03/05/11, Avanti!
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Un quotidiano moderno nel segno della tradizione ORA A 50 CENTESIMI Un quotidiano moderno nel segno della tradizione ORA A 50 CENTESIMI WWW.AVANTI.IT WWW.AVANTI.IT Anno XVI n° 103 - € 0.50 QUOTIDIANO SOCIALISTA DAL 1896 Martedì 3 maggio 2011 GIUSTIZIA È FATTA Nella notte tra domenica e lunedì una pattuglia di Navy Seals americani irrompe nel nascondiglio pachistano di Osama Bin Laden e lo uccide. Lo sceicco tradito da un suo messaggero. La soddisfazione di Barack Obama Osama Bin Laden è stato ucciso in Pakistan dalle truppe speciali americane. Si chiude un capitolo, forse il più drammatico della storia statunitense. Quasi dieci anni dopo gli attentati dell’Undici Settembre lo “sceicco del terrore” è morto. Lo ha annunciato il presidente americano Barack Obama in un discorso televisivo nella tarda notte tra domenica e lunedì. Il capo di Al Qaeda, ricercato per gli attentati dell’11 settembre, era nascosto in una valle remota del Pakistan. È stato lo stesso presidente ad autorizzare il raid effettuato da forze speciali dell’esercito americano. La notizia fa immediatamente il giro del mondo e sale in cima alla scaletta di tutti i siti web e i telegiornali. Una parte del mondo festeggia (negli Stati Uniti migliaia di persone si sono riversati nelle strade per festeggiare) e un’altra parte insinua dei dubbi sulla veridicità della notizia. Secondo alcune informazioni di stampa che mentre andiamo in macchina non sono ancora confermate, l’operazione sarebbe stata compiuta da un team di quattordici Navy Seals, le forze speciali d’elite della U.S. Navy, con il contributo operativo degli uomini della Cia. SERVIZIO A PAGINA 3 la vignetta L’ALDOPARLANTE L’ALDO di Aldo Chiarle Certo non è bello il clima di intolleranza che ogni giorno cresce in questa nostra Italia. L’onorevole Paola Concia, deputato del Partito democratico, mentre a Roma passeggiava con la sua compagna è stata vilmente aggredita con frasi ignobili, tipo: “Lesbiche ai forni”. L’aggressione è successa in pieno centro, fra moltissima gente, che si è ben guardata da intervenire a difesa della Concia. Questa aggressione omofoba fa pensare: occorre una legge chiara e precisa prima che le minacce diventino violenza. Alla parlamentare di sinistra è giunta la solidarietà di tutte le forze politiche, e il ministro per le Pari opportunità, l’onorevole Mara Carfagna, ha detto: “Le chiedo scusa a nome degli italiani per bene e del governo”. All’onorevole Paola Concia la mia più completa solidarietà con l’augurio che questi teppisti facciano la fine che si meritano: in galera! Martedì 3 maggio 2011 ECONOMIA 2 I discorsi dei leader delle tre confederazioni in apertura delle celebrazioni per la Festa dei lavoratori Prove tecniche di unità sindacale “Abbiamo ascoltato le parole del presidente della Repubblica, credo abbia assolutamente ragione: i sindacati divisi sono sindacati più deboli”. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, lo ha detto domenica scorsa in apertura della manifestazione per il Primo Maggio, che quest’anno si è svolta a Marsala. “Insistiamo a dire che le differenze ci sono e non si superano facendo finta che non ci siano ma dandosi nuove regole che permettano ai lavoratori di decidere”, ha affermato la leader della Cgil. “Bisogna ripartire dal darsi regole unitarie”, ha sostenuto la numero uno della Cgil. Chi dovrebbe fare un primo passo? “Non c’è uno che deve fare il primo passo”, ha risposto. A Marsala, dove i capi di Cgil, Cisl e Uil sono intervenuti dallo stesso palco per il Primo maggio, Susanna Camusso ha sottolineato che pur restando le distanze tra sindacati “è la festa di tutti i lavoratori ed è sbagliato attribuirla ad una o a un’altra sigla”. E ha aggiunto: “Poi la vita sindacale continua” e “le differenze ci sono”. “I temi della crisi del Paese sono tutti là, le ragioni del nostro sciopero rimangono tutte”. Il primo dirigente della Cgil, Susanna Camusso, ha parlato così dello sciopero generale del 6 maggio. Le motivazioni per una astensione generale restano valide, ha puntualizzato, “vista la manovra finanziaria e le politiche che il governo si appresta a fare”. Richiamando le esternazioni formulate dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, Camusso ha precisato che dalle enunciazioni del capo dello Stato arriva “un appello fondamentale: il problema oggi è la creazione di lavoro e contrastare la disoccupazione crescente in particolare tra i nostri giovani. Questo vuol dire investimenti, cantieri, scelte. Per farlo c’é una strada, quella di agire subito sul fisco: spostare la tassazione verso le grandi ricchezze, verso la finanza, in modo da avere un alleggerimento per lavoratori e pensionati e per le aziende che investono, ed avere così anche risorse per gli investimenti”. “Abbiamo voluto un Primo maggio unitario perché l’unità è innanzitutto dei lavoratori e perché abbiamo di fronte a noi compiti straordinari. Questa piazza unica – ha aggiunto Camusso - deve essere per noi un’occasione per riflettere sugli effetti negati che la divisione sindacale ha avuto”. Perché “il sindacato non può che ragionare di come rendere unito il lavoro, renderlo forte e farlo crescere”. Questo l’invito che il segretario generale della Cgil ha lanciato a Cisl e Uil: “Ripartiamo dalle regole che ci mettono insieme, ripartiamo dai lavoratori, ripartiamo da quella cosa fondamentale che sono i rappresentanti unitari nelle aziende. Ripartiamo dalla rappresentanza e da come far partecipare i lavoratori alle decisioni. È una risposta che dobbiamo dare non solo ai lavoratori ma ad un Paese che celebrando l’Unità d’Italia ha dimostrato che ci tiene ad una nazione unita. La storia del nostro Stato è fondata sul lavoro e per questo l’articolo 1 della Costituzione non può essere cambiato: è lo specchio della nostra storia ed è la base del nostro futuro”. Ma, per ritrovare la coesione sindacale è indispensabile e fondamentale “bandire linguaggi violenti e comportamenti violenti”. Serve “un uso delle relazioni industriali che, come chiede il presidente della Repubblica, possa portare più certezze negli investimenti”. Sono le “due questioni che vanno necessariamente chiarite fino in fondo” per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. Che alla manifestazione del Primo Maggio ha da parte sua spiegato: “Occorre una Unità che possa essere utile a sostenere l’economia. Il sindacato serve per rassicurare le imprese che vogliono investire, ed è contro linguaggi e comportamenti di violenza”. La Cisl non a caso ha chiesto una riforma del sistema impositivo “con una immediata nuova legge che radicalmente cancelli la vec- chia”. È la reiterata sollecitazione all’esecutivo che il dirigente principale della Cisl, Raffaele Bonanni, ha portato alla festa del Primo Maggio a Marsala. “È urgente e improcrastinabile una revisione normativa che sposti i pesi dell’erario da lavoratori e pensionati verso coloro che, essendo più ricchi, hanno versato meno. Vogliamo un pronunciamento inequivocabile da parte del governo”. Per il numero uno della Cisl bisogna poi operare ulteriormente tagliando “spesa pubblica improduttiva, costi della politica, troppe amministrazioni e troppi livelli istituzionali”. Infine un appello lanciato anche alla politica, “perché, come dimostra l’esperienza del Mezzogiorno, non vediamo una politica usata per realizzare il bene delle comunità ma per costruire il bene della stessa politica. La vera questione è affrontare i veri problemi che hanno i lavoratori e la disoccupazione: questa é la vera emergenza”. Secondo il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, “l’unità dei sindacati può essere decisiva e importante ma non è il fine”. Il monito del capo dello Stato “va accolto in modo positivo”, ha dichiarato il leader della Uil alla manifestazione del Primo Maggio. Ma, ha aggiunto, è “nel trovare lavoro che si misura la funzionalità dell’unità dei sindacati, non in termini astratti”. I sindacati chiedono al governo di “dare risposte adesso, nelle prossime settimane”. Se non sarà così, ha ammonito il primo dirigente della Uil, Luigi Angeletti, “faremo di tutto per fargli cambiare opinione per fargli fare ciò che deve fare”. Proprio arrivando a Marsala per la festa del Primo maggio il responsabile della Uil ha rinnovato la richiesta all’Esecutivo “di cominciare a fare qualcosa e non solo pronunciarlo per il Mezzogiorno: ridurre le tasse a tutte le aziende che assumono a tempo indeterminato i giovani, di attivare investimenti pubblici, di liberare le imprese e cittadini dalla burocrazia”. “L’unità sindacale non è l’unità dei sindacalisti, è l’unità delle persone che lavorano. È questo quello per cui ci impegniamo. Non è infatti lo scontro – ha ancora rilevato Angeletti dal palco della manifestazione del Primo Maggio a Marsala - che risolverà mai i nostri problemi, e nemmeno lo scontro con quelle che sono le nostre naturali controparti”. Carlo Pareto LETTERA APERTA AL TITOLARE DEL DICASTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE GIULIO TREMONTI Caro ministro, le imprese non sono “oppresse” Signor Ministro, mi consenta una breve quanto doverosa (e amara) riflessione sulle sue recenti esternazioni in tema di una presunta oppressione fiscale che, a suo dire, subirebbero le imprese nel nostro Paese. L’Amministrazione finanziaria, che Ella, nella sua funzione di ministro dell’Economia e delle Finanze, ha l’onore e l’onere di governare e nella quale, come credo Lei ben sa, operano, quotidianamente, con dedizione, competenza e lealtà, migliaia e migliaia di colleghe e di colleghi, malpagati ed oppressi da intollerabili carichi di lavoro, per cercare di raggiungere quegli obiettivi ambiziosi che Azienda Ospedaliera “G. Rummo” di Benevento COMUNE DI CASNATE CON BERNATE Via dell’Angelo, 1 82100 Benevento (BN) Tel. 0824.57111 Fax 0824 57572 Piazza San Carlo 22070 Casnate con Bernate (CO) Tel. 031/457211 Fax 031/457280 AVVISO DI GARA ESPERITA L’appalto relativo al servizio CUP-CASSA e CALL CENTER dell’Azienda Ospedaliera “G. Rummo” per due anni – CIG 0506308A91, è stato aggiudicato in data 16.03.2011 alla ditta Mediterranea Global Service Società Cooperativa a.r.l., P.zza Castello n.9, 82100 Benevento, al prezzo di € 436.000,00 oltre IVA. Documentazione di gara disponibile sul sito: www.ao-rummo IL DIRIGENTE DELL’AREA PROVVEDITORATO ED ECONOMATO DELL’AZIENDA OSPEDALIERA “G. RUMMO” DOTT.SSA MARIA NICOLETTA MERCURI AVVISO DI GARA ESPERITA Si informa che la gara mediante procedura ristretta relativa all’affidamento in concessione del servizio pubblico locale di distribuzione del gas naturale - CIG 0704675C31 di cui al bando pubblicato alla GURI n° 151 in data 31/12/2010 è stata aggiudicata in data 01/04/2011 alla Ditta ACSM-AGAM RETI GAS-ACQUA S.R.L.. con sede legale a Monza in Via Canova n. 3 e sede amministrativa a Como in Via Stazzi n. 2, la quale ha riconosciuto a questo Comune: un corrispettivo, per anni 12 , per l’affidamento del servizio, pari alla percentuale offerta del 27,00% del V.R.D. (vincolo sui ricavi di distribuzione), che per l’anno in corso ammonta ad € 120.485,88.=; la somma una tantum di € 200.000,00.= a fronte della concessione del servizio stesso. IL RESPONSABILE DEL SERVIZIO AREA TECNICA Geom. Giuseppina Palermo Lei (perché era Lei vero?) aveva indicato per contrastare un’evasione fiscale che in Italia raggiunge le cifre record di circa 200 miliardi di euro di imponibile, non merita quei giudizi e ragguagli a cui Ella, tra un incontro a Bruxelles, un convegno o una lezione universitaria, si è improvvidamente lasciato andare. Quei controlli da Lei definiti oppressivi e il contrasto all’evasione fiscale che quelle imprese “oppresse” hanno dovuto “subire”, Le hanno consentito in questi anni di potersi fregiare di lodevoli giudizi in sede nazionale e internazionale, quanto meno per la buona tenuta dei conti. Ma mi consenta l’ardire: senza questi controlli “oppressivi” le sue le- COMUNE DI MACERATA CAMPANIA Via Umberto I 81047 Macerata Campania (CE) tel. 0823694052 fax 0823694052/20 COMUNE DI PADERNO PONCHIELLI P.zza Revellino, 3 26024 PADERNO PONCHIELLI (CR) AVVISO DI GARA ESPERITA AVVISO DI GARA ESPERITA Si informa che la gara mediante procedura aperta relativa all’affidamento del servizio di Gestione e Riscossione Ordinaria e Coattiva dell'ICI, TOSAP, ICP e Diritti Sulle Pubbliche Affissioni, Canone Acqua Potabile ed Acque Reflue - CIG 04254368E2 di cui al bando pubblicato alla GURI n° 15 in data 08/02/2010 è stata aggiudicata in data 19/04/2010 alla IAP srl. con sede in Cardito (NA) alla Via Villaggio, 5, pari all’8,33% oltre IVA per riscossioni volontarie, da calcolarsi sui relativi capitoli di entrata, e il 12,03% oltre IVA sulle riscossioni derivanti da accertamenti, liquidazioni e/o coattive. IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO (Dott. Nacca Salvatore) Si informa che la gara mediante procedura ristretta relativa all’affidamento a terzi del servizio di distribuzione del gas metano - CIG 0549663C3E, di cui al bando pubblicato alla GURI n° 118 in data 11.10.2010 è stata aggiudicata in data 11.04.2011 alla GEI S.P.A.. con sede in CREMA (CR) alla Via S. CHIARA 9 per il prezzo di € 233.680,32 + IVA. IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Sagona Dr. Luca zioni universitarie non Le avrebbero garantito pari fama. Purtroppo, forse, Ella non avrà avuto sufficiente tempo ed energia per dedicarsi all’analisi dello stress quotidiano cui sono sottoposti gli appartenenti a questa macchina “oppressiva” qual è l’Amministrazione finanziaria e il Corpo della Guardia di Finanza, a cui compete, per legge e per Costituzione, il difficile e mai abbastanza apprezzato compito di far rispettare il sacro principio della capacità contributiva e dell’uguaglianza sostanziale di tutti i cittadini di fronte alla Legge; comprese le imprese, più o meno grandi, più o meno potenti, più o meno “oppresse”. Insomma, il detto “armiamoci e partite” è già di per sé poco edificante. Ma il detto “armiamoci, partite e non sparate” è addirittura ridicolo. Dall’alto delle Sue lezioni universitarie, comunque, Lei saprà certamente comprendere che il problema non è quello di ridurre od eliminare i controlli fiscali, quanto piuttosto quello di riformare il sistema normativo per cercare di ridare efficienza ed equità ad una politica fiscale che, non per colpa dell’Amministrazione finanziaria e del Corpo della Guardia di Finanza, che si limitano ad attuare le politiche, anche normative, del governo, soffre di palesi limiti e criticità. Prima della oppressione che subiscono le imprese che evadono (perché di questo si sta parlando), sarebbe dunque forse opportuno pensare alla oppressione che subiscono tutti gli altri cittadini, che, per pagare quanto in tanti evadono, sono costretti a subire una pressione fiscale a volte veramente insostenibile. In conclusione, per tutti gli appartenenti all’Amministrazione finanziaria e del Corpo della Guardia di Finanza è un onore servire lo Stato e perseguire gli evasori fiscali. È un onore recuperare un gettito complessivo di 58.674 milioni di euro, pur percependo stipendi medi di 1.300 euro, recentemente oggetto di ridicoli aumenti contrattuali. Sarebbe dunque auspicabile che anche chi ci rappresenta istituzionalmente ed in particolare il responsabile del dicastero dell’Economia e Finanze, provasse gli stessi sentimenti di onore ed orgoglio. L’alternativa potrebbe essere quella di convertirci tutti alla filosofia ben espressa in un recente film comico dove il protagonista, volendo fare la parodia dell’italiano medio, quando parla di tasse educa il figlio affermando: “Quante volte ti devo dire che le tasse sono come una droga, se le paghi anche solo una volta per provare, finisce che ti vien la voglia”. In conclusione, tenuto conto che Lei quale responsabile del Dicastero dell’Economia e delle Finanze ogni anno stabilisce le direttive per l’attività di controllo sia della Guardia di Finanza che dell’Agenzia delle Entrate, provveda a diminuire il numero dei soggetti interessati a verifiche e controlli in modo da consentirci di essere, in futuro, meno “oppressivi”. Cordialmente Salvatore Scino Delegato Cocer Guardia di Finanza Martedì 3 maggio 2011 PRIMO PIANO 3 Dopo dieci anni di guerra al terrorismo gli Usa puniscono Bin Laden, il mandante della strage delle Torri gemelle Per lo sceicco del terrore è game over Osama Bin Laden è stato ucciso in Pakistan dalle truppe speciali americane. Si chiude un capitolo, forse il più drammatico della storia statunitense. Quasi dieci anni dopo gli attentati dell’undici settembre lo “sceicco del terrore” è morto. Lo ha annunciato il presidente americano Barack Obama in un discorso televisivo a tarda notte. Il capo di Al Qaeda, ricercato per gli attentati dell’11 settembre, era nascosto in una valle remota del Pakistan. È stato lo stesso presidente ad autorizzare il raid effettuato da forze speciali dell’esercito americano. La notizia fa immediatamente il giro del mondo e sale in cima alla scaletta di tutti i siti web e i telegiornali. Una parte del mondo festeggia (negli Stati Uniti migliaia di persone si sono riversati nelle strade per festeggiare) e un’altra parte insinua dei dubbi sulla veridicità della notizia. Nel corso della mattinata le televisioni pachistane confermano: la foto del cadavere dello sceicco è un falso. Poi il giallo aumenta quando viene diffusa la notizia della sepoltura in mare del cadavere: “Osama Bin Laden è stato sepolto in mare”: lo scrive la Cnn online citando un funzionario statunitense, secondo il quale il cadavere del leader di Al Qaeda è stato “trattato secondo la tradizione islamica”. “La sua fine dovrebbe essere salutata da chiunque abbia a cuore la dignità umana e la pace nel mondo”, ha dichiarato il presidente americano precisando che “questo è la testimonianza che verrà tramandata ai posteri della grandezza della nazione e della determinazione del popolo americano”. Cinque persone sono state uccise nel corso del blitz. Lo riferiscono responsabili americani. L’operazione è stata condotta all’alba da una “piccola squadra”, di cui i responsabili non vogliono rivelare se composta da membri della Cia o da forze speciali dell’esercito. Secondo alcune informazioni di stampa, l’operazione sarebbe stata compiuta da un team di 14 Navy Seals, le forze speciali d’elite della U.S. Navy, con il contributo operativo degli uomini della Cia. Il commando sarebbe stato trasferito in elicottero dall’Afghanistan in Pakistan: l’operazione mirata sarebbe durata non oltre 15 minuti. E due mogli e sei figli di Bin Laden sono stati arrestati nel blitz ad Abbottabad. Sono stati anche catturati quattro collaboratori del leader di Al Qaeda ucciso nel raid insieme a un figlio e ad altre quattro persone. Durante il blitz ci sarebbe stato anche un piccolo incidente operativo: uno dei due elicotteri utilizzati inizialmente dal commando avrebbe avuto un “problema tecnico” e i militari sarebbero stati costretti a salire a bordo di un unico velivolo. Fra le vittime ci sarebbe anche un figlio del leader di Al Qaeda, altri due uomini, verosimilmente messaggeri di Osama, e una donna, usata come scudo da uno dei presenti. Altre due donne sono state ferite. Nella residenza del leader di Al Qaeda si trovavano diverse donne e bambini. Osama Bin Laden è morto sotto il fuoco degli uomini del commando, nessuno dei quali è rimasto ferito. “È stata un’operazione particolarmente pericolosa”, ha confidato uno dei responsabili. Il “compound” in cui si trovava il leader di Al Qaeda era circondato da alte mura e filo spinato. I primi segnali sulla presenza di Bin Laden in questo nascondiglio erano stati ricevuti dall’intelligence Usa a settembre 2010. “Giustizia è fatta”. Così il presidente americano Barack Obama si è rivolto al Paese, in diretta dalla casa bianca, alle 23.36 di domenica sera (le 5.36 del mattino in Italia), pronunciando le parole più importanti della sua presidenza. Quasi dieci anni dopo gli attentati che l’11 settembre 2001 alle torri gemelle del World trade center e al Pentagono, si chiude un capitolo drammatico che ha cambiato per sempre la storia americana. “Questa sera posso dire agli americani e al mondo intero che gli stati uniti hanno condotto un’operazione che ha portato all’uccisione di Osama Bin Laden, il leader di Al Qaeda e il terrorista responsabile della morte di migliaia di innocenti. In notti come questa, possiamo dire che giustizia è stata fatta”. Tra i primi a congratularsi con il presidente americano è stato l’ex presidente George Bush, che era alla Casa Bianca al momento degli attentati dell’11 settembre. Bush ha parlato di “un risultato significativo”. “La lotta contro il terrorismo continua ma oggi gli Stati Uniti hanno inviato un messaggio inconfondibile: non importa quanto ci vorrà, giustizia verrà fatta”. Bush ha reso noto che Obama l’ha chiamato per informarlo dell’operazione compiuta in Pakistan. “Mi sono congratulato con lui e con gli uomini e le donne delle nostre forze militari e delle comunità di intelligence che hanno dedicato la loro vita a questa missione. Hanno la nostra eterna gratitudine. “Questo risultato memorabile segna una vittoria per gli Stati Uniti, per le persone che cercano la pace nel mondo e per tutti coloro che hanno perso cari l’11 settembre 2001”. Scatenano un forte dibattito sul web le foto del cadavere di Osama Bin Laden. Una delle immagini è stata accostata da alcuni blogger a un’altra del leader di Al Qaeda scattata quando era ancora in vita. Le due foto sono state rilanciate dal sito italiano UniversiNet. Nel primo scatto, il volto di Bin Laden appare sfregiato, con la fronte e gli occhi insanguinati, senza copricapo e con i capelli arruffati. Ma l’espressione del volto appare perfettamente sovrapponibile a quella del secondo scatto. Il profilo e l’angolazione da cui è presa la foto coincidono, l’apertura della bocca è la stessa, identica la lunghezza dei baffi e della barba. Il primo scatto fa pensare quindi a un pesante ritocco del secondo. Già in mattinata, gli iscritti ai forum jihadisti sostenevano inoltre che la foto del cadavere di Bin Laden mostrata dalle tv pakistane sarebbe stata già diffusa sul web cinque mesi fa da un sito iraniano. Gli internauti fondavano su questo argomento la loro tesi, in base alla quale la notizia della morte di Bin Laden è falsa. In particolare, secondo gli iscritti ai forum di Al Qaeda, il 10 dicembre del 2010 il sito Tabnak.ir avrebbe già mostrato quella foto, in cui lo sceicco appare insanguinato e con una barba troppo nera. A quell’epoca il sito iraniano aveva pubblicato l’immagine accanto al titolo: “È forse questo cadavere di Osama Bin Laden”. “I media arabi hanno mostrato la foto di un uomo ucciso in una battaglia in Afghanistan il cui volto assomiglia molto a quello di Bin Laden - scriveva il sito - Nonostante questa grossa somiglianza nessuna fonte indipendente ha però confermato che si tratti dell’immagine di Osama Bin Laden”. Molti sul web guardano con sospetto anche alla precipitosa sepoltura di Bin Laden in mare, che a loro giudizio è avvenuta per impedire un riconoscimento del cadavere. Dopo la Messa di beatificazione di domenica, ieri la tumulazione in San Pietro nell’altare di San Sebastiano Papa Wojtyla, Bertone: “Era un santo” “Ringraziamo il Signore per averci dato un santo come lui”, lo ha detto il cardinale Tarcisio Bertone nel corso dell’omelia della Messa di ringraziamento per Giovanni Paolo II. Parole accolte da un applauso. Papa Wojtyla “era uomo di fede, un uomo di Dio, che viveva di Dio - ha detto -. Era un uomo vero perché inseparabilmente legato a Colui che è la verità Era un uomo sempre in cammino, sempre proteso verso il bene più grande per ogni persona, la Chiesa, il mondo. Era uomo vivo perché colmo della vita che è Cristo, sempre aperto alla Sua grazia”. In Piazza erano presenti anche ieri migliaia di persone, quelle stesse che da domenica alle 13 e fino alle 3 di lunedì mattina sono sfilate (250mila dice la Gendarmeria vaticana) davanti alla bara del nuovo beato, nella Basilica di San Pietro, per un ultimo saluto. La Basilica è rimasta aperta fino alle 17.30, quando si è svolta la recita del Rosario, davanti alle reliquie. Ieri sera, poi, con una cerimonia privata, la teca contenente il corpo di Giovanni Paolo II è stata tumulata nell’altare di San Sebastiano. Giovanni Paolo II ha vissuto la propria santità soprattutto alla fine: “Gli è stato tolto tutto ciò che umanamente poteva impressionare: la forza fisica, l’espressività del corpo, la possibilità di muoversi e perfino la parola. Allora più che mai ha affidato la sua vita e la sua missione a Cristo. Sapeva che la sua debolezza corporale faceva vedere più chiaramente Cristo che opera nella storia. Ci ha dato una ultima grande lezione di umanità e di abbandono tra le braccia di Dio”. Il cardinal Bertone ha ringraziato il Signore “per averci dato un santo come lui”, un Pastore che “sapeva leggere i segni della presenza di Dio nella storia umana e ne annunciava le grandi opere”, un “testimone così credibile, trasparente che ci ha insegnato come si debba vivere la fede e difendere i valori cristiani, a cominciare dalla vita, senza complessi, senza paure”. Che ci ha insegnato “come si debba testimoniare la fede con coraggio e coerenza”. Un Papa che ha saputo dare alla Chiesa cattolica “una autorità morale a livello mondiale”, ma soprattutto una “visione più spirituale, più biblica, più centrata sulla Parola di Dio”. Grazie a lui “la Chiesa ha saputo rinnovarsi”. Sempre nel pomeriggio di ieri, poi, l’Università romana di Tor Vergata ha intitola al nuovo beato il piazzale in cui si innalza la Croce della Gmg del 2000 e la cappella del Campus X. In- torno alle 17 si è tenuta una Messa solenne in onore del beato Giovanni Paolo II, nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia-Santuario della Divina Misericordia, presieduta dal rettore, monsignor Jozef Bart. Nel corso della liturgia verranno esposte le reliquie del nuovo beato, donate dal cardinale Stanislaw Dziwisz. A lui, per oltre quarant’anni al fianco di Wojtyla come segretario, il compito di formulare un breve ringraziamento durante la Messa di ieri mattina. Innanzi tutto per Papa Benedetto, che ha voluto questa beatificazione e per la sua “omelia stupenda”. Poi alle autorità - civili e religiose -, ai fedeli e soprattutto all’Italia. “Ringrazio l’Italia, per la simpatia e la cordialità con la quale anni fa ha accolto il Papa venuto da un Paese lontano che è divenuto adesso Paese vicino”: un grande applauso ha accolto queste parole pronunciate dal cardinale Dziwisz. “Una simpatia - ha aggiunto - che ha accompagnato il Santo Padre nel suo lungo pontificato. Il vostro bellissimo Paese era diventato per lui una seconda patria”. È tempo di bilanci al comune di Roma per quel che riguarda la macchina organizzativa messa in piedi dall’amministrazione per la tre giorni di eventi per la Beatificazione di Giovanni Paolo II. Ebbene, secondo i dati diffusi dal Comune, sul fronte della mobilità, non si sono registrati particolari disagi anche per l’importante schieramento di uomini e mezzi. Oltre 2.500 gli agenti della Polizia Municipale impiegati in questi tre giorni mentre l’Atac ha “schierato” in strada oltre mille mezzi della flotta: 15 filobus, 50 tram e oltre mille autobus. Mezzi che in tre giorni hanno trasportato 400mila persone per un totale di 17mila corse. Imponenti i numeri per quel che riguarda le linee urbane della metro: sono state trasportate 500mila persone in circa mille corse effettuate. Infine, nella giornata di domenica, erano circa 2.150 i pullman presenti all’interno dei quattro grandi parcheggi predisposti dal Comune. Buoni risultati anche dell’iniziativa “Papabit”: il biglietto con l’immagine del nuovo beato è stato acquistato da 370mila persone. “Abbiamo evitato rallentamenti e abbiamo dato la possibilità a tutti i pellegrini di raggiungere l’evento” ha spiegato il comandante dei Vigili Urbani Angelo Giuliani nel corso della conferenza in Campidoglio in cui il sindaco Gianni Alemanno ha illustrato i numeri dell’organizzazione. ATTUALITÀ Martedì 3 maggio 2011 4 Secondo i dati diffusi dall’Istat il tasso è passato dal 2,5% di marzo al 2,6%. Stesso trend per Eurolandia Inflazione, nuovo rialzo ad aprile: +0,5% Il tasso d’inflazione ad aprile è salito al 2,6%, dal 2,5% di marzo. Lo ha rilevato l’Istat nelle stime provvisorie che indicano un aumento dei prezzi su base mensile dello 0,5%. Il tasso annuo riscontrato è il più alto da novembre 2008, quando l’inflazione si attestò al 2,7%, quello congiunturale è invece il maggiore dal luglio 2008. L’accelerazione di aprile risente in particolare delle tensioni sui prezzi dei servizi relativi ai trasporti e della dinamica dei beni energetici non regolamentati (adeguamento delle tariffe elettricità e gas). In pratica è da dicembre 2010 che prosegue la crescita tendenziale dell’inflazione. Il tasso di disoccupazione, per converso, a marzo risale posizionandosi all’8,3%, in progresso di un decimo di punto percentuale in confronto a febbraio, quando segnò una lieve flessione. Nel segnalarlo, sempre nelle stime provvisorie (dati destagionalizzati), l’Istat ha aggiunto che su base annua si registra, viceversa, una diminuzione di 0,2 punti percentuali. Più in dettaglio, il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a marzo è lievitato al 28,6%, salendo di 0,3 punti percentuali su base mensile e di 1,3 punti su base annua. In base ai dati destagionalizzati e alle stime provvisorie l’istituto nazionale di statistica ha precisato che la risalita arriva dopo la riduzione evidenziata a febbraio. Anche nei Paesi della zona dell’euro si è purtroppo verificato un nuovo balzo in avanti per l’inflazione: secondo infatti la stima diffusa dall’Eurostat, nel mese di aprile è salita al 2,8% contro il 2,7% di marzo. La prossima stima sul mese di aprile dell’ufficio europeo di statistica è comunque attesa per il 16 maggio. Al contrario, il tasso di occupazione a marzo è risultato pari al 57,1%, in ascesa di 0,3 punti percentuali sia rispetto a febbraio sia a marzo 2010, tornando così al livello di gennaio 2010. Al riguardo l’Istat ha chiarito che il dato osservato manifesta, in maniera apparen- L’ELZEVIRO La presbiopia precoce di Sorgi A Roma direbbero: “Ma questo ci è o ci fa?”. Marcello Sorgi, scrive sulla prima pagina de “La Stampa” di qualche giorno fa, un articolo dal titolo: “Ma Bossi scherza col fuoco”. Dopo l’incipit - dove ammette: “Chi dice che in Italia la crisi politica non aveva mai raggiunto i livelli di questi giorni (sul piano ultradelicato degli impegni internazionali, ndr) ha la memoria corta” -, l’illustre giornalista ricorda l’episodio di Sigonella e della Achille Lauro ai tempi della Prima Repubblica. Poiché mi pare troppo giovane per avere la “presbiopia della memoria” che affligge alcuni vecchietti - che ricordano il nome della loro maestra delle elementari, ma non più quello della moglie -, Sorgi poteva citare qualche episodio meno remoto. Per esempio le numerose volte che, in anni più o meno recenti, i governi di centrosinistra hanno potuto rispettare gli impegni militari internazionali soltanto grazie all’appoggio dell’opposizione di centrodestra, perché parti importanti della loro maggioranza facevano mancare il proprio voto. Non ricordo - pronto ad accettare smentite, perché purtroppo l’età per cadute di memoria io ce l’ho - che allora Sorgi scrivesse, come conclude oggi il suo articolo: “Seppure la crisi di governo non si aprirà, sarà molto improbabile, dopo quel che è successo in questi giorni, che il governo trovi la forza di risollevarsi e riesca ancora a governare”. Lo stile con cui scrive questa conclusione non sarà impeccabile, da Premio Pulitzer, ma certamente Sorgi non è uno sciocco. Quindi il suo “strabismo politico” è figlio della sua, sempre più trasparente, faziosità, che accecandolo gli fa confondere la realtà con i suoi desideri. Furio Gubetti temente contraddittoria, quindi, ‘un incremento della partecipazione al mercato del lavoro, con un rialzo sia della disoccupazione che dell’occupazione”. Di conseguenza scende il tasso di inattività, che si è collocato al 37,7% (-0,3% punti percentuali su base mensile e -0,1 punti su base annua). Nello specifico, a marzo 2011 gli occupati sono risultati 22,977 milioni, in aumento dello 0,5%, più 111mila unità, rispetto a febbraio. Nel renderlo noto, nelle sue stime provvisorie l’Istat ha puntualizzato che nel raffronto con l’anno precedente l’occupazione è complessivamente in crescita dello 0,6%, ovvero di 141mila unità. L’Istituto ha in proposito spiegato che la performance positiva rilevata nel mese è dovuta sia alla componente maschile, sia, e soprattutto, a quella femminile. Il tasso di disoccupazione nei Paesi della zona dell’euro, in marzo, è stato invece del 9,9%, sostanzialmente stabile in confronto al mese precedente. Lo ha comunicato Eurostat, l’ufficio europeo di statistica. Un anno fa era del 10,1%. Nell’intera Unione europea la percentuale di senza lavoro, sempre in marzo, è stata del 9,5%, anche in questo caso stazionaria rispetto a febbraio, mentre un anno fa era stata del 9,7%. In Italia il tasso di disoccupazione è come detto all’8,3%. Stando alle stime di Eurostat, a marzo erano 22,828 milioni i disoccupati europei, di cui 15,596 milioni nella zona dell’euro. In confronto a febbraio, c’è stato un leggero ridimensionamento pari a diecimila unità nell’Ue e novemila nella zona dell’euro. Tra i singoli Stati membri, il tasso di disoccupazione più consistente è quello realizzato dalla Spagna (20,7%) e quello più basso è stato ottenuto dall’Olanda (4,2%). Quanto al tasso di disoccupazione giovanile, nelle nazioni dell’euro si è fermato al 19,8% e nell’Ue al 20,7%. In Italia è invece al 28,6%, ma anche in questo caso la percentuale più elevata è quella messa a segno dalla Spagna (44,6%). (c.p.) Francia e Lactalis sfruttano il mercato unico europeo L’auspicio di Gustavo Raffi, Gran Maestro del Goi Caso Parmalat, dov’è lo scandalo? “Libia, basta con le violenze” I giornali italiani, e non solo quelli economici, si sono occupati in questi giorni della vicenda Parmalat. Si tratta, com’è noto, dell’iniziativa della grande azienda francese Lactalis di impossessarsi della suddetta società italiana, da poco risanata dalle sue ben note difficoltà finanziarie. Si tratta di un’operazione tuttora in corso che ha suscitato un certo allarme nella nostra pubblica opinione, preoccupata, e giustamente, dell’irrompere sul nostro mercato di agguerriti gruppi stranieri protesi a impadronirsi dei pezzi migliori del sistema produttivo nazionale. Purtroppo, siamo in presenza di un fenomeno cui dobbiamo abituarci, perché nasce dall’esistenza del cosiddetto “Mercato unico europeo” che ha abolito le frontiere nazionali e ha dato alla concorrenza la piena libertà di esercitarsi sull’intera area comunitaria. Ciò significa che le acquisizioni d’imprese, le fusioni tra imprese e le scalate di imprese di diverse nazionalità non sono vietate. C’è solo un limite: che le citate operazioni non diano luogo a “posizioni dominanti” sul mercato, a profitto delle aziende promotrici. Perciò, nel caso Parmalat c’è ora da verificare gli effetti che si avranno sul mercato del latte e se, in particolare, venga impedito o falsato il gioco della concorrenza. Questo lo dicono i Trattati e noi lo ricordiamo per informazione. Ma il vero problema dell’Italia è un altro, e cioè quello della conformazione del suo sistema produttivo, il cui grosso è costi- tuito da piccole e medie imprese, ciascuna operante nel proprio ambito e in concorrenza tra loro. Quale resistenza potranno opporre ad altre eventuali scorribande di capitali stranieri in cerca di buoni investimenti? Il caso Parmalat ce lo dimostra. Era possibile contrastare la scalata francese mediante la formazione di un fronte, composto dalle maggiori aziende italiane operanti non solo nel settore della produzione del latte, ma anche in quelli della distribuzione e dei consumi finali. Ma dopo qualche tentativo si è dichiarato forfait, anche per la mancanza dell’indispensabile supporto bancario. Chi avrebbe fornito gli oltre 3 miliardi di euro necessari per vincere la partita? Al contrario, la società francese è scesa in campo avente alle spalle un pool di banche pronte a sostenere l’operazione. Perciò non strappiamoci i capelli. Del resto, l’Italia ha già vissuto in passato analoghe esperienze, come dimostra l’occupazione da parte francese di forti posizioni nel campo della grande distribuzione, dove sono presenti società del calibro di Carrefour e Auchan. Per risalire la china occorrerebbe una politica economica volta a incoraggiare la crescita delle nostre imprese e a sostenerle fuori dei confini nazionali, soprattutto con misure fiscali e creditizie. Sono cose possibili, con un po’ di buona volontà. Tullio Toscano “Si fermino le violenze e i soprusi. Dopo giorni di sangue, torni la speranza della democrazia nell’area del Maghreb e in particolare in Libia”. Così Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, parla della crisi libica esprimendo “il forte auspicio di tutta la Libera Muratoria di Palazzo Giustiniani affinché presto in quella regione che ha fatto registrare negazioni di diritti umani, torni a farsi strada il dialogo e la voglia di costruire il futuro dei popoli”. “Il dramma di migliaia di persone in fuga dal sangue e dalle violenze interroga ciascuno di noi - rimarca l’avvocato ravennate alla guida del Goi - chiamando tutti a un impegno di solidarietà, ciascuno nel proprio campo d’azione, per fronteggiare una tragedia umana e l’esodo di profughi in fuga dall’inferno della ragione. Osserviamo dunque con attenzione quanto sta accadendo in Nord Africa poiché vediamo nei moti di quelle popolazioni una sincera ricerca di libertà, di migliori condizioni di vita e di quella felicità che sono diritti universali per tutti gli uomini”. “Non va però dimenticato - fa notare il Gran Maestro Raffi - che la democrazia non può essere esportata sic et simpliciter, ma è sempre frutto di un faticoso percorso di avvicinamento che i singoli popoli devono compiere riconoscendone il valore prima di ricercarla con ogni forma. Altrimenti si rischia di ricreare drammi che la storia ha già visto, con élite dispotiche che si sostituiscono ad altre élite e danno origine a regimi a volte ben peggiori di quelli spodestati”. “Tali considerazioni - aggiunge Raffi - non ci impediscono, nell’imminenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, cui la nostra Istituzione ha contribuito in maniera importante di riconoscere nei moti nordafricani quel germe insopprimibile di desiderio di libertà, quell’anelito indomabile di uguaglianza, che ovunque e in tutti i tempi sono stati il fondamento di ogni lotta contro la tirannide. Del resto l’opulento mondo delle certezze occidentali vacilla ed è vulnerabile se consideriamo il Mediterraneo non una barriera insormontabile ma una via di comunicazione e contatto tra popoli che vivono sulle rive dello stesso grande lago”. “I sentimenti di ribellione delle popolazioni nordafricane sono l’opposto dell’incapacità dei ricchi Paesi occidentali di indignarsi i fronte alle storture della propria società. Oggi così come dall’inizio del secolo dei Lumi - conclude il Gran Maestro di Palazzo Giustiniani - la moderna Massoneria non ha mai cessato di propugnare i valori di tolleranza, libertà, uguaglianza e rispetto dei diritti di tutti gli uomini, portando il proprio sostegno ovunque si operasse per questi alti ideali, ricordando però che lo scontro cruento tra popoli e tra appartenenti allo stesso popolo non è mai da considerarsi una via inevitabile per la libertà”. (Al. Ch.) Martedì 3 maggio 2011 ESTERI 5 Dal 6 al 10 maggio il Festival dedicato al Vecchio continente: la città del giglio si trasformerà in un vero e proprio “laboratorio” L’Europa prende casa a Firenze Senza precedenti e con un fitto calendario di eventi destinati al grande pubblico. Con questi presupposti si prepara al suo debutto il Festival d’Europa, un’iniziativa che vedrà la partecipazione di numerose personalità europee, tra cui il presidente del Parlamento, Jerzy Buzek, il numero uno della Commissione Ue, José Manuel Barroso, il vice presidente Antonio Tajani, l’Alto Commissario Ue Catherine Ashton e Lorenzo Bini Smaghi della Bce. Teatro della kermesse sarà la città di Firenze, che dal 6 al 10 maggio prossimi si trasformerà in un vero e proprio laboratorio per la conoscenza dell’Europa, delle sue politiche, delle sue tradizioni, delle sue culture e delle opportunità che offre ai cittadini. Il capoluogo toscano ospita l’Istituto universitario europeo (Iue), l’unica struttura accademica fondata dai Paesi membri della Comunità europea, che ha fra i propri compiti quello di fornire un contributo intellettuale al processo di integrazione europea. Proprio con questo intento è nata l’idea di ospitare il Festival d’Europa nella città di Firenze, evento promosso dall’Iue assieme alla Commissione europea, al Parlamento europeo, al Dipartimento delle Politiche europee della presidenza del Consiglio dei ministri, in collaborazione con il ministero degli Affari esteri, il Comune di Firenze, la Provincia di Firenze, la Camera di commercio di Firenze, l’Università degli studi di Firenze, l’Agenzia Llp e Youth in Action. Gli eventi coinvolgeranno tutta la città: le piazze, gli edifici storici, le biblioteche, le libre- rie, i cinema e i teatri per iniziative didattiche e accademiche, mostre, workshop, rassegne cinematografiche, incontri socio-economici, spettacoli e concerti. La fa da padrona Piazza della Signoria, che per tutta la durata del Festival diventa Piazza Europa, con tre padiglioni allestiti ad hoc per offrire a fiorentini e visitatori una lente di ingrandimento su tutte le opportunità e le esperienze che l’Ue può offrire. Ci sarà lo stand Europa curato dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea, dall’Ufficio di informazione in Italia del Parlamento europeo e dal dipartimento Politiche europee della presidenza del Consiglio dei ministri, in collaborazione con il Mae: un luogo dove richiedere informazioni sull’Unione europea e dialogare con il personale specializzato che opera nei principali centri di informazione della Commissione in Italia. Grandi attenzioni saranno riservate anche al Padiglione delle Nazioni che, per la prima volta in questa edizione, ospiterà le delegazioni di alcuni Paesi membri fra i quali Turchia (candidata all’adesione e fortemente impegnata in questo percorso di avvicinamento verso le istituzioni comunitarie), Francia, Germania, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Romania, Spagna, Svezia e Ungheria (la cui presenza sarà focalizzata sulla presidenza di turno nell’Unione europea). Infine, ci sarà lo spazio “Youth on the Move” interamente dedicato ai giovani. Si stratta infatti di un padiglione promosso dalla Commissione europea allo scopo di portare in primo piano i Programmi ideati dall’Unione per sostenere la mobilità giovanile (ad esempio: borse di studio e per formazione, progetti di cooperazione, scambi didattici e attività di volontariato all’estero). Momento centrale del calendario del Festival d’Europa sarà la Conferenza “The State of the Union” fissata per il 9 e 10 maggio nella suggestiva cornice di Palazzo Vecchio. Si tratta di un convegno di livello internazionale che si articolerà in diverse sezioni dedicate ai principali temi di competenza dell’Ue a cui parteciperanno numerose autorità politiche europee e nazionali ed esperti di economia e politica internazionale. Fiore all’occhiello del Festival sarà la “Notte Blu”, tra il 7 e l’8 maggio, organizzata dall’Amministrazione comunale come variante della classica “Notte Bianca”, per promuovere in 27 ore le diverse culture e tradizioni dell’Europa tra strade, piazze, ville, negozi, teatri e cinema dal centro alla periferia della città. Spazio anche al teatro con “Fabbrica Europa”, che presenterà alcune creazioni interessanti della scena contemporanea internazionale, e alla musica con il “Concerto per l’Europa” che il Maggio musicale fiorentino dedica alla manifestazione. Last but not least, la sera del 9 maggio, giorno della Festa dell’Europa, si terrà la cerimonia di consegna del “Premio Galileo 2000” a José Manuel Barroso, al primo ministro del Lussemburgo, Jean Claude Juncker, al presidente della Croazia, Ivo Josipovic, e alla cantante greca, Haris Alexiou. Viviana Laudani IL METEO In mattinata cielo da parzialmente nuvoloso a nuvoloso sui settori Adriatici, variabile altrove con locali precipitazioni su Puglia, Basilicata, Appennino centrale, Alto Adige e tra Sicilia nord orientale e Calabria meridionale. Nel pomeriggio instabilità diffusa sui rilievi Alpini ed Appenninici con rovesci sparsi. Previsioni meteo di Dominique Citrigno per SPAZIOMETEO - Meteo Webcam CULTURA SPETTACOLI Martedì 3 maggio 2011 6 “Due cuori per una regina” sarà presentato domani alla libreria Guida di Napoli Una pagina della nostra storia Sarà presentato mercoledì 4 maggio alle ore 17.30, presso la storica Saletta Rossa della libreria Guida di Napoli, il romanzo “Due cuori per una Regina” di Mario e Mariella Colonna. Saranno il sociologo Domenico De Masi, il giornalista Ermanno Corsi e gli autori stessi ad illustrare questo romanzo storico che, avendo per sfondo la seconda e la terza guerra di indipendenza, si sofferma sulla drammatica fine del Regno di Napoli e della monarchia borbonica nel 1860-61 in una prospettiva che, senza tralasciare le ragioni dei vincitori, prende a cuore quelle dei vinti. Lo stile del romanzo non segue la moda letteraria, ma si sviluppa in limpide sequenze, dando rilievo ai sentimenti ed all’umanità dei protagonisti, anche se l’ironia smorza ogni possibile retorica e i personaggi a volte fanno sorridere per il garbo, spesso ingenuo, con cui si avvicinano alla realtà storica senza tentare di possederla. Protagonista è la regina Maria Sofia, giovanissima sposa di Francesco II di Borbone, sorella di Sissi e simbolo della Resistenza del Meridione alla conquista dei Savoia. A Gaeta il barone Angelo dell’Orso, affascinato dalla regina, va a combattere per lei e la salva dalla morte e, sempre a Gaeta, l’ufficiale piemontese Eugenio Montaldo s’innamora follemente di Maria Sofia e decide di dare una svolta al proprio destino. In un sapiente connubio di realtà storica e fantasia immaginativa, Mario e Mariella Colonna ricostruiscono gli spensierati soggiorni della regina nei fasti della Reggia di Caserta dove, lontano dagli occhi ostili di Maria Teresa, era libera di cavalcare tra le aiuole fiorite e lo spettacolo delle fontane. Ai difficili rapporti con Maria Teresa, matrigna di Francesco II e capace di influenzarlo non solo nelle scelte politiche, ma persino nella vita privata, è dedicata una sensibile indagine. Nondimeno, si dà ampio risalto all’intimo rapporto tra Maria Sofia e la sorella Elisabetta di Baviera, più nota col nome di Sissi, testimoniato da lettere dense di ricordi e di confidenze. Meno profonda appare l’intesa tra i due coniugi, nonostante il crescente affetto che li tenne uniti prima e dopo la tragica fine del Regno di Napoli. Una fine alla quale Maria Sofia non si rassegnò facilmente, battendosi in prima persona durante l’assedio di Gaeta, dove la corte si era rifugiata il 6 settembre 1860 nella speranza di fermare l’esercito sabaudo. Allora Maria Sofia cercò di incoraggiare i soldati borbonici offrendo loro vivaci coccarde, da lei stessa confezionate, e visitando i feriti negli ospedali. Inoltre, per testimoniare la sua solidarietà al popolo meridionale, indossò un costume calabrese di taglio maschile. La lettura scorre veloce grazie ad un’attenta ricerca storica e ad una narrazione appassionante, ricca a volte di eventi e situazioni frutto di fantasia, come il racconto del miracolo di San Gennaro che seguì l’incoronazione di Francesco e Maria Sofia nel Duomo di Napoli. Nel pieno della cerimonia, gli autori ambientano un gustoso episodio di fantasia: mentre la nera fila dei magistrati avanza solennemente tra la folla festante, si leva nell’aria una limpida risata di Maria Sofia, alla quale fa eco la risata dei fedeli riuniti in preghiera. Uno dei messaggi-chiave e forse la sintesi del romanzo è che anche i sentimenti e le passioni degli uomini possono cambiare il mondo, non soltanto i grandi eventi collettivi. Questo è il tema dominante che Mario e Mariella Colonna ci fanno conoscere attraverso il continuo intrec- ciarsi di eventi storici sullo sfondo e di personaggi in primo piano, movimentando la rievocazione del periodo più eroico e controverso dell’Unità d’Italia, volta a riscoprirne al vivo i valori lasciati spesso in ombra dalle polemiche post-unitarie. Scrivere a quattro mani è sempre difficile e complicato, ma i due autori Mario e Mariella Colonna Filippone, marito e moglie da lunghi anni, uniti nello stesso intento e mossi dalla stessa curiosità e amore per la scrittura e la storia, sono qui riusciti a rendere efficacemente uno spaccato di storia che la storiografia ufficiale mantiene costantemente in ombra. Mario Colonna, giurista impegnato da anni per l’Europa federalista, appassionato di storia, d’arte e bibliofilo, si è lasciato coinvolgere nell’attività letteraria di Mariella Filippone Colonna, impegnata da anni nella sperimentazione di nuove forme espressive e nella scoperta degli universi della parola, che al proprio attivo ha un Prix Italia Rai nel 1979 e il Premio Teatro Sacro a Lucca nell’86 con la “Follia di Giovanni” di cui è coautrice con Paola Gaglianone. Marco di Mauro L A FOTOGRAFIA SECONDO S TANLEY K UBRICK Nel 1945, a soli 17 anni, Stanley Kubrick venne assunto come fotoreporter dalla rivista americana “Look”. Una passione intensa ma breve, che il futuro regista bruciò in appena un quinquennio. Un talento giovanissimo ma già in grado di documentare con perspicacia l’America dell’immediato dopoguerra, attraverso le storie di celebri personaggi come il pugile Rocky Graziano, l’attore Montgomery Clift o la vita quotidiana dei jazzisti newyorchesi. A ripercorrere questo itinerario artistico dell’autore di “Shining” è una la mostra “Stanley Kubrick, visioni e finzioni: 1945-1950, cinque anni da grande fotografo”, ospitata dal 7 maggio al 24 luglio a Reggio Emilia a Palazzo Magnani. In tutto, 130 fotografie provenienti dalla Library of Congress di Washington e dal Museum of the City of New York, dove si stima che ci siano ancora oltre 20mila negativi sconosciuti di Kubrick. La prima fotografia venne pubblicata il 26 giugno 1945: ritraeva un edicolante affranto per la morte del presidente Roosevelt. Un’immagine che affascinò a tal punto gli editors di “Look” da spingerli a offrire al fotografo dilettante la possibilità di entrare nello staff della rivista come fotoreporter. Nel capoluogo emiliano per la prima volta, verranno presentate le serie complete dedicate al giovane Montgomery Clift, colto nel suo appartamento, e del pugile Rocky Graziano, dedicata al suo legame con l’Italia. Scatti in cui Kubrick già mostra un taglio e atmosfere già cinematografiche. Una esibizione di italianità, quella di Graziano, che sarebbe poi stata punto di riferimento Registrazione Tribunale di Roma n. 599 del 29/11/1996 DIRETTORE RESPONSABILE VALTER LAVITOLA REDAZIONE DI ROMA Via del Corso, 117 - 00186 Roma Telefono: 06/6790038 - Fax 06/69782296 www.avanti.it e-mail: [email protected] anche per “Toro scatenato” di Martin Scorsese. Fra le sezioni, anche una dedicata al viaggio in Portogallo, che racconta il viaggio in terra lusitana di due americani nell’immediato dopoguerra, e “Crimini”, che testimonia l’arresto di due malviventi seguendo i movimenti dei poliziotti, le loro strategie, le loro furbizie, fino all’avvenuta cattura. Senza dimenticare le vicende dei piccoli shoe-shine, i lustrascarpe che si trovavano agli angoli delle strade di New York o il variegato mondo degli artisti del circo. Ma nei suoi scatti giovanili Kubrick mostra anche un’innata capacità “mimetica”: il metodo Look era infatti caratterizzato da una narrazione a episodi che non incontrava il gradimento dei più importanti fotogiornalisti. I responsabili della rivista volevano che il soggetto fosse seguito costantemente, che venisse fotografato in tutto ciò che faceva. Questo stile invadente esercitava un grande fascino su Kubrick al quale piaceva creare delle storie partendo proprio da quelle foto. Per ottenere dai personaggi delle pose che fossero più naturali possibili, Kubrick metteva in atto una serie di stratagemmi per passare inosservato. Uno di questi consisteva nel nascondere il cavo della macchina fotografica sotto la manica della giacca e nell’azionare l’otturatore con un interruttore nascosto nel palmo della mano. Negli interni cercava di sfruttare il più possibile la luce naturale agendo opportunamente sul tempo di esposizione e sull’apertura del diaframma. Uno spiccato senso estetico che avrebbe fatto parte della cifra della sua produzione cinematografica. EDITRICE International Press soc. coop. Via del Corso, 117 - 00186 Roma Per abbonamenti: c/c postale 23673809 o presso la nostra sede Iscritta al Registro Nazionale della Stampa al n. 4988 del 20/XI/96 “Impresa beneficiaria, per questa testata, dei contributi di cui alla legge n. 250/90 e successive modifiche ed integrazioni” CONCESSIONARIA PUBBLICITÀ Poster pubblicità & Pubbliche relazioni S.r.l. Roma - Tel. 06/68896911 STAMPA I.I.G.F. S.r.l. Piazza IV Novembre, 4 - 20124 Milano c/o New Poligraf Rome Via della Mola Saracena, snc - 00065 Fiano Romano DISTRIBUZIONE S.E.R. SRL Via Domenico De Roberto, 44 - 80143 Napoli edizione chiusa alle ore 23,45 All’Opera l’eccellenza di Giuseppe Picone Dopo tanti consensi in tutto il mondo, torna l’eccellenza italiana della danza, l’etoile Giuseppe Picone, sul palcoscenico del Teatro dell’Opera di Roma, dopo due anni di assenza. L’appuntamento è questa sera (con repliche il 4/6/7/8 maggio) alle ore 20,30 con Trittico Bejart, Balanchine, Robbins “Tchaikowsky pdd in the night”. Il balletto, ambientato in un café alla moda della Parigi del Secondo Impero, accoglie in sé un’ampia varietà di danze (dal can can alla quadriglia) giustificate dalla presenza di personaggi appartenenti a diverse classi sociali. Il Teatro dell’Opera di Roma ospitò il balletto nel 1980 nella versione coreografata da M. Béjart ed interpretata dalla compagnia da lui diretta, Ballet du XXèmè Siècle. Quando nel 1953 negli archivi del Teatro Bols’oj si scoprì una parte di musica composta da Cajkovskij per il terzo atto de “Il lago dei Cigni”, e mai pubblicata con il resto della partitura originale George Balanchine, chiese ed ottenne il permesso di usarla per una propria coreografia destinata agli interpreti del New York City Ballet (1960). È stato seguito in teatro nella stagione 1980/81 da due interpreti di levatura internazionale quali Elisabetta Terabust e Peter Schaufuss e successivamente al Teatro Brancaccio nel 1987 da Stefania Minardo e Raffaele Paganini. In the night, balletto in quattro movimenti di Robbins, debutta a New York il 29 gennaio 1970 allo State Theatre con il New York City Ballet. I sublimi Notturni di Chopin cullano tre coppie di giovani dalle relazioni molto contrastate tra di loro. “Straniero in patria, ma partenopeo nel cuore per affetti e appartenenza”. Giuseppe Picone, astro della danza cresciuto al San Carlo di Napoli e portato alla ribalta da Carla Fracci e Beppe Menegatti per il ruolo del piccolo Nijinsky a soli 12 anni, ha ricevuto premi come Anita Bucchi nel 2005/2006, Premio Internazionale Apulia Arte 2008, Premio Mozart Box 2008. Lady Diana, quando aveva 17 anni, lo volle incontrare a tutti i costi vedendolo ballare in “Romeo e Giulietta” a Londra, affascinata dalla sua eleganza in palcoscenico. La danza è considerata una cenerentola in cerca del suo principe azzurro e Giuseppe Picone è proprio il principe per antonomasia, un nobile in cerca della sua amata che quando le è “lontana la fa soffrire”. L’etoile del Teatro dell’Opera di Roma, nato in Campania e cresciuto alla corte dei grandi coreografi, incarna universalmente la nobile figura del ballerino in cerca della sua cenerentola (Pierre Lacotte lo portò a soli sedici anni in Francia per un contratto da solista, Vasiliev per cui ballò al Gran Gala in suo onore al New York City Center). New York, tappa importante della sua carriera, lo ha costretto a fare una scelta tra la sua crescita personale e il bisogno di punti di riferimento affettivi. La scelta è caduta su l’Opera di Vienna, unico etoile in quell’occasione ad essere ospitato nel Concerto di Capodanno del 2005. CULTURA Martedì 3 maggio 2011 SPETTACOLI 7 La carrozza non è diventata zucca, l’abito da sposa non si è trasformato in stracci e tutti vissero felici e contenti E giubilo sia in tutto il Regno! Doveva essere un matrimonio da favola, quello di William e Kate, e così è stato. Nella storica abbazia di Westmister, dove si sposò e diventò regina sua nonna, dove sua madre Diana ha ricevuto l’ultimo saluto e dove lui stesso sarà incoronato re, William Arthur Philip Louis di Windsor ha preso in sposa Catherine Elisabeth Middleton, meglio conosciuta semplicemente come Kate. La tradizione è stata rispettata quando il futuro re ha promesso di amare, confortare e onorare la sua donna nella buona e nella cattiva sorte, in ricchezza e in povertà (e qui viene da fare una bella risata!). Ma il protocollo non è stato seguito fino in fondo, quando il principe è stato raggiunto all’altare dalla sua futura moglie ha rotto il silenzio che si impone in questa circostanza e si è lasciato sfuggire un “I love you, you look beautiful” (ti amo, sei bellissima). Mai un erede al trono aveva osato salutare la promessa sposa con un linguaggio così schietto, frutto di un amore tra ragazzi, portato avanti con coerenza per otto anni. E a Kate questa volta non si poteva proprio dire nulla, lei bellissima lo era davvero, in un abito bianco disegnato da Sarah Burton, direttore creativo di Alexander McQueen, stilista inglese suicidatosi poco più di un anno fa. L’abito da sposa aveva poco, o forse nulla, di McQueen, tanto che potrebbe aver fatto rivoltare nella tomba il designer conosciuto per la sua eccentricità e il suo genio visionario; era piuttosto un abito alla Grace Kelly. Romantico senza essere eccessivamente lezioso, con un corsetto a cuore in stile vittoriano che rendeva giustizia al vitino da vespa della Middleton; le braccia e le spalle coperte da merletto irlandese e pizzo Chantilly, la sottana che si apre come un fiore e uno strascico abbastanza moderato di “soli” 3 metri, niente a che vedere con gli 8 di Lady Diana. In più la sposa “commoner” d’Inghilterra ha scelto un velo minimal che le copre il viso fino all’ingresso nell’abbazia, trattenuto da WILLIAM E KATE Matrimonio da copione una tiara di Cartier a disegno floreale prestata dalla regina, che la ebbe in dono dai genitori per i suoi 18 anni, e che suo padre Giorgio VI, il sovrano balbuziente del “Discorso del re”, aveva regalato alla moglie. Al seguito dei due sposini, un vero e proprio esercito di personaggi, perfetti per una fiaba moderna. C’era Harry, fratello di William e suo testimone, in uniforme blu e un fare decisamente sgraziato; della cerimonia sembrava importargli poco o nulla, era molto più interessato alle curve della sorella sexy di Kate, Philippa “Pippa” Middleton, e al post-cerimonia quando avrebbe avuto tutta la libertà di sbronzarsi senza pudore. C’era, ovviamente, la “queen” Elisabetta con il suo tailleur giallo canarino, tanto sveglia quanto muta e immobile durante l’inno inglese che chiede al buon dio di benedirla; subito dietro l’annoiata regina l’ombra del marito, il principe Filippo. Il principe Carlo e la moglie Camilla, che mai come nessun altro avrà sentito il peso del fantasma della bellissima Lady D. James Middleton, padre della sposa, in tight e cilindro, e Carole Middleton, madre, impeccabile e perfetta anche mentre parlava con la regina a fine cerimonia.Presenti anche il resto della prole reale: la principessa Anna, il principe Edoardo e Andrea, Duca di York, con le figlie Eugenia e Beatrice. Le ragazze, figlie anche della non invitata Sarah Ferguson, erano truccate pesantemente, avevano stuprato un abito di Vivienne Westwood e un Valentino Couture e se ne andavano in giro con cappellini un po’ troppo eccessivi persino per il Paese famoso per le stravaganze che le grandi dame si mettono sulla testa; tanto da voler far intervenire Carla Cozzi ed Enzo Miccio e fargli gridare ad alta voce: “Ma come ti vesti?”. Scene da matrimonio quando William mette la fede al dito di Kate con qualche difficoltà, tanto che vengono alla mente i beceri e rozzi Ivano e Jessika di “Viaggi di nozze” di Verdone. Una volta che l’arcivescovo di Canterbury ha dichiarato William e Kate “man and wife”, gli sposi hanno sfilato davanti a 1900 invitati, tra capi di Stato, teste coronate, leader del mondo politico e vip. C’erano il premier David Cameron e la moglie Samantha che ha osato presentarsi senza cappello, probabilmente nessuno le ha suggerito che la comodità, a volte, rende sciatti. C’era la coppia glamour Beckham, bellissimi e supercool, ma non esonerati dalle critiche. David per aver indossato sul tight Ralph Lauren la decorazione dell’Obe sul lato sbagliato del bavero; lei, “sua anoressia” Victoria, fatta della materia di cui sono fatti gli dèi, eppure in attesa del quarto figlio, ha portato nell’abbazia di Westmister le sue 4 ossa vestite con un abito blu (troppo scuro per i criticoni) della sua collezione e un carinissimo cappellino firmato Philip Treacy appeso sulla testa. C’era l’altra coppia, visibilmente ingrassata, composta da Elton John con il marito David Furnish, genitori da poco, che i nostri vescovi di certo non avrebbero mai fatto entrare in chiesa; e poi regine e principesse di Paesi arabi. C’era la carrozza, la stessa che ha portato a Buckingham Palace Diana e Carlo dopo il loro matrimonio; c’era la folla impazzita e gente che era lì da due giorni e due notti pur di avere il posto in prima fila. C’è stato il bacio sul balcone del palazzo reale, breve, da 1,8 secondi; troppo riservati i due sposi per scambiarsi effusioni davanti a 2 miliardi di spettatori. Doveva essere un matrimonio da favola e lo è stato, la carrozza non è diventata zucca, l’abito da sposa non si è trasformato in stracci e tutti, come da copione, vissero felici e contenti. Ma è stata una bambina di tre anni, la damigella Grace Van Cutsen, a esprimere tutto il dissenso per questo circo. La bimba, visibilmente irritata da tutto quel delirio, entrerà nella storia dopo essere stata immortalata al fianco di William e Kate durante il loro fatidico bacio sul balcone di Buckingham Palace mentre, con lo sguardo imbronciato, si tappava le orecchie per coprire il rumore assordante causato dalla folla impazzita e dagli aerei che svettavano in aria per festeggiare il matrimonio del secolo. E giubilo sia in tutto il Regno! Andrea Bandiera Libri, “Penelope non ne può più” A Roma un reading sul terrorismo A chi somiglierebbe la Penelope di Ulisse se vivesse ai giorni nostri? A tutte le donne naturalmente! Certe storie semplicemente si ripetono come quella che capita a Stèphanie, paziente protagonista di “Penelope non ne può più. Il romanzo per tutte le donne stufe di aspettare l’uomo che dice di amarle” della parigina Lisa Klimt (Sonzogno, 235 pagine, 18 euro), anche lei vittima della “maledizione di Penelope” attraverso i secoli. La nostra francesina in fondo ha tutto quello che serve nella vita: è attraente, ha un lavoro in una prestigiosa casa editrice, un appartamento nel centro di Parigi e tante amiche che non l’abbandonano. E persino una “sposa modello” che attende risoluta, come Penelope, il ritorno del suo Ulisse. Che cosa è cambiato rispetto ai tempi di Omero? Invece di disfare la tela, Stéphanie gioca con il telecomando, mentre il suo malandrino Ulisse, fotografo di modelle, va in giro per il mondo impunito. E aspetta che lui si faccia vivo, in compagnia dell’“amato odiato” cagnetto Telemaco, che il fedifrago le ha regalato per il loro anniversario. Poi, forse, complice Zeus in persona, succede l’imprevisto e incontra un uomo a metà tra Brad Pitt e George Clooney. L’incontro muterà il destino di Stéphanie, trasfor- mandola nella vendicatrice di tutte le Penelopi passate e presenti. “Toutes des Pénélopes!”, il titolo in francese in originale, racconta con leggerezza e ironia le infinite attese delle donne di fronte a una tela (o tele?) interminabile, di uomini vuoti come la loro assenza, di giovani donne che non hanno la forza di disfare la realtà e di ribellarsi ai tradimenti dei loro uomini perché convinte di essere colpite, come la maggior parte delle donne, sua madre compresa, dalla “maledizione di Penelope”, rifugiandosi nel comodo ruolo di donna tradita, trascurata, perché l’amore per Ulisse viene prima di tutto. Ma proprio quel mondo impregnato di miti e mitologia, la porterà lontano da tutto ciò che è incomprensibile, inaccettabile, inammissibile, fino a comprendere che il tempi dell’attesa sono terminati e tutte possono trasformarsi da Penelope a Psiche se ci si imbatte nell’amore vero. La bravura di Lisa Klimt è aver reso una storia tutto sommato normale, leggera giocando sulla mitologia, trasformandola in una storia universale, rendendo tutte le lettrici che si riconoscono nella tela… “Toutes des Pénélopes!”. Maria Grazia d’Errico Domenica prossima, alle ore 21, in occasione della “Giornata nazionale della memoria delle vittime di stragi e terrorismo” che ricorrerà il prossimo lunedì, si svolgerà, nel leatro Lo Spazio di Roma, un reading teatrale tratto dal libro “Il terrorismo” (Mursia), di Antonella Colonna Vilasi, saggio che indaga le motivazioni, gli interessi e i metodi d’azione dei gruppi armati e terroristici degli anni Sessanta e Settanta, inserendoli nel contesto sociale e storico in cui si sono sviluppati ed esaminando il fenomeno del terrorismo anche alla luce di analoghi movimenti internazionali. Interverranno la giornalista Paola Aspri e l’attore Alex Pascoli con la direzione artistica e l’introduzione di Daniele Poto (giornalista). Paola Aspri, giornalista di spettacolo, la sua curiosità anche per argomenti che non tratta, la memoria di fatti che ancora oggi pesano sulla coscienza italiana, può indurre chi si occupa di informazione a parlarne sotto forma di reading e ad essere per una sera, una voce importante, come antidoto a fenomeni che potrebbero riproporsi. La spettacolarizzazione della strategia della tensione attraverso un reading è un motivo che si sposa alla perfezione con la comunicazione verbale di una giornalista che si occupa di spettacolo. Per evitare che fenomeni del genere si ripetano negli anni a venire, l’unico modo è parlarne e attraverso un reading si esorcizza il dramma degli eventi trascorsi, evitando le colpe del passato. Alex Pascoli, con le sue molteplici esperienze artistiche nei settori del cinema, del teatro, delle fiction televise e dei cortometraggi, completerà l’interpretazione giornalistica di Paola Aspri. Dalla strategia della tensione agli anni di piombo, “Il terrorismo” affronta un’analisi rigorosa delle cause e delle conseguenze della lotta armata di sinistra e di destra in Italia. Nella prima parte del saggio Antonella Colonna Vilasi, autrice di numerose opere su tematiche criminologico-forensi, esamina i principali episodi di stragismo che si sono succeduti dal dicembre 1969 (Piazza Fontana) all’agosto 1980 (Stazione di Bologna); la seconda parte del testo è invece dedicata a passare in rassegna i gruppi dell’eversione rossa: dalle più note Brigate Rosse e Prima Linea fino ai gruppi minori che contribuivano a formare quella galassia, tra cui Nuclei armati proletari; l’ultima parte è invece dedicata all’eversione nera del Golpe borghese e dei Nar. Benché il contesto attuale sia diverso da quello in cui si collocano gli eventi trattati ne “Il terrorismo”, il volume affronta una serie di tematiche di grande attualità, ripercorrendo anche il complesso percorso di consolidamento delle istituzioni democratiche del nostro Paese. Il reading è organizzato con il contributo di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”.