto esperienza e acquisito consapevolezza, attraverso i sensi, le emozioni, il movimento espressivo. L’attività svolta è stata una bella occasione per scoprire un utilizzo diverso del corpo che ha ampliato le possibilità di essere e di creare, di relazionare e comunicare, attraverso un’ attività significativa, ricca, ma vicina nel contempo all’esperienza di vita comune ad ogni bambino alla sua voglia di giocare, plasmare, produrre…(divertendosi). Danilo Camizzi Insegnante scuola dell’Infanzia di Villamontagna n.12 dicembre 2007 Danza educativa La danza educativa è una danza che ha la capacità di trasformare il movimento in linguaggio senza usare la parola e riesce a plasmare le immagini senza riprodurre la realtà. Ha la capacità di conciliare lo sviluppo motorio con lo sviluppo espressivo e comunicativo. Non prevede dei codici di riconoscimento tipico di ogni danza ma si basa su forme libere di movimento che permettono la formazione di un codice personale di comunicazione. Di segni e di danza, giunto alla sua terza edizione, è un percorso formativo sulla danza educativa ideato e condotto per il CID (Centro Internazionale della Danza) di Rovereto da Franca Zagatti. Giunto alla terza edizione, il corso si prefigge di ampliare gli strumenti operativi e le capacità di programmazione e conduzione dei laboratori di danza nella scuola, agevolando l’acquisizione di pratiche laboratoriali di tipo artistico-espressivo durature. Ogni anno si identifica un tema conduttore, sul quale viene elaborato un percorso che si sviluppa a partire da incontri pratico-teorici d’aggiornamento e prosegue nelle scuole con laboratori condotti dagli stessi partecipanti al corso. Incontri periodici di confronto e scambio delle esperienze didattiche in atto e una giornata di studi conclusiva completano il programma. Riferimenti: Franca Zagatti, dirige il Centro Mousikè di Bologna, sede del Corso nazionale per danzeducatore. E’ Professore a Contratto nella Facoltà di Scienze della Formazione Primaria e nel Corso di Laurea specialistica in Discipline Teatrali dell’Università di Bologna. Centro Mousikè via Panzini 1 40127 - Bologna Tel. 051 - 505528 e-mail: [email protected] “…come ogni bambino, indipendentemente dalla possibilità di diventare o meno un artista, ha diritto ad una scatola di matite colorate e a qualche nozione di disegno ed uso del colore, così ogni bambino ha diritto a conoscere e utilizzare il proprio corpo, nei limiti delle proprie capacità, per esprimere le proprie personali reazioni di fronte alla vita… accedere ad un supplemento di vita al quale ogni essere umano ha diritto”. Margareth H.Doubler 41 istituto salesiano Santa Croce - Mezzano di Primiero IN BRASILE Gemellaggio da due anni Da quasi due anni gli allievi di Santa Croce hanno stretto un legame di amicizia, di solidarietà e di aiuto con il Brasile. In vari modi ci siamo impegnati nell’aiutare la missione Pro Menor di Campo Erè e da più di un anno teniamo i contatti epistolari con la scuola salesiana Sao Paulo di Ascurra, nello stato di Santa Catarina. Il cammino fatto finora Nel mese di dicembre 2006, grazie all’opportunità e all’aiuto offertoci dalla Provincia di Trento, noi ragazzi e ragazze di terza media abbiamo iniziato a lavorare ad un progetto di gemellaggio con la scuola di Ascurra e con quella di Rio dos Cedros: due cittadine abitate per la gran parte da discendenti di trentini, immigrati lì alla fine del secolo ventesimo. Grazie al contributo della scuola di Rio dos Cedros e al nostro lavoro di studio, abbiamo realizzato una ricerca sull’emigrazione trentina in Brasile. Inoltre un gruppo di 11 nostri compagni di classe, assieme a degli adulti e a degli animatori, hanno preparato la com42 media in dialetto trentino “I nipoti dolenti posero”. Un sogno realizzato E dal 25 ottobre al 12 novembre si è realizzato ciò che noi pensavamo potesse rimanere solo un sogno: abbiamo vissuto l’esperienza del gemellaggio in Brasile. Un’esperienza che ha cambiato il profondo di noi stessi. I protagonisti: Claudio Brugnolo, Giulia Corona, Enrica Dalla Sega, Giovanni Debertolis, Iacopo Mezzacasa, Rosanna Orler, Francesca Rattin, Giulia Rattin, Roberta Scalet, Chandra Spironelli e Beatrice Zeni, accompagnati da don Roberto, da Alessandro Ventimiglia e da altri adulti e animatori. Ad Ascurra e Rio dos Cedros abbiamo sperimentato cosa sia la vera ospitalità, fatta con il cuore. Le scuole, le comunità intere, le famiglie, i ragazzini, tutti mobilitati per offrirci un’accoglienza unica. Sono nate forti amicizie, ci hanno ospitato nelle loro case, ci hanno parlato della storia delle loro famiglie. Noi abbiamo offerto i nostri piccoli doni e la commedia è stata davvero apprezzata e gustata d tanti. Quanti volti, quante emozioni, quante esperienze da raccontare… non basterebbe un libro. E dal 5 novembre ci siamo spostati alla missione Pro Menor di Campo Erè; lì siamo davvero venuti a contatto con la povertà materiale, fatta di stenti, di sofferenze, di indigenza. Ma abbiamo trovato una ricchezza immensa nei cuori, nei sorrisi, negli abbracci e nelle lacrime dei bambini della missione e delle favelas. Ci siamo messi al servizio della missione nei piccoli servizi quotidiani, nel lavare i piatti, nel giocare con i bambini, nel pitturare una parete o nel rimettere a posto una legnaia. Ma nulla abbiamo dato a confronto di quello che abbiamo ricevuto da quelle persone: i dottori Lunari, i tantissimi volontari e soprattutto i bambini ci hanno rubato il cuore…averne di “ladri” così a questo mondo. Ci hanno rubato il cuore con la loro semplicità, con la loro allegria nonostante le tante difficoltà, con il loro entusiasmo contagioso. Siamo tornati in Italia cambiati e con il cuore pieno di tanta “saudade” e di tanta gioia. Ovviamente, la conclusione migliore per far capire quello che abbiamo vissuto ad altri, a cominciare da Santa Croce con immagini e racconti, video, foto e testimonianze. Obrigados!!! I ragazzi del gemellaggio Santa Croce Mezzano di Primiero - Brasile n.12 dicembre 2007 CONTATTI Rapporti epistolari tra coetanei L’Istituto Salesiano Santa Croce di Mezzano Primiero da più di un anno sta vivendo una fitta corrispondenza tra i suoi allievi di seconda e terza media e i coetanei del Collegio Sao Paulo di Ascurra, nello stato di Santa Catarina in Brasile. Dalle lettere al gemellaggio dal titolo “I nipoti dolenti posero”. Grazie all’aiuto preziosissimo ed essenziale della Provincia Autonoma di Trento, questa corrispondenza epistolare si è potuta trasformare in un vero e proprio gemellaggio, che ha visto le due scuole impegnarsi nella realizzazione di un incontro vero e proprio. Il progetto, titolato “L’emigrazione trentina in Brasile: un ponte di amicizia e di cultura”, ha visto la classe terza media 2007-2008 impegnata nella realizzazione di una ricerca sulla vitalità della presenza trentina in Brasile, attraverso lo studio dell’emigrazione di molti trentini in terra sudamericana. In secondo luogo è stata preparata una commedia in dialetto “primierotto” La commedia: “I nipoti dolenti posero” n.12 dicembre 2007 E il 25 ottobre, dopo mesi di intensa preparazione, il sogno del gemellaggio si è realizzato e concretizzato: 11 allievi di terza media, accompagnati da don Roberto Cappelletti, Alessandro Ventimiglia e da altri adulti e animatori, sono partiti alla volta del Brasile, dove hanno vissuto un’esperienza indimenticabile di gemellaggio con la scuola di Ascurra. Inoltre hanno potuto incontrarsi con gli allievi della scuola “G. Trentini” di Rio dos Cedros, una cittadina abitata per il 95% da discendenti di trentini. La ricerca e altri doni portati dal Trentino sono stati consegnati a queste scuole e alle autorità delle città visitate. Aspettiamo gli amici brasiliani La commedia ha riscosso un enorme successo. Ma certamente quello che ha arricchito maggiormente i ragazzi è stata l’amicizia, l’accoglienza e il calore che hanno ricevuto da tantissime persone in quei giorni intensi e meravigliosi. Ora speriamo con tutto il cuore, che una delegazione di amici brasiliani possa ricambiare la visita in Primiero. Il gemellaggio si è concluso poi con la visita ad una missione per bambini poveri di Campo Erè, nella zona opposta di Santa Catarina. Un gemellaggio che certamente ha segnato la vita di chi vi ha partecipato: emozioni, speranze e realtà che ora questi ragazzi avranno il compito di trasmettere ai loro compagni e alle loro famiglie, affinché questo legame di amicizia e storia tra Trentino e Brasile si rafforzi sempre più, anche attraverso queste meravigliose opportunità! 43 SEGNALIAMO l’annuario ITI “MARCONI” Rovereto, il primo dopo 30 anni In coincidenza con il Trentennale dell’Istituto nasce il primo numero dell’Annuario dell’Istituto “G.Marconi” di Rovereto. Proposto dal dirigente scolastico ha trovato subito un’ampia adesione tra docenti e studenti, in particolare il docente Stefano Cagol ha coordinato l’intera iniziativa. Il documento raccoglie gli eventi e i progetti che hanno caratterizzato l’attività degli studenti ed i percorsi nel corso dell’anno scolastico 2006/07, con l’ottica però di essere strumento tecnico che illustra quanto è stato fatto alle famiglie, alle istituzioni Locali e alle stesse Aziende con cui la Scuola tiene rapporti. Alta formazione e qualità Il testo è suddiviso in sezioni, nella prima parte è possibile leggere le finalità che hanno portato alla stesura del primo Annuario, la presentazione del dirigente scolastico, Maurizio Baroncini, e poi gli interventi del presidente del Consiglio d’Istituto, Umberto Bonfante, e degli studenti rappresentanti nel Consiglio d’istituto, nelle parole di Chiara Dapor “un’esperienza che ci ha messo alla prova in situazioni talvolta difficili, ma non è mai mancato l’entusiasmo…”. Diversi i progetti che hanno coinvolto i docenti, viaggi di studio ad esempio nel Canton Ticino, per comprendere l’organizzazione generale della formazione professionale superiore nel sistema educativo svizzero, recuperando informazioni di buone pratiche; un’esperienza nata per comprendere come il nuovo corso di Alta formazione professionale, presentato all’interno dell’Annuario, e attivo da settembre 2006 presso l’Istituto, possa rapportarsi rispetto ad un percorso universitario tradizionale. Attenzione ai ragazzi Tra le iniziative promosse, interessante il progetto Conexio, l’idea di mantenere un rapporto conti44 nuo con gli ex-studenti della scuola per raccogliere informazioni sulle strade da loro intraprese, ed anche le testimonianze sul Corso serale Sirio, al suo quinto anno di attivazione. Un’ampia panoramica del Piano di attività della Scuola introduce la sezione riservata ai Progetti, i tirocini aziendali, 56 gli studenti che hanno scelto di partecipare all’esperienza nell’estate di quest’anno, mentre diverse pagine sono dedicate all’importante progetto, al suo terzo anno di attivazione, WilmaSTAT, un sistema innovativo realizzato dagli studenti del corso di informatica per eseguire sondaggi con il palmare. Intercultura e Solidarietà Da alcuni anni l’Istituto ha inserito nel piano dell’Offerta Formativa l’area Intercultura e Solidarietà, che promuove interventi didattici su singole classi o gruppi; affrontati i temi del lavoro e sfruttamento minorile, la tratta degli esseri umani, l’ immigrazione, il dialogo con la cultura dell’Area Balcanica, giunta poi all’ottava edizione la “Marcia”, una festa che coinvolge tutta la comunità scolastica. Le nuove tecnologie hanno avuto un ruolo fondamentale nel progetto “Ice.breaker”, dove si è creata una risorsa digitale (webzine), spazio di dialogo interculturale, su argomenti legati alla cultura e alla cittadinanza, con 11 scuole europee. Progetti e approfondimenti Scorrendo l’Annuario ci sono anche i progetti di educazione alla salute, di educazione fisica e sportiva, con gli alunni protagonisti dei migliori risultati dell’anno; in primo piano anche i risultati delle studentesse dell’istituto all’edizione delle Olimpiadi della Danza. Nella sezione “dai Dipartimenti” sono illustrate le esperienze di informatica, matematica e lettere, con approfondimenti, interviste e ricordi anche di personaggi come il matematico Bruno de Finetti, in occasione del centenario della sua nascita a Tione, o Gino Gerola, poeta e narratore trentino recentemente scomparso. Il volume si arricchisce con i viaggi d’istruzione degli studenti, con la presentazione dello Staff di Dirigenza, del personale docente, segreteria e tecnici scolastici, i membri del Consiglio d’Istituto e poi i ragazzi, le diverse classi dalla prima alla quinta, gli studenti del serale e dell’Alta formazione. Le ultime pagine sono l’albo d’oro, con i diplomati degli ultimi anni. n.12 dicembre dicembre 2007 2007 n.12 LICEO “ROSMINI” Rovereto, memoria e attualità Qualche modifica editoriale, nuovo il colore di copertina, originali le esperienze all’interno, ma anche quest’anno l’Annuario del Liceo “A.Rosmini” di Rovereto “vuole lasciare documenti e testimonianze alla memoria e al ricordo, per una nuova consapevolezza dell’oggi”, così come si legge nella prima parte di presentazione del testo, scritta dalla Dirigente scolastica Giovanna Sirotti. Tra gli oneri dell’anno trascorso viene sottolineato l’impegno che ha coinvolto tutti gli operatori della scuola nel collaborare per la stesura del nuovo Progetto di Istituto, importante anche il contributo delle famiglie. Un anno intenso raccontato tra materiale fotografico, relativo anche al liceo degli anni che furono, come novità di questa edizione, non mancano poi i racconti, i progetti, le testimonianze di studenti e docenti. Liceali di cinquant’anni fa e di oggi Il volume si apre con un raffronto tra il Liceo, e soprattutto i liceali di circa 50 anni prima e quelli di oggi; quindi anche l’edizione 2006/07 contiene, come di consueto, un omaggio al “vecchio” Liceo, di cui sono riportati scritti e testimonianze fotografiche, ed al “nuovo ed ultimo”, cui sono riferite le foto di classe e immagini che solitamente occupavano la parte centrale dell’Annuario. Nella seconda parte si illustrano i viaggi d’istruzione, le visite guidate, le uscite brevi che hanno reso gli studenti protagonisti di esperienze importanti; in primo piano “I vantaggi di uno scambio a testa in giù” le riflessioni della delegazione di studenti che si è recata a Sydney per un viaggio formativo e di scambio con l’estero. Ci sono poi i diari di viaggio, di un’interessante gita a Budapest che ha coinvolto una 2a liceo classico e una 4a scientifico, ma anche i pensieri di una visita ad alcune località del Veneto. Scritti importanti che aiutano il lettore ad avere un’idea di quello che materialmente fanno gli studenti in gita. Interessante l’iniziativa “Progetto accoglienn.12 dicembre dicembre 2007 2007 n.12 za”, rivolta a tutti gli alunni delle prime classi, che si è conclusa con un soggiorno di due giorni in Val di Rabbi, nel Parco dello Stelvio. Obiettivo dell’uscita, proseguire, in un contesto extrascolastico, alcune attività di socializzazione già iniziate in classe nei primi giorni di scuola, potenziando la reciproca conoscenza tra gli allievi. I ragazzi raccontano… “Il mio quarto anno in Russia”, l’esperienza raccontata da Chiara Zanotelli, che ha scelto di studiare un anno all’estero. Ma gli studenti raccontano anche i loro spettacoli teatrali, gli incontri con personaggi come l’antropologo, giornalista e scrittore Duccio Canestrini, incontrato nel mese di gennaio 2007 da due classi del Linguistico, la 1aB e la 2aA o il momento di confronto che alcune classi hanno sperimentato nell’incontro con la giornalista-scrittrice Lucia Vastano, che ha intrattenuto i ragazzi parlando dell’Afghanistan e del suo ultimo libro. Liceo e ricerca Alcuni docenti raccontano poi la loro partecipazione a un seminario medico-scientifico svoltosi a Rovereto nella primavera 2006 e aperto a tutte le scuole, avente per tematica la fibrosi cistica, e al quale hanno partecipato alcune classi di studenti. Ma è presente anche la ricerca scientifica nel progetto Smilla, sull’Antartide. E poi scuola e tecnologie, sperimentazioni didattiche, come il progetto CLIL per una prima classe coinvolta per un periodo, in un’alternanza di due materie solitamente avulse l’una dall’altra: il tedesco e la fisica., argomenti scientifici quindi in lingua tedesca. Ampio spazio nell’Annuario alla tematica della valutazione e autovalutazione, si parla di prove Invalsi, sondaggi, corsi e questionari. Ampio respiro culturale… Spazio anche alle attività sportive, organizzate nel corso dell’anno, e quindi i gruppi sportivi pomeridiani, i campionati studenteschi a vario livello (provinciale, nazionale), le molteplici iniziative. Molto intense le testimonianze, di due docenti da poco in pensione, sulla loro carriera scolastica ed i loro vissuti. L’Annuario si conclude, dopo l’elenco del personale della scuola e degli studenti, con interventi, scritti e riflessioni di studenti e insegnanti non strettamente legati alla vita della scuola ma che investono tematiche di ampio respiro culturale. (m.a) 45 la recensione PER EIRENE La guida su pace e diritti umani Eirene era la divinità greca che impersonava la Pace ed a lei Francesco Pugliese intitola l’ultimo utile opuscolo/catalogo delle pubblicazioni più significative e recenti sulla pace e la guerra, i diritti umani e l’economia sociale, edito dal Forum trentino per la pace. Fondamentale la civile convivenza Affrontare superficialmente questi argomenti, significa degradarli a “luoghi comuni”, a banalità quandanche siano condite da buone intenzioni. Ci fidiamo di noi stessi e di una congenita saggezza fondata prevalentemente su “sentitodire”ed orecchiamenti casuali. Così, per mancanza di persone serie, diventa difficile ogni discorso serio anche su argomenti fondamentali per la nostra sopravvivenza e per la civile convivenza su questo pianeta. Una illuminante citazione di Simone Weil, proprio in apertura del volume, sottolinea il pericolo che, a forza di banalità e di insipienze, alla fine ci troviamo “impotenti non solo ad agire, ma anche a giudicare”. È già accaduto del resto col fascismo e la sua disgraziata avventura guerresca con i reduci da questo “sfascio” a chiedere omologazioni in nome almeno della “buona fede”. Entrare nelle complessità Nel richiamarci ad effettiva serietà, Pugliese mette a nostra disposizione la mappa per una formazione effettiva ed informata. Pace, guerra, diritti umani, nonostante le apparenze e le spesso semplicistiche percezioni emotive, sono ormai sempre problemi complessi, originati da complessità precedenti e da veri – o presunti – diritti che confliggono tra loro. Entrare dentro queste complessità e queste ragioni – che nulla ha a che vedere col risolversi al dar ragione a tutti! – è indispensabile per chi voglia intraprendere il cammino del capire e del prender parte. 46 Il volume, che nonostante l’aria di gradevole agibilità, giustappone ai titoli più conosciuti anche quelli delle pubblicazioni scientificamente più solide ed analiticamente argomentate, correda le pagine con un ricco fluorilegio di citazioni, che hanno il potere di mantenerci costantemente dentro un’atmosfera culturale di alto impegno culturale e civile. Per le scuole e non solo Da sempre l’autore, che ha forti radici nella sua Calabria ma che da anni vive il suo impegno nella scuola in Trentino, è testimone convinto di questa passione. Il libro dunque è prezioso alle scuole ed ai docenti che intendano guidare le classi in cammini formativi di questo tipo; è fondamentale per chi sia preposto all’arricchimento delle biblioteche, è utilissimo per chi, anche in forma personale, intraprenda una ricerca personale di matura consapevolezza civile. Giandomenico Magalotti il testo Agile strumento per la ricerca “È un lavoro pensato in primo luogo per gli studenti e per la scuola questa bibliografia; nasce da attività di insegnamento e da impegno civile. L’obiettivo è di costruire uno strumento agile e ricco per ricerche, approfondimenti, tesine, aree di progetto e nel contempo un libro di letture per le citazioni nel box di fondo pagina: aforismi, pensieri, dati…” Queste le prime righe dell’autore nel presentare il libro. Il testo è suddiviso in tre sezioni tematiche principali; una prima parte su Pace e guerra, con riferimenti di antologie, poesie, canzoni, cinema sui giovani e la guerra, sui movimenti per la pace, sulle guerre mondiali, sull’Onu, sui crimini di guerra, ma anche sui personaggi della pace, i Nobel. E’ possibile recuperare fonti come ad esempio l’indicazione di “Il coraggio della pace. La parola ai premi Nobel” a cura di Baudoin Bernard – Punto d’Incontro, Vicenza, 2005, pp. 187. Nella seconda sezione i Diritti Umani, le letture, la storia, i codici ed i riferimenti, le tematiche della schiavitù, il lavoro minorile, la violenza sulle donne, la pena di morte. La parte finale del testo è dedicata all’Economia sociale, e quindi globalizzazione, rapporto uomo-natura, lo sviluppo sostenibile, il volontariato, i beni comuni e la spesa pubblica. Francesco Pugliese, Per Eirene, percorsi bibliografici su pace e guerra, diritti umani, economia sociale, Edizioni Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani, Trento 2007, pp. 149 Euro 8,00. n.12 dicembre 2007 OFFERTA VARIA il premio AMBIENTE Riconoscimento agli studenti Giovedì 20 dicembre 2007 c’è stata la cerimonia conclusiva del Premio Ambiente 2007 organizzato dalle Agenzie provinciali per l’ambiente di Trento e di Bolzano assieme alla ditta Transkom sas di Bolzano, con la partecipazione dell’Agenzia provinciale per l’energia e in collaborazione con Ambiente Trentino. All’incontro erano presenti: Mauro Gilmozzi, assessore all’ambiente Provincia autonoma di Trento. Michael Laimer assessore all’ambiente Provincia autonoma di Bolzano, Ottorino Bressanini, l’assessore all’energia Provincia autonoma di Trento, Walter Huber, direttore Dipartimento urbanistica e ambiente Bolzano, Fabio Berlanda, direttore Agenzia provinciale per l’ambiente di Trento, Roberto Ceccato, dirigente Servizio scuola infanzia, istruzione formazione professionale. Il Premio Il Premio Ambiente Trentino Alto Adige è un progetto congiunto fra le due Province autonome. L’obiettivo è quello di sensibilizzare e motivare a una tutela dell’ambiente attiva e responsabile: il premio consente infatti ad imprese, associazioni ed enti locali di presentare progetti innovativi sviluppati nel corso dell’ultimo biennio ed offre inoltre ai singoli privati la possibilità di proporre idee che rendano concreta la salvaguardia dell’ambiente. Accanto alla categoria riservata agli enti giuridici ed a quella dedicata alle persone singole, per la Provincia di Trento erano previsti altri due “premi speciali”: uno per il miglior progetto in materia di utilizzo razionale dell’energia n.12 dicembre 2007 o di produzione di energia da fonti rinnovabili – “Premio Energia Trentino”, sponsorizzato direttamente dall’APE (Agenzia Provinciale per l’Energia) –, e un altro per le scuole – messo a disposizione dal Servizio scuola dell’infanzia, istruzione e formazione professionale –, che punta ad evidenziare l’impegno dei giovani e dei giovanissimi sul fronte ambientale e in generale della scuola trentina nei confronti dell’educazione ambientale. Progetti vincitori Sono stati 91 i progetti presentati alla quarta edizione del Premio Ambiente Trentino Alto Adige, dalla rosa dei “nominati” sono stati scelti i primi tre classificati per ogni sezione del premio. Ma ecco i vincitori nel settore scolastico: premio scuole trentino 1°classificato: Istituto per geometri “A. Pozzo” Trento - Biomonitoraggio lichenico della qualità dell’aria e GIS per la città di Trento 2°classificato: Liceo Scientifico “G. Galilei” Trento: Progetto Gruppo Ambiente “Per una scuola a basso consumo energetico” 3°classificato: C.F.P. ENAIP Tesero: UDA (Unità Di Apprendimento) “Arte Sella” altri premiati Cittadini singoli privati: 1. Alessandra Paoli, 2. Markus Nöckler/Patrick Eder, 3. Rocco Zanoni, 3. Daniele Romano Burattin Persone giuridiche: 1. GKN Sinter Metals AG, 2. Trentino Trasporti Spa , 3. Associazione Agripark, 3. OEW - Organisation für eine solidarische Welt Premio energia trentino: miglior progetto in materia di utilizzo razionale dell’energia e/o di produzione di energia da fonti rinnovabili - Comune di Zambana: “Piano di recupero di Zambana Vecchia” Hanno ricevuto una menzione speciale inoltre il Comune di Zambana, Ecocamping, nonché i progetti di Giorgio Battisti ed Enrico Perucatti. 47 LA SCUOLA AL MUSEO museo degli usi e costumi della gente trentina – S. Michele all’Adige PERCORSI Tradizione, leggende e multimedialità L’offerta per la scuola del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina è stata ampliata per l’a.s. 2007/08, nell’ottica di una conoscenza approfondita della tradizione locale e delle consuetudini artigianali e contadine del passato. Il Museo organizza percorsi didattici per studenti di scuole di ogni ordine e grado, ha potenziato in particolare le proposte formative indirizzate ai ragazzi delle scuole superiori. A breve, la consegna dei nuovi spazi ricavati dai lavori di restauro dell’antico monastero agostiniano di San Michele doterà inoltre i Servizi educativi di due funzionali aule didattiche. scuola primaria e secondaria di primo grado Leggende alpine, la novità Le proposte didattiche del Museo, per la scuola primaria e secondaria di primo grado, si focalizzano su alcuni percorsi tematici a rotazione. Obiettivo primario dei laboratori è avvicinare l’utenza scolastica alle consuetudini del patrimonio culturale trentino e delle Alpi centro-orientali più in generale. Oltre ai laboratori legati ai temi dell’agricoltura, delle tecnologie del passato e della storia locale, uno dei nuovi argomenti scelti per l’attività didattica 2007-08 è l’approfondimento di alcune tipologie di fiabe e leggende alpine. In particolare vengono analizzate quelle dedicate alle figure delle anguane e dell’uomo selvatico, illustrate attraverso le suggestive rielaborazioni multimediali di Andrea Foches. Il burattinaio Luciano Gottardi ha invece ideato un nuovo percorso dedicato all’intensa attività di illustratore e creatore di film d’animazione del fondatore del museo, Giuseppe Šebesta. Ceramica ed etnografia Viene riproposto anche quest’anno il laboratorio sulla lavorazione artigianale della ceramica condotto da Giuseppe Marcadent, mentre altre due novità importanti sono quelle nate dalla collaborazione con la segheria veneziana di Malé e con il Museo Castello del Buonconsiglio - Monumenti e collezioni provinciali di Trento per la valorizza- 48 zione dei numerosi aspetti d’interesse etnografico presenti nel Ciclo dei Mesi di Torre Aquila. I percorsi, pensati per avvicinare i ragazzi in maniera attiva alla conoscenza della realtà museale, prevedono la visita alle sale espositive dedicate alle tematiche affrontate e sono sempre arricchiti dalla visione di filmati, nonché da esperienze pratiche e laboratori creativi che favoriscono la rielaborazione personale delle conoscenze apprese durante la visita. Percorsi 2007/08 Farina del mio sacco. Arte e tecnica molitoria nel Trentino rurale Filo da torcere. Filatura e tessitura domestica Dal bosco alla segheria. Le attività tradizionali di abbattimento, esbosco e segagione, con la possibilità di proseguire la visita presso la Segheria didattica in località Molini a Malé Le leggende alpine dell’Om Selvadech e del Salvanèl e Le leggende alpine delle Anguane, con la visione dei racconti multimediali di Andrea Foches La costruzione delle stufe a olle e l’arte della ceramica nel Trentino, con il maestro ceramista Giuseppe n.12 dicembre 2007 Laboratori, sito, opuscolo Marcadent Burattini al Museo e Alla scoperta delle fiabe di Šebesta con il burattinaio Luciano Gottardi Il lavoro dell’uomo negli affreschi di Torre Aquila, realizzato in collaborazione con i Servizi educativi del Castello del Buonconsiglio di Trento. Scuola secondaria di secondo grado Riscoprire con criticità Da quest’anno scolastico sono stati attivati alcuni nuovi laboratori per le scuole secondarie di secondo grado dove, alla visione di un filmato etnografico e alla visita di alcune sale del Museo, è possibile eventualmente abbinare un’attività per ragazzi abituati a porsi criticamente di fronte agli argomenti proposti. Tramite la visione e l’analisi degli oggetti esposti nelle sale vengono trasmessi concetti storici, antropologici, etnografici e tecnologici; tra gli obiettivi, quello di avvicinare gli studenti alla riscoperta di mestieri e abitudini tradizionali. I Servizi educativi, sulla scia delle ricerche del fondatore del museo, Giuseppe Šebesta, propongono dei percorsi nei quali vengono trattati temi strettamente collegati alle esposizioni museali, alla vita e al lavoro in ambiente alpino, all’artigianato, al folklore locale e alla ritualità popolare (Trato marzo, carnevale). Percorsi 2007-08 La fucina di Onorino (lavorazione dei metalli) Vita in montagna: l’alpeggio (conoscenza del sistema agro silvo pastorale) Riti di carnevale Analisi delle leggende trentine Le parlate del Trentino (analisi del rapporto tra termini dialettali e oggetti) Corso estivo: Verrà proposta, indicativamente nel giugno 2008, una settimana di formazione rivoln.12 dicembre 2007 ta ai ragazzi delle ultime classi della scuola secondaria di secondo grado. La frequenza è valida ai fini del raggiungimento dei crediti formativi curriculari degli studenti. Aggiornamento e consulenze per i docenti Durante il 2008 verrà nuovamente attivato il corso d’aggiornamento per mettere a contatto gli insegnanti con le risorse materiali, bibliografiche, multimediali e didattiche del museo e per avvicinarli ai temi e ai metodi di lavoro propri dell’etnografia e dell’antropologia dell’arco alpino. I Servizi educativi offrono consulenze individuali agli insegnanti che ne facciano richiesta per l’organizzazione di ricerche, piccole mostre, approfondimenti. Gli esperti del MUCGT sono inoltre disponibili a collaborare con i docenti nell’elaborazione condivisa di progetti in partenariato tra scuola e museo. Al termine dei percorsi, su richiesta dei docenti accompagnatori, può inoltre essere fornita una bibliografia di riferimento per favorire un ulteriore approfondimento o un’attività di ricerca in sede scolastica. Il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina è infine impegnato nella progettazione di numerosi laboratori creativi da affiancare alle tradizionali attività rivolte al mondo della scuola. Si tratta di percorsi a tema legati alle festività o ad eventi speciali che coinvolgono il Museo, come ad esempio il Mercatino di Pasqua (San Michele all’Adige, 1114 aprile), il Parco dei Mestieri in occasione del Trento FilmFestival (Trento, parco del palazzo vescovile, 26 aprile- 4 maggio), la Festa del Fiume e delle Zattere (Grumo- San Michele all’Adige, giugno). A partire dal 2008, i docenti interessati potranno inoltre conoscere l’offerta generale dei Servizi educativi grazie alla nuova sezione del sito web del Museo interamente dedicata all’area didattica. Per accedere cliccare il banner didattica sul sito www.museosanmichele.it. L’opuscolo informativo relativo alle attività e ai percorsi didattici per l’anno scolastico 2007-08, già inviato presso tutti i plessi scolastici, è disponibile su richiesta presso i Servizi educativi del Museo. Lorenza Corradini, Anna Paola Mosca, Giorgia Sossass Referenti servizi educativi del Miseo Informazioni e prenotazioni Servizi educativi Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina Servizi educativi Via Mach 2 - 38010 San Michele all’Adige (TN) Tel. 0461- 650314 Fax 0461- 650703 Attività didattiche dal lunedì al venerdì, ore 9.00- 17.00 [email protected] [email protected] www.museosanmichele.it 49 università n.12 dicembre 2007