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il pianetaterra il periodico fondato da Ciro Vigorito pianeta terra Mensile di informazione e cultura dell’Ambiente, dell’Energia, delle Fonti Rinnovabili e della qualità della vita Comitato di Redazione Simone Togni, Peppe Iannicelli, Stefania Abbondandolo, Ciro Annunziato, Arturo Cocco Direttore responsabile Peppe Iannicelli Hanno collaborato a questo numero Davide Astiaso Garcia, Idalaura Cappiello, Giampiero Castellotti, Domenico Coduto, Felice D’Agostini, Sergio Ferraris, Eugenio Marotta, Silvia Martone, Luciano Pirazzi, Antonio Jr Ruggiero, Agnese Russo, Concetta Voto www.ilpianetaterra.it [email protected] Registrazione n. 66 del 5 giugno 2003 presso il Tribunale di Napoli Proprietario del Periodico gps srl Gruppo Problem Solving n° ROC 111 Coordinamento e realizzazione editoriale mixassociati srl Progetto grafico effeci Stampa Arti Grafiche Cecom srl Bracigliano (Sa) La carta utilizzata per questo numero non è la consueta per la mancata fornitura causa avverse condizioni meteo Per la pubblicità sulla rivista contattate mixassociati srl via G. Calandriello, 1 • 82100 Benevento telefono e fax 0824.310933 e-mail [email protected] Delle opinioni manifestate sugli scritti o siglati sono responsabili i singoli Autori dei quali il Comitato di Redazione intende rispettare la piena libertà di giudizio. La collaborazione alla rivista è aperta a tutti gli interessati, tuttavia è compito della Redazione definire i contenuti di ciascun numero, la scelta degli articoli e il tempo di pubblicazione. La riproduzione, anche parziale degli scritti e dei grafici pubblicati su “il pianeta terra” è consentita previa autorizzazione e citando ovviamente la fonte. r tto serra pe e ff e ’ l e rr u Rid ali astrofi glob t a c e l re ra scongiu sommario Anno VIII • febbraio 2012 • n. 5 3 Editoriale Peppe Iannicelli Gamesa: a favore di vento! Concetta Voto 5 Alfonso Iaccarino: «l’energia è la molla che fa girare il mondo» Eugenio Marotta 35 anni di ambientalismo all’italiana Felice D’Agostini 8 12 16 La Terra scotta! Sergio Ferraris Agroenergia. Il gas che sottrae cibo Giampiero Castellotti 21 25 Policoltura, nostalgia dei tempi antichi o innovazione ecosostenibile? Idalaura Cappiello Energia Pulita > Newsletter ANEV Corsi di formazione Anev-Uil 2012 • Premio giornalistico “Energia del vento”, il bando • Tuteliamo l’ambiente assicurando sviluppo e occupazione • Servono certezze delle regole e meno burocrazia • Calendario eventi 38 Vento e pale amiche degli uccelli Davide Astiaso Garcia_Silvia Martone 43 Vento di mare Luciano Pirazzi Ecobuilding: dall’Enea una risposta alle difficoltà delle imprese Agnese Russo Il vento della musica e dell’arte Domenico Coduto 55 51 editoriale Tornare alla Terra per scongiurare la fine del Mondo. È tempo di umiltà. È tempo di tornare alla Terra. La crisi finanziaria globale ha evidenziato tutti i limiti economici, sociali, persino etici di un dissennato modello di sviluppo insostenibile. Lo sfruttamento inconsulto delle risorse planetarie, l’urbanizzazione selvaggia, la standardizzazione colturale hanno condotto in poche generazioni il Pianeta Terra sull’orlo della catastrofe. E non abbiamo certo bisogno dell’ennesimo Nostradamus o della folkloristica interpretazione del calendario Maya per comprendere che, se non s’inverte la rotta, il salto nel burrone sarà inevitabile. La parola crisi ha assunto un significato contemporaneo ben diverso dalla sua matrice ellenica: krinomai! Significa valutare, discernere, selezionare, scegliere. Il tempo della crisi, Pianeta Terra lo afferma con totale convinzione, è il tempo delle scelte consapevoli ed ecosostenibili. Un imperativo categorico che coniughiamo, in questo numero, con una serie di casi e personaggi esemplari. Lo chef stellato Alfonso Iaccarino ci presenta il vento come suo prezioso alleato, inchieste e servizi si soffermano sul riscaldamento globale e la mutata funzione dei poderi sempre meno utilizzati per produrre cibo. Riflettori puntati sull’off-shore eolico, sulla complessa storia dell’ambientalismo all’italiana, sulla nuova iniziativa Anev-Legambiente: l’osservatorio eolico ed avifauna. Aziende, laboratori ed ambientalisti moderni non sono in contrasto. Al contrario, sono impegnati nella ricerca scientifica e tecnologica per salvare il pianeta e produrre l’energia pulita necessaria a farlo funzionare in modo equo e solidale. Con umiltà, appunto. Ripartendo cioè, questa volta attingiamo dal latino humus, dalla Terra, dalle nostre radici, dal rispetto delle stagioni e dei cicli della vita, dall’armonia cosmica. Il ritorno alla Terra è l’unico modo per arrivare al futuro; sia con la zappa, troppe ne sono finite al chiodo negli ultimi decenni, sia con l’hi-tech. Peppe Iannicelli Direttore de “il Pianeta Terra” il 4 pianeta terra il pianeta terra Concetta Voto Gamesa: a favore di vento! “Quando soffiano venti di cambiamenti c’è chi costruisce muri e chi pale eoliche”. Questo è lo spirito che anima le attività di Gamesa, secondo costruttore mondiale di aerogeneratori, che opera in Italia dal 2000. Durante i primi anni di attività Gamesa Energia Italia si è occupata di censire le aree a maggiore potenziale per l’istallazione degli aereogeneratori e di effettuare campagne di misura del vento condotte in sito. 5 il pianeta terra Queste operazioni preliminari prevedevano il montaggio di alcune stazioni anemometriche che rilevavano con continuità i principali parametri relativi alla ventosità, alla temperatura, alla pressione e alla densità dell’aria. In questa fase è stata sempre abitudine della Gamesa coinvolgere al massimo la popolazione e gli amministratori locali per evitare e prevenire incompatibilità con il territorio prescelto. La fase successiva è stata quella più lunga e delicata, necessitando della partecipazione e l’interazione di numerosi soggetti per ottimizzare il progetto e valutarne tutti i possibili impatti sull’ambiente e sulla popolazione. Le attività di Gamesa coprono l’intero territorio nazionale, ma si concentrano principalmente sulle regioni appenniniche e sulle due isole maggiori dove da tempo l’azienda ha istallato anche diver- 6 se stazioni anemometriche che raccolgono continuamente informazioni sul potenziale eoliche di molti siti. Per costruire i vari parchi eolici ha instaurato una fitta rete di collaborazioni con studi di ingegneria, progettisti ambientali, civili ed elettrici che contribuiscono alla definizione dei progetti, che passano poi al vaglio delle autorità competenti per ottenere le autorizzazioni necessarie. Gamesa Energia Italia è tra le poche aziende del settore ad avere al proprio, interno un Dipartimento esclusivamente dedicato a tematiche ambientali. Inoltre è presente nel Comitato Direttivo dell’Anev (Associazione nazionale Energia del Vento) e ha contribuito alla nascita dell’Associazione nel 2002 in qualità di socio fondatore. Tra in parchi eolici realizzati in Italia da Gamesa ricordiamo quello di Florinas, a pochi chilometri il da Sassari, dove è stato costruito il, primo parco eolico italiano con turbine da 2 MW. La realizzazione del parco eolico di Cocullo, in provincia dell’Aquila, è terminata pochi mesi dopo l’entrata in vigore del protocollo di Kyoto, con grande attenzione allo sviluppo delle energie rinnovabili e alle tematiche del risparmio energetico. Due strade, queste, indispensabili per la riduzione delle emissioni di gas serra nell’atmosfera responsabili dell’intensificazione di fenomeni catastrofici a livello globale. In Campania, invece, Gamesa ha realizzato il parco eolico di Durazzano mentre in Basilicata e precisamente a Brindisi Montagna, in provincia di Potenza, sorge un parco che copre il fabbisogno di oltre 25.000 famiglie grazie all’installazione di 21 aerogeneratori. A Scansano, un comune ubicato in provincia di Grosseto, è stato costruito un parco eolico che sia pianeta terra per numero di aerogeneratori sia per potenza installata è ad oggi il maggiore in Toscana e in tutta l’area centro-nord Italia. Dopo quindici anni di esperienza nel settore tecnologico e del vento Gamesa è oggi una società leader mondiale nella progettazione, produzione, installazione e manutenzione di aerogeneratori. Ha raggiunto i 14.000 MW in manutenzione ed è in fase di progettazione con due piattaforme di sviluppo in Gran Bretagna, oltre cad aver già installato trenta centri di produzione in Europa, USA, Cina, India e Brasile. Gamesa Eolica compie ogni anno grandi investimenti nell’area della ricerca e dello sviluppo tecnologico degli aerogeneratori, rispettando sempre innanzitutto l’ambiente e le esigenze del territorio su cui va ad installare le proprie turbine eoliche 7 il pianeta terra Eugenio Marotta Alfonso Iaccarino: «L’energia è la molla che fa girare il mondo» In cucina nessuna combustione, tutto “green”. Il vento aiuta il grande chef a dar sapore ai suoi squisitissimi piatti È l’ambasciatore della cucina italiana nel mondo. È stato e continua ad essere un autentico punto di riferimento per tantissimi chef che spesso si sono fatti le ossa nel suo ristorante, il “Don Alfonso 1890” a Sant’Agata sui due Golfi. 8 il Nella terra di mezzo, tra le sirene della penisola sorrentina ed il fascino della costiera amalfitana c’è il paradiso dell’alta ristorazione. Alfonso Iaccarino è il signore dei fornelli. Un posto incantevole, un’atmosfera magica, un’accoglienza unica, una cucina sublime. Un po’ come i 4 elementi che il maestro ha imparato a conoscere, apprezzare, rispettare e valorizzare nel suo lungo e sfavillante percorso professionale. La cucina del “Don Alfonso” è una tappa imperdibile per gourmet e gourmande che giungono dai quattro angoli del mondo per un’esperienza gastronomica unica nel suo genere. Gran parte dei suoi “segreti”, infatti, vengono dalla madre terra. Gran parte degli ingredienti che finiscono nei piatti decantati dalle più importanti riviste del settore provengono dalla tenuta “Le Peracciole”, a Punta Campanella, con il vento e la brezza del mare ad accarezzarne i prodotti, il sole del mezzogiorno a riscaldarli e l’incantevole panorama dell’isola di Capri a fargli compagnia. Un’altra oasi che Alfonso Iaccarino ha avuto la capacità di coltivare e promuovere. Tutto per valorizzare le eccellenze. Il tutto grazie anche all’apporto e alla capacità professionale della sua splendida famiglia, la moglie Livia ed i figli Ernesto e Mario che hanno intrapreso lo stesso percorso, dividendosi rispettivamente tra la cucina e la sala. A voler elencare premi, riconoscimenti consulenze e docenze che Alfonso Iaccarino ha raccolto da quando è ai fornelli - da oltre 40 anni, praticamente dall’età di 5 anni - non sarebbe sufficiente un giornale intero. Bastino per tutti le recensioni pianeta terra del “New York Times”, dell’Herald Tribune e del “Delice” che lo hanno inserito nella top ten dei migliori ristoranti del mondo, fino ad arrivare alle stelle della Guida Michelin che da 20 anni brillano sul Don Alfonso 1890. E chi meglio del maestro non poteva avere una profonda conoscenza e un grande feeling con gli agenti atmosferici in generale? Elementi indispensabili nello sviluppo e nella crescita degli alimenti che poi finiscono in cucina. Che rapporti ha avuto ed ha ancora oggi con il vento, la pioggia, il sole? «Di profondo rispetto. La natura va rispettata sempre. Se non la violentiamo noi, tutti questi agenti atmosferici sono cose normali che si ripetono da secoli. Spesso, purtroppo, è l’uomo che ne esaspera le conseguenze con i suoi comportamenti sbagliati». Che esperienza ha avuto con questi elementi? «Beh! viviamo in un Paese straordinario, dove abbiamo le 4 stagioni che ci danno la possibilità di vivere a pieno tutti gli elementi». I suoi ricordi d’infanzia, invece. Che rapporto ha avuto con vento, acqua e sole. Si è mai scottato, per esempio? «Da bambino mi piaceva molto passare giornate in barca con i pescatori locali e lì ho vissuto l’esperienza della tempesta in mare, con folate di vento ed acqua. In montagna, invece, ho provato il 9 il pianeta terra freddo a meno 27 gradi, a 4mila metri d’altezza. Per quanto riguarda le scottature solari, invece, credo che quasi tutti una volta nella vita abbiano avuto questo problema con il sole, soprattutto quando non c’e’ prudenza. C’è anche da dire che da adolescente, ai miei tempi, non era virile mettersi una crema protettiva…». Quando pensa all’energia quali cose le vengono in mente? «È la molla che fa girare il mondo, per questo va fatta una seria riflessione a livello mondiale». Da dove prende la carica d’energia per una prova impegnativa ai fornelli? «Dall’adrenalina...». d ch an N e l m o n d o. .. e Quanto conta il vento e quanto influisce nei prodotti della terra? «Il vento nei prodotti della terra è importantissimo per svariati motivi, penso all’impollinazione delle piante, oppure al suo potere di asciugare e combattere le muffe. Ed ancora alla A Sant’Agata e non sua capacità solo. Oggi la cucina di Alfonso di trasportaIaccarino si trova anche in alcuni posti re lo iodio d’elite del pianeta. Da un po’ di tempo, infatti, marino per è possibile gustare le sue prelibatezze in Cina e in aggiungere Marocco. A Macao, presso l’Hotel Grand Lisboa; ed a sapore senMarrakech, presso l’Hotel la Mamounia. C’è di più. Da za aggiunquest’anno, il ristorante “Don Alfonso 1890” ha prestato gere sale. la sua consulenza sullo Yacht “Chistina O’”che ha toccato i Insomma porti più esclusivi del mondo. I primi di febbraio, invece, la famiglia Iaccarino sarà ai fornelli dell’Hotel Sukhoè quasi fonthai in Tailandia; ed ancora negli Emirati Arabi al damentale». Gourmet Abu Dhabi 2012 - International Master chef Ernesto Iaccarino in Mezzaluna, A proposito di Emirates Palace Abu Dhabi. vento, le pale eoliche che impressione le suscitano? «Grande interesse e fascino, pensare ad un’energia rinnovabile è una cosa bellissima. 10 e in b arc a L’uomo, però, dovrebbe fare anche attenzione a dove posizionare le pale eoliche, evitando le rotte degli uccelli migratori che vanno tutelati perché importantissimi per l’intero microsistema: mangiano gli insetti che altrimenti vanno combattuti con l’uso della chimica». Applicherebbe dei pannelli solari sul suo tetto di casa, o sul suo ristorante? «Beh, al Don Alfonso siamo andati oltre». In che senso? «10 anni or sono abbiamo iniziato la progettazione di un ristorante dove non ci fosse combustione, tutto funziona elettronicamente e quindi di un ristorante totalmente “green”. Oggi stiamo iniziando ad inserire i pannelli fotovoltaici, per iniziare a produrre energia pulita, puntiamo a produrre il 30% del nostro fabbisogno energetico». Dal punto di vista dei consumi energetici è una persona sprecona o parsimoniosa? «No, sprecone no. Diciamo che sono una persona attenta». E nel suo lavoro? «Idem». Cosa pensa della benzina ricavata dalla canna da zucchero ed altri vegetali? «Sono una validissima alternativa al petrolio ed ai gas che sono presenti sul nostro pianeta in modo limitato». Quali pensa siano le energie del futuro? «C’è ancora il mare e le sue correnti da usare per produrre energie rinnovabili» il pianeta terra il Ristorante, la Cantina, e l’Azienda. Alfonso Iaccarino proviene da una famiglia di albergatori. Il ristorante “Don Alfonso 1890” nasce nella dipendenza del complesso alberghiero paterno. Alfonso ha sempre avuto una grande passione per i vini e la cultura gastronomica. La grande curiosità lo ha spinto a studiare i tremila anni di storia del vino e del cibo del Sud attraverso i testi dell’antica Università di Portici. Sarà anche per questo che nel corso degli anni ha recuperato una cantina storica che era stata completamente eliminata e da allora, in un habitat di tufo e pietra vesuviana, custodisce le etichette più prestigiose del mondo. Dopo qualche anno nasce anche l’azienda agricola “Le Peracciole”, che fa del biologico la sua arma vincente. Da essa, con orgoglio, provengono l’olio extravergine d’oliva, le erbe officinali, gli ortaggi e la frutta dai colori e profumi difficili da dimenticare recuperando anche varietà ormai perse nel tempo. Dopo incontri con il famoso scienziato americano Angel Keys, padre della dieta mediterranea, assume la sua vocazione personale e partecipa alla scoperta della nuova scienza dell’alimentazione. Nel 2000 nasce il progetto di ristrutturare il borgo Don Alfonso e da qualche anno è nato il laboratorio di ricerca, sono stati completati i lavori di restauro delle suite; tutto è stato realizzato da artigiani locali, ogni dettaglio racconta la storia del territorio. Accanto al Relais Gourmand nasce così il Relais & Château Don Alfonso 1890. 11 il pianeta terra Felice D’Agostini 35 anni di ambientalismo all’italiana Seveso, Eternit, Porto Marghera, Augusta. Tra leggi e disastri ambientali, pretori d’assalto e petizioni cresce l’impegno ecologico nel nostro Paese. Se dobbiamo individuare un anno che funge da spartiacque nella storia dell’ambientalismo, non possiamo che tornare al 1976, un anno chiave nella storia della tutela dell’ambiente del nostro Paese, non solo per il disastro di Seveso ma anche per la legge Merli, che viene pubblicata in Gazzetta Ufficiale appena due mesi prima. Si tratta della prima legge importante in materia di tutela dell’ambiente e a partire da essa si inizia a parlare di una nuova branca del diritto, il “diritto ambientale”. 12 Il legislatore stabiliva un’unica disciplina degli scarichi con un’applicazione rigida e uniforme di valori limite degli inquinanti. Per “scarico” s’intendeva ogni versamento di acque reflue, anche a carattere non permanente, oppure occasionale, pubblico e privato, diretto o indiretto. Sia sul suolo che nel sottosuolo, in acque superficiali, sotterranee, in pubblica fognatura. Lo scarico non autorizzato diventa vietato. Naturalmente quello era solo il primo passo, ma fu particolarmente importante per lo sviluppo il della legislazione ambientale e per tante sentenze dei cosiddetti “pretori d’assalto” che poterono così iniziare a perseguire gli inquinatori. Tra il 1976 e il 1980 arrivano anche le prime denunce sulla situazione sanitaria e ambientale di Augusta dove 20 anni prima era sorto uno stabilimento di fertilizzanti e chimica inorganica destinato a trasformarsi rapidamente nel maggiore polo petrolchimico d’Europa. L’Italia dei veleni, insomma, non risparmia il Sud, in nome di quello che viene chiamato “sviluppo”. In quegli stessi anni, d’altronde, si moltiplicano le segnalazioni di danni ambientali e sanitari (soprattutto a carico dei lavoratori) negli altri poli industriali italiani, da Porto Marghera a Taranto, dall’Acna di Cengio a Gela. Per mettere al bando l’amianto in Italia bisognerà aspettare il 1992, ma nel 1976 mentre in tutto il Paese si coprono di lastre di eternit edifici, capanni agricoli e treni, un documento aziendale della società Eternit mette al corrente i dirigenti della gravità delle malattie che poteva provocare il contatto con l’amianto. I dirigenti pare, sarebbero stati “choccati” di quello che avevano letto. Questo almeno emerge dalle carte del processo che è tutt’ora in corso a Torino. Nel processo in corso (siamo alla quarantaseiesima udienza) un legale, per conto di una delle quasi 3.000 parti civili costituite, ha sostenuto che se l’Europa si è mossa tardi nell’emanazione della direttiva che bandisce l’amianto (1983), “lo Stato italiano ha a sua volta recepito tardivamente quella direttiva vietando l’amianto in modo assoluto solo nel 1992” e citando per questo motivo la Pre- pianeta terra sidenza del Consiglio come responsabile civile. Come finirà il processo Eternit, forse il più grande processo per disastro ambientale della storia? La difesa punta ad allungare ulteriormente i tempi, confidando nella legge sul processo breve. Forse, per le vittime dell’amianto, non ci sarà mai giustizia. Nel 1978 in Lombardia va in scena il classico conflitto ambiente-occupazione quando viene approvato il piano del parco del Ticino che vieta l’escavazione dell’alveo, la preziosa sabbia del fiume deve rimanere dov’è. La sua istituzione era avvenuta 4 anni prima a furor di popolo, il sasso lo aveva lanciato una raccolta di firme dei cittadini (12.000 in pochi mesi) a cui se ne aggiunsero altre 20.000 quando Italia Nostra fece propria la battaglia. Nell’estate del 1978 il Wwf attira l’attenzione sulle condizioni in cui versa il mar Mediterraneo con la campagna “Il Mare deve vivere”. Organizza una mostra sul veliero della Marina Militare Amerigo Vespucci, che verrà ci Le sfide che attendono futuro. sguardo al Diamo uno ro “L’Ilib l sezione de Nell’ultima ta n lismo a - L’ambie talia divers , risultati aese: storia nel nostro P rata da spettive”, cu e nuove pro si fanno , 13 studio Luca Carra attuali e i problemi il punto de de. prossime sfi tracciano le co alla ti a im mento cl ia b m ca l a D salute spreco, dalla civiltà dello l futua d , ricoltura g a ll’ a ri a m dei ino dei ggio al dest ro del paesa ni. beni comu 13 il pianeta terra “L’Italia diversa” (Edizioni Gribaudo, 240 pagine, 49 euro) di Gabriele Salari, collaboratore di questa testata, mostra - anche per immagini - gli scempi ambientali che hanno sfregiato il nostro Paese. Ma non è una fotografia pessimista, quella che viene fuori: perché sono tante, le storie di chi ce l’ha fatta, a fare la differenza. Nasce così, quest’avventura illustrata che racconta non solo di disastri, ma di sfide vinte: dal patrimonio delle aree protette alla crescita del biologico e della rivalutazione del paesaggio rurale, dal rimboschimento alla tutela di quella splendida culla di biodiversità da difendere che è il nostro Paese. Un libro da leggere e da sfogliare Ecco, dunque, la missione del libro: raccontare quanto di buono si è fatto e si fa per la natura. Dando voce ai veri protagonisti di questa battaglia. Il lettore è trasportato così in un racconto a più voci, fatto di incontri e interviste inedite per saperne di più sulle associazioni che con le loro lotte hanno cambiato il volto e la mentalità dell’Italia, rendendola davvero diversa: da Franco Iseppi, presidente del Touring Club Italiano, ad Alessandra Mottola Molfino, presidente nazionale di Italia Nostra. Da Fulco Pratesi, presidente onorario del WWF, a Danilo Mainardi, presidente onorario della LIPU, e a Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente onorario del FAI. 14 il visitata da centinaia di migliaia di persone nel corso di una crociera in Italia, Francia, Tunisia, Grecia, Jugoslavia, Malta e Principato di Monaco. Nel 1979 viene costituito il Comitato interministeriale per l’ambiente (Cipa), una struttura che anticipa l’istituzione del Ministero dell’ambiente, ma ancora è presto: solo nel 1975 era stato istituito il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Nel 1982 vengono fatti diversi passi avanti sul fronte della legislazione ambientale: l’Italia recepisce la direttiva europea sulla qualità delle acque di balneazione e viene approvata la prima normativa per gestire lo smaltimento dei rifiuti. Fino ad allora venivano abbandonati senza nessun obbligo per gli smaltitori, mentre ora i rifiuti vengono classificati in urbani, speciali, tossici e nocivi. Viene approvata poi la direttiva sui rischi di incidenti connessi con determinate attività industriali che - ironia della sorte - prenderà il nome di Direttiva Seveso, ma l’Italia la ratificherà con un ritardo di 16 anni. Nel 1985 viene promulgata la Legge Galasso, la 431/85, che si fa carico di tutelare il paesaggio. Continua intanto la battaglia contro le piogge acide, responsabili del deperimento delle foreste mondiali: viene proposta una legge per l’eliminazione del piombo nella benzina, un risultato che verrà raggiunto negli anni successivi a livello europeo. pianeta terra Anche grazie a questa legge il problema delle piogge acide è fortunatamente oggi molto più limitato, almeno in Europa 15 il pianeta terra Sergio Ferraris La Terra scotta! L’Agenzia Internazionale dell’Energia analizza l’escalation dei consumi energetici e teme un aumento di sei gradi della temperatura del pianeta entro la fine del secolo. Stupisce due volte, quest’anno, il World Energy Outlook della Iea, il principale rapporto mondiale sull’energia. Da un lato, a sorpresa, l’Agenzia Internazione dell’Energia apre all’etica in un settore, quello energetico, poco permeabile a simili questioni, dedicando all’accesso all’energia addirittura un rapporto speciale. I dati di partenza dello Special Report - Energy for all: financing access for the poor, questo il titolo, sono sconcertanti. Nell’epoca della “ricchezza energetica” dove abbiamo il massimo sfruttamento delle fonti fossili, una forte potenza installata 16 di nucleare e l’inizio dello sfruttamento commerciale delle rinnovabili sono più di 1,3 miliardi le persone, il 20% della popolazione mondiale che non hanno accesso all’elettricità e 2,7 miliardi, il 40%, non possiedono attrezzature pulite per cucinare il cibo. «Un accesso moderno alle fonti energetiche migliorerebbe le loro vite - si legge nel rapporto - migliorando l’educazione, facilitando il raggiungimento della parità tra i generi, consentendo la sostenibilità ambientale, prevenendo le morti premature causate da malattie respiratorie e accelerando la crescita economica globale e la prosperità». il Se da un lato il costo sociale di questa privazione è alto, notevole lo è anche quello per fornire l’accesso universale all’energia, se considerato in termini assoluti. Secondo l’agenzia, infatti, servirebbero 48 miliardi di dollari l’anno da qui al 2030, cinque volte l’investimento di oggi. Sebbene ciò sembri una cifra enorme dobbiamo considerare che «rappresenta solo circa il 3% degli investimenti progettati a livello globale nel settore dell’energia», afferma la Iea. E per quanto riguarda i timori d’un incremento dei gas serra dovuto al maggior accesso all’energia il rapporto specifica che: «Non c’è necessariamente contrasto tra il raggiungimento dell’accesso universale all’energia, la sostenibilità climatica e la sicurezza energetica. Fornire elettricità a coloro che ne sono privi incrementerebbe le emissioni di anidride carbonica solo dello 0,7%, una quantità equivalente alle emissioni annuali dello Stato di New York, negli Usa, ma dando elettricità a una popolazione 50 volte maggiore». Questo incremento basso delle emissioni non è così strano se si pensa che l’intensità energetica della fornitura sarebbe comunque bassa e che in molte zone rurale potrebbero essere utilizzati sistemi fotovoltaici per l’illuminazione e la refrigerazione dei medicinali, mentre il biogas troverebbe un utilizzo diffuso per la cucina. «Affrontare la questione dell’accesso a un’energia moderna è di fondamentale importanza se la comunità globale vuole raggiungere gli obiettivi di sradicamento della povertà e se vuole accelerare lo sviluppo sociale ed economico. - afferma Fatih Birol, capo economista dell’Agenzia internazionale per l’energia. - L’Anno pianeta terra internazionale per l’energia sostenibile per tutti delle Nazioni Unite nel 2012 è un’ottima occasione per concordare una rapida azione collettiva. L’obiettivo di un accesso universale all’energia moderna entro il 2030 è realizzabile e ha solo un piccolo impatto sulla domanda mondiale di energia e sulle emissioni di carbonio». Scenari diversi Sul fronte delle analisi energetiche la Iea prosegue nella posizione adottata da tre anni: quella dell’allarme sul clima tracciando tre scenari diversi e puntando il dito verso la politica. «La grande diversità dei nti risultati che ssi insufficie e r g o r P emergono da questi tre sceo ai monari sottolinea il re l’access er estende P nel 2009 ruolo critico dei i energetici erni sistem globale d governi nel deesi a livello no stati sp ma ciò so ri lineare il nostro rdi di dolla a ili m ,1 9 ndo le ben futuro energetico, ente. Seco ci ffi su è non enza una tramite la definidella Iea «s i n o zi ie ro p miliardo zione e l’impleazione un piú vigorosa arrà senza elettrimentazione delle rim di persone rzo fatto. politiche necessaante lo sfo st o n o sistemi cità» n rie al loro conseriguarda i to n a u q assenPer cina, la cui guimento», afferma cu i d i rn e d mo i morti per il rapporto. di milioni d sa u ca è za l 2030 2,7 Il primo scenario lmonari, ne malattie po e saranno è quello “Politiche persone n miliardi di attuali” nel quale si . ancora privi assume l’assenza di modifiche in tema di emissioni rispetto al 2011 e che porterebbe a un aumento di temperatura di più di 6°C entro fine secolo, mentre con lo scenario “Nuove Politiche” che ipotizza azioni di contenimento moderate, e che la Iea giudica il più realistico sul fronte della rea- 17 il pianeta terra st ni a il G as p r ot ag o ro per lizzazione, nel quale al 2100 Età dell’o uesta la la temperatura aumenteo rale. Q gas natu Iea per il metan rebbe “solo” di 3,5°C, ipoa ll b e d re e ov be prevision da nel 2035 d tesi che se per l’agenzia è n one, con ma quasi normale fa sudare del carb n- Ocse. la cui do a ll e u q ere i no freddo i climatologi. Inraggiung nsumi nei paes ader o olo di le c i ru e o d u fine la prospettiva più s % l 0 e n 8 l’ visto rà continue nostante sia pre non virtuosa, lo “Scenario ia s s u R ia La , no l 2035 s bnaturale 450” con il quale l’austratto a del gas e oa s n a ta g e l il m mento sarebbe di 2°C. % de te 0 n 2 ta il s o e ch on il suo Quindi, e qui c’è la ionale. N issione di CO2 z n e v n o c m iente a minor e notizia: per la Iea i camrà suffic bia una a s n o n biamenti climatici esistoto di utilizzo l’aumen re e n te no, sono d’origine antropica, o con turaentr tempera . sono in atto e ci sono margini i 2°C d’intervento. Per un’istituzione moderata e poco avvezza negli anni passati a mettere sul banco degli imputati i combustibili fossili, come la Iea, è un passo da gigante. L’agenzia esclude dalle proprie prospettive 2009 al 15% del 2035, ma secondo lo “Scenario 450” perché “la porta gli ambientalisti si tratta di una sta per chiudersi”. stima riduttiva. L’80% delle emissioni allocate Il Wwf, infatti, stima che nel al 2035 in questo scenario, infatti, 2050 la percentuale potrebbe essesono già allocate e se non dovesse re del 100% e attacca anche l’ipoesservi un’azione incisiva si arritesi che si “auspichi” un riscaldaverebbe al 100% nel 2017, con ben mento globale attestato sui 3,5°C, 18 anni d’anticipo. mentre riconosce all’Agenzia il E da questo momento solo rinmerito di aver messo in evidenza il novabili. Impossibile. nesso tra clima ed energia fossile. A ciò bisogna aggiungere che lo E non è poco “Scenario Nuove Politiche” prevede un aumento dei consumi energetici al 2035 del 30% allocati al 90% nei paesi non-Ocse, affamati d’energia e refrattari ad accordi internazionali di riduzione delle emissioni. Eppure anche per la Iea il ritardo nella “non-azione” contro i cambiamenti climatici non è un buon affare, visto che gli esperti di Vienna stimano che per ogni dollaro risparmiato su questo fronte prima del 2020 se ne dovranno spendere 4,3 negli anni successivi. Per quanto riguardale le rinnovabili nella generazione elettrica si dovrebbe passare dal 3% del 18 il pianeta terra 19 il 20 pianeta terra il pianeta terra Giampiero Castellotti Agroenergia. Il gas che sottrae cibo I poderi cambiano funzione. In Piemonte al posto del riso si coltiva la canna di fosso. Crescono il costo degli affitti ed i pericoli ambientali. C’è un obiettivo europeo, messo nero su bianco: raggiungere entro il 2020 una produzione di 10% di biocarburante nel vecchio continente. Ma c’è anche un pass-partout italiano: dalla finanziaria 2006, la produzione e la cessione di energia elettrica da fonti rinnovabili agroforestali o zootecniche è considerata attività pienamente agricola. E non mancano incentivi a fondo perduto. Fattori che stanno contribuendo ad alimentare una rivoluzione epocale: il suolo agricolo non produce più soltanto cibo, ma anche energia. Anzi, sempre più energia e meno cibo. I terreni stanno cambiando aspetto. In tutto il mondo. Questione di business. Sempre meno coltivazioni tradizionali, legate ad un’agricoltura globalizzata e in crisi strutturale. E largo a colture destinate alla creazione di bioenergia, come colza, girasole e soia, dalla cui spremitura si ricava biocarburante. O vegetali ricchi di zuccheri, la cui fermentazione determina analogo processo. Un esempio? Il Piemonte produce sempre meno riso e più “arundo donax”, cioè canna di fosso. Serve alle multinazionali chimiche per produrre bioetanolo. La crescita delle agroenergie è accompagnata dal boom degli im- 21 il pianeta terra La normativa • Decreto legislativo n. 22 del 5 febbraio 1997 (decreto Ronchi): definizione di agroenergie; • Decreto legislativo n. 79 del 16 marzo 1999 (decreto Bersani): modifiche; • Decisione della Commissione europea 2001/C37/03: aiuti di Stato; • Decreto legislativo n. 387 del 29 dicembre 2003: norme per lo sviluppo delle fonti rinnovabili; • Legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (finanziaria 2007): tracciabilità e rintracciabilità della filiera; • Legge n. 244 del 24 dicembre 2007 (finanziaria 2008): incentivi alla produzione di energia elettrica; • Legge n. 99 del 23 luglio 2009 (articolo 42): disposizioni in materia di fonti per la produzione di energia elettrica; • Decreto del ministro dello Sviluppo economico del 18 dicembre 2008 (Gaz- zetta Ufficiale n. 1 del 2 gennaio 2009): modalità per l’incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili tramite il meccanismo dei certificati verdi; • Decreto legislativo n. 102 del 27 maggio 2005: regolazioni dei mercati agroalimentari; • Direttiva 2009/28/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009: promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. pianti a biogas. Spuntano ormai come funghi su terreni un tempo destinati alla produzione di cibo. Insomma, l’affare biogas diventa il più spregiudicato concorrente per le coltivazioni alimentari. E le bioenergie finiscono per mangiarsi sempre più cibo. Soltanto nella fertile Lombardia, tanto per rimanere in casa nostra, sono in funzione ben 117 impianti di biogas (con 134 in programmazione e 64 in istruttoria), secondo dati della Coldiretti. Con un indotto che si mangia ettari di suolo e produzione di cibo. Terra appartenente all’agricoltura finisce a megaimpianti quasi sempre legati a soggetti esterni all’agricoltura e in competizione con la produzione di alimenti, di foraggi per gli allevamenti, di cibo “made in Italy”. 22 C’è tuttavia chi minimizza. Come Confagricoltura. Rispetto al conflitto food for fuel per la disponibilità fondiaria, in una nota parla di “problemi circoscritti a poche delimitate realtà territoriali” auspicando l’uso di circa un milione di ettari di terreni a riposo (secondo dati della Rete rurale nazionale), nonché aree non più coltivate a tabacco e barbabietola sottratte dalla riforma delle Organizzazioni comuni di mercato (300 mila ettari negli ultimi vent’anni). Proposte inserite nel progetto “Il biogas fatto bene”. È pur vero, però, che l’agroenergia, in molti casi, non è un mezzo per ridurre la quota di energia fossile o una fonte supplementare di reddito (secondo le indicazioni della Pac, la Politica agricola comune), ma un fattore per sottrarre il terra agli agricoltori e far lievitare gli affitti. Infatti non ci sono solo le coltivazioni più redditizie: i terreni locati diventano una rendita per imprenditori agricoli lacerati da un comparto che non rende più. Così affittano e appendono la zappa al chiodo. E quando non c’è il gas, ci sono pannelli fotovoltaici che diventano tappeti di silicio su campi un tempo destinati a produzioni alimentari. Appezzamenti non più coltivati equivalgono a disastri ambientali: le frane, ad esempio, rappresentano le conseguenze più immediate degli abbandoni. Ma gli effetti più drammatici della corsa alle agroenergie si vivono nel sud del pianeta. Numerose multinazionali, soprattutto europee, per coltivare biocarburanti stanno conquistando vasti territori africani, sottraendoli agli scopi alimentari. Le popolazioni locali, già ai limiti della povertà, si ritrovano derubate dei mezzi di sussistenza, anche perché le proprietà dei terreni sono frutto di eredità familiari non certificate da documenti ufficiali. Secondo ActionAid, ciò determinerà a breve un aumento di almeno 100 milioni di persone affamate, la lievitazione dei prezzi dei generi alimentari (a causa della sottrazione dei suoli alla produzione di cibo) e la mancanza di terra coltivabile. C’è di più: se i biocarburanti ridurranno l’inquinamento da traffico (senza però intervenire nella riduzione della mobilità), la riconversione dei terreni e l’abbattimento di foreste per conquistare terreni provocherà un aumento di CO2. Insomma, il rischio di ulteriori squilibri in nome del business (più pianeta terra che dell’ambiente) è davvero concreto. Può dirsi sostenibile un’agricoltura senza agricoltori e dove, per giunta, la fame si allarga? Cos’è l’agroenergia L’agroenergia è una forma di energia rinnovabile che si ottiene da produzioni e da materiali di scarto dei processi agricoli e forestali. Il biocarburante (tipo biodiesel e bioetanolo) è frutto di fermentazione di vegetali ricchi di zuccheri e della spremitura di specie oleaginose (colza, girasole e soia). Le biomasse derivano da residui agricoli e forestali (il legno della filiera agricola o di boschi), ma anche da residui di verde urbano, deiezioni animali e processi lavorativi di industrie alimentari e legnose. Le agroenergie, a differenza dei carburanti fossili (come il carbone e il petrolio), sono definite “neutre” e “continue” in quanto non inquinano l’ambiente (non liberano CO2) e soprattutto non solo limitate, cioè potranno sempre essere prodotte. Di contro stanno modificando il panorama agricolo di molti Paesi del Terzo Mondo, imponendo coltivazioni a scopo energetico al posto di quelle tradizionali, adibite a scopo alimentare. 23 il 24 pianeta terra il pianeta terra Idalaura Cappiello Policoltura, nostalgia dei tempi antichi o innovazione ecosostenibile? Si diffonde dalle Marche, una forma alternativa di produzione a bassissimo impatto ambientale. L’esperienza di una giovane imprenditrice agricola. La Policoltura Ma-Pi, da non confondere con l’agricoltura biologica, è una tecnica di produzione alternativa a quella dominante. Si basa principalmente sull’autoriproduzione spontanea dei semi, che restituisce alle piante tutto il vigore di quando erano selvatiche, e sul recupero di antiche ed autoctone varietà di cereali, ortaggi e legumi, coltivate senza prodotti chimici di sintesi e in rotazione e consociazione fra di loro ed in consociazione anche con essenze vegetali (erbe spontanee) ed arboree (cespugli, alberelli, alberi da frutto e secolari). In particolare, nei terreni coltivati, gli alberi da frutto vengono piantati in file a rete con distanze che possono variare, in base al tipo di zona climatica, terreno, etc. da 5 a 10 metri. La raccolta è tassativamente manuale, l’aratura è leggera e superficiale. Un altro aspetto importante è quello di non bruciare le parti non raccolte dei vegetali ma di lasciarle marcire direttamente sul campo. Le prime esperienze positive in tal senso sono state fatte direttamente dal suo ideatore, Mario Pianesi, il quale, a partire dai primi anni ‘70, inizia, per problemi di salute, a studiare da autodidatta la sua dieta, valutando su se stesso l’effetto dei diversi cibi. 25 il pianeta terra Nel 1975, dopo aver iniziato a coltivare autonomamente cereali, legumi ed ortaggi senza sostanze chimiche ed autoriproducendone spontaneamente i semi, promuove nelle Marche, la sua regione, l’apertura della prima azienda biologica italiana, spingendo i contadini a coltivare in modo naturale piante dimenticate da anni. Nel 1980 Pianesi fonda l’Associazione UPM “Un Punto Macrobiotico”, divenuta poi Associazione Internazionale, che per statuto si prefigge “di diffondere senza distinzione religiosa, politica, sociale e culturale una alimentazione più sana ed equilibrata e una cultura di rispetto e amore per l’aria, l’acqua, la terra, i vegetali, gli animali e tutti gli esseri viventi” e promuove la Policoltura Ma-Pi, le 5 diete Ma-Pi, l’Etichetta Trasparente Pianesiana, abbigliamento, calzature, prodotti per l’abitazione ed utensili prodotti artigianalmente con prodotti naturali. Oggi in Italia si contano oltre 100 realtà macrobiotiche Ma-Pi. Un recente studio di un gruppo di ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche, presentata quest’anno a un convegno internazionale svoltosi a Roma in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, promossa dalla FAO, ha evidenziato gli aspetti di sostenibilità ambientale del modello produttivo e distributivo UPM. Lo studio ha messo a confronto tre sistemi agroalimentari diversi: il modello dominante, i GAS (Gruppi di Acquisto Solidali) e la filiera UPM, misurando per ciascuno dei tre il consumo complessivo di materie prime, sia rinnovabili che non rinnovabili, necessario alla nutrizione settimanale di una persona, collegando ai primi due modelli una dieta convenzionale 26 il pianeta terra e al terzo la dieta Ma-Pi 3, vegetariana. Ne è risultato un risparmio di risorse non rinnovabili del 50% circa per il modello GAS e del 90% per il modello UPM, mentre per quelle rinnovabili i GAS consumano addirittura di più e UPM fa risparmiare circa l’80% con una drastica riduzione anche delle emissioni di CO2. La policoltura Ma-Pi non è quindi, come potrebbe sembrare, il frutto di una nostalgia di tempi arcaici, ma il risultato dell’osservazione attenta degli ecosistemi naturali. Come afferma il suo ideatore «in natura, la biodiversità è normale, come la crescita spontanea di piante diverse sullo stesso terreno, e la coltivazione agricola dovrebbe seguire questa “orma” energetica». Secondo questo approccio, dunque, pertanto, il punto di riferimento per ogni gesto in agricoltura deve ritornare a essere la natura, con le sue leggi e logiche: ad ogni fascia climatica, zona, stagione, etc. corrispondono infatti molteplici habitat “spontanei” (con i loro vegetali, animali, etc.). All’agricoltore, e a tutta la comunità territoriale, spetta il dovere ed il diritto di ricercare, studiare e recuperare questi habitat originali, per salvaguardarli e rispettarli. Storicamente, la vera cultura contadina, in qualsiasi parte del mondo abbia potuto esprimersi liberamente, ha rappresentato per secoli un modello di sviluppo realmente eco-compatibile e sostenibile e può ridiventare ancora oggi un punto di riferimento importante per salvaguardare l’ambiente che oggi è al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica mondiale e delle istituzioni 27 il pianeta terra Letizia (Gardoni) ha 23 anni e vive a Padiglione di Osimo, in provincia di Ancona. Fin da bambina la sua grande passione è la terra. Con una determinazione veramente rara, dopo gli studi classici si è laureata a pieni voti all’Università Politecnica delle Marche di Ancona (con una tesi sullo spopolamento degli alveari), ha acquistato un terreno di nove ettari con l’aiuto dei genitori, impiegati pubblici, e si è lanciata - insieme a loro - nella sfida della policoltura, una forma di agricoltura che si potrebbe definire “estrema” per la totale messa al bando delle tecniche adottate nelle coltivazioni intensive tipica delle società industrializzate, a favore di tecniche tradizionali rivisitate alla luce della moderna scienza agronomica. Letizia è imprenditrice agricola da due anni e il campo si trova attualmente in fase di conversione dall’agricoltura intensiva al nuovo sistema; il processo è lungo e laborioso, ma il campo gode di condizioni favorevoli in quanto isolato, lontano da strade trafficate e da altre fonti di inquinamento, e vicino a fonti di acqua pura. L’energia utilizzata al momento è convenzionale, ma quando la conversione sarà completata sarà dato spazio alle rinnovabili, principalmente il solare. L’appezzamento di terreno è coltivato per metà a ortaggi: d’inverno, cavolfiori e verze, carote, insalata, cicoria. L’altra metà è riservata all’erbamedica con funzione di rotazione colturale, alternando le due superfici. L’esperienza cocreta di una giovane imprenditrice agricola marchigiana È interessante come alcuni aspetti della policoltura, considerati al limite dell’assurdo dall’agronomia “moderna”, rivelino vantaggi inaspettati. «Faccio un esempio - spiega Letizia - noi non eliminiamo le piante infestanti, è una delle nostre regole. Quest’anno abbiamo avuto le gelate, ma l’insalata era stata completamente ricoperta da queste piante e quindi si è salvata, mentre gli altri hanno perso tutto». Infine, Letizia ha impiantato alcuni alberi di mela rosa, una varietà tipica delle zone appenniniche, con l’obiettivo di valorizzare le specie autoctone del suo territorio. Il legame con la sua terra è una componente importante del lavoro di Letizia, che nonostante la giovane età e il grande carico di lavoro si è impegnata nell’associazionismo professionale, diventando delegata regionale Coldiretti dei giovani agricoltori marchigiani. Le Marche sono la terra d’elezione per la policoltura, perché il suo fondatore, Mario Pianesi, è marchigiano, e i negozi macrobiotici, che ne commercializzano i prodotti, sono molto numerosi in questa regione. I prodotti dell’azienda, infatti, vengono commercializzati esclusivamente in questi tipo di negozi e ristoranti, uniti nell’associazione “Il punto macrobiotico” che promuove la policoltura e l’alimentazione alternativa anche sul piano culturale. Tutti i prodotti sono dotati dell’etichetta trasparente pianesiana, approvata dal Parlamento Europeo, con una serie di informazioni dettagliate sulla “storia” dell’alimento. Ci si chiederà come un’azienda del genere sia economicamente sostenibile in un contesto economico come quello di un Paese ad alta industrializzazione, come è (ma ancora per quanto…?) l’Italia. Risponde Letizia: «È evidente che la conduzione familiare è indispensabile, non potremmo sostenere costi di manodopera esterna; ciò comporta anche di mantenere una dimensione limitata e una rete distributiva di nicchia, più remunerativa per i produttori, ma anche garantita, nel senso che noi vendiamo tutto il raccolto in via preventiva a prezzi concordati e non siamo costretti a subire le oscillazioni di prezzo del mercato di massa». 28 energia pulita Newsletter ANEV associazione nazionale energia del vento febbraio 2012 Corsi di formazione ANEV - UIL 2012 Le opportunità di specializzazione offerte dall’Associazione aprono interessanti prospettive per i professionisti, gli Enti locali e le imprese. Il minieolico e l’eolico di base saranno al centro dell’attenzione nei prossimi mesi dell’attenzione nei prossimi mesi. Due i corsi di formazione ANEV - Uil previsti per il 2012. Si tratta di diverse e proficue occasioni di crescita professionale, l’una per entrare, l’altra per specializzarsi ulteriormente, nel mondo del lavoro e delle conoscenze legato all’Energia rinnovabile Eolica. Prossimo in ordine di tempo il Corso di formazione ANEV di secondo livello dedicato al Minieolico, in programma a Roma per il 15 e 16 marzo 2012. L’iniziativa, riservata prioritariamente, ma non esclusivamente, a chi ha ottenuto l’atte- stato di partecipazione al Corso di formazione ANEV di primo livello, intende approfondire tutti gli aspetti di una tecnologia che offre grandi potenzialità di espansione nel prossimo futuro. Per questa occasione sono previste tre borse di studio per coloro che non sono ancora attivi nel mondo del lavoro e vogliono inserirsi attraverso le possibilità offerte nell’ambito delle rinnovabili e dell’eolico (per candidarsi alle borse di studio sarà sufficiente fare richiesta inviando una mail: [email protected]). Durante la prima giornata docenza gli insegnamenti andranno dalla definizione e distinzione tra mini e micro eolico alla descrizione delle principali caratteristiche e soluzioni tecniche, passando per gli aspetti fondamentali degli impianti stand-alone e grid-connected, concludendo con l’analisi della normativa generale e dei processi autorizzativi. La seconda giornata del corso di formazione, invece, si aprirà con l’analisi delle fasi dello sviluppo e della realizzazione di un progetto minieolico Newsletter B or se e proseguirà con la valutazione di economicità di un impianto, concludendo la didattica con la valutazione e l’approfondimento su casi pratici. Il Corso di Base previsto a Roma e articolato in quattro giornate (5 - 8 giugno 2012), invece, è rivolto a tutti coloro che si occupano già o si vogliono occupare in futuro di Energia Eolica. Dal titolo “Eolico di base: tecnica, normativa, ambiente ed esperienza sul campo”, questa iniziativa offre l’opportunità di apprendere tutte le conoscenze di base per chi desidera operare nel settore e consente inoltre, a chi ha già conoscenze nel ramo Eolico, la possibilità di ampliarle e migliorarle. L’articolazione del corso prevede tre giornate di aula con docenti qualificati, presentazioni ed esercitazioni, più una visita presso un parco in esercizio attivo con lezione teoricopratica presso la centrale di controllo e una giornata conclusiva di follow-up di approfondimento a novembre 2012. Argomenti di analisi saranno: le politiche di sviluppo sostenibile nazionali e internazionali, le procedure, i contratti e le attività di sviluppo; l’Eolico fra leggi, regoPer marzo le, autorizzazioni e impatto ambientadisponibili tre borse le; gli strumenti e di studio. i metodi per lavoPer informazioni e rare in un’impresa richieste consultare il sito dell’Eolico o per www.anev.org, crearne una; le tesezione Formazione, stimonianze di imprenditori e docenti o inviare una mail a di riferimento nel [email protected] norama italiano; l’evolversi della normativa; le dinamiche del mercato e le s di t u d io prospettive future dei Certificati Verdi. A tutti coloro che partecipano a un Corso di Formazione ANEV sarà offerta l’opportunità di diventare soci individuali dell’Associazione per un anno e di poter entrare personalmente, grazie a delle credenziali apposite per l’accesso al sito web www.anev.org, nell’area privata dalla quale poter scaricare materiali didattici e confrontarsi direttamente con le offerte di lavoro delle aziende associate ANEV. I partecipanti, infine, potranno candidarsi per uno stage formativo presso l’Associazione Nazionale Energia del Vanto o inviare il proprio curriculum vitae da inserire nella specifica Banca Dati certificata ANEV, per raggiungere più rapidamente le migliori aziende del settore. Per informazioni e iscrizioni si può contattare la Segreteria Organizzativa all’indirizzo e-mail [email protected] e scaricare i programmi completi al sito www.anev.org, nella sezione formazione. Di seguito l’elenco dei corsi: Il Minieolico Roma, 15 e 16 marzo 2012 Eolico di base tecnica, normativa, ambiente ed esperienza sul campo Roma, 5 - 8 giugno 2012 Newsletter energia del vento Prima Edizione 2012 o c i t s i l orna i G o i Prem > il bando L’ANEV intende promuovere la cultura dell’ambiente attraverso la produzione di energia pulita da fonte rinnovabile eolica, premiando le opere giornalistiche che meglio hanno valorizzato questo aspetto e mettendo in luce esempi virtuosi di comunicazione. La prima edizione di “Energia del Vento”, che rientra nelle attività legate all’appuntamento del 2012 con la Giornata Mondiale del Vento, premierà quei lavori prodotti tra il 1 maggio 2011 e il 30 aprile 2012, pubblicati su testate italiane locali o nazionali, che si sono particolarmente distinti per il valore scientifico, culturale e sociale nel comunicare l’energia eolica, evidenziando la valenza ambientale della produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, in funzione del risparmio energetico e della riduzione delle sostanze inquinanti responsabili del degrado dell’ambiente e dei mutamenti climatici. Quattro le sezioni in concorso: carta stampata, radio, tv, web; per ognuna è previsto un premio al primo classificato di duemila Euro. Inoltre, è presente anche una categoria speciale con il Premio Under 30 “Ciro Vigorito”, che intende promuovere l’attività dei giovani giornalisti, sui quali poggia la speranza e la responsabilità di portare nel mondo dell’informazione una maggiore sensibilità nei confronti della tematica ambientale, dell’energia pulita e dell’eolico. La giuria sarà composta da autorevoli esponenti del giornalismo nazionale, tra cui Giuseppe De Tomaso (direttore Gazzetta del Mezzogiorno), Giorgio Mulé (direttore di Panorama), Pierluigi Visci (direttore QN), Mario De Scalzi (vice direttore Tg5), Susanna Petruni (vice direttore Tg1), Giuseppe Brindisi (caporedattore News Mediaset) e da esperti nel campo scientifico e dell’eolico, che valuteranno le opere in concorso che meglio hanno saputo realizzare una corretta informazione sul tema oggetto del premio. Il bando del concorso è consultabile nell’area news del sito www. anev.org. Per informazioni è possibile contattare l’organizzazione al numero 06.4201470. Premiare la corretta e completa informazione sul tema dell’eolico il bando su www.anev.org Newsletter ANEV: Tuteliamo l’ambiente assicurando sviluppo e occupazione Prosegue la campagna di verità dell’Associazione per far luce sui falsi miti dell’eolico Prosegue la campagna di verità dell’Associazione per far luce sui falsi miti dell’eolico L’eolico in Italia è oggi la tecnologia con i controlli più avanzati e con le maggiori tutele per l’ambiente, il paesaggio e la fauna. A conferma di ciò i Protocolli vincolanti per i propri associati che l’ANEV ha sottoscritto con le principali associazioni nazionali e istituzioni (ad esempio: WWF, Legambiente, Confindustria e Ministero dell’Interno) che salvaguardano e scongiurano tutti quegli aspetti che troppo spesso sono strumentalizzati o giudicati con leggerezza. In quest’ottica, inoltre, l’Associazione Nazionale Energia del Vento ha avviato una campagna di verità su quelli che sono stati definiti “falsi miti dell’Eolico”. Campagna che è stata ripresa e approfondita in più occasioni dalla stampa in varie realtà locali, come in Molise nel corso del’ultimo periodo, dove l’Eolico occupa attualmente 1.474 persone tra addetti diretti e indotto e si prevede che questa soglia possa essere ampiamente superata entro il 2020, arrivando a 2.289 posti di lavoro. Una tecnologia di produzione da fonte rinnovabile centrale nella strategia di sviluppo energetico, economico e come detto occupazionale dell’Italia, che sta trovando anche in questa regione una sua crescita. Stando ai dati forniti dall’ANEV - Associazione Nazionale Energia del Vento, gli impianti eolici occupano oggi in Molise lo 0,0011% del territorio. Dal punto di vista paesaggistico e visivo, ad esempio, l’ANEV ha firmato già nel 2002 con Legambiente e poi anche con WWF e Greenpeace, un Protocollo per la realizzazione di un buon eolico correttamente inserito nel territorio e nel paesaggio circostante. Il vincolo fondamentale imposto da questo protocollo è della necessaria esclusione delle aree a particolare pregio o tutela da quelle idonee a realizzare un parco eolico. Un’operazione di prevenzione dall’impatto visivo e ambientale che mantiene comunque la sua logica anche nella valutazione in aree ritenute idonee. Nello specifico, la minimizzazione degli impatti visivi avviene attraverso attenzioni progettuali quali l’analisi del paesaggio e delle specificità territoriali, la valutazione degli impatti visivi da punti d’interesse con fotosimulazioni, la scelta di diversi tipi di aerogeneratore secondo la grandezza più adeguata al contesto e la definizione della migliore soluzione cromatica. Il Protocollo stabilisce inoltre la dismissione totale dell’impianto a fine ciclo di vita, riportando l’area nelle condizioni originarie. Dal punto di vista avifaunistico, invece, nonostante i molti studi che certificano l’impatto minimo delle pale sui deces- si di volatili, l’ANEV ha attivato insieme a Legambiente e con la collaborazione di Ispra, un Osservatorio Nazionale per ampliare le conoscenze scientifiche sul rapporto tra eolico e avifauna, in modo da rafforzare le forme di tutela e prevenzione. Con riferimento alle teorie secondo cui il settore sia preda degli interessi di criminalità e mafie, infine, va detto che il comparto Eolico, nello scenario italiano, è riuscito più e meglio di molti altri ambiti a evitare che gli interessi economici della criminalità potessero inserirsi nel proprio circuito. Molte le riprove a testimonianza di ciò. Tra queste, i forti controlli che le banche fanno, utilizzando studi legali internazionali, ai quali deve sottostare l’azienda eolica che opera nel project financing. Più che parlare di coinvolgimento, dunque, occorre intervenire sulla tutela da ogni tentativo d’intromissione da parte della criminalità, anche organizzata. Proprio per questo, l’ANEV ha sottoscritto il Protocollo di Legalità predisposto dal Ministero dell’Interno e Confindustria, rendendolo vincolante per i propri associati, così da garantire ogni possibile controllo nelle procedure di sviluppo, costruzione e gestione degli impianti eolici. Newsletter Servono certezza delle regole e meno burocrazia Simone Togni, Presidente ANEV, al Convegno dell’Unione Industriali di Napoli Fate presto è l’espressione con cui, in molti ambienti giornalistici e produttivi del Paese, si cerca di far pressione sui decisori affinché si adottino misure concrete contro la crisi in uno o più settori. Allo stesso modo, per l’Energia Eolica italiana «riteniamo che i problemi di sistema vadano affrontati quanto prima da chi ha la possibilità e il compito di farlo». A spiegarlo è Simone To- gni, Presidente dell’Associazione Nazionale Energia del Vento, presente a Napoli lo scorso 3 dicembre per il convegno dell’Unione Industriali dal titolo: “Le fonti rinnovabili, un’opportunità per le impre- Newsletter se - Il progetto di costituzione dell’Osservatorio euro-mediterraneo”. «In un contesto di grave crisi come quello che stiamo attraversando - secondo il Presidente Togni - bisogna fare tutto il possibile, in tempi ragionevoli, affinché settori produttivi e vitali per l’Italia come l’eolico possano trovare la loro definitiva strategia di sviluppo. Sostenere l’Energia prodotta dal Vento. Infatti, significa puntare su un comparto pronto a investire dieci miliardi di euro entro il 2020, con ricadute occupazionali per circa 37.000 nuove assunzioni - studio occupazionale ANEV-Uil - a fronte dei 30.153 posti di lavoro già esistenti tra diretti e indotto. Ciò vuol dire andare incontro a quello che l’Europa chiede al nostro Paese in termini di produzione energetica da fonte rinnovabile e riduzione delle emissioni di Co2, secondo gli obiettivi denominati 20-20-20 che l’Italia ha sottoscritto». Per ottenere questi risultati «è importante assicurare finalmente stabilità normativa a questo settore - continua il Presidente dell’ANEV - vessato ormai per troppo tempo da incertezza nel sistema d’incentivazione (con i pesanti tagli retroattivi), imposizione di nuove tasse (come nel caso della Robin Tax) e soprattutto eccessiva lentezza dei procedimenti burocratici e autorizzativi per la realizzazione d’impianti eolici. Problemi che hanno materialmente bloccato il settore da oltre un anno, soprattutto per le nuove iniziative in regime di project financing, che trovano le banche sempre meno disposte a investire in un ramo delle rinnovabili potenzialmente proficuo, ma materialmente poco redditizio a causa di tutti i problemi che, comunque, potrebbero essere superati. Occorre, dunque, una stabilità delle norme che regolano l’eolico che permetta di programmare opere e investimenti senza il rischio di vedere mutate le condizioni di partenza nel giro di poco tempo». Tra queste problematiche non quello della legalità, poiché «il comparto eolico è riuscito più e meglio di molti altri a evitare che gli interessi economici della criminalità potessero inserirsi nel proprio circuito. Molte le riprove a testimonianza di ciò - sottolinea Togni - come i forti controlli che le banche fanno, utilizzando studi legali internazionali, ai quali deve sottostare l’azienda eolica che opera nel project financing. Inoltre, il 10 maggio del 2010 l’ANEV ha sottoscritto il Protocollo di legalità promosso da Confindustria e Ministero dell’Interno, con il quale si aiuta l’imprenditoria sana a combattere, respingere e denunciare ogni forma di malcostume in tema di legalità e lavoro nero, promuovendo la cooperazione con le forze dell’ordine». Tracciare un futuro certo per l’Energia del Vento significa dare certezze in termini d’investimenti e creare valore economico per il Paese (si stima tra i 26 e i 37 miliardi en- tro il 2020), oltre ad assicurare importanti ricadute occupazionali, soprattutto in quelle aree del Sud in cui la disoccupazione è un problema gravissimo da sempre. Basti pensare che nella sola Campania, gli attuali occupati dell’eolico sono 4.704 e per il 2020 si prevede di poter arrivare quasi a raddoppiare questa soglia (8.738 tra diretti e indotto), a condizione che si scelga di perseguire definitivamente la strada degli obiettivi europei e si decida di risolvere una volta per tutte le criticità come l’instabilità regolatoria e l’eccesso di burocrazia. Problemi che, insieme alla crisi economica, hanno fatto segnare in Campania un -34,6% di occupati totali in meno nei primi sei mesi del 2011, rispetto a quelli previsti. Newsletter WEB ANEV Interviste, approfondimenti, materiali informativi, foto, video e segnalazioni, tutto ciò che riguarda il settore eolico passa anche per la rete e per le moderne forme di comunicazione. Proprio per questo, l’ANEV ha attivato due specifici canali sul social network Facebook (facebook/anev.italia) e sul social media You Tube (youtube/ANEVeolico). Le due iniziative sono un utile e ulteriore mezzo di consultazione dell’attività dell’Associazione e uno strumento immediato per ottenere informazioni sul mondo dell’eolico. Oltre ai due canali segnalati, tutte le notizie utili sono disponibili sul sito www.anev.org, dove si possono trovare anche ricerche, studi, pubblicazioni e materiale stampa. Social network e social media nuove frontiere per comunicare l’Energia del Vento Calendario Eventi dal 29 febbraio al 1 marzo 2012 2nd Energy Storage - Aci, Active Communications International. Lussemburgo Info: [email protected] dal 20 al 22 febbraio 2012 3rd IAEE Asian Conference - “Growing Energy Demand, Energy Security and the Environment in Asia”; Kyoto, Giappone. http://eneken.ieej.or.jp/3rd_IAEE_Asia/ 15 marzo 2012 RenewableUK Wave & Tidal 2012 - Edinburgo, Scozia. http://events.renewable-uk.com/events dal 15 e 16 marzo 2012 Corso di Formazione ANEV: “Il Minieolico”, Roma www.anev.org dal 15 e 16 marzo 2012 3rd World Summit for Small Wind WSSW2012. Husum, Germania. http://www.new-energy.de Newsletter dal 16 al 19 aprile 2012 EWEA 2012 - European Wind Energy Association. Copenhagen, Danimarca. http://www.ewea.org/index.php?id=1934 dal 22 al 24 aprile 2012 5th International Conference of the NAEE - “Energy Technology and Infrastructure for Sustainable Development”; Abuja, Nigeria. www.naee.org.ng dal 3 al 6 giugno 2012 WINDPOWER Conference & Exhibition, AWEA - American Wind Energy Association. Atlanta, USA. http://www.windpowerexpo.com/ dal 5 - 8 giugno 2012 Corso di Formazione ANEV: “Eolico di base: tecnica, normativa, ambiente ed esperienza sul campo”; Roma. www.anev.org 15 giugno 2012 Giornata Mondiale del Vento - Roma. www.anev.org dal 25 al 28 luglio 2012 Clean Energy Week 2012 - Clean Energy Council. Sydney, Australia. http://www.cleanenergycouncil.org.au dal 29 al 31 agosto 2012 Brazil Wind Power 2012 - Conference and Exhibition, GWEC, ABBEolica, Groupo Canal Energia. Rio de Janeiro, Brasile. http://www.gwec.net/index.php?id=43 dal 16 al 18 ottobre 2012 China Wind Power 2012 - GWEC, CREIA. Beijing, Cina. http://www.chinawind.org.cn/home.html dal 22 al 24 ottobre 2012 Windaba 2012 Conference and Exhibition - South African Wind Energy Association (SAWEA). Cape Town, Sudafrica. http://www.windaba.co.za/ dal 28 al 30 novembre 2012 Wind Power India 2012 - GWEC - Global Wind Energy Council. Chennai, India http://www.gwec.net/index.php?id=43 il pianeta terra 37 il pianeta terra Davide Astiaso Garcia_Silvia Martone Vento e pale amiche degli uccelli ANEV e Legambiente aprono l’Osservatorio Nazionale Eolico e Avifauna. Ricerca scientifica e monitoraggio territoriale per tutelare la biodiversità e favorire la produzione d’energia dal vento 38 il pianeta terra È nato l’Osservatorio Nazionale su Eolico e Avifauna promosso da ANEV e Legambiente con la collaborazione di ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, mirato ad ampliare le conoscenze scientifiche sul tema del rapporto tra produzione di energia elettrica da fonte eolica e avifauna, in modo da rafforzare la tutela ambientale e al tempo stesso continuare lo sviluppo di impianti eolici sul territorio italiano. 39 il pianeta terra È questo l’obiettivo dell’Osservatorio, presentato dal Presidente di ANEV, Simone Togni e dal responsabile energia di Legambiente, Edoardo Zanchini, nel corso di un incontro nell’ambito di Eolica Expo 2011. Secondo le due are a associazioni, in u in t n o ic Italia l’energia Al fine d la promozione per ia eolica svollavorare uzione di energ d ge, e svolgeo in r p a c della onte eoli f le a rà sempre n d o c a ea elettric sì in lin pre più o c di più, un o d n esta lta sem u is ruolo deItalia, r r i , n e e io europ dere az cisivo nelstrategie ante intrapren un e ir in r o m la crescita v r fa dete tese ad ee t e n t e e r del contrim c a n ic co o ecolog ostenibile t n e buto delle im r inse mente s ntesti a ic t fonti rinnois g nei co paesag vabili rispethi eolici c r a p i e d li in cui ia to alla richier o it r r te ano. c sta di energia, o ll o c i s anche grazie alla spinta data al settore dagli obiettivi Comunitari esposti nella strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e socialmente inclusiva in materia di approvvigionamento energetico e lotta ai cambiamenti climatici, a cui l’Italia ha volontariamente aderito. Al riguardo, al fine di continuare a lavorare per la promozione della produzione di energia elettrica da fonte eolica in Italia, restando così in linea con le strategie europee, risulta sempre più determinante intraprendere azioni concrete tese a favorire un inserimento ecologicamente e paesaggisticamente sostenibile dei parchi eolici nei contesti territoriali in cui si collocano. Difatti l’ANEV ha già dimostrato negli anni di avere particolare premura per l’ambiente firmando diversi protocolli, tra cui quello del 12 giugno 2009 con Legambiente e Greenpeace Per la promo- 40 zione dell’eolico in Italia ed un suo corretto inserimento nel territorio e nel paesaggio che ha come obiettivo prioritario la diffusione dell’eolico in un’ottica di trasparenza, informazione e minimizzazione degli impatti potenzialmente connessi sul territorio e sull’ambiente. Allo stesso modo, per incentivare la conservazione della biodiversità locale e globale, occorre analizzare e conseguentemente minimizzare eventuali impatti ambientali dovuti alle potenziali interazioni tra gli impianti eolici e le popolazioni di avifauna stanziale e migratrice, che rappresentano in modo indiscusso la componente di biodiversità in cui l’impatto dell’eolico viene maggiormente dibattuto. Sulla base di questa impostazione si strutturerà l’Osservatorio Nazionale su Eolico e Avifauna, come ha sottolineato il Presidente dell’ANEV, Simone Togni: «L’Osservatorio vuole contribuire ad accrescere la cultura della tutela ambientale, rendendo più efficaci le normative nazionali per le autorizzazioni. L’eolico oggi in Italia è la tecnologia con i controlli più avanzati e con le maggiori tutele per l’ambiente, il paesaggio e la fauna. In tema di salvaguardia della fauna e sviluppo dell’eolico, insomma, ci sono tutte le condizioni per garantire la corretta integrazione anche grazie all’impegno delle aziende coinvolte. La produzione di energia pulita da fonte eolica si conferma un settore su cui puntare sempre più per raggiungere grandi traguardi in termini sviluppo sostenibile e di protezione del clima». Nel concreto l’Osservatorio si occuperà di ampliare le conoscenze scientifiche sul tema per mettere poi a disposizione studi, ricerche e metodi di monitoraggio che contribuiscano a dare un’in- il formazione sull’argomento sempre più approfondita e basata su fondamenti scientifici. A tal scopo, tra le attività pianificate dai fondatori dell’Osservatorio, Simone Togni ed Edoardo Zanchini, vi è la stesura di un Protocollo di Monitoraggio che si propone di indicare una metodologia scientifica da poter utilizzare sul territorio italiano sia per il monitoraggio degli eventuali impatti dell’eolico sull’avifauna che per la realizzazione di interventi tesi a mitigare e/o compensare tali tipologie di impatto. Infatti, per garantire una validità scientifica dei dati è necessario fare rilevamenti utilizzando protocolli standardizzati redatti ed approvati da personale scientifico. A tal fine, l’Osservatorio si avvarrà di un Comitato Scientifico, composto da esperti nazionali in materia di eolico ed avifauna, chiamati a mettere a disposizione il loro expertise in materia per identificare criteri valutativi e protocolli metodologici scientificamente consolidati per il monitoraggio ante operam, post operam e durante le fasi di cantiere considerando le specie presenti, le caratteristiche dei territori coinvolti e le tipologie di impianti. Difatti, come sottolineato da Birdlife International, autorità di riferimento sull’avifauna per la compilazione e l’aggiornamento della Red List redatta dall’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), in un documento firmato congiuntamente con il Consiglio d’Europa, i potenziali impatti sull’avifauna dovuti alla presenza di aerogeneratori sono sito, specie e stagione specifici. Una volta ultimata l’elaborazione del Protocollo di Monito- pianeta terra raggio, l’utilizzo dello stesso comporterà la realizzazione da parte dell’Osservatorio di un database di informazioni sul tema eolico avifauna che permetta il confronto nel tempo e nello spazio di dati quantitativi ottenuti utilizzando le stesse metodologie di rilevamento. L’Osservatorio promuoverà una strategia di disseminazione di tutti i risultati ottenuti. A questo scopo saranno promosse iniziative sul tema, coinvolgendo esperti, aziende, Enti Locali, Regioni e Ministeri e sarà inoltre dedicato all’Osservatorio un apposito spazio sul web per una maggiore e puntuale diffusione dei risultati delle ricerche, a partire dai lavori presentati durante l’incontro che si è tenuto ad Eolica Expo, in cui alcuni studiosi hanno riportato gli esiti degli studi e dei monitoraggi sull’avifauna svolti proprio in parchi eolici italiani nale Nazio cuperà io r o t si oc serva “L’Os e Avifauna oscenze n Eolico liare le co a per m p e t m l a ne u i d che s disposizio i ifi t n i scie e poi a d d r meto mette icerche e contribuie r e studi, raggio ch formazion n o ’i monit a dare un mpre più e scano omento s sata su g a r b ’a ae sull ondit cientifici” f o r p ap is ment fonda 41 il 42 pianeta terra il pianeta terra Luciano Pirazzi * Vento di Mare Nei mari del Nord i numeri sono da record. L’eolico offshore nel Mediterraneo stenta a prendere il largo. Le potenzialità tecnologiche e di mercato sono evidenti, ma le decisioni troppo lente. * Segretario Scientifico Anev 43 il pianeta terra Nonostante il protrarsi della crisi globale, l’eolico offshore continua a svilupparsi, quasi esclusivamente nel Mare del Nord e Mar Baltico, con 3.294MW in esercizio e 5.603MW in costruzione. Altri 17.000MW sono stati autorizzati e oltre 114.000MW sono programmati. Si tratta quindi di cifre imponenti rilasciate dall’EWEA in concomitanza con il convegno offshore di Amsterdam. Allo stato attuale il Regno Unito con 1.586MW detiene la leadership del settore, seguito dalla Danimarca con 854MW, mentre Belgio e Germania sono alla pari con 195MW e precedono la Svezia che sinora ha realizzato 164MW. Considerando le installazioni in corso d’opera si nota che il Regno Unito si avvia a rafforzare la sua posizione con ulteriori 4.308MW, la Germania, successivamente alla fase di studio e dimostrativa di aerogeneratori da 5MW e 6MW, ha in cantiere 833MW, infine anche il Belgio, con 462MW, si colloca in ottima posizione. Il quadro di riferimento del mercato offshore è destinato a subire profondi cambiamenti quando i progetti che hanno già ottenuto il consenso saranno ragionevolmente completati nella misura dell’80-100%, soprattutto per l’inserimento della Germania, Olanda e Irlanda. In particolare, la Germania, con ben 8.725MW autorizzati, dovrebbe superare tutti per divenire la prima in graduatoria. Infine, prendendo in esame le azioni programmate e sommandole a quelle realizzate, in cantiere e autorizzate, il quadro muta nuovamente con il Regno Unito che riagguanterebbe di nuovo la leadership con oltre 48.500MW, lasciando la Germania indietro a quota superiore a 31.000MW e, ancora più indietro 44 la sorprendente Norvegia e poi la Spagna, rispettivamente con oltre 11.000MW e 8.000MW. Complessivamente, se tutti i progetti autorizzati e programmati venissero realizzati si raggiungerebbe una potenza di poco meno di 141GW, corrispondente al 50% in più della potenza eolica totale alla fine del 2010. Per quanto attiene all’evoluzione tecnologica gli aspetti di maggior rilievo sono riferiti alla potenza degli aerogeneratori, al numero utilizzato in una singola centrale, alla distanza dalla costa e alla profondità del mare. Inoltre, le macchine impiegate sono progettate per l’uso esclusivo in ambito offshore e non più derivate dalle versioni terrestri adattate alle diverse condizioni operative. Infatti, nell’ambiente marino l’impianto eolico è sottoposto ad attacchi di natura chimica e meccanica che non si riscontrano su terra: corrosione salina, onde e correnti marine e, talvolta, ghiaccio, che determinano spese non indifferenti compensate parzialmente dalla maggior risorsa disponibile, dalla minore turbolenza e dal minore vincolo ambientale, nonché dalla possibilità dell’effettuazione di trasporti non possibili in terraferma per le dimensioni in gioco e dal possibile utilizzo di macchine bipala per la minor incidenza dell’impatto acustico in ambito marino. La sfida tecnologica verso nuovi traguardi, oltre al miglioramento delle prestazioni delle macchine e delle centrali nel loro insieme, e all’abbattimento dei costi, ancora troppo elevati, comprende la conquista delle profondità non raggiungibili con le fondazioni attuali e richiedenti l’uso di altre tecnologie che saranno successivamente considerate. il I costi dell’eolico offshore hanno sinora rappresentato l’ostacolo maggiore alla sua diffusione, poiché al costo dell’aerogeneratore, di gran lunga il maggiore rispetto alle opere infrastrutturali nelle applicazioni terrestri, nell’ambiente marino le fondazioni e la connessione alla rete elettrica, con cavi sottomarini in corrente continua e ad alta tensione, comportano aggravi di spesa molto rilevanti e variabili in funzione della profondità del mare e della distanza dalla costa. Nella progettazione degli aerogeneratori si fa largo uso di codici alcuni dei quali recentemente sono stati ampliati per includere gli aspetti specifici delle installazioni offshore come le onde incidenti, le correnti marine, i fenomeni idrodinamici e le dinamiche delle fondazioni della struttura di supporto. Trattandosi di codici sofisticati, con il supporto molto limitato dei dati disponibili per la loro validazione, si evidenzia la necessità di verificare la loro accuratezza. Questo è uno degli obiettivi che vengono perseguiti nell’ambito del task 30 dell’IEA Wind relativo all’offshore code comparison. Per quanto attiene al fondamentale aspetto delle fondazioni la tipologia prescelta è funzione quasi esclusiva della profondità del mare, a cui si aggiungono la morfologia e le caratteristiche geologiche del fondo marino. Infatti per basse profondità si usa soprattutto il monopalo inserito nel fondale marino o le fondazioni a gravità costituite da una base di calcestruzzo, per le profondità intermedie si usano fondazioni a tripode o a traliccio a quattro gambe, ma anche a gravità e infine, per elevate profondità, praticamente da 50m in poi, si farà ricor- pianeta terra so, attualmente per tali profondità si è nella fase sperimentale, alle strutture galleggianti. L’utilizzo del mare profondo rappresenta la vera sfida che l’industria eolica sta affrontando sia sul versante fondazioni sia sulla connessione alla rete elettrica, in previsione dell’elevata potenza che sarà generata a diverse decine di chilometri dalla costa. Per aver un’idea di come vengono trattate le tematiche relative all’offshore nei Paesi dove tale tecnologia è maggiormente in auge è necessario partire dalla Danimarca, dove l’eolico sia onshore che offshore, ha iniziato il suo percorso costellato di difficoltà di diverso grado e natura, per acquisire risultati eclatanti soprattutto nella sfida, tuttora in corso, all’ambiente marino. Anche se la tendenza attuale è di utilizzare turbine eoliche per applicazioni offshore di potenza uguale o superiore a 3 megawatt, l’unica centrale offshore danese realizzata nel 2010 consta di 90 aerogeneratori da 2,3MW per una potenza complessiva di 207MW. Dei 3.802MW, che sono la capacità eolica totale, 868MW sono installazioni offshore che collocano la Danimarca nella seconda posizione mondiale. In totale le centrali eoliche offshore sono 12 a cui nel 2012 se ne aggiungerà un’altra di 400MW con 111 macchine Siemens della potenza da 3,6MW e diametro del rotore di 120m, per un costo stimato di 1,34 miliardi di euro. La tariffa incentivante è di 141 euro/ MWh per i primi 20TWh. Energinet.dk, che è un’impresa non profit appartenente al ministero dell’Energia e del Clima danese, sarà responsabile per il finanziamento e costruzione della sottostazione elettrica in mare e della 45 il pianeta terra connessione alla rete elettrica sulla terraferma. Il costo approssimativo dell’offshore danese è 2,68 Meuro/MW, corrispondente a circa il doppio delle installazioni in terraferma. Anche il costo per l’esercizio e manutenzione della centrale è nettamente superiore, con valori che nell’offshore salgono del 50%, con differenziazioni legate al singolo progetto, rispetto a quelli delle installazioni terrestri, dove il costo oscilla intorno a 10,7-13,4 euro/MWh. Nel rapporto Strategy for Offshore Wind Research Development and Demostration, edito da Megawind, alla fine del 2010 sono stati individuate tre obiettivi da conseguire dall’industria e dai centri di ricerca e università entro il 2020 e precisamente: Le nuove centrali eoliche offshore dovranno produrre approssimativamente il 25% in più di elettricità per MW installato. Le spese in conto capitale dovranno ridursi del 40%. Il costo di gestione e manutenzione per megawatt installato si dovrà ridurre di circa la metà. Il Regno Unito con 1.586MW, come precedentemente accennato, guida la classifica dell’eolico offshore e vanta la maggior centrale in esercizio con 100 macchine Vestas da 3MW. L’elettricità generata dall’eolico offshore, corrispondente a 3.042GWh, è aumentata del 75% rispetto all’anno precedente. Nel corso del 2010 sono stati garantiti altri 32GW, in ambito Round 3, di diritti allo sviluppo offshore dalla Crown Estate che, aggiunti a quelli assegnati precedentemente, portano il totale a 47,1GW. Correntemente le macchine operative nei mari del Regno Unito sono 436 che si stima aumenteranno sino a oltre 7.000 entro il 46 il pianeta terra 2020, conseguentemente al grande contributo energetico richiesto a tale tecnologia per rispettare i vincoli comunitari. Il Carbon Trust ha stimato che l’investimento richiesto ammonterebbe a oltre 84 miliardi di euro. Diversi progetti di ricerca sono stati effettuati, mentre altri sono tuttora in corso. Tra i primi si evidenziano i seguenti: • Project Nova che si basa sul concetto di un aerogeneratore ad asse verticale che, in determinate circostanze, produrrebbe un abbassamento di costo • Project Helm Wind è stato realizzato da un consorzio d’imprese e dall’università di Strathclyde e riguarda lo studio di fattibilità di un nuovo aerogeneratore specifico per applicazioni offshore. Anche questo progetto è stato ultimato nel 2010 e avrebbe la potenzialità di abbattere di oltre 1/3 i costi della miglior tecnologia del momento. • Project Deepwater un consorzio avente come capofila la Blue H Technologies ha sviluppato un progetto per installare un aerogeneratore da 5MW su una piattaforma galleggiante per applicazioni in acque profonde, tra 60m e 100m. • Condition Monitoring è un progetto dal costo si 5 milioni di sterline con lo scopo di migliorare l’affidabilità di una centrale eolica offshore attraverso lo sviluppo di un sistema di monitoraggio in grado di determinare le cause di guasto del sistema e dei singoli componenti. Il consorzio svilupperà e sperimenterà un sistema innovativo per monitorare le condizioni e prestazioni delle macchine e in grado di prevedere le necessità di manutenzioni future per i componenti cruciali. 47 il pianeta terra Il dispositivo dovrebbe essere operativo nel 2013. In Germania dopo la costruzione del sito sperimentale offshore alpha ventus realizzato nel 2009 e divenuto operativo ad aprile 2010, alla fine dello stesso anno, completata l’installazione dei sensori agli aerogeneratori da 5MW e alle fondazioni, è iniziata l’acquisizione dati e la relativa attività di ricerca. Il GIGAWIND alpha ventus project presenta tra i suoi obiettivi la riduzione dei costi delle strutture: torri, strutture intermedie e fondazioni. Ciò può essere acquisito tramite l’utilizzo di strutture di supporto più leggere e ottimizzando il processo di progettazione. Le tre piattaforme di ricerca offshore denominate FINO 1, 2 e 3 si trovano rispettivamente a pochissima distanza da alpha ventus, nel mar Baltico e nel mare del Nord. I dati raccolti riguardano il profilo del vento, l’altezza delle onde, l’entità delle correnti marine e gli aspetti ecologici. Prove sperimentali sia sulle fondazioni a traliccio sia su quelle in calcestruzzo sono condotte a Bremerhaven per progettare le fondazioni future nel mare del Nord e per lo sviluppo e validazione di modelli numerici. Un aerogeneratore offshore da 6,5MW è stato sviluppato dalla BARD ed è caratterizzato dalla presenza di due alberi di trasmissione che si immettono nei corrispondenti generatori sincronizzati della potenza di 3,4MW ciascuno. Il bacino Mediterraneo Il Mare Nostrum si differenzia dai mari del nord Europa per molteplici ragioni: antropiche, culturali, geografiche, commerciali e 48 via dicendo. Le sue caratteristiche fisiche intese come profondità, clima, onde, correnti e maree sono del tutto diverse dal mar Baltico e dal mare del Nord. Anche per quanto riguarda la ventosità in generale e le sue possibilità di sfruttamento in particolare, i parametri in gioco sono difficilmente comparabili. Infatti, nel Mediterraneo la velocità del vento è estremamente variabile da una parte all’altra del bacino, mentre nei mari nordeuropei tale variabilità è decisamente modesta. Inoltre, i mari dell’Europa settentrionale sono mediamente poco profondi anche a distanze notevoli dalla costa, dell’ordine delle decine di chilometri, viceversa, il bacino Mediterraneo presenta profondità talvolta molto elevate, superiori persino al migliaio di metri, anche relativamente vicino alla costa. Lo sfruttamento della risorsa eolica nel Mediterraneo è oggettivamente più costoso e meno remunerativo di quanto avviene nei Paesi nordeuropei ma, non per questo, da trascurare, in quanto con la crescente necessità di energia pulita e con l’evoluzione della tecnologia offshore, l’opzione eolica rimane comunque valida e da perseguire. La Spagna per esempio ha avviato da tempo attività di ricerca nel settore eolico offshore definendo le aree prospicienti le coste del Mediterraneo potenzialmente idonee alle applicazioni eoliche. La costruzione di un aerogeneratore di 6-7MW specifico per l’offshore è uno degli obiettivi da conseguire, un altro riguarda invece la realizzazione in due fasi di una stazione di prova offshore, denominata ZEFIR. La prima fase contempla l’installazione di 4 aerogeneratori fis- il sati al fondo marino, per una potenza complessiva non superiore a 20MW, a 3km dalla costa e a 40m di profondità. La costruzione è in programma per la fine del 2012. La seconda fase prevede l’installazione di 8 macchine, con l’utilizzo della tecnologia galleggiante a supporto dell’aerogeneratore. La distanza dalla costa di questo campo sperimentale è di 30km e la profondità di 110m. Anche per questa stazione la costruzione inizierà alla fine del 2012. Italia L’eolico offshore rappresenta una buona opportunità di sviluppo industriale ed occupazionale per la penisola italiana per almeno tre buone ragioni: • La collocazione geografica della penisola italiana, con circa 7.500 km di sviluppo costiero, è baricentrica nel bacino Mediterraneo • Nella tecnologia eolica offshore la ripartizione dei costi è completamente diversa che nell’eolico terrestre; le opere infrastrutturali che riguardano le fondazioni, l’allaccio alla linea elettrica nazionale e l’eventuale costruzione di piattaforme galleggianti, per citare le principali, incidono per circa il 50% del costo complessivo della centrale. L’Italia vanta una notevole esperienza nella realizzazione di infrastrutture marine come piattaforme per l’estrazione di gas e petrolio e la posa di cavi sottomarini in alta tensione con corrente continua ed alternata. • Nell’Italia meridionale esistono alcuni porti potenzialmente idonei ad ospitare cantieri per la pianeta terra costruzione, stoccaggio ed eventuale assemblaggio dei componenti principali degli aerogeneratori. Affinché queste potenzialità si traducano in azioni concrete portatrici di sviluppo industriale, economico e sociale, occorre una maggiore consapevolezza da parte dei decisori a livello nazionale dell’occasione da cogliere, attraverso l’adozione di adeguate misure incentivanti, semplificazioni burocratiche e accelerazioni dell’iter procedurale, in modo di non vanificare l’interesse manifestato da operatori nazionali e stranieri pronti ad investire in Italia capitali consistenti. Inoltre, vantando la posizione geografica favorevole, nonché i buoni rapporti con i Paesi dell’area sud del Mediterraneo, è senz’altro fattibile accedere ad un mercato interessante, sia per le potenzialità eoliche sia per lo sviluppo in corso tendente a privilegiare la produzione di energia da fonte rinnovabile. L’Italia ha condotto recentemente un importate prova sperimentale di eolico offshore attraverso l’uso di una piattaforma galleggiante. A questo primo passo che ha consentito l’acquisizione di importanti dati operativi, farà seguito un’ulteriore sperimentazione, sempre in mare profondo oltre 100m, con una macchina multi megawatt, nel corso del 2012 49 il 50 pianeta terra il pianeta terra Agnese Russo Ecobuilding: dall’Enea una risposta alle difficoltà delle imprese Il comparto edilizio è in fortissima difficoltà. Nell’ultimo quinquennio è stato registrato un calo drammatico del 24 per cento. Crollano gli investimenti e l’occupazione. 51 il pianeta terra Il nuovo allarme arriva dall’Ance (Associazione Nazionale dei Costruttori Edili): per l’edilizia italiana è un periodo nero. Secondo i dati presentati in occasione dell’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni, dal 2008 al 2012 il settore perderà il 24,1% in termini di investimenti, tornando ai livelli della metà degli anni 90. Tutti i comparti sono in sofferenza e per il 2012 non si prevedono miglioramenti. Come uscirne? Ripartendo dall’edilizia sostenibile, suggerisce l’Ance. Eppure le imprese spesso sono inconsapevoli della loro stessa capacità di essere green. In altri casi ignorano gli strumenti adeguati per approcciare l’edilizia nel rispetto dell’ambiente, incrementando l’efficientamento energetico e tutelando il verde. Per aiutare le aziende ad affrontare tali problematiche l’Unità di Trasferimento Tecnologico (Utt) dell’Enea di Portici (Na) ha dedicato il secondo appuntamento dell’Officina dell’Innovatività, promossa nell’ambito delle attività dell’Enterprise Europe Network (Een), alle imprese campane del comparto Ecobuilding. L’iniziativa, che si è svolta a dicembre, è stata promossa in collaborazione con Campania Innovazione e ha beneficiato del patrocinio dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Napoli. «L’edilizia sostenibile - spiega Filippo Ammirati, Responsabile Coordinamento Valorizzazione e Networking per le regioni del Sud Italia dell’Utt Enea - è un settore in forte espansione, inevitabilmente legato alla conoscenza e gestione delle dinamiche dell’innovazione tecnologica. Come già dimostrato per le aziende dell’Ict, l’Officina dell’In- 52 novatività si propone di facilitare l’incontro tra l’impresa e l’innovazione stessa, attraverso il confronto con esperti e consulenti di settore». «Per le aziende - continua Ammirati - è importante apprendere le tecniche e le strategie di gestione e valorizzazione dell’innovazione, partendo proprio da un selfassessment della propria capacità di innovazione.bTroppo spesso, infatti, i risultati potenziali sono inficiati da una cattiva consapevolezza e conoscenza dei processi e dei percorsi che caratterizzano l’innovazione». Il prossimo appuntamento che vedrà impegnata l’Utt sul tema dell’edilizia sostenibile è a maggio 2012, nell’ambito del settimo incontro del Task40, il gruppo che riunisce i 40 esperti mondiali che operano su mandato dell’Agenzia Internazionale per l’Energia. L’Enea, nell’ambito delle attività Een, promuoverà incontri con gli esperti che coinvolgeranno imprese, università, centri di ricerca, amministrazioni pubbliche interessate ai temi delle tecnologie e le politiche per l’edilizia a impatto zero. L’ecobuiding, intanto, cresce. Lo testimonia l’aumento di aziende italiane che prenderanno parte, a marzo, a Ecobuilding 2012, la manifestazione mondiale di edilizia ecosostenibile ed energie rinnovabili. Le previsioni parlano di una partecipazione in crescita del 30% rispetto al 2011, anno in cui hanno partecipato 100 imprese, per una superficie espositiva di oltre 1.300 metri quadrati il pianeta terra L’Officina dell’Innovatività è il programma dedicato alle pmi promosso e organizzato dall’Unità Trasferimento Tecnologico (UTT) dell’ENEA nell’ambito delle iniziative dell’Enterprise Europe Network (EEN), in collaborazione con Innova e Campus Consulting. È un percorso di avvicinamento delle aziende al mondo dell’innovazio- L’Europa alla portata ne e del trasferimento tecnologico della vostra impresa attraverso una fase preliminare di alta formazione e l’erogazione di servizi di consulenza specialistica. Il Programma è articolato in tre diversi appuntamenti, dedicati alle imprese attive nei settori dell’Ict (novembre 2011), dell’Ecobuilding L’Utt (Unità di Trasferimento Tecnologico) è (dicembre 2011) e del Biotech l’Unità operativa dell’Agenzia nazionale per (febbraio 2012). le nuove tecnologie, l’energia e lo svilupGli incontri vedono l’alternarsi, in po economico sostenibile (Enea) nata per qualità di relatori, di esperti naziopotenziare le attività di trasferimento tecnonali nel campo della formazione e logico, facilitando l›incontro tra domanda e della consulenza specialistica sui offerta di innovazione e mettendo a dispotemi dell’innovazione. sizione delle imprese risultati, competenze Ogni appuntamento è articolato in e risorse strumentali dell’Agenzia e delle tre moduli, i temi al centro del dibatsue partecipate. tito sono vari, dal marketing dell’inL’Enea, partner del consorzio Bridg Econonovazione al technology transfer, mies, è parte integrante dell’Enterprise Euagli strumenti finanziari per accederope Network (Een), la rete europea finalizre all’innovazione. Ad una selezione zata ad accrescere il potenziale innovativo e di aziende partecipanti alle giornate competitivo delle piccole e medie imprese di formazione, poi, è offerta la possinei mercati europei e internazionali. bilità di usufruire gratuitamente dei La rete è presente in oltre 40 paesi ed è forservizi specialistici avanzati EEN artimata da 600 organizzazioni in cui operano colati in un Piano personalizzato di circa 4.000 professionisti. supporto al trasferimento tecnologiL’Enea, nell’ambito delle attività svolte in co, sviluppato in base alle necessità seno alla rete Een, promuove, favorisce e e disponibilità delle singole pmi. sostiene i processi di innovazione tecnoIl Piano è elaborato in funzione logica delle pmi, diffonde e trasferisce i delle problematiche nella gestione risultati della ricerca all’interno dell’Europa, dell’innovazione emerse nel corso assicura a imprese e Centri di ricerca il nedel servizio “First Visit”, erogato dacessario apporto di conoscenze e compegli operatori dell’Een-Enea in visita tenze multidisciplinari di cui dispone. presso l’azienda. Il Piano, inoltre, In Italia i nodi dell’Enterprise Europe Netprevede l’erogazione, effettuata dawork sono cinque, uno di questi è il Congli operatori Een o da professionisti sorzio BRIDGconomies. esterni, di servizi come l’audit tecL’Enea, attraverso l’Utt della sede campana nologico, il technology partnership di Portci (Na), è partner di BRIDG Econobuilding, l’access to finace support mies e opera nelle regioni Abruzzo, Basilie l’access to knowledge. cata e Campania. 53 il pianeta terra Domenico Coduto Il vento della musica e dell’arte Sogni, suoni, colori, storie catturati nel fantastico pentagramma dell’arte povera “Musica povera”, così ha definito in un’intervista di qualche anno fa Robert Wyatt, la sua produzione musicale. Certo, a prima vista non sembra una definizione generosa nei confronti della ricchezza delle sue idee musicali e delle sue invenzioni, ma sicuramente il riferimento all’arte povera e al “jazz primitivo” - altra definizione cara a Wyatt chiarisce il senso della sua affermazione. Di sicuro il brano di Wyatt di cui stiamo per parlarvi non si segnala per il suo eccesso o per la sua estroversione. The sight of the wind, tratto dall’album Dondestan è un brano che porta nel titolo la sua ispirazione al vento e che nel suo testo, denso e onirico racconta di paesaggi rarefatti su cui il vento spazza e porta via ogni tipo di cose. È un brano lento, d’atmosfera, da ascoltare con calma, in silenzio e con attenzione; nessun consumo veloce per un brano così ipnotico che si lascerà scoprire ascolto dopo ascolto, nota dopo nota, un passaggio dopo l’altro rivelerà i suoi segreti musicali e sarà tutt’altro che “povero”. Il suo andamento è lento e disteso e anche un po’ cupo: in sottofondo un pedale di tastiere e qualche nota di pianoforte a sorreggere, insieme a qualche elemento ritmico, la timida e pacata voce di Wyatt che canta con dolenza e delicatezza rara di paesaggi evocati dal vento. 55 il pianeta terra Rimanendo sempre nel Regno Unito e in ambito art rock (che in seguito verrà etichettato anche come progressive rock) e sempre con atmosfere sospese e rilassate ecco suonare le prime note di I talk to the wind, dei leggendari King Crimson capitanati da Robert Fripp, brano contenuto nel loro primo album, In the court of the Crimson King, che ha segnato i primi straordinari passi della splendida stagione del progressive rock in terra d’Albione. I talk to the wind è una ballata che inizia con un flauto traverso e si dipana con pacatezza attraverso morbide melodie e l’incrocio frequente delle voci su un testo delicato. Un brano che è diventato un classico e che è stato interpretato negli anni a seguire da numerosi artisti. Di tutto altro tenore e atmosfere è il brano ispirato alla libertà del vento dei Tiromancino - band romana che pure deve averli ascoltati i King Crimson a giudicare dal loro sound - che in Imparare dal vento (un titolo che a ben guardare sembra quasi una sorta di principio ispiratore per questa rivista e per la pagine di questa rubrica) utilizzano la metafora del vento, e in verità anche di altri elementi della natura, per riflettere sul fatto che bisognerebbe più spesso lasciar fluire le cose secondo il loro corso, proprio come fa il vento, senza forzature che impediscano di seguire la strada più consona al nostro obiettivo: lasciare che le cose scorrano, avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire. Una ispirata ballata pop, ben costruita e ben interpretata che ha fatto da giusto traino al disco della band romana, Illusioni parallele, al tempo della sua uscita; un’interpretazione del vento ancora una 56 volta diversa, sulla sua libertà e la sua capacità di fluire e soffiare liberamente. E sempre il vento come “maestro” e fonte d’ispirazione troviamo in un brano con una collocazione e un mood completamente diverso ma altrettanto evocativo dei temi trattati da queste pagine. Si tratta de I colori del vento, canzone cantata nel film della Disney del 1995 “Pocahontas”, in cui la fanciulla della foresta fa comprendere al “cittadino” John Smith, l’importanza della vita di ogni essere vivente e il rispetto per la natura. Una canzone semplice semplice e molto orecchiabile (non dimentichiamo che si tratta di un brano tratto da un film d’animazione destinato soprattutto ai bambini!) per la quale i suoi autori Alan Menken e Stephen Schwartz hanno ricevuto un premio Oscar e un Golden Globe come migliore canzone. In ambito pittorico non possiamo invece non scrivere dell’opera di William Turner, pittore vissuto in epoca Romantica che, conosciuto come il “pittore della luce”, attraverso il suo stile ha posto le basi per l’Impressionismo. Come molti pittori del suo tempo, Turner ha dipinto la natura in numerosi paesaggi, ma solo lui, a detta del critico inglese John Ruskin (fra i pochi critici d’arte che lo sostennero durante la sua carriera) è stato in grado di rappresentare gli umori della natura in modo emozionante e sincero. Una definizione importante che però ben si addice ad un pittore che ha raffigurato la natura in maniera decisa e a volte fortemente drammatica come in Bufera di neve, tela ad olio del 1804 in cui un’enorme onda di vento occupa il quadro in maniera prepoten- il te, o anche Il molo di Calais, lavoro dell’anno precedente, raffigurante una nave in balia del vento e delle onde increspate. Insomma un pittore in grado di restituire la forza della natura e del vento con intensità e verità riuscendo a cogliere il carattere continuamente instabile e fugace dei fenomeni dell’atmosfera con una costruzione e uno stile quasi astratto. Chiudiamo questa breve rassegna con Vento di terra un film di Vincenzo Marra del 2004: non racconta di vento e non descrive tempeste atmosferiche, ma utilizza il vento nel titolo ed il suo racconto è così urgente nella sua contemporaneità che basta a farcelo segnalare. Quello di Marra è un film che, prima di Saviano e di Garrone, narra con crudezza la periferia di Napoli, come quella di tante città, dove la vita è una battaglia quotidiana, di stenti e sacrifici, soprattutto se si vuole rimanere onesti e non scendere a compromessi con il “sistema”, e dove, nonostante i continui sforzi, è difficile andare contro quello che sembra il percorso già segnato dal destino. Un film intenso, premiato nel 2004 nella sezione “Orizzonti” alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia come miglior film ...c o ra c o son a nn o l o pianeta terra nsigliata Imparare dal vento in Illusioni parallale Tiromancino Virgin Records, 2004 I talk to the wind in In the Court of the Crimson King King Crimson Island Records,1969 The sight of the wind in Dondestan Robert Wyatt Rough Trade, 1991 I colori del Vento in Pocahontas (original soundtrack) Walt Disney Records, 2002 57 COMUNICATO STAMPA Eolico: 950 MW installati in Italia nel 2011. Il settore tiene. Evitare ulteriori shock normativi dal 2013 in poi per preservare 30mila addetti Roma - 9 febbraio 2012. Il 2011 si è concluso all’insegna della stabilità per l’eolico nazionale. La potenza delle nuove istallazioni eoliche effettuate nel corso dell’anno appena trascorso ed allacciate alla rete elettrica è stata, infatti, dell’ordine di 950MW, in linea con ciò che si è verificato nel 2010. Questo risultato, tuttavia, ci penalizza a livello internazionale dove subiamo il sorpasso della Francia e con la prospettiva concreta, in assenza di misure adeguate, di essere superati anche dal Regno Unito. I numeri delle installazioni del 2011, anche se inferiori al biennio 2009-2010, fanno pensare ad un settore che si mantiene in equilibrio, ma in realtà non è così. È, infatti, necessario considerare come la quasi totalità della potenza eolica installata nel 2011 trae origine da iter autorizzativi iniziati da diversi anni che hanno visto la loro conclusione solo in tempi recenti, dopo un percorso molto accidentato della durata media di 4 anni, invece dei 180 giorni previsti. Questa inefficienza del sistema, accompagnata dall’emanazione del D.lgs. n. 28/2011, di cui da quasi un anno si attendono i Decreti attuativi con i quali definire le misure incentivanti per gli impianti che entreranno in esercizio dopo il 1° gennaio 2013, ha influito e influirà ancora sull’accelerazione delle installazioni nel biennio 2011/2012, a discapito delle iniziative post 2012. Bisogna ricordare come lo sviluppo del settore eolico ed il comparto lavorativo ad esso collegato, rappresenti un’opportunità di sviluppo reale dell’industria e dell’economia nazionale che, se non sorretto da adeguate politiche di sostegno (non meramente economiche ma, soprattutto, di stabilità normativa) difficilmente potrà attrarre nuovi investimenti, come sollecitato a più riprese dalle Associazioni di categoria. L’occupazione del settore eolico è di circa 30.000 addetti, con una crescita media annua di circa 5.000 unità cosa che, in un periodo difficile come questo, è estremamente opportuno preservare. Tra l’altro, il numero comunque importante che esprime la potenza installata nel 2011, con un valore cumulato di 6.737 MW, deve far riflettere sulla capacità del sistema eolico nazionale di realizzare una potenza intorno al gigawatt in soli dodici mesi, in un contesto geopolitico e burocratico sempre più complesso. Ciò conferma che il sistema collegato all’eolico possiede dei fondamentali di lungo termine solidi e che, se opportunamente sostenuto e messo in grado di operare al meglio delle sue potenzialità, può dare un contributo sostanziale all’economia del Paese. Per ulteriori informazioni: ANEV Sabrina Gabrieli Tel. (+39) 06 57020336 Silvia Martone Tel. (+39) 0642014701 - Fax: +390642004838 e-mail: [email protected] APER Claudia Abelli - Sergio Ferraris Tel. (+39) 026692 673 - Mobile (+39) 349.1815891 e-mail: [email protected] associazione nazionale energia del vento Simone Togni Presidente ANEV sottoscrive il Milano, 7 ottobre 2010 «Come rimarcato nel Manifesto, stiamo attraversando un periodo di profonda crisi economica, sociale e anche ambientale, che rilancia su un senso di responsabilità cui tutti sono richiamati, nessuno escluso. Affrontare tutto ciò passa anche attraverso la capacità di ripensare la logica energetica nazionale, in un’ottica di razionalizzazione delle risorse, riduzione degli sprechi e dei consumi di quelle risorse limitate e scarsamente presenti nel nostro Paese». Così Simone Togni, Presidente dell’Associazione Nazionale Energia del Vento, tra i primi firmatari del “Manifesto per un futuro sostenibile dell’Italia”, promosso e presentato oggi a Milano dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. «Siamo chiamati a compiere scelte fondamentali che possano assicurare un futuro migliore alla nostra e alle prossime generazioni, secondo il principio di sostenibilità, appunto, e non di egoismo, di cui l’attuale contesto sociale sembra irrimediabilmente pervaso. In quest’ottica - prosegue il Presidente Togni - anche le energie rinnovabili e l’eolico in testa devono giocare un ruolo fondamentale. Il vento, risorsa naturalmente presente nel nostro territorio e sfruttata secondo processi eco-compatibili, rappresenta oggi uno dei volani migliori per sviluppare in Italia tecnologia a impatto zero sull’ambiente, capace di generare sviluppo economico e posti di lavoro». «Per far ciò - conclude - è necessario che si affermi definitivamente la volontà di rivedere la strategia energetica nazionale secondo i parametri che l’Italia ha accettato in sede comunitaria, sottoscrivendo gli obiettivi 20/20/20; e percorrendo la strada delle energie alternative che già molti paesi hanno avviato da tempo. Questo dovrà essere sostenuto da una svolta culturale (e il Manifesto va proprio in questa direzione), che possa finalmente indirizzare anche le scelte dei governanti e di chi è chiamato più di altri, oggi, a prendere decisioni determinanti verso un futuro energetico sostenibile per tutti. Proprio per questo, ci aspettiamo che l’emanazione dei decreti attuativi al D.Lgs. 28/2011, che stabiliranno il percorso delle rinnovabili da qui al 2020, porti quei provvedimenti tanto attesi in termini di semplificazione normativa e riorganizzazione del comparto, che vanno proprio nell’ottica descritta del risanamento, della crescita e del cambio di rotta». ANEV > Associazione Nazionale Energia del Vento è l’Associazione di protezione ambientale, riconosciuta ai sensi della Legge 8 luglio 1986 n. 349, costituita nel luglio 2002 che vede riuniti oltre 3.000 soggetti rappresentanti il comparto eolico nazionale in Italia e all’estero, tra cui produttori e operatori di energia elettrica e di tecnologia, impiantisti, progettisti, studi ingegneristici e ambientali, trader elettrici e sviluppatori che operano nel rispetto delle norme e dei regolamenti Associativi. L’ANEV è membro di Confindustria Energia ed è l’Associazione Italiana presente nel Board direttivo delle corrispondenti associazioni Europee e Mondiali quali il WWEA–GWEC–EWEA oltre ad aderire a UNI–CEI-AIEE. Tra gli scopi dell’Associazione vi è quello di concorrere alla promozione e utilizzazione della fonte eolica in un rapporto equilibrato tra insediamenti e natura, nonché quello di promuovere la ricerca e lo sviluppo tecnologico finalizzato all’utilizzo della risorsa vento e all’uso razionale dell’energia, oltre che alla diffusione di una corretta informazione basata su dati reali. L’obiettivo di conciliare lo sviluppo della produzione di energia pulita con le necessarie tutele di valorizzazione e salvaguardia del territorio, ha portato l’ANEV a intraprendere una stretta collaborazione con le principali associazioni ambientaliste che ha portato negli anni alla sottoscrizione di un Protocollo d’intesa con LEGAMBIENTE, WWF e GREENPEACE finalizzato a diffondere l’eolico tutelandone il corretto inserimento nel paesaggio. L’ANEV si pone, grazie alla sua esperienza specifica e all’alta professionalità degli associati, come l’interlocutore privilegiato nell’auspicato processo di collaborazione con le Istituzioni e con tutti gli organi di informazione sensibili ai temi ambientali e interessati alla divulgazione di una corretta informazione basata sull’analisi scientifica dei dati diffusi. Info e adesioni [email protected] Info • Sabrina Gabrieli, 06 57020336 • Antonio Jr Ruggiero 06 42014701 il pianetaterra periodico fondato da Ciro Vigorito È doveroso ringraziare tutti voi che avete da sempre sostenuto la rivista e che grazie al vostro sostegno continua il suo impegno editoriale, culturale ed economico. Il tempo ci richiede cambiamenti e, vigile sulle nuove tendenze, la rivista Il Pianeta Terra si rinnova in ogni numero nella forma e nei mezzi restando costante e solida nel pensiero. Per diffondere meglio la cultura del settore abbiamo deciso di affrontare la distribuzione in larga scala ampliando i canali al digitale con un sito (www.ilpianetaterra.it) completamente rinnovato e adeguato ai nuovi modelli di comunicazione entrando in canali editoriali innovativi come ebook, epub, App, ecc. che ci permetteranno di conoscere più rapidamente le realtà aziendali, l’impegno e i progetti di un settore attivo e trainante come pochi altri. ci ANEV A tutti i So iuto uno è riconosc giuntivo sconto ag del 5% Abbiamo affiancato alla rivista un piano di social media (facebook, twitter, linedin, ecc.) che ci permetterà di diffondere i contenuti sociali delle aziende che lavorano per la produzione di energia rinnovabile da fonte eolica, attraverso un canale diretto. Stiamo valutando di entrare nella distribuzione classica attraverso le librerie e sempre freepress perché riteniamo che l’obiettivo primario debba rimanere quello di diffondere la cultura dell’energia rinnovabile da fonte eolica e non vendere un prodotto. Tutto questo in un 2012 che si prefigura denso di impegni. È per questo che richiediamo il vostro sostegno attraverso la pubblicità su Il Pianeta Terra, per aiutarci a mantenere vivo il progetto e offrire maggiore visibilità alle realtà aziendali che compongo il comparto eolico, nei confronti dei media, del mondo politico e della società intesa come polis. PIANO DI DISTRIBUZIONE RIVISTA LISTINO PRENOTAZIONE SINGOLA USCITA Tipo Costo*disponibilità IV di copertina II e III di copertina doppia pagina a colori pagina intera Euro 2.000,00 Euro1.500,00 Euro2.200,00 Euro 1.150,00 1 2 1 14 LISTINO PRENOTAZIONE PER 3 USCITE Tipo Costo*disponibilità IV di copertina II e III di copertina doppia pagina a colori pagina intera Euro 1.700,00 Euro 1.275,00 Euro 1.870,00 Euro 977,50 1 2 1 14 LISTINO PRENOTAZIONE PER 6 USCITE N° Periodo dal al > 2012 6 Marzo 13 Marzo 20 Marzo 7 Aprile 10 Aprile 17 Aprile 8 Maggio 8 Maggio 15 Maggio 9 Giugno 12 Giugno 19 Giugno 10 Luglio/Agosto 12 Luglio 19 Luglio per la pubblicità su questa rivista TipoCosto*disponibilità IV di copertina II e III di copertina doppia pagina a colori pagina intera Euro 1.400,00 Euro1.050,00 Euro 1.540,00 Euro 805,00 1 2 1 14 segni > grafie > click per comunicare *costo singola pagina mixassociati srl • tel_fax 0824.310933 • mob. 348.8263574 • [email protected] • www.mixassociati.it