03/05/11, Avanti!

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03/05/11, Avanti!
Un quotidiano moderno
nel segno della tradizione
ORA A 50 CENTESIMI
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Anno XVI n° 103 - € 0.50
QUOTIDIANO SOCIALISTA DAL
1896
Martedì 3 maggio 2011
GIUSTIZIA
È FATTA
Nella notte tra domenica e lunedì una pattuglia di Navy Seals americani
irrompe nel nascondiglio pachistano di Osama Bin Laden e lo uccide. Lo
sceicco tradito da un suo messaggero. La soddisfazione di Barack Obama
Osama Bin Laden è stato ucciso in Pakistan
dalle truppe speciali americane. Si chiude un capitolo, forse il più drammatico della storia statunitense. Quasi dieci anni dopo gli attentati
dell’Undici Settembre lo “sceicco del terrore” è
morto. Lo ha annunciato il presidente americano
Barack Obama in un discorso televisivo nella
tarda notte tra domenica e lunedì. Il capo di Al
Qaeda, ricercato per gli attentati dell’11 settembre, era nascosto in una valle remota del Pakistan. È stato lo stesso presidente ad autorizzare il
raid effettuato da forze speciali dell’esercito americano. La notizia fa immediatamente il giro del
mondo e sale in cima alla scaletta di tutti i siti
web e i telegiornali. Una parte del mondo festeggia (negli Stati Uniti migliaia di persone si sono
riversati nelle strade per festeggiare) e un’altra
parte insinua dei dubbi sulla veridicità della notizia. Secondo alcune informazioni di stampa che
mentre andiamo in macchina non sono ancora
confermate, l’operazione sarebbe stata compiuta
da un team di quattordici Navy Seals, le forze
speciali d’elite della U.S. Navy, con il contributo
operativo degli uomini della Cia.
SERVIZIO A PAGINA 3
la vignetta
L’ALDOPARLANTE
L’ALDO
di Aldo Chiarle
Certo non è bello il clima di intolleranza che ogni
giorno cresce in questa nostra Italia. L’onorevole
Paola Concia, deputato del Partito democratico, mentre a Roma passeggiava con la sua compagna è stata
vilmente aggredita con frasi ignobili, tipo: “Lesbiche ai
forni”. L’aggressione è successa in pieno centro, fra moltissima gente, che si è ben
guardata da intervenire a difesa
della Concia. Questa aggressione omofoba fa pensare: occorre una legge chiara e precisa
prima che le minacce diventino
violenza. Alla parlamentare di
sinistra è giunta la solidarietà di
tutte le forze politiche, e il ministro per le Pari opportunità, l’onorevole Mara Carfagna, ha detto: “Le chiedo scusa a nome degli italiani
per bene e del governo”. All’onorevole Paola Concia
la mia più completa solidarietà con l’augurio che questi teppisti facciano la fine che si meritano: in galera!
Martedì
3 maggio 2011
ECONOMIA
2
I discorsi dei leader delle tre confederazioni in apertura delle celebrazioni per la Festa dei lavoratori
Prove tecniche di unità sindacale
“Abbiamo ascoltato le parole del presidente della Repubblica, credo abbia assolutamente ragione: i sindacati divisi
sono sindacati più deboli”. Il segretario generale della Cgil,
Susanna Camusso, lo ha detto domenica scorsa in apertura
della manifestazione per il Primo Maggio, che quest’anno si
è svolta a Marsala.
“Insistiamo a dire che le differenze ci sono e non si superano facendo finta che non ci siano ma dandosi nuove regole
che permettano ai lavoratori di decidere”, ha affermato la leader della Cgil. “Bisogna ripartire dal darsi regole unitarie”,
ha sostenuto la numero uno della Cgil. Chi dovrebbe fare un
primo passo? “Non c’è uno che deve fare il primo passo”, ha
risposto. A Marsala, dove i capi di Cgil, Cisl e Uil sono intervenuti dallo stesso palco per il Primo maggio, Susanna Camusso ha sottolineato che pur restando le distanze tra
sindacati “è la festa di tutti i lavoratori ed è sbagliato attribuirla ad una o a un’altra sigla”. E ha aggiunto: “Poi la vita
sindacale continua” e “le differenze ci sono”.
“I temi della crisi del Paese sono tutti là, le ragioni del nostro
sciopero rimangono tutte”. Il primo dirigente della Cgil, Susanna Camusso, ha parlato così dello sciopero generale del 6
maggio. Le motivazioni per una astensione generale restano
valide, ha puntualizzato, “vista la manovra finanziaria e le politiche che il governo si appresta a fare”. Richiamando le esternazioni formulate dal presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano, Camusso ha precisato che dalle enunciazioni del
capo dello Stato arriva “un appello fondamentale: il problema
oggi è la creazione di lavoro e contrastare la disoccupazione
crescente in particolare tra i nostri giovani. Questo vuol dire
investimenti, cantieri, scelte. Per farlo c’é una strada, quella di
agire subito sul fisco: spostare la tassazione verso le grandi ricchezze, verso la finanza, in modo da avere un alleggerimento
per lavoratori e pensionati e per le aziende che investono, ed
avere così anche risorse per gli investimenti”.
“Abbiamo voluto un Primo maggio unitario perché l’unità
è innanzitutto dei lavoratori e perché abbiamo di fronte a noi
compiti straordinari. Questa piazza unica – ha aggiunto Camusso - deve essere per noi un’occasione per riflettere sugli effetti negati che la divisione sindacale ha avuto”. Perché “il
sindacato non può che ragionare di come rendere unito il lavoro, renderlo forte e farlo crescere”. Questo l’invito che il segretario generale della Cgil ha lanciato a Cisl e Uil:
“Ripartiamo dalle regole che ci mettono insieme, ripartiamo
dai lavoratori, ripartiamo da quella cosa fondamentale che
sono i rappresentanti unitari nelle aziende. Ripartiamo dalla
rappresentanza e da come far partecipare i lavoratori alle decisioni. È una risposta che dobbiamo dare non solo ai lavoratori ma ad un Paese che celebrando l’Unità d’Italia ha
dimostrato che ci tiene ad una nazione unita. La storia del nostro Stato è fondata sul lavoro e per questo l’articolo 1 della
Costituzione non può essere cambiato: è lo specchio della nostra storia ed è la base del nostro futuro”.
Ma, per ritrovare la coesione sindacale è indispensabile e
fondamentale “bandire linguaggi violenti e comportamenti
violenti”. Serve “un uso delle relazioni industriali che, come
chiede il presidente della Repubblica, possa portare più certezze negli investimenti”. Sono le “due questioni che vanno
necessariamente chiarite fino in fondo” per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. Che alla manifestazione
del Primo Maggio ha da parte sua spiegato: “Occorre una
Unità che possa essere utile a sostenere l’economia. Il sindacato serve per rassicurare le imprese che vogliono investire,
ed è contro linguaggi e comportamenti di violenza”. La Cisl
non a caso ha chiesto una riforma del sistema impositivo “con
una immediata nuova legge che radicalmente cancelli la vec-
chia”. È la reiterata sollecitazione all’esecutivo che il dirigente principale della Cisl, Raffaele Bonanni, ha portato alla
festa del Primo Maggio a Marsala. “È urgente e improcrastinabile una revisione normativa che sposti i pesi dell’erario da
lavoratori e pensionati verso coloro che, essendo più ricchi,
hanno versato meno. Vogliamo un pronunciamento inequivocabile da parte del governo”.
Per il numero uno della Cisl bisogna poi operare ulteriormente tagliando “spesa pubblica improduttiva, costi della politica, troppe amministrazioni e troppi livelli istituzionali”.
Infine un appello lanciato anche alla politica, “perché, come
dimostra l’esperienza del Mezzogiorno, non vediamo una politica usata per realizzare il bene delle comunità ma per costruire il bene della stessa politica. La vera questione è
affrontare i veri problemi che hanno i lavoratori e la disoccupazione: questa é la vera emergenza”. Secondo il segretario
generale della Uil, Luigi Angeletti, “l’unità dei sindacati può
essere decisiva e importante ma non è il fine”. Il monito del
capo dello Stato “va accolto in modo positivo”, ha dichiarato
il leader della Uil alla manifestazione del Primo Maggio. Ma,
ha aggiunto, è “nel trovare lavoro che si misura la funzionalità
dell’unità dei sindacati, non in termini astratti”.
I sindacati chiedono al governo di “dare risposte adesso,
nelle prossime settimane”. Se non sarà così, ha ammonito il
primo dirigente della Uil, Luigi Angeletti, “faremo di tutto
per fargli cambiare opinione per fargli fare ciò che deve fare”.
Proprio arrivando a Marsala per la festa del Primo maggio il
responsabile della Uil ha rinnovato la richiesta all’Esecutivo
“di cominciare a fare qualcosa e non solo pronunciarlo per il
Mezzogiorno: ridurre le tasse a tutte le aziende che assumono
a tempo indeterminato i giovani, di attivare investimenti pubblici, di liberare le imprese e cittadini dalla burocrazia”.
“L’unità sindacale non è l’unità dei sindacalisti, è l’unità
delle persone che lavorano. È questo quello per cui ci impegniamo. Non è infatti lo scontro – ha ancora rilevato Angeletti
dal palco della manifestazione del Primo Maggio a Marsala
- che risolverà mai i nostri problemi, e nemmeno lo scontro
con quelle che sono le nostre naturali controparti”.
Carlo Pareto
LETTERA APERTA AL TITOLARE DEL DICASTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE GIULIO TREMONTI
Caro ministro, le imprese non sono “oppresse”
Signor Ministro,
mi consenta una breve quanto doverosa (e
amara) riflessione sulle sue recenti esternazioni in tema di una presunta oppressione fiscale che, a suo dire, subirebbero le imprese
nel nostro Paese.
L’Amministrazione finanziaria, che Ella,
nella sua funzione di ministro dell’Economia
e delle Finanze, ha l’onore e l’onere di governare e nella quale, come credo Lei ben sa,
operano, quotidianamente, con dedizione,
competenza e lealtà, migliaia e migliaia di
colleghe e di colleghi, malpagati ed oppressi
da intollerabili carichi di lavoro, per cercare
di raggiungere quegli obiettivi ambiziosi che
Azienda Ospedaliera
“G. Rummo” di Benevento
COMUNE DI CASNATE
CON BERNATE
Via dell’Angelo, 1
82100 Benevento (BN)
Tel. 0824.57111
Fax 0824 57572
Piazza San Carlo
22070 Casnate con Bernate (CO)
Tel. 031/457211
Fax 031/457280
AVVISO DI GARA ESPERITA
L’appalto relativo al servizio
CUP-CASSA e CALL CENTER
dell’Azienda Ospedaliera “G.
Rummo” per due anni – CIG
0506308A91, è stato aggiudicato in data 16.03.2011 alla
ditta Mediterranea Global Service Società Cooperativa a.r.l.,
P.zza Castello n.9, 82100 Benevento, al prezzo di €
436.000,00 oltre IVA. Documentazione di gara disponibile
sul sito: www.ao-rummo
IL DIRIGENTE DELL’AREA
PROVVEDITORATO ED ECONOMATO
DELL’AZIENDA OSPEDALIERA “G. RUMMO”
DOTT.SSA MARIA NICOLETTA MERCURI
AVVISO DI GARA ESPERITA
Si informa che la gara mediante procedura ristretta relativa all’affidamento in
concessione del servizio pubblico locale
di distribuzione del gas naturale - CIG
0704675C31 di cui al bando pubblicato
alla GURI n° 151 in data 31/12/2010 è
stata aggiudicata in data 01/04/2011
alla Ditta ACSM-AGAM RETI GAS-ACQUA
S.R.L.. con sede legale a Monza in Via Canova n. 3 e sede amministrativa a Como
in Via Stazzi n. 2, la quale ha riconosciuto
a questo Comune:
un corrispettivo, per anni 12 , per l’affidamento del servizio, pari alla percentuale
offerta del 27,00% del V.R.D. (vincolo sui
ricavi di distribuzione), che per l’anno in
corso ammonta ad € 120.485,88.=;
la somma una tantum di €
200.000,00.= a fronte della concessione del servizio stesso.
IL RESPONSABILE DEL SERVIZIO
AREA TECNICA
Geom. Giuseppina Palermo
Lei (perché era Lei vero?) aveva indicato per
contrastare un’evasione fiscale che in Italia
raggiunge le cifre record di circa 200 miliardi
di euro di imponibile, non merita quei giudizi
e ragguagli a cui Ella, tra un incontro a Bruxelles, un convegno o una lezione universitaria, si è improvvidamente lasciato andare.
Quei controlli da Lei definiti oppressivi e
il contrasto all’evasione fiscale che quelle
imprese “oppresse” hanno dovuto “subire”,
Le hanno consentito in questi anni di potersi
fregiare di lodevoli giudizi in sede nazionale
e internazionale, quanto meno per la buona
tenuta dei conti. Ma mi consenta l’ardire:
senza questi controlli “oppressivi” le sue le-
COMUNE DI MACERATA CAMPANIA
Via Umberto I
81047 Macerata Campania (CE)
tel. 0823694052
fax 0823694052/20
COMUNE DI
PADERNO PONCHIELLI
P.zza Revellino, 3
26024 PADERNO PONCHIELLI (CR)
AVVISO DI GARA ESPERITA
AVVISO DI GARA ESPERITA
Si informa che la gara mediante
procedura aperta relativa all’affidamento del servizio di Gestione e Riscossione Ordinaria e Coattiva
dell'ICI, TOSAP, ICP e Diritti Sulle
Pubbliche Affissioni, Canone Acqua
Potabile ed Acque Reflue - CIG
04254368E2 di cui al bando pubblicato alla GURI n° 15 in data
08/02/2010 è stata aggiudicata in
data 19/04/2010 alla IAP srl. con
sede in Cardito (NA) alla Via Villaggio, 5, pari all’8,33% oltre IVA per
riscossioni volontarie, da calcolarsi
sui relativi capitoli di entrata, e il
12,03% oltre IVA sulle riscossioni
derivanti da accertamenti, liquidazioni e/o coattive.
IL RESPONSABILE
DEL PROCEDIMENTO
(Dott. Nacca Salvatore)
Si informa che la gara mediante procedura ristretta relativa all’affidamento a terzi
del servizio di distribuzione
del gas metano - CIG
0549663C3E, di cui al
bando pubblicato alla GURI
n° 118 in data 11.10.2010
è stata aggiudicata in data
11.04.2011 alla GEI S.P.A..
con sede in CREMA (CR) alla
Via S. CHIARA 9 per il prezzo
di € 233.680,32 + IVA.
IL RESPONSABILE
DEL PROCEDIMENTO
Sagona Dr. Luca
zioni universitarie non Le avrebbero garantito pari fama.
Purtroppo, forse, Ella non avrà avuto sufficiente tempo ed energia per dedicarsi all’analisi dello stress quotidiano cui sono sottoposti
gli appartenenti a questa macchina “oppressiva” qual è l’Amministrazione finanziaria e il
Corpo della Guardia di Finanza, a cui compete, per legge e per Costituzione, il difficile e
mai abbastanza apprezzato compito di far rispettare il sacro principio della capacità contributiva e dell’uguaglianza sostanziale di tutti
i cittadini di fronte alla Legge; comprese le imprese, più o meno grandi, più o meno potenti,
più o meno “oppresse”.
Insomma, il detto “armiamoci e partite” è
già di per sé poco edificante. Ma il detto “armiamoci, partite e non sparate” è addirittura
ridicolo. Dall’alto delle Sue lezioni universitarie, comunque, Lei saprà certamente comprendere che il problema non è quello di
ridurre od eliminare i controlli fiscali, quanto
piuttosto quello di riformare il sistema normativo per cercare di ridare efficienza ed equità
ad una politica fiscale che, non per colpa
dell’Amministrazione finanziaria e del Corpo
della Guardia di Finanza, che si limitano ad
attuare le politiche, anche normative, del governo, soffre di palesi limiti e criticità.
Prima della oppressione che subiscono le
imprese che evadono (perché di questo si sta
parlando), sarebbe dunque forse opportuno
pensare alla oppressione che subiscono tutti
gli altri cittadini, che, per pagare quanto in
tanti evadono, sono costretti a subire una
pressione fiscale a volte veramente insostenibile. In conclusione, per tutti gli appartenenti
all’Amministrazione finanziaria e del Corpo
della Guardia di Finanza è un onore servire
lo Stato e perseguire gli evasori fiscali. È un
onore recuperare un gettito complessivo di
58.674 milioni di euro, pur percependo stipendi medi di 1.300 euro, recentemente oggetto di ridicoli aumenti contrattuali. Sarebbe
dunque auspicabile che anche chi ci rappresenta istituzionalmente ed in particolare il responsabile del dicastero dell’Economia e
Finanze, provasse gli stessi sentimenti di
onore ed orgoglio.
L’alternativa potrebbe essere quella di
convertirci tutti alla filosofia ben espressa in
un recente film comico dove il protagonista,
volendo fare la parodia dell’italiano medio,
quando parla di tasse educa il figlio affermando: “Quante volte ti devo dire che le
tasse sono come una droga, se le paghi
anche solo una volta per provare, finisce che
ti vien la voglia”.
In conclusione, tenuto conto che Lei quale
responsabile del Dicastero dell’Economia e
delle Finanze ogni anno stabilisce le direttive
per l’attività di controllo sia della Guardia
di Finanza che dell’Agenzia delle Entrate,
provveda a diminuire il numero dei soggetti
interessati a verifiche e controlli in modo da
consentirci di essere, in futuro, meno “oppressivi”.
Cordialmente
Salvatore Scino
Delegato Cocer Guardia di Finanza
Martedì
3 maggio 2011
PRIMO PIANO
3
Dopo dieci anni di guerra al terrorismo gli Usa puniscono Bin Laden, il mandante della strage delle Torri gemelle
Per lo sceicco del terrore è game over
Osama Bin Laden è stato ucciso in Pakistan
dalle truppe speciali americane. Si chiude un capitolo, forse il più drammatico della storia statunitense. Quasi dieci anni dopo gli attentati
dell’undici settembre lo “sceicco del terrore” è
morto. Lo ha annunciato il presidente americano
Barack Obama in un discorso televisivo a tarda
notte. Il capo di Al Qaeda, ricercato per gli attentati dell’11 settembre, era nascosto in una
valle remota del Pakistan. È stato lo stesso presidente ad autorizzare il raid effettuato da forze
speciali dell’esercito americano. La notizia fa
immediatamente il giro del mondo e sale in cima
alla scaletta di tutti i siti web e i telegiornali. Una
parte del mondo festeggia (negli Stati Uniti migliaia di persone si sono riversati nelle strade per
festeggiare) e un’altra parte insinua dei dubbi
sulla veridicità della notizia. Nel corso della mattinata le televisioni pachistane confermano: la
foto del cadavere dello sceicco è un falso. Poi il
giallo aumenta quando viene diffusa la notizia
della sepoltura in mare del cadavere: “Osama
Bin Laden è stato sepolto in mare”: lo scrive la
Cnn online citando un funzionario statunitense, secondo il quale
il cadavere del leader di Al Qaeda è stato “trattato secondo la
tradizione islamica”. “La sua fine dovrebbe essere salutata da
chiunque abbia a cuore la dignità umana e la pace nel mondo”,
ha dichiarato il presidente americano precisando che “questo è
la testimonianza che verrà tramandata ai posteri della grandezza
della nazione e della determinazione del popolo americano”.
Cinque persone sono state uccise nel corso del blitz. Lo riferiscono responsabili americani. L’operazione è stata condotta
all’alba da una “piccola squadra”, di cui i responsabili non vogliono rivelare se composta da membri della Cia o da forze speciali dell’esercito. Secondo alcune informazioni di stampa,
l’operazione sarebbe stata compiuta da un team di 14 Navy
Seals, le forze speciali d’elite della U.S. Navy, con il contributo
operativo degli uomini della Cia. Il commando sarebbe stato trasferito in elicottero dall’Afghanistan in Pakistan: l’operazione
mirata sarebbe durata non oltre 15 minuti. E due mogli e sei figli
di Bin Laden sono stati arrestati nel blitz ad Abbottabad.
Sono stati anche catturati quattro collaboratori del leader di
Al Qaeda ucciso nel raid insieme a un figlio e ad altre quattro
persone. Durante il blitz ci sarebbe stato anche un piccolo incidente operativo: uno dei due elicotteri utilizzati inizialmente dal
commando avrebbe avuto un “problema tecnico” e i militari sarebbero stati costretti a salire a bordo di un unico velivolo. Fra
le vittime ci sarebbe anche un figlio del leader di Al Qaeda, altri
due uomini, verosimilmente messaggeri di Osama, e una donna,
usata come scudo da uno dei presenti. Altre due donne sono state
ferite. Nella residenza del leader di Al Qaeda si trovavano diverse donne e bambini. Osama Bin Laden è morto sotto il fuoco
degli uomini del commando, nessuno dei quali è rimasto ferito.
“È stata un’operazione particolarmente pericolosa”, ha confidato
uno dei responsabili. Il “compound” in cui si trovava il leader di
Al Qaeda era circondato da alte mura e filo spinato. I primi segnali sulla presenza di Bin Laden in questo nascondiglio erano
stati ricevuti dall’intelligence Usa a settembre 2010.
“Giustizia è fatta”. Così il presidente americano Barack
Obama si è rivolto al Paese, in diretta dalla casa bianca, alle
23.36 di domenica sera (le 5.36 del mattino in Italia), pronunciando le parole più importanti della sua presidenza. Quasi dieci
anni dopo gli attentati che l’11 settembre 2001 alle torri gemelle
del World trade center e al Pentagono, si chiude un capitolo
drammatico che ha cambiato per sempre la storia americana.
“Questa sera posso dire agli americani e al mondo intero che gli
stati uniti hanno condotto un’operazione che ha portato all’uccisione di Osama Bin Laden, il leader di Al Qaeda e il terrorista responsabile della morte di migliaia di innocenti. In notti come
questa, possiamo dire che giustizia è stata fatta”. Tra i primi a
congratularsi con il presidente americano è stato l’ex presidente
George Bush, che era alla Casa Bianca al momento degli attentati dell’11 settembre. Bush ha
parlato di “un risultato significativo”. “La lotta
contro il terrorismo continua ma oggi gli Stati
Uniti hanno inviato un messaggio inconfondibile: non importa quanto ci vorrà, giustizia verrà
fatta”. Bush ha reso noto che Obama l’ha chiamato per informarlo dell’operazione compiuta
in Pakistan. “Mi sono congratulato con lui e con
gli uomini e le donne delle nostre forze militari
e delle comunità di intelligence che hanno dedicato la loro vita a questa missione. Hanno la nostra eterna gratitudine. “Questo risultato
memorabile segna una vittoria per gli Stati Uniti,
per le persone che cercano la pace nel mondo e
per tutti coloro che hanno perso cari l’11 settembre 2001”. Scatenano un forte dibattito sul web
le foto del cadavere di Osama Bin Laden. Una
delle immagini è stata accostata da alcuni blogger a un’altra del leader di Al Qaeda scattata
quando era ancora in vita. Le due foto sono state
rilanciate dal sito italiano UniversiNet. Nel
primo scatto, il volto di Bin Laden appare sfregiato, con la fronte e gli occhi insanguinati, senza copricapo e
con i capelli arruffati. Ma l’espressione del volto appare perfettamente sovrapponibile a quella del secondo scatto. Il profilo e
l’angolazione da cui è presa la foto coincidono, l’apertura della
bocca è la stessa, identica la lunghezza dei baffi e della barba. Il
primo scatto fa pensare quindi a un pesante ritocco del secondo.
Già in mattinata, gli iscritti ai forum jihadisti sostenevano inoltre
che la foto del cadavere di Bin Laden mostrata dalle tv pakistane
sarebbe stata già diffusa sul web cinque mesi fa da un sito iraniano. Gli internauti fondavano su questo argomento la loro tesi,
in base alla quale la notizia della morte di Bin Laden è falsa. In
particolare, secondo gli iscritti ai forum di Al Qaeda, il 10 dicembre del 2010 il sito Tabnak.ir avrebbe già mostrato quella
foto, in cui lo sceicco appare insanguinato e con una barba troppo
nera. A quell’epoca il sito iraniano aveva pubblicato l’immagine
accanto al titolo: “È forse questo cadavere di Osama Bin Laden”.
“I media arabi hanno mostrato la foto di un uomo ucciso in una
battaglia in Afghanistan il cui volto assomiglia molto a quello
di Bin Laden - scriveva il sito - Nonostante questa grossa somiglianza nessuna fonte indipendente ha però confermato che si
tratti dell’immagine di Osama Bin Laden”. Molti sul web guardano con sospetto anche alla precipitosa sepoltura di Bin Laden
in mare, che a loro giudizio è avvenuta per impedire un riconoscimento del cadavere.
Dopo la Messa di beatificazione di domenica, ieri la tumulazione in San Pietro nell’altare di San Sebastiano
Papa Wojtyla, Bertone: “Era un santo”
“Ringraziamo il Signore per averci dato un
santo come lui”, lo ha detto il cardinale Tarcisio Bertone nel corso dell’omelia della Messa
di ringraziamento per Giovanni Paolo II. Parole accolte da un applauso.
Papa Wojtyla “era uomo di fede, un uomo di
Dio, che viveva di Dio - ha detto -. Era un
uomo vero perché inseparabilmente legato a
Colui che è la verità Era un uomo sempre in
cammino, sempre proteso verso il bene più
grande per ogni persona, la Chiesa, il mondo.
Era uomo vivo perché colmo della vita che è
Cristo, sempre aperto alla Sua grazia”. In
Piazza erano presenti anche ieri migliaia di
persone, quelle stesse che da domenica alle 13
e fino alle 3 di lunedì mattina sono sfilate
(250mila dice la Gendarmeria vaticana) davanti alla bara del nuovo beato, nella Basilica
di San Pietro, per un ultimo saluto. La Basilica
è rimasta aperta fino alle 17.30, quando si è
svolta la recita del Rosario, davanti alle reliquie. Ieri sera, poi, con una cerimonia privata,
la teca contenente il corpo di Giovanni Paolo II
è stata tumulata nell’altare di San Sebastiano.
Giovanni Paolo II ha vissuto la propria santità
soprattutto alla fine: “Gli è stato tolto tutto ciò
che umanamente poteva impressionare: la
forza fisica, l’espressività del corpo, la possibilità di muoversi e perfino la parola. Allora più
che mai ha affidato la sua vita e la sua missione
a Cristo. Sapeva che la sua debolezza corporale
faceva vedere più chiaramente Cristo che
opera nella storia. Ci ha dato una ultima grande
lezione di umanità e di abbandono tra le braccia di Dio”. Il cardinal Bertone ha ringraziato
il Signore “per averci dato un santo come lui”,
un Pastore che “sapeva leggere i segni della
presenza di Dio nella storia umana e ne annunciava le grandi opere”, un “testimone così credibile, trasparente che ci ha insegnato come si
debba vivere la fede e difendere i valori cristiani, a cominciare dalla vita, senza complessi,
senza paure”. Che ci ha insegnato “come si
debba testimoniare la fede con coraggio e coerenza”. Un Papa che ha saputo dare alla Chiesa
cattolica “una autorità morale a livello mondiale”, ma soprattutto una “visione più spirituale, più biblica, più centrata sulla Parola di
Dio”. Grazie a lui “la Chiesa ha saputo rinnovarsi”.
Sempre nel pomeriggio di ieri, poi, l’Università romana di Tor Vergata ha intitola al nuovo
beato il piazzale in cui si innalza la Croce della
Gmg del 2000 e la cappella del Campus X. In-
torno alle 17 si è tenuta una Messa solenne in
onore del beato Giovanni Paolo II, nella Chiesa
di Santo Spirito in Sassia-Santuario della Divina Misericordia, presieduta dal rettore, monsignor Jozef Bart. Nel corso della liturgia
verranno esposte le reliquie del nuovo beato,
donate dal cardinale Stanislaw Dziwisz. A lui,
per oltre quarant’anni al fianco di Wojtyla
come segretario, il compito di formulare un
breve ringraziamento durante la Messa di ieri
mattina. Innanzi tutto per Papa Benedetto, che
ha voluto questa beatificazione e per la sua
“omelia stupenda”. Poi alle autorità - civili e
religiose -, ai fedeli e soprattutto all’Italia.
“Ringrazio l’Italia, per la simpatia e la cordialità con la quale anni fa ha accolto il Papa venuto da un Paese lontano che è divenuto adesso
Paese vicino”: un grande applauso ha accolto
queste parole pronunciate dal cardinale Dziwisz. “Una simpatia - ha aggiunto - che ha accompagnato il Santo Padre nel suo lungo
pontificato. Il vostro bellissimo Paese era diventato per lui una seconda patria”.
È tempo di bilanci al comune di Roma per quel
che riguarda la macchina organizzativa messa
in piedi dall’amministrazione per la tre giorni
di eventi per la Beatificazione di Giovanni
Paolo II. Ebbene, secondo i dati diffusi dal Comune, sul fronte della mobilità, non si sono registrati particolari disagi anche per
l’importante schieramento di uomini e mezzi.
Oltre 2.500 gli agenti della Polizia Municipale
impiegati in questi tre giorni mentre l’Atac ha
“schierato” in strada oltre mille mezzi della
flotta: 15 filobus, 50 tram e oltre mille autobus.
Mezzi che in tre giorni hanno trasportato
400mila persone per un totale di 17mila corse.
Imponenti i numeri per quel che riguarda le
linee urbane della metro: sono state trasportate
500mila persone in circa mille corse effettuate.
Infine, nella giornata di domenica, erano circa
2.150 i pullman presenti all’interno dei quattro
grandi parcheggi predisposti dal Comune.
Buoni risultati anche dell’iniziativa “Papabit”:
il biglietto con l’immagine del nuovo beato è
stato acquistato da 370mila persone. “Abbiamo evitato rallentamenti e abbiamo dato la
possibilità a tutti i pellegrini di raggiungere
l’evento” ha spiegato il comandante dei Vigili
Urbani Angelo Giuliani nel corso della conferenza in Campidoglio in cui il sindaco Gianni
Alemanno ha illustrato i numeri dell’organizzazione.
ATTUALITÀ
Martedì
3 maggio 2011
4
Secondo i dati diffusi dall’Istat il tasso è passato dal 2,5% di marzo al 2,6%. Stesso trend per Eurolandia
Inflazione, nuovo rialzo ad aprile: +0,5%
Il tasso d’inflazione ad aprile è salito al
2,6%, dal 2,5% di marzo. Lo ha rilevato l’Istat
nelle stime provvisorie che indicano un aumento dei prezzi su base mensile dello 0,5%.
Il tasso annuo riscontrato è il più alto da novembre 2008, quando l’inflazione si attestò al
2,7%, quello congiunturale è invece il maggiore dal luglio 2008. L’accelerazione di aprile
risente in particolare delle tensioni sui prezzi
dei servizi relativi ai trasporti e della dinamica
dei beni energetici non regolamentati (adeguamento delle tariffe elettricità e gas). In pratica è da dicembre 2010 che prosegue la
crescita tendenziale dell’inflazione.
Il tasso di disoccupazione, per converso, a
marzo risale posizionandosi all’8,3%, in progresso di un decimo di punto percentuale in
confronto a febbraio, quando segnò una lieve
flessione. Nel segnalarlo, sempre nelle stime
provvisorie (dati destagionalizzati), l’Istat ha
aggiunto che su base annua si registra, viceversa, una diminuzione di 0,2 punti percentuali. Più in dettaglio, il tasso di
disoccupazione giovanile (15-24 anni) a
marzo è lievitato al 28,6%, salendo di 0,3
punti percentuali su base mensile e di 1,3
punti su base annua. In base ai dati destagionalizzati e alle stime provvisorie l’istituto nazionale di statistica ha precisato che la risalita
arriva dopo la riduzione evidenziata a febbraio.
Anche nei Paesi della zona dell’euro si è
purtroppo verificato un nuovo balzo in avanti
per l’inflazione: secondo infatti la stima diffusa dall’Eurostat, nel mese di aprile è salita al
2,8% contro il 2,7% di marzo. La prossima
stima sul mese di aprile dell’ufficio europeo
di statistica è comunque attesa per il 16 maggio. Al contrario, il tasso di occupazione a
marzo è risultato pari al 57,1%, in ascesa di
0,3 punti percentuali sia rispetto a febbraio sia
a marzo 2010, tornando così al livello di gennaio 2010. Al riguardo l’Istat ha chiarito che il
dato osservato manifesta, in maniera apparen-
L’ELZEVIRO
La presbiopia precoce di Sorgi
A Roma direbbero: “Ma questo ci è o ci
fa?”. Marcello Sorgi, scrive sulla prima pagina de “La Stampa” di qualche giorno fa, un
articolo dal titolo: “Ma Bossi scherza col
fuoco”. Dopo l’incipit - dove ammette: “Chi
dice che in Italia la crisi politica non aveva
mai raggiunto i livelli di questi giorni (sul
piano ultradelicato degli impegni internazionali, ndr) ha la memoria corta” -, l’illustre
giornalista ricorda l’episodio di Sigonella e
della Achille Lauro ai tempi della Prima Repubblica. Poiché mi pare troppo giovane per
avere la “presbiopia della memoria” che affligge alcuni vecchietti - che ricordano il nome
della loro maestra delle elementari, ma non
più quello della moglie -, Sorgi poteva citare
qualche episodio meno remoto. Per esempio
le numerose volte che, in anni più o meno recenti, i governi di centrosinistra hanno potuto
rispettare gli impegni militari internazionali
soltanto grazie all’appoggio dell’opposizione
di centrodestra, perché parti importanti della
loro maggioranza facevano mancare il proprio
voto. Non ricordo - pronto ad accettare smentite, perché purtroppo l’età per cadute di memoria io ce l’ho - che allora Sorgi scrivesse,
come conclude oggi il suo articolo: “Seppure
la crisi di governo non si aprirà, sarà molto
improbabile, dopo quel che è successo in questi giorni, che il governo trovi la forza di risollevarsi e riesca ancora a governare”. Lo stile
con cui scrive questa conclusione non sarà impeccabile, da Premio Pulitzer, ma certamente
Sorgi non è uno sciocco. Quindi il suo “strabismo politico” è figlio della sua, sempre più
trasparente, faziosità, che accecandolo gli fa
confondere la realtà con i suoi desideri.
Furio Gubetti
temente contraddittoria, quindi, ‘un incremento della partecipazione al mercato del lavoro, con un rialzo sia della disoccupazione
che dell’occupazione”. Di conseguenza
scende il tasso di inattività, che si è collocato
al 37,7% (-0,3% punti percentuali su base
mensile e -0,1 punti su base annua). Nello specifico, a marzo 2011 gli occupati sono risultati
22,977 milioni, in aumento dello 0,5%, più
111mila unità, rispetto a febbraio. Nel renderlo noto, nelle sue stime provvisorie l’Istat
ha puntualizzato che nel raffronto con l’anno
precedente l’occupazione è complessivamente in crescita dello 0,6%, ovvero di
141mila unità. L’Istituto ha in proposito spiegato che la performance positiva rilevata nel
mese è dovuta sia alla componente maschile,
sia, e soprattutto, a quella femminile. Il tasso
di disoccupazione nei Paesi della zona dell’euro, in marzo, è stato invece del 9,9%, sostanzialmente stabile in confronto al mese
precedente. Lo ha comunicato Eurostat, l’ufficio europeo di statistica. Un anno fa era del
10,1%. Nell’intera Unione europea la percentuale di senza lavoro, sempre in marzo, è stata
del 9,5%, anche in questo caso stazionaria rispetto a febbraio, mentre un anno fa era stata
del 9,7%. In Italia il tasso di disoccupazione è
come detto all’8,3%. Stando alle stime di Eurostat, a marzo erano 22,828 milioni i disoccupati europei, di cui 15,596 milioni nella
zona dell’euro. In confronto a febbraio, c’è
stato un leggero ridimensionamento pari a
diecimila unità nell’Ue e novemila nella zona
dell’euro. Tra i singoli Stati membri, il tasso di
disoccupazione più consistente è quello realizzato dalla Spagna (20,7%) e quello più
basso è stato ottenuto dall’Olanda (4,2%).
Quanto al tasso di disoccupazione giovanile,
nelle nazioni dell’euro si è fermato al 19,8%
e nell’Ue al 20,7%. In Italia è invece al 28,6%,
ma anche in questo caso la percentuale più
elevata è quella messa a segno dalla Spagna
(44,6%). (c.p.)
Francia e Lactalis sfruttano il mercato unico europeo L’auspicio di Gustavo Raffi, Gran Maestro del Goi
Caso Parmalat, dov’è lo scandalo? “Libia, basta con le violenze”
I giornali italiani, e non solo quelli economici,
si sono occupati in questi giorni della vicenda
Parmalat.
Si tratta, com’è noto, dell’iniziativa della
grande azienda francese Lactalis di impossessarsi della suddetta società italiana, da poco
risanata dalle sue ben note difficoltà finanziarie. Si tratta di un’operazione tuttora in corso
che ha suscitato un certo allarme nella nostra
pubblica opinione, preoccupata, e giustamente,
dell’irrompere sul nostro mercato di agguerriti
gruppi stranieri protesi a impadronirsi dei
pezzi migliori del sistema produttivo nazionale.
Purtroppo, siamo in presenza di un fenomeno
cui dobbiamo abituarci, perché nasce dall’esistenza del cosiddetto “Mercato unico europeo”
che ha abolito le frontiere nazionali e ha dato
alla concorrenza la piena libertà di esercitarsi
sull’intera area comunitaria. Ciò significa che
le acquisizioni d’imprese, le fusioni tra imprese
e le scalate di imprese di diverse nazionalità
non sono vietate. C’è solo un limite: che le citate operazioni non diano luogo a “posizioni
dominanti” sul mercato, a profitto delle
aziende promotrici. Perciò, nel caso Parmalat
c’è ora da verificare gli effetti che si avranno
sul mercato del latte e se, in particolare, venga
impedito o falsato il gioco della concorrenza.
Questo lo dicono i Trattati e noi lo ricordiamo
per informazione. Ma il vero problema dell’Italia è un altro, e cioè quello della conformazione
del suo sistema produttivo, il cui grosso è costi-
tuito da piccole e medie imprese, ciascuna operante nel proprio ambito e in concorrenza tra
loro. Quale resistenza potranno opporre ad
altre eventuali scorribande di capitali stranieri
in cerca di buoni investimenti?
Il caso Parmalat ce lo dimostra. Era possibile
contrastare la scalata francese mediante la formazione di un fronte, composto dalle maggiori
aziende italiane operanti non solo nel settore
della produzione del latte, ma anche in quelli
della distribuzione e dei consumi finali. Ma
dopo qualche tentativo si è dichiarato forfait,
anche per la mancanza dell’indispensabile
supporto bancario. Chi avrebbe fornito gli
oltre 3 miliardi di euro necessari per vincere la
partita? Al contrario, la società francese è
scesa in campo avente alle spalle un pool di
banche pronte a sostenere l’operazione.
Perciò non strappiamoci i capelli. Del resto,
l’Italia ha già vissuto in passato analoghe
esperienze, come dimostra l’occupazione da
parte francese di forti posizioni nel campo
della grande distribuzione, dove sono presenti
società del calibro di Carrefour e Auchan. Per
risalire la china occorrerebbe una politica economica volta a incoraggiare la crescita delle
nostre imprese e a sostenerle fuori dei confini
nazionali, soprattutto con misure fiscali e creditizie. Sono cose possibili, con un po’ di buona
volontà.
Tullio Toscano
“Si fermino le violenze e i soprusi. Dopo
giorni di sangue, torni la speranza della democrazia nell’area del Maghreb e in particolare
in Libia”. Così Gustavo Raffi, Gran Maestro
del Grande Oriente d’Italia, parla della crisi libica esprimendo “il forte auspicio di tutta la
Libera Muratoria di Palazzo Giustiniani affinché presto in quella regione che ha fatto registrare negazioni di diritti umani, torni a farsi
strada il dialogo e la voglia di costruire il futuro dei popoli”. “Il dramma di migliaia di
persone in fuga dal sangue e dalle violenze interroga ciascuno di noi - rimarca l’avvocato
ravennate alla guida del Goi - chiamando tutti
a un impegno di solidarietà, ciascuno nel proprio campo d’azione, per fronteggiare una tragedia umana e l’esodo di profughi in fuga
dall’inferno della ragione. Osserviamo dunque
con attenzione quanto sta accadendo in Nord
Africa poiché vediamo nei moti di quelle popolazioni una sincera ricerca di libertà, di migliori condizioni di vita e di quella felicità che
sono diritti universali per tutti gli uomini”.
“Non va però dimenticato - fa notare il Gran
Maestro Raffi - che la democrazia non può essere esportata sic et simpliciter, ma è sempre
frutto di un faticoso percorso di avvicinamento che i singoli popoli devono compiere
riconoscendone il valore prima di ricercarla
con ogni forma. Altrimenti si rischia di ricreare drammi che la storia ha già visto, con
élite dispotiche che si sostituiscono ad altre
élite e danno origine a regimi a volte ben peggiori di quelli spodestati”. “Tali considerazioni
- aggiunge Raffi - non ci impediscono, nell’imminenza del 150° anniversario dell’Unità
d’Italia, cui la nostra Istituzione ha contribuito
in maniera importante di riconoscere nei moti
nordafricani quel germe insopprimibile di desiderio di libertà, quell’anelito indomabile di
uguaglianza, che ovunque e in tutti i tempi
sono stati il fondamento di ogni lotta contro la
tirannide. Del resto l’opulento mondo delle
certezze occidentali vacilla ed è vulnerabile se
consideriamo il Mediterraneo non una barriera
insormontabile ma una via di comunicazione
e contatto tra popoli che vivono sulle rive
dello stesso grande lago”. “I sentimenti di ribellione delle popolazioni nordafricane sono
l’opposto dell’incapacità dei ricchi Paesi occidentali di indignarsi i fronte alle storture
della propria società. Oggi così come dall’inizio del secolo dei Lumi - conclude il Gran
Maestro di Palazzo Giustiniani - la moderna
Massoneria non ha mai cessato di propugnare
i valori di tolleranza, libertà, uguaglianza e rispetto dei diritti di tutti gli uomini, portando il
proprio sostegno ovunque si operasse per questi alti ideali, ricordando però che lo scontro
cruento tra popoli e tra appartenenti allo stesso
popolo non è mai da considerarsi una via inevitabile per la libertà”. (Al. Ch.)
Martedì
3 maggio 2011
ESTERI
5
Dal 6 al 10 maggio il Festival dedicato al Vecchio continente: la città del giglio si trasformerà in un vero e proprio “laboratorio”
L’Europa prende casa a Firenze
Senza precedenti e con un fitto calendario di
eventi destinati al grande pubblico. Con questi
presupposti si prepara al suo debutto il Festival
d’Europa, un’iniziativa che vedrà la partecipazione di numerose personalità europee, tra cui
il presidente del Parlamento, Jerzy Buzek, il numero uno della Commissione Ue, José Manuel
Barroso, il vice presidente Antonio Tajani,
l’Alto Commissario Ue Catherine Ashton e Lorenzo Bini Smaghi della Bce.
Teatro della kermesse sarà la città di Firenze, che dal 6 al 10 maggio prossimi si trasformerà in un vero e proprio laboratorio per
la conoscenza dell’Europa, delle sue politiche, delle sue tradizioni, delle sue culture e
delle opportunità che offre ai cittadini. Il capoluogo toscano ospita l’Istituto universitario
europeo (Iue), l’unica struttura accademica
fondata dai Paesi membri della Comunità europea, che ha fra i propri compiti quello di
fornire un contributo intellettuale al processo
di integrazione europea.
Proprio con questo intento è nata l’idea di
ospitare il Festival d’Europa nella città di Firenze, evento promosso dall’Iue assieme alla
Commissione europea, al Parlamento europeo, al Dipartimento delle Politiche europee
della presidenza del Consiglio dei ministri,
in collaborazione con il ministero degli Affari
esteri, il Comune di Firenze, la Provincia di
Firenze, la Camera di commercio di Firenze,
l’Università degli studi di Firenze, l’Agenzia
Llp e Youth in Action.
Gli eventi coinvolgeranno tutta la città: le
piazze, gli edifici storici, le biblioteche, le libre-
rie, i cinema e i teatri per iniziative didattiche e
accademiche, mostre, workshop, rassegne cinematografiche, incontri socio-economici,
spettacoli e concerti. La fa da padrona Piazza
della Signoria, che per tutta la durata del Festival diventa Piazza Europa, con tre padiglioni
allestiti ad hoc per offrire a fiorentini e visitatori
una lente di ingrandimento su tutte le opportunità e le esperienze che l’Ue può offrire. Ci sarà
lo stand Europa curato dalla Rappresentanza in
Italia della Commissione europea, dall’Ufficio
di informazione in Italia del Parlamento europeo e dal dipartimento Politiche europee della
presidenza del Consiglio dei ministri, in collaborazione con il Mae: un luogo dove richiedere
informazioni sull’Unione europea e dialogare
con il personale specializzato che opera nei
principali centri di informazione della Commissione in Italia.
Grandi attenzioni saranno riservate anche al
Padiglione delle Nazioni che, per la prima volta
in questa edizione, ospiterà le delegazioni di alcuni Paesi membri fra i quali Turchia (candidata all’adesione e fortemente impegnata in
questo percorso di avvicinamento verso le istituzioni comunitarie), Francia, Germania, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Romania, Spagna,
Svezia e Ungheria (la cui presenza sarà focalizzata sulla presidenza di turno nell’Unione europea). Infine, ci sarà lo spazio “Youth on the
Move” interamente dedicato ai giovani. Si
stratta infatti di un padiglione promosso dalla
Commissione europea allo scopo di portare in
primo piano i Programmi ideati dall’Unione per
sostenere la mobilità giovanile (ad esempio:
borse di studio e per formazione, progetti di
cooperazione, scambi didattici e attività di volontariato all’estero).
Momento centrale del calendario del Festival
d’Europa sarà la Conferenza “The State of the
Union” fissata per il 9 e 10 maggio nella suggestiva cornice di Palazzo Vecchio. Si tratta di un
convegno di livello internazionale che si articolerà in diverse sezioni dedicate ai principali
temi di competenza dell’Ue a cui parteciperanno numerose autorità politiche europee e nazionali ed esperti di economia e politica
internazionale. Fiore all’occhiello del Festival
sarà la “Notte Blu”, tra il 7 e l’8 maggio, organizzata dall’Amministrazione comunale come
variante della classica “Notte Bianca”, per promuovere in 27 ore le diverse culture e tradizioni
dell’Europa tra strade, piazze, ville, negozi, teatri e cinema dal centro alla periferia della città.
Spazio anche al teatro con “Fabbrica Europa”, che presenterà alcune creazioni interessanti della scena contemporanea internazionale,
e alla musica con il “Concerto per l’Europa”
che il Maggio musicale fiorentino dedica alla
manifestazione. Last but not least, la sera del 9
maggio, giorno della Festa dell’Europa, si terrà
la cerimonia di consegna del “Premio Galileo
2000” a José Manuel Barroso, al primo ministro del Lussemburgo, Jean Claude Juncker, al
presidente della Croazia, Ivo Josipovic, e alla
cantante greca, Haris Alexiou.
Viviana Laudani
IL METEO
In mattinata cielo da parzialmente nuvoloso a nuvoloso sui settori Adriatici, variabile altrove con locali precipitazioni su
Puglia, Basilicata, Appennino centrale,
Alto Adige e tra Sicilia nord orientale e
Calabria meridionale. Nel pomeriggio instabilità diffusa sui rilievi Alpini ed Appenninici con rovesci sparsi.
Previsioni meteo di Dominique Citrigno
per SPAZIOMETEO - Meteo Webcam
CULTURA
SPETTACOLI
Martedì
3 maggio 2011
6
“Due cuori per una regina” sarà presentato domani alla libreria Guida di Napoli
Una pagina della nostra storia
Sarà presentato mercoledì 4 maggio alle ore
17.30, presso la storica Saletta Rossa della libreria Guida di Napoli, il romanzo “Due cuori
per una Regina” di Mario e Mariella Colonna.
Saranno il sociologo Domenico De Masi, il
giornalista Ermanno Corsi e gli autori stessi ad
illustrare questo romanzo storico che, avendo
per sfondo la seconda e la terza guerra di indipendenza, si sofferma sulla drammatica fine del
Regno di Napoli e della monarchia borbonica
nel 1860-61 in una prospettiva che, senza tralasciare le ragioni dei vincitori, prende a cuore
quelle dei vinti.
Lo stile del romanzo non segue la moda letteraria, ma si sviluppa in limpide sequenze,
dando rilievo ai sentimenti ed all’umanità dei
protagonisti, anche se l’ironia smorza ogni possibile retorica e i personaggi a volte fanno sorridere per il garbo, spesso ingenuo, con cui si
avvicinano alla realtà storica senza tentare di
possederla. Protagonista è la regina Maria
Sofia, giovanissima sposa di Francesco II di
Borbone, sorella di Sissi e simbolo della Resistenza del Meridione alla conquista dei Savoia.
A Gaeta il barone Angelo dell’Orso, affascinato
dalla regina, va a combattere per lei e la salva
dalla morte e, sempre a Gaeta, l’ufficiale piemontese Eugenio Montaldo s’innamora follemente di Maria Sofia e decide di dare una
svolta al proprio destino.
In un sapiente connubio di realtà storica e
fantasia immaginativa, Mario e Mariella Colonna ricostruiscono gli spensierati soggiorni
della regina nei fasti della Reggia di Caserta
dove, lontano dagli occhi ostili di Maria Teresa,
era libera di cavalcare tra le aiuole fiorite e lo
spettacolo delle fontane. Ai difficili rapporti con
Maria Teresa, matrigna di Francesco II e capace
di influenzarlo non solo nelle scelte politiche,
ma persino nella vita privata, è dedicata una
sensibile indagine. Nondimeno, si dà ampio risalto all’intimo rapporto tra Maria Sofia e la sorella Elisabetta di Baviera, più nota col nome
di Sissi, testimoniato da lettere dense di ricordi
e di confidenze. Meno profonda appare l’intesa
tra i due coniugi, nonostante il crescente affetto
che li tenne uniti prima e dopo la tragica fine
del Regno di Napoli. Una fine alla quale Maria
Sofia non si rassegnò facilmente, battendosi in
prima persona durante l’assedio di Gaeta, dove
la corte si era rifugiata il 6 settembre 1860 nella
speranza di fermare l’esercito sabaudo. Allora
Maria Sofia cercò di incoraggiare i soldati borbonici offrendo loro vivaci coccarde, da lei
stessa confezionate, e visitando i feriti negli
ospedali. Inoltre, per testimoniare la sua solidarietà al popolo meridionale, indossò un costume
calabrese di taglio maschile.
La lettura scorre veloce grazie ad un’attenta
ricerca storica e ad una narrazione appassionante, ricca a volte di eventi e situazioni frutto
di fantasia, come il racconto del miracolo di San
Gennaro che seguì l’incoronazione di Francesco e Maria Sofia nel Duomo di Napoli. Nel
pieno della cerimonia, gli autori ambientano un
gustoso episodio di fantasia: mentre la nera fila
dei magistrati avanza solennemente tra la folla
festante, si leva nell’aria una limpida risata di
Maria Sofia, alla quale fa eco la risata dei fedeli
riuniti in preghiera.
Uno dei messaggi-chiave e forse la sintesi del
romanzo è che anche i sentimenti e le passioni
degli uomini possono cambiare il mondo, non
soltanto i grandi eventi collettivi. Questo è il
tema dominante che Mario e Mariella Colonna
ci fanno conoscere attraverso il continuo intrec-
ciarsi di eventi storici sullo sfondo e di personaggi in primo piano, movimentando la rievocazione del periodo più eroico e controverso
dell’Unità d’Italia, volta a riscoprirne al vivo i
valori lasciati spesso in ombra dalle polemiche
post-unitarie.
Scrivere a quattro mani è sempre difficile e
complicato, ma i due autori Mario e Mariella
Colonna Filippone, marito e moglie da lunghi
anni, uniti nello stesso intento e mossi dalla
stessa curiosità e amore per la scrittura e la storia, sono qui riusciti a rendere efficacemente
uno spaccato di storia che la storiografia ufficiale mantiene costantemente in ombra.
Mario Colonna, giurista impegnato da anni
per l’Europa federalista, appassionato di storia,
d’arte e bibliofilo, si è lasciato coinvolgere
nell’attività letteraria di Mariella Filippone Colonna, impegnata da anni nella sperimentazione
di nuove forme espressive e nella scoperta degli
universi della parola, che al proprio attivo ha un
Prix Italia Rai nel 1979 e il Premio Teatro Sacro
a Lucca nell’86 con la “Follia di Giovanni” di
cui è coautrice con Paola Gaglianone.
Marco di Mauro
L A FOTOGRAFIA SECONDO S TANLEY K UBRICK
Nel 1945, a soli 17 anni, Stanley Kubrick venne assunto come fotoreporter
dalla rivista americana “Look”. Una passione intensa ma breve, che il futuro
regista bruciò in appena un quinquennio. Un talento giovanissimo ma già in
grado di documentare con perspicacia l’America dell’immediato dopoguerra,
attraverso le storie di celebri personaggi come il pugile Rocky Graziano, l’attore Montgomery Clift o la vita quotidiana dei jazzisti newyorchesi. A ripercorrere questo itinerario artistico dell’autore di “Shining” è una la mostra
“Stanley Kubrick, visioni e finzioni: 1945-1950, cinque anni da grande fotografo”, ospitata dal 7 maggio al 24 luglio a Reggio Emilia a Palazzo Magnani. In tutto, 130 fotografie provenienti dalla Library of Congress di
Washington e dal Museum of the City of New York, dove si stima che ci siano
ancora oltre 20mila negativi sconosciuti di Kubrick.
La prima fotografia venne pubblicata il 26 giugno 1945: ritraeva un edicolante affranto per la morte del presidente Roosevelt. Un’immagine che affascinò a tal punto gli editors di “Look” da spingerli a offrire al fotografo
dilettante la possibilità di entrare nello staff della rivista come fotoreporter.
Nel capoluogo emiliano per la prima volta, verranno presentate le serie complete dedicate al giovane Montgomery Clift, colto nel suo appartamento, e del
pugile Rocky Graziano, dedicata al suo legame con l’Italia. Scatti in cui Kubrick già mostra un taglio e atmosfere già cinematografiche. Una esibizione
di italianità, quella di Graziano, che sarebbe poi stata punto di riferimento
Registrazione Tribunale di Roma
n. 599 del 29/11/1996
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VALTER LAVITOLA
REDAZIONE DI ROMA
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anche per “Toro scatenato” di Martin Scorsese. Fra le sezioni, anche una dedicata al viaggio in Portogallo, che racconta il viaggio in terra lusitana di due
americani nell’immediato dopoguerra, e “Crimini”, che testimonia l’arresto
di due malviventi seguendo i movimenti dei poliziotti, le loro strategie, le loro
furbizie, fino all’avvenuta cattura. Senza dimenticare le vicende dei piccoli
shoe-shine, i lustrascarpe che si trovavano agli angoli delle strade di New
York o il variegato mondo degli artisti del circo.
Ma nei suoi scatti giovanili Kubrick mostra anche un’innata capacità “mimetica”: il metodo Look era infatti caratterizzato da una narrazione a episodi
che non incontrava il gradimento dei più importanti fotogiornalisti. I responsabili della rivista volevano che il soggetto fosse seguito costantemente, che
venisse fotografato in tutto ciò che faceva. Questo stile invadente esercitava
un grande fascino su Kubrick al quale piaceva creare delle storie partendo
proprio da quelle foto. Per ottenere dai personaggi delle pose che fossero più
naturali possibili, Kubrick metteva in atto una serie di stratagemmi per passare inosservato. Uno di questi consisteva nel nascondere il cavo della macchina fotografica sotto la manica della giacca e nell’azionare l’otturatore
con un interruttore nascosto nel palmo della mano. Negli interni cercava di
sfruttare il più possibile la luce naturale agendo opportunamente sul tempo
di esposizione e sull’apertura del diaframma. Uno spiccato senso estetico
che avrebbe fatto parte della cifra della sua produzione cinematografica.
EDITRICE
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edizione chiusa alle ore 23,45
All’Opera l’eccellenza
di Giuseppe Picone
Dopo tanti consensi in tutto il mondo, torna
l’eccellenza italiana della danza, l’etoile Giuseppe Picone, sul palcoscenico del Teatro
dell’Opera di Roma, dopo due anni di assenza.
L’appuntamento è questa sera (con repliche il
4/6/7/8 maggio) alle ore 20,30 con Trittico Bejart, Balanchine, Robbins “Tchaikowsky pdd
in the night”. Il balletto, ambientato in un café
alla moda della Parigi del Secondo Impero, accoglie in sé un’ampia varietà di danze (dal can
can alla quadriglia) giustificate dalla presenza
di personaggi appartenenti a diverse classi sociali. Il Teatro dell’Opera di Roma ospitò il
balletto nel 1980 nella versione coreografata
da M. Béjart ed interpretata dalla compagnia
da lui diretta, Ballet du XXèmè Siècle.
Quando nel 1953 negli archivi del Teatro
Bols’oj si scoprì una parte di musica composta
da Cajkovskij per il terzo atto de “Il lago dei
Cigni”, e mai pubblicata con il resto della partitura originale George Balanchine, chiese ed
ottenne il permesso di usarla per una propria
coreografia destinata agli interpreti del New
York City Ballet (1960).
È stato seguito in teatro nella stagione
1980/81 da due interpreti di levatura internazionale quali Elisabetta Terabust e Peter
Schaufuss e successivamente al Teatro Brancaccio nel 1987 da Stefania Minardo e Raffaele Paganini. In the night, balletto in quattro
movimenti di Robbins, debutta a New York il
29 gennaio 1970 allo State Theatre con il New
York City Ballet. I sublimi Notturni di Chopin
cullano tre coppie di giovani dalle relazioni
molto contrastate tra di loro. “Straniero in patria, ma partenopeo nel cuore per affetti e appartenenza”. Giuseppe Picone, astro della
danza cresciuto al San Carlo di Napoli e portato alla ribalta da Carla Fracci e Beppe Menegatti per il ruolo del piccolo Nijinsky a soli 12
anni, ha ricevuto premi come Anita Bucchi nel
2005/2006, Premio Internazionale Apulia Arte
2008, Premio Mozart Box 2008.
Lady Diana, quando aveva 17 anni, lo volle
incontrare a tutti i costi vedendolo ballare in
“Romeo e Giulietta” a Londra, affascinata
dalla sua eleganza in palcoscenico. La danza è
considerata una cenerentola in cerca del suo
principe azzurro e Giuseppe Picone è proprio
il principe per antonomasia, un nobile in cerca
della sua amata che quando le è “lontana la fa
soffrire”.
L’etoile del Teatro dell’Opera di Roma, nato
in Campania e cresciuto alla corte dei grandi
coreografi, incarna universalmente la nobile
figura del ballerino in cerca della sua cenerentola (Pierre Lacotte lo portò a soli sedici anni
in Francia per un contratto da solista, Vasiliev
per cui ballò al Gran Gala in suo onore al New
York City Center). New York, tappa importante della sua carriera, lo ha costretto a fare
una scelta tra la sua crescita personale e il bisogno di punti di riferimento affettivi. La scelta
è caduta su l’Opera di Vienna, unico etoile in
quell’occasione ad essere ospitato nel Concerto di Capodanno del 2005.
CULTURA
Martedì
3 maggio 2011
SPETTACOLI
7
La carrozza non è diventata zucca, l’abito da sposa non si è trasformato in stracci e tutti vissero felici e contenti
E giubilo sia in tutto il Regno! Doveva essere un matrimonio da favola,
quello di William e Kate, e così è stato.
Nella storica abbazia di Westmister,
dove si sposò e diventò regina sua
nonna, dove sua madre Diana ha ricevuto l’ultimo saluto e dove lui stesso
sarà incoronato re, William Arthur Philip
Louis di Windsor ha preso in sposa Catherine Elisabeth Middleton, meglio conosciuta semplicemente come Kate. La
tradizione è stata rispettata quando il futuro re ha promesso di amare, confortare
e onorare la sua donna nella buona e
nella cattiva sorte, in ricchezza e in povertà (e qui viene da fare una bella risata!).
Ma il protocollo non è stato seguito
fino in fondo, quando il principe è stato
raggiunto all’altare dalla sua futura moglie ha rotto il silenzio che si impone in
questa circostanza e si è lasciato sfuggire
un “I love you, you look beautiful” (ti
amo, sei bellissima). Mai un erede al
trono aveva osato salutare la promessa
sposa con un linguaggio così schietto,
frutto di un amore tra ragazzi, portato
avanti con coerenza per otto anni.
E a Kate questa volta non si poteva
proprio dire nulla, lei bellissima lo era
davvero, in un abito bianco disegnato da
Sarah Burton, direttore creativo di Alexander McQueen, stilista inglese suicidatosi poco più di un anno fa. L’abito da
sposa aveva poco, o forse nulla, di
McQueen, tanto che potrebbe aver fatto
rivoltare nella tomba il designer conosciuto per la sua eccentricità e il suo
genio visionario; era piuttosto un abito
alla Grace Kelly. Romantico senza essere eccessivamente lezioso, con un corsetto a cuore in stile vittoriano che
rendeva giustizia al vitino da vespa della
Middleton; le braccia e le spalle coperte
da merletto irlandese e pizzo Chantilly,
la sottana che si apre come un fiore e
uno strascico abbastanza moderato di
“soli” 3 metri, niente a che vedere con
gli 8 di Lady Diana. In più la sposa
“commoner” d’Inghilterra ha scelto un
velo minimal che le copre il viso fino
all’ingresso nell’abbazia, trattenuto da
WILLIAM E KATE
Matrimonio da copione
una tiara di Cartier a disegno floreale
prestata dalla regina, che la ebbe in dono
dai genitori per i suoi 18 anni, e che suo
padre Giorgio VI, il sovrano balbuziente
del “Discorso del re”, aveva regalato alla
moglie. Al seguito dei due sposini, un
vero e proprio esercito di personaggi,
perfetti per una fiaba moderna. C’era
Harry, fratello di William e suo testimone, in uniforme blu e un fare decisamente sgraziato; della cerimonia
sembrava importargli poco o nulla, era
molto più interessato alle curve della sorella sexy di Kate, Philippa “Pippa”
Middleton, e al post-cerimonia quando
avrebbe avuto tutta la libertà di sbronzarsi senza pudore. C’era, ovviamente,
la “queen” Elisabetta con il suo tailleur
giallo canarino, tanto sveglia quanto
muta e immobile durante l’inno inglese
che chiede al buon dio di benedirla; subito dietro l’annoiata regina l’ombra del
marito, il principe Filippo.
Il principe Carlo e la moglie Camilla,
che mai come nessun altro avrà sentito il
peso del fantasma della bellissima Lady
D. James Middleton, padre della sposa,
in tight e cilindro, e Carole Middleton,
madre, impeccabile e perfetta anche
mentre parlava con la regina a fine cerimonia.Presenti anche il resto della prole
reale: la principessa Anna, il principe
Edoardo e Andrea, Duca di York, con le
figlie Eugenia e Beatrice. Le ragazze, figlie anche della non invitata Sarah Ferguson, erano truccate pesantemente,
avevano stuprato un abito di Vivienne
Westwood e un Valentino Couture e se
ne andavano in giro con cappellini un
po’ troppo eccessivi persino per il Paese
famoso per le stravaganze che le grandi
dame si mettono sulla testa; tanto da
voler far intervenire Carla Cozzi ed
Enzo Miccio e fargli gridare ad alta
voce: “Ma come ti vesti?”.
Scene da matrimonio quando William
mette la fede al dito di Kate con qualche
difficoltà, tanto che vengono alla mente
i beceri e rozzi Ivano e Jessika di
“Viaggi di nozze” di Verdone.
Una volta che l’arcivescovo di Canterbury ha dichiarato William e Kate
“man and wife”, gli sposi hanno sfilato
davanti a 1900 invitati, tra capi di Stato,
teste coronate, leader del mondo politico
e vip. C’erano il premier David Cameron e la moglie Samantha che ha osato
presentarsi senza cappello, probabilmente nessuno le ha suggerito che la comodità, a volte, rende sciatti. C’era la
coppia glamour Beckham, bellissimi e
supercool, ma non esonerati dalle critiche. David per aver indossato sul tight
Ralph Lauren la decorazione dell’Obe
sul lato sbagliato del bavero; lei, “sua
anoressia” Victoria, fatta della materia di
cui sono fatti gli dèi, eppure in attesa del
quarto figlio, ha portato nell’abbazia di
Westmister le sue 4 ossa vestite con un
abito blu (troppo scuro per i criticoni)
della sua collezione e un carinissimo
cappellino firmato Philip Treacy appeso
sulla testa. C’era l’altra coppia, visibilmente ingrassata, composta da Elton
John con il marito David Furnish, genitori da poco, che i nostri vescovi di certo
non avrebbero mai fatto entrare in
chiesa; e poi regine e principesse di
Paesi arabi.
C’era la carrozza, la stessa che ha portato a Buckingham Palace Diana e Carlo
dopo il loro matrimonio; c’era la folla
impazzita e gente che era lì da due giorni
e due notti pur di avere il posto in prima
fila. C’è stato il bacio sul balcone del palazzo reale, breve, da 1,8 secondi; troppo
riservati i due sposi per scambiarsi effusioni davanti a 2 miliardi di spettatori.
Doveva essere un matrimonio da favola e lo è stato, la carrozza non è diventata zucca, l’abito da sposa non si è
trasformato in stracci e tutti, come da copione, vissero felici e contenti.
Ma è stata una bambina di tre anni, la
damigella Grace Van Cutsen, a esprimere tutto il dissenso per questo circo.
La bimba, visibilmente irritata da tutto
quel delirio, entrerà nella storia dopo essere stata immortalata al fianco di William e Kate durante il loro fatidico bacio
sul balcone di Buckingham Palace mentre, con lo sguardo imbronciato, si tappava le orecchie per coprire il rumore
assordante causato dalla folla impazzita
e dagli aerei che svettavano in aria per
festeggiare il matrimonio del secolo.
E giubilo sia in tutto il Regno!
Andrea Bandiera
Libri, “Penelope non ne può più” A Roma un reading sul terrorismo
A chi somiglierebbe la Penelope di Ulisse se
vivesse ai giorni nostri? A tutte le donne naturalmente! Certe storie semplicemente si ripetono come quella che capita a Stèphanie,
paziente protagonista di “Penelope non ne può
più. Il romanzo per tutte le donne stufe di aspettare l’uomo che dice di amarle” della parigina
Lisa Klimt (Sonzogno, 235 pagine, 18 euro),
anche lei vittima della “maledizione di Penelope” attraverso i secoli. La nostra francesina in fondo
ha tutto quello che serve nella vita:
è attraente, ha un lavoro in una
prestigiosa casa editrice, un appartamento nel centro di Parigi e
tante amiche che non l’abbandonano. E persino una “sposa modello” che attende risoluta, come
Penelope, il ritorno del suo Ulisse.
Che cosa è cambiato rispetto ai
tempi di Omero? Invece di disfare
la tela, Stéphanie gioca con il telecomando, mentre il suo malandrino Ulisse, fotografo di modelle, va in giro per il mondo
impunito. E aspetta che lui si faccia vivo, in
compagnia dell’“amato odiato” cagnetto Telemaco, che il fedifrago le ha regalato per il loro
anniversario. Poi, forse, complice Zeus in persona, succede l’imprevisto e incontra un uomo
a metà tra Brad Pitt e George Clooney. L’incontro muterà il destino di Stéphanie, trasfor-
mandola nella vendicatrice di tutte le Penelopi
passate e presenti.
“Toutes des Pénélopes!”, il titolo in francese
in originale, racconta con leggerezza e ironia
le infinite attese delle donne di fronte a una tela
(o tele?) interminabile, di uomini vuoti come
la loro assenza, di giovani donne che non
hanno la forza di disfare la realtà e di ribellarsi
ai tradimenti dei loro uomini perché convinte di essere colpite,
come la maggior parte delle
donne, sua madre compresa, dalla
“maledizione di Penelope”, rifugiandosi nel comodo ruolo di
donna tradita, trascurata, perché
l’amore per Ulisse viene prima di
tutto.
Ma proprio quel mondo impregnato di miti e mitologia, la porterà lontano da tutto ciò che è
incomprensibile, inaccettabile,
inammissibile, fino a comprendere
che il tempi dell’attesa sono terminati e tutte
possono trasformarsi da Penelope a Psiche se
ci si imbatte nell’amore vero. La bravura di
Lisa Klimt è aver reso una storia tutto sommato
normale, leggera giocando sulla mitologia, trasformandola in una storia universale, rendendo
tutte le lettrici che si riconoscono nella tela…
“Toutes des Pénélopes!”.
Maria Grazia d’Errico
Domenica prossima, alle ore 21, in occasione della “Giornata nazionale della memoria delle vittime di stragi e terrorismo” che
ricorrerà il prossimo lunedì, si svolgerà, nel
leatro Lo Spazio di Roma, un reading teatrale tratto dal libro “Il terrorismo” (Mursia),
di Antonella Colonna Vilasi, saggio che indaga le motivazioni, gli interessi e i metodi
d’azione dei gruppi armati e terroristici degli
anni Sessanta e Settanta, inserendoli nel contesto sociale e storico in cui si sono sviluppati ed esaminando il fenomeno del
terrorismo anche alla luce di analoghi movimenti internazionali. Interverranno la giornalista Paola Aspri e l’attore Alex Pascoli
con la direzione artistica e l’introduzione di
Daniele Poto (giornalista). Paola Aspri, giornalista di spettacolo, la sua curiosità anche
per argomenti che non tratta, la memoria di
fatti che ancora oggi pesano sulla coscienza
italiana, può indurre chi si occupa di informazione a parlarne sotto forma di reading e
ad essere per una sera, una voce importante,
come antidoto a fenomeni che potrebbero riproporsi. La spettacolarizzazione della strategia della tensione attraverso un reading è
un motivo che si sposa alla perfezione con
la comunicazione verbale di una giornalista
che si occupa di spettacolo. Per evitare che
fenomeni del genere si ripetano negli anni a
venire, l’unico modo è parlarne e attraverso
un reading si esorcizza il dramma degli
eventi trascorsi, evitando le colpe del passato. Alex Pascoli, con le sue molteplici
esperienze artistiche nei settori del cinema,
del teatro, delle fiction televise e dei cortometraggi, completerà l’interpretazione giornalistica di Paola Aspri.
Dalla strategia della tensione agli anni di
piombo, “Il terrorismo” affronta un’analisi
rigorosa delle cause e delle conseguenze
della lotta armata di sinistra e di destra in Italia. Nella prima parte del saggio Antonella
Colonna Vilasi, autrice di numerose opere su
tematiche criminologico-forensi, esamina i
principali episodi di stragismo che si sono
succeduti dal dicembre 1969 (Piazza Fontana) all’agosto 1980 (Stazione di Bologna);
la seconda parte del testo è invece dedicata a
passare in rassegna i gruppi dell’eversione
rossa: dalle più note Brigate Rosse e Prima
Linea fino ai gruppi minori che contribuivano a formare quella galassia, tra cui Nuclei
armati proletari; l’ultima parte è invece dedicata all’eversione nera del Golpe borghese e
dei Nar. Benché il contesto attuale sia diverso da quello in cui si collocano gli eventi
trattati ne “Il terrorismo”, il volume affronta
una serie di tematiche di grande attualità, ripercorrendo anche il complesso percorso di
consolidamento delle istituzioni democratiche del nostro Paese. Il reading è organizzato
con il contributo di “Libera. Associazioni,
nomi e numeri contro le mafie”.