sommario

Transcript

sommario
il
pianetaterra
il
periodico fondato da Ciro Vigorito
pianeta terra
Mensile di informazione e cultura
dell’Ambiente, dell’Energia, delle Fonti Rinnovabili
e della qualità della vita
Comitato di Redazione
Simone Togni, Peppe Iannicelli, Stefania Abbondandolo,
Ciro Annunziato, Arturo Cocco
Direttore responsabile
Peppe Iannicelli
Hanno collaborato a questo numero
Davide Astiaso Garcia, Idalaura Cappiello, Giampiero
Castellotti, Domenico Coduto, Felice D’Agostini, Sergio
Ferraris, Eugenio Marotta, Silvia Martone, Luciano Pirazzi,
Antonio Jr Ruggiero, Agnese Russo, Concetta Voto
www.ilpianetaterra.it
[email protected]
Registrazione n. 66 del 5 giugno 2003
presso il Tribunale di Napoli
Proprietario del Periodico
gps srl Gruppo Problem Solving
n° ROC 111
Coordinamento e realizzazione editoriale
mixassociati srl
Progetto grafico
effeci
Stampa
Arti Grafiche Cecom srl
Bracigliano (Sa)
La carta utilizzata per questo numero
non è la consueta per la mancata fornitura
causa avverse condizioni meteo
Per la pubblicità sulla rivista contattate
mixassociati srl
via G. Calandriello, 1 • 82100 Benevento
telefono e fax 0824.310933
e-mail [email protected]
Delle opinioni manifestate sugli scritti o siglati sono
responsabili i singoli Autori dei quali il Comitato di
Redazione intende rispettare la piena libertà di giudizio. La
collaborazione alla rivista è aperta a tutti gli interessati,
tuttavia è compito della Redazione definire i contenuti
di ciascun numero, la scelta degli articoli e il tempo di
pubblicazione. La riproduzione, anche parziale degli scritti
e dei grafici pubblicati su “il pianeta terra” è consentita
previa autorizzazione e citando ovviamente la fonte.
r
tto serra pe
e
ff
e
’
l
e
rr
u
Rid
ali
astrofi glob
t
a
c
e
l
re
ra
scongiu
sommario
Anno VIII • febbraio 2012 • n. 5
3
Editoriale
Peppe Iannicelli
Gamesa: a favore di vento!
Concetta Voto
5
Alfonso Iaccarino: «l’energia è la molla che fa girare il mondo»
Eugenio Marotta
35 anni di ambientalismo all’italiana
Felice D’Agostini
8
12
16
La Terra scotta!
Sergio Ferraris
Agroenergia. Il gas che sottrae cibo
Giampiero Castellotti
21
25
Policoltura, nostalgia dei tempi antichi o innovazione ecosostenibile?
Idalaura Cappiello
Energia Pulita > Newsletter ANEV
Corsi di formazione Anev-Uil 2012 • Premio giornalistico “Energia del
vento”, il bando • Tuteliamo l’ambiente assicurando sviluppo e occupazione
• Servono certezze delle regole e meno burocrazia • Calendario eventi
38
Vento e pale amiche degli uccelli
Davide Astiaso Garcia_Silvia Martone
43
Vento di mare
Luciano Pirazzi
Ecobuilding: dall’Enea una risposta alle difficoltà delle imprese
Agnese Russo
Il vento della musica e dell’arte
Domenico Coduto
55
51
editoriale
Tornare alla Terra per scongiurare la fine del Mondo.
È tempo di umiltà. È tempo di tornare alla Terra.
La crisi finanziaria globale ha evidenziato tutti i limiti economici, sociali,
persino etici di un dissennato modello di sviluppo insostenibile. Lo sfruttamento inconsulto delle risorse planetarie, l’urbanizzazione selvaggia, la
standardizzazione colturale hanno condotto in poche generazioni il Pianeta
Terra sull’orlo della catastrofe.
E non abbiamo certo bisogno dell’ennesimo Nostradamus o della folkloristica interpretazione del calendario Maya per comprendere che, se non
s’inverte la rotta, il salto nel burrone sarà inevitabile.
La parola crisi ha assunto un significato contemporaneo ben diverso
dalla sua matrice ellenica: krinomai! Significa valutare, discernere, selezionare, scegliere. Il tempo della crisi, Pianeta Terra lo afferma con totale convinzione, è il tempo delle scelte consapevoli ed ecosostenibili. Un imperativo categorico che coniughiamo, in questo numero, con una serie di casi e
personaggi esemplari.
Lo chef stellato Alfonso Iaccarino ci presenta il vento come suo prezioso
alleato, inchieste e servizi si soffermano sul riscaldamento globale e la mutata funzione dei poderi sempre meno utilizzati per produrre cibo. Riflettori puntati sull’off-shore eolico, sulla complessa storia dell’ambientalismo
all’italiana, sulla nuova iniziativa Anev-Legambiente: l’osservatorio eolico
ed avifauna.
Aziende, laboratori ed ambientalisti moderni non sono in contrasto. Al
contrario, sono impegnati nella ricerca scientifica e tecnologica per salvare
il pianeta e produrre l’energia pulita necessaria a farlo funzionare in modo
equo e solidale. Con umiltà, appunto.
Ripartendo cioè, questa volta attingiamo dal latino humus, dalla Terra,
dalle nostre radici, dal rispetto delle stagioni e dei cicli della vita, dall’armonia cosmica.
Il ritorno alla Terra è l’unico modo per arrivare al futuro; sia con la zappa, troppe ne sono finite al chiodo negli ultimi decenni, sia con l’hi-tech.
Peppe Iannicelli
Direttore de “il Pianeta Terra”
il
4
pianeta terra
il
pianeta terra
Concetta Voto
Gamesa: a favore di vento!
“Quando soffiano venti di cambiamenti c’è chi costruisce
muri e chi pale eoliche”. Questo è lo spirito che anima le
attività di Gamesa, secondo costruttore mondiale
di aerogeneratori, che opera in Italia dal 2000.
Durante i primi anni di attività Gamesa Energia Italia si è occupata di
censire le aree a maggiore potenziale per l’istallazione degli aereogeneratori e di effettuare campagne di misura del vento condotte in sito.
5
il
pianeta terra
Queste operazioni preliminari prevedevano il montaggio di
alcune stazioni anemometriche
che rilevavano con continuità i
principali parametri relativi alla
ventosità, alla temperatura, alla
pressione e alla densità dell’aria.
In questa fase è stata sempre abitudine della Gamesa coinvolgere
al massimo la popolazione e gli
amministratori locali per evitare
e prevenire incompatibilità con il
territorio prescelto.
La fase successiva è stata quella più lunga e delicata, necessitando della partecipazione e l’interazione di numerosi soggetti per
ottimizzare il progetto e valutarne
tutti i possibili impatti sull’ambiente e sulla popolazione.
Le attività di Gamesa coprono
l’intero territorio nazionale, ma si
concentrano principalmente sulle
regioni appenniniche e sulle due
isole maggiori dove da tempo l’azienda ha istallato anche diver-
6
se stazioni anemometriche che
raccolgono continuamente informazioni sul potenziale eoliche di
molti siti.
Per costruire i vari parchi eolici
ha instaurato una fitta rete di collaborazioni con studi di ingegneria, progettisti ambientali, civili ed
elettrici che contribuiscono alla
definizione dei progetti, che passano poi al vaglio delle autorità competenti per ottenere le autorizzazioni necessarie. Gamesa Energia
Italia è tra le poche aziende del
settore ad avere al proprio, interno
un Dipartimento esclusivamente
dedicato a tematiche ambientali.
Inoltre è presente nel Comitato
Direttivo dell’Anev (Associazione
nazionale Energia del Vento) e ha
contribuito alla nascita dell’Associazione nel 2002 in qualità di socio fondatore.
Tra in parchi eolici realizzati in
Italia da Gamesa ricordiamo quello di Florinas, a pochi chilometri
il
da Sassari, dove è stato costruito
il, primo parco eolico italiano con
turbine da 2 MW. La realizzazione del parco eolico di Cocullo, in
provincia dell’Aquila, è terminata
pochi mesi dopo l’entrata in vigore
del protocollo di Kyoto, con grande attenzione allo sviluppo delle
energie rinnovabili e alle tematiche del risparmio energetico. Due
strade, queste, indispensabili per
la riduzione delle emissioni di gas
serra nell’atmosfera responsabili
dell’intensificazione di fenomeni
catastrofici a livello globale.
In Campania, invece, Gamesa ha realizzato il parco eolico di
Durazzano mentre in Basilicata
e precisamente a Brindisi Montagna, in provincia di Potenza, sorge
un parco che copre il fabbisogno di
oltre 25.000 famiglie grazie all’installazione di 21 aerogeneratori.
A Scansano, un comune ubicato
in provincia di Grosseto, è stato
costruito un parco eolico che sia
pianeta terra
per numero di aerogeneratori sia
per potenza installata è ad oggi il
maggiore in Toscana e in tutta l’area centro-nord Italia.
Dopo quindici anni di esperienza nel settore tecnologico e del
vento Gamesa è oggi una società
leader mondiale nella progettazione, produzione, installazione e
manutenzione di aerogeneratori.
Ha raggiunto i 14.000 MW in manutenzione ed è in fase di progettazione con due piattaforme di
sviluppo in Gran Bretagna, oltre
cad aver già installato trenta centri di produzione in Europa, USA,
Cina, India e Brasile.
Gamesa Eolica compie ogni
anno grandi investimenti nell’area della ricerca e dello sviluppo
tecnologico degli aerogeneratori,
rispettando sempre innanzitutto
l’ambiente e le esigenze del territorio su cui va ad installare le proprie turbine eoliche
7
il
pianeta terra
Eugenio Marotta
Alfonso Iaccarino:
«L’energia è la molla che fa
girare il mondo»
In cucina nessuna combustione, tutto “green”.
Il vento aiuta il grande chef a dar sapore ai suoi
squisitissimi piatti
È l’ambasciatore della cucina italiana nel mondo. È stato e continua ad
essere un autentico punto di riferimento per tantissimi chef che spesso si
sono fatti le ossa nel suo ristorante, il “Don Alfonso 1890” a Sant’Agata sui
due Golfi.
8
il
Nella terra di mezzo, tra le sirene della penisola sorrentina ed
il fascino della costiera amalfitana
c’è il paradiso dell’alta ristorazione. Alfonso Iaccarino è il signore
dei fornelli.
Un posto incantevole, un’atmosfera magica, un’accoglienza
unica, una cucina sublime.
Un po’ come i 4 elementi che il
maestro ha imparato a conoscere,
apprezzare, rispettare e valorizzare nel suo lungo e sfavillante percorso professionale.
La cucina del “Don Alfonso” è una tappa imperdibile per
gourmet e gourmande che giungono dai quattro angoli del mondo
per un’esperienza gastronomica
unica nel suo genere.
Gran parte dei suoi “segreti”,
infatti, vengono dalla madre terra.
Gran parte degli ingredienti
che finiscono nei piatti decantati dalle più importanti riviste del
settore provengono dalla tenuta
“Le Peracciole”, a Punta Campanella, con il vento e la brezza del
mare ad accarezzarne i prodotti, il
sole del mezzogiorno a riscaldarli
e l’incantevole panorama dell’isola di Capri a fargli compagnia.
Un’altra oasi che Alfonso Iaccarino ha avuto la capacità di coltivare e promuovere. Tutto per valorizzare le eccellenze.
Il tutto grazie anche all’apporto
e alla capacità professionale della
sua splendida famiglia, la moglie
Livia ed i figli Ernesto e Mario che
hanno intrapreso lo stesso percorso, dividendosi rispettivamente
tra la cucina e la sala.
A voler elencare premi, riconoscimenti consulenze e docenze
che Alfonso Iaccarino ha raccolto
da quando è ai fornelli - da oltre
40 anni, praticamente dall’età di 5
anni - non sarebbe sufficiente un
giornale intero.
Bastino per tutti le recensioni
pianeta terra
del “New York Times”, dell’Herald
Tribune e del “Delice” che lo hanno inserito nella top ten dei migliori ristoranti del mondo, fino ad
arrivare alle stelle della Guida Michelin che da 20 anni brillano sul
Don Alfonso 1890.
E chi meglio del maestro non
poteva avere una profonda conoscenza e un grande feeling con gli
agenti atmosferici in generale?
Elementi indispensabili nello
sviluppo e nella crescita degli alimenti che poi finiscono in cucina.
Che rapporti ha avuto ed ha ancora
oggi con il vento, la pioggia, il sole?
«Di profondo rispetto. La natura
va rispettata sempre. Se non la
violentiamo noi, tutti questi agenti atmosferici sono cose normali
che si ripetono da secoli.
Spesso, purtroppo, è l’uomo che
ne esaspera le conseguenze con i
suoi comportamenti sbagliati».
Che esperienza ha avuto con questi
elementi?
«Beh! viviamo in un Paese straordinario, dove abbiamo le 4 stagioni che ci danno la possibilità di
vivere a pieno tutti gli elementi».
I suoi ricordi d’infanzia, invece. Che
rapporto ha avuto
con vento, acqua e
sole. Si è mai scottato, per esempio?
«Da bambino mi
piaceva
molto
passare giornate
in barca con i pescatori locali e lì
ho vissuto l’esperienza della tempesta in mare, con
folate di vento ed
acqua.
In montagna, invece, ho provato il
9
il
pianeta terra
freddo a meno 27 gradi, a 4mila
metri d’altezza.
Per quanto riguarda le scottature solari, invece, credo che quasi
tutti una volta nella vita abbiano
avuto questo problema con il sole,
soprattutto quando non c’e’ prudenza.
C’è anche da dire che da adolescente, ai miei tempi, non era virile mettersi una crema protettiva…».
Quando pensa all’energia quali cose le
vengono in mente?
«È la molla che fa girare il mondo, per questo va fatta una seria
riflessione a livello mondiale».
Da dove prende la carica d’energia per
una prova impegnativa ai fornelli?
«Dall’adrenalina...».
d
ch
an
N e l m o n d o.
.. e
Quanto conta il vento e quanto influisce nei prodotti della terra?
«Il vento nei prodotti della terra è importantissimo per svariati
motivi, penso all’impollinazione
delle piante, oppure al suo
potere di asciugare e
combattere le muffe. Ed ancora alla
A Sant’Agata e non
sua
capacità
solo. Oggi la cucina di Alfonso
di trasportaIaccarino si trova anche in alcuni posti
re lo iodio
d’elite del pianeta. Da un po’ di tempo, infatti,
marino per
è possibile gustare le sue prelibatezze in Cina e in
aggiungere
Marocco. A Macao, presso l’Hotel Grand Lisboa; ed a
sapore senMarrakech, presso l’Hotel la Mamounia. C’è di più. Da
za aggiunquest’anno, il ristorante “Don Alfonso 1890” ha prestato
gere sale.
la sua consulenza sullo Yacht “Chistina O’”che ha toccato i
Insomma
porti più esclusivi del mondo. I primi di febbraio, invece,
la famiglia Iaccarino sarà ai fornelli dell’Hotel Sukhoè quasi fonthai in Tailandia; ed ancora negli Emirati Arabi al
damentale».
Gourmet Abu Dhabi 2012 - International Master
chef Ernesto Iaccarino in Mezzaluna,
A proposito di
Emirates Palace Abu Dhabi.
vento, le pale eoliche che impressione
le suscitano?
«Grande interesse e fascino, pensare ad un’energia rinnovabile è una cosa bellissima.
10
e in b arc
a
L’uomo, però, dovrebbe fare anche
attenzione a dove posizionare le
pale eoliche, evitando le rotte degli uccelli migratori che vanno tutelati perché importantissimi per
l’intero microsistema: mangiano
gli insetti che altrimenti vanno
combattuti con l’uso della chimica».
Applicherebbe dei pannelli solari sul
suo tetto di casa, o sul suo ristorante?
«Beh, al Don Alfonso siamo andati
oltre».
In che senso?
«10 anni or sono abbiamo iniziato
la progettazione di un ristorante
dove non ci fosse combustione,
tutto funziona elettronicamente e
quindi di un ristorante totalmente
“green”. Oggi stiamo iniziando ad
inserire i pannelli fotovoltaici, per
iniziare a produrre energia pulita,
puntiamo a produrre il 30% del
nostro fabbisogno energetico».
Dal punto di vista dei consumi energetici è una persona sprecona o parsimoniosa?
«No, sprecone no. Diciamo che
sono una persona attenta».
E nel suo lavoro?
«Idem».
Cosa pensa della benzina ricavata dalla canna da zucchero ed altri vegetali?
«Sono una validissima alternativa
al petrolio ed ai gas che sono presenti sul nostro pianeta in modo
limitato».
Quali pensa siano le energie del futuro?
«C’è ancora il mare e le sue correnti da usare per produrre energie rinnovabili»
il
pianeta terra
il Ristorante,
la Cantina,
e l’Azienda.
Alfonso Iaccarino proviene da una
famiglia di albergatori.
Il ristorante “Don Alfonso 1890” nasce nella dipendenza del complesso alberghiero paterno. Alfonso ha
sempre avuto una grande passione
per i vini e la cultura gastronomica.
La grande curiosità lo ha spinto a
studiare i tremila anni di storia del
vino e del cibo del Sud attraverso i
testi dell’antica Università di Portici.
Sarà anche per questo che nel corso
degli anni ha recuperato una cantina
storica che era stata completamente
eliminata e da allora, in un habitat di
tufo e pietra vesuviana, custodisce le
etichette più prestigiose del mondo.
Dopo qualche anno nasce anche l’azienda agricola “Le Peracciole”, che
fa del biologico la sua arma vincente. Da essa, con orgoglio, provengono l’olio extravergine d’oliva, le erbe
officinali, gli ortaggi e la frutta dai colori e profumi difficili da dimenticare
recuperando anche varietà ormai
perse nel tempo.
Dopo incontri con il famoso scienziato americano Angel Keys, padre
della dieta mediterranea, assume la
sua vocazione personale e partecipa alla scoperta della nuova scienza
dell’alimentazione.
Nel 2000 nasce il progetto di ristrutturare il borgo Don Alfonso e da
qualche anno è nato il laboratorio di
ricerca, sono stati completati i lavori
di restauro delle suite; tutto è stato
realizzato da artigiani locali, ogni dettaglio racconta la storia del territorio.
Accanto al Relais Gourmand nasce
così il Relais & Château Don Alfonso
1890.
11
il
pianeta terra
Felice D’Agostini
35 anni di ambientalismo
all’italiana
Seveso, Eternit, Porto Marghera, Augusta.
Tra leggi e disastri ambientali, pretori d’assalto e
petizioni cresce l’impegno ecologico nel nostro Paese.
Se dobbiamo individuare un
anno che funge da spartiacque
nella storia dell’ambientalismo,
non possiamo che tornare al 1976,
un anno chiave nella storia della
tutela dell’ambiente del nostro Paese, non solo per il disastro di Seveso ma anche per la legge Merli,
che viene pubblicata in Gazzetta
Ufficiale appena due mesi prima.
Si tratta della prima legge
importante in materia di tutela
dell’ambiente e a partire da essa
si inizia a parlare di una nuova
branca del diritto, il “diritto ambientale”.
12
Il legislatore stabiliva un’unica disciplina degli scarichi con
un’applicazione rigida e uniforme
di valori limite degli inquinanti.
Per “scarico” s’intendeva ogni versamento di acque reflue, anche a
carattere non permanente, oppure occasionale, pubblico e privato,
diretto o indiretto. Sia sul suolo
che nel sottosuolo, in acque superficiali, sotterranee, in pubblica
fognatura. Lo scarico non autorizzato diventa vietato.
Naturalmente quello era solo
il primo passo, ma fu particolarmente importante per lo sviluppo
il
della legislazione ambientale e
per tante sentenze dei cosiddetti
“pretori d’assalto” che poterono
così iniziare a perseguire gli inquinatori.
Tra il 1976 e il 1980 arrivano
anche le prime denunce sulla situazione sanitaria e ambientale di
Augusta dove 20 anni prima era
sorto uno stabilimento di fertilizzanti e chimica inorganica destinato a trasformarsi rapidamente
nel maggiore polo petrolchimico
d’Europa. L’Italia dei veleni, insomma, non risparmia il Sud, in
nome di quello che viene chiamato “sviluppo”.
In quegli stessi anni, d’altronde, si moltiplicano le segnalazioni
di danni ambientali e sanitari (soprattutto a carico dei lavoratori)
negli altri poli industriali italiani, da Porto Marghera a Taranto,
dall’Acna di Cengio a Gela.
Per mettere al bando l’amianto in Italia bisognerà aspettare il
1992, ma nel 1976 mentre in tutto
il Paese si coprono di lastre di eternit edifici, capanni agricoli e treni,
un documento aziendale della società Eternit mette al corrente i dirigenti della gravità delle malattie
che poteva provocare il contatto
con l’amianto.
I dirigenti pare, sarebbero stati
“choccati” di quello che avevano
letto. Questo almeno emerge dalle
carte del processo che è tutt’ora in
corso a Torino.
Nel processo in corso (siamo
alla quarantaseiesima udienza)
un legale, per conto di una delle
quasi 3.000 parti civili costituite,
ha sostenuto che se l’Europa si è
mossa tardi nell’emanazione della direttiva che bandisce l’amianto
(1983), “lo Stato italiano ha a sua
volta recepito tardivamente quella direttiva vietando l’amianto in
modo assoluto solo nel 1992” e
citando per questo motivo la Pre-
pianeta terra
sidenza del Consiglio come responsabile civile. Come finirà il
processo Eternit, forse il più grande processo per disastro ambientale della storia?
La difesa punta ad allungare
ulteriormente i tempi, confidando nella legge sul processo breve.
Forse, per le vittime dell’amianto,
non ci sarà mai giustizia.
Nel 1978 in Lombardia va in
scena il classico conflitto ambiente-occupazione quando viene approvato il piano del parco
del Ticino che vieta l’escavazione
dell’alveo, la preziosa sabbia del
fiume deve rimanere dov’è. La sua
istituzione era avvenuta
4 anni prima a furor di popolo,
il sasso lo aveva lanciato una raccolta di firme dei cittadini (12.000
in pochi mesi) a cui se ne aggiunsero altre 20.000 quando Italia Nostra fece propria la battaglia.
Nell’estate del 1978 il Wwf attira l’attenzione sulle condizioni
in cui versa il mar Mediterraneo
con la campagna “Il Mare deve vivere”. Organizza una mostra sul
veliero della Marina Militare Amerigo Vespucci, che verrà
ci
Le sfide che
attendono
futuro.
sguardo al
Diamo uno
ro “L’Ilib
l
sezione de
Nell’ultima
ta
n lismo
a - L’ambie
talia divers
, risultati
aese: storia
nel nostro P
rata da
spettive”, cu
e nuove pro
si fanno
, 13 studio
Luca Carra
attuali e
i problemi
il punto de
de.
prossime sfi
tracciano le
co alla
ti
a
im
mento cl
ia
b
m
ca
l
a
D
salute
spreco, dalla
civiltà dello
l futua
d
,
ricoltura
g
a
ll’
a
ri
a
m
dei
ino dei
ggio al dest
ro del paesa
ni.
beni comu
13
il
pianeta terra
“L’Italia diversa” (Edizioni Gribaudo, 240 pagine, 49 euro) di Gabriele Salari, collaboratore di questa testata, mostra - anche per immagini - gli scempi ambientali
che hanno sfregiato il nostro Paese.
Ma non è una fotografia pessimista, quella che viene fuori: perché sono tante, le
storie di chi ce l’ha fatta, a fare la differenza.
Nasce così, quest’avventura illustrata che racconta non solo di disastri, ma di sfide
vinte: dal patrimonio delle aree protette alla crescita del biologico e della rivalutazione del paesaggio rurale, dal rimboschimento alla tutela di quella splendida
culla di biodiversità da difendere che è il nostro Paese.
Un libro da leggere e da sfogliare
Ecco, dunque, la missione del libro: raccontare quanto di buono si è fatto e si fa
per la natura. Dando voce ai veri protagonisti di questa battaglia.
Il lettore è trasportato così in un racconto a più voci, fatto di incontri e interviste
inedite per saperne di più sulle associazioni che con le loro lotte hanno cambiato
il volto e la mentalità dell’Italia, rendendola davvero diversa: da Franco Iseppi,
presidente del Touring Club Italiano, ad Alessandra Mottola Molfino, presidente
nazionale di Italia Nostra. Da Fulco Pratesi, presidente onorario del WWF, a Danilo
Mainardi, presidente onorario della LIPU, e a Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente onorario del FAI.
14
il
visitata da centinaia di migliaia di
persone nel corso di una crociera
in Italia, Francia, Tunisia, Grecia,
Jugoslavia, Malta e Principato di
Monaco.
Nel 1979 viene costituito il Comitato interministeriale per l’ambiente (Cipa), una struttura che
anticipa l’istituzione del Ministero
dell’ambiente, ma ancora è presto: solo nel 1975 era stato istituito il Ministero per i Beni Culturali
e Ambientali.
Nel 1982 vengono fatti diversi
passi avanti sul fronte della legislazione ambientale: l’Italia recepisce la direttiva europea sulla
qualità delle acque di balneazione
e viene approvata la prima normativa per gestire lo smaltimento
dei rifiuti.
Fino ad allora venivano abbandonati senza nessun obbligo per
gli smaltitori, mentre ora i rifiuti vengono classificati in urbani,
speciali, tossici e nocivi.
Viene approvata poi la direttiva
sui rischi di incidenti connessi con
determinate attività industriali
che - ironia della sorte - prenderà
il nome di Direttiva Seveso, ma l’Italia la ratificherà con un ritardo
di 16 anni.
Nel 1985 viene promulgata
la Legge Galasso, la 431/85, che
si fa carico di tutelare il paesaggio. Continua intanto la battaglia
contro le piogge acide, responsabili del deperimento delle foreste
mondiali: viene proposta
una legge per l’eliminazione del
piombo nella
benzina, un
risultato
che verrà
raggiunto
negli anni
successivi
a
livello
europeo.
pianeta terra
Anche grazie a questa legge il
problema delle piogge acide è fortunatamente oggi molto più limitato, almeno in Europa
15
il
pianeta terra
Sergio Ferraris
La Terra scotta!
L’Agenzia Internazionale dell’Energia analizza
l’escalation dei consumi energetici e teme un aumento
di sei gradi della temperatura del pianeta entro
la fine del secolo.
Stupisce due volte, quest’anno,
il World Energy Outlook della Iea,
il principale rapporto mondiale
sull’energia.
Da un lato, a sorpresa, l’Agenzia Internazione dell’Energia apre
all’etica in un settore, quello energetico, poco permeabile a simili
questioni, dedicando all’accesso
all’energia addirittura un rapporto speciale.
I dati di partenza dello Special
Report - Energy for all: financing access for the poor, questo il titolo,
sono sconcertanti.
Nell’epoca della “ricchezza
energetica” dove abbiamo il massimo sfruttamento delle fonti fossili, una forte potenza installata
16
di nucleare e l’inizio dello sfruttamento commerciale delle rinnovabili sono più di 1,3 miliardi le
persone, il 20% della popolazione
mondiale che non hanno accesso
all’elettricità e 2,7 miliardi, il 40%,
non possiedono attrezzature pulite per cucinare il cibo.
«Un accesso moderno alle fonti
energetiche migliorerebbe le loro
vite - si legge nel rapporto - migliorando l’educazione, facilitando il raggiungimento della parità
tra i generi, consentendo la sostenibilità ambientale, prevenendo le
morti premature causate da malattie respiratorie e accelerando
la crescita economica globale e la
prosperità».
il
Se da un lato il costo sociale
di questa privazione è alto, notevole lo è anche quello per fornire
l’accesso universale all’energia,
se considerato in termini assoluti. Secondo l’agenzia, infatti, servirebbero 48 miliardi di dollari
l’anno da qui al 2030, cinque volte
l’investimento di oggi. Sebbene ciò
sembri una cifra enorme dobbiamo considerare che «rappresenta
solo circa il 3% degli investimenti
progettati a livello globale nel settore dell’energia», afferma la Iea.
E per quanto riguarda i timori
d’un incremento dei gas serra dovuto al maggior accesso all’energia il rapporto specifica che: «Non
c’è necessariamente contrasto
tra il raggiungimento dell’accesso
universale all’energia, la sostenibilità climatica e la sicurezza
energetica.
Fornire elettricità a coloro che
ne sono privi incrementerebbe
le emissioni di anidride carbonica solo dello 0,7%, una quantità
equivalente alle emissioni annuali
dello Stato di New York, negli Usa,
ma dando elettricità a una popolazione 50 volte maggiore».
Questo incremento basso delle emissioni non è così strano se
si pensa che l’intensità energetica
della fornitura sarebbe comunque
bassa e che in molte zone rurale
potrebbero essere utilizzati sistemi fotovoltaici per l’illuminazione
e la refrigerazione dei medicinali,
mentre il biogas troverebbe un utilizzo diffuso per la cucina.
«Affrontare
la
questione
dell’accesso a un’energia moderna è di fondamentale importanza se la comunità globale vuole
raggiungere gli obiettivi di sradicamento della povertà e se vuole
accelerare lo sviluppo sociale ed
economico. - afferma Fatih Birol,
capo economista dell’Agenzia internazionale per l’energia. - L’Anno
pianeta terra
internazionale per l’energia sostenibile per tutti delle Nazioni Unite nel
2012 è un’ottima occasione per
concordare una rapida azione collettiva.
L’obiettivo di un accesso universale all’energia moderna entro
il 2030 è realizzabile e ha solo un
piccolo impatto sulla domanda
mondiale di energia e sulle emissioni di carbonio».
Scenari diversi
Sul fronte delle analisi energetiche la Iea prosegue nella posizione adottata da tre anni: quella
dell’allarme sul clima tracciando
tre scenari diversi e puntando il
dito verso la politica.
«La
grande
diversità
dei
nti
risultati
che
ssi insufficie
e
r
g
o
r
P
emergono
da
questi tre sceo ai monari sottolinea il
re l’access
er estende
P
nel 2009
ruolo critico dei
i energetici
erni sistem
globale
d
governi nel deesi a livello
no stati sp
ma ciò
so
ri
lineare il nostro
rdi di dolla
a
ili
m
,1
9
ndo le
ben
futuro energetico,
ente. Seco
ci
ffi
su
è
non
enza una
tramite la definidella Iea «s
i
n
o
zi
ie
ro
p
miliardo
zione e l’impleazione un
piú vigorosa arrà senza elettrimentazione delle
rim
di persone
rzo fatto.
politiche necessaante lo sfo
st
o
n
o
sistemi
cità» n
rie al loro conseriguarda i
to
n
a
u
q
assenPer
cina, la cui
guimento», afferma
cu
i
d
i
rn
e
d
mo
i morti per
il rapporto.
di milioni d
sa
u
ca
è
za
l 2030 2,7
Il primo scenario
lmonari, ne
malattie po
e saranno
è quello “Politiche
persone n
miliardi di
attuali” nel quale si
.
ancora privi
assume l’assenza di
modifiche in tema
di emissioni rispetto al 2011 e che porterebbe a un
aumento di temperatura di più di
6°C entro fine secolo, mentre con
lo scenario “Nuove Politiche” che
ipotizza azioni di contenimento
moderate, e che la Iea giudica il
più realistico sul fronte della rea-
17
il
pianeta terra
st
ni
a
il
G as p
r ot
ag
o
ro per
lizzazione, nel quale al 2100
Età dell’o uesta la
la temperatura aumenteo
rale. Q
gas natu Iea per il metan
rebbe “solo” di 3,5°C, ipoa
ll
b
e
d
re
e
ov be
prevision da nel 2035 d
tesi che se per l’agenzia è
n
one, con
ma
quasi normale fa sudare
del carb n- Ocse.
la cui do
a
ll
e
u
q
ere
i no
freddo i climatologi. Inraggiung nsumi nei paes
ader
o
olo di le
c
i
ru
e
o
d
u
fine la prospettiva più
s
%
l
0
e
n
8
l’
visto
rà
continue nostante sia pre non
virtuosa, lo “Scenario
ia
s
s
u
R
ia
La
, no
l 2035 s bnaturale
450” con il quale l’austratto a
del gas
e
oa
s
n
a
ta
g
e
l
il m
mento sarebbe di 2°C.
% de
te
0
n
2
ta
il
s
o
e
ch
on
il suo
Quindi, e qui c’è la
ionale. N issione di CO2
z
n
e
v
n
o
c
m
iente a
minor e
notizia: per la Iea i camrà suffic
bia una
a
s
n
o
n
biamenti climatici esistoto di
utilizzo
l’aumen
re
e
n
te
no, sono d’origine antropica,
o
con
turaentr
tempera .
sono in atto e ci sono margini
i 2°C
d’intervento.
Per un’istituzione moderata e
poco avvezza negli anni passati a
mettere sul banco degli imputati
i combustibili fossili, come la Iea,
è un passo da gigante. L’agenzia
esclude dalle proprie prospettive
2009 al 15% del 2035, ma secondo
lo “Scenario 450” perché “la porta
gli ambientalisti si tratta di una
sta per chiudersi”.
stima riduttiva.
L’80% delle emissioni allocate
Il Wwf, infatti, stima che nel
al 2035 in questo scenario, infatti,
2050 la percentuale potrebbe essesono già allocate e se non dovesse
re del 100% e attacca anche l’ipoesservi un’azione incisiva si arritesi che si “auspichi” un riscaldaverebbe al 100% nel 2017, con ben
mento globale attestato sui 3,5°C,
18 anni d’anticipo.
mentre riconosce all’Agenzia il
E da questo momento solo rinmerito di aver messo in evidenza il
novabili. Impossibile.
nesso tra clima ed energia fossile.
A ciò bisogna aggiungere che lo
E non è poco
“Scenario Nuove Politiche” prevede un aumento dei consumi energetici al 2035 del 30% allocati al
90% nei paesi non-Ocse, affamati
d’energia e refrattari ad accordi
internazionali di riduzione delle
emissioni.
Eppure anche per la Iea il ritardo nella “non-azione” contro i
cambiamenti climatici non è un
buon affare, visto che gli esperti di
Vienna stimano che per ogni dollaro risparmiato su questo fronte
prima del 2020 se ne dovranno
spendere 4,3 negli anni successivi.
Per quanto riguardale le rinnovabili nella generazione elettrica
si dovrebbe passare dal 3% del
18
il
pianeta terra
19
il
20
pianeta terra
il
pianeta terra
Giampiero Castellotti
Agroenergia.
Il gas che sottrae cibo
I poderi cambiano funzione.
In Piemonte al posto del riso si coltiva la canna di fosso.
Crescono il costo degli affitti ed i pericoli ambientali.
C’è un obiettivo europeo, messo nero su bianco: raggiungere entro il 2020 una produzione di 10%
di biocarburante nel vecchio continente.
Ma c’è anche un pass-partout
italiano: dalla finanziaria 2006, la
produzione e la cessione di energia elettrica da fonti rinnovabili
agroforestali o zootecniche è considerata attività pienamente agricola. E non mancano incentivi a
fondo perduto.
Fattori che stanno contribuendo ad alimentare una rivoluzione
epocale: il suolo agricolo non produce più soltanto cibo, ma anche
energia. Anzi, sempre più energia
e meno cibo.
I terreni stanno cambiando
aspetto. In tutto il mondo. Questione di business. Sempre meno
coltivazioni tradizionali, legate
ad un’agricoltura globalizzata e
in crisi strutturale. E largo a colture destinate alla creazione di
bioenergia, come colza, girasole e
soia, dalla cui spremitura si ricava
biocarburante. O vegetali ricchi di
zuccheri, la cui fermentazione determina analogo processo.
Un esempio? Il Piemonte produce sempre meno riso e più
“arundo donax”, cioè canna di fosso. Serve alle multinazionali chimiche per produrre bioetanolo.
La crescita delle agroenergie è
accompagnata dal boom degli im-
21
il
pianeta terra
La normativa
• Decreto legislativo n. 22 del 5 febbraio 1997 (decreto Ronchi): definizione
di agroenergie;
• Decreto legislativo n. 79 del 16 marzo 1999 (decreto Bersani): modifiche;
• Decisione della Commissione europea 2001/C37/03: aiuti di Stato;
• Decreto legislativo n. 387 del 29 dicembre 2003: norme per lo sviluppo delle
fonti rinnovabili;
• Legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (finanziaria 2007): tracciabilità e rintracciabilità della filiera;
• Legge n. 244 del 24 dicembre 2007 (finanziaria 2008): incentivi alla produzione di energia elettrica;
• Legge n. 99 del 23 luglio 2009 (articolo 42): disposizioni in materia di fonti
per la produzione di energia elettrica;
• Decreto del ministro dello Sviluppo economico del 18 dicembre 2008 (Gaz-
zetta Ufficiale n. 1 del 2 gennaio 2009): modalità per l’incentivazione della
produzione di energia da fonti rinnovabili tramite il meccanismo dei certificati
verdi;
• Decreto legislativo n. 102 del 27 maggio 2005: regolazioni dei mercati agroalimentari;
• Direttiva 2009/28/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile
2009: promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili.
pianti a biogas. Spuntano ormai
come funghi su terreni un tempo
destinati alla produzione di cibo.
Insomma, l’affare biogas diventa il più spregiudicato concorrente
per le coltivazioni alimentari. E le
bioenergie finiscono per mangiarsi
sempre più cibo.
Soltanto nella fertile Lombardia, tanto per rimanere in casa
nostra, sono in funzione ben 117
impianti di biogas (con 134 in programmazione e 64 in istruttoria),
secondo dati della Coldiretti. Con
un indotto che si mangia ettari di
suolo e produzione di cibo.
Terra appartenente all’agricoltura finisce a megaimpianti quasi
sempre legati a soggetti esterni
all’agricoltura e in competizione
con la produzione di alimenti, di
foraggi per gli allevamenti, di cibo
“made in Italy”.
22
C’è tuttavia chi minimizza.
Come Confagricoltura. Rispetto al
conflitto food for fuel per la disponibilità fondiaria, in una nota parla
di “problemi circoscritti a poche
delimitate realtà territoriali” auspicando l’uso di circa un milione
di ettari di terreni a riposo (secondo dati della Rete rurale nazionale), nonché aree non più coltivate
a tabacco e barbabietola sottratte
dalla riforma delle Organizzazioni
comuni di mercato (300 mila ettari negli ultimi vent’anni). Proposte
inserite nel progetto “Il biogas fatto bene”.
È pur vero, però, che l’agroenergia, in molti casi, non è un mezzo per ridurre la quota di energia
fossile o una fonte supplementare
di reddito (secondo le indicazioni
della Pac, la Politica agricola comune), ma un fattore per sottrarre
il
terra agli agricoltori e far lievitare
gli affitti.
Infatti non ci sono solo le coltivazioni più redditizie: i terreni locati diventano una rendita per imprenditori agricoli lacerati da un
comparto che non rende più. Così
affittano e appendono la zappa al
chiodo. E quando non c’è il gas, ci
sono pannelli fotovoltaici che diventano tappeti di silicio su campi
un tempo destinati a produzioni
alimentari.
Appezzamenti non più coltivati
equivalgono a disastri ambientali:
le frane, ad esempio, rappresentano le conseguenze più immediate
degli abbandoni.
Ma gli effetti più drammatici
della corsa alle agroenergie si vivono nel sud del pianeta. Numerose multinazionali, soprattutto europee, per coltivare biocarburanti
stanno conquistando vasti territori africani, sottraendoli agli scopi
alimentari.
Le popolazioni locali, già ai limiti della povertà, si ritrovano
derubate dei mezzi di sussistenza, anche perché le proprietà dei
terreni sono frutto di eredità familiari non certificate da documenti
ufficiali.
Secondo ActionAid, ciò determinerà a breve un aumento di almeno 100 milioni di persone affamate, la lievitazione dei prezzi dei
generi alimentari (a causa della
sottrazione dei suoli alla produzione di cibo) e la mancanza di
terra coltivabile.
C’è di più: se i biocarburanti ridurranno l’inquinamento da
traffico (senza però intervenire
nella riduzione della mobilità), la
riconversione dei terreni e l’abbattimento di foreste per conquistare
terreni provocherà un aumento di
CO2.
Insomma, il rischio di ulteriori
squilibri in nome del business (più
pianeta terra
che dell’ambiente) è davvero concreto. Può dirsi sostenibile un’agricoltura senza agricoltori e dove,
per giunta, la fame si allarga?
Cos’è
l’agroenergia
L’agroenergia è una forma di
energia rinnovabile che si ottiene da produzioni e da materiali
di scarto dei processi agricoli e
forestali.
Il biocarburante (tipo biodiesel e
bioetanolo) è frutto di fermentazione di vegetali ricchi di zuccheri
e della spremitura di specie oleaginose (colza, girasole e soia).
Le biomasse derivano da residui
agricoli e forestali (il legno della
filiera agricola o di boschi), ma
anche da residui di verde urbano, deiezioni animali e processi
lavorativi di industrie alimentari e
legnose.
Le agroenergie, a differenza dei
carburanti fossili (come il carbone e il petrolio), sono definite
“neutre” e “continue” in quanto
non inquinano l’ambiente (non
liberano CO2) e soprattutto non
solo limitate, cioè potranno sempre essere prodotte. Di contro
stanno modificando il panorama
agricolo di molti Paesi del Terzo
Mondo, imponendo coltivazioni
a scopo energetico al posto di
quelle tradizionali, adibite a scopo
alimentare.
23
il
24
pianeta terra
il
pianeta terra
Idalaura Cappiello
Policoltura, nostalgia
dei tempi antichi o innovazione
ecosostenibile?
Si diffonde dalle Marche, una forma alternativa
di produzione a bassissimo impatto ambientale.
L’esperienza di una giovane imprenditrice agricola.
La Policoltura Ma-Pi, da non
confondere con l’agricoltura biologica, è una tecnica di produzione
alternativa a quella dominante.
Si basa principalmente sull’autoriproduzione spontanea dei
semi, che restituisce alle piante
tutto il vigore di quando erano selvatiche, e sul recupero di antiche
ed autoctone varietà di cereali,
ortaggi e legumi, coltivate senza
prodotti chimici di sintesi e in rotazione e consociazione fra di loro
ed in consociazione anche con essenze vegetali (erbe spontanee) ed
arboree (cespugli, alberelli, alberi
da frutto e secolari).
In particolare, nei terreni coltivati, gli alberi da frutto vengono
piantati in file a rete con distanze che possono variare, in base al
tipo di zona climatica, terreno, etc.
da 5 a 10 metri.
La raccolta è tassativamente
manuale, l’aratura è leggera e superficiale. Un altro aspetto importante è quello di non bruciare le
parti non raccolte dei vegetali ma
di lasciarle marcire direttamente
sul campo.
Le prime esperienze positive in
tal senso sono state fatte direttamente dal suo ideatore, Mario Pianesi, il quale, a partire dai primi
anni ‘70, inizia, per problemi di salute, a studiare da autodidatta la
sua dieta, valutando su se stesso
l’effetto dei diversi cibi.
25
il
pianeta terra
Nel 1975, dopo aver iniziato a
coltivare autonomamente cereali,
legumi ed ortaggi senza sostanze
chimiche ed autoriproducendone
spontaneamente i semi, promuove nelle Marche, la sua regione,
l’apertura della prima azienda
biologica italiana, spingendo i
contadini a coltivare in modo naturale piante dimenticate da anni.
Nel 1980 Pianesi fonda l’Associazione UPM “Un Punto Macrobiotico”, divenuta poi Associazione Internazionale, che per statuto
si prefigge “di diffondere senza
distinzione religiosa, politica, sociale e culturale una alimentazione più sana ed equilibrata e una
cultura di rispetto e amore per l’aria, l’acqua, la terra, i vegetali, gli
animali e tutti gli esseri viventi” e
promuove la Policoltura Ma-Pi, le 5
diete Ma-Pi, l’Etichetta Trasparente Pianesiana, abbigliamento, calzature, prodotti per l’abitazione ed
utensili prodotti artigianalmente
con prodotti naturali.
Oggi in Italia si contano oltre
100 realtà macrobiotiche Ma-Pi.
Un recente studio di un gruppo
di ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche, presentata
quest’anno a un convegno internazionale svoltosi a Roma in occasione della Giornata mondiale
dell’alimentazione, promossa dalla FAO, ha evidenziato gli aspetti di sostenibilità ambientale del
modello produttivo e distributivo
UPM.
Lo studio ha messo a confronto
tre sistemi agroalimentari diversi: il modello dominante, i GAS
(Gruppi di Acquisto Solidali) e la
filiera UPM, misurando per ciascuno dei tre il consumo complessivo
di materie prime, sia rinnovabili
che non rinnovabili, necessario
alla nutrizione settimanale di una
persona, collegando ai primi due
modelli una dieta convenzionale
26
il
pianeta terra
e al terzo la dieta Ma-Pi 3, vegetariana.
Ne è risultato un risparmio di
risorse non rinnovabili del 50%
circa per il modello GAS e del 90%
per il modello UPM, mentre per
quelle rinnovabili i GAS consumano addirittura di più e UPM fa
risparmiare circa l’80% con una
drastica riduzione anche delle
emissioni di CO2.
La policoltura Ma-Pi non è
quindi, come potrebbe sembrare,
il frutto di una nostalgia di tempi
arcaici, ma il risultato dell’osservazione attenta degli ecosistemi
naturali.
Come afferma il suo ideatore
«in natura, la biodiversità è normale, come la crescita spontanea di piante diverse sullo stesso
terreno, e la coltivazione agricola
dovrebbe seguire questa “orma”
energetica».
Secondo questo approccio,
dunque, pertanto, il punto di riferimento per ogni gesto in agricoltura deve ritornare a essere la natura, con le sue leggi e logiche: ad
ogni fascia climatica, zona, stagione, etc. corrispondono infatti molteplici habitat “spontanei” (con i
loro vegetali, animali, etc.).
All’agricoltore, e a tutta la comunità territoriale, spetta il dovere ed il diritto di ricercare, studiare
e recuperare questi habitat originali, per salvaguardarli e rispettarli.
Storicamente, la vera cultura
contadina, in qualsiasi parte del
mondo abbia potuto esprimersi
liberamente, ha rappresentato per
secoli un modello di sviluppo realmente eco-compatibile e sostenibile e può ridiventare ancora oggi
un punto di riferimento importante per salvaguardare l’ambiente
che oggi è al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica mondiale e delle istituzioni
27
il
pianeta terra
Letizia (Gardoni) ha 23 anni e vive a Padiglione di Osimo, in provincia di Ancona.
Fin da bambina la sua grande passione è la terra. Con una determinazione veramente rara, dopo gli studi classici si è laureata a pieni voti all’Università Politecnica
delle Marche di Ancona (con una tesi sullo spopolamento degli alveari), ha acquistato un terreno di nove ettari con l’aiuto dei genitori, impiegati pubblici, e si è
lanciata - insieme a loro - nella sfida della policoltura, una forma di agricoltura che
si potrebbe definire “estrema” per la totale messa al bando delle tecniche adottate
nelle coltivazioni intensive tipica delle società industrializzate, a favore di tecniche
tradizionali rivisitate alla luce della moderna scienza agronomica.
Letizia è imprenditrice agricola da due anni e il campo si trova attualmente in fase
di conversione dall’agricoltura intensiva al nuovo sistema; il processo è lungo e
laborioso, ma il campo gode di condizioni favorevoli in quanto isolato, lontano da
strade trafficate e da altre fonti di inquinamento, e vicino a fonti di acqua pura.
L’energia utilizzata al momento è convenzionale, ma quando la conversione sarà
completata sarà dato spazio alle rinnovabili, principalmente il solare.
L’appezzamento di terreno è coltivato per metà a ortaggi: d’inverno, cavolfiori e
verze, carote, insalata, cicoria. L’altra metà è riservata all’erbamedica con funzione
di rotazione colturale, alternando le due superfici.
L’esperienza cocreta di una giovane
imprenditrice agricola marchigiana
È interessante come alcuni aspetti della policoltura, considerati al limite dell’assurdo dall’agronomia “moderna”, rivelino vantaggi inaspettati. «Faccio un esempio
- spiega Letizia - noi non eliminiamo le piante infestanti, è una delle nostre regole.
Quest’anno abbiamo avuto le gelate, ma l’insalata era stata completamente ricoperta da queste piante e quindi si è salvata, mentre gli altri hanno perso tutto».
Infine, Letizia ha impiantato alcuni alberi di mela rosa, una varietà tipica delle zone
appenniniche, con l’obiettivo di valorizzare le specie autoctone del suo territorio.
Il legame con la sua terra è una componente importante del lavoro di Letizia,
che nonostante la giovane età e il grande carico di lavoro si è impegnata nell’associazionismo professionale, diventando delegata regionale Coldiretti dei giovani
agricoltori marchigiani. Le Marche sono la terra d’elezione per la policoltura, perché
il suo fondatore, Mario Pianesi, è marchigiano, e i negozi macrobiotici, che ne commercializzano i prodotti, sono molto numerosi in questa regione.
I prodotti dell’azienda, infatti, vengono commercializzati esclusivamente in questi
tipo di negozi e ristoranti, uniti nell’associazione “Il punto macrobiotico” che promuove la policoltura e l’alimentazione alternativa anche sul piano culturale. Tutti i
prodotti sono dotati dell’etichetta trasparente pianesiana, approvata dal Parlamento
Europeo, con una serie di informazioni dettagliate sulla “storia” dell’alimento.
Ci si chiederà come un’azienda del genere sia economicamente sostenibile in un
contesto economico come quello di un Paese ad alta industrializzazione, come è
(ma ancora per quanto…?) l’Italia.
Risponde Letizia: «È evidente che la conduzione familiare è indispensabile, non
potremmo sostenere costi di manodopera esterna; ciò comporta anche di mantenere una dimensione limitata e una rete distributiva di nicchia, più remunerativa
per i produttori, ma anche garantita, nel senso che noi vendiamo tutto il raccolto
in via preventiva a prezzi concordati e non siamo costretti a subire le oscillazioni di
prezzo del mercato di massa».
28
energia pulita
Newsletter ANEV associazione nazionale energia del vento
febbraio 2012
Corsi di formazione ANEV - UIL 2012
Le opportunità di specializzazione offerte dall’Associazione
aprono interessanti prospettive per i professionisti, gli Enti locali
e le imprese. Il minieolico e l’eolico di base saranno al centro
dell’attenzione nei prossimi mesi dell’attenzione nei prossimi mesi.
Due i corsi di formazione
ANEV - Uil previsti per il 2012.
Si tratta di diverse e proficue
occasioni di crescita professionale, l’una per entrare, l’altra
per specializzarsi ulteriormente,
nel mondo del lavoro e delle
conoscenze legato all’Energia
rinnovabile Eolica.
Prossimo in ordine di tempo
il Corso di formazione ANEV di
secondo livello dedicato al Minieolico, in programma a Roma
per il 15 e 16 marzo 2012.
L’iniziativa, riservata prioritariamente, ma non esclusivamente, a chi ha ottenuto l’atte-
stato di partecipazione al Corso
di formazione ANEV di primo
livello, intende approfondire
tutti gli aspetti di una tecnologia
che offre grandi potenzialità di
espansione nel prossimo futuro.
Per questa occasione sono
previste tre borse di studio per
coloro che non sono ancora
attivi nel mondo del lavoro e
vogliono inserirsi attraverso le
possibilità offerte nell’ambito
delle rinnovabili e dell’eolico
(per candidarsi alle borse di
studio sarà sufficiente fare richiesta inviando una mail: [email protected]).
Durante la prima giornata
docenza gli insegnamenti andranno dalla definizione e distinzione tra mini e micro eolico
alla descrizione delle principali
caratteristiche e soluzioni tecniche, passando per gli aspetti
fondamentali degli impianti
stand-alone e grid-connected,
concludendo con l’analisi della
normativa generale e dei processi autorizzativi.
La seconda giornata del
corso di formazione, invece,
si aprirà con l’analisi delle fasi
dello sviluppo e della realizzazione di un progetto minieolico
Newsletter
B or
se
e proseguirà con la valutazione
di economicità di un impianto,
concludendo la didattica con la
valutazione e l’approfondimento su casi pratici.
Il Corso di Base previsto a
Roma e articolato in quattro
giornate (5 - 8 giugno 2012),
invece, è rivolto a tutti coloro
che si occupano già o si vogliono occupare in futuro di Energia Eolica.
Dal titolo “Eolico di base:
tecnica, normativa, ambiente
ed esperienza sul campo”, questa iniziativa offre l’opportunità
di apprendere tutte le conoscenze di base per chi desidera
operare nel settore e consente
inoltre, a chi ha già conoscenze
nel ramo Eolico, la possibilità di
ampliarle e migliorarle.
L’articolazione del corso
prevede tre giornate di aula
con docenti qualificati, presentazioni ed esercitazioni, più una
visita presso un parco in esercizio attivo con lezione teoricopratica presso la centrale di
controllo e una giornata conclusiva di follow-up di approfondimento a novembre 2012.
Argomenti di analisi saranno: le politiche di sviluppo sostenibile nazionali e internazionali, le procedure, i contratti
e le attività di sviluppo;
l’Eolico fra leggi, regoPer marzo
le, autorizzazioni e
impatto ambientadisponibili tre borse
le; gli strumenti e
di studio.
i metodi per lavoPer informazioni e
rare in un’impresa
richieste consultare il sito
dell’Eolico o per
www.anev.org,
crearne una; le tesezione Formazione,
stimonianze di imprenditori e docenti
o inviare una mail a
di riferimento nel [email protected]
norama italiano; l’evolversi della normativa; le
dinamiche del mercato e le
s
di
t
u d io
prospettive future dei Certificati
Verdi.
A tutti coloro che partecipano a un Corso di Formazione
ANEV sarà offerta l’opportunità di diventare soci individuali
dell’Associazione per un anno e
di poter entrare personalmente,
grazie a delle credenziali apposite per l’accesso al sito web
www.anev.org, nell’area privata
dalla quale poter scaricare materiali didattici e confrontarsi
direttamente con le offerte di
lavoro delle aziende associate
ANEV.
I partecipanti, infine, potranno candidarsi per uno stage
formativo presso l’Associazione
Nazionale Energia del Vanto o
inviare il proprio curriculum vitae da inserire nella specifica
Banca Dati certificata ANEV, per
raggiungere più rapidamente le
migliori aziende del settore.
Per informazioni e iscrizioni
si può contattare la Segreteria
Organizzativa all’indirizzo e-mail
[email protected] e scaricare i programmi completi al
sito www.anev.org, nella sezione formazione.
Di seguito l’elenco dei corsi:
Il Minieolico
Roma, 15 e 16 marzo 2012
Eolico di base
tecnica, normativa, ambiente
ed esperienza sul campo
Roma, 5 - 8 giugno 2012
Newsletter
energia
del
vento
Prima Edizione 2012
o
c
i
t
s
i
l
orna
i
G
o
i
Prem
> il bando
L’ANEV intende promuovere la cultura dell’ambiente attraverso la produzione di energia pulita da fonte rinnovabile eolica,
premiando le opere giornalistiche che meglio hanno
valorizzato questo aspetto e mettendo in luce esempi virtuosi di comunicazione.
La prima edizione di “Energia del Vento”, che rientra nelle attività
legate all’appuntamento del 2012 con la Giornata Mondiale del Vento, premierà quei lavori prodotti tra il 1 maggio 2011 e il 30 aprile
2012, pubblicati su testate italiane locali o nazionali, che si sono
particolarmente distinti per il valore scientifico, culturale e sociale
nel comunicare l’energia eolica, evidenziando la valenza ambientale
della produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, in funzione
del risparmio energetico e della riduzione delle sostanze inquinanti
responsabili del degrado dell’ambiente e dei mutamenti climatici.
Quattro le sezioni in concorso: carta stampata, radio, tv, web; per
ognuna è previsto un premio al primo classificato di duemila Euro.
Inoltre, è presente anche una categoria speciale con il Premio
Under 30 “Ciro Vigorito”, che intende promuovere l’attività dei giovani giornalisti, sui quali poggia la speranza e la responsabilità di
portare nel mondo dell’informazione una maggiore sensibilità nei
confronti della tematica ambientale, dell’energia pulita e dell’eolico.
La giuria sarà composta da autorevoli esponenti del giornalismo
nazionale, tra cui Giuseppe De Tomaso (direttore Gazzetta del Mezzogiorno), Giorgio Mulé (direttore di Panorama), Pierluigi Visci (direttore QN), Mario De Scalzi (vice direttore Tg5), Susanna Petruni (vice
direttore Tg1), Giuseppe Brindisi (caporedattore News Mediaset) e
da esperti nel campo scientifico e dell’eolico, che valuteranno le
opere in concorso che meglio hanno saputo realizzare una corretta
informazione sul tema oggetto del premio.
Il bando del concorso è consultabile nell’area news del sito www.
anev.org. Per informazioni è possibile contattare l’organizzazione al
numero 06.4201470.
Premiare
la corretta
e completa
informazione
sul tema
dell’eolico
il bando su
www.anev.org
Newsletter
ANEV: Tuteliamo l’ambiente assicurando
sviluppo e occupazione
Prosegue la campagna di verità
dell’Associazione per far luce sui falsi miti dell’eolico
Prosegue la campagna di
verità dell’Associazione per far
luce sui falsi miti dell’eolico
L’eolico in Italia è oggi la
tecnologia con i controlli più
avanzati e con le maggiori tutele per l’ambiente, il paesaggio
e la fauna.
A conferma di ciò i Protocolli vincolanti per i propri associati
che l’ANEV ha sottoscritto con
le principali associazioni nazionali e istituzioni (ad esempio:
WWF, Legambiente, Confindustria e Ministero dell’Interno)
che salvaguardano e scongiurano tutti quegli aspetti che troppo spesso sono strumentalizzati o giudicati con leggerezza.
In quest’ottica, inoltre, l’Associazione Nazionale Energia del
Vento ha avviato una campagna
di verità su quelli che sono stati
definiti “falsi miti dell’Eolico”.
Campagna che è stata ripresa e approfondita in più occasioni dalla stampa in varie realtà
locali, come in Molise nel corso
del’ultimo periodo, dove l’Eolico occupa attualmente 1.474
persone tra addetti diretti e indotto e si prevede che questa
soglia possa essere ampiamente superata entro il 2020, arrivando a 2.289 posti di lavoro.
Una tecnologia di produzione da fonte rinnovabile centrale nella strategia di sviluppo
energetico, economico e come
detto occupazionale dell’Italia, che sta trovando anche in
questa regione una sua crescita. Stando ai dati forniti dall’ANEV - Associazione Nazionale
Energia del Vento, gli impianti
eolici occupano oggi in Molise
lo 0,0011% del territorio.
Dal punto di vista paesaggistico e visivo, ad esempio,
l’ANEV ha firmato già nel 2002
con Legambiente e poi anche
con WWF e Greenpeace, un
Protocollo per la realizzazione
di un buon eolico correttamente inserito nel territorio e nel
paesaggio circostante.
Il vincolo fondamentale
imposto da questo protocollo
è della necessaria esclusione
delle aree a particolare pregio o
tutela da quelle idonee a realizzare un parco eolico.
Un’operazione di prevenzione dall’impatto visivo e ambientale che mantiene comunque
la sua logica anche nella valutazione in aree ritenute idonee.
Nello specifico, la minimizzazione degli impatti visivi avviene attraverso attenzioni progettuali quali l’analisi del paesaggio
e delle specificità territoriali, la
valutazione degli impatti visivi
da punti d’interesse con fotosimulazioni, la scelta di diversi
tipi di aerogeneratore secondo
la grandezza più adeguata al
contesto e la definizione della
migliore soluzione cromatica.
Il Protocollo stabilisce inoltre la dismissione totale dell’impianto a fine ciclo di vita, riportando l’area nelle condizioni
originarie.
Dal punto di vista avifaunistico, invece, nonostante i molti
studi che certificano l’impatto
minimo delle pale sui deces-
si di volatili, l’ANEV ha attivato
insieme a Legambiente e con
la collaborazione di Ispra, un
Osservatorio Nazionale per
ampliare le conoscenze scientifiche sul rapporto tra eolico e
avifauna, in modo da rafforzare
le forme di tutela e prevenzione.
Con riferimento alle teorie
secondo cui il settore sia preda degli interessi di criminalità
e mafie, infine, va detto che il
comparto Eolico, nello scenario
italiano, è riuscito più e meglio
di molti altri ambiti a evitare che
gli interessi economici della criminalità potessero inserirsi nel
proprio circuito.
Molte le riprove a testimonianza di ciò. Tra queste, i forti
controlli che le banche fanno,
utilizzando studi legali internazionali, ai quali deve sottostare
l’azienda eolica che opera nel
project financing.
Più che parlare di coinvolgimento, dunque, occorre intervenire sulla tutela da ogni
tentativo d’intromissione da
parte della criminalità, anche
organizzata.
Proprio per questo, l’ANEV
ha sottoscritto il Protocollo di
Legalità predisposto dal Ministero dell’Interno e Confindustria, rendendolo vincolante
per i propri associati, così da
garantire ogni possibile controllo nelle procedure di sviluppo,
costruzione e gestione degli
impianti eolici.
Newsletter
Servono certezza delle regole
e meno burocrazia
Simone Togni, Presidente ANEV,
al Convegno dell’Unione Industriali di Napoli
Fate presto è l’espressione
con cui, in molti ambienti giornalistici e produttivi del Paese,
si cerca di far pressione sui
decisori affinché si adottino
misure concrete contro la crisi
in uno o più settori.
Allo stesso modo, per l’Energia Eolica italiana «riteniamo che i problemi di sistema
vadano affrontati quanto prima da chi ha la possibilità e il
compito di farlo».
A spiegarlo è Simone To-
gni, Presidente dell’Associazione Nazionale Energia del
Vento, presente a Napoli lo
scorso 3 dicembre per il convegno dell’Unione Industriali
dal titolo: “Le fonti rinnovabili,
un’opportunità per le impre-
Newsletter
se - Il progetto di costituzione
dell’Osservatorio euro-mediterraneo”.
«In un contesto di grave
crisi come quello che stiamo
attraversando - secondo il Presidente Togni - bisogna fare
tutto il possibile, in tempi ragionevoli, affinché settori produttivi e vitali per l’Italia come
l’eolico possano trovare la loro
definitiva strategia di sviluppo.
Sostenere l’Energia prodotta
dal Vento.
Infatti, significa puntare su
un comparto pronto a investire dieci miliardi di euro entro
il 2020, con ricadute occupazionali per circa 37.000 nuove
assunzioni - studio occupazionale ANEV-Uil - a fronte dei
30.153 posti di lavoro già esistenti tra diretti e indotto.
Ciò vuol dire andare incontro a quello che l’Europa chiede al nostro Paese in termini di
produzione energetica da fonte rinnovabile e riduzione delle
emissioni di Co2, secondo gli
obiettivi denominati 20-20-20
che l’Italia ha sottoscritto».
Per ottenere questi risultati «è importante assicurare
finalmente stabilità normativa
a questo settore - continua il
Presidente dell’ANEV - vessato
ormai per troppo tempo da incertezza nel sistema d’incentivazione (con i pesanti tagli retroattivi), imposizione di nuove
tasse (come nel caso della Robin Tax) e soprattutto eccessiva lentezza dei procedimenti
burocratici e autorizzativi per la
realizzazione d’impianti eolici.
Problemi che hanno materialmente bloccato il settore da
oltre un anno, soprattutto per
le nuove iniziative in regime di
project financing, che trovano
le banche sempre meno disposte a investire in un ramo
delle rinnovabili potenzialmente proficuo, ma materialmente
poco redditizio a causa di tutti i
problemi che, comunque, potrebbero essere superati.
Occorre, dunque, una stabilità delle norme che regolano l’eolico che permetta di
programmare opere e investimenti senza il rischio di vedere
mutate le condizioni di partenza nel giro di poco tempo».
Tra queste problematiche non quello della legalità,
poiché «il comparto eolico è
riuscito più e meglio di molti
altri a evitare che gli interessi
economici della criminalità
potessero inserirsi nel proprio
circuito.
Molte le riprove a testimonianza di ciò - sottolinea Togni
- come i forti controlli che le
banche fanno, utilizzando studi legali internazionali, ai quali
deve sottostare l’azienda eolica che opera nel project financing.
Inoltre, il 10 maggio del
2010 l’ANEV ha sottoscritto il
Protocollo di legalità promosso da Confindustria e Ministero dell’Interno, con il quale
si aiuta l’imprenditoria sana a
combattere, respingere e denunciare ogni forma di malcostume in tema di legalità
e lavoro nero, promuovendo
la cooperazione con le forze
dell’ordine».
Tracciare un futuro certo
per l’Energia del Vento significa dare certezze in termini
d’investimenti e creare valore
economico per il Paese (si stima tra i 26 e i 37 miliardi en-
tro il 2020), oltre ad assicurare
importanti ricadute occupazionali, soprattutto in quelle aree
del Sud in cui la disoccupazione è un problema gravissimo
da sempre.
Basti pensare che nella
sola Campania, gli attuali occupati dell’eolico sono 4.704 e
per il 2020 si prevede di poter
arrivare quasi a raddoppiare
questa soglia (8.738 tra diretti
e indotto), a condizione che si
scelga di perseguire definitivamente la strada degli obiettivi
europei e si decida di risolvere
una volta per tutte le criticità
come l’instabilità regolatoria e
l’eccesso di burocrazia.
Problemi che, insieme alla
crisi economica, hanno fatto segnare in Campania un
-34,6% di occupati totali in
meno nei primi sei mesi del
2011, rispetto a quelli previsti.
Newsletter
WEB ANEV
Interviste, approfondimenti, materiali informativi, foto, video e segnalazioni, tutto ciò che riguarda il
settore eolico passa anche per la rete e per le moderne forme di comunicazione. Proprio per questo,
l’ANEV ha attivato due specifici canali sul social network Facebook (facebook/anev.italia) e sul social
media You Tube (youtube/ANEVeolico).
Le due iniziative sono un utile e ulteriore mezzo di consultazione dell’attività dell’Associazione e uno
strumento immediato per ottenere informazioni sul mondo dell’eolico. Oltre ai due canali segnalati,
tutte le notizie utili sono disponibili sul sito www.anev.org, dove si possono trovare anche
ricerche, studi, pubblicazioni e materiale stampa.
Social network
e social media
nuove frontiere
per comunicare
l’Energia del Vento
Calendario Eventi
dal 29 febbraio al 1 marzo 2012
2nd Energy Storage - Aci, Active Communications International. Lussemburgo
Info: [email protected]
dal 20 al 22 febbraio 2012
3rd IAEE Asian Conference - “Growing Energy Demand, Energy Security and the
Environment in Asia”; Kyoto, Giappone.
http://eneken.ieej.or.jp/3rd_IAEE_Asia/
15 marzo 2012
RenewableUK Wave & Tidal 2012 - Edinburgo, Scozia.
http://events.renewable-uk.com/events
dal 15 e 16 marzo 2012
Corso di Formazione ANEV: “Il Minieolico”, Roma
www.anev.org
dal 15 e 16 marzo 2012
3rd World Summit for Small Wind WSSW2012. Husum, Germania.
http://www.new-energy.de
Newsletter
dal 16 al 19 aprile 2012
EWEA 2012 - European Wind Energy Association. Copenhagen, Danimarca.
http://www.ewea.org/index.php?id=1934
dal 22 al 24 aprile 2012
5th International Conference of the NAEE - “Energy Technology and Infrastructure for
Sustainable Development”; Abuja, Nigeria.
www.naee.org.ng
dal 3 al 6 giugno 2012
WINDPOWER Conference & Exhibition, AWEA - American Wind Energy Association.
Atlanta, USA.
http://www.windpowerexpo.com/
dal 5 - 8 giugno 2012
Corso di Formazione ANEV: “Eolico di base: tecnica, normativa, ambiente ed esperienza
sul campo”; Roma.
www.anev.org
15 giugno 2012
Giornata Mondiale del Vento - Roma.
www.anev.org
dal 25 al 28 luglio 2012
Clean Energy Week 2012 - Clean Energy Council. Sydney, Australia.
http://www.cleanenergycouncil.org.au
dal 29 al 31 agosto 2012
Brazil Wind Power 2012 - Conference and Exhibition, GWEC, ABBEolica, Groupo Canal
Energia. Rio de Janeiro, Brasile.
http://www.gwec.net/index.php?id=43
dal 16 al 18 ottobre 2012
China Wind Power 2012 - GWEC, CREIA. Beijing, Cina.
http://www.chinawind.org.cn/home.html
dal 22 al 24 ottobre 2012
Windaba 2012 Conference and Exhibition - South African Wind Energy Association (SAWEA).
Cape Town, Sudafrica.
http://www.windaba.co.za/
dal 28 al 30 novembre 2012
Wind Power India 2012 - GWEC - Global Wind Energy Council. Chennai, India
http://www.gwec.net/index.php?id=43
il
pianeta terra
37
il
pianeta terra
Davide Astiaso Garcia_Silvia Martone
Vento e pale
amiche degli uccelli
ANEV e Legambiente aprono l’Osservatorio Nazionale
Eolico e Avifauna. Ricerca scientifica e monitoraggio
territoriale per tutelare la biodiversità e favorire la
produzione d’energia dal vento
38
il
pianeta terra
È nato l’Osservatorio Nazionale su Eolico e Avifauna promosso da ANEV
e Legambiente con la collaborazione di ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, mirato ad ampliare le conoscenze scientifiche sul tema del rapporto tra produzione di energia elettrica da fonte eolica
e avifauna, in modo da rafforzare la tutela ambientale e al tempo stesso
continuare lo sviluppo di impianti eolici sul territorio italiano.
39
il
pianeta terra
È questo l’obiettivo dell’Osservatorio, presentato dal Presidente
di ANEV, Simone Togni e dal responsabile energia di Legambiente, Edoardo Zanchini, nel corso di
un incontro nell’ambito di
Eolica Expo 2011.
Secondo le due
are a
associazioni,
in
u
in
t
n
o
ic
Italia l’energia
Al fine d la promozione
per
ia
eolica svollavorare uzione di energ
d
ge, e svolgeo
in
r
p
a
c
della
onte eoli
f
le
a
rà sempre
n
d
o
c
a
ea
elettric
sì in lin pre più
o
c
di più, un
o
d
n
esta
lta sem
u
is
ruolo deItalia, r
r
i
,
n
e
e
io
europ
dere az
cisivo nelstrategie ante intrapren
un
e
ir
in
r
o
m
la crescita
v
r
fa
dete
tese ad
ee
t
e
n
t
e
e
r
del
contrim
c
a
n
ic
co
o ecolog ostenibile
t
n
e
buto
delle
im
r
inse
mente s ntesti
a
ic
t
fonti
rinnois
g
nei co
paesag
vabili rispethi eolici
c
r
a
p
i
e
d
li in cui
ia
to
alla richier
o
it
r
r
te
ano.
c
sta di energia,
o
ll
o
c
i
s
anche grazie alla
spinta data al settore
dagli obiettivi Comunitari esposti nella strategia Europa
2020 per una crescita intelligente,
sostenibile e socialmente inclusiva in materia di approvvigionamento energetico e lotta ai cambiamenti climatici, a cui l’Italia ha
volontariamente aderito.
Al riguardo, al fine di continuare a lavorare per la promozione della produzione di energia
elettrica da fonte eolica in Italia,
restando così in linea con le strategie europee, risulta sempre più
determinante intraprendere azioni concrete tese a favorire un inserimento ecologicamente e paesaggisticamente sostenibile dei
parchi eolici nei contesti territoriali in cui si collocano.
Difatti l’ANEV ha già dimostrato negli anni di avere particolare
premura per l’ambiente firmando
diversi protocolli, tra cui quello
del 12 giugno 2009 con Legambiente e Greenpeace Per la promo-
40
zione dell’eolico in Italia ed un suo
corretto inserimento nel territorio e nel
paesaggio che ha come obiettivo
prioritario la diffusione dell’eolico
in un’ottica di trasparenza, informazione e minimizzazione degli
impatti potenzialmente connessi
sul territorio e sull’ambiente.
Allo stesso modo, per incentivare la conservazione della biodiversità locale e globale, occorre
analizzare e conseguentemente
minimizzare eventuali impatti
ambientali dovuti alle potenziali
interazioni tra gli impianti eolici e
le popolazioni di avifauna stanziale e migratrice, che rappresentano
in modo indiscusso la componente di biodiversità in cui l’impatto
dell’eolico viene maggiormente
dibattuto.
Sulla base di questa impostazione si strutturerà l’Osservatorio
Nazionale su Eolico e Avifauna,
come ha sottolineato il Presidente
dell’ANEV, Simone Togni: «L’Osservatorio vuole contribuire ad accrescere
la cultura della tutela ambientale, rendendo più efficaci le normative nazionali per le autorizzazioni.
L’eolico oggi in Italia è la tecnologia con i controlli più avanzati e con le
maggiori tutele per l’ambiente, il paesaggio e la fauna.
In tema di salvaguardia della fauna e sviluppo dell’eolico, insomma, ci
sono tutte le condizioni per garantire
la corretta integrazione anche grazie
all’impegno delle aziende coinvolte.
La produzione di energia pulita da
fonte eolica si conferma un settore su
cui puntare sempre più per raggiungere grandi traguardi in termini sviluppo sostenibile e di protezione del
clima».
Nel concreto l’Osservatorio
si occuperà di ampliare le conoscenze scientifiche sul tema per
mettere poi a disposizione studi,
ricerche e metodi di monitoraggio
che contribuiscano a dare un’in-
il
formazione sull’argomento sempre più approfondita e basata su
fondamenti scientifici.
A tal scopo, tra le attività pianificate dai fondatori dell’Osservatorio, Simone Togni ed Edoardo Zanchini, vi è la stesura di un
Protocollo di Monitoraggio che si
propone di indicare una metodologia scientifica da poter utilizzare
sul territorio italiano sia per il monitoraggio degli eventuali impatti
dell’eolico sull’avifauna che per la
realizzazione di interventi tesi a
mitigare e/o compensare tali tipologie di impatto.
Infatti, per garantire una validità scientifica dei dati è necessario fare rilevamenti utilizzando
protocolli standardizzati redatti
ed approvati da personale scientifico.
A tal fine, l’Osservatorio si avvarrà di un Comitato Scientifico,
composto da esperti nazionali
in materia di eolico ed avifauna,
chiamati a mettere a disposizione il loro expertise in materia per
identificare criteri valutativi e protocolli metodologici scientificamente consolidati per il monitoraggio ante operam, post operam
e durante le fasi di cantiere considerando le specie presenti, le caratteristiche dei territori coinvolti
e le tipologie di impianti.
Difatti, come sottolineato da
Birdlife International, autorità di
riferimento sull’avifauna per la
compilazione e l’aggiornamento
della Red List redatta dall’IUCN
(Unione Internazionale per la
Conservazione della Natura), in
un documento firmato congiuntamente con il Consiglio d’Europa,
i potenziali impatti sull’avifauna
dovuti alla presenza di aerogeneratori sono sito, specie e stagione
specifici.
Una volta ultimata l’elaborazione del Protocollo di Monito-
pianeta terra
raggio, l’utilizzo dello stesso comporterà la realizzazione da parte
dell’Osservatorio di un database
di informazioni sul tema eolico avifauna che permetta il confronto nel tempo e nello spazio di dati
quantitativi ottenuti utilizzando
le stesse metodologie di rilevamento.
L’Osservatorio
promuoverà
una strategia di disseminazione di
tutti i risultati ottenuti. A questo
scopo saranno promosse iniziative sul tema, coinvolgendo esperti, aziende, Enti Locali, Regioni e
Ministeri e sarà inoltre dedicato
all’Osservatorio un apposito spazio sul web per una maggiore e
puntuale diffusione dei risultati
delle ricerche, a partire dai lavori
presentati durante l’incontro che
si è tenuto ad Eolica Expo, in cui
alcuni studiosi hanno riportato gli
esiti degli studi e dei monitoraggi
sull’avifauna svolti proprio in parchi eolici italiani
nale
Nazio cuperà
io
r
o
t
si oc
serva
“L’Os e Avifauna oscenze
n
Eolico liare le co a per
m
p
e
t
m
l
a
ne
u
i
d
che s disposizio i
ifi
t
n
i
scie e poi a
d d
r
meto
mette icerche e contribuie
r
e
studi, raggio ch formazion
n
o
’i
monit a dare un mpre più
e
scano omento s sata su
g
a
r
b
’a
ae
sull
ondit cientifici”
f
o
r
p
ap
is
ment
fonda
41
il
42
pianeta terra
il
pianeta terra
Luciano Pirazzi *
Vento di Mare
Nei mari del Nord i numeri sono da record.
L’eolico offshore nel Mediterraneo stenta a prendere
il largo. Le potenzialità tecnologiche e di mercato
sono evidenti, ma le decisioni troppo lente.
* Segretario Scientifico Anev
43
il
pianeta terra
Nonostante il protrarsi della
crisi globale, l’eolico offshore continua a svilupparsi, quasi esclusivamente nel Mare del Nord e Mar
Baltico, con 3.294MW in esercizio
e 5.603MW in costruzione. Altri
17.000MW sono stati autorizzati
e oltre 114.000MW sono programmati. Si tratta quindi di cifre imponenti rilasciate dall’EWEA in
concomitanza con il convegno offshore di Amsterdam.
Allo stato attuale il Regno Unito con 1.586MW detiene la leadership del settore, seguito dalla
Danimarca con 854MW, mentre
Belgio e Germania sono alla pari
con 195MW e precedono la Svezia
che sinora ha realizzato 164MW.
Considerando le installazioni in
corso d’opera si nota che il Regno
Unito si avvia a rafforzare la sua
posizione con ulteriori 4.308MW,
la Germania, successivamente
alla fase di studio e dimostrativa
di aerogeneratori da 5MW e 6MW,
ha in cantiere 833MW, infine anche il Belgio, con 462MW, si colloca
in ottima posizione.
Il quadro di riferimento del
mercato offshore è destinato a
subire profondi cambiamenti
quando i progetti che hanno già
ottenuto il consenso saranno ragionevolmente completati nella
misura dell’80-100%, soprattutto
per l’inserimento della Germania,
Olanda e Irlanda.
In particolare, la Germania,
con ben 8.725MW autorizzati, dovrebbe superare tutti per divenire la prima in graduatoria. Infine,
prendendo in esame le azioni programmate e sommandole a quelle
realizzate, in cantiere e autorizzate, il quadro muta nuovamente
con il Regno Unito che riagguanterebbe di nuovo la leadership con
oltre 48.500MW, lasciando la Germania indietro a quota superiore
a 31.000MW e, ancora più indietro
44
la sorprendente Norvegia e poi la
Spagna, rispettivamente con oltre
11.000MW e 8.000MW.
Complessivamente, se tutti i
progetti autorizzati e programmati venissero realizzati si raggiungerebbe una potenza di poco meno
di 141GW, corrispondente al 50%
in più della potenza eolica totale
alla fine del 2010.
Per quanto attiene all’evoluzione tecnologica gli aspetti di maggior rilievo sono riferiti alla potenza degli aerogeneratori, al numero
utilizzato in una singola centrale,
alla distanza dalla costa e alla
profondità del mare.
Inoltre, le macchine impiegate
sono progettate per l’uso esclusivo
in ambito offshore e non più derivate dalle versioni terrestri adattate alle diverse condizioni operative. Infatti, nell’ambiente marino
l’impianto eolico è sottoposto ad
attacchi di natura chimica e meccanica che non si riscontrano su
terra: corrosione salina, onde e
correnti marine e, talvolta, ghiaccio, che determinano spese non
indifferenti compensate parzialmente dalla maggior risorsa disponibile, dalla minore turbolenza
e dal minore vincolo ambientale,
nonché dalla possibilità dell’effettuazione di trasporti non possibili
in terraferma per le dimensioni
in gioco e dal possibile utilizzo di
macchine bipala per la minor incidenza dell’impatto acustico in
ambito marino.
La sfida tecnologica verso nuovi
traguardi, oltre al miglioramento
delle prestazioni delle macchine
e delle centrali nel loro insieme, e
all’abbattimento dei costi, ancora
troppo elevati, comprende la conquista delle profondità non raggiungibili con le fondazioni attuali
e richiedenti l’uso di altre tecnologie che saranno successivamente
considerate.
il
I costi dell’eolico offshore hanno sinora rappresentato l’ostacolo
maggiore alla sua diffusione, poiché al costo dell’aerogeneratore,
di gran lunga il maggiore rispetto
alle opere infrastrutturali nelle
applicazioni terrestri, nell’ambiente marino le fondazioni e la
connessione alla rete elettrica,
con cavi sottomarini in corrente
continua e ad alta tensione, comportano aggravi di spesa molto
rilevanti e variabili in funzione
della profondità del mare e della
distanza dalla costa.
Nella progettazione degli aerogeneratori si fa largo uso di codici alcuni dei quali recentemente
sono stati ampliati per includere
gli aspetti specifici delle installazioni offshore come le onde incidenti, le correnti marine, i fenomeni idrodinamici e le dinamiche
delle fondazioni della struttura di
supporto.
Trattandosi di codici sofisticati, con il supporto molto limitato
dei dati disponibili per la loro validazione, si evidenzia la necessità
di verificare la loro accuratezza.
Questo è uno degli obiettivi che
vengono perseguiti nell’ambito
del task 30 dell’IEA Wind relativo
all’offshore code comparison.
Per quanto attiene al fondamentale aspetto delle fondazioni
la tipologia prescelta è funzione
quasi esclusiva della profondità
del mare, a cui si aggiungono la
morfologia e le caratteristiche geologiche del fondo marino.
Infatti per basse profondità si
usa soprattutto il monopalo inserito nel fondale marino o le fondazioni a gravità costituite da una
base di calcestruzzo, per le profondità intermedie si usano fondazioni a tripode o a traliccio a quattro
gambe, ma anche a gravità e infine, per elevate profondità, praticamente da 50m in poi, si farà ricor-
pianeta terra
so, attualmente per tali profondità
si è nella fase sperimentale, alle
strutture galleggianti.
L’utilizzo del mare profondo
rappresenta la vera sfida che l’industria eolica sta affrontando sia
sul versante fondazioni sia sulla
connessione alla rete elettrica, in
previsione dell’elevata potenza
che sarà generata a diverse decine
di chilometri dalla costa.
Per aver un’idea di come vengono trattate le tematiche relative
all’offshore nei Paesi dove tale tecnologia è maggiormente in auge è
necessario partire dalla Danimarca, dove l’eolico sia onshore che
offshore, ha iniziato il suo percorso costellato di difficoltà di diverso
grado e natura, per acquisire risultati eclatanti soprattutto nella sfida, tuttora in corso, all’ambiente
marino.
Anche se la tendenza attuale
è di utilizzare turbine eoliche per
applicazioni offshore di potenza
uguale o superiore a 3 megawatt,
l’unica centrale offshore danese
realizzata nel 2010 consta di 90
aerogeneratori da 2,3MW per una
potenza complessiva di 207MW.
Dei 3.802MW, che sono la capacità
eolica totale, 868MW sono installazioni offshore che collocano la
Danimarca nella seconda posizione mondiale.
In totale le centrali eoliche offshore sono 12 a cui nel 2012 se
ne aggiungerà un’altra di 400MW
con 111 macchine Siemens della potenza da 3,6MW e diametro
del rotore di 120m, per un costo
stimato di 1,34 miliardi di euro. La
tariffa incentivante è di 141 euro/
MWh per i primi 20TWh. Energinet.dk, che è un’impresa non
profit appartenente al ministero
dell’Energia e del Clima danese,
sarà responsabile per il finanziamento e costruzione della sottostazione elettrica in mare e della
45
il
pianeta terra
connessione alla rete elettrica sulla terraferma.
Il costo approssimativo dell’offshore danese è 2,68 Meuro/MW,
corrispondente a circa il doppio
delle installazioni in terraferma.
Anche il costo per l’esercizio
e manutenzione della centrale è
nettamente superiore, con valori che nell’offshore salgono del
50%, con differenziazioni legate al
singolo progetto, rispetto a quelli
delle installazioni terrestri, dove
il costo oscilla intorno a 10,7-13,4
euro/MWh.
Nel rapporto Strategy for Offshore Wind Research Development and
Demostration, edito da Megawind,
alla fine del 2010 sono stati individuate tre obiettivi da conseguire
dall’industria e dai centri di ricerca e università entro il 2020 e precisamente:
Le nuove centrali eoliche offshore dovranno produrre approssimativamente il 25% in più di
elettricità per MW installato.
Le spese in conto capitale dovranno ridursi del 40%.
Il costo di gestione e manutenzione per megawatt installato si
dovrà ridurre di circa la metà.
Il Regno Unito con 1.586MW,
come precedentemente accennato, guida la classifica dell’eolico offshore e vanta la maggior centrale
in esercizio con 100 macchine Vestas da 3MW. L’elettricità generata
dall’eolico offshore, corrispondente a 3.042GWh, è aumentata del
75% rispetto all’anno precedente.
Nel corso del 2010 sono stati garantiti altri 32GW, in ambito Round
3, di diritti allo sviluppo offshore
dalla Crown Estate che, aggiunti a
quelli assegnati precedentemente,
portano il totale a 47,1GW.
Correntemente le macchine
operative nei mari del Regno Unito sono 436 che si stima aumenteranno sino a oltre 7.000 entro il
46
il
pianeta terra
2020, conseguentemente al grande contributo energetico richiesto
a tale tecnologia per rispettare i
vincoli comunitari. Il Carbon Trust
ha stimato che l’investimento richiesto ammonterebbe a oltre 84
miliardi di euro.
Diversi progetti di ricerca sono
stati effettuati, mentre altri sono
tuttora in corso. Tra i primi si evidenziano i seguenti:
• Project Nova che si basa sul concetto di un aerogeneratore ad
asse verticale che, in determinate circostanze, produrrebbe un
abbassamento di costo
• Project Helm Wind è stato realizzato da un consorzio d’imprese
e dall’università di Strathclyde
e riguarda lo studio di fattibilità
di un nuovo aerogeneratore specifico per applicazioni offshore.
Anche questo progetto è stato
ultimato nel 2010 e avrebbe la
potenzialità di abbattere di oltre
1/3 i costi della miglior tecnologia del momento.
• Project Deepwater un consorzio
avente come capofila la Blue H
Technologies ha sviluppato un
progetto per installare un aerogeneratore da 5MW su una
piattaforma galleggiante per applicazioni in acque profonde, tra
60m e 100m.
• Condition Monitoring è un progetto dal costo si 5 milioni di
sterline con lo scopo di migliorare l’affidabilità di una centrale eolica offshore attraverso lo
sviluppo di un sistema di monitoraggio in grado di determinare le cause di guasto del sistema e dei singoli componenti.
Il consorzio svilupperà e sperimenterà un sistema innovativo per monitorare le condizioni e prestazioni delle
macchine e in grado di prevedere le necessità di manutenzioni
future per i componenti cruciali.
47
il
pianeta terra
Il dispositivo dovrebbe essere
operativo nel 2013.
In Germania dopo la costruzione del sito sperimentale offshore
alpha ventus realizzato nel 2009 e
divenuto operativo ad aprile 2010,
alla fine dello stesso anno, completata l’installazione dei sensori
agli aerogeneratori da 5MW e alle
fondazioni, è iniziata l’acquisizione dati e la relativa attività di ricerca.
Il GIGAWIND alpha ventus
project presenta tra i suoi obiettivi
la riduzione dei costi delle strutture: torri, strutture intermedie e
fondazioni. Ciò può essere acquisito tramite l’utilizzo di strutture
di supporto più leggere e ottimizzando il processo di progettazione.
Le tre piattaforme di ricerca offshore denominate FINO 1, 2 e 3 si
trovano rispettivamente a pochissima distanza da alpha ventus, nel
mar Baltico e nel mare del Nord.
I dati raccolti riguardano il profilo del vento, l’altezza delle onde,
l’entità delle correnti marine e gli
aspetti ecologici.
Prove sperimentali sia sulle
fondazioni a traliccio sia su quelle in calcestruzzo sono condotte
a Bremerhaven per progettare le
fondazioni future nel mare del
Nord e per lo sviluppo e validazione di modelli numerici.
Un aerogeneratore offshore
da 6,5MW è stato sviluppato dalla BARD ed è caratterizzato dalla
presenza di due alberi di trasmissione che si immettono nei corrispondenti generatori sincronizzati
della potenza di 3,4MW ciascuno.
Il bacino Mediterraneo
Il Mare Nostrum si differenzia
dai mari del nord Europa per molteplici ragioni: antropiche, culturali, geografiche, commerciali e
48
via dicendo. Le sue caratteristiche
fisiche intese come profondità, clima, onde, correnti e maree sono
del tutto diverse dal mar Baltico e
dal mare del Nord.
Anche per quanto riguarda la
ventosità in generale e le sue possibilità di sfruttamento in particolare, i parametri in gioco sono
difficilmente comparabili. Infatti,
nel Mediterraneo la velocità del
vento è estremamente variabile
da una parte all’altra del bacino,
mentre nei mari nordeuropei tale
variabilità è decisamente modesta. Inoltre, i mari dell’Europa
settentrionale sono mediamente
poco profondi anche a distanze
notevoli dalla costa, dell’ordine
delle decine di chilometri, viceversa, il bacino Mediterraneo presenta profondità talvolta molto elevate, superiori persino al migliaio di
metri, anche relativamente vicino
alla costa.
Lo sfruttamento della risorsa
eolica nel Mediterraneo è oggettivamente più costoso e meno
remunerativo di quanto avviene
nei Paesi nordeuropei ma, non per
questo, da trascurare, in quanto
con la crescente necessità di energia pulita e con l’evoluzione della
tecnologia offshore, l’opzione eolica rimane comunque valida e da
perseguire.
La Spagna per esempio ha avviato da tempo attività di ricerca
nel settore eolico offshore definendo le aree prospicienti le coste
del Mediterraneo potenzialmente
idonee alle applicazioni eoliche.
La costruzione di un aerogeneratore di 6-7MW specifico per
l’offshore è uno degli obiettivi da
conseguire, un altro riguarda invece la realizzazione in due fasi
di una stazione di prova offshore,
denominata ZEFIR.
La prima fase contempla l’installazione di 4 aerogeneratori fis-
il
sati al fondo marino, per una potenza complessiva non superiore
a 20MW, a 3km dalla costa e a 40m
di profondità.
La costruzione è in programma
per la fine del 2012. La seconda
fase prevede l’installazione di 8
macchine, con l’utilizzo della tecnologia galleggiante a supporto
dell’aerogeneratore. La distanza
dalla costa di questo campo sperimentale è di 30km e la profondità
di 110m.
Anche per questa stazione la
costruzione inizierà alla fine del
2012.
Italia
L’eolico offshore rappresenta
una buona opportunità di sviluppo industriale ed occupazionale
per la penisola italiana per almeno tre buone ragioni:
• La collocazione geografica della
penisola italiana, con circa 7.500
km di sviluppo costiero, è baricentrica nel bacino Mediterraneo
• Nella tecnologia eolica offshore
la ripartizione dei costi è completamente diversa che nell’eolico terrestre; le opere infrastrutturali che riguardano le
fondazioni, l’allaccio alla linea
elettrica nazionale e l’eventuale
costruzione di piattaforme galleggianti, per citare le principali, incidono per circa il 50% del
costo complessivo della centrale. L’Italia vanta una notevole
esperienza nella realizzazione
di infrastrutture marine come
piattaforme per l’estrazione di
gas e petrolio e la posa di cavi
sottomarini in alta tensione con
corrente continua ed alternata.
• Nell’Italia meridionale esistono alcuni porti potenzialmente
idonei ad ospitare cantieri per la
pianeta terra
costruzione, stoccaggio ed eventuale assemblaggio dei componenti principali degli aerogeneratori.
Affinché queste potenzialità
si traducano in azioni concrete
portatrici di sviluppo industriale,
economico e sociale, occorre una
maggiore consapevolezza da parte dei decisori a livello nazionale
dell’occasione da cogliere, attraverso l’adozione di adeguate misure incentivanti, semplificazioni
burocratiche e accelerazioni dell’iter procedurale, in modo di non
vanificare l’interesse manifestato
da operatori nazionali e stranieri
pronti ad investire in Italia capitali
consistenti.
Inoltre, vantando la posizione
geografica favorevole, nonché i
buoni rapporti con i Paesi dell’area
sud del Mediterraneo, è senz’altro
fattibile accedere ad un mercato
interessante, sia per le potenzialità eoliche sia per lo sviluppo in
corso tendente a privilegiare la
produzione di energia da fonte
rinnovabile.
L’Italia ha condotto recentemente un importate prova sperimentale di eolico offshore attraverso l’uso di una piattaforma
galleggiante.
A questo primo passo che ha
consentito l’acquisizione di importanti dati operativi, farà seguito un’ulteriore sperimentazione,
sempre in mare profondo oltre
100m, con una macchina multi
megawatt, nel corso del 2012
49
il
50
pianeta terra
il
pianeta terra
Agnese Russo
Ecobuilding: dall’Enea una risposta
alle difficoltà delle imprese
Il comparto edilizio è in fortissima difficoltà.
Nell’ultimo quinquennio è stato registrato un calo
drammatico del 24 per cento.
Crollano gli investimenti e l’occupazione.
51
il
pianeta terra
Il nuovo allarme arriva dall’Ance (Associazione Nazionale dei Costruttori Edili): per l’edilizia italiana è un periodo nero.
Secondo i dati presentati in
occasione dell’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni, dal 2008 al 2012 il settore perderà il 24,1% in termini di
investimenti, tornando ai livelli
della metà degli anni 90.
Tutti i comparti sono in sofferenza e per il 2012 non si prevedono miglioramenti. Come uscirne?
Ripartendo dall’edilizia sostenibile, suggerisce l’Ance.
Eppure le imprese spesso sono
inconsapevoli della loro stessa capacità di essere green. In altri casi
ignorano gli strumenti adeguati
per approcciare l’edilizia nel rispetto dell’ambiente, incrementando l’efficientamento energetico e tutelando il verde.
Per aiutare le aziende ad affrontare tali problematiche l’Unità di Trasferimento Tecnologico
(Utt) dell’Enea di Portici (Na) ha
dedicato il secondo appuntamento dell’Officina dell’Innovatività,
promossa nell’ambito delle attività dell’Enterprise Europe Network
(Een), alle imprese campane del
comparto Ecobuilding.
L’iniziativa, che si è svolta a
dicembre, è stata promossa in
collaborazione con Campania Innovazione e ha beneficiato del patrocinio dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Napoli.
«L’edilizia sostenibile - spiega
Filippo Ammirati, Responsabile
Coordinamento Valorizzazione e
Networking per le regioni del Sud
Italia dell’Utt Enea - è un settore in
forte espansione, inevitabilmente
legato alla conoscenza e gestione
delle dinamiche dell’innovazione
tecnologica.
Come già dimostrato per le
aziende dell’Ict, l’Officina dell’In-
52
novatività si propone di facilitare
l’incontro tra l’impresa e l’innovazione stessa, attraverso il confronto con esperti e consulenti di
settore».
«Per le aziende - continua Ammirati - è importante apprendere
le tecniche e le strategie di gestione e valorizzazione dell’innovazione, partendo proprio da un selfassessment della propria capacità
di innovazione.bTroppo spesso, infatti, i risultati potenziali sono inficiati da una cattiva consapevolezza e conoscenza dei processi
e dei percorsi che caratterizzano
l’innovazione».
Il prossimo appuntamento che
vedrà impegnata l’Utt sul tema
dell’edilizia sostenibile è a maggio 2012, nell’ambito del settimo
incontro del Task40, il gruppo che
riunisce i 40 esperti mondiali che
operano su mandato dell’Agenzia
Internazionale per l’Energia.
L’Enea, nell’ambito delle attività Een, promuoverà incontri con
gli esperti che coinvolgeranno imprese, università, centri di ricerca,
amministrazioni pubbliche interessate ai temi delle tecnologie e
le politiche per l’edilizia a impatto
zero.
L’ecobuiding, intanto, cresce.
Lo testimonia l’aumento di aziende italiane che prenderanno parte, a marzo, a Ecobuilding 2012, la
manifestazione mondiale di edilizia ecosostenibile ed energie rinnovabili.
Le previsioni parlano di una
partecipazione in crescita del 30%
rispetto al 2011, anno in cui hanno
partecipato 100 imprese, per una
superficie espositiva di oltre 1.300
metri quadrati
il
pianeta terra
L’Officina dell’Innovatività è il programma dedicato alle pmi promosso e organizzato dall’Unità Trasferimento Tecnologico (UTT) dell’ENEA
nell’ambito delle iniziative dell’Enterprise Europe Network (EEN), in
collaborazione con Innova e Campus Consulting.
È un percorso di avvicinamento delle aziende al mondo dell’innovazio- L’Europa alla portata
ne e del trasferimento tecnologico
della vostra impresa
attraverso una fase preliminare di
alta formazione e l’erogazione di
servizi di consulenza specialistica.
Il Programma è articolato in tre diversi appuntamenti, dedicati alle
imprese attive nei settori dell’Ict
(novembre 2011), dell’Ecobuilding
L’Utt (Unità di Trasferimento Tecnologico) è
(dicembre 2011) e del Biotech
l’Unità operativa dell’Agenzia nazionale per
(febbraio 2012).
le nuove tecnologie, l’energia e lo svilupGli incontri vedono l’alternarsi, in
po economico sostenibile (Enea) nata per
qualità di relatori, di esperti naziopotenziare le attività di trasferimento tecnonali nel campo della formazione e
logico, facilitando l›incontro tra domanda e
della consulenza specialistica sui
offerta di innovazione e mettendo a dispotemi dell’innovazione.
sizione delle imprese risultati, competenze
Ogni appuntamento è articolato in
e risorse strumentali dell’Agenzia e delle
tre moduli, i temi al centro del dibatsue partecipate.
tito sono vari, dal marketing dell’inL’Enea, partner del consorzio Bridg Econonovazione al technology transfer,
mies, è parte integrante dell’Enterprise Euagli strumenti finanziari per accederope Network (Een), la rete europea finalizre all’innovazione. Ad una selezione
zata ad accrescere il potenziale innovativo e
di aziende partecipanti alle giornate
competitivo delle piccole e medie imprese
di formazione, poi, è offerta la possinei mercati europei e internazionali.
bilità di usufruire gratuitamente dei
La rete è presente in oltre 40 paesi ed è forservizi specialistici avanzati EEN artimata da 600 organizzazioni in cui operano
colati in un Piano personalizzato di
circa 4.000 professionisti.
supporto al trasferimento tecnologiL’Enea, nell’ambito delle attività svolte in
co, sviluppato in base alle necessità
seno alla rete Een, promuove, favorisce e
e disponibilità delle singole pmi.
sostiene i processi di innovazione tecnoIl Piano è elaborato in funzione
logica delle pmi, diffonde e trasferisce i
delle problematiche nella gestione
risultati della ricerca all’interno dell’Europa,
dell’innovazione emerse nel corso
assicura a imprese e Centri di ricerca il nedel servizio “First Visit”, erogato dacessario apporto di conoscenze e compegli operatori dell’Een-Enea in visita
tenze multidisciplinari di cui dispone.
presso l’azienda. Il Piano, inoltre,
In Italia i nodi dell’Enterprise Europe Netprevede l’erogazione, effettuata dawork sono cinque, uno di questi è il Congli operatori Een o da professionisti
sorzio BRIDGconomies.
esterni, di servizi come l’audit tecL’Enea, attraverso l’Utt della sede campana
nologico, il technology partnership
di Portci (Na), è partner di BRIDG Econobuilding, l’access to finace support
mies e opera nelle regioni Abruzzo, Basilie l’access to knowledge.
cata e Campania.
53
il
pianeta terra
Domenico Coduto
Il vento della musica
e dell’arte
Sogni, suoni, colori, storie
catturati nel fantastico pentagramma
dell’arte povera
“Musica povera”, così ha definito in un’intervista di qualche anno
fa Robert Wyatt, la sua produzione
musicale.
Certo, a prima vista non sembra una definizione generosa nei
confronti della ricchezza delle sue
idee musicali e delle sue invenzioni, ma sicuramente il riferimento
all’arte povera e al “jazz primitivo”
- altra definizione cara a Wyatt chiarisce il senso della sua affermazione.
Di sicuro il brano di Wyatt di
cui stiamo per parlarvi non si segnala per il suo eccesso o per la
sua estroversione.
The sight of the wind, tratto
dall’album Dondestan è un brano
che porta nel titolo la sua ispirazione al vento e che nel suo testo,
denso e onirico racconta di paesaggi rarefatti su cui il vento spazza e porta via ogni tipo di cose.
È un brano lento, d’atmosfera,
da ascoltare con calma, in silenzio
e con attenzione; nessun consumo veloce per un brano così ipnotico che si lascerà scoprire ascolto
dopo ascolto, nota dopo nota, un
passaggio dopo l’altro rivelerà i
suoi segreti musicali e sarà tutt’altro che “povero”.
Il suo andamento è lento e
disteso e anche un po’ cupo: in
sottofondo un pedale di tastiere e qualche nota di pianoforte a
sorreggere, insieme a qualche elemento ritmico, la timida e pacata
voce di Wyatt che canta con dolenza e delicatezza rara di paesaggi evocati dal vento.
55
il
pianeta terra
Rimanendo sempre nel Regno
Unito e in ambito art rock (che in
seguito verrà etichettato anche
come progressive rock) e sempre
con atmosfere sospese e rilassate ecco suonare le prime note di
I talk to the wind, dei leggendari
King Crimson capitanati da Robert Fripp, brano contenuto nel
loro primo album, In the court of the
Crimson King, che ha segnato i primi straordinari passi della splendida stagione del progressive rock
in terra d’Albione.
I talk to the wind è una ballata
che inizia con un flauto traverso e
si dipana con pacatezza attraverso
morbide melodie e l’incrocio frequente delle voci su un testo delicato. Un brano che è diventato un
classico e che è stato interpretato
negli anni a seguire da numerosi
artisti.
Di tutto altro tenore e atmosfere è il brano ispirato alla libertà del
vento dei Tiromancino - band romana che pure deve averli ascoltati i King Crimson a giudicare dal
loro sound - che in Imparare dal
vento (un titolo che a ben guardare
sembra quasi una sorta di principio ispiratore per questa rivista e
per la pagine di questa rubrica)
utilizzano la metafora del vento,
e in verità anche di altri elementi
della natura, per riflettere sul fatto che bisognerebbe più spesso lasciar fluire le cose secondo il loro
corso, proprio come fa il vento,
senza forzature che impediscano
di seguire la strada più consona
al nostro obiettivo: lasciare che le
cose scorrano, avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire.
Una ispirata ballata pop, ben
costruita e ben interpretata che ha
fatto da giusto traino al disco della
band romana, Illusioni parallele, al
tempo della sua uscita; un’interpretazione del vento ancora una
56
volta diversa, sulla sua libertà e
la sua capacità di fluire e soffiare
liberamente.
E sempre il vento come “maestro” e fonte d’ispirazione troviamo in un brano con una collocazione e un mood completamente
diverso ma altrettanto evocativo
dei temi trattati da queste pagine.
Si tratta de I colori del vento,
canzone cantata nel film della Disney del 1995 “Pocahontas”, in cui
la fanciulla della foresta fa comprendere al “cittadino” John Smith,
l’importanza della vita di ogni essere vivente e il rispetto per la natura.
Una canzone semplice semplice e molto orecchiabile (non
dimentichiamo che si tratta di
un brano tratto da un film d’animazione destinato soprattutto ai
bambini!) per la quale i suoi autori
Alan Menken e Stephen Schwartz
hanno ricevuto un premio Oscar
e un Golden Globe come migliore
canzone.
In ambito pittorico non possiamo invece non scrivere dell’opera
di William Turner, pittore vissuto
in epoca Romantica che, conosciuto come il “pittore della luce”,
attraverso il suo stile ha posto le
basi per l’Impressionismo.
Come molti pittori del suo tempo, Turner ha dipinto la natura in
numerosi paesaggi, ma solo lui,
a detta del critico inglese John
Ruskin (fra i pochi critici d’arte
che lo sostennero durante la sua
carriera) è stato in grado di rappresentare gli umori della natura in modo
emozionante e sincero.
Una definizione importante
che però ben si addice ad un pittore che ha raffigurato la natura
in maniera decisa e a volte fortemente drammatica come in Bufera
di neve, tela ad olio del 1804 in cui
un’enorme onda di vento occupa
il quadro in maniera prepoten-
il
te, o anche Il molo di Calais, lavoro
dell’anno precedente, raffigurante
una nave in balia del vento e delle
onde increspate.
Insomma un pittore in grado
di restituire la forza della natura
e del vento con intensità e verità
riuscendo a cogliere il carattere
continuamente instabile e fugace
dei fenomeni dell’atmosfera con
una costruzione e uno stile quasi
astratto.
Chiudiamo questa breve rassegna con Vento di terra un film di
Vincenzo Marra del 2004: non racconta di vento e non descrive tempeste atmosferiche, ma utilizza il
vento nel titolo ed il suo racconto
è così urgente nella sua contemporaneità che basta a farcelo segnalare.
Quello di Marra è un film che,
prima di Saviano e di Garrone,
narra con crudezza la periferia di
Napoli, come quella di tante città,
dove la vita è una battaglia quotidiana, di stenti e sacrifici, soprattutto se si vuole rimanere onesti e
non scendere a compromessi con
il “sistema”, e dove, nonostante i
continui sforzi, è difficile andare
contro quello che sembra il percorso già segnato dal destino.
Un film intenso, premiato nel
2004 nella sezione “Orizzonti” alla
Mostra Internazionale del Cinema
di Venezia come miglior film
...c
o
ra c
o
son
a
nn
o
l
o
pianeta terra
nsigliata
Imparare dal vento
in Illusioni parallale
Tiromancino
Virgin Records, 2004
I talk to the wind
in In the Court of the Crimson King
King Crimson
Island Records,1969
The sight of the wind
in Dondestan
Robert Wyatt
Rough Trade, 1991
I colori del Vento
in Pocahontas
(original soundtrack)
Walt Disney Records, 2002
57
COMUNICATO STAMPA
Eolico: 950 MW installati in Italia nel 2011. Il settore tiene.
Evitare ulteriori shock normativi dal 2013
in poi per preservare 30mila addetti
Roma - 9 febbraio 2012. Il 2011 si è concluso all’insegna della stabilità per l’eolico nazionale.
La potenza delle nuove istallazioni eoliche effettuate nel corso dell’anno appena trascorso ed
allacciate alla rete elettrica è stata, infatti, dell’ordine di 950MW, in linea con ciò che si è verificato
nel 2010.
Questo risultato, tuttavia, ci penalizza a livello internazionale dove subiamo il sorpasso della
Francia e con la prospettiva concreta, in assenza di misure adeguate, di essere superati anche dal
Regno Unito. I numeri delle installazioni del 2011, anche se inferiori al biennio 2009-2010, fanno
pensare ad un settore che si mantiene in equilibrio, ma in realtà non è così.
È, infatti, necessario considerare come la quasi totalità della potenza eolica installata nel 2011
trae origine da iter autorizzativi iniziati da diversi anni che hanno visto la loro conclusione solo in
tempi recenti, dopo un percorso molto accidentato della durata media di 4 anni, invece dei 180
giorni previsti.
Questa inefficienza del sistema, accompagnata dall’emanazione del D.lgs. n. 28/2011, di cui
da quasi un anno si attendono i Decreti attuativi con i quali definire le misure incentivanti per gli
impianti che entreranno in esercizio dopo il 1° gennaio 2013, ha influito e influirà ancora sull’accelerazione delle installazioni nel biennio 2011/2012, a discapito delle iniziative post 2012.
Bisogna ricordare come lo sviluppo del settore eolico ed il comparto lavorativo ad esso collegato, rappresenti un’opportunità di sviluppo reale dell’industria e dell’economia nazionale che, se
non sorretto da adeguate politiche di sostegno (non meramente economiche ma, soprattutto, di
stabilità normativa) difficilmente potrà attrarre nuovi investimenti, come sollecitato a più riprese
dalle Associazioni di categoria.
L’occupazione del settore eolico è di circa 30.000 addetti, con una crescita media annua di
circa 5.000 unità cosa che, in un periodo difficile come questo, è estremamente opportuno preservare. Tra l’altro, il numero comunque importante che esprime la potenza installata nel 2011,
con un valore cumulato di 6.737 MW, deve far riflettere sulla capacità del sistema eolico nazionale
di realizzare una potenza intorno al gigawatt in soli dodici mesi, in un contesto geopolitico e burocratico sempre più complesso.
Ciò conferma che il sistema collegato all’eolico possiede dei fondamentali di lungo termine
solidi e che, se opportunamente sostenuto e messo in grado di operare al meglio delle sue potenzialità, può dare un contributo sostanziale all’economia del Paese.
Per ulteriori informazioni:
ANEV
Sabrina Gabrieli Tel. (+39) 06 57020336
Silvia Martone
Tel. (+39) 0642014701 - Fax: +390642004838
e-mail: [email protected]
APER
Claudia Abelli - Sergio Ferraris
Tel. (+39) 026692 673 - Mobile (+39) 349.1815891
e-mail: [email protected]
associazione nazionale energia del vento
Simone Togni Presidente ANEV
sottoscrive il
Milano, 7 ottobre 2010
«Come rimarcato nel Manifesto, stiamo attraversando un periodo di profonda crisi
economica, sociale e anche ambientale, che rilancia su un senso di responsabilità cui
tutti sono richiamati, nessuno escluso.
Affrontare tutto ciò passa anche attraverso la capacità di ripensare la logica energetica nazionale, in un’ottica di razionalizzazione delle risorse, riduzione degli sprechi e dei
consumi di quelle risorse limitate e scarsamente presenti nel nostro Paese».
Così Simone Togni, Presidente dell’Associazione Nazionale Energia del Vento, tra i
primi firmatari del “Manifesto per un futuro sostenibile dell’Italia”, promosso e presentato oggi a Milano dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
«Siamo chiamati a compiere scelte fondamentali che possano assicurare un futuro
migliore alla nostra e alle prossime generazioni, secondo il principio di sostenibilità,
appunto, e non di egoismo, di cui l’attuale contesto sociale sembra irrimediabilmente
pervaso.
In quest’ottica - prosegue il Presidente Togni - anche le energie rinnovabili e l’eolico
in testa devono giocare un ruolo fondamentale. Il vento, risorsa naturalmente presente
nel nostro territorio e sfruttata secondo processi eco-compatibili, rappresenta oggi uno
dei volani migliori per sviluppare in Italia tecnologia a impatto zero sull’ambiente, capace di generare sviluppo economico e posti di lavoro».
«Per far ciò - conclude - è necessario che si affermi definitivamente la volontà di
rivedere la strategia energetica nazionale secondo i parametri che l’Italia ha accettato in
sede comunitaria, sottoscrivendo gli obiettivi 20/20/20; e percorrendo la strada delle
energie alternative che già molti paesi hanno avviato da tempo.
Questo dovrà essere sostenuto da una svolta culturale (e il Manifesto va proprio
in questa direzione), che possa finalmente indirizzare anche le scelte dei governanti e
di chi è chiamato più di altri, oggi, a prendere decisioni determinanti verso un futuro
energetico sostenibile per tutti. Proprio per questo, ci aspettiamo che l’emanazione dei
decreti attuativi al D.Lgs. 28/2011, che stabiliranno il percorso delle rinnovabili da qui
al 2020, porti quei provvedimenti tanto attesi in termini di semplificazione normativa e
riorganizzazione del comparto, che vanno proprio nell’ottica descritta del risanamento,
della crescita e del cambio di rotta».
ANEV > Associazione Nazionale Energia del Vento
è l’Associazione di protezione ambientale, riconosciuta ai sensi della Legge 8 luglio 1986 n. 349, costituita nel luglio 2002 che vede riuniti oltre 3.000 soggetti rappresentanti il comparto eolico nazionale in
Italia e all’estero, tra cui produttori e operatori di energia elettrica e di tecnologia, impiantisti, progettisti,
studi ingegneristici e ambientali, trader elettrici e sviluppatori che operano nel rispetto delle norme e dei
regolamenti Associativi.
L’ANEV è membro di Confindustria Energia ed è l’Associazione Italiana presente nel Board direttivo
delle corrispondenti associazioni Europee e Mondiali quali il WWEA–GWEC–EWEA oltre ad aderire a
UNI–CEI-AIEE.
Tra gli scopi dell’Associazione vi è quello di concorrere alla promozione e utilizzazione della fonte eolica
in un rapporto equilibrato tra insediamenti e natura, nonché quello di promuovere la ricerca e lo sviluppo tecnologico finalizzato all’utilizzo della risorsa vento e all’uso razionale dell’energia, oltre che alla
diffusione di una corretta informazione basata su dati reali.
L’obiettivo di conciliare lo sviluppo della produzione di energia pulita con le necessarie tutele di valorizzazione e salvaguardia del territorio, ha portato l’ANEV a intraprendere una stretta collaborazione
con le principali associazioni ambientaliste che ha portato negli anni alla sottoscrizione di un Protocollo
d’intesa con LEGAMBIENTE, WWF e GREENPEACE finalizzato a diffondere l’eolico tutelandone il corretto
inserimento nel paesaggio.
L’ANEV si pone, grazie alla sua esperienza specifica e all’alta professionalità degli associati, come l’interlocutore privilegiato nell’auspicato processo di collaborazione con le Istituzioni e con tutti gli organi
di informazione sensibili ai temi ambientali e interessati alla divulgazione di una corretta informazione
basata sull’analisi scientifica dei dati diffusi.
Info e adesioni
[email protected]
Info
• Sabrina Gabrieli, 06 57020336
• Antonio Jr Ruggiero 06 42014701
il
pianetaterra
periodico fondato da Ciro Vigorito
È doveroso ringraziare tutti voi che avete da sempre sostenuto la rivista e che grazie al vostro
sostegno continua il suo impegno editoriale, culturale ed economico.
Il tempo ci richiede cambiamenti e, vigile sulle nuove tendenze, la rivista Il Pianeta Terra si rinnova in
ogni numero nella forma e nei mezzi restando costante e solida nel pensiero.
Per diffondere meglio la cultura del settore abbiamo deciso di affrontare la distribuzione in
larga scala ampliando i canali al digitale con un sito (www.ilpianetaterra.it)
completamente rinnovato e adeguato ai nuovi modelli di comunicazione entrando in
canali editoriali innovativi come ebook, epub, App, ecc. che ci permetteranno di
conoscere più rapidamente le realtà aziendali, l’impegno e i progetti di un settore attivo
e trainante come pochi altri.
ci ANEV
A tutti i So
iuto uno
è riconosc
giuntivo
sconto ag
del
5%
Abbiamo affiancato alla rivista un piano di social media (facebook, twitter, linedin, ecc.)
che ci permetterà di diffondere i contenuti sociali delle aziende che lavorano per la
produzione di energia rinnovabile da fonte eolica, attraverso un canale diretto.
Stiamo valutando di entrare nella distribuzione classica attraverso le librerie e sempre
freepress perché riteniamo che l’obiettivo primario debba rimanere quello di diffondere la
cultura
dell’energia rinnovabile da fonte eolica e non vendere un prodotto.
Tutto questo in un 2012 che si prefigura denso di impegni.
È per questo che richiediamo il vostro sostegno attraverso la pubblicità su Il Pianeta Terra, per aiutarci a
mantenere vivo il progetto e offrire maggiore visibilità alle realtà aziendali che compongo il comparto eolico,
nei confronti dei media, del mondo politico e della società intesa come polis.
PIANO DI DISTRIBUZIONE RIVISTA
LISTINO PRENOTAZIONE SINGOLA USCITA
Tipo
Costo*disponibilità
IV di copertina
II e III di copertina
doppia pagina a colori
pagina intera
Euro 2.000,00 Euro1.500,00
Euro2.200,00
Euro 1.150,00 1
2
1
14
LISTINO PRENOTAZIONE PER 3 USCITE
Tipo
Costo*disponibilità
IV di copertina
II e III di copertina
doppia pagina a colori
pagina intera
Euro 1.700,00
Euro 1.275,00
Euro 1.870,00
Euro 977,50
1
2
1
14
LISTINO PRENOTAZIONE PER 6 USCITE
N°
Periodo
dal
al
> 2012
6
Marzo
13 Marzo
20 Marzo
7
Aprile
10 Aprile
17 Aprile
8
Maggio
8 Maggio
15 Maggio
9
Giugno
12 Giugno
19 Giugno
10
Luglio/Agosto
12 Luglio
19 Luglio
per la pubblicità su questa rivista
TipoCosto*disponibilità
IV di copertina
II e III di copertina
doppia pagina a colori
pagina intera
Euro 1.400,00
Euro1.050,00
Euro 1.540,00
Euro 805,00
1
2
1
14
segni > grafie > click per comunicare
*costo singola pagina
mixassociati srl • tel_fax 0824.310933 • mob. 348.8263574 • [email protected] • www.mixassociati.it