L` impegno della Cooperazione Italiana in tema di Giustizia Minorile
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L` impegno della Cooperazione Italiana in tema di Giustizia Minorile
L’ impegno della Cooperazione Italiana in tema di Giustizia Minorile Intervista a Elisabetta Belloni a cura di Elisabetta Colla (Rivista "Nuove Esperienze di Giustizia Minorile") In tempi in cui si parla insistentemente da un lato di tagli alla Cooperazione internazionale, dall’altro di problematiche legate al disagio giovanile ed alla Giustizia Minorile, appare fondamentale valorizzare le attività progettuali portate avanti, in questi anni, dal Gruppo di lavoro sui Diritti dei minori e lo Sviluppo della Condizione giovanile - Unità Tecnica Centrale (UTC) Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) - Ministero Affari Esteri (MAE), diretto da un Direttore Generale “al femminile”, la dott.ssa Elisabetta Belloni. Poiché uno degli obiettivi principali della Cooperazione Italiana è proprio quello di contribuire al miglioramento delle condizioni dei minori su scala mondiale, tale finalità non può che essere in linea con le istanze della Giustizia Minorile orientate alla prevenzione della devianza, secondaria e terziaria, alla tutela dei diritti dei minori che entrano nel circuito penale, alla presa in carico delle situazioni giovanili di grave difficoltà, all’intervento ed al trattamento socio-educativo dei ragazzi. Il Gruppo di lavoro sui Diritti dei minori e lo Sviluppo della Condizione giovanile - Unità Tecnica Centrale (UTC) Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) - Ministero Affari Esteri (MAE), è composto da esperti di grande capacità, che ogni giorno coordinano, con passione e professionalità, le attività progettuali di cooperazione internazionale: Paola Viero, Esperta UTC Politiche Minorili e Giovanili; Maria Chiara Venier, UTC - Politiche Sociali; Raimondo Maria Cocco, Funzionario UTC, Formulazione e Istruttoria Programmi Sociali, Alessandra Piermattei, Funzionario UTC, Giustizia Minorile. Senza il loro aiuto non sarebbe stato possibile realizzare la presente intervista, a loro va il ringraziamento della nostra redazione. E’ poco più di un anno che Elisabetta Belloni, laureata in Scienze Politiche ed entrata in diplomazia negli anni Ottanta, è stata nominata Direttore Generale della DG per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri, dopo essere stata per lungo tempo capo dell'Unità di crisi della Farnesina. E’ la prima volta che una donna ricopre questo incarico e certamente non può in nessun caso lasciarla indifferente una questione importante ed attuale come quella della Giustizia Minorile nell’ambito della Cooperazione Internazionale. L’abbiamo intervistata proprio su questo tema, per capire meglio il ruolo e l’identità della sua Direzione Generale, sia in termini di progettualità per i minori in situazioni di disagio e difficoltà nei paesi con cui sono avviate relazioni di Cooperazione, sia in termini di possibili collaborazioni e condivisioni interistituzionali. D: Qual è attualmente il ruolo del Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo del Ministero Affari Esteri nella tutela e promozione dei diritti dei minori a livello europeo ed internazionale? Quali sono i nodi critici ed i punti di forza degli interventi in tale ambito? R: La tutela e la promozione dei diritti dei bambini e degli adolescenti costituiscono un fondamentale pilastro del sistema internazionale dei diritti umani e un asse strategico della Cooperazione Italiana allo Sviluppo. Ispirandosi ai principi contenuti nella Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia1 e nei due Protocolli Opzionali2, l’obiettivo principale della Cooperazione Italiana è quello di contribuire al miglioramento delle condizioni dei minori su scala mondiale. Coerentemente con quanto sopra, a livello internazionale disponiamo oggi, in materia di diritti del fanciullo, di una normativa universalmente condivisa, ma ciononostante milioni di bambine e bambini in tante parti del mondo continuano a subire soprusi e violenze: si potrebbe fare un lungo elenco che comprende povertà, discriminazioni, malnutrizione, malattie, analfabetismo, sfruttamento nelle forme più intollerabili, traffico di organi, etc. E’ evidente che vi è una grande distanza tra i diritti garantiti sulla carta e i diritti negati nella realtà. Vi è bisogno quindi di mettere in atto progetti e iniziative concrete, utilizzando al meglio le risorse disponibili. 1 Dobbiamo, inoltre, impegnarci sempre di più nel continuare a sensibilizzare in profondità l’opinione pubblica con ogni mezzo a nostra disposizione, per diffondere la consapevolezza che l’infanzia violata significa un’umanità senza futuro. D: Quali sono gli strumenti Convenzionali e Normativi cui principalmente s’ispira la vostra attività? R: La Cooperazione Italiana negli anni più recenti ha posto tra le sue strategie prioritarie la tutela e la promozione dei diritti fondamentali dell’infanzia e dell’adolescenza facendo propria la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo3 ove si afferma che “il fanciullo, a causa della sua immaturità fisica e intellettuale, ha bisogno di una particolare protezione e di cure speciali compresa un’adeguata protezione giuridica”. Quest’ultimo aspetto sarà ulteriormente sviluppato nell’ambito dell’esercizio di aggiornamento delle Linee Guida della Cooperazione Italiana sulle Tematiche Minorili approvate nel 20044. La Risoluzione del 29 novembre 1985 approvata nella Sessione Plenaria dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nota come Regole di Pechino in materia di Giustizia minorile afferma che la tutela giuridica del minore deve essere vista come “parte integrante del processo di sviluppo nazionale in ciascun Paese”. L’Assemblea Generale approvava all’unanimità la risoluzione e pertanto il documento ha acquistato nel tempo anche un forte valore etico per la Cooperazione Italiana che si ispira ad essa nella sua azione a livello internazionale5. Le Linee Guida in tema di “Prevention of Juvenile Delinquency” adottate dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 1990 ("The Riyadh Guidelines") e l’enunciato della CRC su “Children’s Rights in Juvenile Justice” del 20076, costituiscono inoltre ulteriori elementi di riferimento per l’azione della DGCS. D: Qual è, secondo Lei, il contributo che può dare la Giustizia Minorile - a livello di saperi, norme, servizi - nello scenario della Cooperazione internazionale e quali sono le vostre idee a riguardo? R: Molto spesso i sistemi di protezione sociale e della Giustizia Minorile risultano carenti, in diversi Paesi del mondo, sia in termini di risorse umane, sia in termini di normative e di regolamenti. Succede frequentemente, ad esempio, che minori bisognosi di cure e di protezione, quali orfani e “bambini di strada” abbandonati o indigenti, siano trattenuti dal personale di polizia anche senza aver commesso alcun reato; possono passare anche mesi in attesa prima che il proprio caso sia discusso in tribunale. Durante tale periodo, non di rado, sono esposti ad abusi e violenze perpetrati da adulti devianti con cui sono reclusi o, a volte, dallo stesso personale di polizia. Non sono poi infrequenti i casi in cui sono destinati a strutture detentive per criminali adulti. In alternativa sono alloggiati in istituti di osservazione e/o riabilitazione. Nell’ambito del suo operato, pertanto, la DGCS ritiene fondamentale sviluppare interventi che rafforzino le capacità delle istituzioni governative impegnate nel settore della Giustizia mediante l’introduzione, o il rafforzamento, di sistemi giudiziari minorili. Ciò al fine di inserire gradualmente, nelle norme e nei fatti, i principi della Giustizia riabilitativa, particolarmente efficace ed idonea per il recupero di minori, che prevede la pena detentiva solo come soluzione di ultima istanza e per il minor tempo possibile e ritiene prioritarie le attività di prevenzione, le misure alternative alla detenzione e l’accesso all’assistenza legale. D: Che genere di interventi vi sembrano più urgenti, in ambito di Giustizia Minorile, rispetto alle situazioni di violazioni dei diritti sopra descritte? Servono secondo voi interventi di rete con altre istituzioni che possano eventualmente coadiuvare tale azioni? R: La Cooperazione Italiana nell’ottica di sostenere la realizzazione e il rafforzamento dei sistemi di Giustizia minorile in paesi che ne siano privi o carenti promuove l’attuazione di interventi volti 2 soprattutto ad affrontare le cause che sono all’origine della devianza. La complessità e la gravità dei problemi che affliggono i minori in conflitto con la legge, per motivi diversi, o che in altro modo li vedono coinvolti nei meccanismi del “sistema della giustizia”, rende necessario impostare gli interventi su due piani interrelati. Da un lato è evidente l’urgenza di sanare le situazioni di detenzione illegale e di detenzione insieme agli adulti, i ritardi nel rinvio a giudizio e le altre gravi irregolarità - ove tali situazioni si verificano - attivando o ri-attivando il sistema di amministrazione della Giustizia minorile. Dall’altro l’istituzione o il ripristino di un sistema di amministrazione di Giustizia minorile, anche in risposta alla vostra domanda, appare come una misura parziale e di scarso impatto senza una parallela azione volta a promuovere e tutelare i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza a livello comunitario e soprattutto senza iniziative sul territorio in grado di rafforzare il ruolo sociale della famiglia, le risorse umane e le relazioni comunitarie per la prevenzione, la protezione e la riabilitazione dei minori in conflitto con la legge. D: Su cosa vertono i progetti di Cooperazione allo Sviluppo che portate avanti e che coinvolgono minorenni? Con quali Paesi avete principalmente rapporti? R: I progetti finora realizzati e quelli in fase di avvio hanno un duplice scopo: da una parte, assicurare a livello istituzionale, un sistema di amministrazione della Giustizia minorile che tuteli maggiormente il minore criminalizzato; dall’altra promuovere una nuova cultura dei diritti che si traduca in norme che puniscono gli adulti che inducono i minori alla criminalità, al vagabondaggio, alla mendicità o alla prostituzione. Gli interventi si concretizzano in azioni di sensibilizzazione e di prevenzione quali la diffusione di strumenti conoscitivi, la creazione di meccanismi di coordinamento intersettoriale e interministeriale accompagnati da interventi per la formazione a livello centrale e locale di operatori giuridici e sociali che si occupano della Giustizia minorile. Si tratta spesso di fornire un supporto tecnico per lo sviluppo di un quadro normativo di riferimento a livello istituzionale, una formazione adeguata e delle linee guida d’ispirazione internazionale. Abbiamo in piedi progetti di Cooperazione su questioni minorili con Mozambico, Angola, Bosnia e Afghanistan D: Che rapporti avete con le Organizzazioni Non Governative che operano a livello internazionale nei vostri stessi settori? R: I progetti sono spesso attuati con il coinvolgimento di ONG italiane e locali specializzate sulla tematica e radicate sul territorio permettendo così di raggiungere più concretamente i bisogni dei beneficiari. La Cooperazione Italiana ha inoltre sostenuto ONG locali che si occupano di patrocinio legale in favore dei minori e ha realizzato incontri e campagne sui temi dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Note 1 Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia, 1989 New York http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/C099045A-DC1E-45BA916A-0AEC19F6A03/0/Convenzione_ottantanove.pdf 2 Protocolli opzionali alla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, sulla vendita di bambini, la prostituzione dei bambini e la pornografia rappresentante bambini ed il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, 2000 New York http://www.pariopportunita.gov.it/Pari_Opportunita/UserFiles/Convenzione_ONU.pdf 3 Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo, 1959 New York http://web.tiscali.it/amnestybergamo/documenti/dirittifanciullo.htm 4 http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/LineeGuida/pdf/LineeGuidaMinori.pdf 5 http://www2.ohchr.org/english/law/juvenile.htm 6 http://www2.ohchr.org/english/bodies/crc/docs/CRC.C.GC.10.pdf 3 Tra le iniziative promosse e finanziate dalla DGCS si segnalano in particolare: Angola: il programma “Completamento del sistema di giustizia minorile nella città di Luanda”. Scopo dell’iniziativa, realizzato tramite UNICRI, è potenziare i risultati raggiunti con un intervento precedente, quello riguardante la “Tutela e protezione dei diritti dell’infanzia in Angola e creazione del Tribunale dei minori” (sempre realizzato tramite l’UNICRI) in collaborazione con le ONG CIES e VIS, al fine di realizzare l’istituzione del tribunale dei minori e la formazione di giudici minorili e di rendere concretamente fruibili i servizi erogati per l’osservazione, riabilitazione e inclusione sociale dei minori in conflitto con la legge nell’ambito della città di Luanda. Il programma è strutturato in due componenti: la prima nell’area giuridico-istituzionale (amministrazione della giustizia minorile, creazione del tribunale e verifica della sua operatività), la seconda in quella sociale (sviluppo e lotta alla povertà, protezione dei diritti dei minori). Nell’ambito di tale iniziativa è stato fondamentale il contributo del Dipartimento della Giustizia Minorile Italiano che ha lavorato in sinergia con i funzionari del Ministero della Giustizia angolano per l’istituzione di un analogo dipartimento. Mozambico: è stato avviato il programma multibilaterale “Istituzione di un sistema di giustizia minorile”, realizzato tramite UNICRI in collaborazione con il Ministero di Giustizia mozambicano. Beneficiari dell’iniziativa sono minori in conflitto con la legge di età inferiore a 16 anni e minori di età superiore ai 16 anni attualmente detenuti nelle carceri di Maputo. Anche questo programma prevede la formazione degli operatori istituzionali e nel settore sociale e una componente di sviluppo dei servizi sociali e educativi di base sul territorio, in una ottica di prevenzione e di rafforzamento delle reti sociali di sicurezza. Il programma si attua con il coinvolgimento della Regione Emilia-Romagna e di ONG locali e italiane presenti sul territorio e specializzate sulla tematica, per la creazione di servizi specializzati sul territorio. Anche in questo caso l’UNICRI si è avvalso dell’assistenza tecnica del Dipartimento della Giustizia Minorile italiano che ha accolto in due diverse occasioni presso le proprie strutture la delegazione mozambicana composta da funzionari e tecnici dei ministeri interessati al tema della giustizia minorile. Bosnia Erzegovina: la DGCS gestisce direttamente il programma “Rafforzamento della Giustizia Minorile in Bosnia Erzegovina”. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con il Dipartimento della Giustizia minorile italiano, prevede attività di formazione di operatori provenienti da diversi settori (polizia, magistratura, assistenti sociali, operatori della comunicazione..), la creazione di centri di accoglienza per i minori in conflitto con la legge e attività di supporto ai servizi territoriali di base. Inoltre il programma include attività di sensibilizzazione e comunicazione al fine di diffondere una cultura dei diritti dei minori ed in particolare sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno dei minori in conflitto con la legge. Si tratta di un intervento pilota che si realizza in quattro zone della Bosnia Erzegovina: Sarajevo, Banja Luka, Doboj e Zenica. Afghanistan: La Cooperazione Italiana ha attivato in Afghanistan, sin dall’inizio del 2003 un Ufficio Giustizia, allo scopo di gestire e coordinare tutte le iniziative relative al contributo del Governo Italiano per la ricostruzione del sistema giudiziario e penitenziario afgano. Nell’ambito di tale intervento numerosi sono state le iniziative realizzate direttamente dalla DGCS e attraverso le agenzie delle Nazioni Unite per porre le basi di un sistema di giustizia minorile. Tra gli interventi si ricorda la partecipazione alla redazione del codice minorile, la realizzazione di uno studio comparato tra la legislazione afgana e la Convenzione sui Diritti del Fanciullo, la costruzione di due centri di accoglienza per i minori in conflitto con la legge. 4