L e anomalie vascolari cervico
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L e anomalie vascolari cervico
In letteratura è presente tuttora grande confusione riguardo la classificazione di queste patologie e alcuni autori utilizzano impropriamente il termine “angioma”. Le anomalie vascolari cervico-facciali [ i s ta n ta n e e ] AreaPediatrica | Vol. 14 | n. 4 | ottobre-dicembre 2013 108 L Giacomo Colletti1 Fabiana Allevi1 Fabio Melchiorre2 Dimitri Rabbiosi1 Federico Biglioli1 Gianni Vercellio3 1 Università degli Studi di Milano, UO Chirurgia Maxillo Facciale – Ospedale San Paolo, Milano giacomo.colletti@ gmail.com 2 Università degli Studi di Milano, UO Radiologia Interventistica – Ospedale San Paolo, Milano 3 Università degli Studi di Milano, Consulente per le Patologie Vascolari – Ospedale San Paolo, Milano e anomalie vascolari rappresentano un gruppo di patologie particolarmente eterogeneo. Un aspetto complesso nella loro gestione è la difficoltà nell’identificare l’eziopatogenesi delle singole varianti, volta a garantire un’uniforme classificazione e un confronto razionale tra i trattamenti proposti. Anche per ovviare a questa problematica, nel 1996, l’International Society for the Study of Vascular Anomalies (ISSVA) ha proposto una nuova classificazione delle anomalie vascolari che permise di distinguere le forme tumorali dalle malformazioni vascolari, le prime caratterizzate da attiva proliferazione endoteliale, le seconde invece determinate da anomalie strutturali delle componenti vascolari, con un turnover cellulare stabile e un singolo strato di cellule endoteliali. 1 Un’attenta diagnosi differenziale tra le varie anomalie vascolari è di fondamentale importanza nella gestione del paziente, soprattutto per quanto riguarda la pianificazione dell’iter terapeutico. Scopo di questo lavoro è quello di proporre un iter diagnostico e terapeutico specifico per ogni singola variante, basandosi su una revisione aggiornata della letteratura e sull’esperienza diretta degli autori. Tumori vascolari I tumori vascolari comprendono la variante infantile, di cui il principale rappresentante è l’angioma, e la variante congenita comprendente l’emangioma congenito rapidamente involutivo (RICH) e l’emangioma congenito non involutivo (NICH). Il decorso clinico è estremamente variabile, infatti tipicamente la forma infantile non è presente alla nascita ma insorge nei primi mesi di vita e cresce rapidamente fino ai 9-12 mesi, dopodiché inizia lentamente a regredire fino ai 3-4 anni. Al contrario, il RICH è presente alla nascita e regredisce rapidamente entro il primo anno di vita, mentre il NICH è sì presente alla nascita, ma, a differenza del precedente, resta stabile nel tempo, senza mostrare alcuna tendenza alla regressione spontanea.2-3 La clinica, l’ecocolordoppler e l’immunoistochimica sono dirimenti nella diagnosi differenziale tra neoplasie e malformazioni vascolari. Angiomi superficiali e di piccole dimensioni sono generalmente facilmente identificabili rispetto alle varianti malformative, date le loro caratteristiche cliniche (piccole macule o papule di un tipico colore rosso ciliegia); la diagnosi diventa più complessa nei casi di tumori di maggiori dimensioni, che non sempre presentano queste caratteristiche e che frequentemente si estendono anche in profondità.4 In questi ultimi casi, il ricorso all’ecocolordoppler è di fondamentale importanza per la diagnostica differenziale,3 in quanto questa metodica è in grado di visualizzare caratteristiche quali la densità vascolare e i peak shifts.2 Anche l’immunoistochimica può essere di grande aiuto nell’identificare la variante tumorale infantile poiché essa è l’unica forma positiva per il glucotrasportatore tipo 1.5 Il trattamento dei tumori vascolari si fonda in prima battuta su un approccio di tipo conservativo. In letteratura è infatti riportata l’eccellente risposta che queste lesioni presentano al trattamento mediante l’utilizzo di beta-bloccanti, in particolar modo il propranololo, somministrato per os (Fig. 1). Altre terapie di dimostrata efficacia, sebbene con una risposta meno marcata, comprendono inie- Istantanee Le anomalie vascolari cervico-facciali D urante l’embriogenesi, mediante i processi di vasculogenesi e angiogenesi, si ha lo sviluppo del sistema vascolare; in particolare, da un plesso capillare primario hanno origine capillari, arterie, vene e vasi linfatici.8 Le strutture vascolari originano da isole ematiche mediante un processo di vasculogenesi, processo che prevede la formazione di vasi “ex novo”. Le cellule vascolari originano da precursori mesodermici presenti in situ o migranti da Malformazioni capillari (mc) L e MC interessano lo 0,5 % della popolazione generale. L’aspetto clinico è quello di una macula generalmente piana di un colore compreso tra il rosso e il rosa; colpiscono i capillari a livello del derma papillare, in particolar modo a livello del volto, soprattutto seguendo la ramificazione della prima e della seconda branca del nervo trigemino. Figura 1. L’immagine mostra un angioma del volto interessante l’ala nasale e la regione paralateronasale destra (a sinistra); la lesione è stata trattata con propranololo somministrato per via sistemica: l’immagine mette in evidenza (al centro) l’aspetto della lesione dopo 21 giorni di terapia e (a destra) la risoluzione del quadro clinico a 9 mesi di distanza. Figura 2. L’immagine mostra un angioma del solco nasogenieno sinistro (in alto); al termine della fase involutiva residua un reliquato scleroatrofico (al centro). In basso l’immagine mostra la guarigione e il ripristino della simmetria dopo l’asportazione chirurgica dei remnants del tumore vascolare. 109 Malformazioni vascolari altre sedi. La vasculogenesi produce quindi un primo abbozzo del vaso, mentre la vascolarizzazione procede poi per mezzo del processo di angiogenesi, durante il quale la formazione di nuovi vasi avviene a partire da altri vasi già esistenti.9 Lo sviluppo delle malformazioni vascolari è determinato da errori durante il processo appena descritto con persistenza di un determinato plesso cellulare che presenta un certo grado di differenziazione. Le malformazioni vascolari sono estremamente diverse le une dalle altre e devono pertanto essere prese in considerazione singolarmente.4 AreaPediatrica | Vol. 14 | n. 4 | ottobre-dicembre 2013 zioni intralesionali di corticosteroidi e trattamenti laser. Il trattamento chirurgico viene invece riservato a pochi casi selezionati: qualora la lesione non risponda alle suddette terapie conservative (Fig. 2), in caso di lesioni di grandi dimensioni che determinino impedimenti funzionali o che vadano incontro a complicanze quali ulcerazioni con conseguenti emorragie, nelle forme non involutive (NICH) e nel trattamento dei reliquati post-terapia conservativa.6,7 La maggior parte delle lesioni mostra regressione spontanea entro i 3,5 anni di età, epoca in cui il bambino inizia a sviluppare identità, autostima e memoria a lungo termine. Possiamo dunque considerare i 3,5 anni di età come il cut off empirico oltre il quale prendere in considerazione il trattamento chirurgico. AreaPediatrica | Vol. 14 | n. 4 | ottobre-dicembre 2013 110 Istantanee Le anomalie vascolari cervico-facciali Possono presentarsi come lesioni isolate o nel contesto di quadri sindromici, il più frequente dei quali è rappresentato dalla sindrome di Sturge Weber (SSW), appartenente al gruppo delle facomatosi, che si manifesta con malformazioni capillari interessanti il territorio della prima branca trigeminale, glaucoma e malformazioni vascolari intracraniche a carico soprattutto della pia madre e dell’aracnoide. Spesso la prima manifestazione è rappresentata, nell’arco del primo anno di vita, dalla comparsa di crisi epilettiche: il 75% dei pazienti affetti presenta epilessia insorta entro l’anno di età e la quasi totalità dei pazienti ha sviluppato almeno un episodio entro i tre anni. La crisi epilettica, che di per sé comporta un aumento delle necessità metaboliche dell’encefalo, insorge su un sistema vascolare già compromesso, andando inevitabilmente a peggiorare il quadro clinico e portando talvolta a quadri di ritardo mentale anche grave. È fondamentale pertanto riconoscere e prevenire il più precocemente possibile questo tipo di sintomatologia.4 L’iter diagnostico nelle MC isolate non prevede alcun esame radiografico, anche se nei casi interessanti il territorio di innervazione del nervo oftalmico, la risonanza magnetica (RM) dell’encefalo è dirimente per escludere eventuali malformazioni vascolari intracraniche e consequenzialmente la presenza della SSW. Una volta giunti alla diagnosi di MC, il trattamento varia a seconda della tipologia di malformazione (isolata o nel contesto di un quadro sindromico) e dell’estensione della malformazione stessa. Il trattamento nella SSW è complesso e multidisciplinare, dovendo approcciare ogni manifestazione della stessa. Piccole lesioni isolate e superficiali, invece, non richiedono alcun tipo di trattamento, essendo lesioni benigne che non comportano per le loro esigue dimensioni alcun problema di tipo estetico. Al contrario, lesioni isolate, ma di grandi dimensioni, determinano quadri di ipertrofia cutanea e degli annessi, con conseguente deformità delle regioni interessate. Poiché è stato mostrato come il trattamento conservativo di ••• Le anomalie vascolari includono un gruppo eterogeneo di patologie diverse per eziopatogenesi, clinica e approccio terapeutico. queste lesioni porti ad un risultato notevolmente migliore qualora venga messo in atto precocemente, il timing migliore è rappresentato dai sei mesi di vita del bambino.7 La maggior parte di queste lesioni risponde bene al trattamento conservativo con fotocoagulazione con dye laser pulsato (580-595 nm);6 qualora questa tecnica non funzionasse, si può ricorrere alla terapia fotodinamica con una combinazione di etere monometilico di ematoporfirina.10 Solo nei casi non responsivi al trattamento conservativo o non trattati ma che abbiano provocato gravi deformità della regione interessata, è necessario ricorrere al trattamento chirurgico di asportazione della malformazione e ricostruzione della zona deformata. Malformazioni venose (mv) L e MV rappresentano la più comune forma di malformazione vascolare interessante il distretto cervico-facciale. Esse colpiscono dall’1 al 4 % della popolazione gene- rale e si presentano come masse di consistenza soffice, facilmente comprimibili, che aumentano di dimensioni consensualmente alla crescita del bambino.11 All’auscultazione non si percepisce né pulsazione né fremito. Quando la cute e la mucosa sono coinvolte, queste presentano un’intensa colorazione blu, che rende la diagnosi immediata. Un altro elemento patognomonico delle MV, è costituito dalla presenza dei cosiddetti fleboliti. Nell’ambito di estese MV, il fenomeno della coagulazione intravascolare localizzata è particolarmente frequente con conseguente calcificazione e formazione di fleboliti, che sono facilmente palpabili nel contesto delle MV, come masserelle dure, non più grandi di 1-1,5 cm. Generalmente le piccole MV sono assolutamente asintomatiche, se non per la presenza della massa, mentre le forme più estese determinano importante deformità e sintomatologia legata al dolore dovuto agli episodi flogistici che si realizzano nel contesto della MV in esiti di fenomeni trombotici locali. La diagnosi di questo tipo di malformazioni si basa sulla valutazione clinica, sull’impiego di metodiche strumentali e sull’esame istopatologico della lesione. Gli esami strumentali di primo livello sono rappresentati dall’ecografia e dall’ecocolordoppler che consentono di differenziare le MV, che si presentano tipicamente come lesioni multiloculari a basso flusso, non solo dalle malformazioni ad alto flusso, ma anche dalle malformazioni linfatiche macrocistiche, le quali, a differenza delle forme microcistiche e delle MV, che presentano numerose piccole concamerazioni, sono formate da poche camere anecogene.12 La presenza di fleboliti, come già precedentemente affermato, è segno patognomonico, non solo clinico ma va tuttavia scarsa indicazione, se non nei pazienti che presentano lesioni di piccole dimensioni. Nella stragrande maggioranza dei casi, l’estensione della malformazione è tale da non consentire un singolo trattamento chirurgico di asportazione, soprattutto considerando problematiche quali l’entità della demolizione e le conseguenti deformità importanti a carico del distretto cranio-cefalico; per questo motivo, nelle lesioni di grandi dimensioni, il primo step terapeutico è rappresentato dalla somministrazione di sostanze sclerosanti.16 Talvolta l’effetto della sostanza sclerosante è sufficiente di per sé alla risoluzione del quadro malformativo, altre volte invece la scleroterapia viene utilizzata come terapia neoadiuvante e precede l’intervento chirurgico vero e proprio. Sono molteplici le sostanze sclerosanti utilizzate nella pratica clinica; l’etanolo e il sodio tetradecilsolfato (STS) sembrerebbero essere le più efficaci e il secondo viene spesso preferito per la minor tossicità e la più facile maneggevolezza; tali sostanze vengono iniettate direttamente, sotto ••• Il termine angioma viene spesso, ancora oggi, usato impropriamente per indicare qualunque patologia di natura vascolare. guida fluoroscopica, all’interno della MV, così da danneggiare l’endotelio vascolare, causare coagulazione intravascolare delle camere venose e scatenare il processo flogistico che, insieme alla distruzione della tonaca intima, favorisce la contrazione della malformazione e, talvolta, anche se piuttosto raramente, l’obliterazione delle camere da cui la MV è compo- sta. In commercio, l’STS è disponibile in soluzioni liquide all’ 1-3%; viene miscelato con l’aria in rapporto 1:21:4 utilizzando due siringhe connesse tramite un raccordo a tre vie, così da creare microbolle che vengono iniettate direttamente all’interno delle camere della MV, favorendo un maggior tempo di contatto della sostanza sclerosante e un più lento wash out verso le vene efferenti, con conseguente aumento dell’efficacia e una riduzione della tossicità.17 La dose massima raccomandata di STS al 3% è pari a 0,5 mg/kg, fino a raggiungere un massimo di 30 mg ogni volta;16 si tratta di una sostanza generalmente ben tollerata, senza clamorosi effetti collaterali, ad eccezione di episodi transitori di microematuria e oliguria che si risolvono però rapidamente con un’adeguata idratazione e che compaiono generalmente solo nelle MV più estese.18 Oltre l’STS e l’etanolo, tra le sostanze utilizzate nel trattamento delle malformazioni vascolari, ricordiamo anche la bleomicina. Ogni qual volta vengano utilizzate sostanze sclerosanti per il trattamen- AreaPediatrica | Vol. 14 | n. 4 | ottobre-dicembre 2013 anche strumentale, di MV; essi appaiono come coni d’ombra acustica all’interno delle strutture vascolari. Nel 16 % dei casi di MV però non è identificabile con ecografia e ecocolordoppler alcun flusso vascolare.13) Nella diagnosi delle malformazioni vascolari, la TC trova solo modesto impiego, limitato allo studio delle lesioni ossee. La RM costituisce invece l’indagine di secondo livello utilizzata per la diagnosi di MV e per la diagnosi differenziale rispetto alle malformazioni linfatiche (ML) e alle malformazioni artero-venose (MAV ). Le MV infatti appaiono ipo- o iso-intense nelle sequenze pesate in T1 e iperintense in quelle pesate in T2 e nelle sequenze STIR (Short Time Inversion Recovery), differenziandosi dalle MAV, caratterizzate invece da flow void. Le MV sono costituite da camere che appiano iperintense in maniera eterogenea dopo la somministrazione di mezzo di contrasto, mentre le ML rimangono ipointense e solo i setti appaiono iperintensi. La diagnosi istopatologica è però necessaria per giungere a una diagnosi definitiva: le MV sono caratterizzate dalla presenza di vene e venule di differenti dimensioni con le cellule endoteliali disposte in un singolo strato. Il trattamento delle MV dipende strettamente dalla localizzazione e dall’estensione della lesione. Storicamente il trattamento delle MV è sempre stato chirurgico, benché i primi risultati siano stati scoraggianti,14 pertanto sono state messe a punto numerose tecniche, con lo scopo di rimpiazzare o rendere più semplice il trattamento chirurgico. Tra queste, la crioterapia, la radioterapia, la compressione della lesione e il trattamento con sostanze sclerosanti sono state ampiamente utilizzate.15 L’asportazione chirurgica esclusiva tro- 111 Istantanee Le anomalie vascolari cervico-facciali Istantanee Le anomalie vascolari cervico-facciali Figura 3. L’immagine mostra una paziente affetta da malformazione venosa della lingua sottoposta a terapia con laser endovascolare. to delle MV, è sempre bene evitare il wash out, così da ottimizzare il tempo di contatto della sostanza sclerosante con le pareti vascolari e da minimizzare gli effetti collaterali che la sostanza stessa può generare. Il wash out dipende però strettamente dalla morfologia e dal comportamento della MV; nel 2003 è stata messa a punto una classificazione delle MV basata sul tipo di drenaggio venoso che queste presentavano:19 tipo I MV isolate senza evidente drenaggio venoso alla fluoroscopia; tipo II MV con drenaggio venoso all’interno del normale sistema venoso; tipo III MV con drenaggio venoso all’interno di vene che si presentano displasiche; tipo IV MV con quadro di ectasia venosa complessa. Le MV di tipo I e II possono essere trattate con l’utilizzo di sostanze sclerosanti, senza che queste determinino importanti effetti collaterali; al contrario i tipi III e IV presentano elevato rischio di embolismo e di altre complicazioni, soprattutto se ad essere utilizzato è l’etanolo. Un’altra frequente complicanza della somministrazione di queste sostanze è l’edema, che talvolta si presenta in maniera notevolmente importante, rendendo evidente come in alcuni · · AreaPediatrica | Vol. 14 | n. 4 | ottobre-dicembre 2013 112 · · distretti, quale quello orbitario, queste sostanze debbano essere utilizzate con estrema cautela.4 Un’altra metodica che solo recentemente sta iniziando a trovare impiego nel trattamento delle MV qualora queste siano localizzate alle mucose o alla cute, è la terapia con laser come quella effettuata con dispositivi basati su granato di ittio e alluminio potenziati a neodimio o su titanile di potassio.20 La chirurgia, come già detto, solo raramente rappresenta oggi la prima scelta quando ci si trova di fronte a un paziente con MV. Esistono però alcune situazioni che prevedono inevitabilmente il ricorso al trattamento chirurgico: nei casi in cui sia necessario ridurre al minimo il wash out mediante legatura delle vene efferenti così da incrementare gli effetti della sostanza sclerosante che resterà più a lungo in contatto con le pareti vascolari; nei casi in cui in seguito alla somministrazione di sostanza sclerosante, si siano create numerose camere obliterate all’interno della MV, così da ridurre l’importante effetto massa che queste determinerebbero; nei casi in cui la sostanza sclerosante non abbia sortito l’effetto sperato, così da asportare chirurgicamente la malformazione. · Figura 4. L’immagine mostra una paziente affetta da malformazione venosa estesa all’intero emivolto destro (a sinistra), che è stata sottoposta prima a scleroterapia con iniezione di sodio tetradecilsolfato e successivamente a trattamento chirurgico. A destra si apprezza il risultato a dodici mesi di follow up. I risultati sono generalmente eccellenti quando si ricorre alla chirurgia nelle prime due eventualità, mentre nel caso in cui la MV non sia stata responsiva al trattamento sclerosante, l’approccio chirurgico si presenta di notevole complessità e conduce generalmente a risultati meno soddisfacenti. Le problematiche consistono principalmente nell’elevatissimo rischio di copiose emorragie e nella difficoltà a preservare strutture di fondamentale importanza, quale il nervo facciale che spesso si trova completamente inglobato nella malformazione e nel tessuto sclerotico generato dal tentativo di sclerotizzare la lesione. (Fig. 3-4) · · Malformazioni linfatiche (ml) N el contesto delle ML si possono annoverare tutte quelle malformazioni vascolari che vengono tuttora chiamate impropriamente “linfangioma” o “igroma cistico”, a seconda del volume delle camere da cui sono composte. Il termine sintomi di carattere sistemico, quali linfopenia, ipoproteinemia e suscettibilità allo sviluppo di infezioni.21 La diagnosi differenziale delle ML rispetto ad altre malformazioni vascolari ricorre alla clinica e alle indagini strumentali. Da un punto di vista clinico si differenziano dalle altre varianti per l’assenza di fenomeni quali le pulsazioni all’auscultazione e la comprimibilità alla palpazione. L’esame obiettivo non è però suf••• I tumori di origine vascolare includono varianti congenite e varianti infantili; la maggior parte ha tendenza alla regressione spontanea entro i 3-5 anni di età, epoca considerata come cut-off empirico oltre il quale prendere in considerazione il trattamento. ficiente a giungere a una diagnosi definitiva, per cui si ricorre generalmente ancora una volta all’utilizzo di ecografia ed ecocolordoppler, che costituiscono gli esami di primo livello e che mostrano lesioni composte da camere di dimensioni diverse caratterizzate dall’assenza di flusso. Le ML vengono suddivise, a seconda delle dimensioni delle camere da cui sono composte, in forme macrocistiche (>2 cm3), forme microcistiche (<2 cm3) e forme miste. Questa classificazione ha prevalentemente un significato da un punto di vista terapeutico, in quanto le prime rispondono generalmente bene al trattamento conservativo con sostanze sclerosanti, le seconde invece no. Le ML macrocistiche vengono facilmente distinte dalle MV, in quanto la dimensione delle camere è profondamente diversa e non vi sono fleboliti. Più complessa è invece la diagnosi differenziale tra forme microcistiche e MV, anche se queste presentano basso flusso nell’85% dei casi.3 L’esame diagnostico di seconda scelta è rappresentato anche in questo caso dalla RM, che mostra camere iso o ipointense nelle sequenze in T1 e iperintense nelle sequenze in T2. La RM consente inoltre di distinguere le ML dalle malformazioni ad alto flusso per l’assenza dell’effetto flow void. La somministrazione di mezzo di contrasto rende più agevole la distinzione rispetto alle MV, le quali, a differenza delle ML che accumulano il mezzo di contrasto solo nei setti intercamerali, sono caratterizzate da enhancement contrastografico anche all’interno delle cavità cistiche da cui sono composte. Nel trattamento delle ML, l’impiego di sostanze sclerosanti ha grande successo, soprattutto nelle forme macrocistiche, che notoriamente ben rispondono a questo tipo di terapia. Al contrario la variante microcistica risulta essere meno responsiva al trattamento conservativo con sostanze sclerosanti, anche se alcuni autori hanno riportato risultati positivi in seguito all’uso di doxiciclina nel trattamento delle ML microcistiche.22 Le sostanze sclerosanti utilizzate sono molteplici e comprendono etano- AreaPediatrica | Vol. 14 | n. 4 | ottobre-dicembre 2013 “linfangioma” risulta assolutamente inappropriato per definire queste lesioni, in quanto “angioma” presuppone il riferimento a una lesione presente alla nascita caratterizzata da proliferazione attiva delle cellule endoteliali da cui la malformazione è composta e da tendenza all’involuzione spontanea,9 mentre le ML, come tutte le malformazioni vascolari, sono caratterizzate dalla presenza di pareti vascolari composte da un singolo strato di cellule endoteliali con turnover stabile. Alla nascita sono generalmente di piccole dimensioni e spesso misconosciute, ma nel 90% dei casi risultano ben evidenti entro i due anni d’età. Da un punto di vista clinico, le ML possono avere un aspetto estremamente variabile: da lesioni di piccole dimensioni e ben localizzate a malformazioni ampiamente estese, fino a quadri di elefantiasi facciale dove la ML determina grave deformità del volto. Talvolta, nei casi in cui è presente un interessamento del volto da moderato a grave, possono sussistere quadri di coinvolgimento dell’osso oltre che dei tessuti molli; un esempio è rappresentato da quelle ML che coinvolgono la lingua che, a causa dell’effetto massa che inevitabilmente determinano, generano grave iperplasia mandibolare, con conseguente asimmetria del volto e open bite. Tra le malformazioni vascolari, le ML sono infatti quelle che determinano maggiore deformità; infatti nelle forme miste, l’effetto massa è dato prevalentemente dalla componente linfatica.9 Hanno solitamente crescita lenta e regolare, ma esistono situazioni che determinano un’importante accelerazione nell’evoluzione di queste lesioni, ad esempio traumi, inclusi quelli iatrogeni da ago aspirato, infezioni e variazioni ormonali. Solo raramente, nelle forme più estese, sono presenti 113 Istantanee Le anomalie vascolari cervico-facciali AreaPediatrica | Vol. 14 | n. 4 | ottobre-dicembre 2013 114 Istantanee Le anomalie vascolari cervico-facciali lo, bleomicina, doxiciclina e OK-432, un preparato a base di Streptococcus pyogenes inattivato; più raramente si ricorre anche a STS, acido acetico e colla di fibrina.23 L’etanolo è la sostanza che più frequentemente determina l’insorgere di complicanze anche notevoli, quali danno ai tessuti molli con lacerazioni della cute o danno nervoso. Tutte le sostanze sclerosanti hanno la tendenza a provocare, come già detto, edema e tumefazioni importanti, che, talvolta, quando coinvolgono le vie aeree e il cavo orale, necessitano di stretto monitoraggio nelle unità di terapia intensiva con intubazione endotracheale e eventuale tracheostomia. Anche il ricorso all’utilizzo del laser – ad esempio il laser CO2 – conduce a buoni risultati, soprattutto nel trattamento delle microvescicole localizzate a livello mucoso.11 Nella terapia delle varianti microcistiche, il ricorso alla coblazione, vale a dire l’ablazione a radiofrequenze plasmamediata, ha avuto notevole successo.24 Spesso la terapia conservativa non è sufficiente alla risoluzione del quadro malformativo, pertanto la chirurgia ha un ruolo dirimente nel trattamento delle ML. Non è sempre semplice asportare la malformazione nella sua interezza, essendo spesso lesioni di grandi dimensioni che a livello cranio-cefalico coinvolgono strutture fondamentali da un punto di vista funzionale, quali ad esempio il nervo facciale; frequentemente si Figura 5. L’immagine mostra un paziente affetto da malformazione linfatica della lingua sottoposto a trattamento medico. decide dunque di asportare la malformazione cercando alla stesso tempo di risparmiare e conservare tali strutture. Questa decisione comporta però la mancata radicalità della resezione con conseguente aumentata probabilità di recidiva, in quanto la presenza residua di tessuto costituente la ML, può determinare la ripresa della crescita della lesione in conseguenza di fenomeni quali traumi, infezioni o modificazioni dell’omeostasi ormonale. La chirurgia a volte non include solo l’asportazione della malformazione, ma anche gli interventi di chirurgia ortognatica atti a correggere la deformità ossea che spesso fa seguito alla malformazione a carico dei tessuti molli.25 (Fig. 5-6) Malformazioni arterovenose (mav) L e MAV sono lesioni rare, che rappresentano il 5% delle malformazioni vascolari che coinvolge la mandibola.26 Esse rappre- Figura 6. L’immagine mostra un quadro di elefantiasi da malformazione linfatica del distretto cranio-cefalico. sentano le più frequenti lesioni ad alto flusso.4 Da un punto di vista patogenetico, esse sono caratterizzate dalla formazione di un nucleo centrale composto da cellule in grado di produrre segnali molecolari atti al reclutamento e all’espansione di nuovi vasi che vadano a nutrire e sostenere il nucleo centrale. Questa componente centrale è connessa a un sistema di arterie afferenti e vene efferenti ed è responsabile dell’elevato tasso di recidiva che caratterizza le MAV. Le MAV appaiono come masse a lenta crescita che si manifestano generalmente nelle prime due decadi di vita, più precocemente nel maschio. Come altre malformazioni vascolari, presentano una crescita lenta e regolare nel tempo, salvo accelerazioni determinate da fattori quali traumi, infezioni e modifiche ormonali. Possiamo distinguere forme interessanti i tessuti molli e altre coinvolgenti l’osso. Nei due terzi dei pazienti affetti da varianti ossee, queste interessano la mandibola, generando progressivo aumento delle dimensioni della stessa, perdita di elementi dentari e emorragie gengivali; quando questa sintomatologia si associa a un quadro radiografico caratterizzato dalla presenza di una massa radiotrasparente, è facile giungere alla diagnosi di MAV.26 Le forme estese limitatamente ai tessuti molli si presentano invece come masse a lenta crescita, facilmente comprimibili, anche se in misura minore rispetto alle MV, e pulsatili alla palpazione. All’auscultazione si percepiscono facilmente fremiti dovuti al flusso vascolare, mentre sintomatologia dolorosa è raramente presente e determinata dalla presenza di fenomeni flogistici o dall’effetto massa determinante compressione di strutture nervose. Quando la MAV coinvolge la cute o le mucose, · · · · Anche nella diagnostica delle MAV l’ecografia gioca un ruolo importante e rappresenta l’indagine strumentale di primo livello; mostra elevata densità di strutture vascolari e presenza di flusso ematico sistolico. Queste caratteristiche sono molto simili a quelle che si identificano nelle anomalie vascolari di tipo neoplastico in fase proliferativa; in queste ultime lesioni però la fase di proliferazione attiva si esaurisce entro l’anno di età, mentre nelle MAV ha generalmente inizio ben più tardi, consentendo di differenziare quindi i due diver••• È fondamentale che il trattamento chirurgico sia riservato a quei centri altamente specializzati in cui si sia eventualmente in grado di ricorrere a metodiche ricostruttive quali l’allestimento di lembi liberi micro vascolari. si tipi di lesione. Ancora una volta la RM rappresenta invece l’esame diagnostico di secondo livello. Essa consente di diagnosticare in maniera pressoché definitiva una MAV e di determinarne l’estensione, aiutando nella diagnosi differenziale rispetto alle altre anomalie vascolari che, a differenza delle MAV, presentano sempre un importante effetto “massa”.27 Le MAV inoltre non acquisiscono contrast enhancement dopo somministrazione di mezzo di contrasto.12 Alla RM, le MAV appaiono come un groviglio di vasi ematici con tipico fenomeno flow-void. La TC viene impiegata nelle forme estese all’osso, dove gioca un ruolo fondamentale nel definire l’estensione della lesione e il rapporto con gli elementi dentari, nell’identificare la presenza e la localizzazione dei vasi ematici che la sostengono e infine nel plan- ning del trattamento. L’angiografia rappresenta sicuramente la metodica che definisce in maniera più accurata la presenza nella malformazione di arterie afferenti e di vene efferenti, ma viene scarsamente utilizzata nella diagnostica a causa dell’elevato costo biologico che comporta e pertanto sostituita dall’angio-TC e soprattutto dall’angio-RM. Viene però tutt’oggi largamente utilizzata come primo stadio terapeutico per la scleroembolizzazione della malformazione. Il più importante fattore da tenere in considerazione nella pianificazione della strategia terapeutica riguarda il nucleo centrale da cui le MAV sono composte. Come già precedentemente ricordato, infatti, esso è il responsabile della crescita attiva della malformazione e delle eventuali recidive qualora questa componente non venga rimossa. È questo il motivo per cui molteplici trattamenti messi in atto in passato, non ottenevano l’effetto desiderato o lo ottenevano per un periodo di tempo limitato. In passato infatti sono stati proposti molteplici approcci a questo tipo di malformazione, sempre però atti a occludere i vasi che fornivano la lesione, mediante per esempio la legatura chirurgica della carotide esterna piuttosto che metodiche endovascolari, senza tenere conto che la MAV avrebbe reclutato nel giro di tempi brevissimi nuovi vasi ematici AreaPediatrica | Vol. 14 | n. 4 | ottobre-dicembre 2013 essa presenta una superficie di colore rosso-bluastro. Più frequentemente che in presenza di altre malformazioni vascolari, le MAV si caratterizzano per complicanze emorragiche. Considerando tutte queste caratteristiche, è stato proposto da Shobinger un sistema di stadiazione delle MAV, che prevede la distinzione in quattro stadi: Stadio I, quiescente la malformazione è stabile, non mostra crescita attiva; generalmente è solo una fase transitoria, ma può durare a lungo, anche decenni. Stadio II, di crescita attiva la MAV, spontaneamente o in seguito a stimoli fisici o ormonali, inizia a crescere, con un tasso di crescita assolutamente imprevedibile. Stadio III, sintomatico la crescita della lesione fa sì che questa venga a trovarsi nelle immediate vicinanze di strutture vascolari o nervose, determinando, nel primo caso, sanguinamenti più o meno importanti e solo raramente fatali e nel secondo caso sintomatologia dolorosa data dalla compressione nervosa. Quando la malformazione si trova a contatto con la cute e soprattutto con le mucose, determina facilmente ulcerazione delle stesse. Stadio IV, scompenso la ridistribuzione del sangue ad alto flusso attraverso la MAV determina sovraccarico cardiaco cronico, che può condurre allo sviluppo di una cardiopatia dilatativa e infine a insufficienza cardiaca. 115 Istantanee Le anomalie vascolari cervico-facciali Istantanee Le anomalie vascolari cervico-facciali dalle regioni circostanti. A seconda dello stadio di malattia, il trattamento può essere curativo oppure solo palliativo. Infatti, nelle lesioni più estese che coinvolgono strutture fondamentali da un punto di vista funzionale, la resezione non può essere radicale a meno di determinare importanti mutilazioni o deformità. In questi ultimi casi pertanto lo scopo della terapia è solamente palliativo (fermare l’emorragia piuttosto che risolvere la sintomatologia dolorosa). La somministrazione endovascolare tramite catetere di sostanze, 4 Figura 7. L’immagine mostra l’aspetto clinico e l’imaging di una paziente affetta da malformazione artero-venosa della regione temporale sinistra (a sinistra). Si possono inoltre apprezzare un’immagine intraoperatoria che mostra la lesione asportata e l’integrità del nervo facciale al termine dell’asportazione e un’immagine post-operatoria che mostra un ottimo risultato in termini estetici e di funzionalità. quali l’etanolo assoluto e l’n-butilcianoacrilato (NBCA), ha un valore inestimabile nel management delle MAV. L’etanolo assoluto rappresenta la sostanza sclerosante più efficace attualmente disponibile, ma data l’elevata frequenza di complicanze viene utilizzata solamente in centri AreaPediatrica | Vol. 14 | n. 4 | ottobre-dicembre 2013 116 Bibliografia 1. Philandrianos C, Degardin N, Casanova D et al. Diagnosis amd management of vascular anomalies. Ann Chir Plast Esthet 2011;56:241-253. 2. Dubois J, Patriquin HB, Garel L et al. Soft-tissue hemangiomas in infants and children: Diagnosis using Doppler sonography. AJR Am J Roentgenol 1998;171:247. 3. Dubois J, Garel L, David M et al. 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Le più frequenti complicanze includono necrosi tissutale, danno a strutture nervose, embolia polmonare e collasso cardiocircolatorio.28 Una buona alternativa all’etanolo assoluto in termini di efficacia e di maneggevolezza è rappresentata dall’Onyx (etilene vinil alcol copolimero), che è stato per molti anni utilizzato nelle MAV endocraniche e del di- 8. Nozaki T, Nosaka S, Miyazaki O et al. Syndromes associated with vascular tumors and malformations: a pictorial review. Radiographics 2013;33:175. 9. Cohen MM Jr. Vascular update: Morphogenesis, tumors, malformations, and molecular dimensions. Am J Med Genet 2006;140A:2013. 10.Yuan KH, Gao JH, Huang Z. Adverse effects associated with photodynamic therapy (PDT) of port-wine stain (PWS) birthmarks. Photodiagnosis Photodyn Ther 2012;9:332. 11.Hochman M, Adams DM, Reeves TD. Current knowledge and management of vascular anomalies, II: Malformations. Arch Facial Plast Surg 2011;13:425. 12.Legiehn G, Heran M. 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Otolaryngol Head Neck Surg 2012;47:627. il trattamento chirurgico sia riservato a centri altamente specializzati dove si sia eventualmente in grado di ricorrere a metodiche ricostruttive, quali l’allestimento di lembi microvascolari. (Fig. 7) Conclusioni e anomalie vascolari rappresentano come si è visto un ampio e estremamente eterogeneo gruppo di patologie; ciascuna variante presenta caratteristiche uniche e richiede pertanto uno specifico approccio terapeutico. Solo un’attenta e corretta diagnosi può dunque consentire di scegliere per ciascun paziente l’iter terapeutico più appropriato L . 24.Kim SW, Kavanagh K, Orbach DB et al. Long-term outcome of radiofrequency ablation for intraoral microcystic lymphatic malformation. Arch Otolar yngol Head Neck Surg 2011;137:1247. 25.Zeng RS, Liu XQ, Wang AX et al. Sequential treatment of giant lymphatic malformation of the tongue combined with severe oral and maxillofacial deformities. 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J Plast Reconstr Aesthet Surg 2011;64:283. 117 sere trattate mediante embolizzazione preoperatoria quelle MAV la cui vascolarizzazione è sostenuta da rami dell’arteria carotide interna. Il ruolo della chirurgia è attualmente controverso. Lo suo scopo deve essere quello di garantire un risultato migliore dello status quo, e pertanto è assolutamente controindicato il trattamento di una MAV quiescente che non determini alcuna sintomatologia al paziente; questo perché un’asportazione parziale potrebbe attivare la MAV ed è pertanto controindicata. D’altro canto l’asportazione completa potrebbe determinare importanti deficit funzionali che vanno preventivamente discussi col paziente. Il ricorso alla chirurgia deve sempre essere accuratamente valutato: una piccola lesione può essere trattata con una chirurgia conservativa che risparmi strutture funzionalmente importanti, una lesione più estesa spesso richiede invece un approccio più aggressivo con sacrificio di tali strutture. È fondamentale quindi che AreaPediatrica | Vol. 14 | n. 4 | ottobre-dicembre 2013 stretto cranio-cefalico.20,29 Questo prodotto ha però costi più elevati e richiede tempi fluoroscopici maggiori. L’NBCA, invece, è una colla che oblitera i vasi ematici che forniscono la malformazione; non può essere utilizzata a scopo curativo, ma solo per fermare un’eventuale emorragia o come materiale embolico a scopo preventivo per ridurre il sanguinamento durante l’intervento chirurgico. L’embolizzazione preoperatoria deve essere effettuata circa 24-48 ore prima dell’intervento. Un tempo più lungo darebbe il tempo alla MAV di reclutare nuovi vasi e renderebbe quindi inutile l’embolizzazione stessa, che può essere evitata solo in alcuni casi selezionati, ad esempio piccole lesioni fornite da un solo vaso che può essere facilmente compresso durante l’intervento chirurgico oppure MAV interessanti l’estremità distale degli arti, dove l’ischemia può essere generata intraoperatoriamente utilizzando un tourniquet.30 Allo stesso modo, non possono es-