A Dubai una torre rotante made in Italy rivoluziona il concetto di

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A Dubai una torre rotante made in Italy rivoluziona il concetto di
2
MAR - APR 2009
20
anni
FONDAZIONE
GEOMETRI ITALIANI
Poste Italiane
Spedizione in a.p. -45%
art. 2 comma 20/b
L. 662/96
aut. n. DCB/CZ/17/2004
valida dal 19/01/04
anno I
MARZO - APRILE 2009
numero
In caso di mancato recapito restituire al CMP di Lamezia Terme.
Il mittente si impegna a pagare la relativa tariffa.
1989-2009
IL PUNTO DI VISTA
Ambiente e gestione
del territorio
Diritti, vincoli
e responsabilità
SOCIETÀ E COSTUME
“I miei studi
da geometra?
Ottima preparazione
Ma che fatica
con Estimo…”
Intervista a
Piergiorgio Odifreddi
BENI CULTURALI
Il ‘Diamante’ di Enel
Dall’unione fra
tecnologia
e ‘proporzioni auree’
energia solare
per il parco mediceo
di Villa Demidoff
DOSSIER
A Dubai
una torre
rotante
made in Italy
rivoluziona
il concetto
di edificio
e di immobile
Intervista a
Graziantonio Pallotta
CITTÀ
Da Audis, la Carta
per la Rigenerazione
Urbana delle città
italiane
“Ci sono tanti tipi di bellezza
quanti sono i modi abituali
di cercare la felicità”.
Charles Baudelaire
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GEOCENTRO/magazine
MARZO - APRILE 2009
Periodico bimestrale
N. 2 Marzo - Aprile 2009
DIRETTORE
RESPONSABILE
Franco Mazzoccoli
IN COPERTINA
A Dubai una torre
rotante made in Italy
rivoluziona il concetto
di edificio e di immobile
COMITATO
Fausto Amadasi
Carmelo Garofalo
Bruno Razza
Mauro Cappello
Stig Enemark
Norbert Lantschner
Pier Luigi Maffei
Franco Minucci
Marco Simonotti
Intervista a Graziantonio Pallotta
Progettato dall’architetto Fisher
è il primo edificio rotante della storia
dell’architettura. 400 metri di altezza
e 80 piani realizzati con moduli
assemblabili prefabbricati ad Altamura.
COORDINAMENTO
REDAZIONE
GMPRgroup - Claudio Giannasi
Tel. 051 2913901
[email protected]
A.D. e IMPAGINAZIONE
Filippo Stecconi
Francesca Bossini
www.spaziolandau.it
Con la collaborazione di
Fabrizio Alvisi
EDITORE
Fondazione Geometri Italiani
Via Barberini, 68
00187 Roma
Tel. 06 42744180
Fax: 06 42005441
Segreteria: Adriana Meco
(Immagine di copertina ©David Fisher Architect)
DOSSIER a pag. 56
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Albo unico dei tecnici superiori
Il progetto degli Ordini
in sintonia con la riforma
del Ministro Gelmini
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di Fausto Savoldi
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Carta interni:
riciclata Cyclus Print gr.115
www.polyedra.com
RESPONSABILE
TRATTAMENTO DATI
Franco Mazzoccoli
INTERVENTI
Geocentro
Conoscenza e creatività
per nuovi valori
di Franco Mazzoccoli
PER QUESTO NUMERO
SI RINGRAZIA
Leonardo Baldassari
Giuseppe Foresto
Elisabetta Savoldi
Giulio Sica
Mariangela Scotti
STAMPA
Rubbettino
Industrie grafiche ed editoriali
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PREVIDENZA
Everywhere: la tua Cassa
di previdenza è ovunque tu sia
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di Franco Minucci
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AVVENIMENTI
L’architettura sostenibile
in mostra a Ecopolis. Appuntamento
alla Fiera di Roma dall’1 al 3 aprile
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PUBBLICITÀ
Plusservice Srl
Tel. 051 2913911
[email protected]
di Stig Enemark
COPYRIGHT
È vietata la riproduzione, anche
parziale, di articoli, fotografie
e disegni senza la preventiva
autorizzazione.
Autorizzazione del Tribunale di
Roma n. 250 del 29 maggio 2003
IL PUNTO DI VISTA
Ambiente e gestione
del territorio
Diritti, vincoli e responsabilità
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AMBIENTE E TERRITORIO
I colori nell’arte, nel paesaggio
e nell’architettura
A colloquio con i geni della storia
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PROGETTI
CityLife, tre torri
cultura e qualità della vita
per cambiare lo skyline di Milano
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CITTÀ
Da Audis, la Carta
per la Rigenerazione Urbana
delle città italiane
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OSSERVATORIO
Expo 2015. Le città italiane
a fianco di Milano
Idee e progetti in cantiere
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BENI CULTURALI
Il ‘Diamante’ di Enel
Dall’unione fra tecnologia
e ‘proporzioni auree’
energia solare
per il parco mediceo
di Villa Demidoff
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APPROFONDIMENTI
Mercato immobiliare
Gli standard
valutativi internazionali
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SOCIETÀ E COSTUME
“I miei studi da geometra?
Ottima preparazione
Ma che fatica con Estimo…”
Intervista a Piergiorgio Odifreddi
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di Marco Simonotti
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COMUNICAZIONE
Bando di concorso
nuovo logo CNGeGL
Il vincitore e i progetti premiati
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FISCO E FINANZA
Gli studi di settore
in tempo di crisi
Iniziative in corso e consigli utili
ESTERO
Il Sudafrica e i Mondiali
di calcio 2010. Un progetto
per lo sviluppo del Continente
TECNOLOGIE E MATERIALI
Componenti dell’involucro edilizio
I serramenti esterni
e l’isolamento acustico
di Giuseppe Foresto
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MULTIMEDIA
Rifiuti elettronici e ambiente
Dove finiscono i vecchi computer
che non servono più?
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REDAZIONALI
Imaging Station. Da Topcon
una soluzione innovativa ideale
per l’utilizzo in ambito archeologico
di Leonardo Baldassari
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FORMAZIONE
La qualificazione
energetica degli edifici
Raccolta preliminare dei dati
e definizione principali parametri
Consolidamento dei fabbricati
Un sistema innovativo da Novatek
di Mauro Cappello
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PFGPS K800
il primo GPS made in Italy
costruito intorno a Pregeo
AZIENDE
Alite Group
Architettura etica
ed edilizia sociale
Intervista a Mauro Spagnolo
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NORME E LEGGI
Salute e sicurezza
nei luoghi di lavoro
Cosa cambia con il nuovo Testo unico
di Giulio Sica
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NEWS
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MEDIATECA
INTERVENTI
Con il primo numero (Gennaio - Febbraio) di
“GEOCENTRO/magazine” Bimestrale dei Geometri e
Geometri Laureati (interamente stampato su carta riciclata)
per l’anno 2009 ci siamo imposti la “sfida ambiziosa” di
rinnovare radicalmente contenuti, linguaggio e veste grafica
della testata nata trent’anni fa.
Siamo al nostro secondo numero, Marzo-Aprile, e questa
sfida per noi continua. E’ una sfida con noi stessi non con
altri avversari. E’ lo spirito con il quale vogliamo affrontare
l’evoluzione dei tempi e comunicare l’attenzione che la
nostra categoria professionale ha nei confronti di fatti, temi,
ricerche e nuove tendenze, in sostanza evolversi: sviluppando
conoscenza e creatività.
Il 2009, cosi come ha proclamato la Commissione Europea
a Bruxelles, è l’Anno della Creatività e dell’Innovazione,
che in questi tempi di crisi dichiarata possono venirci
senz’altro in aiuto.
La Creatività, come qualcuno ha spiegato, “non è forma ma
sostanza, è la brillante risoluzione di qualsiasi problema della
quotidianità”; è la risorsa più feconda dell’umanità. Oggi più
che mai tutte le scoperte scientifiche e le grandi realizzazioni
non sono attribuibili ad un unico autore ma al risultato di
un complesso lavoro di squadra di figure professionali di
diverse formazioni e specifiche competenze.
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photo©istockphoto.com/LyaC
Geocentro
Conoscenza
e creatività
per nuovi valori
“Un processo senza punti di partenza né punti di arrivo in
cui estro ed esattezza, pressappoco e precisione, linee rette
e linee curve, incessantemente si alterano e si intrecciano”
cosi come scritto dal Sociologo Domenico De Masi.
La Creatività è uno degli asset più importanti ed in ogni
istituzione c’è la necessità di ascoltare le nuove idee, di
supportarle ed organizzarle, altrimenti si rischia di non avere
innovazioni. Il segreto è quello di dare vita a nuovi Valori.
Nuovo valore che va riconosciuto alla professione del Geometra
che sta innovandosi con la dimostrata capacità di sapersi
ricollocare, che si muove nel mondo con la FIG (Federazione
Internazionale dei Geometri), riconosciuta dall’ONU.
Una Federazione che rappresenta i geometri professionisti
di 100 Paesi nel Mondo e che per il mandato 2007-2010,
si è proposta come filo conduttore della propria attività il
tema “Building the Capacity”. Tale tema fa riferimento alla
necessità di costruire delle competenze nei paesi in via di
sviluppo, al fine di vincere le sfide della lotta alla povertà e
di gettare le basi per un futuro sostenibile. Inoltre, al tempo
stesso, appropriate competenze sono necessarie nei paesi
occidentali per affrontare gli ostacoli futuri in termini di
sviluppo istituzionale e organizzativo per quanto riguarda il
rilevamento e la gestione del territorio.
In definitiva, la FIG ha intenzione di battersi per migliorare
a livello mondiale la condizione della professione sia tramite
la formazione, sia tramite la pratica effettiva. Cercherà di
promuovere convergenze politiche a livello internazionale
e nazionale; di favorire lo sradicamento della povertà, la
democratizzazione e di facilitare la sostenibilità economica,
sociale ed ambientale.
La FIG può sostenere la creazione di tali competenze in
tre modi:
• Sviluppo professionale: la FIG organizza un forum
a livello mondiale per la discussione e lo scambio di
esperienze e la conoscenza di nuovi sviluppi all’interno
degli stati membri. Tale forum coinvolge anche i
singoli professionisti competenti nei vasti settori della
topografia, del trattamento dei dati geografici e della
gestione del territorio. Ecco quindi la nascita dell’attività
delle 10 commissioni nell’ambito dei relativi gruppi di
lavoro e seminari, nonché l’organizzazione di conferenze
annuali e regionali della FIG. Il forum mondiale offre
l’opportunità di partecipare allo sviluppo di molti aspetti
dell’esercizio professionale e delle varie discipline (etica,
standard, formazione e tirocinio, oltre a tutta una serie
di varie competenze specifiche).
• Sviluppo istituzionale: la FIG, per meglio fronteggiare
le sfide del futuro, sostiene la creazione di competenze
nell’ambito della mappatura del territorio e delle
istituzioni catastali, dei collegi nazionali dei geometri
e associazioni equivalenti. La FIG fornisce, inoltre,
un sostegno istituzionale ai singoli paesi membri
e alle regioni per ciò che concerne la creazione di
competenze di base in termini di percorsi formativi
e organizzazioni professionali. Queste ultime devono
tener conto dei meccanismi fondamentali per la crescita
professionale: standard, etica e codici deontologici al
servizio dei clienti.
• Sviluppo globale: la FIG offre, inoltre, un forum
mondiale per lo sviluppo istituzionale in collaborazione
con ONG internazionali, quali le Agenzie dell’ONU
(FAO, UNDP, UNEP e l’HABITAT), la Banca
Mondiale e organizzazioni dello steso tipo (GSDI, LAG,
ICA, IHO, ISPRS). Tale collaborazione comprende
un vasto numero di attività, come progetti comuni (La
Dichiarazione di Bathurst e quella di Aguascalientes) e la
creazione di politiche comuni (tramite tavole rotonde).
Ciò conduce a sforzi congiunti riguardo a temi scottanti
dell’agenda politica internazionale, come la riduzione
della povertà o l’attuazione di uno sviluppo sostenibile.
Così la FIG gioca un ruolo decisivo nel miglioramento delle
competenze nel progettare, costruire, gestire ed amministrare
il territorio. Tutte attività che comprendono il proporre
politiche sostenibili ed efficienti strutture catastali.
Questo numero di GEOCENTRO/magazine riserva particolare
spazio al testo dedicato alla tematica: “Ambiente e Gestione del
Territorio” scritto dal Prof. Stig Enemark, Presidente della FIG.
Va sottolineato che è un vero e proprio saggio che sintetizza
in modo esemplare la natura e le prospettive future della
professione di geometra. Molti dei riferimenti riguardano
sistemi giuridici basati sul Diritto di tipo anglosassone
e possono risultare un poco alieni alla nostra esperienza in
Italia. Le conclusioni cui giunge Enemark sono significative:
la gestione del territorio richiede interventi normativi
proposti da chi, grazie ad una adeguata formazione, ne ha
conoscenza autentica. Da chi sa rappresentare lo spazio,
ma al tempo stesso ne vive realmente tutte le sfumature
umane e sociali, il Geometra… Un Tecnico, ma anche, a
modo suo, un antropologo.
Nella rubrica “Società e Costume” di questo numero
pubblichiamo un’interessante intervista a Piergiorgio
Odifreddi, matematico ed esperto di fama internazionale,
con i suoi ricordi di diplomato geometra ed alcune riflessioni
sul ruolo e l’importanza della formazione tecnica.
‘Beni culturali’ ospita, invece, un articolo su il Diamante,
un’innovativa e affascinante centrale ad energia solare
di nuova generazione realizzata da Enel Ricerca, la cui
forma si ispira al dodecaedro di Leonardo-Pacioli e alle
cupole geodetiche realizzate negli anni ’50 dall’architetto
americano Richard Buckminster Fuller e il cui primo
esemplare verrà collocato nella cornice del parco mediceo
di Villa Demidoff.
Ampio spazio è dedicato alle città, con la Carta sulla
rigenerazione urbana realizzata da AUDIS e ad importanti
realizzazioni architettoniche, come la Torre rotante che verrà
costruita a Dubai, su progetto dell’architetto Fisher e grazie
agli innovativi moduli prefabbricati ed assemblabili realizzati
ad Altamura dalla società del geometra e imprenditore
Graziantonio Pallotta che abbiamo intervistato.
Daremo, poi, conto del progetto vincitore del Bando di
concorso internazionale per la progettazione del logo delle
sue declinazione per il Consiglio Nazionale Geometri
e Geometri Laureati e delle proposte classificatesi al
secondo e terzo posto.
Mi piace concludere questo intervento con la segnalazione
del tema trattato nella rubrica “Ambiente e territorio”, ovvero
il colore, o meglio i colori nel loro rapporto con il paesaggio
urbano e gli ambiti del costruire e dell’architettura. Tema
che introduciamo con delle riflessioni e osservazioni svolte
nei secoli da alcuni geni della storia e al quale rendiamo, a
nostro modo, un piccolo omaggio.
Sulla testata di copertina di questo numero, infatti, la scritta
“MAGAZINE” è di colore ROSSO.
Colore che recenti studi della Università Canadese British
Columbia dimostrano essere propedeutico per favorire
“la memoria dei dettagli e rendere le persone più precise”.
Franco Mazzoccoli
(Direttore di GEOCENTRO/magazine)
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INTERVENTI
photo©istockphoto.com/Editorial12
Albo unico
dei tecnici superiori
Il progetto degli Ordini
in sintonia con la riforma
del Ministro Gelmini
di Fausto Savoldi
(Presidente del Consiglio Nazionale Geometri
e Geometri Laureati e della Fondazione
dei Geometri Italiani)
Il progetto di raccogliere in unico Ordine professionale
laureati triennali e tecnici con istruzione specialistica
superiore sta prendendo piede e pare ben raccordarsi con
l’imminente riorganizzazione degli Istituti Tecnici Italiani
proposta dal Ministro Gelmini. Quindi, un unico Albo
delle professioni tecniche intermedie che comprenderà
coloro che - con una formazione post secondaria triennale
inserita al livello D (4°) della direttiva europea 36/2005
sulle qualifiche professionali - intendono svolgere l’attività
di Geometra, Perito agrario e Perito industriale.
Alla proposta non manca il consenso delle forze politiche
di entrambi gli schieramenti e confidiamo non mancherà il
parere favorevole delle categorie dei laureati tecnici, sempre
più consapevoli che le sezioni B dei loro Albi spesso sono
zone di transito verso le sezioni A alle quali comunque
creano ulteriori problemi di concorrenza sul mercato dei
servizi professionali.
Al di la del nome che le si vorrà dare, la nuova categoria di
sicuro dovrà ricomprendere tecnici di alta specializzazione
senza peraltro cancellare il nome ed il ruolo di tre storiche
professioni ampiamente radicate nel mercato, attente ai
bisogni della società e capaci di adattarsi all’evoluzione
delle conoscenze della scienza e della tecnica. I geometri
rimarranno geometri ma con conoscenze specialistiche nei
settori di loro competenza acquisite nel percorso triennale
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di laurea o nel percorso dell’istruzione tecnica superiore.
Soprattutto su quest’ultimo percorso si sta concentrando
l’attenzione della categoria che plaude alle previsioni di
riordino degli Istituti Tecnici. Proprio da questa riforma,
che confidiamo non venga ulteriormente rinviata, parte il
nostro ragionamento: gli Istituti tecnici hanno ottenuto
pari dignità rispetto ai licei specialmente per far fronte alle
necessità della moderna società che richiede accesso al mondo
del lavoro senza attese di anni e soprattutto con conoscenze e
capacità operative ottenute direttamente durante il secondo
ciclo scolastico. Giusta quindi la previsione che il mondo
del lavoro, imprese, professioni e industria, partecipino
direttamente alla formazione dei tecnici, sin dagli ultimi
anni del ciclo secondario, attuando accordi specifici con la
scuola e creando il giusto raccordo tra quanto si impara e
quanto si deve fare per concretamente operare.
Tale previsione impone una straordinaria mobilitazione
del nostro mondo professionale che sino ad oggi non ha
avuto attitudine alcuna ad insegnare, lasciando questo
compito al mondo della scuola e dell’università e, pertanto,
accettando nei propri albi quanti venivano formati e
consegnati da altri. Anche il tirocinio professionale, visto
dai giovani come una inutile attesa ed un effettivo ostacolo
temporale per l’inizio dell’attività, si è spesso dimostrato
inefficace per non essere articolato per discipline e per non
e più esperti geometri si dedichino all’insegnamento
sia all’interno dell’Istituto sia nei propri studi nei quali
la presenza dei futuri colleghi sarà equiparata a vere e
proprie ore di lezione. Un compito ed un’occasione quindi
che non possiamo perdere per assicurarci un futuro che
raccolga la tradizione e conservi un mercato come il nostro,
capillarmente diffuso in ogni angolo del paese.
La partecipazione alla formazione dei futuri colleghi
costituisce per la categoria l’occasione di proporsi come
aggregazione di tecnici particolarmente attenti ai problemi
della protezione e tutela dell’ambiente, ai temi riguardanti il
contenimento dei consumi energetici e dell’inquinamento;
tutti argomenti che il percorso scolastico secondario
affronterà in modo specifico in coerenza con il nuovo
indirizzo “Costruzioni, Ambiente e Territorio”.
Per perseguire un tale obiettivo abbiamo chiesto la
collaborazione ed il coinvolgimento di tutte le strutture di
categoria: i Collegi provinciali e circondariali, la Fondazione
dei geometri italiani, la Cassa di previdenza e le nostre
Associazioni nelle quali l’amore per le rispettive discipline si
coniuga con lo spirito di dedizione tipico del volontariato.
Una sfida che prende avvio proprio al compimento
dell’ottantesimo compleanno dall’emanazione del regolamento
professionale (11/2/1929) che, di fatto, fece nascere una
professione che oggi raccoglie oltre 100.000 iscritti negli
Albi ed oltre 250.000 geometri dipendenti di strutture
produttive ed amministrative pubbliche e private. Una sfida
che non possiamo perdere, consapevoli del nostro passato e
determinati ad affrontare un futuro nel quale intendiamo
essere ancora protagonisti!
photo©shutterstock.com/PeterAustin
avere alcuna forma di controllo e verifica dei risultati, ad
eccezione dell’esame di Stato, anch’esso frequentemente
non improntato alla seria verifica delle reali capacità
operative. La categoria professionale dei geometri sta
prendendo consapevolezza che il futuro se lo deve costruire
o comunque deve contribuire a costituirselo. I saperi
che derivano dall’esperienza e da lunghi anni di attività
professionale devono essere trasferiti ai giovani perché
essi stessi devono poter scegliere un’attività che li soddisfi
economicamente e moralmente, scelta che non possono
fare se la nostra attività non è conosciuta a fondo.
Dagli Istituti tecnici usciranno dunque dei periti e
soltanto una piccola parte di essi diverranno geometri
partecipando alla formazione post secondaria già coscienti
del lavoro che andranno a svolgere perché questo lavoro
lo avranno già sperimentato negli studi professionali e
nella stessa scuola dove la categoria interverrà a sostegno
dell’insegnamento teorico.
Ma la categoria è anche chiamata a dar vita all’Istruzione
Tecnica Superiore, una vera e propria scuola di alta
specializzazione nelle tre discipline fondamentali del
proprio lavoro professionale: la topografia, l’edilizia
e l’estimo, in alternativa ad un percorso universitario
triennale che comunque richiederebbe un ulteriore
periodo di approfondimento specifico sul saper fare. Una
scuola gestita da fondazioni appositamente create con la
partecipazione della stessa Università, degli Enti locali
ed in genere del mondo delle attività edilizie, valutative e
topografiche, in grado di creare specialisti al massimo livello
di professionalità. Un impegno che richiederà che i migliori
9
PREVIDENZA
Everywhere:
la tua Cassa
di previdenza
è ovunque tu sia
di Franco Minucci
(Direttore Cassa Italiana Previdenza
ed Assistenza Geometri Liberi Professionisti)
È costato molto lavoro e tanta innovazione tecnologica, ma adesso
il sistema di prossimità informatica in rete della Cassa Italiana
di Previdenza ed Assistenza dei Geometri Liberi Professionisti è
attivo su tutto il territorio nazionale. In ognuno dei 110 collegi
provinciali e circondariali d’Italia, ma sopratutto comodamente
da casa o dal proprio studio, i nostri iscritti possono usufruire
di Everywhere, l’infrastruttura telematica d’avanguardia che
consente a tutti i Geometri, registrati nell’Area Riservata del sito
web della CIPAG, il collegamento diretto con la sede centrale di
Roma, per garantire funzioni operative in tempo reale relative ai
nostri servizi previdenziali ed assicurativi.
Le linee ispiratrici comunicate ai progettisti ed ai tecnici
informatici impegnati nella realizzazione di Everywhere, si sono
fondate sul concetto più avanzato di immediate availability,
allo scopo di offrire sul territorio in modo facile, semplice
ed estremamente fruibile tutti i sistemi di monitoraggio
ed aggiornamento dati relativi alla posizione di ciascun
iscritto. Non sarà necessario spostarsi per svolgere le pratiche
previdenziali più complesse, né per ottenere informazioni
dettagliate sulla propria situazione previdenziale e contributiva.
Ovunque in Italia ed all’estero uno sportello telematico della
Cassa di Previdenza sarà sempre a disposizione e annullerà le
distanze con il cuore dell’elaboratore centrale contenente tutte
le informazioni relative ai Geometri che hanno affidato la loro
sicurezza e serenità alla CIPAG.
L’area riservata del sito, nata 10 anni fa, ha subito un completo
restyling grafico, che corrisponde ad nuova struttura logica, più
navigabile e capace di incrementare il numero dei servizi offerti.
Il nuovo sistema offre oggi un più agevole e preciso reperimento
delle informazioni, grazie allo sviluppo di applicativi che
interrogano in tempo reale la banca dati istituzionale.
Questo progetto, si inquadra in una serie di iniziative di
10
adeguamento ed innovazione tecnologica che rappresentano
un modo nuovo, più moderno ed al passo coi tempi, di
concepire la Cassa di Previdenza: più vicina ai Geometri,
per affrontare e risolvere ogni esigenza legata alla loro vita
professionale e familiare. E’ la sfida del futuro: far circolare
rapidamente le informazioni, consentire l’accesso a tutti gli
interessati, allargare la partecipazione per affrontare meglio le
singole questioni che si propongono ogni giorno e risolverle in
modo rapido ed efficiente.
Per questo Everywhere presenta novità, soprattutto dal punto
di vista tecnologico. Sul piano della sicurezza, grazie alle
metodologie ed alle tecnologie adottate, sono garantiti i controlli
sull’utenza che richiede l’accesso ai servizi. Tutte le richieste sono
veicolate al sistema centrale del nuovo applicativo che effettua
controlli molto approfonditi. Il nuovo sistema offre anche
maggiore tempestività, perché tutte le informazioni visualizzate
o modificate dal web agiscono in tempo reale sulla banca dati
amministrativa, garantendo dati sempre aggiornati.
Everywhere è anche di facile manutenzione: tutti i servizi o gli
applicativi rilasciati on-line sono sempre allineati operativamente
con quelli in uso internamente presso gli uffici CIPAG, poiché
interrogano direttamente il sistema centrale, così che ogni
eventuale modifica procedurale si riflette in tempo reale nei servizi
esterni. Anche l’usabilità delle nuove funzioni è agevolata dalla
gestione modulare degli applicativi, che consente di aggiornare i
servizi esterni per renderli sempre più fruibili all'utenza.
Con tutte queste caratteristiche Everywhere può essere
considerato il fiore all’occhiello della CIPAG, ma anche una
solida piattaforma di partenza sulla quale fondare nuovi
prodotti e servizi innovativi, a sostegno della tecnica e della
professionalità dei Geometri Italiani. Con il nuovo sistema
è possibile, ad esempio, la visualizzazione e la variazione
dei dati anagrafici degli iscritti e di questo servizio, attivato
recentemente in occasione dell’invio dei MAV minimi 2008,
si sono già avvalsi oltre 17.000 geometri.
Everywhere permette la verifica dei contributi dovuti e pagati,
suddivisi per anno di iscrizione, con indicazione del reddito
dichiarato ed evidenziazione di eventuali debiti riferiti alla
contribuzione soggettiva ed integrativa. Inoltre è possibile la
visualizzazione e la stampa del proprio estratto conto assicurativo,
per i soli anni di iscrizione alla Cassa come contribuente e
quindi validi ai fini previdenziali, con la possibilità di inoltro
immediato della richiesta di rettifica dei dati riscontrati inesatti
o mancanti. E’ disponibile, altresì, il calcolo ipotetico della
pensione in relazione alla regolarità contributiva accertata al
momento del calcolo e di particolare utilità, per gli iscritti,
sarà la funzione offerta dal nuovo sistema per il calcolo del
riscatto, comprensivi degli anni di praticantato, di iscrizione
di solidarietà e di sanatoria. Il sistema verifica che vi siano
le condizioni per l’accesso al riscatto per la singola tipologia
scelta e quindi permette all’associato la selezione degli anni da
riscattare per effettuare il relativo calcolo dell’onere, attualizzato
ai criteri e ai parametri della recente modifica alle tabelle per
la riserva matematica. Per i pensionati sarà possibile anche la
visualizzazione dei dati della pensione in godimento e verificarne
gli adeguamenti, le trattenute fiscali e ogni variazione.
Come ora, sarà on-line anche la possibilità di compilazione
ed invio del modello 17, con il calcolo ed il pagamento dei
contributi direttamente tramite web e si potrà presentare
anche la dichiarazione obbligatoria di non esercizio della
professione, attestante la mancata denuncia di redditi aventi
natura professionale.
Particolare attenzione sarà riservata alla sezione dedicata ai
nuovi servizi offerti in convenzione dalla Banca Popolare di
Sondrio sia per quanto riguarda le procedure per la richiesta di
mutui che per la carta di credito geometri. La piena operatività
dei servizi di Everywhere per i Geometri e per i Collegi è stata
assicurata e l’obiettivo è l’available for you, che nel mondo oggi
si va diffondendo come la nuova mentalità, in cui la fruibilità
immediata di sistemi informatici avanzati è legata alla presenza
capillare e di prossimità, cioè alla vicinanza all’utilizzatore
finale. Così facendo si risparmia carta, si abbreviano i tempi
burocratici, si conservano meglio i dati, si comunica rapidamente
con maggiore sicurezza ed efficienza. Inoltre la disponibilità
costante delle informazioni che lo riguardano consente a ciascun
Geometra iscritto di controllare la correttezza dei propri dati e
di valutare tempestivamente nuove opportunità previdenziali
ed assistenziali, che spesso si modificano rapidamente a seguito
del mutare del proprio quadro familiare, dell’andamento
del mercato professionale, della contingenza economica e
finanziaria del Paese. L’investimento che la CIPAG ha destinato
alla realizzazione di queste nuove procedure informatiche sarà
ripagato dalle economie di bilancio che si verificheranno per i
11
ANNO I
| n. 2 |
MARZO - APRILE 2009
a coloro che ancora si ostinano a dubitare della solidità della
gestione delle Casse di Previdenza private.
Infine, anche a nome del Presidente Fausto Amadasi, devo
esprimere un ringraziamento a tutti coloro che hanno
consentito questo brillante risultato: ai professori del
dipartimento di informatica e sistemistica dell’Università
“La Sapienza”, al responsabile e ai tecnici dei nostri sistemi
informativi e a tutto il personale amministrativo della CIPAG
coordinato dai rispettivi dirigenti.
L’augurio che tutti esprimiamo è quello di poter constatare in
tempi brevi l’efficienza e la straordinaria utilità delle prestazioni
che Everywhere è in grado di erogare attraverso un suo intenso
utilizzo da parte dei Geometri da sempre motivati a rapportarsi
con le nuove tecnologie.
minori costi amministrativi, di materiali e di spese postali.
Con questa nuova tecnologia la Cassa Italiana di Previdenza
ed Assistenza dei Geometri Liberi Professionisti si assicura
una serie di servizi telematici d’avanguardia che la pongono
allo stesso livello di Enti di dimensioni molto più vaste
e capillari, come i due principali colossi della previdenza
pubblica e privata. Everywhere è uno strumento molto
affidabile e ben dimensionato, in grado di rispondere, con
criteri rigorosi di economicità, alle esigenze presenti e future
della Cassa di Previdenza, capace di dialogare con altri sistemi
e d’interfacciarsi con altre banche dati rappresentando così
una vera “eccellenza” della CIPAG, qualunque sia il quadro
ordinamentale che si dovesse presentare nei prossimi anni nel
mondo previdenziale italiano. Certamente sarà un punto di
forza, sul piano più generale, per mostrare efficienza e serietà
12
Rinnovata per i geometri
la polizza sanitaria integrativa
La Cassa Italiana Geometri informa tutti i propri iscritti
e i pensionati, aventi titolo, che è stata rinnovata con EMAPI
la copertura assicurativa di assistenza sanitaria integrativa
riferita a “Grandi Interventi Chirurgici e Gravi Eventi
Morbosi” e che, pertanto, dal 16 aprile 2009 avrà inizio una
nuova annualità assicurativa.
Si ricorda che per gli iscritti che lo desiderino, è possibile - entro
il 15 maggio p.v. - estendere o rinnovare, su base volontaria,
la copertura al proprio nucleo familiare ovvero ampliare
o rinnovare detta copertura con la Garanzia B “Globale”.
Per maggiori informazioni: www.cassageometri.it o www.emapi.it
dove è disponibile anche la modulistica necessaria.
È possibile contattare direttamente EMAPI al numero verde
848881166 o allo 06/44250196 (per gli abbonati al distretto
di Roma e per i cellulari).
AVVENIMENTI
photo©shutterstock.com/Thomas Sztanek
L’architettura
sostenibile
in mostra a Ecopolis
Appuntamento
alla Fiera di Roma
dall’1 al 3 aprile
Riflettori accesi sulla prima edizione di Ecopolis, l’atteso
appuntamento dedicato al tema della sostenibilità ambientale
e della Città, destinato a diventare una ribalta importante
anche per la categoria dei geometri. La tre giorni romana, in
programma al quartiere fieristico dall’1 al 3 aprile prossimi,
ospiterà, infatti, la terza Assemblea dei Presidenti dei Collegi
provinciali e circondariali d’Italia, indetta dal nuovo Consiglio
Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati e, anche grazie
a questa iniziativa, si presenta come occasione importante per
rinnovare il dibattito sulla “città ideale” di oggi e di domani:
non più solo un concetto filosofico, ma un insieme di risposte
e soluzioni innovative alle problematiche attuali.
Tra gli argomenti principali della manifestazione, insieme
al risparmio energetico, allo smaltimento dei rifiuti, alla
mobilità, al risparmio idrico e alla salubrità ambientale, spicca
il tema del Green building e del costruire secondo parametri
che rispettino i principi della sostenibilità: una sfida non da
poco nel complicato panorama urbanistico italiano.
L’Italia rappresenta, da sempre, una sorta di laboratorio
permanente per la ricerca architettonica, data la complessità
del suo paesaggio, la ricchezza delle risorse naturali e del
patrimonio culturale e vista l’urgenza di riscattare l’immagine
di un Paese che, anche a livello internazionale, appare in
sofferenza a causa di decenni caratterizzati, oltre che da opere
di urbanizzazione importanti, da fenomeni di speculazione
edilizia e cattiva gestione del territorio.
Il meglio di…
Obiettivo della fiera romana è portare alla ribalta le migliori
soluzioni studiate da aziende ed enti pubblici, anche dal punto
di vista dello sviluppo architettonico.
Se è vero che il paesaggio tradizionale italiano ha subito, come
detto, un cinquantennio connotato anche da abusi e condoni
edilizi, saccheggio delle risorse, carenze nei controlli degli
smaltimenti industriali e inquinamento delle falde, va detto che
oggi si assiste ad una inversione di tendenza che vede il mondo
dell’architettura italiana porre al centro della sua ricerca le più
attuali tematiche ambientali, di salvaguardia e valorizzazione
del territorio, riuso dei materiali e risparmio energetico.
L’auspicio - che è poi il valore portante della manifestazione è che la sensibilità ecologica passi dall’essere una promessa
promozionale, spesso disattesa nella realizzazione, all’essere un
caposaldo della progettazione, per garantire la qualità della vita
dei cittadini di oggi e delle generazioni future.
In quest’ottica sulla passerella di Ecopolis 09 vedremo, quindi,
sfilare i vincitori di due interessanti concorsi di “architettura
sostenibile” scaturiti entrambi dall’obiettivo di tracciare la
nuova via italiana per la realizzazione delle future metropoli
verdi e a misura d’uomo.
“Sustainab.Italy” - Mibac Parc
Il primo è “Sustainab.Italy”, promosso e coordinato dal Ministero
per i Beni e le Attività Culturali - Direzione generale per la qualità
e la tutela del Paesaggio, l’Architettura e l’Arte Contemporanee.
Lo sguardo al futuro e la realizzazione “concreta” dei progetti più
innovativi sono senz’altro gli elementi distintivi di “Sustainab.
Italy”, nato da una “call for paper”, una chiamata pubblica
indirizzata ai migliori progetti eco-sostenibili.
L’appello collettivo è risuonato come una specie di concorso misto
a una dichiarazione d’intenti programmatica, alla quale hanno
aderito, entusiasti, le giovani promesse dell’architettura italiana.
Tra i 174 progetti pervenuti ne sono stati selezionati 41, in
gran parte già realizzati, che dopo aver calcato il palcoscenico
internazionale del London Festival of Architecture, saranno in
mostra ad Ecopolis.
Uno degli aspetti più interessanti del progetto “Sustainab.Italy”
è la varietà e la ricchezza dei temi affrontati dagli architetti,
che rispecchiano la complessità della domanda sociale e
testimoniano la vitalità delle idee e la capacità di risposta alle
esigenze della contemporaneità. Tutto ciò senza dimenticare la
nutrita partecipazione di giovani talenti, provenienti da tutta
Italia, che hanno saputo farsi strada tra le più note “archistar”,
a garanzia di un salutare ricambio generazionale.
Ben 25 dei lavori selezionati sono già stati realizzati in Italia e
all’Estero (Portogallo, Burkina Faso, Brasile, Cina) a testimonianza
di come l’architettura italiana non sia più imprigionata nel falso
mito delle belle idee difficilmente concretizzabili.
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ANNO I
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MARZO - APRILE 2009
L’impegno delle Cooperative
Il secondo concorso/mostra ospitato da Ecopolis è invece
coordinato da ANCAB - Legacoop.
Tratto distintivo del progetto promosso dall’Associazione
Nazionale Cooperative di Abitanti è la “fattibilità” e
l’attenzione ai costi: uno dei modi di espressione della
sostenibilità è, infatti, nella possibilità di realizzare opere
sostenibili senza impiegare budget esorbitanti e riutilizzando
gli strumenti e i materiali disponibili.
ANCAB, che già da tempo si occupa di programmi edilizi per
l’accesso alla casa in proprietà o in locazione, destinati a tutte le
fasce sociali, negli ultimi anni ha focalizzato la propria attenzione
sui processi di trasformazione urbana sostenibile.
L’impatto che il mondo delle costruzioni ha sull’ecosistema
è indiscutibilmente determinante, e dalle soluzioni che in
questi anni verranno studiate passerà la vera rivoluzione nei
comportamenti sociali.
L’approccio ecosostenibile che l’Associazione ha scelto di seguire
si fonda su tre principi essenziali: l’attenzione ai cittadini/abitanti,
poiché lo spazio urbano deve essere inteso al loro servizio;
l’attenzione al luogo, perché la costruzione non può prescindere
dai fattori ambientali e dalle caratteristiche del sito di riferimento, e
la capacità di coordinare tutte le fasi del processo edilizio per essere
in grado di affrontare in modo integrato le diverse problematiche:
economiche, sociali ed ecologiche cui si va incontro.
I primi interventi in tale direzione risalgono al 2006 e al
Protocollo d’intesa se firmato insieme a Legambiente, dal
quale sono derivate numerose iniziative di successo.
L’ultima in ordine di tempo è il Concorso di Progettazione
Ecosostenibile che ha coinvolto tre aree del territorio italiano: i
comuni di Pesaro, Foligno e Urbino e che ha visto una prima
selezione dei progetti più interessanti a fine Gennaio.
Una giuria prestigiosa, composta da professionisti del calibro
di Mario Cucinella, sta scegliendo in questi giorni i nomi
degli architetti che verranno premiati direttamente sul palco
di Ecopolis il giorno 3 aprile.
La grande partecipazione al concorso, come sottolineato dal
Direttore generale di ANCAB, Livio Pilot, è legata anche al
suo carattere di fattibilità e concretezza: gli architetti vincitori
diventeranno progettisti delle opere, destinate ad un reale uso
abitativo per i soci delle cooperative stesse.
La progettazione dovrà avvenire entro i rigidi parametri
economici fissati dalle coop e la strada obbligata per raggiungere
questo risultato sarà nell’uso sapiente di diversi fattori, tra cui ad
esempio l’energia prodotta da fonti rinnovabili.
Anche grazie a queste interessanti iniziative Ecopolis si conferma
quindi una grande fucina di idee e un’occasione di incontro
privilegiata per dare visibilità alla rivoluzione architettonica in
atto nel nostro paese, favorendo la comunicazione a più livelli
tra i vari soggetti coinvolti, istituzioni comprese, e ponendo le
basi concrete per un effettivo cambiamento di rotta verso una
società ecologicamente orientata.
Chi partecipa a Ecopolis
Espositori
photo©shutterstock.com/Blaz Kure
Le aziende più innovative al mondo (Multinazionali,
Grandi Imprese, PMI, Public Utilities) in grado di proporre
tecnologie (nuove e consolidate) e modelli funzionali per la
sfida rappresentata dalla realizzazione della città sostenibile;
Le città che oggi si propongono come modello di riferimento
in uno o più ambiti, con le loro buone pratiche, o che hanno
iniziato un percorso di miglioramento della qualità urbana.
Visitatori
Amministratori e livelli tecnici (riferiti ai vari ambiti
merceologici) delle principali città del mondo interessati
a entrare in contatto con i players di riferimento dei vari
settori;
Dirigenti e operatori delle Public Utilities;
Scienziati e ricercatori operanti su progetti di ricerca
e innovazione nei settori specifici e al tema in generale;
Progettisti, impiantisti e tecnici;
Architetti, geometri, ingegneri;
Energy Manager;
Multiutility e ESCO;
Associazioni professionali internazionali e nazionali riferite
ai vari settori;
Associazioni di cittadini;
Università;
Enti di ricerca
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CNGeGL
L’Assemblea
dei Presidenti ad Ecopolis
La partecipazione ad Ecopolis del Consiglio Nazionale dei
Geometri e Geometri Laureati (presente con un proprio spazio
espositivo -D/18, piano terra, Pad. 7) vedrà il suo momento
principale nella giornata del 2 aprile con lo svolgimento, presso il
Centro Convegni della Fiera di Roma (padiglione 10), della terza
Assemblea dei Presidenti e Componenti i Consigli dei Collegi
d’Italia
L’evento sarà l’occasione per esaminare i vari aspetti del tema
“ambiente” e prendere a livello locale le iniziative più idonee a
qualificare l’attività professionale dei geometri nel progettare
interventi edili ecocompatibili e nel recupero del costruito esistente
con l’attenzione al risparmio energetico.
IL PUNTO DI VISTA
Ambiente e gestione
del territorio
Diritti, vincoli
e responsabilità
Al giorno d’oggi, il contesto teorico universalmente
condiviso riguardo a tutti i sistemi di gestione del territorio
è il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile (nei suoi tre
principi di base: sviluppo economico, sociale e ambientale
e con l’aggiunta del quarto requisito di una corretta
amministrazione). I Sistemi di Gestione del Territorio sono
alla base della definizione dei diritti, dei vincoli e delle
responsabilità che coinvolgono le persone, le politiche di
gestione e gli spazi antropizzati.
I diritti di proprietà sono solitamente legati al possesso e
alla titolarità. I vincoli, invece, riguardano l’uso e le attività
svolte sul territorio. Parlando di “responsabilità” ci si riferisce
più che altro ad un coinvolgimento sociale ed etico e ad una
propensione verso la gestione sostenibile dell’ambiente e verso
una sua corretta antropizzazione.
Questo nostro contributo vuole fornire un quadro generale che
consenta di comprendere il concetto di “sistemi di gestione del
territorio” tale da poter affrontare i problemi connessi ai diritti,
ai vincoli e alle responsabilità per ogni futura amministrazione
dei vari tipi di spazi definiti.
16
Today the accepted theoretical framework for all land administration
systems is delivery of sustainable development. - the triple bottom line
of economic, social, and environmental development, together with
the fourth requirement of good governance. Land Administration
Systems are the basis for conceptualizing rights, restrictions and
responsibilities related to people, policies and places.
Property rights are normally concerned with ownership and
tenure whereas restrictions usually control use and activities on
land. Responsibilities relate more to a social, ethical commitment
or attitude to environmental sustainability and good husbandry.
This paper provides an overall understanding of the concept of land
administration systems for dealing with rights, restrictions and
responsibilities in future spatially enabled government.
PROPERTY RIGHTS
“Civilized living in market economies is not simply due to greater
prosperity but to the order that formalized property rights bring”
(Hernando de Soto, 1993).
The quote is from a famous article “The Missing Ingredient” in
The Economist, September 1993. The quote may also be used as an
photo©istockphoto.com/fotoVoyager
di Stig Enemark
(Presidente della Federazione Internazionale
Geometri - FIG)
DIRITTI DI PROPRIETÀ
“La vita sociale nelle economie di mercato non è semplicemente
dovuta alla maggior prosperità, ma all’ordine derivante da leggi
formali sui diritti di proprietà” (Hernando de Soto, 1993).
Questa citazione è tratta dal famoso articolo “The Missing
Ingredient” -L’ingrediente mancante-, nel The Economist,
1993. Tale citazione può essere utilizzata quale espressione
dell’importanza che le organizzazioni come l’ONU, la FAO,
e l’Habitat attribuiscono all’istituzione di sistemi catastali.
Anche la Banca Mondiale ha riconosciuto l’importanza di
costituire appropriati sistemi di amministrazione del territorio
come base per lo sviluppo economico, per la coesione sociale e
per la sostenibilità ambientale. L’accertamento esatto dei diritti
fondiari è visto come l’elemento di fondo in un processo in cui
la “terra” è sempre maggiormente il “bene fondamentale”.
Nella cultura occidentale sarebbe difficile concepire una
società priva di diritti fondiari come un motore per lo sviluppo
e la crescita economica. La proprietà non è solo un “bene
economico”. Consolidati diritti di proprietà forniscono un
senso di identità e di appartenenza che va ben oltre e sorregge
i valori di democrazia e di libertà umana. Va detto anche che,
da un punto di vista storico, i diritti fondiari si sono evoluti
in modo tale da incentivare il mantenimento della fertilità
del suolo, gli investimenti legati al mercato dei terreni e la
gestione sostenibile delle risorse.
Di conseguenza, i diritti di proprietà vengono normalmente
gestiti bene nelle economie moderne. Tra i diritti umani
riconosciuti universalmente ci sono quelli relativi al possesso
ed ai contratti d’affitto a lungo termine. Solitamente, tali
diritti sono amministrati attraverso i sistemi di registrazione
catastale sviluppatisi nei secoli. Anche altri diritti, come il
comodato e il prestito ipotecario, vengono spesso inclusi in
tali procedure formali.
Nel mondo, i sistemi catastali sono organizzati in diversi modi,
soprattutto se si considera la componente della Registrazione
Catastale vera e propria. Di base, se ne possono identificare
due tipi: il sistema contrattuale e il sistema basato sui diritti
sul territorio. La differenza tra i due riguarda lo sviluppo
culturale ed il contesto giuridico del paese. Il distinguo
principale, comunque, sta nel fatto che solo la transazione
venga registrata (sistema contrattuale) o che invece ogni
diritto venga documentato e accertato ufficialmente (sistema
basato sui diritti sul territorio). Il primo sistema non è altro
che un registro di proprietari che s’incentra su “chi possiede
cosa”, mentre il secondo è un registro delle proprietà che
illustra “cosa è posseduto da chi”. Gli aspetti culturali e
giuridici dipendono dal fatto che un paese si basi su un codice
legislativo derivante dal Diritto Romano (il primo caso) o su
un ordinamento basato sulla Common Law di origine anglogermanica (il secondo caso). Ovviamente, tale distinzione è
legata anche alla complessa storia della varie colonizzazioni.
In ogni caso, questi sistemi - legali o formali che siano non sono utili alle tante persone i cui diritti sulla proprietà
expression of the importance that international organizations, such
as the UN, FAO, and Habitat attach to building cadastral systems.
The World Bank has also recognized the importance of establishing
appropriate land administration systems as a basis for generating
economic development, social coherence and environmental
sustainability. Security in land rights is seen as a basic element in this
process where land is increasingly seen as a key asset.
In the Western cultures it would be hard to imagine a society
without having property rights as a basic driver for development
and economic growth. Property is not only economic asset. Secure
property rights provide a sense of identity and belonging that goes
far beyond and underpins the values of democracy and human
freedom. Historically, however, land rights evolved to give incentives
for maintaining soil fertility, making land-related investments,
and managing natural resources sustainably.
Therefore, property rights are normally managed well in
modern economies. The main rights are ownership and long
term leasehold. These rights are typically managed through the
cadastral/land registration systems developed over centuries.
Other rights such as easements and mortgage are often included
in the registration systems.
Cadastral Systems are organized in different ways throughout the
world, especially with regard to the Land Registration component.
Basically, two types of systems can be identified: the Deeds System
and the Title System. The differences between the two concepts relate
to the cultural development and judicial setting of the country. The
key difference is found in whether only the transaction is recorded
(the Deeds System) or the title itself is recorded and secured (the
Title System). The Deeds System is basically a register of owners
focusing on “who owns what” while the Title System is a register
of properties presenting “what is owned by whom”. The cultural
and judicial aspects relate to whether a country is based on Roman
law (Deeds Systems) or Germanic or common-Anglo law (Title
Systems). This of course also relates to the history of colonization.
However, these legal or formal systems do not serve the millions
of people whose tenures are predominantly social rather than
legal. “Rights such as freehold and registered leasehold, and the
conventional cadastral and land registration systems, and the way
they are presently structured, can not supply security of tenure to the
vast majority of the low income groups and/or deal quickly enough
with the scale of urban problems. Innovative approaches need to
be developed” (UN- HABITAT 2003). This should include a
“scaling up approach” that include a range of steps from informal
to more formalised land rights. This process does not mean that
the all societies will develop into freehold tenure systems. Figure 2
shows a continuum of land rights where each step in the process
can be formalised, with registered freeholds offering a stronger
protection, than at earlier stages.
Comparing Cadastral Systems
A website has been established http://www.cadastraltemplate.
org to compare cadastral systems on a worldwide basis. About
40 countries are currently included (August 2007) and the
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MARZO - APRILE 2009
fondiaria sono legati agli aspetti sociali piuttosto che a quelli
legali. “I diritti di proprietà fondiaria (assoluta) e di proprietà
concessa (relativa) e i sistemi catastali convenzionali, così come
attualmente strutturati, non possono garantire titoli certi alla
maggioranza dei gruppi a basso reddito e/o fornire adeguate
risposte ai problemi sempre maggiori delle realtà urbane. E’
necessario sviluppare nuovi approcci” (UN -Habitat 2003).
Tutto ciò va realizzato attraverso una serie di “tappe”, passi
graduali che conducano da diritti fondiari informali a titoli
formalmente strutturati. Un tale processo non significa
certo che tutte le società debbano evolversi verso un sistema
di titoli assoluti di proprietà della terra. La figura 2 mostra
un continuum di diritti fondiari all’interno del quale ogni
passo di questo sviluppo può ottenere una sua definizione
formale, con titoli assoluti ufficialmente certificati che offrano
maggiore certezza di effettivo godimento del bene rispetto a
documentati diritti parziali.
Confronto tra i Sistemi Catastali
Per confrontare i sistemi catastali a livello mondiale, è stato
creato il seguente sito web: http://www.cadastraltemplate.
org. Attualmente vi sono inclusi 40 paesi (Agosto 2007) ed
il numero è ancora in aumento. Questo sito web è il risultato
diretto dell’operato del terzo gruppo di lavoro, “Catasto”,
del PCGIAP (Comitato Permanente sulle Infrastrutture
GIS di Asia e Pacifico). Il sito presenta sostanzialmente un
formulario che deve essere compilato dalle istituzioni catastali,
presentando il proprio sistema catastale nazionale. L’obiettivo
è comprendere il ruolo che il catasto riveste in ogni Stato o
in ciascun NSDI (National Spatial Data Infrastructure). Ciò
al fine di confrontare le iniziative più efficaci e migliorare i
singoli sistemi catastali come componenti fondamentali di
Figura 1. Mappa dei differenti sistemi catastali nel mondo (da Enemark 2004)
Figure 1. World map of land registration systems (adapted from Enemark 2004)
18
number is still increasing. The web site is established as a result
of one of the objectives of Working Group 3 “Cadastre” of the
PCGIAP (Permanent Committee on GIS Infrastructure for Asia
and the Pacific). The cadastral template is basically a standard
form to be filled out by cadastral organizations presenting their
national cadastral system. The aims are to understand the role
that a cadastre plays in a state or a National Spatial Data
Infrastructure (NSDI), and to compare best practice as a basis for
improving cadastres as a key component of NSDIs. The Cadastral
template project is carried out in collaboration with Commission
7 “Cadastre and Land Management” of the International
Federation of Surveyors (FIG), which has extensive experience in
comparative cadastral studies. (Steudler, et.al. 2004).
It is generally accepted that a good property system is a system
where people in general can participate in the land market
having a widespread ownership where everybody can make
transactions and have access to registration. The infrastructure
supporting transactions must be simple, fast, cheap, reliable, and
free of corruption. And the system must provide safety for housing
and business, and for capital formation. It is estimated that only
25-30 countries in the world apply to these criteria.
PROPERTY RESTRICTIONS
Ownership and long term leasehold are the most important rights
in land. The actual content of these rights may vary between
countries and jurisdictions, but in general the content is well
understood. Rights to land also include the rights of use. This
right may be limited through public land use regulations and
restrictions, sectoral land use provisions, and also various kind
of private land use regulations such as easements, covenants, etc.
Many land-use rights are therefore in fact restrictions that control
the possible future use of the land.
tutte le NSDI. Tale progetto viene realizzato in collaborazione
con la VII Commissione FIG (“Catasto e Gestione del
Territorio”), dotata di una vasta esperienza nel campo degli
studi comparativi di differenti sistemi catastali.
E’ risaputo che si ha un buon diritto fondiario laddove il
comune cittadino può inserirsi nei meccanismi del mercato,
essendo in possesso di titoli di proprietà riconosciuti, e può
compiere transazioni e registrare i propri diritti. L’infrastruttura
che deve sostenere le transazioni deve essere semplice, veloce,
economica, affidabile e scevra da corruzione. Un tale sistema
deve garantire sicurezza negli alloggi, negli investimenti e nei
capitali. Si ritiene che questi criteri siano applicati solo in 2030 nazioni nel mondo.
Formal land rights
Registered freehold
Leases
Group tenure
VINCOLI RIGUARDANTI LA PROPRIETÀ
La proprietà e le concessioni a lungo termine sono i diritti
fondiari più importanti. Il contenuto specifico di questi diritti
può variare a seconda dei paesi e delle giurisdizioni, ma in
generale esso è ben definito. I diritti fondiari comprendono
anche i vincoli d’uso. Tali diritti possono essere limitati dalle
leggi e dalle restrizioni relative al demanio statale, da vincoli
d’uso di parti del territorio e da vari tipi di vincoli d’uso di
proprietà privata, quali il comodato, accordi formali, ecc. Di
fatto, molti diritti fondiari sono vincoli che condizionano il
possibile utilizzo del territorio in futuro.
Pianificazione dell’utilizzo del territorio e vincoli stanno
diventando sempre più degli strumenti in grado di garantirne
un’efficace gestione, di fornire servizi ed infrastrutture, di
proteggere e valorizzare l’ambiente urbano e rurale, di prevenire
l’inquinamento e di perseguire uno sviluppo sostenibile. La
pianificazione e le norme sulle attività del territorio possono
cancellare i sistemi di gestione fondiaria e i diritti che questi
ultimi sostengono. Questo conflitto si può spiegare illustrando
due opposti punti di vista: l’approccio cosiddetto del libero
mercato e quello della pianificazione centralizzata.
Adverse possession
Anti evictions
Occupancy
Customary
Perceived tenure
approaches
Informal land rights
Figura 2. Continuum dei diritti fondiari (UN-Habitat, 2008)
Libero mercato vs pianificazione centralizzata
I sostenitori del diritto di proprietà sono dell’opinione che
i proprietari non abbiano alcun obbligo verso chicchessia
e debbano avere completa sovranità sui propri beni.
Estremizzando questa visione, la possibilità di un governo
di espropriare o di istituire vincoli d’uso (attraverso sistemi
di pianificazione), o anche soltanto decidere la destinazione
del terreno (piano catastale), potrebbe non esistere o essere
fortemente limitata. I sostenitori di questa posizione
argomentano che dei vincoli potrebbero essere imposti solo a
fronte di un compenso pagato per la mancata opportunità di
trarre profitti (Jacobs 2007).
Tuttavia, in Europa è presente anche un altro approccio. In
base a questo secondo punto di vista, il ruolo di un governo
democratico prevede la creazione di norme e pianificazioni
del territorio ai fini della pubblica utilità. La pianificazione
regolamentata è teoricamente ben distinta dall’idea di
Figure 2. Continuum of land rights (UN-Habitat, 2008)
Land-use planning and restrictions are becoming increasingly
important as a means to ensure effective management of land-use,
provide infrastructure and services, protect and improve the urban
and rural environment, prevent pollution, and pursue sustainable
development. Planning and regulation of land activities cross-cut
tenures and the land rights they support. How these intersect is best
explained by describing two conflicting points of view - the free
market approach and the central planning approach.
The free market versus the central planning approach
The property rights activists, most of them influenced by private
ownership viewpoints, argue that land owners should be obligated
to no one and should have complete domain over their land. In
this extreme position, the government opportunity to take land
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esproprio di un bene privato a fronte di un compenso
per un utilizzo ai fini pubblici. In questi ordinamenti,
il presupposto storico in base al quale un proprietario
terriero può fare qualsiasi cosa che non sia espressamente
vietata dalle norme si tramuta nel principio secondo cui i
proprietari possono fare soltanto ciò che è espressamente
consentito, poiché tutto il resto è vietato.
La contrapposizione tra questi due orientamenti è fortemente
avvertita nelle nazioni in cerca di una stabilità economica. Il
problema, tuttavia, consiste nel raggiungere il giusto equilibrio
tra diritti dei proprietari e necessità e autorità del governo a
regolamentare l’uso e lo sviluppo del territorio per il bene della
società. Una risposta al dilemma va trovata in una politica
di gestione del territorio nazionale che sappia equilibrare in
modo ragionevole la facoltà dei proprietari di gestire i loro
beni e quella del governo di fornire servizi e regolamentare la
crescita per uno sviluppo sostenibile.
Questioni ambientali
Le politiche ambientali dovrebbero evidenziare il fatto
che la crescita economica può andare di pari passo con la
valorizzazione dell’ambiente. Nel loro sviluppo, le industrie
devono tener ben presenti (dal punto di vista tecnico ed
economico) le esigenze dell’ambiente. Ogni politica di
sviluppo dovrebbe basarsi sul principio universalmente
riconosciuto del “chi inquina, paga”. Le industrie dovrebbero
essere situate in quei luoghi dove possano causare il minor
inquinamento possibile e dovrebbero adottare le misure
necessarie per prevenire al massimo tale inquinamento.
Questi principi stanno alla base delle recenti iniziative sul
commercio del carbone a livello nazionale e mondiale.
Solitamente, le politiche ambientali includono provvedimenti
che prevengono e controllano l’inquinamento dell’aria,
del terreno e dell’acqua, così come norme che regolino
l’inquinamento acustico e lo smaltimento dei rifiuti.
Dovrebbero però essere comprese anche leggi riguardanti l’uso
di tecnologie meno inquinanti. Norme simili possono essere
applicate tramite l’obbligo di un’approvazione/autorizzazione
preventiva per la creazione di ogni genere di industrie o
attività considerate potenziali fonti di inquinamento. Tale
approvazione dovrebbe garantire che le imprese soddisfino
determinati standard ambientali e tecnologici e, in tal modo,
l’inquinamento di suolo, aria e acqua sia il minore possibile.
Le politiche ambientali devono anche ricomprendere il
trattamento delle acque di scarico attraverso protocolli che
salvaguardino la qualità dei corsi d’acqua.
Sviluppo “informale”
Lo sviluppo cosiddetto “informale” può prendere varie
forme: l’occupazione di proprietà pubbliche vacanti, oppure
l’occupazione e l’uso abusivo di proprietà privata a scopo
edilizio senza le appropriate autorizzazioni da parte delle
autorità preposte.
20
(eminent domain), or restrict its use (by planning systems), or
even regulate how it is used (building controls) should be nonexistent or highly limited. Proponents argue that planning
restrictions should only be imposed after compensation for lost
land development opportunities is paid (Jacobs 2007).
Throughout the European territory, another view appeared. In
this, the role of a democratic government includes planning
and regulating land systematically for public good purposes.
Regulated planning is theoretically separated from taking
private land with compensation and using it for public
purposes. In these jurisdictions the historical assumption that a
land owner could do anything than was not expressly forbidden
by planning regulations changed into the different principle
that land owners could do only what was expressly allowed,
everything else being forbidden.
The tension between these two points of view is especially felt
by nations seeking economic security. The question however is
how to balance owners’ rights with the necessity and capacity
of the government to regulate land use and development for the
best of the society. The answer to this is found in a country’s
land policy which should set a reasonable balance between the
ability of land owners to manage their land and the ability
of the government to provide services and regulate growth for
sustainable development.
Environmental concerns
Environmental policies should emphasise that economic growth
can be achieved simultaneously with improvements to the
environment. Industries must be able to absorb - constructively
and economically - environmental considerations into their
development. Policies may be based on the “polluter pays
principle” which is internationally recognized. Enterprises
should be located at a site causing least possible pollution and
should adopt the measures necessary to prevent pollution to the
greatest possible extent. These principles are the basis of recent
global/national carbon trading initiatives.
Environmental policies normally include provisions to prevent
and control pollution of air, earth and water, as well as
provisions for noise and waste treatment. Requirements for
use of the least pollution technology should also be included.
These requirements can be made operational through a
statutory system of prior approval/authorization applying for
the establishment of all kinds of plants or activities considered
as potential sources of pollution. This approval should ensure
that all enterprises meet a number of environmental and
technological standards and so pollute soil, air and water as
little as possible. Environmental policies may also include
provisions for waste water treatment to be managed through
the guidelines that safeguard the quality of watercourses.
Informal development
Informal development may occur in various forms such as squatting
where vacant state-owned or private land is occupied and used
Non esiste una soluzione semplice ai problemi di
prevenzione e regolamentazione dello sviluppo informale.
Le questioni riguardano soprattutto il rapporto tra
benessere economico a livello nazionale e grado di equità
economica e sociale. Le soluzioni dei problemi hanno
invece a che fare con la presenza di coerenti politiche di
gestione del territorio, con un’amministrazione efficace
e con istituzioni solide. Una direzione verso le soluzioni
può essere costituita dal concetto di gestione integrata del
territorio come presentata in seguito, con un’attenzione
particolare per le modalità di decentralizzazione,
pianificazione unitaria e partecipazione pubblica.
Sebbene alcune situazioni di sviluppo abusivo, come nel caso
di realtà post-belliche, siano difficili da arrestare, molte altre
potrebbero essere di gran lunga ridotte attraverso interventi
del governo, col supporto dei cittadini. Alla base di un
simile intervento è il concetto di una gestione integrata del
territorio, intesa come strumento fondamentale per favorire
uno sviluppo sostenibile e, al contempo, per prevenire e
regolarizzare lo sviluppo abusivo (Enemark-McLaren 2008).
illegally for housing or any construction works without having
formal permission from the planning or building authorities.
There is no simple solution to the problems of preventing and
legalising informal development. The problems relate mainly to
the national level of economic wealth in combination with the
level of social and economic equity in society, while the solutions
relate to the level of consistent land policies, good governance,
and well established institutions. Guidance for solutions can
be found in the concept of integrated land-use management as
presented below with a focus on the means of decentralisation,
comprehensive planning, and public participation.
Although some occurrences of illegal development, such as in
post conflict situations, may be difficult to stop, many other
forms of illegal development could be significantly reduced
through government interventions supported by the citizens.
Underpinning this intervention is the concept of integrated
land management as a fundamental means to support
sustainable development, and at the same time, prevent and
legalise informal development.
(Enemark and McLaren, 2008).
Gestione integrata del territorio
La gestione integrata del territorio si basa sulle politiche
delineate nella più generale normativa di riferimento,
compresa la legislazione relativa al catasto e alla pianificazione
edilizia. Queste leggi stabiliscono i principi istituzionali
e le procedure per le aree soggette ad accatastamento, a
pianificazione dell’uso e ai progetti di sviluppo del territorio.
Politiche territoriali più specifiche sono previste nella
normativa di settore in aree quali agricoltura, patrimonio
boschivo, edilizia abitativa, risorse naturali, protezione
ambientale, approvvigionamento idrico, patrimonio artistico
e così via. Tali leggi stabiliscono gli obiettivi nei vari settori e i
dispositivi istituzionali per attuarli (concessioni, informative,
patteggiamenti, ecc). In questi ambiti specifici si creano
dei programmi di settore che comprendono la raccolta di
informazioni rilevanti per poter deliberare in ciascuno di essi.
Tali programmi si collocano all’interno di una più generale
pianificazione ai livelli nazionale, statale/regionale e locale.
E’ importante che un sistema integrato di controllo
della pianificazione si basi su dati catastali appropriati
e aggiornati, soprattutto quando parliamo di registro
catastale, registro territoriale, registro immobiliare, registro
delle costruzioni e delle abitazioni. Tali registri devono essere
organizzati in modo da costituire una rete di sottosistemi
integrati, connessi alle mappe catastali e topografiche, per
creare un’infrastruttura di dati a livello nazionale, sia per il
territorio in sé, sia per le aree urbanizzate.
Nell’ambito del sistema di gestione del territorio (sistema
di controllo della pianificazione), i vari interessi di settore
dovrebbero trovarsi in equilibrio con gli obiettivi di sviluppo
generale di un determinato luogo e, conseguentemente,
costituire la base delle norme circa il suo futuro utilizzo
Integrated Land-Use Management
Integrated land-use management is based on land policies laid
down in the overall land policy laws including the cadastral
and land registration legislation and planning and building
legislation. These laws identify the institutional principles and
procedures for the areas of land and property registration, landuse panning, and land development. More specific land policies
are laid down in the sectoral land laws within areas such as
agriculture, forestry, housing, natural resources, environmental
protection, water supply, heritage, and so on. These laws identify
the objectives within the various areas and the institutional
arrangements to achieve these objectives through permit
procedures, information policies, dispute handling, and so on.
The various areas produce sectoral programmes that include the
collection of relevant information for decision making within
each area. These programmes feed into the comprehensive spatial
planning carried out at national, state/regional and local levels.
Importantly, a mature system of comprehensive planning control
needs to be based on appropriate and updated land use data
systems, especially the cadastral register, the land book, the
property valuation register, the building and dwelling register,
etc. These registers need to be organized to form a network of
integrated subsystems connected to the cadastral and topographic
maps to form a national spatial data infrastructure for the
natural and built environment.
In the land-use management system (the planning control
system) the various sectoral interests should be balanced against
the overall development objectives for a given location and
thereby form the basis for regulation of future land-use through
planning permissions, building permits and sectoral land use
permits according to the various land-use laws. These decisions
are based on the relevant land use data and thereby reflect the
21
ANNO I
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MARZO - APRILE 2009
(attraverso permessi edilizi, concessioni e permessi vincolati per
i diversi settori, conformemente alle varie normative in vigore).
Tali scelte si basano su dati di rilievo e quindi rispecchiano
quelle che saranno le conseguenze spaziali per il territorio e per
la società stessa. In linea di massima, si potrebbe affermare che
la loro attuazione sta alla base dello sviluppo sostenibile.
RESPONSABILITÀ SULLA PROPRIETÀ
Le responsabilità inerenti la proprietà riguardano
fondamentalmente l’impegno e l’atteggiamento sociale ed
etico verso la sostenibilità ambientale e la corretta gestione
dell’agricoltura. Gli individui e tutti i soggetti coinvolti
dovrebbero trattare il territorio e la proprietà in conformità alle
tradizioni culturali ed alle condotte eticamente corrette. Ciò
rispecchia quanto giuridicamente e socialmente riconosciuto.
Di conseguenza, nel mondo, i sistemi di gestione del
territorio variano a seconda dello sviluppo storico e delle
tradizioni culturali. Più in generale, le relazioni tra gruppi
umani e territori in cui vivono sono in parte determinati
dallo sviluppo culturale e dai sistemi di potere dei rispettivi
paesi o aree amministrative.
Tutto ciò ci riporta alle dimensioni culturali descritte
dallo studioso olandese Gert Hofstede. In particolare alle
dimensioni della “Rinuncia per dubbio”, ossia il preferire
situazioni strutturate rispetto ad altre destrutturate o flessibili,
e la “Distanza di potere”, cioè il grado di disuguaglianza
fra gli individui che può essere accettato socialmente (Gert
Hofstede 2001). Queste dimensioni culturali sono il motore
del comportamento sociale ed etico delle persone anche
rispetto a come un territorio possa essere posseduto e utilizzato
all’interno di una determinata cultura. Sistemi fondiari e
controllo dell’uso del suolo, di conseguenza, variano nel
mondo sulla base di tali differenze culturali.
Le responsabilità sociali dei proprietari terrieri hanno una lunga
storia in Europa. In Germania, ad esempio, la Costituzione
insiste fortemente sul ruolo sociale del proprietario terriero.
Più in generale, l’Europa sta assumendo un atteggiamento
più lungimirante e globale nei confronti della gestione del
territorio, istituendo sistemi integrati di dati e strutture
amministrative compatibili fra loro. In altre parti del mondo,
come in Australia, vengono creati “beni” separati dal concetto
di “terra”, utilizzando invece il concetto di “diritti fondiari decostruttivi”, adattando, cioè, i sistemi di gestione del territorio
a transazioni di diritti prive di un approccio a livello nazionale
(Williamson-Wallace 2007).
PARADIGMA DELLA GESTIONE DEL TERRITORIO
Gestione del territorio sottintende distribuzione e
amministrazione di un bene fondamentale in ogni società:
la terra. Nelle democrazie occidentali, con i loro meccanismi
economici ben oliati, la gestione del territorio è un’attività
di base sia per i governi, sia per il settore privato. Essa,
specialmente per quanto riguarda l’amministrazione
22
spatial consequences for the land as well as society. In principle
it can then be ensured that implementation will happen in
support of sustainable development.
PROPERTY RESPONSIBILITIES
Property responsibilities relate to a more social, ethical
commitment or attitude to environmental sustainability and
good husbandry. Individuals and other actors are supposed
to treat land and property in a way that conform to cultural
traditions and ways of good ethical behaviour. This relates to
what is accepted both legally and socially.
Therefore, the systems for managing the use of land vary
throughout the world according to historical development
and cultural traditions. More generally, the human kind to
relationship is to some extent determined by the cultural and
administrative development of the country or jurisdiction.
This relates to cultural dimensions as described by the Dutch
scientist Gert Hofstede, especially the dimensions of: Uncertainty
avoidance, that is the preference of structured situations over
unstructured or flexible ones; and Power distance, that is the
degree of inequality among people accepted by the population
(Gert Hofstede, 2001). These cultural dimensions determine the
social and ethical behaviour of people also in relation to the way
land can be hold and used within a given culture. Systems of
land tenure and land-use control therefore vary throughout the
world according to such cultural differences.
Social responsibilities of land owners have a long heritage in
Europe. In Germany, for example, the Constitution is insisting
on the land owner´s social role. In general Europe is taking a
comprehensive and holistic approach to land management by
building integrated information and administration systems.
Other regions in the world such as Australia creates separate
commodities out of land, using the concept of “unbundling land
rights”, and is then adapting the land administration systems
to accommodate this trading of rights without any national
approach (Williamson and Wallace, 2007).
THE LAND MANAGEMENT PARADIGM
Land management underpins distribution and management of a
key asset of any society namely its land. For western democracies,
with their highly geared economies, land management is a
key activity of both government and the private sector. Land
management, and especially the central land administration
component, aim to deliver efficient land markets and effective
management of the use of t land in support of economic, social,
and environmental sustainability.
The land management paradigm as illustration in figure
3 below allows everyone to understand the role of the land
administration functions (land tenure, land value, land
use, and land development) and how land administration
institutions relate to the historical circumstances of a country
and its policy decisions. Importantly, the paradigm provides a
framework to facilitate the processes of integrating new needs
centralizzata, ha lo scopo di fornire un mercato efficiente e
una gestione efficace rispetto a finalità economiche, sociali e
di sostenibilità ambientale.
Il paradigma di gestione del territorio, come illustra la
figura sottostante, permette a ciascuno di comprendere
il ruolo dei vari aspetti dell’amministrazione territoriale
(titolarità, valore, uso e profittabilità) e come le istituzioni
amministrative siano espressione delle vicissitudini storiche e
delle decisioni politiche di un paese. Ciò che è importante è il
fatto che il paradigma fornisca una struttura tale da facilitare
l’integrazione di nuove necessità nell’ambito di sistemi
organizzati in modo tradizionale, senza influire sulla solidità
di base che questi sistemi forniscono.
Un tale Sistema Amministrativo costituisce la colonna
della società ed è essenziale per una buona gestione, in
quanto fornisce informazioni dettagliate e garantisce una
amministrazione sicura del territorio. Ciò a partire dal livello
base dei singoli appezzamenti di terreno, fino all’attuazione
delle politiche a livello nazionale. Questo sistema comprende
tutti i diritti, i vincoli e le responsabilità.
GOVERNO E TERRITORIO
Un’amministrazione può agire su un territorio qualora le
istituzioni utilizzino lo spazio come chiave per organizzare
le proprie azioni, non solo a titolo di informazione.
Laddove i dati topografici riguardanti gli spazi reali siano
disponibili ai cittadini e alle aziende per incoraggiarne lo
spirito imprenditoriale.
Google Earth è un buon esempio su come fornire informazioni
facilmente accessibili all’utente. A riguardo, dovremmo
considerare la possibilità che le informazioni geografiche tratte
into traditionally organised systems without disturbing the
fundamental security these systems provide.
A Land Administration System designed in this way forms a
backbone for society and is essential for good governance because
it delivers detailed information and reliable administration of
land from the basic foundational level of individual land parcels
to the national level of policy implementation. And the system
includes all rights, restrictions and responsibilities.
SPATIALLY ENABLED GOVERNMENT
Spatially enabled government is achieved when governments use
place as the key means of organising their activities in addition
to information, and when location and spatial information are
available to citizens and businesses to encourage creativity.
Google Earth is good example of providing user friendly
information in a very accessible way. We should consider the
option where spatial data from Google Earth are merged with
built and natural environment data. This unleashes the power
of both technologies in relation to emergency response, taxation
assessment, environmental monitoring and conservation,
economic planning and assessment, social services planning,
infrastructure planning, etc. This also include designing and
implementing a suitable service oriented IT-architecture
for organising spatial information that can improve the
communication between administrative systems and also
establish more reliable data based on the use of the original
data instead of copies. Spatial enablement offers opportunities
for visualisation, scalability, and user functionalities:
This is related to institutional challenges with a range of
stakeholder interests. This includes Ministries/Departments
such as: Justice; Taxation; Planning; Environment; Transport;
Figura 3. Gestione integrate del territorio per uno sviluppo sostenibile (Enemark, 2004)
Figure 3. Integrated land-use management for sustainable development (Enemark, 2004)
Land
Policies
Overall Land Policies
Sectoral Land Laws and Policies
• Agricolture
• Environment
• Water Supply
• Housing
• Heritage
• Natural Resources
Sectoral Programmes
Land-Use
Management
• Regional and Local Spatial Planning
• Construction planning
Implementation through
• Planning permissions
• Building permits
• Sectoral land use permits
Land
Information
Land Data Registers
• Land Tenure
• Land Value
• Land Use
• Cadastral mapping
• Topographic mapping
• Natural resource maps
• Utility mapping
Coordinated Land Information Systems
Implementation for
Sustainable Development
23
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MARZO - APRILE 2009
da Google Earth vengano combinate con altre concernenti
l’ambiente naturale e urbanizzato. Ciò amplifica le capacità
di entrambe le tecnologie al fine della protezione civile,
della valutazione fiscale, del monitoraggio e della protezione
ambientale, della valutazione e pianificazione economica,
della strutturazione dei servizi sociali, della creazione di
infrastrutture, ecc. Tutto questo include anche la costituzione
e la messa in atto di un adeguato servizio IT - una struttura
in grado di organizzare le informazioni geo-spaziali che possa
migliorare la comunicazione fra le varie amministrazioni e
fornire dati più attendibili (basati su originali, e non su copie).
Accedere allo spazio offre l’opportunità di visualizzarlo,
metterlo in scala, usufruirne da parte dell’utente.
Sono queste le sfide istituzionali che coinvolgono vari attori
sociali in grado di vantare dei diritti. Vale a dire: Ministeri/
Dipartimenti come quelli della Giustizia, del Fisco, dei Lavori
Pubblici, dell’Ambiente, dei Trasporti, dell’Agricoltura,
dell’Urbanistica, dell’Interno (istituzioni regionali e locali)
e privati (quali aziende e singoli cittadini). Creare la
consapevolezza dei benefici dell’istituire una base per un
Sistema Integrato di Gestione dei Dati riguardanti il territorio
(ILIM) richiede tempo e pazienza. Le istituzioni catastali e
di mappatura del territorio svolgono in proposito un ruolo
chiave. Il nocciolo del rapporto tra amministrazione e spazio
amministrato è un catasto incentrato su tale spazio.
Importanza del Catasto
Il paradigma della gestione del territorio fa del Catasto
nazionale il motore dell’intero sistema di amministrazione
territoriale (LAS), supportando la capacità di un Paese di
assicurare uno sviluppo sostenibile. Il ruolo del Catasto,
così inteso, si sposa con l’evoluzione storica dei sistemi
di qualsiasi nazione, nonostante approcci come quello
anglo/tedesco siano più facilmente rivolti alla gestione del
territorio rispetto a quelli di origine franco/latina.
Questo ruolo del Catasto è rappresentato nel diagramma
della figura 5. Esso evidenzia l’utilità di una mappa catastale
a larga scala quale strumento appropriato ai fini, data la sua
capacità di rappresentare l’uso del territorio e il legame
tra questo e gli individui. Una rappresentazione catastale
digitale dei livelli di urbanizzazione e antropizzazione e
la comprensione delle strategie operanti nell’utilizzo del
territorio per le aziende, agricole e non, per l’edilizia privata
e per ogni altra forma di attività, formano il nucleo degli
elementi di informazione principali che facilitano in un
Paese la costruzione di strutture amministrative condivise
in grado di assicurare uno sviluppo sostenibile.
Il diagramma evidenzia che il livello delle informazioni
catastali non può essere sostituito da quello dei dati
territoriali derivanti dal sistema di rilevamento geografico
(GIS). Solo il Catasto ha il merito di poter identificare un
appezzamento di terreno, sia fisicamente che in termini
astratti, cui il proprietario possa far riferimento. Ciò equivale
24
Agriculture; Housing; Interior (regional and local authorities);
Utilities; and civil society interests such as businesses and citizens.
Creating awareness of the benefits of developing a shared platform
for Integrated Land Information Management takes time and
patience. The Mapping/Cadastral Agencies have a key role to
play in this regard. The technical core of Spatially Enabling
Government is the spatially enabled cadastre.
Significance of the Cadastre
The land management paradigm makes a national cadastre the
engine of the entire LAS, underpinning the country’s capacity to
deliver sustainable development. The role of the cadastre as the
engine of LAS is neutral in terms of the historical development
of any national system, though systems based on the German
and Torrens approaches, are much more easily focused on land
management than systems based on the French/Latin approach.
The cadastre as an engine of LAS is shown diagrammatically
in Figure 5. The diagram highlights the usefulness of the
large scale cadastral map as a tool by exposing its power as the
representation of the human scale of land use and how people
are connected to their land. The digital cadastral representation
of the human scale of the built environment, and the cognitive
understanding of land use patterns in peoples’ farms, businesses,
homes, and other developments, then form the core information
sets that facilitate a country building an overall administrative
framework to deliver sustainable development in a country.
The diagram demonstrates that the cadastral information layer
cannot be replaced by a different spatial information layer derived
from geographic information systems (GIS). The unique cadastral
capacity is to identify a parcel of land both on the ground and in
the system in terms that all stakeholders can relate to, typically an
address plus a systematically generated identifier (given addresses
are often duplicated or are otherwise imprecise). The core cadastral
information of parcels, properties and buildings, and in many
cases legal roads, thus becomes the core of SDI information, feeding
into utility infrastructure, hydrological, vegetation, topographical,
images, and dozens of other datasets.
Good governance
Governance refers to the manner in which power is exercised
by governments in managing a country’s social, economic, and
spatial recourses. It simply means: the process of decision-making
and the process by which decisions are implemented. This
indicates that government is just one of the actors in governance.
The concept of governance includes formal as well as informal
actors involved in decision-making and implementation of
decisions made, and the formal and informal structures that
have been set in place to arrive at and implement the decision.
Good governance is a qualitative term or an ideal which
may be difficult to achieve. The term includes a number of
characteristics e.g. as identified in the UN-Habitat Global
Campaign on Urban Governance. The characteristics or norms
are as follows (adapted from FAO, 2007):
Sustainable Development
Economic, Social &
Environmental
Land
Policy
Framework
Land Administration Functions
Land Tenure, Land Value
Land-Use, Land Development
Land
Information
Infrastructures
Country Context
Institutional Arrangements
Figura 4. Paradigma di gestione del territorio (Enemark, 2004)
Figure 4. The land management paradigm (Enemark, 2004)
ad una localizzazione e ad una identificazione (dato che le
localizzazioni sono spesso ambivalenti o imprecise da altri
punti di vista). Di conseguenza, il nocciolo delle informazioni
catastali riguardanti singoli appezzamenti, proprietà, edifici
e, in molti casi, vie di accesso, diviene la base dei dati
delle SDI. Su di essi si fondano a loro volta classificazioni
riguardanti infrastrutture, idrologia, patrimonio boschivo,
rappresentazioni topografiche e molte altre ancora.
Amministrazione efficiente
Il termine “governance”, “governo”, si riferisce al modo in
cui il potere viene esercitato dai governi nella gestione delle
risorse sociali, economiche e territoriali di un Paese. Tale
termine indica semplicemente i processi decisionali e quelli
che consentono l’attuazione delle norme stabilite. In altre
parole, il Governo è solo uno degli attori protagonisti del
“governo”. Il “governo” (o gestione) coinvolge istituzioni
e soggetti in grado di influire sulle normative e la loro
applicazione, nonché le strutture formali o informali create
per prendere e portare avanti tali provvedimenti.
Il “Buon governo” implica una valutazione qualitativa, ovvero
un ideale che potrebbe essere difficile da raggiungere. Tale
termine presenta molte sfaccettature (identificate nel Manuale
Universale dell’Amministrazione Urbanistica dell’UNHabitat). I criteri di base sono i seguenti (adattamento di
quelli presentati in FAO 2007):
• Sostenibile e in grado di agire a livello locale: è in grado di
mantenere un equilibrio fra le esigenze economiche, sociali
Sustainable and locally responsive: It balances the economic,
social, and environmental needs of present and future generations,
and locates its service provision at the closest level to citizens.
Legitimate and equitable: It has been endorsed by society
through democratic processes and deals fairly and impartially
with individuals and groups providing non-discriminatory
access to services.
Efficient, effective and competent: It formulates policy and
implements it efficiently by delivering services of high quality
Transparent, accountable and predictable: It is open and
demonstrates stewardship by responding to questioning and
providing decisions in accordance with rules and regulations.
Participatory and providing security and stability: It enables
citizens to participate in government and provides security of
livelihoods, freedom from crime and intolerance.
Dedicated to integrity: Officials perform their duties without
bribe and give independent advice and judgements, and respects
confidentiality. There is a clear separation between private interests
of officials and politicians and the affairs of government.
Once the adjective “good” is added, a normative debate begins.
In any case, almost all kind of government includes a spatial
component. In other words: Good governance and sustainable
development is not attainable without sound land administration
or - more broadly - sound land management.
The Global Agenda
FIG is strongly committed to the global agenda as presented in
the Millennium Development Goals (MDGs) (UN, 2000).
25
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MARZO - APRILE 2009
e ambientali delle generazioni presenti e future e offre i
propri servizi ad un livello il più vicino possibile al
cittadino.
• Legittimo ed equo: il potere gli viene conferito dalla
società tramite procedure democratiche; opera con giustizia
e imparzialità nei confronti di individui e gruppi, fornendo
senza discriminazioni accesso ai servizi.
• Efficiente, efficace e competente: vara politiche operative
e le attua in modo sistematico, erogando servizi di
alta qualità.
• Trasparente, affidabile e responsabile: è aperto e responsabile;
risponde alle richieste e prende decisioni conformi alle
norme ed ai regolamenti.
• Partecipe e garante di stabilità: permette ai cittadini
di partecipare all’amministrazione e offre la sicurezza
del sostentamento, dell’assenza di criminalità e
discriminazioni.
• Moralmente integro: i funzionari adempiono ai loro doveri
senza corruzione, fornendo suggerimenti e valutazioni
obiettive e rispettando la privacy. Vi è una separazione netta
tra la sfera degli interessi privati dei funzionari e dei politici e
quella del pubblico interesse.
Aggiungendo l’aggettivo “buon”, si passa al dibattito normativo.
In ogni caso, quasi tutti i tipi di amministrazione devono
includere una componente legata allo spazio geografico. In
altre parole, un “buon governo” e uno sviluppo sostenibile
non si possono conseguire senza una solida amministrazione
o, meglio ancora, senza una solida gestione del territorio.
Agenda Mondiale
La Federazione Internazionale Geometri (FIG) si interessa
vivamente all’ “Agenda Mondiale”, così come presentata
attraverso “Obiettivi dello Sviluppo del Millennio”
(Millenium Development Goals -MDGs- ONU 2000).
I geometri rivestono, a livello mondiale, un ruolo chiave
nel raggiungimento di tali obiettivi, grazie al loro ruolo
professionale teso a garantire un mercato fondiario efficiente
e una gestione del territorio efficace. Queste funzioni
sostengono lo sviluppo e l’innovazione ai fini della giustizia
sociale, della crescita economica e della sostenibilità
ambientale. La FIG è anche coinvolta nei programmi di
UN-Habitat riguardanti il Global Land Tool Network GLTN - (Rete Mondiale degli Strumenti Territoriali). Tale
progetto è finalizzato a realizzare gli MDGs attraverso una
migliore gestione del territorio e tecniche amministrative in
grado di alleviare la povertà e di migliorare la qualità di vita
dei paesi del Terzo Mondo (UN-Habitat 2006).
Obiettivi del Millenium Development:
• Obiettivo 1: Sradicare la povertà estrema e la fame
• Obiettivo 2: Raggiungere l’educazione elementare universale
• Obiettivo 3: Promuovere l’eguaglianza sessuale e rafforzare
il ruolo delle donne
• Obiettivo 4: Ridurre la mortalità infantile
26
The surveyors throughout the world play a key role in attaining
the MDGs through their professional functions in support of
an efficient land market and effective land-use management.
These functions underpin development and innovation for social
justice, economic growth, and environmental sustainability.
FIG is also committed to the UN-Habitat agenda around the
Global Land Tool Network (GLTN) that aims to facilitate the
attainment of the MDGs through improved land management
and tenure tools for poverty alleviation and the improvement of
the livelihoods for the poor (UN-Habitat, 2006).
The Millennium Development Goals
Goal 1: Eradicate extreme poverty and hunger
Goal 2: Achieve universal primary education
Goal 3: Promote gender equality and empower women
Goal 4: Reduce child mortality
Goal 5: Improve maternal health
Goal 6: Combat HIV/AIDS, malaria and other diseases
Goal 7: Ensure environmental sustainability
Goal 8: Develop a Global Partnership for Development
The eight Millennium Development Goals (MDGs) form a
blueprint agreed to by all the world’s countries and the world’s
leading development institutions. The first seven goals are
mutually reinforcing and are directed at reducing poverty in
all its forms. The last goal - global partnership for development
- is about the means to achieve the first seven. The MDGs
represent a wider concept or a vision for the future, where
the contribution of the global surveying community is central
and vital. This relates to the areas of providing the relevant
geographic information in terms of mapping and databases of
the built and natural environment, and also providing secure
tenure systems, systems for land valuation, land use management
and land development. The work of the surveyors forms a kind
of “backbone” in society that supports social justice, economic
growth, and environmental sustainability. These aspects are all
key components within the MDGs.
The global challenge can be displayed through a map of the
world (figure 4) using the Gross Domestic Product as the scale of
showing the territory size, In surveying terms, the real challenge
of the global agenda is about bringing this map back to scale.
In a global perspective the areas of surveying and land
administration are basically about people, politics, and
places. It is about people in terms human rights, engagement
and dignity; it is about politics in terms of land policies and
good government; and it is about places in terms of shelter,
land and natural resources.
In facing the global agenda the role of FIG - the global
surveying community - is threefold: (i) to explain the role of
the surveying profession and the surveying disciplines in terms
of their contribution to the MDGs. Such statements should
also make the importance of the surveying profession disciplines
better understood in a wider political context; (ii) to develop
and disseminate knowledge, policies and methods towards
achieving and implementing the MDGs - a number of FIG
•
•
Obiettivo 5: Migliorare la salute delle madri
Obiettivo 6: Combattere l’HIV/AIDS, la malaria ed altre
malattie
• Obiettivo 7: Garantire la sostenibilità ambientale
• Obiettivo 8: Valorizzare una collaborazione globale per
lo sviluppo
Questi otto MDGs formano un programma condiviso da tutti
i Paesi del mondo e dalle maggiori istituzioni internazionali.
I primi sette obiettivi si rafforzano vicendevolmente ed
hanno come fine ultimo quello di ridurre la povertà in tutte
le sue forme. L’ottavo, invece, riguarda i mezzi per ottenere i
primi sette. Gli MDGs rappresentano una più vasta visione
del futuro. Una visione per realizzare la quale il contributo
dei geometri è fondamentale. La professione è in grado
di fornire importanti informazioni geografiche attraverso
mappe e database riguardanti ambienti urbanizzati e non.
Può garantire stabili sistemi di diritto fondiario, di stima,
di gestione e sviluppo territoriale. Il lavoro dei geometri
è una sorta di “spina dorsale” della società: sostiene la
giustizia sociale, la crescita economica e la sostenibilità
ambientale. Questi aspetti sono tutte componenti essenziali
al conseguimento degli MDGs.
La sfida globale può essere mostrata graficamente attraverso un
semplice planisfero (figura 6) che raffiguri il Prodotto Interno
Lordo come misura di scala per evidenziare l’estensione di
ciascun Paese. Con una metafora “topografica”, la vera sfida
dell’Agenda Mondiale riguarda il conseguimento di una
mappa che, in quanto rappresentazione in scala dell’estensione
di un territorio, lo raffiguri nei suoi termini reali.
publications have already made significant contributions in
this regard; and (iii) to work closely with the UN agencies and
the World Bank in contributing to the implementation of the
MDGs. An outcome of these efforts relates to cooperation with
UN-Habitat in developing a model for providing secure social
tenure for the poorest.
FIG already shares this global responsibility and has now
established a focused partnership with both the World Bank and
UN-Habitat to deal with these challenges. This will include a
special focus on developing a model for providing secure social
tenure for the poorest. Another outcome will be in the areas of
capacity building and good governance in land administration
in support of the MDGs to be presented at a joint FIG/WB high
profile conference in Washington DC in March 2009.
FINAL REMARKS
No nation can build land management institutions without
thinking about integration of activities, policies, and approaches.
Technology opportunities provide additional motivation. Careful
management of land related activities on the ground are crucial
for delivery of sustainability.
Land administration systems, in principle, reflect the social
relationship between people and land recognized by any
particular jurisdiction or state. Such a system is not just a
GIS. On the other hand, Land Administration Systems are
not an end in itself but facilitate the implementation of the
land policies within the context of a wider national land
management framework.
Land administration activities are, not just about technical or
Figura 5. Rilevanza del Catasto (Williamson and Wallace, 2007)
Figure 5. Significance of the Cadastre (Williamson and Wallace, 2007)
Land
management
paradigm
Cadastral engines...
Spatially
enabled
government
SDI
(German style)
2. Title or deeds tenure style
Cadastres
(Torrens / English style)
3. taxation driven
cadastre
Parcels
Properties
Buildings
Roads
Tenure
Incorporating:
Land policy
Integrated functions
1. Multipurpose Cadastre
Mapping
agencies
and other
data providers
Value
Use
Development
Spatialy
enabled
LAS
Services
to business
and public
Better
decision
making
Sustainable
development
- Economic
- Environmental
- Social
- Governance
Country
context
(French / Latin / USA style)
27
ANNO I
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MARZO - APRILE 2009
In generale, rilevamento topografico e gestione del territorio
riguardano principalmente le persone, la politica ed i luoghi.
Le persone per quanto concerne i diritti umani, il
coinvolgimento e la dignità; la politica in termini di norme e
“buon governo”; i luoghi come ripari, terra e risorse naturali.
Di fronte ad un’Agenda Mondiale, dunque, la FIG
(l’intera comunità dei geometri) deve: i) chiarire il
ruolo della professione e delle discipline del geometra in
termini di contributo ai MDGs. Una tale affermazione
servirebbe a chiarire l’importanza della professione
agli occhi di più ampi scenari politici; ii) sviluppare e
divulgare conoscenze, politiche e metodi atti a migliorare
e conseguire i MDGs -a questo proposito, già molte
pubblicazioni della FIG hanno apportato contributi
significativi-; iii) collaborare con le Agenzie dell’ONU
e con la Banca Mondiale al fine di raggiungere gli
obiettivi prefissati. Un risultato di tutti questi sforzi è di
certo la collaborazione con UN-Habitat per lo sviluppo
di un modello in grado di garantire uno stabile diritto
fondiario alle popolazioni più povere.
La FIG già condivide l’impegno a livello mondiale e
ha ora stabilito una proficua collaborazione, sia con la
Banca Mondiale, sia con UN-Habitat, per affrontare
tali sfide. Speciale attenzione verrà data alla creazione
di un modello che offra la possibilità ai paesi del Terzo
Mondo di avere uno stabile sistema di diritti fondiari.
Altri risultati riguarderanno le competenze e la corretta
gestione del territorio a sostegno dei MDGs (tali risultati
verranno esposti nel corso della prestigiosa conferenza
congiunta FIG/WB a Washington, nel marzo 2009).
NORTH AMERICA
OSSERVAZIONI CONCLUSIVE
Nessuna nazione può costituire istituzioni per la gestione
territoriale senza pensare all’integrazione delle attività,
delle politiche e dei punti di vista. Le opportunità
tecnologiche forniscono un’ulteriore incentivo. Un’attenta
gestione delle concrete attività legate al territorio è
cruciale nella creazione di sistemi sostenibili.
Di fondo, i sistemi di amministrazione territoriale
rispecchiano i rapporti sociali tra gli individui ed
il territorio, gli stessi rapporti riconosciuti da ogni
singolo stato o ordinamento giuridico. Tale sistema
non è semplicemente un GIS. D’altro canto, i sistemi
di amministrazione del territorio non sono fini a sé
stessi, ma facilitano l’attuazione delle relative politiche,
nel contesto di una più ampia struttura di gestione
territoriale a livello nazionale.
Le attività di gestione del territorio non riguardano solo ed
esclusivamente le procedure tecniche o amministrative. Esse
sono soprattutto di natura politica e rispecchiano i concetti
fondamentali socialmente accettati riguardo alle persone,
ai diritti, e all’essenza del diritto fondiario, delle leggi del
mercato, del sistema fiscale, del controllo sull’utilizzo della
28
administrative processes. The activities are basically political
and reflect the accepted social concepts concerning people,
rights, and land objects with regard to land tenure, land
markets, land taxation, land-use control, land development,
and environmental management.
Land administration systems therefore need high-level political
support and recognition.
JAPAN AND
SOUTH KOREA
WESTERN EUROPE
Per capita in PPP US dollars
More than 25 000
20 000 to 25 000
15 000 to 20 000
10 000 to 15 000
7 000 to 10 000
4 000 to 7 000
Value
2 000 to 4 000
This square represents
100 billions US dollars
Less than 2 000
proprietà, dello sviluppo e della gestione dell’ambiente.
Di conseguenza, i sistemi di gestione del territorio
necessitano di una valida collaborazione politica e di un
ampio riconoscimento.
Figura 6. Planisfero in cui l’estensione dei territori si fonda su una scala
basata sul PIL delle singole nazioni (fonte: UNEP)
Figure 6. Map of the world where the territory size is shown based on the
Gross Domestic Product. (Source: UNEP)
29
AMBIENTE E TERRITORIO
I colori nell’arte
nel paesaggio
e nell’architettura
A colloquio
con i geni della storia
A partire da questo numero la rubrica ‘Ambiente e Territorio’
ospita un percorso dedicato ai colori e al loro rapporto con il
paesaggio urbano e quindi con i diversi ambiti del costruire e
dell’architettura. Come prima tappa di questo viaggio ideale
attraverso le modalità con le quali i colori hanno influenzato il
pensiero e le opere degli uomini e sul loro utilizzo nella edificazione
delle città, ci è sembrato utile e d’interesse raccogliere ed illustrare
le riflessioni e le ‘visioni’ di alcuni dei principali geni della storia.
Da Goethe a Leonardo, da Le Corbusier, a Forichon, a Kandinsky,
questi brevi brani testimoniano, da punti di vista assai differenti,
la rilevanza e, potremmo dire, l’intimità, che i colori rivestono
nella storia dell’uomo e nella sua visione del mondo.
Agli uomini il colore dona, in genere, grande diletto. L’occhio
ne ha bisogno come ha bisogno della luce.
Si ricordi il sollievo quando, in una giornata di foschia, il
sole splende su qualche tratto di paesaggio rendendone così
visibili i colori. L’attribuzione di particolari virtù terapeutiche
alle pietre preziose può spiegarsi con la profondità di questo
piacere inesprimibile.
•••••••
L’esperienza insegna che ogni colore dona un particolare
stato d’animo.
Di un francese ricco di spirito si racconta: pretendeva
che il tono della sua conversazione con Madame fosse
cambiato dopo che lei aveva cambiato in cremisi il mobile
dello studio che era blu.
•••••••
Azzurro. Questo colore esercita sull’occhio un’azione
singolare e quasi inesprimibile. Come colore è un’energia e
tuttavia, stando alla parte negativa, è per cosi dire, nella sua
massima purezza, un nulla eccitante. Esso è nell’aspetto, una
contraddizione composta di eccitazione e di pace.
•••••••
Verde. In esso il nostro occhio trova un autentico appagamento.
Se ambedue i colori madre si equilibrano perfettamente nel
30
composto, di modo che l’uno non si nota prima dell’altro,
l’occhio e la mente si riposano su questo composto come
fosse qualcosa di semplice. Non si vuole, né si può, procedere
oltre. Perciò il verde si sceglie di solito per la tappezzeria
delle stanze di soggiorno.
Da Wolfgang Goethe, ‘La teoria dei colori’
L’aspetto di un colore può in certa misura essere modificato
senza agire direttamente su di esso con una mistura materiale.
Basta metterlo vicino ad un altro colore che, secondo che
sia simile o opposto, attenuerà o esalterà la sua intensità.
Così, se si dipinge un piccolo quadrato di carta con un
rosso piuttosto spento e poi lo si mette sul disco rosso pure,
il primo colore sembrerà ancora più spento che se fossero
visti separatamente. Ma se si mette questa stessa tinta su un
foglio di carta colorata con il complementare, blu - verde,
sarà esaltato al punto di sembrare brillante come il tono
puro del disco. Questi sono gli effetti del contrasto.
Quando due superfici di colori diversi sono sovrapposte,
i loro lati adiacenti si tingono reciprocamente con il
complementare di ciascun colore.
Questo capita in virtù di ciò che abbiamo appena accertato
nel precedente esperimento, cioè: che i margini del giallo si
colorano di blu - viola.
A volte, quando i colori sono accesi, non solo i margini, ma
l’intera superficie di ogni colore può essere alterata.
A causa della loro vivacità, i nostri occhi non possono
sopportare l’effetto a lungo, ma lo sopportano abbastanza a
lungo da poter vedere il colore secondario.
L’occhio passa da uno all’altro colore, portando con sé
l’elemento complementare del colore contiguo. Oltre ad un
contrasto simultaneo, c’è qui un contrasto successivo.
Da Forichon, “Le Couleur”
Del farsi vivi e belli i colori nelle superfici.
Sempre a quei colori che tu vuoi che abbiamo bellezza preparerai
prima il campo candidissimo; e questo dico dei colori che sono
trasparenti, perché a quelli che non sono trasparenti non giova
campo chiaro, e l’esempio di questo c’insegnano i colori dei
vetri, i quali, quando sono interposti infra l’occhio e l’aria
luminosa, si mostrano di eccellente bellezza, il che far non
possono avendo dietro a sé l’aria tenebrosa o altra oscurità.
•••••••
Qual parte del colore ragionevolmente deve essere più bella.
Se a sarà il lume, b sarà l’illuminato per linea diretta da esso
lume, c, che non può vedere esso lume, vede solo la parte
illuminata, la quale parte diciamo che sia rossa; essendo così,
il lume che si genera alla parte somiglierà alla sua cagione, e
tingerà in rosso, la faccia c; e se c sarà ancora rosso, vedrai essere
molto più bello che b; e se c fosse giallo, vedrai crearsi un color
cangiante infra giallo e rosso.
•••••••
photo©istockphoto.com/PeterAustin
Come nessun colore riflesso è semplice ma è misto con le
specie degli altri colori.
Nessun colore che rifletta nella superficie di un altro corpo
tinge essa superficie del suo proprio colore, ma sarà mista
con i concorsi degli altri colori riflessi che risaltano nel
medesimo luogo: come il colore giallo a che riflette nella
parte dello sferico c o e, nel medesimo luogo riflette il
colore azzurro b. Dico per questa riflessione mista di giallo
e di azzurro, che la percussione del suo concorso tingerà lo
sferico: se era in sé bianco, lo farà di colore verde, perché è
provato che il giallo e l’azzurro misti insieme compongono
un bellissimo verde.
Da Leonardo da Vinci, ‘Trattato della Pittura’
fanfare con la tuba: forte, ostinato, assordante. Il rosso
medio, come il cinabro, ha la stabilità di un sentimento
profondo: è come una passione che arde senza scosse,
una forza sicura di sé che è facile soffocare, ma si può
spegnere nel blu come un ferro infuocato nell’acqua.
•••••••
Il bianco è quasi il simbolo di un mondo in cui tutti i colori,
come principi e sostanze fisiche, sono scomparsi. E’ un mondo
così alto rispetto a noi, che non ne avvertiamo il suono …
Il bianco ha il suono di un silenzio che improvvisamente
riusciamo a comprendere. E’ la giovinezza del nulla, o meglio
un nulla prima dell’origine, prima della nascita. Forse la terra
risuonava così, nel tempo bianco dell’era glaciale.
•••••••
Il verde assoluto è il colore più calmo che ci sia: non si
muove, non esprime gioia, tristezza, passione, non desidera
nulla, non chiede nulla.
Questa assoluta assenza di movimento è una proprietà
benefica per le persone e le anime stanche, ma dopo un po’
il riposo può venire a noia. I quadri dipinti in armonia di
verde lo dimostrano.
Dal punto di vista musicale esprimerei il verde assoluto con
i toni calmi, ampi, semigravi del violino.
E come un nulla senza possibilità, come la morte del nulla
dopo che il sole si è spento, come un eterno silenzio senza
futuro e senza speranza, risuona dentro di noi il nero. Dal
punto di vista musicale si può paragonare a una pausa
finale: dopo, qualsiasi prosecuzione sembra l’inizio di un
nuovo mondo, perché ciò che con questa pausa è compiuto
è finito per sempre: il circolo è chiuso.
Da Wassily Kandinsky, “Lo Spirituale nell’Arte”.
•••••••
Come sottoprodotto dell’architettura appena nata si è scatenato
allegramente il gusto per la policromia. Ha veramente colpito
l’immaginazione il colore per il gusto del colore. Sinfonia di
colori, trionfo dell’effetto decorativo. Colori e materiali. Colore
usato come ostentazione. Dato che ci siamo dentro tanto vale
farlo bene. Sono saltate fuori alcune miscele gradevoli. Colori,
materiali. Che sete splendenti, che rari marmi scintillanti,
che bronzi e ori opulenti. Che neri alla moda, che incredibili
vermigli, che lamés d’argento di Bisanzio e d’oriente! Basta.
Questa roba sprofonda in un annebbiamento da narcotici.
Facciamola finita. Presto non ne potremo più. E’ tempo di
battersi per il bianco di calce e Diogene.
Da Le Corbsusier, “The Decorative Arts of Today”
Il rosso che di solito abbiamo in mente è un colore dilagante
e tipicamente caldo; agisce nell’interiorità in modo
vitalissimo, vivace e irrequieto.
Senza avere la superficialità del giallo, che si disperde in tutte le
direzioni, dimostra un’energia immensa a quasi consapevole.
In questa agitazione e in questo fervore introversi, poco rivolti
all’esterno, c’è per così dire un maturità virile.
•••••••
Il rosso caldo chiaro (Saturno) assomiglia un po’ al giallo medio
(contiene infatti molto pigmento giallo) e dà sensazioni di forza,
energia, tensione, determinazione, gioia, trionfo (puro), ecc.
Dal punto di vista musicale ricorda il suono delle
31
PROGETTI
Le tre torri e il parco
CityLife, tre torri
cultura e qualità
della vita
per cambiare
lo skyline di Milano
Secondo il calendario prefissato, i lavori dovrebbero concludersi
nel 2014, giusto un anno prima dell’avvio dell’Esposizione
universale. Un tempismo davvero ben augurale che consentirà
al progetto CityLife e alle sue tre torri di stagliarsi nel nuovo
skyline di Milano proprio mentre l’attenzione di tutto il mondo
sarà rivolta sul capoluogo lombardo.
Mentre, dunque, nel nuovo polo fieristico di Rho - Pero
saranno in pieno svolgimento i preparativi per il grande evento
di Expo 2015, l’area della vecchia Fiera di Milano ritornerà,
definitivamente, a nuova vita ospitando un progetto che la stessa
società realizzatrice ha definito, senza timori (e probabilmente
non a torto) “un nuovo modello di vita in città dove lavoro,
abitazione, servizi, cultura e tempo libero trovano la loro
espressione in un ambito attento all’ambiente, sicuro e di grande
qualità architettonica”.
Il progetto
La Società CityLife, partecipata attualmente da Generali
Properties, Gruppo Allianz, Immobiliare Lombarda (Gruppo
Fondiaria-SAI) e Lamaro Appalti, si è aggiudicata nel 2004 la
gara internazionale per la riqualificazione del quartiere storico
della Fiera di Milano presentando un progetto decisamente
innovativo, con forte attenzione alla componente ambientale e
caratterizzato dalla presenza di tre torri dalle forme molto diverse
32
A sinistra, il Palazzo
delle scintille
Sotto, il Museo d’Arte
Contemporanea
firmate da tre vere e proprie ‘archistar’: Zaha Hadid,
Arata Isozaki, Daniel Libeskind, ai quali si aggiunge, con
un ruolo di non minore importanza, l’architetto italiano
Pier Paolo Maggiora che ha sviluppato il progetto del
Palazzo delle Scintille.
Nel complesso, CityLife rappresenta “il più grande
intervento di riqualificazione ambientale e urbanistico della
storia di Milano” e fra le realizzazioni previste potrà vantare
la più estesa area pedonale di Milano e una delle maggiori
in Europa (con totale scomparsa delle auto e dei parcheggi,
completamente interrati) e il terzo parco centrale milanese,
caratterizzato da una intensa qualità ambientale e da una
completa fruibilità da parte della città, che coprirà più del
50% dell'area, oltre al verde condominiale.
All’interno di CityLife sono previste anche 5 aree
residenziali con appartamenti certificati in classe A per il
I numeri del progetto
Area del progetto:
• area di proprietà della società CityLife: 255.000 mq circa
• area comunale al contorno: 111.000 mq circa
• area di cessione da parte di Fiera di Milano al Comune:
65.000 mq circa
associazioni, poste, banche, servizi alle imprese.
Superficie edificabile: 288.879 mq di cui a destinazione:
• residenziale, 51%
Slp 148.407 mq
• terziaria, 49%
Slp 140.472 mq
Trasporti pubblici esistenti:
• Metropolitana 1 (stazione Amendola Fiera)
• Treni Fnm (stazione Domodossola)
• Tram 19 e 27
• Autobus 68
Parco e aree pubbliche: 190.000 mq circa, di cui:
• parco e aree pubbliche di City Life, 130.000 mq circa
• area di cessione da parte di Fiera di Milano al Comune,
destinata a verde e aree pubbliche, 60.000 mq circa
Infrastrutture e trasporti pubblici previsti:
• Tunnel Gattamelata
• Metropolitana 5 (stazione Tre Torri)
Servizi e aree a valore aggiunto:
Cinema, ristoranti, bar, locali, shopping di qualità, sedi di
Parcheggi: 224.000 mq di cui:
• parcheggi pubblici, 27.000 mq circa
• parcheggi per residenti, 147.000 mq circa
• parcheggi per uffici e commercio, 50.000 mq circa
Tempi di realizzazione:
• Inizio lavori 2007
• Fine lavori 2014
33
ANNO I
| n. 2 |
MARZO - APRILE 2009
contenimento energetico e dotati dei più moderni sistemi
di domotica, da servizi di sicurezza avanzata e arricchiti da
aree e da strutture destinate allo sport e al benessere.
Le torri
Tornando alle torri, gli edifici, come si legge nella
presentazione del progetto, saranno realizzati con tecniche
costruttive d'avanguardia favorendo, nel risultato finale, “la
disponibilità di ambienti di lavoro caratterizzati da un'alta
efficienza degli spazi e da un elevato contenuto tecnologico,
con soluzioni energetiche avanzate”.
La torre di Arata Isozaki, con i suoi 220 metri, sarà
l’edificio più alto d’Italia. Come la torre realizzata da Zaha
Hadid che, secondo lo stile della progettista irachena “si
fonda sui concetti di movimento e dinamismo, risultanti
da una torsione della edificio stesso, volta a valorizzare la
percezione e le viste che offre rispetto agli assi urbani”,
ospiterà, principalmente, uffici.
Possibile destinazione alberghiera per la terza torre, struttura
affascinante e caratterizzata dalla forte “iconicità” della
forma curva e realizzata, come detto, da Daniel Libeskind.
nella torsione di un volume a base quadrata che si trasforma,
nella parte sommitale, in un corpo dal perimetro circolare,
(evidente richiamo agli studi di Leonardo sulla sezione
aurea), l’edificio ha una superficie totale di 18.000 mq e potrà
contare su cinque piani complessivi di cui uno interrato.
Il Palazzo delle scintille progettato da Maggiora, la cui
struttura è ricavata dal recupero del Padiglione 3 della
Fiera di Milano (ex Palazzetto dello Sport), di cui sono
mantenute le parti architettoniche più significative,
nasce dall'esigenza, particolarmente sentita, di dare spazi
e opportunità a bambini e giovani sotto i 18 anni.
Per le sue caratteristiche e dimensioni sarà fra i più grandi
centri culturali per bambini d'Europa. All'interno del
Palazzo - come si legge nella scheda del progetto - saranno
facilmente accessibili ai bambini e alle famiglie del
Il Museo d’arte contemporanea e il Palazzo delle scintille
Il primo edificio porta ancora la firma di Libeskind.
Progettato con l’attiva partecipazione della Triennale di
Milano, il futuro Museo d'Arte Contemporanea sarà il
punto di riferimento per lo sviluppo e la valorizzazione del
patrimonio culturale della città di Milano. Sviluppandosi
Gli architetti
Zaha Hadid. Nata a Baghdad, Iraq. Unica donna vincitrice del
Premio Pritzker (2004), è un architetto che si contraddistingue
per la continua sperimentazione di nuovi concetti spaziali.
Tra i suoi progetti: il BMW Central Building a Lipsia e il
Phaeno Science Center a Wolfsburg, in Germania; il Rosenthal
Center for Contemporary Art a Cincinnati; l'ampliamento
dell'Ordrupgaard Museum a Copenhagen; Opera Houses
a Dubai e in Cina. Tra i progetti seguiti in Italia: il MAXXI,
Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo a Roma, la stazione Alta Velocità a Napoli-Afragola e il Museo di Arti Nuragiche e
Contemporanee a Cagliari.
Arata Isozaki. Nato a Oita, Giappone, è una delle figure storiche dell'architettura internazionale. Ha realizzato opere fondamentali
dell'architettura contemporanea quali il Gunma Museum of Modern Art (1978), il Museum of Contemporary Art di Los Angeles
(1986), il Soho Guggenheim Museum a New York (1992), la Kyoto Concert Hall (1995), la Nara Concert Hall (1999), il Palahockey
di Torino per le Olimpiadi invernali del 2006.
Daniel Libeskind. Nato a Lodz, Polonia, è una figura di rilievo internazionale nel mondo dell'architettura e del design urbano. Ha vinto
i concorsi per la progettazione del World Trade Center Site a New York (2002) e del Museo Ebraico a Berlino (1999). Attualmente ha in
corso circa 40 progetti in tutto il mondo, a stadi diversi di avanzamento che vanno dal concept alla costruzione, tra cui il Museo Ebraico
Danese di Copenhagen (2003), l'Imperial War Museum North a Manchester (2001) e l'ampliamento del Denver Art Museum (2006).
34
Pier Paolo Maggiora. Nato a Saluzzo, Italia, fonda negli anni '80 la teoria del "Dialogo di Architettura", che promuove la progettualità
creativa fra architetti. Fra i suoi progetti più recenti: il "Progetto 100 Città", la Terza Città di Jinhua e l'EcoCity di Caofeidian in Cina; la
Nuova Torre della Fiera di Milano; "Le Nuove Arche", polo finanziario a Verona; "LagunaVerde" la nuova centralità metropolitana torinese
a Settimo; la "Torre 18" a Brescia; il Turin Health Park a Torino; il Comparto Centrale per i Giochi Olimpici di Torino 2006, con Isozaki.
Sopra, il Centro CityLife
A sinistra, gli architetti del progetto
territorio mostre-gioco, uno spazio dedicato all'educazione
interculturale, aule attrezzate per laboratori creativi che
utilizzeranno suoni, immagini e materiali, un auditorium
ed una biblioteca per bambini e ragazzi.
I servizi
CityLife, che si configurerà come un vero e proprio nuovo
quartiere, sarà caratterizzato da funzioni commerciali,
di servizio e di intrattenimento, che lo renderanno “un
sistema urbano attivo durante tutto l'arco della giornata,
ottimamente servito dai mezzi pubblici”. Al suo interno
troveranno spazio, ristoranti, bar e locali di divertimento,
esercizi commerciali per lo shopping di qualità, fitness, sedi
associative, uffici postali, banche e servizi alle imprese.
Trasporti e viabilità
Uno dei punti qualificanti di CityLife, almeno ad esaminare
il progetto, riguarda il sistema trasporti-viabilità, elemento
quanto mai rilevante specie in una realtà come Milano. Il
progetto, come sostiene la società realizzatrice “crea e si
inserisce in un innovativo sistema che gestisce in modo
ottimale trasporti, traffico e parcheggi”. Grazie a tale
sistema, l’accesso agli edifici sarà interamente interrato
e collegato al nuovo tunnel Kennedy-Gattamelata (i cui
lavori sono già iniziati).
I parcheggi saranno in grado di servire completamente
abitanti, lavoratori e utenti di CityLife e di assorbire
buona parte anche delle esigenze esterne.
Al complesso verrà, poi, garantita una strategica centralità
rispetto ai mezzi di trasporto grazie alla vicinanza della
fermata MM1 (metropolitana), della stazione Nord e alla
progettata fermata Tre Torri della MM5 che per la prima
volta serve direttamente un progetto di questo genere al
momento della sua realizzazione.
Lo spazio CityLife
Durante l’intera fase di realizzazione il progetto sarà
visibile all'interno dello Spazio CityLife di Piazza Cordusio
a Milano, un luogo aperto a chiunque abbia interesse a
conoscere meglio le caratteristiche del nuovo quartiere.
Nello Spazio CityLife sono esposti i plastici relativi
al progetto, è proiettato un filmato che ne illustra le
principali caratteristiche ed è disponibile ulteriore
materiale informativo.
35
CITTÀ
Da Audis,
la Carta per la
Rigenerazione Urbana
delle città italiane
C’è una grande patrimonio in Italia che aspetta di essere
valorizzato. Sono le tante aree urbane dismesse o dismettibili
presenti nelle nostre città, porzioni di territorio anche molto
significative per la loro posizione, che, perduta la funzione
originaria, vivono oggi situazioni di abbandono, sotto
utilizzo e, in parte, degrado, ma che grazie ad interventi di
rigenerazione possono tornare a nuova vita e contribuire al
ridisegno dei centri urbani.
È proprio a queste aree, al loro futuro utilizzo e, soprattutto,
alle modalità d’intervento che si devono e si possono mettere
in campo, che guarda la Carta della Rigenerazione Urbana
predisposta da Audis, l’Associazione Aree Urbane Dimesse, attiva
da oltre dieci anni sulle tematiche della riqualificazione urbana
e che vede tra i suoi soci numerosi Enti locali, Associazioni,
Università e soggetti privati operanti in diversi settori.
Approvata nel giugno del 2008 e presentata nell’ambito di
diverse importanti manifestazioni nazionali dedicate ai temi dello
sviluppo urbano (Expo Italia Real Estate di Milano, Constructa,
dove è stata allestita anche una mostra con una selezione svolta
da Audis di progetti di riqualificazione urbana e Urbanpromo, a
Venezia) la Carta, come spiega Marina Dragotto, Coordinatrice
di Audis, è nata, in primo luogo “dall’esigenza di creare uno
strumento in grado di portare a sistema l’esperienza decennale
(e il relativo patrimonio di idee e pratiche) maturata da Audis e
di proporsi come punto di riferimento per un confronto con i
soggetti pubblici e privati che operano nella città sul futuro dei
nostri centri urbani”.
Se è vero che, l’obiettivo naturale dell’operazione è l’adozione della
Carta da parte dei soggetti sopra citati (il primo ad avvalersene
è stato il Comune di Brindisi), altrettanto importante appare
36
Riqualificazione Architettonica Ambito Ex Bafile,
Nuovo Centro Culturale - Caorle (Studio Macola)
la volontà di innescare un processo culturale. “In un momento
come quello attuale - spiega sempre Marina Dragotto - la crisi che
attraversa anche il settore delle costruzioni può, paradossalmente,
rappresentare un’occasione unica per impostare in modo nuovo
e virtuoso le politiche di programmazione in ambito urbano,
ridando alle città un ruolo centrale nel Paese. Pensiamo a cosa
significa oggi la competizione fra i territori. Sempre di più ci si
misurerà sulla qualità dei centri urbani. Sulla loro dotazione di
servizi e su come sapranno interpretare il rapporto con l’ambiente
ponendo attenzione alle tematiche energetiche e privilegiando
uno sviluppo, come si dice, sostenibile”
Come procedere? Gli obiettivi che Audis, con la Carta, intende
portare all’attenzione degli operatori indicano in che direzione
andare. I nostri centri urbani impoveriti dal progressivo
svuotamento di funzioni (con focus sulle parti di città costruite
tra gli anni ’50 e ‘70), vanno ‘riequilibrati’ attraverso interventi
e azioni diffuse di rigenerazione che, oltre a migliorare la qualità
della vita nelle zone interessate, hanno il vantaggio di ‘bloccare
lo spreco di territorio’.
I mutamenti che hanno interessato le città italiane non si
possono, insomma, né ignorare, né subire. Vanno, invece,
governati convertendoli in occasioni di progresso urbano.
Chiamando a raccolta esperti e competenze provenienti dalle
diverse discipline, riconoscendo, nella programmazione, il ruolo
insostituibile delle decisioni condivise e favorendo, in definitiva,
l’interesse collettivo.
Volendosi proporre come uno strumento di lavoro per i diversi
attori, la Carta individua, poi, gli ‘elementi di qualità’, ai quali
fare riferimento nella fase di programmazione e realizzazione
degli interventi. Quei parametri che, una volta definiti, nel loro
A lato, Palazzo per uffici in via Borgognone,
ex poste italiane - Milano (Mario Cucinella Architects)
Sotto, Eataly altri cibi, ex Carpano - Torino
(Negozio Blu Architetti e Giovanni Bartoli)
insieme determinano la qualità di una trasformazione urbana
e consentono una valutazione trasparente dei processi a tutti i
soggetti interessati.
Secondo la qualità urbanistica ogni progetto di rigenerazione
deve essere inquadrato in una logica definita dagli strumenti
di pianificazione e programmazione strategica di ampia scala
evitando così che prevalga la logica interna dei singoli progetti a
scapito della collettività e della qualità urbana.
Occorre poi garantire, sia per gli interventi ex novo, sia per le
rigenerazioni, una qualità architettonica che raccolga la sfida
della contemporaneità e dei nuovi stili di vita, includa l’utilizzo
delle nuove tecnologie compatibili con l’ambiente e favorisca
l’integrazione e la continuità con la storia e l’identità dei luoghi
interessati (qualità culturale).
Gli spazi pubblici - si sostiene ancora nella Carta di Audis devono tornare ad essere elemento costitutivo del tessuto
urbano. Soprattutto per le aree dismesse o da dismettere, la
qualità dello spazio pubblico ha una funzione di rilievo. E’
infatti necessaria per riavviare i processi di identificazione e
integrazione sociale e per la riappropriazione del luogo. E’ inoltre
elemento indispensabile per la ricucitura e la fluida circolazione
con il contesto urbano.
E altrettanto importante è garantire la qualità sociale (che
significa benessere per residenti e ‘city users’) considerando nella
progettazione la sostenibilità sociale delle trasformazioni previste
e l’impatto che avranno sul contesto in cui devono inserirsi.
Sempre in relazione con il contesto di riferimento (ed in
particolare per le aree urbane dismesse) va considerata la qualità
ambientale degli interventi tenendo conto della crescita
sostenibile della città e della salute dei cittadini.
Più in generale, il tema della tutela dell’ambiente deve essere
affrontato anche dal punto di vista della qualità energetica
cogliendo l’opportunità di un’operazione di rigenerazione
per trasformare, laddove possibile, gli edifici da consumatori
a produttori di energia attraverso l’utilizzo di tecnologie che
riducano consumi e inquinamento.
Ultima ma non certo meno importante, la qualità economica.
Sotto questo aspetto un intervento a scala urbana deve essere
caratterizzato dalla capacità di produrre occasioni di sviluppo
auto propulsivo duraturo nel tempo e crescita economica
dell’area urbana in cui si inserisce. Occorre poi prevedere
un adeguato equilibrio tra qualità tecnica, tempi, efficienza
attuativa e costi.
Una trasformazione urbana con alta qualità economica, infatti,
genera benefici per tutti gli attori in campo, attira investimenti
e, in definitiva, produce sviluppo e nuove opportunità di lavoro.
Infine la qualità paesaggistica che deriva dall’insieme delle
qualità raggiunte negli ambiti già citati, nei casi in cui la loro
composizione crea un rinnovato ‘senso del luogo’.
Nel caso specifico delle aree dismesse, particolare rilievo hanno
i fattori tempo e gradualità: gli abitanti, le amministrazioni e
gli attori coinvolti devono essere sollecitati a riappropriarsi del
‘paesaggio abbandonato’, a volte negato e rimosso, perché i
suoi caratteri distintivi possano essere giustamente individuati,
valutati e confrontati con le nuove esigenze.
La Carta di Audis ha già riscosso fra gli amministratori e gli
operatori privati un forte interesse e fra le iniziative future
dell’Associazione si sta pensando di istituire un Premio Audis da
assegnare a quei progetti realizzati in Italia che meglio sapranno
raccogliere la sfida della qualità.
37
OSSERVATORIO
Expo 2015
Le città italiane
a fianco di Milano
Idee e progetti
in cantiere
Milano
38
Come in parte previsto, l’Expo 2015 si sta concretamente
dimostrando un grande catalizzatore di energie creative
e progettuali. Sono, infatti, tante e qualificate le
proposte di collaborazione giunte agli organizzatori
della manifestazione praticamente da tutte le principali
città italiane.
Con l’obiettivo di cogliere le indubbie opportunità di
sviluppo che l’evento (a sei anni dal suo svolgimento) è
già in grado di preannunciare, amministrazioni locali,
regionali e associazioni si candidano a supportare
Milano, mettendo in campo idee e progetti che,
attraverso i temi dell’Expo (“Nutrire il pianeta. Energie
per la vita”), puntano a valorizzare le eccellenze presenti
sui loro territori.
La fotografia è quella di un ‘cantiere aperto’ ed in continua
evoluzione. Con incontri di delegazioni ufficiali ed
annunci di accordi e protocolli che si susseguono a ritmo
incalzante. Nelle righe che seguono riportiamo quanto
registrato dai media negli ultimi dodici mesi e i soggetti
che ufficialmente o sul piano degli intenti si sono proposti.
Si tratta, come detto, di una lista probabilmente parziale
e certamente in costante evoluzione che non include le
città lombarde che insieme ad altre realtà, come è noto,
hanno affiancato Milano già nella fase di candidatura.
Firenze
L’Expo è anzitutto cultura e in questo Firenze è un punto
di riferimento. Da qui è nata, nell’ottobre del 2008, la
partnership tra Milano e le istituzioni culturali pubbliche e
private di Firenze, nell’ottica della reciproca valorizzazione
delle eccellenze culturali.
Firenze sarà ‘coinvolta’ in occasione di eventi, manifestazioni,
incontri ufficiali, forum e dibattiti tematici, happening
internazionali ed altre iniziative previste nel periodo di
preparazione dell’Expo.
Roma
Le due grandi metropoli spesso in competizione sono
questa volta impegnate sullo stesso fronte.
I due sindaci, Gianni Alemanno e Letizia Moratti, hanno
infatti firmato lo scorso gennaio un protocollo d’intesa che
prevede l’impegno, da parte della città di Roma, a mettere
a disposizione dell’evento le proprie eccellenze culturali,
artistiche e turistico - ricettive, nonché a favorire la nascita
di sinergie tra la Fiera di Roma e l’Expo.
Novara
La città piemontese ha dato vita al comitato ‘Novara verso
l’Expo 2015’. Dopo Milano, si tratta del primo comitato
istituito ad hoc per Expo 2015.
Novara ha inoltre offerto il suo supporto a Milano
(sottoscrivendo un accordo di partnership nel settembre del
2008) partendo dal proprio know how specifico nel settore
della risicoltura, in particolare nel campo della ricerca di
innovative metodologie di coltivazione.
Genova
Il capoluogo ligure è stata una delle prime città non lombarde
a proporsi e a siglare un accordo di collaborazione con Milano.
Questi gli elementi essenziali: il porto di Genova intende
mettere in campo un’area di circa settecento ettari, oltre al polo
urbano dell’Expo costruito da Renzo Piano per le ‘Colombiadi’
del ‘92. Nella sostanza, si punta a un piano di razionalizzazione
del porto di Genova in grado di accogliere tutti quei visitatori
che potranno spingersi fino al mare, trovandosi di fronte
un’offerta articolata di proposte presentate dalla città portuale.
E’ inoltre allo studio l’organizzazione di una edizione speciale
del Salone della Nautica e il potenziamento del piano delle
crociere per consentire ai crocieristi visite all’Expo.
Parma
Parma e Milano hanno attivato un tavolo di coordinamento
finalizzato a valorizzare tutte le eccellenze locali, a partire dalla
sede dell’Authority Europea per la Sicurezza Alimentare.
Sarà inoltre interessato il sistema ricettivo dell’area
parmense, peraltro già inserito nel dossier presentato dal
Comitato di Candidatura, in grado di garantire un elevato
numero di posti letto da dedicare ai visitatori dell’Expo.
Avrà un ruolo importante anche la struttura fieristicocongressuale di Parma, che vanta eventi di eccellenza anche
nel settore agro-alimentare, tra cui Cibus e Cibus Tec, che
potranno rientrare nell’offerta di attività collaterali all’Expo
quali momenti di ulteriore approfondimento della tematica
scelta per l’Esposizione Universale.
eccellenze regionali e la definizione di attività condivise
a supporto dell´Expo 2015.
Sarà avviata una attività congiunta nei campi della ricerca
e innovazione nel settore agro-alimentare e dell´educazione
e sicurezza alimentare, temi centrali di Expo 2015.
Torino
Altra città partner di progetto nella fase di candidatura,
ma anche punto di riferimento della Fondazione delle
Province del Nord-Ovest, che ha avviato un confronto
con il Comitato organizzatore dell’Expo 2015, per una
partecipazione concertata dell’intero macro-territorio
all’evento e la promozione della food valley italiana.
LAVORI IN CORSO
Bari
La Fiera del Levante, una delle principali fiere italiane e del
Mediterraneo, si è dichiarata disponibile a collaborare con
Milano ed in particolare avanzando l’ipotesi di creare in terra
pugliese una sezione decentrata dell’Expo 2015.
Verona
La cooperazione con Verona, a quanto risulta, riguarderà la
ricettività, le iniziative turistiche e l’attività della Fondazione
Arena. Inoltre, l’ente fieristico Veronafiere si è reso disponibile
ad ospitare eventi fieristici milanesi nel periodo Expo.
Trieste
Il Friuli Venezia Giulia si candida a diventare la Porta
verso Est dell’Expo 2015 e a giocare un ruolo importante
nell’ambito dei rapporti con le realtà dell’Europa centroorientale e dell’Asia, promuovendo le opportunità che si
determineranno grazie all’Expo.
Con l’accordo conseguito lo scorso ottobre con Milano, infatti,
la città di Trieste si impegna a collaborare all’organizzazione
dell’Expo mettendo a disposizione le proprie eccellenze culturali,
artistiche e turistico - ricettive, con particolare riferimento al
traffico crocieristico e di collegamento marittimo con i Paesi
del Mediterraneo e dell’Estremo Oriente.
Palermo
Anche il Sud non resta a guardare, e il capoluogo siciliano ne è il
primo esempio. Lo scorso novembre Palermo e Milano hanno
stretto un’alleanza fondata sulla valorizzazione delle eccellenze
turistiche, enogastronomiche, di arte, cultura ed eventi della
città siciliana nel contesto dell’Esposizione Universale.
Emilia-Romagna
La Regione Emilia-Romagna ha raggiunto nello scorso mese
di gennaio un accordo di collaborazione con la Regione
Lombardia per la valorizzazione del sistema delle reciproche
Anci
L’associazione metterà a disposizione dell’Expo ‘Res Tipica’,
struttura costituita dalle Associazioni delle Città di Identità per
la promozione delle identità territoriali e per la valorizzazione
del patrimonio enogastronomico italiano. La collaborazione
dell’Anci in prospettiva Expo si fonda essenzialmente sul
binomio enogastronomia e turismo per promuovere le
specificità del territorio italiano.
Napoli
La Regione Campania ha manifestato la disponibilità
a collaborare per la migliore riuscita dell’Expo. Sono al lavoro
anche i Comuni di Napoli e Milano per definire accordi di
collaborazione reciproci in occasione di due grandi eventi
internazionali dei prossimi anni che le riguardano: il Forum
delle culture a Napoli nel 2013 e l’Expo 2015 a Milano.
Venezia
Si è svolto a maggio 2008 l’incontro “Expo 2015, Venezia porta
d’Oriente” che ha portato alla firma del protocollo d’intesa per
la costituzione del Comitato Venezia per l’Expo 2015. Tra i
promotori, Expo Venice, Unindustria di Venezia e Vega Parco
Scientifico Tecnologico di Venezia, con l’appoggio di Eni.
I numeri dell’Expo 2015
29 milioni
I visitatori previsti
181
Gli espositori presenti
200 ettari
La superficie che accoglierà l’Expo
20 miliardi di euro
Gli investimenti previsti in infrastrutture
70.000
I posti di lavoro creati nel periodo 2010-2015
7.000
Gli eventi organizzati in occasione dell’Expo
39
BENI CULTURALI
Il ‘Diamante’ di Enel
Dall’unione fra tecnologia
e ‘proporzioni auree’
energia solare
per il parco mediceo
di Villa Demidoff
Del diamante ha il nome e, in parte, il fascino, lo stile.
Non la forma che, invece, gli deriva da una coraggiosa
sintesi ‘evolutiva’ del dodecaedro di Leonardo - Pacioli
e delle cupole geodetiche create, sul finire degli anni ’50
del secolo scorso, dal visionario architetto americano
Richard Buckminster Fuller.
Avveniristica realizzazione di Enel Ricerca (in
collaborazione con la Facoltà di Ingegneria dell’Università
di Pisa) il Diamante è una centrale ad energia solare di
ultima generazione pensata appositamente per operare
‘in armonia’ con luoghi e scenari ad alto contenuto
architettonico, monumentale e naturalistico. Proprio
come lo stupendo parco mediceo di Villa Demidoff a
Pratolino dove entro la fine dell’anno troverà posto
(nell’ambito di un accordo con la Provincia di Firenze)
il primo esemplare che fornirà energia pulita per
l’illuminazione del complesso.
E ‘armonia’ è probabilmente la parola chiave dell’intera
operazione Diamante che fa centro, oltre che per
l’originalità della già citata ‘destinazione d’uso’ (in
rapporto con arte e natura), per la forma della partnership
che ha reso possibile il progetto (privato - pubblico
40
- università) e, soprattutto, per l’alto valore storicofilosofico e insieme tecnologico che caratterizza l’opera.
Costituito da una struttura geodetica in acciaio di otto
metri di diametro, ricoperta sulla calotta superiore e nel
lato orientato a sud, da trentotto pannelli fotovoltaici
di silicio policristallino e caratterizzata da rapporti e
dimensioni ‘auree’ (che seguono, cioè, le proporzioni
presenti in natura), il Diamante si inserisce all’interno di
un tradizione millenaria che ha visto i principali ingegni
dell’umanità (Platone, Keplero, Fidia, Le Corbusier,
Bach, per citarne solo alcuni) confrontarsi con il mistero
della cosiddetta ‘sezione aurea’, fonte di fascino e motivo
di studio per le sue proprietà geometriche e matematiche
e la frequente riproposizione in svariati contesti naturali,
apparentemente slegati tra loro.
Fatte le dovute proporzioni (è proprio il caso di dirlo …)
un suo antecedente illustre si può ritrovare negli studi
compiuti dal frate matematico Luca Pacioli nel “De
Divina Proportione”, opera fondamentale per lo studio
della ‘sezione aurea’ e della sua evoluzione - il primo vero
trattato al riguardo dopo i testi pitagorici e gli “Elementi”
di Euclide - pubblicata nel 1509 (quest’anno ricorre il
cinquecentesimo anniversario) e nelle celebri illustrazioni
di poliedri eseguite, nell’occasione, da Leonardo da Vinci.
In particolare nel dodecaedro (o meglio ‘duodecedron
elevatus’) che Leonardo - Pacioli (ispirandosi ai solidi
platonici ed euclidei) ‘videro’ e riprodussero con 90
lati e 180 angoli che formano 60 triangoli equilateri in
piramidi pentagonali ed esagonali.
Di grande fascino e suggestione, come detto, anche
la cornice che ospiterà il Diamante, il Parco di Villa
Demidoff, all’interno del quale l’architetto e scultore
Bernardo Buontalenti realizzò, alla fine del sedicesimo
secolo, per Francesco I de’ Medici, un giardino delle
meraviglie, una cittadella di arte e tecnologia animata
dalle energie della natura con giochi artificiali, automi e
scherzi d’acqua che rispecchiavano - a quanto sembra la personalità e gli interessi del Granduca, amante delle
stranezze naturali e dell’alchimia.
La realizzazione del Diamante (la cui energia elettrica
prodotta è in grado di soddisfare le esigenze di un piccolo
condominio e può essere usata immediatamente o
accumulata sotto forma di idrogeno e utilizzata di notte
o nelle giornate senza sole) si inquadra nelle iniziative
del progetto ‘Ambiente e innovazione’ che vede Enel
destinare 7,4 miliardi di euro nel campo dell’applicazione
e dello sviluppo tecnologico delle energie rinnovabili e si
inserisce in un programma che impegna gli Enti coinvolti
ad attivare percorsi virtuosi di diffusione e valorizzazione
delle fonti di energia rinnovabili.
GIORNO
Fase 1:
l’energia proveniente dal sole
è catturata dai pannelli
fotovoltaici e convertita in energia
elettrica a bassa tensione (48 Vcc).
Fase2:
L’energia così prodotta
è disponibile per alimentare
le utenze, per esempio di un
gruppo di abitazioni.
=
48 V cc
=
48 V cc
=
=
48 V cc
Fase3:
La parte di energia non utilizzata
dall’abitazione è inviata ad un
elettrolizzatore che la usa per
dividere l’acqua in ossigeno
e idrogeno.
L’idrogeno così prodotto è inviato
ad un serbatoio di accumulo.
48 V cc
Ossigeno
Idrogeno
Idrogeno
=
H2
H 2O
220 V
4 kW
Elettrolizzatore
Cella a combustibile
Accumulo idrogeno
Gli schemi e le immagini sono state gentilmente fornite da Enel
NOTTE
=
48 V cc
=
48 V cc
=
Fase2:
L’energia elettrica prodotta dalla
cella a combustibile garantisce
l’alimentazione continua delle
utenze dell’abitazione.
=
48 V cc
Fase 1:
L’energia, prodotta durante
il giorno e immagazzinata sotto
forma di idrogeno nel serbatoio
di accumulo, è utilizzata mediante
una cella a combustibile che
trasforma l’energia chimica
contenuta nell’idrogeno in energia
elettrica.
48 V cc
Ossigeno
Idrogeno
Idrogeno
=
H2
H 2O
220 V
4 kW
Elettrolizzatore
Cella a combustibile
Accumulo idrogeno
41
“Una soluzione innovativa
in armonia con ambiente
paesaggio e arte”
Intervista all’Ingegner Gennaro De Michele, Responsabile
Politiche di Ricerca e Sviluppo Enel
Sopra: il Diamante (rendering)
A fianco: Gennaro De Michele, Responsabile Politiche
di Ricerca e Sviluppo Enel
42
Il Diamante si ispira alle cupole geodetiche progettate
sessant’anni fa dall’architetto americano Richard
Buckminster Fuller, ma i riferimenti concettuali della
sua forma risalgono sino ai solidi platonici e al mitico
dodecaedro che tanto affascinò sia il matematico Luca
Pacioli sia Leonardo da Vinci. Come vi è venuta l’idea
di puntare su un progetto così squisitamente insolito?
“L’idea è nata da una difficoltà: inserire in un contesto
artistico o naturalistico un impianto di generazione
solare senza deturpare il paesaggio, anzi arricchendolo
di una struttura piacevole e facilmente armonizzabile al
contesto. Abbiamo pensato a vari tipi di strutture
che usando la proporzione aurea fossero in grado di
ottenere questa armonia.
Accanto a questa esigenza ce n’era un’altra di tipo
tecnologico/funzionale derivante dalla necessità di
prevedere un accumulo energetico per sopperire alla
mancanza del sole nelle giornate di brutto tempo
e di notte. Per risolvere questo problema abbiamo
pensato ad una produzione di idrogeno per via
elettrochimica usando l’energia elettrica prodotta
dai pannelli solari, a un suo accumulo in appositi
contenitori e al suo impiego in celle a combustibile
in grado di produrre energia elettrica con elevata
efficienza. In pratica si produce elettricità e idrogeno
con i pannelli solari quando c’è il sole e elettricità
dall’idrogeno quando il sole non c’è.
Dal punto di vista architettonico abbiamo pensato ad
una struttura chiusa, in grado di contenere i serbatoi
dell’idrogeno e che permettesse di alloggiare in maniera
adeguata i pannelli fotovoltaici sulla sua superficie.
E’ questo il Diamante, una struttura in cui tutti i rapporti
sono aurei e finanche la disposizione dei contenitori
dell’idrogeno rispetta questo tipo di proporzione”.
Dai tempi di Fuller quale è stata l’innovazione
tecnologica contenuta nel Diamante che ritiene
più significativa per il suo funzionamento?
“A parte la standardizzazione della struttura che
consente l’impiego di molti materiali (nel Diamante
viene usato l’acciaio inossidabile ed è facilmente
montabile e smontabile), la maggiore novità da
un punto di vista funzionale è quella relativa
all’accumulo dell’idrogeno. Fino ad un paio di anni
fa l’idrogeno poteva essere accumulato o ad altissima
pressione (400 bar) o a bassissima temperatura quasi
prossima allo zero assoluto. Con le nuove tecniche
degli idruri metallici l’idrogeno può essere assorbito
su vari materiali, appunto gli idruri metallici, a
pressioni relativamente basse (10 bar) e a temperatura
ambiente; questo consente un impiego molto più
semplice di questo vettore energetico che diventa
così un importante accumulatore di energia”.
Dopo l’installazione nel Parco di Pratolino
vedremo altri Diamanti?
“Dipende. L’installazione nel Parco di Pratolino,
che sarà completata quest’anno, è molto importante
poiché permetterà di verificare la funzionalità della
centrale solare e dei sistemi di accumulo e di trovare
se possibile tecnologie di minor costo e di pari
funzionalità per la realizzazione di altri Diamanti.
Infatti l’elevato costo è l’unico limite della diffusione
di questo nuovo tipo di centrale.
Altro campo su cui Enel sta lavorando per trovare
soluzioni più armoniche per produrre energia da fonti
rinnovabili è quello del mini eolico che potenzialmente
potrebbe avere numerose applicazioni anche in siti
urbani, purché gli impianti siano ben armonizzati nei
contesti architettonici delle nostre città”.
Il Diamante fa parte del progetto ‘Ambiente e
innovazione’ con il quale Enel è impegnata nella
ricerca sulle fonti di energia rinnovabili. Dal vostro
punto avanzato di osservazione qual è, ad oggi,
la soluzione sulla quale sembra più opportuno
puntare per soddisfare nel futuro il fabbisogno
energetico delle città?
“Non esiste una soluzione unica ma bisogna ricorrere
a più tecnologie. Nel medio termine saranno ancora
i combustibili fossili impiegati in centrali a emissioni
zero a dare il contributo più importante. Senza
dimenticare l’energia nucleare che sta vivendo a
livello mondiale una sorta di rinascimento.
Tra le energie rinnovabili si punta sull’eolico,
al momento la fonte il cui sfruttamento è
il più economico, e sul solare fotovoltaico e
termodinamico. Ma un ruolo fondamentale avranno
il risparmio e l’efficienza energetica specialmente nel
settore dell’edilizia, dove sono presenti margini di
miglioramento veramente importanti”.
43
APPROFONDIMENTI
Mercato immobiliare
Gli standard
valutativi
internazionali
di Marco Simonotti
(Professore ordinario di Estimo all’Università di Palermo)
In questi ultimi anni in Italia gli interventi normativi nel
settore immobiliare e i provvedimenti in materia fiscale hanno
posto l’enfasi sul problema delle valutazioni. Il processo di
armonizzazione dei principi contabili, avviato nella contabilità
e negli strumenti di informativa finanziaria con gli International
Accounting Standards (IAS/IFRS), pone una prospettiva di
unificazione delle procedure di valutazione e della pratica
professionale estimativa.
La stima degli immobili è legata alle situazioni e all’evoluzione
del settore immobiliare, che a sua volta si sviluppa in relazione al
sistema economico, all'ordinamento giuridico e ai rapporti sociali
esistenti in ogni Paese. Nell’opinione pubblica del nostro Paese
è poco diffusa una cultura valutativa, intesa come il complesso
delle manifestazioni e dell’atteggiamento comune verso il tema
delle stime degli immobili. Ciò è dovuto in gran parte alla
scarsa trasparenza del mercato immobiliare italiano, legata a un
problema complesso che investe un diffuso comportamento dei
contraenti. Il carente livello di informazione si riflette nell’attività
professionale in quanto riduce il campo di osservazione dei dati
di mercato necessari per eseguire valutazioni appropriate. Di per
sé la scarsa trasparenza conduce a inefficienze nel funzionamento
del mercato immobiliare, nel quale il ruolo dei valutatori deve
essere maggiormente compreso ed apprezzato dagli utilizzatori
dei servizi di valutazione, dalle autorità e dal pubblico in
generale.
Il nostro Paese si avvale di un sistema valutativo che opera con
stime convenzionali regolate per legge e con stime catastali
e fiscali automatiche. In pratica non vi è una prassi valutativa
uniforme e condivisa, né vi sono controlli di qualità delle stime,
nonostante la professionalità e l’esperienza manifestate nella
pratica estimativa dai valutatori italiani.
Di recente importanti iniziative sono state avviate per colmare
il divario che separa le nostre stime da quelle degli altri paesi.
Le più importanti iniziative di carattere professionale sono: la
44
costituzione dell’associazione Geometri Valutatori Esperti (2000)
e i corsi di formazione in Estimo e valutazioni immobiliari (dal
2005); la pubblicazione del Codice delle valutazioni immobiliari
III di Tecnoborsa (2006) che prefigura uno standard valutativo
nazionale; la costituzione dell’associazione E-valuations: Istituto di
Estimo e Valutazioni dei valutatori qualificati (2007); l’istituzione
della società Crif-certification services per la certificazione dei
valutatori che operano nel settore bancario (2008). Si tratta di
iniziative fondamentali per l’esercizio dell’attività estimativa e
per l’efficienza e il consolidamento dei mercati immobiliari.
In questo contesto gli standard valutativi internazionali e
nazionali mirano a qualificare la figura del valutatore esperto,
attraverso l’appartenenza ad un’organizzazione professionale,
formata da professionisti con comprovate competenze nel
settore immobiliare, i quali seguono un iter formativo e sono
sottoposti a prove di verifica. In questo senso gli standard
prescrivono modelli di prestazioni uniformi e di qualificazione
della pratica professionale valutativa. Ai valutatori è affidato il
compito di applicare nelle stime immobiliari standard di qualità,
di competenza, di esperienza e di condotta a seguito delle
indicazioni dei clienti, dei potenziali utenti e delle istituzioni.
Gli standard di valutazione
Già negli anni Settanta, i rapidi cambiamenti economici avevano
indotto gli operatori del settore immobiliare di tutto il mondo ad
attribuire una crescente importanza alle stime professionali degli
immobili, e di conseguenza a porre l’accento sulla necessità di
adottare standard riconosciuti a livello internazionale. Era netta
la coscienza che la mancanza di standard avrebbe potenzialmente
portato a una situazione di incomprensione tra le organizzazioni
nazionali e a disparità con i Paesi dove erano assenti standard
nazionali.
Negli ultimi venti anni il mondo delle valutazioni immobiliari
si è profondamente trasformato nelle regole di valutazione, nelle
metodologie di stima e nell’informatizzazione delle procedure di
stima. La globalizzazione dei mercati di investimento e le recenti
vicende del mercato immobiliare hanno rivolto una particolare
attenzione alle stime professionali.
In generale uno standard è un insieme di predefinite caratteristiche
di una determinata categoria di processi noti e accettati o dati
per scontati. Nel linguaggio giuridico, uno ‘standard di fatto’ è
indotto dalla frequenza di certe caratteristiche che ricorrono tanto
spesso da diventare processi uniformi e generalmente condivisi.
Uno ‘standard di diritto’ è uno standard obbligatorio per legge o
fissato da accordi fra associazioni o imprese, ma non vincolante
per i professionisti, che possono scegliere se conformare ad esso
i loro servizi o meno.
Uno ‘standard valutativo’ è un complesso di regole uniformi
e condivise di natura metodologica e applicativa, raccolte
e presentate in modo sistematico. Gli standard valutativi
internazionali derivano da standard di fatto legati alla prassi
professionale e consistono di norme comuni universalmente
accettate. La loro origine e il costante legame con l’attualità
inducono nel tempo aggiornamenti, revisioni e modifiche in
accordo con l’evoluzione del settore professionale (Schema 1).
L’applicazione degli standard valutativi si svolge in un contesto
nel quale operano le organizzazioni dei valutatori e sono previsti
un sistema educativo e di formazione, un modo di selezione dei
valutatori e un aggiornamento continuo.
A livello internazionale esistono numerosi standard di
valutazione tra i quali: l’International Valuation Standards (IVS);
l’Uniform Standards of Professional Appraisal Practice (USPAP);
l’Appraisal and Valuation Standard (Red book, RICS); l’European
Valuation Standards (EVS). Gli standard valutativi internazionali
si collocano nell’intersezione tra gli standard contabili e gli
standard catastali internazionali, i primi provvedono a definire
le stime contabili degli immobili e degli altri cespiti aziendali, i
secondi si occupano delle stime fiscali e catastali degli immobili
(Schema 2).
Se in un’estrema sintesi si volessero rappresentare i contenuti
degli standard valutativi, ci si potrebbe riferire a due concetti
Schema 1 - Cronistoria degli standard di valutazione
1792
Surveyors Club (UK)
1868
Institution of surveyors (Londra)
1900
Scientific management (USA): la best practice e i costi standard
1910
Giurisdizione USA: la rilevazione dei dati immobiliari
1932
American Institute of real estate appraisers (AIREA) Chicago: il sales comparison approach
1934
National Association of Assessing Officers (NAAO) Chicago: Associazione nazionale dei valutatori catastali
1935
Il primo Corso di studio dell’AIREA
1936
American Society of Appraisers (ASA), Washington DC
1946
Royal Institution of Chartered Surveyors (RICS)
1959
International Association of Assessing Officers (IAAO) Kansas City, Missouri: Associazione internazionale dei valutatori catastali
1966
National Association of Real Estate Appraisers (NAREA) Alexandria, Minnesota
1974
Il primo Red book della RICS per le stime ad uso contabile
1977
The European Group of Valuers’ Association (TEGoVA) (Belgio, Francia, Germania, UK)
1981
International Valuation Standard Commettee (IVSC) Londra: organizzazione non governativa membro delle Nazioni unite
1989
The Appraisal Foundation: l’Uniform Standards Of Professional Appraisal Practice (USPAP);
1990
Appraisal Institute (AIREA+ Society of Real Estate Appraisers)
1995
RICS Appraisal valuation and manual: standard obbligatorio per i membri del RICS nel UK
1999
Il Bleu book del TEGoVA: European Valuation Standards (EVS)
2000
Geometri Valutatori Esperti (GEOVAL)
2000
Il Codice delle valutazioni immobiliari di Tecnoborsa, Roma
2000
Istituto Italiano di Valutazioni immobiliari IsIVI (membro TEGoVA)
2001
International Accounting Standard Board (IASB)
2001
The appraisal of real estate, Appraisal Institute (2001)
2002
Regolamento comunitario per l’applicazione degli International Accounting Standard IAS/IFRS
2004
IAAO: Standard on Mass Appraisal of Real Property
2005
TEGoVA: European Valuation Standards (edizione 2005)
2005
RICS: Appraisal and Valuation Standard (edizione 2005)
2005
USPAP: Uniform Standards of Professional Appraisal Practice (edizione 2005)
2006
Tecnoborsa: Codice delle valutazioni immobiliari (edizione 2006)
2007
IVSC: International Valuation Standards (edizione 2007)
2007
E-Valuations: Istituto di Estimo e Valutazioni, Torino: Associazione di valutatori qualificati
2008
Crif-certification services, Bologna: certificazione delle competenze secondo la norma ISO 17024
45
ANNO I
| n. 2 |
MARZO - APRILE 2009
RICS:
APPRAISAL
and VALUATION
STANDARD
TEGoVA:
EUROPEAN
VALUATION
STANDARDS
IAAO:
STANDARD
on MASS
APPRAISAL
of REAL
PROPERTY
IVSC:
INTERNATIONAL
VALUATION
STANDARDS
IASB:
INTERNATIONAL
ACCOUNTING
STANDARD
USPAP:
UNIFORM STANDARD
of PROFESSIONAL
PRACTICE
Tecnoborsa:
CODICE delle
VALUTAZIONI
IMMOBILIARI
Schema 2 - Relazione degli standard valutativi internazionali con
gli standard catastali e contabili
fondamentali: la best practice e la rilevazione dei dati di mercato.
Per best practice s’intendono in genere le esperienze più
significative o dai migliori risultati in un dato contesto. Secondo
l’ambito, le migliori pratiche possono essere definite come
raccolta di esperienze formalizzate in regole che possono essere
osservate, come quelle dettate dagli standard. Nella gestione dei
processi, il concetto di best practice è legato all'idea manageriale
che asserisce l’esistenza di un processo più efficace nel raggiungere
un particolare risultato di qualunque altro processo. La best
practice garantisce il raggiungimento degli obiettivi nel massimo
dell’economia e della qualità.
La rilevazione e la raccolta dei dati e delle informazioni di
mercato è la base materiale degli standard valutativi. Si reputa,
infatti, che la stima del valore di mercato di un immobile si deve
fondare sui dati di mercato reali. Per compiere stime veritiere
non esiste altra via che quella della rilevazione e della raccolta dei
prezzi veri laddove si formano. Ai fini della valutazione, il dato di
mercato è un dato complesso costituito da una parte economica
relativa al prezzo effettivamente corrisposto e da una parte tecnica
relativa alle caratteristiche posizionali, strutturali, tipologiche e
tecnologiche dell’immobile. Questo grado di dettaglio è imposto
dalla naturale segmentazione del mercato immobiliare, che
suddivide gli immobili in sottomercati circoscritti e localizzati. La
rilevazione dei dati immobiliari concorre a garantire condizioni
di trasparenza e di equità al mercato immobiliare, consentendo
il conseguimento di un presupposto di efficienza economica e il
contenimento di effetti distorsivi.
Gli standard valutativi internazionali, basati sulla best practice
e sulla rilevazione dei dati, non contemplano l’expertise
immobiliare, fondato su un giudizio sintetico formulato da un
46
valutatore in modo mediato in base all’esperienza e a situazioni
di mercato antecedenti. Questo giudizio è generalmente
compatibile e verificabile con i giudizi manifestati da altri
valutatori per lo stesso immobile nella medesima situazione, ma
non consente la formalizzazione in regole da osservare necessaria
per la best practice e non prevede la rilevazione diretta dei dati
di confronto.
Le valutazioni prospettate dagli standard valutativi si avvalgono
pienamente dei principi e delle norme dettati dalla metodologia
estimativa, si basano su procedure ripetibili che permettono
la definizione di processi uniformi, di analisi quantitative
e di controlli di qualità, ed evitano errori e complicazioni
impreviste.
Gli standard valutativi mirano a garantire il risultato della stima
attraverso un insieme di condizioni:
• la prima condizione riguarda le basi di valutazione ossia
i criteri di stima che comprendono il valore di mercato
e i valori diversi dal valore di mercato (costo, valore di
investimento, ecc.);
• la seconda condizione riguarda i procedimenti di stima,
ossia gli strumenti metodologici attraverso i quali giungere
alla valutazione;
• la terza condizione riguarda le regole minime di presentazione
del rapporto di valutazione;
• la quarta condizione attiene il codice di condotta del
valutatore.
I procedimenti estimativi
In ambito internazionale, i procedimenti estimativi basati sulla
rilevazione dei dati rappresentano quelli impiegati più di frequente
nella stima degli immobili svolta nell'ambito professionale e in
quelli fiscale e amministrativo. I dati immobiliari sono rilevati
direttamente dai valutatori o reperiti in banche dati.
Il campione dei procedimenti estimativi basati sulla rilevazione
dei dati è il market comparison approach (MCA) che si può
definire come procedimento emblematico degli standard
valutativi internazionali e nazionali.
Il MCA si basa sulla rilevazione dei prezzi di mercato veri e
delle caratteristiche di immobili simili a quello da valutare
(Geocentro n. 1 del 2003 e n. 2 del 2004). Il MCA è indicato tra
i procedimenti estimativi più accreditati per la stima del valore
di mercato degli immobili negli EVS e negli IVS ed è richiamato
negli standard contabili internazionali per la determinazione del
valore equo (fair value).
Il MCA è un procedimento di stima del valore di mercato che
opera in presenza di pochi dati di compravendita di immobili.
Si fonda sul principio secondo il quale il mercato fisserà il
prezzo dell’immobile oggetto di stima allo stesso modo come ha
formato i prezzi degli immobili simili rilevati. Il MCA nasce negli
Stati Uniti intorno al 1920 per esigenze giurisdizionali, per le
quali era richiesto ai valutatori di fornire una prova documentale
del valore rassegnato, a tal fine erano considerati utili i dati di
compravendite di altri immobili simili a quello da stimare.
L'applicazione del MCA si svolge attraverso una procedura
sistematica che consiste nel confrontare le unità immobiliari
rilevate a quella oggetto di stima e nell’apportare una serie di
aggiustamenti monetari ai prezzi di mercato noti, sulla base dei
prezzi marginali (adjustments) attribuiti a ciascuna caratteristica.
I prezzi marginali esprimono la variazione del prezzo di mercato
di un immobile al variare in aumento o in diminuzione della
caratteristica presa in considerazione.
L’impiego del MCA richiede lo studio preliminare del metodo e
non può essere improntato se non se ne conoscono i principi e
i criteri metodologici di applicazione. Ciò è dovuto al fatto che
il metodo esamina dati quantitativi e qualitativi disomogenei
con criteri matematici e tecnici. Per questo si può avvalere
degli strumenti informatici di calcolo e di schemi uniformi di
presentazione dei risultati della stima.
Nel nostro Paese, le stime immobiliari hanno assecondato
nel corso degli anni una prassi valutativa basata sulla stima
monoparametrica nelle sue molteplici varianti. Come è
noto la stima monoparametrica consiste nell’utilizzo di un
solo parametro, rappresentato solitamente dalla superficie
commerciale (o da un’altra unità di consistenza degli immobili).
La diffusa applicazione di questo procedimento di stima si è
allontanata dalla sua formulazione originaria, che si basa sulla
rilevazione dei prezzi di mercato recenti di immobili simili di
confronto per i quali si rileva il parametro di stima. Il valore di
mercato dell’immobile da stimare si calcola moltiplicando la
media dei prezzi, ponderata per i parametri degli immobili di
confronto, per il parametro dell’immobile da stimare. Nel tempo,
nell’applicazione del procedimento originario, si è innescata
una deriva metodologica legata alle stime convenzionali svolte
dalla pubblica amministrazione in tema di concessione edilizia,
di equo canone, di tariffa di estimo e recentemente di valore
normale. I valutatori hanno spesso assecondato questa deriva
per sopperire nei singoli casi di stima a carenze nella rilevazione
dei prezzi di mercato e nella completa conoscenza del mercato
immobiliare. Inoltre una serie di circostanze strutturali legate alla
mancanza di trasparenza del mercato, alla ridotta competitività
e alla legislazione fiscale, hanno contribuito alla decadenza
metodologica del procedimento di stima monoparametrica.
Nelle sue attuali applicazioni, il procedimento di stima
monoparametrica considera un parametro di stima e, nella
sua variante più diffusa, prende in considerazione anche
altre caratteristiche immobiliari, come ad esempio lo stato di
manutenzione, l’epoca di costruzione, la dotazioni di impianti,
l’esposizione, ecc. La stima di queste caratteristiche non avviene
in base al loro prezzo marginale come nel MCA, ma si svolge con
l’impiego di coefficienti correttivi definiti per ogni caratteristica
(maggiori o minori di uno secondo l’occorrenza). In mancanza
di misure quantitative e di riferimenti particolareggiati al mercato
locale, i coefficienti correttivi sono fissati soggettivamente o
tratti dalla manualistica commerciale, che in genere ne riporta
un repertorio unico per tutte le situazioni di mercato e fermo
alla data di pubblicazione. I coefficienti sono applicati al valore
unitario assegnato all’immobile da valutare in modo apodittico
con un expertise o ricorrendo alle quotazioni immobiliari riportate
nelle pubblicazioni di settore. Nel primo caso il valore unitario è
stabilito con un vero e proprio expertise come se si trattasse della
stima di un’opera di arte. Nel secondo caso il valore unitario è
tratto dalle raccolte di quotazioni immobiliari disponibili. Occorre
ricordare che nella realtà immobiliare italiana le quotazioni
sono indicazioni di valori unitari riferiti ad ambiti di mercato
dai contorni approssimativi, senza il grado di dettaglio richiesto
nella stima immobiliare. In genere le quotazioni non indicano
chiaramente le fonti di indagine, le modalità di rilevazione e di
elaborazione dei dati e non forniscono indicazioni applicative; per
questi motivi sono inadatte alla stima immobiliare professionale,
talvolta per loro esplicita ammissione. In definitiva nella stima
monoparametrica si ritiene che non sia necessaria la rilevazione
dei dati di mercato, ma soltanto l’allibramento del valore
unitario o della quotazione prescelti all’immobile da valutare,
con l’eventuale intervento dei coefficienti correttivi.
La mancanza di rilevazioni dei dati di mercato, le stime soggettive
nella determinazione del valore unitario e nell'assegnazione dei
coefficienti rendono il metodo empirico e quindi non soggetto
alla possibilità di dimostrare i risultati ottenuti. In queste varianti
il procedimento di stima monoparametrica non è più idoneo ai
propri compiti estimativi né può essere omologato dagli standard
valutativi. Tuttavia in questo decadimento, il procedimento di
stima originario conserva la sua validità metodologica: nella
manualistica estimativa scientifica il procedimento propone
la stima del valore unitario eseguendo la media ponderata dei
prezzi degli immobili simili e imponendo la rilevazione dei
prezzi di mercato e dei parametri degli immobili di confronto.
Seppure la rilevazione riguardi soltanto la caratteristica
immobiliare che funge da parametro, il procedimento basa
la sua forza sulla rilevazione dei dati recenti e su condizioni di
uniformità nelle altre caratteristiche diverse dal parametro scelto,
cioè a sostanziale parità delle altre condizioni. La rilevazione dei
dati offre la possibilità di dimostrare in modo documentato
i risultati della stima ed è quindi in queste precise circostanze
metodologiche che la stima monoparametrica è omologabile
secondo gli standard valutativi nazionali e internazionali.
Negli ultimi tempi, il crescente interesse mostrato dal mondo
professionale ai temi degli standard valutativi, della qualità
del servizio e delle moderne metodologie di stima ha favorito
l'evolversi della formazione e della preparazione professionale e
al contempo ha elevato le aspettative della clientela. Infatti, le
prospettive degli investimenti immobiliari appaiono rivolte verso
una maggiore selettività delle scelte e verso una rigorosa previsione
dei prezzi e dei redditi di mercato, dei costi e dei saggi di redditività.
Tali previsioni sono realizzabili solo se si impiegano i dati di
mercato, metodologie estimative scientifiche e si assecondano
i principi e le norme degli standard nazionali e internazionali.
È auspicabile che nel prossimo futuro i professionisti, gli operatori
del settore e i funzionari pubblici promuovano il diffondersi di
stime immobiliari probanti.
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SOCIETÀ E COSTUME
Piergiorgio Odifreddi
“I miei studi
da geometra?
Ottima preparazione
Ma che fatica
con Estimo…”
Intervista a Piergiorgio Odifreddi
Piergiorgio Odifreddi è Docente ordinario di matematica presso
l’Università di Torino ed esperto di fama internazionale negli ambiti
della filosofia ed in particolare della logica e dell’informatica. E’ autore
di numerose pubblicazioni editoriali dedicate sia alla matematica,
sia al rapporto scienza e religione. In questa intervista rilasciata a
GEOCENTRO/magazine racconta le origini della sua formazione, il
percorso intellettuale che lo ho portato ad essere uno dei più brillanti
pensatori nella discipline di sua competenza e ci parla del ruolo della
tecnica negli ambiti del progettare e del costruire.
Odifreddi, le chiediamo di fare, con la prima domanda,
un piccolo e personale ‘flash back’. Lei, come è noto, si
è diplomato presso l'istituto Tecnico per Geometri di
Cuneo, sua città natale. Cosa ricorda in particolare di
quella fase della sua formazione?
“I ricordi sono vivi, perché appartengono all’adolescenza, che è il
periodo più tormentato e difficile della vita di un uomo. Ricordo
le levatacce mattutine per andare a lezione, le materie che mi
piacevano (matematica, costruzioni, topografia) e quelle che
proprio non capivo (estimo, in primis). Ma anche le incombenze
extra-scolastiche, dal primo amore alle gare di atletica (dalla
corsa campestre agli 800 e i 1.000 metri in pista, tutte discipline
48
photo©shutterstock.com/Emelyanov
nelle quali sono stato campione provinciale studentesco,
con la maglia dell’Istituto appunto)”.
A 23 anni era già laureato in matematica e a 31
aveva già vinto il suo primo premio assegnatole
dall'American Mathematical Society. Quanto l’ha
aiutata e, possiamo dirlo, ispirata, la sua formazione
da geometra in quella fase di avvio della carriera e
poi, successivamente?
“Gli studi all’Istituto per Geometri sono stati un’ottima
preparazione per la matematica: in fondo, appartengono
alla stessa sfera, scientifica e razionale. E comunque
all’università non ero certo l’unico ad arrivare da un
istituto tecnico: non saprei quantificare le percentuali,
rispetto ai liceali, ma certamente eravamo in molti, e ci
siamo difesi bene direi”.
In questi ultimi anni c’è stato molto dibattito in
Italia intorno al destino della scuola tecnica e ad
un certo momento è sembrata prevalere l’ipotesi di
un suo parziale superamento. Eppure è dimostrato
che proprio la scuola tecnica italiana - specie quella
degli anni ’60 e ’70 - sia stata una vera e propria
fucina di talenti. Cosa consiglierebbe ai nostri
legislatori in questa materia?
“Non sembra che i nostri legislatori siano particolarmente
disposti ad ascoltare la “voce del popolo”, e sembrano
anzi singolarmente immuni alle sue opinioni. Detto ciò,
io suggerirei anzitutto di permettere al liceo scientifico di
diventare veramente tale, abolendo il latino e travasando
le sue ore alle scienze. E per quanto riguarda gli istituti
tecnici, di non adagiarsi soltanto sulle materie di più
immediata applicabilità, ma di ampliare lo sguardo
all’intero panorama scientifico”.
“Se la matematica e la scienza prendessero il posto
della religione e della superstizione nelle scuole e
nei media, il mondo diventerebbe un luogo più
sensato e la vita più degna di essere vissuta”. E’ una
sua frase. Ce ne vuole spiegare il senso?
“Intendevo dire che una buona parte dei guai personali
e interpersonali al mondo derivano dall’atteggiamento
irrazionale e fondamentalista fomentato dalle religioni.
Un’educazione alla razionalità e al pensar chiaro,
invece che un indottrinamento all’irrazionalità e alla
confusione mentale tipica non soltanto delle religioni,
ma anche delle filosofie idealiste e metafisiche, sarebbe
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| n. 2 |
MARZO - APRILE 2009
un ottimo antidoto verso la guerra da una parte, e
l’infelicità dall’altra”.
Lei, banalizzando, specialmente quando si parla di
religione, passa per essere, quasi inevitabilmente,
oltre che un ateo convinto anche un ‘paladino’ della
scienza. Le sta bene questa immagine oppure no?
“Non mi dà nessun fastidio: essere un paladino della scienza
significa solo stare dalla parte di ciò che c’è! Mi darebbe
molto più fastidio essere un paladino delle cause perse,
cioè di ciò che non c’è. Ma naturalmente essere paladini
della scienza non significa stare contro l’umanesimo, in
particolare le arti: senza la letteratura, la pittura, la musica,
il gioco, la vita sarebbe molto più noiosa e triste! Io ce
l’ho solo con le forme deleterie di umanesimo, e solo
quando esse pretendono di essere altro da ciò che sono: ad
esempio, non ho niente contro la letteratura fantastica (di
cui la teologia, come diceva Borges, era un ramo), purché
non pretenda di venirci a dire che essa non è fantasia ma
(la vera) realtà. Tutto qua”.
Sul ruolo della scienza e ancor di più della tecnica
alcuni importanti filosofi sono stati molto critici
arrivando a dire, non proprio in termini positivi,
che nell’età contemporanea avrebbero preso il posto
di Dio e della religione. Che ne pensa?
“Non mi sembra che ci siano templi della tecnica, o ordini
monastici che si ispirano ad essa. Credo che ciò che dà
fastidio a quei filosofi sia che il pensiero dominante oggi è
costituito da discipline e metodi che essi non comprendono
e non conoscono, e che soprattutto non permettono di
barare e stabiliscono in maniera precisa chi ha ragione
e chi ha torto nelle dispute: l’esatto contrario di ciò che
succedeva nelle loro filosofie”.
50
Heidegger, nel suo noto discorso ‘Costuire-abitarepensare’, a seguito di un’analisi affascinante dei
significati etimologici dei primi due termini,
arriva prima a dire che ‘costruire è propriamente
abitare’ e poi, soprattutto, che costruiamo perché
abitiamo (il mondo) e non viceversa. Cosa resta,
secondo lei nel modo attuale di pensare e costruire
edifici, della profondità di queste riflessioni. Dove
sta andando oggi l’architettura?
“Temo di non essere in grado di rispondere a questa
domanda. Anzitutto, non capisco bene le parole di
Heidegger: “costruire è abitare” è analogo a dire che “coltivare
è mangiare”, e potrà anche essere vero in qualche senso,
ma a me sembra parecchio oscuro (o, più semplicemente,
confuso). Dove stia andando l’architettura, poi, non lo so:
mi sembra che vada in molte direzioni diverse, a seconda
dei committenti e degli architetti, e non sono sicuro che ad
esempio Piano e Gehry vadano nella stessa direzione. Anzi,
a me sembra che vadano in direzioni opposte, ma questo
contribuisce alla ricchezza espressiva dell’architettura”.
Un’ultima domanda. Matematica e Logica,
che certamente si sono dimostrate ‘strumenti’
fondamentali per lo sviluppo della concezione del
mondo e la comprensione della vita, potranno essere
d’aiuto all’uomo per recuperare un rapporto se
non virtuoso perlomeno equilibrato con il pianeta
che abita. Un pianeta che oggi, a quanto dicono
gli scienziati, anche a causa dello ‘strapotere’ della
tecnica è a rischio di sopravvivenza?
“Forse, più che la matematica e la logica, potranno essere
le scienze della natura, a partire dall’ecologia, a fornire gli
strumenti per calmierare le storture della tecnica”.
photo©shutterstock.com/bonardelle
ANNO I
ESTERO
Il Sudafrica
e i Mondiali
di calcio 2010
Un progetto
per lo sviluppo
del Continente
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Il nuovo stadio di Johannesburg dove si giocherà la finale dei prossimi
campionati mondiali di calcio, seppure segnato e contaminato dalle
linee post moderne dell’attuale architettura, ha la forma affascinante e
soprattutto inequivocabile di un manufatto di cultura africana.
Ed è ovviamente giusto che sia così. Quando l’11 luglio del
2010 scenderanno i campo i giocatori delle nazionali che si
contenderanno il titolo più ambito, la Coppa del Mondo, i media
di tutto il pianeta rimanderanno la sua ‘icona’ verso i quattro
angoli del globo e insieme alle solite immagini di rito di queste
occasioni passerà, c’è da prevederlo, anche un altro messaggio.
L’Africa ce l’ha fatta. O meglio ce la può fare.
Sì perché i mondiali di calcio del 2010 che vedranno, appunto,
come Paese organizzatore il Sudafrica (quasi certamente lo Stato
economicamente più avanzato del Continente africano), sono ormai
da tempo diventati un evento che ha assunto significati che vanno
ben oltre quelli strettamente calcistici.
A sottolinearlo, d’altra parte, è stato per primo lo stesso governo
Sudafricano che dopo aver ricordato come, per la prima volta nei 100
anni di storia della FIFA, i Campionati avranno luogo nel continente
africano, ha sottolineato come “l’assegnazione dei Mondiali 2010 non
rappresenta soltanto una vittoria per l’intero continente, ma anche una
vittoria per i fautori dell’unità africana nell’arena globale”.
Il Sudafrica, come è noto, ha vinto la gara per l’assegnazione dei
campionati mondiali di calcio nell’ormai lontano 2004 presentando
un progetto molto ambizioso ed un master plan che prevedeva, solo per
quanto riguarda gli impianti sportivi, la realizzazione (fra costruzioni
nuove e restyling) di 10 stadi. E come corollario, l’ammodernamento
del sistema ricettivo e, soprattutto, delle infrastrutture.
Insomma una vera e propria impresa capace di fare da volano allo
sviluppo non solo del Paese ospitante ma anche di gran parte dell’Africa.
Non è un caso, infatti, che il Presidente sudafricano Thabo
Mbeki, abbia così descritto l’evento del 2010: “Vogliamo,
in nome del nostro continente, organizzare un evento che
generi un moto di fiducia dal Capo al Cairo. Un evento atto
a creare opportunità sociali ed economiche in tutta l’Africa.
Vogliamo fare in modo che un giorno gli storici parlino dei
Mondiali di Calcio del 2010 come di un momento in cui
l’Africa si è alzata in piedi, lasciandosi definitivamente alle
spalle secoli di povertà e conflitti. Vogliamo dimostrare che
il momento dell’Africa è arrivato”.
A poco più di un anno dall’appuntamento la scommessa
sembra ormai vinta. Almeno per quanto riguarda la
parte delle opere. A dimostrarlo, anche l’esito della visita
‘sul campo’ svolta nell’ottobre scorso (e ampiamente
documentata dai media) dal Presidente della FIFA Joseph
Blatter che, dopo avere praticamente fatto il giro del Paese
e osservato lo stato di avanzamento dei lavori, ha sciolto
anche gli ultimi dubbi. Con grande sollievo del Sudafrica
e, viene da dire, anche dei numerosi sponsor che hanno
puntato molto sui mondiali di calcio.
Per il Sudafrica, come detto, l’operazione rappresenta “la più
grande e sostenuta spinta agli investimenti mai registrata nella
storia economica del Paese, destinata a continuare ben oltre
il maggiore evento mondiale del 2010” e l’organizzazione dei
Campionati “un potente impulso al consolidamento di una
nazione unita nella sua diversità e su valori di uguaglianza e
solidarietà umana, a base non-razziale e non-sessista”.
Complessivamente tra il 2006 e il 2010 le risorse investite
dal governo sudafricano dovrebbero raggiungere - almeno
secondo gli intendimenti - la cifra di oltre di 59 miliardi
di dollari destinati oltre che agli impianti sportivi alle
infrastrutture, ai servizi di trasporto merci su rotaia, alla
produzione di energia, alle comunicazioni, agli aeroporti e al
miglioramento dei porti d’ingresso. Nonché all’aumento delle
spese per salute, edilizia abitativa, sicurezza ed educazione.
Il lascito della Coppa del mondo, secondo le previsioni,
Città del Capo
I principali progetti di Sudafrica 2010
The Dreamfields Project, Tshisahulu Village
Venda, Limpopo
Royal Bafokeng Sports Palace, Phokeng
Rustenburg, North West Province
Designer: BSP Consortium
Superstadio, Attridgeville
Tshwane, Pretoria
Designer: MSN Architects
Soccer City Nasrec Precinct
Johannesburg, Gauteng
Designer: BUEP Architects
Rea Vaya
Regione Metropolitana di Johannesburg, Gauteng
Designer: Ikemeleng Architects
Greater Ellis Park Development, Doornfontein
Johannesburg, Gauteng
Designer: Albanico & Sack & Mzumara Architects e Urban
Designers in collaborazione con MMA architects
Aeroporto internazionale King Shaka e Dube Trade Port
La Mercy, Kwazulu-Natal,
Designer: OMM Design Workshop
Moses Mabhida Stadium and Precinct
Durban, Kwa-Zulu Natal,
Designer: Ibhola Lethu Consortium
Stadio di Green Point, Green Point
Città del Capo, Western Cape,
Designer: Stadium Architects
Stazione di Città del Capo (lavori di ristrutturazione)
Città del Capo, Western Cape,
Designer: Makeka Design Laboratory, Comrie Wilkinson, Jakupa
The Jabula Ball
Johannesburg, Gauteng
Designer: SharpCITY
Calcio di Speranza (Football for Hope) - 20 Centres For 2010
Vari siti in Africa
Designer: Architettura per l’Umanità
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ANNO I
| n. 2 |
MARZO - APRILE 2009
L’Afrikaans Language Monument (Paarl)
riguarderà principalmente (ma non solo), l’ammodernamento
della vasta rete di trasporti pubblici a beneficio dei maggiori
centri urbani e dei loro utenti, nonché opere riguardanti:
sistemi di mobilità all’interno delle città; collegamenti
tra aeroporti e centri cittadini e l’integrazione dei vari
sistemi di trasporto; sistemi autobus a corsa rapida;
strutture preferenziali a favore di veicoli ad alto numero di
passeggeri; servizi di call center e sistemi informatici e di
telecomunicazioni a supporto delle infrastrutture progettate.
Nell’autunno scorso i mondiali del Sudafrica sono stati
presentati, attraverso una mostra, anche alla Biennale
d’Architettura di Venezia. Nell’occasione il Vice Ministro ai
Beni Artistici e Culturali della Repubblica del Sudafrica, sig.ra
Ntombazana Botha, illustrando i contenuti dell’esposizione, ha
evidenziato come un evento globale come la Coppa del mondo
della FIFA 2010 sia stata l’occasione per dare luogo a nuove
forme d’architettura e vita urbana in Sudafrica.
Molto suggestivo un passaggio del suo intervento nel quale il
campo da calcio, è stato prima descritto come “un elemento
che accomuna (il momento dello sport) con il contesto rurale,
urbano e delle township nella vita sudafricana di tutti i giorni”
e allo stesso tempo “un importante luogo d’integrazione
sociale”. Infine, quasi un simbolo che, in questa singolare
prospettiva, diventa “l’epicentro di processi multipli di
conquista, agonismo e gioco, nel processo di ristrutturazione
delle città sudafricane, esplorando le nuove identità multiple e
i criteri di spazialità che ne risultano in Sudafrica”.
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Un'economia in forte sviluppo
Il Sudafrica sta entrando nel decimo anno di ininterrotto
ciclo di crescita economica collocandosi nel gruppo E7, o dei
7 emergenti, che comprende le nazioni con le economie più
forti del Sud del mondo.
A partire dal 1999 il reddito nazionale ha fatto registrare un
aumento del 22%, di cui hanno beneficiato tutti i contribuenti.
L’occupazione cresce più velocemente che in qualunque altro
periodo passato, a partire dagli anni ’60. Gli investimenti in
beni strumentali sono aumentati nettamente dal 2002, di
oltre il 10% all’anno.
La previsione di crescita economica è del 5% annuo nel 2009
e 2010.
Il Sudafrica è impegnato a sostenere il NEPAD (New Partnership
for Africa’s Development) e lo sviluppo africano. Il continente è
infatti un partner commerciale primario per il Sudafrica.
Sin dal 1994, l’interscambio con il continente è cresciuto
del 659%, con le esportazioni verso l’Africa passate dagli 1,3
miliardi di dollari nel 1994 ai 7,6 miliardi nel 2006, mentre
nello stesso periodo sono del pari aumentate le importazioni,
da 400 milioni di dollari a 4,2 miliardi.
Il Sudafrica è la singola maggior fonte di investimento
diretto in Africa.
Sul fronte interno, l’investimento come percentuale del PIL
ha già superato il 21%, dal 15% nel 2002. Questo risultato si
deve alla crescita degli investimenti in beni strumentali, che ha
superato l’obiettivo del 10% fissato dal programma economico
nazionale noto come Accelerated and Shared Growth Initiative
of South Africa, ASGISA.
DOSSIER
A Dubai
una torre rotante
made in Italy
rivoluziona il concetto
di edificio e di immobile
Intervista a Graziantonio Pallotta
Graziantonio Pallotta
Graziantonio Pallotta è Amministratore unico del Gruppo
Gedi, partner, insieme all’architetto italo-israeliano David
Fisher, della società Rotating Tower Industries Italia che
realizzerà, a Dubai, il primo edificio rotante della storia
dell’architettura. Una torre di circa 80 piani destinata a
modificare profondamente non solo il concetto di immobile,
visto che sarà caratterizzata da un movimento costante,
ma anche la concezione stessa degli ‘skyscrapers’ di nuova
generazione e i sistemi per la loro costruzione.
In questa intervista, oltre ad illustrare le caratteristiche
principali della torre, a partire dai moduli che compongono
i piani della torre realizzati dalla sua azienda ad Altamura,
racconta ai lettori di GEOCENTRO/magazine l’incontro con
l’ideatore del progetto e le motivazioni che lo hanno spinto ad
accettare questa sfida che contribuirà a rafforzare nel mondo
il marchio del made in Italy.
Geometra Pallotta, siete protagonisti di quello che è,
probabilmente, il progetto più innovativo nel panorama
architettonico attuale, la torre rotante, pietra miliare
dell’architettura dinamica. Ce ne vuole parlare?
“Il progetto, ideato dall’architetto David Fisher, prevede
la realizzazione, nei pressi di Dubai, di una torre di 80
piani per un’altezza complessiva di oltre 400 metri. La
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particolarità dell’edificio è, come diceva lei, quella di essere
rotante, o girevole. Per la precisione a ruotare sono i piani
dell’edificio che possono muoversi autonomamente e a
velocità variabili consentendo, potenzialmente, a chi vi
abita di orientare il proprio spazio secondo i momenti della
giornata, in relazione alle stagioni o semplicemente a proprio
piacere. Attraverso la rotazione dei piani l’edificio cambia
costantemente forma, diciamo ogni due, tre minuti dando
vita nel complesso ad una figura dinamica che dal punto di
vista estetico ed architettonico non ha precedenti”.
Estremamente suggestivo, non c’è dubbio. Calandosi
nella situazione, ogni giorno, all’interno del mio
appartamento o ufficio posso scegliere come e che
velocità farlo girare…
“Tecnicamente sì. E’ possibile programmare anche una
velocità di rotazione che consente di muoversi di 360°
nell’arco di appena quattro ore. Nella realtà però, si prevede
di stabilire una certa regolarità attraverso un regolamento
condominiale e i tempi di rotazione media consentiranno
di fare, diciamo il giro completo, nell’arco di 24 ore”.
Cos’è esattamente che fa muovere i diversi piani?
“Il movimento è garantito da un sistema di rotazione prodotto
dalla Bosch, leader mondiale nel settore. E’ l’elemento
fondamentale della torre. Un semplice ed innovativo
La Torre rotante
ingranaggio a catena o corona collegato con sedici motori per
ogni piano e collocato sulla parte centrale dell’edificio, il suo
‘cuore’, ovvero un cilindro di calcestruzzo fisso del diametro
di circa 32 metri che ospita anche i servizi, gli impianti, gli
ascensori e le scale. Intorno a questa sorta di ‘tronco’ o spina
si sistemano, abbracciandolo, i piani della torre costituiti a
loro volta da diversi moduli in acciaio. Complessivamente il
diametro di ogni piano sarà di 64 metri”.
E qui entrate in campo voi, giusto?
“Sì, e mi permetta di dire che uno dei fattori principali di
innovazione del progetto risiede proprio nelle modalità di
realizzazione dei moduli che verranno costruiti, o meglio
prefabbricati e assemblati completamente nel nostro nuovo
stabilimento ad Altamura, facendo della torre rotante di
Dubai il primo edificio realizzato in fabbrica. Ogni modulo
ha una superficie di 40 metri quadrati e viene rifinito con
pavimento, rivestimento, controsoffitto, predisposizione
agli impianti e, addirittura l’arredo. Una volta completato
viene caricato su un container che percorrerà il tragitto
tra la nostra fabbrica e il porto su un sistema di rotaie in
57
ANNO I
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MARZO 2009
ferro riducendo al minimo l’inquinamento, un aspetto a
cui siamo molto attenti così come al fattore occupazionale
che, sul territorio, vedrà interessati anche geometri, periti,
ingegneri. Dal porto i container prenderanno il mare a
bordo di navi che li trasporteranno sino a Dubai dove, una
volta scaricati, raggiungeranno il sito della torre”.
Quindi, praticamente, a Dubai non ci sarà un vero
proprio cantiere?
“Se si intende un cantiere in senso classico, no. Come
dicevo prima la prefabbricazione dei moduli consente
di operare in modo completamente nuovo lavorando
prima di tutto in sicurezza e, inoltre, con un notevole
risparmio in termini di tempi e riguardo al numero
di addetti necessario alla realizzazione dell’opera, 90 a
fronte dei circa 2.000 mediamente utilizzati per opere
A destra, la sezione di un piano della torre
simili. Sul luogo, in sostanza, una volta ricevuti i moduli
ci si limita ad assemblarli a terra sino a formare l’intero
piano che è composto da 16 elementi. Questo viene poi
sollevato grazie ad un apposito sistema di tiraggio sino alla
cima del cilindro in calcestruzzo dove viene effettuato il
fissaggio, il tutto in un paio di ore. E così a scendere sino
ai piani inferiori. Secondo i nostri calcoli, dall’inizio dei
lavori, previsto a breve, con questo sistema la torre sarà
completata in 36 mesi.”
Come verranno organizzati i piani o meglio cosa
ospiteranno?
“La loro composizione per moduli consente la massima
flessibilità nel creare ambienti diversi a seconda delle
58
esigenze. Per semplificare possiamo dire che si va da un
taglio minimo di 100 metri quadrati, per poi passare ai 200
e ai 300 metri quadrati sino a prevedere un piano occupato
da un unico appartamento che a Dubai già chiamano la
‘villa degli sceicchi’. Queste tipologie da oltre 1.200 metri
quadrati saranno collocate agli ultimi piani della torre e
dotate, ovviamente, di tutti i confort del caso ospitando
per esempio una piscina e la sala cinema privata. Oltre a
residenze la torre ospiterà un albergo e degli uffici ”.
Il progetto e la struttura stessa della torre prevedono una
forte attenzione alle tematiche dell’eco-sostenibilità e
del risparmio energetico …
“E’ vero. La torre sarà il primo grande edificio che non
solo produce tutta l’energia di cui ha bisogno direttamente
da sorgenti naturali ma è anche in grado di fornirne agli
edifici adiacenti. Ogni piano verrà rivestito con facciate
continue in vetro e ricoperto da pannelli fotovoltaici che,
anche grazie alla rotazione del piano stesso, saranno in
grado di raccogliere una consistente quantità di energia
solare. Inoltre per ogni interpiano dell’edificio è prevista
una pala eolica di nuova generazione efficiente e a basso
impatto estetico”.
Non ci ha ancora parlato del colore della torre …
“A dare colore alla torre sarà il sistema di illuminazione dal
momento che l’edificio è praticamente rivestito di pareti
in vetro trasparente. Abbiamo già effettuato uno studio e
l’effetto nel cielo notturno di Dubai sarà di grande fascino”.
Il Gruppo Gedi è specializzato in restauri e in opere
nel settore ospedaliero, come siete arrivati su questo
segmento di mercato, quello dell’architettura dinamica?
“Ci siamo entrati cinque anni fa e per merito dell’architetto
Fisher. Questo, come è noto, è un progetto dell’architetto
Fisher ed è stato l’incontro con lui a mettere in moto
tutto. Un incontro in qualche modo casuale nel senso che
in occasione di un altro progetto relativo ad un villaggio
con albergo e campi da golf che avevamo intenzione di
realizzare ad Ostuni cercavo, come si dice, un architetto
di fama mondiale, oltre che bravo, ovviamente. Così ci
siamo conosciuti, è venuto qua e dopo avere parlato di
Ostuni mi ha fatto vedere il progetto di edificio rotante
sul quale stava lavorando. Devo dire che sono rimasto
veramente affascinato. E così siamo partiti. Ripensando
a quei giorni lui dice sempre che sono stato l’unico
costruttore coraggioso a capire l’innovazione di questa
nuova tecnologia”.
Dopo Dubai quale sarà la nuova tappa? Dove pensate
di realizzare la seconda torre rotante?
“Mi piacerebbe molto farne una in Italia. E in quel caso
non ci sarebbe bisogno di uno studio per scegliere i colori,
no? Verde, bianco e rosso. A parte le battute, sì possiamo
dire che si sta lavorando perché la prossima torre rotante sia
in Italia. Comunque mi faccia anche dire che l’esperienza
di Dubai è certamente eccitante. Se uno non vede quella
città davvero non riesce ad immaginarsi che cosa è in
questo periodo … Piena di gru e di nuovi progetti”.
E come Gruppo Gedi, quali sono i vostri prossimi
obiettivi?
“Il primo obiettivo è, naturalmente, portare avanti
questo progetto. Poi, certo, continueremo a sviluppare
anche le altre nostre attività nel restauro, negli ospedali
albergo e, in genere, nell’immobiliare. Punteremo molto
sull’estero. Vogliamo vedere altri mercati e per questo
stiamo trattando in altre nazioni europee per sviluppare
nuovi progetti”.
Un’ultima domanda, lei è geometra. Quanto e come
pensa che la sua formazione tecnica l’abbia influenzata
e aiutata nella sua attuale attività imprenditoriale?
“E’ stata fondamentale. Mi ha consentito di partire
con una base importante e soprattutto di arricchire e
completare l’altra mia esperienza determinante quella
maturata crescendo nei cantieri. La fusione fra questi due
tipi di esperienza, insieme alla passione per il lavoro, è
secondo me il massimo che un imprenditore può avere. E
credo proprio che sia stato questo ‘mix’ a darmi, oltre che
gli strumenti, il coraggio per credere in questo progetto”.
L’Architetto: David Fisher
Ha iniziato la sua carriera a Firenze, dove, dopo la laurea, ha
insegnato Architettura nella facoltà di Ingegneria.
Negli ultimi 30 anni ha focalizzato la sua attività sulla
progettazione di edifici con una particolare relazione con la
natura operando a Londra, Mosca, Hong Kong, Parigi, Dubai.
Si è inoltre occupato di restauro di monumenti antichi e di
progettazione di edifici pubblici.
Estremamente eclettico ha, in sostanza, maturato un’esperienza
a 360° nel mondo delle costruzioni: da insegnante a progettista,
dalla preparazione di studi di fattibilità al finanziamento di
grandi progetti, dal project management al mercato immobiliare,
dal design di prodotti, alla costruzione e sviluppo di grandi
impianti industriali.
Fisher, considera l’architettura una combinazione di fattibilità,
funzionalità ed ingegneria. Attualmente la sua attività è concentrata
David Fisher
su due temi: un approccio industriale, con lo sviluppo di unità
prefabbricate e la Dynamic Architecture, secondo la quale il design
tridimensionale incontra una quarta dimensione, il Tempo.
Secondo Fisher, il Tempo è la dimensione più importante della vita
poiché strettamente legata alla relatività. Il suo nuovo grattacielo,
la Rotating Tower, “forgiata dalla vita, progettata dal tempo”,
viene considerato l’inizio di una nuova era dell’architettura.
59
TECNOLOGIE E MATERIALI
photo©shutterstock.com/Brian Dixon
Componenti
dell’involucro edilizio
I serramenti esterni
e l’isolamento acustico
di Leonardo Baldassari
Nella prima parte, pubblicata sul numero 1 di GEOCENTRO/
magazine abbiamo iniziato ad esaminare ed illustrare le
caratteristiche dei serramenti esterni riferite al singolo
requisito a cui essi devono rispondere.
Abbiamo visto che i requisiti che i serramenti esterni devono
soddisfare in fase di progettazione di un edificio sono
molteplici e complessi, per cui si è ritenuto fosse importante
conoscerli per meglio calibrare la scelta dei prodotti
disponibili sul mercato, per stimolare la ricerca e sviluppo
di nuovi prodotti da parte delle aziende produttrici e, non
ultimo, per consigliare adeguatamente i Committenti nella
scelta del prodotto più idoneo al singolo caso.
Nella prima parte abbiamo affrontato essenzialmente sei
aspetti riconducibili ai serramenti esterni:
• sono elementi di rilievo nella composizione dei prospetti
degli edifici;
• intervengono nella ventilazione naturale degli ambienti
interni;
• consentono l’illuminazione naturale degli ambienti
interni;
• consentono l’affaccio delle persone e la visione degli
spazi esterni;
• consentono di regolare l’ingresso e l’uscita di persone
gradite o meno;
• sono la causa delle maggiori dispersioni termiche
specifiche di un edificio.
In particolare, per quest’ultimo punto, abbiamo elencato
decreti, leggi e norme vigenti, approfondito i metodi di
calcolo della trasmittanza termica, descritto i tipi di telai
presenti sul mercato differenziandoli secondo il materiale
con cui sono realizzati. Inoltre abbiamo enumerato le
tipologie di vetro correnti con l’intento di dare modo al
lettore di affrontare la scelta dei prodotti per i singoli casicantieri con un solido punto di partenza.
60
Il tema di questo articolo è altrettanto importante:
l’isolamento acustico, e lo affronteremo per gradi,
approfondendo i singoli aspetti.
Per progettazione acustica di un edificio si intende
l’individuazione e il soddisfacimento delle condizioni di
benessere acustico, vale a dire tutti quegli atti necessari per
poter rendere le condizioni acustiche adatte alle attività che
si svolgono all’interno.
Il punto da cui partire è la consapevolezza che un edificio
deve essere in grado di limitare, in maniera passiva, la
trasmissione dei rumori al suo interno, al fine di ridurre
l’esposizione umana al rumore.
Il riferimento legislativo fondamentale è la legge quadro
sull’inquinamento acustico (Legge n. 447 del 26/10/1995)
che, attraverso diversi decreti attuativi, identifica i parametri
da rispettare per salvaguardare il benessere acustico
ambientale. Uno di questi decreti è il DPCM del 05/12/1997
(Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) il
cui scopo è quello di fissare criteri e metodologie per il
contenimento dell’inquinamento da rumore all’interno
degli ambienti abitativi in modo da ridurre l’esposizione
umana al rumore.
Per alcuni anni si verificarono dubbi interpretativi
sull’applicazione del Decreto, sino al 26/06/2001 quando
una nota del Ministero dell’Ambiente, rispondendo
ad un quesito di Assoacustici, specificò l’applicabilità
del DPCM collegandola alla data del rilascio della
Concessione Edilizia.
Da quel momento fu chiarita l’applicabilità del Decreto e
conseguentemente entrarono in vigore i limiti elencati dal
Decreto stesso.
Quali sono i tipi di rumore da limitare?
1. i rumori aerei provenienti dall’esterno
2. i rumori aerei provenienti da altre unità abitative
3. i rumori da calpestìo
4. i rumori provenienti da impianti a funzionamento
continuo o discontinuo
E’ facile affermare che solamente il primo tipo (rumore
aereo proveniente dall’esterno) riguarda direttamente i
serramenti esterni.
Infatti essi sono un componente dell’edificio e come tali
hanno il compito di opporsi alla trasmissione dei rumori
esterni al suo interno.
Per quanto concerne i rumori aerei provenienti dall’esterno,
il DPCM 05/12/1997 prevede un indice dell’isolamento
acustico di facciata minimo consentito a seconda della
categoria degli edifici. Questo indice, denominato
D2m,nT,w, si differenzia in base alla destinazione d’uso
degli edifici stessi.
Essendo l’indice D2m,nT,w l’isolamento acustico di facciata
minimo consentito, bisogna progettare i componenti
esterni opachi e trasparenti del nostro edificio in modo che
le singole facciate, nel loro complesso, ci conducano ad un
isolamento pari o maggiore ai numeri indicati nella tabella
1, espressi in decibel (dB), secondo la destinazione d’uso
dell’edificio che stiamo progettando.
tabella 1
categoria
destinazione
D2m,nT,w
A
Edifici adibiti a residenza
o assimilabili
40
B
Edifici adibiti ad uffici
o assimilabili
42
C
Edifici adibiti ad alberghi, pensioni
ed attività assimilabili
40
D
Edifici adibiti ad ospedali, cliniche
case di cura e assimilabili
45
E
Edifici adibiti ad attività scolastiche
a tutti i livelli e assimilabili
48
F
Edifici adibiti ad attività ricreative
o di culto o assimilabili
42
G
Edifici adibiti ad attività commerciali o
assimilabili
42
Così come per quanto descritto riguardo l’isolamento
termico, anche per l’isolamento acustico i serramenti
esterni sono il punto debole del sistema edificio;
risulta perciò di fondamentale importanza conoscere le
prestazioni acustiche del serramento per poter attingere a
un dato affidabile e realistico quando è necessario stimare
l’isolamento acustico normalizzato di facciata in fase di
progettazione dell’edificio.
E’ facile comprendere i motivi che ci portano ad
affermare ciò.
Le prestazioni acustiche di un serramento si determinano
attraverso prove di laboratorio atte a fornire un valore
numerico con relativa unità di misura che costituisce
l’indice di valutazione del potere fonoisolante Rw.
Semplificando molto, il potere fonoisolante di un
serramento (di una qualsiasi struttura) è definito come la
differenza tra il livello di rumore che si trova all’esterno
ed il livello di rumore che ritroviamo nello spazio interno
separato dal serramento stesso.
Con un breve esempio potremmo affermare che se
in ambiente esterno misuriamo 100 decibel e in un
ambiente interno misuriamo 60 decibel, semplificando
un po’ i calcoli potremmo dire che il potere fonoisolante
è di 40 dB.
Ma per quale motivo affermiamo che il serramento è il
componente debole della facciata ?
Innanzitutto in un edificio i serramenti esterni sono il
componente a contatto con l’esterno con minore massa;
in altri termini la loro “leggerezza” poco si oppone al
passaggio di rumore aereo proveniente dall’esterno.
Un secondo motivo è dato dal fatto che i serramenti esterni,
salvo rare eccezioni, sono composti da ante mobili, (sono
cioè apribili) e quindi generano innumerevoli perdite a
livello di permeabilità all’aria attraverso i punti di contatto
fra telaio fisso e anta mobile.
In fase di progettazione è necessario individuare
stratigrafie di pareti opache esterne e sistemi di serramenti
in grado di garantire che l’insieme della facciata abbia un
indice di isolamento acustico uguale o maggiore ai valori
riportati in tabella 1.
Siccome le componenti opache hanno valori di isolamento
acustico considerevolmente più elevati, non bisogna
incorrere nell’errore (purtroppo frequente) di richiedere al
produttore di serramenti di consegnare e installare finestre
che abbiano i valori di isolamento acustico tabellati; così
facendo costringeremmo un eventuale Committente ad
acquistare prodotti molto più performanti (e quindi più
costosi) del necessario.
Una progettazione acustica, in quanto tale, ci aiuta
a definire i prodotti secondo le loro caratteristiche
morfologiche e fisiche e, conseguentemente, ci aiuta
a definire la tipologia di serramento che ha il miglior
rapporto qualità (prestazione)/prezzo.
Nella valutazione del serramento esterno da installare nel
nostro cantiere concorrono diversi aspetti da considerare:
• Tipo di vetro
• Tipo di telaio
• Tipo di attacco alla muratura (posa in opera)
Tipo di vetro
La definizione del tipo di vetro nella progettazione
acustica deve necessariamente tener conto anche degli
altri requisiti che il componente trasparente deve
61
ANNO I
| n. 2 |
MARZO - APRILE 2009
soddisfare, vale a dire l’isolamento termico, la sicurezza
nell’utilizzazione, la resistenza ai tentativi di effrazione.
Le proprietà di isolamento acustico dei prodotti vetrari sono
elencate nella norma UNI 12758-2004 in cui vengono
identificate le vetrazioni per l’isolamento acustico per via
aerea, nonché le descrizioni di prodotto e la determinazione
delle proprietà.
I produttori di vetro sottopongono a prove di laboratorio
pannelli della dimensione di mm 1230x1480; non va
dimenticato che le effettive dimensioni dei vetri possono
variare i risultati di prova, anche se in modo non sensibile.
Nel mercato i prodotti disponibili sono molteplici.
Partiamo dai più semplici, i cosiddetti “float” o monolitici
o singoli, che sono disponibili a partire da mm 3 sino a
mm 12 e oltre. Questi vetri sono composti da materiali
omogenei e quindi rispondono alla “legge della massa”, vale
a dire che per ottenere prestazioni di isolamento acustico
migliori è necessario aumentare la massa (cioè lo spessore)
in modo proporzionale. Commentando la tabella 2 si può
affermare che le prestazioni acustiche dei vetri float sono
ampiamente insufficienti a soddisfare i requisiti elencati nella
tabella 1; infatti le destinazioni d’uso che richiedono meno
performance acustiche (A e C) indicano un livello minimo
di isolamento acustico di facciata pari a 40 dB.
tabella 2
vetro
spessore
Rw
float
mm 4
30 dB
float
mm 6
31 dB
float
mm 8
32 dB
Per l’analisi accurata dei dati è necessario sapere che un
aumento di 3 dB del potere fonoisolante di un divisorio
corrisponde al dimezzamento dell’intensità del suono
nell’ambiente interno. In altri termini se poniamo un
suonatore di tromba all’esterno di un vetro e misuriamo
l’intensità del suono nell’ambiente interno, ad esempio
pari a 30 dB, è verosimile che due suonatori di tromba ci
porterebbero a misurare 33 dB di intensità del suono e non
60 dB come potrebbe suggerirci una visione superficiale.
Una tipologia di prodotti vetrari che ci aiuta a migliorare
le prestazioni acustiche è il “vetro stratificato”. Sono
prodotti composti da due o più lastre di vetro float unite
fra loro mediante l’interposizione di uno o più strati di
materiale plastico, generalmente polivinilbutirrale (pvb). Si
ottengono così lastre accoppiate di materiali disomogenei
che rispondono alla legge “massa-molla-massa” migliorando
la prestazione acustica grazie alla loro particolare elasticità.
Anche in questo caso, parimenti a quanto descritto
precedentemente, commentando la tabella 3 si può affermare
62
tabella 3
vetro
nome
composizione
Rw
stratificato
33.1
2 lastre da mm 3
con interposto un film
di pvb da mm 0.38
32 dB
stratificato
44.1
2 lastre da mm 4
con interposto un film
di pvb da mm 0.38
34 dB
stratificato
44.2
2 lastre da mm 4
con interposti due film
di pvb spes. da mm 0.76
35 dB
stratificato
55.1
2 lastre da mm 5
con interposto un film
di pvb da mm 0.38
35 dB
stratificato
55.2
2 lastre da mm 5
con interposti due film
di pvb spes. da mm 0.76
36 dB
che le prestazioni acustiche dei vetri stratificati sono
insufficienti a soddisfare i requisiti elencati nella tabella 1.
L’industria vetraria nell’ultimo decennio ha sviluppato una
serie di nuovi prodotti in grado di rispondere alle esigenze
normative e progettuali.
Sono stati immessi sul mercato vetri stratificati accoppiati
utilizzando speciali polivinilbutirrali (pvb) con caratteristiche
di isolamento acustico potenziato. In altri termini il pvb
di nuova generazione permette un contatto intimo fra
le facce delle lastre componenti smorzando l’ampiezza
della vibrazione e aumentando, di fatto, il loro potere
fonoisolante. In gergo questi nuovi film di pvb vengono
denominati “acustici” e si identificano con “A” posta dopo
la composizione. (vedi tabella 4)
tabella 4
vetro
nome
composizione
Rw
Stratificato
acustico
33.1A
2 lastre da mm 3
con interposto un film
di pvb acustico da mm 0.38
36 dB
Stratificato
acustico
44.1A
2 lastre da mm 4
con interposto un film
di pvb acustico da mm 0.38
38 dB
Stratificato
acustico
55.1A
2 lastre da mm 5
con interposto un film
di pvb acustico da mm 0.38
39 dB
Una volta identificate le composizioni necessarie, si procede
alla formazione del vetrocamera, formato da due lastre di
diversa composizione unite da una intercapedine di aria
disidratata o riempita di gas argon. E’ inutile ricordare
che il ricorso al vetrocamera è soprattutto un’esigenza
legata all’isolamento termico, ma che aiuta, in particolari
tabella 5
composizione
Lastra esterna
Lastra interna
Rw
note
4(12)4
Float 4 mm
Float 4 mm
32
Intercapedine mm 12
di aria disidratata
44.1A (20)6
2 lastre da mm 4
con interposto un film
di pvb acustico da mm 0.38
Float 6 mm
40
Intercapedine mm 20
di aria disidratata
44.1A (12)64.2
2 lastre da mm 4
con interposto un film
di pvb acustico da mm 0.38
Una lastra da 6 mm accoppiata
con una lastra da 4 mm con interposto
un film di pvb da mm 0.76
43
Intercapedine mm 12
di aria disidratata
64.2A (20)44.2A
Una lastra da 6 mm accoppiata
con una lastra da 4 mm con interposto
un film di pvb acustico da mm 0.76
2 lastre da mm 4 con interposto
un film di pvb acustico da mm 0.76
47
Intercapedine mm 20
di aria disidratata
64.2A (20SF6)44.2A
Una lastra da 6 mm accoppiata
con una lastra da 4 mm con interposto
un film di pvb acustico da mm 0.76
2 lastre da mm 4 con interposto
un film di pvb acustico da mm 0.76
51
Intercapedine mm 20
contenente gas
esafloruro di zolfo
situazioni, anche la progettazione acustica.
Nella tabella 5 possiamo notare come alcune delle più diffuse
composizioni di vetrocamera possono esserci d’aiuto nella
soluzione del problema dell’isolamento acustico di facciata.
Tipo di telaio
Una volta definita la composizione del vetro occorre
procedere alla scelta del telaio che, oltre a rispettare tutti i
requisiti già elencati nel numero precedente, deve essere in
grado di accogliere il vetro individuato e sopportarne il peso
della movimentazione dell’anta mobile nel tempo.
Due considerazioni sono da porre subito all’attenzione
del lettore:
• la prima è che, in linea di massima, durante le prove di
laboratorio i telai realizzati con profili “pieni” tendono
a mantenere la prestazione del vetro installato, mentre i
telai realizzati con profili “cavi” tendono a peggiorare le
prestazioni del vetro installato;
• la seconda è che telai dotati di 3 o 4 guarnizioni risultano
più performanti dei profili con sole 1 o 2 guarnizioni.
Un importante Laboratorio di Prove italiano recentemente
ha pubblicato un articolo nel quale sono stati analizzati i
dati raccolti su una campionatura di oltre 300 test effettuati;
ne è scaturito che per quanto riguarda i telai in legno dotati
di vetrocamera con Rw maggiore o uguale a 40 dB, poco
più della metà dei campioni ha raggiunto un indice di
valutazione del potere fonoisolante pari o superiore a 40 dB,
a conferma del fatto che la tenuta del prodotto serramento
nel suo complesso non può essere identificata con quella
della superficie vetrata quando l’abbattimento acustico del
vetro raggiunge valori importanti.
Si deduce che più i vetri scelti sono performanti e più il sistema
telaio+vetro non riesce a mantenere le prestazioni del vetro,
anche se il telaio è realizzato con profilo “pieno” di legno.
Per quanto riguarda i profili “cavi” realizzati tramite estrusione
di alluminio o P.V.C. la situazione è ancora peggiore:
infatti, da una recente ricerca si deduce che nell’80% dei
casi la prestazione complessiva è peggiore di 3 dB rispetto
alla prestazione del solo vetro. Significa che un serramento
di questo tipo viene attraversato da un’intensità di rumore
doppia rispetto al rumore che attraverserebbe il solo vetro se
fosse installato senza telaio.
Tipo di attacco alla muratura
Altro aspetto fondamentale nella valutazione delle
prestazioni acustiche dei serramenti esterni è la modalità di
posa in opera del telaio, che è ancorato alla muratura sui due
lati verticali e sul traverso superiore, ed è ancorato alla soglia
o al davanzale in corrispondenza del traverso inferiore.
Una installazione non corretta può portare alla
formazione di ponti acustici che vanificano le prestazioni,
potenzialmente elevate, della finestra. Cura particolare va
posta nella installazione degli infissi dove spesso l’attacco
con la muratura, mascherato dai listelli coprigiunto,
costituisce una intercapedine vuota o riempita da materiali
“trasparenti al rumore” attraverso la quale il rumore
si trasmette facilmente, pregiudicando le prestazioni
fonoisolanti della finestra. Per questo motivo l’utilizzo
di materiali sigillanti più o meno idonei risulta una
discriminante fondamentale al fine di poter mantenere e
garantire una buona prestazione del serramento.
Il Progettista è invitato a richiedere al Produttore certificati
rilasciati da laboratori accreditati dove siano descritti tipi
di telaio, tipi di vetro e materiali usati per la posa in opera,
con il relativo ciclo lavorativo.
Solo ricreando in cantiere la stessa situazione provata
in laboratorio si potranno ragionevolmente ritenere
soddisfatte le medesime prestazioni acustiche dell’infisso.
63
photo©istockphoto.com/Kasia75
FORMAZIONE
La qualificazione
energetica degli edifici
Raccolta preliminare
dei dati e definizione
principali parametri
di Mauro Cappello
64
Prosegue, con questo secondo articolo che illustra la lezione n.2, la
pubblicazione del corso curato da Mauro Cappello, sul tema della
qualificazione energetica degli edifici. Corso che ha l’obiettivo di fornire
gli elementi di base ai tecnici che intendono lavorare nel settore.
Mauro Cappello, ingegnere, attualmente ispettore presso l’Unità di
Verifica degli Investimenti Pubblici del Ministero dello Sviluppo
Economico è stato consulente del Ministro dei Lavori Pubblici e del
Vice Ministro delle Infrastrutture e Trasporti e ha organizzato la
1ª Conferenza Nazionale sui lavori pubblici. È autore di diverse
pubblicazioni specialistiche.
La stima della prestazione energetica degli edifici è
un’attività molto complessa che può tuttavia essere
svolta in modo agevole se è preceduta da un’attenta
organizzazione del lavoro. Il passaggio fondamentale
della procedura è rappresentato proprio dalla raccolta,
organizzazione ed elaborazione dei dati fondamentali per
procedere al calcolo. L’obiettivo della presente lezione è
illustrare le regole di raccolta dei dati e la definizione dei
parametri necessari allo sviluppo del calcolo.
che tale allegato è periodicamente modificato dagli
Enti preposti, pertanto il tecnico dovrà accertarsi che
la versione da lui consultata sia corredata dell’ultimo
aggiornamento. Un metodo veloce e sicuro per la
determinazione del parametro GG è scaricare l’elenco
dei comuni italiani accompagnati dai rispettivi
valori di GG, direttamente dal sito dell’ENEA:
http://clisun.casaccia.enea.it/Pagine/GradiGiorni.
htm#GradiGiorni (vedere Figura n.1).
tabella 1
Simbolo
Definizione
GG
Gradi giorno della località
Te
Temperatura esterna
h
Altitudine località
Dati climatici: necessità e fonti di riferimento
Come noto, tra due ambienti posti a diversa temperatura
si ha un passaggio di calore che avviene da quello più
caldo verso l’ambiente più freddo. E’ noto altresì
che l’intensità del calore scambiato è direttamente
proporzionale alla differenza di temperatura. Ne
consegue che ponendo costante la temperatura degli
ambienti interni di un edificio (fissata dalla norma a
20°C), a parità di caratteristiche costruttive, la quantità
di calore scambiata sarà maggiore quanto più bassa è la
temperatura esterna (in tali condizioni infatti si ha una
maggiore differenza di temperatura).
La semplice nozione termotecnica che abbiamo
richiamato ci permette di comprendere l’influenza
delle condizioni climatiche del luogo in cui ha
sede l’edificio posto in studio. L’ambiente esterno è
considerato attraverso alcuni parametri che sono:
i Gradi Giorno (GG), la temperatura esterna (Te) e
l’altitudine sul livello del mare (h). La definizione di
GG viene introdotta dal d.P.R. 412/1993 che all’art.1
lett. z) afferma “per gradi-giorno di una località si
intende la somma, estesa a tutti i giorni di un periodo
convenzionale di riscaldamento, delle sole differenze
positive giornaliere tra la temperatura dell’ambiente,
convenzionalmente fissata a 20 °C, e la temperatura
media esterna giornaliera, l’unità di misura utilizzata
è il grado-giorno (GG).” Per la determinazione del
parametro GG, ci si deve riferire all’allegato A) del
d.P.R. 412/1993 recante elenco dei comuni italiani e
rispettivi valori di GG, tuttavia è doveroso segnalare
Figura n.1
Per quanto riguarda i valori da attribuire alla
temperatura esterna nei singoli mesi di riscaldamento
ed all’altitudine, si deve fare riferimento alla norma
UNI 10349 “Riscaldamento e raffrescamento degli
edifici. Dati climatici”. Come si vede nello stralcio
della tabella n.2, per ogni comune compaiono 13
valori numerici che rappresentano, il primo l’altitudine
s.l.m., gli altri le temperature esterne medie mensili
per la località.
Quando l’edificio in studio si trova in una località non
contemplata dalla norma UNI 10349 allora si deve
scegliere una località di riferimento, quindi applicare
la formula dettata dalla citata norma UNI con gli
opportuni coefficienti.
Parametri geometrici: confine ambiente riscaldato,
zona termica, superficie disperdente (S), volume
riscaldato (V) e fattore di forma (S/V)
La prestazione termica dell’edificio risulta fortemente
influenzata anche dalle caratteristiche geometriche che
esso presenta, in particolare è necessario introdurre le
tabella 2 - Stralcio della norma UNI 10349 recante valori dell’altitudine e delle temperature esterne medie mensili
CS
Cosenza
238,0
8,1
8,8
11,3
14,4
18,1
23,1
26,0
25,8
22,7
17,8
13,4
9,4
CT
Catania
7,0
10,7
11,2
12,9
15,5
19,1
23,5
26,5
26,5
24,1
19,9
15,9
12,3
CZ
Catanzaro
320,0
8,3
8,7
10,4
13,4
17,0
21,7
24,4
24,8
22,3
17,9
13,7
10,1
65
ANNO I
| n. 2 |
MARZO - APRILE 2009
definizioni di: “Confine ambiente riscaldato” e “Zona
termica”. La norma UNI 13790 “Prestazione termica
degli edifici - Calcolo del fabbisogno di energia per il
riscaldamento” al punto 5.3 fornisce la seguente definizione
“Confine ambiente riscaldato: è costituito da tutti
gli elementi edilizi che separano l’ambiente riscaldato
dall’ambiente esterno o dalle zone adiacenti riscaldate o
ancora dagli ambienti non riscaldati” mentre per la zona
termica recita: “Zona termica: nel caso in cui l’ambiente
riscaldato sia mantenuto ovunque alla stessa temperatura
e quando gli apporti interni e solari sono relativamente
piccoli od uniformemente distribuiti in tutto l’edificio, si
applica il procedimento di calcolo relativo ad una zona
termica singola.
Non si richiede divisione in zone termiche:
• quando le temperature di regolazione delle singole
zone non differiscono mai più di 4 K e ci si attende
che i rapporti apporti/perdite differiscano tra di loro
di un valore minore di 0,4 (per esempio tra le zone a
Nord e a Sud);
• è probabile che le porte che dividono le singole zone
siano frequentemente aperte”
I concetti di confine ambiente riscaldato e zona termica
sono necessari per procedere alla corretta definizione
di tre importanti parametri fondamentali: superficie
disperdente; volume riscaldato e fattore di forma S/V,
i cui valori oltre ad essere richiesti nel modello di
attestato di qualificazione energetica di cui al D.M.
19/2/2007 ss.mm.ii. (vedere precedente lezione), sono
necessari per procedere alle fasi successive di calcolo.
Prima di lanciarsi nei calcoli delle superfici e dei volumi
è fondamentale esaminare l’edificio nel complesso e
porsi una serie di domande sulla destinazione d’uso
dei locali, sulla possibilità di adottare il calcolo
ipotizzando una o più zone termiche, ecc.
Come si vede dalla figura n.2-a l’edificio consta di due
piani fuori terra, un sottotetto e di un vano interrato,
inoltre esiste anche un corpo scala. Avendo assunto
informazioni sappiamo che il sottotetto ha funzione
di locale tecnico ed il vano interrato è destinato alla
funzione cantina pertanto dovranno essere considerati
locali non scaldati, esattamente come per il vano
scale, e non partecipano al computo della superficie
disperdente e del volume scaldato (vedere figura n.2-b
e figura n.2-c).
L’indice di prestazione energetica limite (EPlim):
definizione, significato e modalità di calcolo
La definizione dell’indice di prestazione energetica
viene recata dall’Allegato A del D.Lgs. 192/2005
secondo il quale con l’EP si “esprime il consumo di
energia primaria totale riferito all’unità di superficie
utile o di volume lordo espresso rispettivamente in kWh/
66
Figura n.2-a
Sistema edificio
Figura n.2-b
Superfici disperdenti (S)
Figura n.2-c
Volumi scaldati (V)
m 2anno oppure in kWh/m 3anno”.
Per determinare il valore dell’indice di prestazione
energetica limite degli edifici (EP lim) è necessario
conoscere preventivamente sia il valore dei GG relativi
alla località sede dell’edificio sia il valore del fattore
di forma S/V (da calcolare con le cautele descritte nel
precedente paragrafo). Ipotizziamo che l’edificio sia
posto nel Comune di Brescia (GG 2.410 Zona climatica
E) e sia caratterizzato da un valore del fattore di forma
S/V=0,367 [m -1]. Il valore di EP deve essere ricavato
per interpolazione partendo dai dati delle tabelle di cui
all’allegato C del D.Lgs. 192/2005 ss.mm.ii. (ovvero
dalle tabelle dell’allegato C del D.Lgs 311/2006).
Trattandosi di edificio in classe E1, nuova costruzione,
e volendo già osservare prudenzialmente i limiti previsti
dal 1 gennaio 2010 decidiamo di utilizzare la tabella
1.3 pur potendosi utilizzare la meno severa tabella 1.2.
La figura n. 3 illustra la rappresentazione grafica delle
tabelle in argomento, in particolare si vede come
disponendo in ascissa i valori dei GG ed in ordinata
i valori dell’EP tratti dalla tabella, si determina una
spezzata in sei tratti, corrispondenti ognuno ad una
singola zona climatica. Nel caso del nostro edificio,
trovandosi in corrispondenza di 2.410 GG, esso
ricade nella zona E di cui la figura n. 4 costituisce
un particolare. L’interpolazione avviene in due fasi,
ovvero prima di tutto sfruttando la similitudine dei
due triangoli, in particolare ABC e quello minore in
esso contenuto, quindi ripetendo la stessa operazione
con i triangoli più in basso, alla fine giungeremo alla
determinazione dei due valori EP lim(0,9) ed EP lim(0,2).
Svolgendo i calcoli si avrà EP lim(0,9) = 97,62 [kWh/
m 2K] quindi EP lim(0,2)= 38,39 [kWh/m 2K]. I valori
180
160
S/V=0,9
140
120
100
80
F
E
D
60
S/V=0,2
C
40
A
20
400
B
900
1400
1900
2400
2900
3400
(GG)
Figura n.3 - Rappresentazione grafica delle tabelle Allegato C
così determinati corrispondono ad EPlimite per due
edifici che trovandosi nel comune di Brescia, abbiano
rispettivamente i valori di S/V pari a 0,9 e 0,2 mentre
il nostro edificio è caratterizzato da un valore di S/
V=0,367 [m -1] ne consegue che è necessario svolgere
un ultimo passaggio. Facendo la proporzione tra il
segmento EP lim(0,9)-EP lim(0,2) e la differenza tra i
rispettivi fattori di forma, così come tra il valore EP lim
(0,367)-EP lim(0,2) ed i rispettivi fattori di forma, si
troverà il risultato EP lim(0,367)=52,52 [kWh/m 2K].
Lo sviluppo numerico svolto ci permette di osservare
quanto sia importante il fattore geometrico dell’edificio,
infatti se l’edificio fosse particolarmente compatto
ed avesse un fattore di forma pari a 0,2 il suo EP lim
(ovvero il suo massimo consumo per metro quadro)
sarebbe pari ad appena 38,39 [kWh/m 2K] mentre in
caso di S/V pari a 0,9 il parametro EP lim arriverebbe
addirittura a 97,62 [kWh/m 2K]. Spesso non si riflette
mai abbastanza, in sede di progettazione, sul fatto che
la forma dell’edificio influirà pesantemente anche sul
suo consumo di energia, avendo solamente a cuore il
solo fattore estetico! Potrebbe costituire utile esercizio
per il lettore non solo ripetere i calcoli qui svolti, ma
provare a definire il valore dell’EPlimite utilizzando la
tabella 1.2 dell’Allegato C del decreto.
Figura n.4 - Particolare zona E
C
116
EPlim (0,9)
88
B
Si segnala ai lettori interessati che sul sito
www.filotecna.eu sono disponibili esercitazioni
sui temi trattati oltre ad ulteriori materiali di
approfondimento.
[email protected]
46,8
EPlim (0,2)
LE PROSSIME LEZIONI DEL CORSO
34
2101
2410
3000
3 Fisica del calore e definizione delle principali
grandezze termiche;
4 Fabbisogno energetico primario dell’edificio
secondo la norma UNI 13790;
5 Cenni sull’impiantistica termica;
6 Materiali isolanti: tipologie e caratteristiche.
67
AZIENDE
Alite Group
Architettura etica
ed edilizia sociale
Intervista a Mauro Spagnolo
Mauro Spagnolo
Guidata dalla volontà di coniugare in ogni progetto
bellezza, funzionalità e rispetto dei più moderni canoni di
efficienza energetica, Alite Group si presenta come un nuovo
modello di riferimento per il mercato immobiliare italiano.
Una struttura di medie dimensioni con una capillare
presenza sul territorio, che ha fatto del proprio codice etico
il pilastro della filosofia aziendale e il punto di riferimento
dell’operatività del gruppo.
Di questa interessante realtà imprenditoriale e delle
caratteristiche che fanno la forza del gruppo e delle sue
società, ci parla in questa intervista il Presidente di Alite
Group, Mauro Spagnolo.
Presidente, “Building evolution” è il payoff del vostro
gruppo. In che modo rispecchia la filosofia aziendale?
“Nel creare questo payoff abbiamo cercato, prendendo
spunto dalla cultura anglosassone, di sintetizzare con due
parole la nostra filosofia aziendale: proprio la traduzione
letterale di questi termini, “evoluzione nel costruire”,
sintetizza la nostra missione.
Il gruppo basa la propria offerta di servizi sull’innovazione,
68
sia attraverso l’impiego di materiali e tecnologie costruttive
all’avanguardia, sia grazie ad un’accurata analisi del rischio
e della redditività del progetto, fino all’elaborazione di
soluzioni in grado di creare valore aggiunto e ottenere
il miglior risultato dall’investimento, fatto in proprio o
consigliato al cliente”.
Quali sono gli ambiti di competenza e le specializzazioni
delle società del gruppo?
“Alite Group è una società di partecipazioni che si rivolge
direttamente alle imprese e agli enti pubblici, offrendo servizi
immobiliari singolarmente o come sistema, prevalentemente
nei settori direzionale, commerciale, turistico e industriale.
Siamo attivi in tutto il territorio nazionale attraverso le sedi
operative di Bologna, Firenze, Roma e Perugia.
Alite Group offre servizi professionali e di qualità,
investendo in relazioni strategiche basate sulla trasparenza,
la consapevolezza del mercato e la dinamicità di azione.
Il nostro gruppo è formato da tre società: Alite RE, Nexus
Engineering e Tecomm.
Alite Re ricerca, analizza ed acquisisce aree ed immobili
non residenziali, in proprio e per conto terzi. In tale
ambito vengono realizzate sia operazioni di valorizzazione
finalizzate a un riposizionamento degli immobili
sul mercato, sia operazioni di sviluppo mediante la
realizzazione di nuovi complessi a destinazione terziario
e industriale. In qualità di agency colloca sul mercato le
superfici da vendere o locare sia per singolo asset che in
forma frazionata.
Nexus Engineering offre un servizio integrato di
engineering e general contractor, proponendosi alle
imprese, agli enti pubblici e privati nonché ai liberi
professionisti, quale unico interlocutore in grado di
gestire tutti i processi operativi legati alla valorizzazione,
costruzione e riqualificazione di complessi immobiliari. La
società è in possesso dell’attestazione SOA ed opera con
sistema di qualità certificato UNI EN ISO 9001:2000.
Tecomm è un’azienda di prodotti e servizi che sviluppa e
gestisce anche attività commerciali nel settore del wellness,
del design e dei prodotti alimentari di eccellenza. Fonda il
proprio sviluppo sulla ricerca e sulla creazione di prodotti,
selezionati e certificati, in grado di soddisfare le aspettative
del mercato di riferimento”.
Dunque si tratta di settori distinti, ma fortemente
complementari. Come si è costruito un team di
professionalità così sfaccettato?
“L’azienda è nata dalla fusione delle società Spagnolo
Engineering Srl e Interior Design & Foniture Srl
costituitesi nel 1999 e operanti la prima nel settore della
progettazione, la seconda nel general contractor, entrambe
con sede operativa in Umbria, ma con un ambito operativo
allargato alle regioni del centro Italia.
Nel 2003, considerando lo sviluppo ma anche il
consolidamento delle attività, le due aziende si sono fuse
in Alite Group srl. Da allora la società ha subito una
continua metamorfosi ed evoluzione, consolidando la
propria competenza e professionalità nel core business
immobiliare, e ampliando progressivamente i propri
orizzonti attraverso la differenziazione dei servizi offerti.
Il nostro gruppo vanta oggi una struttura organizzativa
con risorse umane giovani e motivate, collaboratori
che condividono i valori aziendali e lavorano con
determinazione e professionalità al raggiungimento degli
obiettivi prefissati”.
69
Nel lavorare con la massima professionalità Alite Group
persegue la qualità e l'eccellenza, ottimizzando le opportunità
d'investimento e valorizzando le attività di ricerca e sviluppo,
al fine di essere pro-attiva nei confronti di un mercato in
continua e costante evoluzione. Inoltre il gruppo persegue
obiettivi di trasparenza nello scambio d'informazioni e nel
rapporto con i propri interlocutori e investitori, creando e
rafforzando la fiducia delle aziende con le quali opera”.
Quali sono i principali interlocutori e i partner di Alite?
“Alite si rivolge ad aziende private, liberi professionisti,
enti pubblici e privati. Ad essi può proporsi come unico
interlocutore nei settori di investimento immobiliare, in
grado di individuare, analizzare, progettare, realizzare,
valorizzare e gestire opportunità d'investimento
strategiche, sia nel settore dell'edilizia che nei servizi
finanziari legati alla proprietà.
Il nostro modus operandi si basa sulla costruzione di un
rapporto di partnership con il cliente lavorando con lui
all’ottenimento del miglior risultato”.
Una capogruppo, tre società e quattro sedi che, da Roma
a Bologna, si distribuiscono in tutto il Centro-nord
Italia. A quali esigenze risponde e che vantaggi comporta
questa struttura?
“Essere presenti in una regione, viverla, ti aiuta a capirne
i limiti e i vantaggi e questo ci consente di garantire la
massima assistenza e professionalità verso il cliente.
photo©istockphoto.com/susib
Beauty Palace è probabilmente uno dei progetti più
esemplificativi dell’operatività Alite. Ce ne vuole parlare?
“Beauty Palace, è un nuovo format retail, basato sull’idea
di concentrare in un unico contenitore, appositamente
ingegnerizzato, prodotti e servizi dedicati al benessere psicofisico della persona. La struttura, che prevede la possibilità
di avere superfici variabili, si propone come una risposta
concreta alle esigenze del consumatore ed una provocazione
per le richieste di differenziazione del mercato retail.
Realizzato come progetto pilota nella città di Perugia, Beauty
Palace è una realtà commerciale in fase di ottimizzazione
e messa a regime. Il format verrà successivamente proposto e
sviluppato nelle principali città italiane.
Beauty Palace rappresenta un esempio dell’operatività e della
coesione delle società del gruppo: un progetto che è stato ed
è importante per la nostra azienda, ma che allo stesso tempo
rientra, come dicevo prima, in una diversificazione della
nostra offerta rispetto al core business immobiliare”.
Professionalità, qualità, trasparenza e dinamismo
sono elementi del vostro company profile. Come si
traducono in realtà?
“Alite Group opera, attraverso ogni membro del suo team,
con la massima condivisione e attenzione alle procedure
aziendali, le disposizioni normative e i regolamenti
applicabili. A tale scopo abbiamo redatto il nostro Codice
Etico, pilastro della nostra filosofia aziendale.
70
A nostro avviso, il vantaggio che la capillarizzazione
comporta è sicuramente dato dal network che si viene a
creare e dall’interscambio di differenti professionalità”.
Oltre allo sviluppo e alla gestione di immobili strumentali,
di recente siete entrati anche nell’ambito del social housing
con il progetto Casa.Flex. Come è nata questa iniziativa?
“Casa.Flex è un progetto nato dalla collaborazione con
partner specializzati nella progettazione e costruzione
immobiliare. La partnership si è recentemente trasformata
in un vero e proprio Consorzio, che porta il nome del
progetto e ne gestisce ogni sviluppo.
Casa.Flex è il frutto dell’expertise comune, che ci ha
permesso di cercare e ideare una risposta concreta alle
moderne esigenze abitative, in cui economicità ed efficienza
energetica sono caratteristiche imprescindibili”.
Come funziona e quali sono le caratteristiche principali
di Casa.Flex?
“Casa.Flex è una nuova tipologia abitativa, basata
sull’ottimizzazione dei processi di realizzazione e sulla possibilità
di riduzione dei costi e dei tempi di costruzione derivanti
dall’utilizzo di una struttura seriale, che può successivamente
essere personalizzata secondo le singole esigenze. “Una casa per
tutti, a ciascuno la sua casa” è il payoff con cui abbiamo cercato
di sintetizzare proprio questa caratteristica del progetto.
L’abitazione si compone di un nucleo fisso ‘core’, che contiene
i servizi e tutti i componenti delle reti impiantistiche, e di
una serie di moduli funzionali liberamente assemblabili, che
costituiscono gli altri ambienti dell’alloggio.
Attraverso la realizzazione industriale a secco i moduli
funzionali possono essere aggregati insieme, variando le
dimensioni volumetriche e le planimetrie degli ambienti
che si vanno a realizzare. Grazie a questo procedimento
costruttivo inoltre i componenti sono già in origine
progettati e costruiti secondo i più moderni principi di
risparmio ed efficienza energetica, e la manutenzione degli
alloggi si rende molto più facile ed economica nel tempo.
Si tratta di una tipologia abitativa industrializzata molto
flessibile che risponde direttamente alle esigenze di housing
sociale di Stato e Regioni, impegnati nella costruzione di
migliaia di alloggi nei prossimi anni. Ma, allo stesso tempo,
è un prodotto di alta qualità che soddisfa anche specifiche
richieste degli operatori privati, interessati a soluzioni
residenziali sempre più efficienti e personalizzate”.
In considerazione del periodo di stasi che il mercato sta
attraversando, qual è la strategia di Alite per il 2009?
“In questo momento difficile per tutte le realtà aziendali, stiamo
puntando sull’innovazione e sul nostro consolidamento nei
mercati di riferimento. Le conseguenze della crisi sui mercati
finanziari e gli interrogativi relativi agli impatti nell’economia
reale sono ovviamente al centro di quasi tutte le attuali
discussioni inerenti ai progetti futuri, e proprio per questo il
nostro obiettivo è quello di migliorare l’efficienza aziendale,
proponendo servizi distintivi e di alta professionalità”.
photo©istockphoto.com/vm
NORME E LEGGI
Salute e sicurezza
nei luoghi di lavoro
Cosa cambia
con il nuovo
Testo unico
di Giulio Sica
(Avvocato, esperto di Diritto immobiliare)
72
Con l’approvazione del Decreto Legislativo n. 81 del 2008, si è
giunti al riassetto ed alla riforma delle disposizioni in materia di
salute e sicurezza sul lavoro. L’obbiettivo della legge come si evince
nella relazione introduttiva è stato quello di procedere al riassetto
ed alla riforma delle disposizioni in materia di salute e sicurezza
sul lavoro, e ciò non solo attraverso una riorganizzazione della
normativa ma anche mediante una rivisitazione della materia
nel rispetto delle previsioni dell’art. 117 della Costituzione, il
cui terzo comma attribuisce alla competenza ripartita di Stato e
Regioni la materia della tutela e sicurezza del lavoro.
L’obbiettivo di unificare e riorganizzare l’intera normativa
prevenzionistica se si prescinde dalla delega contenuta nell’art.
24 della legge n. 833 del 1978, risale e agli anni Novanta, in
coincidenza con l’avvio del processo di trasposizione, nel nostro
ordinamento, dell’imponente normativa comunitaria che, ancora
oggi, disciplina la materia.
Dopo l’entrata in vigore del dlg.s n. 626 del 1994, che ha
recepito la direttiva-quadro n. 89/391 CEE ed altre direttive, il
quadro legislativo nazionale sin da subito si era dimostrato non
all’altezza per assicurare un sufficiente livello di tutela giuridica
la previsione di discipline specifiche e differenziate per
determinati settori e ambiti lavorativi peculiari.
Il nuovo campo di applicazione “soggettivo” è invece
definito dal combinato disposto dell’art. 2, comma 1
lett. a), che amplia la nozione di “lavoratore” e il novero
di soggetti equiparati ex lege, e dall’art.3, che estende il
campo di applicazione “a tutti i lavoratori e lavoratrici,
subordinati ed autonomi”.
Per quanto concerne la sicurezza del lavoro nell’appalto
l’art 26 comma I della nuova norma statuisce (così
come previsto dall’art. 7 del D.lgs 626/1994), in capo al
datore di lavoro che abbia affidato dei lavori all’impresa
appaltatrice o a lavoratori autonomi all’interno della
propria azienda o di una singola unità produttiva della
stessa, nonché nell’ambito dell’intero ciclo produttivo
dell’azienda medesima di verificare:
a) l’idoneità tecnico - professionale delle imprese
appaltatrici o dei lavoratori autonomi in relazione ai
lavoratori da affidare in appalto o mediante contratto
d’opera o di somministrazione;
b) di fornire agli stessi soggetti dettagliate informazioni sui
rischi specifici esistenti nell’ambiente in cui sono
destinati ad operare e sulle misure di prevenzione e di
emergenza adottate in relazione alla propria attività.
In aggiunta a quanto già previsto dall’art. 7 del Dlgs
626/1994, la norma in esame specifica che la verifica di
cui al punto a) andrà eseguita con le modalità previste
da un apposito D.P.R. da emanarsi entro il 15 maggio
2009 acquisito il parere della Conferenza per i rapporti
permanenti tra lo Stato, le Regioni e le Province e le
provincie autonoma di Trento e Bolzano.
Fino all’entrata in vigore del D.P.R., la verifica è invece
photo©shutterstock.com/eewill40
per i lavoratori. Infatti il legislatore sin da subito
cominciò un opera di revisione della legge introducendo
rilevanti modifiche e integrazioni attraverso il dlg.s n.
242 del 1996.
La copiosa attività del legislatore, nel corso degli anni, non
ha fatto altro che continuare a sovrapporsi, il più delle volte
senza alcun coordinamento, alla normativa preesistente.
L’impianto del decreto legislativo n. 81 del 2008, nasce
dalle ceneri della bozza dei lavori svolti dalla commissione
“Biagi Treu” del 1997, con le opportune maturazioni
e i necessari adattamenti e aggiornamenti richiesti
dall’evoluzione del dato legale e fatto salva la possibilità
di interventi correttivi e integrativi in corso d’opera.
Tra le ragioni che sono alla base del nuovo testo unico c’è
stata anche la ferma volontà dell’Italia di volersi munire di
uno strumento legislativo in grado di porre le condizioni
per il raggiungimento dell’obbiettivo fissato dall’Unione
Europea per ogni Stato Membro, della riduzione degli
infortuni sul lavoro del 25% entro il 2012.
In particolare il D.lgs n.81 ha rimodulato il campo di
applicazione “oggettivo” e “soggettivo” della normativa
in materia di sicurezza e tutela della salute sul lavoro, in
attuazione dei criteri e principi direttivi di cui alle lett. b)
e c) dell’art. 1 comma 2, della delega 123/2007.
Con riferimento al campo di applicazione “oggettivo”,
l’art. 3 comma 1, del nuovo testo di legge ha
statuito espressamente l’applicabilità della normativa
antinfortunistica “a tutti i settori di attività privati e
pubblici”, cosi come già previsto dal D.lgs. 626/1994. Pur
avendo confermato il principio generale di applicabilità
della normativa de quo a tutti i settori di attività, anche
il D.lgs 81/2008, come il D.lgs 626/1994, ha fatto salva
73
ANNO I
| n. 2 |
MARZO - APRILE 2009
eliminare o, ove ciò non è possibile, ridurre al minimo
i rischi da interferenze; tale documento va allegato al
contratto di appalto o di opera.
In particolare ai contratti stipulati prima del 25 agosto
2007 ed ancora in corso al 31 dicembre 2008, il documento
di valutazione andava allegato entro tale data.
Il comma 4 dell’art. 26, fermo restando le disposizioni
vigenti in materia di responsabilità solidale per il
mancato pagamento delle retribuzioni e dei contributi
previdenziali e assicurativi, l’imprenditore committente
un criterio funzionale, che si inserisce accanto al criterio
topografico per delimitare l’ambito di operatività degli
obblighi previsti in capo al committente.
Il comma 2 dell’art. 26 prevede in capo ai datori di
lavoro, l’obbligo di cooperare all’attuazione delle
misure di prevenzione e protezione dai rischi sul lavoro
incidenti sull’attività lavorativa oggetto dell’appalto, e
di coordinare gli interventi di protezione e prevenzione
dai rischi cui sono esposti i lavoratori, informandosi
reciprocamente anche al fine di eliminare rischi dovuti
alle interferenze tra i lavoratori delle diverse imprese
coinvolte nell’esecuzione dell’opera complessiva.
La nuova formulazione del comma regola peraltro
l’espressa previsione di tale obbligo ai subappaltatori.
Il comma 3 della norma in esame, statuisce in capo
al datore di lavoro, l’obbligo (già previsto dall’art. 3
della legge 123/2007) di promuovere la cooperazione
e il coordinamento elaborando un unico documento di
valutazione dei rischi che indichi le misure adottate per
risponde in solido con l’appaltatore, nonché con
ciascuno degli eventuali subappaltatori, per tutti i danni
per i quali il lavoratore, dipendente dell’appaltatore o
dal subappaltatore, non risulti indennizzato ad opera
dell’INAIL o dall’ IPSEMA.
La responsabilità del committente non si estende ai danni
conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle
imprese appaltatrici o sub appaltatrici.
Il testo unico ha confermato la scelta operata dal legislatore
della Finanziaria 2007 di circoscrivere l’obbligo solidale
ai committenti che abbiano la qualità di imprenditori:
tale scelta produce l’effetto di escludere dall’ambito di
applicazione di questa norma di tutela, i dipendenti
degli appaltatori e subappaltatori nonché i lavoratori
autonomi che acquisiscono commesse da pubbliche
amministrazioni e di organizzazioni non imprenditoriali.
La responsabilità solidale è inoltre estesa ai dipendenti
degli eventuali subappaltatori.
Per quanto concerne l’onere di indicare nei contratti i costi
photo©istockphoto.com/vm
eseguita attraverso l’acquisizione del certificato della
Camera di commercio e industria e artigianato.
Il comma 1 dell’art. 26 riproduce sostanzialmente quanto
già previsto nelle precedenti normative cosi come integrate
e modificate dalle leggi successive. Tale disposizione
ribadisce, infatti l’estensione degli obblighi già previsti
in capo al datore di lavoro nel caso in cui questo affidi
lavori a imprese appaltatrici o a lavoratori autonomi
“nell’ambito dell’intero ciclo produttivo dell’azienda”.
La nuova normativa conferma, pertanto, la rilevanza di
74
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della sicurezza nell’ambito degli appalti privati il comma
5 dell’art. 26 prevede che nei singoli contratti di sub
appalto, di appalto e di somministrazione anche qualora
in essere al 15 maggio 2008, di cui agli arrt. 1559, 1655,
1656, e 1677 cc, devono essere specificatamente indicati,
a pena di nullità ai sensi dell’art. 1418 c.c. i costi relativi
alla sicurezza del lavoro con particolare riferimento a
quelli propri connessi allo specifico appalto.
Per quanto concerne i contratti stipulati prima del 25
agosto 2007, i costi relativi alla sicurezza del lavoro
devono essere indicati entro il 31 dicembre 2008, qualora
gli stessi contratti siano ancora in corso a tale data. A
tali dati possono accedere su richiesta, il rappresentate
dei lavoratori per la sicurezza e gli organismi locali delle
organizzazioni sindacali dei lavoratori più rappresentative
al livello nazionale. Queste indicazioni colmano un vuoto
normativo in materia, nonostante quanto già previsto
nell’art. 3 della legge 123/2007 (oggi abrogato).
Con il Dlg.s 81 è stata introdotta la previsione “a pena di
nullità ai sensi dell’art. 1418 c.c.”: è bene ricordare che
l’azione di nullità può essere fatta valere da chiunque vi abbia
interesse (art.1421 c.c.) ed è imprescrittibile (art.1422 c.c.).
E bene evidenziare che dal tenore letterale della norma
si evince che il testo dell’art 26 cita i tre tipi contrattuali
artt. 1559 (somministrazione), 1655 (appalto), 1656
(sub-appalto) e 1677 (appalto con prestazione periodica
e continuativa), evidenziando con riferimento all’art.
1559 c.c. un dubbio se tale norma ricomprenda anche
la somministrazione di lavoro di cui al D.lgs 276/2003
Certamente stando al tenore letterale della norma
possiamo affermare che è esclusa in tale caso.
Nell’ambito dei contratti d’appalto pubblici, il decreto
in esame dispone, al comma 6 dell’art. 26, riaffermando
già quanto previsto dall’art. 8 della legge 123/2007, che
nella predisposizione delle gare di appalto e nell’anomalia
delle offerte nelle procedure di affidamento di lavori
pubblici, di servizi e di forniture, gli enti aggiudicatori
sono tenuti a valutare che il valore economico sia
adeguato e sufficiente rispetto al costo del lavoro e
al costo relativo alla sicurezza, il quale deve essere
specificatamente indicato e risultare congruo rispetto
all’entità e alle caratteristiche dei lavori e dei servizi e delle
forniture. A tali fini il costo del lavoro sarà determinato
periodicamente, in apposite tabelle, dal Ministro del
Lavoro, sulla base dei valori economici previsti dalla
contrattazione collettiva stipulata dai sindacati, delle
norme in materia previdenziale e assistenziale, dei diversi
settori merceologici e delle differenti aree territoriali. In
mancanza di un contratto collettivo applicabile, il costo
del lavoro sarà determinato in relazione al contratto
collettivo del settore merceologico più vicino a quello
preso in considerazione.
Per quanto concerne l’esclusione del ribasso d’asta per la
parte dell’offerta relativa ai costi della sicurezza sul lavoro,
non ribadita nella nuova norma, compare nell’art. 8 della
legge 123/2007 tutt’ora in vigore. Infatti tale principio
era stato previsto dalla legge 327/2000 e successivamente
abbandonato con l’entrata in vigore del codice dei contratti
(D.lgs 13 aprile 2006 n. 163) a favore del più generale
principio della “adeguatezza” dei costi per la sicurezza.
Concludendo si può affermare che i criteri direttivi sopra
esposti trovavano almeno in parte, riscontro in norme già
esistenti: ad esempio quanto al criterio di cui al punto 1,
il D.P.R. 25 gennaio 2000, n. 34 già prevede, nell’art. 17
lett. l), che al fine della qualificazione per lo svolgimento
di lavori pubblici le imprese non devono aver commesso
violazioni gravi, definitivamente accertate, attinenti
l’osservanza delle norme poste a tutela della prevenzione
e della sicurezza sui luoghi di lavoro: il senso del criterio
distintivo era pertanto quello di estendere il requisito di
qualificazione dell’impresa ad ogni tipologia di appalto e
subappalto pubblico.
75
COMUNICAZIONE
Bando di concorso
nuovo logo CNG
Il vincitore
e i progetti premiati
Dopo avere esaminato e valutato, per gradi, le 117
proposte progettuali giunte da tutta Italia in risposta al
Bando di concorso internazionale emesso, nell’autunno
scorso, dal Consiglio Nazionale Geometri e Geometri
Laureati per la progettazione del nuovo logo e delle
sue declinazioni anche verso il sistema Geometri dei
Collegi provinciali, il 2 dicembre scorso la Commissione
giudicatrice, riunitasi a Roma, ha stabilito la graduatoria
finale selezionando la proposta vincitrice e premiando la
seconda e terza classificate.
Composta da Franco Mazzoccoli (Presidente di commissione,
Vice presidente Consiglio Nazionale Geometri e Geometri
Laureati); Francesco E. Guida (Direttore A.I.A.P. Associazione Italiana Progettazione per la comunicazione
visiva); Denis Santachiara (Designer); Nicola Dusi
(Ricercatore dell’Università Modena-Reggio Emilia e
Docente di semiotica); Gyula Ivan (Rappresentante F.I.G.
- Federazione Internazionale Geometri) la Commissione ha
selezionato come prima classificata la proposta presentata
da Michele Bonotto (Belluno) e Miriam Nonino (Udine)
con le seguenti motivazioni:
“La proposta interpreta graficamente le aspettative del Consiglio
Nazionale dei Geometri e dei Geometri Laureati, proponendo
un monogramma, costruito geometricamente, al tempo stesso
istituzionale, non legato ad alcuna tendenza, gradevole e fresco
per qualsiasi tipo di ‘audience’.
Le tre lettere, organizzate all’interno di un quadrato, risultano
correttamente leggibili, enfatizzando le principali iniziali
dell’istituzione; la composizione geometrica inoltre comunica
perfettamente i concetti di unità, legame tra gli associati e con
il territorio, restituendo in modo non descrittivo l’idea della
geometria come elemento fondativo del mestiere di geometra.
76
Il sistema di identità visiva proposto risulta nel complesso
efficace nelle applicazioni e adattabile alle differenti
esigenze comunicative.
In particolare la giuria rileva come le soluzioni permettano
di distinguere i piani della comunicazione istituzionale, del
Consiglio Nazionale, e periferica, delle segreterie provinciali;
piani rinforzati dalla differenziazione cromatica”.
Gli autori della proposta, hanno maturato, nel corso delle
loro attività, numerose esperienze professionali realizzando
progetti per importanti soggetti privati come, per esempio,
Nordica e in occasione di mostre. Michele Bonotto ha
conseguito il diploma di laurea in Disegno industriale
presso lo IUAV di Venezia. Miriam Nonino ha conseguito
il diploma di Maestro d’arte e di maturità d’Arte Applicata
presso l’Istituto Statale d’Arte G. Sello di Udine.
Le motivazione degli autori
“Non occorre cercare per forza la novità, la sorpresa a tutti
i costi, l’originalità, l’effetto.
Occorre invece trovare l’idea forte che sta dietro a un
fatto, a un evento, a una marca, quello che la rende unica
e riconoscibile”.
Bob Noorda
“Complicare è facile, semplificare è difficile”.
Bruno Munari
La proposta si sviluppa dalla creazione di un monogramma,
elemento grafico in cui le iniziali CNG si uniscono a creare
un unico corpo, metafora del rapporto di collaborazione
di tutti gli iscritti. L’unione delle tre iniziali crea un segno
distintivo e originale che dialogando con una forma
rettangolare, in un rapporto regolato dalla geometria,
diviene simbolo di alcune caratteristiche peculariari della
professione del Geometra: regola, equilibrio, ordine.
A supporto del monogramma interviene la parte tipografica
che lo spiega ed esplicita. Nella prima riga CN come
Consiglio Nazionale e nella seconda G come Geometri
e Geometri Laureati, pariteticamente rappresentati
dall’organo del Consiglio.
La campitura piena, costruita in rapporto modulare con
monogramma e lettering, provvede al bilanciamento e alla
coesione delle parti, mantenendole in equilibrio.
Il processo creativo seguito ha tenuto conto della necessità
di rispondere con un sistema di identità coordinata alle
esigenze di comunicazione sia del Consiglio Nazionale
che del Sistema dei Collegi Provinciali (110) e dei Collegi
Circondariali (5).
Operando contestualmente sul monogramma, attraverso
l’individuazione di tre colori istituzionali e sul binomio
tipografia/campitura, regolato da precise indicazioni
costruttive che mantengono chiara la gerarchia, otteniamo
un’immagine riconoscibile, univoca ed efficacie.
LA PROPOSTA VINCITRICE: ELEMENTI E SVILUPPO
monogramma + logotipo CNGGL
Collegio Provinciale
Geometri e Geometri Laureati
di Udine
monogramma
Collegio Provinciale
Geometri e Geometri Laureati
di Roma
Pantone 132 C
+ Nero
Collegio Provinciale
Geometri e Geometri Laureati
di Crotone
Bianco/Nero
Etc...
Destinatario
Nome dell'Azienda
Indirizzo
""
#
!
"
Declinazioni del marchio CPGGL
$
Carica
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#
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"
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#
!
"
Immagine coordinata CNG
77
ANNO I
| n. 2 |
MARZO - APRILE 2009
2a Proposta classificata di Francesco Maria Bandini (Milano)
Le motivazioni della Commissione
“La giuria ha inteso premiare in questa proposta l’eleganza
formale e cromatica del marchio e delle sue declinazioni.
Il segno interpreta l’istituzione e la categoria professionale che
essa rappresenta in modo non descrittivo, restituendo l’idea
della manipolazione della materia prima del costruito.
Inoltre la giuria ha valutato molto positivamente l’interessante
soluzione sia per l’applicazione del timbro professionale che
per il logotipo in cui non viene enfatizzata l’istituzione ma
l’intera categoria dei Geometri”.
3a Proposta classificata di Alessandro Tartaglia (Foggia)
e Carlotta Latessa (Foggia)
Le motivazioni della Commissione
“La proposta si è segnalata per l’adozione di un linguaggio
innovativo, molto colto e aggiornato, consapevole dell’evoluzione
più recente del progetto di identità visiva.
L’elemento geometrico, citazione degli strumenti del misurare,
risulta essere non un semplice marchio ma base per un codice
visivo originale. Un sistema aperto e modificabile, in cui
vengono proposte interessanti soluzioni per le applicazioni”.
78
Gli studi di settore
in tempo di crisi
Iniziative in corso
e consigli utili
di Giuseppe Foresto
(Componente della Commissione Ministeriale
per gli Studi di Settore)
80
La crisi economica è l’argomento di maggior attualità, fonte di gravi
preoccupazioni, insicurezza e timori, ma anche di appassionate
discussioni sul come uscirne senza danni irreparabili.
Sono continui ed accesi i dibattiti televisivi, si leggono
giornalmente articoli sui giornali e sulle riviste, s’intervistano
economisti di fama internazionale, politici, amministratori, si
interrogano le persone al mercato, quasi a voler esorcizzare la
paura incombente.
Alle comprensibili preoccupazioni per i danni che ne
deriveranno al sistema produttivo, con le inevitabili ricadute
sulla perdita di posti di lavoro, si aggiunge il timore per i
prossimi adempimenti fiscali.
Prevedibile, oltre che doveroso, che un problema così grave
attirasse l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate per gli aspetti
immediati e del prossimo futuro riguardanti il gettito fiscale e
della SOSE per gli indubbi riflessi sul sistema di accertamento
fiscale messo a punto con gli studi di settore.
Sui giornali, al proposito, si sono lette notizie e interpretazioni
d’ogni genere quasi che il pericolo maggiore dal quale difendersi
fossero gli studi di settore e non già la grave crisi che attanaglia
l’intera economia mondiale.
Certamente l’incapacità di adeguare la pretesa fiscale alle nuove,
ridotte capacità produttive aggraverebbe in misura intollerabile
la criticità della situazione.
Pare opportuno ricordare, a questo punto, che gli studi di
photo©shutterstock.com/VanHart
FISCO E FINANZA
photo©istockphoto.com/Silvrshootr
settore, per definizione, forniscono risultati in un
contesto di “normalità” della gestione e non c’è dubbio
che già dall’anno 2008 si è entrati in un periodo in
cui, paradossalmente, la normalità è rappresentata dagli
effetti della crisi economica.
L’esigenza è quindi quella di comprendere, nel modo
più approfondito possibile, il fenomeno in atto e le
ricadute che esso potrà avere sugli operatori economici,
al fine di sapere dove e come intervenire per garantire
agli studi di settore un’adeguata rappresentatività e
raggiungere un principio di equità nella pretesa fiscale.
Iniziative dell’Agenzia delle Entrate e della SOSE
Già all’inizio di novembre il problema è stato posto
all’attenzione della Commissione degli Esperti, convocata
in riunione straordinaria, per prendere atto della situazione
e formulare un programma d’intervento sugli studi.
Inizialmente si è valutato se era più opportuno
sospendere temporaneamente l’efficacia di tutti gli
studi o raccogliere elementi e dati che consentissero
di analizzare lo stato di crisi e determinare quindi,
nel modo più mirato possibile, un equo correttivo per
ognuno dei settori interessati dagli effetti della crisi.
Dopo aver dibattuto a lungo sui vantaggi e gli
svantaggi delle due iniziative, la Commissione ha
deciso per l’applicazione della seconda ipotesi, essendo
penalizzante, anche per molti contribuenti, sospendere
l’efficacia di tutti gli studi.
La riunione è terminata con l’approvazione da parte della
Commissione di un documento intitolato: Riflessioni in
merito alla crisi economica e ai suoi possibili riflessi sul
sistema “studi di settore”, che è integralmente pubblicato
sul sito dell’Agenzia delle Entrate e che può essere da tutti
consultato per una più chiara e completa informazione.
In seguito, in occasione dell’ordinaria annuale riunione,
la Commissione ha affrontato, il giorno 11 dicembre
2008, la validazione di sessantanove studi di settore che
erano stati assoggettati ad “evoluzione”.
Non sembrando giustificato procedere alla validazione
degli studi evoluti dopo aver approvato il documento
sopra richiamato, riferito agli effetti della crisi, dopo un
lungo dibattito, i membri della Commissione si sono
pronunciati per l’astensione, rimandando ogni decisione al
prossimo marzo, quando si terrà la programmata riunione
per analizzare i primi dati raccolti sugli effetti della crisi.
I nuovi studi “evoluti” saranno però pubblicati sulla
G.U. anche per consentire ai contribuenti di esercitare
la prevista facoltà di richiederne l’impiego per gli anni
precedenti, nel caso risultassero più favorevoli rispetto
a quelli “non evoluti”.
Il documento conclusivo approvato dalla Commissione
con titolo “Parere della Commissione degli Esperti sugli
studi in evoluzione per il periodo d’imposta 2008”,
è integralmente pubblicato sul sito dell’Agenzia delle
Entrate e può essere da tutti consultato per una più
completa informazione.
La raccolta di ogni elemento utile a misurare l’entità
dell’impatto della crisi economica sui processi produttivi
delle piccole e medie imprese e delle professioni, sarà
pertanto fondamentale per la futura operatività della
SOSE, dell’Agenzia delle Entrate e della Commissione
degli Esperti.
E’ stata quindi esplicitamente sollecitata la
partecipazione attiva degli Osservatori Regionali e la
collaborazione delle associazioni interessate e delle
categorie professionali per raccogliere il maggior
numero di utili segnalazioni.
In merito alla legittimità di intervenire sugli studi di
settore già validati, si è espressamente pronunciato
il Legislatore con il Decreto Legge 185/2008 che
all’articolo 8 ha previsto la possibilità di intervenire
su tutti gli studi successivamente al 31.12.2008.
La raccolta dei dati per valutare la crisi
Per rendere più tempestiva la procedura e più diffusa la
raccolta è stato predisposto dalla SOSE un questionario
che potrà essere compilato, su base volontaria, e permetterà
alle imprese e ai professionisti di trasmettere tutte le
81
ANNO I
| n. 2 |
MARZO - APRILE 2009
procedure rimangono spesso poco conosciute.
È quindi utile fornire alcune delucidazioni che, se sono
importanti nella normalità della vita professionale,
diventano indispensabili per esprimere valutazioni
oggettive in un momento di particolare criticità.
Per avere piena conoscenza della metodologia utilizzata nella
costruzione del programma “Ge.Ri.Co.” che riguarda le
professioni in genere, e in particolare quella del Geometra,
è indispensabile rivolgere la propria attenzione a tre aspetti:
la congruità, la coerenza e la normalità economica.
i risultati auspicati.
Prima delle dichiarazioni dei redditi è fondamentale
che, dalla diretta fonte degli Organi Statali preposti, sia
trasmesso, ai contribuenti ed agli operatori, un chiaro
messaggio di consapevolezza della criticità del periodo
e d’impegno per rivedere parametri e livelli di congruità
al fine di non appesantire ulteriormente le conseguenze
della recessione economica.
L’inserimento nel programma Ge.Ri.Co. dei valori
contabili ed extra-contabili consente di eseguire
tre diverse analisi che verificano la posizione del
contribuente in ordine alla sua normalità statistica:
• l’analisi della congruità;
• l’analisi della coerenza;
• l’analisi della normalità economica.
Le analisi di congruità e di coerenza sono quelle
tradizionalmente utilizzate per l’applicazione degli studi
di settore, mentre l’analisi della normalità economica è
stata introdotta solo dall’anno d’imposta 2006.
photo©shutterstock.com/Eky Chan
informazioni che riterranno utili.
I questionari, differenziati per comparti di attività
economica, dal 5 febbraio sono pubblicati e
scaricabili dal portale della SOSE.
Sono state attivate altre fonti informative quali banche,
istituti di ricerca, esperti del mondo universitario ecc.
Fin dal prossimo mese di marzo si potrà così dar corso
all’elaborazione dei dati raccolti per fornire, prima del
periodo dichiarativo, alcune utili indicazioni.
La macchina si è messa in moto e speriamo che produca
Le professioni
Si deve anche tener conto che spesso, discutendo di
studi di settore e in particolare con i colleghi, emerge
una scarsa conoscenza dei criteri e delle metodologie
che sono alla base della loro elaborazione.
La struttura organizzativa delle imprese e la specifica,
approfondita conoscenza dei rispettivi processi produttivi,
facilitano gli imprenditori nell’apprendimento degli
studi di settore che sono strettamente connessi alle realtà
economiche della gestione.
Per i professionisti, non specialisti del settore, le
82
Analisi della congruità
“L’analisi della congruità è condotta, sulla base dei soli dati
dichiarati dal contribuente, individuando una specifica
funzione di ricavo per ciascuno dei cluster definiti dallo
studio di settore e, tramite essa, si determinano i livelli
minimi e puntuali di ricavi o compensi attribuiti dal
software alla specifica attività svolta.”
Come più volte ricordato il calcolo della congruità, per
la nostra professione ed escludendo l’incidenza degli
indicatori di normalità trattati più avanti, è fondato
esclusivamente sul numero degli incarichi riguardanti
le diverse attività svolte, per le quali sono stati incassati
compensi nell’anno.
Al proposito è opportuno affermare ancora una volta
l’assoluta necessità che il questionario dello studio
di settore, allegato alla dichiarazione dei redditi, sia
compilato personalmente dal contribuente geometra,
almeno nel campo che riguarda le prestazioni svolte
- righi da D01 a D21 del modello - poiché solo chi
ha eseguito le prestazioni è in grado di determinarne
specie, quantità ed incidenza sul compenso totale.
Può capitare, a volte, di emettere una fattura
riassuntiva, comprendente prestazioni diverse, con un
solo imponibile; è ancor più evidente, in questo caso,
che solo chi ha direttamente eseguito le prestazioni e
ne conosce qualità ed entità, è in grado di ripartire con
corretta discrezionalità i relativi importi.
“Nelle circolari n. 110/E del 21 maggio 1999 e n. 148/E
del 5 luglio 1999, è stato precisato che i contribuenti non
congrui alle risultanze derivanti dall’applicazione degli studi
di settore devono adeguarsi “….” tenendo conto del valore che
nella applicazione Ge.Ri.Co. viene indicato quale ricavo di
riferimento puntuale…”
Tuttavia, nelle stesse circolari, risulta altresì evidenziato che
l’adeguamento del ricavo all’interno del c.d. “intervallo di
confidenza”, è comunque da ritenersi un ricavo o compenso
“possibile”, ferma restando la facoltà dell’Ufficio di chiedere
al contribuente di giustificare per quali motivi avesse ritenuto
di adeguarsi al livello del valore minimo cioè il livello di
ricavi o compenso inferiore a quello di riferimento puntuale.
Da ultimo, nella circolare n.5 del 23 gennaio 2008, al
paragrafo 4, è stato evidenziato che l’attività di accertamento
sulla base degli studi di settore deve essere prioritariamente
rivolta nei confronti di quei contribuenti che si posizionano
al di fuori dell’intervallo di confidenza, cioè quei contribuenti
“non congrui” che, sulla base delle risultanze della contabilità,
hanno dichiarato un ammontare di ricavi o compensi inferiori
al ricavo o compenso minimo di riferimento derivante
dall’applicazione delle risultanze degli studi di settore.
Nella suddetta circolare è stato inoltre precisato che i
contribuenti che si collocano “naturalmente” all’interno
del c.d. “intervallo di confidenza” devono considerarsi
generalmente in linea con le risultanze degli studi
di settore, poiché i valori rientranti all’interno del
predetto “intervallo” hanno un’elevata probabilità
statistica di costituire il ricavo/compenso fondatamente
attribuibile ad un soggetto esercente un’attività avente
le caratteristiche previste dallo studio di settore.”
La conoscenza del contenuto delle circolari richiamate,
che sono qui riportate in minima parte, consentirà al
contribuente di condurre l’eventuale contraddittorio
con i funzionari dell’Agenzia delle Entrate in modo più
corretto e approfondito.
Analisi della coerenza.
“La correttezza dei comportamenti del contribuente
monitorata da Ge.Ri.Co. dipende, in definitiva, da
valutazioni che riguardano tre distinti aspetti: la congruità
dei ricavi o dei compensi, la “normalità” economica e la
coerenza degli indicatori economici. Ciascuno di tali
aspetti viene considerato autonomamente dal software, per
cui si può avere la non congruità (con o senza applicazione
degli indicatori di normalità economica) accompagnata
dalla coerenza e, viceversa, l’incoerenza unita alla
congruità (è anche possibile, ovviamente, la non congruità
accompagnata dalla non coerenza).
Per quanto concerne in particolare l’aspetto relativo alla
coerenza, Ge.Ri.Co. è in grado di verificare la regolarità dei
principali indicatori economici caratterizzanti l’attività
svolta dal contribuente (i quali sono predeterminati, per
ciascuna attività, dallo studio di settore approvato).
La regolarità di tali indicatori viene valutata rispetto
ai valori minimi e massimi assumibili con riferimento
a comportamenti normali degli operatori del settore che
svolgono l’attività con analoghe caratteristiche.
Le anomalie riscontrate negli indici di coerenza potranno
essere utilizzate per la selezione delle posizioni da sottoporre
a controllo, pur in presenza di ricavi o compensi congrui.”
Nello studio di settore che riguarda la nostra professione,
i parametri che determinano la coerenza sono:
L’incidenza dei costi sui compensi
Il dato percentuale per ritenersi coerente deve
collocarsi tra “valori minimi e massimi assumibili con
riferimento a comportamenti normali degli operatori
del settore che svolgono l’attività con analoghe
caratteristiche”, come sopra definito.
Il contribuente deve rivolgere la massima attenzione
sulle spese effettuate e registrate che devono essere
inerenti all’attività svolta e che, in caso di normalità
della gestione, non devono eccedere i parametri
predeterminati (righi G05+G06+G07+G08+G09/
compensi).
Casi particolari che oggettivamente e per validi
motivi non consentissero di rispettare detti parametri
possono essere oggetto di preventiva segnalazione.
La resa oraria
Il parametro della resa oraria è determinato nel
seguente modo: compensi dichiarati, al netto delle
spese per prestazioni di collaborazione coordinata
e continuativa e dei compensi corrisposti a terzi
per prestazioni direttamente afferenti l’attività
professionale, diviso il numero degli addetti
moltiplicato per il numero delle ore e delle settimane
di lavoro dichiarate.
83
| n. 2 |
MARZO - APRILE 2009
La resa del capitale
Rappresenta il rapporto tra i compensi e il valore dei
beni strumentali.
Anche in questo caso è opportuno segnalare le
motivazioni che potrebbero causare l’esigenza del
possesso di beni strumentali di particolare valore.
Analisi della normalità economica
Indicatori di normalità introdotti per gli studi dei professionisti
approvati a decorrere dal periodo d’imposta 2007.
Per la maggior parte degli studi relativi alle attività
professionali, approvati in evoluzione a decorrere dal periodo
d’imposta 2007, si applica, alternativamente, uno dei seguenti
indicatori di normalità:
a) rendimento orario
b) rendimento giornaliero
Di seguito si riportano le definizioni di rendimento
orario e di rendimento giornaliero contenute nella
circolare n. 44/E del 29 maggio 2008.
Sono formule semplici, che dovrebbero essere
conosciute, ma che spesso sono trascurate con possibili
sgradevoli conseguenze.
a) Rendimento orario
L’indicatore “rendimento orario” è calcolato come rapporto
tra le variabili “Valore aggiunto” e “Ore annue lavorate”.
Il “Valore aggiunto” è definito sottraendo dai compensi
dichiarati le spese per prestazioni di collaborazione
coordinata e continuativa, i compensi corrisposti a terzi per
84
prestazioni direttamente afferenti l’attività professionale e
artistica, i consumi e le altre spese.
Per ogni studio di settore è stata individuata una griglia
di valori massimi ammissibili per tale indicatore suddivisi
per cluster e distribuzione territoriale.
Sulla base di questi valori massimi, lo studio di settore calcola,
per ogni contribuente, il valore minimo ammissibile per la
variabile “Ore teoriche del professionista”.
Qualora tale valore risulti superiore a quello della variabile
“Ore dichiarate da professionista”, il numero delle “Ore
dedicate all’attività” viene incrementato di un valore pari
alla differenza tra le “Ore teoriche del professionista” e le
“Ore dichiarate dal professionista”.
Il nuovo valore, così determinato, delle “Ore dedicate all’attività”
costituisce il parametro di riferimento per la riapplicazione
dell’analisi della congruità e per la determinazione dei maggiori
compensi da normalità economica.
Omissis…
b) Rendimento giornaliero
L’indicatore “rendimento giornaliero” è calcolato come
rapporto tra le variabili “Valore aggiunto” e “Giornate
annue lavorate”. Il “Valore aggiunto” è definito sottraendo
dai compensi dichiarati le spese per prestazioni di
collaborazione coordinata e continuativa, i compensi
corrisposti a terzi per prestazioni direttamente afferenti
l’attività professionale e artistica, i consumi e le altre
spese.
Per ogni studio di settore è stata individuata una griglia
di valori massimi ammissibili per tale indicatore suddivisi
per cluster e distribuzione territoriale.
Sulla base di questi valori massimi, lo studio di settore calcola,
per ogni contribuente, il valore minimo ammissibile per la
variabile “Giornate teoriche del professionista”.
Qualora tale valore risulti superiore a quello della variabile
“Giornate dichiarate del professionista”, il numero delle
“Giornate dedicate all’attività” viene incrementato di un
valore pari alla differenza tra le “Giornate teoriche del
professionista” e le “Giornate dichiarate dal professionista”.
Il nuovo valore, così determinato, delle “Giornate dedicate
all’attività” costituisce il parametro di riferimento per la
riapplicazione dell’analisi della congruità e per la determinazione
dei maggiori compensi da normalità economica.
Non si rammenta mai abbastanza che una conoscenza
più approfondita della procedura Ge.Ri.Co. e del
funzionamento dei vari indicatori si ottiene solo
compilando personalmente il programma, in modo da
comprendere “i meccanismi” di elaborazione ed evitare
errori ed omissioni.
Il professionista potrà, in questo modo, utilizzare
lo strumento anche ai fini della gestione interna del
proprio ufficio, per “conoscersi meglio” e misurare il
livello della propria efficienza economica in rapporto
ad attività professionali con caratteristiche analoghe.
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ANNO I
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MULTIMEDIA
Rifiuti elettronici
e ambiente
Dove finiscono
i vecchi computer
che non servono più?
Secondo le ultime stime ufficiali, nello scorso anno i personal
computer nel mondo hanno superato la cifra, che si può
definire, senza esitazioni, storica, del miliardo. Si tratta, per di
più, di una stima ad oggi ormai per difetto, visto che la crescita
annuale calcolata è di circa il 12%. Milione più o milione
meno, poco cambia, dal momento che le previsioni hanno già
fissato la data del nuovo ‘record’, due miliardi, nel 2014.
Se poi si considera che il dato tiene conto solo dei computer
attualmente in uso, una domanda sorge immediata e, si
potrebbe dire, inquietante: dove sono andati (e soprattutto
dove andranno) a finire i pc dismessi e, con loro, i vecchi
cellulari, insomma tutti quelli che si possono definire rifiuti
elettronici? E inoltre, cosa si sta facendo per contenere l’impatto
sull’ambiente di una mole così rilevante di rifiuti contenenti,
come è noto, materiali altamente tossici?
La risposta, come spesso accade, è articolata. Conviene, intanto,
introdurre un altro elemento di rilievo per il tema. Nella sola Italia
gli oggetti hi-tech (principalmente personal computer, cellulari e
lettori mp3) che, ancora funzionanti, vengono dismessi, perché
obsoleti, e abbandonati nelle cantine e nei solai degli utenti
domestici e nei magazzini delle grandi aziende o addirittura,
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photo©shutterstock.com/silver-john
gettati nei cassonetti della spazzatura sarebbero -secondo
dati diffusi da un ente di ricerca- circa 18 milioni.
Si tratta, come si capisce, di un dato allarmante che
segnala un ulteriore aspetto del problema. Non solo,
come si nota dai dati riportati sopra, la diffusione degli
oggetti tecnologici, e quindi il loro utilizzo e ricambio
corre a velocità sino a qualche anno fa insospettabili e
non previste. A rendere più complessa la gestione del
fenomeno degli attuali e futuri rifiuti elettronici (o
e-waste, come vengono definiti in ambito internazionale,
attraverso il termine inglese) concorre anche una ancora
scarsa educazione e consuetudine degli utenti nel loro
rapporto con le nuove tecnologie riguardo ai cicli di
vita dei prodotti e alla loro destinazione una volta che
non vengono più ritenuti idonei.
Cosa si sta facendo, si diceva, per affrontare questa vera
e propria emergenza? L’Unione Europea in realtà si è
mossa da tempo e la normativa in materia è stata recepita
anche dalla maggioranza degli Stati membri. In Italia il
decreto di riferimento (n.151/05) è entrato in vigore già
dall’estate del 2007 e fra le diverse norme previste ha
stabilito, in primo luogo, che chi dovrà disfarsi di un pc
o di un elettrodomestico dovrà farlo presso uno dei punti
di raccolta RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche
ed Elettroniche) gestiti da Consorzi dei produttori
(dei suddetti prodotti). E per questi ultimi ha stabilito
l’obbligo di organizzare e gestire un sistema per il riciclo
dei prodotti immessi nel mercato e giunti a fine vita.
In base alla normativa, quindi, tutti i soggetti che
producono, importano e commercializzano con marchi
propri nel territorio italiano apparecchiature elettriche
ed elettroniche devono, secondo i criteri stabiliti,
provvedere al ritiro dei RAEE dai Centri di Raccolta;
occuparsi del trasporto e conferimento degli stessi presso
gli impianti di trattamento; prevedere attività di riciclo
e recupero dei materiali nonché di smaltimento delle
componenti non riutilizzabili in completa sicurezza per
l’ambiente e la salute dei cittadini.
Oltre ai coinvolgimento dei Produttori, la normativa (a
regime) chiama in causa anche altri soggetti coinvolti
nel ciclo dei RAEE (Distributori e Comuni) attribuendo
loro compiti specifici.
Se i primi sono chiamati a ritirare gratuitamente i
RAEE, i Comuni devono mettere a disposizione dei
cittadini e dei punti vendita Centri di Raccolta idonei,
le cosiddette “isole ecologiche”.
Problema risolto dunque? Ambiente salvo?
Non proprio ma almeno la linea è tracciata. Anche se
è vero che sul territorio italiano si stanno sviluppando
(e questo è certamente un dato positivo) aziende di
diverse dimensioni che ricevono i rifiuti elettronici,
li trattano, ne neutralizzano le componenti nocive e,
spesso, riciclano i materiali per altri utilizzi e persino per
produrre, per esempio, ‘nuovi’ computer da collocare
sui mercati dei Paesi emergenti (Cina e India in primis),
secondo quanto sostengono i media e le associazioni
ambientaliste, il sistema è ancora in fase di rodaggio
e molto dipenderà anche dalla capacità degli utenti di
assumere, per quanto li riguarda, un comportamento
maggiormente virtuoso e di responsabilità.
Se poi si guarda ad altre realtà al di fuori dell’Europa il
fenomeno torna a dipingersi di tinte fosche.
Secondo, infatti, una recente inchiesta, molte imprese
americane della cosiddetta industria dell’e-waste
(particolarmente sviluppata negli Stati Uniti, dove le
tecnologie interessate sono molto più mature che in
Europa e di conseguenza più alta è la presenza di rifiuti
elettronici) avrebbero scelto di indirizzare gran parte
della spazzatura elettronica prodotta sul loro territorio
verso Paesi meno progrediti (in Africa, ma anche in
Asia) e privi di leggi capaci di tutelare l’ambiente,
alimentando, così, un business che rischia di accelerare
drammaticamente il degrado del pianeta.
La strada da percorrere, come si capisce, è ancora lunga.
87
REDAZIONALE
Imaging Station
Da Topcon
una soluzione innovativa
ideale per l’utilizzo
in ambito archeologico
Lo sviluppo delle tecnologie informatiche avvenuto
negli ultimi due decenni ha portato alla nascita di nuove
discipline che sono andate progressivamente ad affiancarsi
a quelle umanistiche come la Virtual Archaeology in
Archeologia, la cui applicazione ha portato numerose
innovazioni nei tradizionali metodi di indagine e di
ricerca. Anche nell’ambito del rilievo archeologico
l’impiego di metodologie informatiche integrate, ad
esempio la fotogrammetria digitale, la foto modellazione,
la scansione laser e la modellazione 3d, ha trovato ampia
diffusione soprattutto negli studi sulle ricostruzioni dei
contesti archeologici.
Uno dei settori di punta della Nonsolomuri S.r.l., società
che si occupa di indagini archeologiche in Italia e all’estero,
è proprio quello del rilievo con l’ausilio delle nuove
tecnologie, gestito con attrezzature hardware e software in
costante aggiornamento.
Il caso presentato si riferisce al rilievo di una tomba a
camera del III sec. a.C., rinvenuta nel comune di Tiriolo
in Calabria (prov. Catanzaro); scavato e rilievo sono stati
seguiti dalla Nonsolomuri S.r.l. (il contenuto di questa
comunicazione non riguarda i dati scientifici dello scavo,
ma esclusivamente il dato tecnico del rilievo strumentale e
delle sue elaborazioni).
La tomba consiste in una struttura di forma rettangolare
(m 2,70 x m 4,00 ca) costruita in grossi blocchi squadrati
e lavorati, di natura geologica diversa: calcare e arenaria.
Sulla fronte, nei blocchi angolari sono state scolpite due
semicolonne scanalate. La struttura si è conservata per
un solo filare sui lati sud, est ed ovest mentre presenta,
a nord, due grossi blocchi residuo del secondo filare. Sul
fondo, in posizione centrale si trova una teca scavata nel
terreno, foderata con laterizi.
88
La restituzione in 3d ha seguito un preciso iter metodologico.
Il rilievo è iniziato innanzitutto con la creazione di una
poligonale intorno ai quattro lati del manufatto, agganciata
alla topografia del sito effettuata con il DGPS. Dalle diverse
stazioni sono state effettuate scansioni con Stazione Totale
TOPCON IS - Imaging Station (distribuita in Italia
dalla società Geotop s.r.l.), secondo una maglia di 1 cm.
Da ogni stazione è stata effettuata una scansione sia
dell’esterno, sia dell’interno della struttura. La nuvola di punti
ottenuta, in formato dxf, è stata successivamente elaborata
con una tecnica di reverse engineering che ha consentito di
restituire in maniera fedele l’oggetto reale in modello 3d.
Tale tecnica funziona ricevendo come input i dati metrici
di un oggetto reale e restituisce come output un modello 3d
vettoriale. E’ stata cosi generata mesh 3d ad alta definizione
della tomba attraverso una elaborazione di oggetti piani di
forma triangolare connessi tra loro. Una volta ottenuta la
mesh 3d della tomba il modello è stato mappato con una
texture ricavata da foto ad alta risoluzione realizzate sul
campo che ha conferito al modello un notevole grado di
verosimiglianza con il soggetto reale. Infine, è stato realizzato
sia un sistema di visualizzazione basato sulle singole immagini
foto realistiche (rendering) sia output in QuickTime VR
object, che consente una modalità di visualizzazione più
libera rispetto alla staticità di un’immagine.
REDAZIONALE
Consolidamento
dei fabbricati
Un sistema innovativo
da Novatek
Iniezioni colonnari di resine espandenti realizzate in terreno
precompattato mediante dilatazione idraulica radiale
(brevetto internazionale depositato). Un sistema di ultima
generazione.
Fino ad ora lo stato della tecnica di consolidamento con resine
espandenti prevedeva l’esecuzione di iniezioni sotto le fondazioni
dei fabbricati. Queste iniezioni, a rapida o lenta espansione,
erano eseguite a libera diffusione direttamente nel terreno: sia
appena sotto il piano fondale che più in profondità.
Il costante impegno di Novatek nella ricerca di soluzioni
sempre più efficaci ha portato alla realizzazione di un metodo
all’avanguardia che garantisce il consolidamento del terreno in
modo uniforme fino in profondità al di sotto del piano fondale,
permette di confinare le iniezioni di resina espandente ed evita
inutili quanto dannose dispersioni in zone limitrofe.
Questo sistema prevede l’esecuzione di iniezioni colonnari di
resina espandente realizzate in terreno precompattato mediante
dilatazione idraulica radiale.
Iniezioni colonnari: il procedimento
Fasi esecutive:
• esecuzione di un foro passante attraverso la fondazione;
• realizzazione di un preforo sottostante alla fondazione
senza asportazione di terreno mediante aste giuntabili
e punte a perdere. La profondità del foro viene
determinata in fase esecutiva sulla base della resistenza
dinamica riscontrata;
• compattazione del terreno che circonda il foro mediante
allargamento della sezione trasversale secondo direzioni
radiali uscenti rispetto all’asse di sviluppo da eseguirsi
mediante idoneo dilatatore idraulico;
• inserimento di un tappo nella fondazione e successiva
iniezione di resina espandente per riempire il foro
precompattato fino alla realizzazione della struttura
colonnare definente il palo in resina con un
contestuale sollevamento della struttura soprastante
di uno o più millimetri.
Iniezione della resina
Finalità del procedimento:
• consolidamento ed incremento di portanza del terreno
sottostante le fondazioni, in modo verticale ed uniforme
fino in profondità;
• trasferimento graduale del peso dell’edificio in strati di
terreno più profondi;
• riempimento di cavità, fessurazioni e microvuoti
eventualmente presenti;
• ripristino della superficie di contatto tra terreno
e fondazioni;
• sollevamento della struttura soprastante.
89
NEWS
EVENTI
EIRE 2009, alla Fiera di Milano
in mostra i principali progetti
urbani e immobiliari italiani
Dal 9 al 12 giugno prossimi nella nuova
Fiera Milano si svolgerà la quinta edizione di
Expo Italia Real Estate (EIRE), il principale
appuntamento a livello nazionale dedicato agli
operatori del settore immobiliare italiani ed
esteri e alle pubbliche amministrazioni.
Come nelle precedenti edizioni all’interno
dei padiglioni della Fiera verranno presentati
i principali progetti urbani ed immobiliari
italiani e alcune interessanti realizzazioni
proposte da soggetti pubblici e privati di
ambito internazionale.
Anche quest’anno, inoltre, la
manifestazione, attraverso le tante
iniziative a carattere convegnistico
proposte sarà l’occasione per
affrontare i temi di maggiore
attualità negli ambiti della finanza,
sviluppo e riqualificazione del
territorio, retail, social housing ed
eco-sostenibilità.
Nel 2008, EIRE ha fatto registrare
numeri veramente significativi
con la presenza di 388 espositori
su una superficie di 37.000 mq,
visitati da oltre 20.000 operatori
italiani ed esteri, segnando una
crescita rispetto alle presenze della
scorsa edizione del 30%.
In quasi 100 tra convegni
istituzionali, seminari, conferenze
stampa ed eventi negli stand, sono
stati affrontati i temi di maggiore
attualità del settore, tracciando
le linee guida per il futuro
dell’industria immobiliare. Sono
state presentate in anteprima
numerose ricerche e surveys
da parte di OSMI, Nomisma,
Università Bocconi, Gabetti,
mentre sono stati annunciati,
sempre in anteprima, alcuni deal,
nuovi development e alleanze con
operatori internazionali.
I protagonisti di questa impresa
sono alcuni designer americani
e, a quanto sembra, i primi frutti
del loro lavoro si vedranno il
prossimo mese di maggio quando
un prototipo sperimentale di
“Waterpod” dovrebbe solcare
le acque dell'Hudson River di
New York.
La struttura (che nel formato
base, dopo la sperimentazione,
misurerà una superficie di 200
metri quadrati) sarà, come detto,
una sorta di isola artificiale a
tripla cupola, realizzata su una
chiatta industriale impiegando
materiali di riciclo come
legno, plastica e tessuti. Sarà
alimentata da un sistema ibrido
solare/eolico e verrà dotata
di un impianto per purificare
l'acqua, così da destinarla
alle coltivazioni verticali e
idroponiche di bordo.
TENDENZE
"Waterpod", prototipo di casa
galleggiante ed ecologica
Sperimentazione a New York
Sono partiti pensando una soluzione capace
di dare una risposta in ambito abitativo
all’ansia da surriscaldamento globale (leggi
scioglimento dei ghiacciai) e, dimostrando,
come si dice, una certa inventiva, hanno
progettato “Waterpod”, un inedito prototipo
di isola artificiale capace di ospitare una sorta
di abitazione galleggiante.
90
ARCHITETTURA
photo©shutterstock.com/Nir Levy
Skyfarming
E l'orto finisce
sul tetto dei grattacieli
AMBIENTE
Lanciato il satellite “Ibuki”
Misurerà nello spazio gas
responsabili dell’effetto serra
Si chiama “Ibuki” ed è il primo satellite al
mondo con il compito di studiare, nello
spazio, i gas responsabili dell'effetto serra.
A lanciarlo è stato il Giappone nel gennaio
scorso dall’isola di Tanegashima. Costato 159
milioni di dollari, supporterà gli scienziati nel
calcolo della densità del diossido di carbonio
e del metano derivanti da quasi la metà
della superficie terrestre.
Sono, infatti, 56 mila i punti
d'osservazione sulla terra sui
quali “Ibuki” si concentrerà,
inclusa l'atmosfera sopra i mari
dei Paesi in via di sviluppo dove
mancano punti di osservazione
nonostante il crescente volume
di emissioni.
Il satellite, a quanto risulta,
opererà per cinque anni,
registrando dati ogni tre giorni.
Le chiamano già skyfarming,
ovvero 'fattorie del cielo'. L’idea
è semplice ma, a suo modo,
indubbiamente geniale e prevede
la realizzazione di torri agricole
a basso costo e altrettanto basso
impatto ambientale all’interno
delle quali potrebbero trovare
posto allevamenti di bestiame
di piccolo taglio e, nei piani
alti, colture di vario genere. Il
tutto in ambito urbano o, più
precisamente, metropolitano.
Lanciata ormai cinque anni fa,
un po’ provocatoriamente, da
un docente statunitense della
Colombia University, la proposta è
stata, infatti, abbracciata da alcuni
architetti che hanno realizzato
progetti che, a loro volta, sono
stati accolti, a quanto risulta, con
un convinto entusiasmo da alcune
amministrazioni statunitensi.
Come per esempio quelle di San
Francisco e di New York, dove
pare che il Presidente di quartiere
di Manhattan abbia già ordinato
la redazione di un studio di
fattibilità.
Altro aspetto interessante, così
come si vanno configurando
le skyfarming saranno “zero
waste”, ovvero tenderanno ad
utilizzare al massimo le risorse e,
soprattutto, a riciclare gli scarti
in modo da limitare al massimo
la produzione di rifiuti.
Al momento l’idea è stata
sperimentata solo in piccoli
edifici di comunità ecosostenibili
ma c’è già chi prevede che
nell’arco di pochi anni, nella
sola New York potrebbero
sorgere almeno quindici “fattorie
verticali” in grado di produrre,
complessivamente, cibo per circa
75.000 persone.
91
ANNO I
| n. 2 |
MARZO - APRILE 2009
INFRASTRUTTURE
Una buona notizia per gli automobilisti
ed in generale per gli abitanti del Nord
Est. Dopo un’attesa di oltre trent’anni, nel
febbraio scorso è stato inaugurato il Passante
di Mestre. L'opera, come è noto, collegherà
tra loro i tratti della A4 da Milano a Venezia
e da Venezia a Trieste nonché la A27 da
Venezia a Belluno. La lunghezza complessiva
del tracciato è di 32,3 chilometri. Riguardo
alle gallerie sono presenti 8 tratti per uno
sviluppo complessivo di 646 metri. L’opera
prevede, inoltre, 4 viadotti, 14 ponti, 15
sovrappassi, 22 sottopassi.
photo©shutterstock.com/Fedor Selivanov
Inaugurato
il Passante di Mestre
Oltre alla rilevanza per l’area
geografica di riferimento e l’ambito
nazionale è anche importante
ricordare che il progetto di Mestre
si inserisce nel contesto territoriale
di interscambio dei corridoi
europei Barcellona-Kiev-Adriatico.
Il costo complessivo dell’opera, a
quanto risulta, è stato di circa 900
milioni di euro.
di ultima generazione capace
di produrre foto e video,
panoramici, a 360°, con la sola
pressione di un pulsante.
La nuova fotocamera, indirizzata per
le sue caratteristiche principalmente
a settori immobiliare e turistico,
funziona grazie ad una speciale ottica
ed un sistema di lenti brevettato,
accoppiato ad un sensore digitale
da 8 Mp. Il sistema di interfaccia è
composto da uno schermo lcd da
1,5" e dai comandi che consentono
di impostare i parametri di scatto.
Ikea inaugura a Corsico
impianto di geoscambio
di Corsico (in provincia di Milano)
ha inaugurato, di recente, questo
impianto che funziona grazie a
304 sonde geotermiche in grado di
produrre, a seconda delle stagioni,
aria calda o fredda per il grande
supermercato del mobile sfruttando
il gradiente termico presente tra
la superficie (più fredda) e una
profondità di 125 metri (più calda).
Alla realizzazione dell’impianto ha
collaborato anche la Provincia di
Milano. Nei piani di Ikea è prevista
la prossima realizzazione di un
impianto ancora più grande nel
territorio di Parma.
TECNOLOGIA
Da Giroptic, la prima fotocamera
digitale panoramica
Immagini e video a 360°
Dall’azienda francese Giroptic, arriva
un’interessante proposta nell’ambito delle
fotocamere digitali, ovvero una macchina
Copre oltre il 50% dei consumi
energetici necessari per raffreddare
e riscaldare il negozio e per le sue
dimensioni si caratterizza come
uno tra gli impianti di geoscambio
a bassa entalpia (ovvero che sfrutta
direttamente il calore naturale)
più grandi d’Europa.
Da sempre attento alle tematiche
dell’ambiente il gruppo svedese
Ikea questa volta ha puntato
sulla valorizzazione dell’energia
geotermica e nel suo nuovo centro
92
photo©istockphoto.com/piccerella
FONTI RINNOVABILI
ARTE
photo©Brian Snelson
Il museo del Prado
navigabile in 3D
con Google Earth
Google non finisce davvero di stupire.
Da qualche settimana, infatti, il colosso
statunitense ormai celeberrimo per il suo motore
di ricerca e per le applicazioni come Google
maps o Google Earth, ha reso disponibile,
proprio attraverso quest’ultimo programma
(scaricabile gratuitamente), un’applicazione in
3D che farà la gioia degli appassionati di arte
ed in particolare di pittura.
Come annunciato al mondo dalla stessa
società di Mountain View “grazie alla
tecnologia di Google Earth, è possibile
navigare tra le riproduzioni dei capolavori
del Prado di Madrid osservandoli fin
nei minimi dettagli, come il tocco delle
pennellate o le crepe nella vernice.
Le immagini di queste opere hanno una
definizione di circa 14.000 milioni di
pixel, ovvero circa 1.400 volte superiore
rispetto a quella di una fotocamera da
10 megapixel”.
Sempre grazie a questa funzione di Google
Earth si potrà, inoltre, vedere una spettacolare
riproduzione in 3D del Museo.
ACQUA
photo©shutterstock.com/Nir Levy
Risorse idriche sotterranee
L'Italia si allinea
alla normativa europea
L’Italia si allinea alla normativa
europea per quanto riguarda
la protezione delle acque
sotterranee dall’inquinamento e
dal deterioramento.
Nel gennaio scorso, infatti, il
Consiglio dei Ministri ha approvato
il decreto legislativo che attua nel
nostro ordinamento la direttiva
CE in materia, la 2006/118 che
a sua volta completa il quadro
di
riferimento
aggiungendo
disposizioni e criteri per la
valutazione del buono stato chimico
dei corpi idrici, l'individuazione
e l'inversione delle tendenze
dell'aumento dell'inquinamento, la
limitazione degli scarichi indiretti.
Con la nuova normativa vengono
stabilite dunque norme di qualità
e valori soglia e si incoraggia a
sviluppare metodologie basate su un
approccio comune al fine di fornire
criteri per valutare il buono stato
chimico dei corpi idrici sotterranei
e stabilire, nel contempo, come
standard comunitari, norme di
qualità per i nitrati, i prodotti
fitosanitari e i biocidi, in coerenza
con le direttive già presenti
nell'ordinamento.
93
MEDIATECA
“La gestione
e l’amministrazione
della Parrocchia”
Pubblicato a cura delle Edizioni Dehoniane Bologna (EDB)
il volume “La gestione e l’amministrazione della Parrocchia”
è stato realizzato dagli Economi delle grandi diocesi. A partire
dall’Istruzione in materia amministrativa, emanata dalla
Conferenza Episcopale Italiana nel 2005, - come si legge nel
libro - gli Economi delle diocesi di Torino, Milano, Padova,
Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari,
Palermo hanno pubblicato questo manuale per accompagnare
tutte le comunità parrocchiali italiane nell’amministrazione e
nella gestione dei beni ecclesiastici e delle loro attività.
L’opera redazionale è stata affidata ad esperti, collaboratori
e operatori delle Curie Diocesane che, a partire dalla loro
esperienza e competenza, hanno predisposto i vari capitoli,
poi rivisti collegialmente dagli Economi in occasione di
alcune giornate di studio.
Il testo illustra autorevolmente le questioni giuridiche
(canoniche, civili e tributarie) che più interessano la parrocchia
e si rivolge ai professionisti (fra i quali i geometri), oltre che ai
parroci e ai loro collaboratori.
Il volume, come si legge nella premessa di Monsignor Mauro
“Archetipi di Territorio”
Alla ri-scoperta
del senso dei luoghi
94
Rivella, Sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana
e Direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi giuridici,
“costituisce una preziosa estensione e una traduzione nella
prassi dei principi contenuti nell’Istruzione in materia
amministrativa. Il carattere pratico del testo, frutto di un
lavoro condiviso a livello nazionale da operatori ed esperti
di alcune grandi diocesi, ne indica insieme i pregi e limiti,
esso nasce, infatti, dall’esperienza concreta e mantiene un
carattere di esemplarità, ma non vuole e non può sostituirsi
al diritto particolare e alle disposizioni diocesane, intendendo
piuttosto favorire l’adozione sul territorio nazionale di prassi
virtuose, allo scopo di favorire una corretta amministrazione
delle risorse affidate alle nostre Chiese per la loro missione di
evangelizzazione e testimonianza”.
Già dal titolo, “Archetipi di Territorio”, il volume scritto da Anna Marson, urbanista
e docente di Tecnica e pianificazione urbanistica presso l’Università IUAV di
Venezia per le edizioni Alinea, rivela in buona misura il tema affascinante affrontato
dall’autrice che tanta curiosità ha suscitato non solo tra gli addetti ai lavori.
Di fronte alla constatazione di una perdita di senso collettivo, per ciò che attiene
alle trasformazioni del territorio, alle distruzioni dell'ambiente che esse operano e
alle forme prive di identità che esse generano nel territorio post-urbano (sprawl,
conurbazioni periferiche, frammenti seriali di funzioni disperse sul territorio),
provocando assenza di benessere se non addirittura effetti negativi quali regole, si
chiede l’autrice, sono state violate? Qual è il senso dei luoghi che abbiamo perso?
Il testo - come si legge nell’introduzione - si assume il rischio di provare a dare
delle risposte. Indaga gli elementi essenziali che danno vita e mantengono in vita
il territorio che ci ospita: acqua, terra, fuoco e aria. Riflette sui principali costrutti
funzionali e simbolici che compongono e mettono ordine al modo con cui gli
esseri umani organizzano (o meglio organizzavano, fino a tempi assai recenti) i loro
insediamenti: centro, limite, campagna, selva. Suggerisce, infine, quattro movimenti
utili e necessari a ritrovare gli archetipi, ovvero i tipi originari sottratti alle contingenze
dell'incerto tempo presente: limitare, rallentare, dare forma, ritrovare.
Classici da leggere
“Economia all’idrogeno”
di Jeremy Rifkin
In tempi di crisi energetica (e non solo) e a fronte del
programma economico lanciato da nuovo presidente degli
Stati Uniti Barack Obama che pone molta attenzione
alle questioni ambientali e quindi alle alternative all’uso
massiccio e preponderante del petrolio, il libro “Economia
all’idrogeno - La creazione del Worldwide Energy Web e la
redistribuzione del potere sulla terra” scritto nel 2002 da
Jeremy Rifkin (e pubblicato in Italia da Mondadori) torna
di straordinaria attualità.
Un’attualità che prescinde dall’esito ancora incerto del
dibattito su “idrogeno sì, idrogeno no”. O meglio sulla
possibilità che l’idrogeno possa o meno rappresentare la
fonte di energia decisiva per il futuro dell’umanità.
Il testo di Rifkin, che ha ottenuto negli anni un grande
successo fra i lettori sia negli Stati Uniti, sia in Europa,
“Elementi di Geomatica”
Un testo di inquadramento
da Mario A. Gomarasca
Geomatica, come noto, è un neologismo,
sempre più diffuso che include tutte le
discipline del rilevamento territoriale
e ambientale, e sottolinea che in esse
l’Informatica gioca un ruolo determinante.
La Geomatica comprende la Topografia
nelle sue espressioni più moderne
(strumentazione elettronica di misura,
tecniche sofisticate di analisi dei dati e di compensazione
delle reti, tecniche di posizionamento satellitare, …), la
Fotogrammetria analitica e digitale, il Telerilevamento
da satellite e da aereo, la Cartografia Numerica, i Sistemi
Informativi Territoriali, i Sistemi di Supporto alle Decisioni,
fino ai Sistemi Esperti e l'Ontologia.
Per conoscere meglio questo interessante argomento e, in
particolare, i suoi ambiti di applicazione si segnala un testo
di inquadramento generale realizzato ormai qualche anno fa
affronta, infatti, gli scenari possibili del futuro energetico
planetario e ipotizza alcune possibili soluzioni. Il tema è
affrontato con il supporto di dati e la soluzione lanciata da
Rifkin ai problemi del settore energetico-petrolifero - come
è noto - consisterebbe, molto in sintesi, nel creare “una
grande rete di interconnessione mondiale chiamata EWW
‘Energy Worldwide Web’(concettualmente molto simile al
WWW che ha caratterizzato lo sviluppo di Internet), dove
tutti gli utenti nelle proprie abitazioni sono produttori ed
utilizzatori di energia pulita, fornitori di energia per gli altri
e produttori allo stesso momento per se stessi”.
Le teorie dell’economista americano, che certamente non
hanno soltanto estimatori ma pure tanti critici, hanno
intanto trovato una prima (seppure parziale) applicazione in
Puglia dove, grazie ad un progetto nato dalla collaborazione
tra il Ministero dell’Ambiente, la Regione Puglia,
l'Università dell'idrogeno di Monopoli e lo stesso Rifkin,
è stata avviata la costruzione di distributori di idrogeno,
metano e idrometano (una miscela di idrogeno e metano).
L'idrogeno viene ottenuto da fonti rinnovabili in loco.
ma ancora attuale di Mario A. Gomarasca,
ricercatore del CNR di Milano ed esperto,
appunto di Geomatica.
“Elementi di Geomatica”, questo il titolo
del volume, contiene in forma semplice
e comprensibile anche ai non esperti i
concetti di base della Geomatica e delle
discipline che la compongono, descrivendo
al contempo, in modo rigoroso ma sintetico,
i principali strumenti e metodi connessi
alle molteplici tecniche oggi disponibili.
Il volume (edito dall’Associazione Italiana
di Telerilevamento) è rivolto non ai superspecialisti, ma alla vasta schiera di tecnici e studiosi che
utilizzano la Geomatica, o parte di essa, nel corso della loro
quotidiana attività professionale o di studio per la gestione
del territorio naturale e costruito (geometri, ingegneri,
geologi, agronomi, architetti, urbanisti, operatori nel campo
dei beni architettonici e ambientali, funzionari degli enti
territoriali, etc.), e agli studenti di primo livello e di master,
che sempre più numerosi affrontano tematiche in cui le
discipline del rilevamento giocano un ruolo determinante.
95
ANNO I
| n. 2 |
MARZO - APRILE 2009
“L'Architettura montana
Un esempio di sostenibilità
e rispetto del paesaggio”
L'architettura montana costituisce un modello del tutto
attuale di architettura sostenibile: i materiali che utilizza sono
spesso ricavati dalle risorse naturali rendendo le costruzioni
montane sempre rispettose dell'ambiente e in forte organicità
e sinergia con il contesto naturale e paesaggistico.
Frutto di una lunga ricerca sul campo (più di 10.000 foto
scattate e circa 900 disegni-schizzi di particolari costruttivi
eseguiti "dal vero"), il volume curato da O. Tronconi, M.
Prugnetti, C. Pessina e V. Puglisi per la Maggioli Editore,
illustra e analizza le caratteristiche dell'architettura
montana dell'arco alpino.
Più di mille edifici rilevati nel dettaglio ed altri 800 esaminati,
permettono - come si legge nel volume - di avere una visione
complessiva dei manufatti montani, della loro collocazione e
più in generale del territorio circostante.
Dopo una necessaria introduzione sui particolari distintivi,
i valori espressivi ed ambientali nonché i processi storici che
sono all'origine di questa speciale espressione di architettura,
gli autori analizzano in modo approfondito i materiali e le
soluzioni tecnologiche/costruttive alla base di questi esclusivi
manufatti architettonici che connotano il paesaggio montano.
Ciò che ne esce è “un modello ideale di sostenibilità
che integra gli ‘aspetti-problemi’ ambientali con quelli
economici, tecnologici e sociali, e partendo da questi
presupposti determina risultati di rilevante valore estetico”.
Ma anche “una sontuosità di particolari e soluzioni creative
che ci consegna un patrimonio ricco e articolato che non
presenta quei caratteri di stucchevole ripetitività che invece
si percepiscono nell'architettura dei contesti urbani”.
“Casa ermetica o traspirante?”
L’architettura biologica
vista da Luca Giordano
Grazie all’accresciuta attenzione all’ambiente, anche la casa, come per esempio
gli alimenti che vengono dotati e poi venduti con il proprio marchio di qualità, è
ormai diventata una merce, per così dire, speciale, che il mercato, al consumatore
ecologicamente attento, comincia ad offrire con le dovute certificazioni.
Per questo, consumo energetico, materiali, impianti e comfort abitativo devono
rientrare in un calcolo tecno-scientifico e istituzionalizzato e non possono più per così
dire, essere considerati degli optional. Il compito che si è assegnato Luca Giordano,
autore di questo volume dal titolo così suggestivo, “Casa ermetica o traspirante?” (edizioni Alinea) è quello di darne una valutazione
critica, professionale e utile praticamente, riaffermando quella dimensione umanistica che il tecnicismo dominante schiaccia.
Come procedere? Intanto, come sostiene l’autore, invece di cercare di dominare la natura, è più opportuno porsi l’intento di imparare
da lei e dialogare con lei quanto più possibile. Per esempio attraverso l’approccio dell'architettura o costruzione bioecologica che
studia i flussi del mondo naturale e cerca di incorporarne, nelle sue progettazioni, i principi che ne sono alla base.
Il progettista o il committente bioecologico dedica un’attenzione ed una sensibilità particolare alle persone, alle cose negli edifici
ed ai loro movimenti applicando la metafora dei processi metabolici ad ogni progetto architettonico in essere. Va considerato
quindi, per esempio, anche il verde, il giardino come parte dell'edificio, del paese, della città, nel tentativo costante di creare
un dialogo equo e sostenibile tra essere umano, architettura e natura. La casa, insomma, come l'essere vivente va visto come
un organismo in cui ogni cosa deve fluire, traspirare e respirare liberamente per permettere la buona salute. Alla base di questo
atteggiamento di stima e rispetto per la natura c'è un orientamento filosofico che non considera gli essere umani separati dal resto
del mondo vivente, ma fondamentalmente inseriti nell'intera comunità vivente della biosfera, e da essa dipendenti.
96
REDAZIONALE
PFGPS K800
il primo GPS
made in Italy
costruito intorno
a Pregeo
Unica nel suo genere, GPSKIT.IT, una nuova società del gruppo
S.C.S. survey CAD system, propone una linea di strumenti GPS
assemblati in Italia per la Topografia e la Cartografia.
L’idea del made in Italy, non è nata solamente per proporre un
prodotto assemblato in casa e a basso costo, ma soprattutto per
ridisegnare un sistema GPS Topografico completamente
diverso ed innovativo rispetto ai sistemi GPS standard importati
dall’estero e progettati per la grande cantieristica.
Infatti, il sistema GPS K800, è un prodotto pensato per il
territorio italiano, in gran parte costituito da colline e montagne,
e pensato per una Normativa Catastale che già da molti anni,
in pratica da quando uscì Pregeo 8, ha stabilito le regole per
l’utilizzo razionale del GPS per la redazione di Frazionamenti
e Tipi mappali.
Ecco che la sapiente fusione di tre elementi fondamentali:
Hardware, Software di altissima precisione e Metodo di
rilievo e calcolo ha permesso di ottenere il sistema K800
estremamente competitivo nel prezzo, nelle modalità
operative e nelle precisioni di rilievo. In molti casi pratici,
diventa estremamente più razionale di sistemi più costosi sui
quali si è investito molto sull’hardware, ma poco sul Software
di gestione e di calcolo Topografico.
In pratica, installando una stazione fissa sul tetto dello Studio,
il Topografo può eseguire rilievi da solo nel raggio di 20 Km e
oltre. Tutti i rilievi tra loro sono georiferiti in coordinate assolute,
anche catastali, e quindi ogni Punto Fiduciale viene rilevato una
sola volta e poi riutilizzato in più libretti con grande risparmio di
tempo e notevole incremento della precisione. Inoltre è possibile
unire tra loro rilievi eseguiti in tempi diversi senza dover
riposizionare la stazione o ricercare un punto noto.
L’elaborazione in Post-Processing, permette l’uso simultaneo
di più stazioni tra loro georiferite con precisione millimetrica.
Tali stazioni fisse possono essere Pubbliche gratuite o di
Colleghi o dell’Utente stesso. In questo caso ogni punto
rilevato, viene iperdeterminato da ogni Stazione GPS fissa e
poi mediato tramite l’elaborazione con il software PFCAD
incrementando la precisione che diventa subcentimetrica
anche in condizioni sfavorevoli. Questa tecnica permette
inoltre di ottenere buoni risultati anche in fondo valle,
quando i valori PDOP si alzano e i satelliti diminuiscono
drasticamente compromettendo l’uso del GPS stesso.
Molti ci chiedono: cosa significa assemblato in Italia? Perché
costa poco? I sistemi satellitari stanno cambiando rapidamente.
Un GPS acquistato oggi, anche il più costoso, subisce un
deprezzamento istantaneo. Conviene, secondo la nostra idea,
investire il minimo per ottenere effettivamente quello che serve
oggi. La dinamica commerciale è simile a quella dei computer,
con prezzi di mercato stabili o in decremento e, di contro,
prestazioni sempre più elevate. La prossima disponibilità di
satelliti europei, cinesi, giapponesi porterà all'eliminazione
della doppia frequenza ed al crollo generalizzato dei prezzi
con sicuro aumento delle prestazioni. Inoltre, acquistando
direttamente dai produttori mondiali di componentistica GPS
e vendendo direttamente all’Utente Finale, sono abbattuti
tutti i costi della complessa rete di vendita utilizzata dagli altri
produttori di sistemi GPS. Anche il GPS sta diventando un
figlio della globalizzazione e un prodotto alla portata di tutti.
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Nel prossimo numero
AMBIENTE E TERRITORIO
I colori delle città/2
SOCIETÀ E COSTUME
La ‘fabbrica’ di Solomeo
Spirito imprenditoriale
etica del lavoro e ‘genius loci’
Intervista a Brunello Cucinelli
CITTÀ
OSSERVATORIO
TECNOLOGIE E MATERIALI
Expo 2010 di Shangai:
“Città migliore, vita migliore”
Componenti dell’involucro edilizio:
i serramenti esterni e gli schermi solari
FORMAZIONE
Terza lezione corso
su qualificazione energetica
degli edifici: “Fisica del calore
e definizione delle principali
grandezze termiche”
… E tanti altri interessanti articoli sui temi
del progettare, del costruire, dei beni culturali
e sulle novità più significative per la categoria
dei geometri: normativa, fisco e finanza,
previdenza, innovazione …
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Rigenerazione urbana
I lavori in corso